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Appendice 02 - Elementi di analisi I

Per una corretta comprensione delle metodologie utilizzate nel corso di Fisica I è necessaria una adeguata conoscenza
dei concetti di base introdotti nel corso di Analisi I. Senza alcuna pretesa di completezza si ricordano nel seguito i
principali argomenti che devono essere posseduti dallo studente che intende affrontare con serietà lo studio della
meccanica e della termodinamica.

A. Funzioni elementari

Di tutte le funzioni elementari che sono state introdotto nel corso di Analisi I alcune saranno ricorrenti nello studio
della meccanica classica. E’ bene quindi ricordare le loro principali proprietà analitiche.

1. Funzioni trigonometriche e loro inverse

Sia data la circonferenza di equazione x2 + y 2 = a2 con centro nell’origine e raggio a. Sull’arco di circonferenza del
primo quadrante consideriamo un punto P di coordinate x e y. Posto OP = a, OH = x e P H = y, si avrà:

Funzione seno: sin(α)

Il seno di α viene definito come rapporto tra l’altezza PH e il raggio della circonferenza
PH
sin(α) = (1)
OP
La funzione seno è periodica con periodo 2 π: sin(α) = sin(α + 2 π), limitata −1 ≤ sin(α) ≤ 1 e dispari
sin(−α) = − sin(α).
2

Funzione coseno: cos(α)

Il coseno di α viene definito come rapporto tra la base OH e il raggio della circonferenza
OH
cos(α) = (2)
OP
La funzione coseno è periodica con periodo 2 π: cos(α) = cos(α + 2 π), limitata −1 ≤ cos(α) ≤ 1 e pari
cos(−α) = cos(α).

Funzione tangente: tan(α)

La tangente di α viene definito come rapporto dell’altezza PH e la base OH


PH
tan(α) = (3)
OH
La funzione tangente è periodica con periodo π: tan(α) = tan(α + π), illimitata −∞ < tan(α) < ∞ e dispari
tan(−α) = − tan(α).
3

Funzione arco-seno: arcsin(x)

L’arcoseno di x viene definito come la funzione inversa del seno

arcsin(sin(x)) = sin(arcsin(x)) = x (4)

La funzione arcoseno è definita nel dominio limitato −1 ≤ x ≤ 1 con valori nell’intervallo −π/2 ≤ arcsin(x) ≤ π/2.

Funzione arco-coseno: arccos(x)

L’arcocoseno di α viene definito come la funzione inversa del coseno

arccos(cos(x)) = cos(arccos(x)) = x (5)

La funzione arcocoseno è definita nel dominio limitato −1 ≤ x ≤ 1 con valori nell’intervallo 0 ≤ arccos(x) ≤ π.
4

Funzione arco-tangente: arctan(x)

L’arcotangente di x viene definito come la funzione inversa della tangente


arctan(tan(x)) = tan(arctan(x)) = x (6)
La funzione arcotangente è definita nel dominio illimitato −∞ < x < ∞ con valori nell’intervallo −π/2 ≤ arctan(x) ≤
π/2.

Principali relazioni trigonometriche

- Relazioni tra funzioni goniometriche


sin(α)
sin(α)2 + cos(α)2 = 1 tan(α) = , (7)
cos(α)
sin(π/2 ± α) = cos(α) cos(π/2 ± α) = ∓ sin(α) , (8)
sin(π ± α) = ∓ sin(α) cos(π ± α) = − cos(α) . (9)

- Formule di addizione e sottrazione


sin(α ± β) = sin(α) cos(β) ± cos(α) sin(β) , cos(α ± β) = cos(α) cos(β) ∓ sin(α) sin(β) . (10)

- Formule di duplicazione
sin(2 α) = 2 sin(α) cos(α) cos(2 α) = cos(α)2 − sin(α)2 . (11)

-Formule di Prostaferesi
      
α+β α−β α+β α−β
sin(α) + sin(β) = 2 sin cos sin(α) − sin(β) = 2 cos sin (12)
2 2 2 2
       
α+β α−β α+β α−β
cos(α) + cos(β) = 2 cos cos cos(α) − cos(β) = −2 sin sin (13)
2 2 2 2

- Formule di Eulero
ei α − e−i α ei α + e−i α
sin(α) = cos(α) = . (14)
2i 2
5

2. Funzioni iperboliche e loro inverse

Data l’iperbole equilatera di equazione x2 − y 2 = a2 avente per asintoti le rette y = x ed y = −x e semiasse a. Su


uno dei due rami consideriamo un punto P di coordinate x e y. Posto OA = a, OQ = x e P Q = y, si avrà

Funzione seno iperbolico: sinh(α)

Il seno iperbolico di α viene definito come rapporto


PQ
sinh(α) = (15)
OA
La funzione seno iperbolico è definita sull’intero asse reale −∞ < α < ∞, illimitata −∞ < sinh(α) < ∞, dispari
sinh(−α) = − sinh(α).
6

Funzione coseno iperbolico: cosh(α)

Il coseno iperbolico di α viene definito come rapporto

OQ
cosh(α) = (16)
OA
La funzione coseno iperbolico è definita sull’intero asse reale −∞ < α < ∞, illimitata superiormente 1 < cosh(α) < ∞
e pari cosh(−α) = cosh(α).

Funzione tangente iperbolica: tanh(α)

La tangente iperbolica di α viene definito come rapporto dell’altezza P Q e la base OQ

PQ
tan(α) = (17)
OQ

La funzione tangente iperbolica è definita sull’intero asse reale −∞ < α < ∞, limitata −1 ≤ tanh(α) ≤ 1 e dispari
tanh(−α) = − tanh(α)
7

Funzione arco-seno iperbolico (o settore seno iperbolico): arcsinh(x)

L’arcoseno iperbolico di x viene definito come la funzione inversa del seno iperbolico

arcsinh(sinh(x)) = sinh(arcsinh(x)) = x (18)

La funzione arcosenh è definita nel dominio limitato −∞ ≤ x ≤ ∞, con valori nell’intervallo −∞ ≤ arcsinh(x) ≤ ∞.

Funzione arco-coseno iperbolico (o settore coseno iperbolico): arccosh(x)

L’arco-coseno iperbolico di x viene definito come la funzione inversa del coseno iperbolico

arccosh(cosh(x)) = cosh(arccosh(x)) = x (19)

La funzione arcocosh è definita nel dominio semi-limitato 1 ≤ x ≤ ∞ con valori nell’intervallo 0 ≤ arccosh(x) ≤ ∞.
8

Funzione arco-tangente iperbolica (o settore tangente iperbolica): arctanh(x)

L’arco-tangente iperbolica di x viene definito come la funzione inversa della tangente iperbolica

arctanh(tanh(x)) = tanh(arctanh(x)) = x (20)

La funzione arcotanh è definita nel dominio illimitato −1 ≤ x ≤ 1 con valori nell’intervallo −∞ ≤ arctanh(x) ≤ ∞.

Principali relazioni iperboliche

In completa analogia con le funzioni trigonometriche si avrà:

- Relazioni tra funzioni iperboliche

sinh(α)
sinh(α)2 − cosh(α)2 = 1 tanh(α) = . (21)
cosh(α)

- Formule di addizione e sottrazione

sinh(α ± β) = sinh(α) cosh(β) ± cosh(α) sinh(β) (22)


cosh(α ± β) = cosh(α) cosh(β) ± sinh(α) sinh(β) (23)

- Formule di duplicazione

sinh(2 α) = 2 sinh(α) cosh(α) cosh(2 α) = sinh(α)2 + cosh(α)2 . (24)

-Formule di Eulero
eα − e−α eα + e−α
sinh(α) = cosh(α) = , (25)
2 2
9

3. Funzione esponenziale e logaritmica

Si chiama funzione esponenziale ogni funzione del tipo:

y = ax , con a > 0 . (26)

Il dominio della funzione esponenziale è tutto ℜ mentre il codominio è ℜ+ (la funzione esponenziale è sempre stret-
tamente positiva).
In particolare

1. per a > 1 la funzione è crescente: x > y ⇒ ax > ay

2. per a = 1 la funzione è costante: x > y ⇒ ax = ay

3. per a < 1 la funzione è decrescente: x > y ⇒ ax < ay

FIG. 1.

Principali proprietà della funzione esponenziale

1. a0 = 1

2. a1 = a

3. a∞ = ∞ se a > 1 a∞ = 0 se a < 1

4. a−∞ = 0 se a > 1 a−∞ = ∞ se a < 1

5. ax · ay = ax+y

6. a−x = 1/ax

7. (ax )y = ax y

8. (a · b)x = ax · bx
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E’ di particolare importanza, per la sua ricorrenza nelle scienze fisiche e naturali, il caso in cui a coincide col numero
di Nepero e = 2.7182818284....

La funzione inversa della funzione esponenziale è il logaritmo in base a cioè

aloga (b) = loga (ab ) = b . (27)

Quando la base coincide col numero di Nepero, il logaritmo è detto naturale.


Il dominio della funzione logaritmo è ℜ+ mentre il codominio è tutto ℜ . In particolare
1. per a > 1 la funzione è crescente: x > y ⇒ lna (x) > lna (y)
2. per a = 1 la funzione ln1 (x) non è definita
3. per a < 1 la funzione e decrescente: x > y ⇒ lna (x) < lna (y)

FIG. 2.

Principali proprietà della funzione logaritmo

Tutte le principali proprietà della funzione esponenziale sono riflesse nella funzione logaritmo
1. lna (1) = 0
2. lna (a) = 1
3. lna (∞) = ∞ se a > 1 lna (∞) = −∞ se a < 1
4. lna (0) = −∞ se a > 1 lna (0) = ∞ se a < 1
5. lna (x · y) = lna (x) + lna (y)
6. lna (1/x) = − lna (x)
7. lna (xy ) = y lna (x)
8. lna (x) = lnb (x)/ lnb (a) ⇒ lna (b) = 1/ lnb (a)
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B. Derivata di funzione reale di variabile reale

Data una funzione f (x), definiamo rapporto incrementale la quantità

f (x + ∆x) − f (x) ∆f (x)


= = tan(θ) , (28)
∆x ∆x

che rappresenta la pendenza della retta che, in un diagramma di f (x) in funzione di x, unisce i punti di coordinate
(x, f (x)) e (x + ∆x, f (x + ∆x))

Nel limite di ∆x → 0 il rapporto incrementale si identifica con la derivata della funzione f (x) e geometricamente essa
rappresenta la pendenza della retta tangente alla curva f (x) nel punto x

pertanto

f (x + ∆x) − f (x) ∆f (x)


f ′ (x) = lim = lim = tan(θ′ ) . (29)
∆x→0 ∆x ∆x→0 ∆x

Tuttavia, per motivi che diventeranno chiari durante il corso di Fisica I, è più opportuno denotare le derivate della
funzione f (x), ovvero le quantità f ′ (x), f ′′ (x), f ′′′ (x) ecc., in

df (x) d2 f (x) d3 f (x)


ecc. (30)
dx dx2 dx3

sebbene, al di là di quella che sia la notazione usata, il significato analitico e geometrico sarà sempre lo stesso. Altre
notazioni spesso usate per la derivata cinematica, cioè quando la variabile indipendente è il tempo t, sono f˙(t), f¨(t),
ecc.
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1. Il differenziale

Possiamo dare una giustificazione intuitiva della notazione df (x)/dx attraverso il concetto di differenziale. Si
chiama differenziale della funzione f (x) la quantità
df = f ′ (x) dx . (31)
Essa rappresenta la variazione infinitesima della funzione f (x) quando la sua variabile x varia anch’essa di una quantità
infinitesima.
Sappiamo infatti che la funzione f (x) nell’intorno di un punto x è sviluppabile in serie, in funzione del parametro
infinitesimo h = ∆x:
1 1
f (x + ∆x) = f (x) + f ′ (x) ∆x + f ′′ (x) (∆x)2 + f ′′′ (x) (∆x)3 + . . . (32)
2! 3!
ossia, tenendo conto che ∆x è infinitesimo, possiamo arrestarci al primo ordine ottenendo
f (x + ∆x) = f (x) + f ′ (x) ∆x + o(∆x) . (33)
Nel limite ∆x → 0 possiamo identificare la quantità ∆x con dx, cosicchè
f (x + dx) − f (x) = f ′ (x) dx + o(dx) . (34)
Trascurare i termini di ordine superiore al primo, come abbiamo fatto, significa approssimare localmente la funzione
ad una retta ad essa tangente la cui pendenza come si è visto è uguale alla derivata di f (x).

Infatti, il prodotto f ′ (x) dx = dx tan(θ′ ) rappresenta la lunghezza (con segno) del tratto rosso, che è un cateto del
triangolo verde, avente base la lunghezza (con segno) dx. La variazione ”vera” della funzione f (x), quando la variabile
x varia di un infinitesimo dx, è ovviamente f (x + dx) − f (x) che equivale alla somma:

1) del tratto verticale rosso, uguale a (df (x)/dx) dx


2) del tratto verticale blu, che è dato dalla somma di tutti i termini di ordine superiore al primo o(dx).

E’ chiaro che il tratto verticale rosso approssima tanto meglio la variazione vera della funzione f (x) quanto più
piccolo è dx. Pertanto, nel limite in cui dx → 0, il differenziale
df (x) = f ′ (x) dx , (35)
tende a coincidere con la variazione di f (x) a fronte di una variazione dx della variabile x.
Facendo riferimento al triangolo in verde, si vede che
df (x)
f ′ (x) ≡ = tan(θ′ ) . (36)
dx
Pertanto, la derivata di una funzione f (x) si può esprimere con la notazione di Leibniz
df (x)
f ′ (x) ≡ . (37)
dx
Tale notazione peraltro discende in modo intuitivo dal limite del rapporto incrementale
f (x + ∆x) − f (x) ∆f (x) df (x)
f ′ (x) = lim = lim = . (38)
∆x→0 ∆x ∆x→0 ∆x dx
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C. Equazioni differenziali lineari del primo e del secondo ordine

In matematica una equazione differenziale lineare di ordine n è un’equazione in cui la funzione incognita y(x)
compare insieme alle sue derivate fino all’ordine n ed è tale che qualunque combinazione lineare delle sue soluzioni è
ancora soluzione della stessa equazione.
Nel corso di Fisica I discuteremo spesso di problemi le cui soluzioni sono determinate da equazioni differenziali del
primo o del secondo ordine a coefficienti costanti. Pertanto è importante ricordare le principali tecniche di risoluzione.

1. Equazioni differenziali lineari del primo ordine

Sono equazioni del tipo


dy(x)
= f (y(x), x) , (39)
dx
dove f (y(x), x) è una funzione lineare in y(x).
Il caso più semplice si ha quando f (y(x), x) ≡ f (x) è solo funzione di x, caso che si risolve immediatamente ponendo
Z
dy(x) = f (x) dx ⇒ y(x) = f (x) dx ⇒ y(x) = F (x) + c , (40)

dove F (x) è una primitiva di f (x) e c è la costante di integrazione, da determinare in base alle condizioni al contorno
del problema. Per esempio, se sappiamo che y(x0 ) = y0 , allora c = y0 − F (x0 ) e la soluzione completa della (39)
diventa
y(x) = F (x) − F (x0 ) + y0 . (41)
A parte questo caso banale, siamo interessati alle equazioni omogenee a variabili separabili e alle equazioni non
omogenee a coefficienti variabili.

- Equazioni omogenee a variabili separabili

Sono equazioni differenziali del primo ordine del tipo


dy(x)
+ f (x) y(x) = 0 , (42)
dx
che possono essere riscritte (separando le variabili) in
dy(x)
= −f (x) dx , (43)
y(x)
e che risulta essere di facile soluzione. In fatti, integrando ambo i membri si ottiene
Zy Zx
dy(x)
=− f (x) dx ⇒ ln(y) − ln(y0 ) = F (x0 ) − F (x) , (44)
y(x)
y0 x0

da cui la soluzione finale, nella forma


y(x) = y0 e(F (x0 )−F (x)) ≡ c e−F (x) dove c = y0 eF (x0 ) e′ la costante di integrazione. (45)
- Equazioni non omogenee a coefficienti variabili

Sono equazioni differenziali del primo ordine del tipo


dy(x)
+ f (x) y(x) = g(x) . (46)
dx
Introduciamo l’equazione omogenea associata
dy(x)
+ f (x) y(x) = 0 , (47)
dx
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che è del tipo (42) e quindi conosciamo le sua soluzione generale data dalla (45).
Per trovare una soluzione dell’equazione completa, la cerchiamo nella forma
y(x) = u(x) e−F (x) . (48)
Se sostituiamo questa soluzione di prova (ansatz) nella (46) si ottiene
du(x) −F (x) dF (x) du(x) −F (x)
e − u(x) e−F (x) + f (x) u(x) e−F (x) = g(x) ⇒ e = g(x) , (49)
dx dx dx
dove si è tenuto conto che dF (x)/dx = f (x).
La (49) è del tipo (40) nell’incognita u(x), cioè
du(x)
= g(x) eF (x) , (50)
dx
e quindi ha soluzione
Zx
u(x) = u0 + g(x) eF (x) dx . (51)
x0

Inserendo la (51) nella (48) si ottiene la soluzione finale dell’equazione completa


Zx
y(x) = u0 e−F (x) + e−F (x) g(x) eF (x) dx . (52)
x0

2. Equazioni differenziali lineari del secondo ordine a coefficienti costanti

Sono equazioni del tipo


d2 y(x) dy(x)
2
+ 2 a1 + a2 y(x) = f (x) , (53)
dx dx
dove a1 e a2 sono coefficienti costanti. Se la funzione f (x) è nulla allora si parla di equazione omogenea, diversamente
chiameremo la (53) equazione differenziale non omogenea del secondo ordine a coefficienti costanti.

- Equazione omogenea a coefficienti costanti

Consideriamo prima il caso omogeneo


d2 y(x) dy(x)
+ 2 a1 + a2 y(x) = 0 . (54)
dx2 dx
La soluzione più generale di questa equazione si ottiene come combinazione lineare di due soluzioni linearmente
indipendenti del tipo
y(x) = c1 y1 (x) + c2 y2 (x) , (55)
dove y1 (x) e y2 (x) sono soluzioni della (54) mentre c1 e c2 sono costanti di integrazione.
Cerchiamo soluzioni del tipo
y(x) = eλ x . (56)
Se sostituiamo questo ansatz nella (54) otteniamo un’equazione algebrica del secondo ordine del tipo
λ2 + 2 a1 λ + a2 = 0 . (57)
Le radici di questa equazione possono essere reali distinte, reali coincidenti o complesse coniugate, dipendentemente
dal segno del discriminante
∆ = a21 − a2 . (58)
15

1. Caso ∆ > 0: Dall’equazione (57) otteniamo le due radici reali


q
λ1,2 = −a1 ± a21 − a2 = λ ± δ , (59)

con λ = −a1 e δ = ∆.
Avremo cosı̀ due soluzioni indipendenti
y1 (x) = eλ x eδ x e y2 (x) = eλ x e−δ x . (60)
La soluzione completa sarà allora
y(x) = c1 eλ x eδ x + c2 eλ x e−δ x . (61)
Ricordando le formule (25) possiamo riscrive questa soluzione generale nella forma
y(x) = eλ x (b1 sinh(δ x) + b2 cosh(δ x)) , (62)
con b2 + b1 = 2 c1 e b2 − b1 = 2 c2 .
2. Caso ∆ = 0: Dall’equazione (57) otteniamo le due radici coincidenti
λ = −a1 . (63)
Avremo cosı̀ due soluzioni indipendenti
y1 (x) = eλ x e y2 (x) = x eλ x . (64)
La soluzione completa sarà allora
y(x) = eλ x (c1 + c2 x) . (65)

3. Caso ∆ < 0: Dall’equazione (57) otteniamo le due radici complesse coniugate


q
λ1,2 = −a1 ± i a2 − a21 = λ ± i δ , (66)

con λ = −a1 e δ = −∆.
Avremo cosı̀ due soluzioni indipendenti
y1 (x) = eλ x ei δ x e y2 (x) = eλ x e−i δ x . (67)
La soluzione completa sarà allora
y(x) = c1 eλ x ei δ x + c2 eλ x e−i δ x . (68)
Ricordando le formule (14) possiamo riscrive questa soluzione generale nella forma
y(x) = eλ x (b1 sin(δ x) + b2 cos(δ x)) , (69)
con b2 − i b1 = 2 c1 e b2 + i b1 = 2 c2 .

Una equazione dinamica che ricorre spesso in meccanica è


d2 y(t)
+ ω 2 y(t) = 0 , (70)
dt2
che è del tipo (54) con a1 = 0 e a2 = ω 2 . Pertanto, la sua soluzione generale sarà data da
y(t) = b1 sin(ω t) + b2 cos(ω t) . (71)
Usando la (10) possiamo riscrivere questa soluzione in
y(t) = A sin(ω t + ϕ) , (72)
p
con b1 = A cos(ϕ) e b2 = A sin(ϕ) oppure A = b21 + b22 e ϕ = arctan(b2 /b1 ).
Equivalentemente, usando la (10) possiamo riscrivere questa soluzione in
y(t) = B cos(ω t + φ) , (73)
p
con c1 = B sin(φ) e c2 = −B cos(φ) oppure B = c21 + c22 e φ = − arctan c1 /c2 .
Nello studio della meccanica, le forme (72) e (73) sono preferite rispetto alla forma (71).
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- Equazione non omogenea a coefficienti costanti

Consideriamo ora il caso generale

d2 y(x) dy(x)
+ 2 a1 + a2 y(x) = g(x) . (74)
dx2 dx
La soluzione più generale di questa equazione si ottiene sommando la soluzione y0 (x) dell’equazione omogenea asso-
ciata (54) con una soluzione particolare y1 dell’equazione (74).

Per determinare la soluzione particolare dell’equazione completa rimandiamo ai corsi di Analisi limitandoci in questa
circostanza ai soli due casi di interesse per il corso di Fisica I.
1. Se g(x) = c è una costante. In questo caso cerchiamo una soluzione particolare del tipo y(x) = y1 costante non
dipendente da x. Sostituendo questa particolare soluzione in (74) si ottiene l’equazione algebrica

a2 y1 = c , (75)

con soluzione particolare


c
y1 = . (76)
a2

2. Se g(x) = F sin(ω x). In questo caso cerchiamo una soluzione particolare del tipo

y1 (x) = A sin(ω x + φ) . (77)

Sostituendo questo ansatz nell’equazione (74) vediamo che essa è soluzione se l’ampiezza e la fase soddisfano le
condizioni
F 2 a1 ω
A= p e tan(φ) = − . (78)
(a2 − ω 2 )2 + 8 a21 ω 2 a2 − ω 2

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