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Esame di cultura delle società islamiche

Una religione fatta di pilastri saldi

Indice:
1) Introduzione
2) La religione Islamica
3) Quali sono i pilastri dell’Islam?
4) I luoghi sacri
5) La figura della donna nella religione islamica

Introduzione
La religione islamica, con i suoi misteri e le sue peculiarità influenza la storia e la cultura a livello
mondiale, rappresentando un ambito di studio affascinante e complesso. Le sue radici affondano nel
VII secolo d.C., quando Maometto ricevette le rivelazioni divine che andarono a formare l'Islam.
Da allora, questa fede monoteista ha attraversato continenti, plasmato civiltà e ha una presenza
significativa in diverse aree del mondo. Non parliamo di una religione morta e lontana dal nostro
presente, tutt’altro, parliamo di una religione viva che ancora oggi fa parlare molto di sé, in diversi
contesi e attraverso svariate sfaccettature.

La regione Islamica
L'Islam è la seconda religione più diffusa al mondo, dopo il cristianesimo, con oltre 1,8 miliardi di
fedeli.
Le diverse aree culturali, toccate dall'Islam nel corso dei secoli, hanno dato origine a diversi
approcci religiosi ma tutti con fondamenti unici e condivisi da ogni fedele, assolutamente
intoccabili.
L'islam è infatti una religione monoteista, in cui viene adorato un solo e unico Dio, Allah, e tutti i
fedeli si recano almeno una volta nella vita in pellegrinaggio alla Mecca, la città santa, in direzione
della quale tutti pregano più volte nell'arco della giornata.
I musulmani (la parola musulmano deriva da muslim, credente) di tutto il mondo,
indipendentemente dalla loro etnia, cultura e condizione sociale, si sentono fortemente legati fra
loro. Ciò influisce non solo sulla loro spiritualità, ma anche sulle loro scelte economiche, politiche
ed etiche. La legge coranica, infatti, è un insegnamento che uniforma fortemente la vita dei fedeli
non solo da un punto di vista religioso, ma condiziona anche la morale quotidiana e le azioni che
ognuno svolge verso sé stesso e verso gli altri.
Questa religione ha radici storiche molto lontane da noi, di fatto, cinque secoli dopo la nascita di
Cristo, a La Mecca, in Arabia, si veneravano 300 divinità e si credeva nell’esistenza di esseri
invisibili, i djinns e in questo luogo nel 570 circa nacque Muhammad, Maometto.
Apparteneva alla tribù dei Quraysh, la più potente e ricca grazie ai commerci e al pellegrinaggio
alle divinità della Ka’ba. Attorno al 610 Muhammad ebbe le sue prime rivelazioni e la sua prima
moglie, Khadija, lo esortò a non sottrarsi alla sua missione, sostenuta anche da Abu Bakr, suocero
del profeta.
Muhammad venne perseguitato a causa del nuovo pensiero religioso che professava: la fede in un
Dio unico, Allah. Se questa verità fosse stata accettata dalla popolazione araba, nessuno avrebbe più
compiuto i pellegrinaggi a La Mecca, il commercio avrebbe subìto grossi danni e i primi a
rimetterci sarebbero stati i Quraysh.
Muhammad fu costretto a rifugiarsi a Medina (allora Yatrib) con la famiglia e i suoi primi seguaci
(mujhajirun) nel 622 (L’Egira indica questa data ed è l’inizio del calendario islamico).
Egli tornò a La Mecca nel 628 e nel 630 conquistò definitivamente la città e distrusse gli idoli
presenti all’interno del santuario della Ka’ba. Da questo momento cominciò l’ascesa dell’Islàm e
alla morte di Muhammad (632) tutta l’Arabia era sotto il dominio musulmano.

Quali sono i pilastri dell’Islam?


L'Islàm è religione e codice di vita, che ha come fonte il Corano, l'insegnamento orale del Profeta e
la Sua Sunna (pratica di vita). Il Codice di vita islamico si fonda su cinque regole essenziali. Sono
cinque i pilastri dell'Islàm.
In una tradizionale raccolta dell’Imàm Al-Bukhàri e dall' Imàm Mùslim, i due luminari nel
firmamento della Scienza del Hadìth, si narra che il Profeta Muhammad disse:
"Si fonda l'Islàm sopra cinque (pilastri)
SHAHADA (La Testimonianza di Fede)
SALAH (La Preghiera)
ZAKAH (L'Elemosina)
SAWN (Il Digiuno)
HAJJ (Il Pellegrinaggio)

La professione di fede islamica è il primo pilastro dell'Islàm


In lingua araba è shahàda e, letteralmente, significa "testimonianza". Infatti, la professione di fede
islamica consiste nel rendere testimonianza che non c'è divinità tranne Allàh e che Muhammad è
l'Apostolo di Allàh.
La formula della professione di fede è:
"Attesto che non c'è divinità tranne Allàh
Attesto che Muhammad è l'Apostolo di Allàh"
La traslitterazione delle parole che costituiscono la formula in lingua araba è:
"àsc/hadu an la ilàha illallàh, asc/hadu ànna Muhàmmadan rasùlullàh."
La professione di fede è il punto di arrivo di una presa di coscienza, che si esprime nella
dichiarazione testimoniale; è, altresì il punto di partenza di una linea di condotta coerente alla
testimonianza resa verbale.
La coerenza alla dichiarazione di testimonianza si esprime nella pratica scrupolosa dell'Islàm.
e nella pratica in forma esclusiva degli insegnamenti orali del Profeta e della Sua Sunna; infatti, non
c'è spazio nella vita del musulmano per altre fonti di regola di condotta.
Il comportamento da tenere in un caso non espressamente regolato o previsto dal Corano e dalla
Sunna è regolato con una norma ricavata dall'interpretazione del Corano e della Sunna secondo i
criteri interpretativi indicati dal Corano e dal Profeta.

L'esecuzione della preghiera (quotidiana) è il secondo pilastro dell'Islàm.


L'adorazione e preghiera quotidiana è la colonna vertebrale dell'Islàm e la sua fondamentale
importanza è definita con estrema chiarezza in un insegnamento del Profeta.
La adorazione quotidiana deve essere adempiuta in ben definiti archi di tempo del giorno.
Dice Allàh nel Corano:
"In verità, l'adorazione quotidiana è per i credenti un dovere da adempiere in tempi prescritti."
Nelle ventiquattrore del giorno le preghiere prescritte sono cinque.
I tempi nei quali ciascuna preghiera deve essere eseguita sono legati al moto apparente del sole ed
alla luce solare.
La prima preghiera quotidiana è quella dell'alba (salàtu-l-fàgr);
La seconda preghiera è quella del mezzogiorno (salàtu-l-zùhr);
La terza preghiera quotidiana è quella del pomeriggio (salàtu-l-'àssr);
La quarta preghiera quotidiana è quella del tramonto (salàtu-l-màghrib);
La quinta preghiera quotidiana è quella del calare del sole (salàyu-l-'iscià);

La Zakàh è il terzo pilastro dell’Islàm (Il versamento dell'imposta coranica).


"E' un dovere imposto da Allàh ed Allàh è l'Onnisciente il Sapiente."
Il debito di imposta viene dal possesso di 200 dracme, antica moneta usata nel mondo islamico,
oppure 20 dinari, che sono il minimo imponibile.
Il minimo imponibile si chiama nisàb e si porrebbe intorno al 2,5% del capitale di tutti i fedeli che
se lo possono permettere e può essere elargito in denaro o in una qualsiasi altra merce che crei
valore. (bestiame, raccolto, ecc.)
La zakāt rappresenta un'imposta di 'purificazione', atta a rendere lecito il godimento dei propri
guadagni.
In Italia il calcolo del nisàb si effettua moltiplicando per 96 la quotazione dell'oro alla Borsa valori
di Milano, nel giorno in cui spira l'anno da quando il cespite tassabile è entrato nel patrimonio.
Se un cespite patrimoniali ha il valore superiore al nisàb, il proprietario è tenuto al pagamento del
2,50% del valore di esso a titolo di imposta coranica.

Il digiuno di Ramadàn è il quarto pilastro dell'Islàm


Il mese di Ramadàn è il nono dell'anno egiriano che è lunare. L'anno è di 354 giorni e sull'anno
solare, che è fisso, l'anno lunare si sposta in avanti di 11 giorni all'anno. I mesi dell'anno lunare non
hanno giorni fissi, ma il numero dei giorni del mese dipende dal novilunio, che può avvenire o
ventinove o trenta giorni dopo il novilunio del mese prima.
Il digiuno del Ramadàn consiste nel non assumere né cibo né bevande, nel non fumare, nel non
avere rapporti coniugali, nel non ingerire nessun tipo di sostanze (anche medicinali) per via orale e
nel non introdurre nel corpo, per qualsiasi altra via (iniezione, via rettale) sostanza o medicinali,
nell'arco diurno, che inizia all'alba e termina al tramonto, per tutti i giorni del Ramadàn.
Tutti i musulmani puberi, maschi e femmine, capaci di intendere e di volere, sono tenuti all'obbligo
del digiuno.
La rottura involontaria del digiuno non comporta nessuna sanzione, purché, dopo aver preso
coscienza della rottura involontaria, si riprenda il digiuno.
Nel caso la rottura del digiuno sia consapevole il trasgressore è tenuto a rimediare in uno dei
seguenti modi:
-offrire un pasto a sessanta musulmani bisognosi;
-dare a sessanta musulmani l'equivalente in denaro di un pasto:
-fare digiuno di 60 giorni.
Il digiuno comincia circa un quarto d'ora prima dell'inizio del tempo di adorazione rituale dell'alba
(salàtu-l-fàgr) e deve essere preceduto dall'intenzione di digiunare per tutto il giorno seguente.
Il tramonto del sole segna la fine del digiuno e cessa, quindi, il dovere dell'astinenza. L'astinenza
viene rotta mangiando o uno o tre datteri, o in mancanza dei datteri bevendo dell'acqua.
La rottura dell'astinenza giornaliera si chiama iftàr. All'avvicinarsi dell'alba viene fatta una piccola
colazione detta suhùr con dei datteri. Quando spunta la luna nuova del decimo mese dell'anno
lunare, il mese di Shawal, termina il mese di Ramadàn e con esso il digiuno.
Nel primo mattino si celebra l'adorazione congressuale all'aperto e a cui tutti i musulmani della zona
debbono partecipare.
Sono esenti dal digiuno:
-i malati (quando il digiuno sia gravemente pregiudiziale alla salute)
-i viaggiatori (per un viaggio di oltre 81 km per il periodo del trasferimento di andata e quello di
ritorno)
-chi ha facoltà di non digiunare:
-le donne che allattano
-le persone in età avanzata
-il digiuno è proibito alle donne mestruate e in puerperio.
Quando le cause legittime della interruzione del digiuno cessano l'interessato o l'interessata sono
tenuti a recuperare i giorni in cui non hanno fatto digiuno in Ramadàn.
Per le persone anziane che non possono per ragioni di salute affrontare il digiuno sono previste due
alternative:
-qualora la persona anziana possa praticare il digiuno per almeno un giorno, il digiunare quel giorno
con l'intenzione di digiunare per tutto il mese di Ramadàn, rende assolto l'obbligo
-se la persona non può digiunare nemmeno un giorno, per le sue precarie condizioni fisiche,
l'obbligo del digiuno si assolve in due modi: o con l'offerta di un pasto al giorno, per tutto il periodo
del Ramadàn ad un musulmano indigente o con l'offerta di una somma sufficiente ad assicurare un
pasto al giorno per tutti i giorni del mese di Ramadàn.
Il mese di Ramadàn è il mese dello sforzo per arricchire la spiritualità, per aumentare la fede, per
approfondire la scienza religiosa, per aumentare il timore di Dio, per migliorare la condotta morale
e per dare maggiore forza alla pratica dell'Islàm e alla diffusione della parola d'Allàh.
Il Ramadàn è il mese del colloquio con sé stesso, il mese dei bilanci e dei programmi futuri, è il
mese del rafforzamento del proposito di camminare nella retta via.

Il Pellegrinaggio è il quinto pilastro dell'Islàm e si divide in pellegrinaggio minore e maggiore.


Il Pellegrinaggio minore si può fare in ogni periodo dell'anno e quando si esegue nel mese di
Ramadàn ha lo stesso valore del pellegrinaggio maggiore.
La Mecca è all'interno di un territorio sacro in cui ci sono alcuni luoghi, indicati dallo stesso
Profeta, dove i pellegrini devono mettersi in stato di consacrazione.
Questi luoghi sono cinque e chiamati in arabo con il termine mauaqìt.
Ognuno di questi posti è localizzato sul confine in relazione alla posizione geografica del paese di
provenienza. Quando il pellegrino giunge al suo miqàt deve eseguire l'abluzione maggiore, tagliarsi
le unghie, accorciarsi i capelli, profumarsi ed indossare il vestito del pellegrino.
L'abito del pellegrino è costituito da due lunghe pezze di stoffa senza cuciture, pulita e bianca.
La pezza che si avvolge intorno ai fianchi, sotto il petto, si chiama izàr, l'altra, che si indossa sulla
parte superiore del corpo si chiama rìda.
L' Izàr e rìda sono per gli uomini mentre le donne portano un normale abbigliamento, possibilmente
bianco, islamicamente corretto, vale a dire che le uniche parti esposte siano le mani e il viso.
Appena indossato l'abito del pellegrino, il fedele formula l'intenzione di eseguire il piccolo
pellegrinaggio e lo inizia.
Il pellegrinaggio maggiore si svolge, a differenza del minore, in un periodo ben definito dell'anno.
Questo periodo inizia l'ottavo giorno di zu-l-hìggia dodicesimo mese dell'anno lunare e termina il
giorno tredici dello stesso mese.
Il fedele giunto nel suo miqàt si mette in stato di consacrazione ed esprime l'intenzione di effettuare
l'hàgg.
Il giorno otto il pellegrino deve essere a Mina (località a qualche chilometro dalla Mecca) prima del
mezzogiorno.
Dopo l'adorazione quotidiana dell'alba del giorno nove il pellegrino si mette in viaggio verso la
pianura di 'Arafa, dove giunge verso mezzogiorno.
Nella pianura di 'Arafa il fedele sosta in preghiera e in adorazione fino al tramonto. Al tramonto del
sole il pellegrino lascia la pianura di 'Arafa, dirigendosi verso una località chiamata Mùzdàlifah.
Qui il pellegrino esegue l'adorazione quotidiana del tramonto e quella del calar delle tenebre.
Dopo la preghiera dell'alba il pellegrino si reca, se è possibile, ad una montagna vicina, detta al-
màsh'aru-l-haràm il sacro segnacolo, dove glorifica Allàh.
Poi raccoglie sette sassolini, discende a Mina e procede alla "lapidazione di Satana" al pilastro detto
giàmratu-l-'aqabah, dicendo ad ogni lancio: Allàhu àkbar.
Dopo la "lapidazione di Satana" il pellegrino esegue l'immolazione della vittima sacrificale, la cui
carne sarà distribuita ai bisognosi.
Eseguito il sacrificio il pellegrino si rade i capelli o ne taglia qualche ciocca mentre le donne
accorciano i capelli della lunghezza della punta di un dito.
A questo punto cessano le limitazioni dello stato di ihràm ad eccezione del rapporto coniugale. Il
pellegrino toglie l'izàr e il rìda e si mette l'abito normale.
Successivamente il pellegrino si reca da Mina alla Mecca per eseguire il giro della nobile Kaaba.
Eseguita il pellegrino sale a Safa ed esegue il sà'y.
Con il compimento della sà'y all'uscita da Màrua, nel giorno dieci cessa anche la limitazione dei
rapporti coniugale, la vita ritorna normale.
Nei tre giorni successivi, il pellegrino soggiorna a Mina, dove ogni giorno, nel pomeriggio, esegue
la "lapidazione di Satana" ai tre pilastri, incominciando dal più piccolo e finendo con il più grande.
Si può limitare la permanenza a Mina a due giorni e la partenza deve avvenire prima del tramonto.
Prima di riprendere la via del ritorno il pellegrino passa alla Mecca dove compie il giro della Nobile
Ka'ba per il commiato.

I Cinque pilastri dell'Islam sono gli atti di culto fondamentali della religiosità musulmana.
Le norme con cui questi atti di culto fondamentali vennero istruiti e le dottrine generali per la loro
esecuzione si trovano nel Corano, mentre le regole dettagliate per la loro attuazione pratica si
trovano nell'Insegnamento orale del Profeta e nella sua Sunna.
Sono cinque pratiche chiave alle quali tutti i musulmani sono obbligati a adempiere nel corso della
vita e vengono indicate come pilastri perché costituiscono il fondamento della vita di un
musulmano.
Rappresentano l’essenza dell’Islam, come religione di pace e sottomissione ad Allah (swt), presente
nello stile di vita di ogni musulmano.

I luoghi sacri dell’Islam


I luoghi sacri dell’Islam sono i luoghi a cui l’Islam attribuisce massima importanza.
Erano il luogo degli eventi che segnano le origini di questa religione e sono gli unici posti ritenuti di
“pellegrinaggio. Sono: la Mecca, Medina e La Moschea Al-Aqsa
La Mecca è la città in cui i musulmani devono compiere un pellegrinaggio almeno una volta nella
vita se ne hanno la possibilità, nella Bibbia è menzionata come "Padan-aram" (Paran=Mecca).
Secondo la tradizione, il patriarca Abramo condusse Agar, sua moglie e il loro figlio Ismaele verso
l’interno dell’immenso deserto a nord della penisola araba, in una desolata valle a sud della terra di
Canaan. Vennero presi dalla sete e Agar, temendo per la vita del bambino, salì su una roccia per
vedere se vi fosse qualcuno che poteva aiutarli. Non vedendo nessuno corse verso un’altura, anche
questa volta senza esito. In preda al panico, la donna corse sette volte da un punto all'altro, finché
alla fine della settima corsa, stremata, sedette a riposare su una roccia. Apparve l’angelo, che le
ordinò di alzarsi e di sollevare il fanciullo. Le annunciò che Dio avrebbe creato, per mezzo di
Ismaele, una grande nazione. Quando riaprì gli occhi, Agar vide una sorgente d’acqua scaturire
dalla sabbia proprio nel punto in cui in tallone del bambino aveva premuto il terreno.
Da allora la valle divenne luogo di sosta per le carovane che percorrevano il deserto, poiché l’acqua
era buona e abbondante: il pozzo prese il nome di Zam -Zam. Un giorno Abramo fece visita al
figlio e Dio gli mostrò il punto esatto, vicina al pozzo, sul quale lui e Ismaele dovevano edificare un
santuario. Spiegò loro come doveva essere costruito: il nome dell’edificio, derivato dalla sua forma,
sarebbe stato Ka’ba, ovvero cubo. La Mecca, la principale città santa dell'Islam è la sede della Ka
'ba ed il luogo di nascita di Maometto. La Ka'ba è un edificio a forma di cubo, nove metri per
dodici, che si eleva nel cortile della Grande Moschea. Si ritiene che la Ka 'ba, l'edificio sacro a
forma di cubo che si trova all’incirca nel mezzo della Grande Moschea, sia stata costruita da
Abramo e da suo figlio Ismaele e rappresenti una copia esatta della casa di Dio in cielo. Nell'angolo
sud-est, all'esterno, vi è incastrata la famosa Pietra Nera, un meteorite che prima di Maometto
veniva identificato con il dio locale Hubal e che fu ridotto in frammenti nel 683 d.C., durante
l'assedio del califfo Yezid. I frammenti sono tenuti insieme da una cornice rotonda, d'argento. La
Ka'ba contiene un'unica stanza senza finestre, cui si accede per una porta, alcuni metri sotto il
livello del suolo. Vi si fanno vedere l'impronta del piede di Abramo su una sacra pietra, insieme con
la tomba di Agar e del figlio Ismaele. L'edificio è coperto da pesanti drappeggi di broccato nero
ricamato in oro con i testi del Corano. Il grande pellegrinaggio alla Mecca si fa nell'ultimo mese del
calendario (per gli altri mesi si parla di "piccolo pellegrinaggio"). Durante la permanenza in questa
città, i fedeli non possono radersi, tagliarsi i capelli e le unghie, né avere rapporti sessuali, litigare o
far del male a qualcuno.
Appena entrati in città, tutti i pellegrini, con indosso una divisa di stoffa bianca, composta di due
panni non cuciti (simbolo di umiltà, purificazione e uguaglianza sociale), devono compiere le
abluzioni previste. Il primo rito è quello di girare attorno alla Kaaba per sette volte: a ogni giro ci si
ferma per baciare la Pietra nera. Se c'è troppa folla la si tocca con la mano o con il bastone. Poi si
percorrono di corsa, per altre sette volte, i cinquecento metri che separano due collinette, in ricordo
della triste situazione di Agar e di suo figlio Ismaele, che, secondo le tradizioni islamica, ebraica e
cristiana, furono salvati da una sorgente d'acqua fatta zampillare da dio nel deserto. Tale pozzo, cui
si può attingere l'acqua, considerata santa, dista solo alcuni chilometri dalla Mecca. Dopo questo
rito i fedeli raggiungono il monte Arafat dove stanno eretti in meditazione da mezzogiorno al
tramonto: qui, secondo la tradizione, Adamo ed Eva si sarebbero ritrovati dopo la cacciata dal
paradiso, e qui Maometto avrebbe pronunciato l'ultimo discorso
Medina è un luogo molto caro ai musulmani , poiché accolse il Profeta Maometto quando emigrò
dalla Mecca , gli diede rifugio, accolse e accettò il suo messaggio, i suoi abitanti erano conosciuti
come gli "Ansar" per averlo accolto.
Maometto lo dichiarò sacro e disse che espelle i malvagi come il mantice della fucina espelle le
impurità dal ferro, e per l'alta posizione che era stata concessa a questa città e ai suoi abitanti, riferì
che Dio li difende e maledice chiunque li minacci ingiustamente. Consigliò di vivere e morire in
essa, disse che la fede in questa città ritorna come un serpente torna alla sua caverna. Medina è dove
Maometto morì e fu sepolto. Al di sotto della cupola centrale della moschea, vi era la casa del
Profeta. Nei successivi ampliamenti la casa venne inglobata nella moschea.
La Moschea Al-Aqsa i trova a Gerusalemme , la tradizione musulmana racconta che è il luogo in
cui Maometto ascese al cielo. In cielo gli furono presentati i profeti e
incontrò Abramo , Mosè e Gesù tra gli altri. Successivamente comunicò con Dio interponendo tra
loro una grande luce e fu stabilita per lui la preghiera.
Questo evento si chiama Al-Israh wa Al-Miray ("viaggio notturno e ascensione"), ne parla il
capitolo 17 del Corano e pregare nella moschea di Al-Aqsa equivale alla ricompensa di 500
preghiere.
Sia gli sciiti che i sunniti condividono una certa venerazione e obblighi religiosi verso determinati
santuari e luoghi sacri, come la Mecca, Medina e la Moschea di Al-Aqsa, ma sono venerate anche la
Moschea dell'Imam Ali e la Moschea dell'Imam Hussein. Dopo La Mecca e Medina, Najaf e
Kerbala sono le città più sacre per gli sciiti.

La figura della donna nella religione islamica


Nella religione islamica, il ruolo della donna è un argomento complesso e dibattuto. Mentre i
principi fondamentali dell'Islam sottolineano l'uguaglianza di tutti i credenti di fronte a Dio, vi sono
differenze di interpretazione e pratica tra le diverse comunità islamiche e culture.
Nel Corano, ci sono passaggi che enfatizzano l'importanza e il valore delle donne. Ad esempio, le
donne musulmane sono considerate pari agli uomini nel merito e nella responsabilità spirituale. Il
Corano incoraggia le donne a educarsi, partecipare alla comunità e cercare la conoscenza religiosa.
Tuttavia, in molte società islamiche tradizionali, ci sono pratiche e norme sociali che limitano la
partecipazione delle donne in vari settori della vita, inclusi l'istruzione, l'occupazione e la politica.
Queste restrizioni sono spesso basate su interpretazioni culturali piuttosto che sui principi
fondamentali dell'Islam. In effetti, molte donne musulmane in tutto il mondo hanno assunto ruoli di
leadership nella politica, negli affari, nell'educazione e in altre aree, prendiamone in esempio
alcune:
-Malala Yousafzai, attivista pakistana, la più giovane premio Nobel, vinto per la pace;
-Rawya Atele, eletta nel 1957 al Parlamento d’Egitto, prima parlamentare donna nel mondo arabo;
-Shirin Ebadi, avvocata e pacifista iraniana.
È importante notare che il modo in cui il ruolo della donna è interpretato e praticato varia
notevolmente tra le diverse comunità islamiche. Ad esempio, in alcuni paesi a maggioranza
musulmana, le donne godono di maggiori diritti e opportunità, mentre in altri le restrizioni possono
essere più rigide.
Per quanto riguarda il confronto con altre religioni, è importante sottolineare che molte religioni
presentano sfumature e interpretazioni variegate riguardo al ruolo della donna. Alcune religioni
hanno tradizioni e dottrine che possono limitare la partecipazione delle donne in determinate aree
della vita religiosa o sociale, mentre altre religioni promuovono l'uguaglianza di genere.
Ad esempio, nel cristianesimo, ci sono differenze di interpretazione tra le varie denominazioni.
Alcune chiese cristiane hanno limitazioni sul ruolo delle donne nel sacerdozio o in ruoli di
leadership ecclesiastica, mentre altre permettono alle donne di assumere tali ruoli. Nel buddhismo,
alcune tradizioni hanno ruoli specifici per le monache e altre forme di pratica spirituale femminile.

Sitografia:
https://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/Religioni/luoghi-sacri-islam.html
https://www.edbscuoladigitale.it/materiale/parliamo-di-religione/multimedia-online/
ut01_atlante.html

Bibliografia:
-Michelangelo Guidi, Storia e cultura degli Arabi fino alla morte di Maometto, Firenze, Sansoni,
1951
-Giuseppe Rizzardi, La questione femminile nell’islam
- Malala Yousafzai, Christina Lamb, Io sono Malala. La mia battaglia per la libertà e l'istruzione
delle donne. Stefania Cherchi (Traduttore) Garzanti, 2013
- Fazlur Rahman, La religione del Corano, Milano, Saggiatore, 1968

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