Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Molta mediocrit
Se il berlusconismo al capolineadovremo pur chiederci perch il governo prosegua nella sua non attivit. Non credo sia dovuto solo al facile acquisto di voti, quanto piuttosto al naufragio della sinistra, incapace di proporre una qualsiasi prospettiva che non pu essere solo quella stancamente ripetuta,< Berlusconi se ne deve andare>. Nessuno sa cosa la sinistra in primis il Partito Democratico proponga relativamente ai problemi pi urgenti oggi sul tappeto. Non come affrontare la crisi finanziaria, non come impostare una lotta contro levasione fiscale; si parla di patrimoniale ma non si dice come la si voglia applicare. Nessuna proposta per avviare a soluzione i problemi della crescita e dello sviluppo.sulla legge elettorale, la divisione sul referendum dimostrazione di mancanza di idee e di coraggio. Non evochiamo i problemi dal testamento biologico ai finanziamenti delle scuole private, ai benefici fiscali per i beni ecclesiastici a fini di lucro. Sarebbe poi retorico chiedere al PD se si sente partito laico, dati i consensi che cerca in Curia. In questo panorama, nel deserto di idee, non primeggia solo la latitanza del governo di fronte ai problemi reali del Paese: fa da contrappeso lassenza di un programma politico della sinistra Questa lanalisi, parecchio esatta, di Tullio Gregory sul Corriere della sera. Come venire a capo dello scontro in atto da tempo fra le bande partigiane contrapposte che se ne fanno e dicono di tutti i colori? Uno sbocco quello di arrivare alla guerra guerreggiata fino a che ne rimane solo uno sul campo. Ma penso che tutti vogliamo scongiurare una simile evenienza. Sarebbe disastrosa. Ma continuiamo a camminare verso il baratro. Oltre allo scontro per bande siamo anche alla divisione allinterno delle bande stesse. Andare alle elezioni anticipate? Bisognerebbe che non ci fosse una maggioranza in Parlamento, o ci vorrebbe anche qui un accordo. Che non c. Pu succedere che le divisioni interne alla maggioranza arrivino a determinare questo sbocco. Ma se andiamo alle elezioni, magari per evitare il referendum sulla legge elettorale (sempre che la Corte Costituzionale si forzi ad ammetterlo) baster per venire a capo di questa situazione politica? Intanto bene ricordare che si andrebbe a votare con questo attuale sistema elettorale (il porcellum) con il suo premio di maggioranza e con le liste bloccate che piacciono ai vertici sia delluna parte sia dellaltra, perch cos decidono loro chi fare eleggere. E nel premiare i servizievoli ( al posto di lasciar scegliere agli elettori magari i pi meritevoli) ne verr fuori ancora una volta, e magari pi estesa, la mediocrit della classe politica. Berlusconi si ritirer? Non si ricandider? Tanto per sgombrare il campo da quellavvitamento continuo e duraturo pro o contro Berlusconi? Non detto. E comunque le contrapposizioni fra le parti saranno condizionate ancora dalla situazione attuale e dal berlusconismo che, seppur declinante, non eliminato e non escludibile facilmente. Sulla base dellanalisi di Gregory sarebbe anche bene non trascurare leventualit di ritrovarsi con la medesima condizione politica e di confronto fra maggioranza e minoranza, con annesse divisioni fra loro e al loro interno. E quindi ancora pi governicchio che governo. Se Berlusconi non si candidasse certo dovrebbe stemperarsi lo scontro frontale. Chiss forse si attenuerebbero anche certi accanimenti a lui avversi e non solo sul fronte politico. Legittimo e doveroso dubitare. Allora c unaltra strada: quella della responsabilit che farebbe mettere un poco in moratoria almeno gli spigoli pi appuntiti dello scontro per arrivare ad una intesa su poche riforme essenziali. Certo una riforma del sistema elettorale. Purch seria, non un nuovo pasticcio. E quindi non questo porcellum, ma neppure il semplice ritorno al mattarellum. Una volta che ci si mette le mani sarebbe bene non limitarsi a passare da una porcata a una semplice porcatina. Non solo: si potrebbe anche ridurre il numero dei parlamentari. Se ne parla spesso. Bene. Loccasione a quel punto ingorda per spingersi fino alla definizione della nuova forma di governo. Che parte della riforma costituzionale che bisogna fare. Alla quale ha senso abbinare un coerente sistema elettorale che eviti, come successo fino ad oggi, di essere tale da confliggere con una architettura istituzionale che non lo presuppone. La responsabilit vorrebbe questo. La buona cultura politica anche. Ma questa classe politica sprigiona poca responsabilit. E sprigiona ed esprime molta mediocrit. Ci sono risvegli che lasciano sperare? Obbiettivamente non mancano anche se non paiono tanto forti. Ne facciamo accenni anche nelle pagine che seguono. A destra, a sinistra, nella borghesia, nella societ civile. Vanno incalzati, sostenuti, partecipati. un modo per dare un attivo contributo.
Pag. 2 - Nuove regole istituzionali. Una nuova sinistra Davide Giacalone Pag. 3 - Paese alla deriva. Una classe politica al tramonto Sandro Gozi Pag. 4-5 - Riformare la Costituzione Pag. 6 - Alla ricerca delle lites perdute Luigi Tivelli Pag. 7 - Crisi di credibilit. Dannosa per le imprese Flavio Pasotti Pag. 8 - Il calabrone Italia Luca Ferrini Pag. 9 - E' finito lo spirito laico? Dal libro "Risorgimento laico" di Massimo Teodori Pag. 10-11 - Occorre un sistema Romagna. Un modello nuovo di welfare Incontro con Paolo Lucchi Pag. 12-13 - Sostenere l'imprenditorialit diffusa Massimo Balzani Pag. 13 - Come sostituire S.A.PRO? Giovanni Torri Pag. 14 - Al Sindaco interessano le idee? Luigi Di Placido Pag. 15 - Volare alto sul centro storico. S al parcheggio, ma serve altro Stefano Bernacci Pag. 16-17 - Cesena a met mandato. Deludente Franco Pedrelli Pag. 17 - Portare fino in fondo la battaglia per il centro storico Valeria Burin Pag. 18 - C' anche esposizione mediatica Paolo Morelli Pag. 19 - Schematismi da superare Davide Buratti Pag. 20 - Quale crescita per la nostra citt? Maicol Mercuriali Pag. 21 - Bisogno di classe dirigente. Borghesia muoviti Pag. 22-23 - Una societ che cambia Giuliano Zignani Pag. 24 - Area Vasta: ente intermedio. Non nuova provincia Pag. 25 - Per una nuova governance della sanit in Romagna Denis Ugolini Pag. 26 - La crisi dei repubblicani Piero Pasini Pag. 27 - Anche questa societ (civile?)
Riformare la Costituzione
***
Pi di un milione e duecentomila cittadini hanno firmato per il referendum che chiede labrogazione dellattuale legge elettorale (il porcellum). Ne bastavano cinquecentomila. una delle espressioni del malcontento, acuto e diffuso, che cresce sempre pi nel popolo italiano. Chiss se la Corte Costituzionale lo ammetter. Leffetto migliore che questo ingente numero di firme pu determinare che il Parlamento comprenda che occorre mettere mano ad una nuova legge elettorale e non passare semplicemente dalla attuale a quella precedente (il mattarellum), come , invece, nelle intenzioni dei promotori del referendum. vero che questa legge una porcata dato il premio di maggioranza che prevede e le liste bloccate che impone. Ma il mattarellum da solo (esperienza che si gi fatta) non risolve i problemi veri nei quali da troppi anni ci si dibatte che non solo quello di riappropriarci come elettori di una qualche possibilit (o solo dellimpressione?) di scegliere i propri candidati. Per usare un termine molto in voga anni fa, nelle prima repubblica, lingerenza partitocratica delle segreterie di partito - oggi possiamo parlare esplicitamente di capi e capetti - continua ad esprimersi al massimo livello. Con il porcellum decidevano loro come comporre le liste e in che ordine elencare i candidati cos decidevano loro gli eletti. Costringendo questi a rendicontare a chi li ha nominati non certo agli elettori che non li hanno potuti scegliere. Non tanto dissimile per il mattarellum. I candidati nei collegi uninominali (il 75% degli eletti) venivano decisi in egual maniera (catapultati) dai capi partito. Anche questa non zuppa, solo pan bagnato. Quindi anche per ripristinare un effettivo buon rapporto fra eletti ed elettori occorrerebbe andare oltre sia al porcellum, sia al mattarellum. Una nuova legge elettorale. Il moto popolare che si espresse agli inizi degli anni novanta (del secolo scorso) che voleva indurre al passaggio dal sistema elettorale proporzionale a quello maggioritario si proponeva quali massimi obiettivi quello di dare stabilit ai governi e quello di semplificare il sistema politico dei partiti. A giudicare dai risultati il fallimento delle aspettative se non totale sicuramente notevole. Non ci sono stati tanti gruppi politici e partiti e partitini come sotto il sistema maggioritario uninominale denominato mattarellum. Non solo. In quanto a stabilit basterebbe ricordare il ribaltone che sbaragli, dopo pochi mesi, il primo
governo Berlusconi che pure aveva ampiamente trionfato nelle elezioni del 94; le elezioni anticipate del 96; i governi di centrosinistra Prodi e DAlema che si succedettero. Poi ancora Berlusconi e poi ancora Prodi e ancora Berlusconi. E sempre con maggioranze che avevano divisioni al loro interno fino a rendere pressoch impossibile il governo. Le rotture nel centrodestra (Berlusconi e Fini da una parte, Casini dallaltra); quelle nel centrosinistra ( Bertinotti avverso a Prodi e poi contro Prodi una apoteosi di differenze fra le varie forze della sinistra e le varie correnti interne ai Ds e oggi al PD). Con il porcellum si votato per questa legislatura ancora in corso. Il PDL ha ottenuto (grazie al premio) una grossa maggioranza. Poi si diviso lo stesso: Fini da una parte e Berlusconi dallaltra che ha dovuto rimpinguare la maggioranza con la campagna acquisti dei vari cosiddetti responsabili che hanno costituito un nuovo gruppo parlamentare. E poi siamo alla condizione di oggi con le difficolt a governare e a mettere in fila provvedimenti seri per fronteggiare una crisi gravissima finanziaria, economica e sociale. Il panorama degli schieramenti? Labito di Arlecchino sembra quasi una tinta unita. Divisioni e tensioni a destra come a sinistra. Se il problema fosse solo quello della legge elettorale, ben ovvio che non basta cincischiarsi fra porcellum e mattarellum. Occorre roba nuova. Ed qui, ed anche a questo proposito, che non si vedono le soluzioni di cui il Paese avrebbe invece assoluto bisogno. Occorrerebbe un ingrediente che in questo momento non pare essere neppure al mercato nero: molta responsabilit nazionale, istituzionale e politica. Berlusconi sta difendendo con i denti la propria maggioranza e la sopravvivenza del suo governo. A suon di voti di fiducia di tutti i tipi. Lopposizione e la sinistra sembrano un caravanserraglio. Incapaci di offrire la sostanza e la facciata di una alternativa. Leit motiv: Berlusconi se ne deve andare. E gi perfino a chiedere che il Presidente della Repubblica intervenga a fare quel che non pu, pur non mancando anche di eccedere oltre il proprio seminato costituzionale. Come venirne fuori? Basta una nuova legge elettorale? Quale? Come? Tralasciamo di discorrere delle vicende giudiziarie che sono in piedi da tutte le parti e che riguardano tutte le parti. Senza perderle di vista perch esse
Riformare la Costituzione
***
sono tuttaltro che ininfluenti ai fini della possibilit di individuare una qualche via duscita alla situazione incartata in cui si trova la politica ed il Parlamento. Sappiamo ci che ci vorrebbe e non soltanto un richiamo generico a seriet e responsabilit. Ci vorrebbe una classe politica decisamente nuova e rinnovata, consapevole (pur prescindendo dalle legittime e doverose differenze politiche) che occorre superare il tab della intangibilit della Costituzione. Occorre una riforma costituzionale che definisca una nuova forma di governo, una nuova architettura istituzionale. Una qualsiasi riforma elettorale da sola non basta, se non coerente con larchitettura istituzionale alla quale deve fare riferimento. I sistemi elettorali maggioritari provati fino ad oggi hanno contrastato e conflitto con il sistema parlamentare costituzionale attuale con il quale era e sarebbe coerente il sistema proporzionale che cera. Se si vuole eleggere direttamente la maggioranza che deve governare, il premier che la deve guidare; se si vuole impedire il riproporsi dei vari ribaltoni possibili; se si vuole stabilit e speditezza delle decisioni di governo, occorre ridefinire la forma-governo, i compiti e i poteri del premier, quelli del Capo dello Stato, i regolamenti parlamentari. Ci sta dentro e ci si deve mettere
dentro la riforma del bicameralismo e la riduzione dei parlamentari. Questi dovrebbero essere gli obiettivi di una riforma costituzionale e quelli di un sistema elettorale coerente che a questo punto non si pu non mutuare dagli esempi o francese o tedesco. Se il sistema fosse anche fondato sui collegi uninominali a doppio turno occorrerebbe comunque una legge dello Stato che renda possibile ed obbligatorie delle serie e preventive primarie per lindividuazione e la scelta dei candidati. Nellaltro caso una quota di sbarramento sotto la quale non vi la possibilit di accedere ai seggi parlamentari. Occorre una simile consapevolezza unita al senso di responsabilit che richiede la definizione e condivisione delle regole fondamentali del gioco. Non le partigianerie politiche contrapposte. Non stiamo assistendo nel nostro paese ad una seppur accentuata dialettica politica fra avversari, ma assistiamo ad una lotta fra bande nemiche. il segno del profondo degrado della cultura politica. Una responsabilit diffusa, non solo dei politici, in quanto quella classe politica altro non che lo specchio esatto del popolo e del paese che peraltro lha eletta. Speranze non mancano. Non si fa di ogni erba un fascio. Nella politica non tutti sono uguali; cos pure nella societ, i cittadini. Ci sono anche energie e c cultura come si deve. Purtroppo pi in ruoli ed ambiti marginali che nel centro dellagone. Purtroppo minoritari invece che maggioritari. Certo che se lindignazione non colpisse nel mucchio ma sapesse discernere e premiare chi e quanti lo meritano, sicuramente pi di altri, gi sarebbe gran cosa. Peraltro un rinnovato specchio. Un vantaggio a tutto tondo. Dove sono queste energie? Dove possono risiedere queste speranze? Dove a farla da padrone non sono gli elettoralismi pi infingardi e beceri, dove non solo brama di potere da gestire. Dove c coraggio di idee, dove c senso dellinteresse generale, dove si premiano i meriti e non lo sruffianamento dellappartenenza. E potremmo dilungarci. Abbiamo presentato un libro, alcuni mesi fa: Terza Repubblica, di Davide Giacalone. Abbiamo letto con attenzione il libro Fuori di Matteo Renzi. Il primo scrive su Libero e proviene da cultura laica, liberaldemocratica, repubblicana. Il secondo Sindaco di Firenze e proviene da cultura cattolica. Due riferimenti tanto per fare un esempio che ci piace. Per gran parte i due libri sono sovrapponibili. Affermano cose, proposte comuni. Anche da queste cose abbiamo motivo di ritenere che si pu sperare nei mutamenti di cui il paese ha bisogno. Abbiamo motivo di ritenere che con quelle idee ed anche con quelle persone, ed altre che sicuramente vi sono, si pu anche impegnarsi. Dando alla speranza, ognuno, il proprio contributo.
*
Il calabrone Italia
di Luca Ferrini*
Gira, il mondo gira, recitava la celebre canzone. Gira tutto intorno a noi, cambia tutto, tutto si trasforma: tranne la politica italiana. Da ventanni e non interessa nemmeno pi di chi sia la colpa - si parla di riforme, intravvediamo rivoluzioni, si progettano revisioni costituzionali ma, di fatto, siamo fermi, immobili, pietrificati. Siamo seduti su uno sbilenco sgabello ad assistere ad un patetico tiro alla fune, con le due squadre che pretendono di vincere senza concedere un centimetro allavversario. Un gioco spossante ed inutile. E ci, perch - proprio come in una vera tenzone alla corda - i belligeranti non sono minimamente interessati alle fatiche ed alle sofferenze di chi li osserva. Per loro, lunico scopo vincere. Poco importa se per vincere occorre massacrarsi a vicenda. Di fronte ad un popolo che, se al principio della battaglia si mostrava interessato alle sorti dei paladini, oggi stanco, annoiato, disinteressato alla partita e a chi la vince. Quello che interessa che il match finisca presto, e che chi verr dopo preferisca lo strumento del dialogo allo scontro tra boxeur. Senza rinunciare alle reciproche differenze, ci mancherebbe, ma cercando un appianamento sul ring, non un k.o.. Viviamo in un Paese che, nonostante tutto, ancora tenta un cammino malfermo verso il sol dellavvenire. Cresciamo di percentuali sotto lunit, ma non siamo del tutto incagliati. Alcuni economisti stranieri ci guardano con occhio incredulo. Sono arrivati a paragonarci ad un calabrone. Animaletto curioso, troppo pesante rispetto alla propria apertura alare, ma che, ciononostante, riesce a volare, sfidando la gravitazione universale. LItalia un calabrone: vola, o meglio, svolazza, ma nessuno capisce perch. Il perch, tuttavia, c, eccome se c. E dato dalla vastit, sottovalutata da tutti i commentatori (forse per involontaria carit di Patria), del sommerso, dellodiato quanto miracoloso nero. Imprenditori (piccoli, soprattutto), artigiani, commercianti, ristoratori, barbieri, avvocati, professionisti in genere, insegnanti di ripetizione, colf, badanti, locatori, baristi, fruttivendoli, panettieri, costruttori edili, e chi pi ne ha pi ne metta: tutti (o quasi) sopravvivono grazie al non dichiarato. Ma non giusto. Anzi, da paese sottosviluppato. Ogni volta che non chiediamo o non emettiamo la fattura, dovremmo sentire un piccolo scricchiolio, un crack, come se la Penisola si staccasse un pezzettino di pi dal resto dEuropa. Ecco perch serve, pi urgente di tutte le altre, una seria riforma del sistema fiscale, basata non sulla mannaia dellaccertamento tributario (o, meglio, non solo), ma sulla sensibilizzazione al problema attraverso la strategia del conflitto di interesse: il cittadino, ora, non ha interesse ad insistere per lo scontrino. Facciamo in modo che ce labbia, consentendogli sgravi fiscali, anche di poco conto. Avremo un inaspettato abbattimento dellevasione, a tutto vantaggio della legalit. Poi, la riforma istituzionale. Non solo elettorale, proprio istituzionale. Da oltre tre lustri, sistema elettorale (nonostante la cosmesi) e architettura costituzionale viaggiano su binari separati. Non possiamo mantenere un esecutivo imperniato sulla fiducia parlamentare e, nel contempo, guardare con invidia al bipartitismo americano. Che ce ne facciamo delle consultazioni e dei poteri del Presidente della Repubblica se il nome del premier lo troviamo gi scritto sulla scheda elettorale? Ancora. Ragionare in termini maggioritari significa essere disposti a sacrificare un pezzetto di democrazia (lasciando in disparte le minoranze pi piccole) sullaltare di una pi rapida e sicura governabilit. Ma, allora, di due Camere che fanno (e disfano) le stesse cose, cosa ce ne facciamo? Un bel nulla. Con ci, non intendiamo esprimerci sul mito della splendida governabilit del sistema maggioritario. Per carit. Ci limitiamo solo a segnalare che, attualmente, il Belgio privo di un Governo legittimato da una maggioranza parlamentare da oltre 450 giorni. I dati lo confermano: il piccolo regno non mai cresciuto economicamente in maniera cos rapida come negli ultimi due anni. Sono state approvate riforme (anche impopolari) che languivano da decenni in Parlamento. Lassenza di un Governo forte nessuno se laspettava - ha creato le condizioni per un confronto costruttivo allinterno dellorgano legislativo. Come mai? Si dir: ma i Belgi non sono gli Italiani. Noi siamo un popolo da deus ex machina, vogliamo linterprete della Provvidenza, un uomo solo al comando. Sar, ma mi vengono in mente due immagini. La foto pi famosa del ciclismo: che non quella di un eroe trionfante al traguardo ma quella di Coppi che passa la borraccia a Bartali (o viceversa, non s mai saputo). E un dato obiettivo: lItalia, dal dopoguerra a met degli anni settanta, ha raggiunto le prime cinque potenze mondiali. Ed erano gli anni della guerra fredda, del pentapartito e dei governi balneari. Si dir ancora: ma la classe politica postbellica era unaltra cosa. Vero. Ma non era diversa solo nella cultura e nel calibro morale, era diversa anche nellatteggiamento verso lavversario politico. Cera una preclusione a sinistra, ma con la sinistra si dialogava. Il rispetto reciproco, almeno ai vertici della politica, non mancava mai. Non si guardava dal buco della serratura nellalcova delluno o dellaltro, si badava a migliorare le condizioni di lavoro, di vita, di produzione. Il PIL cresceva e la gente stava meglio. I padri intravvedevano un futuro pi roseo per i propri figli. E ancora cos? Oggi, i figli spendono i soldi dei padri. Alcuni addirittura quelli dei nonni. Ma il pozzo non senza fondo. Eppure abbiamo un sistema maggioritario e governi quasi stabili da oltre quindici anni. Come mai? Semplice. Il meccanismo di elezione dei Governi non ha agevolato il confronto politico. Tuttal contrario, ha trasformato ogni potenziale accordo tra le forze in campo in un osteggiato inciucio (ricordiamo la Bicamerale?), ha dato al dialogo una connotazione negativa, trasformando lavversario da competitore rispettabile in hostis publicum: un nemico da abbattere. Assistiamo da un ventennio ad un braccio di ferro continuo e svenevole. Guai a votare o a collaborare ad una proposta altrui. E tutto fermo. Occorre scardinare lattuale sistema tendenzialmente bipartitico, che solo guai e povert, morale e materiale, ha portato al nostro Paese. *Consigliere comunale
Per il 150 dell'Unit d'Italia. Dal libro Risorgimento laico di Massimo Teodori
10
11
12
13
delle informazioni utili alla nuova programmazione e, quindi, utile a disporre di strumenti di Pianificazione Pubblica migliori. Queste esigenze sussistono ancora e la Programmazione delle aree artigianali e industriali resta difficile per tutte le P.A., tanto pi se dovr svolgersi attraverso le iniziative ed il personale della Provincia e dei singoli Comuni di volta in volta interessati, anche in concorrenza tra loro. Certo la stessa cosa accade anche in quasi tutte le altre Province italiane, ma S.A.PRO. rappresentava una possibilit di risolvere in modo migliore questo tipo di problemi. Purtroppo, oggi, alla luce di ci che successo dobbiamo pensare a qualche cosa di diverso perch non possiamo permetterci di lasciare alla sola speculazione immobiliare questo importante settore a discapito dello sviluppo produttivo della nostra Provincia. Gli industriali di Forl-Cesena sono disponibili a fare la propria parte nel ricercare una soluzione al problema consapevoli della difficolt del momento. S.A.PRO S.p.A. una Societ per azioni con capitale sociale pari a 4.540.800i.v. diviso in 880.000 azioni nominative ed ordinarie da 5,16 cadauna. I soci di S.A.PRO sono: Comune di Forl 33% Comune di Cesena 33% Comune di Bertinoro 6% Comune di Forlimpopoli 6% Camera di Commercio di Forl-Cesena 5,9997% Provincia di Forl-Cesena 16% Comune di Galeata 0,0001% Comune di S.Sofia 0,0002%.
*Presidente Confindustria Forl-Cesena
14
La situazione politica nazionale, dalla quale tanti spunti di riflessione si possono trarre, indica con chiarezza un dato: gli schieramenti non esistono pi. Essi sono mantenuti forzatamente in vita per interesse e per incapacit, ma di fatto non esistono pi: prova ne sia la disgregazione conclamata dei due grandi schieramenti presenti in parlamento, cosa che dovrebbe far riflettere criticamente sui risultati che il maggioritario italiano in salsa amatriciana ha prodotto in questi ultimi 20 anni. Se questo , e ne sono convinto, ne discende che, anche a livello locale, sia necessario parlare sempre meno di schieramenti e sempre pi di idee, di programmi, di contenuti. Provenendo dalla tradizione politica che ha sempre messo i contenuti al centro del proprio agire, su questo aspetto che ritengo si debba sviluppare e raffinare il confronto nella nostra citt. Per questo motivo mi permetto di chiedere al Sindaco Lucchi: ti interessano le idee? O intendi continuare a ragionare solo in base agli schieramenti, magari quelli praticamente imposti da Bologna? Sulle idee ci si pu confrontare, sugli schieramenti molto pi difficile, visto lo scarso appeal e l'arretratezza che riconosco all'argomento. Sfrutto la preziosa occasione che Energie Nuove mi concede per ribadire al Sindaco la domanda di cui sopra, che gli gi stata posta ma che non ha ancora ricevuto degna ed esaustiva risposta. Noi Repubblicani abbiamo una grande fortuna: nella nostra delicata situazione nazionale e quindi locale non abbiamo equilibri o interessi personali di cui tenere conto, e questo ci lascia totalmente liberi di affrontare i problemi per quello che sono, e non per quello che ci conviene di pi. Ecco perch ribadisco al Sindaco la disponibilit dei Repubblicani a sedersi attorno ad un tavolo ed approfondire alcune grandi questioni del nostro territorio, chiarendo tuttavia che questa disponibilit non dura all'infinito, perch non l'infinito l'orizzonte entro il quale affrontarle. Pochi temi chiari, con soluzioni chiare. Ci fosse condivisione sulle soluzioni, ci potrebbe essere la necessaria e conseguente assunzione di responsabilit da parte nostra, cos non fosse sapremmo qual' il lavoro da fare nei prossimi anni. Cito dal documento finale dell'ultimo Congresso dei Repubblicani cesenati: "Provarci, dunque, ragionando degli aspetti che per i prossimi 10 anni possono mutare il volto e la vita della nostra citt, suscitando l'ascolto, l'attenzione ed anche il coinvolgimento delle parti pi attente ed interessate al futuro della citt. In questa nostra realt la migliore cultura amministrativa non riuscita a manifestarsi prescindendo dal coinvolgimento della tradizione repubblicana: un rapporto complesso, talvolta difficile, ma foriero di politiche lungimiranti. Per questo motivo, i repubblicani cesenati devono avere la
capacit ed il coraggio di proporsi all'attuale quadro politico locale, anche all'attuale Sindaco, con un atteggiamento estraneo allo schematismo degli schieramenti contrapposti e della obsoleta divisione destra-sinistra, basato su pochi e importanti contenuti: una politica amministrativa volta alla trasparenza e al superamento della burocrazia imperante, capace di forte tensione programmatoria; il concreto approfondimento della potenzialit del polo logistico; un complesso di importanti modifiche al sistema del welfare, capaci di razionalizzarne la struttura; il rilancio della vita commerciale e imprenditoriale della citt e del suo centro storico, con lobiettivo di creare nuova ricchezza; un rinnovato protagonismo culturale, con laccentuazione della vocazione turistica del territorio." Sviluppo, innovazione, integrazione: con questi tre sostantivi si potrebbe sintetizzare la nostra visione degli anni a venire, sulla quale siamo disponibili a metterci in gioco. Non amiamo la presunzione e neppure la tuttologia, per questo ci limitiamo ad alcuni fondamentali argomenti, convinti che essi siano il discrimine tra la crescita auspicabile e l'immobilismo che rischia di attanagliare il futuro delle nostre realt. Politiche sanitarie e di assistenza, burocrazia, sviluppo economico declinato nei suoi aspetti chiave (snellimento, logistica, centro storico, cultura e turismo): da questi argomenti non si pu prescindere, e su di essi occorre concentrarsi. Le sfide che ci attendono sono di portata epocale: l'idea di Area Vasta, inizialmente riferita solo alla sanit diventer sempre pi il principio con il quale affrontare tutti i grandi temi legati al nostro territorio. Questo, ovviamente, comporta uno sforzo politico e progettuale oltre la norma, in quanto le scelte vanno pensate in un'ottica di integrazione non pi procrastinabile e che obbliga a scelte lungimiranti e coraggiose, pena il ritrovarsi ai margini dello sviluppo. Proprio dalle colonne di questa rivista partita la prima seria ed argomentata analisi sulla ineludibile necessit di fare sistema, partendo da un'unica ASL romagnola e dalla conseguente ridefinizione della sanit, anche cesenate: quale migliore dimostrazione della capacit di un certo mondo (che non si identifica solo con le sigle di partito e preferisce guardare alle cose) di farsi carico di posizioni e provocazioni coraggiose? Se il Sindaco crede che questi siano gli argomenti e queste siano le modalit di confronto ci dia un riscontro, sapendo che non ci saranno altre sollecitazioni, in quanto pensiamo di aver gi fatto abbondantemente la nostra parte. Questo quello che abbiamo da offrire: idee, tenacia, lealt, non per tornaconto personale o fregole di incarichi ma perch ci interessa il futuro di Cesena, che non ha nulla a che vedere con gli schematismi destra-sinistra. Idee, tenacia e lealt sanno essere pericolose, perch presuppongono il rifiuto del piccolo cabotaggio e degli accordi al ribasso. Esattamente quello che serve alla nostra citt.
*Consigliere comunale
15
16
17
I negozi in centro lavorano sempre meno per i ben noti problemi economici, affitti troppo alti ma soprattutto per la concorrenza di strutture commerciali con orari continuativi, con idonei parcheggi gratuiti e facilmente accessibili. I tempi, gli stili, il modo di affrontare la vita cambiano continuamente (spesso in modo repentino) e non ci si dovrebbe mai arroccare in posizioni rigide o di principio. Ne da parte dellamministrazione comunale ne da parte dei commercianti. Dei problemi dei commercianti del centro e della Cesena by night se ne parla da anni ormai. E gli anni sono veramente tanti Limpressione e che, da una parte ci sia lincapacit di fare passare correttamente il messaggio (forze politiche di opposizione, commercianti, parte di residenti e non , professionisti ed associazioni di settore) e dallaltra il volere imporre a tutti i costi il proprio pensiero, senza essere realmente consapevoli delle conseguenze. Le scelte che si intendono fare e che cambieranno radicalmente laspetto e lassetto di una citt, non si possono basare su risultati di sondaggi che restano sempre discutibili (vedi attivit di ultimo km), dove solo una piccola parte dellintera cittadinanza ha partecipato. Ma questo purtroppo e quello che accadr non essendoci stata una concreta contrapposizione, se non a parole. Le battaglie, quelle in cui si crede veramente, bisogna portarle avanti fino in fondo e vincerle, altrimenti sono crociate perse in partenza. Senza indugi e senza timori. Mai rassegnarsi al pensiero che le nostre idee non possano essere ascoltate e comunque non possano interagire sulle decisioni da prendere per il futuro. Soprattutto quelle in cui ci sentiamo coinvolti in prima persona.
*Consigliere di Quartiere
18
19
Schematismi da superare
di Davide Buratti*
Mai come in questo periodo la politica circondata da interrogativi. Dietro l'angolo c' la fine del berlusconismo che potrebbe portare con se una scomposizione del quadro politico. E' chiaro che le decisioni romane avranno delle forti ripercussioni a livello locale. La prima cosa da capire e se ci saranno due o tre poli. In questo momento gli interrogativi si concentrano su tre forze politiche: Pdl, Pri e Udc. Chi rischia la scomposizione il partito di Berlusconi. A livello locale il partito della libert sta vivendo un momento di immobilismo. Nella comunicazione il pi attivo Casali, un consigliere di quartiere. E questa gi una dimostrazione delle difficolt. E' chiaro che le strategie sono legate alle vicende nazionali e le difficolt romane e del governo si ripercuotono a livello locale. Per, al momento, non si riesce a capire neppure quali potranno essere le strategie future a livello di uomini. Dopo due candidati esterni (Ugolini e Macori) dovrebbe essere arrivato il momento di valorizzare le forze cresciute nel partito. Al momento il pi bravo Cappelli che alle indiscusse capacit unisce un elemento che pu solo far bene alla politica: l'assenza di prevenzione determinata dalle ideologie. Certi schematismi ormai sono fuori luogo in ogni senso, ma soprattutto a livello locale. In questo aveva ragione Denis Ugolini quando (pi di dieci anni fa) proponeva di andare oltre la destra e la sinistra e suggeriva di concentrarsi sui problemi locali. <<Un parcheggio - diceva - non ne di destra e neppure di sinistra>>. Fra due anni e mezzo ci sar una tornata elettore molto importante. Il centro sinistra rischia. Non tanto a Cesena dove Paolo Lucchi sembra possa godere (almeno stando ai sondaggi) di una situazione tranquilla. Il rischio per lo corre in Comuni importanti. Primo fra tutti Savignano, dove il centro destra avrebbe vinto anche l'ultima volta se si fosse presentato unito. Mercato Saraceno potrebbe essere un altro dei comuni a rischio. Per il centro sinistra si potrebbe riproporre il pericolo Gatteo: nonostante un consistente vantaggio la vittoria stata buttata alle ortiche a causa delle divisioni. A Mercato c' una situazione simile, anzi forse ancor pi incancrenita. San Mauro Pascoli un altro Comune dove il centro sinistra non pu sbagliare niente, a partire dalla scelta del candidato. Tutto questo ammesso (e non concesso) che dall'altra parte ci sia una coalizione coesa. Chi non pare correre rischi invece Paolo Lucchi. Questo non vuol dire che non ci sar un tentativo di allargare la coalizione. In questo caso, chiaro, gli interlocutori naturali sarebbero il Pri e l'Udc. In questo momento, per il PD, pi facile immaginare un dialogo con i repubblicani in quanto i centristi sono molto vincolati alle scelte nazionali e, obiettivamente (nonostante le spinte dalemiane), non facile immaginare un accordo fra Casini e il centro sinistra. Inoltre anche a livello locale i rapporti non sono idilliaci. Nonostante alcuni recenti ammiccamenti,quello fra Pri e Lucchi non sarebbe comunque un accordo facile. Tutte e due le componenti dovrebbero mettersi la mano sulla coscienza e rinunciare a qualcosa. Pur essendo in una posizione di forza, anche il Pd dovrebbe fare qualche passo indietro. Non sarebbe facile, ma il Pd potrebbe prendere in considerazione questa ipotesi se l'accordo fosse a livello comprensoriale. Per il centro sinistra allearsi con l'Edera significherebbe ridurre in maniera considerevole i pericoli nei Comuni a rischio. Quindi il fine giustificherebbe i mezzi. Insomma, dovrebbe essere fatto quello che non fu fatto a Cesenatico dove il Pd ha fatto di tutto per perdere. Sapeva (i sondaggi erano chiari) che aveva un candidato debole (per problemi caratteriali) e quindi aveva un gran bisogno di allargare la coalizione. Per tanto tempo ha trattato con Pri e Udc. Alla fine non ha chiuso con nessuno probabilmente anche perch Panzavolta & c pensavano che nascesse il terzo polo. Invece tutti si sono accasati con Buda, inoltre il centro sinistra ha dovuto fare i conti con la perdita di consensi provocata dal successo dei grillini. Insomma, una catastrofe che ha portato il centro destra a conquistare il Comune. Tornando ai discorsi sul futuro, per quanto riguarda il comprensorio Cesenate l'impressione che un eventuale accordo debba essere compreso in un pacchetto unico. E' difficile che il Pd possa accettare una situazione a macchia di leopardo. Ma cosa far il Pri? I repubblicani non hanno un'unica opzione. In sostanza ce ne sono altre due: allearsi col centro destra (come sar?) sperando di ottenere il candidato a sindaco (soluzione che appare comunque molto difficile) o tentare la strada del terzo polo, ipotesi che periodicamente torna alla ribalta. Quest'ultima, anche alla luce delle possibili scomposizioni del Pdl e alle difficolt della Lega (nell'ultima tornata elettorale ha pescato nel serbatoio di voti del Pri), elettoralmente potrebbe essere la soluzione migliore. Per darebbe un risultato elettorale difficilmente capitalizzabile per una serie di motivi. Il pi importante che cos facendo l'Edera (rappresentanza politica che per dna forza di governo) rischierebbe seriamente di restare, per la terza volta consecutiva, fuori dalla guida della citt. *Caporedazione di Cesena del Corriere Romagna
20
21
22
23
possibile, su piccola scala cio fra le AUSL di Forl e Cesena, dimostrando una visione miopistica che ha quale unico obbiettivo il risparmio immediato e il pareggio di bilancio. Risparmio che, naturalmente, non prevede una razionalizzazione (taglio) delle spese politiche (Direttori Generali, Dirigenti, Consulenti) ma una razionalizzazione (taglio) dei servizi ai cittadini. La nostra Sanit, se non si cambier rotta, rischier seriamente di trasformarsi in un contenitore vuoto, una bellissima confezione di un prodotto che allinterno non c. Il ragionamento fatto sulla Sanit naturalmente adattabile ad altri settori, come ad esempio il trasporto pubblico, dove sempre come UIL abbiamo creduto, e fortemente voluto un'unica Azienda per il trasporto Pubblico Locale. O come quando, sempre come UIL, abbiamo lanciato la proposta, diversi anni fa, di un Polo fieristico della Romagna. Le prospettive e il progetto da noi pensato era per ben diverso da quello discusso oggi e che vedr sicuramente la perdita del Macfrut a Cesena: il nostro obiettivo, allora, era quello di creare il quarto polo fieristico emiliano romagnolo, che comprendesse appunto Cesena, Forl e Faenza, e che si affiancasse a quelli gi esistenti di Rimini, Bologna e Parma. Questa operazione, se andata in porto, avrebbe garantito dapprima di riequilibrare le offerte fieristiche regionali aumentando le potenzialit della nostra fiera e allo stesso tempo di mantenere a livello locale quegli eventi espressione della vocazione delleconomia del territorio: Forl con il settore avicolo, Faenza con la ceramica e Cesena con il settore agricolo. Grazie a questa operazione si sarebbe potuto garantire, anche per il futuro, il mantenimento di un evento di portata nazionale come il Macfrut a Cesena. Naturalmente non sono sufficienti questi piccoli interventi per salvare un Territorio, quello che deve nascere una consapevolezza Nazionale dellesigenza di un cambiamento di organizzazione delle Istituzioni che le rendano pi agibili, meno costose e pi efficaci. Proprio a questo proposito vorrei accennare alla discussione sulla abolizione delle Provincie. Ebbene una scelta di questo mi troverebbe del tutto favorevole. Certo va valutato un fatto non secondario: questa possibilit essendo legata ad un percorso costituzionale avrebbe tempi estremamente lunghi
e tenuto conto anche del difficile momento per la tenuta politica di Governo, ma anche dellopposizione, trovo questa via del tutto impraticabile. Oggi sono necessarie risposte immediate e la tesi della abolizione delle Provincie sembra avere, a livello centrale pi di un nemico, peraltro molto influente per la tenuta del Governo. In sostanza, al di l degli Spot da campagna elettorale quello che rischiamo che per aspettare un qualcosa che la politica non intende affrontare tutto rimanga invariato, a discapito della diminuzione dei costi della politica della qualificazione della spesa pubblica che tutti gli schieramenti politici, sempre a parole, dicono di voler affrontare. Personalmente invece valuto positivamente ogni proposta che, nei fatti, sia pi facilmente attuabile e vada nella direzione auspicata: snellimento degli apparati burocratici e abbattimento dei costi della politica. Credo infatti che i tempi siano maturi per cominciare a ragionare in termini di programmazione interprovinciale; anche pensando alla costituzione di una unica Provincia in Romagna. Questo non solo perch un'unica Provincia pu nei fatti diminuire sensibilmente tutti i costi indiretti che pesano sui cittadini ma anche perch ormai in tantissimi settori si ragiona in termini di bacini di utenza ampi come ad esempio, riprendendo quanto sopra detto, nei trasporti pubblici o in sanit. E del tutto evidente, stando cos le cose, che un unico livello istituzionale pi snello e maggiormente in grado di affrontare con tempi europei le sfide che il prossimo futuro ci riserva, ci garantir risposte pi efficaci. Questo quanto il mondo del lavoro (lavoratori, pensionati, giovani e imprenditori) ci chiedono. Dobbiamo comprendere che il nostro vivere sociale ci lega gli uni agli altri a doppio filo e che le scelte fatte dalla politica in questo periodo di molte ombre e poche luci saranno fondamentali. Solo se veramente, cos come anche la UIL Nazionale ha proposto, i costi della Politica verranno abbattuti, solo se le Istituzioni saranno capaci di tornare a rappresentare la gente e stare tra la gente, allora e solo allora potremo forse pensare che sia cambiato il vento, e che il mondo sia quello di una volta. Un mondo cio dove anche persone con visioni contrapposte, anche persone che non credevano negli stessi ideali, sono in grado di unirsi in un obiettivo comune per un domani migliore. *Segretario Generale UIL Cesena
24
Romagna
25
26
27
Delude molto la politica sbragata del nostro paese. La condizione difficile economica e sociale nella quale molti soffrono un disagio drammatico, rende ancora pi deludente quello sbragato chiacchericcio inconcludente rispetto alle molte gravi questioni reali nelle quali ci troviamo immersi. Cresce una disaffezione nei riguardi della politica che proprio quello che non ci vorrebbe. Disaffezione, indifferenza, ma anche ribellismo, viscerale anti politica condita ovviamente da innumerevoli buone ragioni, ma anche da abbondanza di demagogia e di considerazioni un tanto al chilo. Di fronte ad una politica del genere ci vorrebbe una opinione pubblica reattiva, capace di concorrere a sostituirla con qualcosa di migliore. Proponendo e sostenendo soluzioni, proposte migliori e personale politico, pi serio e migliore. Nei partiti, tranne poche eccezioni, dilaga un personale preminentemente dedito al carrierismo. Dove si conquistano galloni pi per servilismo anzich per capacit, meriti e competenze. Nella societ civile c molta indignazione, si urla. Si va in piazza e spesso sono solo piazzate. Si mugugna e si sta da parte. Non fosse mai che ci si urta e ci si rimette qualche benevolenza cui attingere al bisogno. Insomma qualche volta dovremmo pure farci un esame anche come societ. Come cittadini. Che spesso ci riteniamo tali anche con non celata prosopopea. Ma altrettanto spesso in realt siamo pi rasenti allo status di sudditi che di cittadini. O perch non ce ne rendiamo conto; perch ci conviene; perch non facciamo nulla per esaminarci e capire; o perch non riusciamo a capire e men che meno ad esaminarci. Ciechi per orgoglio, per presunzione. Una apoteosi delle nostre molte mediocrit. Che non che non esistono solo perch non vogliamo e non intendiamo riconoscercele. Tanto per capirci su alcune cose. Facciamo mente locale alle varie occasioni in cui ci si trova fra amici, conoscenti, e capita di parlare delle cose che succedono e anche di politica. Ne vengono fuori certi spaccati che meriterebbero di essere riflettuti con impegno. Spesso il giudizio sulla politica un giudizio morale. Berlusconi il pi gettonato. Poi arrivano gli altri, Papa, Milanese e tanti altri nomi difficili anche da ricordare ed elencare tutti. Le cricche, le P tre, quattro e avanti cos. E l trovi coloro che il centrodestra lo fanno un assembramento di ladri, truffatori, porci e schifosi. E il giudizio inappellabile. Gioco forza la risultante: da quella parte il marcio della politica e della societ che quella sostiene (la maggioranza alle ultime elezioni). Per costoro laltra parte la parte buona, quella seria, onesta, incontaminata ed incontaminabile. Allora scattano coloro che non sopportano questo schema rigido e soprattutto non sopportano di essere annoverati in quel tipo di assembramento. E vanno allattacco. Contro la supposta superiorit morale della sinitra che la stessa di coloro che hanno test spaccato il mondo in due: la destra che fa schifo e la sinistra che la parte buona. Criticare la sinistra che suppone una propria superiorit morale doveroso a prescindere. Solo gli stupidi possono spaccare il mondo in due parti: in una solo i buoni, nellaltra solo i
cattivi. Ma questo a parte. Torniamo alla reazione cui facevamo riferimento. Che si arricchisce a sua volta di giudizi morali trancianti e gi nomi: il caso Penati, Oldrini, Sesto San Giovanni, la sanit pugliese, lassessore alla sanit che poi si manda in parlamento per dargli la giusta tutela (o anche il giusto premio?), e avanti cos un altro lungo elenco. La discussione in certi consessi va avanti cos. Fate schifo, no fate schifo voi. In uno stadio le curve che si mandano affanculo sono un esempio che sa di eufemistico. E nessuno disposto a fare un passo indietro rispetto alla propria opinione ed ingiuria. Berlusconi lo deve fare da capo del governo. Questi manco lo fanno da una semplice opinione, peraltro, ovviamente sbagliata. Tant! Anche questa societ. disarmante assistere a discussioni nelle quali non riesci a fissare un punto semplice. Del tipo: il marcio se c lo trovi ovunque; stupido dividere il mondo in buoni e cattivi, nessuno in grado di scagliare la prima pietra; la politica non migliore quando una parte prevale sullaltra in base ad un giudizio morale inattendibile ed immotivato. pi meritevole di un giudizio critico di tipo morale quello che si autosuppone moralmente il migliore che viceversa. E dire che dalle discussioni dovrebbero poter emergere le cose che non vanno per quel che sono. Non fa differenza se avvengono in un ambito invece che in un altro. Il punto che non vanno e basta. E quelle andrebbero corrette. Ma se per correggerle non si sa fare altro che intendere che bisogna andare nella parte diversa allora non si viene a capo di nulla. Il miglioramento della politica non se stai da una parte o dallaltra. Avviene se ne correggi le storture in tutte le parti in cui esse si manifestano. E nessuna esclusa. Avviene se ti impegni affinch ci sia una politica seria fatta di cose serie e di concrete soluzioni ai concreti problemi. Se i comportamenti sono i pi corretti. Se a fare la politica concorri a mettere chi la fa seriamentee con le capacit che necessitano. Non il moralismo un tanto al chilo quello che serve. Anzi, questo fa solo danni. Se ci si fissa sulle cose che si devono correggere e cambiare - e ci si pu intendere soprattutto in una conversazione fra persone che si conoscono e che si parlano liberamente allora ci si comincia a confrontare seriamente. E sicuramente ci si comprende. Non necessariamente ci si convince. Se poi ognuno anzich urlare, e giudicare in modo sbragato, si impegnasse su quelle cose a cambiare e a migliorare la parte che egli ritiene comunque la migliore, gi sarebbe molto. Perch la vera questione non che si migliora se si va da una parte o dallaltra, ma se si fa migliore ogni parte. Le differenze di opinione, di posizione e politiche giusto che vi siano. E vanno tutelate. Limpegno a farle buone e valide anche se diverse. Allora dopo bello scegliere se in un dato momento ci si rispecchia di pi in una forza anzich nellaltra. Ma questa la democrazia. Lo schematismo che vuole il bene solo da una parte ed il male solo dallaltra invece lanticamera del buio antidemocratico. E' lespressione pi nitida ed eloquente della nostra stupidit.
28
Propriet: Associazione Culturale Energie Nuove - Cesena, Via Mattarella 60 Stampa: Litografia Tuttastampa Cesena.