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Cenni su Fantiscritti
L’edicola dei “Fantiscritti” rappresenta forse il manufatto d’epoca romana più famoso e
significativo tra quelli rinvenuti nelle cave di marmo di Carrara. Da oggetto di devozione
divenne infatti a partire dal periodo rinascimentale meta di continue visite, in particolare
di artisti e scultori, che lasciavano la firma, ad onore e testimonianza della propria
presenza, scolpita sulle pareti marmoree prossime al bassorilievo. La continuità temporale
di questi singolari “graffiti” s’interruppe nel 1863 quando, per preservare l’opera dal
degrado dovuto agli agenti atmosferici ma probabilmente anche alle vicine attività
estrattive, il rilievo rupestre fu distaccato dal monte e trasportato presso l’Accademia di
Belle Arti di Carrara, dove tuttora è conservato (ill.1).
Da ricordare come lo stesso toponimo di Fantiscritti deriva dalla presenza in loco di questa
opera dove venivano raffigurate tre divinità, parse ai cavatori figure giovanili (fanti in
dialetto locale); ancora non è chiaro se il termine scritti faccia riferimento alla presenza di
iscrizioni antiche (Sforza, 1900) o aggiunte nel tempo (Repetti, 1820), o intenda solo
significare “delineati” (Giampaoli-Bizzarri, 1932), ipotizzando quindi una denominazione
più tardiva quando la scultura appariva rovinata e non chiaramente leggibile.
Premessa
L’occasione per questo nuovo studio sul sito di Fantiscritti sono state le indicazioni e la
documentazione fornita dagli operatori della ditta ApiAn, e in particolare da Antonio
Borzone tragicamente scomparso nel corso del 2006, che durante il periodico controllo
della tecchia (1) soprastante la cava di Fantiscritti, nel bacino di Miseglia, hanno potuto
fotografare numerose iscrizioni, riportanti datazioni in gran parte risalenti alla prima metà
del XIX secolo (ill.2).
Già E. Dolci nel suo “Carrara cave antiche” aveva menzionato la presenza in
corrispondenza della vecchia cava di Fantiscritti di iscrizioni e sigle “…incise su parete
marmorea … a destra di un serbatoio per l’acqua… non visibili ad occhio nudo, a causa
dell’altezza”.
Le numerose iscrizioni (al momento ne sono state rilevate circa 40) riportano talvolta una
sigla o una figura, ma in genere nomi propri con l’anno d’incisione relativi a personaggi
anche molto noti, come ad esempio Emanuele Repetti o Giovan Pietro Vieusseux, italiani
ma anche stranieri. La continuità temporale di queste iscrizioni fino al 1862 e l’ubicazione
della parete marmorea sono elementi che facilmente riconducono alla tradizione della
visita in cava al bassorilievo d’epoca romana dei Fantiscritti, già testimoniata a partire dal
1442 e terminata nel 1863. Oltre quindi al rilevamento delle iscrizioni ci è parso utile da
una parte completarne il censimento e studiarne l’evoluzione tramite le testimonianze
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1) tecchia: alta parete rocciosa verticale creatasi naturalmente o per tagli artificiali.
Le iscrizioni in tecchia
Come è visibile dalle foto e in particolare dallo schizzo riportato nella illustrazione n.3, le
iscrizioni sono concentrate lungo una fascia intorno quota 651 m s.l.m. che mantiene la
traccia di un vecchio camminamento che doveva condurre all’attiguo sito dell’edicola
romana. Non tutte le iscrizioni sono tracciate nello schizzo ma vengono comunque
elencate di seguito, in ordine cronologico secondo l’anno d’iscrizione riportato o per affinità
stilistica in caso di data mancante. Particolare è il caso della raffigurazione di due teste e
di una frase con figura dal contenuto scurrile (vedi foto in ill.4) che testimonia forse gli
atteggiamenti contrastanti che potevano nascere tra i cavatori per la presenza in cantiere
di tanti illustri visitatori.
Trascrizioni:
Come si può notare sono presenti nomi di personalità note e sconosciute, anche straniere,
insieme a personaggi locali dai cognomi ancora comuni nel mondo delle cave. Se nei
secoli precedenti, come ricorderemo in seguito, i nominativi iscritti vicino all’edicola erano
principalmente di artisti e persone di cultura affascinati dalla visita dell’antica opera
scultorea, nell’800 agli studiosi e ai visitatori stranieri si uniscono anche nomi di
imprenditori, generalmente locali, dei quali il proprietario della cava si onorava di
conservare la firma scolpita. A questi poi probabilmente si aggiungono, specie nella
seconda parte dell’800 e dopo la rimozione dell’edicola, nominativi occasionali iscritti
anche senza il beneplacito dell’esercente.
Tra le iscrizioni di rilievo da osservare quella più antica (1658) di tal Agostino Maggesio,
del quale non abbiamo trovato notizie certe, e quella di Repetti e Vieusseux (ill. 5), che
testimonia una loro comune escursione alle cave di Carrara nel 1823 (quindi un anno dopo
l’inizio della collaborazione di Repetti con l’Antologia fiorentina, che seguiva la
pubblicazione dei “Cenni sopra l’Alpe Apuana ed i marmi di Carrara” del 1820 dove già
veniva descritta l’edicola romana dei Fantiscritti). Si ricorda ancora l’iscrizione
dell’ingegnere inglese John Gooddy, nipote di William Walton e suo socio nella storica
ditta “Walton, Gooddy & Cripps Ltd” (talvolta riportata anche come Walton, Woody &
Cripps Ltd) e del francese Arbeille. Il nominativo di Casoni è da riferire allo scultore
carrarese Carlo, operante all’inizio dell’800 in uno studio sulla via Carriona, mentre uno
dei visitatori svedesi corrisponde allo scultore Byström che nel 1830 viveva in Italia (per
gentile informazione di Renato Carozzi). Particolare e degna di pregio artistico poi risulta
la firma di Wolff, lasciata dallo scultore tedesco Albert Wolff (1814-1882).
Le iscrizioni dell’edicola
Trascrizioni:
6) ANO. MDCXXIV
7) FGC / 1702
8) L.G.I / U.D.
9) B. F
Tra parentesi sono riportate le lettere trascritte da Mazzini ora non più visibili.
Come ricordato sempre da questo autore, il Guattani indicava il 1556 come la data più
antica presente a lato della scritta di Melchiorre Cincio e Victor Soder. Di questi nominativi
si sa ben poco; un Vincentius Cincius è conosciuto come letterato del quale si conserva
un’opera del 1558 edita nel 1578, mentre nella variante Cinzio si ha notizia di un
drammaturgo della metà del cinquecento operante alla corte estense. L’interpretazione
del secondo nominativo in Victor Sodër, se corretta, farebbe pensare a un personaggio di
origine scandinava e in particolare svedese.
L’ultima datazione certa è invece del 1842, segno che dopo tale anno si è cercato di
salvaguardare il monumento dalle eccessive e invadenti iscrizioni.
Tra le scritte più antiche è da notare anche quella di Innocenzo Berettari (1584),
appartenente probabilmente a un componente della nota famiglia di artisti e commercianti
carraresi attivi anche in Sicilia, e quella del più famoso scultore Giambologna (1595),
scolpita nel 70° anno di vita (aetate annorum 70, secondo Mazzini).
Lo stesso Mazzini fa risalire alla fine del ‘500, per lo stile grafico utilizzato, la sigla
L.G.I.U.D., dove le ultime tre lettere qualificherebbero l’autore come Iuris Utriusque Doctor.
Anche la silhouette dell’Ercole farnese, soprascritta alla scritta SODE, può essere
collegata alla sigla A O G / F, dove F intende fecit, e alla data del XVI secolo accennata ai
piedi della figura. L’autore non sarebbe comunque Antonio Cavallini, come suggerito
sempre da Mazzini che legge in C la seconda lettera della sigla; dall’attenta osservazione
della relativa stampa di Salvioni si può infatti completare la trascrizione della lettera in G.
La data del 1624, riportata nella tabula precedentemente abrasa, probabilmente
sottostava a una dedica che fu del tutto cancellata per permettere l’iscrizione del 1834 e
del 1842.
Del 1800 è invece l’iscrizione del Canova che visitò Fantiscritti accompagnato dall’amico
Antonio d’Este, scultore veneziano. Questa scritta, insieme a quelle del francese Chantre
e degli inglesi Wyatt (forse parenti del più famoso James, architetto neoclassico), è posta
su una lastra ora affiancata a quella dell’edicola ma in realtà distaccata nel 1863 da una
diversa parete marmorea ubicata in prossimità del sito originario dell’edicola, poco più a
nord di questa.
Tra gli altri nominativi della prima metà dell’800 si ricordano quelli di Giuseppe Antonio
Fabbricotti, architetto e professore dell’Accademia, di Vincenzo Bonanni, che condusse un
prestigioso laboratorio di architettura e ornato in Carrara, di Ferdinando Andrei, allievo di
Pietro Tenerani, di Pietro Morescalchi, operante nei laboratori della Banca Elisiana, di
appartenenti a famiglie di altri noti scultori come i Baratta, i Sanguinetti, i Boni, i Serri
(Campori, 1873).
Singolare la storia della scritta apposta a destra dell’edicola e datata 1814; Ubaldo Mazzini
non riuscì a interpretarla, pensando a una crittografia, e lasciò ai posteri il compito di
sciogliere l’enigma. Si arrivò così al 1955 quando Pietro Micheli Pellegrini si accorse che i
caratteri utilizzati erano cirillici e pubblicò sull’Aronte l’esatta traduzione in: 1814 /
OSTERMANN / TOLSTOI / FU QUI (ostermann / tolstoj / buill zdess). Si trattava quindi
della firma del conte Osterman-Tolstoj, famoso generale zarista che venne a Carrara per
l’ordinazione di statue commissionate allo scultore Rauch (E. Karceva, 2003).
Queste iscrizioni, ancora visibili, possono essere integrate da quelle riportate nella stampa
di Salvioni intitolata “Fantiscritti e Val di Chiaro”. Ingrandendo l’immagine dell’edicola (ill. 8)
si possono leggere parte delle scritte più antiche già trascritte, seppur con qualche errore
come ad esempio la data della tabella (ANO MDCXX), ma anche le iscrizioni della parte
inferiore della parete, andate perdute. Si possono così aggiungere le seguenti scritte:
Nella stessa stampa si osserva che anche su una rupe rocciosa contrapposta alla parete
dell’edicola sono riportate numerose iscrizioni (ill. 9), tra le quali si riescono a leggere le
sole:
Vi sono qui altri nomi di artisti noti quali quelli degli scultori Marco Antonio Cavallini,
Vincenzo Civitali, Giovanni e Andrea Lazzoni, e del ticinese Maderno. Questi nomi in
particolare avvallerebbero quanto scritto dal Guattani nel 1819 che, oltre alle firme di
“Melchior Cencu, di Gio” e di “Victor Soder” nel 1556, di “Gio. Bologna anno 70” e di
Antonio “Canova”, ancora visibili, riporta quelle di “Gio. Maderno” nel 1606, di “Antonio
Cavallini” nel 1551, di “Antonio d’Este” (nel 1800 ?) e di “Michelangelo Buonarroti” nel
1525. Appare comunque strano che sia andata persa proprio la scritta di Michelangelo,
forse quella più famosa, tanto più che non è accertata una sua visita a Carrara ancora nel
1525. E’ vero d’altra parte che il disegno di Salvioni tratteggia altre scritte poste sulla
parete a fianco a quella dell’edicola, e che i lavori d’escavazione, che all’epoca
utilizzavano in gran misura l’esplosivo, possono aver causato la perdita della preziosa
iscrizione; è stato forse questo l’evento che ha determinato la decisione dell’asportazione
dell’edicola e della sua conservazione presso l’Accademia?
Il sito: ubicazione e storia
Sull’esatta ubicazione del rilievo rupestre di Fantiscritti già è stato scritto e discusso
(Dolci), ma durante la descrizione delle iscrizioni sono emersi ulteriori elementi di studio
degni di esser riportati.
Il bassorilievo fu distaccato, per ordine del Ministero della Pubblica Istruzione, nel giugno
del 1863 da una parete marmorea della cava di Giuseppe Muraglia, soprastante la cava di
Dell’Amico e Figaia, contrassegnata catastalmente al n.311 sez.G. Attualmente, nel nuovo
catasto comunale, l’area corrisponde al mappale n.57 del foglio n.35, dove è in esercizio la
cava n.88 “Fantiscritti A”, sovrastante la cava n.92 “Fantiscritti B”, precedentemente
escavata dalla sopraccitata ditta “Dell’Amico e Figaia”.
Non si hanno immagini certe del sito di Fantiscritti fino alla stampa delle “Vedute di cava”
del Salvioni, databili al 1812. Se nel disegno n.17 intitolato “Fantiscritti e Val di Chiaro“ il
bassorilievo viene descritto con buon dettaglio (ill. 6), tanto da permettere la lettura
parziale delle iscrizioni, la stessa località compare in altre vedute. Infatti nel disegno n.16
“Strinato e Fantiscritti“ (ill. 10) l’edicola romana è raffigurata sul rilievo roccioso che
sovrasta a destra la cava dello Strinato. Questa cava appare così come descritta dal
Repetti nel 1820: “Qui le immense, altissime tagliate hanno lasciato un’area larga oltre i
passi 500 di forma anfiteatrale. Dove sorgeva una cima di monte oggi vedesi aperto un
vasto bacino, sparso di massi informi, di pilastri, di colonne e architravi appena abbozzati,
rimasti in tronco nel decadimento della potenza romana”. Oltre agli studiosi che misurano
antiche basi di colonne, si possono notare i visitatori che s’inerpicano per il monte per
raggiungere l’edicola di Fantiscritti alla quale si contrappone una caratteristica guglia
rocciosa. Questa veduta, da est, corrisponde perfettamente alla precedente raffigurazione
di Fantiscritti, vista da ovest, dove il picco roccioso, che riporta le iscrizioni seicentesche,
appare sulla destra dell’edicola. Ancora nella veduta n.17 si possono notare, alla base
della tecchia retrostante, fusti di colonne abbandonate che richiamano la descrizione del
Repetti. A conforto della precisione “fotografica” delle vedute del Salvioni si è voluto
confrontarle con l’attuale aspetto morfologico, cercando di riprendere le immagini dagli
stessi punti di osservazione. Con l’approssimazione dovuta alla scomparsa delle originarie
quote altimetriche, il confronto evidenzia la perfetta corrispondenza dei luoghi (ill. 11). Si
possono osservare anche le modifiche apportate al profilo topografico del rilievo montano
in quasi due secoli di attività d’escavazione (in tratteggio bianco). Lo stesso picco roccioso
di Fantiscritti, come già osservato da A. Borzone (Borgioli-Gemignani, 2004), appare nella
veduta di Salvioni n.19 “Interno di Vara di Sopra“, dove la guglia è ben visibile scendendo
lungo il crinale del M. Torrione (ill. 12); anche in questo caso si veda la perfetta
corrispondenza con la vista attuale (ill. 13), dove il rilievo di Fantiscritti è stato aggiunto per
il confronto (tratteggio nero).
Questo rilievo morfologico scompare nella prima carta topografica di dettaglio dell’area in
nostro possesso, risalente al 1890 e a firma dell’Ing. Fossen per conto del Corpo delle
Miniere (ill. 14); qui le cave dello Strinato, sottostanti la tecchia della Cerasola (già
raffigurata nella veduta del Salvioni n.17), sono separate dalla “Regione di Fantiscritti”
dall’ampio ravaneto che ricopre la Fossa della Carbonera (così come già descritto nella
veduta Salvioni n.16). I dati catastali, l’ubicazione delle iscrizioni rilevate in tecchia, nonché
l’analisi delle vedute del Salvioni, permettono di identificare la cava di provenienza
dell’edicola romana in quella numerata come 387. Nell’elenco delle cave di Carrara
riportato nell’annuale 1890 del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio (Rivista
del Servizio Minerario nel 1889), la cava n.387 corrisponde a quella del Cav. Cirillo
Muraglia, probabile discendente di Giuseppe Muraglia (ricerche condotte nei registri
anagrafici del comune di Carrara non hanno potuto chiarire il preciso grado di parentela,
pur ritrovando un precedente Cirillo Muraglia padre di Giuseppe e quindi probabile nonno
del successivo cavalier Cirillo).
A questo punto, oltre a precisare l’originaria ubicazione dell’edicola di Fantiscritti, si può
delineare anche lo sviluppo delle attività d’escavazione nell’area nel corso del XIX e XX
secolo. Infatti il distacco del bassorilievo d’epoca romana permise l’abbattimento della
vicina rupe e la continuazione delle escavazioni verso il basso. Contemporaneamente
nell’area dello Strinato venivano aperti nuovi fronti di scavo verso il Fosso della
Carbonera, rimuovendo gli ingenti quantitativi detritici ivi deposti e scoprendo così anche i
sottostanti vecchi fronti di coltivazione d’epoca romana (Dolci, 1980 e Bruschi et al., 2003
). L’apertura della cava della Tagliata (ora identificata al n.78), così chiamata per il
ritrovamento di vecchi tagli al monte di probabile epoca romana, insieme
all’approfondimento delle cave di Fantiscritti comportò il progressivo ampliamento e rialzo
del ravaneto che attualmente separa le due aree di cava (ill.15); dovettero essere
realizzati alti bastioni in masso e muri a secco per il contenimento dei residui di
lavorazione, mirabili costruzioni ora quasi del tutto scomparse per la relativamente recente
possibilità di asportazione e riutilizzo dei detriti marmorei (ill.16). L’attuale situazione è
osservabile nella planimetria riportata nell’illustrazione n.17 dove è indicato l’originario sito
dell’edicola a quota 650 m s.l.m.
E’ facile a questo punto giustificare la presenza delle numerose iscrizioni ottocentesche
nella tecchia di Fantiscritti. Se infatti le prime scritte cinquecentesche vengono scolpite
affianco all’edicola, già nel seicento si comincia a utilizzare a questo scopo la rupe
contrapposta, continuando probabilmente per tutto il settecento. Nell’ottocento si cercano
spazi nuovi su pareti a lato dell’edicola (Canova e Wyatt) ma anche sulla tecchia
retrostante (visibile anche nella veduta Salvioni n.16), solo parzialmente sfruttata
precedentemente (1658-1722), dove rimangono le uniche iscrizioni ancora in loco. Nello
stesso periodo vengono incise nuove scritte a fianco e all’interno dell’edicola; questo
riutilizzo deturpante della superficie marmorea dell’edicola viene interrotto solo intorno al
1842. Ancor dopo il 1863, data di asportazione del rilievo, vengono scolpite sulla tecchia
residua nuove iscrizioni che arrivano fino ai primi del ‘900. Successivamente il ricordo in
cava dell’antica effige si perde e sparisce la secolare tradizione della visita ai Fantiscritti.
Conclusione
Sono semplici ricordi legati per lo più ad eventi meteorologici come il freddo imprevisto in
una giornata estiva, un’anticipata levata notturna per l’inizio della giornata lavorativa, o lo
scampato pericolo dovuto alla caduta di un fulmine, ma quanto valore affettivo e quale
testimonianza del quotidiano lavoro dei cavatori del secolo scorso!
Bibliografia
Ill.2
La tecchia di Fantiscritti
(nel riquadro l’area delle iscrizioni)
Ill.3
Schizzo delle iscrizioni sulla tecchia
Ill.4
Particolari di iscrizioni sulla tecchia
Ill.5
Particolari di scritte sulla tecchia
Ill.6
Veduta Salvioni n.17 “Fantiscritti e Val di Chiaro
Ill.7
Schizzo delle iscrizioni dell’edicola
Ill.8
Particolare della veduta
Salvioni n.17 (edicola)
Ill.9
Particolare della veduta
Salvioni n.17 (rupe)
Ill.10 Ill.11
Veduta Salvioni n.16 “Strinato e Fantiscritti” Vista attuale “Strinato e Fantiscritti”
Ill.12 Ill.13
Veduta Salvioni n.19 “Interno di Vara di Sopra” Vista attuale da Vara di Sopra
Ill.14 Ill.15
Planimetria area Fantiscritti, 1890 Vista attuale “Fantiscritti e Val del Chiaro”
Ill.16
Cava Tagliata,
primi del ‘900
Ill.17
Planimetria area
Fantiscritti,
2000
Sito edicola
Ill.18
Marche di
cava in
Calocara
Ill.19
Scritte
del ‘900