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Espressione purissima della stampa della fine dell'Ottocento e di due terzi del Novecento,
la linotype fu l'invenzione creata per far fronte alla sempre maggiore velocità di stampa e,
di conseguenza, alla necessità di accelerare anche la composizione dei testi tipografici per
la stampa destinati principalmente ai giornali e alle testate, per i quasi si impiegava
moltissimo tempo dovendo scegliere i caratteri minuscoli uno ad uno.
L'inventore della linotype fu Ottmar Mergenthaler, un tedesco emigrato negli Stati Uniti,
la data di realizzazione il 1886, una svolta decisiva perché la stampa si caratterizzi sempre
di più con l'idea moderna di trasmissione delle informazioni in maniere sempre più estesa.
Siamo prossimi alla fine del XIX secolo.
Il primo giornale a testare e a dotarsi di una linotype fu il New York Tribune, che ne fece
quasi il suo marchio di fabbrica, fu infatti il direttore del quotidiano a darle il nome con cui è
conosciuta, poiché la macchina metteva in riga (in inglese line) un carattere (type) dopo
l'altro: la chiamò linotype.
L'impiego della macchina era per la composizione dei testi che sarebbero stati utilizzati
nella stampa di libri e quotidiani, dove occorrevano matrici sempre diverse ad ogni nuova
uscita, impensabile produrle a mano, specialmente con la frequenza con cui i giornali
cominciavano ad uscire e, soprattutto, con le moderne stampatrici con le quali le copie
richieste da stampare venivano preparate in un tempo brevissimo (ricordiamo la
stampatrice Marinoni che produceva 20.000 copie all'ora!).
La linotype era dotata di una tastiera di fronte alla quale sedeva il linotipista, questa era
dotata di caratteri alfanumerici come quelli di una tastiera che potevano aumentare fino a
raggiungere una cifra sui 90 a causa di segni, accentature e caratteri speciali. Al tempo
delle prime linotype i caratteri erano impressi in bassorilievo sui tasti, così che anche in
condizioni di scarsa luminosità il linotipista con una discreta esperienza e manualità
potesse facilmente destreggiarsi nel lavoro senza bisogno dei fari moderni piantati sulla
zucca.
Monotipista alla monotype e macchina compositrice per ricostruire il testo dal nastro di carta perforato
Il monotipista, infatti, digitava sull tastiera le lettere del testo che, al posto che comporre
la singola riga, andavano a perforare con una certa sequenza convenzionata una lunga
bobina di carta posta sopra la macchina, come il rocchetto della macchina da cucire.
Una volta concluso il proprio lavoro il monotipista smontava la bobina dalla sua
sistemazione e la riposizionava su un apparato analogo detto macchina
compositrice che riproduceva la battitura, preparando i testi come avrebbe fatto
un linotipista, ma a differenza dell'altro caso, dove le righe erano un blocco unico, qui
tutte le lettere erano separate: alla richiesta di lettera, infatti, la monotype liberava una
letterina dal magazzino e quella stessa andava a comporre la riga, ma non per essere poi
fusa, bensì per andare direttamente a fare da master di stampa, da timbro, in sostanza.
Questo metodo era molto vantaggioso, specialmente perchè la bobina consentiva di avere
copia dell'originale e infiniti master di stampa del testo, che poteva essere ricreato in
qualsiasi momento. Come si nota dal procedimento, era già nell'ottica di avere un
magazzino di materiale consumabile che andava periodicamente rabboccato (le letterine
finivano).
Donna seduta alla monotype, come le segretarie, linotipisti e monotipisti lavoravano in batteria, ce n'erano
un grande numero in tutte le redazioni e le case editrici.
Sulla linotype e sulla monotype è stato girato un piccolo documentario americano, di cui
vi lascio il trailer, poichè il progetto di realizzazione è molto costoso e i realizzatori dei
semplici appassionati, chi volesse interessarsi troverà al seguente link il sito dedicato e la
possibilità, se lo desidera, di fare una donazione