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32.

CILINDRI IN PRESSIONE E DISCHI ROTANTI


Equazioni del problema elastico
In questo capitolo è esposto il problema elastico nel caso di solidi geometricamente assialsimmetrici di forma
cilindrica o con spessore h variabile lentamente rispetto al raggio, con carichi agenti parallelamente al piano
ortogonale all’asse di simmetria. La geometria si presta ad essere descritta in coordinate cilindriche r, θ e l con il
sistema di riferimento disposto come in fig.1.
Un’ipotesi semplificativa è quella di considerare il problema come piano anche se l’ipotesi è realmente verificata
solo nel caso di elementi sottili (rapporto h/re basso, con re raggio esterno) a spessore costante. Le equazione
principali del problema elastico in coordinate cilindriche possono essere ottenute da quelle in coordinate cartesiane
mediante una trasformazione di coordinate. Le equazioni di equilibrio e di compatibilità nel piano r-θ diventano
rispettivamente

dσ r σ r − σθ 1 dτ rθ dτ rθ 1 d σθ τ
+ + + Fr = 0 + + 2 rθ + Fθ = 0 (32.1)
dr r r dθ dr r dθ r

ε r = du εθ = u + 1 dv γ rθ = dv − v + 1 d u (32.2)
dr r r dθ dθ r r dθ
essendo σr e σθ le tensioni normali agenti in direzione radiale e circonferenziale (o tangenziale), τrθ le tensioni
tangenziali nel piano r-θ, εr, εθ e γrθ le corrispondenti deformazioni, u e v gli spostamenti radiali e tangenziali. In
generale possono essere presenti tensioni e/o deformazioni longitudinali σl ed εl diverse da 0.
Le equazioni costitutive nel caso assialsimmetrico possono essere derivate direttamente dalle (3.7) relative ad
assi cartesiani sostituendo direttamente le componenti di deformazione (εr, εθ, γrθ) e di tensione (σr, σθ, τrθ)
corrispondenti.
Una ulteriore semplificazione può essere ottenuta nel caso in cui il problema elastico sia assialsimmetrico nel
suo complesso, ipotesi che risulta verificata se:
• la geometria dell’elemento è assialsimmetrica,
• il materiale è isotropo o ortotropo assialsimmetrico,
• il carico è assialsimmetrico.
Nell’ipotesi di assialsimmetria tutte le grandezze emisimmetriche devono essere considerate nulle (τrθ=γrθ=v=0)
e le altre risultano funzioni della sola variabile r.
In molti casi la teoria esposta, basata sullo stato piano, può essere accettata per elementi con spessore
leggermente variabile con legge h(r). La presenza di piccole irregolarità, come fori, attacchi etc, rende l’ipotesi di
geometria assialsimmetrica meno realistica, ma, in molti casi, ancora accettabile.
Il teorema di Mitchell consente di affermare che, in assenza di forze di massa e sollecitazioni termiche, le ipotesi
di tensioni e deformazioni piane portano a soluzioni coincidenti.
Determinazione diretta dell'equazione di equilibrio radiale
L’equazione dell’equilibrio radiale nel caso assialsimmetrico può essere ottenuta direttamente considerando
l’equilibrio di un elementino delimitato da due archi di circonferenza di lunghezza rispettiva rdθ e (r+dr)dθ, con lati
di lunghezza dr e altezza h costante. Le forze agenti sono
1. forze in direzione radiale dovute alle tensioni σr:

 dσ r 
per r+dr: dF1a =  σ r + dr (r + dr )hdθ = (32.3)
 dr 
= σ r r h d θ + σ r h dr d θ + d σ r r h dr d θ + d σ r dr h dr d θ
dr dr
per r: dF1b = σ r r h dθ (32.4)

Considerando positiva la direzione radiale uscente e attribuendo il segno negativo alla dF1b, trascurando gli
infinitesimi di ordine superiore, la risultante delle forze dovute alle tensioni radiali è
dσ r
dF1 = σ r h dr dθ + r h dr dθ (32.5)
dr
2. forze in direzione radiale dovute alle tensioni σθ:

dF2 = 2 σθ h dr sen dθ 2 (32.6)

essendo sen dθ/2≈dθ/2 si ha:

32.1
dF2 = σ θ h dr dθ (32.7)
3. forze di massa in direzione radiale; in caso di elemento rotante con velocità ω la forza di inerzia ad unità di
massa agente in direzione radiale è

Fm = ω 2r µ (32.8)

essendo µ la densità, moltiplicando per il volume dell’elementino dV = h r dr dθ , si ottiene

dFr = µ ω 2r 2 h dr dθ (32.9)

Sommando tutte le forze col segno appropriato e dividendo per dV = h r dr dθ si ottiene

dσ r σ r − σθ
+ + µω 2r = 0 (32.10)
dr r
In assenza di forze di massa la (10) diventa

dσ r σ r − σθ
+ =0 (32.10b)
dr r

σr+dσr
z
P
Fm
l σθ σθ σ
y σθr
r+dr θ
dθ/2
r θ r σr
x

Fig.32.1 – Sistema di coordinate cilindriche ed equilibrio dell’elementino di volume nel piano r-θ.

Per h variabile le forze radiali al raggio r+dr (3) diventano

 dσ r  
σ r + dr  h + dh dr (r + dr )dθ (32.11)
 dr  dr 
e la (10) assume la forma più complessa
dσ r σ − σθ dh
h +h r +σr + hµω 2 r = 0 (32.12)
dr r dr
Quest’equazione può essere riscritta notando che i termini contenenti σr possono essere compattati in una
derivata:
d
(σ r h r ) − σ θ h + hµω 2r = 0 (32.13)
dr

Determinazione diretta delle equazioni di compatibilità


Nel caso assialsimmetrico le equazioni di compatibilità dipendono dall’unica funzione di spostamento diversa da 0
u(r) possono essere ricavate direttamente come segue: se u è l'incremento del raggio, la deformazione radiale é data
da:
ε r = du (32.14)
dr
Dopo la deformazione tutti i punti di una circonferenza di raggio r, di lunghezza iniziale 2πr, si spostano a
2π(r+u): la variazione di lunghezza risulta essere 2πu. La deformazione circonferenziale εθ risulta allora:

32.2
εθ = 2π u = u (32.15)
2π r r
L'allungamento circonferenziale può essere espresso come 2πrεθ. e l'incremento del raggio può essere espresso in
funzione della deformazione circonferenziale:

u = rεθ (32.16)

L'equazione di congruenza interna mette in relazione εθ ed εr ed è data dalla seguente espressione:

d (rεθ ) dε
ε r = du = = r θ + εθ (32.17)
dr dr dr
Equazioni costitutive
Le equazioni costitutive possono essere scritte in base alle due ipotesi possibili di stato di tensione piano e stato di
deformazione piano.
La prima ipotesi è adatta al problema dei dischi nei quali lo spessore longitudinale non è elevato. In questo caso,
essendo nulla la tensione agli estremi, si può considerare tale anche lungo lo spessore, mentre il piccolo spessore
permette la presenza di deformazioni longitudinali. La legge di Hooke per materiale omogeneo ed isotropo nel caso
piano di tensione per σl=0 fornisce:

εθ = 1 (σθ − νσ r ) + αT ε r = 1 (σ r − νσθ ) + αT (32.18a,b)


E E
essendo α il coefficiente di dilatazione termica e T la variazione di temperatura. In forma matriciale le equazioni
(18) assumono la forma:

εθ  = 1  1 − ν  σθ  1
+ αT   (32.19)
ε r  E − ν   
1  σ r  1
La deformazione longitudinale per σl=0 è data dalla seguente equazione indipendente

εl = − ν (σθ + σ r ) + αT . (32.20)
E
Il caso di deformazione assiale nulla risulta verificata se essa è impedita da vincoli posti nelle sezioni di
estremità che impediscono gli spostamenti longitudinali o nel caso di elementi di grosso spessore (longitudinale) ed
elevati gradienti di tensione. In questo caso la tensione longitudinale è data dalla seguente espressione

σ l = ν (σ r + σθ ) − EαT (32.21)

Utilizzando la (21), il legame deformazioni-sforzi tra le variabili principali σr, σθ ed εr, εθ risulta espresso dalle
seguenti equazioni:
1 +ν 1 +ν
εθ = [− νσ r + (1 − ν )σ θ + EαT ] εr = [(1 −ν )σ r −νσ θ + EαT ] (32.22a,b)
E E
In forma matriciale le equazioni (22) assumono la forma:

εθ  1 + ν 1 − ν − ν  σθ  1


ε  = E  − ν 1 − ν  σ  + (1 + ν )αT 1 (32.23)
 r   r  

32.3
Soluzione
La soluzione consiste nel determinare σr, σθ ed u funzioni di r. Per la determinazione delle tensioni abbiamo a
disposizione l'equazione di congruenza (17) e l'equazione di equilibrio radiale (10 o 10b); la funzione degli
spostamenti può essere ottenuta successivamente mediante l’eq.(16).
Per la determinazione delle tensioni è opportuno ricondursi ad una equazione differenziale in una sola incognita.
Utilizzando la formulazione agli spostamenti:
• con le equazioni costitutive e le equazioni di congruenza si esprimono le tensioni in funzione degli spostamenti
σ=σ(u);
• si introducono le espressioni ottenute nell’equazione di equilibrio che vengono espresse in funzione degli
spostamenti.
Formulazione alle tensioni (equazioni di Michell-Beltrami)
Utilizzando la formulazione alle tensioni:
1. si scrive l’equazione di congruenza interna (17) in funzione delle tensioni sostituendo alle deformazioni le
espressioni (18) o (22),
2. dalle equazioni di equilibrio (10) si ottiene l’espressione della tensione circonferenziale e della sua derivata in
funzione della tensione radiale,
3. si sostituisce anche questa espressione nell’equazione di compatibilità ottenendo un’equazione in funzione della
sola σr.
Stato di tensione piano
Nel caso di stato di tensione piano si sostituiscono le espressioni delle deformazioni in funzione delle tensioni
(18a,b) nell'equazione di congruenza (17) che viene così riscritta in termini di tensioni

1 (σ − νσ + EαT ) = 1 r d (σθ − νσ r + EαT ) + 1 (σ − νσ + EαT ) (32.24)


r θ θ r
E E dr E
da cui

(σθ − σ r )(1 + ν ) + r dσθ − ν r dσ r + αEr dT = 0 (32.25)


dr dr dr
In assenza di variazioni di temperatura la (25) diventa

(σθ − σ r )(1 + ν ) + r dσθ − ν r dσ r = 0 (32.25b)


dr dr
Una di queste equazioni accoppiata ad una di equilibrio (10, 13) fornisce un sistema di equazioni differenziali
del primo ordine nelle incognite σr e σθ.
Stato di deformazione piano
Nel caso di stato di deformazione piano si sostituiscono le espressioni delle deformazioni in funzione delle tensioni
(22a,b) nell'equazione di congruenza (17) che viene così riscritta in termini di tensioni

(1 + ν ) [(1 − ν )σ − νσ + EαT ] = (1 + ν ) r d [− νσ r + (1 − ν )σθ + EαT ] + (1 + ν ) [− νσ + (1 − ν )σ + EαT ]


r θ r θ
E E dr E
(32.26)
da cui
dσ θ dσ dT
σ θ − σ r + (1 − ν ) r − ν r r + αE r =0 (32.27)
dr dr dr
In assenza di variazioni di temperatura la (27) diventa

(σ θ − σ r ) + (1 −ν ) r dσ θ −ν r dσ r =0 (32.27b)
dr dr
Una di queste equazioni accoppiata ad una di equilibrio (10, 13) fornisce un sistema di equazioni differenziali
del primo ordine nelle incognite σr e σθ.

32.4
Soluzione per spessore costante in assenza di forze di massa e dilatazione termica
Il caso di spessore costante, assenza di forze di massa e dilatazione termica è utile a descrivere il caso di cilindri
sottoposti a pressione interna ed esterna. L’equazione differenziale che si ottiene è l’omogenea associata alle
equazioni che si ottengono nei casi in cui sono presenti forze di massa e dilatazioni termiche. In questo caso le
soluzioni (le funzioni σr e σθ) per stato di tensione e deformazione piano coincidono.
Le equazioni a disposizione per la soluzione in termini di tensione sono l’equazione di congruenza in termini di
tensioni (25b) o (27b) e l’equazione di equilibrio (10b). Per la soluzione è opportuno scrivere l'equazione di
congruenza (25b) in termini della sola σr con i due seguenti passaggi:
1. si ottiene σθ dall'equazione di equilibrio (28),
2. si sostituisce l’espressione ottenuta nell'equazione di congruenza (25b).
Portando la σθ al primo membro della (10b) e moltiplicando ambo i membri per r si ottiene
dσ r
σθ = σ r + r (32.28)
dr
Sostituendo la tensione (28) nella (25b) si ottiene:

d 2σ r dσ r
2
+3 =0 (32.29)
dr r dr
La (29) è una equazione omogenea a variabili separabili; ponendo f=dσr/dr si può scrivere

d f = −3 f , df
= −3 dr (32.30,31)
dr r f r
ottenendo
dσ r
ln = −3 ln r + C (32.32)
dr
da cui, ponendo C’=eC,
dσ r
= C ′r −3 (32.33)
dr
infine
σ r = A − B2 σθ = A + B2 (32.34,35)
r r
Si osserva che la somma delle tensioni radiali e circonferenziali è ovunque costante (σr+σθ=A): questo implica
che in caso di stato piano di tensione, la deformazione assiale (20) risulta costante in tutti i punti del piano.

32.5
Cilindri in pressione
Le equazioni presentate nei seguenti paragrafi sono valide per tubi e serbatoi cilindrici soggetti a pressione interna
e/o esterna. Introducendo le tensioni espresse mediante le (34-35) nella (20) è possibile vedere che la deformazione
longitudinale ottenuta è costante al variare del raggio, cioè tutti punti del cilindro, a causa delle sole tensioni radiali
e circonferenziali, sono soggetti alla stessa deformazione longitudinale. In questo caso, nonostante lo spessore
longitudinale possa essere elevato, poiché non vi sono zone indeformate che si oppongano alla deformazione
longitudinale delle zone più sollecitate nel piano, in assenza di sollecitazioni esterne o di vincoli in direzione
longitudinale, la σl risulta nulla e si verifica lo stato piano di tensione.
Nel caso dei tubi si considera l’elemento come indefinito nel senso della lunghezza e la presenza di una σl
dipende solitamente da eventuali vincoli posti sulle sezioni estreme. Nel caso dei serbatoi la presenza dei fondi crea
una tensione longitudinale costante σl nello spessore, indipendente da quella radiale e circonferenziale. Il problema
elastico rimane piano per la determinazione di σr e σθ (variabili principali del problema) e la tensione σl può essere
determinata a parte.
La geometria viene descritta dai seguenti parametri:
• re raggio esterno,
• ri raggio interno,
• β=ri/re, con β<1,
• ρ=r/re, essendo β ≤ ρ ≤ 1.
In particolare la variabile ρ sarà utilizzata al posto di r.

Tensione longitudinale
L'equazione di equilibrio tra la forza dovuta alle tensioni longitudinali agenti nello spessore
(re-ri) e la forza agente su uno dei fondi è:

σ l 2π 
re + ri 
 2 
(
( re − ri ) = π pi ri − pe re
2 2
) (32.36)

da cui si ricava
pi β 2 − pe
σl = (32.37)
1− β2
Pressione esterna
Nel caso di pressione esterna agente le condizioni al contorno sono le seguenti:
σr=-pe r=re (ρ=1)
σr=0 r=ri (ρ=β) (32.38)
Imponendo tali condizioni nelle (34,35)

- pe = A − B 0 = A− B β 2 (32.39)

si ottiene
1 β2
A = − pe B = − pe (32.40,41)
1− β2 1− β2
Le espressioni delle tensioni agenti al variare di ρ sono date da

1 1 − β  , 1 1 + β  ,
2 2
1
σ r = − pe σθ = − pe σ l = − pe . (32.42-44)
1 − β 2  ρ 2  1 − β 2  ρ2  1− β 2
Tensioni massime ed equivalenti
Le tensioni massime agenti sono:

σr = − pe r=re, σθ = − pe 2 r=ri. (32.45,46)


1− β2
Il punto critico in genere si trova sul diametro interno (ρ=β) dove le tensioni sono:

σr = 0 σθ = − pe 2 σ l = − pe 1 (32.47-49)
1− β 2 1− β2

32.6
Il criterio di Tresca, considerando che la tensione tangenziale massima agisce nel piano r-θ, fornisce la seguente
tensione equivalente
σ e = pe 2 (32.50)
1− β 2
che, introducendo la tensione ammissibile σa, consente di determinare il valore di progetto da assegnare a β:

σ a − 2 pe
β= (32.51)
σa
Il criterio di Von Mises fornisce la seguente tensione equivalente:

pe2  
2 2 2
     3
σe =  0 + 1 2  +  − 1 2 + 2 2  +  0 + 2 2   = pe (32.52)
2  1 − β   1 − β 1− β   1− β   1− β 2

da cui può essere ricavato il seguente valore di progetto per β:

σ a − 1.732 pe
β= (32.53)
σa
Spostamenti radiali
La funzione degli spostamenti radiali può essere ricavata dalla (16)

u = εθ r = r (σθ − νσ r ) (32.54)
E
dalla quale si ottiene:
ρ  β2 
u = − pe re  (1 − ν ) + (1 + ν ) (32.55)
(
E 1− β 2 )  ρ 2

Pressione interna
Operando come nel caso precedente, imponendo le opportune condizioni al contorno, le espressioni delle tensioni
agenti al variare di ρ sono le seguenti:

β2  1  β2  1  β2
σ r = − pi  − 1, σθ = pi 2  2 + 1 , σ l = pi . (32.56-58)
1− β 2  ρ2  1− β  ρ  1− β 2
 
Tensioni massime ed equivalenti
Le massime tensioni si hanno sulla superficie interna dove ρ=β e le loro grandezze sono:

1+ β2 β2
σr = − pi σθ = pi σ l = pi (32.59-61)
1− β2 1− β 2
Il criterio di Tresca, considerato che, anche in questo caso, la tensione tangenziale massima agisce nel piano r-θ,
fornisce la seguente tensione equivalente

1+ β 2
σ e = pi + pi = pi 2 2 (32.62)
1− β 2
1− β
che, introducendo la tensione ammissibile σa, consente di determinare il valore di progetto da assegnare a β:

σ a − 2 pi
β= (32.63)
σa
Il criterio di Von Mises fornisce la seguente tensione equivalente

32.7
pi2  1 + β 2  1+ β 2  
2 2 2
β 2
  β2 3
σe =  −  + + 1 +  + 1  = pi (32.64)

2  1 − β 2  
1− β  1− β 1− β 2
  1− β  
2 2 2

che consente di determinare il valore di progetto da assegnare a β con la seguente espressione:

σ a − 1.732 pi
β= (32.65)
σa
Spostamenti radiali
La funzione degli spostamenti radiali può essere ottenuta operando come nel caso precedente:

ρ β2  
u = pi re 2 
(1 −ν ) + 12 (1 + ν ) (32.66)
E (1 − β )  ρ 
4 3.5

σ/pe σr/pi
3
3 σe
2.5 σe
2
σθ
2
1
1.5
0
1

-1 σr 0.5

-2 0
σθ
-3 -0.5 σr
ρ ρ
-4 -1
0.6 0.65 0.7 0.75 0.8 0.85 0.9 0.95 1 0.6 0.65 0.7 0.75 0.8 0.85 0.9 0.95 1

(a) (b)
Fig.32.2 - Tensioni normalizzate (σ/pi) radiali, circonferenziali ed equivalenti di Tresca in cilindri soggetti a pressione esterna (a) ed interna (b)
nel caso di β=0.625.

Pressione esterna ed interna


In caso di simultanea presenza di pressione esterna ed interna le tensioni radiale e circonferenziali sono date dalle
seguenti espressioni:

β 2 pi − p e β 2 ( pi − p e ) β 2 pi − pe β 2( pi − pe )
σr = − σθ =
(1 − β 2 ) ρ 2 (1 − β 2 ) (1 − β 2) + ρ 2(1 − β 2) (32.67,68)

La tensione radiale al raggio interno e al raggio esterno è data da:

σ r = − pi (ρ=β) σ r = − pe (ρ=1) (32.69)

La tensione tangenziale al raggio interno e al raggio esterno è data da:

σθ =
(1 + β 2)pi − 2 pe σθ = −
(1 + β 2 )pe − 2β 2 pi
(1 − β 2) (1 − β 2 ) (32.70,71)

Lo spostamento radiale vale:

 β 2 ( pi − p e ) 
u=ρ
re 2
(
(1 − ν ) pi β − pe + (1 + ν ) )  (32.72)
(
1− β 2 E  ) ρ2 

32.8
Cerchiatura
Nel caso di pressione elevata, l'aumento dello spessore del cilindro non è sempre sufficiente ad evitare la crisi del
materiale al bordo interno del cilindro. Nel caso di pressione interna, la relazione (65) non fornisce soluzioni se
pi>σa/1.732 e valori della pressione vicini a tale livello a producono valori di β tendenti a 0 (cioè valori del raggio
esterno tendenti ad ∞).
Elevate pressioni interne possono essere sopportate mediante la cosiddetta cerchiatura che consiste nel forzare
un cilindro esterno sul primo. Il cilindro esterno (2) deve avere un raggio interno ri2 leggermente inferiore al raggio
esterno del cilindro interno (1) re1 (cioè re1>ri2); la differenza tra tali raggi δ=re1-ri2 è definita interferenza. Per
eseguire l’operazione di forzamento si genera una differenza di temperatura fra i due cilindri che rende
temporaneamente re1>ri2. Dopo il montaggio e il successivo raggiungimento dell'equilibrio termico i due raggi
diventano coincidenti (cioè re1=ri2): il cilindro interno risulta contratto e quello esterno dilatato. Tale deformazione è
legata ad una pressione pf al contatto tra i cilindri (tipicamente tale da rendere praticamente impossibile lo
smontaggio; questo è lo stesso metodo con il quale si calettano i mozzi sugli alberi). La pressione pf viene vista
come pressione esterna dal cilindro interno e viceversa; nel cilindro interno, in particolare, le tensioni
circonferenziali dovute al forzamento sono di compressione e si sottraggono a quelle dovute alla pressione (interna)
di esercizio rendendo lo stato tensionale meno severo. I punti critici dell’accoppiamento sono ai raggi interni di
entrambi i cilindri, poiché la pressione di forzamento può risultare eccessiva per il cilindro esterno: per il massimo
sfruttamento del materiale, il forzamento deve essere effettuato in modo che le tensioni equivalenti in detti punti
siano uguali tra loro e pari alla tensione ammissibile.
Interferenza e pressione di forzamento
Siano ri1 ed re1 i raggi interno ed esterno del cilindro interno (1) ed ri2, re2 i raggi interno ed esterno del cilindro
esterno (2). Come detto l’interferenza δ provoca una pressione di forzamento pf fra i due cilindri al raggio re1=ri2 che
viene vista come esterna dal cilindro interno e viceversa. Ci si propone di determinare la relazione tra pf e δ.
Siano:
• δe1 la diminuzione del raggio esterno del cilindro interno in base all’eq.(55)

p f re1  1 + β12 
u (1) = δ e1 = −  − ν 1  , (32.73)
E1  1 − β1 2

• δi2 l'incremento del raggio interno del cilindro esterno in base all’eq.(72)

p f re1  1 + β 22 
u (β 2 ) = δ i 2 =  + ν 2  ; (32.74)
E2  1 − β 2 2

l'interferenza δ è:

  1 + β22  1  1 + β12 
δ = δ i2 − δ e1 = p f re1 1  + ν 2
 +  2 − ν1 
 (32.75)
 E2  1 − β2  E1  1 − β1
2

In queste equazioni E1 ed E2 e ν1 e ν2 sono, rispettivamente, i moduli di elasticità e i coefficienti di Poisson dei
materiali dei due cilindri; se i materiali sono uguali la relazione si semplifica in

2 p f re1 1 − β 22 β12
δ= (32.76)
E (1 − β )(1 − β )
2
2 1
2

L’inversa consente di ottenere la pressione assegnata l’interferenza

pf = δ E (
1 − β 22 )(1 − β12 )
(32.77)
2 re1 1 − β 22 β12
In fase di progetto i parametri geometrici da determinare per il forzamento sono β1, β2 e δ. Quest’ultimo viene
ricavato dalla (76) una volta determinata la pressione di forzamento pf con le relazione mostrate nel seguito.
Tensioni ai raggi interni
Le tensioni agenti in corrispondenza del raggio interno dei due cilindri a causa del solo forzamento si ottengono
rispettivamente dalle (47,48) e (59,60):

σ rf 1 = 0 σθf 1 = − p f 2 (32.78,79)
1 − β12

32.9
1 + β22
σ rf 2 = − p f σθf 2 = p f (32.80,81)
1 − β22
Le analoghe tensioni dovute alla sola pressione interna si ottengono considerando un unico cilindro di raggio
interno ri1 e raggio esterno re2, avente, quindi, β=ri1/re2=(ri1/re1)(re1/re2)=β1β2. In particolare al raggio interno si
ottengono dalle (59,60) ponendo β=β1β2 mentre al raggio interno del cilindro esterno si ottengono dalle (56,57)
ponendo β=β1β2 e ρ=β2:

1 + β12β22
σ ri1 = − pi σθi1 = pi (32.82,83)
1 − β12β22

β12 (1 − β 22 ) β12(1 + β22 )


σ ri 2 = − pi σθi2 = pi (32.84,85)
1 − β12 β 22 1 − β12 β22
Le tensioni dovute alla presenza simultanea del forzamento e della pressione interna per i due cilindri si
ottengono sommando i singoli contributi (o dalle 67-71):

1 + β12β22 2
σ r 1 = − pi σθ1 = pi 2 2 − pf (32.86,87)
1 − β1 β2 1 − β12

β12 (1 − β 22 ) β12(1 + β22 ) 1 + β22


σ r 2 = − pi − pf σθ 2 = pi + p f (32.88,89)
1 − β12 β 22 1 − β12 β22 1 − β22
Le tensioni equivalenti di Tresca agenti in corrispondenza del raggio interno dei due cilindri, dovute al solo
forzamento, sono in base alla (50) e alla (62):

σ ef 1 = p f 2 σ ef 2 = p f 2 (32.90,91)
1 − β12 1 − β 22
Le tensioni di Tresca agenti in corrispondenza del raggio interno dei due cilindri, dovute alla presenza
simultanea del forzamento e della pressione di esercizio, sono, in base alle (86,87) e (88,89):

2 2 β12 2
σ e1 = pi − pf 2 2 σ e 2 = pi + pf (32.92,93)
1 − β12 β 22 1 − β1 1 − β12 β 22 1 − β 22

σ/pi σe/pi
1.5 2.5

σθi
1.0
2.0
2 σei

0.5 σθf2 σe1 σe2


1.5

0
σrf2 1.0
σrf1 σri
σef1 σef2
-0.5 σθf1 0.5

r r
-1.0 0.0
50 60 70 80 90 100 50 60 70 80 90 100

a) b)
Fig.32.3 – Tensioni normalizzate (σ/pi) nella cerchiatura nel caso di ri=50mm, pi=100 Mpa, σam=200 Mpa. I valori ottimali di progetto risultano
β=β1=β2=0.707. a) tensioni radiali e circonferenziali dovute al solo forzamento (σrf e σθf) e alla sola pressione interna (σri e σθi); b) tensioni
equivalenti dovute al solo forzamento (σef), alla sola pressione interna (σei) e tensioni equivalenti totali di esercizio (σe).

32.10
Scelte di progetto
Come anticipato, nella pratica costruttiva si deve fare in modo che le tensioni equivalenti di esercizio al raggio
interno dei due cilindri risultino uguali, cioè

σ e1 = σ e 2 , (32.94)

In base alle (92) e (93), ciò si verifica se

pf
(1 − β ) + (1 − β ) = p 1 − β
1
2 2
2 1
2
(32.95)
(1 − β )(1 − β )
2
2 1
2 i
1− β β 1
2 2
2

Questa relazione permette, ad esempio, di ricavare il valore della pressione di forzamento necessaria, assegnati i
valori di β1 e β2:

p f = pi
1 − β12 (1 − β )(1 − β )
2
2 1
2
(32.96)
1 − β12 β 22 (1 − β ) + (1 − β )
1
2 2
2

Un’altra equazione di progetto può essere ottenuta imponendo che le tensioni equivalenti di esercizio a raggi
interni siano pari alla tensione ammissibile:

σ e1 = σ am oppure σ e2 = σ am (32.97,98)

Sostituendo, ad esempio, le espressioni (92) e (96) nella (97) si ottiene:

2 pi
σ e1 = =σ (32.99)
(1 − β ) + (1 − β22 ) am
1
2

Nel caso più generale i parametri da determinare sono 3 mentre le equazioni disponibili (96) e (99) sono 2. In
questo caso l’operazione più opportuna consiste nell’assegnare uno dei due β e determinare pf e l’altro β. Ottenuta
pf, δ si ottiene mediante la (76).
Scelta ottimale
Si può dimostrare che i valori più bassi di tensione si ottengono se si impone β1=β2=β. In questo caso la (99)
consente di determinare l’unica incognita β:
σ am − pi
β= ; (32.100)
σ am
la (96) si trasforma in
pi 1 − β 2
pf = (32.101)
2 1+ β 2
e la (76) in
p f 2 re1 1 + β 2
δ= (32.102)
E 1− β 2
Sostituendo la (101) nella (102), inoltre, si ha
pi re1
δ= (32.103)
E
In aggiunta alle ipotesi formulate è necessario assumere che i due cilindri abbiano la stessa lunghezza.
In fig.3 è mostrato un esempio dell’andamento delle tensioni che si ottengono utilizzando le (100-101).

32.11
Soluzione per spessore costante in presenza di dilatazione termica
Utilizzando le equazioni (27) e (28) e operando in modo analogo al caso di assenza di dilatazione termica si ottiene
la seguente equazione differenziale:

d 2σ r dσ r
+3 + αE dT = 0 (32.104)
dρ 2
ρ dρ (1 −ν )ρ dρ
Nella (104) compare la derivata della temperatura quindi una variazione uniforme di temperatura, per materiale
isotropo, non provoca stato tensionale.
Come già visto, la soluzione dell’omogenea associata alla (104), cioè la (30), è data dalla (34)

σ r = A − B2 (32.34)
r
Per ottenere la soluzione completa della (104) è necessario ricavarne una soluzione particolare conoscendo
l’andamento della temperatura in funzione del raggio. I due casi di principale interesse sono il caso in cui la
funzione temperatura è di tipo logaritmico e il caso in cui è esprimibile come polinomio di grado n.

T(ρ) di tipo logaritmico


Una funzione della temperatura di tipo logaritmico si ha nel caso di flusso termico stazionario per differenza di
temperatura tra raggio interno ed esterno. La distribuzione della temperatura lungo il raggio è data da

ln ρ
T ( ρ ) = T1 − (T1 − Tβ ) (32.105)
ln β
la cui derivata può essere espressa come
dT = −(T − T ) 1 (32.106)
1 β
dρ ρ ln β
La (104) diventa

d 2σ r 3 dσ r 1 αE (Tβ − T1 )
+ + =0 (32.107)
dρ 2 ρ dρ ρ 2 ln β (1 − ν )
Una soluzione particolare della (107) è data in questa forma:

αE (Tβ − T1 ) ln ρ
σr = (32.108)
2 (1 −ν ) ln β
La soluzione generale si ottiene sommando questa funzione alla soluzione relativa all’omogenea associata (34) e
imponendo le condizioni al contorno. Nel caso di sola variazione di temperatura, quindi in assenza di pressione, le
condizioni al contorno prevedono che sia σr=0 per ρ=β e ρ=1. In definitiva le espressioni delle tensioni dovute a
gradiente di temperatura nel caso stazionario sono date da:

αE (Tβ − T1 )  β 2 1 − ρ 2 ln ρ 
σr = − (32.109)
2 (1 − ν ) 1 − β 2 ρ 2 ln β 

αE(Tβ − T1)  β 2 1 + ρ 2 1 + ln ρ 
σθ = − + (32.110)
2(1 − ν ) 1 − β 2 ρ 2 ln β 
Per cilindro libero alle estremità l’andamento valore della tensione longitudinale risulta, a sua volta,

αE (Tβ − T1 )  2 β 2 1 + 2 ln ρ 
σl = − + (32.111)
2(1 − ν ) 1 − β 2 ln β 

32.12
Nel caso di cilindro incastrato alle estremità, una eventuale deformazione longitudinale costante rispetto al
raggio, ammessa nello stato di deformazione piano, verrebbe impedita e l’andamento della tensione longitudinale
risulterebbe

αE (Tβ − T1 )  2νβ 2 ν + 2 ln ρ 
σ l = −αET1 − + (32.112)
2(1 − ν ) 1 − β 2 ln β 

Transitori termici
Nei transitori di temperatura è necessario conoscere la funzione T(ρ) in funzione del tempo e risolvere,
conseguentemente, la (104) istante per istante. Se si provoca una variazione termica istantanea, cui corrisponde il
massimo gradiente di temperatura possibile, le tensioni circonferenziali e longitudinali al bordo interno risultano
essere
αE(Tβ − T1)
σθβ = σ lβ = − (32.113)
1 −ν
Questa espressione può essere utilizzata per verificare se il tubo è in grado di sopportare transitori termici
onerosi.

0.6
σ (1 - ν) σr
0.4 αE(Tβ-T1) σt
σl
0.2

-0.2

-0.4

-0.6

-0.8
0.75 0.8 0.85 0.9 0.95 ρ 1

Fig.32.4 – Tensioni termiche per variazione di temperatura logaritmica (Tβ=220°, T1=20°) al variare del raggio ρ per cilindro in acciaio
(E=210.000 N/mm2, α=11 10-6) con β=0.75. Le tensioni sono normalizzate rispetto alla tensione per gradiente massimo espressa dall’eq.(113) e
pari, in questo caso, a 641.7 N/mm2.

Soluzione per il caso generico


La soluzione completa della (104) per il caso generico considerando, pressione interna ed esterna nulle, ha la
seguente forma:

αE ρ2 − β 2 1 ρ

σr =
(1 −ν )ρ 2

 1 − β β
2 ∫ T ρ dρ − ∫
β
T ρ dρ 

(32.114)

da cui

 ρ2 + β 2 1  ρ
σθ = αE 2  ρ ρ ρ ρ ρ
(1 − ν )ρ  1 − β 2 β∫ ∫
2
T d − T d − T , (32.115)
β 

 
1
σ l = αE  2 2 ∫ T ρ dρ − T  . (32.116)
(1 −ν ) 1 − β β 
Conoscendo la funzione T(ρ) è possibile valutare gli integrali nelle (114-116) in forma chiusa o numerica.

32.13
Dischi rotanti a forte velocità angolare
Rotori di turbine a gas, organi rotanti per le trasmissioni di potenza, volani ecc.. vengono schematizzati come dischi
rotanti. Gli elementi rotanti sono soggetti a condizioni di carico dipendenti dalla rotazione (forze di inerzia: campo
centrifugo, momenti giroscopici, accelerazione angolare) e indipendenti dalla rotazione (spinte assiali, torsione).
Le macchine rotanti sono sottoposte a velocità sempre maggiori per trasmissioni di potenza, per aumento della
produttività, per la produzione di campi centrifughi. Alle condizioni di carico in molti casi vanno aggiunti altri
fattori: elevate temperature di esercizio, necessità di riduzione della massa. Deve essere presa in considerazione
anche la pericolosità degli elementi rotanti.
Disco a spessore costante
Utilizzando l’equazione di equilibrio (10) che tiene in considerazione la presenza delle forze centrifughe e
l’equazione di compatibilità (25b) si ottiene la seguente equazione differenziale nella sola variabile σr:
d 2σ r 3 dσ r
+ + µω 2 re2 (3 + ν ) = 0 (32.117)
dρ 2
ρ dρ
Si può dimostrare che una soluzione particolare di questa equazione è la seguente

σ r = C'' ρ 2 ; (32.118)

introducendo questa espressione nella (117)

d2 3 d
C'' ρ 2 + C ' ' ρ 2 + µω 2 re2 (3 + ν ) = 0 (32.119)
dρ 2
ρ dρ
e risolvendo rispetto a C’’ si ottiene

σ r = − µ ω 2 re2
(3 + ν ) ρ 2 . (32.120)
8
Il termine σ 0 = µ ω re è la tensione circonferenziale agente su anello infinitamente sottile di raggio re in
2 2

rotazione con velocità ω. La soluzione completa della (117), ricordando la (34), è data da

σ r = A − B2 − σ 0
(3 + ν ) ρ 2 (32.121)
ρ 8
Nel caso di disco solo rotante, le condizioni al contorno da imporre nella (121) per ricavare le costanti sono
σr=0 per r=re (ra=1); σr=0 per r=ri (ra=β) (32.122,123)
L’espressione della σr che si ottiene è la seguente

σr = σ0
(3 + ν ) 1 + β 2 − β 2 − ρ 2

 (32.124)
8  ρ2 
 
A sua volta l’espressione della σθ si ottiene sostituendo la σr ottenuta nella (25b):

σθ = σ 0 (3 + ν ) 1 + β 2 +
 β 2 1 + 3ν 2 
− ρ  (32.125)
8  ρ2 3 +ν 
L’espressione degli spostamenti radiali può essere ottenuta sostituendo le (124,125) nella (16)

re (3 + ν )  β 2 1 −ν 2 2 
u = σ0 ( 2
)
(1 − ν ) 1 + β + (1 + ν ) 2 − ρ  (32.126)
8  ρ 3 +ν 
La massima tensione circonferenziale si ha al raggio interno, mentre il massimo valore della radiale si verifica
per ρ=β1/2.
Non forato rotante
La soluzione è ancora la (121) nella quale si pone direttamente B=0 ottenendo
(3 + ν ) (1 − ρ 2 ) re (3 + ν ) 
σθ = σ 0 (3 + ν ) 1 − 1 + 3ν ρ 2  (1 −ν ) − 1 −ν ρ 2 
2
σr = σ0 u =σ0 
8 8  3 +ν  8  3 +ν 
(32.127, 128, 129)

32.14
Appendice 1
La formula di Mariotte
Nel caso di cilindri soggetti a pressione interna, il valor medio della distribuzione della tensione circonferenziale
(57) si ha per ρ= β e può essere espresso come segue

1 + β 2  1  β pR
σ θ = pi + 1 = pi = i i (A1)
1− β  β
2
 2  1 − β Re − Ri

Introducendo lo spessore del cilindro s=Re-Ri, la (A1) può essere riscritta come segue
β pi Ri pi Di
σ θ = pi = = (A2)
1− β s 2s
Nel caso in cui lo spessore del cilindro è sufficientemente piccolo rispetto alle dimensioni (i raggi interno e/o
esterno), cioè per β≥0.9, l’errore commesso considerando la tensione circonferenziale costante e pari alla tensione
media risulta inferiore al 5% e la tensione radiale diventa trascurabile. La (A2) è nota come formula di Mariotte ed è
largamente utilizzata per il calcolo dello spessore di tubi e contenitori cilindrici di piccolo spessore.
Il numeratore a destra della (A2) è pari alla spinta che la pressione interna esercita su metà del cilindro
considerato di altezza unitaria. Tale spinta tenderebbe a separare le due metà del cilindro tra loro ed è equilibrata
dalla tensione circonferenziale agente sulle 2 sezioni del cilindro stesso.

32.15

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