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Cambiare la politica
Appena prima di andare in stampa. La lettura di alcuni autorevoli interventi sui maggiori giornali nazionali ci conferma lavvedutezza di molte nostre argomentazioni sulle quali insistiamo da tempo. C una politica molto povera. La credibilit dei partiti ai minimi termini. La classe politica risalta per pochezza. Non si pu essere contenti. Questo stato comporta lindebolimento della nostra democrazia, non il suo rafforzamento. Per il quale, invece, fondamentale che vi sia un vero rilancio della capacit politica di riacquistare fiducia e credibilit. Ma occorre un profondo rinnovamento. Culturale e di classe dirigente. Siamo nel bel mezzo di una fase eccezionale, per difficolt, ma anche per opportunit. Questa seconda repubblica va condotta al suo epilogo. Purtroppo dobbiamo attendere lavvio del rinnovamento da parte di coloro che portano la responsabilit dello stato attuale. Ma la situazione tale che anche essi devono essere indotti a darsi una mossa. Dopo il governo Monti impensabile - e sarebbe colpevole - il semplice ritorno alle situazioni politiche precedenti. Il bipolarismo incentrato sul berlusconismo e sullantiberlusconismo va condotto al suo definitivo capolinea. Al nostro paese necessita la riforma costituzionale ed il riassetto funzionale delle istituzioni. Un pi adeguato e democratico sistema elettorale. Non possiamo affrontare il tempo presente e quelli prossimi, cos complessi e difficili, avendo una politica che capace solo di scontrarsi e di non offrire appropriate soluzioni. Il sistema politico non pu restare lo stesso di questi anni. I partiti sono vuoti a perdere. I partiti sanno solo fare danni. Il Pdl si mangiato la leadership. Il Pd terreno di scorrerie. LUdc farnetica. Un recente articolo di Giuliano Ferrara. E la sopravviven-za di partiti morti che rende vivace la protesta e legittima linsopportazione della politica come oggi appare. Viva i partiti - dice Giuliano Ferrara - se i partiti sono cose che costano poco, invadono poco lo spazio pubblico, e agiscono come collettori di altre forze vive (della societ) a favore di una leadership e di un programma, di idee modeste ma credibili. Per Ferrara fallirono i tentativi di tornare a una nuova mappa partitica, dai governi DAlema alla Bicamerale. Sono fallite le due ipotesi di riforma dei partiti: Berlusconi doveva strutturare un cartello elettorale, un partito leggerissimo; Veltroni aveva promesso una vocazione maggioritaria del Pd. Nella contrapposizione questi due partiti si tenevano in vita insieme. Quando il paese ha bisogno daltro essi non possono pi autoalimentarsi vicendevolmente. Oltre al fatto come scrive Angelo Panebianco che Partito democratico e Popolo della libert non hanno raggiunto, e forse mai raggiungeranno, la fase del consolidamento, quella chearriva a condividere una identit e si impegna con determinazione a difenderla. Essi al loro interno non hanno una comune identit. Il Pdl messo male. Raramente i partiti carismatici sopravvivono al declino plitico dei loro fondatori. Il Pd pure messo male. Quel partito nacque da una quasi fusione fra partiti preesistenti. Che non fu una fusione vera e propria (come anche dimostra la vicenda del tesoriere della Margherita). Ds e Margherita furono ben attenti a non mettere in comune le cose importanti. Ne derivata una struttura fragile e solcata da mille divisioni e diffidenze, frutto di differenti storie e differenti identit che non sono mai riuscite ad amalgamarsi per davvero. In Italia un rinnovamento politico richiede anche che si superi la regola che invece continua imperterrita e che nel Pd trova maggiore conferma: si cambiano le sigle, si scompongono e ricompongono i cartelli elettorali, al fine di assicurare ai dirigenti (sempre i soliti) la permanenza. Che per il bene del paese e per sperare in un rilancio della politica occorra andare oltre queste maggiori formazioni politiche cos come sono adesso, lo si deriva dal guardare i tentativi assurdi che fanno per tirare la giacchetta al governo Monti. Il Pdl che vuole farlo apparire come continuatore del suo programma. Il Pd che, come vorebbe Veltroni, ritiene che Monti stia realizzandoil riformismo del primo governo Prodi. Farebbero bene, a destra come a sinistra, a riflettere che Monti il risultato del fallimento del centrodestra di affrontare la crisi e della incapacit del Pd di proporre una alternativa credibile. Il Pdl sta perdendo pezzi al suo interno. Sta sfarinandosi fra tesseramenti falsi e pre-parativi di fuga. A sinistra, nel Pd come dice Massimo Salvadori: il Pd sta offrendo scarsa prova di essere in condizione di presentare una leadership incisiva per quel che concerne vuoi il programma vuoi le caratteristiche del suo gruppo dirigente, diviso nelle varie correnti. Il Pd recentemente cresciuto pi per i vizi e i difetti del berlusconismo che per virt propria. Quasi ogni volta che il Pd deve pronunciare dei s in tema di alleanze di governo, candidatura alla premiership, politiche economiche e sociali, diritti civili, questioni etiche, laicit,ecco emergere le difficolt legate alla sua origine. Lessere nato da un amalgama di componenti che provoca contrasti non risolti, veti e controveti, la mancanza di strategie condivise, alimenta minacce di nuovi scollamenti. Sarebbe bene porsi in modo attivo dentro questa fase della vicenda politica italiana. Per non restare a guardare se per caso ne deriver qualche rinnovamento. Ma per cercare di essere in qualche modo partecipi del tentativo e per concorrere ad indirizzarlo. Sarebbe bene che la cultura laica, liberale e democratica non restasse ai margini del dibattito attuale. Mancherebbe unessenziale risorsa per imprimere rinnovamento alla cultura politica.
Pag. 2- Cosa occorre fare Davide Giacalone Pag. 3 - Il Governo Monti: un esempio per le lites e i cittadini Luigi Tivelli Pag. 4- Troppi costi dello Stato. Troppa pressione fiscale Flavio Pasotti Pag. 5 - No alla conservazione che vince contro i nostri figli Guido Piraccini Pag. 6 - Cambiare il sistema elettorale Sandro Gozi Pag. 7 - Riformare la Costituzione Pag. 8 - Emergenza. Governo Monti. Il vuoto politico Denis Ugolini Pag. 9 - Le province come l'araba fenice Giampiero Teodorani Pag. 10 - Sanit. Per Area Vasta un nuovo assetto di governance Pag. 11 - Sanit. La Regione non ha una politica Denis Ugolini Pag. 12 - Sanit. La sanit romagnola e il paradosso di Buridano Giuliano Zignani Pag. 13 - Sanit. L'armonia di una sola AUSL Romagna Giancarlo Biasini Pag. 14-15 - Sanit. Inappropriata l'autoreferenzialit di sistema Giuseppe Zuccatelli Pag. 16-17 - Sanit: Area Vasta. Dimensione ottimale Incontro con Claudio Vicini Pag. 18 - Sanit. Un'azienda sanitaria unica romagnola: per migliorare Damiano Zoffoli Pag. 19 - Sanit. Un'azienda sanitaria unica romagnola: l'ora dei fatti Thomas Casadei Pag. 20 - Sanit. Infrastrutture "leggere" per la modernit Stefano Mancini Pag. 21 - Sanit. Evitare inutili duplicazioni Stefano Montalti Pag. 22 - Unindustria Forl- Cesena. Unire le ASL romagnole Giovanni Torri Pag. 23 - Banche in chiaroscuro, fra crisi economica e finanziaria Paolo Morelli Pag. 24-25 - Cesena. Molta burocrazia e molte parole Luigi Di Placido Pag. 26 - Cesena. Investire per la sicurezza Corrado Augusto Patrignani Pag. 27 - Cesena. Scelta sbagliata per il centro. E' ora di cambiare Valeria Burin Pag. 28-29 - Cesena. Molta facciata. Scarsa sostanza Franco Pedrelli Pag. 30 - Cesena. Non c' progettazione. Non c' confronto Davide Buratti Pag. 31 - Cesena. Mettere in moto un confronto pi alto Maicol Mercuriali Pag. 32 - Tracce del Risorgimento a Cesena Rita Ricci Pag. 33 - Bisogno di politica. Bisogno della Sinistra Elena Baredi Pag. 34 - Quanto ancora deve durare un siffatto PD? Pag. 35 - Partiti, go home! Luca Ferrini Pag. 36 - Il grande nevone
2 Governo. Partiti
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di dare lesempio agli altri appartenenti alle stesse lites, tanto pi rilevante in quanto la prima funzione delle classi dirigenti dovrebbe essere proprio quella di dare lesempio. Questo comporta un primo segnale di risveglio di un certo senso delletica pubblica e di un chiaro senso dello Stato. Un messaggio che si spera possa raggiungere e coinvolgere tanti altri appartenenti alle lites. Daltronde, lo stesso Senatore Monti aveva mostrato gi in sede di esposizione al Senato di avere ben presente tale funzione esemplare del suo Governo di impegno nazionale, che rilevava Monti in quelloccasione significa assumere su di s il compito di rinsaldare le istituzioni civili e istituzionali, fondandole sul senso dello Stato. Ed aveva anche dimostrato in modo plastico e penetrante di avere ben chiaro il nodo istituzionale e civico che, grazie anche alle carenze etiche e di vision delle lites, pesa sul Paese. In un passaggio sostanzialmente bucato dalla stampa aveva infatti rilevato: il senso dello Stato, la forza delle Istituzioni, che evitano la degenerazione del senso di famiglia in familismo, dellappartenenza alla comunit di origine in localismo, del senso del partito in settarismo. Se solo il Governo Monti riuscisse a contribuire a trasformare tali patologie, di cui portano la responsabilit le intere classi dirigenti (e che purtroppo coinvolgono anche milioni di cittadini), in una fisiologia civica e istituzionale, sarebbe con grande dono civile per tutto il Paese, idoneo a riconciliare maggiormente i cittadini e le Istituzioni, i cittadini alla politica, come ha chiosato il Presidenteeconomista, che mostra per anche una certa cultura istituzionale, politica e sociale.
* Editorialista e scrittore
Riformare la Costituzione
*** La Corte costituzionale, come avevamo previsto, non ha istituzionali. ammesso il referendum per abrogare la legge elettorale, il Ambedue sono regimi elettorali che mal si conciliano con porcellum. Non si abroga unintera legge, perch cos limpalcatura costituzionale improntata a parlamentarismo rimane solo un vuoto legislativo. La legge attuale va cambiata e con la quale era coerente il sistema elettorale proporzionale perch una porcata, lesiva di ampi spazi di democrazia. valso fin dallesordio della Repubblica. Negli anni sono Questa consapevolezza diffusa. Anche fra i cittadini come cambiate molte cose. I cittadini vogliono un pi diretto dimostra il milione e passa di firme raccolte che ne protagonismo decisionale su chi e come deve governare e chiedevano labolizione. Al cambiamento devono provvedere rappresentarli in Parlamento. Ci vogliono maggioranze pi il Parlamento e le forze politiche. Visto il livello della attuale coese e stabili. Una forte possibilit di alternanza. Maggiore classe politica italiana comprensibile un certo scetticismo. governabilit. Maggiore e pi rapido funzionamento dei Per alcune ragioni: il porcellum non stato imposto da processi decisionali. E anche possibilit reale di scegliere una parte contro laltra, ma stato voluto da ambedue le i propri rappresentanti. maggiori parti politiche di entrambi gli schieramenti. Ognuna Guardando a questi obiettivi, in primo luogo, si dovrebbe gradiva poter avere il premio di maggioranza per essere al mettere mano alla Costituzione. Rinnovando forma di governo. governo, sistema parlaAlle oligarchie di ognuna, mentare, rapporti istitui capataz, piaceva dezionali. E dare forma ad una cidere chi dovevano esselegge elettorale coerente e re - in quanto da loro nonon confliggente con minati nelle liste bloccate limpalcatura costituzio- gli eletti delle proprie nale. file. Sapendo di potere Una classe politica che vocontare su una vasta lesse essere capace e cerpopolazione irrigimentata casse di sollevarsi dalla crisi a gregge che li avrebbe di credibilit che la circonda seguiti nel dar corso alla dovrebbe cimentarsi intorno mirabile porcata. I fautori a questi obiettivi. Anche della porcata, adesso, sono guardandosi intorno, alle coloro che dovrebbero esperienze di altri paesi deprovvedere a una nuova mocratici e non meno svilegge elettorale. La nuova luppati del nostro, e facendo legge per la quale cimenbagaglio delle esperienze tarsi - per loro - non deve deludenti fin qui fatte, in essere la pi democratica, casa nostra, sia per quanto ma la pi congeniale ai riguarda le riforme istituloro interessi elettorali di zionali sia per quanto riparte. Non un caso che guarda le leggi elettorali. il massimo che abbiano E invece siamo ancora al proposto, fino a poco fa, chiacchericcio inconcluper sostituire la porcata sia dente. stato il ritorno al mattaSono due i riferimenti a cui rellum: una porcatina. Questultimo, gi provato in vorremmo si guardasse: quello francese di semiprecedenti elezioni, aveva sortito poca difformit sostanziale presidenzialismo con uninominale di doppio turno; quello rispetto al porcellum. tedesco di cancellierato, con proporzionale e soglia minima per poter entrare in parlamento. Ambedue sono sistemi Ecco perch riscuote ancora molto gradimento presso le bipolari assai pi funzionanti del nostro reso bastardo e mal oligarchie partitiche. Infatti nei collegi uninominali previsti funzionante sia con il matta-rellum sia con il porcellum. dal mattarellum (il 75% degli eletti) sono designati, Quello tedesco, alla luce di questi anni e di quanto in essi catapultati (quasi una nomina in molti casi), dei candidati avvenuto, pensiamo possa essere ancor pi indicato per il che devono essere graditi e decisi dallalto. Non sarebbe nostro paese. Possibile che i maggiori partiti non debbano male un sistema fondato su collegi uninominali se fosse muovere in questa direzione? supportato da una legge dello Stato (non da arbitrarie In questa fase drammatica della condizione del paese nella regolamentazioni volontaristiche di qualche partito) che quale non c solo la crisi economica e finanziaria da cui regola e prevede le primarie per determinare le scelte dei sollevarsi, ma c anche la profonda crisi della politica dalla candidati nei vari collegi. E ad ogni modo sia il porcellum quale riscattarsi. da un lato, sia il mattarellum dallaltro, hanno dato prova Speriamo non sia lennesimo appello al senso di di non avere improntato un buon bipolarismo e solide e responsabilit e per risultati seri e validi che rimane ancora coerenti maggioranze e opposizioni. Oltre ad avere luno inascoltato ed inevaso. e laltro consentito che si ingenerasse di fatto una anacronistica situazione prossima anche a rischi di conflitti *
La questione dell'abolizione delle province antica e crea sofferenza in chi, come noi, ha sempre creduto nella bont della impostazione che Ugo La Malfa diede al tema fin dal 1970, in occasione della istituzione delle regioni. La Malfa stato luomo politico del secondo dopoguerra il cui pensiero conserva attualit e sicuramente impressionante lungimiranza. Temi come lesigenza di attuare una politica dei redditi, la necessit della programmazione come metodo di governo, sono oggi una drammatica necessit senza che ne sia stata compresa limportanza. Anche leliminazione delle province ci viene proposta, oggi, in un quadro politico asfittico e senza cultura di governo. Non si pu ridurre largomento a un problema di (eliminazione?) o di contenimento dei costi, che peraltro riguarda tutti gli enti locali e territoriali del Paese. Abolirne qualcuna, si solo le piccole magari solo quelle non governate dalla Lega. I grandi e veri costi li sosteniamo da quarantanni, per non avere colto la novit della istituzione delle regioni e creato loccasione per una semplificazione dello Stato, unico in Europa, ad avere quattro livelli di governo. Se allora fossero state soppresse le province certamente oggi avremmo delle regioni e dei comuni diversi. Non averlo fatto, anzi averle caricate di deleghe e di competenze regionali, spesso senza strumenti o affidando loro il ruolo di semplici passacarte verso altri, ha bloccato e inibito il processo di unione dei comuni e fatto naufragare qualsiasi ambito di governo delle aree metropolitane. Questa incertezza del quadro istituzionale, determinata dalla miopia con cui le forze politiche hanno affrontato largomento, sia a livello nazionale e anche a quello
locale, fa si che dobbiamo ancora assistere al dibattito sulla provincia unica, bipolare o tripolare (romagnola?); meglio il comune unico e grande, anzi grandissimo. Altri, meglio larea vasta (vasta quanto?) come la Romagna! Allora facciamo la Regione (direbbe un bambino). Un dibattito tutto in libera uscitasenza punti di riferimento, culturale e amministrativo, con un unico obiettivo: salvare lattuale sistema di potere, grande o piccolo che sia. In questo uniti PD, PDL, Lega. Casini, prudente e terza forza! Non si sa mai. E se poi rimangono? La provincia sempre stata uno degli snodi del potere locale, una posta compensativa per laccordo nei comuni capoluogo. Non a caso negli anni 70 e 80 quasi tutti i presidenti erano socialisti; risultato di accordi ora con la DC ora con il PCI. Sono molti gli affezionati alle province; se si esclude un breve periodo della segreteria Berlinguer, in cui parve che anche il PCI imboccasse la strada della abolizione, il ritorno allordine ha sempre caratterizzato, vanificandoli, gli sforzi di chi voleva superarle. la contraddittoriet con cui la Regione Emilia Romagna affront, allinizio degli anni 80, il tema dellente intermedio e che fu proprio Pierluigi Bersani a decretare labolizione dei comprensori e il rilancio delle province. La cosa buffa e tragica, in questo momento, costituita dal fatto che lo stesso parlamento che dovrebbe procedere al varo della riforma costituzionale per determinare laboli-zione delle province, lo stesso che negli ultimi anni ne ha create delle nuove, che si chiamano dellOgliastra o (sic) Medio Campitano. La provincia come il gatto: ha sette vite. Speriamo che non sia anche come il mitico uccello, simbolo della morte e della resurrezione, dalle cui ceneri ai raggi del sole rinasceva. Credo comunque che un bel giorno lAraba Fenice sia morta, perch non s pi vista in giro.
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16 Sanit. Emilia-Romagna. Incontro con Claudio Vicini. Ospedale Morgagni Pierantoni Forl
17 Sanit. Emilia-Romagna. Incontro con Claudio Vicini. Ospedale Morgagni Pierantoni Forl
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Si riaperto, nei giorni scorsi, il confronto relativo ad una nuova organizzazione della sanit in Romagna. Oggi ci ritroviamo a met del guado: larea vasta romagnola della sanit , nei fatti, poco pi di una collaborazione, una sorta di coordinamento, con risultati ancora insoddisfacenti. Le AUSL di Forl, Cesena, Ravenna e Rimini, quelle che definiscono la cosiddetta area vasta, sono organizzate in 14 presidi ospedalieri dislocati sul territorio romagnolo e producono attivit per un valore di circa 2,2 miliardi di euro, impiegando quasi 15.000 dipendenti. necessario mettere in campo maggiore coraggio e responsabilit; fare scelte pi forti, chiare e nette. Unazienda sanitaria unica per la Romagna? Perch no! Basti considerare che in Emilia-Romagna, nel prossimo triennio, sulla sanit, che rappresenta oltre il 70% del bilancio regionale, verranno a mancare circa 1,5 miliardi di euro. Bisogna spostare ed elevare il livello del confronto: razionalizzare necessario, ma non basta. Come in un campo di calcio, se continuiamo solo ad erigere barriere, come i giocatori in difesa al limite della propria area, non riusciremo mai a vincere la partita, che quella di una nuova fase di sviluppo per il nostro territorio. Serve un nuovo schema di gioco: dobbiamo giocare in attacco e rilanciare, e non chiuderci dentro ai nostri, sempre meno adeguati, confini amministrativi. Anche alla luce della soppressione delle Province diventa ineludibile ripensare l'affidamento di funzioni e la gestione di servizi su area vasta. Questo schema di gioco, in Emilia-Romagna, lo abbiamo tradotto nel Patto regionale per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva siglato lo scorso 30 novembre tra la Regione, lUpi, lAnci, lUncem e la Lega Autonomie, lUnioncamere, le associazioni imprenditoriali, le
organizzazioni sindacali, lAbi e i rappresentanti del Terzo settore. Al di l dei contenuti, questa ampia condivisione, ha valore in s: rappresenta un segno di speranza, una prospettiva e unidea comune di futuro. Dopo un ventennio, nel nostro Paese, della cultura imperante del fai da te e usa e getta e contro il rischio del si salvi chi pu, la societ emiliano-romagnola, tutta insieme, ha condiviso le scelte strategiche generali, per ricreare fiducia e un ambiente favorevole alla ripresa. Il progetto quello di un nuovo modello sviluppo pi umano, con al centro la crescita; senza questa, infatti, non si paga il debito e non c alcun risanamento possibile, n giustizia sociale ed equit. Gli assi fondamentali individuati, per riscrivere il patto intergenerazionale, sono la difesa e la promozione della legalit per sostenere leconomia sana; nuove e proficue relazioni sindacali e industriali per esaltare la centralit del valore del lavoro; investimenti nel sapere e nelle competenze, con incentivi e azioni mirate per aumentare l'occupazione femminile e dei giovani, e favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Anche in Emilia-Romagna, quindi, necessario cambiare, sapendo che la crisi impone a tutti un radicale mutamento degli stili di vita. Non sar infatti possibile, e non nemmeno giusto e auspicabile, visti i risultati, ritornare al modus vivendi precedente. La riforma del welfare, la sanit e il settore dei servizi alla persona, rappresentano, da questo punto di vista, il principale banco di prova. Per tutti questi motivi, credo che sia necessario dare, al pi presto, concretezza al percorso di creazione dellAzienda sanitaria unica romagnola, per migliorare lefficacia, lefficienza e lappropriatezza delle risposte ai bisogni di salute di tutti i cittadini. Come? Attraverso la concentrazione delle funzioni logistiche, amministrative e direzionali, nonch dei sevizi ospedalieri di eccellenza (che richiedono elevate specializzazioni e tecnologie) e, al contempo, la diffusione sul territorio della medicina di base e della rete integrata dei servizi socio-sanitari.
*Consigliere regionale PD
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Energie Nuove torna con continuit sul tema della organizzazione della sanit in Romagna e il dibattito che ne scaturisce rende la discussione a Cesena interessante e non scontata. Sono state diverse le personalit politiche, sindacali ed istituzionali intervenute sul tema di un'Azienda unica. Lapproccio pi convincente non mi pare quello di ripartire dai PAL (Piano Attuativo Locale) vigenti nelle singole Aziende, pensati in unottica che non va oltre il coordinamento delle AUSL attuali, ma mi sembra necessario un cambio di visione. Il Sindaco di Cesena proponendo di costruire un Atlante dei servizi socio-sanitari delle tre province romagnole, sembra lo delinei. In primo luogo vi il tema di chi discute e sulla base di cosa. Le assemblee elettive, gli amministratori da un lato, gli operatori, le aziende sanitarie, i comitati e la complessa trama dellassociazionismo dallaltro, con le funzioni e i ruoli dei quali sono titolari, non esauriscono in se stessi il tema della partecipazione. politiche potrebbero, uscendo da una dinamica puramente dichiarativa tentare di costruire dei luoghi di partecipazione politica reale sul tema della salute. I cambiamenti fondamentali nella sanit sono avvenuti nel vivo di discussioni pubbliche, di campagne informative e di movimenti dopinione, politici e sindacali, i cambiamenti che si prospettano per la sanit in Romagna non richiederanno una vivacit minore. La qualit della sanit locale, provinciale e regionale alta e negli anni stata concretamente riscontrata dagli utenti. Questo dato di fatto non esime dal visualizzare le aree di criticit, le inutili duplicazioni, le ridondanze
direzionali e le prospettive conseguenti alle scelte nazionali. Il finanziamento nazionale del servizio sanitario, abbastanza cervellotico. Storicamente il fondo sanitario sottostimato del 5-6% ogni anno che, lungi da indurre risparmi di spesa, determina solo incertezze e la necessit di successivi rifinanziamenti. Il governo Berlusconi nelle sue ultime, concitate, manovre ha introdotto ticket, tagli dal lato del finanziamento, confermati dallattuale governo, che stanno producendo divaricazioni nel diritto dei cittadini ad avere pari opportunit di accesso alle prestazioni. Io penso che per evitare di cadere in una spirale che connetta i tagli nazionali allinceppamento del servizio sanitario, tagli quindi suscettibili di incidere sulle condizioni di salute dei cittadini, si debba mettere in discussione sia lassetto dei servizi che la loro gestione e la loro organizzazione. Luna cosa connessa allaltra, non sar sufficiente fronteggiare il definanziamento del servizio sanitario pensando solo ad una mappa appropriata di ci che serve, indipendentemente dalla gestione. Il servizio sanitario un bene comune fondamentale al quale non vogliamo rinunciare e per il quale prima di pensare a coperture inferiori si disponibili a pensare cambiamenti profondi. Occorrer garantire la vicinanza ai cittadini dei servizi di base e comunque ricomprendere nel territorio romagnolo quelli che richiedono una pi elevata intensit tecnologica e di specializzazione del personale sanitario. Ripropongo qui un passo avanti concreto da realizzare attraverso una spending rewiew (revisione della spesa) della sanit in Romagna, che unita a quellAtlante dei servizi del quale ha parlato il Sindaco Lucchi, potr sviluppare listituzione prevista dalla Regione dellArea Vasta Romagna, anche indipendentemente dall'evoluzione delle altre Aree Vaste, con una specifica organizzazione sanitaria romagnola.
*Segretario Sinistra Ecologica e Libert. Cesena
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Nella nostra citt, dal centro storico alla periferia, si sta riproponendo un serio problema legato alla sicurezza dei cittadini, dei negozianti e degli imprenditori. La questione ovviamente generale perch quando si affronta la questione della criminalit, dei furti, delle spaccate e delle rapine, a essere attaccata l'intera comunit e con lei la percezione del senso di sicurezza e inviolabilit fondamentali per la qualit della vita e per la coesione sociale del territorio. Come presidente di Confcommercio cesenate, un'organizzazione radicata ormai da 70 anni in questa citt, vorrei proporre una riflessione partendo dall'ottica di negozianti e imprenditori che, nel contesto di una situazione difficilissima determinata dalla recrudescenza della crisi economica e dal credito congelato, si trovano a dover affrontare anche queste nuove ondate di criminalit. Adopero volutamente il termine criminalit, in luogo della parola fuorviante microcriminalit che a lungo ha dominato in certi stantii dibattiti: quel prefisso micro, infatti, significando piccola o addirittura minuscola sembra far apparire non particolarmente grave, bens quasi fisiologica e quindi gestibile - quasi fosse una sorta di costo sociale per intenderci - la criminalit di una citt tutto sommato tranquilla come Cesena. Ricordo anche certe malintese osservazioni di chi ha a lungo sostenuto che il nostro territorio era e resta un'isola felice, rapportato ad altri luoghi d'Italia dove l s che imperano il crimine e la malavita organizzata. Non un modo di ragionare che ci piace questo, perch spinge alla minimizzazione e all'immobilismo. Noi dobbiamo guardare a casa nostra e la percezione che le cose vadano peggio di qualche tempo fa, riguardo alla sicurezza: basta pensare al fatto che si sono moltiplicati furti, spaccate e rapine, anche contro attivit commerciali, in centro come in periferia. Ad esempio, solo per citare gli ultimi casi nel quartiere Ravennate e Cervese. Ma, aggiungo, un po' in tutti i quartieri, come monitorano i nostri presidenti Confcommercio, con danni a serrande, vetrine, interni provocati dalle effrazioni oltrech danni economici laddove siano state asportate somme di danaro. Ma non solo: certe strade buie dei nostri quartieri sono diventate veramente disdicevoli e pericolose, e persino in centro storico si possono sempre pi fare brutti incontri. Non sintomatico che nel cuore della citt, una nota libreria sia stata indotta ad affiggere in vetrina un sarcastico invito ai ladri a non incunearsi dentro il negozio per la sesta volta (dopo cinque azioni criminose in due mesi), visto che tanto in cassa non vengono neppure tenuti gli spiccioli?
Cittadini e negozianti molto preoccupati. Per certi versi angosciati. Dal centro alla periferia. Questa la situazione e prima di correre ai ripari occorre avere la onest intellettuale di riconoscerla senza minimizzarla. Detto questo, servono interventi tempestivi e mirati. Certo: la dotazione di organici pi aderenti alle necessit delle forze dell'ordine un imperativo categorico, cos come una collaborazione fattiva, gi peraltro in essere, fra i vari corpi. La Confcommercio la richiede da pi lustri, essendo questa una carenza annosa. Va detto che le nostre forze dell'ordine impiegate sul campo sono esemplari ed efficienti, anche se potrebbero fare di pi se le risorse fossero maggiori. Spetta anche alla politica, in tutti i suoi livelli partendo dai nostri parlamentari locali, muoversi su questo binario per ottenere pi sostanziosi organici, facendo valere le ragioni del nostro territorio. Anche l'amministrazione comunale pu e deve fare di pi. Riconoscendo che il problema esiste e inserendolo tra le sue priorit di intervento. Come? Ad esempio investendo danaro invece che per Sirio (il sistema di televigilanza per scovare eventuali auto che accedono in centro senza il permesso: costo di 370 mila euro!) per un pi logico, realistico e soprattutto necessario sistema di telecamere da installare nel centro storico che fungano da deterrente contro furti, spaccate e rapine. Piuttosto che disincentivare l'accesso in centro, pensiamo a rendere pi sicura la vita di chi vi abita, lavora e va a fare shopping. Da parte sua la Confcommercio continua fare opera di sensibilizzazione sulle imprese invitandole a dotarsi dei sistemi di antifurto, ma occorre anche che arrivi una risposta perentoria da parte degli amministratori, i quali debbono sforzarsi di assicurare condizioni di maggiore sicurezza. Il discorso vale anche per i quartieri, dove i nostri presidenti intendono pungolare i consigli circoscrizionali affinch tra gli interventi richiesti all'amministrazione figurino prioritariamente azioni e dispositivi per contrastare la criminalit che sta crescendo. In tempi di crisi economica e malessere sociale, d'altronde, ci purtroppo quasi inevitabile, ma quando ci si verifica, chi amministra ha il dovere di proteggere di pi e meglio la comunit con azioni mirate e incisive. Fra queste ci spiace si sia abbassata la guardia sulla vecchia, ma non per questo sorpassata esigenza di istituire il poliziotto di quartiere, una sorta di bobby all'inglese, che cura il presidio del territorio e anche con la sua semplice presenza fisica funge da elemento di rassicurazione per la comunit e di deterrente per i criminali. L'esperienza dei vigili di quartiere, promossa solo in certe realt, ci sembra d'altro canto che sia piuttosto svaporata.
*Presidente Confcommercio Cesena
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La mostra Arte e Storia, allestita alla galleria comunale Ex Pescheria dal 17 dicembre 2011 al 15 gennaio 2012, ha segnato la fine a Cesena delle celebrazioni per il 150 anniversario dellUnit dItalia. Si concluso cos un anno intenso, ricco di manifestazioni e iniziative promosse dal Comitato appositamente costituito e sempre seguite con grande partecipazione della cittadinanza, a conferma di quanto siano vivi e condivisi i valori sui quali si fondato il percorso di costruzione dellItalia unita. Dopo tanti momenti di riflessione e di approfondimento, la mostra Arte e Storia ci ha guidato in un itinerario alla scoperta (o riscoperta) delle testimonianze del Risorgimento che ancora oggi sono presenti a Cesena, e non solo. Lesposizione, infatti, ha preso le mosse dalle indagini condotte dallIstituto regionale per i beni culturali e dedicate in particolare alla scultura monumentale e le memorie lapidee del periodo risorgimentale presenti in Emilia Romagna. Cos, una delle due sezioni in cui si articolata la mostra, ha offerto ai visitatori cesenati primi in Regione la possibilit di vedere i 44 pannelli, curati dallIstituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali, contenenti testi e immagini riguardanti le eccellenze monumentali risorgimentali nelle citt e paesi dellEmilia Romagna. Tutta Cesenate, invece, laltra sezione, curata da Orlando Piraccini, Giampiero Teodorani, Marco Fiumana e Paolo Zanfini. Pensata con lintento di far conoscere al grande pubblico il patrimonio artistico cesenate legato alle vicende storiche risorgimentali e postunitarie, la mostra ha gettato lo sguardo non solo
sulle testimonianze custodite nei luoghi pubblici (dalla Biblioteca Malatestiana a Casa Serra, dalla Pinacoteca Comunale allAbbazia del Monte), ma anche su quelle provenienti da collezioni di privati cittadini, che hanno contribuito ad impreziosire il racconto della Cesena risorgimentale. E stata cos raccolta, per loccasione, una interessante selezione di dipinti, sculture, stampe dedicati a padri della patria e a patrioti locali. Al contempo, stato proposto al visitatore un vero e proprio percorso artistico risorgimentale cesenate, che parte dal loggiato del Palazzo Comunale, oltremodo ricco di importanti me-morie storiche, per allargarsi al prezioso patrimonio diffuso presente ad esempio nel Cimitero monumentale e in molti altri luoghi della citt, con particolare riferimento alle testimonianze figurative ed epigrafiche. Ne emersa una panoramica di indubbio interesse artistico e documentario, tale da incuriosire e coinvolgere una vasta platea non solo di addetti ai lavori.Ma, negli intenti dei promotori, il momento espositivo ha voluto rappresentare un invito a recuperare il significato di quelle lapidi, di quelle sculture, quei documenti dedicati ai patrioti di 150 anni fa, e a stabilire una continuit tra ci che la loro memoria evoca e il futuro che ci attende. Il Risorgimento appena celebrato non ha esaurito la spinta propulsiva risvegliando il sentimento dellUnit nazionale, che tanto ha contribuito a contrassegnare i mutamenti del quadro politico nazionale gli ultimi mesi dellanno passato. La riscoperta dellorgoglio nazionale, di quei sentimenti e valori di libert e di partecipazione che animarono gli uomini e le donne del Risorgimento verso la costruzione di uno Stato unitario in un Paese frammentato e soggetto alla dominazione straniera, sono ancora oggi linfa vitale per la nostra democrazia, in un passaggio tanto difficile e delicato della nostra storia.
*Presidente Consiglio Comunale. Cesena
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Partiti, go home!
di Luca Ferrini*
I partiti politici esistono ancora? Il quesito sembra quasi ridicolo: certo che esistono. Pervadono tuttora i gangli vitali della vita politica. Scelgono i rappresentanti in Parlamento, visto che lelettore non pu pi esprimere direttamente preferenze. Percepiscono (e si fanno sfilare di soppiatto da malfidati tesorieri) milioni di euro lanno di rimborsi elettorali. Posseggono giornali, controllano lobby, indicano esponenti in consigli di amministrazione di potenti societ in mano pubblica. Nominano commissioni di controllo nellinformazione televisiva. Insomma, i partiti, intesi in quanto struttura-partito, esistono e, se vogliamo, ancora imperano fin troppo, da Roma alla periferia, dalle Camere ai Consigli comunali. Tuttavia, diversamente da un tempo (nemmeno tanto remoto), oggi essi mancano di un radicamento profondo nella societ. Hanno perduto i loro solidi riferimenti culturali. Non sposano pi teorie economiche per cui battersi. Non hanno pi una visione del futuro della societ da fissare a traguardo della loro attivit politica. In altre parole, non sono pi un riferimento per la gente. Vivono, anzi sopravvivono grazie ad una tremebonda paura di sparizione che li porta, giorno dopo giorno, a scavarsi la fossa da soli, virando verso lautoreferenzialit ed allontanandosi, nel contempo, dal sentire popolare. Il partito politico, ieri, era la seconda casa del cittadino. Casa materialmente rappresentata sul territorio dalla sezione, dal circolo, dalla sede. I giovani neofiti prendevano la tessera e andavano alla scuola di partito come andavano a dottrina dal prete (e, a volte, le due sedi coincidevano). Le case erano laboriose fucine di idee. Oggi si sono trasformate soltanto in centri (obsoleti) di interessi. Una volta, i partiti, preparavano la classe dirigente del futuro. Oggi sono diventati piazzisti per gente che sceglie la politica non per passione ma per mestiere. Un tempo educavano, oggi sistemano. Un tempo elaboravano progetti di progresso, oggi mantengono le redini dellesistente. Vanno perci ripensati, da cima a fondo. Nella loro struttura come nel loro compito democratico. La politica delle patrie partitiche non torner pi. Lelettorato, crollate le ideologie, si far sempre pi volubile, incline al cambiamento. I soggetti dellarena politica dovranno imparare a riallacciare i rapporti con le persone, modificando il loro linguaggio e la loro capacit di attrazione. Non pi catalizzatori di appartenenza a vita, ma promotori di idee e di progetti che saranno condivisi caso per caso, momento per momento, elezione per elezione. I partiti del futuro (sempre che ci sia un futuro per i partiti), in ragione dello sfarinamento culturale della nostra societ, assomiglieranno sempre di pi a comitati elettorali, presenti e determinanti in prossimit del confronto delle urne, ma obliati dai pi nelle fasi di esecuzione dellazione di governo. Non si torna pi indietro su questo punto. La casa politica continuer ad esistere per uno zoccolo duro di irriducibili affezionati e per la classe dirigente del partito: la restante, maggioritaria, parte del corpo elettorale sar sempre pi pronta e disposta a modificare il voto in considerazione delle proposte politiche e non di unappartenenza ombelicale. Il che, inevitabilmente, imporr una maggiore concentrazione, oltre che sul linguaggio di approccio e di marketing politico (parola orrenda che non possiamo evitare), sugli aspetti di trasparenza, di onest e di disinteresse dei pubblici amministratori, dal Sindaco del pi piccolo paesino di provincia al Presidente del Consiglio. Lelettore, non pi condizionato come un tempo dal legame ancestrale con il partito, sar guidato nella scelta unicamente dalla credibilit di una forza politica. Credibilit fatta, appunto, di correttezza, pulizia e passione degli uomini che la rappresentano. La stessa struttura interna, con le sue regole, non potr non risentire di queste moderne esigenze. Nuove regole significano nuova democrazia interna, guidata da un potenziato valore decisionale della base nelle grandi scelte. Di qui, il mio vaticinio: il primo che intuir limportanza della sensazione di freschezza che lelettore italiano avverte nellosservare la campagna per le presidenziali americane, fatta di primarie vere e di vero confronto democratico allinterno di un partito, avr in mano il futuro della politica italiana. Perch l che anche lelettore patrio vuole arrivare: vuole arrivare ad essere parte attiva e davvero determinante di un meccanismo selettivo trasparente. Meccanismo che, con la scusa delle primarie, permette a tutto un popolo di conoscere approfonditamente le idee, il carattere ed i progetti di un candidato ed, allo stesso tempo, permette al medesimo popolo di dibattere e perfezionare, con metodo dialettico, i programmi di riforma della societ. E finita, insomma, lavventura del partito politico nellaccezione classica sperimentata per oltre un sessantennio in Italia. Purtroppo, gli attuali protagonisti della scena politica non se ne accorgono e continuano imperterriti in una squallida (quanto suicida) recita di un copione che annoia ogni platea. Ed ho limpressione che anche un insuccesso al botteghino non sia in grado di persuaderli, a breve, ad abbandonare il palcoscenico. E ci, malauguratamente, con grave danno per la politica vera, che altro non , continuando nella metafora teatrale, che arte del buon governo.
*Consigliere comunale
* continua da pag 34
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Il grande "nevone"
Tanta neve cos non si era mai vista. A sentire i pi anziani ha superato anche quella del29 immortalata nellAmarcord di Fellini. Disagi a non finire. Bloccati in casa. Strade impraticabili. Auto sommerse sotto oltre un metro e mezzo di neve. Case da cui sfollare. Famiglie isolate letteralmente da dovere salvare. Un caos infernale. Un nevone durato oltre una settimana. Attivit frenate. Scuole chiuse dieci giorni. Servizi impossibili o precarissimi. Danni economici. Intervento della protezione civile, dei vigili del fuoco, di ogni ordine di organi dello stato. Straordinario arrangiarsi dei cittadini. Alla televisione le immagini di Roma in panne per qualche centimetro di neve, con corollario di polemiche e litigi. Il raffronto con Cesena non pu non entusiasmare i cesenati. La gente, che anche quando si lamenta e di tante cose, e ne ha buona ragione, tuttavia si da da fare e non si lascia prendere dal panico, opera, agisce e si risolve tutti i problemi che pu. In una situazione del genere quasi impossibile mettere in fila anche le critiche allAmministrazione comunale. Che non mancano mai e che spesso ci stanno. Si pu ritenere che i comunali si siano dati da fare e che nellemergenza abbiano fatto il possibile. Va detto. Concesso. Si pu anche sostenere a ragione che le emergenze vanno affrontate per quel che sono e con limpegno che esse richiedono. Mantenersi nella routine e non predisporsi subito in modo adeguato di fronte allimprevedibile manifesta questioni organizzative e di efficienza che vanno comunque sottolineate. Non riscontrare il gap in tal senso mostratosi non corretto dal punto di vista dellanalisi oggettiva. Nessun giudizio di valore. Sarebbe assurdo. Constatazioni che servono per far bagaglio di esperienze che possono e devono aiutare alleventuale nuovo bisogno. Nulla sarebbe pi sbagliato del volere a tutti i costi criticare il Comune per le difficolt che si sono evidenziate. Altrettanto sbagliato ritenere che difficolt non si siano manifestate e che il Comune non sia e non debba essere oggetto di critiche. Questo lerrore nel quale si pu incappare di pi, giacch malvezzo consolidato nelle nostre amministrazioni che ci sia chi ritiene che tutto va sempre bene e che la critica sia immotivata. Non solo certuni si arrabbiano, ma anche
dan seguito al loro riscentimento aggiungendo allo sbaglio un ulteriore errore. Pacatezza. Se si gira per Cesena si vede che ci sta sia lapprezzamento, sia la critica. Onore allarrangiarsi dei cesenati: il punto di forza che ci consente di raffrontarsi con orgoglio con quello che abbiamo visto succedere a Roma negli stessi giorni. Avanti quindi e fare ci che occorre con ladeguatezza che i disagi, molti, richiedono. Diremo in seguito, in proposito e dei tempi occorsi per metterla in moto appropriatamente.
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