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In collaborazione con: Megachip
IN QUESTO NUMERO
1 Ad Atene peggiorano i conti mentre esplode la piazza Di: Fabrizio Goria [ pag. 1/2 ] 2 Si pu ridurre il debito con la crescita? Di: Aldo Giannuli [ pag. 2/3 ] 3 La dignit e il lavoro Di: Alternativa [ pag. 3 ] 4 Libia. Vietato parlare al conducente Di: Amedeo Ricucci [ pag. 3 ] 5 Come guidare il default italiano Di: Guido Viale [ pag. 4/5 ] 6 Eppure sono notizia da prima pagina Di: Corrado Belli [ pag. 5/6 ] 7 Cosa sappiamo fare di utile? Di: Debora Billi [ pag. 6 ] 8 Sviluppo sostenibile, bene il parlamento UE ma intendiamoci su cosa vogliamo che cresca Di: Gianfranco Bologna [ pag. 7/8 ] 9 Da cosa dipende il cambiamento climatico Di: lettera a Giulietto Chiesa [ pag. 8 ]
Lufficio statistico greco smentisce il ministro delle finanze Venizelos: La recessione sar
pi dura del previsto e i conti pubblici saranno forse peggiori delle previsioni. Sebbene il ministro abbia garantito che Atene non ha esigenze di cassa fino a met novembre, la situazione sta peggiorando velocemente e nella capitale greca i dimostranti si sono scontrati con la polizia con alcuni feriti. Ma la troika avverte la Grecia che la sesta tranche di aiuti arriver non prima di novembre. 5 ottobre 2011 La recessione sar pi dura del previsto e i conti pubblici saranno forse peggiori delle previsioni. Lufficio statistico greco smentisce ancora il ministro delle Finanze Evangelos Venizelos, che ieri aveva ribadito che la Grecia su una buona strada. In unAtene sconvolta dagli scontri di piazza per lo sciopero di svariate categorie di cittadini, a tenere banco ancora il rapporto della troika composta dai funzionari di Fondo monetario internazionale (Fmi), Banca centrale europea (Bce) e Commissione Ue. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha infatti sottolineato che prima di parlare della prossima tranche di aiuti per la Grecia, bisogner attendere il rapporto della troika. E non scontato che vengano erogati i soldi del pacchetto di aiuti da 110 miliardi di euro approvato oltre un anno fa. Dopo gli scontri di piazza, dopo gli scioperi, dopo le dichiarazioni ai limiti della farsa del ministro Venizelos sulla salute del settore bancario, per la Grecia arriva il momento di dimostrare cosa ha saputo fare per risanare i propri conti pubblici. Gli emissari di Fmi, Bce e Commissione Ue stanno ultimando il proprio rapporto sulla finanza pubblica ellenica in vista dello sblocco della sesta parte degli aiuti varati nel maggio 2010. Sebbene il ministro Venizelos abbia garantito che Atene non ha esigenze di cassa fino a met novembre, la situazione sta peggiorando velocemente. La troika continua il suo percorso, nonostante la piazza, contraria alle misure di austerity previste dal piano di consolidamento fiscale. La situazione buona, ma non ci aspettiamo che la prossima tranche di aiuti arrivi entro novembre, ha comunicato un funzionario del Fmi. A preoccupare sono i nuovi dati dellagenzia statistica greca Elstat, che ha rivisto al rialzo il rapporto deficit/Pil 2009, portandolo dal 12,7% al 15,7 per cento. Un simile avvenimento era gi successo nellaprile 2010, quando Eurostat aveva riscontrato diversi squilibri nel bilancio pubblico ellenico e aveva portato il deficit 2009 a quota 13,6 per cento. Ora anche peggio. Come era stato per le volte precedenti, il braccio di ferro fra il Governo di George Papandreou e la troika avanza. Ma in questa occasione sta aumentando la convinzione negli operatori finanziari che sar lultima volta. Il G20 di Cannes, in novembre, sar cruciale per capire in che modo sar pilotato il fallimento di Atene. Oggi il capo europeo del Fmi, Antonio Borges, ha lanciato lamo nei confronti dellEuropa, dichiarando che non un mistero che Fmi ed Europa stiano lavorando ormai da settimane a un piano per le banche. La frase ha creato diversi imbarazzi a Bruxelles e a Berlino, a tal punto che Borges ha dovuto parzialmente ritrattare. Non un caso per che si continui a parlare di un imminente piano di ricapitalizzazione degli istituti di credito europei. Il governo tedesco pronto a realizzare questo tipo di azioni nei confronti delle banche, in caso di necessit, ha detto oggi il cancelliere Angela Merkel. Ma non solo. La signora Merkel ha anche sottolineato che gli Stati o il fondo Efsf (European financial stability facility) devono
ricapitalizzare le banche e i governi devono poter utilizzare lEfsf se non riescono ad aiutare il proprio sistema bancario. Il timore, come hanno specificato anche i vertici di Deutsche Bank e Commerzbank, che lintervento del settore privato nellambito del secondo piano di salvataggio di Atene possa essere aumentato. Per ora, sui 109 miliardi di euro che costituiscono lammontare del secondo bailout, i creditori privati contribuiscono per 37 miliardi. Il tutto attraverso un rollover, cio un concambio peggiorativo, del debito ellenico, comprendente una svalutazione del 21% del valore nominale dei bond detenuti in portafoglio. Tuttavia, come riportato da Linkiesta, sono in corso le trattative per un aumento di questa quota. Probabilmente si arriver a un haircut del 75%, come spiegatoci da un alto funzionario della Bce la scorsa settimana. Del resto, tutti gli indizi portano a questa soluzione. Il numero uno dellEurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha dichiarato che una discussione stata in agenda nella riunione di luned. E ieri lInternational Swaps and Derivatives Association (Isda), lassociazione degli operatori del mercato dei derivati, ha sottolineato che anche un maggiore haircut sul debito ellenico non costituirebbe un elemento capace di impattare sulla valutazione formale di default greco. A rendere pi agevole la ristrutturazione del debito sovrano della Grecia, ci ha pensato anche il cancelliere Merkel che oggi ha reso noto che non ci sono problemi di liquidit per le banche tedesche, ma nel caso ve ne fossero, la Germania pronta. Le esigenze di funding degli istituti bancari europei sono stati il leit motiv anche delle dichiarazioni del ministro francese delle Finanze, Franois Baroin, che ha ricordato come le banche di Francia non hanno alcun problema, n di liquidit n di solvibilit. Per i politici europei limportante, per ora, cercare di tranquillizzare gli investitori, in vista di un fallimento sovrano di una Grecia sempre pi nellabisso.
di quella cinese, Dunque un consumo di energia pro capite quasi quadruplo. Pur non pensando ad una aumento di consumi energetici direttamente proporzionale allincremento del Pil va da s che il raddoppio del Pil americano (da 10.000 a 20.000 miliardi di dollari) implicherebbe un sensibile aumento di energia, per quanto si possa ricorrere a misure di contenimento (prodotti e processi a basso contenuto energetico, limitazione dei consumi individuali ecc), con conseguenti riflessi sul costo del petrolio ecc. E dunque, non appare credibile che il tasso di crescita degli Usa possa superare di molto il quasi 2% attuale. Ma ipotizziamo che esso possa raggiungere il 4%, questo significa che per raddoppiare il Pil occorrerebbero 17 anni e mezzo, che gi un tempo molto lungo: pensare ad una serie ininterrotta di incrementi al 4% per 17 anni di seguito non cosa facile, sia perch normale che possano esserci fluttuazioni sfavorevoli, sia perch ragionevole attendersi, in un periodo cos lungo, qualche evento particolare che crei complicazioni negative. Inoltre, occorre tenere conto del saldo demografico tendenzialmente negativo per le societ avanzate (anche se questo pi vero per Europa e Giappone che per gli Usa) e, sul lungo periodo questo non facilita le cose, introducendo un ulteriore fattore sfavorevole. Nel caso degli Usa, inoltre, c da considerare un altro fattore negativo: laltissimo tasso di debito aggregato che supera il 450% del Pil (il debito pro capite degli Usa ammonta a 160.000 dollari). Questo significa che anche le famiglie e le imprese debbono recuperare denaro per alleggerire la loro esposizione debitoria ed i relativi interessi e, dunque, la pressione fiscale non pu salire oltre una certa soglia senza compromettere la stessa crescita. Ma il punto pi dolente un altro: con un debito pubblico complessivo al 160% del Pil (includendo amministrazioni locali ed enti pensionistici di cui lo Stato si fatto garante), considerando gli interessi medi annui sul debito esistente, questo significa che il 22,5% dellaumento del Pil assorbito dagli interessi, e circa un terzo di essi va ad investitori esteri, il che significa che sottratto alla crescita interna. Dunque, il rimborso del debito dovr attendere un bel po prima di essere effettuato. Per ora restiamo alla previsione lineare di un incremento annuo costante del 4% senza considerare alcun rimborso del debito. Questo significa che per portare il debito al 40% del Pil (un livello di accettabile sostenibilit) occorrono circa 30 anni, un tempo infinito nel quale non ha senso fare previsioni economiche. Il Giappone ha margini di debito pubblico molto pi pesanti (oltre il 220% del Pil) per pu giocare su tre fattori a suo favore: il possesso di 850 miliardi di dollari di debito Usa, il minore debito aggregato, il possesso della maggior parte del suo debito da parte dei suoi cittadini, ma ha indici demografici molto pi negativi in prospettiva. LItalia ha un debito al 120%, ha crediti molto pi modesti di quelli giapponesi, ma ha una situazione decisamente pi favorevole dal
punto di vista del debito privato, mentre gli indicatori demografici sono ugualmente cattivi. In entrambi i casi, gli interessi sul debito si mangiano una bella fetta del bilancio statale e sottraggono risorse agli investimenti. Dunque anche in questi due casi, lipotesi di una crescita in grado di azzerare il debito o anche solo ridurlo a proporzioni intorno al 60% pensabile solo in tempi lunghi. Probabilmente inferiori a quelli degli Usa, ma pur sempre troppo lunghi per poter essere considerati significativi sul piano economico. Nel caso italiano, il problema maggiore viene dal tasso di crescita ormai inesistente e dalla difficolt di immaginare un piano di sviluppo che possa credibilmente portare la crescita a tassi del 3 o del 4% anno del Pil. Dunque, per una ragione o per laltra, lipotesi di sconfiggere il debito solo con la crescita non appare credibile in nessuno di questi tre casi. Di Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda non diciamo, ma dubbi molto forti si possono esprimere anche per Francia, Inghilterra e persino per la virtuosa Germania che denuncia un debito del 73% sul Pil ma che, in realt, ha una situazione ben pi sfavorevole (ma ne parleremo pi diffusamente in unaltra occasione). Ovviamente, la crescita necessaria ed auspicabile che essa sia la componente pi importante di una strategia anti-debito, ma, in ogni caso, non appare realistico pensare di farcela solo in questo modo. Peraltro, occorrerebbe poi entrare nel merito di cosa significa crescita , ma di questo parleremo in un altro momento. Per ora ci limitiamo a segnalare quanto sia ideologico e propagandistico il mantra della crescita che sconfigge il debito da cui siamo partiti. La crescita necessaria, ma, nei casi di Usa, Giappone ed Italia, non basta.
LA DIGNIT E IL LAVORO
Alternativa.
tragedia avvenuta a Barletta, il crollo della palazzina e la conseguente morte di Giovanna Sardaro, Tina Ceci, Antonella Zaza, Matilde Doronzo e Maria Cinquepalmi, operaie del maglificio sotto la palazzina, squarciano il velo di ipocrisia che in questi anni ha coperto come spessa nebbia le condizioni di lavoro nel nostro Paese e, in particolare, del lavoro femminile. Quando si toglie dignit al lavoro, si sottomette tutto all'idea della sopravvivenza nel mercato, alla crescita economica continua, si finisce inevitabilmente per cancellare i diritti e la sicurezza. E con essi le persone stesse e le loro vite. Senza abusare delle parole, vogliamo dire che la terribile tragedia di queste quattro donne, e di una ragazza, poco pi che bambina, deve costringere a una riflessione ad ampio raggio: come porre rimedio ai disastri che stanno accadendo e che accadranno nelle famiglie del nostro Paese. Un rovesciamento di prospettiva che riporti al centro le persone e la loro dignit. Tutti i cittadini hanno pari dignit sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libert e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Qualcuno si ricorda dove scritto?
La
Come
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Il
non una passeggiata: una notevole contrazione della circolazione monetaria, della produzione, dell'occupazione legata alle attivit in essere, dei redditi e del potere di acquisto inevitabile, come lo sono una fuga di capitali - se le reti per intercettarli non sono adeguate - un blocco degli investimenti esteri e privati e l'impossibilit, per diversi anni, di ricorrere a nuove emissioni (cio di fare altri debiti). Ma, a ben vedere, questi non sono che in minima parte "effetti" dell'evento default, bens i fenomeni che lo precedono e lo preparano: sono il default come processo. Quello che stiamo vivendo. Prendiamo il caso della Grecia. palesemente in default da oltre un anno: da quando Papandreou ha preso atto delle condizioni in cui era stato lasciato il bilancio dello Stato. Non avr pi, per decenni, la possibilit di ripagare il suo debito, ma nemmeno di far fronte agli interessi per rinnovarlo alle scadenze. Le politiche imposte dalla "troika" dell'Unione europea (Commissione, Bce, Fmi) ne strangolano l'economia rendendo irreversibile la corsa al default. Tuttavia solo da qualche settimana alcuni economisti mainstream cominciano a dirlo e qualche politico o banchiere a prospettarlo. Gli speculatori invece lo sanno da tempo (stanno acquistando bond greci a un terzo del loro valore nominale, perch, quando il default sar dichiarato, la Bce glieli ricomprer al doppio). Ma allora, perch la troika non impone subito alla Grecia un default pilotato? Perch nel frattempo, con la scusa di evitarlo, la depreda; cio, la fa depredare dalla finanza internazionale che il suo mandante: stipendi, occupazione, pensioni, sanit, scuole, servizi pubblici, spiagge, isole, porti, tutto viene messo in vendita - a prezzi di saldo, per costituire il "tesoretto" da devolvere ai creditori; e per cedere alla finanza internazionale i beni comuni del paese. Questo il default come processo. E l'Italia? Siamo sulla stessa strada, a una tappa di poco precedente: ma anche il processo del nostro default in pieno corso. Le imposizioni della Bce all'Italia sono state dettagliate nella lettera "segreta" di Trichet e Draghi, che contiene un vero e proprio programma di governo; il che manda all'aria le lamentele di coloro che attribuiscono la crisi in corso alla mancanza di un vero governo dell'Unione europea: quel governo invece c', eccome! Solo che non fa quello che chi ne denuncia la mancanza vorrebbe che facesse. Anzi, fa l'esatto opposto; e non per insipienza, ma per corrispondere agli interessi di chi manovra i cosiddetti mercati; che poi mercati non sono, bens potere di vita e di morte sull'intero pianeta. Il programma di governo di Draghi e Trichet uguale a quello che sta accompagnando
la Grecia al default: privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni, taglio delle pensioni, degli stipendi e dell'occupazione nel pubblico impiego (scuola e sanit al primo posto); abolizione dei contratti, libert di licenziare; azzeramento del deficit a suon di tasse sui meno abbienti. Ha quel programma la minima possibilit di rimettere in sesto l'economia italiana? Di rilanciare la crescita (parola magica e assolutamente vuota in nome della quale si giustifica ogni assalto alle condizioni di vita di intere nazioni)? Dimenticando tra l'altro che la crescita (del Pil) si sta dileguando in tutta Europa e segna il passo, o sta per farlo, anche nei principali paesi "emergenti", cui era affidata la speranza di un traino dell'economia mondiale fuori dalle secche della crisi. E dimenticando, soprattutto, che un nesso tra la crisi economica e l'impossibilit di una crescita illimitata in un pianeta finito ci deve pur essere (ma si contano sulle dita di una mano, anche tra gli economisti non mainstream, quelli che se ne ricordano). L'economia italiana, quand'anche raggiungesse il pareggio di bilancio con le manovre decise e quelle ancora da fare (cosa improbabile), avrebbe pur sempre 70 miliardi di interessi da sborsare ogni anno (il 5 per cento del Pil); in pi, per rispettare il patto euro-plus, dovrebbe recuperare ogni anno il 5 per cento del 40 per cento del suo debito (40 miliardi circa: un altro 3 per cento di Pil): una cura da cavallo a cui anche un tessuto produttivo come quello italiano che pure ha potenzialit maggiori di quello greco - non potr che soccombere. In un mondo percorso da continue turbolenze finanziarie e da una crescita evanescente, l'economia italiana non potr mai raggiungere performances sufficienti a centrare obiettivi del genere. Il default come processo quindi in corso. Certo la situazione potrebbe cambiare se cambiassero le regole di governance dell'euro. Se la Bce emettesse gli eurobond (ma forse non basterebbe); se potesse creare moneta come fanno le vere banche centrali; se l'Unione europea adottasse politiche fiscali comuni a tutti gli Stati; se si varasse subito una consistente Tobin tax; se... Ma non sta succedendo nulla di tutto ci; e niente lascia pensare che succeda. A meno che... A meno che gli Stati messi alle corde - come hanno fatto banche e assicurazioni nel 2008 - non prendano atto che il coltello dalla parte del manico ce l'hanno i debitori e non i creditori, perch sono too big to fail, mettendo in campo la vera alternativa del momento: quella tra il default come processo e il default come evento, fatto compiuto. Allora s che l'Europa correrebbe ai ripari! Certo ad adottare una politica
del genere non sar l'attuale governo, n quello che si sta allenando a bordo campo con la benedizione di Confindustria: quella che ha coccolato per diciassette anni Berlusconi dimostrando - tra l'altro - di essere un allenatore da strapazzo. Questa alternativa un varco obbligato per chiunque accetti di dare voce alle forze, sempre pi ampie, sempre meno disperse, sempre pi transnazionali, che ieri dicevano la vostra crisi non la paghiamo e che oggi hanno tradotto questo comune sentire in un obiettivo preciso: il debito non si paga! Certo un obiettivo del genere non basta: ci vogliono anche non grandi opere per rilanciare la crescita, come nella proposta degli eurobond e negli sproloqui di Confindustria, bens programmi di conversione ecologica: promozione delle energie rinnovabili, efficienza energetica, agricoltura e mobilit sostenibili, riciclo totale nella gestione di risorse e rifiuti, manutenzione del territorio e rinaturalizzazione di quello non costruito, accoglienza e istruzione per tutti e tutte le et, ricerca mirata alla conversione; e poi, reperimento delle risorse "mettendo le mani nelle tasche" di quegli italiani che Berlusconi e Tremonti hanno protetto per anni; e azzerando gradualmente produzioni e opere inutili o dannose. Ma se non si affronta in modo radicale il nodo del debito, la politica scompare (anzi, non ricompare pi) perch vuol dire che si accetta come fatto compiuto il trasferimento della sovranit dal popolo ai "mercati".
quello che la NATO sta ancora facendo in Libia, si domanda se sono li a prendersi cura dei civili o sono li per massacrarli?..sotto questo aspetto chiaro che si tratta di una brutale aggressione e non una missione umanitaria, siamo certi che romperemo questo muro di silenzio che copre questo massacro, il governo Francese costituito da delinquenti e assassini, lelite di Sarkozy che il responsabile dellaggressione alla Libia non tanto compatta come si vuol far credere, tra le loro file serpeggia il motto: La guerra Sarkozy BHL contre Kadhafi, come ben si sa Sarkozy ha come consigliere Bernard Henry Lvi=BHL che stato il primo a prendere contatti con il capo dei ribelli su ordine di Sarkozy, dopo lincontro telefon a Sarkozy dicendogli di riconoscerlo come Capo consigliere dei Ribelli, cosa che Sarkozy fece gi il 10.03.2011 senza informare il suo Ministro degli affari esteri Jupp, che a sua volta lo ha richiamato bruscamente. Fonte: http://www.becklog.zeitgeistonline.de Anche il nostro governo non di meno, sia il Presidente Napolitano, Berlusconi, Frattini e La Russa devono essere portati davanti a un tribunale Penale per crimini di guerra e alto Tradimento, seguiti da tutta la classe politica, inclusi i Direttori di molti giornali e TV. America. Ancora sull 11 Settembre 2001. 25 Stati Americani hanno annunciato che a causa delle ripetute negazioni da parte del loro Governo nel riaprire le indagini sugli attentati alle torri Gemelle con tutte le altre conseguenze, metteranno a disposizione migliaia di persone come testimoni sui fatti accaduti, nomineranno una commissione popolare al fine di giungere alla verit che fino ad oggi stata ostacolata anche da componenti facenti parte del governo Bush e Obama. Il Senatore Mike Gravel ha annunciato la sua iniziativa dopo aver revisionato tutte le prove portate nella versione ufficiale ed ha constatato che molte lacune sono presenti su quello che stato scritto, la Costituzione Americana lo consente e sar fatto tutto per portare finalmente giustizia alle persone morte quel giorno nelle Torri Gemelle; lo stato del Massachusetts si prestato per la raccolta delle 60.000-80.000 firme che devono essere raccolte nel giro di due mesi, chiaro che il tutto ha dei costi di 2 o 3 dollari per voto ed stato calcolato quindi che servono 250.000 Dollari. Lattore e regista Mathieu Kassovitz che si trovava a Toronto si spontaneamente diretto verso il congresso che il Senatore Gravel teneva, ascoltando la sua discussione ha interrotto per un momento la discussione per consegnare a Gravel un assegno di 50.000.
dollari come buon inizio dicendo apertamente ..io ci sono e ci sar fino allultimo. Canada. Quasi il 50% dei Parlamentari, Senatori e altre alte cariche politiche del paese, sono daccordo nellarrestare lex Presidente americano Bush, il Vice Cheney e Rumsfeld in caso dovessero mettere piede in Canada, liniziativa venuta fuori dopo aver letto le motivazioni che portarono il Canada a prendere parte in una guerra di aggressione contro lAfiganistan e Iraq basata su false prove portate dallamministrazione Bush. http://www.globalresearch.ca/index.php?con text=va&aid=26690 http://www.globalresearch.ca/index.php?con text=va&aid=26806 Germania. Scoppia lo scandalo dopo la riunificazione tra la ex DDR e la Repubblica Federale Tedesca, ancora oggi la popolazione Tedesca convinta di essere fuori dal dominio Anglosassone, purtroppo di traditori c ne sono anche in Germania, uno di questi lex Cancelliere Helmut Kohl (vero nome: Hennoch Kohn, provenienza Khazare/Galizia), durante la sua presenza come Cancelliere ci fu la rivolta pacifica della popolazione Tedesca ex DDR, era lOttobre 1989, dopo la riunificazione della Germania era chiaro che non ci sarebbero stati altri problemi nel dichiarare la Germania libera da ogni altra Potenza Militare nel paese, cosi non stato, lex Cancelliere Kohl e lEx presidente russo Gorbatchov in comune accordo con i Governi Anglosassoni, firmarono un documento nella quale prolungava il controllo di tutta la Germania (Politicamente, Socialmente ed Economicamente) da parte delle forze Alleate USA, Inghilterra, Francia, mentre la Russia si ritirava definitivamente, quale sia stata la somma di denaro incassata dal signor Gorbatchov non dato a sapere, (allepoca si parlava di 50 Milioni di Marchi pari a 50 miliardi di vecchie Lire), cosi restando i cittadini Tedeschi sono cittadini del Deutsche Reich fondato nel 1871 (vedi Bandiera Nazionale) e non della Repubblica Federale Tedesca, quindi ancora oggi soggetti alle leggi imposte dalle forze Anglosassone e non come lo si vuol far credere che la Germania abbia una propria Costituzione. Per informazioni pi dettagliate: http://www.politikglobal.net leggere larticolo: Das Deutsche Reich besteht weiterhin; Traduzione: il Deutsche Reich esiste ancora. possibilmente fatene una traduzione dato che il Documento potrebbe essere valido anche per lItalia, quale siano state le condizioni della resa firmata a Cassibile non stato dato a sapere, i documenti firmati erano due, uno quello presentato ufficialmente e laltro che non si hanno notizie e che probabilmente gli Anglosassone metteranno a tavolino al momento opportuno.
potranno essere scambiati con un'otturazione dentale o un carburatore nuovo. Cos come difficilmente i ravanelli coltivati sul terrazzo potranno essere altrettanto "competitivi" per ottenere ci di cui avremo bisogno.
Sviluppo
sostenibile,
Il
Parlamento Europeo nella sua risoluzione adottata il 29 settembre sulla Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile che avr luogo a Rio de Janeiro nel giugno 2012, riprendendo la comunicazione della Commissione Europea del 20 giugno di quest'anno dal titolo "Rio+20: towards green economy and better governance", ha indicato alcuni punti chiari ed interessanti. Il Parlamento, tra le altre cose, nella risoluzione ritiene la Conferenza Rio + 20 un'opportunit unica per i leader mondiali di definire l'agenda della sostenibilit per i prossimi 10 anni, ribadendo nel contempo la necessit di una solidariet globale e richiede che i paesi siano rappresentati a livello di Capi di Stato e/o di governo ed invita la Commissione e il Consiglio a garantire che entro il 1 novembre 2011 sar presentata alle Nazioni Unite una posizione forte e unitaria dell'Unione europea come contributo in vista dell'avvio dei negoziati all'inizio del 2012. Il Parlamento sottolinea inoltre che lo sviluppo sostenibile deve essere messo in primo piano in tutti i processi e le politiche dell'Unione europea se si vuole che quest'ultima sia coerente internamente e con le sue aspirazioni internazionali; rileva che assolutamente necessario infondere maggiore urgenza e dinamismo all'attuazione e alla governance internazionale delle politiche in materia di sviluppo sostenibile, che stanno progredendo troppo lentamente; invita la Commissione e il Consiglio a garantire che il Vertice di Rio+20 non si traduca solo in dichiarazioni di buona volont, bens in azioni concrete, obiettivi quantificabili e relativi metodi per misurarli, che sono necessari per innescare la
sinergia tra gli elementi dello sviluppo sostenibile. Relativamente ad uno dei due temi centrali della Conferenza, quello della Green Economy, il Parlamento europeo sottolinea il fatto che la Green economy debba essere intesa nel senso di un'intera economia funzionante nei limiti previsti dalla sostenibilit riguardo alla biodiversit, al mantenimento dei servizi ecosistemici, alla difesa del clima e all'uso delle risorse naturali e sottolinea che sarebbe opportuno prestare maggiore attenzione al capitale umano, ambientale e naturale e che lo sviluppo sostenibile qualcosa di pi della semplice Green economy. Il Parlamento rileva anche che il Vertice di Rio+20 dovrebbe concentrarsi sul rafforzamento dei legami tra le agende ambientale, economica e sociale, spostando la prospettiva verso un approccio pi coerente e interdipendente anzich considerare questi elementi come tre pilastri indipendenti e sottolinea che l'equit la pietra angolare del cambiamento di paradigma che necessario realizzare e che ci deve essere garantito su scala globale, consentendo in tal modo ai paesi meno sviluppati, con l'aiuto dei paesi sviluppati, di evitare la normale curva di sviluppo passando direttamente a uno status pi elevato in termini di benessere umano, ma anche sotto forma di equit all'interno del paese e di equit intergenerazionale. Queste, come molte altre affermazioni della risoluzione sono certamente condivisibili e benvenute, facendo configurare un impegno europeo per Rio + 20 di tutto rispetto. Ma la risoluzione afferma anche e molto chiaramente che il Parlamento Europeo del parere che la risposta per far fronte alle sfide che ci aspettano non consista nel rallentare la crescita ma piuttosto nel promuovere una crescita sostenibile e una Green economy, che offrono opportunit a tutti i paesi, a prescindere dal loro livello di sviluppo e dalla struttura delle rispettive economie. Pi volte
abbiamo sottolineato, anche nelle pagine di questa rubrica, che il concetto di crescita sostenibile (presente gi nel ben noto rapporto "Our Common Future" del 1987 prodotto dalla Commissione Brundtland, la commissione indipendente ONU su ambiente e sviluppo che ha avviato il processo che poi ha condotto alla Conferenza di Rio de Janeiro del 1992) rappresenta una forte contraddizione e necessita di inequivocabili chiarimenti senza i quali non pu esistere un processo di sostenibilit accoppiato ad una crescita economica materiale e quantitativa. Su questo tema cruciale bene essere molto chiari: come ci indica la comunit scientifica internazionale che studia a fondo i complessi meccanismi del cambiamento ambientale globale prodotto nei sistemi naturali dall'intervento umano, non assolutamente possibile ipotizzare uno stile di vita occidentale per i 7 miliardi che stiamo raggiungendo (secondo le Nazioni Unite il 31 ottobre prossimo) e, ancor di pi, per i 9.2 miliardi previsti nel 2050. E' inevitabile, invece, come abbiamo pi volte spiegato trattando della necessit di individuare politiche che ci consentano di vivere nei limiti di un solo pianeta, nell'individuazione di "tetti" pro capite di consumo di risorse o di "tetti" di possibilit pro capite di inquinamento, che chi oggi si trova sotto questi livelli di consumo o inquinamento (ad esempio, di acqua, di suolo, di materia, di emissioni di CO2 , di emissioni di azoto ecc.) pu crescere e chi sta sopra deve invece diminuire, trovando la sua "giusta misura". Non un caso poi che la stessa risoluzione rileva che, per consentire la transizione verso una Green economy nel contesto dell'eliminazione della povert, necessario collegare la protezione dell'ambiente e i diritti umani e affrontare le seguenti tre dimensioni politiche interconnesse: - investire nella gestione sostenibile delle risorse chiave..
e del capitale naturale sulla base di uno sforzo coordinato nel campo dell'R&S; - definire corrette condizioni di mercato e normative ispirate al principio dell'equit; - migliorare la governance e la partecipazione della societ civile e del settore privato; Non solo, ma ribadisce la propria convinzione che le soluzioni pi sicure, pi pratiche e pi facilmente realizzabili ai problemi combinati del cambiamento climatico, della perdita di biodiversit e della desertificazione consistono nel tutelare e nell'ampliare gli ecosistemi naturali. Ci dimostra ancora come, pur affermando e promuovendo politiche di sostenibilit condivisibili e ragionevoli, l'establishment politico ed economico faccia ancora una straordinaria fatica ad abbandonare il termine "crescita" che, come sappiamo, ha un forte connotato materiale e quantitativo. La Risoluzione approfondisce poi, prendendo anche qui moltissime posizioni condivisibili, diverse politiche nel campo della gestione delle risorse e del capitale naturale, dell'acqua, dell'ambiente marino e degli oceani, dell'energia, dell'agricoltura e della sicurezza alimentare, delle foreste, delle sostanze chimiche pericolose, della gestione dei rifiuti. Inoltre individua azioni specifiche per sviluppare le condizioni utili a stimolare i mercati e ad investire nel capitale umano, le tecnologie, la misurazione del progresso, ed il miglioramento della governante e del coinvolgimento del settore privato. Bene hanno fatto, in questo periodo di vivace dibattito sulle prospettive della nostra civilt, le Edizioni Ambiente a ripubblicare uno dei classici della sostenibilit, alla base del concetto di Green Economy, "Capitalismo naturale" di Paul Hawken, Amory Lovins e Hunter Lovins. Questo libro stato, sin dal
suo lancio, un grande successo tanto che gli stato dedicato contestualmente un sito web apposito, dal quale il libro si pu "scaricare" liberamente (vedi www.natcap.org). Oggi questo un fatto frequente per tutti i libri di successo ma, all'epoca della pubblicazione dell'opera (1999), lo era molto di meno. Inoltre gli autori di "Capitalismo naturale" hanno avviato importanti e significative iniziative dedicate proprio all'applicazione concreta dei principi illustrati nel volume: basti pensare al Natural Capital Institute avviato da Paul Hawken (vedasi www.naturalcapital.org) e il Natural Capital Solutions di Lee Hunter Lovins (vedasi www.natcapsolutions.org). Il libro dedicato proprio a riflettere e proporre soluzioni per una trasformazione dell'attuale sistema economico in un nuovo sistema fortemente orientato ad una nuova economia, oggi spesso definita Green Economy, tema ormai prioritario che si sta imponendo all'attenzione dell'agenda politica internazionale. Le cause delle numerose ed interrelate crisi con le quali dobbiamo confrontarci ormai quotidianamente, dalle crisi dei cambiamenti climatici alle crisi dell'insicurezza alimentare, dalle crisi di scarsit di acqua alle crisi della perdita della biodiversit, dalle crisi dei persistenti problemi sociali (come la disoccupazione, l'insicurezza socio-economica, l'instabilit sociale ecc.) alle crisi finanziarie possono essere ricondotte ad una gigantesca errata allocazione del capitale, come ricorda anche il recente "Green Economy Report" del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP). In particolare nell'arco degli ultimi due decenni grandi quantit di capitale sono stati investiti , ad esempio, nei combustibili fossili e negli asset finanziari strutturati con gli strumenti derivati ad essi
incorporati. In paragone invece, molto poco stato investito nelle energie rinnovabili, nell'efficienza energetica, nei sistemi di trasporto pubblici, nei metodi di eco agricoltura, nella conservazione e tutela degli ecosistemi, della biodiversit, dei suoli, delle acque, dei mari e degli oceani. Indebolire pesantemente il capitale naturale e la salute, la vitalit e la ricchezza dei sistemi naturali, spesso in maniera irreversibile, costituisce un pesante impatto negativo per il benessere delle generazioni attuali e presenta rischi e prospettive tremende per le generazioni future. Le recenti e multiple crisi sono appunto sintomatiche di questa situazione. Invertire questa errata allocazione di capitale richiede un forte miglioramento delle politiche pubbliche, incluse le misure di indicazioni dei prezzi, comprensivi della loro realt ecologica e della loro regolazione e la modifica dei sistemi dell'attuale incentivazione perversa che guidano l'errata allocazione di capitale ed ignorano le esternalit sociali ed ambientali che si producono. Nello stesso tempo politiche e regolamenti appropriati e investimenti pubblici che incoraggiano i cambiamenti anche negli investimenti privati, stanno crescendo in tutto il mondo, anche nei paesi in via di sviluppo.