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50 anni di
didattica strumentale
Supplemento a “Musica Domani”
Semestrale di pedagogia e cultura musicale Organo della Siem – Società Italiana per l’Educazione
Musicale
Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 411 del 23.12.1974 – Issn 0391-4380 (ed. a stampa)
Issn 2421-7107 (ed. online) – Anno L, numero 183 (dicembre 2020)
Edito da
Siem – Società Italiana per l’Educazione Musicale, via G. Marconi 3, 40122 Bologna
Impaginazione e grafica
Erica Spadaccini, Nuovappennino Scs – Felina (RE)
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Nuovappennino Scs – Felina (RE)
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e-mail: redazione@musicadomani.it
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In memoria di Rosalba Deriu
INDICE
1. MUSICA DOMANI............................................. p. 11
1.1 Una rivista per la Siem.......................................................... » 11
2. IL TEMA............................................................... p. 14
2.1 La didattica strumentale nella Siem…................................... » 14
4. DATI DI PARTENZA.......................................... p. 21
4.1 Articoli scelti......................................................................... p. 21
4.1.1 Dati quantitativi................................................................ » 21
4.1.2 Distribuzione all’interno della rivista.................................. » 21
4.1.3 Tipologie............................................................................ » 22
7. ASPETTI METODOLOGICO-DIDATTICI..... p. 42
7.1 Dai metodi alle metodologie................................................. » 42
7.6 La programmazione.............................................................. » 58
7.6.1 Apprendimento lineare e reticolare..................................... » 58
7.6.2 Modelli di progettazione didattica...................................... » 60
8. RIFERIMENTI TEORICI.................................... p. 64
8.1 Contributi dall’editoria......................................................... » 64
8.1.1 Editoria e approccio allo strumento................................... » 64
8.1.2 Il metodo progressivo......................................................... » 66
8.1.3 La creatività....................................................................... » 68
8.1.4 La lettura a prima vista....................................................... » 69
8.2 La ricerca.............................................................................. » 70
8.2.1 Suonare: ognuno a suo modo............................................. » 71
8.2.2 Componenti mnemoniche................................................. » 72
8.2.3 La voglia di imparare.......................................................... » 73
8.2.4 Sapere di sapere.................................................................. » 75
8.2.5 Insegnare a studiare............................................................ » 76
BIBLIOGRAFIA....................................................... p. 101
RINGRAZIAMENTI................................................ p. 103
1. MUSICA DOMANI
1
Il fermento degli anni ’70 nei conservatori (testimoniato in “Musica Domani” negli articoli
dedicati a questo secondo tema), porta a sperimentare già da allora nuovi percorsi di studio, che die-
dero inizio a una revisione dei programmi del 1929 (quelli che oggigiorno attengono al cosiddetto
“vecchio ordinamento”).
2
Tra gli argomenti potremmo citare ad es. l’esclusione della musica dalle scuole superiori, la
nascita delle scuole medie a indirizzo musicale, i nuovi programmi nella scuola elementare, i licei
annessi ai conservatori per la parte normativa e, per la parte didattica, l’alfabetizzazione, l’interdisci-
plinarità, la musica d’insieme, la vocalità, la corporeità, la creatività ecc.
Sulla storia della Siem e della rivista si rimanda a C. Delfrati in https://www.siem-online.it/siem/
chi-siamo/un-po-di-storia/ [consultato il 20/11/20].
11
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
3
L’organizzazione della rivista nel tempo si può evincere dalla Tabella 7 (cap. 4).
4
Lietti 2007, p. 5.
5
Le citazioni sono tratte da Della Casa 1992.
12
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
6
Le informazioni e citazioni sono tratte dall’Editoriale di “Musica Domani” n. 180 (2019), a
cura della redazione.
7
Ibidem.
13
2. IL TEMA
8
L’affermazione può apparire categorica, per cui potremmo dire “quasi sempre”. Ciò che si vuole
qui sottolineare è l’ampia diffusione dell’insegnare a suonare, che a volte si affianca spontaneamente
ad altre forme di apprendimento musicale.
9
Possiamo tuttavia ricordare la presenza di un corso di Didattica del Pianoforte fin dai primi
anni – tenuto da Hanna Lachertowa tra il 1971 e l’84 – come riportato nella Tabella 1. Più tardi
sono soprattutto i corsi di Annibale Rebaudengo a occuparsi prima di didattica del pianoforte, e poi
di didattica dello strumento in senso generale. Sul contributo di Rebaudengo si tornerà in questo
lavoro, per l’ampia presenza delle tematiche da lui trattate in molti articoli oggetto dell’indagine che
qui si presenta.
10
I dati delle tabelle sono parziali, non essendo precipuo interesse di questo lavoro. Per un aggior-
namento sulle pubblicazioni consultare il sito dell’Associazione alla pagina https://www.siem-onli-
ne.it/siem/pubblicazioni/ [consultato il 20/11/20].
14
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
Tabella 1
ESEMPI DI CORSI ESTIVI NAZIONALI SIEM DEDICATI ALLA DIDATTICA STRUMENTALE
Didattica dello
Didattica strumentale per l’educazione
Anno strumento Altri aspetti della didattica strumentale
musicale
specifico
15
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
Tabella 2
ESEMPI DI CONVEGNI E GIORNATE DI STUDIO SIEM DEDICATE ALLA DIDATTICA DELLO STRUMENTO
Anno Titolo, località Tipo di evento
1996 L’insegnante di strumento: una professionalità in evoluzione, Vicenza Convegno
2001 Il primo approccio alla pratica strumentale, Perugia Convegno
2002 L’insegnamento strumentale nella scuola secondaria: curricolo e formazione
Giornata di studio
degli insegnanti, Perugia
La formazione dei docenti di strumento nel processo europeo dell’istruzione
2007 Giornata di studio
musicale, Bologna
Tabella 3
ESEMPI DI PUBBLICAZIONI SIEM DEDICATE ALLA DIDATTICA STRUMENTALE
Anno Autore/i, titolo Tipo di pubblicazione
1988 R. Casella (a cura di), Avvio alla pratica strumentale Serie: Quaderni di “Musica Domani”
G. Guardabasso, M. Lietti (a cura di), Suoni e idee per
1995 Serie: Quaderni della Siem
improvvisare. Costruire percorsi creativi nell’educazione
musicale e nell’insegnamento strumentale
2002 A.M. Freschi (a cura di), Insegnare uno strumento. Riflessioni
Serie: Quaderni della Siem
e proposte metodologiche su linearità/complessità
S. Birgisson, Piano pieces for beginners, edizione italiana a
Serie: Carisch-Siem
cura di D. Bartolini
2006
R. Bruce-Weber, Il Violino felice edizione italiana a cura di D.
Serie: Carisch-Siem
Bartolini e Mariateresa Lietti
C. Hempel, Pianoforte in due, edizione italiana a cura di D.
2008 Serie: Carisch-Siem
Bartolini
A. Rebaudengo, Leggere e improvvisare. Dalla comprensione
2009 Serie: Carisch-Siem
del repertorio alla creatività
16
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
17
3. PRESENTAZIONE DEL LAVORO
18
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
Tabella 4
CRITERI USATI PER LA SELEZIONE DEGLI ARTICOLI
Pertinenza Esclusione
Esplicito riferimento alla didattica strumentale nel
Articoli inerenti prettamente aspetti normativi.
titolo, ricavato dallo spoglio degli indici.
Articoli che trattano la didattica strumentale in ambiti di
Espliciti riferimenti in altri articoli.
educazione musicale o di musica d’insieme.
19
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
Gli articoli selezionati sono stati quindi schedati, analizzati e “collegati” tra
loro, in modo da distinguere delle aree di studio, all’interno delle quali sintetiz-
zare le questioni più rilevanti emerse dal lavoro stesso. Per l’analisi e la classifi-
cazione degli articoli ho realizzato delle schede, utili anche a ricavare alcuni dati
statistici (Tabella 5).
Tabella 5
ESEMPIO DI SCHEDA UTLIZZATA PER L’ANALISI E LA CLASSIFICAZIONE DEGLI ARTICOLI
Sezione Contesto
Anno n. Autore/i Titolo Strum. Tipologia Area
rivista /età
Testimonian-
Eventualmente za,
Formativa,
anche livello modello/
di pubbli- metodolo-
di competenza ipotesi, analisi
cazione gico/didatti-
strumentale, se produzione
ca, teorica
indicato editoriale, sin-
tesi ricerche
Sinossi dell’articolo
La sintesi è realizzata in diverse forme: riassunto, schema, mappa concettuale, mappa mentale…
Osservazioni Parole chiave
Possibile connessione con altri articoli, osservazioni Necessarie per identificare i contenuti di riferimento, utili
personali utili al lavoro. per la trattazione.
Com’è facile intuire il lavoro di selezione non è stato semplice. Alcuni articoli
di dubbia pertinenza sono stati inizialmente inseriti e la scrematura è avvenuta in
un secondo momento, man mano che andavano chiarendosi da una parte le ti-
pologie dei contributi e dall’altra le aree di indagine su cui si sarebbe concentrato
lo studio.
11
L’esclusione della sezione Confronti e dibattiti è stata decisa constatando che in questa sezione
venivano generalmente ribadite questioni già esposte.
20
4. DATI DI PARTENZA
Tabella 6
ARTICOLI RELATIVI ALLA DIDATTICA STRUMENTALE SELEZIONATI
PER OGNI DECENNIO DI PUBBLICAZIONE
Anni 1971-1980 1981-1990 1991-2000 2001-2010 2011-2020
totale articoli
Rivista n. 1- 39 40-77 78-117 118-157 158-182
selezionati
Quantità uscite (quantità)
39 38 40 40 25
rivista per decennio
Articoli selezionati
per decennio 7 8 47 36 33 131
(quantità)
12
Cfr. Appendice.
13
Nella tabella sono evidenti anche le diverse organizzazioni della rivista nel tempo, sia prima del
n. 82, sia dopo il n. 170 (cfr. parr. 1.2 e 1.3).
21
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
Tabella 7
DISTRIBUZIONE DEGLI ARTICOLI SELEZIONATI ALL’INTERNO DELLA RIVISTA
sezione rivista ↓ / 1971-1980 1981-1990 1991-2000 2001-2010 2011-2020 totale articoli
annate n. → 1-39 40-77 78-117 118-157 158-182 per sezione
nessuna sezione 7 7 14
esperienze didattiche 1 1
osservatorio
1 1
scolastico
cultura musicale 1 1
pratiche educative 13 7 3 23
strumenti e tecniche 14 15 4 33
ricerche e problemi 4 7 1 12
rubriche 9 6 16 31
speciali 5 1 6
confronti e dibattiti 5 5
tema dominante 2 2
altri temi 1 1
materiali 1 1
totale articoli per
7 8 47 36 33 131
decennio
4.1.3 Tipologie
La lettura degli articoli selezionati per questo lavoro ha messo in luce diversi
modi di illustrare le problematiche relative alla didattica strumentale, identificati
in quattro tipologie:
1. Testimonianze dirette di attività e percorsi didattici.
2. Ipotesi di percorsi formativi o proposte di modelli pedagogico-metodolo-
gici.
14
Della Casa 1992, p. 4.
15
Alcuni numeri di “Musica Domani”, per ragioni editoriali, hanno numerazione doppia.
16
Il titolo assegnato alle rubriche è precisato nell’elenco dettagliato degli articoli selezionati (cfr.
Appendice) e, quando utile, durante la trattazione nei prossimi capitoli.
22
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
23
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
Tabella 8
TIPOLOGIE DI ARTICOLI
tipologie ↓ / annate 1971-80 1981-90 1991-2000 2001-2010 2011-2020 totale articoli
n. → 1-39 40-77 78-117 118-157 158-182 per tipologia
testimonianze dirette
1 1 15 16 14 47
(attività/percorsi di studio)
ipotesi percorsi formativi/
6 7 29 16 10 68
modelli
esame produzione editoriale 1 1 10 12 24
sintesi ricerche 6 8 6 20
totale articoli per decennio 8 9 60 52 30
17
Si ricordi che fin dalla seconda metà del ’700 «lo strumento di gran lunga più amato e veicolo
preferito della nuova educazione musicale fu il pianoforte. […] e furono anche le schiere di dilet-
tanti che crearono la base del consenso e della partecipazione su cui ressero le fortune della musica
del sec. XIX. Proprio per il suo carattere amatoriale, l’educazione musicale domestica attraverso il
pianoforte si impose come educazione musicale tout-court» (Pedagogia musicale, in Deumm 1984,
pp. 578-579).
18
Per la rilevazione dei dati si è considerata a parte la categoria degli “strumenti a tastiera” poiché
un articolo ne tratta riferendosi, oltre al pianoforte, a cembalo, sintetizzatore e tastiera elettrica.
19
L’articolo sull’oboe ricorda in generale questioni posturali negli strumenti a fiato (Capaccioli
n. 159 2011), l’organetto è lo strumento di studio di un’allieva adulta che porta la propria testimo-
nianza sulle motivazioni che la spingono a impararlo (Fois – Colasso n. 171 2014, Riflessioni di
un’allieva).
24
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
dell’articolo sui lautări rumeni che è stato annoverato tra quelli che ne parlano
in modo generico20.
Una lettura diacronica di questi dati mostra che non vi sono variazioni di rilie-
vo nel corso dei cinquant’anni. L’incremento degli articoli negli anni ’90, relativi
a pianoforte, chitarra e “strumento” in generale, è dovuto all’aumento di contri-
buti dedicati alla didattica strumentale. Negli ultimi vent’anni, pur rimanendo
in “prima posizione” il pianoforte, emerge chiaramente che la maggioranza degli
autori tratta di strumenti in senso generico.
Tabella 9
CITAZIONI NEGLI ARTICOLI RIFERIBILI A UNO STRUMENTO SPECIFICO
strumento ↓ / annate 1971-80 1981-90 1991-2000 2001-2010 2011-2020 totale citazioni
n. → 1-39 40-77 78-117 118-157 158-182 per strumento
pianoforte 4 7 27 19 15 72
violino 1 2 2 2 7
chitarra 1 8 1 3 13
violoncello 1 2 3
clarinetto 1 3 2 6
flauto dolce 2 2
tromba 1 1
strumenti a tastiera vari 1 1
flauto traverso 2 1 3
oboe 1 1
organetto 1 1
generico/non citato 1 18 10 10 39
totale citazioni per decennio 7 10 58 37 37
4.2.2 Repertori
Rispetto al numero totale degli articoli selezionati, la lettura dei dati nella Ta-
bella 10 mostra un basso numero di riferimenti al repertorio21. Quantitativamen-
te le citazioni a singoli compositori o brani specifici sono infatti poco numerose:
20
Nell’articolo in realtà si tratta dell’insegnamento strumentale inteso in senso generale, riferendo
che gli ensemble tipici (detti taraf) sono costituiti da violino, clarinetto, cimbalom, contrabbasso,
fisarmonica (Pugliese n. 148 2008). Nessuno di questi viene trattato in modo specifico, per questo
tali strumenti non sono stati messi in rilievo nella raccolta dati. Per quanto riguarda la fisarmonica,
a onor di cronaca, è corretto citare la presenza di un articolo che ne parla espressamente, C.M.
Testa, Breve storia di uno strumento semiserio: la fisarmonica, n. 62 1987, che però alla lettura si è ri-
velato poco pertinente, in quanto si preoccupa di decantare le qualità dello strumento auspicandone
un maggior inserimento negli studi accademici, senza poter essere classificato come appartenente a
qualche area di interesse per il presente lavoro.
21
Si consideri anche che spesso in uno stesso articolo si parla di più brani, talvolta molto differenti
tra loro per epoca storica o stile.
25
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
la rilevazione dei dati, quindi, ingloba tali citazioni nei generi di appartenenza
utilizzati per la classificazione di questi dati.
Il più citato è il genere “classico” eurocolto, che tradizionalmente prevale nello
studio di uno strumento. Repertori appartenenti a blues/jazz o a musica contem-
poranea sono per lo più utilizzati didatticamente per sviluppare alcune particolari
abilità, come ad esempio l’improvvisazione o una maggior attenzione al rapporto
gesto-suono. In tali casi, infatti, gli allievi sembrano padroneggiare meglio il lin-
guaggio musicale e le tecniche strumentali, traendone benefici anche nello studio e
nell’esecuzione dei repertori più consueti. Non mancano rimandi al repertorio po-
polare/folklorico, spesso per sottolineare l’identità culturale degli allievi, così come
accade per la musica di consumo, specie con studenti in età adolescenziale. I rari
riferimenti alla musica antica sono legati alla necessità di esplicitare le norme su cui
si fonda la modalità. Ad ogni modo la prospettiva didattica che va per la maggiore è
quella di utilizzare quanto di più vario è offerto dal panorama musicale.
La lettura nel tempo conferma la supremazia del repertorio eurocolto. Nel se-
condo ventennio è evidente un ampliamento della varietà di generi cui gli articoli
si riferiscono. Nell’ultimo decennio l’attenzione si sposta molto più sull’improv-
visazione e su aspetti strutturali, per cui le citazioni esplicite a generi musicali,
brani o autori, sono davvero rare.
Tabella 10
CITAZIONI NEGLI ARTICOLI RIFERIBILI A TIPI DI REPERTORIO
totale
repertorio ↓ / annate 1971-80 1981-90 1991-2000 2001-2010 2011-2020
citazioni per
n. → 1-39 40-77 78-117 118-157 158-182
repertorio
eurocolto (classico/romantico/
6 8 7 7 5 33
moderno)
tradizionale-folklorico-popolare 1 1 4 4 1 11
musica di consumo, pop, rock 1 3 3 1 8
eurocolto contemporaneo 1 6 2 3 12
musica antica 2 1 3
rag-time, blues, jazz 4 2 3 9
totale citazioni per decennio 8 10 26 18 14
26
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
Tabella 11
CITAZIONI NEGLI ARTICOLI RIFERIBILI A UN CONTESTO SPECIFICO
contesto ↓ / annate 1971-80 1981-90 1991-2000 2001-2010 2011-2020 totale citazioni
n. → 1-39 40-77 78-117 118-157 158-182 per contesto
conservatorio 4 2 8 4 1 19
scuola media annessa al
2 2
conservatorio
scuola media ad indirizzo
5 8 7 20
musicale (SMIM)
scuola di musica 6 2 1 9
scuola media 1 1 2
scuola elementare 2 1 3
scuola dell'infanzia 1 1
scuola superiore 3 1 4
non descritto/generico 6 23 15 14 58
totale citazioni per decennio 10 8 43 33 24
Le citazioni relative alle età sono di vario tipo. Si passa da generiche espres-
sioni quali “bambini”, “adolescenti”, “adulti”, all’indicazione di età specifiche,
soprattutto quando si testimoniano esperienze concrete. Più spesso si parla di
fasce d’età, sia nel caso di attività effettivamente condotte, sia quando si riportano
ipotesi di percorsi di studio da proporre in diverse situazioni educative.
Nei dati nella Tabella 12 il periodo preponderante è quello della scuola media,
seguito da primo ciclo elementare, secondo ciclo elementare ed età prescolare22.
L’adolescenza e l’età adulta sono trattate esplicitamente in pochi casi.
Tabella 12
CITAZIONI NEGLI ARTICOLI RIFERIBILI A FASCE D’ETÀ23
età ↓ / annate 1971-80 1981-90 1991-2000 2001-2010 2011-2020 totale citazioni
n. → 1-39 40-77 78-117 118-157 158-182 per età
3-5 anni 1 2 5 2 1 11
6-7 anni 2 2 9 5 2 20
8-10 anni 1 2 8 5 1 17
11-13 anni 3 11 7 2 23
22
Le diciture degli ordini scolastici si riferiscono a quelle utilizzate negli articoli.
23
I dati relativi alle fasce d’età comprese tra i tre e i dieci anni comprendono gli articoli che parla-
no di “bambini”; i dati riferiti alle fasce d’età comprese tra i quattordici e i sedici anni comprendono
gli articoli che parlano di “adolescenti”; la fascia “oltre i 16 anni” comprende la dicitura “adulti”.
27
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
14-16 anni 1 2 2 2 7
oltre i 16 anni 1 1 2 2 6
totale citazioni per
9 6 36 23 10
decennio
Il livello di competenza che più interessa, come già accennato, è quello rela-
tivo ai principianti (cfr. Tabella 13), di cui si occupa il 70% degli articoli in cui
compaia una citazione a questo riguardo. Credo sia significativo, ma forse anche
ovvio: è chiaro che una rivista pensata per insegnanti di musica si occupi prin-
cipalmente dei “primi passi”. Poco significativi, ai fini di un’analisi comparativa,
gli altri dati.
Tabella 13
CITAZIONI NEGLI ARTICOLI RIFERIBILI A LIVELLI DI COMPETENZA STRUMENTALE
1971-80 1981-90 1991-2000 2001-2010 2011-2020 totale citazioni
livello ↓ / annate n. →
1-39 40-77 78-117 118-157 158-182 per livello
principianti 1 4 6 3 3 17
primi anni 1 1 2
corso medio 1 1
corso superiore 2 1 1 4
totale citazioni per decennio 1 8 6 4 5
24
Le Scuole Medie a Indirizzo Musicale sono oggetto di trattazione nella rivista anche prima
di divenire ordinamentali: in realtà “Musica Domani” ne ha seguito con grande attenzione l’iter,
precedentemente e successivamente al decreto del 1999. In questo lavoro le Smim sono citate senza
distinzioni tra periodo sperimentale e ordinamentale.
28
5. I CONTENUTI DEGLI ARTICOLI
Fig. 1
29
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
Tabella 14
ARTICOLI RIFERIBILI AI CONTENUTI DELLE AREE DI STUDIO
Settore di riferimento ↓ / 1971-80 1981-90 1991-2000 2001-2010 2011-2020 totale articoli
annate n. → 1-39 40-77 78-117 118-157 158-182 per area
Percorsi formativi 5 3 14 10 8 40
Aspetti metodologico-didattici 3 4 23 18 20 68
Riferimenti teorici 1 4 19 20 19 63
totale articoli per decennio 9 11 56 48 47
30
6. PERCORSI FORMATIVI
25
I contributi risentono ovviamente del momento storico e del contesto di riferimento, che in
questo primo periodo è soprattutto il conservatorio. Gli articoli citati sono: Canino n. 17 1975;
Jaques-Dalcroze n. 21-22 1976; Delfrati e Guarino n. 29-30 1978, Arcidiacono n. 47 1982,
Rattalino n. 51 1983 e n. 57 1985.
26
Ad es. Delfrati pone l’attenzione sul lavoro in team, Canino e Rattalino sulla necessità di co-
struire figure professionali rispondenti ai reali bisogni della società, Arcidiacono sulle prospettive
metodologiche, Guarino sull’individualizzazione dei percorsi di insegnamento.
27
In questa sede intradisciplinare va inteso come “all’interno della musica in senso generale”,
mentre interdisciplinare si riferisce a discipline al di fuori dell’ambito musicale (come le arti visive,
la letteratura ecc.).
28
Cfr. il modello di insegnante che emerge dagli articoli dedicati a questo tema, illustrati nella
seconda parte di questo stesso capitolo.
31
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
29
Con l’espressione “metodi storici” si allude in particolare alle prospettive didattiche elaborate da
É. Jaques-Dalcroze, C. Orff, Z. Kodály, E. Willems.
32
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
Fig. 2
33
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
30
Si vedano gli autori citati nel primo paragrafo di questo capitolo. Inoltre il tema sarà ripreso più
avanti, ad es. in Pagnini n. 89 1993 e Deriu n. 162 2012, ma anche nella presentazione del meto-
do Iem, che mostra proposte formative all’insegna dell’integrazione delle competenze, in particolare
tra esecuzione, analisi e improvvisazione (Garcia Lopez n. 176 2017).
34
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
31
Ad es. in quelli della didattica generale e della psicologia dell’apprendimento.
32
È molto importante che i possibili problemi legati a un’idea di insegnamento basato sulla “ri-
cerca del talento” siano sottolineati da un grande interprete quale Bruno Canino. La sua riflessione
dimostra come già negli anni ’70 (e all’interno degli ambiti in cui generalmente si persegue tale
ricerca, cioè il mondo professionale e il conservatorio), fosse chiara una prospettiva che attualmente
può contare su dati scientifici: «Spogliato di quell’aura insondabile di divinità che da sempre ne
ha protetto il riconoscimento sociale, il talento appare ormai come il frutto di una estremamente
complessa, ma sondabile, sinergia di molteplici fattori di natura diversa […]. Grazie a quasi un
trentennio di ricerche, l’eccellenza non appare più determinata da un […] fattore “X” ma da un
processo di graduale sviluppo […] di diversi elementi» (Corbacchini 2011, p. 38).
35
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
campo musicale sono moltissime, sia nella formazione dell’interprete, che può
solamente trarre giovamento dall’abitudine a uno studio diversificato33.
33
Deriu, n. 162 2012.
34
Cfr. ad es.: Seritti n. 88 1993, Indellicati n. 91 1994, La Rocca e Minutoli n. 97 1995,
Bonfrisco – Spaggiari n. 104 1997, Longo n. 147 2008, Cocco n. 163 2012. In alcuni casi la
propedeutica musicale continua ad affiancare anche il primo periodo di avvio allo strumento, per
evitare lo scollamento tra quelle che vengono tradizionalmente considerate “fase di gioco” e “fase
di studio” vero e proprio. Tuttavia, a questo proposito, Rebaudengo rileva come (anche dall’analisi
dei testi) risulti quasi necessario – in seguito – una sorta di “salto” nelle abilità, a un certo punto del
percorso di apprendimento strumentale. Spetta all’allievo “decidere” di affidarsi a quanto imparato
e guardare in avanti con un certo slancio (Rebaudengo n. 143 2007).
36
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
musica nel qui e ora, ma anche a quella di garantire una proposta formativa suffi-
cientemente ampia e approfondita, spendibile in un eventuale studio strumentale
più specialistico. Non a caso alcuni percorsi di questo tipo sono inseriti e/o in
collaborazione con istituti musicali pareggiati o conservatori.
35
Arcidiacono n. 24-25 1977.
36
Cfr. ad es. La Rocca n. 97 1995, Tessari e Bergna – Sitia n. 98 1996, Pasotti n. 101 1996,
Fois – Calasso n. 171 2014.
37
Come già anticipato, in Canino n. 17 1975, si evidenzia come una formazione strumentale
ampia e articolata, atta a sviluppare diverse competenze, possa diventare una formidabile prepara-
zione disciplinare per i futuri insegnanti, che saranno così autonomi nelle proprie proposte didatti-
che potendo attingere a un’esperienza davvero ricca; in Guarino è invece più sottolineata la necessità
di una formazione alla docenza specifica, non basata sull’empirismo ma fondata su uno studio
anche teorico, con costante approfondimento e aggiornamento.
38
Al Convegno sono dedicati gli articoli del n. 100 1996 di Pirrotta-Prinzivalli, Guarda-
basso, Ferrari, insieme a un documento Siem. La relazione del Progetto Leonardo si trova in Di
Cecca-Neulichedl n. 141 2006. In seguito, sul Progetto, è stata realizzata una giornata di studio
il 3 febbraio 2007, che rimase a lungo documentata sul sito della Siem.
37
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
Fig. 3
39
Con la L. 107/2015 i percorsi abilitanti sono stati aboliti, ma sono ora previsti nei conservatori
corsi accademici in Didattica della Musica sia di primo che di secondo livello.
40
Paoli n. 134 2005, Piscitelli n. 140 2006, Galia n.141 2006, Macaro n. 142 2007, Mo-
linaro n. 143 2007, Dell’Unto n. 145 2007, Gualazzi n. 159 2011, Gabellieri n. 162 2012,
Parmigiani Procacci n. 163 2012, Fusar Poli n. 175 2016.
38
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
6.2.2 Il tirocinio
Riguardo al tirocinio dei docenti di strumento troviamo nella rivista articoli a
esso dedicato che ne testimoniano la diffusione, da cui emergono diverse sfaccet-
tature operative, pur mantenendone i princìpi generali.
Il tirocinio è generalmente organizzato in diverse fasi, riassunte nella Tabella
1542.
Tabella 15
FASI DEL TIROCINIO CARATTERISTICHE
Il tirocinante assiste alle lezioni di strumento svolte dai docenti titolari. In questo
Osservativa modo si possono osservare le modalità di intervento didattico messe in atto in
diverse situazioni.
Elaborativo-progettuale Il tirocinante elabora un proprio progetto didattico, attuabile nella realtà osservata.
Il tirocinante realizza il proprio progetto, monitorando continuamente l’andamento
del lavoro, aggiustando qualora necessario il proprio intervento didattico e tenendo
un diario utile a valutare quanto e come del progetto è stato possibile attuare e se
Attuativa
e che cosa, invece, è stato necessario modificare. In questo modo l’esperienza di
tirocinio rafforza e implementa le competenze didattiche, lavorando soprattutto su
aspetti metacognitivi legati all’attività di insegnamento.
In relazione alla prima fase troviamo un possibile modello per ottenere os-
servazioni davvero utili allo svolgimento dell’attività, i cui criteri di osservazione
sono riassunti nella Tabella 1643. Come si nota, il tipo di osservazione tende a
41
Tali curricoli prevedono, accanto ai tradizionali corsi di pedagogia e psicologia, didattica della
musica e dello strumento, anche le seguenti discipline: strumento, canto corale, musica da camera,
orchestra, direzione di ensemble e coro, lettura a prima vista, composizione ecc.; corsi di musica
jazz, storia e analisi musicale; corsi legati al movimento e all’autoconsapevolezza corporea; tirocinio
(Guardabasso n. 100 1996).
42
Sulle fasi del tirocinio cfr. Anceschi 2004, che illustra il modello utilizzato nella Ssis di Bolo-
gna per i futuri docenti di “musica”. Le fasi principali (osservativo, progettuale e attivo) si ritrovano
nei percorsi per la formazione dei docenti di strumento di alcuni paesi, come ad es. la Spagna (Di
Cecca – Neulichedl n. 141 2006) e l’Italia (Belluomini et al. n. 145 2007). Tuttavia, attual-
mente i percorsi di formazione dei docenti sono demandati alle singole istituzioni, non essendo
stato portato a compimento il percorso triennale previsto dalla legge in vigore (L. 107/2015).
43
Tratto da Belluomini et al. n. 145 2007, p. 25.
39
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
Tabella 16
CRITERI PER IL TIROCINIO OSSERVATIVO
Aspetti da osservare Esempi di domande utili per l’osservazione
Che tipo di atteggiamento assume l’insegnante?
Rapporto insegnante-allievo Come crea l’atmosfera, soprattutto a livello di comunicazione non verbale?
ecc.
L’allievo si dimostra:
- Interessato?
Rapporto allievo-insegnante - Capace di mantenere l’attenzione a lungo?
- Comunicativo?
- ecc.
L’insegnante privilegia una metodologia basata su:
- Lezione frontale?
Scelte metodologiche - Modeling?
- Attività e discussioni di gruppo?
- ecc.
Quanto tempo è dedicato alla lezione di strumento?
Com’è strutturata?
Organizzazione del lavoro
Le fasi di lavoro seguono un percorso lineare? Casuale?
ecc.
Le attività e la scelta del repertorio sono:
- “tradizionali”, con una parte dedicata alla tecnica e una allo
studio esecutivo?
Contenuti - “varie/innovative”, con attività alternate ad es. tra prima vista
e analisi di brani nuovi, canto e direzione dei brani studiati da
perfezionare, studio tecnico per rafforzare abilità, …?
- ecc.
Abilità tecniche acquisite/perfezionate: quali e in che modo (da sviluppare,
solide, …)
Capacità di intonazione/ritmica: A che livello si trova? Come vengono
Capacità dell’allievo/del gruppo
affrontate?
Espressività: viene curata? Interessa?
ecc.
Alle fasi progettuale e attuativa sono spesso dedicate le tesi finali degli specia-
lizzandi. Negli articoli che le riassumono si trovano in genere l’elaborazione di un
curricolo e la descrizione di come potrebbe essere attuato o di come si è effetti-
vamente svolto, con osservazioni in merito. In qualche caso vi sono riferimenti a
uno studio teorico sull’argomento oggetto della tesi (ad esempio l’utilizzo di una
particolare strategia, un tipo di repertorio o un determinato concetto musicale da
indagare).
Le metodologie proposte dagli specializzandi sono varie e mostrano nella de-
scrizione una buona consapevolezza del loro uso.
I modelli di progettazione utilizzati sono diversi: troviamo infatti sia percorsi
organizzati per unità didattiche, sia percorsi in cui gli scolari sono stati coinvolti
nell’elaborazione e realizzazione di un progetto, sia, infine, percorsi di problem
40
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
44
Sui modelli di progettazione didattica si veda il prossimo capitolo, dedicato agli aspetti meto-
dologico-didattici.
41
7. ASPETTI METODOLOGICO-DIDATTICI
anche se non viene affatto demonizzata dagli autori. Più semplicemente si ritiene
di utilizzarla in termini di “economia” (soprattutto di tempo) accanto alle altre
possibilità offerte dalla concreta realtà didattica: «Non si vuole […] affermare che
la linearità didattica debba per forza costituire un tabù: […] non è da escludere
che vi siano alunni cui questa via risulti più congeniale di altre»47.
La scelta che va per la maggiore, quindi, è quella che privilegia un inse-
gnamento dello strumento mediante strategie diverse, dando vita a percorsi di
apprendimento che rendono l’allievo co-protagonista di quanto l’insegnante va
proponendo. L’orientamento, auspicato fin dai primi articoli ma evidenziato
soprattutto in quelli dell’ultimo trentennio, è quindi quello di riferirsi non
a un preciso “metodo” ma a una “strategia di lavoro”, che possiamo definire
“metodologia”48.
Se l’insegnante si avvale di diverse modalità di lavoro, l’apprendimento da
parte degli allievi ha più possibilità di concretizzarsi. Si tratta infatti di modulare
le metodologie, cioè le strategie, in base agli obiettivi dell’attività, alla personalità
dell’allievo, alla situazione contingente. In questo modo il docente assume la ge-
45
Santi n. 63 1987.
46
«Un’idea meccanicistica di conoscenza, intesa come un processo di rappresentazione e interio-
rizzazione di una realtà certa e oggettivamente data, e […] di concezione dell’apprendimento quale
progressiva acquisizione lineare e cumulativa dei singoli tasselli di tale realtà» (Freschi 2002, p.
VIII).
47
Pasquero n. 125 2002, p. 12.
48
«Metodologia vale per la strategia complessiva messa in atto da un insegnante. […] Metodo
indica invece l’applicazione personale, l’itinerario individuale che un insegnante si sceglie o si con-
feziona, e che può anche cristallizzarsi in un manuale» (Delfrati 2009, p.10).
42
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
stione del percorso assieme ai propri discenti, senza delegarne l’esito a un metodo
da applicare, e ciò facilita una relazione attiva e dinamica.
La conoscenza di diverse strategie, e soprattutto la comprensione delle strut-
ture che le caratterizzano, consente di coglierne profondamente la spendibilità.
Come vedremo nelle prossime pagine, queste strutture sono state ben evidenziate
ed esemplificate in molti articoli, e si riferiscono in particolare al gioco, a oralità
e imitazione, alla creatività e alla collaborazione tra allievi.
49
Delfrati 2009, p. 101.
43
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
desime tipologie utilizzate durante l’infanzia per relazionarsi con la realtà esterna
(Tabella 17)50.
Tabella 17
CONCETTI ALLA BASE DELLA TEORIA DELLE CONDOTTE ELABORATA DA DELALANDE
relazione uomo-ambiente relazione uomo-musica
50
Delalande 1993.
44
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
51
A tal proposito è interessante l’intervento di Rebaudengo che si riferisce alle modalità di gioco
in relazione allo studio della tecnica strumentale: «I giochi simbolici sono particolarmente efficaci
con bambini principianti (ad es. suonare l’esercizio come se fosse un animale a farlo) o nelle lezioni
collettive (suonare l’esercizio e far indovinare al gruppo a cosa ci si riferisce tra proposte date, per
esempio una stagione). I giochi di regole sono più efficaci nelle lezioni con allievi più grandicelli e
più competenti sia individuali (ad es. suonare l’esercizio con determinate dinamiche) sia collettive
(ad es. suonare uno di seguito all’altro prima mantenendo e poi variando le dinamiche proposte)».
(Rebaudengo n. 161 2011, pp. 12-13).
52
Negli articoli precedenti la pubblicazione del lavoro di Delalande le proposte sono perlopiù
basate sull’esperienza concreta, mentre in quelli successivi troviamo spesso un esplicito riferimento
alla teoria delle condotte musicali.
53
Storti n. 37 1980, p. 89.
45
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
Tabella 18
APPROCCIO ALLO STRUMENTO E APPRENDIMENTO PER SCOPERTA (GIOCO ESPLORATIVO):
POSSIBILI AMBITI DI LAVORO
La manipolazione dello strumento, come se fosse un oggetto, è utile per capire com’è
fatto e come si può usare. In questo caso spesso l’oggetto-strumento viene utilizzato
Aspetti organologici
in modo diverso da quello abituale, ad es. la chitarra diventa un membranofono o il
pianoforte viene suonato sulla cordiera.
L’esplorazione di gesti ed effetti sonori abitua l’allievo a cogliere il legame causa-effetto
tra i due elementi, evitando un’attenzione al gesto solo “visiva” e poco “uditiva”. Questo
è un vantaggio soprattutto per l’apprendimento di quegli strumenti, come il pianoforte,
che non necessitando di costruire il suono o l’intonazione, possono essere inizialmente
utilizzati in modo riduttivo, finalizzando le attività alla mera esecuzione di “note giuste”,
senza che il concetto di “suonare” sia riferito fin da subito al legame gesto-suono. Per
Aspetti tecnici gli altri strumenti è quasi ovvio osservare come questo tipo di attenzione, sollecitata
fin dall’inizio, consenta di discriminare i suoni. Gli allievi possono così accorgersi delle
differenze anche piccole di timbro e altezza, imparando i gesti necessari per eseguirli,
selezionando poi i suoni desiderati in base allo scopo per cui devono essere utilizzati55.
Le tecniche strumentali, ovvero gli effetti sonori che ne derivano, diventano quindi ma-
teriale musicale per improvvisazioni e composizioni di nuovi brani, ma anche di esercizi
utili all’esecuzione del repertorio d’autore.
54
Le attività creative sono proposte in particolare da Civitarese et al. n. 89 1993, Bergna –
Sitia n. 98 1996, Bonfrisco – Spaggiari n. 104 1997. Riferimenti al repertorio sono presenti in
Tessari n. 98 1996, che invita a trarre spunti per un uso non convenzionale dello strumento dai
materiali per l’educazione musicale, e in Civitarese et al n. 89 1993, con particolare riguardo alla
letteratura contemporanea. Su quest’ultimo punto cfr. anche Bartolini n. 137 2005. Una bella
panoramica di repertorio contemporaneo, utile e interessante da usare nella didattica pianistica, è
fornito da Loffredo n. 168-169 2013. Gualazzi n. 159 2011 si occupa invece del gioco esplora-
tivo e simbolico in rapporto alla scrittura/notazione.
55
È interessante, ad es., pensare al suono intonato scelto attraverso la ricerca di quelli possibili
invece che come scarto progressivo delle imperfezioni (Bartolini n. 115 2000).
46
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
Spesso il lavoro mediante la condotta esplorativa porta di per sé, specie con bambini,
la componente simbolica, cioè la tendenza ad attribuire un significato al suono ottenuto
attraverso un determinato gesto. O, viceversa, si può cercare tramite l’esplorazione
Aspetti espressivi strumentale, il suono adatto a evocare certe immagini, situazioni, emozioni. Un ap-
proccio allo strumento che utilizzi l’aspetto simbolico crea le basi per esecuzioni in
cui l’aspetto espressivo non manchi o comunque non arrivi solo “dopo” che ci si è
preoccupati di “fare le note giuste”56.
La necessità di inserire le attività di esplorazione in contenuti di senso porta spesso
a inventare nuovi brani, sia in modo estemporaneo, sia in modo più strutturato57.
Questo consente ai discenti di esprimersi con i suoni, e di possederne una tavolozza
Aspetti creativi
ampia, apprendendo allo stesso tempo qualche regola del linguaggio musicale, quali
ad es. quelle che sovrintendono le strutture formali, gli aspetti espressivi oppure, più
specificatamente, ritmi, intervalli, armonie ecc.
La manipolazione dello strumento e la scoperta di gesti-effetti sonori porta in qualche
caso a codificare quanto sperimentato, spesso per fissare ideazioni musicali di
senso compiuto. Questo generalmente avviene attraverso forme di simbolizzazione
spontanea, che in seguito è avvicinata/confrontata con forme di scrittura di compositori
del Novecento, o con quella tradizionale sul pentagramma. L’idea di una scrittura più
Scrittura e lettura
rispettosa degli aspetti sensomotori legati all’effettivo uso dello strumento può anche
far riprendere forme di notazione del passato o appartenenti ad altri generi, come
la scrittura in campo aperto o l’intavolatura accordale. In questo modo la notazione
tradizionale sul pentagramma si presenta come una delle possibili, e non come l’unica.
Ma soprattutto se ne coglierà la logica legata al tipo di repertorio cui si riferisce58.
L’attività esplorativa sembra portare alla costruzione di un repertorio originale; ma quello
creato dagli allievi, o eventualmente ad hoc dagli insegnanti, deve necessariamente
essere collegato con la letteratura. Le possibilità offerte dai compositori contemporanei
Collegamenti con il
sono generalmente proposte come più immediatamente riferibili a quanto scoperto
repertorio
nella fase esplorativa. La letteratura più classica o tradizionale non potrà che avvalersi
di tali esperienze, attingendovi come a una ricca tavolozza di colori e tecniche, per
evitare il più possibile esecuzioni «dal suono inespressivo, tipico dei principianti»59.
56
È possibile enfatizzare l’aspetto espressivo attraverso la drammatizzazione del repertorio. Cfr. ad
es. Melis n. 125 2002 ma anche, non riferito ai principianti, Odena n. 142 2007.
57
Ad es. Bartolini n. 180 2019, propone un lavoro di drammatizzazione delle emozioni, utile
per ritrovare nelle sensazioni propriocettive provocate dalle emozioni stesse il dispositivo per inven-
tare brani.
58
L’argomento è particolarmente trattato in Donelli n. 95 1995.
59
Montandon n. 93 1994, p. 27.
47
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
riassunti nella Tabella 1960. Il vantaggio è quello di “avere già in orecchio” il re-
pertorio che si deve imparare a suonare, che così sembra più gradevole e facile:
«Suoniamo questo perché è più bello – senti dire, soprattutto dai più piccoli, che
sono più disinibiti nelle loro manifestazioni di preferenza – Ma perché questo è più
bello? Gli chiedi […] Perché assomiglia a…il brano tal dei tali. Dunque è bello ciò
che è noto»61.
Tabella 19
PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELL’INSEGNAMENTO STRUMENTALE NELLE CULTURE A TRADIZIONE ORALE
Il sistema di apprendimento di tipo orale si basa su ascolto e osservazione, per capire cosa
Su cosa si basa riprodurre sullo strumento e come poterlo fare. Ciò significa che il contenuto deve essere di
dimensione tale da poter essere memorizzato e ripetuto varie volte.
Generalmente si apprende prima il repertorio, da memorizzare attraverso il canto o le onoma-
topee, per passare poi all’esecuzione allo strumento e all’acquisizione della tecnica.
La prassi orale è largamente basata sull’improvvisazione, che consente di appropriarsi di
Come avviene
abilità tecniche e delle formule tipiche del linguaggio musicale che si sta usando.
L’imitazione e l’oralità non sono generalmente utilizzate come unica metodologia ma si ap-
poggiano anche all’uso di testi scritti.
Il maestro si propone come modello, che mostra all’allievo come si suona il brano o il pas-
Il maestro saggio. L’addestramento può essere guidato o autogestito dall’allievo stesso. L’apprendista-
to, comunque, comporta un esercizio giornaliero piuttosto cospicuo.
Il vantaggio più evidente di questo sistema è che passa un messaggio globale, comprensivo
Vantaggi
di gestualità ed espressività oltre che della correttezza delle note e dei ritmi.
60
Facci n. 100 1996, Pugliese n. 148 2008.
61
Ferrari n. 100 1996, p. 19.
48
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
Tabella 20
DIDATTICA DELL’IMITAZIONE
tipo di relazione educativa obiettivo funzione
62
La validità dell’imitazione è ampiamente dimostrata dalle ricerche sui neuroni specchio (cfr.
Freschi n. 173 2015).
63
La tabella è ispirata ai concetti espressi in Gardner 1993.
64
L’apprendimento della notazione con riferimento percettivo agevola a livello psicologico il rap-
porto suono-segno, garantendone un’assimilazione senza particolari difficoltà: «Indubbiamente le
parole sono dei significanti-segno, ma le parole che usiamo da molto tempo hanno invece ormai
assunto fenomenicamente qualità strutturali analoghe a quelle dei loro significati. […] Questo ac-
cade non solo per la struttura della parola ma in certa misura anche per il loro aspetto grafico […].
Quanto si è veduto vale anche per significanti-segni diversi dalle parole, quali ad es. la notazione
musicale […]». (Petter 1992, p. 42).
49
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
65
Sulla difficoltà di essere in grado di suonare ciò che si vuole “a mente” si basa Garcia Lopez n.
176 2017.
66
Arcidiacono n. 47 1982, p. 15. Sulle strategie che sfruttano il gruppo si veda il par. 7.5, dedi-
cato a questo tema.
67
Ad es. Delfrati n. 29-30 1978, Storti n. 37 1980, Azzolini – Paderni n. 76 1990, An-
ceschi n. 83 1992, Seritti n. 88 1993, Civitarese et al n. 89 1993, Trovajoli – Piazza n. 92
1994, Montandon n. 93 1994, Porena n. 94 1995, La Rocca n. 97 1995, Bergna-Sitia n. 98
1996, Monopoli n. 99 1996, Pasotti n. 101 1996, Vallesi n. 101 1996, Leucci n. 103 1997,
Bonfrisco – Spaggiari n. 104 1997, Donelli n. 106 1998, Rebaudengo n. 110 1999, Rebau-
dengo n. 123 2002, Indellicati n. 129 2003, Paoli n. 134 2005, Galia n. 141 2006, Macaro
n. 142 2007, Molinaro n. 143 2007, Dell’Unto n. 145 2007, Fancelli – Rio n. 155 2010,
Rebaudengo n. 160 2011, Francia n. 161 2011, Gabellieri n. 162 2012, Parmigiani Procacci
n. 163 2012, Genghini n. 164-165 2012, Rebaudengo n. 166 2013, Rebaudengo n. 168-169
2013, Fusar Poli n. 175 2016, Garcia Lopez n. 176 2017, Bartolini n. 180 2019.
50
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
Tabella 21
IMPROVVISARE A PARTIRE DA… OBIETTIVI PERSEGUIBILI
Conoscere lo strumento;
apprendere/curare particolari tecniche;
Gesti strumentali/effetti sonori
lavorare sul suono, l’intonazione;
ecc.
Rinforzare in modo particolare alcune conoscenze grammaticali e le
modalità per eseguire sullo strumento determinate sequenze (cioè,
Ritmi/melodie/accompagnamenti
semplificando molto: note e modalità per ottenerle, con particolare
consolidamento dell’aspetto propriocettivo).
Sviluppare gli aspetti espressivi e quindi le modalità per ricavarli allo
Immagini/sensazioni/emozioni/titoli/testi
strumento (sfumature di suono, intensità, tecniche particolari ecc.).
Approfondire le caratteristiche strumentali legate a determinati
Brani musicali/stili/autori
linguaggi o repertori, e quindi alle tecniche necessarie per eseguirli71.
68
Tra gli obiettivi dell’improvvisazione viene sottolineato inoltre l’aspetto relazionale tra inse-
gnante e allievo/i, in Fois n. 146 2008.
69
La consapevolezza si riferisce alla capacità di ripristinare l’abilità quando necessaria e non nega
gli automatismi motori che caratterizzano il suonare uno strumento.
70
Montandon n. 93 1994, Rebaudengo n. 123 2002.
71
Su questo aspetto Rattalino afferma lo stretto legame fra repertorio e aspetti tecnici per cui,
ad es. nel pianoforte, una formazione troppo “classica” impedirebbe una preparazione adeguata ad
51
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
52
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
73
Vygotskij vede l’immaginazione e la creatività come un complesso processo di ristrutturazione
dell’informazione: «Quanto più ricca sarà l’esperienza dell’individuo, tanto più abbondante sarà il
materiale di cui la sua immaginazione potrà disporre». «Il risultato dell’attività creativa […] crea da
tale esperienza delle combinazioni nuove» (Vygotskij 1992, pp. 13 e 15).
74
L’osservazione è ricavata da Montandon n. 93 1994, che invita alla cura dei brani improvvisati
evitandone un’esecuzione tendente a velocità moderata e intensità mezzoforte. Naturalmente la
considerazione si ritiene valida anche per le composizioni: pur non sempre esplicitato, tale aspetto
emerge particolarmente negli articoli in cui i progetti didattici prevedono l’esecuzione dei brani
inventati dagli allievi.
75
Ligorio 2003, p.45.
53
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
che accade quando si suona in un certo modo; l’assistere alla lezione rinforza le
conoscenze sulla musica e sulla tecnica strumentale. Il suonare davanti agli altri
abitua anche a suonare in pubblico, in situazione protetta. Quest’ultimo aspetto
non di rado prende forma più sistematica in quelle occasioni (i tradizionali “saggi
interni di classe”) nelle quali ci si alterna nel ruolo di esecutore e ascoltatore non
della lezione ma di un’esecuzione vera e propria, utile esercizio per saggi pubblici,
esami e concerti.
Un altro modo che sfrutta i piccoli gruppi nella lezione di strumento tradi-
zionale è quello in cui gli allievi suonano insieme. Generalmente l’insegnante
procura il repertorio necessario (duetti, trii ecc.) e la lezione verte sul “montare i
pezzi” e curare l’esecuzione.
In queste situazioni facilmente gli allievi sviluppano un senso di appartenenza
a un gruppo (la classe di quell’insegnante) e condividono con i compagni mo-
dalità di lavoro e di studio, e a volte anche il repertorio. In questa prospettiva il
docente rimane colui che muove sapientemente i fili della situazione, il maestro
che dispensa la conoscenza ai propri discepoli (Figura 4).
Fig. 4
54
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
Fig. 5
76
Il concetto affonda le radici nella teoria dell’apprendimento sociale elaborata da Vygotskij e
ripresa da Bruner nel secolo scorso (cfr. Boscolo 1999).
77
Ligorio 2003, pp.15-17.
55
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
78
Le espressioni “di gruppo” e “collettive” si utilizzano qui in modo intercambiabile, mutuando
da Rebaudengo la dicitura “lezione collettiva di strumento” come esempio di apprendimento colla-
borativo in campo musicale (Rebaudengo n. 139 2006). Tuttavia nel linguaggio organizzativo-bu-
rocratico è possibile che le tipologie di lezione “di gruppo” e “collettiva” siano distinte, come avviene
ad es. nell’attuale normativa dei conservatori (Dm 154 del 12/11/2009), semplicemente riferendosi
al numero di studenti presenti in aula, e non ai concetti pedagogici qui esposti.
79
In questo modo il concetto “insegnamento individualizzato” assume pieno significato: «Ciò che
deve essere individualizzato non è il momento della lezione ma il percorso di apprendimento […]
che può espletarsi al meglio attraverso la coesistenza di momenti di lezione collettiva con altri di
approfondimento individuale» (Fiorentino n. 173 2015).
80
La tabella si riferisce in particolare a Rebaudengo n. 139 2006 e Bonati n. 157 2010. I con-
cetti espressi dall’autore sono ripresi anche in Fancelli – Rio n. 155 2010 e Cantamessa n. 156
2010; in quest’ultima con approfondimenti teorici riferiti a bibliografia soprattutto francese.
56
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
Tabella 22
CARATTERISTICHE DELLA LEZIONE COLLETTIVA DI STRUMENTO
Apprendimento collaborativo, nel quale l’insegnamento poggia sulla presenza del
gruppo per favorire l’apprendimento, individuale, di ogni suo componente81.
Riferimenti teorici Non va perciò confusa con l’attività di musica d’insieme, nella quale lo scopo
principale può limitarsi all’esecuzione del repertorio, cioè a realizzare un progetto
in cui l’individuo è al servizio del gruppo.
Si affianca alla lezione individuale, quindi non la sostituisce.
Non è infatti pensabile che l’apprendimento strumentale sia affidato esclusiva-
Come utilizzarla
mente a questa modalità di insegnamento, soprattutto man mano che il percorso
diventa sempre più specialistico.
Nell’avvio allo strumento prima degli 8 anni; dagli 8 anni in alternanza a lezio-
ni individuali: così si favorisce la motivazione data dall’aspetto sociale del fare
Quando utilizzarla e per musica (da subito e insieme), riservando a un secondo momento le attività di
quanto approfondimento individuali necessarie82.
Mezz’ora la settimana individuale e un’ora collettiva. Dopo i 12/13 anni raddop-
piare i tempi delle lezioni settimanali.
Va organizzata e programmata sia in riferimento ai tempi, sia per quanto riguarda
i contenuti.
I primi possono variare in base ai contesti, all’età e al tipo di progetto su cui si
Organizzazione
vuol lavorare. Ad es. in conservatorio si organizza una lezione settimanale di due
ore, alternata alla lezione individuale, mentre per l’approccio allo strumento si
propongono due lezioni settimanali di mezz’ora83.
Sono gli stessi della lezione tradizionale:
- lettura e studio di repertorio;
- studio delle scale;
- approfondimenti tecnici o espressivo-musicali;
- lettura a prima vista;
- performance esecutive (per le quali la lezione collettiva si rivela un
Contenuti della lezione
valido contesto per esercitare il controllo di sé, la capacità di valutare
e autovalutarsi);
- trasporto;
- improvvisazione;
- analisi;
- ecc.
81
«L’apprendimento collaborativo è fortemente centrato sull’idea che le persone possano imparare
l’una dall’altra. […] I termini “cooperativo” e “collaborativo” sono usati oggi molto spesso in modo
intercambiabile. […] Proponiamo di usare il termine “cooperare” per denotare situazioni in cui si ese-
guono parti di un compito assemblate successivamente […]; mentre useremo il termine “collaborare”
quando vi è un’effettiva condivisione di tutto il piano di lavoro e ciascuno è impegnato nell’intero
processo di apprendimento, dalla progettazione alla valutazione» (Ligorio 2003, pp. 46-48).
82
Tra gli articoli sull’approccio allo strumento, si parla di lavorare in gruppo in Arcidiacono n.
24-25 1977, Storti n. 37 1980, Arcidiacono n. 47 1982, con descrizioni che possono far con-
figurare le proposte all’interno di un’idea di apprendimento cooperativo, nell’accezione proposta
da Ligorio. L’espressione “lezione collettiva” si trova in Seritti n. 88 1993, Civitarese et al n.
89 1993, Indellicati n. 91 1994, Bergna – Sitia n. 98 1996, Tessari n. 98 1996, Bonfrisco
– Spaggiari n. 104 1997. Nell’ultimo decennio questa strategia di lavoro nei termini spiegati da
Rebaudengo sembra ormai acquisita e si ritrova nelle testimonianze riportate in Cantamessa n. 156
2010, Gualazzi n. 159 2011, Rebaudengo n. 160 2011, Francia n. 161 2011, Fiorentino n.
173 2015 e n. 176 2017. Nella didattica strumentale con adulti in Fois – Calasso n. 171 2014.
83
Es. tratti da Rebaudengo n. 139 2006, Arcidiacono n. 24-25 1977.
57
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
7.6 La programmazione
84
Rebaudengo n. 110 1999, Indellicati n. 91 1994, Arcidiacono n. 24-25 1977.
58
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
85
Freschi 2002, pp. 5, 6, 7, 9.
86
Cfr. il prossimo paragrafo sui modelli di progettazione.
87
Ci si riferisce, qui, in particolare a: Anceschi n. 83 1992, Civitarese et al n. 89 1993, Tro-
vajoli – Piazza n. 92 1994, Porena n. 94 1995, Rebaudengo n. 96 1995, Indellicati n. 97
1995, La Rocca n. 97 1995, Bergna – Sitia n. 98 1996, Tessari n. 98 1996, Monopoli n. 99
1996, Donelli n. 106 1998, Savone n. 100 1996, Vallesi n. 101 1996, Leucci n. 103 1997, Re-
baudengo n. 110 1999, Pino n. 118 2001, Indellicati n. 129 2003, Paoli n. 134 2005, Galia n.
141 2006, Macaro n. 142 2007, Molinaro n. 143 2007, Dell’Unto n. 145 2007, Gualazzi n.
159 2011, Rebaudengo n. 160 2011, Francia n. 161 2011, Gabellieri n. 162 2012, Rebauden-
go n. 162 2012, Parmigiani Procacci n. 163 2012, Genghini n. 164-165 2012, Rebaudengo
n. 166 2013, Zagni n. 167 2013, Loffredo n. 168-169 2013, Rebaudengo n. 168-169 2013,
Fusar Poli n. 175 2016, Bartolini n. 180 2019.
59
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
88
Di questo aspetto tratta in particolare La Rocca n. 97 1995.
60
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
89
Freschi 2002, pag. VII. La questione sul senso della programmazione nell’insegnamento stru-
mentale è posta particolarmente in Savone n. 100 1996.
90
Mazzoli 1997, pp. 4-5.
61
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
Altri esempi, tra gli articoli di “Musica Domani” che trattano di progetta-
zione, si riferiscono al lavoro sui concetti. In questi casi si progetta un percorso
reticolare che può spaziare non solo all’interno della musica ma addirittura a
livello interdisciplinare. Infatti l’idea che sta a monte di questa impostazione si
riferisce alle “credenze” che ognuno di noi ha nei confronti della realtà: sfruttare
tali idee per lavorare intorno a determinati concetti disciplinari porta a esprimersi
e confrontarsi con i propri compagni di ricerca, e induce a cercare nei diversi
campi del sapere riferimenti che possano confutare o confermare le ipotesi che
91
Galia n. 141 2006.
92
Odorico 2003, p. 118.
62
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
via via prendono corpo. La cosiddetta “didattica per concetti”, dunque, «parte
dalla struttura epistemologica della disciplina attraverso la selezione dei concet-
ti essenziali»93. Così, ad esempio, l’insegnante sceglie un contenuto disciplinare
(una tecnica strumentale, un concetto linguistico-musicale, o espressivo/storico/
stilistico ecc.) come concetto/problema intorno a cui discutere, provare, cercare
soluzioni, e quindi costruire il percorso didattico. In questo tipo di esperienze lo
studio, l’esecuzione e l’analisi del repertorio si affiancano alla ricerca e all’inven-
zione-esecuzione di brani originali, poiché
93
Magnoler 2003, p. 113.
94
Deriu 2004, p. 35.
95
Deriu, n. 162 2012, p. 22.
63
8. RIFERIMENTI TEORICI
96
Cfr. la presentazione dell’organizzazione della rivista in cap. 1.
97
De Natale n. 38 1980; n. 40 1981.
64
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
98
Bartolini n. 110 e n. 113 1999; n. 114 e n. 115 2000; n. 116, n. 119 e n. 121 2001; n. 122
e n. 125 2002. Fuori dalla rubrica ma legato all’esame di produzione editoriale per l’approccio allo
strumento anche Bartolini n. 157 2010, sul tema della psicofisiologia del gesto strumentale piani-
stico.
99
Musica in bit e Musica in internet: Gaggiolo n. 98 1996, n. 104 1997, n. 107 1998, n. 108
1998, n. 121 2001 e Pasquali n. 133 2004.
100
Negli articoli il materiale oggetto di analisi sembra riferirsi agli autodidatti. Gli autori lo in-
dicano come possibile ausilio da conoscere ed eventualmente affiancare alle lezioni, specialmente
nell’ambito dell’educazione musicale.
65
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
Marconi101. Si parla brevemente del possibile utilizzo di Music Paint Machine, che
permette la rappresentazione grafica in digitale di ciò che si suona in tempo reale,
valorizzando un approccio multimediale all’insegnare a suonare. In questo studio
si evidenzia come l’utilizzo di questo software possa trasformare la trasmissione e
l’ambiente didattico, rimettendo in discussione in modo creativo e dinamico la
didattica strumentale tradizionale102.
101
Marconi n. 177 2017.
102
Se si guardano i video disponibili in rete si vedrà come la “pittura digitale” metta in rilievo
aspetti timbrici, dinamici e di articolazione e non la correttezza cercata negli esempi di software per
l’autoapprendimento prima descritti.
Cfr. ad es. https://www.youtube.com/watch?v=oh1_xwpoz1I [consultato il 15/09/2020].
103
Pasquero n. 125 2002.
104
Secondo una ricerca di Rapetti (Rapetti n. 136 2005) questa separazione si nota molto nella
didattica delle scale, poiché sono: tutte rigorosamente scritte, anche quando semplicemente baste-
rebbe invitare gli allievi a reiterare oralmente il modello nelle diverse ottave (su questo punto, esteso
agli esercizi di tecnica, si veda anche Rebaudengo n. 161 2011); generalmente insegnate a partire
dal Do maggiore, anche se questa scala non risponde sempre alle esigenze “sensomotorie”, come ad
es. la conformazione della mano sul pianoforte; associate tra loro seguendo lo schema delle tonalità
relative, con preminenza quindi del modello teorico, invece che collegare le tonalità parallele, cioè
per cambio di modo, più semplice a livello percettivo e, almeno per quanto riguarda il pianoforte,
anche sul fronte motorio.
66
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
3. percorso dedicato agli aspetti culturali o più complessi del fare musica (te-
oria, storia, accompagnamento di cantanti ecc.).
Tale smembramento avviene anche sul piano metodologico, ad esempio con
l’abbandono della lettura relativa che associava il nome della nota alla sua fun-
zione tonale.
Analizzando le pubblicazioni didattiche scritte per il Conservatoire uscite a
cavallo tra Sette e Ottocento, si evidenzia una corposa parte dedicata alla teoria e
agli esercizi di lettura e di tecnica progressivi, e una generale trasformazione dei
brani di senso musicale in lezioni di tecnica.
Il modello del Conservatorio parigino, esportato in tutta Europa, porta alla
pubblicazione di metodi lineari sostanzialmente uguali per tutti gli strumenti. Le
ristampe del secolo XX, per rendere più agili i testi, escludono le parti dei metodi
dedicati ai duetti, ai brani accompagnati, alle arie d’opera o all’arte di preludiare
e improvvisare105. Rimangono così la teoria, la tecnica e gli eserciziari che ancor
oggi danno sostanza a molta parte della formazione accademica.
Si vede quindi come la diffusione di queste pubblicazioni abbia favorito il
diffondersi del metodo progressivo nell’insegnamento dello strumento. Proba-
bilmente ciò è avvenuto anche per il fatto che l’apprendimento è generalmente
pensato come un accumulo di informazioni, quindi l’idea della trasmissione e
della graduale linearità appartiene al senso comune legato all’imparare106. Inoltre
l’aspetto della performance che caratterizza l’apprendimento strumentale sembra
incarnare questo concetto: infatti i “risultati” a breve termine, seguendo questa
impostazione, arrivano in genere piuttosto velocemente e comunque l’allenamen-
to necessario per mantenerli risponde all’idea di studio “serio” e di “disciplina”,
generalmente associati allo studio strumentale107.
Naturalmente non si sostiene, e non si crede, che sia possibile imparare a
suonare senza esercitarsi108. Ciò che in questa sede interessa sottolineare è come,
evidentemente, l’editoria abbia saputo rispondere a un’esigenza sentita da molti
docenti delle accademie musicali, favorendo forse la riedizione di materiali utili
più all’addestramento che a una formazione musicale più complessa.
105
Questo è rilevato, come sottolinea Pasquero, anche in Rebaudengo n. 123 2002.
106
«La convinzione più fortemente radicata nel nostro immaginario è che la conoscenza sia una
sorta di edificio, che si costruisce mattone su mattone e piano su piano» (Freschi 2002, p. 2).
107
Si veda ad es. Rebaudengo – De Carli n. 113 1999, in cui si riporta come per la maggioranza
degli allievi la ripetizione nello studio “è un male necessario”, rimandando a un secondo momento
il “piacere”, ma trovando comunque nella prospettiva dell’esecuzione lo stimolo alla ripetizione.
108
«[…] la conclusione che si propone qui è che per raggiungere buoni o eccellenti risultati nell’e-
secuzione musicale è necessario studiare, è necessario studiare bene, è inutile studiare male, occorre
essere motivati. Inoltre, è davvero molto utile avere buoni insegnanti […] (i quali devono sapere)
che a mano a mano che si apprende il nostro cervello cambia […] e quindi ciò che si fa oggi, anche
se essenziale per ciò che si farà domani, può non essere utile né necessario se ripetuto domani»
(Sorbi 2002, pp. 39-40).
67
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
8.1.3 La creatività
La pratica didattica che si muove in modo diverso dall’impostazione progres-
sivo-lineare, preferendo un’idea di apprendimento basata sulla reticolarità delle
esperienze, trova anch’essa supporto in alcuni “primi libri” che si staccano dalla
tradizione accademica di stampo ottocentesco.
Non sempre, e non solo, i “nuovi metodi” partono dall’attività esplorativa e
si muovono nell’ambito di un repertorio contemporaneo. Più spesso si ispirano,
almeno in parte e aggiornandoli, ai princìpi testimoniati dalle pubblicazioni dif-
fuse tra i sec. XVI e XVIII, pensate per una preparazione più ampia e dedicata
principalmente alla formazione musicale in senso generale.
È lo stesso Pasquero a ricordarci che, prima dell’avvento del Conservatoire,
l’apprendimento avveniva generalmente “per esposizione”, cioè per “immersio-
ne in un contesto”109. La diffusa pratica musicale che favoriva il crearsi di tale
“atmosfera” è dimostrata dalla varietà del materiale edito all’epoca, comprensivo
di trattati teorici, antologie (di arie, danze, pezzi celebri, duetti per gli strumenti
monodici) e manuali sull’improvvisazione. Da questo materiale si ricavano sug-
gerimenti utili alla formazione musicale che allora prevedeva, tra l’altro, attività
di ascolto, improvvisazione, trasporto e lettura a prima vista.
Riferendosi a questa idea di formazione ampia è l’uso della creatività, in parti-
colare, a essere incentivato in alcuni recenti “primi libri”. L’idea è quella di unire
lo studio dello strumento all’apprendimento del linguaggio musicale, prevedendo
spazi per l’invenzione.
Secondo una disamina di Rebaudengo le strategie più diffuse per proporre
attività che stimolino questa capacità in ambito tonale sono:
- melodie “coi buchi” da riempire;
- accompagnamento mancante, da improvvisare o scegliere tra più proposte;
- invenzione di melodie su accompagnamento dato;
- invenzione di brani su ritmo e armonia prestabiliti;
- cambi di tonalità/modo;
- modelli stilistici da imitare110.
Come si vede l’innovazione guarda al passato, sebbene arricchita dalle ne-
cessità odierne. Secondo Bartolini, tra l’altro, è opportuno cercare quei testi che
riescono a utilizzare diversi linguaggi, stimolando così una reale creatività negli
109
«Con la modalità “immersione” si riscontra generalmente una fase iniziale più lenta, come un
periodo di latenza, in cui le informazioni confluiscono in maniera più disordinata e non si eviden-
ziano abilità precise e facilmente riconoscibili. Nel momento in cui si arriva a una nuova organizza-
zione che permette di fare qualcosa di nuovo, queste abilità possono essere facilmente modificate e
adattate alle situazioni che si incontrano. Anche dopo periodi di scarsa pratica le abilità rimangono
quasi intatte o vengono rapidamente recuperate. L’allenamento è fondato più sulla discriminazione
che sul potenziamento» (Pepicelli 2002, p. 78).
110
Rebaudengo n. 123 2002.
68
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
allievi sia sul fronte compositivo sia sul fronte esecutivo ed espressivo111. Resta
comunque valida l’idea di una formazione che sviluppi le competenze adeguate a
conoscere e rafforzare le più diverse capacità musicali e strumentali.
111
Bartolini n. 95 1995.
112
Mandanici n. 116 2000, Piscitelli n. 140 2006, Pirondini n. 150 2009. Secondo Man-
danici all’estero le prove d’esame su questa abilità sono ben definite ed è per questo che l’editoria
è in grado di fornire agli allievi supporti adeguati per prepararsi a superare tali prove. È inoltre
interessante, secondo l’autrice, che siano ben definiti i criteri di valutazione. Per la preparazione alla
valutazione cfr. Rebaudengo n. 98 1996.
69
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
Tabella 23
OBIETTIVI DEI PERCORSI PROGRAMMATI SPECIFICAMENTE PER INSEGNARE A LEGGERE A PRIMA VISTA
obiettivi Modalità per raggiungere gli obiettivi
Individuazione dei diversi elementi strutturali (forma del
brano, indicazione di tempo, tonalità, unità di senso
Sviluppo della capacità di lettura
ecc.) identificabili mediante l’osservazione analitica dello
spartito.
Richiamare alla memoria esperienze pregresse. Tale
Saper collegare quanto si legge a sensazioni tattili/
memoria si può rafforzare con esercizi/improvvisazioni
cinestesiche
su strutture analoghe (cadenze, scale, accordi, melodie
(e agli aspetti motori necessari per realizzarlo)
ecc.).
L’occhio si sposta in avanti per anticipare i comandi
e collegare le note a “una struttura superiore” (frase,
Allenare la “lettura anticipata”
forma).
Ovviamente ciò non riguarda solo la lettura a prima vista
ma anche lo studio e l’esecuzione del repertorio.
Familiarizzare con diversi stili
(in modo da poter intuire “dove va” il brano, Lettura, analisi, improvvisazione e ascolto di brani nei
almeno nelle sue componenti più facilmente diversi stili oggetto della lettura a prima vista.
assimilabili allo stile in questione)
Curare lo studio esecutivo
(così da mantenere il tempo ed eseguire il brano Abitudine alla cura esecutiva fin da subito.
con una qualità di suono e un carattere adeguati)
8.2 La ricerca
I principali compiti cui si dedicano gli strumentisti (affrontare un nuovo bra-
no, interpretarlo, memorizzarlo, suonarlo in pubblico) sono stati studiati, nel
tentativo di spiegare i meccanismi che si mettono in atto per realizzarli114. Gli
articoli che ne trattano si riferiscono in particolare alle ricerche che osservano,
comparandole, le modalità di studio di professionisti e principianti. È così pos-
sibile evincere, dai diversi comportamenti, differenti stili cognitivi e di apprendi-
mento, aspetti della memoria implicati nel lavoro di studio, fattori che innescano
la motivazione o che consentono di sviluppare capacità metacognitive. Questi
riferimenti teorici, quindi, possono dare sostegno a quelle proposte didattiche
113
In rari testi si trova l’invito a studiare scale modali, pentafoniche, orientali, esafoniche, busonia-
ne, dodecafoniche ecc. (Rapetti n. 136 2005).
114
Elenco tratto da Corbacchini n. 137 2005.
70
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
che cercano di fornire agli allievi strumenti adeguati per apprendere a suonare in
modo efficace e autonomo.
115
Gardner 1993, cit. in Rebaudengo n. 109 1998. Dall’articolo di Rebaudengo è tratto l’elen-
co degli stili cognitivi per fasce d’età.
116
Bambini narratori, visualizzatori, iniziatori, finitori, centrati sulla persona (Gardner 1993, cit.
in Rebaudengo, n. 109 1998).
117
Corbacchini n. 137 2005; n. 164-165 2012.
118
«Con questi studi Pask ha individuato due differenti strategie di apprendimento […]. La prima
71
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
generale, gli studi sui musicisti esperti dimostrano che essi nelle prime fasi di la-
voro sono impegnati a risolvere problemi tecnici (connessi all’esecuzione corretta
delle note), problemi interpretativi (fraseggio, dinamica, tempo ecc.) e problemi
relativi all’espressività emozionale. In seguito, i primi due tipi di problemi sono
assorbiti dalla ricerca espressiva.
Tabella 24
STRATEGIE MESSE IN ATTO DAGLI STRUMENTISTI PER LO STUDIO DI UN NUOVO BRANO
Stile di apprendimento Caratteristica
Si parte da una lettura complessiva del pezzo, individuando i passi da studiare
dettagliatamente e stabilendo il tempo da dedicarvi. I problemi espressivi si risolvono
Analitico-olistico
mediante l’analisi e utilizzando analogie e metafore. Spesso si ascoltano registrazioni di
opere dello stesso autore o periodo.
Il nuovo pezzo si studia procedendo per segmenti ed esaminando immediatamente i
Seriale-intuitivo compiti tecnici. Il progetto interpretativo si sviluppa gradualmente durante le fasi del
lavoro tecnico.
Versatile Si utilizzano in modo interscambiabile le strategie precedenti.
strategia è olistica: tende a una descrizione globale […]. La seconda strategia è seriale e procede
passo passo […]. Pask ha inoltre individuato un terzo stile, che è la combinazione dei primi due»
(Boscolo 1999, pp. 113-114). La differenza tra stili cognitivi e di apprendimento consiste nel fatto
che «mentre gli stili cognitivi riguardano modalità specifiche di processazione dell’informazione,
gli stili di apprendimento riguardano le preferenze individuali per tali modalità: sono stili cognitivi
applicati» (Boscolo op. cit., p. 112).
72
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
119
Rapetti n. 123 2002.
120
Generalmente i musicisti utilizzano due tipi di processi: il primo si basa sull’automatizzazione,
il secondo è fondato sull’analisi cognitiva. Tuttavia anche chi studia privilegiando il primo tipo di
approccio tende poi ad attivare, specie in vista di pubbliche esecuzioni, condotte analitiche e con-
sapevoli, ritenute più affidabili e utili per il controllo dell’ansia. (Corbacchini n. 137 2005).
121
Corbacchini n. 133 2004.
73
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
Tabella 25
ASPETTI CHE CONDIZIONANO LA MOTIVAZIONE OSSERVAZIONI
Sembra che influiscano non tanto in modo oggettivo,
Stimoli esterni (premi o punizioni) quanto in relazione a come sono percepiti soggettiva-
mente dall’individuo che li riceve.
È quello che consente il perseverare o meno di un com-
Valore attribuito alla situazione finale
portamento per raggiungere la meta perseguita.
Se non ci si ritiene, a priori, capaci di raggiungere l’obiet-
Aspettativa sulle proprie capacità
tivo, non si persiste nella condotta attivata.
Chi pensa che risultati/fallimenti dipendano da fattori non
“Teorie ingenue” su ciò che influisce sui risultati
controllabili, è come se non “credesse” nell’apprendi-
(e di conseguenza sui fallimenti)
mento122.
Competizioni o riferimenti a standard assoluti tendono
Modalità con cui sono fissati gli obiettivi del
a focalizzare l’attenzione più sulla performance che sul
percorso formativo
percorso di conoscenza.
122
In realtà gli studi dimostrano la tendenza a non utilizzare le stesse categorie per giustificare i
successi o i fallimenti. Le giustificazioni sulle cause di successo e fallimento dipendono dal livello
di competenza degli allievi e dalla loro autostima. Gli studenti con un’alta considerazione di sé e
con alti risultati sono più inclini a imputare il proprio successo alla propria abilità e all’influenza
della famiglia, e i propri fallimenti a una mancanza di strategie, metacognizioni e perseveranza (visti
comunque come fattori interni modificabili) (Corbacchini n. 133 2004).
74
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
basato, invece, sui progressi individuali, che consente di lavorare su obiettivi in-
dipendenti tra allievo e allievo, fa emergere come i risultati derivino da impegno,
qualità e miglioramento delle proprie competenze, agevolando così il costituirsi
di un profilo mastery-oriented.
123
«Il controllo metacognitivo attiene a tutti gli aspetti dell’apprendimento scolastico in cui l’allie-
vo […] pianifica, controlla e valuta il proprio funzionamento cognitivo nell’esecuzione di un com-
pito o di un’attività. […] Questi processi di controllo assumono una particolare importanza […]
nei momenti in cui l’allievo studia. […] Le attività che l’individuo esegue quando studia […] impli-
cano sia processi cognitivi, di elaborazione dell’informazione, sia metacognitivi, di consapevolezza
e controllo di tale elaborazione». «L’apprendimento autoregolato si verifica quando lo studente è in
grado di attivare e mantenere cognizioni e comportamenti sistematicamente orientati a obiettivi di
apprendimento. […] L’autoregolazione è un concetto più ampio di quello di metacognizione, per-
ché si riferisce alla complessiva organizzazione del comportamento in situazioni di apprendimento
e implica aspetti motivazionali […] distinti dall’attività cognitiva anche se a questa connessi. […]
La caratteristica fondamentale dell’autoregolazione è l’uso di strategie sia nel settore metacognitivo
che in quello motivazionale» (Boscolo 1999, pp. 298-299 e pp. 320-321).
124
Si riporta quanto descritto in Corbacchini n. 137 2005.
75
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
Comparando questi dati con quelli sulle modalità di studio di allievi e princi-
pianti emerge come la capacità organizzativa scenda man mano. I principianti, in
particolare, sembrano disorganizzati per la preparazione di saggi o esami perché
non sanno orientare la pratica a obiettivi specifici, sprecano tempo affrontando
elementi inutili o suonano poco. Tuttavia un interessante studio sulle relazioni tra
sviluppo di competenze emotive e capacità metacognitive rileva come spesso sia
l’abitudine dell’insegnante, e il tipo di relazione che instaura con i discenti, a in-
fluenzare lo sviluppo delle capacità metacognitive. Se, infatti, l’insegnante lavora
soprattutto sulla pianificazione e valutazione del compito, senza porre particolare
attenzione alle strategie di monitoraggio, gli allievi non apprendono strategie me-
tacognitive applicabili allo studio. È fondamentale, quindi, mostrare agli allievi
comportamenti che esemplifichino come cogliere e correggere errori nella fase di
studio125.
125
Piras n. 178 2018.
126
Ci si riferisce qui in particolare ai suggerimenti forniti in Rebaudengo 98 1996 e 109 1998;
Rapetti 123 2002; Corbacchini n.133 2004 e n. 137 2005; Freschi n.173 2015; Piras n.178
2018.
76
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
Per lo studio a memoria si cerca di ottenere una sintesi equilibrata tra compo-
nenti uditive e cinestesiche attraverso l’improvvisare e il suonare a orecchio, che
rinforzano l’orecchio interno connesso con i movimenti allo strumento. Il lavoro
va completato con esecuzioni con e senza spartito e la lettura a prima vista, che
potenziano la coordinazione oculo-manuale e la memorizzazione visivo-muscola-
re. Infine, le strategie adeguate alla memorizzazione coincidono con quelle legate
all’apprendimento dei brani, quali l’analisi, lo studio distribuito nel tempo, la
pratica mentale.
Per quanto attiene allo sviluppo delle capacità di studio autoregolato, si può
cercare di incrementare l’aspetto motivazionale sottolineando l’utilizzo di strate-
gie adeguate e produttive. In questo modo l’allievo viene reso consapevole della
connessione tra modalità di studio e risultati ed è coinvolto nella gestione del
proprio percorso di apprendimento. Le esperienze in cui i giovani allievi possono
avvalersi di istruzioni corredate da materiali utili allo sviluppo della consapevo-
lezza dimostrano un maggior coinvolgimento, un apprendimento più veloce e
fluido e migliori risultati. Eventuali fallimenti sono vissuti come eventi superabili
con la modificazione delle strategie di lavoro.
Inoltre è possibile incoraggiare gli allievi proponendo una concezione polie-
drica delle capacità musicali, basata sulla presentazione di percorsi articolati tra
diverse attività (improvvisazione, analisi, accompagnamento, movimento con la
musica ecc.). In questo modo l’allievo da una parte verifica che, analogamente ai
compagni, egli emerge in alcune attività mentre in altre raggiunge risultati più
limitati; dall’altra non focalizza le aspettative sul solo aspetto esecutivo. Le perfor-
mance esecutive, che possono rivestire un ruolo determinante per la motivazione,
devono quindi essere gestite con grande attenzione, ad es. lavorando sulle capa-
cità di autovalutazione.
Sul fronte metodologico molte ricerche confermano la validità dell’insegna-
mento attraverso il modeling127. Se infatti l’insegnante dà dimostrazioni pratiche
dell’efficienza di una determinata strategia e invita l’allievo a sperimentarla seduta
stante, questo ha un’influenza decisiva sul lavoro autonomo che ne segue, mentre
è scarsa l’influenza di indicazioni solo verbali. È in questo modo che si struttura
la capacità di pianificare, condurre e valutare lo studio personale. Ovviamente
la stesura di uno specifico curricolo in cui è l’allievo stesso a strutturare il lavoro
127
In particolare gli studi sui neuroni-specchio riportati in un ricco e articolato contributo di
Freschi. Tali studi dimostrano come gli allievi principianti possono, attraverso l’imitazione (anche
tra pari), costruire gradualmente una serie di rappresentazioni senso-motorie in cui movimento,
percezione e componenti affettivo-emotive siano strettamente integrate tra loro. La teoria dei neu-
roni specchio giustifica scientificamente le idee di Jaques-Dalcroze, dato che il corpo in movimento
realizza un’esperienza simbolico-affettiva che sta alla base dei processi di apprendimento, secondo
un sistema integrato mente-corpo. In questo senso l’imitazione non è una copia meccanica di ciò
che fa l’altro, ma una ricostruzione personale tra il fare e il pensare (Freschi n. 173 2015).
77
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
128
Pirondini n. 150 2009.
78
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
Tabella 26
CRITERI PER L’ANALISI DI “PRIMI LIBRI” DI STRUMENTO
Autore - titolo
Edizione - città - anno della prima edizione originale
Com’è strutturato l’intero metodo? (ad es. diviso in parti, in più fascicoli ecc.)
(Eventualmente) È previsto l’utilizzo di più fascicoli contemporaneamente?
Quale lingua è utilizzata?
Sono pubblicati criteri metodologici e/o suggerimenti didattici?
dati/informazioni È specificata la fascia d’età cui si rivolge?
editoriali
La grafica, le illustrazioni e il linguaggio utilizzato sono pertinenti a quale fascia
d’età?
A quale cultura e area geografica fanno riferimento le musiche?
Il linguaggio musicale è adatto a quale età/livello di preparazione/competenze?
Prezzo di vendita
È reperibile facilmente?
129
De Natale n. 44 1982.
130
Oltre ai “punti di vista” proposti da Bartolini nella rubrica Questioni di Metodo si veda ad es.
Azzolini ‒ Paderni n. 76 1990 che completa l’articolo con una rassegna di testi e di possibili usi.
131
Rebaudengo n. 143 2007.
79
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
80
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
132
Rebaudengo n. 158 e n. 159 2011.
133
La conversazione presenta una organizzazione complessiva […] caratterizzata da: a) la fase di
inizio (apertura) […]; b) lo sviluppo […]; c) la sezione di commiato (chiusura)» (Anolli 2002, pp.
258-259).
81
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
Il diario di bordo viene scritto dagli allievi e rimane disponibile in modo che
tutti possano leggere ciò che viene scritto. L’autore ne sottolinea l’efficacia in
particolare nella lezione collettiva. Potremmo dire che, se ben utilizzato, l’uso
del diario di bordo si pone come uno strumento coinvolgente per gli allievi nel
proprio percorso di apprendimento. Oltre a essere responsabilizzati, gli studenti
hanno infatti a disposizione un mezzo che può favorire una riflessione sul percor-
so svolto e che stanno realizzando, cercando ad esempio di relazionare l’attività
di studio con quella in aula, e maturando quindi maggior consapevolezza sulle
possibili variabili che influenzano i risultati. In questo senso possiamo dire, in
accordo con quanto evidenziato nel capitolo sulla ricerca, che il diario di bordo
può essere un valido supporto per lo sviluppo di un profilo dello studente di tipo
mastery-oriented134.
134
Corbacchini n. 133 2004.
135
Il tema è affrontato in modo particolare in Bartolini, n. 137 2005 e n. 157 2010, Freschi, n.
173 2015.
82
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
«Tutte queste […] sono azioni reali, […] sono le stesse che (fanno) il pianista
[…] il violinista, il violoncellista […] il cantante […] gli strumentisti a fiato […]
i percussionisti […]. Sono le stesse azioni che fanno, usando altre parti del corpo
e altri materiali, i danzatori, i mimi, gli scultori, i disegnatori. Le stesse azioni che
partono da un corpo libero»136.
136
Ferri n. 67 1988. In questo articolo l’autrice si riferisce espressamente alla Pnl, come avviene
poi in Zagni n. 167 2013. Nello stesso n. 167 un articolo di approfondimento sulla Pnl ne rivela
non solo i costrutti teorici, ma anche potenzialità e ricadute più ampie, rispetto all’autoconsape-
volezza corporea, in ambito educativo e nell’insegnamento strumentale (Righini – Zadra 2013).
Riferimenti ad altri “metodi” di autoconsapevolezza corporea sono: Talmelli n. 78 e Bottaro, n.
80 1991 per la Tecnica Alexander; Romano n. 102 1997 per la bioenergetica; Seggi n. 160 2011
per il Metodo Rességuier (anche in questo caso si va oltre l’aspetto corporeo e ci si riferisce in par-
ticolar modo alla continua attenzione tra docente e allievo che favorisce una buona performance
musicale). Si pensi anche al Feldenkrais in Pepicelli 2002. Più indirizzati a ricordare l’importanza
della consapevolezza corporea nell’insegnamento strumentale con esempi di lavoro, gli interventi di
Capaccioli n. 159 e Francia n. 161 2011.
137
Bartolini n. 137 2005. In Pino n. 118 2001 si illustrano proposte di lavoro di autoconsape-
volezza corporea nell’adolescenza.
138
Habegger n. 135 2005, Freschi n. 173 2015.
83
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
139
Si veda ad es. quanto l’“entrare dentro” lo studio nel progettare l’esecuzione come se si trat-
tasse di un’esibizione teatrale, inserendovi aspetti storico/teorici, ascolti e visualizzazione di teatro
musicale, nonché il gusto di interpretare un personaggio che deve quindi “dire la propria battuta”
al momento e nel modo giusto, possa contribuire all’approfondimento necessario per la cura di
un’esecuzione anche in contesti di formazione professionale (Odena n. 142 2007).
140
Su questo punto si vedano le proposte e testimonianze in Rebaudengo n. 162 2012, n. 166 e
n. 168-169 2013, dove le performance prevedono anche letture per raccontare la storia che, appun-
to, fa da sfondo alla parte musicale.
141
Il tema dell’autovalutazione è proposto in Rebaudengo n. 98 1996 e ripreso nella sezione Con-
fronti e dibattiti del n. 164-165 insieme a quello, più delicato, della valutazione. In tutti gli autori
(Lietti, Rebaudengo, Di Cecca, Cantamessa e Betti) emerge come, a fronte di una varietà di attività
che si possono inserire nella lezione di strumento, il momento della valutazione si ponga esclusi-
vamente sull’aspetto esecutivo (e, quando possibile, su quello relazionale/emotivo). Appare quindi
necessario riferirsi sia a un’esperienza di autovalutazione su criteri condivisi, sia alla valutazione “for-
mativa”, valorizzando la possibilità da parte degli allievi di sviluppare una maggior consapevolezza
sul graduale sviluppo delle proprie competenze. In questo modo anche la valutazione da parte del
docente sarà più chiara e sarà più semplice per gli allievi, ad es., capire come sia possibile ottenere
un risultato uguale dalla somma di punteggi differenti nei diversi indicatori.
84
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
Tabella 27
CONSIDERAZIONI INTORNO ALL’ESECUZIONE STRUMENTALE
Autovalutazione personale Osservazione esterna
Come sembrava l’esecutore prima, durante e dopo
Come ti sentivi prima, durante e dopo l’esecuzione?
l’esecuzione?
(tranquillo, agitato, teso, indifferente, …)
(tranquillo, agitato, teso, indifferente, …)
Sapresti giustificare il tuo stato d’animo, specialmente
in relazione allo studio svolto per preparare l’esecuzione (Osservazioni in merito alla domanda precedente)
odierna?
L’esecuzione è risultata:
L’esecuzione è risultata:
- fluida, rispondente al tuo progetto esecutivo;
- fluida;
- non sempre fluida, a causa di poco controllo e
- non sempre fluida;
automatismi non ben assimilati;
- corretta ma poco espressiva;
- corretta ma poco comunicativa;
- con troppi errori.
- con troppi errori.
Durante l’esecuzione hai commesso degli errori? L’esecuzione è stata penalizzata dalla presenza di
Quali? errori?
Come hai gestito la situazione? (sei andato avanti, ti sei
Osservazioni in merito alla gestione degli eventuali
fermato, hai trovato delle soluzioni, quali?)
errori
Ritieni di aver gestito la situazione in modo adeguato?
Quali sono i punti di forza e i punti deboli della Quali sono i punti di forza e i punti deboli della
performance di oggi? performance di oggi del tuo compagno?
Come ritieni di doverti comportare per una prossima
Quali suggerimenti daresti per preparare e gestire
esecuzione? (in modo analogo, preparandomi meglio
una prossima esecuzione?
ecc.)
Tabella 28
MODELLO DI SCHEDA PER L’AUTOVALUTAZIONE/VALUTAZIONE
Esempi di indicatori Esempio di punteggio (1= minimo; 5 = massimo)
Controllo tecnico e coordinazione 1 2 3 4 5
Correttezza e fluidità dell’esecuzione 1 2 3 4 5
Ritmo: correttezza e coerenza con le scelte esecutive 1 2 3 4 5
Intonazione 1 2 3 4 5
Qualità del suono 1 2 3 4 5
142
Le tabelle riportano sinteticamente alcuni spunti proposti in Rebaudengo n. 98 1996 e Re-
baudengo – Di Cecca – Betti n. 164-165 2012. In particolare Rebaudengo si concentra sul
rapporto autovalutazione/valutazione; Di Cecca e Betti si riferiscono ai sistemi internazionali per
la certificazione delle competenze, che fissano degli standard, da utilizzare come modelli per trarne
indicatori.
85
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
143
Roland n. 89 1993. Sulla “buona salute” degli strumentisti e sull’insegnamento di questi
aspetti nelle lezioni di strumento cfr. anche Spaulding n. 89 1993.
86
CONCLUSIONI
Fig. 6
87
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
88
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
89
APPENDICE
SEZIONE
ANNO N. AUTORE/I TITOLO
RIVISTA
Un modo diverso di intendere
1 1975 17 B. Canino
l'insegnamento del pianoforte.
É. Jaques- Il pianoforte e la signorina di
2 1976 21-22
Dalcroze conservatorio.
3 1977 24-25 A. Arcidiacono Lo studio precoce del violino.
La formazione musicale generale del
4 C. Delfrati
1978 29-30 musicista.
5 P. Guarino La formazione strumentale.
6 37 M. Storti La chitarra nella scuola.
1980 Tra educazione e istruzione musicale.
7 38 M. De Natale Considerazioni intorno ad alcuni casi di
iniziazione strumentale.
Marionette che passione! Ancora intorno
8 1981 40 M. De Natale
alla prima formazione strumentale.
9 44 M. De Natale Beyer come mastro Geppetto.
1982
Proposte per una moderna didattica del
10 47 A. Arcidiacono
violino.
Radiografia ragionata di un compimento
11 1983 51 P. Rattalino
inferiore sperimentale di pianoforte.
A chi/che giovano i programmi del corso
12 1985 57 P. Rattalino
di pianoforte?
13 1987 63 P. Santi Un convegno sul metodo Suzuki.
A proposito di didattica interdisciplinare
14 1988 67 R. Ferri degli strumenti. Lo studio op.10 n.1 di
Chopin.
M.L. Azzolini Alcune riflessioni sui primi studi
15 1990 76 esperienze didattiche
D. Paderni pianistici.
Aspetti problematici dell’insegnamento
osservatorio
16 78 A. Talmelli pianistico nel 1° Convegno nazionale
1991 scolastico
dell’Epta italiana.
17 80 cultura musicale D. Bottaro La tecnica Alexander.
18 1992 83 pratiche educative A. Anceschi Attività creative al pianoforte.
19 88 pratiche educative E. Seritti Bambini a scuola di musica.
Educazione strumentale e globalità della
20 F. Pagnini
persona.
ricerche e problemi
21 1993 D. Roland Controllare l'ansia durante l'esecuzione.
89
22 C. Spaulding I problemi fisici degli strumentisti.
S. Civitarese
Alla scoperta di un oggetto chiamato
23 strumenti e tecniche O. Colombini
pianoforte.
L. Marrucci144
144
Indicato nel testo come Civitarese et al n. 89 1993.
91
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
91
24 pratiche educative E. Indellicati Il bambino piccolo incontra la musica.
92
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
52 107 rubriche: musica in bit A. Gaggiolo 1.2.3. Musica… col flauto dolce.
1998
53 108 rubriche: musica in bit A. Gaggiolo Computer guitar.
A. Rebaudengo
57 strumenti e tecniche Gioie e dolori dello studio musicale.
113 M.I. De Carli
rubriche:
58 D. Bartolini (su J.S. Bastien A Celebration of Notes).
questioni di metodo
rubriche: (su C. Martini, Das verrückte Schaf
59 114 D. Bartolini
questioni di metodo Mathilde).
(su S. Peretti, Nuova scuola di
insegnamento della tromba e congeneri;
115 rubriche:
60 D. Bartolini J.P. Mathez, Trompetenschule;
2000 questioni di metodo
C.F. Gouse, Learn to play the trumpet/
cornet).
Per una metodologia della lettura a prima
61 strumenti e tecniche M. Mandanici
116 vista.
rubriche:
62 D. Bartolini (su H. Bojé, Il pianoforte).
questioni di metodo
La coscienza del corpo nella didattica
63 118 strumenti e tecniche M.A. Pino
strumentale
(su F. Beyer, Scuola preparatoria del
rubriche:
64 119 D. Bartolini pianoforte op. 101;
questioni di metodo
N. Taneda – R. Seitz, Hören und spielen).
2001
(su A. Smarak, Les couleurs de
rubriche: l’harmonie - Exercices pour l’emploi
65 D. Bartolini
121 questioni di metodo de la pedale du piano; H. Lachenmann,
Serynade, Ein Kinderspiel).
66 r A. Gaggiolo Nuovi strumenti.
122 rubriche:
67 D. Bartolini Troppo facile dire: fa quel che vuoi.
questioni di metodo
Le molte dimensioni della memoria del
68 ricerche e problemi M. Rapetti
123 musicista.
Creatività e didattica pianistica: novità o
69 strumenti e tecniche A. Rebaudengo
2002 tradizione da recuperare?
Le origini della didattica lineare nei
70 strumenti e tecniche L. Pasquero
metodi per strumento.
125
71 pratiche educative S. Melis Pratica pianistica e gioco simbolico.
rubriche:
72 D. Bartolini La tecnica come avventura.
questioni di metodo
Il punto sonoro: un approccio al
73 2003 129 pratiche educative E. Indellicati
pianoforte.
93
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
141 L. Di Cecca
La formazione del docente di strumento
84 speciale formazione R. Neulichedl
in Europa.
(a cura di)
85 ricerche e problemi O. Odena Recitar suonando.
142
86 strumenti e tecniche S. Macaro Improvvisando s'impara.
87 pratiche educative S. Molinaro Il pianoforte: un gioco di emozioni.
143 Suonare il pianoforte in Palestina: primi
88 strumenti e tecniche A. Rebaudengo
libri.
2007
89 strumenti e tecniche G. Dell'Unto Improvvisare e comporre al pianoforte.
R. Belluomini
V. Betti
145 M.C. Bonello La lezione di strumento: esperienze di
90 ricerche e problemi
B. Bonfiglioli tirocinio osservativo.
F. Mellace
M. Piazza
Dalla musicoterapia alla didattica
91 146 strumenti e tecniche R. Fois
strumentale.
2008
92 147 pratiche educative I. Longo Un violino da fiaba.
Culture orali e apprendimento della
93 148 ricerche e problemi E. Pugliese
musica: i lautari della Romania.
94 2009 150 strumenti e tecniche G. Pirondini Pianoforte a prima vista.
V. Fancelli
95 155 pratiche educative À la manière de… In C di Terry Riley.
S. Rio
96 156 strumenti e tecniche M. Cantamessa Flauto traverso e didattica di gruppo.
2010 Specchiarsi nel passato: una microstoria
97 ricerche e problemi D. Bartolini
per ripensare la didattica.
157
M.C. Bonati
98 pratiche educative La lezione collettiva: una metaintervista.
(a cura di)
94
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
rubriche:
99 158 A. Rebaudengo La forma lezione.
strumenti creativi
Di-segni al pianoforte: esplorazione,
100 159 pratiche educative A. Gualazzi
improvvisazione e scrittura.
rubriche:
101 159 A. Rebaudengo Il diario di bordo.
strumenti creativi
102 2011 159 strumenti e tecniche F. Capaccioli Postura e pratica strumentale.
rubriche:
103 A. Rebaudengo Tra analisi e improvvisazione.
160 strumenti creativi
104 strumenti e tecniche A. Seggi Suonare con il metodo Rességuier.
105 strumenti e tecniche S. Francia Stare nel suono: postura ed espressione.
161 rubriche:
106 A. Rebaudengo La tecnica del suono.
strumenti creativi
107 pratiche educative F. Gabellieri Direzione Marte.
rubriche:
108 162 A. Rebaudengo Musiche della notte in un castello.
strumenti creativi
109 strumenti e tecniche R. Deriu Per un curricolo verticale di strumento.
L. Parmigiani
110 pratiche educative Improvvisare con gli archi.
Procacci
163
rubriche: Lezione collettiva e scelta dello
111 V. Cocco
strumenti creativi strumento.
2012 rubriche:
112 K. Genghini L’allievo di talento e l’insegnante creativa.
strumenti creativi
M. Lietti Valutazione e strumento musicale.
A. Rebaudengo Finalità, oggetti e risorse.
164
113 confronti e dibattiti L. Di Cecca Indicatori e standard internazionali.
165
M. Cantamessa Le opinioni dei docenti.
E. Betti Dal dire al fare.
rubriche:
114 L. Corbacchini A orecchio… ma con stile.
ricercare
rubriche:
115 166 A. Rebaudengo Musica e zodiaco.
strumenti creativi
rubriche:
116 167 R. Zagni Pnl: un’esperienza pianistica.
strumenti creativi
2013
Tecniche non convenzionali nella
117 ricerche e problemi A. Loffredo
168 didattica del pianoforte.
169 rubriche:
118 A. Rebaudengo L’elefante misterioso.
strumenti creativi
rubriche: R. Fois
119 2014 171 Imparare a suonare da adulti.
agorà145 O. Calasso
145
Ai fini del conteggio questo articolo è stato calcolato nella sezione Rubriche.
95
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
146
Riporto il titolo indicato sia nell’indice, sia nell’intestazione dell’articolo, anche se probabil-
mente vi è un errore, in quanto il contributo non si riferisce alla ricerca già presentata da Marconi
nel numero precedente ma a: Barbara Colombo, Alessandro Antonietti, The Role of Meta-co-
gnitive Strategies in Learning Music: A Multiple Case Study, “British Journal of Music Education” n.
34/1, 2017, pp. 95-113; Emilia-Ángeles Campayo-Muñoz, Alberto Cabedo-Mas, The Role of
Emotional Skills in Music Education, “British Journal of Music Education”, n. 34/3, 2017, pp. 243-
258.
96
Elenco degli autori
QUANTITÀ ARTICOLI
AUTORE
PER AUTORE
1 Anceschi A. 1
2 Arcidiacono A. 2
3 Azzolini M.L. 1
4 Bartolini D. 13
5 Belluomini R. 1
6 Bergna A.M. 1
7 Betti V. 1
8 Betti E. 1
9 Bonati M.C. 1
10 Bonello M.C. 1
11 Bonfiglioli B. 1
12 Bonfrisco I. 1
13 Bottaro D. 1
14 Calasso O. 1
15 Canino B. 1
16 Cantamessa M. 2
17 Capaccioli F. 1
18 Civitarese S. 1
19 Cocco V. 1
20 Colombini O. 1
21 Corbacchini L. 3
22 De Carli M.I. 1
23 De Natale M. 3
24 Delfrati C. 1
25 Dell'Unto G. 1
26 Deriu R. 1
27 Di Cecca L. 2
28 Donelli D. 2
29 Facci S. 1
30 Fancelli V. 1
31 Ferrari F. 1
32 Ferri R. 1
33 Fiorentino C. 2
34 Fois R. 2
35 Francia S. 1
36 Freschi A.M. 1
37 Fusar Poli E. 1
97
Marina Callegari “Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale
38 Gabellieri F. 1
39 Gaggiolo A. 5
40 Galia G. 1
41 Garcia Lopez A. 1
42 Genghini K. 1
43 Gualazzi A. 1
44 Guardabasso G. 1
45 Guarino P. 1
46 Habegger L. 1
47 Indellicati E. 3
48 Jaques-Dalcroze É. 1
49 La Rocca A. 1
50 Leucci F. 1
51 Lietti M. 1
52 Longo I. 1
53 Loffredo A. 1
54 Macaro S. 1
55 Mandanici M. 1
56 Marconi L. 1
57 Marrucci L. 1
58 Melis S. 1
59 Mellace F. 1
60 Minutoli L. 1
61 Molinaro S. 1
62 Monopoli G. 1
63 Montandon C. 1
64 Neulichedl R. 1
65 Odena O. 1
66 Paderni D. 1
67 Pagnini F. 1
68 Paoli S. 1
69 Parmigiani Procacci L. 1
70 Pasotti R. 1
71 Pasquali A. 1
72 Pasquero L. 1
73 Piazza G. 1
74 Piazza M. 1
75 Pino M.A. 1
76 Piras E. 1
77 Pirondini G. 1
78 Pirrotta G. 1
98
“Musica Domani”. 50 anni di didattica strumentale Marina Callegari
79 Piscitelli M.N. 1
80 Porena B. 1
81 Prinzivalli A. 1
82 Pugliese E. 1
83 Rapetti M. 2
84 Rattalino P. 2
85 Rebaudengo A. 16
86 Rio S. 1
87 Roland D. 1
88 Romano P. 1
89 Santi P. 1
90 Savone C. 1
91 Seggi A. 1
92 Seritti E. 1
93 Sitia D. 1
94 Spaggiari G. 1
95 Spaulding C. 1
96 Storti M. 1
97 Talmelli A. 1
98 Tessari C. 1
99 Trovajoli M. 1
100 Vallesi S. 1
101 Zagni R. 1
99
BIBLIOGRAFIA
101
RINGRAZIAMENTI
Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza l’aiuto concreto di alcune persone e
Istituzioni.
Un particolare grazie alla Dott.ssa Marinella Laini, che con affetto e amicizia mi ha
dedicato il suo tempo e la sua grande professionalità, aiutandomi nella stesura.
Un grazie di cuore a Mario Piatti e Johannella Tafuri che mi hanno fornito alcuni dati
dal loro archivio personale.
Un ringraziamento alle biblioteche dei Conservatori di Milano e Venezia e alla
disponibilità della Segreteria Nazionale Siem che mi hanno consentito la consultazione di
riviste e documenti cartacei indispensabili per avere tutti gli elementi corretti.
103
Finito di stampare nel mese di novembre 2020
presso Nuovappennino s.c.s. - Felina (RE)