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Idee per

il tuo futuro

Carlo Quaglierini
Chimica
delle fibre tessili
Seconda edizione

SCIENZE
Carlo Quaglierini
Chimica
delle fibre tessili
Seconda edizione
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Prima edizione: gennaio 2012

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Carlo Quaglierini
Chimica
delle fibre tessili
Seconda edizione

SCIENZE
IV Sommario
Azione delle basi 39
Capitolo 1 Azione degli sbiancanti e degli stabilizzanti 39
Introduzione 2.8 Lavaggio e conservazione 40
alle fibre tessili Autoaccensione della lana 40
2.9 Classificazioni commerciali 40
1.1 Generalità 1 Classificazione secondo la provenienza 41
1.2 Classificazione merceologica 2 Classificazione secondo la razza 41
Fibre naturali 2 Classificazione secondo l’origine 43
Fibre artificiali 3 Altre classificazioni della lana 44
Fibre sintetiche 3 2.10 Analisi qualitativa delle fibre di lana 45
1.3 Classificazione chimica 3 Osservazione microscopica 45
1.4 Struttura 4 Comportamento nei confronti del calore 47
1.5 Proprietà delle fibre tessili: generalità 7 Azione dei reattivi chimici e dei solventi 48
Caratteri morfologico-organolettici 7 Prove tintoriali 48
Caratteri fisico-meccanici 9 Fluorescenza alla luce di Wood 49
Caratteri fisiologici 15 Differenziazione delle varie fibre di lana 49
1.6 Proprietà chimiche 16 2.11 Analisi quantitativa delle fibre di lana 50
Tipi di saggi chimici 16 Con soda e potassa caustica 50
1.7 Etichettatura dei prodotti tessili 17 Con ipoclorito 51
1.8 Tabelle di classificazione merceologica 21 Con acido solforico 51
Esempi di calcolo nel dosaggio di una fibra mista 51

Capitolo 2 Capitolo 3
La lana La seta

2.1 Generalità 23
3.1 Seta 53
2.2 Struttura morfologica 24
Il baco da seta 53
Fusto del pelo 25
Morfologia della seta 56
Radice del pelo 25
Struttura chimica della seta 57
Follicolo del pelo 26
Proprietà della seta 60
Ghiandola sebacea 26
Trattamenti e lavorazione della seta 64
Muscolo erettore 26
Impieghi, lavaggio e conservazione della seta 68
Struttura del fusto del pelo 26
Classificazioni commerciali della seta 69
2.3 Struttura chimica 29
3.2 Bisso 72
2.4 Struttura spaziale delle catene polipeptidiche
3.3 Analisi qualitativa delle fibre di seta 72
della cheratina 33
Analisi microscopica 72
2.5 Impurezze del vello di lana 35
Saggio della combustione 73
Lanolina 35
Saggi chimici 73
2.6 Proprietà fisiche 36
Prove tintoriali 74
Tenacità 36
3.4 Analisi quantitativa delle fibre di seta 74
Elasticità 36
Vitalità e nerbo 36
Rigidità o resistenza alla torsione 36
Igroscopicità 37 Capitolo 4
Tasso di ripresa 37
Coibenza 37
La cellulosa e i suoi
Proprietà elettriche 37 derivati
Feltrabilità 37
Plasticità 37 4.1 Generalità 75
2.7 Comportamento nei confronti degli agenti chimici 38 4.2 Composizione chimica 76
Azione degli acidi 39 4.3 Cristallinità 79

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
Sommario V

4.4 F, G, L cellulose 80 Sottoprodotti della lavorazione del lino 113


4.5 Le sostanze incrostanti 80 6.3 Canapa 113
4.6 Amido 81 Generalità sulla canapa 113
4.7 Comportamento fisico 82 Macerazione della canapa 114
4.8 Comportamento chimico 82 Morfologia della canapa 115
4.9 Esteri ed eteri 84 Composizione chimica della canapa 115
Esteri 84 Proprietà della canapa 115
Eteri 84 Comportamento della canapa nei confronti
4.10 Comportamento biologico 86 degli agenti chimici 115
4.11 Estrazione 86 Classificazioni commerciali della canapa 116
4.12 Analisi 87 Lavorazione della canapa 116
Usi della canapa 117
6.4 Juta 117
Generalità sulla juta 117
Capitolo 5 Morfologia della juta 117
Struttura chimica della juta 118
Fibre vegetali Proprietà della juta 118
da seme Comportamento della juta nei confronti
degli agenti chimici 118
5.1 Generalità 89 Varietà commerciali e usi della juta 118
5.2 Fibre vegetali da seme: cotone 90 6.5 Kenaf 119
Le specie del cotone 90 6.6 Sunn 119
Produzione del cotone 90 6.7 Ramiè 119
Morfologia del cotone 92 Generalità sul ramiè 119
Composizione chimica del cotone 94 Morfologia del ramiè 120
Proprietà del cotone 95 Struttura chimica del ramiè 120
Comportamento nei confronti del calore Poprietà del ramiè 120
e degli agenti atmosferici 97 Comportamento del ramiè nei confronti
Lavaggio e conservazione del cotone 98 degli agenti chimici 121
Classificazioni commerciali del cotone 99 Classificazioni commerciali e usi del ramiè 121
Lavorazione del cotone 101 6.8 Fibre liberiane minori 121
Prodotti secondari dell’industria del cotone 104 Ortica 121
5.3 Kapok 104 Ginestra 121
5.4 Analisi qualitativa e quantitativa delle fibre di cotone 105 Ibisco 121
Analisi microscopica 105 Gelsomino 121
Saggi qualitativi 105 6.9 Fibre da foglie 122
Saggi quantitativi 106 Lino della Nuova Zelanda 122
Canapa di Manila 122
Agave o sisal 122
Agave americana 123
Capitolo 6 Henequen 123
Aloe 123
Fibre vegetali da fusto, Sansevieria 123
foglie, frutti e alghe Alfa 124
Sparto 124
6.1 Generalità 107 Paglia 125
6.2 Lino 108 Rafia 125
Generalità sul lino 108 6.10 Fibre da frutto 125
Macerazione del lino 109 Cocco 125
Separazione della fibra del lino 110 6.11 Fibre alginiche 126
Morfologia del lino 110 6.12 Analisi qualitativa e quantitativa 126
Struttura chimica del lino 111 Analisi al microscopio 126
Saggi di riconoscimento del lino 111 Saggi qualitativi 127
Classificazioni commerciali del lino 112 Saggi quantitativi 128

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
VI Sommario

8.4 Fibre di poliaddotti 158


Capitolo 7 Fibre poliolefiniche 158
Fibre tessili Fibre poliviniliche 163
artificiali Fibre acriliche 169
8.5 Fibre da policondensati 173
Fibre poliesteri 173
7.1 Generalità 129
Altre resine di policondensazione 176
7.2 Fibre artificiali di origine vegetale cellulosiche 130
Fibre poliammidiche 178
Generalità 130
Altre resine di policondensazione a stadi 187
Rayon: precisazioni terminologiche 130
8.6 Analisi qualitativa e quantitativa 190
Nitro (Rayon alla nitrocellulosa) 131
Analisi al microscopio 190
Cupro (Rayon cuproammoniacale) 132
Analisi qualitativa 191
Viscosa 134
Analisi quantitativa 191
Fibre derivate dalla viscosa 138
Acetato di cellulosa 139
Fibre derivate dall’acetato di cellulosa 142
7.3 Fibre artificiali di origine vegetale alginiche 142
Capitolo 9
Proprietà 143 Elastomeri
7.4 Fibre artificiali di origine vegetale proteiche 143
Generalità 143
Ardil 143
9.1 Generalità 195
Vicara 144
9.2 Caucciù 196
Azlon e Prolon 144
Composizione chimica del caucciù 197
Rilsan 145
Comportamento del caucciù nei confronti
Materiali misti di viscosa e di fibre proteiche artificiali 145
degli agenti chimici 198
7.5 Fibre artificiali di origine animale 145
Lavorazione industriale del caucciù 198
Generalità 145
9.3 Elastomeri di sintesi 200
Caseina 145
Generalità 200
Lanital 146
Buna S 200
Merinova 147
Buna N 200
7.6 Fibre artificiali di origine minerale 148
Gomma al butile o Vistanex 201
Generalità 148
Neoprene 201
Fibre di vetro 148
Gomma etilenpropilenica 202
Fili metallici 149
Gomma poliisoprenica 202
Fibre di carbone 150
Gomma poliuretanica 202
7.7 Analisi qualitativa e quantitativa 150
Gomme siliconiche 203
Analisi al microscopio 150
9.4 Fibre di gomma 204
Analisi per il riconoscimento dei vari titpi
Generalità 204
di fibre artificiali cellulosiche 151
Lavorazione industriale 204
Analisi quantitativa 152
Morfologia 204
Composizione chimica 205
Proprietà 205
Capitolo 8 Comportamento nei confronti degli agenti chimici 205
9.5 Analisi qualitativa e quantitativa degli elastomeri
Fibre sintetiche naturali e di sintesi 206

8.1 Generalità 153 Capitolo 10


8.2 Classificazione 154
8.3 Reazioni di polimerizzazione 155
I materiali tessili
Reazioni di poliaddizione a catena 155
Reazioni di poliaddizione a stadi 156
Reazioni di policondensazione 157 10.1 Filati 207
Condizioni di reazione 158 Definizione di filato 207

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
Sommario VII

I filati ritorti 207 Hot-flue 250


Classificazione dei filati in base alla destinazione d’uso 208 Preessiccatoi ed essiccatoi 250
Classificazione dei filati in base all’aspetto 208 11.9 Cimatura e bruciapelo 250
10.2 Superifici tessili 209 11.10 Pressatura e calandratura 251
Tessuti non tessuti 209 Pressatura 251
10.3 Tessuti tradizionali o a fili ortogonali 211 Calandratura 251
Tessuti a fili ortogonali speciali 11.11 Fissazione 252
(tessuti operati o tessuti complessi) 213 Decatizzo 253
10.4 Classificazioni merceologiche dei tessuti 214 Decatizzo in autoclave o KD 254
Tessuti di lana 215 Crabbing 255
Tessuti di seta 216 Potting 255
Tessuti di cotone 218 11.12 Carbonizzo 256
Tessuti di canapa o lino 219 11.13 Vaporizzo ed egualizzo 256
10.5 Tessuti a maglia 220 11.14 Altri trattamenti dei materiali tessili 257
Classificazione dei tessuti a maglia 220 Mercerizzazione 257
10.6 Nuovi materiali per la moda: tessili high tech 221 Sanforizzazione o compattazione 257
Definizione di tessile tecnico 221 Tollatura 258
Materiali utilizzati 222 Ratinatura 258
Campi di applicazione dei tessuti high tech 222 Marezzatura 258
10.7 Microfibre 225
10.8 Analisi qualitativa e quantitativa dei filati
e dei tessuti 225
Analisi dei filati 225 Capitolo 12
Analisi dei tessuti 229
Ausiliari tessili

Capitolo 11 12.1 Generalità 259


12.2 Sostanze addensanti naturali 260
Processi di lavorazione Amido e fecola 260
delle fibre tessili Destrina 261
Colle di provenienza animale 262
11.1 Generalità 231 Sostanze albuminoidee 262
11.2 Filatura 232 Sostanze caseinose 262
Generalità 232 Sostanze gommose 262
Filatura per fibra corta (o filatura cardata) 232 Sostanze resinose 262
Filatura per fibra lunga 234 Estratti di alghe 263
Filatura per filo continuo 234 Tannini 263
Caratteristiche tecniche dei filati 235 Olio di lino 263
11.3 Tessitura 237 12.3 Sostanze addensanti artificiali 264
Generalità 237 12.4 Sostanze addensanti sintetiche 264
Telaio 237 Addensanti polivinilici 264
11.4 Operazioni di rifinitura (finissaggi o nobilitazioni) 239 Addensanti poliacrilici 265
11.5 Lavaggio 240 Addensanti siliconici 265
Lavaggio in corda 241 12.5 Altri prodotti usati come ausiliari tessili 265
Lavaggio in largo e in continuo 241 Sostanze emollienti 265
Lavaggio veloce 242 Sostanze caricanti 266
11.6 Follatura 242 Sostanze igroscopiche 266
Apparecchiature di follatura 243 Sostanze antipiega 266
11.7 Garzatura 245 Sostanze antisporco 267
Garzatura con garzi vegetali 246 Prodotti ignifuganti 267
Garzatura con punte metalliche 247 Prodotti impermeabilizzanti 268
11.8 Asciugatura 248 Sostanze antisettiche 268
Ramosa 249 Sostanze antitarmiche 268

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
VIII Sommario

12.6 Oleanti tessili 269 Classificazione tintoriale 293


12.7 Cenni sui metodi di imbozzimatura e apprettatura 269 13.5 Proprietà dei coloranti 296
12.8 Detergenti 270 13.6 Coloranti naturali 296
Generalità 270 Coloranti naturali di origine animale 296
Classificazione dei detergenti 271 Coloranti naturali di origine vegetale 297
12.9 Saponi 271 13.7 Coloranti sintetici 301
Processo industriale 272 Coloranti basici 301
12.10 Detergenti sintetici 273 Coloranti acidi 302
Detergenti anionici 273 Coloranti diretti 302
Detergenti cationici 273 Coloranti a sviluppo 303
Detergenti non ionici 274 Coloranti a mordente 304
Additivi per detersivi 274 Coloranti al tino 305
12.11 Inquinamento delle acque 274 Coloranti al tino solubili 307
12.12 Candeggianti 275 Coloranti allo zolfo 308
Generalità 275 Coloranti fluorescenti 309
Candeggianti ossidanti 275 Coloranti reattivi 309
Candeggianti riducenti 278 Coloranti premetallizzati 311
Azzurranti ottici 279 Coloranti dispersi 312
12.13 Saggi analitici 279 13.8 Generalità sul processo di tintura 312
Saggi analitici delle bozzime 279 Tintura della lana con coloranti acidi 314
Saggi analitici degli appretti 279 Tintura della lana con coloranti al cromo 315
Analisi dell’estratto in tetracloruro Tintura della lana con coloranti premetallizati 315
di carbonio (CCI4) 280 Tintura della lana con coloranti al tino 315
Analisi dell’estratto in alcol etilico (C2H5OH) 280 Tintura e stampa della seta con coloranti acidi 316
Analisi dell’estratto in acqua (H2O) 280 Tintura del cotone con coloranti diretti 316
Analisi dell’estratto in diossano 282 Tintura del cotone con coloranti reattivi 317
Analisi dell’estratto in acido cloridrico diluito (HCl) 282 Tintura dell’acetato e del triacetato 318
Tintura dei poliesteri con coloranti dispersi 318
Tintura delle fibre poliammidiche
con coloranti dispersi 318
Capitolo 13 13.9 Cenni di chimica analitica dei coloranti 319
Coloranti, tintura e stampa Analisi qualitativa 319
per i materiali tessili Analisi quantitativa 323

13.1 Nozioni preliminari sulla luce 283


13.2 La tricromia e il triangolo del colore 287 Esercizi 324
13.3 Sostanze coloranti 289
13.4 Coloranti: generalità e classificazioni commerciali 289 Indice analitico 331
Classificazione chimica 289
Classificazione secondo l’origine 293 Referenze iconografiche 338

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
Idee per
il tuo futuro
www.ideeperiltuofuturo.it
CHE COSA FARÒ DA GRANDE
Sei alla fine del tuo percorso scolastico. Che cosa fare adesso? Iscriversi a un
corso universitario? Fare uno stage o un corso professionalizzante? Cercare di
entrare subito nel mondo del lavoro? Studiare e al contempo lavorare?
Per aiutarti nella scelta ti proponiamo alcuni dati relativi al 2009-2011. È im-
possibile dire come saranno le cose tra qualche anno, i tempi recenti ci hanno
abituati a cambiamenti anche repentini.

La laurea “paga”. Una recente ricerca Isfol 1 ha mostrato che chi è laureato ha più pos-
sibilità di trovare un’occupazione e in media riceve uno stipendio più alto rispetto a chi
possiede soltanto un diploma.
Dal momento che i diplomati entrano nel mondo del lavoro prima dei laureati, ini-
zialmente il tasso di occupazione per i primi è superiore rispetto a quello dei secondi,
ma già prima del compimento dei 30 anni chi possiede una laurea ha più possibilità
di trovare lavoro, per arrivare nella fascia 34-44 anni, dove il tasso di occupazione dei
laureati supera del 7% quello dei diplomati.
1 Tutti i dati sono tratti
In media tra 25 e 64 anni è occupato il 73,1% dei diplomati e il 79,2% dei laureati.
da una ricerca Isfol
Secondo uno studio OCSE del 2011 i giovani laureati subiscono di più gli effetti della con dati relativi al
recente crisi economica rispetto ai loro coetanei con istruzione secondaria inferiore2. 2010, (l’Isfol, Istituto
per lo Sviluppo
Quali lauree valgono un lavoro? Le lauree “brevi” servono? Le lauree triennali si rive- della Formazione
lano molto utili ai fini dell’occupazione: a un anno dal termine degli studi il 42,1% dei Professionale dei
Lavoratori è un ente
laureati triennali lavora, con picchi dell’81,7% per le professioni sanitarie. Tirocini e pubblico di ricerca), e
stages sono determinanti per formare e inserire questi laureati nel mondo del lavoro. ISTAT del II Trimestre
I tassi di occupazione più alti si hanno tra i medici, seguiti dai laureati in chimica far- 2011.
maceutica e ingegneria. In generale sono le discipline di tipo scientifico – sia a livello
di diploma sia a livello di laurea – le più spendibili nel mondo del lavoro, mentre le 2 Rapporto OCSE
discipline umanistiche condannano a una difficile collocazione sul mercato, anche a Education at a Glance
fronte di un eccesso di offerta di laureati in questi ambiti. 2011.

A Nord c’è più lavoro, ma… A livello nazionale il tasso di disoccupazione è 7,8%, che 3 Dati ISTAT del II
sale a 27,4% se si considerano solo i giovani (15-24 anni): più alto al Sud (39,2%), meno Trimestre 2011.
al Centro (25,3%), più basso al Nord (19,0%). La situazione per le ragazze è più critica:
il tasso della disoccupazione femminile, nella fascia 15-24 anni, supera di circa 8 punti 4 Dati Confartigianato
percentuali quello maschile (32,3% per le donne, 23,9% per gli uomini), forbice che si Imprese Emilia-
mantiene simile nelle diverse zone geografiche: al Nord il tasso è 22,7% per le donne e Romagna, 2010.
16,4% per gli uomini; al Centro è 34,8% per le donne e 18,7% per gli uomini e a Sud è di
44,0% per le donne e 36,0% per gli uomini.
Tuttavia i dati della disoccupazione giovanile non devono scoraggiare chi cerca la-
voro: se la disoccupazione giovanile è del 27,4%, vuol dire che una parte non piccola
dei giovani che hanno cercato lavoro (il 72,6%) lo ha trovato3. Inoltre i dati variano mol-
to da luogo a luogo e anche all’interno di una stessa regione può esservi una grande va-
rietà di situazioni. L’Emilia-Romagna è tra le regioni in cui la disoccupazione giovanile
incide meno, ma con grandi differenze tra le province: se Bologna nel 2010 raggiunge
un tasso di disoccupazione di 29,2%, a Piacenza il valore è più che dimezzato (13,6%)4.

IX
Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
COME FUNZIONA L’UNIVERSITÀ

L’Università italiana offre corsi di studio organizzati in tre cicli:

laurea, di durata triennale (180 crediti formativi in un massimo di 20 esami), al ter-


mine della quale si consegue il titolo di Dottore; ad esempio laurea in Tecniche di
POSSO ISCRIVERMI radiologia medica o in Scienze del comportamento e delle relazioni sociali.
ALL’UNIVERSITÀ? Laurea magistrale, di durata biennale (120 crediti in un massimo di 12 esami), al
Per iscriversi termine della quale si consegue il titolo di Dottore magistrale; ad esempio laurea in
all’Università è
necessario il diploma di
Biotecnologie mediche o in Psicologia clinica.
maturità quinquennale Dottorato di ricerca e Scuola di specializzazione.
oppure quello
quadriennale con un Esistono anche corsi di laurea magistrali a ciclo unico, della durata di 5 (300 crediti
anno integrativo o, in in un massimo di 30 esami) o 6 anni (360 crediti in un massimo di 36 esami); ad esem-
alternativa, un obbligo
formativo aggiuntivo pio Medicina e Chirurgia.
da assolvere durante il Per approfondire gli studi si può accedere a master di 1° e di 2° livello e ai corsi di
primo anno di corso. alta formazione.

I crediti formativi universitari (CFU) misurano il carico di lavoro dello studente


(1 CFU = 25 ore di impegno; 60 CFU = 1 anno di impegno universitario), compresi lo
studio individuale ed eventuali esperienze di apprendistato5. Sono stati introdotti per
facilitare il confronto tra i sistemi e i programmi di differenti corsi e Atenei italiani ed
europei, e quindi il passaggio da un corso di studio a un altro, oppure da un’Università
Quanto costa a un’altra, anche straniera: i CFU sono trasferibili in ECTS (European Credit Transfer
l’Università? and Accumulation System) e quindi riconosciuti nelle Università di tutta Europa.
www. Tramite i CFU è possibile valutare ai fini della laurea anche esperienze quali stages e
ideeperiltuofuturo.it tirocini. Infine i CFU permettono di semplificare la determinazione dei piani di studio
individuali (PSI) che ciascuno studente può modulare su se stesso. In alcuni casi è
possibile personalizzare il proprio percorso di studi, inserendo nel piano degli esami
da sostenere alcuni corsi non previsti dal piano di studi istituzionale.
Il mio diploma è
riconosciuto in Europa? Quando si presenta il PSI bisogna rispettare il minimo di crediti obbligatori per
ciascun ambito disciplinare previsti dal proprio corso di laurea.
http://www.enic-
naric.net/ Vorrei studiare in Europa. I cittadini dell’Unione europea (UE) possono studiare, dalla
scuola primaria al dottorato di ricerca, in uno dei paesi UE.
Per facilitare questi scambi è stato creato Ploteus, il portale delle opportunità di
Vorrei studiare negli
USA apprendimento (www.europa.eu/ploteus): programmi di scambio, borse di studio,
descrizioni dei sistemi di istruzione e apprendimento dei vari paesi europei, nonché
www.
indicazioni dei siti web degli istituti di istruzione superiore, i database dei corsi di for-
ideeperiltuofuturo.it
mazione, le scuole... Attraverso Ploteus è possibile anche avere notizie pratiche, ad
esempio su come raggiungere la località e dove alloggiare, sul costo della vita, le tasse,
i servizi cui si può accedere.
5 Regolamento recante
norme concernenti
l’autonomia didattica
degli atenei, Decreto
Ministeriale 3 novembre
1999, n.509

X
Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
VERSO IL LAVORO
Vorresti trovare lavoro? Nelle pagine che seguono trovi informazioni su come e
dove cercare lavoro, cos’è lo stage, come scrivere un curriculum e una lettera di
accompagnamento, come sostenere un colloquio. Sul sito www.ideeperiltuofu-
turo.it trovi tante informazioni utili e dettagliate in più per aiutarti nella tua ri-
cerca in Italia e all’estero: i centri per l’impiego e i Career days, siti internazionali,
una panoramica dei contratti di lavoro e altro ancora. Vuoi cercare lavoro
all’estero?
www.
ideeperiltuofuturo.it

La ricerca di lavoro in Italia. Per mettere in contatto domanda e offerta di lavoro esisto-
no in Italia numerosi soggetti, sia pubblici sia privati, autorizzati dallo Stato a svolgere
servizi di intermediazione e collocamento. Sono i Centri per l’impiego (CIP), le Agen-
zie per il lavoro, la Borsa continua nazionale del lavoro (BCNL) e il portale «Cliclavo-
ro». Anche le scuole secondarie di secondo grado, le Università, i comuni, le associa-
zioni dei datori di lavoro e dei lavoratori, i patronati, i gestori di siti internet possono
svolgere attività di intermediazione, purché non abbiano fini di lucro.
LA TOP TEN DEI LAVORI
Cercare lavoro tra le pagine dei giornali. Un canale tradizionale ma sempre valido per IN ITALIA
chi cerca annunci di lavoro è rappresentato da supplementi e inserti delle maggiori Non hai un’idea
testate a diffusione nazionale e dai giornali specializzati; ne segnaliamo alcuni fra i precisa di cosa vorresti
principali: fare? Alcune figure
professionali sono molto
il supplemento «Tutto Lavoro» del lunedì della «Stampa»; ricercate in Italia, ecco
la top ten dei profili
le pagine dedicate al lavoro il giovedì dalla «Repubblica»; lavorativi più ricercati in
Italia nel 2011, secondo
il supplemento «Corriere lavoro», con la sezione «Trovo Lavoro», del «Corriere del il quotidiano “Il Sole 24
la Sera» del venerdì; Ore”.

il supplemento «Carriere&Lavoro» del «Sole 24Ore» del venerdì tocca temati 1) Farmacista
che relative al nuovo mercato del lavoro attraverso inchieste e dossier, e fornisce 2) Progettista settore
strumenti e notizie utili per cambiare mestiere e migliorare la propria carriera. metalmeccanico
3) Infermiere
Fra i giornali specializzati: 4) Addetto consulenza
fiscale
il settimanale «Trova Lavoro» con annunci dall’Italia e dall’estero e una selezione
5) Sviluppatore software
dei concorsi tratti dalla Gazzetta Ufficiale;
6) Progettista meccanico
«Walk on Job» , un bimestrale distribuito gratuitamente in 41 città italiane, che dà 7) Educatore
spazio al mondo del lavoro e della formazione, con inchieste, interviste, notizie e professionale
opportunità prima e dopo la laurea; 8) Addetto logistica
9) Disegnatore tecnico
il mensile «Bollettino del Lavoro». Cad-Cam
10) Fisioterapista
Cercare lavoro online. Accanto alla versione cartacea dei supplementi dei giornali, si
trova anche la versione online, col vantaggio di consentire un aggiornamento continuo (Fonte: Union Camere-
Excelsior 2011)
degli annunci, l’inserimento immediato del proprio curriculum in apposite banche
dati, di inviare direttamente la propria candidatura in risposta alle offerte di lavoro, di
ricevere gli annunci sulla propria e-mail.
Tra le versioni online segnaliamo «Job24» del «Sole 24Ore» e «MioJob» della «Re-
pubblica». Tra i più importanti (e seri) siti per la ricerca di lavoro indichiamo Monster
(www.monster.it) e Infojobs (www.infojobs.it). Da consultare è anche il sito www.con-
corsi.it, che informa sui concorsi pubblici banditi in Italia. Per quanto riguarda i social
network professionali si segnalano Linkedin (www.linkedin.com) e Xing (www.xing.
com) che, oltre a funzionalità come “find job” offrono la possibilità di entrare a far par-
te di gruppi di discussione utili alla crescita professionale.

XI
Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
CURRICULUM VITAE E LETTERA DI ACCOMPAGNAMENTO

Il Curriculum Vitae. Quando si è alla ricerca di un lavoro, prima o poi arriva il momen-
to di inviare (per posta ordinaria o per e-mail) il proprio Curriculum Vitae (CV) e una
lettera di accompagnamento alle aziende per le quali si desidera lavorare, sperando di
essere chiamati per un colloquio.
Il CV è la carta di identità professionale del candidato e deve indicare l’iter formati-
vo, le conoscenze e le competenze di chi si propone per ottenere un impiego.
Si comincia sempre dai dati anagrafici, per un’inquadratura iniziale, e dai contatti
(indirizzo, numero di telefono, cellulare, e-mail...), per poi passare in rassegna le prece-
Scarica il CV denti esperienze lavorative e le varie tappe della propria istruzione/formazione, dalla
Europass più recente alla più lontana nel tempo.
www.europassitalia.it Altre informazioni indispensabili riguardano la padronanza di una o più lingue stra-
niere e le competenze tecniche; conviene anche mettere in rilievo le capacità relazio-
nali e organizzative, se si posseggono.
Per quanto riguarda altre informazioni personali, è meglio inserire solo quelle che
possono essere apprezzate dalla specifica azienda cui è indirizzato il CV.
Infine, non bisogna mai dimenticare di autorizzare il trattamento dei dati personali,
facendo riferimento al d. lg. 196/2003.
Un CV efficace sarà completo, chiaro e soprattutto breve (due pagine di solito sono
sufficienti): bisogna tenere conto che chi lo legge è abituato a valutarne decine tutti i
giorni e apprezzerà il fatto di trovare subito le informazioni che gli interessano.
Meglio selezionare solo le aziende che più si avvicinano al proprio profilo profes-
sionale e scrivere per ciascuna una lettera di accompagnamento mirata.
I portali che si occupano di selezione del personale solitamente danno
la possibilità di compilare CV online, secondo modelli prestabiliti; oppure
si può preparare da soli il CV e poi caricarlo sul sito su cui ci si vuole pro-
porre.

La lettera di accompagnamento (o cover letter ) va preparata con mol-


tta attenzione perché serve a convincere il selezionatore a prendere
iin considerazione l’offerta di lavoro e quindi a esaminare il CV.
La forma deve essere curata e corretta, per dimostrare un
buon livello di istruzione.
La lettera di accompagnamento è una e-mail (o una
lettera) dalla quale devono emergere in maniera sinteti-
ca (dieci righe al massimo) le motivazioni del candidato,
le competenze, i titoli, le esperienze che rendono la per-
sona adatta per quel posto di lavoro.
Sintetici sì, ma non vaghi o generici: l’impegno nello
scrivere la lettera sta proprio nel risultare sinceri, con le
idee chiare ma anche aperti a varie possibilità.
La lettera deve far capire che si conosce, anche se dal di
ffuori, l’azienda e che se ne comprendono le necessità. Per
avere queste informazioni è necessario visitarne il sito in-
ternet ma anche, ad esempio, cercare e, se si può, speri-
mentare i prodotti di quell’azienda. In questo modo sarà
m
più facile mettersi dal punto di vista dell’azienda stessa,
p
ccapire quali competenze potrebbero essere utili e pun-
ttare su quelle.

XII
Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
CURRICULUM VITAE E LETTERA DI ACCOMPAGNAMENTO

Le possibilità di essere valutati crescono se la busta che contiene lettera e CV, o l’e-
mail, è indirizzata al direttore del settore nel quale vorremmo lavorare e non generica-
mente all’impresa o, ad esempio, all’ufficio delle risorse umane. In questo caso bisogna
fare accurati controlli per essere certi di scrivere correttamente il nome, il titolo di stu-
dio, la posizione che ricopre la persona a cui indirizziamo la lettera ed essere sicuri che
effettivamente lavori ancora lì.

Una lettera di accompagnamento. Carla è diplomata in Servizi per l’agricoltura e


lo sviluppo rurale. Ha sfruttato un periodo di lavoro part-time in un call center per
avere il tempo di cercare un corso di formazione che faccia al caso suo. Dopo ha
frequentato un corso della Regione di 180 ore in
Sicurezza alimentare.
Nel frattempo visita i siti di varie
aziende della zona in cui abita e ne indi-
vidua alcune cui decide di inviare il CV. ELDQFRODWWH#ODPR]]DUHOODLW
La ditta dove vorrebbe lavorare è “La a
Mozzarella”, che produce latte e deriva-
2IIHUWD GL FROODERUD]LRQH
ti. Nel sito si insiste sulla qualità dei pro-
dotti unita al rispetto dell’ambiente. (JU GRWW %LDQFRODWWH

A chi vuole lavorare per “La Moz- KR IUHTXHQWDWR O¶,VWLWXWR SURIHVVLRQDOH SHU L 6HUYL]L SHU O¶DJULFROWXUD H OR VYLOXSSR UXUDOH
zarella” è richiesta personalità, grinta a GL $« GLSORPDQGRPL FRQ  'L UHFHQWH KR VHJXLWR XQ FRUVR GL VSHFLDOL]]D]LRQH
GHOOD 5HJLRQH %« LQ 6LFXUH]]D DOLPHQWDUH FKH YHUWHYD VXOOH PRGHUQH WHFQLFKH GL DQDOLVL
e condivisione dei valori dell’azienda. GHJOL DOLPHQWL
Con una telefonata Carla verifica che il
,O YRVWUR QRPH FKH FRQRVFR VLQ GD SLFFROD SHU PH q VLQRQLPR GL VHULHWj H DI¿GDELOLWj
responsabile della sicurezza alimentare H FRQGLYLGR O¶RELHWWLYR GL SXQWDUH VXOOD TXDOLWj H OD VRVWHQLELOLWj GHOOD SURGX]LRQH H
è il dott. Biancolatte. VXO ULVSHWWR SHU O¶DPELHQWH PL q VHPSUH SLDFLXWD O¶LGHD GL ODYRUDUH QHOO¶DUHD GHOOD
SURGX]LRQH H GHO FRQWUROOR DOLPHQWDUH H LQ SDUWLFRODUH QHOOD SURGX]LRQH GHL ODWWLFLQL
Ecco la lettera di accompagnamento FKH DSSUH]]R PROWR SHUWDQWR YL FKLHGR JHQWLOPHQWH GL LQIRUPDUPL ULJXDUGR DOOD YRVWUD
scritta da Carla. GLVSRQLELOLWj

/H SRUJR L PLHL SL FRUGLDOL VDOXWL

&DUOD %LDQFKL

XIII
Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
IL COLLOQUIO E LO STAGE

Il colloquio. La strategia per la buona riuscita di un colloquio di lavoro comincia nel


momento in cui si viene contattati. Innanzitutto è importante rispondere subito e con
gentilezza alla convocazione (che sia arrivata per telefono, lettera o e-mail) e presen-
tarsi puntuali all’appuntamento.
Per evitare ritardi, conviene informarsi bene su come raggiungere la sede del collo-
quio e partire con largo anticipo, così da non arrivare trafelati all’incontro.
Il successo di un colloquio dipende anche da una serie di informazioni che sarà
stato possibile raccogliere sull’azienda e utilizzare a proprio vantaggio. Ad esempio,
per decidere quale sia l’abbigliamento più adatto, uno sguardo allo stile dell’azienda
è consigliato. Basterà poi adattare questo stile al proprio e alla posizione alla quale si
aspira. Se, ad esempio, cerchiamo lavoro in banca potrebbe essere una buona idea non
mettere i jeans, se si tratta di un’azienda di grafica che ha uno stile giovane e casual i
jeans andranno benissimo. Conoscere l’azienda per la quale si desidera lavorare è
importante anche per mostrare in maniera mirata le competenze di cui si dispone,
nonché interesse e sintonia con quella specifica linea imprenditoriale.
Quando ci si trova di fronte alla persona incaricata della selezione bisogna mostrarsi
E se mi fanno una sicuri e determinati senza essere spavaldi o sbruffoni. Non conviene mentire a propo-
domanda assurda?
sito delle esperienze lavorative precedenti o essere disonesti riguardo alle proprie ca-
www. pacità: prima o poi si verrà scoperti, magari nel momento meno opportuno... È invece
ideeperiltuofuturo.it importante mostrarsi positivi, disponibili a imparare e a risolvere problemi.
I reclutatori rivolgono al candidato una serie di domande, a volte prevedibili, che
possono riguardare la sfera personale (ad esempio “Da quanto tempo cerca lavoro?”...)
o la sfera professionale: sia sulle esperienze passate (ad esempio: “Mi parli del suo cur-
riculum”, “Perché ha scelto proprio quel corso di studi?”...), sia sul lavoro per cui si è
a colloquio (ad esempio “Cosa sa della nostra azienda?”, o anche “Perché dovremmo
assumerla?”).
Alcune aziende preparano un colloquio di gruppo, per osservare in che modo i can-
didati interagiscono tra loro, collaborano, affrontano alcune situazioni critiche che si-
mulano quelle reali. In questi casi il consiglio è di non essere eccessivi: la cosa migliore
è mostrare senso pratico e capacità di mediare e partecipare o guidare il gruppo verso
la soluzione del problema.

Lo stage (tirocinio formativo o internship). Si tratta di un’esperienza professionale utile


per chi si avvicina al mondo del lavoro per la prima volta, per accrescere le proprie
competenze e arricchire il Curriculum Vitae, anche perché è difficile trovare un impie-
go senza avere precedenti esperienze.
Lo stage non rientra nelle tipologie di lavoro subordinato poiché è obbligatoria per il
tirocinante solo un’assicurazione in caso di infortunio (e non lo stipendio).
Per quantificare l’utilità dello stage è stato creato il sistema dei crediti
formativi, ossia un punteggio che il giovane studente guadagna
nel corso del suo tirocinio e che può spendere ai fini forma-
tivi: di diploma, per gli studenti del quinto anno di scuola
media superiore; di esame o di laurea, per gli universitari.
Un’esperienza di stage può anche arrivare a sostituire
un esame universitario: è sufficiente certificare che l’e-
sperienza svolta durante lo stage va a integrare le cono-
scenze acquisite nell’arco degli studi, completandole
e arricchendole.

XIV
Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
1

Introduzione
alle fibre tessili Esercizi a p. 324

capitolo

1 1.1 Generalità
1.2 Classificazione
merceologica
1.3 Classificazione
chimica
1.4 Struttura
1.5 Proprietà
delle fibre tessili:
generalità
1.6 Proprietà chimiche
1.7 Etichettatura
dei prodotti tessili
1.8 Tabelle di
classificazione
merceologica

1.1 Generalità
Le fibre tessili sono sostanze, presenti in natura o prodotte dall’uomo, di
aspetto filamentoso o fusiforme, che si prestano a essere filate e tessute, sia
per la loro morfologia, sia per le loro caratteristiche di resistenza, elasticità e
flessibilità. Spesso vengono annoverati tra le fibre tessili anche quei materiali a
fibra corta che, pur non potendo essere filati, vengono feltrati, cioè compattati
tra loro a formare uno strato di un certo spessore e di consistenza simile a un
tessuto e denominato feltro.
Si comprendono tra le fibre tessili anche quelle sostanze, di solito naturali,
che, pur non essendo adatte per realizzare tessuti, possono tuttavia, per il loro
aspetto tiglioso, essere usate per lavori di intreccio, così da ottenere cordami,
stuoie e tappeti.

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
2 capitolo 1

1.2 Classificazione merceologica


A seconda della loro origine le fibre tessili si dividono in naturali e tecnofibre
(o fibre man-made); queste ultime si suddividono in artificiali e sintetiche.
Le fibre naturali si trovano già in natura sotto forma di filamenti più o
meno lunghi. Le fibre artificiali sono prodotte dall’uomo partendo da materie
prime polimeriche di origine naturale. Le fibre sintetiche, infine, sono prodot-
te partendo da polimeri sintetici ottenuti da materie prime non polimeriche
mediante reazioni chimiche di polimerizzazione.
Le fibre naturali si dividono in animali, vegetali (in passato si utilizzava
anche la fibra minerale di amianto, oggi totalmente eliminata per la sua tos-
sicità), le fibre artificiali in fibre di origine animale, vegetale e inorganica; le
fibre sintetiche, infine, sulla base della famiglia del polimero, si dividono in
poliolefiniche, poliviniliche, poliacriliche, poliammidiche, poliesteri, poliurei-
che, ecc. (tabella 1.1).
Tabella 1.1 Classificazione delle fibre tessili
Lana
Da bulbo Alpaca
pilifero Mohair
Fibre animali
Cachemire
Secretive seta
Bisso
Da seme Cotone
Kapoc
Fibre naturali Lino
Canapa
Fibre vegetali Da libro Juta
Ramiè
Kenaf
Da foglia Abaca
Da frutto: Cocco Sisal
Fibre tessili

Di origine animale
Fibre artificiali Di origine vegetale
Di origine inorganica: Fibra di vetro

Tecnofibre Polidieniche
Poliolefiniche
Poliviniliche
Poliacriliche
Fibre sintetiche Poliflucetileniche
Poliesteri
Poliammidiche
Poliuretaniche
Policarbonate

Le elastofibre comprendono sia fibre prodotte da idrocarburi, sia fibre prodotte da poliuretani, sia fibre prodot-
te da resine siliconiche.

Fibre naturali
a) Animali: appartengono a questa classe le lane, cioè le fibre animali costi-
tuite dai peli dei velli di pecora, capra, alpaca, lama, vigogna, cammello e le
sete, cioè quelle fibre costituite dai filamenti prodotti da alcuni insetti (seta,
tussah, seta di ragno) o da alcuni molluschi (bisso o seta marina) (tabelle 1.10
e 1.12).

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
Introduzione alle fibre tessili 3

b) Vegetali: sono fibre cellulosiche che a seconda della parte della pianta da
cui si ricavano, vengono distinte in fibre da semi (cotone, kapoc), fibre da libro
o stelo (lino, canapa, juta, ramiè, ecc.), fibre da foglie (sisal, manila, alfa, ecc.)
(tabella 1.11).

Fibre artificiali
a) Ricavate da polimeri di origine vegetale (viscosa, cupro, acetato, fibre poli-
soniche, fibre alginiche).
b) Ricavate da proteine animali (caseina, ecc.).
c) Ricavate da filamenti inorganici (metallici, di vetro, ecc.) (tabella 1.13).

Fibre sintetiche
Sono ricavate da composti chimici semplici per polimerizzazione e successiva
filatura del polimero (olefine, derivati vinilici, derivati acrilici, fenoli, ammidi,
aldeidi, derivati stirenici, ecc.) (tabella 1.13).

1.3 Classificazione chimica


Le fibre tessili, rispetto alla composizione chimica, hanno la più varia origine:
sono per la maggior parte macromolecole organiche, ma non mancano com-
posti minerali (silicati) e derivati dei metalli.
Come vedremo nei paragrafi successivi, tra le fibre naturali di origine ani-
male, la lana e i velli di capre e di camelidi sono composti essenzialmente da
una proteina, la cheratina, caratteristica delle parti di rivestimento protettivo
degli animali (come unghie, scaglie, aculei, penne); i filamenti secreti dal baco
da seta e dagli altri animali serigeni, sono invece composti da un’altra proteina
detta fibroina. Nel caso della seta comune i due filamenti di fibroina secreti dal
baco sono cementati da una proteina gommosa detta sericina.
Le fibre naturali di origine vegetale sono composte da cellulosa, in alcuni
casi quasi pura (cotone), in altri mescolata a sostanze incrostanti quali la ligni-
na, la pectina e le emicellulose (lino e canapa).
Riguardo alle fibre artificiali dobbiamo distinguere quelle di origine ani-
male, derivate da proteine animali come la caseina del latte (lanital e merino-
va) e quelle di origine vegetale, ottenute da proteine estratte dai semi del mais
(vicara), dell’arachide (ardil), della soia (azlon), ecc., o da cellulosa trattata.
In quest’ultimo caso si possono avere fibre derivate dalla cellulosa rigenerata
(viscosa, cupro, fibre polisoniche), o da cellulosa esterificata (acetato).
Sempre tra le artificiali di origine vegetale sono inoltre da ricordare le fibre
alginiche, derivate dall’acido alginico presente nelle alghe come alginato di
sodio e le fibre di gomma ottenute per coagulazione del lattice estratto dalla
Hevea brasiliensis.
Infine le più comuni fibre artificiali di origine minerale sono: le fibre di
vetro composte da silice (SiO2) addizionata o con carbonato di sodio, Na2CO3
(vetri alla soda), o con acido borico, H3BO3, e borace, Na2B4O7, 10H2O (vetri
al boro); le fibre metalliche composte da alluminio, stagno, argento, oro ecc.,
normalmente ricoperte con resine artificiali o sintetiche e le fibre di carbone,
composte da grafite, cioè da carbonio purissimo.
Le fibre sintetiche vengono classificate sulla base della loro natura chimica
specificata dalla famiglia di appartenenza dei polimeri che le costituiscono:

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
4 capitolo 1

poliolefiniche, poliviniliche, poliacriliche, poliammidiche, poliesteri, poliure-


taniche ed elastomeriche ottenute da gomme sintetiche (tabella 1.2).

Tabella 1.2 Classificazione chimica delle fibre tessili


da bulbo pilifero: cheratina
Animali
secretiva: fibroina + sericina
Naturali da seme: cellulosa pura
da libro: cellulosa+lignina
Vegetali da foglie: cellulosa+incrostanti
da frutto: cellulosa+incrostanti
da alghe: acido alginico
animali: casena del latte
Proteiche
vegetali: proteine del mais
Cellulosiche cellulosa rigenerata
cellulosa esterificata
Artificiali Alginiche alginato di sodio solubilizzato in H2O
Fibre tessili Polisopreniche Isoprene polimerizzato naturalmente
Metalliche Al, Fe, Sn, Ag. Au. ecc.
Grafitiche carbonio purissimo

Polioelefiniche: da alcheni
da poliaddotti polidieniche: da dieni
poliviniliche: da monomeri vinilici
poliacriliche: da acrilonitrile
poliesteri: acido tereftalico
Sintetiche + glicol etilenico
poliesteri speciali: acido tereftalico
+ dimetil-cicloesanolo
poliammidiche: acido bicarbossilico
da policondensati + diammina (di policondensazione)
poliammidiche: da caprolattame
o lattami diversi (di poliaddizione)
poliuretaniche: glicol etilenico
+ diisocianato
policarbonate: bisfenolo A + fosgene

1.4 Struttura
Le fibre tessili, sia naturali sia tecnofibre, sono per la maggior parte di natura
organica e costituite da polimeri. Con il termine polimero si intende una so-
stanza macromolecolare costituita da raggruppamenti di atomi fra loro legati
con legami covalenti, raggruppamenti che si ripetono uguali numerosissime
volte a formare la macromolecola; sono detti unità strutturali o ripetitive o
monomeriche e sono uniti fra loro con due o più legami covalenti. Il numero di
legami che un’unità strutturale forma con altrettante unità è detto funzionalità
e si possono avere unità strutturali bifunzionali, trifunzionali, ecc.
Un polimero può essere costituito dall’unione di monomeri tutti uguali e si
ha un omopolimero, oppure monomeri del polimero possono essere di due o
più tipi diversi e si ha un copolimero. In un copolimero le diverse unità struttu-
rali possono essere distribuite casualmente nella macromolecola (è il caso più
frequente in particolare nelle fibre) e si ha allora un copolimero statistico:

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
Introduzione alle fibre tessili 5

oppure la loro distribuzione segue un certo ordine con alternanze di lunghe


sequenze di ciascuna unità strutturale, e si ha un copolimero a blocchi:

oppure le sequenze di una unità strutturale sono attaccate alle catene polime-
riche delle altre unità ripetitive (in pratica le catene di un altro polimero) e si
ha allora un copolimero innestato:

Le macromolecole di un polimero, pur presentando tutte la stessa composizione


e quindi le stesse caratteristiche chimiche, hanno in genere masse molecolari
diverse in quanto il numero di unità strutturali che le compongono segue una
certa distribuzione statistica e pertanto un polimero viene caratterizzato da una
massa molecolare media o da un grado di polimerizzazione, cioè dal numero di
unità strutturali che costituiscono mediamente le macromolecole. Per lo stesso
polimero, ma preparato in condizioni diverse, il grado di polimerizzazione e
quindi la massa molecolare media variano apportando modificazioni delle pro-
prietà fisiche e, in particolare, di quelle meccaniche del polimero.
La forma delle macromolecole di un polimero è in relazione al tipo di fun-
zionalità delle sue unità strutturali. Si possono avere:
a) polimeri lineari, costituiti da lunghe catene di unità strutturali bifunzio-
nali;
b) polimeri ramificati, costituiti da lunghe catene di unità bifunzionali con
l’inserimento di alcune unità trifunzionali alle quali sono attaccate delle cate-
ne più corte;
c) polimeri reticolati o tridimensionali, costituiti da un reticolo a maglie irre-
golari formate e collegate fra loro da unità strutturali tri-tetrafunzionali con
presenza o meno anche di unità bifunzionali:

Le fibre tessili sono costituite da polimeri lineari o al più poco ramificati e


cioè con lunghe catene polimeriche formate da atomi uniti da forti legami
covalenti. Le diverse catene polimeriche tendono a legarsi fra loro con legami
trasversali che nella maggior parte dei casi sono deboli legami intermolecolari
come le forze di Van der Waals, i legami dipolari e a ponte di idrogeno; solo
nelle proteine si trovano forti legami trasversali di tipo chimico quali ponti
salini o legami cistinici. La formazione di legami trasversali intercatena è favo-
rita dall’allineamento delle catene che è a sua volta stabilizzato e favorito dalla
formazione di questi legami.
Questo allineamento porta a un ordinamento tridimensionale delle catene
polimeriche con formazione di cristalliti (o zone cristalline) nella fibra. La dif-

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione
6 capitolo 1

frazione ai raggi X dei polimeri tessili ha messo, infatti, in evidenza elementi di


simmetria relativi a un certo grado di cristallinità, con zone cristalline ingloba-
te in zone amorfe (figura 1.1).
Le lunghe catene polimeriche possono, dunque, attraversare le diverse
zone del polimero con segmenti disordinati nelle zone amorfe e altri segmenti
ordinati nei cristalliti.
Figura 1.1 Cristalliti. parte amorfa

fascio di catene
polimeriche

parte cristallina

L’ordinamento delle catene e quindi la cristallinità di un polimero è favorita


dalla struttura lineare delle sue catene (nei copolimeri e nei ramificati è bassa,
nei reticolati è nulla) e dipende dalla storia termica del polimero.
Nelle fibre chimiche, il polimero, nel passaggio attraverso la trafila o filie-
ra, denominato estrusione, e nell’eventuale successivo stiro, viene sottoposto
a notevoli sollecitazioni meccaniche che agiscono lungo la fibra orientando
longitudinalmente i cristalliti. Le catene, allineandosi, favoriscono un ulterio-
re ordine nella struttura con notevole rinforzo della fibra.
La cristallinità e l’orientamento delle catene polimeriche, favorendo la for-
mazione di legami intercatena, aumentano la resistenza allo scorrimento delle
catene polimeriche e influenzano le caratteristiche meccaniche delle fibre che
da questo scorrimento dipendono, come la tenacità che viene aumentata o la
flessibilità che vien diminuita.
Le zone amorfe della fibra, anche se hanno subìto un certo orientamento,
sono quelle fisicamente più deboli e chimicamente più reattive. Infatti sono le
zone più solubili, le prime che reagiscono con i reattivi chimici e che intera-
giscono con i solventi, e sono anche i punti dove il colorante effettua il primo
attacco per penetrare nella fibra tessile.
È importante sottolineare che una fibra per poter essere impiegata come fi-
bra tessile deve essere cristallina, ma solo parzialmente. Una cristallinità trop-
po elevata infatti, se da un lato fa aumentare la tenacità, la rigidità e la stabilità
chimica delle fibre, dall’altro ne rende difficile la tingibilità e ne diminuisce la
bagnabilità, la flessibilità e l’allungamento rendendo così la fibra difficile da
lavorare e di «mano» sostenuta, cioè rigida. Per la definizione di queste pro-
prietà vedi paragrafo 1.5.
L’orientamento molecolare nelle fibre tessili è sempre parallelo all’asse fi-
broso, in maniera quasi perfetta per le tecnofibre, nelle quali il processo pro-
duttivo di estrusione orienta le macromolecole nel verso della lunghezza e in
maniera meno precisa nelle fibre naturali. Nel cotone, per esempio, l’orien-
tamento molecolare è elicoidale, nel lino invece è parallelo. Ciò contribuisce
al diverso comportamento di queste due fibre rispetto alle prove meccaniche:
il lino ha un’alta tenacità e un basso allungamento, il cotone al contrario ha
media tenacità e più alto allungamento.

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1.5 Proprietà delle fibre tessili: generalità


Come abbiamo già accennato, una sostanza per poter essere considerata come
una fibra tessile deve avere oltre all’aspetto fibroso determinati caratteri o pro-
prietà che la rendono lavorabile, adatta all’impiego per cui è destinata e frui-
bile dal consumatore.
I caratteri più importanti sono quelli morfologico-organolettici, quelli fisi-
ci, quelli chimici e infine quelli fisiologici (tabella 1.3).

Tabella 1.3 Caratteri delle fibre tessili

1. Lunghezza
2. Finezza (diametro)
Caratteri 3. Lucentezza
morfologico-organolettici 4. Sofficità
5. Morbidezza mano
6. Voluminosità

1. Igroscopicità
2. Stabilità termica
3. Comportamento nei confronti della combustione
4. Feltrabilità
Caratteri fisico-meccanici 5. Coibenza
6. Tenacità
7. Allungamento a rottura
8. Resistenza
9. Elasticità

1. Allergenicità
Caratteri fisiologici 2. Senso di caldo o fresco
3. Vestibilità

Caratteri morfologico-organolettici
Sono sia requisiti dimensionali ed esteriori sia requisiti organolettici.
La lunghezza e la finezza di una fibra sono molto importanti sia per la sua
lavorazione sia per la qualità del prodotto finito.
La lunghezza di una fibra si misura normalmente in millimetri mentre la
finezza, cioè il diametro della fibra, in micrometri (millesimi di millimetro). Una
fibra per poter essere filata ha bisogno di una lunghezza minima di 5 mm. Nor-
malmente le fibre più corte si hanno nel lino e nella canapa mentre la lana ha
delle fibre piuttosto lunghe. Un caso a parte è rappresentato dalla seta che è l’uni-
ca fibra naturale a essere prodotta con un filo continuo. Le tecnofibre viceversa
sono tutte in filo continuo e solo quando devono essere utilizzate in mischia con
fibre naturali vengono tagliate a una lunghezza prestabilita denominata fiocco.
Riguardo alla finezza la vigogna e il lino azzurro sono le fibre più fini, aven-
do fibre anche di soli 5 μm di diametro. I peli setolosi di pecore e cammelli
sono invece tra le fibre più grossolane, arrivando al diametro di 140 μm.
Il rapporto lunghezza su diametro si calcola riportando le unità di misura in
millimetri. Così il rapporto lunghezza/diametro di un makò (varietà di coto-
ne) egiziano che ha finezza di 24 μm e lunghezza di fibra di 12 mm è:

lunghezza/diametro = 12 mm = 0 ,5 $ 103 = 500


24 $ 10-3 mm

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8 capitolo 1

In tabella 1.4 sono riportati i valori medi di finezza e lunghezza per le principali
fibre.
Tabella 1.4 Caratteri dimensionali delle principali fibre tessili
Fibre tessili Lunghezza (mm) Finezza (diametro) μm
Lana merina 50-80 15-30, extrafine: 15-18
Lana ordinaria 200-350 30-100
Lana incrociata 80-200 20-50
Mohair kid 100-200 14-25
Mohair I qualità 120-250 18-35
Mohair Il qualità 120-250 20-60
Cachemire 30-120 13-16
Alpaca 50-200 20-30
Vigogna 40-80 6-20
Cammello 40-120 10-30
Seta filo continuo 15-25
Cotone makò 20-30 12-14
Cotone seaisland 28-36 11-13
Lino 20-40 5-30
Canapa 15-50 25-35
Ramiè 40-120 40-70

La finezza di una fibra si può misurare anche col titolo che esprime il peso
corrispondente a una determinata lunghezza del filo.
In Italia, per esempio, per la seta il titolo più utilizzato è il denaro (Td o
den), cioè il peso di 450 m di filo misurato in denari, dove il denaro è un’unità
di peso più piccola del grammo e corrisponde a 0,05 g.
Dunque più un filato è fine più il suo titolo in denari è basso. Un ipotetico
titolo di 1 den corrisponderebbe a un filato così fine che 450 m peserebbero
solo 0,05 g.
Oggi, nelle Norme UNI si usa il titolo Tex (Tt). Il peso si misura in grammi,
ma rapportato a 1000 m di filo. Un tex corrisponde cioè a un filato tale che
1000 m pesano 1 g.
Un altro carattere molto importante per le fibre tessili è la lucentezza, do-
vuta alla rifrazione e alla riflessione della luce sulla superficie della fibra stessa.
Più la fibra è liscia, con superficie uniforme priva di asperità e solchi, più au-
menta la sua lucentezza.
La lucentezza dipende sia dal processo produttivo da cui ha preso origine
la fibra dalla struttura sia interna sia esterna.
Le fibre naturali sono normalmente meno lucenti di quelle sintetiche e pro-
prio per cercare di rendere queste ultime più simili alle fibre naturali, (per esem-
pio quando vengono utilizzate in mischia), vengono opacizzate con appositi
trattamenti (un classico agente opacizzante è il biossido di titanio, TiO2).
Inoltre se una fibra ha un elevato orientamento molecolare e perciò un’ele-
vata cristallinità questa di solito risulta molto lucente.
I caratteri organolettici, cioè la sofficità, la morbidezza e la voluminosità
vengono normalmente riassunti in un unico termine, cioè la «mano» della
fibra. Una fibra ha mano sostenuta se al tatto risulta rigida e poco soffice; ha
invece mano lenta se è morbida ed elastica alla pressione.
Un tessuto prodotto con fibra di mano troppo sostenuta è rigido, se è pro-
dotto con una fibra di mano troppo lenta, è cascante.

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Caratteri fisico-meccanici
Sono sia requisiti fisici (igroscopicità, stabilità termica ecc.) che requisiti mec-
canici (tenacità, resistenza ecc.).
Igroscopicità È la capacità di una fibra di assorbire umidità dall’ambiente.
Dipende dalla composizione chimica e dalla struttura della fibra ed è favorita
G
dalla presenza di gruppi polari quali gli ossidrili (—OH), carbonili ( C"O),
carbossili (—COOH) e di zone amorfe. D
L’igroscopicità di una fibra si misura in base alla percentuale massima di
acqua che la fibra può assorbire senza apparire bagnata. La lana e le fibre al-
giniche sono le più igroscopiche (la lana assorbe acqua fino al 33% del peso
senza dare la sensazione del bagnato).
In relazione all’igroscopicità si stabilisce il tasso di ripresa che rappre-
senta la massima percentuale d’acqua che una fibra può contenere per es-
sere commercializzata e si misura in percentuale sul peso secco del ma-
teriale, cioè la quantità in grammi di acqua assorbita a 20 °C da 100 g di
fibra, precedentemente essiccata, esposta per un’ora a un’umidità relativa
pari al 65%.
Il tasso di ripresa varia da fibra a fibra, da un massimo per la lana intorno
al 18% a un minimo, per il poliestere, pari all’1,5%.
Collegato al tasso di ripresa è il peso mercantile, cioè il peso della merce sec-
ca più il tasso di ripresa. In base a questo peso avvengono le contrattazioni.
Se una partita di 100 kg di canapa, dall’analisi, risulta avere i 118% di umi-
dità, peserà allo stato secco 82 kg. Essendo per la canapa il tasso di ripresa
uguale al 12% circa, il suo peso mercantile sarà il peso del secco più il 12% di
82, cioè 9,84. Si otterrà: 82 + 9, 4 = 91, 84 kg .
I tassi di ripresa riportati in tabella 1.5 sono quelli fissati dalla legge 883 del
26/11/1973.
Comportamento al calore Per azione del calore le fibre naturali, sia vegeta-
li che animali, non fondono ma si decompongono. Per esempio il cotone a
120 °C ingiallisce, a 140-150 °C si decompone. La lana invece a 100 °C diventa
ruvida, a 130 °C inizia a decomporsi, a 200 °C imbrunisce, a 300 °C carbo-
nizza.
Le tecnofibre, in quanto costituite da polimeri lineari in parte cristallini
e in parte amorfi, presentano tre temperature critiche alle quali subiscono
cambiamenti di stato. Partendo da temperature molto basse, innalzando la
temperatura del polimero si ha il passaggio delle parti amorfe da uno stato
vetroso (rigido e fragile) a uno stato viscoelastico (gommoso) alla temperatu-
ra di transizione vetrosa; a temperatura più alta, le parti amorfe passano dallo
stato viscoelastico allo stato viscoso (scorrevole) alla temperatura di rammol-
limento; infine si raggiunge la fusione delle parti cristalline alla temperatura
di fusione.
Anche le tecnofibre si decompongono, ma ciò avviene ad alte temperature
e per la maggior parte di queste queste fibre la decomposizione si riscontra a
temperature superiori a quella di fusione; solo per alcune, la decomposizio-
ne può iniziare a temperature inferiori completandosi rapidamente quando
siano portate allo stato fuso. Le fibre artificiali sia cellulosiche sia proteiche si
decompongono prima della fusione. Del comportamento termico delle fibre
si deve tener conto per la loro filatura e per i diversi processi di finissaggio, in
particolare nella tintura.

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Tabella 1.5 Tassi di ripresa ufficiali delle principali fibre tessili


Numero d’ordine Fibra tessile Tasso di ripresa %
1 Lana pettinata 18,25
1 Lana cardata 17,00
2 Peli pettinati 18,25
2 Peli cardati 17,00
3 Crine pettinato 16,00
3 Crine cardato 15,00
4 Seta 11,00
5 Cotone 8,5
5 Cotone mercerizzato 10,5
6 Kapoc 10,9
7 Lino 12,00
8 Canapa 12,00
9 Juta 17,00
10 Abaca 14,00
11 Alfa 14,00
12 Cocco 13,00
13 Ginestra 14,00
14 Kenaf 17,00
15 Ramiè 8,5
16,1 Sisal 14,00
16,2 Sunn 12,00
16,3 Henequen 14,00
17 Acetato 9,00
18 Alginica 20,00
19 Rayon cupro 13,00
20 Medal 13,00
21 Merinova 17,00
22 Triacetato 7,00
23 Rayon viscosa 13,00
24 Acrilica 2,00
25 Clorofibra 2,00
26 Fluorofibra 0,00
27 Modacrilica 2,00
28,1 Poliammidica 6-6 fibra: 6,25 filo: 5,75
28,2 Poliammidica 6 fibra: 6,25 filo: 5,75
28,3 Poliammidica Il fibra: 3,5 filo: 3,5
29 Poliestere fibra: 1,5 filo: 3,00
30 Polietilenica 1,5
31 Polipropilenica 2,00
32 Poliureica 2,00
33 Poliuretanica 3,5
34 Vinilal 5,00
35 Trivinilica 3,00
36 Fibra di gomma 1,00
37 Elastan 1,5
38 Fibra di vetro 2,00
39,1 Metallica 2,00
39,3 Fibra di carta 13,75

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In tabella 1.6 sono elencate le temperature di transizione vetrosa, di rammolli-


mento, di fusione e di decomposizione delle più importanti fibre.

Tabella 1.6 Comportamento al calore delle principali fibre tessili


Temperatura Temperatura di Temperatura Temperatura di
Fibra tessile di transizione rammollimento di fusione decomposizione
vetrosa
Lana — — — 130 °C
Seta — — — 150 °C
Cotone — — — 150 °C
Lino — — — 150 °C
Canapa — — — 150 °C
viscosa — — — 170-220 °C
Rayon *
acetato 170-180 °C 190-200 °C 230-250 °C —
Poliammidica 6,6 57 °C 220-230 °C 250-260 °C —
Poliammidica 6 50 °C 170-190 °C 215-220 °C —
Poliestere 80 °C 220-240 °C 248-260 °C —
Acrilica 85 °C 200-250 °C a 260 °C fonde decomponendosi

Comportamento nei confronti della combustione


a) Le fibre animali bruciano lentamente con caratteristico odore di sostanza
cornea bruciata e lasciano residuo abbondante e carbonioso.
b) Le fibre vegetali bruciano velocemente con fiamma viva e con caratteristico
odore di carta bruciata.
c) Le fibre artificiali si comportano, come le fibre naturali, a seconda dell’ori-
gine.
d) Le fibre sintetiche bruciano con fumo denso e acre e con fiamma verdogno-
la; tendono a fondere, e sono assai difficili da spegnere anche quando siano
allontanate dalla fiamma.
e) Le fibre minerali: la fibra di vetro diviene prima incandescente e poi fonde.
Riguardo al comportamento delle fibre tessili alla fiamma bisogna citare
l’indice L.O.I. (Indice del Limite dell’Ossigeno) che misura la quantità minima
di ossigeno necessaria a una fibra per poter bruciare.
Partendo dal presupposto che nell’aria la percentuale di ossigeno è del 20-
21% risulta chiaro che le fibre che hanno un L.O.I. superiore al 21% non bru-
ciano o quantomeno si autospengono, le fibre con L.O.I. inferiore al 21% sono
viceversa da considerare infiammabili. Perciò l’indice L.O.I. misura il potere
ignifugo delle fibre tessili (tabella 1.7).

Tabella 1.7 L.O.I. (Limit Oxygen Index) delle principali fibre tessili
L.O.I. L.O.I.
Fibra tessile Fibra tessile
(%) (%)
Lana 25 Clorofibra 48
Cotone 18 Acrilica 18-20
Viscosa 20 Modacrilica 22-28
Acetato 18 Poliestere 20
Triacetato 18 Poliammidica 20

Dalla tabella risultano molto infiammabili il cotone e le fibre artificiali cellulo-


siche e anche le fibre poliammidiche e poliesteri.

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12 capitolo 1

Queste ultime fibre, pur risultando un po’ meno infiammabili del cotone,
sono però più pericolose di quello, infatti durante la combustione fondono pro-
ducendo masse viscose che possono aderire alla pelle e provocare serie ustioni.
Feltrabilità È una proprietà caratteristica della lana e dei peli animali in gene-
re perché è dovuta alla struttura a scaglie di queste fibre e consiste nella com-
pattazione delle fibre tra loro per effetto combinato del calore e dell’umidità.
Le scaglie sulla superficie del pelo di lana per esempio sono disposte come
gli embrici di un tetto, orientate cioè tutte nello stesso senso, verso la punta
della fibra. Perciò le fibre possono scorrere liberamente fra loro, se sono con-
cordi nel verso; nel senso opposto invece sono ostacolate e le stesse scaglie
alzandosi a causa dell’attrito favoriscono l’unione e l’aggrovigliamento delle
fibre.
L’alzarsi delle scaglie è favorito oltre che dallo sfregamento e dal calore,
anche dal trattamento con acidi o con basi.
Con il metodo della feltratura anticamente, con le fibre corte di lana, si
producevano i feltri per cappelli e coperte. Le fibre che venivano usate, oltre a
quelle di lana, erano i peli di cammello, castoro, lepre e lontra.
Coibenza È la proprietà delle fibre tessili a essere più o meno isolanti al calo-
re. Dipende dal loro calore specifico e dalla conduttività termica. Ricordiamo
che quest’ultima è data dal rapporto tra la quantità di calore che nell’unità di
tempo attraversa l’unità di superficie e la differenza di temperatura che si ha
dalle parti opposte della superficie di spessore unitario interessate allo scam-
bio termico:

Q
T1 T2
d

Q (T - T1) $ S
conduttività termica = =k 2
t d
dove Q = quantità di calore; S = unità di superficie; d = spessore; T2 2 T1 .
La coibenza, come vedremo, non dipende solo dalla composizione chimica
della fibra ma anche da fattori strutturali e da fattori fisici (igroscopicità, ad-
sorbimento, ecc.).
Tenacità Una tra le più importanti proprietà fisiche che deve avere una fibra è
la tenacità. La tenacità indica il carico in grammi necessario a rompere un filo
di finezza standard. Per finezza standard si intende un filo con titolo uguale a
un den o a un tex.
Praticamente si misura il carico di rottura a trazione e si dividono i grammi
ottenuti per il titolo. Perciò la tenacità si misura in g/den, o g/tex. La UNI 8218
definisce la tenacità come rapporto tra la forza di rottura in centi-newton e il
titolo in tex (CN/tex). Si può anche misurare in kg/mm2.
La tenacità, come già abbiamo accennato, dipende dall’orientamento mo-
lecolare e dalla cristallinità della fibra. Aumenta passando dalla lana alla seta e
dal cotone al lino. Però una fibra molto tenace, come il lino per esempio, risul-
ta rigida e poco estensibile e perciò difficilmente lavorabile. Inoltre il tessuto
prodotto con queste fibre risulta facilmente sgualcibile a causa della scarsa
flessibilità (tabella 1.8).

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Tabella 1.8 Tenacità e allungamento a rottura delle principali fibre tessili


Tenacità (g/den) Allungamento a rottura (%)
Fibra tessile
Condizionata A umido Condizionata A umido
Lana 1,0-1,7 0,7-1,5 30-50 40-70
Seta 2,7-5,4 2,4-4,8 13-25 15-30
Cotone 2,0-5,4 2,7-7,0 3-7 4-8
Lino 5,0-6,0 5,4-7,4 2-3 2,4-4

Canapa 5,5-7,2 6,1-8,2 2-5 3-6

Viscosa 1,4-2,6 0,8-1,8 15-30 20-40


Viscosa ad
alta tenacità 3,0-5,0 2,0-4,0 9-16 15-24
Acetato 1,1-1,6 0,7-0,9 25-30 30-45
Poliammidica 6-6 4,5-5,5 4-5 26-36 30-46
Poliammidica 6 4,5-6,0 4,0-5,5 30-45 30-45

Poliammidica 11 5-6 4,5-5,5 30-60 30-60


Poliestere 4,0-5,5 4,0-5,5 15-35 15-35

Acrilica 1,6-3,4 1,4-3,2 25-40 30-50

Allungamento a rottura Esprime l’allungamento percentuale subìto dal filo


prima di rompersi. Si sottopone il filo a trazione, e si misura con un’apposita
macchina l’allungamento massimo prima che il filo si rompa. Si imposta poi
la seguente proporzione:

lunghezza iniziale : 100 = allungamento a rottura : x

e si ottiene così l’allungamento percentuale.


Questo si può riportare in grafico rispetto alla tenacità così da ottenere le
curve carico-allungamento. Per esempio nel grafico di figura 1.2 le ascisse A, B, C
e D sono gli allungamenti a rottura del lino, cotone, seta e lana rispettivamente.

Figura 1.2 Allungamenti a rottura


5 LINO di lino, cotone, seta e lana.

COTONE
tenacità g/den

SETA

LANA

10 20 30 40
0
A B C D
allungamento %

Resilienza È la capacità che deve avere una fibra tessile di opporsi all’imma-
gazzinamento di energia meccanica cioè di deformarsi senza subire un cam-
biamento dimensionale permanente; è detta infatti anche elastanza meccanica.

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