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&
VISCOELASTICITÀ
Composto in LATEX
Esempi e grafici eseguiti in Wolfram Mathematica©
√
“Thus it follows that d1/2 x will be equal to x dx : x,
an apparent paradox, from which one day
useful consequences will be drawn.” 1
1
G. W. Leibniz, lettera da Hannover, Germania, 30 Settembre 1695, inviata a G.A.
l’Hôpital.
Indice
Prefazione xi
Simboli Adottati xv
2 Il Calcolo Frazionario 31
2.1 Cenni Storici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
2.2 Derivate e Integrali Frazionari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
2.2.1 Il Differintegrale di Grünwald-Letnikov . . . . . . . . . . 34
v
vi INDICE
3 La Viscoelasticità Lineare 51
3.1 Il Modello Elastico (Hooke) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
3.2 Il Modello Viscoso (Newton-Petroff ) . . . . . . . . . . . . . . . 53
3.3 I Modelli Viscoelastici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
3.3.1 Il Modello di Maxwell . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
3.3.2 Il Modello di Kelvin-Voigt . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
3.3.3 Gli Altri Modelli Classici . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
3.4 La Funzione di Creep e di Rilassamento . . . . . . . . . . . . . 59
3.4.1 Il Principio di Sovrapposizione di Boltzmann . . . . . . 60
3.4.2 La Funzione di Creep e di Rilassamento per il Modello
di Maxwell . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63
INDICE vii
C Comandi in Mathematica © 79
C.1 Funzioni Speciali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79
C.2 Funzioni di Bessel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79
C.3 Trasformate Integrali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80
C.4 Differintegrali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80
Bibliografia 83
viii INDICE
Elenco delle figure
ix
Prefazione
La teoria sulla derivazione di ordine non intero risale al 1695, quando nelle
note che Leibniz scrisse a l’Hôpital, si discuteva del significato della derivata
di ordine 21 . Questo evento diede il via allo studio delle derivate e degli inte-
grali di ordine arbitrario, continuato verso la fine del XIX secolo da Liouville,
Grünwald, Letnikov e Riemann.
Nasce cosı̀ il Calcolo Frazionario che, per circa 200 anni trova sviluppo solo
dal punto di vista teorico rimanendo di uso prettamente matematico.
Intorno agli anni ’50 del secolo scorso alcuni studiosi cominciano ad usare
gli integrali e le derivate di ordine non intero per descrivere le proprietà di vari
materiali, come ad esempio le proprietà viscoelastiche dei polimeri.
Iniziano cosı̀ a manifestarsi le potenzialità del calcolo frazionario che oggi trova
applicazione in diverse branche della Fisica e della Chimica, in quanto permette
una raffinata modellazione delle proprietà meccaniche ed elettriche dei mate-
riali reali. Nell’ingegneria, recenti applicazioni delle derivate frazionarie per la
modellazione geotecnica, hanno permesso una accurata descrizione delle pro-
prietà reologiche di alcune famiglie di rocce. Il testo di M. Caputo [10], pubbli-
cato nel 1969, fornisce una particolare definizione di differenziazione frazionaria
per la formulazione e la risoluzione di problemi di viscoelasticità.
Un altro campo dove trova impiego la derivata di ordine non intero è la
recente Teoria dei Frattali, infatti lo sviluppo di tale teoria ha fornito ulteriori
prospettive per l’applicazione della derivazione frazionaria, specialmente per
la modellazione dei processi dinamici di autosimilarità e per lo studio delle
strutture porose.
Gli integrali e le derivate frazionarie sono anche utilizzate nella teoria di
controllo dei sistemi dinamici, governati da equazioni differenziali frazionarie.
Il calcolo frazionario rappresenta l’argomento base del presente testo, esso
infatti verrà applicato alla viscoelasticità, proprietà che caratterizza il legame
costitutivo della maggior parte dei materiali impiegati nell’ingegneria civile. Il
xi
xii Prefazione
Si fornisce adesso una chiave di lettura della bibliografia inerente gli argo-
menti trattati nei primi due Capitoli:
Notazione Descrizione
a Estremo inferiore
∗ Prodotto di convoluzione
xv
xvi Simboli Adottati
Notazione Descrizione
Funzioni Speciali e
Trasformate
1
2 1. Funzioni Speciali e Trasformate
che converge nella metà destra del piano complesso (ovvero con <(z) > 0);
infatti se z = x + jy si ottiene:
Z ∞ Z ∞
−t x−1+jy
Γ(x + jy) = e t dt = e−t tx−1 ejy log (t) dt
0 0
Z ∞ (1.2)
= e−t tx−1 [cos (y log (t)) + j sin (y log (t))] dt
0
l’espressione contenuta nelle parentesi quadre della (1.2) è limitata ∀t, la con-
vergenza a infinito è data da e−t , e per la convergenza a t = 0 si deve avere
x = <(z) > 1. La gamma di Eulero è una funzione meromorfa, ha dei poli
1
Im
0
-1
2
ÈGHzLÈ
1
2
0
-2
Re
-4
Figura 1.1: Valore Assoluto della Funzione Gamma di Eulero sul Piano di Gauss
(|Γ(z)| per valori di z ∈ C).
positivi di z (ovvero per <(z) > 0). La Figura 1.1 mostra il grafico del valore
assoluto della funzione gamma di Eulero sul piano di Gauss (|Γ(z)| per z ∈ C),
in esso è possibile osservare la presenza di singlarità isolate per x = −n.
Oltre alla rappresentazione integrale data in (1.1) vi è un’espressione alter-
nativa della funzione gamma di Eulero, fornita da Gauss:
n!nz
Γ(z) = lim (1.3)
n→∞ z(z + 1) . . . (z + n)
3 4√
Γ − 2 = 3 π Γ(1) = 1
3 1√
Γ(−1) = ±∞ Γ 2 = 2 π
1
√
Γ − 2 = −2 π Γ(2) = 1
5 3√
Γ(0) = ±∞ Γ 2 = 4 π
1
√
Γ 2 = π Γ(3) = 2
Γ(2) = 1Γ(1) = 1 = 1!
Γ(3) = 2Γ(2) = 2 · 1! = 2!
Γ(4) = 3Γ(3) = 3 · 2! = 3!
(1.7)
··· ··· ··· ··· ···
Γ(n + 1) = nΓ(n) = n · (n − 1)! = n!
tale proprietà è evidente in Figura 1.2(a); infatti essa mostra il grafico della
GHxL G HxL
10 4
5
2
1
x
-4 -2 2 4
x
-4 -2 2 4
-5 -1
-2
−1
(a) Γ(x) (b) Γ(x)
x → ∞. Inoltre, dai grafici si può osservare che la funzione Γ(z) è una funzione
senza zeri al finito, per cui la sua reciproca è una funzione intera.
Una particolare proprietà della funzione gamma è data dalla seguente re-
lazione:
π
Γ(z)Γ(1 − z) = (1.8)
sin πz
l’espressione (1.8) è detta Formula di Riflessione di Eulero.
Vale inoltre la seguente relazione:
√
1
Γ(z)Γ z + = 21−2z π · Γ(2z); (2z 6= 0, −1, −2, . . .) (1.9)
2
nota come Formula di Duplicazione. Tale espressione è un caso particolare
della Formula di Moltiplicazione:
1 2 m−1 m−1 1
Γ(z)Γ z + Γ z+ . . . Γ z+ = (2π) 2 m( 2 −mz) Γ(mz) (1.10)
m m m
La derivata della funzione gamma può essere espressa in funzione di se
stessa e di altre funzioni, per esempio:
Γ0 (z) = Γ(z) · ψ0 (z)
in cui ψ0 è la Funzione Poligramma di Ordine 0 ; in particolare:
Γ0 (1) = −γ
dove γ è la Costante di Eulero-Mascheroni (γ = 0, 57721566).
inoltre risulta che hz,ω (1) = β(z, ω). Operando la trasformata di Laplace
della funzione hz,ω (t), denotata con HLz,ω (s), e tenendo conto del fatto che
la trasformata della convoluzione di due funzioni è pari al prodotto delle loro
trasformate, si ottiene:
Γ(z)Γ(ω) z+ω−1
hz,ω (t) = t (1.14)
Γ(z + ω)
Γ(z)Γ(ω)
β(z, ω) = (1.15)
Γ(z + ω)
quest’ultima espressione, a differenza della (1.11) definita solo per <(z) > 0 e
<(ω) > 0, definisce la funzione beta sull’intero piano complesso. Inoltre dalla
(1.15) si evince che:
β(z, ω) = β(ω, z) (1.16)
JΝ HzL
1.0
0.8
0.6
0.4
0.2
z
2 4 6 8 10 12 14
-0.2
-0.4
0.5
z
2 4 6 8 10 12 14
-0.5
-1.0
tali espressioni sono note come funzioni di Bessel di terza specie o funzioni
di Hankel (di prima e seconda specie). Volendo fare un parallelismo con le
funzioni trigonometriche e le funzioni di Bessel si può asserire che le funzioni
(1) (2)
Jν (z) e Yν (z) stanno a cos(z) e sin(z) come le funzioni Hν (z) e Hν (z) stanno
agli esponenziali ejz ed e−jz .
Si osserva che per ν reale e z reale positivo, si ha
∗
Hν(1) (z) = Hν(2) (z) (1.37)
I1M I2M
ÈHΝ HzLȺÈHΝ HzLÈ
1.0
0.8
0.6
0.4
z
2 4 6 8 10 12 14
ottenendo
d2 wν (z) dwν (z)
z2 +z + (z 2 − ν 2 )wν (z) = 0. (1.39)
dz 2 dz
Come prima soluzione alla (1.39) si ha
∞ z ν+2k
−j π2 ν j π2
X
2
Iν (z) = e Jν (z e ) = (1.40)
k!Γ(k + ν + 1)
k=0
IΝ HzL KΝ HzL
3.5
25
3.0
20
2.5
15 2.0
1.5
10
1.0
5
0.5
z z
1 2 3 4 5 1 2 3 4 5
La Figura 1.6 mostra gli andamenti delle funzioni di Bessel modificate per
ν = 0, 1, 2, 3. Si osservi che per ν reale e z reale positivo sia la funzione Iν
1.3 La Trasformata di Laplace 13
ciò significa che la funzione f (t) non deve crescere più velocemente di una certa
funzione esponenziale quando t → ∞.
Dalla funzione trasformata FL (s) è possibile ottenere la funzione originale
f (t) tramite l’Antitrasformata di Laplace o Trasformata Inversa:
Z c+j∞
−1 1
f (t) = L {FL (s); t} = est FL (s) ds con c ∈ <(s) > c0 (1.44)
2πj c−j∞
con c0 che si trova nella parte destra della convergenza assoluta dell’inte-
grale di Laplace. Si osservi che f (t), ottenuta come trasformata inversa, è
data dall’integrale effettuato lungo l’asse immaginario (la parte reale rimane
costante).
L{λf (t) + µg(t); s} = λL{f (t); s} + µL{g(t); s} = λFL (s) + µGL (s) (1.46)
per due funzioni f (t) e g(t), che sono uguali a zero per t < 0, la trasformata
del prodotto è uguale al prodotto delle trasformate:
Fissato un s0 ∈ C, risulta:
l’espressione (1.52), nota come prima formula del ritardo, si può facilmente
dimostrare a partire dalla definizione della trasformata di Laplace:
Z ∞
s0 t
L{e f (t); s} = e−st es0 t f (t) dt = L{f (t); s − s0 }. (1.53)
0
e ponendo:
L{f (t); s} = FL (s) (1.61)
È utile osservare come questa trasformata sia un caso particolare della tra-
sformata di Laplace (estendendo il limite inferiore di integrazione a −∞) se si
assume come variabile immaginaria s = −jω.
F{δ(t); ω} = 1
In[1]:=HeavisidePi[t]
RectHtL RHΩL
1.0
1.0
0.8
0.8
0.6
0.6
0.4
0.4
0.2
0.2
Ω
-15 -10 -5 5 10 15
t
-1.0 -0.5 0.5 1.0 -0.2
sin(ω/2)
(a) Rect(t) (b) F{Rect(t); ω} = (ω/2)
In[3]:=Sqrt[2*Pi]FourierTransform[HeavisidePi[t], t, om]
Out[3]:=Sinc(om/2)
Sqrt[2*Pi]FourierTransform[e^(-t^(2))Sin[t], t, om]
ottenendo:
√
−t2 j π
F{e sin(t); ω} = [cosh(ω) + sinh(ω) − 1]×
2 (1.68)
n h1 i h1 io
× cosh (1 + ω)2 − sinh (1 + ω)2 .
4 4
Si osserva che la trasformata ottenuta è dispari e immaginaria pura.
fHtL
FeHΩL
0.4
0.6
0.4
0.2
0.2
t Ω
-3 -2 -1 1 2 3 -4 -2 2 4
-0.2
-0.2
-0.4
-0.6
-0.4
2 2
(a) e−t sin(t) (b) F{e−t sin(t); ω}
In[1]:=f[t_]=Sin[t]E^(-t)HeavisideTheta[t]
In[2]:=Plot[f[t], {t, -1, 5}]
0.30
0.25
0.20
0.15
0.10
0.05
t
-1 1 2 3 4 5
In[3]:=Sqrt[2*Pi]FourierTransform[f[t], t, om]
1
FF (ω) = . (1.69)
2 − 2jω − ω 2
ottenendo:
2 − ω2
Fc {f (t); ω} = <{FF (ω)} = , (1.70)
4 + ω4
per calcolare la trasformata seno, si ricorre al seguente comando:
ottenendo:
2jω 2
Fs {f (t); ω} = ={FF (ω)} = . (1.71)
4 + ω4
Le espressioni (1.70) e (1.71) permettono di rappresentare distintamente la
parte reale e la parte immaginaria della FF (ω), ed è facile dimostrare come la
loro somma sia equivalente all’espressione (1.69):
0.4
0.2
0.3
jΩ
0.2 -4 -2 2 4
0.1
-0.2
Ω
-4 -2 2 4
-0.1 -0.4
per due funzioni f (t) e g(t), che sono definite in (−∞, ∞), la trasformata del
prodotto è uguale al prodotto delle trasformate:
dn
F{tn f (t); ω} = (−j)n FF (ω) (1.78)
dω n
è necessario precisare che non tutte le trasformate di Fourier FF (ω) di una
funzione f (t) ammettono necessariamente derivata n-esima.
Considerato un t0 ∈ R si ottiene:
il rapporto:
1
H(ω) = Pn k
k=0 Ck (−jω)
prende il nome di funzione di trasferimento.
Se esiste soluzione all’equazione differenziale introdotta, questa si può ot-
tenere facendo l’antitrasformata di XF (ω):
Z ∞
−1 1
x(t) = F {XF (ω); t} = FF (ω)H(ω)e−jωt dω. (1.86)
2π −∞
1.5 La Trasformata di Mellin 25
con s ∈ C tale che −γ1 < γ < −γ2 . A differenza delle trasformate di Laplace
e di Fourier, aventi come nucleo una funzione esponenziale, la trasformata di
Mellin ha una legge di potenza come nucleo.
Viceversa la funzione originale f (t) si può ottenere a partire dalla trasfor-
mata FM (s) effettuando l’Antitrasformata di Mellin:
Z γ+j∞
−1 1
f (t) = M {FM (s); t} = FM (s)t−s ds; (0 < t < ∞), (1.88)
2πj γ−j∞
con −γ1 < γ < −γ2 , essendo l’intervallo (−γ1 , −γ2 ) la striscia fondamentale
di Mellin che verrà meglio precisata più avanti.
Si osservi che l’antitrasformata di Mellin è ottenuta integrando la FM (s)t−s
lungo l’asse immaginario e dunque si può scrivere anche nella forma:
Z +∞
1
f (t) = FM (s)t−s dη; (−γ1 < γ < −γ2 ), (1.89)
2π −∞
e tale integrale non dipende da γ purché appartenga alla striscia fondamentale.
Osservando l’espressione (1.87), si nota che la funzione gamma di Eulero
Γ(s), per <(s) ≥ 0, può essere vista come un caso particolare della trasfor-
mata di Mellin, infatti considerando la funzione esponenziale e−t e Mellin-
trasformando si ottiene:
Z ∞
−t
M{e ; s} = e−t ts−1 dt = Γ(s). (1.90)
0
1
f (t) = ,
1+t
1 1
lim = ⇒ tγ2 = ∞−1 ⇒ γ2 = −1. (1.94)
t→∞ 1+t ∞
Quindi per la f (t) considerata la striscia fondamentale è compresa tra 0 e 1:
0 < γ < 1.
Γ(1 − s + n)
M{f (n) (t); s} = FM (s − n). (1.99)
Γ(1 − s)
Una proprietà particolare è ottenuta trasformando la derivata premoltipli-
cata dalla variabile, ovvero:
d
M{t f (t); s} = −sFM (s). (1.100)
dt
Integrando ripetutamente per parti, si dimostra che la trasformata di Mel-
lin della derivata di ordine intero della funzione “f (t)” è data dalla seguente
espressione:
Z ∞
(n)
M{f (t); s} = f (n) (t)ts−1 dt =
0
Z ∞
∞
= f (n−1) (t)ts−1 0 − (s − 1) f (n−1) (t)ts−2 dt =
0
∞
= f (n−1) (t)ts−1 0 − (s − 1)M{f (n−1) (t); s − 1} =
=···
n−1
X Γ(s) (n−r−1) ∞
= (−1)r f (t)ts−r−1 0 +
Γ(s − r) (1.101)
r=0
Γ(s)
+ (−1)n FM (s − n) =
Γ(s − n)
n−1
X Γ(1 − s + r) (n−r−1) ∞
= f (t)ts−r−1 0 +
Γ(1 − s)
r=0
Γ(1 − s + n)
+ FM (s − n)
Γ(1 − s)
1 s
M{f (ta ); s} = FM , (1.103)
a a
1.5 La Trasformata di Mellin 29
1 s
M{f (ta ); s} = FM − , (1.104)
a a
1 s + α
M{tα f (ta ); s} = FM , (1.105)
a a
1 s + α
M{tα f (t−a ); s} = FM − , (1.106)
a a
Un’altra proprietà notevole è data dall’espressione:
Il Calcolo Frazionario
31
32 2. Il Calcolo Frazionario
df (t) f (t) − f (t − h)
= f 0 (t) = lim (2.5)
dt h→0 h
f (t) − 2f (t − h) + f (t − 2h)
f 00 (t) = lim (2.6)
h→0 h2
analogamente per una derivata del terzo odine si ha:
n
dove il termine r rappresenta il coefficiente binomiale:
n n(n − 1)(n − 2) . . . (n − r + 1)
= (2.9)
r r!
2.2 Derivate e Integrali Frazionari 35
d−n f (t)
Z tZ τn−1 Z τ1
n
a It f (t) = = ... f (τ ) dτ dτ1 . . . dτn−1
d(t − a)−n a a a
Z t
(2.21)
1 n−1
= (t − τ ) f (τ ) dτ
(n − 1)! a
d−α f (t) t
Z
α 1
a It f (t) = −α
= (t − τ )α−1 f (τ ) dτ (2.22)
d(t − a) Γ(α) a
valida per (n − 1) < <(α) < n. L’espressione (2.24) è detta anche derivata
sinistra in quanto t > a, analogamente al caso precedente, posto un limite
superiore b > t si ottiene la derivata destra:
d n b
Z
α 1 f (τ )
t Db f (t) = − α−n+1
dτ. (2.25)
Γ(n − α) dt t (τ − t)
α Ct−α
0 Dt C = . (2.26)
Γ(1 − α)
in cui Iα+ f (t) e Iα− f (t) sono rispettivamente l’integrale sinistro e destro di R-L.
2.2 Derivate e Integrali Frazionari 39
in cui
νc (α) = Γ (α) cos (απ/2)
e
νs (α) = Γ (α) sin (απ/2) .
Da considerazioni elementari si ottengono le seguenti relazioni
Γ (α) α
Iα f (t) = α
I+ f (t) + I− f (t) (2.31)
2νc (α)
Γ (α) α
Hα f (t) = α
I+ f (t) − I− f (t) . (2.32)
2νs (α)
2.3.1 La Linerarità
Analogamente alla derivazione di ordine intero anche la derivazione frazionaria
è un’operazione lineare:
si ottiene:
α
a Dt [λf (t) + µg(t)] = λ · a Dαt f (t) + µ · a Dαt g(t). (2.36)
La proprietà è dimostrabile anche a partire dalla definizione di R-L o a
partire da quella di Caputo.
ordine r.
Considerando la derivata di Grünwald-Letnikov di ordine α ∈ R si può
dimostrare la validità della regola di Leibniz anche nel campo della derivazione
frazionaria, ottenendo che:
n
α
X α (r) (α−r)
a Dt [ϕ(t)f (t)] = ϕ (t)a Dt f (t) − Rαn (t) (2.38)
r
r=0
avendo assunto che n ≥ α + 1, che f (τ ) sia continua in [a, t] e che ϕ(τ ) abbia
n + 1 derivate continue in [a, t].
Il secondo termine della (2.38) ha la seguente espressione:
Z t Z t
1 −α−1
Rαn (t) = (t − τ ) f (τ ) dτ ϕ(n+1) (ξ)(τ − ξ)n dξ (2.39)
n!Γ(−α) a τ
42 2. Il Calcolo Frazionario
e rappresenta una sorta di resto, generato dal fatto che la sommatoria (2.38)
è troncata ad un valore finito di n e non è estesa ad infinito come a rigore
dovrebbe essere, infatti la formulazione corretta è la seguente:
∞
α
X α (r) (α−r)
a Dt [ϕ(t)f (t)] = ϕ (t)a Dt f (t). (2.40)
r
r=0
dn
[a Dαt f (t)] = a Iα+n
t f (t)
dtn (2.47)
dn α
[t I f (t)] = (−1)n t Iα+n f (t).
dtn b b
F{−∞ D−α
t f (t); ω} = (jω)
−α
FF (ω) (2.52)
con α ∈ R.
2.5 Trasformata di Fourier degli Operatori Frazionari 45
e poiché h απ απ i
(∓iω)−α = cos ± i sgn (ω) sin |ω|−α (2.54)
2 2
effettuando la trasformata di Fourier delle equazioni (2.31) e (2.32) e usando
l’equazione (2.54) si ottiene
tale espressione è utile per la soluzione di molti problemi pratici. Per esempio,
l’equazione dell’oscillatore con smorzamento di ordine frazionario, di seguito
riportata:
x00 (t) + a−∞ Dαt x(t) + bx(t) = f (t) (2.59)
è stata studiata da H. Beyer e S. Kempfle [6] ricorrendo alla trasformata di
Fourier.
46 2. Il Calcolo Frazionario
con (
(1 − t)α−1 , (0 ≤ t < 1)
g(t) =
0, (t ≥ 1)
Γ(α)Γ(s)
M{g(t); s} = β(α, s) = (2.61)
Γ(α + s)
1
M{0 D−α
t f (t); s} = FM (s + α)β(α, 1 − s − α),
Γ(α)
oppure:
Γ(1 − s − α)
M{0 D−α
t f (t); s} = FM (s + α) (2.62)
Γ(1 − s)
dove FM (s) è la trasformata di Mellin della funzione f (t). Si osservi che
l’espressione (2.62) poteva essere ottenuta sostituendo n = −α all’espressione
(1.99) ottenuta precedentemente.
2.6 Trasformata di Mellin degli Operatori Frazionari 47
α dn −(n−α)
0 Dt f (t) = 0D f (t)
dtn t
Procedendo analogamente a quanto fatto in precedenza per il calcolo della
trasformata di Mellin della derivata di ordine intero (1.101) si definisce una
(n−α)
funzione g(t) = 0 Dt f (t) e tenendo conto della (2.62) si dimostra che la
trasformata di Mellin della derivata di Riemann-Liouville è espressa nella forma
seguente:
n dn o
α
Dα−n f (t); s = M{g (n) (t); s} =
M 0 Dt f (t); s =M n0 t
dt
n−1
X Γ(1 − s − r) h (n−r−1) i∞
= g (t)ts−r−1 +
Γ(1 − s) 0
r=0
Γ(1 − s + n)
+ GM (s − n) =
Γ(1 − s)
n−1
X Γ(1 − s − r) h dn−r−1 i∞
α−n s−r−1
= 0 Dt f (t)t +
Γ(1 − s) dtn−r−1 0
r=0
Γ(1 − s + n) Γ(1 − (s − n) − (n − α))
+ FM [(s − n)+
Γ(1 − s) Γ(1 − (s − n))
+ (n − α)],
(2.63)
oppure:
n−1
α
X Γ(1 − s + r) h α−r−1 i∞
f (t)ts−r−1 +
M 0 Dt f (t); s = 0 Dt
Γ(1 − s) 0
r=0 (2.64)
Γ(1 − s + α)
+ FM (s − α)
Γ(1 − s)
α
h
α−1
i∞ Γ(1 − s + α)
f (t)ts−1
M 0 Dt f (t); s = 0 Dt + FM (s − α) (2.65)
0 Γ(1 − s)
48 2. Il Calcolo Frazionario
α t−α
0 Dt H(t) = (2.70)
Γ(1 − α)
2.0
1.5
1.0
DΑ HHtL
0.5 1.0
0.0
0.0
0.5
0.0
0.5 Α
t
-0.5
1.0 -1.0
−γ Γ(1 + ν)
a Dt [(t − a)ν ] = (t − a)ν+γ , (2.73)
Γ(1 + ν + γ)
e infine si ottiene:
α Γ(1 + ν)
a Dt [(t − a)ν ] = (t − a)ν−α , (2.74)
Γ(1 + ν − α)
La Viscoelasticità Lineare
51
52 3. La Viscoelasticità Lineare
la differenza sta nel tempo necessario affinchè si manifestino tali fenomeni che
è caratteristico del singolo materiale. Naturalmente i tempi di Rilassamento e
di Creep non sono influenzati solo da caratteristiche intrinseche del materiale
(come il modulo elastico e la viscosità) ma anche da fattori ambientali, qua-
li la temperatura e l’umidità, nonchè dall’entità delle tensioni effettivamente
mobilitate in condizioni di esercizio.
Il presente capitolo descrive alcuni concetti base inerenti la viscoelasticità
con particolare riferimento alla trattazione classica, basata sulla modellazione
in elementi discreti (molle e pistoncini) e sulla formulazione integrale (principio
di sovrapposizione di Boltzmann), e alla viscoelasticità frazionaria, basata su un
modello matematico, detto Spring-Pot, che riesce a fornire ottime simulazioni
numeriche riscontrabili dai dati sperimentali.
σ = Eε (3.1)
la (3.1), nota come legge di Hooke, è il legame costitutivo dei materiali pu-
ramente solidi. Tale modello è usualmente schematizzato come una molla di
rigidezza E, come mostrato in Figura 3.1(a).
ΣHtL, ΕHtL
1.0
E 0.8
(t)
0.6 Σ
0.4 E
(t) 0.2
t
1 2 3 4
(a) Molla ideale di rigidezza E (b) Carico costante e risposta
ΣHtL, ΕHtL
1.0
(t) 0.8
Σ
It - t0 M
0.6 Μ
0.4
(t)
0.2
t
1 2 3 4
(a) Pistone ideale con coefficien- (b) Carico costante e risposta
te di viscosità µ
La (3.2), nota come legge di Newton-Petroff, mostra che σ(t) non dipende da
ε(t) ma dalla sua variazione temporale. L’energia spesa non viene accumulata
dal fluido (che infatti non ritorna alla configurazione iniziale) e dunque viene
trasformata integralmente in calore. In altre parole un fluido viscoso fluisce in
maniera irreversibile sotto l’effetto di una sollecitazione esterna.
54 3. La Viscoelasticità Lineare
È opportuno precisare che esistono altre famiglie di fluidi, detti non new-
toniani, nei quali non viene mantenuta la linearità tra la tensione indotta σ(t)
e la velocità di deformazione ε̇(t).
ΣHtL, ΕHtL
2.0
E
(t)
1.5
0.5 Εe ΕHtL - Εe
t
1 2 3 4
(a) Molla in serie con pistoncino in (b) Carico costante e risposta
bagno d’olio
Si indichi con εe (t) l’allungamento della molla ed ε(t) sia invece l’allungamento
totale. Il comportamento reologico è ottenuto dalla coppia di equazioni:
essendo:
E
ν= (sec−1 ).
µ
A tale equazione va aggiunta la condizione della tensione all’istante t = 0
(σ(0) = σ0 ). L’insieme della condizione iniziale e della (3.5) consente di trovare
la storia di tensione a seguito della storia di deformazione impressa ε(t). La
soluzione della (3.5) è somma della soluzione dell’omogenea associata σom (t) e
dell’integrale particolare σp (t) che dipende dalla storia ε̇(t). Ne consegue:
che mostra come al variare del tempo la tensione diminuisce che è ciò che
si osserva sperimentalmente. La fisica di questo modello è la seguente: se
si applica una deformazione costante al provino, all’istante t = 0 la molla
si deforma con εe (0) = σ(0)E , cioè il pistoncino si comporta come un elemento
rigido in quanto il fluido (incomprimibile) non ha il tempo di scorrere all’interno
della camera del pistone. Al trascorrere del tempo il fluido all’interno del
pistone fluisce da una camera all’altra quindi, dovendo la deformazione totale
mantenersi costante, la deformazione elastica εe (t) tende a diminuire, cioè la
molla si scarica fino ad annullare il proprio stato di tensione a t = ∞. In
tale fase εe (t) = 0 e il pistoncino si troverà ad avere subito uno scorrimento
all’interno della ghiera pari a ε(t).
E ΣHtL, ΕHtL
0.30
(t) 0.25
0.20
0.15
0.10
0.05
(t)
t
1 2 3 4
(a) Molla in parallelo con piston- (b) Carico costante e risposta
cino
Questa volta la tensione nella molla e quella nel pistoncino sono diverse fra
di loro ma la deformazione dei due elementi è identica. La tensione sulla molla
σe (t) e quella sul pistoncino σµ (t) sono date da:
se ne trae
µε̇(t) + Eε(t) = σ(t) (3.9)
che riscritta in forma canonica fornisce:
σ(t)
ε̇(t) + νε(t) = (3.10)
µ
E2
E1
E1
(t)
(t)
E2
(t)
(t)
(a) (b)
in cui
E1 + E2 E2
α= , β= ,
µ µ
mentre il modello mostrato in Figura 3.5(b), ottenuto dal collegamento in serie
di un modello di Hooke con uno di Kelvin-Voigt, è caratterizzato dalla seguente
equazione differenziale:
MODELLO DI
MODELLO DI HOOKE
NEWTON-PETROFF
E
(t) (t)
(t) (t)
Difetta se (t)=cost Difetta se (t)=cost
MODELLO DI KELVIN-VOIGT
MODELLO DI MAXWELL
E
E
(t) (t)
e (t) (t)
E1 E2
E1
(t) (t)
E2
(t)
(t)
Adeguate simulazioni Adeguate simulazioni
Onere computazionale notevole Onere computazionale notevole
che si ottengano in alcuni elementi delle rigidezze o delle viscosità negative, tali
condizioni sono fisicamente inaccettabili.
Inoltre le equazioni di risposta che si ottengono, essendo soluzioni di equa-
zioni differenziali ordinarie, avranno certamente la forma di equazioni integrali
con nuclei esponenziali. Tale forma non è riscontrabile con i dati sperimentali
che invece mostrano equazioni di legame tra la deformazione e il tempo o tra
la tensione e il tempo con un’andamento a legge di potenza.
In Figura 3.6 sono riportati i modelli classici introdotti. Lo schema ad
albero rappresenta schematicamente l’unione degli elementi semplici che per-
mette la costituzione dei modelli più complessi. Per ogni modello viene inoltre
indicata la prova per la quale si presta bene e quella per cui difetta. I modelli
più affidabili sono quelli SLS o di Zener. I modelli multi-elemento non sono
qui riportati ma sono reperibili in letteratura [14], [43].
ΣHtL YHtL
2.0
1.2
1.5 1.0
0.8
1.0
0.6
0.5 0.4
0.2
t t
1 2 3 4 1 2 3 4
ΕHtL FHtL
2.0 1.4
1.2
1.5 1.0
0.8
1.0
0.6
0.5 0.4
0.2
t t
1 2 3 4 1 2 3 4
ΣHtL
ΕHtL
Σ1 +Σ2
Σ1
t t
t1 t1 +t2 t1 t1 +t2
poiché Ψ(t) è definita solo per t ≥ 0, allora la risposta della (3.16) al programma
di carico descritto in Figura 3.9(a) per ogni t : t1 < t < t2 è dato da:
ε(t) = σ1 Ψ(t − t1 ) (3.17)
mentre per ogni t > t2 si ha la sovrapposizione di due contributi:
ε(t) = σ1 Ψ(t − t1 ) + σ2 Ψ(t − t2 ) (3.18)
La (3.18) è valida per l’ipotesi di linearità del sistema, e poiché Ψ(t) 6= 0 solo
per t ≥ 0 e dunque Ψ(t − ti ) con ti = t1 , t2 è diversa da zero solo per t ≥ t1 .
Infine il programma di carico prevede n gradini agli istanti t1 , t2 , . . . , tn−1
di ampiezza σ1 , σ2 , . . . , σn la (3.18) potrà scriversi nella forma:
n
X
ε(t) = σj Ψ(t − tj ) (3.19)
j=1
ΣHtL ΕHtL
7
6 12
5 10
4 DΣHtL 8
Dt
3 6
2 4
1 2
t t + Dt
t t
1 2 3 4 1 2 3 4
Φ(0) = σ0 = E
e quindi
Φ(t) = Ee−νt .
La legge di Creep si può ottenere dalla (3.23) e fornisce:
ν 1
Ψ(t) = t+ ,
E E
pertanto gli integrali di Boltzmann per il modello di Maxwell si scrivono nella
forma: Z t
σ(t) = E e−ν(t−τ ) ε̇(τ ) dτ (3.25)
0
Z t
ν 1
ε(t) = (t − τ ) + σ̇(τ ) dτ (3.26)
E 0 ν
In Figura 3.11 è riportata la legge di Φ(t) e Ψ(t) per il modello di Maxwell.
Da tale figura si può osservare che la funzione di Rilassamento decade con legge
esponenziale, che qualitativamente descrive il comportamento osservato speri-
mentalmente, ma la fase di Creep è totalmente discosta dal comportamento
del materiale sotto carico costante. Se ne trae che il modello di Maxwell è
inconsistente.
64 3. La Viscoelasticità Lineare
FHtL YHtL
1
E
t t
0 1 2 3 4 0 1 2 3 4
Ψ(0) = ε0 = 0
si ottiene:
1
Ψ(t) = (1 − e−νt ); ∀t ≥ 0.
E
Ricordando l’equazione di legame tra le trasformate delle due funzioni nel
dominio di Laplace (3.23) si ricava la funzione di Rilassamento:
δ(t)
Φ(t) = E 1 + ,
ν
3.5 I Modelli di Ordine Frazionario 65
FHtL YHtL
20
15
E
10
t t
0 1 2 3 4 0 1 2 3 4
due prove. Tra l’altro se si utilizza come legge di Creep quella del modello di
Maxwell e come legge di Rilassamento quella ottenuta con la modellazione di
Kelvin-Voigt si viola il legame nel dominio di Laplace.
u = atn F m (3.30)
3.5.2 Lo Spring-pot
Intorno agli anni ’50 del secolo scorso Scott Blair G. W. e Caffyn J. E. [40],
nel voler ricercare una legge matematica che giustificasse i risultati di Nutting,
introdussero un legame tensione-deformazione basato sulla derivata frazionaria.
Il problema dei modelli discreti, introdotti nei paragrafi precedenti, è dovuto
al fatto che per ottenere un livello di approssimazione accettabile essi devono
diventare strutture molto complicate di difficile trattazione, inoltre la soluzione
68 3. La Viscoelasticità Lineare
C ,
(t)
(t)
e viceversa che:
1 α
ε(t) = 0 I σ(t), (0 ≤ α ≤ 1) (3.35)
Cα t
in cui Cα e α possono essere ottenuti da un best-fitting dei dati sperimentali.
Anche se lo Spring-Pot risulta essere un modello analitico per simulare
il comportamento viscoelastico manca di una completa interpretazione fisica.
Mentre nei modelli classici era possibile distinguere il contributo della fase
solida da quello della fase fluida, nello Spring-Pot tale distinzione non risulta
semplice. Infatti il termine Cα , coefficiente di proporzionalità tra la tensione e
la derivata frazionaria della deformazione, manca di una definizione fisica, non
rappresentando né un modulo elastico né una viscosità, l’unica cosa che si può
affermare è che tale coefficiente deve rispettare la seguente uguaglianza:
Cα = Eη α (3.36)
ovvero
Φ(t) = να t−α , (0 ≤ α ≤ 1) (3.38)
il termine να va scelto opportunamente in modo da ottenere con la formulazione
integrale un risultato uguale alla (3.34); per cui ricordando la definizione di
derivata frazionaria di Caputo, introdotta in (2.33), si deve avere che per la
prova di rilassamento:
Cα
να = (3.39)
Γ(1 − α)
per cui
−α
Cα −α E t
Φ(t) = t = (3.40)
Γ(1 − α) Γ(1 − α) η
l’espressione (3.40) sostituita al nucleo dell’integrale di Boltzmann (3.22) for-
nisce: Z t
Cα
σ(t) = ε̇(τ )(t − τ )−α dτ = Cα C α
0 Dt ε(t) (3.41)
Γ(1 − α) 0
che restituisce appunto l’espressione (3.34). Cioè se si assume nell’integrale di
Boltzmann il nucleo con legge di potenza si perviene direttamente al legame co-
stitutivo che coinvolge la derivata frazionaria di Caputo predetto da Gerasimov
e non la derivata di Riemann-Liouville come suggerito da Scott Blair.
D’altra parte una volta assegnata la funzione di rilassamento si può de-
terminare la funzione di creep attraverso la (3.23). A tal fine effettuando la
trasformata di Laplace di Φ(t) data dalla (3.40) si ottiene:
tale modello fornisce una descrizione soddisfacente della maggior parte dei
materiali.
Sostituendo nell’equazione (3.13) alle derivate di ordine intero le derivate
frazionarie si ottiene l’equazione differenziale frazionaria di governo dei modelli
multi-elemento generalizzati :
n
X m
X
ak Dαk σ(t) = bk Dβk ε(t), (3.51)
k=0 k=0
δ(t) 1 s∈C
δ(t − a) e−as s∈C
1
H(t) s <(s) > 0
e−at 1
s+a <(s) > −<(a)
1
t s2
<(s) > 0
n!
tn sn+1
<(s) > 0, n ∈ N
ω
sin(ωt) s2 +ω 2
s > |=(ω)|
s
cos(ωt) s2 +ω 2
ω∈R
73
74 A. Tabelle sulle Trasformate
ω
sinh(ωt) s2 −ω 2
s > |=(ω)|
s
cosh(ωt) s2 −ω 2
s > |<(ω)|
b
eat sin(bt) (s−a)2 +b2
s > a + |=(b)|
s−a
eat cos(bt) (s−a)2 +b2
b∈R
1 2πδ(ω)
j
H(t) ω + πδ(ω)
δ(t) 1
e−a|t| 2a
a2 +ω 2
2 ω2 √
e−t e− 4 π
2 ω2
e−at e− 4a
pπ
a
1
1+t je−jω π Sign(ω)
j
1 e− 2 απ+j|ω| π|ω|(α−2)(|ω|−ω)
(1+t)α Γ(α)
√ 2
(1+ω)2
2
n h i h io
e−t sin(t) j π
2 [sinh(ω) + cosh(ω) − 1] cosh (1+ω)
4 − sinh 4
√
2 ω2 ω2
e−t cos(t) π 2 ω
1 cosh 2 [cosh 4 − sinh 4 ]
e4
as
H(a − t) s (0, ∞), a > 0
α+s
tα H(t − a) − aα+s <(α + s) < 0, a > 0
aα+s
tα H(a − t) α+s <(α + s) > 0, a > 0
76 A. Tabelle sulle Trasformate
2
e−t 1 s
2Γ 2 (0, ∞)
1 π
1+t sin(πs) (0, 1)
1 π
1+t2 πs
(0, 2)
2 sin 2
1 s
log(1 + t) 2Γ 2 (−1, 0)
1 Γ(s)Γ(α−s)
(1+t)α Γ(s) = β(s, α − s) (0, α), α > 0
πs
sin(t) Γ(s) sin 2 (−1, 1)
πs
cos(t) Γ(s) cos 2 (0, 1)
π
log(1 + t) s sin(πs) (−1, 0)
Appendice B
f (t) α (t > 0, α ∈ R)
−∞ Dt f (t),
(t−b)−α
(
H(t − b) Γ(1−α) , (t > b)
0, (0 ≤ t ≤ b)
(
α
b Dt f (t), (t > b)
H(t − b)f (t)
0, (t ≤ b)
77
78 B. Tabelle sulle Derivate Frazionarie
f (t) α (t > 0, α ∈ R)
0 Dt f (t),
(t)−α
H(t) Γ(1−α)
(t−b)−α
(
H(t − b) Γ(1−α) , (t > b)
0, (0 ≤ t ≤ b)
(
α
b Dt f (t), (t > b)
H(t − b)f (t)
0, (0 ≤ t ≤ b)
t−α−1
δ(t) Γ(−α)
Γ(η+1) η+α
tη Γ(η+1−α) t (η > −1)
t−α
ln (t) Γ(1−α) ln(t) + ψ(1) − ψ(1 − α)
tγ−α−1 Γ(γ)
tγ−1 ln (t)
Γ(γ−α) ln(t) + ψ(γ) − ψ(γ − α) (<(γ) > 0)
Appendice C
Comandi in Mathematica ©
Funzione di Mittag-Leffler
ML[z_]=Sum[(z^k)/(Gamma[a*k+1]),{k,0,Infinity}]
ML[z_]=Sum[(z^k)/(Gamma[a*k+b]),{k,0,Infinity}]
Funzione di Wright
W[z_]=Sum[(z^k)/(k!Gamma[a*k+b]),{k,0,Infinity}]
79
80 C. Comandi in Mathematica ©
Y[z_]=BesselY[n, z]
Funzioni di Hankel
H1[z_]=HankelH1[n, z]
H2[z_]=HankelH2[n, z]
Funzioni Modificate
I[z_]=BesselI[n, z]
K[z_]=BesselK[n, z]
F[s_]=LaplaceTransform[f(t),t,s]
f[t_]=InverseLaplaceTransform[F[s],s,t]
Fe[om_]=Sqrt[2*Pi]FourierTransform[f(t),t,om]
f[t_]=Sqrt[(2*Pi)^(-1)]InverseFourierTransform[Fe[om],om,t]
Fm[s_]=Integrate[f(t)t^(s-1),{t,0,Infinity},
Assumptions->-a<Re[s]<-b]
f[t_]=1/(2*Pi*I)*Integrate[Fm[s]t^(-s),
{s,Re[s]-I*Infinity,Re[s]+I*Infinity}]
C.4 Differintegrali
Grünwald-Letnikov
Limit[(((t-a)/N)^alfa)/(Gamma[-alfa])*Sum[(Gamma[r-alfa])
/(Gamma[r+1])*f[t-(r(t-a)/N)],{r,0,N-1}],N->Infinity]
C.4 Differintegrali 81
Riemann-Liouville
1/(Gamma[-alfa])Integrate[(t-tau)^(-alfa-1)f[tau],{tau,a,t}]
Caputo
1/(Gamma[alfa-n])Integrate[(t-tau)^(-alfa+n-1)Dt[f[tau],
{tau,n}],{tau,a,t}]
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