Premessa
Questa premessa la sintesi delle prefazioni delle
precedenti cinque edizioni del mio Trattato di ipnosi. Essa
ne giustifica l'iter attraverso venticinque anni e costituisce,
con le opportune nuove considerazioni, la presentazione
dell'opera attuale.
soprattutto,
ritengo, per parte di coloro che, non sempre clinicamente
edotti sui diversi stati di coscienza, sulle differenzefra
autogenia e autoipnosi, fra semplice trance e trance
ipnotica vogliono coartare in schematismi dottrinali una
realt clinica di condizioni psichiche fluenti e intersecantisi
nel rapporto terapeutico, che oscillante fra l'attivo e il
passivo.
PARTE PRIMA
STORIA
CAPITOLO 1
Questioni terminologiche.
Teorie interpretative
l.
in corso.
Egizi, dagli Indiani, dagli Ebrei, dai Greci, dai Romani. Per
questi ultimi ne fanno fede le antiche Sibille, e i giudizi di
Plinio il Vecchio, Vespasiano, Plutarco, Adriano, Tertulliano,
Aurelio Prudenziano, Sineso.
magnetica.
dell'ipnotizzatore.
e al capitolo 9 S 2.
CAPITOLO 2
rapide.
terapeutico.
PARTE SECONDA
TECNICHE INDUTTIVE
SEMPLICI E CON MEZZI FISICI
0 MEDICAMENTOSI
CAPITOLO 3
Sui metodi induttivi in
generale
e sui vari stati dell'ipnotismo
l.
suggestioni si attuino.
Si trovano spesso.in citt - scriveva Bemheim nel 1891 delle persone terrorizzate da incompetenti sui danni
dell'ipnotismo; negli ospedali, dei malati diffidenti che
temono di diventare soggetti da esperimento. Bisogna
allora entrare nella confidenza e nella fiducia dell'ammalato
e quando il terreno preparato l'ipnosi facile.
Queste due fasi, che Braid e Charcot nei loro metodi e nelle
loro dimostrazioni compivano distintamente, possono
ridursi in una fase unica, come avveniva nelle manovre dei
magnetizzatori e nel metodo della scuola di Bernheim.
CAPITOLO 4
Descrizione
Gli altri meno bene preparati, meno docili, soprattutto le persone di citt,
si abbandonano meno facilmente. L'ipnosi meno profonda; essi non
sono consapevoli di subire l'effetto ipnotico. L'operatore coglie spesso
nell'attitudine del soggetto una certa inquietudine: qualche volta il
soggetto dice che egli non dorme affatto, che egli non pu dormire. lo
insisto e gli dico: lo so che voi mi intendete. Voi dovete intendermi; voi
potete essere ipnotizzato, tutto che mi intendiate. Il sonno profondo
non necessario. Non parlate. Tenete gli occhi chiusi. Ascol
tatemi bene eccetera... lo cerco cogi di captare il suo spirito o con dolce
insinuazione o con autorit, secondo la personalit del soggetto. E gli
sollevo dolcemente il braccio in aria. lo ottengo sovente allora, proprio
quando il soggetto crede di non subire l'effetto, una catalessia
suggestiva, pi o meno irresistibile, a volte dei movimenti automatici;
dopo, contratture. Arrivo cos a un grado pi o meno avanzato dell'ipnosi
senza sonno propriamente detto, o, meglio, senza che il soggetto abbia
coscienza del sonno. A volte, nella medesima seduta, riesco
forzata
Fig. 4. L Manovra per indurre e approfondire la trance ipnotica.
livello dei seno carotideo (punto di incrocio delle carotidi con la linea
orizzontale passante per il bordo superiore della cartilagine tiroidea).
Questa compressione, causando una reazione vagale con rallentamento
dei battiti cardiaci (attenzione ai cardiopatici) e un leggero
olintibilamento del sensorio, specie se prolungata (non oltre, per, i venti
secondi), suscita apprensione, aumento della suggestionabilit,
induzione di trance. Di solito si pratica questo metodo a paziente sdraiato
su una poltrona, con la testa bevemente iperestesa, astenendosene nei
soggetti che presentino sintomi spontanei gravi da iperreattivit del
riflesso senocarotideo (accessi vertiginosi, convulsivi, bradicardie con
lipotimie eccetera). Mentre si invita il soggetto a fissare l'indice sinistro
dell'operatore, avvcinantesi gradatamente alla sua glabella, coi pollice e
l'indice della mano destra si pratica la compressione dei sen carotidei. Si
suggeriscono, s'intende, contemporaneamente, idee d torpore,
rilasciamento, sonno.
Anche Charcot, per indurre trance, usava premere con le dita sulle
palpebre o sulla cervice del paziente, sino a causargli un leggero
stordimento.
veglia, cosa che porta anche a una certa stanchezza, si dice al soggetto:
Adesso lei chiuder gli occhi e ad occhi chiusi visualizzer se stesso, la
sua immagine come davanti a uno specchio, comodamente seduta (o
sdraiata), salvo che la sua immagine avr gli occhi aperti.
molto divertente... perch tutto quello che dovraifare sar chiudere gli
occhi... efarfinta di essere addormentato.
Ma non lasciare che la mano tocchi la faccia... fino a che non sei
soddisfatto del quadro. Bene. Continua a guardare H quadro... e non
perderlo di vista... e scoprirai che la tua mano cadr sul grembo... e in
quel momento... puoi fingere di essere realmente addormentato.
Ora con i film alla televisione... c' di solito della musica (suggestione
uditivo-motoria).
In questo modo sapr che quello il dito del quadro... e che l'altro il
dito della musica.
Che tipo di quadro stai guardando?Ci sono persone o animali
entrambi?
... o
... o la musica.
Ora lavorer sui tuoi denti... e anche se potrai sentire qualcosa... fino a
che guarderai H film e ascolterai la musica... non ti dar fastidio... e non
avr la minima importanza.
Il film ancora
Esercitai una leggera pressione verso l'alto sotto alla mano e questa si
alz leggermente. (Suggerimento di posture varie e levitazione).
Provocai catalessi nell'altro braccio ed essa rimase immobile con gli
occhi spalancati. Allora chiesi lentamente gli occhi ed essa fece lo stesso.
(Processo di imitazione ed ecornimia). Immediatamente aprii i miei occhi
e camminai dietro di lei, spiegando quel che avevo fatto in inglese,
poich molti fra gli uditori conoscevano bene l'inglese, e la paziente non
diede segno alcuno di udirmi. Delicatamente le toccai un malleolo e poi
lentamente le alzai un piede lasciandola in catalessi su un piede.
nflesi
Fig. 4.4. Caso 62: Paolo A. Seconda prova (6 marzo).Fig. 4.5. Caso 62:
Paolo A. Terza prova (7 marzo).
Fig. 4.6. Caso 62: Paolo A. Si inducono, dopo 13 n-nuti di
fotostimolazione, catalessi e analgesia intensa. Si ritiene che la
fotostimolazione non abbia facilitato l'atto induttivo n la profondit della
trance, essendosi avuti in questo soggetto gli stessi risultati in 10 minuti,
con le usuali tecniche senza fotostimolazione (8 marzo).
Fig. 4.7. Caso 63: Secondo P., anni 50, ferroviere. Neurodstonico.
Soggetto difficilmente ipnotizzabile. Le suggestioni di rilassamento
inculcate per oltre 10 minuti, la manovra di fissazione dell'indice
dell'operatore, quella di compressione dei globi oculari, del seno
carotideo, inducono solo un modico rilassamento con sensazione di
calore. Nulla di pi si ottiene con la fotostimolazione e la suggestione.
Fig. 4.8. Caso 64: Giorgio B., anni 19, falegname, Nevrotico con tic di
inspirazione nasale. Tracciato appiattito con ritmo alla poco evidente.
Soggetto facilmente ipnotizzabile (14 marzo)
Fig. 4.9. Caso 64: Giorgio B. Si osserva una discreta attivazione del
tracciato con modico aumento dei potenziali. Si veda, a confronto, la
figura 4.8. Dopo 12 nrinuti di fotostimolazione si cerca di costatare se
esistono catalessi o sonno con passivit psicomotoria. Tale ricerca per
negativa: il paziente sveglio e si strofina gli occhi. Si induce, allora,
trance ipnotica con la suggestione verbale e, nello spazio di 3 minuti, si
instaura una catalessi di lunga durata. Tracciati rilevati durante la
suggestione ipnotica (16 marzo).
Fig. 4.10. Caso 64: Giorgio B. Dopo 17 minuti di catalessi: braccio sinistro
sollevato con le dita della mano flesse a scala.Fig. 4.11. Caso 64: Giorgio
B. Dopo la catalessi si impone un'altra suggestione neuromuscolare
(quella rotatoria della mano sull'avambraccio) che viene dal paziente
eseguita co lentamente da non suscitare artefatti muscolari nel
tracciato. Fig. 4.14. Caso 64: Giorgio B. Risveglio (16 marzo).Fig. 4.15.
Caso 65: Renata P., anni 38, coniugata, casalinga. Nevrotca. Soggetto
facilmente ipnotizzabile. Dopo 8 minuti di fotostimolazione nessuna
modilicazione chnica, n elettroencefalografica (27 marzo). Fig. 4.16.
Caso 66: Francesco L., anni 69, coniugato, pensionato. Non facilmente
ipnotizzabile (28 marzo).Fig. 4.17. Caso 66: Francesco L. Dopo 9 minuti di
fotostimolazione nessuna modificazione clinica, n elettroencefalografica
(28 marzo). Fig. 4.18. Caso 66: Francesco L. Dopo 9 minuti di
fotostimolazione nessuna modificazione del tracciato, n chnica (29
marzo).Fig. 4.19. Caso 66: Francesco L. Dopo 9 minuti di fotostimolazione
nessuna modificazione del tracciato, n chnica (30 marzo).
* * * Come si riferito alla seduta dei 28 aprile 1961 del Corso di ipnosi
medica dell'A.M.I.S.l.
1000-3 formano la base dei suoi primi approcci coi soggetto; durante i
quali vengono spiegati anche alcuni concetti di adattabilit fisio-psichica.
Descrive quindi la tecnica dell'autoipnosi con la quale fa immaginare al
soggetto H numero 1000-1 come simbolo per provocare la stanchezza
delle palpebre; il numero 1000-2 come simbolo per provocare la chiusura
degli occhi; 1000-3 per il rilassamento; 1000-4 per la tranquillit
emotiva; 1000-5 per l'ipersuggestionabilit; fa immaginare quindi la
cancellazione di una x racchiusa in un circolo, e precedentemente
visuafizzata per l'approfondimento della trance. Praticamente Sparks
condiziona prima con l'eteroipnosi il soggetto a un simbolo neutrale
numerico, in modo che l'immagine di quel numero, una volta che sia ben
visualizzata, richiami istantaneamente nel soggetto un preciso
determinato corteo di sintomi.
L'unit bio-psichica umana, di fronte a una situazionestimolo, scrive Crosa traducendo Schultz, reagisce con
tensione muscolare, spasmo viscerale, sensazione di
freddo, alterazioni della funzionalit neurovegetativa,
endocrina, umorale, calore al capo, affollamento di
somatiche ed autogena.
l'ipotonia muscolare; cio il primo scopo a cui tendono gli esercizi dei
Che cos' la posizione del cocchiere? Schultz si era accorto che i vetturini
di Berlino, tra una corsa e l'altra, approfittavano delle soste per porsi in
un atteggiamento che consentiva loro di riposare, senza per cadere nel
sonno. Avete tutti certamente osservato come a volte dei vecchietti si
appisolano su di una panchina dei giardini; a poco a poco la colonna
cervicale e dorsale tende sempre pi a flettersi; tendono a piegarsi in
avanti, ma poi a un certo momento improvvisamente si scuotono,
riaprono gli occhi e si riportano nella posizione eretta con
che l'immagine del respiro; come nel corpo non vi il minimo impegno di
energia, la minima attivit per i muscoli delle braccia e delle gambe, e
non vi sono che i muscoli dei respiro in movimento, co, a poco a poco,
anche nega vostra mente altro non vi sar che quel minimo di attivit
necessaria per la contemplazione del respiro; tutto H resto vuoto,
assenza di tensione. Non vi altro che sensazione di armonia, di
equilibrio, di assenza di tensioni, di benessere fisico, di calma, di pace
interiore. Lasciatevi prendere sempre pi da queste sensazioni, senza
pensare a nulla, senza volere nulla, senza aspettare nulla, in modo che la
morsa della tensione nervosa sempre pi si allenti, H tono dei muscoli si
rilassi e la mente scivoli in una specie di sonno, che non un sonno vero,
poich siete perfettamente vigili, presenti, vi rendete conto di tutto; non
uno stato di ipnosi, ma un sonno parziale, limitato alla vostra
partecipazione emotiva, al vostro impegno, alla vostra volont. Respiro;
non c' che respiro; un respiro che va facendosi man mano sempre pi
regolare, pi ritmico, pi meccanico, pi uniforme, pi ampio. A poco a
poco vi renderete conto che non pi soltanto un respiro dei polmoni,
ma come se anche i vostri visceri partecipassero a questo libero, ampio
gioco del respiro. Respiro. Cercate ora di concentrare l'attenzione sul
diaframma; non ha nessuna importanza se dove immagnate che sia il
diaframma non corrisponde a una precisa realt anatomica; ci che
importa scoprire, aver coscienza, rendersi conto di questi movimenti
che di solito ignoriamo. Trattenete l'attenzione h, a met del tronco, dove
finiscono i polmoni e cominciano gli organi addominali e allora
comincerete a scoprire che vi qualcosa che si muove, che si solleva e si
abbassa, con movimenti sincroni ai movimenti del respiro. Questi
movimenti vanno da soli; non dipendono da un atto della vostra volont.
Ogni volta che i polmoni si espandono il diaframma come spinto in
basso. Ogni volta che i polmoni si vuotano d'aria il diaframma come
risucchiato in su, verso i polmoni. Ogni volta che si abbassa viene a
comprimere gli organi addominali, lo stomaco, il fegato, gli intestini.
Quando si solleva tutti gli organi addominali si espandono; per essere
compressi ancora; per espandersi come non mai. In conseguenza di
questa specie di ampio, regolare, ritmico, massaggio scompare a poco a
poco anche da qui la minirna tensione, qualsiasi spasmo, qualsiasi
contrattura. Ogni funzione viscerale tende al suo migliore equilibrio;
tende all'omeostasi. Respiro, come nel corpo, anche nella mente, altro
non vi che respiro.
E ora dopo aver portato i vostri muscoli e i vostri nervi a un certo grado
di distensione, in conseguenza di un atteggiamento psichico man mano
sempre pi passivo, bisogna percorrere il cammino inverso; bisogna
passare da questa distensione raggiunta a quel giusto grado di tensione
dei nervi, a quel giusto tono nei muscoli necessario per affrontare le
situazioni della vita quotidiana. Ora bisogna risvegliare la volont che si
era come addor
mentata. Riportare l'attenzione al respiro, abbandonarsi ancora un
Ora riportate l'attenzione alle dita della mano destra e cominciate a fare
qualche piccolo movimento, piano piano, per rendervi conto di che cosa
sia accaduto, di quanto sia accaduto; i movimenti sono torpidi,
impacciati; ma gradatamente in conseguenza di questi movimenti, i
muscoli man mano riprendono H loro tono, la capacit di condurre gli
stimoli; come se essi stessi si risvegliassero; ci deve accadere
spontaneamente, in conseguenza del passaggio dallo stato passivo
all'attivit, pi che per uno sforzo e un impegno della volont. Ora
provate a fare il pugno, ad allargare le dita, a muovere un dito dopo
l'altro; tutto si svolge da s, tutto si riporta al giusto tono in modo che
quando finalmente si riapriranno gli occhi vi sentirete in una ben diversa
situazione; pi padroni dei vostri nervi e dei vostri muscoli e non in una
situazione di dipendenza dalle vostre tensioni. I movimenti sono ora
validi, ben controllati, ben governati dalla vostra volont; scomparsa
qualsiasi sensazione di pesantezza, di distensione, ma, cosa ancora pi
importante, non vi la minima. tensione di troppo.
(Va notato che questa modalit di ripresa impiegata da Crosa dei tutto
differente dalla modalit suggerita da j. H. Schultz. Di essa stato
dettagliatamente riferito al Congresso di Ipnosi e Medicina Psicosomatica
svoltosi a Magonza nel maggio del 1970).
Una volta che, svincolato dall'influenza del maestroterapeuta, il soggetto procede da solo con gli esercizi del
training, non ci sentiamo infine diescludere che in questa
ulteriore pratica non subentrino componentiautoipnotiche,
pi o meno intense, ma comunque chiaramente accertabili
dallo studio dello stato di coscienzaraggiunto dal soggetto
e dalle manifestazioni psicosomatiche realizzate in tale
particolare stato. Queste sarebberocausate da una
concentrazione passiva, ma ogni concentrazione comporta
unttivit psichica attentiva,e noi pensiamo che non si
possa riflettere una passivit neuromuscolare e viscerale
attentivamente, come uno specchio, senza contribuire in
modo pi o meno manifesto aprovocarla.
Noi siamo stati tra gli assertori della presenza, nell'ipnosi
eteroindotta, di modificazoni neurovegetative spontanee, e
cio indipendenti dalla volont dell'ipnotista (cap. 10 5 11),
come di modificazioni psichiche spontanee (sogni ecc.);
non abbiamo quindi nessuna difficolt ad ammettere
l'autogenia di alcune modificazioni psichiche e somatiche
nel training autogeno.
lo ignorava completamente.
Nel settimo esercizio si innesta nel sistema della nsposta respiratoria uno
Del resto, dal 1980 al 1988, nel volgere di otto anni, se non
sbagliamo anche U. Piscicelli ha modificato notevolmente le
sue metodiche di approccio e le formulazioni verbali,
riportate all'inizio di questo paragrafo; che tante
(c)
S procede cos per tutti i gruppi muscolari, compresi quelli del viso, della
fingua, degli occhi, della laringe (contando sino a dieci, a voce sempre
p bassa).
Il nome di riflessi opposti deriva dal fatto che una intensa aggressivt
porterebbe, con questa tecnca a dei rifless di decontrazione accentuata,
in modo inversamente proporzionale.
Zen.
nuvole, alberi, rocce ecc.); qualora l'oggetto scelto non fosse gradito, il
sofrologo terr un atteggiamento neutro, favorendo la concentrazione
sull'oggetto liberamente scelto.
COUC119) Di DumoNT-ABREZOL
Fig. 4.25. (a) Altro esercizio, quello del collo, selezionato per il
rilassamento dinamico. (b) Lo stesso esercizio nel suo adattamento
definitivo. Nel rilassamento dinarnico le tecniche orientali sono utilizzate
come veri sistern di induzione sofronica.
guidato (T.A.S.).
Si compone di pi branche; le pi conosciute sono le hathayoga, che trattano del corpo, della salute e del modo di
conservarla. Il raja-yoga tratta dello sviluppo delle facolt
descritto.
terminali televisivi.
CAPITOLO 5
Metodi di approfondimento
della trance ipnotica
Sindromi dell'ipnosi profonda
I metodi di approfondimento della trance e suggerimenti
per le prime sedute
IL SONNO E IL RUSSAMENTO
LA LEVITAZIONE DI UN ARTO
LA CATALESSI
L'INIBIZIONE DI MOVIMENTI
VOLONTARI COMPLESSI
LA CONTRATTURA MUSCOLARE
LA FASCINAZIONE
L'IPERALGESIA E L'ANALGESIA
I SOGNI IN IPNOSI
LE ILLUSIONI SENSORIALI
SEGNALE DI CONDIZIONAMENTO
LA DEIPNOTIZZAZIONE
Paziente: Si, si! Lui credeva che ormai tutto fosse finito.
Paziente: Si, s.
no.
Paziente: Si.
Paziente: S.
Paziente: Si.
Ipnotista: Da solo?
Paziente: No.
Paziente: Va bene.
Ipnotista: R vero?
Paziente: (Ride.)
gi da parecchi giorni.
Paziente: Si.
(b) Sonnambulismo
09 Regressione di et e rivivificazione
molto limitata.
3. Tecniche di induzione
e approfondimento adoperate
dall'autore. Impostazione del
rapporto e spiegazione dell'ipnosi.
Metodica standard
Condizionamento).
Colonna I, Quadro I
assente).
deve girare anche lei col tronco e con la testa. (Si imprime
alle spalle un leggero movimento rotatorio che il paziente
continuer da solo, in modo automatico, se in ipnosi).
Colonna V, quadro I
profondamente.
Rapporto (11c)
destra.
4. La comunicazione
e la metacomunicazione in ipnosi
CAPITOLO 6
PERCENTUALE DEI SOGGETTI IPNOTIZZABILI E
CONDIZIONI CHE INFLUISCONO SULL'INDUZIONE
IPNOTICA
l. Statistiche
(c) Il transfert
Gli psicoanalisti hanno ridotto tutti i complessi e importanti
fenomeni dell'ipnotismo alla questione del transfert. Essi
ritengono che l'ipnotizzabilit non sia una qualit fissa e un
rigido tratto della personalit, data la natura bipersonale
della relazione ipnotica, fondata sul gioco transfert controtransfert. Scrive Romero: Essa per quel dato
soggetto relativa a quel dato operatore, a quel dato
metodo, a quella data situazione Dove un operatore o un
metodo fallirono, possono riuscire un altro operatore o un
altro metodo, o anche lo stesso operatore o lo stesso
metodo in altre circostanze di tempo, di luogo, di stato
d'animo.
Ora, che transfert si produca durante l'induzione ipnotica
certo; ma che questo, da solo, possa produrre ipnosi, tanto
da poter con sicurezza stabilire l'equazione ipnosi =
transfert e solo transfert non lo si ritiene esatto.
Il transfert per chi scrive un fenomeno concomitante nella
complessa fenomenologia ipnotica, ma non tutta l'ipnosi.
(d) Il sesso, l'et, l'intelligenza, le malattie mentali
Si ritiene in genere che il sesso femminile, come pi
fantasioso
e
suggestionabile,
sia
pi
facilmente
ipnotizzabile del sesso maschile che presenta, di solito,
maggior spirito critico ed meno pronto all'elaborazione
delle suggestioni. Estabrooks peraltro non di questa idea
e ritiene che la differenza fra i due sessi, se pure esiste,
minima.
S'intende per suggestione quel processo mentale per cui si
accetta passivamente una idea e se ne attua il contenuto
(cap. 8 2b, c). Essa una componente della personalit
aumentata nei nevrotici, isterici e psicogracili, non molto
pronunciata nei normali, pressoch nulla negli psicotici.
La suscettibilit alla suggestione ipnotica, come risaputo,
per la platea.
La prova dell'azione agevolatrice dell'alcool nell'induzione
ipnotica stata poi da me ripetuta, in vari soggetti, con
esito positivo, nella pratica clinica degli anni 1937-38, con
le precauzioni, il procedimento e il rigore dell'esperimento
scientifico. E stata infine costatata centinaia di volte nella
pratica ipnositerapica degli alcolisti presso l'Ospedale di
Vercelli (cap. 17 2a).
Sono state riferite diversit di comportamento di fronte
all'ipnosi dei cardioinsufficienti e dei soggetti con
ipovitaminosi B1, (Mensikov e Malenkovic). Nei primi vi
sarebbe la tendenza a cadere in profondo e prolungato
sonno, perdendo il rapporto con l'ipnotizzatore, e anche nei
secondi si osserverebbe un sonno improvviso, di lunga
durata. La saturazione di vitamina B1, porta invece a una
resistenza all'ipnosi, a una facile reazione a tutti gli stimoli
esterni e a un sonno notturno agitato e inquieto.
L'ipersonnia verrebbe spiegata con un accumulo nel
sangue di prodotti di combustione imperfetta degli idrati di
carbonio; e la resistenza causata dalla vitamina B, si
spiegherebbe con una riattivazione dei processi metabolici,
per cui il cervello diventerebbe pi sensibile alle eccitazioni
e l'insorgenza del torpore ipnotico, quindi, ostacolata.
Schilder e Kauders sostengono che piccole dosi di evipan o
di paraldeide aumentano la suggestionabilit; ugualmente
Stungo, che adopera una soluzione di evipan al 10%,
iniettandola endovena a dosi subanestetiche; Horsley
preferisce il pentothal endovena. Berristein ha studiato
l'effetto della scopolamina sulla suggestionabilit nella
prova di barcollamento e ha trovato che la sensibilizzava,
ma non riusciva a suscitarla l dove era assente! (Da
Pavesi).
Di fatto chiaro che, quando si arriva all'ipnosi attraverso
un farmaco, essa sovrimposta dall'operatore nello stato
di coscienza causato dal medicamento, e non affatto
dovuta a questo. Si ritorner pi diffusamente
sull'argomento nel capitolo 7, descrivendo la tecnica
adottata da chi scrive per indurre trance ipnotica in
subnarcosi.
Comunque, desidero subito precisare che secondo i miei
esperimenti la narcoipnosi rende pi facile l'induzione della
trance, ma non l'intensit di questa; nel senso che se un
paziente non diventa sonnambulo con la metodica
semplice, non lo diventa neppure se precedentemente
stato indotto in lui uno stato subnarcotico.
Una volta che si passa in ipnosi, subentrano quei fattori
costituzionali, gi messi in evidenza da vari autori, per cui
solo il 20% degli ipnotizzati raggiunge la trance
sonnambolica, qualunque tecnica venga adoperata.
Tanto noi abbiamo sistematicamente costatato in oltre un
centinaio di casi trattati con la subnarcosi proprio per
indurre stati sonnambolici, e qualche rara eccezione ci
parsa confermare la regola.
L. J. West, fondandosi sul concetto che l'ipnosi sia uno
speciale
stato
di
concentrazione,
mantenuto
dai
meccanismi parassociativi che hanno la loro base
anatomica nel sistema reticolare ascendente, ritiene che i
farmaci atti a determinare fenomeni dissociativi possano
anche rendere difficile o impossibile la persistenza della
trance ipnotica. A riprova sperimentale di ci, tale autore
ha adoperato l'acido lisergico (LSD25), riscontrando la sua
azione sfavorevole per la trance ipnotica anche se sotto
l'effetto
del
farmaco
il
soggetto
appariva
pi
suggestionabile! D'altra parte, una suggestione ipnotica
adatta, esercitata prima della somministrazione del
medicinale, sembrava aiutare il paziente a resistere alla
azione turbatrice di questo.
3. Prove di suggestionabilit e di automatismo
psicomotorio. Suggestionabilit e ipnotizzabilit
Essendo risaputo che, in via di massima sono pi
facilmente
ipnotizzabili
i
soggetti
maggiormente
suggestionabili allo stato di veglia, si possono, a scopo
orientativo, eseguire preliminari prove di suggestionabilit,
con l'avvertenza per che la mancata risposta a queste
CAPITOLO 7
Possibilit di facilitare l'ipnotismo
sostengono che le dosi elevate agiscano su tutti gli elementi nervosi e manifestino quindi un'azione
depressiva anche sulla corteccia. Pi precisamente si pensa che per dosi ematiche piccole, la loro azione
prevalentemente corticale, per dosi leggermente maggiori la loro azione mesodiencefalica, per dosi
ancora maggiori, cerebellare e spinale e per dosi massime, bulbare (Dogliotti, Ciocatto).
Trasportati dalle globuline e dalle albumine del sangue, i barbiturici, pur distribuendosi ovunque
nell'organismo, hanno sicuramente una fissazione di scelta sui centri della base del cervello. Tale
fissazione in funzione della concentrazione raggiunta dal prodotto nel sangue.
Quando il farmotal causa il sonno, gran parte di esso, introdotto endovena, stato fissato dalle cellule
nervose, una quantit minore si trova disciolta nel plasma e una quantit ancora minore si trova diffusa
nei vari tessuti. Per una legge fisica di carattere generale, il farmotal iniettato - scrivono Dogliotti e
Ciocatto tender a raggiungere un equilibrio tra le varie parti nelle quali si diffuso, con passaggio quindi
dal cervello, che pi ne contiene, al plasma e da questo agli altri tessuti. Una piccola parte, infine, sar
eliminata. Il barbiturico che lascia il tessuto nervoso si fissa al tessuto adiposo e da questo ritorna al
sangue e al cervello quando il tessuto adiposo si fosse saturato e alleggerito il tessuto nervoso.
Sulla velocit d'iniezione del barbiturico per indurre ipnosi, non si possono dare consigli precisi , ed essa
dipende molto dalle condizioni somatiche e psichiche del soggetto.
Ipersensibili alla narcosi barbiturica si rivelano i longilinei e gli astenici; pi resistenti i picnici;
particolarmente sensibili sono i bambini e i vecchi. Non solo il peso corporeo dell'ammalato condiziona la
quantit dei barbiturico, ma anche le sue condizioni psichiche. Alcuni nevrotici ansiosi, che si apprestano
alla seduta in condizioni di agitazione ansiosa e di emotivit abnorme, 'necessitano, per entrare in uno
stato crepuscolare, di una dose a volte quasi doppia di quella che successivamente occorrer loro, quando,
per effetto della cura, sar diminuita la loro angoscia.
Per i nostri scopi invece utile l'iniezione lenta. Essa, praticata ad ammalato digiuno, va interrotta se
compaiono tosse, singhiozzo e fenomeni da eccitazione vagale. Decisivi, per giudicare la tolleranza del
preparato e quindi per stabilirne la posologia, sono il comportamento del circolo e del respiro. La velocit
di iniezione deve essere proporzionata alla reazione somatopsichica del paziente, giudicandola buona per
l'ipnosi quando si pu mantenere il soggetto per qualche minuto in stato di sopore, con dislalia e
nistagmo (quest'ultimo sintomo non sempre apprezzabile).
L'ipotonia muscolare, che porta a un rilasciamento della muscolatura mimica, a un leggero abbassamento
della mandibola e a un modico reclinare della testa sul collo, indica il momento propizio per indurre la
suggestione ipnotica con i modi descritti pi avanti; mentre se per eccesso di dose il malato passasse in
narcosi pi profonda, ci si dovr valere dell'inizio del risveglio. Con il sonno profondo, difatti, viene a
cessare il rapporto tra ipnotista e soggetto, con conseguente impossibilit da parte di quest'ultimo di
ricevere suggestioni.
Resta in ogni caso ben chiaro che il sonno barbiturico ben diverso dal sonno fisiologico e da quello
ipnotico e che si tratta, come pi diffusamente si riferir nella parte terza, di tre tipi di sonno. Per quanto
riguarda la identit del sonno barbiturico col fisiologico, qualcuno - scrivono Dogliotti e Ciocatto - ha
creduto erroneamente d'identificare il sonno barbiturico con quello fisiologico; basti ricordare a questo
proposito che, contrariamente a quanto avviene nel sonno, nella narcosi barbiturica diminuiscono non
solo i fenomeni della vita di relazione, ma anche quelli di ricostruzione (Weese).
Quanto poi alla diversit del sonno ipnotico da quello fisiologico, si riferir diffusamente nella parte terza,
desiderando qui solo precisare che nessuna delle sostanze adoperate per indurre narcosi da sola capace
di suscitare trance ipnotica, bens uno stato di sonnolenza, confusione, disorientamento, che possono
facilitare la successiva induzione di trance con uno dei metodi di induzione normale, precedentemente
descritti.
Praticamente dobbiamo intendere per subnarcosi quello stato di coscienza crepuscolare, accompagnato di
solito da amnesia, che precede o segue la narcosi farmacologica. In essa vi un'ottusit dei processi
percettivo - intellettivi coscienti, con tendenza all'affioramento della personalit profonda. La subnarcosi
si differenzia dalla trance ipnotica perch, in questa, la modificazione della coscienza ha un aspetto
diverso, accompagnandosi a un dinamismo psichico e alla possibilit di attivit mentali come quelle, ad
esempio, che avvengono nella condizione sonnambolica, non presenti in subnarcosi. Difatti la trance
profonda spontanea dei medium, come la trance estatica dei mistici, le profonde autoipnosi e le ipnosi
intense indotte, sono crisi sonnamboliche che si accompagnano a una vera dissociazione della personalit,
sino a instaurare personalit alternanti, da noi mai riscontrate in subnarcosi.
professor Sergio Tovo, presso l'Istituto di medicina legale dell'Universit di Torino, diretto dal professor
Sergio canuto, il 7 agosto 1957, e la causa della morte fu attribuita appunto a paralisi dei centri bulbari per
una eccezionale intolleranza al farmaco.
Tale diagnostica differenziale stata documentata da chi scrive in vari filmati, a disposizione degli allievi
della Scuola di Ipnosi Clinica Sperimentale diretta dall'Autore.
I primitivismi psichici, concernendo la sfera istinto - affettiva, a cui si accennato, sono possibili nella
subnarcosi non profonda, mentre nell'ipnosi sono possibili, in genere, solo nei gradi molto avanzati, con
dissociazione della personalit e un certo grado di sonnambulismo spontaneo. Di una particolare
attenzione discriminativa necessitano le alterazioni della memoria di fissazione e di evocazione. Quelle a
carico della memoria di fissazione non sono ammesse da tutti e non sempre si presentano. Chi scrive, in
vari casi, non ha riscontrato amnesia di fissazione nella subnarcosi preipnica.
Arian peraltro, nei soggetti da lui esaminati, scrive di aver sempre riscontrato, alla verifica postnarcotica
(indipendentemente dall'et dal sesso, dalle caratteristiche psicosomatiche fisiologiche e patologiche e dal
profilo psicometrico prenarcotico, indipendentemente anzitutto dalle abituali facolt mnemoniche da
svegli), la mancanza di ritenzione degli stimoli percepiti durante la subnarcosi; ossia, amnesia di
fissazione per la durata della subnarcosi.
E da credere che nell'amnesia abbia anche importanza la particolare costituzione del soggetto, nel senso
che un gracile mentale , o un soggetto di memoria costituzionalmente debole possa andare incontro
all'amnesia delle esperienze vissute in subnarcosi pi facilmente di quanto non possa accadere a uno con
pi valide possibilit mnemoniche.
Nella evenienza che in subnarcosi sia possibile riscontrare amnesia, indispensabile conoscerne i
caratteri per differenziarla da quella dell'ipnotismo; ci riferiremo per questo agli studi di Arian che,
esaminando i modi in cui avviene l'amnesia di fissazione e il fenomeno della ritenzione mnestica
temporanea in subnarcosi, ha cercato di illuminare un problema di notevole interesse psicofisiologico e
psicopatologico.
1. L'amnesia anterograda da subnarcosi barbiturica una amnesia di fissazione; essa ha inizio sin
dalle prime fasi della subnarcosi, e perdura con questa.
2.
La funzione della facolt di ritenzione comincia, di regola, mentre l'individuo in esame conta
ancora per ordine, speditamente e senza dislalia. Talora, l'inizio dell'amnesia di fissazione coincide
con i primi sintomi mimici della subnarcosi (tremito palpebrale, chiusura delle palpebre,
rilasciamento della muscolatura mimica ecc.). Essa sopravviene quindi quando ancora tutte le altre
funzioni psichiche elementari pi importanti (parola, orientamento, memoria di evocazione,
attenzione, capacit di calcolare) sono presenti ed efficienti, o quando sono menomate in piccola
misura
3.
4.
L'amnesia di fissazione per la subnarcosi si presenta indipendentemente dal fatto che questa sia
seguita o no da una narcosi totale profonda e prolungata.
5.
L'amnesia da subnarcosi totale e permanente. Non siamo riusciti - scrive Arian - a destare il
ricordo dei segnali percepiti in subnarcosi con i mezzi comuni dell'interrogatorio postnarcotico: n
dopo frazioni di un'ora, n dopo ore, o giorni, o settimane. L'amnesia di fissazione da subnarcosi
barbiturica si differenzia dall'amnesia retrograda postraumatica: infatti, i ricordi coperti da questa
possono evocarsi mediante la subnarcosi col pentothal (Russel e Nathan).
I dati sin qui riferiti sono molto importanti per la pratica, perch nei soggetti che presentano tale amnesia
dovrebbe essere inutile tentare azioni suggestive terapeutiche, efficaci e durature, nelle fasi della
subnarcosi preipnica.
Inoltre, essi permettono di differenziare l'amnesia di fissazione subnarcotica da quella da ipnotismo.
Questa, contrariamente a quella da barbiturici, presenta i seguenti caratteri:
1. In molti soggetti non provocabile e se mai compare quando sono gi compromesse alcune
funzioni psichiche e si hanno fenomeni di passivit fisica e psichica, di catalessia, di analgesia, di
automatismo psichico. Assai spesso, inoltre, queste alterazioni si producono senza che neppure
sopravvenga l'amnesia di esse.
2. Mentre l'amnesia da subnarcosi totale e permanente (Arian), cos non quella dell'ipnotismo, ed
possibile rievocare, in sedute successive, le esperienze vissute nelle trance precedenti, anche se
totalmente dimenticate al risveglio (si veda casistica).
3. L'amnesia di fissazione in ipnosi rara e se eccezionalmente si dovesse instaurare non si riferisce
a tutti i tipi di percezione, soggettivi o oggettivi; ma selettiva, nel senso che alcune esperienze
vengono fissate e altre no, secondo la particolare relazione esistente al momento fra l'ipnotista e il
soggetto, e l'importanza che ha, per questi, l'esperienza vissuta in ipnosi. Si rimanda, in merito, ai
ribevi personali fatti sulla memoria e sull'amnesia nei casi 2, 4, 10, 15, 18, 19, 21, 29, 31, 38, 42,
44 (cap. 18). Ricerche sulla consapevolezza inconscia in anestesia generale sono in corso,
all'Ospedale S. Pietro di Roma, da parte del Prof. A. Sodaro pnmario chirurgo e ipnologo del
C.I.l.C.S. (cap. 9 3b). Anche lo stesso calcolo del tempo trascorso in ipnosi, in rari casi pu
essere esatto, mentre, di norma, notevolmente raccorciato (casi 10, 38, 42), ma non in modo cos
fisso come in subnarcosi, la cui durata di trenta minuti viene soggettivamente stimata di cinque o
dieci (Gomirato e Gamna).
4. Il meccanismo psicofisiologico con cui si arriva all'amnesia di fissazione, diverso nei due
procedimenti, e mentre nella subnarcosi barbiturica si deve pensare a un'azione tossica del
farmaco sui centri nervosi cerebrali e, quindi, a un processo eminentemente biochimico, nel caso
dell'ipnotismo la causa invece psichica ed dovuta al particolare rapporto dell'ipnotizzatore con
l'ipnotizzato. Per quanto poi riguarda l'ipermnesia evocativa, che si riscontra in subnarcosi e
nell'ipnotismo, anche qui possibile una diagnosi differenziale al tecnico che ipnotizzi con
l'ausilio di barbiturici endovena. Ci che si riesce a evocare in subnarcosi dotato di intensa carica
affettiva e la sua evocazione avviene per lo sblocco d'una censura. Nell'ipnotismo, invece, si riesce
a evocare materiale di qualsiasi valore affettivo e anche emozionalmente neutro (Arian). Si deve,
pertanto, ritenere che il meccanismo psicofisiologico con cui avviene l'evocazione di materiale
previamente subcosciente in subnarcosi sia sostanzialmente diverso dal meccanismo con cui
avviene l'evocazione durante l'ipnosi di materiale previamente inconscio, o dimenticato. Ci
considerando anche che, nell'ipnosi, l'ipermnesia evocativa prodotta dall'operatore e assume solo
eccezionalmente nel sonnambulismo quella natura spontanea, fluente, continua, che si osserva a
volte, anche se di rado, nelle subnarcosi.
(c) Tecnica personale per indurre ipnosi in subnarcosi e vantaggi di tale metodo
Solo tenendo conto di quanto si esposto precedentemente sui criteri di iniezione dei barbiturici
endovena e sulle modificazioni psichiche da essi causate nella subnarcosi, si pu tentare con successo di
indurre una trance ipnotica in subnarcosi.
Il metodo che chi scrive adopera , in particolare, il seguente ed , in complesso abbastanza semplice.
Tutto sta nel cogliere il momento opportuno in cui bisogna sovrapporre alla subnarcosi la condizione
ipnotica. Esso, neurologicamente, rappresentato dai sintomi della disartria, della ipotonia muscolare,
del nistagmo, del lieve sopore. Un utile artificio quello di far parlare il soggetto su argomenti
indifferenti mentre si inietta lentamente il narcotico. Non appena il soggetto comincia a non ricordare le
parole e a divenire dislalico o disartrico, si gradua l'iniezione cercando di mantenere queste condizioni per
qualche minuto: ci facilita la successiva induzione di trance. Nella durata dell'iniezione bisogna tenere
ben presente che l'effetto del narcotico non immediato, ma lievemente ritardato, cosicch il principiante
che, non vedendo subito insorgere la disartria, continuasse l'iniezione, senza fare una breve pausa dopo il
primo, o il secondo centimetro cubo (dipende dal tipo di narcotico adoperato, dal peso corporeo del
soggetto, dallo stato di apprensione ansiosa di questi ecc.), rischierebbe di trovare il paziente
improvvisamente addormentato, e cio in condizioni da non poter stabilire quel rapporto costante,
necessario per l'atto induttivo.
1. Si induce ipnosi suggerendo idee di rilassamento, di pesantezza agli arti, di distensione che, per
essere in parte suscitate dal narcotico, vengono dal soggetto riferite tutte a questo e non a
suggestione. Di fatto non cos, perch spesso si possono ottenere in seguito gli stessi risultati,
iniettando soluzione fisiologica, o con la puntura endovenosa e fingendo poi di fare l'iniezione.
Peraltro, quando il soggetto si rilasciato, ha chiuso gli occhi ed assopito, non sappiamo quanto
di tale condizione sia da attribuirsi alla suggestione e quanto al barbiturico, se cio ci troviamo di
fronte a un soggetto ipnotizzato, o narcotizzato. E pertanto necessario ricorrere a una prova che
subito ci illumini in merito.
2. Chi scrive ricorre al metodo della levitazione del braccio opposto a quello in cui viene infisso
l'ago endovena, e alla sua catalessi (suggestione motoria). Se questa avviene, possiamo essere
sicuri che essa non effetto del barbiturico (il quale, causando ipotonia, ostacola anzi la prova
stessa) e che il soggetto trovasi gi in trance. Dal modo con cui il braccio si alza e resta sollevato
si pu arguire la profondit della trance. Un braccio che si alzi troppo rapidamente dimostra il
desiderio del paziente di collaborare e la sua condizione ancora notevole di veglia. Un braccio che
non si alzi affatto e H silenzio del paziente possono significare che in lui predomina l'ipotonia del
narcotico iniettato; in questo caso non c' che da attendere qualche minuto perch essa si dilegui,
insistendo sempre con le suggestioni di levitazione del braccio. Un braccio che non si alzi, una
catalessi che non duri o una particolare loquacit provano senz'altro che il soggetto resiste alla
suggestione e al narcotico. Non c' quindi che da insistere con l'una e con l'altra.
3. Se la prova della levitazione fallisse per particolari, iniziali resistenze del soggetto, si induce una
narcosi pi profonda, e appena da questa si passa di nuovo alla condizione della subnarcosi con
dislalia si cerca di stimolare l'attivit fantastica e immaginativa del soggetto, suggerendo sogni
che possano portare a una ipoestesia o iperestesia suggestiva, come si descritto al capitolo 5
1a. Per appurare l'esistenza della trance, in subnarcosi barbiturica, l'iperalgesia pi probativa
dell'ipoestesia. Bisogna avere la costanza di insistere. Con graduali e ripetute suggestioni in
subnarcosi, interrotte da narcosi successive, si riesce, nella maggioranza dei casi, a spezzare la
resistenza del paziente e a indurre trance.
4. Una volta indotta questa, si cerca subito di approfondirla; e perci, chi scrive trova utile il metodo
delle ipnosi e delle deipnotizzazioni successive e ripetute, secondo una tecnica che in certo qual
modo collima con quella descritta da Vogt sotto D nome di tecnica di frazionamento (cap. 5 1).
5. Di grande utilit per l'approfondimento della trance risulta il metodo di far accertare al soggetto,
messo in ipnosi vigile, una catalessi o una analgesia indotte in trance e non rimosse. Ad esempio,
si invita il paziente ad abbassare il braccio catalettico sollevato; gli si fa notare come i suoi sforzi
siano vani e si sfrutta la sua emozione per facilitare una successiva pi profonda ipnosi. A questo
punto, per l'approfondimento della trance e per arrivare a influenzare il soggetto in modo sempre
pi sicuro, non c' che da proseguire secondo i principi della tecnica, gi esposti nel capitolo 5 1,
2. Si tenga presente per che la narcoipnosi rende pi facile l'induzione della trance, ma non la
intensit di questa, nel senso che possa facilitare la produzione di stati sonnambolici in soggetti
che con la metodica semplice si fossero dimostrati resistenti a raggiungere il sonnambulismo (cap.
5). Qualora, per una particolare resistenza del malato, non si riuscisse a indurre trance col metodo
dianzi indicato delle subnarcosi e narcosi successive, usando gradatamente il barbiturico di una
fiala, si lascia riposare il soggetto e si esegue nuovamente la prova dopo un paio di giorni. Se
l'operatore avr agito con prudenza e buona tecnica, il paziente si alzer in ogni caso riposato,
rilassato, tranquillo e lievemente euforico. La tecnica su descritta stata documentata in filmati,
che sono a disposizione degli studiosi del Centro Italiano di Ipnosi Clinica Sperimentale (CIICS)
di Torino.
Si spiegata la tecnica dell'ipnotismo con l'ausilio dei barbiturici, come viene eseguita da chi scrive. Altre
cognizioni tecniche verranno esposte nella parte quarta. Quanto si riferito dimostra come non basti dare
un narcotico perch chiunque possa fare poi dell'ipnosi terapeutica. Per l'induzione bisogna avere
innanzitutto quell'esperienza mediante la quale s'impara a leggere, nella fisionomia e negli atteggiamenti
del paziente, lo stato della sua coscienza; per la cura bisogna possedere conoscenze basilari sulla
narcoanalisi e sull'ipnositerapia (capp. 13, 14, 15, 16, 17).
Peraltro, l'induzione fatta in subnarcosi presenta i seguenti vantaggi:
1. La condizione di coscienza, propria della subnarcosi, permette, di fatto, d'indurre ipnosi con molto
maggior facilit e rapidit d quanto non permetta la coscienza dello stato di veglia. Una prima
induzione ipnotica con l'ausilio dei narcotico limitata sempre nello spazio di mezz'ora circa,
mentre Brenman e Gill scrivono che per indurre una ipnosi profonda in un nevrotico sono
necessarie pi sedute, da cinquanta minuti a un'ora e mezzo ciascuna, ed Erickson sostiene che in
alcuni casi il successo ottenuto dopo pi sedute, che possono durare anche tre - quattro ore!
2. Per medici principianti nell'ipnotismo, timorosi dell'insuccesso e dello smacco di fronte al malato
di un'induzione fallita, la condizione di subnarcosi indotta dal barbiturico, con le sue possibilit di
coscienza e di amnesia, offre sempre il modo di salvare il proprio prestigio. E questa tranquillit, a
volte, tale da potenziare di per s le possibilit ipnotiche dell'operatore stesso.
3. Soffermandoci infine sul rapporto interpersonale che si stabilisce con l'induzione narcoipnotica, si
pu osservare come la combinazione della subnarcosi con l'ipnosi dia al terapeuta la possibilit
immediata di adattare la cura alle reazioni del soggetto, dirigendola e improntandola, secondo le
necessit del momento, o verso il processo regressivo intenso della narcosi, o verso quello pi
graduale dell'ipnosi, che permette ai meccanismi difensivi della personalit di rivelarsi
nell'adattamento, ma anche nelle eventuali resistenze.
Sin qui le tecniche d'induzione di trance e del suo approfondimento. Resta ora da precisare il modo di
servirsi di una trance a scopo terapeutico, descrivendo partitamente le principali tecniche specialistiche
per curare le malattie che possono essere trattate con l'ipnosi.
Nella parte quarta accenneremo a questi metodi e ad essi rimandiamo il lettore. Praticamente ogni
malattia potrebbe richiedere trattazioni particolareggiate di ipnositerapia. Alla base di questa sta per la
conoscenza dell'impostazione generale dell'ipnotismo in terapia, con le sue regole e i suoi principi
inderogabili, l'esatta cognizione di ci che si pu e di ci che non si deve mai fare in ipnosi.
Impiegheremo perci la parte terza, che segue, per specificare le modificazioni psichiche, somatiche e
viscerali che si possono ottenere con l'ipnotismo; per trattare a fondo la fisiologia e la patologia di questo;
per illustrare l'intimo meccanismo di produzione e di azione dell'ipnosi, su cui gi ci siamo soffermati
facendone la storia, nella prima parte.
Dalle cognizioni ricavate seguiranno corollari utili per le cure specialistiche e canoni per quell'ipnotismo
specializzato che ci auguriamo di vedere fiorire non sul fondamento di un empirismo artistico, ma su
quello di un metodo sempre pi rigorosamente scientifico.