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Per una corretta comprensione delle metodologie utilizzate nel corso di Fisica I è necessaria una adeguata conoscenza
dei concetti di base introdotti nel corso di Analisi I. Senza alcuna pretesa di completezza si ricordano nel seguito i
principali argomenti che devono essere posseduti dallo studente che intende affrontare con serietà lo studio della
meccanica e della termodinamica.
A. Funzioni elementari
Di tutte le funzioni elementari che sono state introdotto nel corso di Analisi I alcune saranno ricorrenti nello studio
della meccanica classica. E’ bene quindi ricordare le loro principali proprietà analitiche.
Sia data la circonferenza di equazione x2 + y 2 = a2 con centro nell’origine e raggio a. Sull’arco di circonferenza del
primo quadrante consideriamo un punto P di coordinate x e y. Posto OP = a, OH = x e P H = y, si avrà:
Il seno di α viene definito come rapporto tra l’altezza PH e il raggio della circonferenza
PH
sin(α) = (1)
OP
La funzione seno è periodica con periodo 2 π: sin(α) = sin(α + 2 π), limitata −1 ≤ sin(α) ≤ 1 e dispari
sin(−α) = − sin(α).
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Il coseno di α viene definito come rapporto tra la base OH e il raggio della circonferenza
OH
cos(α) = (2)
OP
La funzione coseno è periodica con periodo 2 π: cos(α) = cos(α + 2 π), limitata −1 ≤ cos(α) ≤ 1 e pari
cos(−α) = cos(α).
La funzione arcoseno è definita nel dominio limitato −1 ≤ x ≤ 1 con valori nell’intervallo −π/2 ≤ arcsin(x) ≤ π/2.
La funzione arcocoseno è definita nel dominio limitato −1 ≤ x ≤ 1 con valori nell’intervallo 0 ≤ arccos(x) ≤ π.
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- Formule di duplicazione
sin(2 α) = 2 sin(α) cos(α) cos(2 α) = cos(α)2 − sin(α)2 . (11)
-Formule di Prostaferesi
α+β α−β α+β α−β
sin(α) + sin(β) = 2 sin cos sin(α) − sin(β) = 2 cos sin (12)
2 2 2 2
α+β α−β α+β α−β
cos(α) + cos(β) = 2 cos cos cos(α) − cos(β) = −2 sin sin (13)
2 2 2 2
- Formule di Eulero
ei α − e−i α ei α + e−i α
sin(α) = cos(α) = . (14)
2i 2
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OQ
cosh(α) = (16)
OA
La funzione coseno iperbolico è definita sull’intero asse reale −∞ < α < ∞, illimitata superiormente 1 < cosh(α) < ∞
e pari cosh(−α) = cosh(α).
PQ
tan(α) = (17)
OQ
La funzione tangente iperbolica è definita sull’intero asse reale −∞ < α < ∞, limitata −1 ≤ tanh(α) ≤ 1 e dispari
tanh(−α) = − tanh(α)
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L’arcoseno iperbolico di x viene definito come la funzione inversa del seno iperbolico
La funzione arcosenh è definita nel dominio limitato −∞ ≤ x ≤ ∞, con valori nell’intervallo −∞ ≤ arcsinh(x) ≤ ∞.
L’arco-coseno iperbolico di x viene definito come la funzione inversa del coseno iperbolico
La funzione arcocosh è definita nel dominio semi-limitato 1 ≤ x ≤ ∞ con valori nell’intervallo 0 ≤ arccosh(x) ≤ ∞.
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L’arco-tangente iperbolica di x viene definito come la funzione inversa della tangente iperbolica
La funzione arcotanh è definita nel dominio illimitato −1 ≤ x ≤ 1 con valori nell’intervallo −∞ ≤ arctanh(x) ≤ ∞.
sinh(α)
sinh(α)2 − cosh(α)2 = 1 tanh(α) = . (21)
cosh(α)
- Formule di duplicazione
-Formule di Eulero
eα − e−α eα + e−α
sinh(α) = cosh(α) = , (25)
2 2
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Il dominio della funzione esponenziale è tutto ℜ mentre il codominio è ℜ+ (la funzione esponenziale è sempre stret-
tamente positiva).
In particolare
FIG. 1.
1. a0 = 1
2. a1 = a
3. a∞ = ∞ se a > 1 a∞ = 0 se a < 1
5. ax · ay = ax+y
6. a−x = 1/ax
7. (ax )y = ax y
8. (a · b)x = ax · bx
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E’ di particolare importanza, per la sua ricorrenza nelle scienze fisiche e naturali, il caso in cui a coincide col numero
di Nepero e = 2.7182818284....
FIG. 2.
Tutte le principali proprietà della funzione esponenziale sono riflesse nella funzione logaritmo
1. lna (1) = 0
2. lna (a) = 1
3. lna (∞) = ∞ se a > 1 lna (∞) = −∞ se a < 1
4. lna (0) = −∞ se a > 1 lna (0) = ∞ se a < 1
5. lna (x · y) = lna (x) + lna (y)
6. lna (1/x) = − lna (x)
7. lna (xy ) = y lna (x)
8. lna (x) = lnb (x)/ lnb (a) ⇒ lna (b) = 1/ lnb (a)
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che rappresenta la pendenza della retta che, in un diagramma di f (x) in funzione di x, unisce i punti di coordinate
(x, f (x)) e (x + ∆x, f (x + ∆x))
Nel limite di ∆x → 0 il rapporto incrementale si identifica con la derivata della funzione f (x) e geometricamente essa
rappresenta la pendenza della retta tangente alla curva f (x) nel punto x
pertanto
Tuttavia, per motivi che diventeranno chiari durante il corso di Fisica I, è più opportuno denotare le derivate della
funzione f (x), ovvero le quantità f ′ (x), f ′′ (x), f ′′′ (x) ecc., in
sebbene, al di là di quella che sia la notazione usata, il significato analitico e geometrico sarà sempre lo stesso. Altre
notazioni spesso usate per la derivata cinematica, cioè quando la variabile indipendente è il tempo t, sono f˙(t), f¨(t),
ecc.
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1. Il differenziale
Possiamo dare una giustificazione intuitiva della notazione df (x)/dx attraverso il concetto di differenziale. Si
chiama differenziale della funzione f (x) la quantità
df = f ′ (x) dx . (31)
Essa rappresenta la variazione infinitesima della funzione f (x) quando la sua variabile x varia anch’essa di una quantità
infinitesima.
Sappiamo infatti che la funzione f (x) nell’intorno di un punto x è sviluppabile in serie, in funzione del parametro
infinitesimo h = ∆x:
1 1
f (x + ∆x) = f (x) + f ′ (x) ∆x + f ′′ (x) (∆x)2 + f ′′′ (x) (∆x)3 + . . . (32)
2! 3!
ossia, tenendo conto che ∆x è infinitesimo, possiamo arrestarci al primo ordine ottenendo
f (x + ∆x) = f (x) + f ′ (x) ∆x + o(∆x) . (33)
Nel limite ∆x → 0 possiamo identificare la quantità ∆x con dx, cosicchè
f (x + dx) − f (x) = f ′ (x) dx + o(dx) . (34)
Trascurare i termini di ordine superiore al primo, come abbiamo fatto, significa approssimare localmente la funzione
ad una retta ad essa tangente la cui pendenza come si è visto è uguale alla derivata di f (x).
Infatti, il prodotto f ′ (x) dx = dx tan(θ′ ) rappresenta la lunghezza (con segno) del tratto rosso, che è un cateto del
triangolo verde, avente base la lunghezza (con segno) dx. La variazione ”vera” della funzione f (x), quando la variabile
x varia di un infinitesimo dx, è ovviamente f (x + dx) − f (x) che equivale alla somma:
E’ chiaro che il tratto verticale rosso approssima tanto meglio la variazione vera della funzione f (x) quanto più
piccolo è dx. Pertanto, nel limite in cui dx → 0, il differenziale
df (x) = f ′ (x) dx , (35)
tende a coincidere con la variazione di f (x) a fronte di una variazione dx della variabile x.
Facendo riferimento al triangolo in verde, si vede che
df (x)
f ′ (x) ≡ = tan(θ′ ) . (36)
dx
Pertanto, la derivata di una funzione f (x) si può esprimere con la notazione di Leibniz
df (x)
f ′ (x) ≡ . (37)
dx
Tale notazione peraltro discende in modo intuitivo dal limite del rapporto incrementale
f (x + ∆x) − f (x) ∆f (x) df (x)
f ′ (x) = lim = lim = . (38)
∆x→0 ∆x ∆x→0 ∆x dx
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In matematica una equazione differenziale lineare di ordine n è un’equazione in cui la funzione incognita y(x)
compare insieme alle sue derivate fino all’ordine n ed è tale che qualunque combinazione lineare delle sue soluzioni è
ancora soluzione della stessa equazione.
Nel corso di Fisica I discuteremo spesso di problemi le cui soluzioni sono determinate da equazioni differenziali del
primo o del secondo ordine a coefficienti costanti. Pertanto è importante ricordare le principali tecniche di risoluzione.
dove F (x) è una primitiva di f (x) e c è la costante di integrazione, da determinare in base alle condizioni al contorno
del problema. Per esempio, se sappiamo che y(x0 ) = y0 , allora c = y0 − F (x0 ) e la soluzione completa della (39)
diventa
y(x) = F (x) − F (x0 ) + y0 . (41)
A parte questo caso banale, siamo interessati alle equazioni omogenee a variabili separabili e alle equazioni non
omogenee a coefficienti variabili.
che è del tipo (42) e quindi conosciamo le sua soluzione generale data dalla (45).
Per trovare una soluzione dell’equazione completa, la cerchiamo nella forma
y(x) = u(x) e−F (x) . (48)
Se sostituiamo questa soluzione di prova (ansatz) nella (46) si ottiene
du(x) −F (x) dF (x) du(x) −F (x)
e − u(x) e−F (x) + f (x) u(x) e−F (x) = g(x) ⇒ e = g(x) , (49)
dx dx dx
dove si è tenuto conto che dF (x)/dx = f (x).
La (49) è del tipo (40) nell’incognita u(x), cioè
du(x)
= g(x) eF (x) , (50)
dx
e quindi ha soluzione
Zx
u(x) = u0 + g(x) eF (x) dx . (51)
x0
d2 y(x) dy(x)
+ 2 a1 + a2 y(x) = g(x) . (74)
dx2 dx
La soluzione più generale di questa equazione si ottiene sommando la soluzione y0 (x) dell’equazione omogenea asso-
ciata (54) con una soluzione particolare y1 dell’equazione (74).
Per determinare la soluzione particolare dell’equazione completa rimandiamo ai corsi di Analisi limitandoci in questa
circostanza ai soli due casi di interesse per il corso di Fisica I.
1. Se g(x) = c è una costante. In questo caso cerchiamo una soluzione particolare del tipo y(x) = y1 costante non
dipendente da x. Sostituendo questa particolare soluzione in (74) si ottiene l’equazione algebrica
a2 y1 = c , (75)
2. Se g(x) = F sin(ω x). In questo caso cerchiamo una soluzione particolare del tipo
Sostituendo questo ansatz nell’equazione (74) vediamo che essa è soluzione se l’ampiezza e la fase soddisfano le
condizioni
F 2 a1 ω
A= p e tan(φ) = − . (78)
(a2 − ω 2 )2 + 8 a21 ω 2 a2 − ω 2