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Giorgio Cricco Francesco Paolo Di Teodoro

5 Itinerario nell’arte Il Museo


digitale

Quarta edizione
Dall’Art Nouveau ai giorni nostri
VERSIONE ARANCIONE
il
MUSEOdigitale
di Itinerario nell’arte
► museo.scuola.zanichelli.it

Il Museo digitale di Itinerario nellÕarte è una piattaforma digitale con 5000 immagini ad alta definizione,
in un database interrogabile e arricchito di animazioni, video, testi e brani musicali.

La struttura
Il Museo digitale è organizzato in 5 edifici:

la Collezione permanente è l’edificio principale dove sono


conservate tutte le opere del manuale. È organizzata
in Dipartimenti. Oltre a Pittura, Scultura e Architettura,
anche Oggetti d’arte, Giardini, Costume e Moda, Disegni,
ognuno introdotto da una sua autonoma storia

la Biblioteca contiene schede su autori e musei, un glossario,


l’antologia delle fonti, i contenuti multimediali

il Laboratorio è uno spazio dedicato alle tecniche


e ai restauri

le Mostre temporanee sono gli allestimenti periodicamente


curati dagli autori

la Sala proiezioni è la sala dedicata all’attività didattica

Le funzioni
Il Museo digitale ti permette di:

1. Esplorare e analizzare le opere


Ogni opera ospitata nei dipartimenti del Museo è ad alta definizione,
può essere ingrandita e studiata con il contributo di video, analisi e confronti.

2. Costruire percorsi, anche con contenuti creati da te


Nella Sala proiezioni puoi organizzare un percorso tematico scegliendo le opere
tra le tue preferite o cercandole per parole chiave. Inoltre puoi selezionare
due immagini da mettere a confronto, puoi caricare una nuova opera
scegliendola tra i tuoi contenuti personali o prendendola dalla rete.

3. Cercare le opere con strumenti avanzati


Puoi cercare le opere inserendo autore, titolo o collocazione, o digitando
parole chiave come «chiasmo» o «bassorilievo». Con il completamento assistito
puoi compilare campi più specifici, indicando il soggetto, lo stile, la tecnica
e i materiali impiegati. Una mappa interattiva e una linea del tempo
ti permettono di fare ricerche per luoghi e periodi storici.
Giorgio Cricco Francesco Paolo Di Teodoro

5 Itinerario nell’arte
Quarta edizione
Dall’Art Nouveau ai giorni nostri
VERSIONE ARANCIONE

Di nuovo a Micòl, Mattia e Matteo

All’amico Umberto Tasca

Le grandi nazioni scrivono la loro autobiografia in tre libri:


nel libro delle loro gesta, nel libro delle loro parole e nel libro
della loro arte, e nessuno di questi libri può essere compreso
senza leggere gli altri due.
Ma dei tre l’ultimo soltanto è degno di fede.
John Ruskin

PER IL COMPUTER E PER IL TABLET

L’eBook
multimediale
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– Segretaria di redazione: Deborah Lorenzini, Rossellla Frezzato
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– Redazione: Enrico Bellazzecca
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– Progettazione esecutiva e sviluppo software: Chialab srl, Bologna
CLEARedi Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali
Corso di Porta Romana, n. 108 Realizzazione Il Museo Itinerario nell’arte:
20122 Milano
e-mail autorizzazioni@clearedi.org e sito web www.clearedi.org – Stesura della Storia del Costume: Anita Macauda
– Stesura della Storia del Disegno: Alice Ottazzi
L’editore, per quanto di propria spettanza, considera rare le opere fuori del proprio catalogo editoriale. La loro fotocopia per i soli esemplari esistenti nelle biblioteche
è consentita, oltre il limite del 15%, non essendo concorrenziale all’opera. Non possono considerarsi rare le opere di cui esiste, nel catalogo dell’editore,
– Stesura della Storia dei Giardini: Paolo Cornaglia
una successiva edizione, né le opere presenti in cataloghi di altri editori o le opere antologiche. Nei contratti di cessione è esclusa, per biblioteche, istituti – Stesura della Storia degli Oggetti d’arte: Matteo Borchia
di istruzione, musei e archivi, la facoltà di cui all’art. 71 - ter legge diritto d’autore. Per permessi di riproduzione, anche digitali, diversi dalle fotocopie rivolgersi a – Revisione testi dei Dipartimenti: Federica Lehmann
ufficiocontratti@zanichelli.it – Redazione: Rossana Delogu, Federica Lehmann, Maria Giulia Pasi
– Organizzazione database, taggatura, creazione schede:
Valentina Brancone, Emanuela Pulvirenti
– Ideazione e realizzazione: App&ars srl, Bologna
La strutturazione e l’organizzazione generali dell’opera sono frutto di un lavoro di ricerca e riflessione comune, del quale gli autori si assumono – Coordinamento ricerca iconografica: Maria Giulia Pasi
congiuntamente la responsabilità scientifica e didattica. Relativamente alla stesura dei testi di questo volume, fermo restando la continua discussione – Ricerca iconografica: Maria Giulia Pasi, Ilaria Righi
e le scambievoli riletture, essa è stata curata come segue: – Revisione del Glossario: Francesca Caldarola
Giorgio Cricco
Capitoli: 28 (28.2, 28.2.1 con F. Bevilacqua, 28.3, 28.6, 28.6.1 con S. Ciglia, 28.6.2-28.6.4, 29, 30 (30.5.1), 31 (31.1, 31.2.4), 32 (32.9), 34 (34.1-34.2 Animazioni:
con S. Ciglia, 34.4 con S. Ciglia e F.P. Di Teodoro, 34.5 con S. Ciglia, 34.7 con S. Ciglia e F. P. Di Teodoro, 34.8 con S. Ciglia, 34.8.1 con S. Ciglia, – Redazione e ricerca iconografica: Maria Giulia Pasi, Rossana Delogu
34.8.2 con S. Ciglia e F.P. Di Teodoro, 34.8.5 con S. Ciglia e F.P. Di Teodoro, 34.11-34-12 con S. Ciglia, 34.13-34.14 con S. Ciglia, 35 (35.1-35.4 – Sceneggiature e ricerca iconografica: Elisa Penserini
con S. Ciglia, 35.5-35.6 con S. Ciglia, 35.4.2 con S. Ciglia, 35.5 con S. Ciglia e F.P. Di Teodoro, 35.7 con S. Ciglia e F.P. Di Teodoro). – Realizzazione: IMMAGINA srl, Bologna
Itinerari nella città: Distruzione e ricostruzione di una città: il caso Berlino (con U. Tasca e G. Giammarresi). Itinerari: La Stadtbahn di Vienna.
La prima metropolitana di superficie d’Europa; La Peggy Guggenheim Collection di Venezia (con F.P. Di Teodoro).
Case e botteghe d’artista: Casa Morandi a Bologna. Oggetti d’arte: Geometrie trasparenti: i vetri di Sottsass.
Antologia: 253, 260, 262, 273-277, 284, 302, 306, 319, 323
Francesco Paolo Di Teodoro
Capitoli: 28 (28.1, 28.4, 28.5), 31 (31.2, 31.2.1-31.2.3), 32 (32.1-32.8), 33 (33.1-33.6, 33.7 con S. Ciglia, 33.8.1-33.8.2), 34 (34.4 con S. Ciglia
e G. Cricco, 34.6 con S. Ciglia, 34.7 con S. Ciglia e G. Cricco, 34.8.2 con S. Ciglia e G. Cricco, 34.8.3-34.8.4 con S. Ciglia, 34.8.5 con S. Ciglia
e G. Cricco, 34.8.6 con S. Ciglia, 34.10 con S. Ciglia), 35 (35.4.1 con S. Ciglia, 35.5 con S. Ciglia e G. Cricco, 35.7 con S. Ciglia e G. Cricco).
Itinerario: La Peggy Guggenheim Collection di Venezia (con G. Cricco).
Antologia: 254-259, 261, 264-272, 279-283, 285-286, 288, 292, 295-298, 305, 311, 321-322, 326.
Legislazione di tutela: 14-16, 34 (con M. Melletti)
Ludovico Testa
Sentire del tempo: «E come potevamo noi cantare», «Imagine all the people living life in peace»
Simone Ciglia
Capitoli: 28 (28.6.1 I con G. Cricco, 28.7), 31 (31.2.5), 33 (33.7 con F.P. Di Teodoro, 33.8.3), 34 (34.1-34.2 con G. Cricco, 34.3, 34.4 con G. Cricco
e F.P. Di Teodoro, 34.5 con G. Cricco, 34.6 con F.P. Di Teodoro, 34.7 con G. Cricco e F. P. Di Teodoro, 34.8 con G. Cricco, 34.8.1 con G. Cricco,
34.8.2 con G. Cricco e F.P. Di Teodoro, 34.3-34.8.4 con F.P. Di Teodoro, 34.8.5 con G. Cricco e F.P. Di Teodoro, 34.8.6 con F.P. Di Teodoro, 34.9, 34.10
con F.P. Di Teodoro, 34.11-34.12 con G. Cricco, 34.13-34.14 con G. Cricco), 35 (35.1-35.4 con G. Cricco, 35.4.1 con F.P. Di Teodoro, 35.4.2
con G. Cricco, 35.4.3, 35.5 con G. Cricco e F.P. Di Teodoro, 35.6, 35.7, con G. Cricco e F.P. Di Teodoro).
Itinerario: Il Museum of Modern Art di New York. Antologia: 263, 287, 289-291, 293-294, 297, 299-301, 303, 307-310, 312-318, 320, 325
Franco Bevilacqua
Capitoli: 28 (28.2.1 con G. Cricco), 30 (30.1-30.5), 34 (34.15), 35 (35.8). Itinerario nella città: E42. Il manifesto urbanistico dell’era fascista.
Antologia: 278, 304, 324
Mirca Melletti
Legislazione di tutela: 12-13, 17-33, 34 (con F.P. Di Teodoro), 35, 36
Umberto Tasca e Gisella Giammarresi
Itinerari nella città: La Scuola di Chicago e la nascita del grattacielo, Distruzione e ricostruzione di una città: il caso Berlino (con G. Cricco).

Realizzazione editoriale:
– Coordinamento editoriale: Marina Di Simone
– Coordinamento redazionale e redazione: Federica Lehmann, Giuliana Gambari
– Redazione: Rossana Delogu
– Revisione redazionale, correzione bozze e uniformazioni: Il Nove, Bologna
– Progetto grafico: Anna Huwyler
– Impaginazione: Anna Huwyler; Studio 8vo, Bologna
– Fotocomposizione: Belle Arti, Bologna
– Introduzione ai brani antologici: Elisa Penserini
– Coordinamento ricerca iconografica: Maria Giulia Pasi
– Ricerca iconografica: Maria Giulia Pasi, Ilaria Righi
– Fotolito: Image&Color, San Lazzaro di Savena
– Disegni: Giuseppe Maserati
– Cartine: Bernardo Mannucci
– Indici analitici: Il Nove, Bologna
– Segreteria di redazione: Deborah Lorenzini, Rossella Frezzato
– Ufficio iconografico: Claudia Patella, Chiara Presepi

L’editore ringrazia i docenti: Linda Fabbrini, Francesca Fioravanti, Tiziana Fornero, Enrica Frosio, Daniele Martin, Silvia Moretti, Patrizia Scafella,
Mario Scotognella, Laura Testa, Paola Torniai.

Copertina:
– Progetto grafico: Miguel Sal & C., Bologna
– Realizzazione: Roberto Marchetti e Francesca Ponti
– Immagine di copertina: Joseph Maria Olbrich, Palazzo della Secessione (particolare della cupola). 1898-1899. Vienna, Austria.
© G. Sanders / 123RF.
Quarta edizione: luglio 2018

Ristampa: prima tiratura


5 4 3 2 1 2018 2019 2020 2021 2022

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Sommario risorse digitali

sezione XI

Ottocento
Novecento
Il sentire del tempo ONLINE
Esercizi interattivi

«E come potevamo noi cantare» 2


Sale dell’arte dell’Art Nouveau
e dell’Espressionismo

28 Verso il crollo
degli imperi centrali 8
Dipartimento Oggetti d’arte
Gabinetto disegni e stampe
28■1 I presupposti dell’Art Nouveau 8 Dipartimento Costume
28■2 L’Art Nouveau 10
28■2■1 Architettura art nouveau 14
28■3 L’esperienza delle arti applicate a Vienna 22
28■4 Gustav Klimt 26
28■5 I Fauves e Henri Matisse 35 opera esemplare Henri Matisse,
La stanza rossa
28■5■1 Gli altri Fauves 42
28■ 6 L’Espressionismo 44
28■6■1 I precursori 44 opera esemplare Edvard Munch,
Il grido
28■6■2 Il gruppo Die Brücke 52
28■6■3 Oskar Kokoschka 55
28■6■4 Egon Schiele 58
28■7 L’Art Déco 61

Sale dell’arte del Cubismo


Gabinetto disegni e stampe

29 IlL’inizio
Cubismo
dell’arte contemporanea.
64
29■1 Il Novecento delle Avanguardie storiche 64
29■2 Il Cubismo 66
29■3 Pablo Picasso 69 opera esemplare Pablo Picasso,
Les demoiselles d’Avignon
29■4 Georges Braque 82
29■5 Juan Gris 86
29■ 6 Gli altri Cubisti 88
IV Sale dell’arte del Futurismo
Dipartimento Oggetti d’arte

30 La stagione italiana
del Futurismo (1909-1944)
30■1 Filippo Tommaso Marinetti e l’estetica futurista
90
90
Gabinetto disegni e stampe
Dipartimento Costume
Sommario

30■2 Umberto Boccioni 96


30■3 La ricostruzione futurista dell’universo 101
30■3■1 Giacomo Balla 102
30■3■2 Fortunato Depero 105
30■4 Dall’Arte meccanica all’Aeropittura 106
30■5 Antonio Sant’Elia 110
30■5■1 Nel solco di Sant’Elia 112

Sale dell’arte Dada e del Surrealismo


Gabinetto disegni e stampe

31
31 1
Arte tra provocazione
e sogno
Il Dada
114
114

31■1■1 Hans Arp 116
31■1■2 Raoul Hausmann 117
31■1■3 Marcel Duchamp 118
31■1■4 Francis Picabia 119
31■1■5 Man Ray 120
31■2 L’arte dell’inconscio: il Surrealismo 121
31■2■1 Max Ernst 124
31■2■2 Joan Miró 127 opera esemplare Joan Miró,
Il carnevale di Arlecchino
31■2■3 René Magritte 133
31■2■4 Salvador Dalí 138 opera esemplare Salvador Dalí,
Costruzione molle con fave bollite:
31■2■5 Frida Kahlo 144 presagio di guerra civile

Sale dell’arte dell’Astrattismo


e del Razionalismo

32 Oltre la forma.
L’Astrattismo 146
32■1 Der Blaue Reiter 146
32■1■1 Franz Marc 148
32■2 Vassily Kandinsky 151 opera esemplare Vassily Kandinskij,
Alcuni cerchi
32■3 Paul Klee 158
opera esemplare Paul Klee, Fuoco
32■4 Alexej von Jawlensky 163 nella sera
32■5 Gli altri della Neue Künstlervereinigung München
e del Blaue Reiter 166
32■ 6 Piet Mondrian e De Stijl 168
32■7 Kazimir Malevič e il Suprematismo 175
32■8 1913: Sincromismo, Costruttivismo 178
32■9 Il Razionalismo in architettura 180
32■9■1 L’esperienza del Bauhaus 183
32■9■2 Ludwig Mies van der Rohe 188
32■9■3 Alvar Aalto 190
32■9■4 Le Corbusier 193 opera esemplare Le Corbusier,
Villa Savoye
32■9■5 Frank Lloyd Wright 201 animazione Ballon frame
32■9■6 Architettura dell’Italia fascista 206 animazione Il grattacielo
opera esemplare Frank Lloyd Wright,
32■9■7 Giovanni Michelucci 210 Casa sulla cascata
Sale dell’arte della Metafisica V
e dell'ƒcole de Paris

33 Tra Metafisica, richiamo all’ordine


ed École de Paris 214
33■1 Metafisica e oltre 214

Sommario
33■2 Giorgio de Chirico 217 opera esemplare Giorgio de Chirico,
Le Muse inquietanti
33■3 Carlo Carrà 225
opera esemplare Carlo Carrà,
33■4 Giorgio Morandi 230 Le figlie di Loth
opera esemplare Giorgio Morandi,
33■5 Alberto Savinio 234 Natura morta di oggetti in viola
33■ 6 Esperienze italiane 241
33■7 Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività) 245
33■8 L’École de Paris 247
33■8■1 Marc Chagall 248
33■8■2 Amedeo Modigliani 251 opera esemplare Amedeo Modigliani,
Ritratto di Lunia Czechowska
33■8■3 Constantin Brancusi 254

Luoghi, oggetti, memorie


itinerario nella città La Scuola di Chicago e la nascita del grattacielo 256
itinerario nella città E42. Il manifesto urbanistico dell’era fascista 260
itinerario La Stadtbahn di Vienna. La prima metropolitana
di superficie d’Europa 262
itinerario La Peggy Guggenheim Collection di Venezia 266 Itinerario museale multimediale

case e botteghe d’artista Casa Morandi a Bologna 269


antologia delle fonti Gustav Klimt, Su se stesso 270 biblioteca Antologia delle fonti

sezione XII

Contemporaneità
ONLINE
Il sentire del tempo Esercizi interattivi

«Imagine all the people living life in peace» 272

Sale dell’arte degli anni ’50-’70

34 Esperienze artistiche
nel secondo dopoguerra 278
34■1 Verso il Contemporaneo 278
34■2 Arte informale 280
34■2■1 L’Informale in Italia 283 opera esemplare Alberto Burri,
Sacco e Rosso
34■3 Francis Bacon 288
34■4 L’Espressionismo astratto 290 opera esemplare Jackson Pollock,
Pali blu
34■5 Metamorfosi della scultura 298
34■5■1 Scultura italiana fra Naturalismo e Astrattismo 304
VI 34■ 6 Tra New Dada e Nouveau Réalisme 307
34■6■1 Robert Rauschenberg 307
34■6■2 Jasper Johns 309
34■6■3 Jean Tinguely 311
Sommario

34■7 Yves Klein e Piero Manzoni 312


34■8 Pop-Art 315
34■8■1 Andy Warhol 316 opera esemplare Andy Warhol,
Marilyn
34■8■2 Roy Lichtenstein 319
animazione La stampa serigrafica
34■8■3 Jim Dine 322 opera esemplare Roy Lichtenstein,
34■8■4 Claes Oldenburg 322 Whaam!
opera esemplare Claes Oldenburg
34■8■5 Richard Hamilton 324
e Coosje van Bruggen, Shuttlecocks
34■8■6 David Hockney 325 (Volani)
34■9 Arte cinetica e programmata e Op Art 326
34■10 Minimal Art 328 opera esemplare Frank Stella, Harran II
34■11 Tendenze postminimaliste: Process Art o Anti-form 334
34■12 Arte concettuale 337
34■13 Arte povera 339
34■14 Industrial design 343
34■15 L’architettura degli anni Sessanta e Settanta 345

Sale dell’arte dagli anni ‘80 ad oggi

35 del
Tendenze e sperimentazioni
Contemporaneo 352
35■1 Land Art 352 opera esemplare Christo e Jeanne-
Claude, Surrounded Islands
35■2 Body Art e performance 356
35■3 Iperrealismo 359 animazione La scultura in resina
sintetica
35■4 Il ritorno alla tradizione figurativa 364
35■4■1 Anacronismo 364 opera esemplare Igor Mitoraj, Quirinus
35■4■2 Transavanguardia 367 opera esemplare Sandro Chia,
La donna del lago
35■4■3 Lucian Freud 370
35■5 Graffiti Writing 371 opera esemplare Keith Haring,
Tuttomondo
35■ 6 Nuova scultura 377
opera esemplare Jean-Michael
35■7 E oggi? Ultime tendenze 379 Basquiat, Untitled
35■8 L’architettura di fine Millennio 386 opera esemplare Damien Hirst,
For the love of God
Luoghi, oggetti, memorie
itinerario nella cittàDistruzione e ricostruzione di una città: il caso Berlino 398
itinerario Il Museum of Modern Art di New York 402 Itinerario museale multimediale

oggetti d’arte Geometrie trasparenti: i vetri di Sottsass 406 Dipartimento Oggetti d’arte

antologia delle fonti Jackson Pollock, William Wright intervista biblioteca Antologia delle fonti
Jackson Pollock (1951) 408
VII

antologia delle fonti

Sommario
I brani caratterizzati dal numero in avorio sono disponibili
nella Biblioteca del Museo digitale , nell’eBook multimediale , nell’Interactive eBook

253 Adolf Loos, I materiali da costruzione 284 Jackson Pollock, William Wright intervista
254 Gustav Klimt, Su se stesso Jackson Pollock (1951)
255 Henri Matisse, Funzione e modalità del colore 285 Mark Rothko, Perché realizzo dipinti di grandi
256 Pablo Picasso, La poetica e la politica dimensioni
257 Georges Braque, La pittura e noi 286 Willem de Kooning, Non mi sento completamente
un pittore non-oggettivo
258 Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo,
Giacomo Balla, Gino Severini, Manifesto 287 Robert Rauschenberg, L’inevitabilità della pittura
dei pittori futuristi 288 Jasper Johns, Note
259 Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, 289 Allan Kaprow, L’eredità di Jackson Pollock
Giacomo Balla, Gino Severini, Manifesto tecnico 290 Piero Manzoni, Per una nuova concezione artistica
della pittura futurista 291 Andy Warhol, Che cos’è la Pop-Art?
260 Gino Severini, Metodo generale di lavoro 292 Roy Lichtenstein, Cos’è la Pop-Art? Non lo so,
261 Umberto Boccioni, Manifesto tecnico della scultura presumo l’uso di arte commerciale come argomento
futurista (1912) nella pittura
262 Tristan Tzara, Manifesto Dada (1918) 293 Claes Oldenburg, La concretizzazione
263 Marcel Duchamp, A proposito dei ready-made della fantasia
264 André Breton, Manifesto del Surrealismo (1924) 294 Frank Stella, Quel che vedi è quel che vedi
265 René Magritte, Maurice Bots intervista Magritte, 295 Frank Stella, Ci sono due problemi nella pittura
2 luglio 1951 296 Donald Judd, Il nuovo lavoro tridimensionale non
266 René Magritte, La somiglianza costituisce un movimento
267 Franz Marc, I Fauves tedeschi 297 Sol LeWitt Sentenze sull’Arte concettuale
268 Vassily Kandinsky, L’effetto del colore 298 Dan Flavin, Il vantato mistero dell’arte
269 Paul Klee, Pagine dal Diario 299 Robert Morris, Anti-form
270 Theo van Doesburg, Robert van’t Hoff, Vilmos 300 Joseph Beuys, Che cos’è l’arte?
Huszar, Antony Kok, Piet Mondrian, Georges 301 Joseph Kosuth, L’arte dopo la filosofia
Vantongerloo, Jan Wils, Primo manifesto della rivista 302 Mario Merz, Da un’intervista di Mario Merz
«De Stijl» (1918) 303 Alighiero Boetti, Lo stravolgimento della qualità
271 Theo van Doesburg, Robert van’t Hoff, convenzionale
Vilmos Huszar, Antony Kok, Piet Mondrian, 304 Aldo Rossi, Critica al funzionalismo ingenuo
Georges Vantongerloo, Jan Wils, Manifesto III
305 Christo, L’arte dell’impacchettare
di «De Stijl» (1921). Verso la formazione di un nuovo
mondo 306 Gilbert & Georg, Che significa la nostra arte
272 Piet Mondrian, Neoplasticismo 307 Hermann Nitsch, Verso una mistica dell’essere
273 Kazimir Malevič, Il Suprematismo 308 Marina Abramović, La performance come linguaggio
artistico
274 Le Corbusier, Il manuale dell’abitazione
309 Bill Viola, Antichi echi fiorentini
275 Frank Lloyd Wright, La linea della terra
310 Richard Estes, Arte come illusione infinita
276 Gio Ponti, L’architettura è un cristallo
311 Igor Mitoraj, Igor Mitoraj a viso scoperto.
277 Marcello Piacentini, La rivoluzione dell’architettura
Intervista di Gilles Vincent-Heugas
razionalista
312 Mimmo Paladino, Riflessioni sulla Transavanguardia
278 Giovanni Michelucci, La progettazione come
uno spazio di relazioni 313 Anselm Kiefer, Nuovi interrogativi sull’arte
279 Mario Sironi, Manifesto della pittura murale (1933) 314 Keith Haring, Intervista a Keith Haring
280 Giorgio de Chirico, L’arte metafisica della mostra 315 Jean-Michel Basquiat, Intervista a Basquiat
di Roma (1918) 316 Jeff Koons, Frasi e filosofie di Jeff Koons
281 Francis Bacon, Arte, fotografia e cinema 317 Bernd e Hilla Becher, Fotografie per quattro occhi
282 Wols, Aforisma 318 Damien Hirst, Persone come mosche
283 Lucio Fontana, Cambiamento nell’essenza 319 Vanessa Beecroft, Intervista a Vanessa Beecroft
e nella forma; Manifesto blanco 320 Maurizio Cattelan, La sregolatezza dell’arte
VIII 321 David Hockney e Larry Rivers, Dipingere è per me 324 Daniel Libeskind, Nella voragine di Ground Zero
un po’ una terapia 325 Gerhard Richter, Non ho nulla da dire
322 Niki de Saint-Phalle, Non preoccuparti, non penso e lo sto dicendo
che qualcuno si sporchi di vernice 326 Ai Weiwei, Il modernismo è una filosofia, una visione
Sommario

323 Renzo Piano, La città del mondo e uno stile di vita

legislazione di tutela
12 Tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare riserve e parchi nazionali - d.p.r. 24 luglio 1977, n. 616:
interesse storico - legge 24 giugno 1922, n. 778 artt. 47-49 e 82-83
13 Nuovo ordinamento Archivi del Regno 25 Tutela delle zone di particolare interesse ambientale
- legge 22 dicembre 1939, n. 2006 - legge 8 agosto 1985, n. 431
14 Tutela delle cose di interesse artistico e storico 26 Carta del rischio dei beni culturali, in relazione
- legge 1° giugno 1939, n. 1089 all’entrata in vigore dell’Atto unico europeo
15 Protezione bellezze naturali e panoramiche - legge 19 aprile 1990, n. 84
- legge 29 giugno 1939, n. 1497 27 Misure urgenti per il funzionamento dei musei statali
16 Regolamento per applicazione legge sulla protezione - legge 14 gennaio 1993, n. 4
bellezze naturali e panoramiche - r.d. 3 giugno 1940, 28 Disposizioni sui beni culturali - legge 8 ottobre 1997,
n. 1357 n. 352
17 Prima legge di pianificazione urbanistica 29 Istituzione Ministero per i beni e le attività culturali - d.lgs.
- 17 agosto 1942, n. 1150 20 ottobre 1998, n. 368
18 Codice Penale - Reati di danneggiamento al patrimonio 30 Conferimento di funzioni e compiti amministrativi
artistico: artt. 635, 733 e 734 dello Stato alle Regioni e Enti locali in materia
19 Codice Civile - Beni appartenenti allo Stato, Enti pubblici di beni e attività culturali - d.lgs. 31 marzo 1998,
ed Enti ecclesiastici: artt. 822-831 n. 112: artt.148-155
20 Costituzione della Repubblica Italiana: artt.9, 117 e 118 31 Attribuzioni del Ministero per i beni e le attività culturali
21 Norme penali sulla contraffazione o alterazione di opere - d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300: artt. 52-54
d’arte - legge 20 novembre 1971, n. 1062 32 Testo Unico in materia di beni culturali e ambientali
22 Trasferimento alle Regioni a statuto ordinario - d.lgs. 29 ottobre 1999, n. 490
delle funzioni amministrative statali in materia 33 Modifiche al Titolo V della Parte II della Costituzione
di musei e biblioteche - d.p.r. 14 gennaio 1972, (Regioni, Province, Comuni) - legge costituzionale
n. 3: artt. 7-11 18 ottobre 2001, n. 3
23 Istituzione del Ministero per i beni culturali 34 Codice dei beni culturali - d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42
e per l’ambiente - d.l. 14 dicembre 1974, n. 657 35 Convenzioni internazionali e UNESCO
24 Delega alle Regioni in materia di protezione della natura, 36 Legislazione di tutela europea
Ottocento-Novecento
sezione XI

Dall’Art Nouveau alle Avanguardie


Il sentire del tempo
28 Verso il crollo degli imperi centrali
29 L’inizio dell’arte contemporanea.
Il Cubismo
30 La stagione italiana
del Futurismo (1909-1944)
31 Arte tra provocazione e sogno
32 Oltre la forma. L’Astrattismo
33 Tra Metafisica, richiamo all’ordine
ed ƒcole de Paris
Luoghi, oggetti, memorie
2
Il sentire
del tempo
«E come
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

potevamo noi
cantare»
All’inizio del XX secolo Europa e mondo
paiono una cosa sola. I governi di Londra,
Parigi, Berlino, Vienna e San Pietroburgo
dominano sulla quasi totalità delle terre
emerse. Il Vecchio continente gode da de-
cenni di un lungo periodo di pace, che si è
rivelato estremamente salutare per lo svi-
luppo delle scienze, dei commerci e dell’in-
dustria. La borghesia guida con mano fer-
ma i destini di popoli e territori sterminati,
regolando con sapienza le concessioni poli-
tiche ed economiche elargite ai ceti inferio-
ri. Sono anni spensierati, caratterizzati da
una diffusa voglia di mondanità, di svago,
di lusso, esigenze che appaiono alla portata
di segmenti sociali sempre più ampi e che
trovano adeguata rappresentazione nella
delicata raffinatezza dell’Art Nouveau. Nel
clima di contagioso ottimismo che attra-
versa l’Europa, la fiducia in uno sviluppo  Mikhail Perkhin,  Wilhelm Schmidt, lativo all’assoluto. Voci che si riconoscono
Manifattura Fabergé, Cammeo con il profilo
illimitato sembra ben riposta nelle mani di Coperchio di scatola di un guerriero con
nella morte della verità oggettiva annun-
una classe dirigente che, sotto l’influsso del- dello zar Nicola II, elmo (Minerva?), ciata da Nietzsche, rifuggono l’abbraccio
la filosofia positivista, ha eretto la ragione a 1898-1903. Oro con ca 1900. Argento, paralizzante dei valori universali e credono
smalti e brillanti tagliati diamanti, smalto
nume tutelare del progresso umano. a diamanti. Londra, e opale. Londra, in un mondo in continuo divenire, fatto di
Il rigore razionalistico imposto dalla Victoria and Albert British Museum. verità parziali e provvisorie. Gli strumenti a
Museum.
cultura dominante non lascia nulla al ca- disposizione della scienza sembrano allora
so. Tutto è misurato, catalogato, spiegato le époque. Sono le voci di chi mostra di non inadeguati per comprendere una realtà che
attraverso l’inossidabile dualismo causa-ef- accontentarsi delle risposte fornite dalla ra- appare sfumata e soggettiva, più alla porta-
fetto. Ciò che si presenta incongruente dal gione, di chi cerca altrove le soluzioni adat- ta dell’intuito che della ragione. Quelle vo-
punto di vista scientifico ed estraneo alle te a placare un insopprimibile disagio inte- ci annunciano che il vento sta cambiando,
regole dettate dalla morale borghese vie- riore, che oppone la dimensione emotiva a che il mondo occidentale sta andando in-
ne guardato con sospetto, isolato, posto quella razionale, il dubbio al dogma, il re- contro a trasformazioni epocali. Sarà pro-
ai margini della società. Dopo avere libe-
rato l’uomo dalle tenebre dell’ignoranza e
della superstizione, la ragione illuminista,
rafforzata da quella positivista, pare averlo
rinchiuso in una gabbia dorata fatta di ve-
rità assolute e valori universali, nella quale
non trovano riconoscimento o risposta le
domande esistenziali provenienti dalla di-
mensione spirituale.
Eppure un orecchio attento avrebbe po-
tuto avvertire gli scricchiolii provenienti
dalla base di quella che dall’esterno si pre-
sentava come una fortezza inespugnabile.
È un rumore sordo, inizialmente appena
percepibile nel festoso frastuono della Bel-
3

prio dal campo scientifico che giungeranno  Jules-René Lalique,  René Lalique, fanno nel governare le pulsioni irrazionali
inequivocabili i primi segnali in tal senso. Spilla, 1899-1903. Placca a forma di viola
Oro, smalto, pietre del pensiero, ca 1900.
dell’inconscio.
E = mc². L’energia è uguale alla massa dure. Parigi, Musée Oro, smalto plique La contestazione della razionalità posi-
moltiplicata per la velocità della luce al qua- d’Orsay. ˆ jour e diamanti. tivista si diffuse anche attraverso l’afferma-
Collezione privata.
drato. zione di un nuovo movimento culturale,
Il XX secolo si apre all’insegna di questa che del rifiuto delle convenzioni sociali e
formula, destinata a riorganizzare le fon- della morale borghese aveva fatto la pro-
damenta della scienza tradizionale. Con- ben poco era lo spazio riservato al mistero, pria bandiera. Il recupero del sentimento,
trariamente a quanto si era creduto fino ad all’intuito, alle pulsioni emozionali che ac- innalzato dal Romanticismo a espressione
allora, la celebre equazione di Albert Ein- compagnano l’espandersi dello spirito. insopprimibile dell’individualità, trovò con
stein trasformava lo spazio e il tempo da Fu un altro gigante del Novecento, Sig- il Decadentismo traduzione nella valoriz-

il sentire del tempo


valori assoluti a concetti relativi e variabi- mund Freud, a portare quei sentimenti al zazione della sensazione, nello scavo inte-
li a seconda degli strumenti e delle proce- centro della scena. Se Einstein puntava il te- riore, nella ricerca spirituale. Se il Roman-
dure di ricerca utilizzate. In un mondo re- lescopio verso le profondità dell’universo, ticismo poneva il sentimento soggettivo in
golato dalla razionalità meccanicista come Freud vagliava al microscopio le profondi- paritario rapporto dialettico con la ragio-
un orologio obbediente a leggi immutabili, tà dell’individuo, gettando un fascio di luce ne e in stretto contatto con il sentimento
è facile immaginare l’effetto destabilizzan- sulle angosce, gli istinti e le frustrazioni che collettivo, il Decadentismo trovò fonte di
te prodotto dalla teoria della relatività, così agitano l’animo umano. Con la nascita del- ispirazione nelle frammentarie sensazioni
come l’influenza che essa esercitò ben al di la scienza psicanalitica, l’Io (la nostra parte provenienti dall’inconscio o dal subconscio,
là degli ambienti scientifici. cosciente) cessava così di essere «padrone a espressioni di una soggettività che con la ra-
Più in generale, nel mettere in discus- casa propria», trovandosi a condividere lo gione avevano ben poco a che fare.
sione certezze che si ritenevano ormai ac- spazio interiore con una componente in- Di fronte allo sgretolamento del solida-
quisite, il pensiero di Einstein si ergeva a conscia e misteriosa, l’Es, sede di impulsi e rismo insito nei grandi ideali romantici di
specchio del nuovo clima che andava espan- istinti prorompenti, repressi dalle conven- patria, popolo, nazione – di cui l’intellettua-
dendosi nell’Europa a cavallo tra Otto e zioni sociali ma individuabili attraverso l’in- le era stato araldo e guida – e alla sua tra-
Novecento, dove anche la complessità psi- terpretazione dei sogni. Come un cavaliere sformazione nel nazionalismo aggressivo
cologica e intellettiva dell’essere umano ve- costretto ad andare dove decide il cavallo, la sul quale l’Europa industrializzata consoli-
niva ricondotta alle sole facoltà razionali e ragione si scoprì fragile e sempre più in af- dava il proprio dominio sul mondo, gli au-
4
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

tori decadenti risposero con lo sprezzante  Henri e Paul Vever,  Spilla a fiocco, po nel divario verificatosi tra lo sviluppo
isolamento e la fuga da una realtà omolo- Pendente in stile liberty, 1920-1930. Rubini tecnologico dei moderni arsenali militari e
1900. Oro, avorio, e brillanti. Collezione
gante che stentavano a riconoscere. Il mes- smalto, diamanti e perle. privata. una concezione strategica ancora ispirata al
saggio del Decadentismo non forniva però Parigi, Musée des Arts modello delle battaglie ottocentesche. Agli
Decoratifs.
indicazioni di percorso utili per voltare pa- albori della società di massa, anche la mor-
gina né modelli di riferimento alternativi al te divenne di massa, come testimonia l’im-
pessimistico ritiro in se stessi. ro cambiamento solo attraverso lo strap- pressionante e del tutto inedito numero di
Istruzioni più articolate in tal senso po violento, da conseguirsi per mezzo di morti, feriti e mutilati che accompagnò il
giunsero da correnti filosofiche secon- una rivoluzione, una guerra, o di entram- triste bilancio di ogni offensiva. Medici e
do le quali il progresso della conoscenza be le cose. psicologi iniziarono a prendere confidenza
era da ricercare più nell’intuizione indivi- Guerra e rivoluzione sarebbero arriva- con una nuova forma di invalidità, la nevro-
duale che nell’oggettività scientifica, o da te e sarebbero state accolte con l’entusia- si di guerra, responsabile di produrre sulla
quelle dottrine politiche che, in nome del- smo di chi ne aveva dimenticato la spietata personalità dei soldati disturbi psichiatrici
la solidarietà internazionale tra gli sfrutta- crudeltà. Un entusiasmo di breve durata, profondi e non di rado permanenti. L’inte-
ti, respingevano l’idea di nazione in quan- poiché il sogno liberatore della Rivoluzio- ro continente scivolò con sgomento in un
to funzionale agli interessi della borghesia ne francese, il mito della guerra «igiene del buco nero alimentato da una carica distrut-
capitalista. L’insofferenza verso la morale mondo», da cercare e vivere con giovanile tiva talmente potente da assorbire, fino a
borghese costituì motivo ispiratore anche trasporto, avrebbero ben presto deluso le farle sparire per sempre, le luci sfavillanti
per movimenti artistici e culturali che, nel aspettative, trascinando l’Europa in lungo della Belle époque e trasformare dopo quat-
ripudiare l’internazionalismo socialista, calvario di brutalità e sofferenze di cui si tro lunghi anni la gioventù europea in quel-
esaltavano invece l’incontenibile vitalità aveva perso il ricordo dai tempi della guer- la che è stata definita «la generazione per-
della comunità nazionale, insofferente alle ra dei Trent’anni. duta». Una generazione segnata in modo
noiose regole della democrazia parlamen- Sacrificata sull’altare di un conflitto tan- indelebile dall’esperienza bellica e incapace
tare, quanto ansiosa di temprarsi nella lot- to oscuro nelle sue motivazioni quanto di abbandonare mentalmente la trincea per
ta per l’esistenza, eretta a metro di misura sconvolgente nel suo svolgimento, la ra- riadattarsi al tempo di pace. Una generazio-
nelle relazioni tra gli Stati. Nel sostenere gione parve soccombere di f ronte al rie- ne per la quale la dialettica tra le forze po-
l’impraticabilità di una riforma pacifica del mergere di istinti primordiali, armati con litiche era avvertita come la continuazione
sistema, il radicalismo di destra e di sinistra la moderna tecnologia industriale. Nel cor- della guerra con altri mezzi.
riteneva possibile la realizzazione di un ve- so della Grande guerra la follia prese cor- Anche gli ideali e le grandi aspettati-
5

ve suscitate dalla rivoluzione si sarebbe-  Cartier, Necessaire


per signora, 1923.
ro ben presto spogliati di ogni sentimen- Placche di madreperla,
talismo. Come già avvenuto in Francia, turchesi al centro, uno
anche la rivoluzione scoppiata nella Rus- smeraldo e rosette
di platino. Collezione
sia zarista era infatti destinata a divorare i privata.
suoi figli. La dittatura del proletariato, at-
 Gio Ponti, La casa
tesa con messianica fiducia, avrebbe cedu- degli Efebi, vaso in
to rapidamente il passo alla dittatura sul maiolica per Richard
Ginori Doccia,
proletariato, esercitata dalla nuova élite sa- ca 1923-1927. Sesto
lita al potere nella «terra dei soviet». È qui, Fiorentino, Museo delle
Porcellane di Doccia.
tra guerra e rivoluzione, che si consuma la
parabola temporale del XX secolo. Un se-
colo «breve», iniziato con lo scoppio della
Prima guerra mondiale e finito con il crol-
lo dell’Unione sovietica. te energia liberata dal crollo del «mondo di che affollano le grandi città e punteggiano
Profondamente segnata da guerra e ri- ieri». Non riescono a trovare risposte rapide le campagne.
voluzione l’Europa affrontò il dopoguerra e adeguate a domande divenute ineludibili. Gli anni Venti colgono l’Europa e l’Oc-
in ginocchio. Al di là di ogni previsione, la Sono le stesse domande di sempre – eman- cidente intenti alla costruzione di un pon-
rottura con il passato assunse l’aspetto di cipazione, eguaglianza dei diritti, giustizia te tra un passato ancora prossimo e un fu-
una lacerazione profonda. All’inizio degli sociale – che, se prima erano formulate a turo ancora incerto. Un ponte sospeso sul
anni Venti nessuno avrebbe potuto nega- denti stretti e quasi sempre ricacciate in go- presente, in cui lo slancio verso il domani
re che la musica era cambiata, che gli anni la dalla reazione repressiva dello Stato, ven- si intreccia con i f rammenti di un ieri ap-
dell’ottimismo, della spensieratezza e della gono ora gridate senza timori negli assem- pena trascorso e non ancora metabolizza-
fiducia nel futuro erano irrimediabilmen- bramenti, nelle manifestazioni, nei cortei to. La sensazione di disorientamento che
te finiti. Si aprivano le porte di un periodo ne deriva pare dare ragione alla critica del-
difficile, contrassegnato dalla ricerca di un  Spilla della Rueil-Malmaison, la linearità oggettiva del tempo formulata

il sentire del tempo


baronessa Gourgaud, Châteaux de
nuovo ordine, di nuove sicurezze e di nuo- 1935. Diamanti, onice, Malmaison et Bois- dal filosofo Henri Bergson alla fine dell’Ot-
vi equilibri. Della Belle époque restava solo platino. Préau. tocento e ampiamente recuperata nei cele-
un ricordo lontano, come appartenente a
un’epoca remota dell’umanità.
Un mondo in frantumi: questa sembra
essere la sensazione dominante nell’Eu-
ropa dell’immediato dopoguerra. La con-
sapevolezza di essere giunti a quella rot-
tura degli schemi già anticipata dalle
Avanguardie artistiche, che nel primo scor-
cio del secolo avevano stupito, scandalizza-
to, emozionato pubblico e critici e che ora
si muovono con disinvoltura sul tessuto di
una società da riorganizzare e sotto molti
aspetti da reinventare. Le vecchie classi di-
rigenti appaiono invece palesemente in af-
fanno nell’entrare in sintonia con la poten-
6 IL NOVECENTO di alleanze (poi detto Triplice D’altra parte, tuttavia, nel cor-
Intesa) capace di contrappor- so degli anni Venti, il crollo
Il 1900 in Europa e in Cina: si alla Triplice Alleanza, che da dell’impero austro-ungarico
l’Esposizione universale tempo (1882) univa Germania, favorì il diffondersi di regimi
di Parigi e la rivolta Italia e Austria. democratici nell’Europa cen-
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

xenofoba dei Boxer in Cina Nello spazio di un decennio trale, mentre il disfacimento
L’esposizione universale te- schermaglie diplomatiche e cri- di quello ottomano formalizzò
nutasi a Parigi tra il 14 aprile e si internazionali sempre più mi- in molti casi le conquiste colo-
il 10 novembre 1900 rappre- nacciose si accavallarono sullo niali acquisite dalle grandi po-
sentò lo specchio di un’epo- sfondo di un’Europa ormai sta- tenze in Medio Oriente.
ca. Invenzioni, scoperte, at- bilmente divisa in due blocchi. Le cose cambiarono drastica-
trazioni, curiosità di ogni ge- Alla rivalità tra Gran Bretagna mente quando, nel 1929, il si-
nere affascinarono i 50 milioni e Germania si univa il contra- stema economico e finanziario
di visitatori affluiti nella capita- sto austro-russo per l’egemo- mondiale fu investito da una
le francese, offrendo l’imma- nia sullo strategico scacchie- pesantissima crisi che par-
gine sfavillante di un secolo ai re balcanico, mentre non ac- ve minacciare le fondamenta
suoi esordi. cennava ad allentarsi la forte stesse del sistema capitalista.
Lungo i padiglioni in cui era contrapposizione tra Francia e La crisi produsse una pesan-
stato suddiviso il grande Germania, mai sopitasi dopo la te contrazione del commercio
evento, si consumò festosa- schiacciante vittoria prussiana mondiale, generando in tutti i
mente tra le potenze europee del 1870. Anche il governo ita- Paesi fallimenti a catena e la
una competizione virtuosa ri- liano mostrava evidenti segni di crescita esponenziale della di-
 Anello, ca 1927. Platino volta a un comune obiettivo: disagio nel preservare l’innatu- soccupazione. Il dilagare del-
con opale, rubini e diamanti. mostrare l’incontestabile su- rale alleanza con l’Impero au- la crisi economica e della pro-
Londra, Victoria and Albert periorità dell’uomo bianco e, stro-ungarico, nemico storico testa sociale si rivelarono leta-
di conseguenza, giustificarne e ancora regnante su vasti ter- li per la tenuta delle istituzioni
Museum.
la “missione civilizzatrice” nel ritori abitati in maggioranza da democratiche in molti Paesi.
mondo. Una sintonia di obiet- connazionali.
tivi che trovò espressione sul Nonostante il moltiplicarsi di La crisi delle democrazie
piano politico-militare in oc- tali preoccupanti segnali, pa- occidentali e l’ascesa
bri orologi molli di Salvador Dalí, espressio- casione della rivolta xenofoba reva che nelle cancellerie eu- del fascismo
dei Boxer, scoppiata in quegli ropee mancasse la reale con- All’Italia, già da tempo caduta
ne della relatività soggettiva del divenire, stessi mesi nella lontana Ci- sapevolezza del pericolo insi- sotto il giogo della dittatura fa-
così come nel «romanzo ponte» che Marcel na, cui i governi occidentali ri- to in questo giocare col fuoco. scista, si aggiunse la Germa-
sposero compatti scatenando Lo scoppio della Prima guer- nia, dove la salita al potere del
Proust porta a termine tra il 1913 e il 1927. una spietata repressione, vol- ra mondiale coglierà di conse- partito nazionalsocialista can-
Il romanzo come genere letterario diviene ta a confermare e rafforzare i guenza tutti impreparati, am- cellò in pochi mesi ogni par-
privilegi coloniali acquisiti. Die- plificando in tal modo il suo venza di vita democratica. In
in questi anni lo specchio privilegiato in cui tro l’apparente unità di intenti, effetto traumatico e sconvol- tutta l’Europa centro-orien-
si riflette lo spaesamento in atto, un grande si celavano tuttavia forti riva- gendo le fondamenta stesse tale presero piede regimi au-
lità, che stavano rapidamen- su cui poggiavano gli equilibri toritari mentre, dall’altra par-
contenitore delle aspirazioni, angosce, spe- te spingendo le grandi poten- del Vecchio continente. te del continente, la Spagna
ze verso posizioni sempre più sprofondava in una sanguino-
ranze e nostalgie di un mondo tramortito. aggressive. Gli anni Venti sa guerra civile, che avrebbe
È qui, nel flusso disordinato di sensazioni e e la crisi del 1929 portato al crollo delle istituzio-
Il mondo si spacca in due: La fine della guerra non signifi- ni repubblicane e alla nascita
ricordi non più condizionato dal tradizio- la Triplice Alleanza e cò il ritorno della pace. In molti di un governo dittatoriale di
nale vincolo narrativo basato sul rapporto la Triplice Intesa. Scoppia Paesi si aprì un periodo di crisi stampo fascista.
la Prima guerra mondiale economica e instabilità sociale Alla fine degli anni Trenta la
causa-effetto, che si consuma l’anelito alla Quando, sempre nel 1900, il tale da compromettere, come bandiera della democrazia
ricostruzione di quell’unità andata in fran- governo di Berlino diede il via in Italia, la tenuta democrati- sventolava solo in Francia, In-
a un vasto programma di riar- ca delle istituzioni. Se in Ger- ghilterra e Stati Uniti, mentre la
tumi. Uno slancio verso la ricomposizione mo navale, le relazioni tra Ger- mania le durissime condizioni Germania si preparava alacre-
di certezze totali prima contestate e adesso mania e Gran Bretagna (pa- per la resa imposte dalle po- mente a una resa dei conti con
drona incontrastata dei mari) tenze vincitrici ebbero l’effetto le principali potenze vincitrici
rimpiante: la ricerca insomma di un «tempo registrarono un brusco peg- di mettere in ginocchio l’eco- della Prima guerra mondiale.
perduto» e non più recuperabile. gioramento e da allora la ten- nomia nazionale e ostacolare Il patto di non aggressione fir-
sione non fece che crescere. il consolidamento della demo- mato nell’agosto del 1939 tra
Questo desiderio di totalità troverà mol- L’iniziativa tedesca costituì crazia, con lo scoppio della ri- Mosca e Berlino consentì ai
teplici declinazioni nel recupero del con- un’ulteriore motivazione per voluzione russa (1917) si con- comandi tedeschi di scongiu-
spingere il governo di Londra sumò rapidamente il passag- rare l’incubo di una guerra su
cetto di arte totale, aspirazione cara al tardo ad abbandonare la tradiziona- gio dall’autocrazia zarista a un due fronti e concentrare tutte
Romanticismo e ora rilanciata dalla scuo- le politica di «splendido isola- nuovo e più moderno regime le proprie energie contro gli ul-
mento» e dare vita, insieme a autocratico retto dal partito timi baluardi della democrazia
la del Bauhaus per stimolare la sinergia tra Francia e Russia, a un sistema bolscevico. in Europa.
ogni singolo linguaggio espressivo. Scopo
finale è l’unificazione di arte e artigianato,
pratica e teoria in un’unica, universale ope- crisi economico-finanziaria che alla fine re l’ordine dal disordine, il totalitarismo si
ra d’arte totale. Totale e non più arginato degli anni Venti si abbatte rovinosamen- rivelerà un’ingannevole scorciatoia, imboc-
dalla morale borghese è anche il desiderio te sul sistema capitalista. Ancora, totale è cata nella speranza di tornare sul cammino
di svago e di eccesso, che trova soddisfa- l’aspirazione insita in un nuovo modello delle certezze assolute e destinata invece a
zione nei nuovi balli importati dall’Ameri- di autoritarismo, inaugurato dall’avvento condurre l’Europa verso una crisi identi-
ca; nel dilagare del consumo di alcolici che del fascismo in Italia e proteso al controllo taria ancora più profonda. Quel ponte co-
nessuna misura proibizionista riesce ad ar- centralizzato su ogni singolo aspetto della struito per facilitare il trapasso da un’epoca
ginare; nella nuova sensualità femminile, in vita della nazione. Negli anni Trenta il mo- all’altra finirà col trascinare le grandi po-
cui donne con capelli corti e abiti maschili dello totalitario allungherà la sua ombra su tenze nell’abisso di un’altra terribile guer-
infrangono le convenzioni sociali, gettan- larga parte dell’Europa. Giudicato da molti ra, durante la quale la ragione sembrerà es-
do scandalo tra i benpensanti. Totale è la come la medicina necessaria per ripristina- sere giunta al suo crepuscolo.
1870
7
La diffusione dell’Art Nouveau in Europa
1870
Guerra franco-prussiana;
in Italia, presa di Roma e
fine dello Stato della Chiesa
1883
1871
MODERN William Morris,
Unificazione della Germania
STYLE STYLE JUGENDSTIL Il ladro di fragole
HORTA 1889
Fondazione della Seconda 1893
Internazionale Edvard Munch,
SECESSION
1899 Il grido 1898-1899
ART Sigmund Freud, Joseph Maria
NOUVEAU L’interpretazione dei sogni Olbrich, Palazzo
della Secessione
STILE 1900 1901
FLOREALE
O LIBERTY
1903 Gustav Klimt,
Inaugurazione della ferrovia Giuditta I 1905
MODERNISMO transiberiana Henri Matisse,
Donna
1909 con cappello
Filippo Tommaso Marinetti, 1907
Manifesto del Futurismo Pablo Picasso,
Les demoiselles d’Avignon
L’Europa alla fine della Prima guerra mondiale FINLANDIA
NORVEGIA 1913 1910
Marcel Proust,
SVEZIA Vassily Kandinsky,
Dalla parte di Swann
ESTONIA Senza titolo
1913
LETTONIA
1914-1918
Prima guerra mondiale Umberto Boccioni,
DANIMARCA LITUANIA Forme uniche della
REGNO RUSSIA 1917 continuità nello spazio
UNITO PAESI SOVIETICA
BASSI
Rivoluzione sovietica 1915
GERMANIA Piet Mondrian,
POLONIA 1920
BELGIO Composizione 10 con bianco e nero
Inaugurazione del canale
CECOSLOVACCHIA di Panama
1917
FRANCIA
AUSTRIA UNGHERIA 1922 Egon Schiele,
SVIZZERA
ROMANIA
Marcia su Roma e presa 1921 Abbraccio
del potere da parte dei fascisti Man Ray,
REGNO SERBO-
CROATO-SLOVENO Cadeau
SPAGNA
1924
ITALIA BULGARIA In URSS, a Lenin succede 1924-1925
ALBANIA Stalin
Joan Miró,
TURCHIA Il carnevale di Arlecchino
1930
Algeria GRECIA
(Francia)
Tunisia 1933 1929-1931
(Francia)
Adolf Hitler cancelliere Le Corbusier,
della Germania Villa Savoye a Poissy
Centri di sviluppo del Dada in Europa tra il 1917 e il 1924 1934-1935
1936-1939 Arturo Martini,
Guerra civile in Spagna 1936 Athena (Minerva)
1938 Frank Lloyd Wright,
In Italia, varo delle leggi Casa sulla cascata

il sentire del tempo


razziali
1939
Hannover Scoppia la Seconda guerra
Berlino
mondiale
Colonia 1938-1940
1940 Guerrini, Lapadula e Romano,
Parigi GERMANIA Palazzo della Civiltà italiana
I Tedeschi occupano Parigi;
l’Italia entra in guerra (giugno)
FRANCIA Zurigo 1941 1941
SVIZZERA La Germania invade l’Unione Giorgio Morandi,
Sovietica; entrata in guerra La strada bianca
degli Stati Uniti (dicembre) 1941
Renato Guttuso,
1942
A Wannsee i capi nazisti Crocifissione
elaborano lo sterminio
degli ebrei
1943 1946-1952
Caduta del fascismo (luglio); Le Corbusier,
armistizio dell’Italia (settembre) Unità di abitazione
1945 a Marsiglia
1946
Fine della Seconda guerra
Pablo Picasso,
mondiale
Colomba della Pace
28
28.1
Verso il crollo
degli imperi centrali

I presupposti
dell’Art Nouveau
La Arts and Crafts Exhibition
Society di William Morris
L’industrializzazione della seconda metà del XIX se-
colo non portò sempre i frutti desiderati. Numero-
se attività artigiane, infatti, andarono a morire per
la concorrenza spietata dell’industria; le campagne
si spopolarono e le città, che con il miraggio di un
lavoro avevano richiamato un’immensa massa di
manodopera contadina, si trovarono impreparate
ad accogliere in modo dignitoso i nuovi venuti.
In tal modo gli individui furono doppiamente
beffati. In primo luogo perché vennero costret-
ti ad abbandonare le proprie radici (che affonda-
vano in una secolare cultura contadina), con una
conseguente perdita di identità; in secondo luogo
perché il lavoro che veniva loro concesso era una 28.1  William Morris (1834-1896)
William Morris (disegno),
massacrante fatica quotidiana alla quale non face- Catherine Holiday (ricamo),
Fu William Morris a fare il primo grande passo in
vano riscontro né un salario equo, né un’attività Copriletto, ca 1876. tale direzione. Nato a Walthamstow il 24 marzo
gratificante, come potevano essere quelle, pur du- Lino e ricamo in seta. 1834, Morris studiò a Oxford, dove conobbe Sir
Londra, Victoria
rissime, dei contadini e degli artigiani. Il lavoro in and Albert Museum. Edward Burne-Jones, al quale restò legato da pro-
fabbrica, infatti, al quale erano addette in misura Particolare. fonda amicizia per tutta la vita. Fu egli stesso pit-
sempre crescente anche le donne, si dimostrava Oggetti d’arte tore, ma anche pubblicista, decoratore e grafico.
non solo faticoso e ripetitivo, ma anche pericolo- Personaggio estroso e vulcanico, nel 1883 aderì al
samente alienante. Per giunta la produzione indu- socialismo, da lui inteso – analogamente a molti
striale di serie era ancora scadente e senza pregio. altri suoi connazionali – in modo utopistico. Fre-
La grande «Esposizione dei prodotti industriali quentatore assiduo del Victoria and Albert Mu-
■ Alienazione Termine qui usa-
di tutte le nazioni», la prima nel suo genere, svoltasi to come sinonimo di «estrania- seum – inaugurato nel 1872 con la denominazione
a Londra nel 1851 con il patrocinio del principe Al- zione». Il lavoro ripetitivo e non di South Kensington Museum –, il primo a occu-
creativo risulta infatti alienante,
berto – consorte della regina Vittoria (1837-1901) – in quanto a un’attività che l’uo- parsi esclusivamente di arti decorative (le cosiddet-
mostrava, accanto a pezzi altamente decorativi e mo sente estranea ai propri in- te «arti minori»), ne divenne in seguito collabora-
teressi e alle proprie aspirazioni
costosi, una svilita produzione industriale di ogget- corrisponde un’analoga estra- tore in qualità di membro del comitato di esperti.
ti d’uso comune, rivelando in maniera chiarissima niazione da se stesso. Morì ad Hammersmith il 3 ottobre 1896.
le incongruenze della produzione in serie, legata al ■ Chintz Dall’indostano chint,
basso costo e priva di qualunque valenza estetica. variegato. Particolare tessu- Morris, Marshall, Faulkner & Co. William Mor-
to da arredamento stampato a
Si sentiva, negli ambienti artistici, soprattutto in- vari colori o in tinta unita, reso ris riteneva che bisognasse restituire al lavoro ope-
glesi, la necessità di un cambiamento radicale che lucido e cangiante da un parti- raio quella spiritualità e quel sentimento che erano
colare trattamento a base di so-
riconsiderasse le finalità stesse del lavoro operaio e stanze gommose. stati eliminati dall’introduzione delle macchine e
la qualità dei manufatti industriali. Oggetti d’arte della produzione in grande serie. Il piacere creati-
28.1 I presupposti dell’Art Nouveau ■ 28.2 L’Art Nouveau Visita le sale
sull’arte dell’Art
■ 28.3 L’esperienza delle arti applicate a Vienna ■ 28.4 Gustav Klimt ■ Nouveau e
dell’Espressionismo
28.5 I Fauves e Henri Matisse ■ 28.6 L’Espressionismo ■ 28.7 L’Art DŽco nel Museo Digitale

vo dell’artigiano avrebbe dovuto conciliarsi con il 28.2 


Edward Burne-Jones,
lavoro industriale: l’operaio, nel realizzare oggetti Le belle donne di Chaucer:
utili, doveva renderli anche belli, aiutato in ciò da- Chaucer addormentato,
gli artisti e diventando egli stesso tale, cioè «creato- ca 1864. Vetro dipinto
e piombo, 46,8×48,2 cm.
re di opere d’arte». Nel 1861 Morris dette così vita Londra, Victoria and Albert
alla ditta Morris, Marshall, Faulkner & Co. che pro- Museum.
duceva elementi per l’arredamento e per la decora- Oggetti d’arte
zione delle abitazioni: dagli oggetti d’uso comune 28.3 Ö
alle vetrate colorate, dalle carte da parati alle stoffe William Morris, Disegno
per chintz, 1876. Matita,
per rivestimenti, alle tappezzerie, agli arazzi, ai ri- inchiostro e acquerello
cami Fig. 28.1 . Gli artisti che collaborarono con lui su carta, 94,5×66,2 cm.
– tra i primi e più fedeli Burne-Jones – si definivano Walthamstow (Londra),
William Morris Gallery.
infatti «operai d’arte». È per l’appunto di Edward Particolare.
Burne-Jones il disegno per una vetrata, con il poeta Disegni e stampe
Geoffrey Chaucer (ca 1340/1345-1400) addormen-
28.4 Ò
tato, risalente al 1864 Fig. 28.2 . La lunga figura del William Morris, Il ladro
poeta, che poggia la testa sulla mano destra e che di fragole, 1883. Cotone
stampato, 60,5×95,2 cm.
si presenta quasi come una lingua colorata, occupa Londra, Victoria and Albert
la parte inferiore della composizione, nella quale Museum. Particolare.
vari fiori stilizzati punteggiano il prato e risaltano Oggetti d’arte William Morris Gallery di Walthamstow Fig. 28.3
contro una palizzata. con girali di foglie e fiori, nonché il cotone stampa-
Risalgono agli anni centrali di tale attività i di- to con un motivo di fiori, fragole e uccelli Fig. 28.4 ,
segni per stoffe del tipo di quello conservato alla ora al Victoria and Albert Museum di Londra.
10 28.2
L’Art Nouveau
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Il nuovo gusto borghese


La massificazione della produzione industriale eu-
ropea negli ultimi decenni del XIX secolo interessa
numerosi settori produttivi: dalla falegnameria al-
la vetreria, dalla ceramica alla siderurgia leggera,
dalla tessitura fino alla grafica (con il conseguen-
te, ampio e non secondario sviluppo dell’editoria
e – soprattutto – della cartellonistica pubblicita-
ria) Figg. 28.6 e 28.7 .
Gli oggetti sfornati dall’industria manifatturiera,
tutti uguali e sempre rispondenti a precisi standard
di finitura, perdono però qualsiasi personalità. In
essi non si può più riconoscere la mano dell’uomo
che li ha prodotti, e al loro minor costo si è dovuta
necessariamente sacrificare tutta una serie di raffi-
natezze lavorative e di particolarità estetiche che,
La Arts and Crafts Exhibition Society Poiché la 28.5  al contrario, costituivano la caratteristica più qua-
Edward Burne-Jones,
produzione della Morris, Marshall, Faulkner & Co. Illustrazione per La leggenda
lificante dell’oggetto artigianale. La quantità e la
era di alta qualità, finiva sempre per rivolgersi a una delle donne eccellenti. conseguente economicità, in altre parole, hanno
ristretta cerchia di persone, escludendo proprio Da The Works of Geoffrey sopraffatto la qualità.
Chaucer, 1896. Xilografia,
quelle masse operaie che William Morris si propo- 22×29 cm. Londra, British Dare dignità artistica al prodotto industriale, co-
neva idealisticamente di beneficare. Library. Intero e particolare. me già intuito da Morris, significa dunque rispon-
Nel 1888, perciò, Morris fondò la Arts and Crafts Disegni e stampe dere a due importanti esigenze. La prima e più ur-
Exhibition Society, un’associazione di arti e mestieri gente è di ordine economico: l’innalzamento del
che si prefiggeva di conciliare la produzione indu- livello estetico dei prodotti ha per immediata con-
striale con l’arte, in modo che ogni oggetto, pur se seguenza l’apertura di un nuovo e vastissimo mer-
di serie e di basso costo, avesse un bel disegno e go- cato, quello della media e piccola borghesia. Gli ap-
desse di un certo pregio artistico. Scopo di William partenenti a questa nuova classe, infatti, sono stati
Morris era quindi di consentire ai meno abbienti di fino a questo momento esclusi sia dai prodotti di
acquistare oggetti d’uso comune di buona qualità alto artigianato (per loro irraggiungibili in quanto
e a basso prezzo (e non potevano che essere tali se troppo costosi), sia dai prodotti industriali a larga
i costi, cioè le spese sostenute dall’industriale per diffusione (la cui mediocrità li ha relegati a un uti-
realizzarli, erano di poco rilievo). lizzo estremamente popolare).
Nel 1890 Morris dette vita anche a una tipogra- La seconda esigenza, poi, è quella di porre le basi
fia, la Kelmscott Press, che rivolse la sua attenzione per un’arte diversa e moderna, in linea con il pro-
al libro d’arte, facendo rivivere per un po’ i fasti del gresso dei tempi e con le nuove aspettative dell’uo-
libro miniato medievale. Dalla tipografia di Morris, mo, ma al tempo stesso capace di recuperare quei
infatti, proviene la più pregevole edizione dell’opera valori ideali che l’eccessivo ottimismo positivista
omnia di Geoffrey Chaucer le cui pagine, disegnate aveva di fatto finito per cancellare. L’Art Nouveau,
da Edward Burne-Jones, rimangono la più preziosa dunque, rappresenta la nuova risposta artistica che
testimonianza della grafica inglese applicata all’edi- la cultura europea dà al disagio del proprio tempo.
toria della fine del XIX secolo Fig. 28.5 . Il termine (che in francese significa appunto «arte
Caratteristica comune della produzione di Morris nuova») è di per sé indicativo dei contenuti innova-
e dei suoi soci e collaboratori è il decorativismo, che tori (se non addirittura rivoluzionari) che si voglio-
si manifesta con la linea sinuosa, la ripetitività dei no esprimere.
motivi, l’arricciolarsi di tralci di foglie e fiori resi in
modo stilizzato, così come avveniva anche nell’arte Un nome per ogni Paese L’Art Nouveau non è mai
medievale, costantemente tenuta come riferimento. ■ Opera omnia Locuzione latina arte marginale o d’evasione. Il patrimonio di forme
formata dai termini plurali òpera,
Tali caratteri formali e ispirativi pongono il mo- opere, e òmnia, tutte: letteral- e di esperienze maturato da William Morris con
vimento di William Morris e dei suoi seguaci quale mente «tutte le opere». Indica la la sua Arts and Crafts Exhibition Society, infatti,
raccolta completa delle opere di
presupposto immediato dell’Art Nouveau. un determinato autore. non è andato disperso e, anzi, confluisce in modo
11

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


diretto all’interno dell’Art Nouveau, trasportandovi 28.6  iniziato le pubblicazioni a Monaco di Baviera nel
Marcello Dudovich,
tutto il proprio bagaglio ideale e professionale. È Manifesto pubblicitario
1896. In Svizzera si parla anche di Style Sapin (stile
così che l’Art Nouveau diventa in breve il gusto di per i Magazzini Mele & C., abete), per via dei riferimenti ricorrenti alle forme
un’epoca, incarnando nel modo più vero e profon- 1908. Litografia a colori, della natura e, più specificamente, all’andamento
205×145 cm. Torino,
do lo spirito e le contraddizioni di una società che Archivio Storico Bolaffi. verticale delle abetaie. Nei Paesi Bassi, invece, si
si avvia al nuovo secolo e, quasi senza avvedersene, Disegni e stampe chiama Nieuwe Kunst (arte nuova), mentre in Au-
sta precipitando sempre più velocemente verso la stria e Ungheria, pur con gli opportuni distinguo,
28.7 Ö
catastrofe della Prima guerra mondiale. Henry van de Velde, si parla piuttosto di Secession (Secessione), dal no-
In ogni Paese d’Europa l’Art Nouveau si svilup- Manifesto pubblicitario per me dell’innovativo movimento artistico formatosi
l’estratto di proteine Tropon,
pa in modo diverso, al fine di meglio interpretare 1899. Litografia a colori,
a Vienna nel 1897 ❯ par. 28.3 . In Belgio si definisce
quel desiderio di novità che è insito nel suo stesso 111,8×77,2 cm. New York, Style Horta, dal nome dell’architetto che ne fu il più
nome. E anche i nomi, naturalmente, cambiano. Museum of Modern Art. significativo esponente ❯ oltre , o anche à coup de
Art Nouveau è quello francese e deriva dall’insegna Disegni e stampe fouet (a colpo di frusta) dalla caratteristica sinuosità
di un negozio di arredamento aperto a Parigi nel delle sue creazioni, mentre in Spagna viene adot-
1895. In Inghilterra prende il nome di Modern Style tato l’appellativo di Arte Jóven (arte giovane) o, più
(stile moderno) o Glasgow Style (in relazione alla frequentemente, di Modernismo.
città dove prima si diffuse) e in Italia quello di Stile La presenza di tanti nomi per identificare il me-
floreale o di Liberty, dalla ditta di arredamenti mo- desimo movimento (ma ne potrebbero essere ri-
derni Liberty & Liberty Co., attiva a Londra fin dal cordati altri ancora) dà immediatamente il senso
1875, i cui oggetti ebbero ampia diffusione presso della dimensione e della diffusione del fenomeno.
la nascente borghesia nazionale. In Germania l’Art ■ Secessione Dal latino secè- In queste pagine si è preferito adottare la dizione
dere, ritirarsi. Ritiro, abbando-
Nouveau si diffonde principalmente come Jugend- no; nello specifico, con il signi- Art Nouveau non per privilegiarne una in particola-
ficato di allontanamento di un re, ma perché, fin dai primi anni del secolo scorso,
stil (stile giovane), in riferimento anche alla rivista gruppo dal movimento artistico
d’avanguardia «Jugend» («Giovinezza»), che aveva o letterario di cui faceva parte. fu in generale la più usata e diffusa.
12 28.8 
Fratelli Thonet, Sedia con
braccioli, ca 1860. Legno
di faggio piegato a vapore e
verniciato e paglia di Vienna.
Collezione privata.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

28.9 Ò
Otto Wagner, Ringhiera
e porta di ascensore,
ca 1898-1899. Ferro
verniciato e smaltato.
Vienna, Majolikahaus.

28.10 
Else Unger, Studio per
stoffa, 1900. Vienna,
Ditta Backausen.
Oggetti d’arte

28.11  Anche la ceramica, la porcellana e i vetri si pre-


Mariano Fortuny y Madrazo,
Abito da sera Peplo, ca 1930.
stano egregiamente alle torsioni e alle trasparen-
Taffetà di seta verde. ze dell’Art Nouveau che, sulla scia della lezione di
New York, Metropolitan Morris, riesce spesso nel difficile intento di com-
Museum of Art.
mercializzare in grande serie e a prezzi ragionevoli
Costume
oggetti di forma e fattura elaborate, soprattutto va-
si Fig. 28.12 , calici Fig. 28.13 , lampade e vetrate de-
corative. Nuovo e vivace impulso ricevono anche
Le arti applicate Per comprendere meglio il signi- l’arte orafa e la produzione di oggettistica preziosa
ficato dell’Art Nouveau bisogna cercare di immer- in genere, campi nei quali il decorativismo arriva a
gersi nello spirito dell’epoca, pensando che nessun vette di insuperabile raffinatezza tecnica.
campo, non solo dell’arte, ma anche (e forse so- Nel settore della grafica e della riproduzione di
prattutto) del vivere quotidiano, ne è stato immu- immagini a colori i progressi dovuti al perfeziona-
ne. Nel settore dell’arredamento e degli accessori mento delle tecniche litografiche consentono la
per l’edilizia, ad esempio, si predilige il piacere per realizzazione in grande tiratura di manifesti, lo-
le forme morbide e sinuose, fantasiosamente de- candine, riviste e cartoline illustrate postali e pubbli-
rivate dalla natura (soprattutto foglie, steli e fiori) citarie Fig. 28.14 . In questo modo gli artisti possono
e poi stilizzate e reinterpretate in chiave decorati- diffondere le proprie opere che, pur essendo prive
va Figg. 28.8 e 28.9 . di un grande valore commerciale – in quanto non
Anche nel campo tessile, grazie alle nuove tec- originali –, svolgono un’importantissima funzione
nologie di lavorazione e ai procedimenti di tessi- di educazione al gusto e di diffusione di nuove idee.
tura e stampa a più colori, si producono stoffe e Se, come si è visto, si è preferito iniziare la trat-
tessuti decorati con motivi straordinariamente tazione dell’Art Nouveau parlando di arti applicate,
complessi e delicati, sempre ispirati alla leggerezza non è stato per caso. Il rinnovamento del gusto, in-
delle forme vegetali, ma assolutamente impensabi- fatti, parte proprio da questo tipo di manifestazioni
li da realizzare al telaio con i metodi della tradizio- artistiche che, al contrario, erano sempre rimaste
ne artigiana Fig. 28.10 . in ombra in quasi tutti gli altri periodi storici.
Il rinnovamento dei tessuti, di conseguenza, ha Quando l’Art Nouveau approderà alla pittu-
riflessi immediati anche nella moda. Gli stilisti, in- ra ❯ par. 28.4 e all’architettura ❯ par. 28.2.1 , infatti,
fatti, aboliscono le rigidezze dei bustini rinforzati e avrà già maturato un solido retroterra culturale
delle gonne rigonfie proponendo abiti più morbidi fatto di forme e di colori che il grande pubblico
e fascianti, che esaltino le sinuosità del corpo fem- ha imparato a conoscere (e ad apprezzare) già nei
minile ispirandosi alla gentile armonia di soggetti piccoli oggetti di uso quotidiano o nei particolari
floreali Fig. 28.11 . costruttivi e d’arredo.
13

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


28.12 
James Powell & Sons,
Vaso, ca 1880. Vetro
opalino, altezza 25,7 cm.
Londra, Victoria
and Albert Museum.
Oggetti d’arte

28.13 
Antonin Daum, Calici,
ca 1900. Vetro colorato
con applicazioni a caldo.
Nancy, Musée des
Beaux-Arts.
Oggetti d’arte

28.14 
Adolfo Hohenstein,
Cartolina pubblicitaria
della Gioielleria Calderoni, infatti, lo modella piegandolo in plastiche e sinuose
1898. Cromolitografia.
Roma, Collezione privata. volute fantasiosamente riprese dal mondo vegeta-
Disegni e stampe le, che molto opportunamente ricordano quel coup
de fouet da cui poi è derivato uno dei modi di defi-
28.15 Ö
Victor Horta, Ringhiera
nirne lo stile. A fronte dell’apparente complicazio-
della scala principale ne formale occorre invece notare che la struttura è
dell’Hôtel Solvay, 1894. realizzata con tanti piccoli pezzi assemblati insieme
Ferro dorato e legno.
Bruxelles. Veduta a freddo (cioè con viti e bulloni, senza saldature) il
d’insieme e particolare. che, dato il disegno esecutivo di progetto, ne con-
sente un montaggio estremamente rapido e relati-
vamente economico.
La ringhiera dell’Hôtel Solvay La ringhiera in fer- ■ Victor Horta (Gand, 1861- La stagione dell’Art Nouveau è forse l’ultimo pe-
ro e legno che l’architetto belga Victor Horta realiz- Bruxelles, 1947) Architetto bel- riodo della storia contemporanea nel quale si sia
ga, massimo esponente dell’Art
za nel 1894 per la scala principale dell’Hôtel Solvay Nouveau del suo Paese. Nei suoi assistito, pur con le naturali differenziazioni dovu-
di Bruxelles – residenza padronale dell’omonima edifici ricercò sempre la corri- te alle diverse tradizioni sociali e politiche di ogni
spondenza interno-esterno e
famiglia – interpreta appieno questa precisa volon- funzione-forma, abolendo ogni Paese, al diffuso affermarsi a livello internazionale
tà di applicare ovunque e pervasivamente le stesse riferimento storicistico. Grazie al di una sensibilità artistica che, nel suo complesso, si
ricorrente impiego del vetro, inol-
forme ispiratrici Fig. 28.15 . Con essa Horta reinven- tre, Horta smaterializzò le pareti presenta sostanzialmente omogenea. E da essa pren-
ta il concetto stesso di ringhiera, usando il metal- degli edifici, rendendo più lumi-
nosi e confortevoli gli interni, de-
deranno l’avvio, al di qua e al di là dell’oceano, tutte
lo in modo assolutamente anticonvenzionale. Egli, corati con motivi floreali. le successive avanguardie del Novecento ❯ par. 29.1 .
14
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

28.2.1 28.16  to l’impulso dei nuovi valori della società e della città
Otto Wagner, Majolikahaus,
moderna. Ricerca, questa, che va nella direzione di
Architettura art nouveau 1898-1899. Vienna.
Particolare della facciata. un autentico stile moderno, con il quale sostituire il
Lo Òstile nuovoÓ del costruire tradizionale ricorso agli ordini tratti dall’Antico, così
28.17 
Otto Wagner, Casa come dalle forme dell’architettura rinascimentale o
A seconda di dove si sviluppa, l’architettura art nou- dei medaglioni, 1898-1899. gotica, di cui viene sempre più avvertita l’inattualità.
Vienna. Particolare
veau assume forme e soluzioni costruttive diverse. della facciata. Nell’ampio panorama internazionale l’architettu-
La sua costante, comunque, sta sempre nell’uso dei ra art nouveau assume connotazioni anche molto di-
28.18 Ö
nuovi materiali sia per le strutture (acciaio, cemen- Giuseppe Brega, versificate. Restano ben riconoscibili alcuni elementi
to rinforzato) sia per gli elementi decorativi (cera- Villino Ruggeri, 1902-1907. comuni, essenziali e determinanti, come l’ispirazio-
Pesaro. Veduta.
mica, mosaico, vetro, ghisa), per i quali attinge, con ne alle forme della natura, l’uso dei materiali secon-
piena libertà di rielaborazione, al ricco repertorio do le loro specifiche caratteristiche, la particolare
del mondo animale (farfalle, uccelli, pesci) o vege- attenzione per la funzionalità degli spazi così come
tale (fiori, frutti, piante) Figg. 28.16 e 28.17 . degli oggetti, nonché lo scambio intenso che lega tra
La casa unifamiliare – quella indipendente, iso- loro le varie esperienze. Sono tutti aspetti profonda-
lata o a schiera, abitata da una sola famiglia – è il mente alternativi rispetto alla tradizione ancora pre-
tema nel quale l’architettura dell’Art Nouveau espri- dominante dell’Eclettismo e dello Storicismo.
me con maggiore intensità la propria aspirazione a
fondere insieme arti maggiori e minori Fig. 28.18 . Hector Guimard (1867-1942)
Tanto l’architettura quanto i suoi complementi (i È seguendo l’esempio del belga Victor Horta, con-
pavimenti, i rivestimenti, le porte e le finestre, gli siderato precursore e maestro, che Hector Guimard,
arredi, le suppellettili, le tappezzerie, gli ornamen- nato a Lione il 10 marzo 1867 e morto a New York
ti) sono per la prima volta accomunati da uno stes- il 20 maggio 1942, diviene il più celebre architetto
so linguaggio. Nascendo da un identico modo di francese art nouveau. Partito dalla lezione di Viol-
concepire le forme e i colori, tutto è legato da un’i- let-le-Duc e dalla sua ispirazione medievalista, Gui-
nedita armonia. In tal modo viene a cadere la tra- mard è autore di numerosi edifici residenziali a più
dizionale differenziazione tra involucro esterno e piani e di singole abitazioni. Il suo linguaggio è ca-
spazio interno, tra contenitore e contenuto. ratterizzato dall’uso di forme naturali stilizzate, se-
In questo modo l’architettura art nouveau diventa condo l’esempio di Horta, accompagnate da una
soprattutto l’incarnazione di uno “stile nuovo” di cui particolare ricchezza di materiali, di cui egli valo-
da tempo architetti e artisti sentivano l’esigenza, sot- rizza le caratteristiche tecniche e strutturali.
La Metropolitana di Parigi Tra i molti progetti di 15
Guimard, l’opera che ancora oggi emerge fra tutte
sono gli accessi alle stazioni della Metropolitana di
Parigi, realizzati a partire dal 1900.

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


Mettendo a f rutto i vantaggi offerti dalla pro-
duzione industriale l’architetto realizza una serie
di edicole in ghisa ottenute da una combinazione
di elementi componibili prefabbricati Fig. 28.19 , ad
esempio una balaustra che racchiude la scala di ac-
cesso; dei sostegni verticali, usati talvolta per sor-
reggere solo l’insegna Fig. 28.20 e le luci; una tettoia
vetrata a due falde, disposte anche a impluvio.
La conformazione dei singoli elementi, ispira-
ta alle forme naturali, è tale da comportare però
una totale trasformazione della semplice struttura,
che va perdendo così ogni tracciato classicheggian-
te. Le membrature verticali in ghisa, in particola-
re, sono percorse da nervature e nodosità che le
rendono simili a gambi di fiori ingranditi, sulla cui
sommità affiorano le sagome della copertura vitrea
o la globosità di un lampione simile a un grosso
bocciolo colorato Fig. 28.21 . Nell’insieme, i profili
dei piedritti, uniti alla morbidezza dei contorni dei
pannelli della balaustra, danno vita a uno scenario
di fantastiche figure fitomòrfe (cioè che ricordano le
forme delle piante), mentre la copertura in vetro
aggiunge un senso di aerea leggerezza alla strut-
tura, favorendone il dissolvimento nella luce e nel
colore dell’ambiente circostante.
L’opera lascia una traccia profonda nel paesaggio
urbano della capitale francese, tanto da dare origi-
ne alla definizione di Style Métro per indicare questa
particolare versione parigina dell’Art Nouveau.

Charles Rennie Mackintosh


(1868-1928)
Tutt’altro carattere hanno le opere di Charles Rennie 28.19 
Hector Guimard,
Mackintosh, nato a Glasgow, in Scozia, il 7 giugno Stazione della metropolitana
1868 e morto a Londra il 10 dicembre 1928. Dopo di Porte Dauphine,
aver seguito i corsi serali di Architettura alla Scuola 1900-1913. Parigi. Veduta.

d’Arte di Glasgow e dopo aver vinto vari premi ed 28.20 


essersi distinto come abile disegnatore, Mackintosh Hector Guimard, Modello
per il sostegno dell’insegna
diviene un protagonista di quello che verrà definito a un ingresso della
Glasgow Style. Figura piuttosto solitaria nel panora- metropolitana, ca 1900.
Matita su carta, 75×132 cm.
ma scozzese, Mackintosh è autore di alcuni edifici Parigi, Musée d’Orsay.
residenziali, ma si dedica principalmente alla pro- Disegni e stampe
gettazione di interni, di mobili e di arredi. Grazie
alle iniziative della Secessione di Vienna ❯ par. 28.3 , la 28.21 Ò
Hector Guimard, Stazione
sua produzione viene molto apprezzata e conosciu- della metropolitana di Place
ta in tutta Europa, anche se non riuscirà a soprav- de Clichy, ca 1900/1901. della propria formazione, di cui nel 1898 è incaricato
Parigi. Particolare
vivere al profondo cambiamento culturale soprag- dell’insegna e lampione. di progettare la nuova sede (purtroppo gravemente
giunto all’indomani della Prima guerra mondiale. danneggiata da un incendio nel giugno 2018).
Costituito da una solida muratura, l’edificio pre-
Scuola d’Arte di Glasgow La principale opera senta caratteri di estrema linearità. La facciata prin-
architettonica di Mackintosh è la Scuola d’Arte di cipale è caratterizzata dalla tessitura dei conci di
Glasgow, quella da lui stesso frequentata nel corso pietra squadrata a formare ampie e lisce superfi-
16 28.22 
Charles Rennie Mackintosh, Scuola d’Arte
di Glasgow, 1898. Veduta della facciata
principale e particolare dell’ingresso.

28.23 
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Scuola d’Arte di Glasgow. Particolari.

ci Fig. 28.22 . Su di esse emergono grandi vetrate ■ Bovindo Dall’inglese bow-win- finite da profili essenziali e allungati, nei quali la
dow, finestra (window) ad arco
che si susseguono orizzontalmente a ritmo rego- (bow), cioè finestra (o insieme di
leggerezza si abbina sempre a una chiara ricono-
lare. Un corpo centrale si inserisce nella facciata in più finestre) che sporgono dal scibilità dei singoli elementi costitutivi.
profilo della facciata, come un
senso verticale, evidenziato dalla sua dissimmetria avancorpo, a pianta poligonale
e dalla consistenza dei suoi volumi. Inciso da due o anche semicircolare. È mol- Progetti e arredi Questa continua ricerca di sintesi
to diffuso soprattutto nei Paesi
portali sovrapposti, a loro volta affiancati da due del Nord Europa (in Germania e e linearità si ritrova in particolare nei progetti di in-
finestre a bovindo, questo importante elemento è Austria prende il nome di Erker). terni e negli arredi, come ad esempio nelle sue ca-
concluso in alto da un torrino (a sinistra) in cui è ratteristiche sedie in frassino dagli altissimi schie-
leggibile un richiamo all’architettura tradizionale nali geometrici a intreccio Fig. 28.24 , negli studi di
dei castelli scozzesi. Nell’insieme, esso introduce motivi decorativi per stoffe e tappezzerie Fig. 28.25 ,
nell’edificio una romantica nota medievaleggiante, così come nel Progetto di sala da pranzo per la casa di
comunque controbilanciata dal rigore geometrico un amante d’arte Fig. 28.26 . Nella soluzione per la sa-
delle cancellate esterne o degli inserti di vetro co- la da pranzo, in particolare, le regolari partiture di
lorato nelle finestre Fig. 28.23 . superfici ed elementi strutturali collaborano nella
In generale, nella progettazione di Mackintosh definizione di un ambiente rigoroso e accogliente,
prevalgono la purezza e la linearità delle forme, de- mentre rose purpuree, tracciate con linee essenzia-
28.24  28.25 Ò 17
Charles Rennie Mackintosh, Charles Rennie Mackintosh,
Sedie. Tessuto per William Foxton, ca 1920.
a. Sedia «Ladderback», 1902. Cotone stampato a rullo. Londra,
Legno, 140,4×40,7×34,3 cm. Victoria and Albert Museum.
New York, Museum

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


Oggetti d’arte
of Modern Art.
b. Sedia «Argyle», 1897.
28.26 
Legno di quercia,
Charles Rennie Mackintosh, Progetto
136,5×50,3×45,5 cm.
di sala da pranzo per la casa di un
Londra, Victoria and Albert
amante dÕarte, 1901. Fotolitografia
Museum.
colorata a mano, 39,4×52,7 cm.
Oggetti d’arte Glasgow, Hunterian Museum.
Disegni e stampe

a b

li che catturano il geometrico intrecciarsi di petali,


trasformano i pannelli colorati alle pareti in altret-
tante presenze decorative.

Antoni Gaudí (1852-1926)


Antoni Gaudí, nato a Reus, nella provincia catalana
di Tarragona, il 25 giugno 1852 e morto a Barcel-
lona il 10 giugno 1926, è il maggior protagonista
di quella fase dell’architettura art nouveau catalana
denominata Modernismo. Tutte le sue opere sono
contraddistinte da una fantasia irrefrenabile e qua-
si turbinosa nella modellazione delle superfici.
Formatosi all’Accademia di Madrid, Gaudí rivol-
ge inizialmente il proprio interesse all’architettura
gotica e alla tradizione araba, delle quali ammira
in primo luogo le caratteristiche costruttive. Nelle
18
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

sue opere egli unisce il cromatismo dell’arte isla- 28.27 


Antoni Gaudí, Casa Vicens,
mica Fig. 28.27 a un ardito virtuosismo nello studio 1878-1880. Barcellona.
del funzionamento statico delle strutture e nell’uso Veduta della facciata.
dei materiali. In questa complessa sperimentazio-
28.28 Ö
ne sia decorativa sia strutturale, egli supera ogni Antoni Gaudí, Sagrada Familia,
residua eredità classicistica giungendo a elaborare iniziata nel 1882. Barcellona.
Veduta complessiva
un linguaggio assolutamente inconfondibile e la- dell’esterno da Nord-Est.
sciando una traccia indelebile nel paesaggio urba-
28.29 Ò
no di Barcellona: la sua opera diventa l’immagine Sagrada Familia. Veduta della
più espressiva della città e della cultura catalana. navata centrale verso l’abside.

28.30 
Sagrada Familia L’opera più singolare e signifi- Sagrada Familia.
cativa progettata da Gaudí è senza alcun dubbio Particolare delle statue
di cavalieri sulla facciata
il Tempio Espiatorio della Sacra Famiglia, internazio- principale.
nalmente noto come Sagrada Familia, la più im-
portante chiesa di Barcellona, alla cui costruzione
– iniziata nel 1882 e a tutt’oggi non ancora ultima-
ta – l’architetto catalano dedicò con passione quasi
mistica la propria intera esistenza Fig. 28.28 . Si trat-
ta di una struttura di straordinaria complessità e ar-
ditezza strutturale che, sulla base di un iniziale pro-
getto neogotico, si è poi progressivamente evoluta
attraverso l’Art Nouveau e il Modernismo catalano,
con fantasiose escursioni anche nel decorativismo
arabeggiante, in un continuo e serrato dialogo tra
architettura, pittura e scultura Fig. 28.29 .
Su un convenzionale impianto a croce latina, ri- delle cappelle radiali. Poco sembra essere comun-
partito in cinque altissime navate con ampio tran- que rimasto del progetto iniziale (andato purtrop-
setto tripartito, Gaudí imposta una selva di diciot- po perduto in un incendio), tanto esso è stato con-
to torrioni, dai profili arditamente parabolici, con tinuamente mutato e arricchito in corso d’opera.
pinnacoli traforati, come in un giocoso e gigante- Ogni particolare architettonico, decorativo e d’ar-
sco castello di sabbia. Un vasto deambulatorio con- redo, infatti, è stato attentamente studiato e fatto
clude la parte absidale, secondo lo schema gotico realizzare, con l’utilizzo di un innovativo reperto-
19

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


rio di forme, colori e materiali, da artisti e artigia- 28.31  vaganti architetture fiabesche – attraverso una sca-
Antoni Gaudí, Parco Güell,
ni scelti personalmente dall’architetto. Entrare nel 1900-1914. Barcellona. linata presidiata da una fontana a forma di enorme
cantiere perpetuo della Sagrada Familia è come at- Veduta delle palazzine salamandra rivestita di coloratissimi frammenti di
d’ingresso dalla terrazza.
traversare una sorta di diversa dimensione, che a vetro e maioliche Fig. 28.32 . Successivamente si ac-
ogni passo offre soluzioni inusuali e scorci inaspet- 28.32 Ö cede a una gigantesca sala ipostila, gremita di co-
tati, nella consapevolezza – più volte orgogliosa- Parco Güell. Fontana lonne doriche dai capitelli volutamente deformati,
a forma di salamandra
mente ribadita dallo stesso Gaudí – che «la linea in vetro e maiolica policromi. ironica ripresa in chiave canzonatoria dell’ordine
retta è la linea degli uomini, quella curva la linea Veduta e particolare. architettonico, per secoli croce e delizia di tutti gli
di Dio» Fig. 28.30 . 28.33  architetti Fig. 28.33 . Per un ulteriore spazio porti-
Parco Güell. Colonne cato, dal suggestivo sembiante di una sconnessa
doriche della sala ipostila.
Parco Güell Realizzato da Gaudí f ra il 1900 e il foresta pietrificata Fig. 28.34 , si accede progressi-
1914, il Parco GŸell è quanto resta del grandioso 28.34 Ö vamente alla terrazza superiore, con una vista pa-
Parco Güell. Foresta
(ma inattuato) progetto per un’avveniristica cit- pietrificata.
noramica sulla città, e a tutte le altre strutture del
tà-giardino alle porte di Barcellona, commissiona- parco (scale, vialetti, panchine, aiuole erbose e fio-
tagli dal ricco e illuminato imprenditore catalano rite). Gaudí si dimostra qui scenografo, oltre che
Eusebi Güell (1846-1918) Fig. 28.31 . Al vasto parco, architetto, sostenuto da un desiderio irrefrenabile
diventato pubblico nel 1922, si accede – una volta di rinnovamento e già proiettato verso i movimenti
oltrepassate le due palazzine d’ingresso dalle stra- d’avanguardia del Novecento ❯ par. 29.1 .
20
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Casa Milà La nuova impostazione progettuale 28.35 Ó molti edifici residenziali e collettivi, ma anche di
Antoni Gaudí, Casa Milà,
di Gaudí si evidenzia prepotentemente con la Ca- 1905-1910, Barcellona.
padiglioni espositivi, di mobili e arredi. Il suo lin-
sa Milà nota anche come «La Pedrera» («la cava di Veduta d’insieme guaggio si caratterizza per la predilezione di forme
pietre»), un grande edificio residenziale a più piani dell’esterno. geometriche, nitide e lineari, spesso decorate con
realizzato fra il 1905 e il 1910 nel cuore di Barcel- 28.36  semplici bicromie bianche e nere.
lona Fig. 28.35 . L’architetto la concepisce, appunto, Casa Milà. Particolare
della facciata.
come una sorta di massiccio sperone roccioso natu- Palazzo Stoclet Uno dei massimi esempi di ar-
rale, scavato dal vento e dalle piogge, fondendo all’e- 28.37  chitettura art nouveau è il Palazzo Stoclet, che l’ar-
Casa Milà. Particolare
strema maestria nella progettazione strutturale una dei comignoli sul tetto. chitetto viennese realizza a Bruxelles tra il 1905 e il
serie di stravaganti invenzioni dai forti effetti pittori- 1911 Figg. 28.38 e 28.39 . Il palazzo, commissionato
ci e decorativi. La grande parete di pietra, ottenuta ad Hoffman dal finanziere Adolphe Stoclet, incarna
con uno studio preciso di ogni singolo blocco, pre- l’autentico ideale art nouveau di armonia e di colla-
senta una successione di profili ondulati sovrapposti, borazione tra le varie arti. Ogni dettaglio dell’edifi-
perforati da aperture irregolari, a formare una gran- cio è parte integrante di un disegno generale. Così,
de sagoma nodosa e dal prevalente valore scultoreo. l’architettura e il giardino, gli spazi esterni, gli arre-
Sul colore uniforme della pietra, che il sole evidenzia di delle varie stanze Fig. 28.40 fino alle posate e alle
con ombre profonde, risaltano le ringhiere formate suppellettili d’uso, tutto è legato da un incessante
da un groviglio di ferri contorti, come metalliche al- gioco di rimandi e di riflessi formali.
ghe marine alla deriva Fig. 28.36 . Applicando criteri compositivi tratti dall’espe-
Al di sopra degli strati di pietra, il tetto – pratica- rienza di Otto Wagner e degli altri artisti della Se-
bile e coperto da una coltre di piastrelle variopinte, cessione ❯ par. 28.3 , Hoffmann elabora l’immagine
intere o spezzettate – è popolato da una serie di co- complessiva di questa grande villa urbana, dalla
mignoli e altri volumi tecnici dalle sagome fantasti- consistenza di un castello, basandosi sull’articola-
che e vagamente inquietanti Fig. 28.37 . zione delle superfici attraverso la loro incornicia-
tura che le rende visivamente autonome dal volu-
Josef Hoffmann (1870-1956) me cui appartengono. Tutto il blocco volumetrico
Josef Hoffmann, nato a Pirnitz il 15 dicembre 1870 ne risulta così smaterializzato e viene ricondotto a
e morto a Vienna il 7 maggio 1956, allievo di Ot- ■ Volumi tecnici Tutti gli spa- una sequenza di campiture vuote, come stoffe tese
to Wagner ❯ Itin., p. 263 e appartenente al gruppo zi dedicati ad accogliere mac- entro grandi riquadri geometrici. Di conseguenza,
chinari o impianti necessari alle
di artisti della Secessione ❯ par. 28.3 , è autore di esigenze della residenza. davanzali aggettanti, timpani, colonnine, lesene e
28.38  21
Josef Hoffmann,
Palazzo Stoclet, 1905-1911.
Bruxelles. Veduta dell’esterno.

28.39 

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


Pianta di Palazzo Stoclet con
evidenziata la sala da pranzo.

qualsiasi altro elemento architettonico decorativo 28.40  mente rivestiti di marmo. In questo modo essi as-
Josef Hoffmann,
sono del tutto eliminati. Nessuna simulazione di Poltrona con schienale
sumono l’aspetto di oggetti preziosi che perdono
un apparato murario percorre la superficie, ma so- reclinabile, ca 1908. Legno quasi ogni significato strutturale. Uno degli spazi di
lo un rivestimento in lastre di marmo, liscio e con- di mogano verniciato. Parigi, maggiore intensità, dove questa continuità tra arte
Musée d’Orsay.
tinuo. Ecco allora che la parete diviene un semplice e architettura si fa ancora più evidente, è quello della
Oggetti d’arte
foglio, cioè una superficie piana priva di qualsiasi sala da pranzo Fig. 28.41 . Occupata al centro da un
consistenza tridimensionale. 28.41  grande tavolo rettangolare, essa è rivestita a tutta al-
Palazzo Stoclet.
Le sale e le stanze si susseguono come scrigni Sala da pranzo. tezza con marmi che sembrano appesi come stoffe
preziosi, ciascuna caratterizzata da un motivo do- Foto ca 1911. preziose, mentre sulle pareti principali campeggia-
minante che ne definisce i valori cromatici, gli ar- no due grandi mosaici dorati realizzati da Gustav
redi, il disegno dei rivestimenti. Soprattutto nell’in- Klimt ❯ par. 28.4 . In essi si riconoscono alcune figure
gresso, sviluppato in altezza per due piani (volume umane dalle sagome geometrizzate e rettilinee che
a doppia altezza), i pilastri di sostegno sono intera- emergono da uno sfondo di morbide volute dorate.
22 a b c
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

d f
28.3
L’esperienza
delle arti applicate
a Vienna
Tra Kunstgewerbeschule
e Secession
L’ambiente viennese fin de siècle è, per molti aspet-
ti, la vera e propria culla della cultura e del gusto
art nouveau. La straordinaria ed effervescente com-
presenza di alcuni tra i più significativi artisti, mu-
sicisti e intellettuali del tempo ci dà la dimensione
di come la capitale austroungarica dovesse essere
un vero e proprio laboratorio di idee e di esperien- e
ze nuove e stimolanti. Due, in particolare, sono gli
avvenimenti che, in campo artistico, rinnovano e
condizionano la vita culturale viennese degli ultimi
decenni del secolo: la creazione della Kunstgewerbe-
schule e il sorgere della Secession.

Kunstgewerbeschule
Fondata nel 1867 ed entrata in funzione già dall’ot-
tobre del 1868, la Kunstgewerbeschule (Scuola d’arte e
mestieri) è una struttura pubblica per l’istruzione ar-
tistica istituita con lo scopo di rispondere all’esigen-
za – avvertita soprattutto dalle forze produttive – di
reperire nuove figure professionali, provviste di una
maggiore competenza in campo progettuale e crea-
tivo nell’ambito delle arti applicate. lesse affrontare il tema della progettazione di og-
I corsi della Kunstgewerbeschule nascono, concre- getti destinati alla produzione industriale, vale a
tamente, con l’obiettivo di unire ai consueti stru- dire per quell’artigianato artistico che, già teorizza-
■ «Ver Sacrum» In latino, lette-
menti per la formazione artistica anche un baga- ralmente primavera sacra. Il ti- to da Morris, sarebbe diventato in seguito uno dei
glio di nuove conoscenze tecniche relative all’uso tolo della rivista allude a un’anti- temi propulsori dell’Art Nouveau.
ca cerimonia romana durante la
dei materiali, alle loro caratteristiche e al loro im- quale, in occasione di particolari Durante il trentennio che va dalla sua fondazio-
calamità, venivano offerte in sa- ne fino quasi alle soglie del Novecento, la Kunst-
piego industriale. Tali nuove conoscenze stavano crificio le primizie della primave-
diventando ormai indispensabili per chiunque vo- ra successiva. gewerbeschule di Vienna persegue le proprie finali-
28.42  23
Copertine, pagine
e manifesti tratti dalla rivista
«Ver Sacrum», 1898-1902.
a. Alfred Roller, Copertina.

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


Anno I, n. 1, gennaio
1898. Formato
29×28,5 cm.
b. Gustav Klimt, Manifesto
per la prima esposizione
della Secessione
viennese, 1898.
c. Koloman Moser,
Copertina. Anno II, n. 4,
aprile 1899.
d. Gustav Klimt,
Mese di gennaio
per il calendario
di «Ver Sacrum», 1901.
e. Moser Koloman, Mese
di luglio per il calendario
di «Ver Sacrum», 1901.
f. Koloman Moser,
Manifesto per la
tredicesima esposizione
della Secessione
viennese, 1902.
Disegni e stampe

tà mantenendosi sempre fedele, nell’impostazione 28.43  cata una forte volontà di cambiamento, con la rap-
Joseph Maria Olbrich,
della didattica, al principio dell’imitazione delle Palazzo della Secessione,
presentazione di un alberello che, crescendo, fran-
«arti maggiori» da parte delle arti applicate. Arti- 1898-1899. Vienna. tuma simbolicamente con le sue radici il vaso che
sti e artigiani che, fianco a fianco, si dedicano alla Veduta dell’esterno. lo contiene a . Proprio in quel numero viene pub-
produzione industriale devono saper trarre dallo 28.44  blicata parte del programma ufficiale del gruppo,
studio delle arti superiori i canoni formali da intro- Palazzo della Secessione. una sorta di dichiarazione generale di intenti che,
Particolare della scritta
durre poi nei loro progetti e nelle loro realizzazio- «Ver Sacrum» in bronzo vagheggiando una nuova «primavera dell’arte», si
ni, contribuendo così in maniera fondamentale a dorato. basa fondamentalmente:
elevare la qualità estetica degli oggetti. L’insegna-
«Sull’aspirazione a una integrazione delle arti,
mento è conseguentemente basato sullo studio, il
come mezzo per consentire l’opera d’arte tota-
disegno e l’esercizio della ripetizione degli esempi
le, espressione del nuovo impegno artistico e so-
più significativi e illustri dell’arte classica e, in ge-
ciale dell’arte moderna, e quindi anche sull’af-
nere, di tutti gli stili dei secoli passati.
fermazione fondamentale della parità tra “arti
maggiori” e “arti minori”, tra arte per il ricco e
Secession
arte per il povero».
Il vero, profondo mutamento della linea di condot-
ta fin qui tenuta all’interno della Kunstgewerbeschule Già da queste poche parole si evidenzia il carattere
avviene verso la fine del secolo, preceduto – sull’o- estremamente radicale della svolta impressa dagli
rizzonte artistico nazionale – dalla nascita (ma forse artisti della Secessione alle concezioni allora ancora
sarebbe meglio dire dall’esplosione) della cosiddetta vigenti per quanto concerneva il modo di intendere
Secession (Secessione). La Vereinigung bildender Küns- le arti e il loro significato di promozione culturale
tler Österreichs Secession (Associazione dei pittori e e sociale, svolta che avrebbe decretato anche il ridi-
degli scultori della Secessione austriaca) risale infatti mensionamento e, in seguito, il declino della pur
al 1897, quando un gruppo di giovani artisti con a prestigiosa ma ormai superata Kunstgewerbeschule.
capo Gustav Klimt ❯ par. 28.4 si distacca radicalmen-
te dall’ambiente intellettuale ancora vicino al gusto Palazzo della Secessione Tra il 1898 e il 1899 vie-
eclettico e accademico. Organo ufficiale del neona- ne anche costruito, a vero tempo di record, il Pa-
to movimento è l’innovativa rivista «Ver Sacrum», il lazzo della Secessione Fig. 28.43 . Esso costituisce uno
cui primo numero vede la luce già nel gennaio 1898 spazio espositivo alternativo a quelli dei quali po-
e le cui uscite proseguiranno a cadenza mensile (e teva disporre l’arte accademica e in breve diviene,
poi bimestrale) fino al dicembre 1903 Fig. 28.42 . Già insieme a «Ver Sacrum» (di cui ricorre la scritta in
dalla prima copertina, di inusuale formato quadra- bronzo dorato alla sinistra dell’ingresso) Fig. 28.44 ,
to – come in seguito saranno anche molte opere di il centro dei più importanti e innovativi avveni-
Klimt e di vari altri artisti secessionisti –, viene evo- menti artistico-culturali di Vienna.
24
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Grazie al grande ed entusiastico attivismo degli 1908), allievo di Otto Wagner, uno dei precursori
aderenti alla Secessione, le attività espositive e di delle tematiche secessioniste ❯ Itin. p. 263 . Architet-
propaganda si susseguiranno, con particolare im- to e designer, Olbrich è uno degli esponenti di punta
patto sul pubblico, almeno fino al 1905. Il progetto della Secessione viennese. Di formazione accade-
del palazzo è realizzato dal giovane e prometten- mica, viaggiò in Italia e in altri Paesi del Mediterra-
te Joseph Maria Olbrich (Troppau, 1867-Düsseldorf, neo dove si interessò alle architetture tradizionali
28.45  28.47 Ò 25
Palazzo della Secessione. Adolf Loos, Casa Scheu,
Fregio decorativo. 1912. Vienna. Veduta
del fronte verso il giardino.
28.46 
Palazzo della Secessione.

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


Particolare della struttura
cupoliforme e dell’intreccio
decorativo.

dei luoghi. Dal 1899 fu a Darmstadt dove coordinò


(e in parte curò egli stesso) la progettazione di un
villaggio per artisti. Fu tra i più sensibili interpreti
dell’architettura art nouveau, all’interno della quale
seppe sempre coniugare con fantasia ed equilibrio
l’organizzazione funzionale degli spazi e il gusto
per il particolare.
Il Palazzo della Secessione è estremamente rigo-
roso, in assoluta controtendenza rispetto alla mag-
gior parte delle architetture eclettiche del tempo.
Partendo da una pianta quadrata, Olbrich dà ori-
gine a un semplice contenitore dalle pareti lisce e
quasi disadorne (a eccezione di un f regio florea-
le dorato sotto il cornicione Fig. 28.45 ), nelle quali
porte e finestre si aprono con tagli netti e decisi,
senza le cornici, le modanature o i timpani ancora
presenti nell’architettura eclettica.
La grande invenzione decorativa è costituita da
un’ampia ma leggera struttura di forma quasi sfe-
rica che, pur richiamando il volume di una cupola,
non ne ha comunque la funzione Fig. 28.46 . Essa,
realizzata con motivi di foglie di alloro in rame do-
rato, contrasta vivacemente con la chiara e compat-
ta massa muraria sottostante, costituendo un segno
architettonico di grande rilievo nel panorama ur-
bano. L’interno, essendo destinato fin dall’inizio a
spazio espositivo (funzione alla quale è ancora og-
gi adibito), non è ingombro di muri o di elementi L’apparente paradosso mette in evidenza come i
strutturali fissi e dunque può essere modificato, con tempi siano ormai maturi per l’avvento di un’archi-
tramezzi e pannelli mobili, a seconda delle varie ne- tettura veramente nuova e funzionale, nella quale
cessità di allestimento. Mai edificio, fino ad allora, ogni decorazione sia definitivamente bandita a van-
era stato più consono alla sua funzione. taggio della qualità prima che ogni buona architet-
tura deve soddisfare: il benessere di chi vi abita.
Adolf Loos (1870-1933)
Un ulteriore e ancora più innovativo contributo nel- Casa Scheu Nella casa padronale che l’architet-
la direzione di un’architettura che sappia sempre to austriaco progetta nel 1912 a Vienna per i co-
più corrispondere con le forme alla funzione vie- niugi Gustav e Helen Scheu sono già presenti, in
ne dall’austriaco Adolf Loos (Brno, 1870-Kalksburg, sintesi, tutti quelli che sarebbero poi stati i conte-
1933) ❯ Fig. 28.126 che, pur ponendosi spesso in con- nuti della sua nuova architettura Figg. 28.47 e 28.49 .
trasto con la stessa Secessione, ne costituisce di fat- 28.48 Ö La semplicità geometrica dei volumi, con bianche
Schemi grafici dei prospetti
to l’ultimo e più raffinato prodotto intellettuale. principale e posteriore
facciate lisce, la funzionalità disadorna delle aper-
Architetto controcorrente, teorico acuto e saggista di Casa Scheu ture (messe solo dove servono e della forma che
dalla penna graffiante, Loos combatte in ogni modo (rielab. da Archweb). occorre, senza cornici né decorazioni) Fig. 28.48 , la
il concetto di decorazione in architettura ❯ Ant. 253 . 28.49  volontaria rinuncia a ogni estetismo in nome della
Nel suo celebre saggio dal titolo significativo di Or- Pianta del primo piano semplicità di esecuzione e della comodità d’uso e di
di Casa Scheu.
namento e delitto (1908), egli arriva ad affermare che manutenzione, già preludono in maniera evidente
l’«architettura non è un’arte, poiché qualsiasi cosa alla successiva, rivoluzionaria stagione del Razio-
serva a uno scopo va esclusa dalla sfera dell’arte». nalismo ❯ par. 32.9 .
26 28.4
Gustav Klimt
(1862-1918)
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Oro, linea, colore


Gustav Klimt, uno dei maggiori promotori della Se-
cessione viennese, è senza dubbio la personalità
più significativa della pittura art nouveau.
Nato a Baumgarten (un sobborgo di Vienna) il
14 luglio 1862, nonostante l’inclinazione artistica
dimostrata fin da giovanissimo, scelse di non iscri-
versi all’Accademia di Belle Arti, ma frequentò (dal
1876 al 1883) la meno prestigiosa Kunstgewerbeschu-
le della capitale austroungarica. Qui, assieme al fra-
tello Ernst (1864-1892) e a un comune amico, dette
vita, già dagli anni della formazione, a un nucleo
artistico che si occupava esclusivamente di deco- a

razioni.
Gli insegnamenti della Kunstgewerbeschule, del bre 1918 cominciò a sfaldarsi in varie entità nazio-
resto, avevano già una finalità pratica, anche di ti- nali, né al crollo definitivo della monarchia.
po artigianale, rispetto a quelli impartiti all’Acca- Il 12 novembre 1918, infatti, l’Austria si procla-
demia, dove erano importanti soprattutto lo studio mava repubblica e Carlo I, il successore dell’impe-
della forma e la copia dall’Antico. ratore Francesco Giuseppe, fu costretto a rifugiarsi
Klimt ottenne una fama immediata e nel 1897 fu in Svizzera.
il principale esponente della Wiener Secession, di cui Poco incline a parlare di sé, Gustav Klimt ebbe,
fu anche il primo e più prestigioso presidente. Se però, a scrivere:
ne staccò solamente nel 1905 quando raccolse in-
«So dipingere e disegnare. Lo penso io e lo dico-
torno a sé la Kunstschau (letteralmente: Mostra d’Ar-
no anche altri, ma non sono sicuro che sia vero
te), un nutrito gruppo di artisti che si presentò al b
[…]. Credo che in me non ci sia niente di parti-
pubblico con una grande mostra nel 1908 Fig. 28.50
colare da vedere. Sono un pittore che dipinge
durante i festeggiamenti per il sessantesimo anni- 28.50 
tutti i giorni, dalla mattina alla sera […]. Chi
versario del regno dell’imperatore Francesco Giu- a. Berthold Löffler, Manifesto
per la Kunstschau vuole sapere qualcosa di me come artista (che è
seppe: si trattò di una vera e propria “secessione di Vienna, 1908. Litografia l’unica cosa che valga la pena di conoscere) deve
dalla Secessione”. Klimt fu anche particolarmente a colori, 37,5×49,5 cm.
New York, Museum guardare attentamente i miei quadri. Solo così
attivo nella collaborazione a «Ver Sacrum», l’im-
of Modern Art. potrà capire chi sono e cosa voglio» ❯ Ant. 254 .
portante rivista ideologica della Secessione. b. Emil Hoppe,
Nel 1903 visitò Ravenna in due diverse occasio- Illustrazione dell’atrio
della Kunstschau
ni, riportandone una suggestione talmente profon- di Vienna, 1908. Il disegno Negli anni passati alla Kunstgewerbeschu-
da da avere notevoli ripercussioni anche sullo stile Litografia a colori. le Klimt aveva ricevuto un insegnamento accade-
e sulle scelte materiche ed espressive degli anni im- Disegni e stampe mico basato essenzialmente sullo studio del nudo e
mediatamente successivi. Nel 1912, infine, divenne sull’ornato. La sua vastissima produzione grafica,
presidente dell’Unione Austriaca degli Artisti. in particolare quella degli anni giovanili, rivela l’e-
La sua ultima attività coincise con gli anni con- sercizio attorno alle tematiche dell’arte italiana del
vulsi e dolorosi della Prima guerra mondiale. Rinascimento.
Gustav Klimt, che aveva incarnato lo spirito stesso Con il tempo, però, il disegno di Klimt muta
dei fasti dell’Impero austroungarico, all’apparenza considerevolmente giungendo, attorno al primo
destinato a una perenne prosperità (nonostante le decennio del Novecento, a un linearismo essen-
gravi contraddizioni interne e i problemi posti dal- ziale dal forte gusto decorativo che si concretizza
le molteplici e diverse nazionalità che in esso con- nell’uso di una morbida curva di contorno. Il Pro-
■ Sigmund Freud (Freiberg,
vivevano in un equilibrio vacillante), morì il 6 feb- 1856-Londra, 1939) Medico filo di una ragazza Fig. 28.51 , un disegno a matita
braio 1918 per gli esiti di un ictus cerebrale che lo austriaco, fu l’inventore della blu del 1898/1899, insiste sulla lunga chioma della
psicoanalisi. Fondò a Vienna
aveva semiparalizzato. la prima scuola di psicoanalisi giovane donna. I capelli sono l’asse portante della
e dette molta importanza an- raffigurazione (da essi traspare appena un delica-
Non poté così assistere né all’inarrestabile sfa- che all’interpretazione dei so-
scio del vasto impero degli Asburgo, che dall’otto- gni ❯ par. 31.2 . tissimo profilo) e sono trasformati in un motivo
27

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


ornamentale con il loro volume, morbidamente
reso con onde di filamenti leggeri.
In Nudo disteso verso destra Fig. 28.52 , dalla forte
carica erotica – carattere comune a molta produ-
zione klimtiana che, significativamente, si sviluppa
in parallelo con le ricerche psicoanalitiche di Sig-
mund Freud (1856-1939), nelle quali l’eros è visto
come uno dei più potenti propulsori dell’esistenza
umana –, è mostrata una giovane donna che giace
riversa su un fianco con le braccia schiacciate con-
tro il petto, la gamba sinistra distesa e quella destra 28.51  Il dipinto è costruito guardando al Rinascimento
Gustav Klimt, Profilo di una
ripiegata. ragazza (Studio per Talia e
italiano. Infatti l’impianto architettonico, il tondo
Il suo corpo è delineato con pochi e decisi tratti Melpomene), ca 1898/1899. e i nudi sono un adattamento di analoghi elemen-
curvilinei continui e le gambe sono parzialmente Matita colorata su carta, ti della volta della Cappella Sistina. Ma l’atteggia-
42,6×28,9 cm. New York,
nascoste da un drappo nella cui decorazione ricor- Museum of Modern Art. mento sognante, languido, ambiguo e malizioso
rono i motivi del cerchio e della spirale tracciati Disegni e stampe dei due giovani ignudi priva di ogni contenuto la
con rapidità. Se l’atteggiamento della donna risulta monumentalità michelangiolesca, riducendola a
28.52 
provocante, tuttavia, l’unico tocco di rosso, quello Gustav Klimt, Nudo disteso puro pretesto ornamentale. La novità, invece, sta
che ne disegna le labbra, richiama l’attenzione di verso destra, 1912-1913. tutta nella cornice interna, che si sviluppa con un
Matite colorate su carta,
chi guarda sul suo volto, con la testa abbandonata 37×56 cm. Collezione
motivo a fiori e uccelli, e nel graticcio a fiori e foglie
nel sonno. privata. dello sfondo che, traendo origine dall’ambiente ar-
Disegni e stampe tistico di William Morris, costituiscono un sicuro
Idillio Al 1884 risale Idillio Fig. 28.53 , una trasposi- punto di partenza per gli sviluppi in senso decora-
28.53 
zione pittorica di un disegno della serie Allegorie ed Gustav Klimt, Idillio, 1884. tivo delle opere successive di Klimt.
emblemi – la prima fu edita tra il 1882 e il 1890 – una Olio su tela, 49,5×73,5 cm.
Vienna, Historisches
pubblicazione avente lo scopo di fornire agli artisti Museum der Stadt Wien. Paesaggi A partire dal 1900 circa Klimt – noto già
un insieme di soggetti tra i più disparati, desunti per la rappresentazione di figura – si dedica con
dalla vita e dalle attività dell’uomo, validi quali sug- grande successo anche al paesaggio. Inizialmente
gerimenti per ogni genere di decorazione. si tratta di dipinti nei quali è presente la sola natu-
28 a
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

ra Fig. 28.54, a ; attorno al 1908 e sino alla fine della 28.54  sguardo. Solo un po’ di spazio viene lasciato al chia-
Gustav Klimt, Paesaggi.
vita dell’artista, la tela accoglie anche edifici b . rore del cielo, che appena filtra nel fitto degli alberi.
a. Il parco, 1910. Olio su tela,
Klimt studia le possibili vedute guardando attra- 110,4×110,4 cm. New York,
L’accordo cromatico dà luogo a uno sfondo sostan-
verso il suo «trova-immagini» o «mirino» Fig. 28.56 , Museum of Modern Art. zialmente bidimensionale. I fusti, sottili e lievemen-
un cartoncino rettangolare in una parte del quale b. Case a Unterach te ondulati, dalle cortecce grigie appena aggredite
sull’Attersee, 1915-1916.
aveva ritagliato una superficie perfettamente qua- Olio su tela, 110×110 cm. dal verde del muschio e toccate dal sole del matti-
drata, un formato che, come egli stesso affermava, Collezione privata. no, risaltando contro il fondo di foglie, sono spaziati
«consente d’immergere il soggetto in un’atmosfera 28.55  nel primo piano, per affastellarsi in quelli successivi,
di pace. Un dipinto quadrato diviene così parte di Gustav Klimt, Faggeta I, chiudendo, come una cortina, il margine superiore
ca 1902. Olio su tela,
un tutto universale». L’effetto originato dal forma- 100×100 cm. Dresda,
della tela e suggerendo, essi soli, la profondità.
to quadrato – comune anche alle lastre fotografi- Staatliche Kunstsammlung,
che – è, dunque, anche quello di dare l’impressione Galerie Neue Meister. Giuditta Già negli anni di fine secolo e nei primis-
che il soggetto raffigurato prosegua oltre i margini 28.56  simi del Novecento l’arte di Klimt si indirizza a un
della tela. A questo fine concorre anche il modo Disegno schematico del «trova- disegno rigoroso e armonico, arricchito da un pre-
immagini» di Gustav Klimt.
in cui il soggetto è dipinto: senza lasciare spazio ziosismo quasi gotico, con un uso del colore teso
al cielo o a vuoti, ponendo molto in alto la linea a sottolineare effetti di trasparenze e dove il gusto
dell’orizzonte che a volte sconfina verso il margine per la decorazione appare fortemente indirizzato
superiore della tela; questa, inoltre, viene saturata verso la bidimensionalità. Tutto questo pur con-
solitamente con piccoli tocchi che riprendono la servando anche significativi effetti volumetrici, in
tecnica divisionista. specie nei ritratti.
È il caso di Faggeta I Fig. 28.55 , una tela quadra- In Giuditta I Fig. 28.57 , dipinto nel 1901, il sog-
ta che racchiude uno spazio limitato di un bosco getto biblico è decisamente posto in subalternità,
d’autunno. Le foglie cadute, nei toni caldi del giallo, mentre il corpo seminudo dell’eroina, appena e
dell’ocra e del rosso, che per tratti si mischiano al parzialmente coperto da un sottilissimo velo az-
blu e al verde, ricoprono lo strato vegetale superfi- zurro con ornamentazioni dorate, e il potere in-
ciale trasformandolo in un tappeto fin dove arriva lo cantatore dello sguardo sono un inno alla bellezza
28.57 Ò 29
Gustav Klimt, Giuditta I,
1901. Olio su tela,
84×42 cm. Vienna,
Österreichische Galerie
Belvedere. Intero, particolare

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


e schema compositivo.

28.58 Ò
Gustav Klimt, Giuditta II
(Salomè), 1909. Olio su tela,
178×45 cm. Venezia,
Galleria d’Arte Moderna.
Intero e particolare.

femminile, la rappresentazione della femme fatale, missione salvifica (Giuditta) all’incarnazione della
cioè di una personalità femminile seducente, for- passione che sconfina nella morte (Salomè).
te e dominatrice. Tale interpretazione sarebbe di- Nel dipinto di Vienna Giuditta, splendidamen-
ventata negli anni ancor più vera e caratterizzante, te agghindata e vista in perfetta frontalità dal bas-
tanto che lo stesso Klimt confonde – nei titoli dei so verso l’alto, se ne sta immobile, con gli occhi
cataloghi delle sue opere – Giuditta e Salomè (cioè socchiusi (conseguenza del punto di vista, pur se
l’eroina biblica e la principessa, figlia di Erodiade, l’effetto che ne deriva è quello del languore) e le
espressione dell’erotismo spregiudicato e torbido), labbra dischiuse, in atteggiamento quasi di sfida,
come accade con Giuditta II (Salomè), un’opera del mentre, piegando il braccio destro (che le attraver-
1909, ora conservata a Venezia Fig. 28.58 . Qui le sa, perciò, il busto) mostra la testa mozzata di Olo-
forme della donna, dal corpo quasi snodato, pro- ferne, che appena si intravede in basso a destra.
teso verso sinistra e costretto in una cornice lunga Il volto della giovane donna, dalla mascella
e stretta, rivelano, nei seni nudi, un definitivo pas- squadrata, enigmatico e bellissimo, è incorniciato
saggio dalla prescelta dal Cielo per compiere una dall’alto collier tempestato di gemme di gusto art
30 28.59 
Gustav Klimt, Ritratto
di Adele Bloch-Bauer I,
1907. Argento, oro e olio
su tela, 140×140 cm. New
York, Neue Galerie, Museum
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

for German and Austrian Art.


Intero e particolare.

28.60 
Restituzione grafica dei motivi
decorativi di Ritratto di Adele
Bloch-Bauer I.

nouveau e dalla gran massa scura e vaporosa di ca- conoscenza e lo studio dei mosaici della tarda ro- 28.61 
Schema identificativo delle
pelli ricciuti. Non c’è linea di contorno: il corpo manità, dei tempi di Teodorico e del periodo bizan- parti del Ritratto di Adele
di Giuditta, come pure il suo abito velato, sfuma tino di quella che fu l’ultima capitale dell’Impero Bloch-Bauer I.
delicatamente e quasi si confonde con lo sfondo (a romano d’Occidente.
sinistra, in particolare). Così, proprio come le tessere dorate dei mosai-
A rendere il dipinto ancor più prezioso di quanto ci ravennati creavano l’illusione di una ricchezza e
non sia già per l’uso del colore e del disegno inter- di una potenza inesistenti nell’impero agonizzante,
viene il fondo oro, che determina un forte contra- allo stesso modo l’oro elargito nei dipinti di Klimt
sto tra la bidimensionalità del lucente monocromo sembra suggellare in un sepolcro prezioso la fine di
e la tridimensionalità della figura. Si tratta di una un’epoca, segnando gli ultimi giorni del dominio
ripresa dalle tavole gotiche, la cui tecnica era stata asburgico e il definitivo tramonto della Belle époque.
studiata dall’artista fin dai tempi della Kunstgewer-
beschule. Sull’oro insiste un disegno geometrico a Ritratto di Adele Bloch-Bauer I Il cosiddetto «stile
elementi naturalistici estremamente semplificati e aureo» – o «periodo dorato», «periodo d’oro» o an-
stilizzati e la cornice, a sua volta dorata e decorata che «fase d’oro» – caratterizza gli anni 1905-1909,
a sbalzo nella parte alta a piccole onde, diventa par- con un apice tra il 1906 e il 1907. È del 1907, appun-
te integrante del dipinto stesso. to, il Ritratto di Adele Bloch-Bauer I Fig. 28.59 , verti-
Klimt incomincia in questi anni a usare l’oro in ce, per intensità e sontuosità, di questa fase dell’at-
foglia; scelta espressiva che si conferma nell’artista tività di Klimt, primo di due eseguiti a distanza di
con maggior vigore dopo il viaggio a Ravenna e la tempo dall’artista austriaco ❯ Fig. 28.70, a e fra i suoi
31

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


a b c

più significativi ritratti femminili di questo perio- 28.62 Ö i pochi caratteri naturalistici (il volto, le spalle, le
Gustav Klimt, Ritratti,
do Fig. 28.62 . 1902-1906.
braccia e le mani della giovane donna) – retaggi
Il dipinto che ritrae Adele Bloch-Bauer, mo- a. Emilie Flöge, 1902. della tradizione – con l’esuberante e quasi estra-
glie di un ricco industriale e collezionista vienne- Olio su tela, 178×80 cm. niante decoro bidimensionale Fig. 28.60 .
Vienna, Historisches
se ebreo, fu requisito dai nazisti e successivamente Museum der Stadt Wien. La figura si smaterializza così in un insieme geo-
esposto all’Österreichische Galerie di Vienna di- b. Margaret Stonborough- metrico in cui l’abito con motivi a occhi entro trian-
Wittgenstein, 1905. Olio
venendo il simbolo non solo della città, ma anche su tela, 179,8×90,5 cm.
goli (evidente allusione all’occhio di Horus della
dell’Austria felix di fine secolo. Nel 2006 è stato og- Monaco di Baviera, pittura egizia), quadrati, spirali e piccoli triangoli a
getto di una clamorosa controversia legale – tra l’e- Neue Pinakothek. mo’ di goccia, si fonde con la tappezzeria a succes-
c. Fritza Riedler, 1906.
rede legittima e lo Stato austriaco – che l’ha, infine, Olio su tela, 153×133 cm. sioni di girali dei braccioli della poltrona e, ancor
condotto a New York, dove è attualmente esposto Vienna, Österreichische più, con i disegni dello schienale curvilineo contro il
Galerie Belvedere.
alla Neue Galerie. Intero e particolare. quale sono appoggiati dei cuscini. La spalliera, qua-
L’abbondanza del metallo prezioso impiegato si espansione superiore dell’abito della Bloch-Bauer
nelle tele degli anni precedenti non riesce a com- che, in basso, si apre a campana Fig. 28.61 , definisce
petere con quella profusa nel ritratto di Adele una sorta di grande aureola attorno al busto dell’e-
Bloch-Bauer. La foglia d’oro satura la grande tela e terea, ingioiellata, giovane donna.
nel piano di fondo – la parete di un interno separata La parte dell’abito decorata a occhi e triangoli
da una fascia bicroma dal pavimento verde – sug- si conforma a un contorno di linee curve che dise-
gerisce l’effetto di un pulviscolo dorato che rinvia gnano il corpo di Adele Bloch-Bauer, ma che, allo
ai giochi di luce delle tessere di un mosaico splen- stesso tempo, partecipano, proprio con quei deco-
dente. L’opera, in tal modo, sembra solo porzione ri, a far dubitare che l’esile, ricca signora viennese
di una superficie senza confini, conseguenza an- sia davvero seduta e non invece in una posa stante,
che del formato perfettamente quadrato della tela come avviene anche per il Ritratto di Eugenia (Mäda)
(140×140 centimetri): come già si è visto, d’altron- Primavesi ❯ Fig. 28.70, b . Quel contorno e quei decori
de, Klimt riteneva che un dipinto quadrato fosse fitti che esso racchiude sono infatti un artificio per-
«parte di un tutto universale». ché la resa bidimensionale della donna – la stessa
Tale formato contribuisce alla qualità altamen- dei mosaici bizantini – invasa dall’ornamentazione,
te ornamentale del dipinto, riprendendo – amplifi- senza il chiaroscuro, ma solo attraverso la minuta
cato – il motivo del decoro a piccoli quadrati del- geometria, consenta di percepire la concretezza di
la poltrona e del fondo, e sottolineando, inoltre, la un corpo. L’“inganno” dell’occhio, tuttavia, arric-
centralità dell’immagine in cui l’artista amalgama chisce le qualità del dipinto.
32
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

28.63  28.65 Ö
Gustav Klimt, Gustav Klimt, Il bacio, 1902.
Il bacio, 1907- Dal Fregio di Beethoven,
1908. Olio su tela, 1902. Dimensioni complessive
180×180 cm. 220×2400 cm. Tecnica mista
Vienna, su muro (caseina su stucco,
Österreichische rete metallica intonacata,
Galerie Belvedere. intarsio di pietre dure). Vienna,
Intero e particolare. Palazzo della Secessione.

28.64 Ò 28.66 Ò
Schema grafico Veduta della sala con il Fregio
dei movimenti di Beethoven alla XIV
e delle posture Esposizione della Secessione
dei personaggi nel 1902. Vienna, Palazzo
del Bacio. della Secessione.

Il bacio Anche la tela Il bacio Fig. 28.63 risente del Le porzioni naturalistiche, principali componenti
preziosismo decorativo basato sull’impiego dell’oro del dipinto del 1902 (che vedeva i due amanti nudi),
in foglia. Il dipinto, anch’esso di formato quadrato, qui sono ridotte all’essenziale (le teste e le mani dei
è stato anticipato da un’opera di uguale soggetto, due, le gambe e i piedi della donna); in esse si risolve
concepita da Klimt come episodio culminante del la lieve volumetria di un’opera per altro verso bidi-
Fregio di Beethoven Fig. 28.65 che, realizzato nel 1902 mensionale. Tutto il resto è colore, ma, soprattutto,
come celebrazione del grande musicista in una sala oro. Con un trattamento diversificato, però. Infatti,
del Palazzo della Secessione, in occasione della XIV nel caso dell’uomo (il cui modello è l’artista stesso),
Esposizione degli aderenti al movimento, interpreta piegato verso la giovane donna Fig. 28.64 , la lunga
allegoricamente l’Inno alla gioia (An die Freude) della veste che lo copre interamente è trattata con un or-
Nona Sinfonia Fig. 28.66 .La tela mostra due amanti namento a rettangoli dorati alternati ad altri ora scu-
abbracciati che si stanno baciando. Inginocchiati su ri, ora grigi. Nel caso della donna (che ha i tratti di
uno sperone fiorito, quasi in bilico su un vuoto dora- ■ Inno alla gioia In particolare il Emilie Flöge, la compagna di Klimt), che si abbando-
riferimento è al brano del coro:
to, essi sono circondati da un’aura d’oro a girali che, «Abbracciatevi, moltitudini! / Un na all’abbraccio socchiudendo gli occhi e cingendo
con propaggini filamentose, si mischia ai fiori azzur- bacio al mondo intero! / Fratelli! le spalle dell’amato, il corpo è reso identificabile per
Oltre il firmamento / deve abita-
ri, gialli e viola che ricoprono lo sperone. re un padre amato». un trattamento dell’oro a onde parallele e per l’in-
28.67 Ò 33
Gustav Klimt, Danae,
ca 1907/1908. Olio su tela,
77×83 cm. Vienna,
Galerie Würthle.

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


28.68 
Schema geometrico-
compositivo di Danae.

28.69 
Danae. Particolari.

serzione di ovali di colore con ornamenti ad anelli. sfiorato da un velo violaceo a disegni circolari. Le
Tutto si concentra attorno all’abbraccio: l’uomo e cosce sono sproporzionatamente grandi, ma, al pa-
la donna che si stringono hanno le teste coronate ri delle labbra rosse e carnose, dei capelli ramati e
di foglie d’edera e di fiori, a simboleggiare uno sta- dei seni turgidi, tendono a sottolineare il risvolto
to edenico e primordiale in cui nulla esiste se non erotico del dipinto. Le gambe sono flesse verso il
attraverso la forza creatrice dell’amore e dell’eros. ventre, mentre il flusso di una copiosa pioggia d’o-
ro Fig. 28.69 – metamorfosi di Zeus – scivola su di
Danae Nel volgere di poco tempo l’oro lascia il lei, sensuale e portatore di nuova vita. Il dipinto,
passo al solo colore, mentre le forme dipinte e di- dunque, si carica anche di significati mitici e sim-
segnate si compongono, compatte, anche entro bolici non inusuali nelle opere di Klimt.
contorni raccolti. È così per Danae Fig. 28.67 , un
olio del 1907/1908 circa, che riprende un tema più Lo «stile fiorito» Tra il 1909 e il 1911 Gustav Klimt
volte trattato dai pittori nel corso dei secoli. Qui il viaggiò spesso in Europa (Francia, Italia e Spagna)
gran corpo della fanciulla si modella in una spirale ed ebbe così modo di conoscere i dipinti di Tou-
ellittica racchiusa dal perimetro della tela Fig. 28.68 , louse-Lautrec, di Matisse e dei Fauves ❯ par. 28.5 .
che dal tradizionale e caratteristico quadrato volge L’incontro con l’arte fauve fu per lui una rivelazio-
al rettangolo, seppure in modo appena percettibi- ne in un momento di crisi e di dubbi. I colori vio-
le. E, anzi, il corpo stesso di Danae pare addirittura lenti di Henri Matisse e dei suoi amici «belve» ri-
adattarsi, deformandosi, al formato della tela. generano profondamente il linguaggio dell’artista
Danae, abbandonata nel sonno – o nella volut- austriaco conducendolo a sostituire le minuzie de-
tà – è nuda. Una gran massa di capelli rossi le in- corative lineari e il rigore della geometria con get-
cornicia testa e spalle; il tronco è delicatamente ti di colore dagli arditi accostamenti e dall’inesau-
34
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

a b c d

28.70  Ö 28.71 Ò
Gustav Klimt, Ritratti, 1912-1918. Gustav Klimt, La culla,
1917-1918. Olio su
a. Adele Bloch-Bauer II, 1912. Olio
tela, 110×110 cm.
su tela, 190×120 cm. Collezione
Washington, National
privata.
Gallery of Art.
b. Eugenia (Mäda) Primavesi, 1913.
Olio su tela, 140×84 cm. Toyota,
28.72 
City Museum.
Schema geometrico-
c. Friederike Maria Beer, 1916. Olio
compositivo della Culla.
su tela, 168×130 cm. Tel Aviv,
Museum of Art.
d. Elisabeth Bachofen-Echt, 1914-
1916. Olio su tela, 180×126 cm.
New York, Collezione privata.

ribile ricchezza cromatica. Ha inizio quel periodo


– che non si sarebbe esaurito se non con la scom-
parsa di Klimt – solitamente definito «stile fiorito».
Quanto ai ritratti femminili («La mia perso-
na come soggetto di un quadro non mi interes-
sa. Mi interessano gli altri, soprattutto le donne, e
più ancora le altre forme»), a partire dal 1912 – e
significativamente da un secondo Ritratto di Ade-
le Bloch-Bauer Fig. 28.70, a – Klimt si concentra sulla
fantasmagoria delle stoffe degli abiti, alla quale non
erano estranee suggestioni dalle stampe giappone-
si (collezionate in gran numero dall’artista, che ne
aveva anche esposte alcune sulle pareti dello studio).
Nei ritratti più felici di quest’ultimo periodo le
suggestioni dell’arte orientale (in particolare Corea
e Giappone) percorrono le tele di Klimt facendo da
sfondo dal vivace cromatismo alle figure ovate e dai
margini ondulati di Adele Bloch-Bauer, Friederike Il piccolo ritratto è proiettato lontano, verso il
Maria Beer c , Elisabeth Bachofen-Echt d . L P O
bordo superiore della tela, quasi a coincidere con
il punto di fuga verso cui convergono gli ideali
La culla La culla, un dipinto probabilmente incom- raggi passanti per i margini esterni delle coper-
piuto risalente al 1917, anno in cui venne esposto te Fig. 28.72 , secondo una formulazione tipologica
in una mostra a Stoccolma, è ulteriormente para- non infrequente nei ritratti e nei paesaggi eseguiti
digmatico dello «stile fiorito» Fig. 28.71 . All’interno dall’artista in quegli anni.
di una tela rigorosamente quadrata, la testina e le Il delicato incarnato del bimbo si unisce inestri-
manine di un neonato, affondate in un’aureola di cabilmente ai colori brillanti e decisi e in essi si per-
morbide stoffe bianche, emergono da una massa de, mentre le masse multicolori disegnano una sor-
informe di coperte variopinte. ta di montagna incantata.
35

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


a b c

d e f

28.5 28.73 Ö


Dipinti fauves.
no esposto nella settima sala del Salon quale segno
distintivo di riconoscimento.
I Fauves a. Henri Matisse,
La Moulade, 1905.
Il gruppo dei Fauves Fig. 28.73 pur non essendo
sorto come movimento definito e unitario – né di-
e Henri Matisse Olio su tela, 28,2×35,5 cm.
Collezione privata. venne mai tale – si riconosceva comunque in alcu-
b. André Derain, Barche di
(1869-1954) pescatori, Collioure, 1905. ne comuni convinzioni:
Olio su tela, 81×100,3 cm. ■ non bisogna più dipingere secondo l’impressio-
Il colore sbattuto in faccia New York, Metropolitan
Museum of Art. ne, ma in relazione al proprio sentire interiore;
c. Henri Manguin, Giornata ■ si deve esprimere se stessi e rappresentare le co-
a Cavalière, 1906. Olio
Il 18 ottobre 1905 aprì i battenti a Parigi la terza su tela, 81,5×61 cm.
se solo dopo averle fatte proprie;
edizione del Salon d’Automne. Il resoconto dell’e- San Pietroburgo, Museo ■ la pittura, dando corpo alle sensazioni dell’arti-

sposizione venne pubblicato il giorno prima, nel dell’Ermitage. sta di fronte all’oggetto da riprodurre, deve es-
d. Maurice de Vlaminck,
supplemento del quotidiano «Gil Blas», dal criti- La Senna a Chatou, 1906. sere istintiva e immediata;
co d’arte e brillante giornalista Louis Vauxcelles Olio su tela, 81,6×101 cm. ■ il dipinto va costruito attraverso superfici intensa-
New York, Metropolitan
(1870-1943). Museum of Art. mente colorate che esprimono il senso della luce;
Sulle pareti della settima sala erano esposte ope- e. Albert Marquet, La spiaggia ■ il colore va svincolato dalla realtà che rappresen-
di Fécamp, 1906. Olio su tela,
re di Matisse ❯ oltre , André Derain, Maurice de Vla- 50×60,8 cm. Parigi, Musée ta; la materia è, dunque, indifferente.
minck, Albert Marquet ❯ par. 29.5.1 , Charles Camoin National d’Art Moderne, Da tale ultima affermazione consegue che l’inte-
Centre Georges Pompidou.
(1879-1965) e Henri Manguin (1874-1949), mentre al f. Charles Camoin, Porto
resse dell’artista non deve mai essere indirizzato
centro erano state collocate due sculture tradiziona- di Cassis con due tartane, verso la riproduzione realistica della natura, sen-
liste in stile quattrocentesco fiorentino (un torso di 1905. Olio su tela, za paura di sconfinare nell’antinaturalismo. A ben
65×81 cm. Madrid, Museo
bambino e un busto di marmo). Riferendosi a que- Thyssen-Bornemisza. riflettere, allora, si è in presenza della prima vera
ste ultime, circondate – come in un metaforico asse- rottura con l’Impressionismo e il Divisionismo po-
dio – da dipinti dai colori saturi e violenti, Vauxcelles stimpressionista, della prima esperienza pittorica
ebbe a scrivere: «Donatello chez les fauves» («Dona- moderna che non tenga più conto del rapporto di
tello fra le belve»), talmente classiche gli erano par- identità tra colore reale dell’oggetto e colore im-
se quelle opere in mezzo a tanta aggressiva novità. piegato per la sua rappresentazione, della prima
Come altre volte era capitato (si ricordino i Mac- avanguardia del Novecento ❯ par. 29.1 .
chiaioli e gli Impressionisti), il dispregiativo fauves, I grandi punti di riferimento e i veri presuppo-
belve, venne accettato dagli stessi artisti che aveva- sti della nuova formazione artistica erano infatti
36 Cézanne, Gauguin e Van Gogh. Il primo per la 28.74 Ò di da Cézanne e dalla sua volumetria ricomposta
Henri Matisse, Donna
smaterializzazione e ricomposizione delle forme, con cappello, 1905.
per larghe campiture di colore, Matisse fu attratto,
il secondo e il terzo per i colori impiegati puri, con Olio su tela, 80,6×59,7 cm. successivamente, anche dall’esperienza divisioni-
violenza, e per il loro voler sempre esprimere se San Francisco, Museum sta. La sua indole, però, lo orientava verso il piace-
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

of Modern Art, già Collezione


stessi. Elise Stern Haas. re del colore nella convinzione, che era già stata di
Anima del gruppo di amici fauves – André De- Intero, particolari e Renoir, che la pittura fosse «gioia di vivere» ❯ Ant.
individuazione schematica
rain, Maurice de Vlaminck e Albert Marquet, ai delle parti componenti 255 . E fu proprio una reazione al Neoimpressioni-
quali, dopo la rivelazione del Salon d’Automne, si il dipinto. smo che condusse l’artista – secondo quanto egli
unirono, per un po’, i più giovani Raoul Dufy (1877- stesso avrebbe riferito – a cercare un nuovo modo
1953) e Georges Braque ❯ par. 29.4 – era Henri Ma- di dipingere e di guardare alla realtà.
tisse, al quale si deve anche la definizione (nel 1929)
dell’estetica fauve: «prima ricerca di una sintesi Donna con cappello La Donna con cappel-
espressiva». lo Fig. 28.74 fu esposta, assieme ad altre nove opere
dell’artista, al Salon d’Automne del 1905. L’insieme
Henri Matisse (1869-1954) dei colori, appena giustificati dalla forma a cui dan-
Nato in Francia a Cateau-Cambrésis il 31 dicembre no vita, parve a un critico che visitò l’esposizione
1869, Henri Matisse compì i suoi primi studi nella «una pentola di colori rovesciata in faccia al pubbli-
cittadina natale e, successivamente, a Parigi, dove co». Un altro parlò di «giochi barbari e ingenui di
seguì corsi di giurisprudenza. Una malattia, che un bimbo che si trastulla con una scatola di colori».
lo costrinse a letto nel 1889, fu l’occasione perché La donna (Amélie, la moglie di Matisse), di tre
Matisse cominciasse a dipingere come passatempo. quarti, volge lo sguardo verso l’osservatore mo-
Convintosi che la pittura fosse la sua vera vocazio- strandosi nel suo ricco e sovrabbondante abbiglia-
ne, studiò presso accademie private, all’École des mento borghese dominato da un fastoso e monu-
Beaux-Arts di Parigi e presso l’atelier di Gustave Mo- mentale cappello. Un lungo guanto le avvolge la
reau (1826-1898), il maggiore dei pittori simbolisti. mano e il braccio destri, e un ventaglio aperto, in
Nello studio di Moreau Henri Matisse conobbe primo piano, le copre la parte superiore del busto.
Albert Marquet, mentre l’amicizia con André De- La violenza delle tinte è il modo impiegato
rain nacque nel 1899 all’Accademia Carrière. Nel dall’artista per affermare se stesso e la propria per-
1901 Derain presentò a Matisse Maurice de Vla- sonalità. I colori sono utilizzati sia puri sia in unio-
minck, che egli stesso aveva conosciuto per caso. ne con altri. In particolare i gialli vengono accostati
Il gruppo, poi detto Fauves, si era così costituito. al violetto, il rosso al verde, il blu all’arancio, in un
Matisse trascorse diversi anni nel Sud della Fran- rinforzarsi vicendevole dei complementari; inoltre,
cia e subì la tragedia delle due guerre mondiali. Nel gli stessi primari sono sempre giustapposti.
1944 dovette soffrire l’arresto della figlia primoge- Contrariamente a Van Gogh e a Gauguin, per i
nita, che militava nella Resistenza, e quello della quali i colori decisi a cui facevano ricorso costitu-
moglie. La vita di Matisse si svolse per tutto il suo ivano un’enfatizzazione di quelli comunque pre-
corso nella serenità dell’ambiente familiare, in una senti nel soggetto rappresentato, Matisse non cerca
casa dal gusto borghese e senza che l’artista desse la somiglianza cromatica oggettiva. Tuttavia ogni
mostra di condurre un’esistenza ribelle, spregiudi- tinta ha una precisa funzione nel modellare le mas-
cata o scandalosa che, invece, sembrava dover esse- se e nel creare ombre: quelle del viso, per esempio,
re tipica di un innovatore rivoluzionario. sono verdi o azzurre, mentre quelle del collo sono
Henri Matisse morì a Cimiez, nei pressi di Niz- arancioni.
za, l’amata località del soleggiato e caldo meridio- Il colore è distribuito con veemenza sulla tela e
ne francese, il 3 novembre 1954. con un’immediatezza tale da non coprirla mai to-
Il percorso artistico del grande pittore fauve è talmente: dei brani non dipinti del supporto, infat-
sintetizzato dalle parole con cui, attorno al 1919, ti, affiorano qua e là, diventando essi stessi – come
egli raccontò se stesso: già in Van Gogh – elementi cromatici della com-
posizione. Una linea scura e sfrangiata sottolinea
«Come impressionista ho dipinto direttamen-
i contorni di alcune parti della figura (spalle, brac-
te dalla natura, poi ho aspirato a una maggiore ■ Simbolismo Corrente artisti-
ca francese che si affermò in- cio, cappello) così da sostenerla e renderla più graf-
concentrazione e a un’espressività più intensa torno al 1885. Alla base del gu- fiante e incisiva. Altri elementi del dipinto, privi di
nelle linee e nei colori. Per raggiungere questo sto simbolista vi è il netto rifiu-
to dell’Impressionismo e di ogni linea di contorno (la porzione destra del volto, per
obiettivo ho dovuto sacrificare altri valori: la ma- altra forma di pittura naturali- esempio), sono definiti, invece, per contrasto, dalle
teria, la tridimensionalità, la ricchezza di detta- stica. L’arte viene intesa come
espressione di un’idea astratta, intense chiazze di colore dello sfondo. La tecnica
gli. Ora voglio riconciliare questi valori». frutto della fantasiosa fusione
di esperienze sensibili e di stati
rapida fa sì, inoltre, che il dipinto sembri non finito,
Influenzato inizialmente dall’Impressionismo, quin- d’animo interiori. ma appena abbozzato.
37

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


38
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

La gitana Anche altri dipinti del 1905 Fig. 28.75 so-


no realizzati secondo lo spirito che animava allora
Matisse e gli amici fauves, per i quali il rigore delle
loro opere risiedeva nel fatto che la quantità di co-
lore ne costituiva di per sé la qualità. D’altro canto,
l’immediatezza della resa plastica non consentiva di
scendere fino alla perfezione dei dettagli, come lo
stesso Matisse affermò in un’intervista del 1929.
La stessa violenza di colori si ritrova nella Gitana,
opera anch’essa del 1905 Fig. 28.76 . La figura del-
la gitana, con il busto nudo e lo sguardo bonario 28.75  a b
Henri Matisse, La finestra
e ammiccante – per quanto il volto appaia già al- aperta a Collioure, 1905.
quanto deformato, secondo un lavoro di modifica Olio su tela, 55,3×46 cm.
e alterazione delle forme che Matisse avrebbe svi- Washington, National Gallery
of Art, Collection of Mr. and
luppato successivamente –, occupa quasi l’intera Mrs. John Hay Whitney.
tela e si orienta lungo la diagonale che la percor-
28.76  
re dall’angolo superiore sinistro a quello inferiore Henri Matisse, La gitana,
destro. I colori che, nel loro insieme, contornano 1905. Olio su tela,
55×46 cm. Parigi, Musée
e danno rilievo al personaggio sono estremamen- National d’Art Moderne,
te vivaci e decisi, spaziando – in alto – dal verde al Centre Georges Pompidou.
Intero e particolare.
giallo, al viola, all’indaco e al blu notte.
Contro queste violente chiazze di colori che si so- 28.77 Ö quelli più caldi b , controbilanciandosi con grande
vrappongono nel passare dall’uno all’altro, tramite Schemi grafici delle equilibrio. La forza e la densità delle campiture di
preponderanze cromatiche
pennellate cariche e nervose, spicca la donna con un di Gitana. colori, infine, tendono all’espressività complessiva
vistoso fiore rosso tra i capelli. Inclinata verso sini- a. Colori di tono freddo del soggetto, ottenuta tramite l’armonia con le li-
stra e protesa nella direzione di chi guarda, la gitana b. Colori di tono caldo nee. Si tratta, in realtà, di una ricerca già molto pros-
ha il braccio destro ripiegato e sembra appoggiare sima a quella degli Espressionisti tedeschi ❯ par. 28.6 ,
la testa sulla mano destra. Anche in questo olio le anche se priva di qualsiasi intreccio con la realtà so-
ombre sono rese con i colori e se il seno sinistro è ciale e le drammatiche condizioni umane del perio-
costruito soprattutto con il verde, tra quello destro e do che, al contrario, concorrevano a caratterizzare i
il braccio si concentrano addirittura il giallo, l’aran- temi dell’avanguardia espressionista.
cione e il rosso. Se nello sfondo della metà superio-
re del dipinto insistono i colori freddi Fig. 28.77, a , in La stanza rossa La stanza rossa è un dipinto del
quello della metà inferiore predominano piuttosto 1908, attualmente all’Ermitage di San Pietrobur-
39

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


go Fig. 28.78 . Al colore dato per strisce e chiazze 28.78  Con il tempo la ricerca di Matisse si indirizzerà
Henri Matisse,
dirompenti in molteplici tonalità si sono qui sosti- La stanza rossa, 1908.
verso l’ulteriore semplificazione delle forme, l’es-
tuite la grande superficie di colore saturo e piatto Olio su tela, 180×220 cm. senzialità cromatica, l’uso di tinte contrastanti e di
e la bidimensionalità decorativa. I primari rosso, San Pietroburgo, linee ritmiche, ornamentali. La vita artistica di Ma-
Museo dell’Ermitage.
blu e giallo costituiscono le tinte dominanti. La co- tisse sarà costituita, però, da un continuo alternar-
struzione prospettica è approssimativa e certo non 28.79  si tra fasi in cui l’aspetto decorativo torna a essere
Schema prospettico
tale da sottomettere ogni elemento costitutivo del- della Stanza rossa. preponderante e fasi in cui si impone un certo na-
la composizione Fig. 28.79 . Da un lato, essa è sug- turalismo.
gerita dalla sottile linea nera del bordo del tavolo
e dalla piega della tovaglia, che si indovina sulla si- La danza Fra le maggiori creazioni di questo pe-
nistra, appena accennata, nonché dalla sedia e dal- riodo si pone La danza Fig. 28.80 , opera che ebbe
lo spessore del muro in cui è ritagliata la finestra; una lunga gestazione Fig. 28.81 e sul cui sogget-
dall’altro, è annullata dalla scelta dello stesso rosso, to l’artista ritornò ancora, circa venticinque anni
con l’identico motivo floreale in blu e azzurro ad dopo, con un trittico dalle dimensioni imponen-
anse, sia per la tovaglia che ricopre il tavolo sia per ti Fig. 28.83 .
LP O
il rivestimento murario retrostante. L’aspetto piat- Cinque fanciulle nude sono colte in una danza
to, che esalta i colori e i decori, è confermato dal vertiginosa, mentre si tengono per mano muoven-
paesaggio al di là della finestra, dove alberi fioriti si dosi in circolo. Il ritmo convulso comporta che la
stagliano contro un prato verde e un cielo azzurro, danzante in primo piano, al centro, lasci la mano
come in un suggestivo ricamo. della compagna di sinistra e si lanci verso di lei per
40
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

28.80  28.82 
Henri Matisse, La danza, Schema grafico delle posture
1909-1910. Olio su tela, e dei movimenti della Danza.
260×391 cm. San Pietroburgo,
Museo dell’Ermitage. 28.83 
Intero e particolare. Henri Matisse, La danza,
1931-1933. Olio su tela,
28.81  340×387 cm, 355×498 cm,
Henri Matisse, La danza, prima 333×391 cm. Parigi, Musée
versione, 1909. Olio su tela, d’Art Moderne de la Ville de
259,7×390,1 cm. New York, Paris.
Museum of Modern Art.

nano il soggetto dalla verità del colore naturale. La


campitura piatta sottolinea l’aspetto decorativo
dell’opera nella sua essenzialità di forme sciolte nel
colore, per quanto permanga ancora una necessità
volumetrica ben leggibile nei corpi modellati dal-
la linea scura che non è, quindi, solo di contorno.

Signora in blu Alla fine la pittura stessa diviene per


riagguantarla e ricomporre così il cerchio. La com- Matisse una sorta di disegno altamente espressivo,
pagna la asseconda inarcandosi Fig. 28.82 . colorato per larghe e spesso squillanti campiture.
Il dipinto, di notevole superficie, è risolto con l’u- È il caso della Signora in blu Figg. 28.84 e 28.85 . Il co-
so di tre soli colori principali: il verde brillante per lore locale è rimasto solo nel rosa dell’incarnato del-
il prato, il blu per il cielo, il rosso per i corpi delle la donna, mentre le proporzioni, intese in senso tra-
fanciulle. dizionale, non sono più ravvisabili in questo dipinto
La brillantezza delle tinte e la scelta del rosso, del 1937. Infatti l’artista, per poter manifestare con
piuttosto che il rosa della prima versione, allonta- più forza le proprie potenzialità espressive, ha volu-
28.84 Ò 41
Henri Matisse, Signora
in blu, 1937. Olio su tela,
92,7×73,7 cm. Filadelfia,
Museum of Art, già Mrs.
John Wintersteen Collection.

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


Intero e particolare.

28.85 
Gamma dei colori
in Signora in blu.

tamente esasperato le dimensioni stesse delle mani A fronte delle esigue dimensioni della tela, la si-
(attorno alla destra si avvolge una collana bicolore). gnora vestita di blu si rivela monumentale e solen-
Al di sotto dell’abito azzurro bordato di bianco, ne, con il volto incorniciato da un raggiante vaso
che torreggia sulla tela, non si percepisce nessun di mimose. Essa, al pari di altri dipinti coevi, pare
corpo. La poltrona rossa su cui siede la donna ha trattenere il ricordo del viaggio in Italia che Matisse
braccioli gialli e sinuosi, mentre lo schienale si fonde effettuò nel 1907 e che lo vide contemplare le cor-
con il rosso a quadri graffiti della parete retrostante pose figure di Giotto a Padova e le immobili, ma-
su cui sono appesi dei dipinti. La prospettiva è sta- giche presenze di Piero della Francesca ad Arezzo.
ta alterata e il pavimento di mattonelle nere risul- Il possesso di tali e tanti mezzi espressivi e la loro
ta, perciò, ribaltato di novanta gradi, incurvandosi, continua rinnovabilità fanno certamente di Matisse
inoltre, fino a seguire la forma ideale dello schienale. il primo, vero grande artista del Novecento.
42 28.5.1
Gli altri Fauves
Gli amici di Matisse
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Il periodo fauve di Matisse e dei suoi compagni fu


molto breve: infatti non durò che dal 1905 al 1907.
Tuttavia risultò intenso e – pur in quel piccolo lasso
di tempo – riuscì ad aggregare artisti che furono tra
loro molto legati, anche se poi si incamminarono
per strade diverse. Lo stesso Matisse, lo si è visto,
fin dal 1908 aveva già cambiato tecnica e stile. Per
tutti l’esperienza fauve – indirizzata soprattutto al-
la rappresentazione di paesaggi naturali e urbani –
fu un significativo punto di arrivo dopo il rifiuto
dell’Impressionismo e, ancor più, del Neoimpres-
sionismo, ma, allo stesso tempo, anche un impor-
tante trampolino per la piena ricerca della propria
personale espressività.

André Derain (1880-1954)


Nato a Chatou (Yvelines) il 10 giugno 1880, il gio-
vane André Derain era destinato agli studi dell’École
Polytechnique, ma scelse di dedicarsi completa-
mente alla pittura. A Parigi conobbe Matisse all’Ac-
cademia Carrière e, successivamente, De Vlaminck,
con il quale aprì un atelier a Chatou. Partecipò alla
prima esposizione fauve. Nel 1905 e nel 1906 compì
dei viaggi a Londra, dai quali tornò sempre arricchi-
to nella gamma cromatica. André Derain si spense a
Garches (Haute-de-Seine) l’8 settembre 1954.
Tra i Fauves Derain è senza dubbio il più violen-
temente colorato, il più preso da un’intensa foga 28.86  urbano, infine, è trattato da Derain con dei tagli
André Derain, Il ponte di
coloristica e dalla semplificazione delle forme. Charing Cross a Londra,
bruschi (a destra in questo caso), sua caratteristica
1906. Olio su tela, peculiare, mentre l’orizzonte è molto alto. L’artista
Il ponte di Charing Cross a Londra Il ponte di Cha- 80,3×100,3 cm. Washington, avrebbe spiegato come negli anni fauves lui e i suoi
National Gallery of Art,
ring Cross a Londra Fig. 28.86 , dipinto dall’artista in Collection of Mr. and amici, fossero influenzati dalla fotografia.
più di una versione Fig. 28.87 , risale al 1906. Il ponte Mrs John Hay Whitney.
Intero e particolare.
che attraversa il Tamigi è di un blu profondo. Su di Maurice de Vlaminck (1876-1958)
esso le travi reticolari rosse suggeriscono aperture, 28.87  Nato a Parigi il 4 aprile 1876 e scomparso il 10 otto-
André Derain, Il ponte di
contraddette dalla compattezza del blu, a sua volta Charing Cross a Londra, bre 1958 a Rueil-la-Gadelière, Maurice de Vlaminck
trattato come un nastro continuo. Il Tamigi, sulla 1906. Olio su tela, si avvicinò presto alla pittura. Sposatosi a soli di-
81×100 cm. Parigi,
destra, è reso con spesse linguette celesti, azzurre, Musée d’Orsay.
ciassette anni, dovette arrangiarsi in ogni modo per
verdi, rosa e gialle, rappresentative della mobilità mantenere la famiglia. Il rapporto professionale con
dell’acqua e dei suoi riflessi, secondo una tecnica 28.88 Ö Derain a Chatou fu per lui di somma importanza.
Schema della ripartizione dei
che è debitrice delle ricerche neoimpressioniste. La colori caldi (grigio chiaro) e De Vlaminck è il più ortodosso dei Fauves. La
sponda a sinistra è di un rosso violento, reso più freddi (grigio scuro) del Ponte scelta dei colori arbitrari – un’esigenza per lui non
di Charing Cross a Londra.
forte dal contrasto con l’azzurro dei caseggiati e facilmente contenibile – si lega a una non comune
delle barche tirate a riva. In lontananza la sagoma capacità di equilibrare le masse e di definire con gra-
della città – in verde il Parlamento – si staglia con- devolezza i rapporti cromatici, raggiungendo risul-
tro un cielo rosa-arancio. tati di puro lirismo. La composizione geometrica è
Le barche allineate, il ponte e la città stabilisco- strutturale per i suoi dipinti nei quali i colori, spesso
no precisi rapporti prospettici. Essi definiscono tre limitati ai tre primari, sono dati per pennellate brevi
piani che sostengono visivamente la composizione e dense, talvolta addirittura spremendoli sulla tela
che, d’altra parte, vive dell’arbitrarietà dei colori direttamente dal tubetto, dando luogo a contrasti
dati per larghe campiture Fig. 28.88 . Il paesaggio violenti.
43

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


Bougival Risale al 1905 circa Bougival Fig. 28.89 , a
Il disegno di Marquet era talmente calligrafico
un paesaggio che raffigura l’omonimo paesino nei b e preciso che Matisse lo paragonava addirittura
dintorni di Parigi, già meta di Monet e di Renoir. a Hokusai. Il momento più colorato di Marquet
c
La composizione, che si avvale di pochissimi co- precede gli anni fauves, tanto che lo stesso artista
lori, è sorretta in maniera ferrea dalla geometria. affermava che «lavoravamo già, io e Matisse, pri-
Quattro triangoli Fig. 28.90 , tre dei quali aventi uno d ma dell’esposizione universale, dal 1898, in ciò che
dei vertici fuori della tela, suggerendo, in tal modo, avrebbero chiamato più tardi maniera fauves. I pri-
l’ampiezza del paesaggio, si basano sui tre colori mi [Salon des] Indépendents, in cui eravamo, credo,
primari rosso d , giallo c , azzurro a e sul secon- i due soli pittori ad esprimerci attraverso toni puri,
dario verde b . Il verde, in particolare, è incuneato risalgono al 1901 […] Capitava che cominciassi la
fra i due primari che lo generano. mia tela in una tonalità squillante e, portandola più
La forza dei colori – la cui violenza diminuisce avanti, la terminassi su una nota grigia».
a partire dal primo piano, di un rosso acceso, a cui
segue il giallo fiammante e che si conclude in lon- Cartelloni pubblicitari a Trouville Marquet si av-
tananza con i colori freddi di una lingua di terra blu ventura lungo la strada del colore puro e dalla decisa
confinante con il cielo bianco striato d’azzurro – e 28.89  intonazione solo quando glielo suggeriscono lo stes-
Maurice de Vlaminck,
la maniera di tratteggiare gli arbusti risentono senza Bougival, ca 1905. Olio su
so paesaggio o la stessa veduta. È il caso di Cartelloni
dubbio della pittura di Van Gogh, che De Vlaminck, tela, 82,6×100,6 cm. Dallas, pubblicitari a Trouville Fig. 28.91 , un dipinto del 1906.
in compagnia di Derain, aveva potuto ammirare in Museum of Art, The Wendy La larga spiaggia della cittadina di Trouville, nei
and Emery Reves Collection.
una mostra retrospettiva tenutasi a Parigi nel 1901, pressi di Le Havre, occupa il primo piano con il
28.90 
a circa dieci anni dalla morte. Fu in quell’occasione, Schema geometrico- suo intenso colore giallo-ocra. Circondati da una
peraltro, che l’artista conobbe Henri Matisse. compositivo di Bougival. linea di contorno azzurra, due ombrelloni a righe
28.91 Ö rosse dai quali pendono drappi di un’uguale stof-
Albert Marquet (1875-1947) Albert Marquet, Cartelloni fa occupano il quarto inferiore sinistro del dipin-
pubblicitari a Trouville, 1906.
Albert Marquet, il meno fauve dei Fauves – ma che Olio su tela, 65,1×81,3 cm.
to. Alcune persone passeggiano e, sullo sfondo, in
partecipò comunque a tutte le mostre del gruppo – Washington, National Gallery prosecuzione delle case che fronteggiano il mare,
nacque a Bordeaux il 26 marzo 1875 e morì a Parigi of Art. o davanti a esse, diversi cartelloni pubblicitari viva-
il 14 giugno 1947. Studiò all’École des Arts Déco- 28.92  cizzano il dipinto estendendosi per un’ampia fascia
ratifs e, successivamente, all’École des Beaux-Arts Schema geometrico- al centro della tela Fig. 28.92 . L’azzurro, il giallo e
compositivo di Cartelloni
della capitale francese. L’amicizia con Matisse durò pubblicitari a Trouville. il rosso sono usati senza essere mescolati con altre
tutta la vita. Viaggiatore instancabile, visitò l’Olan- tinte, né affiancati ai loro complementari. Anzi, il
da, la Germania, l’Italia, il Marocco, l’Algeria, l’E- verde delle poche bande verticali, tra un cartellone
gitto e molti Paesi dell’Europa orientale. e l’altro, si colloca, come già in Bougival di De Vla-
I colori non eccessivamente chiassosi (ma tra minck, vicino all’azzurro o al giallo; ai colori, cioè,
essi è presente il rosa, raramente impiegato dal dalla cui fusione esso si origina. Un cielo azzurro,
gruppo dei Fauves) non destinati alla trasposizio- infine, offre l’appoggio cromatico a uno stendardo
ne arbitraria, definiscono paesaggi urbani colti con pubblicitario blu bordato di rosso, all’angolo supe-
estrema nitidezza. riore destro.
44 la realtà oggettiva a imprimersi nella coscienza
dell’artista, che poi la restituiva tramite la sua pit-
tura), l’Espressionismo costituisce il moto inverso,
dall’interno all’esterno: dall’animo dell’artista di-
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

rettamente sulla realtà, senza mediazioni né filtri.


Ecco pertanto spiegata anche la ricorrente durezza
percettiva di tale arte, nella cui realizzazione sono
stati banditi tutti gli illusori artifici della prospettiva
e del chiaroscuro. L’Espressionismo, inteso come
proiezione immediata (e a volte addirittura scom-
posta) di sentimenti e stati d’animo estremamente
soggettivi, presenta per sua natura contenuti so-
ciali, spunti dialettici, drammatiche testimonianze
della realtà. E la realtà tedesca dei primi anni del
secolo è realtà amara di guerra, di contraddizioni
politiche, di perdita di valori ideali, di aspra lotta di
classe: proprio questi sono i temi più dolorosamen-
te cari agli artisti espressionisti.
La Germania, la cui Rivoluzione industriale par-
28.6 28.93 
Erich Mendelsohn,
te con molto ritardo rispetto a Inghilterra e Fran-
cia, recupera il tempo perduto a ritmi febbrili. Di
Torre Einstein, 1920-1921.
L’Espressionismo Potsdam. conseguenza anche la reazione a un processo di in-
dustrializzazione troppo rapido è accelerata e con-
28.94 
L’esasperazione della forma Locandine del film Metropolis vulsa. Alle motivazioni sociali si aggiungono poi
di Fritz Lang (1927). quelle ideologiche. Se il Realismo di Courbet aveva
Esprimere è un verbo di origine latina che deriva cercato, pochi decenni prima, di abolire (o quanto-
dall’unione della particella ex, che indica moto da meno di ridimensionare) la soggettività dell’artista,
luogo (dall’interno all’esterno), con il verbo prè- l’Espressionismo tedesco tende a togliere al mondo
mere, che ha lo stesso significato italiano. Dunque ogni sua realtà oggettiva per trasferirla direttamen-
esprimere sta, letteralmente, per «spingere fuori». In te nella sfera del personale.
questa accezione generale il termine non è nuovo. Se le motivazioni dell’Espressionismo sono as-
In più occasioni, infatti, si è parlato dell’arte come solutamente contemporanee, i mezzi tecnici per
di uno straordinario mezzo per esprimere stati d’a- dare loro forma hanno però origini antiche. Dietro
nimo e idee. Del resto anche nel parlare comune ai colori violenti, alle forme sommarie, ai model-
capita spesso di usare espressioni del tipo esprimere lati angolosi, rispunta la vera anima tedesca, lega-
un concetto, il che sta appunto per «cavar qualcosa ta in modo indissolubile alla cultura gotica, con la
fuori da sé». Sotto questo aspetto ogni forma d’ar- sua ansia di religiosità, e a quella barocca, che della
te potrebbe definirsi espressionista, in quanto, in prima rappresenta una sorta di raffinata variante
qualche modo, esprime la volontà, gli ideali e i sen- evolutiva. Così forme e colori, smarrito qualsiasi
timenti di coloro che l’hanno prodotta. rapporto di equilibrio e di reciprocità, inizieranno
L’Espressionismo, invece, è una ben definita una lotta furiosa, con il preciso obiettivo di mettere
tendenza dell’avanguardia artistica del Novecen- in crisi ogni sentimento del bello così come si era
to ❯ par. 29.1 a cui si può attribuire sia una precisa tramandato fino ad allora Fig. 28.95 .
collocazione temporale (l’arco di anni approssima-
tivamente compreso tra il 1905 e il 1925) sia un’al-
trettanto circoscritta area di localizzazione geogra-
28.6.1
fica (l’Europa centro-settentrionale e, soprattutto, I precursori
la Germania). Proprio l’Espressionismo tedesco, in Tra maschere e angoscia
particolare, è un fenomeno culturale estremamen-
te eterogeneo e articolato che si manifesta, oltre Due dei più significativi precursori della pittura
che in pittura, anche in architettura (prediligendo espressionista sono senza dubbio il belga James En-
volumi plastici) Fig. 28.93 , in letteratura, nel teatro sor e il norvegese Edvard Munch, l’influsso dei qua-
e nel cinema (con ambientazioni utopistiche e vi- li – nonostante la provenienza da zone relativamen-
sionarie) Fig. 28.94 . te marginali rispetto ai grandi dibattiti culturali del
Come l’Impressionismo rappresentava una sor- tempo – fu determinante anche per il successivo
ta di moto dall’esterno verso l’interno (era, cioè, sviluppo delle esperienze tedesche e austriache.
45

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


a

c viaggi a Londra, a Parigi e nei Paesi Bassi. Per oltre


un ventennio il suo lavoro è accolto da una generale
incomprensione; il riconoscimento a lungo atteso
arriva solo a partire dal 1900, quando ormai l’artista
ha esaurito la sua vena creativa e torna stancamen-
te sui suoi temi prediletti. Nominato baronetto, è
considerato una sorta di “monumento nazionale”
quando la morte lo coglie nel 1949.
Pittore e incisore, Ensor si misura con moltissi-
mi generi: paesaggio (marine soprattutto), ritratto
(e autoritratto), scene di genere, natura morta. Do-
b d po i paesaggi dell’adolescenza, l’artista attraversa
un «periodo scuro» in cui coniuga in modo perso-
Mentre Ensor, con le sue maschere macabre, sa- 28.95  nale Realismo e Impressionismo. Nei primi anni
Opere espressioniste.
prà descrivere – con ironia partecipe e commossa – Ottanta schiarisce la tavolozza e arriva a una defini-
a. Erich Heckel,
l’eterna commedia della vita, in Munch si ritroveran- Mezzogiorno nella palude zione del linguaggio per cui diventerà celebre: una
no tutti i grandi temi sociali e psicologici del tempo: a Dangast, 1907. Olio pittura visionaria giocata sul registro della satira e
su tela, 54×70 cm.
dall’incertezza del futuro alla disumanizzazione del- Oldenburg (Germania), del grottesco, fortemente innovativa anche sul pia-
la società borghese, dalla solitudine umana al tragi- Landesmuseum für Kunst no formale per il rifiuto delle norme accademiche
und Kulturgeschichte.
co incombere della morte, dall’angoscia esistenziale b. Max Pechstein,
e l’uso espressivo del colore.
alla crisi dei principali valori etici e religiosi. Ragazza seduta, 1910. Due in particolare sono i temi ricorrenti nell’o-
Olio su tela, 80×70 cm. pera di Ensor: la maschera e lo scheletro. Legata al
Berlino, Staatliche
James Ensor (1860-1949) Museen, Nationalgalerie. carnevale, festività molto amata a Ostenda, la ma-
James Sidney Edouard Ensor nasce nel 1860 a Osten- c. Ernst Ludwig Kirchner, schera è per l’artista metafora delle ipocrisie e delle
Marcella, 1910.
da, una località balneare sulle coste del Belgio. Fi- Olio su tela, 101×76 cm. falsità che governano la società. Lo stesso intento
glio di padre inglese e madre fiamminga, trascor- Berlino, Brücke-Museum. satirico spinge l’artista a tornare ripetutamente an-
d. Karl Schmidt-Rottluff,
re un’infanzia – come ricorda – «popolata da sogni Scorcio di paesaggio, che sull’immagine dello scheletro, tema ricorrente
meravigliosi» legati alla frequentazione del negozio 1910. Olio su tela, nella tradizione fiamminga, ma anche proiezione
87×95 cm. Berlino,
di souvenir e curiosità della nonna, fondamentale Brücke-Museum.
dell’esperienza della morte da parte di Ensor (nel
fonte d’ispirazione per la sua arte. Dopo aver ap- 1887 scompaiono il padre e la nonna materna; lutti
preso i rudimenti della pittura a Ostenda, nel 1877 28.96 Ö cui era seguita una malattia dell’artista) Fig. 28.96 .
James Ensor,
si trasferisce a Bruxelles dove frequenta l’Académie Maschere di fronte alla La complessa figura di Ensor sfugge alle classi-
des Beaux-Arts, abbandonandola nel 1880 prima di morte, 1888. Olio su tela, ficazioni. Se da un lato l’artista partecipa al clima
81,3×100,3 cm. New York,
aver portato a termine il ciclo di studi. Tornato nella Museum of Modern Art. simbolista dell’ultimo ventennio dell’Ottocento,
città natale, stabilisce il proprio studio nella soffitta dall’altro si dimostra in anticipo sui tempi, aprendo
sopra il negozio di famiglia e prosegue la formazio- la strada ad alcune tendenze del XX secolo quali l’E-
ne da autodidatta copiando soprattutto i grandi ma- spressionismo e il Surrealismo ❯ par. 31.2 attraverso
estri del Seicento olandese e dell’Ottocento. Ensor la liberazione dei mezzi artistici espressivi. Scrive
trascorre il resto della vita a Ostenda, da cui si al- Ensor: «Tutte le regole, tutti i canoni dell’arte vo-
lontana solo per brevi soggiorni a Bruxelles – dove mitano la morte […] resteranno soltanto le opere
frequenta diversi gruppi di avanguardia – o per rari con una visione soggettiva».
46
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

LÕentrata di Cristo a Bruxelles Nel 1888 l’artista af-


fronta la sua opera più impegnativa, L’entrata di Cristo
a Bruxelles nel 1889 Fig. 28.97 . Con questa tela monu-
mentale – oltre quattro metri di lunghezza, per due
metri e mezzo di altezza – Ensor realizza un vero e
proprio manifesto, in cui religione, politica, satira, ar-
te s’intrecciano in una complessità di significati che
ancora oggi non ha trovato un’interpretazione uni-
voca. Il grottesco e la caricatura sono audacemen-
te trasposti nelle grandi dimensioni della pittura di 28.97 Ö ti), la folla appare indifferente a quel che accade. Il
James Ensor, L’entrata
storia, in una contaminazione estetica che richiama, di Cristo a Bruxelles nel
corteo è aperto da un grande striscione rosso che
con l’appiattimento delle forme, anche la contempo- 1889, 1888. Olio su tela, porta scritto «Vive la sociale» (Viva il sociale), in-
ranea fioritura del manifesto pubblicitario. 258×431 cm. Los Angeles, terpretato come un’allusione ai progetti di rifor-
J. Paul Getty Museum.
Ispirato dal racconto biblico dell’ingresso di Intero e particolari. ma sociale che attraversavano il dibattito politico
Gesù a Gerusalemme, l’artista ambienta la scena dell’epoca. La banda che precede il Messia, inve-
28.98 
in un boulevard della Bruxelles del 1889, anno suc- Schema geometrico- ce, avanza dietro a uno stendardo che reca scritto
cessivo all’esecuzione dell’opera e centenario del- compositivo dell’Entrata «Fanfare doctrinarie» (Fanfara dottrinaria), a indi-
di Cristo a Bruxelles.
la Rivoluzione francese. Cavalcando un asino e in care i pericoli dell’indottrinamento delle masse. Da
atteggiamento benedicente, il Salvatore al centro 28.99 Ö un palco sulla destra, un rappresentante politico e
James Ensor, Ingresso
della tela è soltanto un puntino in mezzo alla fol- di Cristo a Bruxelles, 1898.
alcuni pagliacci osservano il corteo; sotto è visibile
la che lo attornia, una massa carnevalesca immen- Incisione e puntasecca in un cartello che proclama «Vive Jesus, Roi de Bru-
sa e variopinta che rappresenta uno spaccato della nero su carta, 24,8×35,5 cm. xelles» (Viva Gesù, re di Bruxelles). Apparentemen-
New York, Museum
società dell’epoca: la Chiesa, la classe politica, l’e- of Modern Art. te caotica, la scena è organizzata lungo due diret-
sercito, la giustizia, le classi popolari. La figura del Disegni e stampe trici definite da altrettanti punti di fuga Fig. 28.98 :
Cristo, ricorrente nella produzione di Ensor, non il primo, centrale, determina la disposizione del-
rappresenta tanto un’aspirazione di carattere reli- la folla che avanza verso lo spettatore; il secondo,
gioso, quanto la speranza di un riscatto degli strati collocato approssimativamente sulla destra, in al-
più bassi della società. La stessa tensione coinvolge to, più che frutto di un allineamento geometrico
anche l’artista il quale, riferendosi alla sua contra- sembra l’indicazione simbolica dell’orientamento
stata affermazione in campo artistico, arriva addi- della moltitudine sullo sfondo.
rittura a identificarsi nel Messia cristiano, prestan- Stilisticamente, la tela è una risposta alla tecni-
dogli le fattezze. Nascosta sotto le maschere o a ca puntinista di Un dimanche après-midi à l’Île de la
viso scoperto (molti volti sono veri e propri ritrat- Grande Jatte di George Seurat, che aveva trionfato
28.100  Edvard Munch (1863-1944) 47
James Ensor, Autoritratto
con maschere, 1937.
Personalità complessa e contraddittoria, Edvard
Olio su tela, 31×24,5 cm. Munch nasce a Løten, in Norvegia, il 12 dicembre
Filadelfia, Museum of Art. 1863. L’anno successivo la sua numerosa e sfortu-

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


Intero e particolare.
nata famiglia si trasferisce a Christiània (l’odierna
capitale Oslo) e nel 1868 la madre muore di tuber-
colosi. Nel 1877 anche la sorella appena quindicen-
ne muore dello stesso male. Sono i primi dei molti,
precoci appuntamenti con la malattia e con la mor-
te che costelleranno tutta l’esistenza dell’artista, in-
fluendo – in modo certo non secondario – anche
sulla maturazione di un pensiero fortemente ne-
gativo, le cui teorie anticipano di circa un decennio
quelli che saranno gli esiti dell’Espressionismo.
A partire dal 1880 Munch intraprende regolari
studi artistici alla Scuola Reale di Pittura di Oslo e
la sua formazione risente dell’evidente impostazio-
ne accademica dei suoi primi maestri. Il successivo
contatto con gli Impressionisti gli consente però di
illuminare la propria tavolozza, anche se rifuggirà
comunque dalla pittura en plein air, in quanto con-
vinto del fatto che «non dipingo mai ciò che vedo
ma solo ciò che ho visto».
l’anno prima al Salon des XX di Bruxelles, gettando Nel 1892 espone a Berlino una cinquantina di
Ensor in una profonda crisi umana e artistica: alla dipinti e il giudizio della critica è così drastico («un
stesura metodica dell’opera del neoimpressionista insulto all’arte») che dopo una sola settimana la
francese, Ensor oppone una grande libertà nell’u- mostra viene sospesa. Nonostante la salute ca-
so del colore, distribuito con violenza in grandi gionevole, prende parte a tutte le mostre d’avan-
masse. guardia europee. A Parigi, dove vive f ra il 1895 e
Alcuni anni dopo Ensor traduce l’opera in un’in- il 1896, espone con discreto successo al Salon des
cisione Fig. 28.99 , tecnica cui l’artista belga si dedi- Indépendants, f requentando anche Henri de Tou-
ca con molta assiduità, spinto dal desiderio di dare louse-Lautrec e gli ambienti del Postimpressio-
maggiore diffusione al proprio lavoro. nismo f rancese. Nel 1899 partecipa anche alla
Biennale di Venezia ed è fra gli ospiti d’onore alla
Autoritratto con maschere Lasciare un’immagi- mostra della Secessione di Vienna.
ne di sé è un altro degli assilli di Ensor, nella cui Nel 1914 i tempi sono ormai maturi perché la
opera si contano più di cento autoritratti. Autori- sua arte, mai del tutto compresa, venga accettata
tratto con maschere, eseguito nel 1937, testimonia anche dalla critica. Membro dell’Accademia tede-
la predilezione per il piccolo e medio formato che sca delle arti e socio onorario dell’Accademia ba-
caratterizza l’ultimo ventennio della produzione varese di arti figurative, nel 1937 Munch conosce
dell’artista Fig. 28.100 . anche le prime persecuzioni naziste. Il regime hit-
Ensor si ritrae a settantasette anni nella posa del leriano definisce «degenerate» ben 82 sue opere, or-
pittore, con la tavolozza e il pennello in mano. Ve- dinandone il ritiro dai musei o la loro distruzione.
stito con una certa eleganza – un’immacolata cami- Muore il 23 gennaio 1944, nella sua piccola pro-
cia bianca con un gilet nero e una cravatta blu – cal- prietà di Ekely, presso Oslo, lasciando tutti i beni e
ca in testa una bombetta, mentre sul naso porta un le opere di sua proprietà al municipio della capitale
paio di pince-nez. Leggermente voltato di tre quarti che nel 1963, in occasione del centenario della na-
e con lo sguardo rivolto verso lo spettatore, sta di- scita, gli dedica un apposito museo: il Munchmuseet.
pingendo uno dei suoi soggetti più amati: quattro Le radici dell’arte di Munch sono forse più lette-
vivaci maschere cinesi. La scena risalta sul fondo rarie che figurative. Profondamente suggestionato
quasi interamente occupato dal celeste della tela, ■ Pince-nez Espressione fran- dalla filosofia esistenzialista del danese Søren Kier-
cese che indica degli occhiali,
tranne che per una striscia rossa sulla destra. in uso fra la fine dell’Ottocen- kegaard (1813-1855) non meno che dai drammi del
Soggetti di un quadro nel quadro, le maschere to e gli inizi del Novecento, privi norvegese Henrik Ibsen (1828-1906) e dello svedese
di stanghette, in cui le due len-
sembrano qui prendere vita e sconfinare nel mon- ti erano unite da una molla che Johan August Strindberg (1849-1912), egli ha una
le teneva ferme sul naso. In ita-
do reale, in un carnevale che il pittore non ha mai liano erano detti anche occhia-
visione della realtà profondamente permeata dal
smesso di dipingere. li a molla. senso incombente e angoscioso della morte.
48 28.101 
Edvard Munch, La fanciulla
malata, 1885-1886. Olio
su tela, 119,5×118,5 cm.
Oslo, Nasjonalmuseet.
Intero e particolari.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

28.102 
Schema grafico-compositivo
della Fanciulla malata.

La fanciulla malata La pittura di Munch parte do della ragazza, accuratamente studiato anche in
dall’abbandono di ogni tradizionalismo e il primo precedenti bozzetti a pastello. Ma non sembra luce
esempio in questo senso, già capace di destare cri- riflessa: è come se la federa e la pelle emanassero
tiche e scandalo, si ha nella Fanciulla malata, dove una loro luminescenza intrinseca, che genera un
l’artista sembra ricordare l’agonia e la prematura forte contrasto con il cupo ambiente circostante.
scomparsa della sorellina Sophie Fig. 28.101 . La sce- Tecnicamente Munch alterna l’uso di colori
na rappresenta una ragazza dai capelli rossi a let- molto asciutti, che fanno quasi intravedere la tela
to, con le spalle appoggiate a un enorme cuscino sottostante (come nel caso della tenda di destra), a
bianco. Accanto vi è una figura femminile dal capo stesure più corpose (come nella coperta del letto e
reclinato. I due personaggi sono muti. La fanciulla, nei capelli ramati della ragazza), al fine di indirizza-
con la testa ruotata di profilo, guarda con tenerez- re più efficacemente l’attenzione dell’osservatore
za la donna, che a sua volta le accarezza la pallida al doloroso tema dell’opera. «Senza paura e ma-
mano sinistra. L’intreccio di queste mani, delineato lattia» aveva infatti scritto «la mia vita sarebbe una
con pochi, rapidissimi colpi di colore, costituisce il barca senza remi».
centro narrativo del dipinto e dunque ricade perfet-
tamente all’incrocio delle due diagonali Fig. 28.102 . Sera nel corso Karl Johann Gli intenti rappre-
La prospettiva della stanza è angusta. Il letto sentativi di Munch sono nuovi e diversi. Egli, in-
sembra compresso tra il comodino e una parete, fatti, vuole rappresentare soprattutto stati d’animo
sulla quale pende un tendaggio verdastro. L’unica e anche i personaggi altro non sono che involucri
luminosità proviene dal cuscino e dal volto palli- di passioni o di angosce. Questo atteggiamento ri-
49

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


sulta drammaticamente evidente in Sera nel corso
Karl Johann, dipinto eseguito nel 1892 e poi espo-
sto, nello stesso anno, alla fallimentare mostra di
Berlino Fig. 28.103 .
La scena raffigurata dovrebbe essere quella del L P O
tranquillo passeggio serale nella principale arteria
dell’antica Christiània, centro animato e pulsante
della vita economica e politica della città. La prospet-
tiva degli edifici di sinistra, pur essendo volutamente
incerta e quasi sbilenca, suggerisce comunque un
punto di fuga lontano, con un orizzonte più alto di
quello dei passanti Fig. 28.104 . Munch interpreta il 28.103  Ö  che si incammina sulla destra, ombra incerta e so-
Edvard Munch, Sera nel
rito del passeggio, tipico di un certo ambiente bor- corso Karl Johann, 1892.
litaria. Nel semplice ed efficacissimo simbolismo di
ghese, come una processione di spettri dagli occhi Olio su tela, 84,5×121 cm. Munch essa rappresenta l’artista stesso, colui che,
sbarrati. Dell’umanità dei personaggi non sono ri- Bergen, Kunstmuseene, incurante del consenso della massa, va comunque
Rasmus Meyers Samlinger.
masti che gli attributi esteriori: i seri cilindri degli Intero e particolari. controcorrente, anche a costo dell’emarginazione
uomini e gli sfiziosi cappellini delle signore. I volti, e dello scherno.
28.104 
invece, sono maschere anonime e scheletriche, oscu- Schema prospettico di Sera L’uso espressionista del colore si riscontra con
re incarnazioni di vite senza passato né individualità. nel corso Karl Johann. evidenza nell’ombra viola al lato destro della via,
Il senso che se ne ricava è quello di un feroce at- così come nel cielo di un azzurro spento, percorso
tacco alla borghesia e alle sue vuote ritualità, nelle da nuvole grigie e striato anch’esso di viola. Gli edi-
quali è coinvolto addirittura il Parlamento (l’edi- fici di sinistra, dal canto loro, conservano l’ultimo
ficio a destra, sullo sfondo), le cui grandi finestre riflesso rosaceo del giorno morente, contribuendo
gialle risaltano nell’ora dell’imbrunire. L’unico ele- a dare rilievo alla massa compatta e indistinta delle
mento di apparente disarmonia è dato dalla figura figure dei passanti.
50 lizzato nel 1893 e successivamente riproposto anche
in altre versioni Fig. 28.106 , lo troviamo descritto
dall’artista stesso in alcune pagine di un suo diario:
«Camminavo lungo la strada con due amici –
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

quando il sole tramontò – il cielo si tinse all’im-


provviso di rosso sangue – mi fermai, mi ap-
poggiai stanco morto a un recinto – sul fiordo
neroazzurro e sulla città c’erano sangue e lingue
di fuoco – i miei amici continuavano a cammina-
re e io tremavo ancora di paura – e sentivo che
un grande urlo infinito pervadeva la natura».
La scena, fortemente autobiografica, è ricca di rife-
rimenti simbolici. L’uomo in primo piano esprime,
nella solitudine della sua individualità, il dramma
collettivo dell’umanità intera. Il ponte, la cui pro-
spettiva si perde all’orizzonte, richiama i mille osta-
coli che ciascun uomo deve superare nella propria
esistenza, mentre gli stessi amici che continuano
a camminare tranquillamente, incuranti dello sgo-
mento individuale, rappresentano con cruda disil-
lusione la falsità dei rapporti umani.
Come sempre in Munch la forma perde qualsiasi
residuo di verosimiglianza diventando preda del-
le angosce più profonde dell’artista. L’uomo che
leva, alto e inascoltato, il suo urlo è un essere ser-
pentinato, quasi senza scheletro, fatto della stessa
materia filamentosa con cui sono realizzati il cielo
infuocato, composto da onde sovrapposte di giallo
e rosso inframmezzate da sottili lingue di bianco e
d’azzurro, o il mare vischioso del fiordo.
Al posto della testa vi è un enorme cranio, senza
capelli, come di un sopravvissuto, potrebbe dirsi, a
a b 28.105  una terribile carestia. Le narici sono ridotte a due
Edvard Munch, Il grido, fori, gli occhi sbarrati sembrano aver visto qualcosa
1893. Olio, tempera
e pastelli su cartone, di abominevole, le labbra bluastre rimandano a loro
91×73,5 cm. Oslo, volta alla morte. E l’urlo disperato e primordiale che
Nasjonalmuseet.
Intero e particolare.
esce da quella bocca sembra propagarsi nelle pieghe
di colore del cielo, della terra e del mare. È l’urlo di
28.106  chi si è perso dentro se stesso e si sente solo, inutile
Edvard Munch, Il grido.
a. 1893. Tempera e olio
e disperato anche (e soprattutto) fra gli altri, sopraf-
su cartone, 84×66 cm. fatto da una natura prepotente e matrigna.
Oslo, Munchmuseet.
b. 1893 (1910?). Tempera
su cartone, 83,5×66 cm. Pubertà In Pubertà, un criticatissimo olio del 1893,
Oslo, Munchmuseet. il soggetto è quello di un’adolescente nuda, seduta
Il grido Dove il linguaggio espressivo di Munch si di traverso su un letto appena rifatto, simbolo di una
fa più maturo e il suo messaggio più angosciante è verginità ancora intatta Fig. 28.107 . Il corpo della ra-
nel Grido, una delle opere più sottilmente inquietan- gazzina, definito da una decisa linea di contorno,
ti di tutto il secolo Fig. 28.105 . Il dipinto fa parte di appare ancora sessualmente acerbo: ai fianchi che
una grandiosa narrazione ciclica intitolata Il Fregio sono già di donna, infatti, fanno stridente riscontro
della vita (1893-1918) e composta da numerose tele, le spalle ancora infantili e i seni appena abbozzati.
a loro volta suddivise in quattro temi con forti ri- Lo sguardo è fisso, quasi sbigottito, e le braccia si
svolti psicologici: La nascita dell’amore, La fioritura e incrociano pudicamente sul pube in un gesto istinti-
la dissoluzione dell’amore, La paura di vivere, La morte. vo di protezione e di vergogna Fig. 28.108 . In quegli
Il grido, naturalmente, appartiene al soggetto del- occhioni che scrutano l’osservatore con sospettoso
la Paura di vivere. Il senso profondo del dipinto, rea- smarrimento ci sono il rimpianto per la fanciullezza
51

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


28.107  Il tema fortemente autobiografico della puber-
Edvard Munch, Pubertà, 1893.
Olio su tela, 149×112 cm.
tà e delle sue inquietudini ritorna in altre signifi-
Oslo, Munchmuseet. cative opere di Munch, fra cui una, databile attor-
no al 1914-1916 Fig. 28.109 , nella quale le influenze
28.108 
Schema grafico delle posture espressioniste si evidenziano, soprattutto nei colori
e dei movimenti di Pubertà. e nella frammentazione della pennellata.
28.109 
Edvard Munch, Pubertà, Modella con sedia di vimini All’ultima fase della
1914-1916.
Olio su tela, 97×77 cm. produzione artistica di Munch appartiene Model-
Oslo, Munchmuseet. la con sedia di vimini Fig. 28.110 , un olio su tela già
28.110 Ö
piuttosto tardo, che presenta ancora talune sugge-
Edvard Munch, Modella con stioni espressioniste nell’uso del colore. La scena
sedia di vimini, ca 1919/1921. è occupata quasi per intero da una modella nuda
Olio su tela, 122,5×100 cm.
Oslo, Munchmuseet. in piedi, con il corpo ruotato f rontalmente di tre
quarti, le braccia distese lungo i fianchi e la testa dai
lunghi capelli scomposti reclinata verso il basso. A
sinistra, la sedia di vimini del titolo, della quale si
intravedono solo le gambe, è coperta da un tappeto
decorato a vivaci motivi geometrici.
Contrariamente alla maggior parte dei dipinti di
Munch, qui i colori appaiono luminosi e sgargianti
sia nel corpo della donna, modellato con tocchi di
perduta e il turbamento per una maturità alla quale, giallo, azzurro, rosso e verde, sia nei capelli, i cui ri-
forse, non si sente ancora preparata. Tale angoscio- flessi vengono resi da accese pennellate di blu elettri-
sa sensazione è quasi materializzata dalla cupa om- co. Analoga luminosità, suggerita dall’accostamento
bra scura proiettata sul muro. Un’ombra informe dei complementari blu e arancio con ombre verdi
e inquietante, quasi indipendente dal personaggio e viola, si riscontra nello sfondo, prospetticamente
che la genera, evocatrice di paura e di incognite. aperto verso una seconda stanza, sulla sinistra.
52
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

28.6.2 28.111 
Ernst Ludwig Kirchner,
artistiche, come Emil Nolde oltre , che del gruppo
divenne in breve uno degli elementi trainanti.
Il gruppo Die BrŸcke Manifesto per una mostra
della Kunst-Gruppe Brücke, Negli ambiziosi intenti dei suoi promotori, im-
ÇUna fune sopra un abissoÈ 1910. Xilografia. Dresda, bevuti della filosofia di Friedrich Nietzsche (1844-
Kupferstichkabinett.
1900), scomparso pochi anni prima a Weimar, Die
Nell’estate del 1905 quattro studenti di architettura 28.112 Ö Brücke vuol porsi come l’ideale ponte tra vecchio e
Erich Heckel, Copertina di un
dell’università di Dresda interrompono i propri stu- catalogo della Kunst-Gruppe nuovo, contrapponendo all’Ottocento realista e im-
di per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Nasce Brücke, 1912. Xilografia. New pressionista un Novecento violentemente espressio-
York, Museum of Modern Art.
così Die Brücke (letteralmente «Il ponte»), un grup- nista e antinaturalista. Il nome stesso è di evidente
po di avanguardia assolutamente diverso da quelli 28.113  derivazione nietzschiana. «L’uomo è una fune tesa
Ernst Ludwig Kirchner,
visti fino a ora Figg. 28.111 e 28.112 . I suoi affiliati, in- Illustrazione per Peter tra la bestia e l’Uomo Nuovo», scriveva il grande
fatti, possono anche non essere artisti. Per iscriversi Schlemihl di A. von Chamisso, pensatore tedesco, «una fune sopra un abisso […].
1915. Litografia. Basilea,
basta versare una modesta somma che dà diritto sia Kunstmuseum. La grandezza dell’uomo sta nell’essere un ponte,
a partecipare alle riunioni sia a ricevere, a fine an- non un fine». Questo concetto di ponte, di trapasso
no, una raccolta di stampe. Il forte cemento della tra vecchio e nuovo, tra accademia e antiaccademia,
Brücke, comunque, sta nell’ideologia che accomu- tra convenzioni e polverizzazione delle convenzio-
na i suoi componenti e nei temi da loro prediletti: ni, tra voglia di rottura e desiderio di riconciliazione,
la realtà urbana e la marginalità sociale. rappresenta il carattere fondamentale del gruppo
Tra i suoi giovani fondatori sono da ricorda- che, con alterne (e spesso laceranti) vicende, protrae
re soprattutto Ernst Ludwig Kirchner oltre , che ufficialmente la sua esistenza fino al 1913. Nel mani-
ne fu l’esponente di maggior spicco, ed Erich festo del 1906, in cui gli artisti della Brücke precisano
Heckel oltre , che emerse subito quale indiscusso idealmente le loro posizioni, si legge, tra l’altro:
ideologo del gruppo, legato a Kirchner da una me-
desima visione della società. In seguito molti altri si «Animati dalla fede nel progresso, in una nuova
aggiunsero, per periodi più o meno lunghi, portan- generazione di creatori e d’amatori d’arte, chia-
do i propri contributi critici e le proprie esperienze miamo a raccolta la gioventù e, come giovani
28.114 Ò 53
Ernst Ludwig Kirchner,
Due donne per strada, 1914.
Olio su tela, 120,5×91 cm.
Düsseldorf, Kunstsammlung
Nordrhein-Westfalen.

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


28.115 Ò
Schema compositivo
di Due donne per strada.

che recano in sé il futuro, vogliamo conquistar-


ci libertà d’azione e di vita, dinanzi alle vecchie
forze così difficili da estirpare. Accogliamo tutti
coloro che, direttamente e sinceramente, ripro-
ducono il loro impulso creativo».

E proprio l’espressione di questo impulso creati-


vo è, anche sul piano tecnico, l’elemento che ac-
comuna tutte le personalità del gruppo. Anche i
soggetti dei dipinti sono abbastanza omogenei: si
va da scene di realtà metropolitana, tanto care, co-
me si vedrà, anche ai quasi contemporanei futuristi
italiani cap. 30 , a nudi nel paesaggio o in interni;
da gruppi di ballerine a scene di circo. In ogni ca-
so, comunque, ricorrono un’esagerata enfatizza-
zione dei colori e una voluta spigolosità delle for-
me Fig. 28.113 .

Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938)


Ernst Ludwig Kirchner (Aschaffenburg, 1880-Davos,
1938), ispiratore e primo animatore della Brücke, ha
una formazione che attinge all’incisione del Cinque-
cento tedesco (Cranach e Dürer), all’arte primitiva
e al gusto per le stampe giapponesi, già diffusissimo
anche in ambito impressionista e postimpressioni-
sta. Forti, in lui, sono anche le suggestioni che rica-
va dall’espressionismo coloristico di Gauguin e Van
Gogh e da quello psicologico di Munch.

Due donne per strada In Due donne per strada, un


grande olio del 1914, Kirchner rappresenta delle pro-
stitute in attesa Fig. 28.114 , in un contesto che, pro-
prio in quegli stessi anni, aveva già più volte speri-
mentato con soggetti consimili Figg. 28.116 e 28.117 .
L’atmosfera è quella ambigua della sera, in una via
di passeggio di Berlino. I bagliori giallognoli e ver-
dastri dei lampioni a gas gettano lame di luce che
fanno meglio risaltare i lunghi abiti delle due don-
ne. Queste, agghindate con pellicce vistose ed esa-
gerati cappelli piumati, hanno volti imbellettati che
presentano contorni affilati come coltelli. In essi è
possibile riconoscere chiare influenze d’arte primi-
tiva, come se si trattasse di grandi maschere magi- 28.116  28.117 
Ernst Ludwig Kirchner, Strada a Berlino, 1913. Ernst Ludwig Kirchner, Cinque donne per
che Fig. 29.16 . Kirchner, in altre parole, interpre- Olio su tela, 120,6×91,1 cm. New York, Neue la strada, 1913. Olio su tela, 120×90 cm.
ta queste dispensatrici di sesso a pagamento come Galerie, Museum for German and Austrian Art. Colonia, Ludwig Museum.
54 28.118 
Erich Heckel, Giornata
limpida, 1913. Olio su tela,
138×114 cm. Monaco
di Baviera, Pinakothek
der Moderne, Sammlung
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Moderne Kunst.

28.119 Ò
Schema grafico dei riflessi
in Giornata limpida.

generose rotondità dei seni e del ventre della gio-


vane donna attingono addirittura ai ricordi delle
Veneri preistoriche Fig. 28.120 e sono geometri-
camente contrapposte alla dura spigolosità della
natura circostante, irta di rocce aguzze.
Le nubi squadrate e pungenti, che si riflettono
come lame nell’azzurro intenso dell’acqua, riman-
dano al tema del cristallo, uno dei più cari alla fan-
tasia espressionista tedesca, che vi legge molteplici
riferimenti simbolici. Non si percepisce interruzio-
ne fra aria e acqua, come se costituissero un uni-
co elemento cosmico, cosicché sono solo i riflessi
a suggerirci il senso della diversità delle due sostan-
ze Fig. 28.119 .

Emil Nolde (1867-1956)


Emil Nolde, pseudonimo di Emil Hansen, dal no-
me del paese natale (Nolde, Schleswig-Holstein,
1867-Seebüll, Neukirchen, 1956), unitosi alla
Brücke solo nel 1906, è un altro straordinario pro-
tagonista della tormentata stagione espressionista
tedesca. Di umili origini contadine, si forma a una
forme angolose e un po’ spettrali, simbolo grotte- 28.120  scuola di arti applicate, ammira molto Van Gogh e
Venere preistorica,
sco della degenerazione morale e dell’inaridirsi dei ca 20 000-18 000 a.C.
Munch e, come Gauguin, effettua un lungo viag-
sentimenti umani. A tal fine la composizione si basa Da Savignano sul Panaro gio tra le culture primitive del Pacifico, dalle quali
essenzialmente su forme ispirate o assimilabili a dei (Modena). Pietra serena rimane affascinato. Molti dei suoi soggetti sono a
serpentinosa, altezza 22 cm.
triangoli, che la colorazione acida rende ancora più Roma, Museo Nazionale sfondo religioso e nella loro estrema crudezza ri-
evidenti per la loro esasperata spigolosità Fig. 28.115 . Preistorico Etnografico mandano alla tradizione germanica primitiva e alle
Luigi Pigorini.
suggestioni dei bestiari medievali.
Erich Heckel (1883-1970)
Erich Heckel (Döbeln, 1883-Radolfzell, 1970), il teo- Gli orafi Negli Orafi, un olio su compensato del
rico della Brücke, è anch’egli suggestionato dall’E- 1919 Fig. 28.121 , Nolde spezza ogni schema disegna-
spressionismo dell’ultimo Munch. Matura – non tivo, gettando i suoi personaggi addosso a chi osser-
diversamente da Kirchner – uno stile angoloso e va con forza istintiva e sanguigna vitalità. La scena
tagliente, che si ammorbidisce solo dopo il 1920. rappresenta due uomini barbuti a mezzobusto che,
Egli, infatti, parte da un intenso colorismo alla Van come chiarisce il titolo, sono due orafi, colti rispet-
Gogh per approdare, fin dal 1908, a una semplifica- tivamente di fronte (quello di sinistra) e di tre quarti
zione quasi geometrica delle forme e a un rigoroso (quello di destra). Quest’ultimo, in particolare, è ca-
controllo del colore. ratterizzato da un volto affilato, la cui triangolarità
è accresciuta dall’inverosimile barba giallastra, che
Giornata limpida In Giornata limpida del sembra a sua volta una prosecuzione geometrica
1913 Fig. 28.118 , ad esempio, il tema della fanciulla della capigliatura. L’incarnato, costruito da corpo-
che fa il bagno in uno specchio d’acqua (un tema se pennellate rosse e violacee, dà al volto dai grandi
ricorrente della pittura ottocentesca) è riproposto occhi azzurri un’aria lievemente sinistra, mentre il
in termini di contrapposizione uomo-natura. Le violento sfondo blu elettrico ne isola ulteriormente
55

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


il profilo, proiettandolo immediatamente in primo 28.6.3
piano. L’assoluta e quasi gridata inverosimiglianza
dei colori è ribadita anche in una lettera, nella quale Oskar Kokoschka
Nolde precisa: «Nella mia arte uso tutti i mezzi che (1886-1980)
ho a disposizione per ottenere l’effetto che deside- La penetrazione psicologica
ro. Desidero veramente che la mia opera scaturisca
dalla materia, come nella natura la pianta cresce dal Nato il primo marzo 1886 a Pöchlarn, cittadina au-
terreno che le è più adatto». striaca in riva al Danubio, da padre praghese e ma-
dre stiriana, Oskar Kòkoschka, viennese per cultura
Papaveri e iris Pur essendo inizialmente attratto e formazione, nel 1905 inizia gli studi alla Kunstge-
soprattutto dalla figura e dalla spiritualità umane, werbeschule, la Scuola d’arte e mestieri di Vienna,
Emil Nolde si dedica in seguito anche ai paesaggi e la stessa a suo tempo frequentata anche da Klimt.
alle nature morte di soggetto floreale Fig 28.122 . In Grottesco e dissacratore, ma nel contempo an-
Papaveri e iris Fig. 28.123 , opera relativamente tar- 28.121  che poetico e sognatore, Kokoschka si rivela ben
da (databile intorno al 1930), la luminosità accesa Emil Nolde, Gli orafi, 1919. presto un personaggio scomodo, sia a causa del
Olio su compensato,
e quasi violenta dei colori, con il giallo che si sta- 69×51 cm. Cleveland, proprio temperamento artistico sia per le posizio-
glia nettamente dallo sfondo, assumendo un rilievo Museum of Art. ni politiche assunte sia – infine – per le “pericolose”
stridente e innaturale, rimane sostanzialmente la 28.122 
amicizie con intellettuali progressisti e artisti inno-
stessa già utilizzata in tutta la sua produzione più Emil Nolde, Giardino fiorito, vatori e fuori dal coro quali l’architetto Adolf Loos,
marcatamente espressionista. L’opera appartiene ca 1922. Olio su tela, il pittore Egon Schiele par. 28.6.4 , lo scrittore e fu-
62×74 cm. Seebüll, Nolde
comunque al filone di quelle che Nolde definiva Stiftung. Particolare. turo Premio Nobel Elias Canetti (1905-1994), il cri-
dolorosamente «quadri non dipinti», in quanto gli tico Karl Kraus (1874-1936), il compositore Arnold
28.123 Ö
unici che gli era ormai permesso di realizzare, poi- Emil Nolde, Papaveri e iris, Schönberg (1874-1951) e molti altri ancora.
ché la sua arte – come quella di tutti gli altri aderen- ca 1930. Acquerello su Nel 1912, dopo aver rinunciato a un incarico di
carta, 45,6×34,1 cm. Lipsia,
ti alla Brücke – venne rifiutata come «degenerata» Museum der bildenden insegnamento presso la Kunstgewerbeschule, espo-
fin dall’avvento del nazismo. Künste. ne a Berlino e a Colonia e intraprende un inten-
56 me, aiutato in ciò anche da pochi tocchi di acque-
rello: grigio per i capelli, bruno e appena rosato
per il volto e il braccio sinistro, giallognolo per le
lumeggiature del busto e delle gambe.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Ritratto di Adolf Loos È comunque nei dipinti a


olio che Kokoschka esprime il massimo della sua
arte. Nella ritrattistica, in particolare, egli arriva a
scavare dentro ai suoi personaggi giungendo qua-
si a una loro indagine psicoanalitica, come se essi
gli si aprissero al di là della loro stessa volontà, per
mostrargli la propria indole, i propri sentimenti e
le proprie debolezze.
Nel Ritratto di Adolf Loos Fig. 28.126 Kokoschka
dimostra, fin dal 1909, di aver già abbandonato la
lezione più decorativa di Klimt a favore di una ri-
cerca nuova e tutta personale.
Le nitide linee di contorno e le squillanti campi-
ture di colori piatti utilizzate dal capostipite della
nuova pittura austriaca cedono qui il passo a un
so e tempestoso rapporto sentimentale con Alma nervoso rincorrersi di pennellate brevi e frammen-
Mahler, la colta e affascinante vedova del grande tate su un intenso sfondo blu. In questo modo l’ar-
musicista Gustav Mahler (1860-1911). Due anni tista sbozza il suo personaggio come ricavandolo
dopo, allo scoppiare della guerra, si arruola volon- da una materia dura e angolosa, tralasciando qual-
tario e nel 1915 rimane anche gravemente ferito. siasi verosimiglianza anche proporzionale, come
Il decennio che segue è uno dei più intensi della ben si nota anche dalla caratteristica e ricorrente
sua attività di pittore, alla quale unisce anche quel- enfatizzazione delle mani.
la – non meno brillante – di scenografo, esponendo L’espressione del volto, qui come in altri dipinti
in tutta Europa e partecipando con grande entusia- del periodo, è ricercata con moti rotatori del pen-
smo anche a varie esperienze di avanguardia. nello che rimandano, entro certi limiti, all’espres-
Nel 1938, accusato dal regime hitleriano di esse- sività di alcuni ritratti di Van Gogh. La struttura
re un «artista degenerato» e antitedesco, si rifugia complessiva del personaggio, infine, pur apparen-
a Londra. In seguito, ottenuta la cittadinanza bri- 28.124  do incerta e quasi deformata, è in realtà frutto di
Oskar Kokoschka,
tannica e rinnegata la propria patria, macchiatasi Donna seduta, ca 1912.
una precisa scelta compositiva, in cui le braccia e
degli orrendi genocidi della Seconda guerra mon- Carboncino e acquerelli su le grandi mani intrecciate seguono un andamen-
diale, soggiorna a lungo anche negli Stati Uniti sta- carta, 31,5×45 cm. Vienna, to geometrico tutt’altro che casuale, disegnan-
Historisches Museum der Stadt
bilendosi definitivamente, dal 1953, a Villeneuve, Wien. Intero e particolare. do con chiarezza un esagono al centro del dipin-
sul lago di Ginevra, dove la morte lo coglie, ormai Disegni e stampe to Fig. 28.127 .
novantaquattrenne, il 22 febbraio del 1980.
28.125 
Oskar Kokoschka, Autoritratto Annunciazione Alcuni caratteri salienti della ri-
Il disegno Da Klimt (del quale si sente allievo spi- con lÕamata (Alma Mahler), trattistica di Kokoschka si ritrovano anche nell’An-
1913. Carboncino e pastello
rituale, tanto da dedicargli, nel 1908, le prime in- nero su carta. Vienna, nunciazione del 1911 Fig. 28.128 , con la quale
cisioni che realizza) Kokoschka eredita la convin- Leopold Museum. l’artista si conf ronta con un soggetto biblico ap-
zione che un buon artista deve essere anche un Disegni e stampe parentemente estraneo alla sua cultura laica e so-
profondo conoscitore delle varie tecniche di esecu- cialisteggiante. Sullo sfondo di un immaginario
zione, prima fra tutte il disegno Fig. 28.125 . Molte paesaggio vagamente orientale Kokoschka rap-
delle sue opere grafiche sono studi per successivi presenta, secondo la tradizione iconografica cri-
dipinti (in massima parte figure e ritratti) ma, an- stiana, l’angelo nunziante (inusitatamente nudo, a
che in questo caso, hanno sempre quella compiu- sinistra) e la Vergine annunziata. Quest’ultima, se-
tezza che le rende opere perfettamente autonome misdraiata, con la gamba sinistra raccolta indietro
e significanti. e la mano premuta simbolicamente sul ventre già
In Donna seduta, un delicato schizzo risalente gravido, riempie di sé la metà inferiore del dipinto,
forse al 1912 Fig. 28.124 , Kokoschka sintetizza la delimitata da una delle due diagonali. Le braccia
forma del personaggio con poche decine di segni spalancate dell’insolito angelo individuano, in un
dal tratto netto e deciso. Nonostante questa parsi- gesto che è contemporaneamente di contenimen-
monia grafica il corpo prende mirabilmente volu- to e di devozione, una sorta di grande cerchio che
28.126 Ò 57
Oskar Kokoschka,
Ritratto di Adolf Loos,
1909. Olio su tela, 74×91 cm.
Berlino, Castello di Charlottenburg.
Intero e particolare.

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


28.127 
Schema geometrico-compositivo
del Ritratto di Adolf Loos.

28.128 Ò 
Oskar Kokoschka,
Annunciazione, 1911. Olio su tela,
83×122,5 cm. Dortmund, Ostwall
Museum. Intero e particolare.

28.129 
Schema grafico-compositivo
dell’Annunciazione.

lambisce anche il volto di Maria, comprendendolo la ricerca di una pittura dai forti contenuti espres-
in un forte abbraccio ideale Fig. 28.129 . sionisti, ulteriormente ribaditi anche dalle posture
Le pennellate vivaci, che accendono di colori im- quasi recitanti delle mani di entrambi i personaggi,
provvisi e violenti sia il paesaggio in lontananza, sia che per Kokoschka rappresentano sempre un ricor-
la massiccia figura dell’Annunziata, testimoniano rente punto di interesse anatomico.
58
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

La sposa del vento Nella Sposa del vento, un gran- 28.130  Ö


Oskar Kokoschka,
28.6.4
de olio noto anche come La tempesta Fig. 28.130 ,
Kokoschka esprime nel modo più intenso e com-
La sposa del vento
(La tempesta), 1914.
Egon Schiele
piuto l’esigenza di proiettare fuori di sé le proprie Olio su tela, 181×220 cm. (1890-1918)
Basilea, Kunstmuseum. LÕincombere della morte
tensioni vitali, i propri dubbi e le proprie angosce Intero e particolari.
esistenziali. Il dipinto, risalente al 1914, rappresen-
28.131 Ö
ta infatti la fine del travolgente e tormentato rap- Schema geometrico- Nato a Tulln, in Bassa Austria, il 12 giugno 1890,
porto d’amore che, per oltre due anni, aveva legato compositivo della Sposa Leon Egon Adolf Schiele compie i primi studi nella
del vento.
l’artista alla fascinosa Alma Mahler. cittadina natale trasferendosi poi a Klosterneuburg,
I due amanti sono rappresentati in una sorta di presso Vienna, per frequentare il ginnasio e il liceo.
scomposto letto di nubi, circondati dalla tempesta Nel 1906 il giovane Schiele si iscrive all’Accademia
di passioni, vissute con l’intensità devastante d’un di Belle Arti di Vienna, dimostrando subito eccel-
amore totale. Le due figure, infatti, sembrano es- lenti doti naturali che, unite alla caparbietà e all’en-
sere contenute all’interno di due circonferenze tusiasmo, costituiranno il carattere peculiare anche
(una, più grande, che comprende braccia, teste e della sua età matura.
busti; l’altra, più piccola, che circonda gambe e pie- Nel 1911 l’artista, poco più che ventenne, si tra-
di) Fig. 28.131 simbolicamente unite da dense pen- sferisce a Krumau, la cittadina boema dove era nata
nellate, che le avvolgono come lingue protettrici, sua madre, rientrando tre anni dopo a Vienna, do-
all’interno di due direttrici convergenti. ve conosce Edith Harms, sua futura moglie. Allo
Al convulso agitarsi della scena si oppone il son- scoppio della Prima guerra mondiale viene chia-
no sereno della donna che, forse ancora ignara del- mato alle armi, ma questo non gli impedisce di tor-
la prossima fine, dorme tranquilla, rannicchian- nare più volte al suo atelier, dove continua a lavora-
dosi con tenerezza contro il corpo dell’amato. re con impegno febbrile. Proprio al periodo bellico,
Kokoschka, dal canto suo, si rappresenta ben sveglio del resto, risalgono alcuni dei suoi dipinti più inten-
e pensieroso, con gli occhi spalancati che guardano si e nel 1918, quando la guerra è al suo tragico epi-
lontano e le nodose mani intrecciate. I colori torbidi, logo, Schiele partecipa con grande successo a varie
grassi e impastati e il mulinare dello sfondo parteci- mostre a Zurigo, Praga e Dresda.
pano con materiale evidenza al disordine interiore e Negli ultimi mesi del conflitto Vienna è colpi-
all’angoscia che dilaniano l’autore per l’amore finito. ta da un’epidemia di febbre spagnola, la disastro-
59

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


sa ondata influenzale che stava seminando in quel 28.132  Il disegno Egon Schiele sa essere un disegnatore
Egon Schiele, Lottatore
periodo milioni di vittime in tutta Europa. Anche (Autoritratto), 1913. Matita,
eccellente. Naturalmente dotato, matura fin dagli
Schiele e la moglie ne vengono contagiati. Il 28 ot- guazzo e acquerello su esordi un tratto sempre nitido e secco, senza in-
tobre 1918 la giovane Edith muore e dopo tre gior- carta, 48,8×32,2 cm. certezze né tentennamenti. E, quel che più conta,
Collezione privata.
ni la segue anche Egon, all’età di appena 28 anni. senza mai nessuna concessione al decorativismo o
Disegni e stampe
Schiele, la cui attenzione artistica è, come già in al compiacimento estetico.
Klimt (che non a caso egli riteneva il proprio «padre 28.133 Ö Nel Lottatore, un potente disegno acquerellato del
Egon Schiele, Nudo
spirituale»), prepotentemente attratta dalla figura femminile seduto di schiena
1913 Fig. 28.132 , ai temi ricorrenti dell’Espressioni-
umana e dalla straordinaria gamma espressiva che con drappo rosso, 1914. smo mitteleuropeo si aggiungono le straordinarie
essa gli offre, sperimenta fin dall’inizio un approc- Matita, guazzo e acquerello innovazioni grafiche introdotte dall’artista. Si trat-
su carta, 48,2×31,8 cm.
cio del tutto proprio all’Espressionismo europeo. Vienna, Graphische ta, infatti, di uno dei numerosissimi autoritratti nei
I riferimenti di partenza sono infatti molti e mol- Sammlung Albertina. quali Schiele è solito raffigurarsi nudo e in posizioni
Intero e particolare.
to articolati: dai Fauves f rancesi ai tedeschi della erotiche o, comunque, fortemente anticonvenzio-
Disegni e stampe
Brücke, fino alle esperienze nordiche di Munch. nali. La spigolosità del segno, la geometrizzazione
Da queste premesse culturali l’artista austriaco della postura e l’esasperata nodosità di arti e giuntu-
muove per rivendicare il valore dell’esperienza in- re, infatti, rimandano – attraverso la metafora di se
teriore e dell’estrinsecazione più o meno violenta stesso – a una visione drammatica dell’intera uma-
delle passioni e dei turbamenti più profondi. Agita- nità, condannata ad angosce e tensioni senza fine.
to e insoddisfatto, egli scava nei propri personaggi Analogamente, nel Nudo femminile seduto di schie-
per metterne a nudo l’anima, proiettando autobio- na con drappo rosso Fig. 28.133 , dell’anno successi-
graficamente in essi le stesse inquietudini che lo vo, vi è tutta l’istintività di un artista che, poco più
divorano, anche a costo di suscitare scandalo nella che ventenne, ha già maturato compiutamente il
Vienna puritana e moralista del tempo. proprio inconfondibile stile. Il personaggio, ritratto
60 mente anticonvenzionale. In Sobborgo II (noto anche
come Case con panni stesi) Fig. 28.134 , uno dei nume-
rosi dipinti realizzati nel periodo 1913-1914 aven-
ti per soggetto vedute suburbane o casolari sparsi
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

nel territorio agricolo della Boemia, l’artista ritrae


a volo d’uccello un gruppo di case alla periferia del-
la cittadina di Krumau, presso la riva della Moldava.
Qui, come in altri paesaggi consimili, la struttura
del dipinto, apparentemente ingenua e quasi infan-
tile, risulta – al contrario – estremamente raffinata
e ricca di astuzie compositive. L’organizzazione spa-
ziale, infatti, è scandita per fasce orizzontali paralle-
le Fig. 28.135, a : in primo piano il fiume, con quattro
barche attraccate perpendicolarmente ai pontili, a
seguire due agglomerati compatti di case e infine,
sullo sfondo, in varie tonalità di grigi e azzurrogno-
li, una fitta serie di striature che alludono alla pre-
senza di campi coltivati. Gli edifici si dispongono
contemporaneamente in prospetto (le facciate) e in
prospettiva dall’alto (i tetti) in una visione assoluta-
mente irreale, ma di forte suggestione e immediata
presa. I camini rossi, che riprendono, rinforzandolo,
il segno dei pali disseminati lungo i solchi dei campi,
interrompono, con la loro verticalità, l’andamento
orizzontale del dipinto b . La variopinta distesa di
panni stesi ad asciugare, rappresentata come un’al-
legra successione di bandierine, conferisce continu-
ità alla scena, scandendone la profondità prospet-
tica, altrimenti annullata dalla piatta stesura dei
colori. L’insieme suggerisce un’atmosfera sospesa,
nella quale non si ha più certezza nemmeno della
staticità degli edifici, i cui incerti contorni possono
essere interpretati come altrettante metafore della
a b perenne incertezza della vita.

da dietro, con la testa ruotata a sinistra e le braccia 28.134  Abbraccio In Abbraccio (altrimenti noto come
Egon Schiele, Sobborgo II
sollevate in alto, presenta un profilo puntuto e in- (Case con panni stesi), 1914.
Uomo e donna o, anche Amanti II), un olio degli
tenzionalmente sgraziato, soprattutto per quel che Olio su tela, 100×120,7 cm. ultimissimi anni, l’artista raggiunge uno dei suoi
riguarda l’anatomia delle mani e delle spalle. Nel se- Collezione privata. momenti di più alta e drammatica sintesi espres-
Intero e particolare.
gno crudo e accidentato del disegno, però, emerge siva Fig. 28.136 . Due amanti si stringono, nudi, in
la forza espressiva del drappo rosso (forse una gon- 28.135  un abbraccio di intensa e coinvolgente passione. I
Schemi geometrico-compositivi
na) che cinge i fianchi della modella, con evidenti di Sobborgo II. muscoli tesi del braccio sinistro dell’uomo e la ma-
connotazioni sensuali. Ripetuti tocchi di acquerello no sinistra della donna, contratta sulle spalle del
verde-azzurro sulla schiena, sulle mani e sul volto compagno, danno la sensazione d’una stretta così
contribuiscono a sottolineare nel personaggio ri- sensuale e travolgente da apparire quasi dolorosa.
tratto il conflitto, sempre presente in Schiele, tra la Intorno ai due corpi, costruiti lungo una delle
spiritualità dell’amore e la crudezza della sessualità. due diagonali del dipinto Fig. 28.137 e realizzati con
Una decisa linea di contorno, infine, isola la figura una pittura nervosa, dai tratti spigolosi e dai con-
in uno spazio vuoto, nel quale il personaggio cam- torni esasperatamente marcati, una grande coper-
peggia, solo con se stesso e con la propria storia. ta spiegazzata isola l’atto d’amore in uno spazio
esclusivo. Una sorta di scomposto campo di bat-
Sobborgo II La predilezione di Schiele per il ritrat- taglia nel quale i due personaggi, serrati in un ab-
to (soprattutto femminile) è sempre assolutamen- braccio che forse vorrebbero infinito, riconoscono
te evidente, preponderante e dichiarata. Non per di essere nudi e soli di f ronte al mondo, e di non
questo, però, egli si sottrae alla difficile prova del aver altro rifugio possibile se non nell’amato.
paesaggio, che interpreta comunque in modo forte- Le opere di Schiele, nel loro complesso, non
61

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


28.136 
Egon Schiele, Abbraccio 28.7
(Uomo e donna o Amanti II),
1917. Olio su tela,
100×170 cm. Vienna,
L’Art Déco
Österreichische Galerie
Belvedere. Il nuovo stile degli anni
Intero e particolare.
«ruggenti»
28.137 
Schema grafico-compositivo Dall’esperienza dell’Art Nouveau prende le mos-
e dei movimenti e delle
posture di Abbraccio. se – per poi superarlo e per molti versi contrap-
porvisi – l’Art Déco, un nuovo stile che si diffonde
all’indomani della Prima guerra mondiale in Eu-
ropa e Stati Uniti, estendendosi anche in Messico
e Sudamerica, Africa, India, Cina, Giappone e Au-
stralia e che raggiunge la massima diffusione – in
forme e modi differenti a seconda del Paese – negli
anni Venti del Novecento, gli «anni ruggenti» del-
la grande espansione economica. Art Déco deriva
dall’abbreviazione di Exposition Internationale des
possono lasciare indifferenti: hanno infatti indi- Arts Décoratifs et Industriels Modernes (Esposizione
gnato, commosso, sconvolto. Oggi colpiscono internazionale di arti decorative e industriali mo-
per la loro tensione e la loro coerenza, prodot- derne), evento tenutosi a Parigi nel 1925 (da cui
to di un Espressionismo schietto, talvolta anche «Stile 1925», l’altro nome con cui è conosciuto),
duro, senza enfasi coloristiche né compiacimenti momento cruciale per l’elaborazione e la diffusio-
grafici. Schiele, come Klimt, muore nel 1918, in- ne di questo gusto. Nel 1929 la crisi determinata
sieme all’Impero austro-ungarico. Nel pieno della dal crollo delle borse influisce sui caratteri del déco
giovinezza il primo, già maturo e carico d’onori in direzione di una maggiore sobrietà decorativa,
il secondo. Entrambi ne hanno vissuto gli ultimi continuando a orientare il gusto ancora per un de-
splendori e sofferto l’agonia, incarnandone nel cennio prevalentemente negli Stati Uniti.
contempo l’anima più antica e l’espressione più Il déco è un fenomeno che interessa tutti i campi
moderna e rivoluzionaria. dell’arte: ne sono condizionati, infatti, non solo pit-
62
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

tura, scultura e architettura, ma anche – e soprat- 28.138 


Edgar Brandt, Paravento
tutto – le cosiddette «arti applicate», quali l’arreda- in ferro battuto Oasis,
mento di interni Fig. 28.138 , la moda, la grafica, il ca 1924. Ferro e ottone,
design, la gioielleria Fig. 28.139 . 181,6×63,5 cm.
Collezione privata.
Dal punto di vista formale lo stile déco è caratte-
Oggetti d’arte
rizzato dall’abbandono della linea ondulata dell’Art
Nouveau in favore di una semplificazione di tipo 28.139 
Claire-Jeanne-Roberte
geometrico, con una preferenza per composizio- Colinet, Ballerina Ankara,
ni simmetriche e forme aerodinamiche. Punto di ca 1925. Bronzo e avorio,
altezza 62,9 cm.
partenza per l’elaborazione di queste forme è la Collezione privata. William Van Alen (Brooklyn, NY, 1883-New York,
combinazione eclettica di motivi decorativi prove- 1954) Fig. 28.140 . Per breve tempo l’edificio più al-
nienti da epoche differenti, dall’antichità – l’Egitto, 28.140 Ö to del mondo con i suoi 318,8 metri, fu costrui-
William Van Alen, Chrysler
la classicità greco-romana, le civiltà precolombia- Building, 1928-1930.
to come sede dell’omonima casa automobilistica
ne – alle Avanguardie (Cubismo par. 29.2 , Futuri- New York. Veduta. americana, e alle macchine sono ispirati molti de-
smo par. 30.1 , Costruttivismo par. 32.8 ). Un altro gli elementi costituitivi e dei particolari decorativi
importante punto di riferimento è l’immaginario sia all’esterno sia all’interno Fig. 28.142 . La griglia
legato alla macchina e all’universo meccanico, che del radiatore, per esempio, ha suggerito il corona-
in quegli anni di impetuoso progresso tecnologico mento del grattacielo, costituito dalla sovrappo-
stavano celebrando nuovi trionfi. sizione di sette arcate ovate a profilo sempre più
Il déco rinnova l’alleanza che già l’Art Nouveau snello, dalle quali si diparte la cuspide di completa-
aveva stabilito con l’industria, nell’intento di con- mento Fig. 28.141 . Un motivo a ventaglio definisce,
ferire qualità estetica ai prodotti industriali: si spe- entro ciascuna arcata, delle finestre triangolari il
rimentano nuove tecniche di produzione e nuovi cui numero diminuisce all’aumentare della quota.
materiali (alluminio, acciaio cromato, bachelite), Sono proprio le arcate ovate sovrapposte, un tema
cui si affiancano quelli tradizionali e preziosi come ornamentale fra i più amati dal déco, ad aver reso
ebano, avorio, madreperla. Destinatario degli og- il Chrysler Building riconoscibile nel composito
getti déco è un pubblico elitario e facoltoso. skyline di New York.
Il gusto déco ambisce a rappresentare la moder-
nità, toccandone soprattutto i luoghi e gli oggetti Tamara de Lempicka (1898-1980)
più emblematici, dalle sale cinematografiche alle Il gusto déco trova una delle massime rappresen-
stazioni ferroviarie, dai grattacieli ai mezzi di tra- tazioni in pittura nell’opera di Tamara de Lempicka
sporto (automobili, treni, transatlantici). (nome d’arte di Tamara Rosalia Gurwik-Gorska).
Di famiglia agiata, nasce a Varsavia nel 1898 e
Chrysler Building In campo architettonico, uno trascorre l’infanzia in un ambiente cosmopolita,
degli esempi più significativi di déco è il Chrysler f requentando le scuole prima a Losanna e poi in
Building, un grattacielo costruito a Manhattan un esclusivo collegio a Rydzyna (in Polonia). Un
f ra il 1928 e il 1930 su progetto dell’architetto viaggio in Italia nel 1907 accende il suo interesse
per l’arte. Inizia quindi gli studi d’arte dapprima 63
a San Pietroburgo (dove si trasferisce nel 1914,
sposando l’anno seguente il giovane avvocato po-
lacco Tadeusz Lempicki), quindi a Parigi, dove si

28 ■ Verso il crollo degli imperi centrali


era spostata nel 1919 per sfuggire alla Rivoluzione
d’ottobre. Qui è allieva di Maurice Denis (Gran-
ville, 1870-Saint-Germain-en-Laye, 1943), presso
l’Académie Ranson, e del cubista AndrŽ Lothe (Bor-
deaux, 1885-Parigi, 1962), l’unico che considererà
il suo vero maestro. La definitiva affermazione ar-
riva alla metà degli anni Venti, e con essa un’inten-
sa vita mondana scandita da numerosi viaggi (che
la portano di frequente anche in Italia). Una forte
crisi depressiva all’inizio degli anni Trenta le lascia
profondi segni per il resto della vita.
Allo scoppio della guerra nel 1939 De Lempicka
si trasferisce negli Stati Uniti, dove si muove fra Be-
verly Hills (California), New York e Houston, alter-
nando periodici ritorni in Europa e una crescente
f requentazione del Messico. Il cambiamento del
gusto le allontana l’attenzione del pubblico. Muo-
re a Cuernavaca (Messico) nel 1980.
«Vivere e creare in modo tale da imprimere sia
alla mia vita che alle mie opere il marchio dei
tempi moderni.»
Così Tamara de Lempicka aveva espresso la pro-
pria idea di esistenza e arte. Fra le poche artiste
donna a ottenere un riconoscimento in vita, ha rac- na l’artista invitò a posare nei panni di Adamo un
chiuso nella sua pittura lo spirito dell’epoca, pas- poliziotto suo vicino.
sandone in rassegna il volto più scintillante: l’ari- I corpi nudi e possenti dei progenitori occupa-
stocrazia e l’alta borghesia ma anche i personaggi no quasi per intero la tela, dettandone il formato
più in vista (scrittori, scienziati). Il ritratto è il ge- rettangolare. Ripreso di spalle a figura quasi inte-
nere che occupa la parte maggiore della sua produ- ra, Adamo si volta verso Eva, cingendola col brac-
zione, cui si aggiunge il tema del nudo femminile, cio destro sotto il seno. La donna, rappresentata
affrontato con la carica erotica di una donna che ha invece f rontalmente, stringe nella mano sinistra
vissuto in modo libero i propri amori. la mela del peccato originale. Non è tuttavia il pa-
Il vocabolario pittorico di Lempicka nasce dalla radiso terrestre quello che si apre alle loro spalle,
congiunzione di riferimenti cronologicamente vi- ma una moderna metropoli affollata di grattacie-
cini – come il Cubismo par. 29.2 – e lontani – come li, uno sfondo che torna molto spesso nei ritratti
il Neoclassicismo e il Manierismo. Un’altra fonte di Lempicka: la vicenda raccontata nella Genesi
visuale importante è la fotografia, da cui riprende è trasferita in questo modo nella contemporanei-
28.141  l’illuminazione fortemente contrastata. Ne deriva tà, sottolineando la costante attualità del tema del
Chrysler Building. Particolare
del coronamento.
uno stile algido, caratterizzato da colori metallici, rapporto fra i sessi.
dagli effetti quasi smaltati. Il soggetto – che vanta una lunga tradizione nel-
28.142  la storia dell’arte – era inizialmente destinato alla
Chrysler Building. Particolare
dell’interno. Adamo ed Eva Nel corso degli anni Trenta, locandina di un film, successivamente proibita dal-
Lempicka aff ronta temi universali. Al soggetto la polizia.
28.143 Ö
Tamara de Lempicka, biblico di Adamo ed Eva, archetipo del rapporto L’artista si mantiene fedele allo stile che aveva
Adamo ed Eva, 1932. f ra maschile e femminile, è dedicato un olio del decretato la sua fortuna. Una monumentalità di ti-
Olio su pannello di legno,
116×73 cm. 1932 Fig. 28.143 . po scultoreo domina i corpi, definiti in modo sin-
Collezione privata. L’artista racconta di essere arrivata a questa tetico dal punto di vista plastico attraverso un pro-
composizione grazie a una vera e propria illumi- nunciato chiaroscuro. Gli effetti di luminosità sono
nazione: durante una seduta di posa la modella che incrementati dall’utilizzo del legno come supporto,
stava ritraendo afferrò una mela, richiamandole al- più economico e durevole della tela, un’eco dell’a-
la mente l’immagine di Eva. Per completare la sce- mata pittura cinquecentesca.
L’inizio

29
a. Fauves
dell’arte contemporanea.
Il Cubismo

b. Espressionismo c. Cubismo

29.1 di ricerca. L’arte, in altre parole, non deve trovare 29.1 ÕÓ
Le Avanguardie storiche.
più le proprie motivazioni solo nella realtà visibi-
Il Novecento delle le, quella che i filosofi chiamano fenomenica, cioè a. Maurice de Vlaminck,
Il ponte di Chatou, 1906.
percepibile attraverso i fenomeni nei quali si ma-
Avanguardie storiche nifesta, ma può aprire la propria indagine anche al
Olio su tela, 54×73 cm.
Parigi, Musée National d’Art
Moderne, Centre Georges
Un secolo di grandi speranze campo sconfinato della realtà interiore e del sogno. Pompidou.
e di straordinarie delusioni Sul piano della ricerca scientifica le elaborazioni b. Ernst Ludwig Kirchner, Fränzi
in una sedia intagliata, 1910.
teoriche che il matematico e fisico tedesco Albert Olio su tela, 71×49,5 cm.
La necessità di conquistare nuovi mercati e di ridi- Einstein (1879-1955) matura tra il 1905 e il 1916 di- Madrid, Museo Thyssen-
segnare i confini europei, in funzione delle mutate mostrano che spazio e tempo non sono entità as- Bornemisza.
c. Pablo Picasso, Donna
esigenze economiche e politiche, crea le premesse solute, tra loro distinte e indipendenti. con camicia in poltrona,
per la Prima guerra mondiale che, al prezzo di qua- Contemporaneamente destano scalpore a livel- 1913. Olio su tela,
149,9×99,4 cm. New York,
si dieci milioni di morti, sancirà definitivamente la lo europeo anche le riflessioni del filosofo france- Metropolitan Museum of Art.
fine della Belle époque, il rovinoso crollo degli imperi se Henri Bergson (1859-1941), secondo il quale l’e- d. Umberto Boccioni,
Elasticità, 1912. Olio su tela,
centrali di Prussia e di Austria-Ungheria e il primo nergia fondamentale che muove l’universo è quella 100×100 cm. Milano, Museo
affacciarsi sulla scena internazionale della nascente che egli definisce «slancio vitale» (élan vital) e che del Novecento.
potenza degli Stati Uniti d’America. consiste in un irresistibile impulso a creare sponta- e. Marcel Duchamp,
Scolabottiglie, 1961 (replica
Le esperienze artistiche dei primi anni del Nove- neamente forme e situazioni sempre nuove e im- dell’originale del 1914).
cento, dunque, maturano in un contesto generale prevedibili. In questa visione il tempo non esiste Ferro galvanizzato, altezza
49,8 cm, diametro 41 cm.
più che mai ricco di incertezze e contraddizioni. più come successione di singoli attimi, ma come Filadelfia, Museum of Art.
Gli studi che proprio in quel periodo Sigmund durata complessiva, percepibile più a livello di in- f. Max Ernst, Ubu Imperator,
1923. Olio su tela,
Freud sta compiendo sulla psicoanalisi, scoper- tuizione che con gli strumenti razionali. 81×100 cm. Parigi, Musée
chiando per la prima volta il mondo che ciascu- Poiché i nuovi orizzonti della medicina, della National d’Art Moderne,
no ha nel proprio inconscio e che, a volte, riesce a scienza e del pensiero filosofico fanno intravedere Centre Georges Pompidou.
g. Salvador Dalí, Volto
manifestarsi solo attraverso i sogni o i desideri re- infinite altre realtà parallele a quella che, fino ad del grande masturbatore,
pressi, contribuiscono ad aprire ulteriori orizzonti allora, si presumeva essere unica e assoluta, anche 1929. Olio su tela,
29.1 Il Novecento delle Avanguardie storiche ■ 29.2 Il Cubismo
■ 29.3 Pablo Picasso ■ 29.4 Georges Braque ■ Visita le sale
29.5 Juan Gris ■ 29.6 Gli altri Cubisti sull’arte
del Cubismo
nel Museo Digitale

d. Futurismo e. Dada f. Surrealismo

g. Surrealismo h. Astrattismo i. Metafisica

110×150 cm. Madrid, l’ambito artistico si apre a un universo di ricerche ve e le distingue in modo inequivocabile dai molti
Museo Nacional Centro
de Arte Reina Sofía.
e di sperimentazioni mai tentate prima. movimenti artistici di avanguardia che, anche in an-
h. Vassily Kandinsky, Quadro È dunque in questo contesto generale che ma- ni più recenti, sono fioriti a vario titolo e con le più
con macchia rossa, 1914. turano le cosiddette Avanguardie storiche. Il termine disparate motivazioni in diverse parti del mondo.
Olio su tela, 130×130 cm.
Parigi, Musée National avanguardie, preso in prestito dal linguaggio milita- Tra le Avanguardie storiche si è soliti annove-
d’Art Moderne, Centre re, allude a pattuglie di ardimentosi innovatori che, rare, oltre al movimento dei Fauves e all’Espres-
Georges Pompidou.
i. Giorgio de Chirico, Il duo
incuranti di tutto, intuiscono nuove prospettive di sionismo, dei quali si è già parlato nel precedente
(I manichini della torre sviluppo artistico e le perseguono con forza e deter- capitolo 28, soprattutto il Cubismo ❯ par. 29.2 , il
rosa), 1914/1915. Olio minazione, precorrendo il gusto e le scelte stilistiche Futurismo ❯ cap. 30 , il Dada ❯ par. 31.1 , il Surreali-
su tela, 81,9×59 cm.
New York, Museum correnti. L’aggettivo storiche fa riferimento al loro smo ❯ par. 31.2 , l’Astrattismo ❯ cap. 32 e la Metafisi-
of Modern Art. concentrarsi in un arco di tempo relativamente bre- ca ❯ cap. 33 Fig. 29.1 .
66 29.2 P.V. P.L. la figura umana. La realtà che si percepisce attraverso
il senso della vista, infatti, è spesso diversissima dalla
Il Cubismo realtà vera. Solo perché ciascuno sa come è fatto un
L T cubo si è in grado, ad esempio, di riconoscerne uno
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

«Un pittore non deve mai fare nella rappresentazione prospettica della Fig. 29.3 . I
quello che la gente si aspetta bambini, che non conoscono ancora le regole del-
la prospettiva, disegnano le loro casette mostrando
da lui» P.O. contemporaneamente più facciate e ottenendo così
«La natura è una cosa, la pittura un’altra», scriveva una percezione istintiva della realtà Fig. 29.5 : si com-
nel 1935 Pablo Picasso ❯ par. 29.3 , concludendo pro- 29.2 Ó portano involontariamente come i Cubisti.
Proiezione ortogonale
vocatoriamente che «la pittura è dunque un equi- di un cubo.
La realtà cubista, d’altra parte, cerca di tenere
valente della natura». In questa affermazione sta conto anche del fattore tempo, una variabile che
tutto il significato del Cubismo, una delle prime e – pur essendo di fondamentale importanza nella vi-
più significative Avanguardie storiche, della quale ta di tutti i giorni – è assai difficile da rappresentare
Picasso, insieme a Georges Braque ❯ par. 29.4 , fu con i mezzi delle arti figurative.
uno degli indiscussi padri fondatori. Il pittore cubista, ad esempio, si figura di ruotare
Porre pittura e natura sul medesimo piano signi- fra le mani l’oggetto da rappresentare o, se si trat-
fica attribuire alla pittura grandissima dignità e au- ta di una persona, di girarle addirittura intorno. In
tonomia, in quanto, ad esempio, l’arte classica era 29.3 Ó questo modo egli non coglie più un solo aspetto,
Veduta prospettica
– per definizione – solo un’imitatrice della natura. di un cubo.
necessariamente univoco e limitato, ma ne percepi-
I pittori cubisti, al contrario, non cercano di com- sce diversi in successione. E poiché per poter assu-
piacere l’occhio di chi ne osserva le opere imitando a
mere punti di vista diversi occorre muoversi e per
la realtà né, come facevano gli Impressionisti, ten- muoversi si impiega del tempo, ecco che la variabi-
tando di interpretarne le suggestioni. Essi, invece, le temporale entra in qualche modo nel processo
si sforzano di costruire una realtà nuova e diversa, di produzione artistica, consentendo di rappresen-
non necessariamente simile a quella che tutti cono- tare contemporaneamente momenti diversi di una
scono. «Bisogna avere il coraggio di scegliere», dice- medesima scena.
va significativamente Braque, «poiché una cosa non Il nome stesso del movimento deriva dall’uso
può essere insieme vera e verosimile». cubista di scomporre la realtà in piani e volumi ele-
E se la riproduzione prospettica di un qualsia- mentari (assimilabili a cubetti, appunto). Ripren-
si oggetto può apparire senz’altro verosimile, la dendo alcuni commenti negativi di Matisse, il criti-
verità di quell’oggetto è quanto mai lontana e di- co Louis Vauxcelles, che già aveva coniato in senso
versa. Si immagini ad esempio un cubo, uno dei b
dispregiativo il termine Fauves, definì ironicamente
solidi geometrici più semplici e conosciuti. In pro- alcuni paesaggi di Braque come composti da banali
iezione ortogonale presenterà tre facce quadra- cubi ❯ Fig. 29.54 . Fu così che anche il Cubismo, co-
te Fig. 29.2 . Anche in una qualsiasi veduta prospet- me già l’Impressionismo, una volta assunto il no-
tica esso mostrerà solo tre delle sue sei facce, che me che gli era stato attribuito per scherno, ne fece
però appariranno a forma di parallelogrammi ir- la bandiera della più grande rivoluzione artistica
regolari Fig. 29.3 . Gli spigoli non verticali, inoltre, del secolo. Anzi, a differenza degli Impressionisti,
che nella realtà si sanno essere sempre uguali e pa- 29.4 Ó che quel nome subirono senza mai condividerlo
Sviluppo di un cubo
ralleli, risulteranno invece disuguali e convergenti. sul piano a e sua
pienamente, i Cubisti accettarono il proprio in mo-
Nonostante tutto, però, la visione di questo cubo ricostruzione nello spazio b . do così totale da continuare a identificarsi in esso
viene riconosciuta come perfettamente verosimile. anche quando il movimento si sciolse e i vari com-
Si osservi ora un altro cubo. Questa volta si ponenti seguirono ciascuno strade e ispirazioni au-
tratta dello sviluppo in piano del solido preceden- tonome.
te Fig. 29.4, a . Esso ha tutte le sei facce perfettamen- La storia del Cubismo, del resto, si intreccia in
te quadrate e uguali, con spigoli f ra loro sempre modo indissolubile con quella dei suoi due princi-
perpendicolari. Non solo: se si ritagliasse il cubo pali artefici, Picasso e Braque, la cui amicizia – ini-
così sviluppato e se ne piegassero le facce lungo gli ziata a Parigi nel 1907 – durò per tutta la vita.
spigoli contigui incollandole lungo quelli restanti Il lavoro e la ricerca comuni si consolidano in
si otterrebbe la costruzione tridimensionale del cu- breve fino a trasformarsi in quella «cooperazione
bo b . Tale sviluppo in piano del cubo, dunque, è ardente» i cui esiti straordinari, sul piano artistico,
molto più vero del precedente disegno prospettico, sono stati quelli di stimolare creativamente le ri-
anche se assai meno verosimile. spettive personalità, giungendo a unire in modo ir-
29.5 Ó
Quanto detto a proposito del cubo può essere Disegno infantile
ripetibile le singole potenzialità.
esteso a qualsiasi altro possibile soggetto, compresa di una casa. La data di inizio del Cubismo si fa convenzional-
29.6 Ñ 67
Paul Cézanne, Paese visto
attraverso gli alberi, ca 1898.
Olio su tela, 66×82 cm.
Brema, Kunsthalle.

29 ■ LÕinizio dellÕarte contemporanea. Il Cubismo


29.7 Ñ
Paul Cézanne, Bosco
con rocce, ca 1894/1898.
Olio su tela, 48,5×59,5 cm.
Zurigo, Kunsthaus.

29.8 
Pablo Picasso,
Fabbrica, 1909.
Olio su tela, 53×60 cm.
San Pietroburgo, Museo
dell’Ermitage.

mente risalire al 1907, anno nel quale Picasso di- In Bosco con rocce Fig. 29.7 , ad esempio, tutte le for- 29.9 Ó
Georges Braque,
pinge Les demoiselles d’Avignon ❯ Fig. 29.29 . In quello me della natura sono individuate, nelle loro masse Lo stabilimento «Rio Tinto»
stesso anno si tiene a Parigi una grande mostra re- squadrate e angolose, grazie ai diversi piani di co- all’Estaque, 1910. Olio
trospettiva dedicata a Cézanne (scomparso appena lore che le compongono e le delimitano. su tela, 65×54 cm. Parigi,
Musée National d’Art
l’anno prima), la cui pittura, tesa a «trattare la natu- In un dipinto del 1909 intitolato Fabbri- Moderne, Centre
ra attraverso il cilindro, la sfera, il cono», eserciterà ca Fig. 29.8 ,Picasso riprende queste solide volume- Georges Pompidou.
Intero e particolare.
un influsso fondamentale sul Cubismo. trie di Cézanne portandone il linguaggio alle estre-
me conseguenze espressive. Edifici e alberi sono
Influsso di Cézanne sul Cubismo Lo spazio pit- così ridotti a forme geometriche elementari che si
torico di Paul Cézanne, sempre scandito e forte- compenetrano secondo piani squadrati e taglienti,
mente geometrizzato, costituisce l’indispensabile quasi metallici.
premessa alla grande rivoluzione cubista. Già in- Nello Stabilimento «Rio Tinto» all’Estaque, un di-
torno al 1885, infatti, il grande pittore francese in- pinto di soggetto analogo Fig. 29.9 , anche Braque
dividua i soggetti dei suoi dipinti attraverso piccole introduce una forte scomposizione cubista che
pennellate di colore giustapposte che riducono la lo porta a dissolvere il senso della profondità. La
percezione della realtà a un fitto conglomerato di fabbrica e la campagna circostante, infatti, si com-
coloratissimi volumi elementari solidamente inter- penetrano in una visione unica e omogenea, nel-
connessi Fig. 29.6 . Sul finire del secolo il gioco dei la quale le forme sono ricostruite solo attraverso
volumi diventa ancora più evidente ed essenziale. piatte campiture di colore giustapposte.
68 29.10  29.11 Ø
Georges Braque, La chiesa Juan Gris, Natura Parigi, Musée National
di Carrières-Saint-Denis, morta con libro d’Art Moderne, Centre
1909. Olio su tela, 55×46 cm. (Saint Matorel), 1913. Georges Pompidou.
Londra, Tate Modern. Olio su tela, 46×30 cm. Intero e particolare.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Il Cubismo analitico Il periodo di massimo splen- tamente non verosimili. In questo delicato ma si-
dore del movimento, quando il sodalizio tra Bra- gnificativo passaggio acquisterà un ruolo tutt’altro
que e Picasso diventa tanto intenso che le rispetti- che secondario anche Juan Gris ❯ par. 29.5 , il terzo
ve opere risultano addirittura indistinguibili, inizia “grande” del Cubismo.
però qualche tempo dopo, intorno al 1909. È il mo- Si è così alla fase del Cubismo sintetico, nella qua-
mento del cosiddetto Cubismo analitico, consisten- le si attua quella innovativa equivalenza tra pittu-
te nello scomporre i semplici oggetti dell’esperien- ra e natura di cui Picasso e Braque rivendicavano
za quotidiana (bottiglie, bicchieri, pipe, strumenti l’originalità rivoluzionaria. A questo punto, infatti,
musicali, carte da gioco…) secondo i principali pia- l’artista arriva a creare forme e situazioni che non
ni che li compongono. Tali piani, variamente ruo- hanno più alcun rapporto con quelle già note, anche
tati, incastrati e sovrapposti, vengono poi distesi se di esse conservano a volte alcune caratteristiche
e ricomposti sulla tela in modo concettualmente distintive e in qualche modo sempre ben riconosci-
analogo a come si è osservato nel cubo Fig. 29.10 . bili Fig. 29.11 .
I colori impiegati in queste operazioni sono solita-
mente terrosi e di tonalità neutra, in modo da non Papiers collés e collages Per sottolineare ulterior-
interferire con la comprensione delle forme. mente il diverso uso che è possibile fare dei fram-
menti di realtà derivati dalla scomposizione analiti-
Il Cubismo sintetico Tra il 1912 e il 1913 Braque ca, Braque inventa la tecnica dei papiers collés (carte
e Picasso indirizzano le loro ricerche verso una incollate) e Picasso quella dei collages (incollaggi),
ricomposizione degli oggetti precedentemente strumenti espressivi che verranno poi ripresi anche
f rammentati in oggetti nuovi e spesso fantastici in ambito surrealista ❯ par. 31.2 e, successivamente,
che, pur mantenendo qualche analogia con quelli in varie esperienze artistiche del dopoguerra.
originali, vivono una loro realtà autonoma, carat- Nel primo caso vengono applicati sulla tela ritagli
terizzata anche dall’uso di colori brillanti e volu- di giornale e di carta da parati di varie qualità e colo-
ri, mentre nel secondo si utilizzano anche materiali 69
eterogenei quali stoffa, paglia, gesso o legno. In que-
sto modo i due artisti tentano di scindere la forma
dal colore, utilizzando magari un ritaglio di stoffa

29 ■ L’inizio dell’arte contemporanea. Il Cubismo


(dunque un puro colore) per definire un oggetto di
tutt’altra natura (dunque una pura forma). Con pa-
piers collés e collages, in altre parole, si rende evidente
che il colore, pur agendo simultaneamente alla forma
che lo contiene, è assolutamente distinto da essa,
che – a sua volta – esiste a prescindere dal primo.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale met-
te bruscamente fine alla grande stagione del Cu-
bismo. Braque è richiamato al fronte. Congedato
nel 1916 ritorna a Parigi, dove Picasso ha nel frat-
tempo continuato a lavorare in solitudine. Le loro
strade, però, sono ormai divise: senza traumi né
contrasti, certo, ma con la consapevolezza che la
rivoluzione cubista, da loro stessi pensata e realiz-
zata, si è ormai conclusa.

29.3 D’animo fantasioso, irrequieto e indipenden-


te, l’artista si affranca ben presto dalla famiglia e,
Pablo Picasso nonostante la giovanissima età, compie numerosi
viaggi nell’amata Catalogna. Una volta tornato a
(1881-1973) Madrid frequenta assiduamente il Museo del Pra-
Il grande patriarca do, applicandosi in modo particolare allo studio
dei grandi pittori spagnoli del passato: soprattutto
del Novecento Velázquez e Goya. Nell’ottobre del 1900 Picasso,
non ancora ventenne, si reca per la prima volta a
Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno Parigi ritornandovi l’anno successivo e restandovi
Crispin Crispiano de la Santísima Trinidad Ruiz y Pi- poi per quasi mezzo secolo. Seguiranno, in rapida
casso è il complicatissimo nome completo di colui e operosa successione, i periodi più significativi e
che, più semplicemente, è passato alla storia come rivoluzionari della sua ricerca artistica.
Pablo Picasso, avendo scelto di assumere, secondo Alla fine del primo conflitto mondiale Picasso
quanto consentito dalla legge spagnola, il cognome alterna a grandi dipinti monumentali vivaci ripre-
materno Figg. 29.12 e 29.13 . se cubiste, interessandosi nel contempo anche al-
Picasso nasce il 25 ottobre 1881 a Malaga, in An- la grafica e alla scenografia e curando allestimenti
dalusia. Suo padre, insegnante nella locale scuola teatrali di successo in Francia e in Italia.
d’arte, lo avvia precocemente all’apprendistato ar- Nel 1925 partecipa alla prima mostra surrealista
tistico. Il giovane dimostra uno straordinario talen- alla Galerie Pierre di Parigi e negli anni Trenta al-
to, tanto che ad appena quattordici anni espone già larga l’esperienza surrealista anche alla scultura, in-
29.12 Ó
un suo primo dipinto a una mostra di Barcellona, Pablo Picasso, Autoritratto, troducendo fantasiose costruzioni in filo di ferro o
ottenendo il meravigliato consenso della critica. 1906. Olio su tela montata in materiali eterogenei. La sua ricerca, infatti, non
su tavola, 26,7×19,7 cm.
Da vecchio amava ripetere, non senza un pizzico New York, Metropolitan
conoscerà interruzioni fino a tarda età, quando,
di autocompiacimento: «A tredici anni dipingevo Museum of Art. ormai universalmente celebrato e famoso, conti-
come Raffaello. Ci ho messo tutta una vita per im- 29.13 Ó
nuerà febbrilmente a sperimentare tecniche, azioni
parare a dipingere come un bambino». Irving Penn, Pablo Picasso, e materiali sempre nuovi e diversi Fig. 29.14 .
Nel 1891 Picasso f requenta la Scuola d’Arti e 1957. Stampa fotografica Pablo Picasso muore a Mougins, in Costa Az-
in bianco e nero. Milano,
Mestieri di La Coruña, in Galizia, ma già nel 1895 Collezione Claudio Gaiaschi zurra, l’8 aprile 1973.
viene ammesso all’Accademia di Belle Arti di Bar- e Luisa Valieri. Particolare.
cellona, città alla quale rimarrà sempre legato, tan- 29.14  Dal periodo blu al Cubismo Inizialmente lo sti-
to da sentirsi catalano nel profondo dell’anima. Gjon Mili, Pablo Picasso le del giovane Picasso oscilla tra l’ammirazione
mentre disegna un vaso di fiori
Due anni dopo frequenta anche la Real Academia con la luce, 1949. Fotografia
per Cézanne e le generiche tematiche impressio-
de Bellas Artes de San Fernando di Madrid. originale a colori per «Life». niste e postimpressioniste, come ben si eviden-
70
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

zia nella Bevitrice di assenzio, un olio parigino del 29.15 Õ ne di quella precedente. Al mondo degli sfruttati
Pablo Picasso, Bevitrice
1901 Fig. 29.15 , nel quale sono ancora evidenti sia di assenzio, 1901. Olio su
e degli emarginati del periodo blu si sostituiscono
l’allusione a Degas – allora quasi settantenne – sia cartone, 67×52 cm. New ora soggetti ripresi in prevalenza dall’ambiente del
l’omaggio a certe figure di “donne perdute” di York, Melville Hall Collection. circo e dei saltimbanchi.
Toulouse-Lautrec. Nell’autunno di quello stesso 29.16  Gli ultimi mesi del 1906 segnano il cosiddetto
anno, però, la sua pittura conosce una prima decisi- Maschera rituale del Gabon, «periodo af ricano», allora definito anche «epoca
seconda metà del XIX secolo.
va svolta, conseguente anche all’emozione suscita- Legno dipinto, altezza 66 cm. negra», nel corso del quale Picasso si interessa in
tagli dal suicidio per amore dell’amico poeta Carlos Parigi, Musée du Quai Branly. modo approfondito alla scultura rituale africana e
Casagemas (1880-1901). Picasso, infatti, inaugura il 29.17  polinesiana, che i fiorenti commerci con le colonie
cosiddetto «periodo blu», che si protrarrà fino a tut- Pablo Picasso, Testa avevano contribuito a diffondere in molti ambienti
di donna, 1908. Matita
to il 1904. Come suggerisce la definizione, si tratta e acquerello su carta,
intellettuali parigini. In queste opere, spesso inge-
di un tipo di pittura giocato tutto sui colori freddi 32×24,7 cm. Berlino, nue ma di grandissima espressività, egli ricerca le
(blu, azzurro, grigio, turchino), quasi che gli occhi Staatliche Museen, Museum testimonianze di un’umanità spontanea e incorrot-
Berggruen.
dell’artista fossero velati da un cristallo azzurrato ta, non ancora contaminata dalla troppa ideologia
Disegni e stampe
e il suo cuore da una perenne malinconia. Anche i e dai condizionamenti sociali e culturali della tra-
temi, di conseguenza, attingono a un repertorio di dizione occidentale. La contiguità formale con al-
personaggi poveri ed emarginati, segnati dal dolo- cuni prototipi africani Fig. 29.16 , dei quali lo stesso
re e sconfitti dalla vita ❯ Fig. 29.21 . Picasso era attento collezionista, è evidente in mol-
A partire dal 1905, invece, la tavolozza di Picasso ti suoi studi di quegli anni, nei quali lo stiramen-
cambia improvvisamente tono e alla mestizia de- to verticale dei volti Fig. 29.17 e la scomposizione
solata degli azzurri subentrano le più tiepide gra- dei volumi preludono direttamente alla successiva
dazioni dei rosa, degli ocra e degli arancio. Ha così svolta cubista.
inizio il secondo, importante momento della sua Nel 1907, infine, l’artista espone Les demoisel-
maturazione artistica: il cosiddetto «periodo rosa», les d’Avignon, opera considerata la capostipite in-
appunto. Questa fase, di intensa produzione ma di discussa del movimento cubista ❯ oltre . Alla fase
breve durata (si concluderà in poco più di un anno, analitica (1909-1911), nel corso della quale i dipinti
alla fine del 1906), costituisce la logica prosecuzio- di Picasso e Braque, volutamente non firmati, ri-
29.18 Ñ 71
Pablo Picasso, Case
e palme, 1909. Penna
e inchiostro di china su
carta, 17,3×13,5 cm.
Parigi, Musée National

29 ■ LÕinizio dellÕarte contemporanea. Il Cubismo


Picasso. Intero
e particolare.
Disegni e stampe

sultano spesso indistinguibili, segue quella sintetica 29.19  29.20 Ó


Pablo Picasso, Colomba Pablo Picasso, Figura con
(1912-1913), durante la quale si precisano anche le della Pace, 1949. Penna pugnale spezzato e Colomba
diversità stilistiche dei due artisti. e inchiostro di china su carta, della Pace, 1953. Penna
È questo il periodo più intenso e felice del Cubi- 22×31 cm. Parigi, Musée e inchiostro di china su
National d’Art Moderne, carta, 21×27 cm. Parigi,
smo picassiano ❯ Ant. 256 . I colori si sono fatti bril- Centre Georges Pompidou. Musée National Picasso.
lanti e le superfici perfettamente piatte. L’uso del Disegni e stampe Disegni e stampe
collage, inoltre, dà a ogni composizione un signifi-
cato nuovo e provocatorio.
Sostenitori della Pace, tenutosi a Parigi nel 1949,
Il disegno Picasso è un eccellente disegnatore, co- Picasso realizza il veloce schizzo della Colomba del-
me dimostrano i suoi numerosi schizzi e bozzetti la Pace Fig. 29.19 , soggetto che ricorrerà assai fre-
preparatori, nonché l’imponente produzione gra- quentemente anche nella sua produzione succes-
fica di acqueforti, litografie, xilografie e linoleogra- siva. Il disegno, condotto a penna con inchiostro
fie. Il suo segno – continuo e uniforme – conserva di china, definisce la schematica silhouette di una
sempre una nitidezza inconfondibile, sia che tratti colomba in volo, che reca un rametto di ulivo nel
soggetti cubisti sia che prediliga uno stile più figu- becco, come quella che – secondo la Bibbia – an-
rativo. nunziò a Noè, ritornando all’arca, la fine del dilu-
Ecco allora che in Case e palme, un veloce schizzo vio. La forte espressività del segno, unita all’imme-
a penna del 1909 Fig. 29.18 , l’analisi cubista è evi- diatezza della percezione grafica, ne farà una sorta
denziata dai vari piani che compongono l’immagi- ■ Linoleografia Tecnica di di simbolo universale della pace.
ne, ciascuno individuato da una diversa e ben pre- stampa a rilievo da matrice in Figura con pugnale spezzato e Colomba della Pace,
linòleum, un nuovo materia-
cisa modalità di tratteggio, il cui andamento può le sintetico inventato nel 1860, realizzato il 4 dicembre 1953 Fig. 29.20 , fa invece
essere, a seconda delle necessità rappresentative, assai resistente ed economico, parte di uno dei numerosi carnet di disegni che l’ar-
composto da un impasto di olio
di tipo verticale, diagonale o sovrapposto, con tutta di lino (da cui il nome), polvere tista ha eseguito per decenni, utilizzando comuni
un’ulteriore gamma di differenziazioni date dallo di sughero e altri componenti album di carta bianca rilegati a spirale metallica,
chimici pressati a caldo su un
spessore e dalla densità dei tratti di penna. adeguato supporto di tela. come si vede anche, in questo caso, dal margine
In occasione del Congresso Internazionale dei Disegni e stampe superiore. Qui il segno, che si conferma sicuro e
72 29.21 Ñ
Pablo Picasso, Poveri in riva
al mare (Tragedia), 1903.
Olio su tavola, 105,3×69 cm. c
Washington, National Gallery
of Art. Intero e particolare.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

29.22 
Schema grafico della b
ripartizione dello sfondo
di Poveri in riva al mare.

29.23 
Pablo Picasso, La Vita, 1903. a
Olio su tela, 196,5×129,2 cm.
Cleveland, Museum of Art.

sempre privo di pentimenti, tende a semplificarsi, strettezze economiche. I tre personaggi, scalzi e
fluidificandosi in una serie di linee pressoché conti- inf reddoliti, sono la dolorosa metafora moder-
nue, con le quali delimita nettissimi contorni a filo na della Sacra Famiglia. Nonostante il loro mise-
di ferro. L’assenza assoluta di tratteggi e di qualsia- ro aspetto, comunque, essi spiccano per la dignità
si altro effetto chiaroscurale rimanda all’immedia- quasi monumentale che assumono. Soprattutto la
tezza simbolica di uno schizzo che – come spesso severa figura della madre, vista di spalle, richiama
nei suoi carnet – ferma con compatta concretezza la solida volumetria di certi personaggi femminili
l’idea o l’immagine di un momento, magari anche giotteschi. Nonostante l’uso di una tavolozza qua-
da riprendere o rielaborare in una fase successiva. si monocroma, l’artista riesce a differenziare mar-
catamente i tre elementi primigeni della natura e
Poveri in riva al mare Al periodo blu risale Poveri della filosofia antica: terra (la spiaggia) Fig. 29.22, a ,
in riva al mare, noto anche come Tragedia Fig. 29.21 , acqua (il mare) b e aria (il cielo) c . Le tre fasce
realizzato a Barcellona nel 1903, quando l’artista orizzontali che vengono così a crearsi contrastano,
f requentava l’ambiente anarchico e socialisteg- nella loro geometrica uniformità, con i tre perso-
giante del cabaret Els Quatre Gats (I Quattro Gat- naggi in primo piano, contribuendo a isolarli nel-
ti), conducendo egli stesso una vita di grandi ri- la scena al fine di sottolineare ulteriormente il lo-
29.24  Ø 73
Pablo Picasso, Famiglia
di saltimbanchi, 1905.
Olio su tela, 212,8×229,6 cm.
Washington, National Gallery

29 ■ LÕinizio dellÕarte contemporanea. Il Cubismo


of Art. Intero e particolare.

29.25 Ø
Pablo Picasso, Acrobata
con palla, 1905. Olio su tela,
147×95 cm. Mosca,
Museo Puškin.
Intero e particolare.

29.26 
Pablo Picasso, Famiglia
di acrobati, 1905. Gouache,
acquerello e inchiostro
su carta, 104×75 cm.
Göteborg, Konstmuseum.
Disegni e stampe

ro muto dramma. Soggetti e impianti compositivi discrezione, mettendone in evidenza la misera vita
analoghi si ritrovano anche in tutte le altre opere di poveri girovaghi.
del periodo, riflesso di una predisposizione d’ani- L’arlecchino di spalle (nel quale l’artista ritrae
mo pessimista e malinconica Fig. 29.23 . se stesso) volge lo sguardo lontano, mentre tiene
teneramente per mano la bimba con il tutù e le
Famiglia di saltimbanchi Quando nel 1905 Picasso scarpette rosa, che tanto ricorda le eteree ballerine
dipinge la Famiglia di saltimbanchi Fig. 29.24 , la sua di Degas. Il paesaggio deserto e desolato contri-
ricerca lo ha progressivamente portato a riscalda- buisce a sottolineare la solitudine dei personaggi,
re la propria tavolozza con l’uso di varie e delicate ognuno dei quali, nonostante la prossimità agli al-
gradazioni di rossi, di rosa e di arancioni. La nuo- tri, è comunque solo con i propri pensieri, come in
va tecnica coinvolge tutta la produzione pittorica attesa del manifestarsi di qualche misterioso even-
di questa fase, che assume così caratteristiche di as- to. La loro definizione pittorica non fu semplice: le
soluta e immediata riconoscibilità Figg. 29.25 e 29.26 . indagini ai raggi X hanno svelato la presenza di va-
L’abbandono dei toni freddi del precedente periodo ri pentimenti e correzioni, quasi che Picasso fosse
blu e l’inizio di quello rosa coincidono in parte an- giunto per gradi alla soluzione compositiva finale,
che con le vicende umane dell’artista, che a Parigi senza averla presente fin dall’inizio.
incomincia a riscuotere qualche successo e che, so-
prattutto, conosce Fernande Olivier (1881-1966), la Les demoiselles dÕAvignon Preceduto da nu-
prima donna veramente importante della sua vita. merosissimi schizzi preparatori Figg. 29.27 e 29.28 ,
L’opera ripropone ancora una volta una fami- nell’autunno del 1906 Picasso incomincia a lavo-
glia, tema assai caro al Picasso precubista. I sei per- rare a un dipinto di grandi dimensioni che, corret-
sonaggi (tre adulti e tre bambini) sono colti in un to, cancellato, riaggiustato e ridipinto innumere-
momento di silenziosa attesa, e la loro serietà pen- voli volte, vedrà la luce solo verso la fine dell’anno
sosa e un po’ mesta stride con la variopinta strava- successivo: Les demoiselles d’Avignon (Le signorine di
ganza dei costumi di scena che ancora indossano. Avignon) Fig. 29.29 .
Picasso, del resto, fu sempre particolarmente ispi- Partendo dalle solide volumetrie di Cézanne, Pi-
rato e attratto dalla vita circense, che ben conosce- casso semplifica le geometrie dei corpi (che, nella
va anche per la frequentazione del Circo Medrano, redazione definitiva, rappresentano cinque prosti-
il cui tendone era poco distante dalla sua casa di tute all’interno del bordello di via Avignon a Bar-
Montmartre. Egli interpreta la dura quotidianità di cellona) e coinvolge in tale semplificazione anche
clown, acrobati e giocolieri con grande sensibilità e lo spazio. Quest’ultimo, infatti, invece di essere in-
74 29.27 Ñ 29.29 
Pablo Picasso, Studio Pablo Picasso,
per Les demoiselles Les demoiselles
d’Avignon, 1907. Acquerello d’Avignon
su carta, 17,5×22,5 cm. (Le signorine
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Filadelfia, Museum of Art. di Avignon), 1907.


Olio su tela,
Disegni e stampe
243,9×233,7 cm.
New York, Museum
29.28 Ñ
of Modern Art.
Pablo Picasso, Studi
di busto di donna nuda
per Les demoiselles
d’Avignon, 1907.
Olio su tela, 80×60 cm.
Berlino, Staatliche Museen,
Museum Berggruen.
teso come una serie di rapporti tra le varie figure, 75
viene esso stesso materializzato e dunque diviene
un oggetto al pari degli altri, da scomporre secon-
do i taglienti piani geometrici che lo delimitano. Lo

29 ■ LÕinizio dellÕarte contemporanea. Il Cubismo


stesso procedimento viene applicato anche alla na-
tura morta con frutta e tovagliolo, posta sul tavoli-
no al centro in basso. Anche in questo caso, infatti,
non si percepiscono più dei rapporti spaziali coe-
renti e tutto viene squadernato davanti agli occhi di
chi osserva in modo immediato e indifferenziato.
Le stesse figure femminili non risultano più im-
merse nello spazio ma da esso compenetrate e, a
parte il colore rosato dei nudi, sembrano essere
costituite della stessa materia solida, cosicché ogni
differenza tra contenuto (i personaggi) e conteni-
tore (lo spazio) viene automaticamente annullata.
Mentre nella realizzazione dei volti delle figure
centrali Picasso si ispira alla scultura iberica, quelli
dei due personaggi di destra risentono dell’influsso
delle maschere rituali dell’Africa nera. In un caso e
nell’altro vengono stravolte non solo tutte le regole
della prospettiva ma anche quelle del senso comune,
che sottintende sempre un punto di vista unico. Le
apparenti incongruenze sono però finalizzate a una
nuova e diversa percezione della realtà, non più vi-
siva, come era sempre stato fino ad allora, ma men-
tale: cioè volta a rappresentare tutto quello che c’è
e non solo quello che si vede. In questo senso non
deve dunque meravigliare se di un personaggio si
vedono contemporaneamente due o più lati: è come
se vi si girasse attorno tentando poi di ricostruire le
varie vedute sovrapponendole l’una all’altra.

Ritratto di Ambroise Vollard Il Ritratto di Ambroise


Vollard Fig. 29.30 risale al 1910 ed è tra i più signifi-
cativi del periodo del Cubismo analitico, pur rical-
cando con impressionante puntigliosità un analo-
go ritratto eseguito da Cézanne circa un decennio
prima Fig. 29.32 . Vollard, collezionista e mercante
d’arte, è uno dei molti amici di Picasso che si pre- 29.30 Ó
3
Pablo Picasso, Ritratto
stano a posare per un ritratto cubista. Osservando di Ambroise Vollard, 1910. 1
2
l’opera appare subito evidente come l’artista mi- Olio su tela, 92×65,5 cm.
ri più al contenuto che all’apparenza, rinunciando Mosca, Museo Puškin.

a qualsiasi tipo di verosimiglianza fotografica. Ciò 29.31 


non significa rifiutare in assoluto il concetto di ri- Schema identificativo 4
del personaggio
tratto ma, al contrario, impone di scavare più in e degli oggetti presenti 5 6
profondità nella psicologia del modello, mettendo- in Ritratto di Ambroise
7
Vollard.
ne in luce solo le caratteristiche veramente signifi-
cative al fine della conoscenza. E non della cono- 29.32 
Paul Cézanne, Ritratto
scenza esteriore e formale che avviene tramite gli di Ambroise Vollard, 1899.
occhi, della quale si accontentavano gli Impressio- Olio su tela, 101×81 cm.
nisti, ma di una conoscenza profonda, che va all’es- Parigi, Musée du Petit- quasi esploso secondo le stesse regole degli altri ele-
Palais.
senza stessa della realtà. menti. Ecco allora che dalla materia indistinta dello
La composizione è minutamente frastagliata e sia sfondo fuoriescono e prendono poco a poco forma
il personaggio sia lo sfondo sono posti sul medesimo la spaziosa fronte calva del collezionista Fig. 29.31, 1 ,
piano, a interagire con uno spazio frammentato e una bottiglia appoggiata sul tavolo dello studio 2 ,
76 29.33 Ø
Pablo Picasso, Natura
morta con sedia impagliata,
1912. Collage con corda,
olio e tela cerata su tela,
29×37 cm. Parigi, Musée
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

National Picasso.
Intero e particolare.

29.34 
Schema identificativo degli
oggetti presenti in Natura
morta con sedia impagliata.
1. Fetta di limone
2. Ostrica
3. Bicchiere
4. Giornale
5. Pipa
6. Tela cerata
7. Corda

5 3
4
1

2
6

un libro sullo scaffale 3 , il giornale che Vollard sta riconducibili alla concretezza del quotidiano.
leggendo 4 , ma anche innumerevoli altri dettagli, Sempre al fine di radicare nella realtà la propria
quali un bottone del panciotto 5 , il fazzoletto nel ta- pittura, Picasso adotta la tecnica del collage, cioè
schino 6 , la manica destra della giacca 7 . In assenza dell’incollaggio sulla tela di materiali eterogenei
di qualsiasi riferimento prospettico i concetti di da- che saranno in grado, meglio di qualsiasi pittura,
vanti e dietro perdono ogni significato, per cui non di richiamare direttamente alla mente gli oggetti
desta meraviglia, ad esempio, che il giornale non co- reali in quanto reali essi stessi.
pra la giacca e che anche libro e bottiglia fluttuino Il primo e uno dei più significativi collage di Picas-
sullo stesso piano spaziale. Nonostante questo, Pi- so è la Natura morta con sedia impagliata, realizzato
casso dimostra un’attenzione lucida e assolutamen- nel 1912 Fig. 29.33 . L’opera rappresenta una natura
te concreta a ogni minimo particolare della realtà morta ambientata all’interno di un caffè parigino.
e proprio quando l’opera, nel suo insieme, sembra Sulla destra vi sono una fetta di limone Fig. 29.34, 1
quasi dissolversi, egli ne ribadisce con prepotenza e un’ostrica 2 , al centro un bicchiere scomposto
la solidità. analiticamente 3 , a sinistra si riconoscono un gior-
nale 4 e una pipa 5 . Gli inserti pittorici sono re-
Natura morta con sedia impagliata La difficoltà alizzati con colori a olio della gamma dei bruni,
di interpretazione dei dipinti cubisti è un problema perfettamente intonati al ritaglio di tela cerata 6
che sia Braque sia Picasso si sono sempre posti, en- che rappresenta con realismo fotografico l’impa-
trambi attenti a che la loro pittura non sconfinasse gliatura di una sedia del tempo.
mai nell’astrazione, cioè in qualcosa di puramente Anche se può apparire quasi come un gioco, l’o-
■ Tela cerata Particolare tipo
mentale, senza più alcun rapporto concreto con la di tessuto impermeabile che, perazione compiuta da Picasso è invece estrema-
realtà. È per questo che nel periodo del Cubismo quando non erano stati ancora mente colta e raffinata. La finta paglia di Vienna ri-
inventati i materiali plastici, ve-
sintetico i due artisti incominciano a introdurre niva impiegato nella confezio- prodotta sulla tela cerata sta a rappresentare una
nelle loro opere anche lettere dell’alfabeto e nu- ne di impermeabili, tende e to- sedia vera. Dunque il soggetto (la paglia) è falso, ma
vaglie da esterni. Il processo di
meri. In questo modo ogni ipotesi di fuga verso l’a- impermeabilizzazione avveniva il materiale (la tela cerata) è vero. Entrambi sono
strazione viene volontariamente bloccata dall’im- mediante bagni impregnanti in però falsi quando vogliono rappresentare una sedia.
sostanze a base di paraffina o
mediata riconoscibilità di questi elementi, subito cera, da cui il nome. In questo modo l’artista distrugge ogni illusio-
29.35  77
Pablo Picasso,
I tre musici, 1921.
Olio su tela, 201×223 cm.
New York, Museum
of Modern Art.

29 ■ LÕinizio dellÕarte contemporanea. Il Cubismo


Intero e particolare.

nismo pittorico dimostrando con immediatezza 29.36 Õ ni ampi e piatti, in una visione così rigorosamente
Schema grafico del senso di
quanto labile sia la differenza tra realtà e rappre- profondità nei Tre musici.
frontale e bidimensionale da fare pensare a sago-
sentazione. La sostanziale monocromia dell’insie- me ritagliate nel cartoncino colorato. Il senso di
me, la forma insolitamente ellittica (comune anche 29.37  profondità, assolutamente negato nei personaggi,
Pablo Picasso, Studio
ad altre opere cubiste del periodo) e la semplice scenografico per il Pulcinella viene recuperato simbolicamente nelle pareti la-
corda 7 usata al posto della cornice rappresentano di Stravinsky, 1920. Tecnica terali e nel pavimento della stanza, che sembrano
mista su carta, 24,3×33 cm.
altri richiami intenzionali al problema della forma Parigi, Musée National sfuggire alle spalle delle figure centrali Fig. 29.36 .
che si fa materia e della materia che prende forme Picasso. Particolare. Ma anche in questo caso si tratta di una prospetti-
nuove ed estranee alla sua natura. Disegni e stampe va illusoria e ambigua, in quanto la parete latera-
le di sinistra appare innaturalmente più profonda,
I tre musici Nei Tre musici Fig. 29.35 Picasso suggerendo il senso di uno spazio sghembo, come
– all’indomani della Grande Guerra – riprende te- quello ricostruito in alcune scenografie teatrali al-
mi propri del Cubismo sintetico, solo che vi applica le quali – non a caso – l’artista stava interessandosi
un gusto del colore assolutamente nuovo e quasi proprio in quegli anni Fig. 29.37 .
fumettistico, già sperimentato anche in vari disegni
e stampe con soggetti analoghi. Il dipinto, un olio Alla ricerca di un nuovo Classicismo Nel maggio
su tela di grandi dimensioni, fu realizzato a Fontai- del 1917 Picasso è a Roma, per le prove di un bal-
nebleau nel 1921 e raffigura due personaggi tipici letto per il quale ha disegnato il sipario. L’incontro
della commedia dell’arte, un biancovestito Pulci- con la ballerina Olga Khokhlova (1891-1955) – che
nella che suona il flauto, a sinistra, e un Arlecchino l’anno successivo diventerà sua moglie – e la pos-
chitarrista che, insieme a un singolare monaco con sibilità di immergersi nell’atmosfera romana risve-
uno spartito fra le mani, improvvisano un allegro gliano nell’artista un ardente desiderio di classicità.
terzetto musicale, mentre un grosso cane nero se Nel corso degli anni Venti, del resto, la ricerca cu-
ne sta accucciato sotto il tavolo. bista, tesa alla conoscenza analitica e severa della re-
Abbandonate le terrose monocromie dei primi altà, cede il passo alla ripresa di certi temi classici, al-
anni Dieci e le complesse f rammentazioni della lo stesso modo di come era accaduto a Renoir dopo
ricerca analitica, Picasso distende i colori su pia- l’analogo soggiorno italiano del 1881 e la conoscen-
78 za dal vivo delle opere di Michelangelo e Raffaello.
Tale ripensamento appare in sintonia con quanto, in
quel periodo, si veniva facendo un po’ in tutta Euro-
pa con il cosiddetto «richiamo all’ordine» che, anche
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

in Italia, fu molto avvertito sia dai pittori metafisici


sia, soprattutto, da parte di quelli che si riconosce-
vano nelle idee propugnate dalla rivista «Valori pla-
stici» e dal gruppo Novecento ❯ par. 33.1 .
La Grande bagnante Fig. 29.38 , una tela di dimen-
sioni generose realizzata nel 1921, esprime un
trionfo monumentale di giovinezza e carnalità, si-
29.38 ÑÓ curamente ispirate anche dalla recente gravidanza
Pablo Picasso,
Grande bagnante, 1921.
della moglie. Il corpo sodo e severo del personag-
Olio su tela, 182×101,5 cm. gio riempie con prepotenza tutto lo spazio dispo-
Parigi, Musée de nibile, protendendosi verso l’osservatore con brac-
l’Orangerie.
Intero e particolare. cia e gambe che non obbediscono più – come già
nel Cubismo – ad alcuna logica proporzionale o
29.39 
Pierre-Auguste Renoir, prospettica. In questo modo la figura recupera una
Bagnante seduta che si volumetria massiccia e maestosa, liricamente ad-
asciuga una gamba, 1914.
Olio su tela, 51×40 cm. dolcita da uno sguardo trasognato e senza tempo.
Parigi, Musée de l’Orangerie. Il vigoroso ma composto panneggio del lungo te-
lo, tutto giocato sulle stesse variazioni tonali dello
sfondo, allude anch’esso a un nuovo e più consape-
vole ritorno all’ordine, al cui interno forme e colo-
ri ritrovano luminosità, compattezza ed emozioni.
Il tema della bagnante monumentale all’inter-
no di uno spazio privo di riferimenti dimensiona-
li viene ripreso da Picasso, con analoga coerenza,
nel coevo pastello con Bagnante che si asciuga un pie-
de Fig. 29.40 . L’ispirazione di entrambe le opere,
pur se con esiti diversissimi, è comunque da ricer-
carsi in altrettanti dipinti di Renoir – morto appena
due anni prima – del quale Picasso era un convinto
29.40 Ñ e rispettoso ammiratore. La prima opera, infatti,
Pablo Picasso, Bagnante
che si asciuga un piede,
allude alla Bagnante seduta che si asciuga una gam-
1921. Pastello su carta, ba Fig. 29.39 , che il maestro impressionista aveva re-
66×50,8 cm. Berlino, alizzato nel 1914, mentre il pastello rimanda – pur
Staatliche Museen,
Museum Berggruen. se in controparte – alla Bagnante seduta con paesag-
Disegni e stampe gio Fig. 29.41 , altrimenti nota come Euridice, risalen-
te invece a circa un ventennio prima.
29.41 
Pierre-Auguste Renoir,
Bagnante seduta con Il ritratto femminile Il tema del ritratto e, più nel-
paesaggio (Euridice),
ca 1895/1900. Olio su tela, lo specifico, quello della figura femminile, ricorre
116×89 cm. Parigi, Musée trasversalmente in tutta la produzione di Picasso,
National Picasso.
dando origine a una straordinaria galleria di volti
nei quali l’artista rappresenta un variegatissimo ed
emancipato universo femminile nel quale riesce a
condensare – ora con sensualità, ora con dolore –
tutto il suo tormento esistenziale Fig. 29.42 .
Al 1937 risale Donna seduta, un intenso ritrat-
to cubista di Marie-Thérèse Walter (1909-1977),
modella e amante di Picasso per quasi un decen-
nio Fig. 29.43 . La donna siede su una poltroncina ne-
ra con braccioli, all’interno di una stanza dalla pro-
spettiva improbabile, della quale sembra comunque
saturare l’intero spazio. Lo scherzoso cappello esti-
79

29 ■ LÕinizio dellÕarte contemporanea. Il Cubismo


a b c

29.42 Ó
Pablo Picasso,
Ritratti femminili.
Particolari.
a. Donna con pere
(Fernande), 1909.
Olio su tela,
92×73 cm. New
York, Museum of
Modern Art.
b. La maglia gialla
(Dora), 1939. Olio
su tela, 81×65 cm.
Berlino, Staatliche
Museen, Museum
Berggruen.
c. Donna in lacrime,
1937. Olio su
tela, 60,8×50 cm.
Londra, Tate
Modern.

29.43 
Pablo Picasso,
Donna seduta (Marie-
Thérèse), 1937. Olio
su tela, 100×81 cm.
Parigi, Musée
National Picasso.

vo, il volto sorridente, morbidamente ombreggia- 29.44  dalla prospettiva egualmente incerta, che ne esalta
Pablo Picasso, Ritratto
to, gli occhi azzurri e i lunghi capelli verdi alludo- di Dora Maar, 1937. Olio ulteriormente la figura, snella ed elegantemente ve-
no in modo diretto alla giovinezza sbarazzina e al su tela, 92×65 cm. Parigi, stita, così come lo sguardo, chiaro e ammaliatore.
Musée National Picasso.
carattere semplice e spensierato di Marie-Thérèse. Intero e particolare. L’analisi cubista le frantuma il volto regolare resti-
Anche nella definizione dell’abito prevalgono colo- tuendolo comunque all’osservatore in modo ancora
ri tenui e volumi arrotondati, a loro volta connessi più intenso, con l’occhio destro enorme, languido e
con la serena semplicità del personaggio. profondissimo. Con la mano destra si regge la testa
Nel Ritratto di Dora Maar, un olio realizzato a dalla scura capigliatura fluente e la sensazione delle
Parigi sempre nel 1937 Fig. 29.44 , è invece rappre- lunga dita affusolate, terminanti con le ben curate
sentata la giovane e colta fotografa di origine croa- unghie rosse smaltate, è resa con l’invenzione di far-
ta Henriette Theodora Marković (1907-1997), che le germogliare una dall’altra, come in una pianta.
con l’artista intreccerà successivamente una turbi- La geometrica simmetria dei decori di giacca e gon-
nosa relazione intellettuale e sentimentale. Dora – na costituisce un ulteriore rimando alla complessa e
come già Marie-Thérèse – siede su una poltroncina spigolosa personalità della Maar, donna di grandis-
nera con braccioli, sullo sfondo di una piccola stanza simo fascino e di non comune sensibilità.
80
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Guernica Il 26 aprile 1937, nel pieno della guerra 29.45 Ó


Pablo Picasso, Guernica, 1937.
civile spagnola che i franchisti, sostenuti dalle forze Olio su tela, 349,3×776,6 cm.
nazifasciste di Germania e Italia, avevano scatena- Madrid, Museo Nacional
Centro de Arte Reina Sofía.
to contro il legittimo governo del Paese, Picasso è
sconvolto dalle notizie sul bombardamento della 29.46 Ñ
Schema geometrico-
cittadina basca di Guernica. compositivo di Guernica.
All’ottusa furia sterminatrice di quell’azione ter-
roristica, rivolta soprattutto contro la popolazione 29.47 
Guernica. Particolare.
inerme, nel giorno del mercato, l’artista – allora a
Parigi – risponde realizzando in appena due mesi ta, viene abbandonato in favore di un’omogenea
l’enorme tela intitolata appunto Guernica, vero e gamma di grigi e azzurri su fondo antracite; le figu-
proprio atto d’accusa contro la guerra e la dittatu- re appaiono come spettri urlanti, illuminate all’im-
ra Fig. 29.45 . La posizione politica di Picasso, del provviso dai bagliori sinistri delle esplosioni.
resto, è sempre stata convintamente democratica La composizione, apparentemente caotica, è in-
e antifascista, tanto che nella Germania nazista al- vece organizzata in tre fasce verticali Fig. 29.46 : le
cune sue opere vennero pubblicamente bruciate due laterali sono più strette, fra loro uguali e sim-
sulle piazze come esempio negativo di «arte dege- metriche rispetto a quella centrale; in quest’ultima,
nerata». molto più larga, è ammassato il maggior numero
L’opera, le cui fasi di esecuzione furono tut- di personaggi, nella disposizione dei quali preval-
te documentate fotograficamente da Dora Maar, gono allineamenti fortemente geometrizzati, at-
venne simbolicamente presentata nel Padiglione torno alla figura gigantesca d’un cavallo ferito che
spagnolo dell’Esposizione Universale di Parigi del fugge impaurito Fig. 29.48, a .
1937 e in tutto il mondo libero destò uno scalpore L’ambientazione è contemporaneamente inter-
e una commozione pari solo all’indifferenza deri- na (come si deduce dal lampadario appeso in alto,
soria con la quale venne invece giudicata nella Ger- quasi al centro del dipinto b ) ed esterna (come è
mania di Hitler e nell’Italia di Mussolini. invece suggerito dagli edifici in fiamme all’estrema
Guernica, che già nelle sue dimensioni (circa 3,5 destra c ). Questa contemporaneità di visione non
metri di altezza e quasi 8 di lunghezza) denuncia è solo cubista, ma vuole rendere con violenta im-
la propria funzione di manifesto ideologico e poli- mediatezza la tragedia del bombardamento, che
tico, fatto per essere contemporaneamente osser- all’improvviso sventra e demolisce interi palazzi
vato dal numero di persone più grande possibile, sparpagliando impietosamente all’aperto anche
costituisce uno dei punti di sintesi più alta e ispirata ■ Franchisti Seguaci di Franci- il legittimo governo repubblica- a capo autoproclamandosi cau-
di tutta l’arte picassiana. sco Franco (Ferrol, 1892-Ma- no, gettando la Spagna in una dillo (1938), titolo che in Spagna
drid, 1975), generale e uomo sanguinosa guerra civile (1936- e nell’America del Sud veniva
Il dipinto rappresenta il drammatico momen- politico spagnolo che nel 1936 1939) e instaurando poi un regi- attribuito a capi militari e politici
to del bombardamento. Il colore, sinonimo di vi- rovesciò con un colpo di Stato me dittatoriale del quale si pose di un regime autoritario.
gli oggetti più intimi di ogni famiglia. In questo 81
spazio caotico e indifferenziato uomini, donne e
animali fuggono e urlano come impazziti, sovrap-
ponendosi e compenetrandosi, accomunati dallo

29 ■ LÕinizio dellÕarte contemporanea. Il Cubismo


stesso dolore e dalla stessa violenza.
a All’estrema sinistra della composizione una
madre lancia al cielo il suo grido straziante d e
Fig. 29.47 mentre stringe f ra le braccia il cadavere
del figlioletto, nel quale il naso rovesciato costitu-
isce il tragico indizio della morte appena soprag-
giunta. Dal lato opposto della tela le fa eco l’urlo
b disperato di un altro personaggio femminile che,
fra gli edifici in fiamme, alza urlando le braccia al
cielo in segno di orrore e disperazione. Al centro
il cavallo ferito, simbolo del laborioso e onesto po-
polo spagnolo, nitrisce dolorosamente protenden-
do verso l’alto una lingua aguzza come una scheg-
c
gia di vetro. Ovunque sono morte e distruzione,
sottolineate da un disegno duro e quasi tagliente,
che rende anche i raggi di luce del lampadario al-
trettante piccole spade acuminate. Chi può cerca
di fuggire, come la donna che, dall’angolo inferio-
re destro, si slancia diagonalmente verso il toro,
d
all’angolo superiore sinistro, simbolo di violenza
e bestialità. Nella parte destra della fascia centra-
le del dipinto un’altra donna si affaccia disperata-
mente a una finestra reggendo una lampada a pe-
trolio Fig. 29.48, e , simbolo della regressione alla tuale l’insegnamento di Francisco Goya, verso il
quale la guerra inevitabilmente conduce. Al suo- quale l’artista andaluso non ha mai cessato di sen-
e
lo, tra le macerie, si assiste all’orrore dei cadaveri tirsi intimamente debitore: «Il sonno della ragione
straziati. A sinistra una mano protesa, con la linea genera mostri».
della vita simbolicamente spezzata in minuti seg-
menti f . Sempre in basso, esattamente al centro, Nobiluomo con pipa Nel secondo dopoguerra
un’altra mano serra ancora una spada spezzata, Picasso intraprende anche un’intensa attività di
sullo sfondo di un fiore intatto, simbolo della vi- ceramista (soprattutto piatti, vasi antropomorfi,
f
ta e della ragionevolezza che, nonostante tutto, statuette) Fig. 29.49 , alla quale continua ad affian-
avranno comunque la meglio sulla morte e sulla care quella di grafico, di stampatore (linoleografie,
29.48 Ó
Evidenziazione schematica barbarie. acqueforti, litografie) e di pittore, mostrando una
di alcune figure e particolari In questo dipinto, preceduto da almeno una cin- vitalità intellettuale che, unitamente alla volontà
in Guernica.
quantina di schizzi e bozzetti preparatori, Picasso di sperimentare sempre nuove tecniche, ne fa un
29.49  riesce mirabilmente a superare e fondere Cubismo punto di riferimento obbligato per tutta l’arte del
Pablo Picasso, Colomba
con uova, 1953. Ceramica,
analitico e Cubismo sintetico. Tutto è movimento, Novecento.
altezza 22 cm. Parigi, Musée convulsione, dramma. Quelle bocche digrignate ri- Nobiluomo con pipa Fig. 29.50 , un vivacissimo
National Picasso. volte al cielo urlano dolore e vendetta e il brusco olio del novembre 1968, rappresenta una sorta di
29.50  alternarsi di luci (bianco) e ombre (nero e l’intera giocoso autoritratto, nel quale Picasso schematiz-
Pablo Picasso, Nobiluomo gamma dei grigio-azzurri) sottolinea il sinistro sus- za la figura di un uomo che fuma vestito in costu-
con pipa, 1968. Olio su tela,
145,5×97 cm. Lucerna, seguirsi delle esplosioni, il caotico spargersi della me di altri tempi. I pochi tratti elementari e un uso
Museum Sammlung polvere e delle macerie e l’improvviso divampare violento e spregiudicato del colore individuano
Rosengart.
degli incendi. ogni particolare della scena: dalla parrucca riccio-
In questo rendere udibile, attraverso i soli stru- luta al colletto plissettato, dai polsini ricamati alla
menti della pittura, il rombo della guerra e le gri- lunga pipa dalla quale si levano morbide volute di
da delle vittime innocenti stanno tutto il carattere fumo arancione, dalla poltrona con lo schienale
e la grandezza del Picasso maturo, che non esita che termina con una sfera decorativa fino al vaso
a schierarsi con la democrazia e la civiltà, contro di fiori, che controbilancia e chiude verso sinistra
ogni forma di fascismo e di dittatura. tutta la composizione, sullo sfondo di un allegro
E ancora una volta torna straordinariamente at- tendaggio.
82 29.4
Georges Braque
(1882-1963)
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

«Amo la regola che corregge


l’emozione, amo l’emozione
che corregge la regola»
Georges Braque nasce il 13 maggio 1882 ad Argen-
teuil, in Francia. Nel 1900, dopo aver frequentato
senza molto successo gli studi liceali a Le Havre, si
trasferisce a Parigi dove lavora come decoratore,
seguendo anche dei corsi serali di pittura. Due anni
dopo decide di dedicarsi interamente a quest’arte,
frequentando l’Accademia Humbert e, per un bre-
ve periodo, anche la Scuola di Belle Arti.
Il 1907 è un anno importante per la formazio-
ne di Braque. Tramite degli amici comuni egli co-
nosce Picasso proprio mentre questi sta lavorando 29.51 Ó sottolineare come la chiarezza delle sue creazioni
Georges Braque, Natura
alle sue Demoiselles d’Avignon, e contemporanea- morta con bicchiere e
artistiche non si esaurisse mai in se stessa, rimanen-
mente riscopre Cézanne grazie alla mostra retro- lettere, 1914. Ritagli di carta do un gioco astratto di masse e di colori, ma tendes-
spettiva a lui dedicata al Salon d’Automne di Parigi. stampata, carboncino, se sempre a concretizzarsi in opere capaci di evo-
matita e pastelli su carta,
La lezione di Cézanne e l’osservazione delle ma- 51,1×71 cm. New York, care la realtà e di suggerirne l’interpretazione. Del
schere africane («Mi hanno consentito di prendere Museum of Modern Art. resto, sempre secondo Braque, «la realtà non si ri-
contatto con le cose istintive») indirizzano l’artista Disegni e stampe vela che quando è illuminata da un raggio poetico».
verso i primi tentativi di una pittura che faceva scri- 29.52  Negli anni Venti inizia il periodo del successo e
vere al critico Louis Vauxcelles: «Braque costruisce Georges Braque, Tavole dei riconoscimenti. È questo il momento in cui,
dall’edizione illustrata
uomini deformi, metallici, terribilmente semplifi- della Teogonia di Esiodo, pur non abbandonando i temi della sperimenta-
cati. Disprezza la forma, riduce ogni cosa – luoghi, 1932 (pubblicata nel zione cubista, la produzione dell’artista si fa meno
1955). Acquaforte, lastre
figure e case – a schemi geometrici, a cubi». 31×22 cm. New York,
esasperata e più serena, riscoprendo l’uso di colo-
Nei fertili e stimolanti anni del Cubismo anali- Museum of Modern Art. ri e composizioni di chiarezza e semplicità quasi
tico Georges Braque e Pablo Picasso lavorano co- Disegni e stampe classiche.
me un sol uomo, frammentando gli oggetti della Nei decenni successivi la ricerca, sempre estre-
realtà quotidiana secondo i principali piani che li mamente metodica e razionale, porta Braque a svi-
compongono. luppare due importanti serie di dipinti. La prima,
A partire dal 1912 Braque inizia a dedicarsi an- quella degli Ateliers (1948-1955), si ispira all’am-
che a varie sperimentazioni di papiers collés, nella biente che l’artista più conosce e ama: il suo atelier,
realizzazione dei quali, invece di imitare la realtà at- appunto. La seconda, alla quale lavora nell’ultimo
traverso le regole prospettiche e il chiaroscuro, im- decennio della sua vita (1955-1963), è dedicata agli
piega direttamente dei frammenti di materia reale Uccelli, intesi come simbolo vivente della libertà.
non più per illudere ma per alludere. Mostrando Georges Braque muore nella sua casa di Parigi
un ritaglio di carta da parati a effetto finto legno, ad il 31 agosto 1963.
esempio, l’artista intenderà rimandare l’osservatore
al concetto di tavolo senza per questo essere costret- Il disegno Se la produzione pittorica di Braque
to a rappresentarne direttamente uno ❯ Ant. 257 . è imponente, non altrettanto si può dire di quella
È però nel periodo del Cubismo sintetico che disegnativa, che rimane principalmente finalizza-
il sodalizio artistico fra Braque e Picasso produce ta agli schizzi preparatori per dipinti, arazzi e scul-
forse i risultati più alti e rivoluzionari. Se in Picasso ture, dei quali sono rimasti numerosi quaderni e
prevalgono l’aspetto intuitivo e il formidabile vi- taccuini. Rari sono pertanto i disegni realizzati in
gore immaginativo, Braque dichiara apertamente modo autonomo, cioè non direttamente esegui-
la propria preferenza per la riflessione e la misura. ti in funzione dello studio e della preparazione di
In un’intervista del 1928, infatti, l’artista afferma: opere più complesse Fig. 29.52 , e anche in essi, co-
«Amo la regola che corregge l’emozione, amo l’e- munque, l’artista predilige quasi sempre l’utilizzo
mozione che corregge la regola», volendo con ciò di una tecnica mista e non solo grafica.
In Natura morta con bicchiere e lettere, un disegno 83
a carboncino, matita e pastelli con incollaggi di ri-
tagli di carta stampata Fig. 29.51 , l’artista mette su-
bito in chiaro la propria tecnica esecutiva, fatta so-

29 ■ LÕinizio dellÕarte contemporanea. Il Cubismo


stanzialmente di piani che si compenetrano l’uno
nell’altro. In questo modo la realtà della carta rita-
gliata si sovrappone all’astrazione del disegno che,
a sua volta, si sovrappone in parte a essa, in un con-
tinuo e suggestivo gioco di rimandi fra soggetto e
oggetto, che in Braque non sono più entità distinte
ma, come egli stesso dice, «il lirismo che deriva in-
teramente dai mezzi impiegati».

Paesaggio dell’Estaque «La pittura fauve mi ave-


va impressionato per quanto essa conteneva di
nuovo, e mi andava bene. Era una pittura entu-
siasta che si confaceva alla mia età». È con queste
parole che in una conversazione del 1954 Braque
ricorda i propri esordi artistici, dei quali Paesaggio
dell’Estaque Fig. 29.53 rappresenta uno degli esempi
più significativi. L’opera, realizzata nel 1906 duran-
te un soggiorno estivo nella cittadina provenzale,
luogo d’ispirazione che gli fu sempre caro, come lo
era stato già anche a Cézanne, rappresenta infatti
un paesaggio di fortissima caratterizzazione fauve.
I netti e marcati contorni blu di alberi e case, così
come i violenti colori della vegetazione e del cielo,
costituiscono altrettanti elementi di rottura con la
29.53 Ó
tradizione impressionista. La netta ed espressiva Georges Braque,
sottolineatura dei contorni, la semplificazione del- Paesaggio dell’Estaque,
1906. Olio su tela,
le forme e l’arbitrarietà cromatica delle ombre dan- 60,2×73,2 cm.
no al paesaggio una connotazione fresca e gioiosa, Saint-Tropez,
Musée de l’Annonciade.
specchio di quella «pittura fisica» – come l’artista Intero e particolare.
stesso la definiva – che inizialmente lo aveva appas-
29.54 
sionato. L’infatuazione avrà breve durata, come si Georges Braque, Case
vedrà, ma non per questo l’esperienza sarà meno all’Estaque, 1908.
importante per la ricerca e la definizione di quelli Olio su tela, 73×59,5 cm.
Berna, Kunstmuseum.
che Braque definisce «mezzi più consoni alla mia
natura». 29.55 
Georges Braque, Viadotto
all’Estaque, ca 1908.
Case all’Estaque Uno dei primissimi dipinti nei Olio su tela, 72,5×59 cm.
Parigi, Musée National d’Art
quali l’artista inizia la propria riflessione cubista è Moderne, Centre Georges
Case all’Estaque, un olio del 1908 Fig. 29.54 . L’ope- Pompidou.
ra, anch’essa realizzata a Estaque, rappresenta un
gruppo di case fra gli alberi. punto di vista dal quale osservare la scena. Ma tale
Rispetto al paesaggio di soli due anni prima, tutto punto non esiste, in quanto ogni casa è vista secondo
è radicalmente cambiato, anche se il soggetto, anco- una propria, autonoma prospettiva: alcune dall’alto,
ra perfettamente riconoscibile, si ispira in modo più altre da un lato, altre ancora dal basso. La mancanza
che evidente alla pittura di Cézanne. È significati- di un punto di riferimento unitario e certo, pertanto,
vo, infatti, come le case non siano rappresentate da annulla il senso delle proporzioni e della profondità,
Braque per come apparivano ai suoi occhi ma, piut- cosicché tutte le case appaiono affollarsi contempo-
tosto, per come apparivano alla sua memoria, cioè raneamente in primo piano.
come volumi squadrati e tozzi. La mancanza di una I volumi, messi nettamente in risalto dalla diversa
prospettiva unificatrice dello spazio e l’assenza di luminosità delle varie facce che li compongono, si
ombre coerenti costringono gli occhi di chi guarda accavallano uno sull’altro in modo convulso, senza
a muoversi incessantemente alla ricerca di un unico lasciare spazi vuoti, come avviene in certi minerali a
84 29.56 Ñ
Georges Braque,
Violino e brocca, 3
ca 1909/1910.
Olio su tela,
4
116,8×73,2 cm.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Basilea, Kunstmuseum.
Intero e particolare.
1
29.57 
Schema identificativo
degli oggetti presenti
in Violino e brocca.
1. Brocca e tavolo 2
2. Violino
3. Chiodo e fogli
4. Cornice

go, tutti improntati a una f rammentazione della


realtà percepibile attraverso volumi netti e fra loro
autonomi, al fine di ricostruirne con vigore il signi-
ficato più intimo e vero Fig. 29.55 .

Violino e brocca Violino e brocca, un olio su tela


del 1909/1910, rappresenta una delle opere più si-
gnificative del Cubismo analitico Fig. 29.56 . A pri-
ma vista si incontra qualche difficoltà a scorgere
nel dipinto forme note, ma, a mano a mano che
l’occhio dell’osservatore si sarà abituato alla forte
frammentazione delle immagini e alla voluta opa-
cità dei colori, alcuni oggetti cominciano a pren-
dere corpo.
Al centro della composizione, leggermente spo-
stata a sinistra, si distingue infatti una brocca ap-
poggiata su un tavolo quadrato Fig. 29.57, 1 il cui
piano è però rappresentato verticalmente, dunque
in una posizione impossibile, vista la collocazione
della brocca stessa. In basso, leggermente sposta-
ta verso destra, si riconosce invece la sagoma di un
violino 2 . Al centro, in alto, un chiodo conficcato
nella parete, del quale è rappresentata puntigliosa-
mente anche l’ombra, regge alcuni fogli di carta 3 ,
mentre subito sotto è visibile un altro foglio con
l’angolo superiore destro piegato. Sulla destra, infi-
ne, è possibile riconoscere una cornice orizzontale,
forse uno zoccolo della parete stessa 4 .
I vari oggetti, pur essendo composti in modo
simmetrico, non hanno rapporti spaziali certi fra
struttura cristallina. Gli alberi, infine, dai volumi an- loro. A rigore di logica, il piano del tavolo dovrebbe
ch’essi semplificati – fino quasi all’astrazione –, pur essere dietro alla brocca e invece quasi la attraversa,
essendo intercalati alle case, non contribuiscono af- intersecandone la pancia con alcune sfaccettature.
fatto a determinare la percezione della profondità Il violino, a sua volta, è nel contempo sopra e den-
ma, al contrario, aumentano la sensazione comples- tro al tavolo, mentre il foglio di carta con l’angolo
siva di massa unitaria. E questa compatta sensazio- piegato si stacca nettamente dal muro sul quale è
ne d’insieme è ulteriormente accentuata dall’uso di conficcato il chiodo finendo per sovrapporsi in par-
solo due colori, al posto della vivace tavolozza del- te al piano del tavolo.
le prime esperienze fauves: il verde grigiastro delle Lo spazio stesso sembra quasi solidificarsi e con-
piante e l’ocra bruciato delle case. fondersi con i vari oggetti, con i quali interagisce
La stessa logica compositiva ritorna anche in di- e ai quali si mescola come se fosse costituito della
versi altri paesaggi del periodo, di soggetto analo- stessa materia.
Violino e pipa Al periodo successivo, quello del 85
Cubismo sintetico, appartiene invece Violino e pi-
pa (noto anche come Le Quotidien), uno dei mol-
ti papiers collés realizzati da Braque f ra il 1913 e

29 ■ LÕinizio dellÕarte contemporanea. Il Cubismo


il 1914 Fig. 29.58 . La scomposizione dei volumi,
che nelle ultime fasi del periodo analitico era di-
ventata così spinta da rasentare quasi l’Astratti-
smo ❯ cap. 32 , ha qui ceduto il posto a una nuova
ed estrema semplificazione delle forme, grazie so-
prattutto all’uso di vari materiali ritagliati e incol-
lati direttamente sul cartoncino del fondo.
Il ritaglio della testata del giornale «Le Quoti-
dien» Fig. 29.59, 1 non rappresenta che se stesso,
dunque costituisce un f rammento di realtà più
vera di come qualsiasi pittore avrebbe mai potu-
to rappresentarla con la sua arte. La pipa, invece,
essendo ritagliata in una pagina di giornale, con-
serva solo la forma dell’oggetto al quale allude 2 .
Lo stesso accade per il violino, la cui sagoma è ri-
cavata da un cartoncino nero dipinto a imitazione
29.58 Ó 29.59 Ñ
del legno 3 . Del guéridon (tavolinetto rotondo alto Georges Braque, Violino Schema identificativo degli
e stretto) sul quale gli oggetti sono appoggiati, in- e pipa (Le Quotidien), 5 oggetti di Violino e pipa
1913. Papier collé, matita (Le Quotidien).
fine, vengono suggeriti sia il colore (dato da vari ri- e carboncino su cartone,
4
1. Ritaglio di giornale
tagli di carta da parati grigia, beige e finto legno 4 ) 74×106 cm. Parigi, Musée
3 2. Pipa
sia la forma (richiamata dall’ovale a carboncino che National d’Art Moderne,
3. Violino
Centre Georges Pompidou. 1
funge anche da cornice 5 ). 4. Ritaglio di carta da parati
2 di finto legno
5. Ovale a carboncino
Natura morta con uva e clarinetto In seguito, su-
perata la fase delle prove e delle elaborazioni teo-
riche, il Cubismo di Braque recupera nuovamente
il gusto per il colore, in quanto, come egli stesso
ribadisce, «il pittore pensa in termini di forme e co-
lori». È il caso della Natura morta con uva e clarinetto
del 1927 Fig. 29.60 . Al centro di un tavolo compo-
sto da larghe campiture parallele di diversi colori
è posta una fruttiera con uva e pere. Sulla sinistra
vi sono un bicchiere a calice e due carte da gioco,
mentre un clarinetto attraversa diagonalmente la
composizione. Se si tenta di comprendere la dispo-
sizione degli oggetti e la loro interazione, è possi-
bile notare come il clarinetto appaia di fatto spez-
zato dalla f ruttiera, attraverso la quale penetra
con la sua fiammata intensa di colore. La fruttiera,
da parte sua, è vista contemporaneamente di pro-
filo e dall’alto, prendendo così rilievo dal piano del
tavolo, le cui diverse fasce di colore si incastrano
sia con lo spazio circostante sia con gli altri ogget-
ti che vi si appoggiano. Il calice, infine, è visto di
fianco, mentre le due carte fluttuano nello spazio
ciascuna secondo una propria prospettiva. In que-
sto dipinto sono risolti entrambi i momenti della 29.60 Ó Il risultato generale che ne consegue è di così
Georges Braque, Natura
ricerca cubista. Vi sono infatti sia la meticolosa e morta con uva e clarinetto,
grande equilibrio da far definire Braque l’ultimo
ponderata scomposizione degli oggetti secondo i 1927. Olio su tela, grande classico. Il solo che nel suo fare arte, nono-
piani e le facce principali che li compongono, tipi- 54×73 cm. Washington, stante le tempeste del Novecento, abbia saputo co-
Phillips Collection.
ca del periodo analitico, sia la delicata separazione niugare con dolcezza le opposte esigenze della ra-
tra forme e colori del periodo sintetico. gione («la regola») e del sentimento («l’emozione»).
86 29.5
Juan Gris (1887-1927)
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Dal cilindro alla bottiglia


José Victoriano González-Pérez, poi noto con il nome
di Juan Gris, nasce a Madrid il 23 marzo 1887, ultimo
di tredici figli di una benestante famiglia di commer-
cianti castigliani. A quindici anni si iscrive alla Scuola
d’Arte e Industria di Madrid, ma nel 1904 l’abban-
dona per studiare pittura, sentendosi soprattutto at-
tratto dalla violenza cromatica dei Fauves. Due anni
dopo si trasferisce a Parigi, dove conosce Picasso e
il poeta Guillaume Apollinaire (1880-1918), uno dei
primi sostenitori delle nuove ricerche cubiste. Uomo
intransigente e di grandissimo rigore morale, per vi-
vere pubblica disegni umoristici e caricature su varie
riviste madrilene e parigine.
Già dal 1911 si avvicina alle tematiche del Cubi-
smo, del quale diventerà in breve uno degli espo-
nenti più impegnati e rigorosi, rimanendogli fedele
anche quando gli stessi Picasso e Braque mostre-
ranno di averlo abbandonato. Gli anni della Gran-
de Guerra sono per Gris i più fecondi e fortunati.
Pur non giungendo mai, anche per la naturale
riservatezza di carattere, a primeggiare nel pano-
rama artistico europeo per come avrebbe meritato,
Gris s’impone per i determinanti contributi di chia-
rezza e inventiva che riesce a dare alle ricerche sul
Cubismo sintetico. Egli, infatti, arriva a mettere a
punto un Cubismo misurato e razionale, median-
te il quale reinventa la realtà attraverso una decisa
geometrizzazione delle forme: «Cézanne da una
bottiglia fa un cilindro; io, da un cilindro faccio una 29.61 Ó I colori terrosi che Picasso e Braque impiegavano
Juan Gris, Ritratto
bottiglia, una certa bottiglia». di Picasso (Omaggio
– proprio in quegli stessi anni – nei loro studi anali-
L’artista si spegne a soli quarant’anni a Boulo- a Pablo Picasso), 1912. tici appaiono qui attutiti e quasi rischiarati dalle te-
gne-sur-Seine (ora Boulogne-Billancourt), nell’Île- Olio su tela, 93,3×74,4 cm. nui gradazioni azzurrine della figura, oltre che dal-
Chicago, Art Institute.
de-France, l’11 maggio 1927. le simboliche notazioni di rosso, blu, giallo e verde
29.62  della tavolozza triangolare che il personaggio regge
Schema geometrico-
Ritratto di Picasso In Ritratto di Picasso, noto an- compositivo del Ritratto con la sinistra.
che come Omaggio a Pablo Picasso Fig. 29.61 , un olio di Picasso.
realizzato nell’inverno del 1912 (e per il quale il de- Bicchiere e violino L’impiego deciso del colo-
stinatario non ebbe mai una grande ammirazione), re è evidente nella natura morta Bicchiere e violi-
è già delineato il forte impianto geometrico caratte- no Fig. 29.63 , realizzata nel 1913 e oggi conservata
ristico di tutta la produzione pittorica di Gris. al Musée National d’Art Moderne di Parigi. Nella
La frammentazione cubista dello spazio, infatti, composizione risalta nuovamente la preponderan-
non avviene in modo casuale, ma attraverso piani za degli allineamenti geometrici (soprattutto oriz-
rigorosamente inclinati secondo una delle diago- zontali e diagonali), lungo i quali tutto il dipinto
nali del dipinto, in modo che la composizione ne tende ordinatamente a organizzarsi Fig. 29.64 . Lo
risulti ordinata e rafforzata Fig. 29.62 . spazio, di conseguenza, viene annullato secondo
Anche la testa, proposta nella tipica visione cubi- regole precise e riconoscibili, per cui anche gli og-
sta (contemporaneamente frontale e, in parte, an- getti rappresentati (il bicchiere, la tovaglia, lo spar-
che laterale), è scomposta con la stessa logica dia- tito musicale, il tavolo, il violino, il pavimento)
gonale, ulteriormente accentuata da forti effetti di assumono – pur nella loro assoluta piattezza cro-
luce, che le conferiscono rilievo ed espressività. matica – una solenne monumentalità.
29.63  87
Juan Gris, Bicchiere
e violino, 1913. Olio su tela,
46×73 cm. Parigi, Musée
National d’Art Moderne,
Centre Georges Pompidou.

29 ■ LÕinizio dellÕarte contemporanea. Il Cubismo


29.64 
Schema geometrico-
compositivo di Bicchiere
e violino.

29.65 Ñ
Juan Gris, Uva, 1913. 9
Olio su tela, 92,1×60 cm.
New York, Museum 5
of Modern Art.
8 2 3 6
29.66 
2
Schema identificativo 4
dei principali oggetti presenti 1
in Uva. 4
1. Fruttiera 6. Giornale
2. Uva 7. Coltello 7
3. Pere 8. Tovaglia
4. Bicchieri 9. Mattonelle
5. Bottiglia

Uva Anche Uva Fig. 29.65 , una sgargiante natura


morta costruita, elemento per elemento, con la con-
sueta meticolosità compositiva risale al 1913, anno
di un intenso lavoro di ricerca e sperimentazione.
Al centro del dipinto spicca un’alta f ruttie-
ra Fig. 29.66, 1 che, oltre all’uva del titolo – rossa,
verde e nera 2 – contiene anche delle pere 3 , altro
soggetto ricorrente nelle opere di Gris. Tutt’intor-
no, in un ordinato caleidoscopio di colori, ruotano
dei bicchieri 4 , una bottiglia 5 , un giornale 6 , un
coltello 7 e un altro grappolo d’uva – questa vol-
ta azzurro – variamente intercalati e compenetrati
da frammenti lignei di tavolo, stoffa di tovaglia 8 e
mattonelle quadrate geometricamente scomparti-
te 9 . Questo caparbio desiderio di strutturare quasi
architettonicamente le immagini, lasciando le for-
me geometriche essenziali sempre ben riconoscibi-
li, al fine di sottrarsi a qualsiasi tentazione di fuga
verso l’astrazione, costituisce un’ulteriore conferma
di quel raffinato processo intellettuale mediante il
quale Gris ha sempre cercato di restituire dignità e
leggibilità agli oggetti delle sue composizioni.
88 29.6 29.67 Ñ
Fernand Léger, Eliche, 1918.
Olio su tela, 80,9×65,4 cm.
Gli altri Cubisti New York, Museum
of Modern Art.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Dalla sperimentazione 29.68 


Fernand Léger, I costruttori,
alla teoria 1950. Olio su tela, 300×228
cm. Biot, Musée National
Se il Cubismo nasce indiscutibilmente dal sodali- Fernand Léger. Particolare.
zio iniziale e irripetibile fra Pablo Picasso e Georges
Braque, in seguito i suoi sviluppi sono stati assai si-
gnificativi non solo (e non tanto) per la sistematizza-
zione teorica del movimento (è del 1912 il saggio Du
Cubisme di Albert-Léon Gleizes e Jean Metzinger),
quanto soprattutto per il grandioso impulso che da
essi verrà anche per tutte le successive Avanguardie
del Novecento. Passaggi cubisti, infatti, li troveremo
anche nel Futurismo ❯ cap. 30 , nel Dada ❯ par. 31.1 e
nel Surrealismo ❯ par. 31.2 , a riconferma di quanto la
rivoluzione iniziata da Picasso e Braque abbia segna-
to un vero e proprio spartiacque epocale, alla stes-
sa stregua del Rinascimento o dell’Impressionismo.

Fernand Léger (1881-1955) Robert Delaunay (1885-1941)


Il francese Fernand Léger (Argentan, 1881-Gif-sur-Y- Grazie a Robert-Victor-Félix Delaunay (Parigi,
vette, 1955) conosce Picasso e Braque nel 1910 e da 1885-Montpellier, 1941) l’esperienza cubista si arric-
allora inizia ad avvicinarsi al Cubismo, dopo un esor- chisce di un’ulteriore sfaccettatura, che Apollinaire
dio artistico ancora legato alle suggestioni di Fau- battezza suggestivamente Orf ìsmo, alludendo con
ves e Impressionisti. A questi ultimi egli non cesserà ciò al mitico Orfeo, il cantore e poeta che, grazie
mai di pensare come ai «grandi precursori del mo- alla lira donatagli dal dio Apollo, riusciva a suonare
vimento attuale», riconoscendo però soprattutto a melodie così sublimi da ammansire le belve feroci e
Cézanne la capacità di «rinnovare forma e disegno smuovere le montagne. Delaunay, influenzato ini-
per eguagliare il nuovo colore degli Impressionisti». zialmente dal Postimpressionismo di Seurat, viene
poi attratto dalla solida concretezza di Cézanne e,
Eliche Con Eliche, un olio del 1918 Fig. 29.67 , Léger quindi, quasi per naturale evoluzione dal Cubismo,
precisa un proprio, riconoscibile approccio al Cu- con il quale entra in contatto intorno al 1908/1909.
bismo tramite una visione che utilizza forme geo- Con il suo Orfismo (detto anche Cubismo òrfico)
metriche elementari, prese spesso in prestito anche l’artista tende a evocare atmosfere ricche di colori e
dal mondo delle macchine, dell’industria e dell’ar- suggestioni, in quanto, come egli stesso scrive, «la
chitettura, sullo sfondo di panorami metropolitani. luce deriva dalla sensibilità […] e la pittura propria-
Grandi e continui sono i riferimenti a Cézanne, del mente è un linguaggio luminoso».
quale l’artista esaspera al massimo l’insegnamento, Mentre i Cubisti storici tendevano a ridurre a
sciogliendo qualsiasi residuo di figurativismo in un pochi (due o tre al massimo) il numero dei colo-
metallico intrico di cilindri e di altri elementi geo- ri, Delaunay si pone come erede del colorismo del
metrici fra loro variamente articolati. I colori, vivi- Cézanne della Montagna Sainte-Victoire.
di e piatti, così come le nette ombreggiature delle
superfici curve delle eliche, suggeriscono il senso di La Tour Eiffel L’olio intitolato La Tour Eif-
volumi quasi astratti, confermandolo in quel sentir- fel Fig. 29.69 fa parte di una serie di dipinti realizzati
si orgogliosamente tubista, con una chiara allusio- dall’artista nel corso di un quindicennio Fig. 29.71 .
ne al costante predominare di forme tubolari anche Qui la rappresentazione della grandiosa costruzio-
nella sua produzione più tarda Fig. 29.68 . In que- ne metallica parigina assume anche un particolare
sta dimensione di una meccanica fantasiosa e quasi carattere di liricità. Essa svetta, pur nella parziale de-
animata, l’arte di Léger dimostra un’aggiornata at- strutturazione cubista, quale emergenza incontra-
tenzione sia alle contemporanee esperienze futuri- stata, simbolo di progresso e di forza che si impone
ste ❯ cap. 30 , esaltatrici del dinamismo e della mac- – come un gigante buono in un sogno fantastico –
china, sia a quelle costruttiviste ❯ par. 32.8 , che sono innalzandosi sopra tutti gli altri edifici della metro-
a loro volta connesse con l’Astrattismo ❯ cap. 32 . poli moderna. La forte geometrizzazione compo-
29.69 Ñ 89
Robert Delaunay,
La Tour Eiffel, 1910-1911.
Olio su tela, 169×132 cm.
Basilea, Kunstmuseum.

29 ■ LÕinizio dellÕarte contemporanea. Il Cubismo


29.70 
Schema geometrico-
compositivo della Tour Eiffel.

sitiva, basata su un incastro di triangoli Fig. 29.70 , e


la vivace policromia dei colori caldi, che spaziano
dall’arancione al rosso, fino ai bruni, staccano con
forza la torre dalle nuvole del cielo che, ridotte a ric-
cioli e circoletti, si accordano sulle fredde tonalità
contrapposte dei grigi e degli azzurri.

Primo disco simultaneo In seguito, gli esiti del-


le ricerche cromatiche portano Delaunay ai limiti
estremi del Cubismo, in territori ormai prossimi
a vere e proprie composizioni astratte. A que-
sta fase di svolta appartiene il Primo disco simulta-
neo Fig. 29.72 , nella cui realizzazione l’artista ap- to inizialmente dai colori dei Fauves, si avvicina in
profondisce in particolar modo lo studio dei colori seguito al Cubismo (1911) e, in particolar modo,
complementari. Egli, infatti, non si limita più a alle ricerche di Delaunay e alle teorie di Apolli-
giustapporli a due a due (come già faceva Seurat), naire. Mosso dalla volontà razionale di «liberare
ma cerca di accostarne contemporaneamente il i colori dalla forma», si avventura anch’egli verso
maggior numero possibile, tenendo anche conto l’Astrattismo.
29.71 Ó
del fatto che i colori scuri tendono a sprofondare – Robert Delaunay, La Tour
rispetto al piano immaginario della tela – e quelli Eiffel, 1926. Olio su tela, I dischi di Newton Nei Dischi di Newton Fig. 29.73
185,2×101,1 cm. Parigi,
chiari a emergere. Musée National d’Art
del 1912, Kupka si ispira direttamente a un’espe-
Moderne, Centre Georges rienza scientifica che lo scienziato inglese realizzò
František Kupka (1871-1957) Pompidou. nel 1672, costruendo uno strumento in grado di
Sul f ronte del Cubismo orfico si colloca anche il 29.72  riprodurre, tramite uno specchio curvo e un vetro
ceco František Kupka (Opočno, Boemia, 1871-Pu- Robert Delaunay, premutovi sopra, il fenomeno di iridescenza osser-
Primo disco simultaneo, 1912.
teaux, Parigi, 1957). Formatosi presso la Scuola di Olio su tela, diametro 143 cm. vabile nelle bolle di sapone. L’artista, in altre paro-
Belle Arti di Praga, nel 1892 si trasferisce a Vien- Collezione privata. le, dà corpo e spessore ai colori dello spettro visivo
na, dove frequenta lo stimolante ambiente artisti- 29.73  generati per rifrazione della luce bianca attraverso
co della Secessione. A partire dal 1895 decide di František Kupka, I dischi il vetro e la lente, creando un meraviglioso gioco di
di Newton, 1912. Olio su tela,
stabilirsi definitivamente a Parigi, partecipando at- 100,3×73,7 cm. Filadelfia,
toni che, come in un vortice, sembra anche allude-
tivamente al dibattito culturale in corso. Affascina- Museum of Art. re al moto perenne e perfetto dell’universo.
30
30.1
La stagione italiana
del Futurismo (1909-1944)

Filippo Tommaso
Marinetti (1876-1944)
e l’estetica futurista
Zang Tumb Tumb

Il Futurismo è un movimento artistico, letterario e


politico, nato ufficialmente a Parigi il 20 febbraio
1909 con la pubblicazione in f rancese sulle pagi-
ne del quotidiano «Le Figaro» – a firma di Filippo
Tommaso Marinetti Fig. 30.1 , giovane, ma già mol-
to attivo, poeta italiano – del Manifesto del Futuri-
smo Fig. 30.2 , una lunga e articolata dichiarazione
d’intenti che descrive una nuova idea artistica.
Nato il 22 dicembre 1876 ad Alessandria d’Egitto,
dove il padre, importante professionista, ha tempo-
raneamente trasferito la famiglia, Marinetti si for-
ma in un collegio di padri gesuiti francesi. Nel 1894
si stabilisce con la famiglia a Milano. Frattanto inizia
le proprie esperienze letterarie e nel 1898 pubblica
alcune opere di ispirazione liberty e simbolista. L’an-
no seguente si laurea a Genova in giurisprudenza.
Il suo interesse principale continua a essere rivolto
però alla letteratura e alla poesia. Collabora a nu-
merose riviste f rancesi con diversi lavori poetici. 30.1 
Enrico Prampolini, Ritratto
Nel 1905 fonda una rivista, «Poesia», con la quale di Marinetti. Sintesi plastica,
intraprende la sua prima, clamorosa battaglia cul- 1924-1925. Olio su tavola,
turale, quella a sostegno del verso libero, cioè liberato 78×77 cm. Torino, Galleria
Civica d’Arte Moderna
dall’uso della metrica e della rima, come espressio- e Contemporanea.
ne della nuova modernità. Nel 1907, alla morte del 30.2 
padre, resta erede di un cospicuo patrimonio che gli «Le Figaro» del 20 febbraio
consente di dedicarsi interamente alla realizzazione 1909 con il Manifesto
del Futurismo in prima pagina.
dei propri progetti artistici e culturali. Particolare.
Ha inizio così quella che sarà fino alla sua morte
1. temerità: atteggiamen-
una lunga e straordinaria attività oltre che di po- to di chi affronta un perico-
eta e letterato, anche di critico e teorico dell’arte, lo senza badare alle conse-
guenze, con eccessiva au-
e ancora di editore e incessante organizzatore di dacia ovvero da incosciente.
iniziative culturali e artistiche, che lo vedranno di- 2. automobile: qui usato co-
me vocabolo di genere ma-
ventare un vero e proprio manager culturale, pro- schile. Fu il poeta Gabriele
D’Annunzio a decidere che
tagonista eccezionale della vita artistica italiana ed l’automobile fosse di genere
europea. femminile.
30.1 Filippo Tommaso Marinetti e l’estetica futurista Visita le sale
sull’arte
■ 30.2 Umberto Boccioni ■ 30.3 La ricostruzione futurista dell’universo ■ del Futurismo
nel Museo Digitale
30.4 Dall’Arte meccanica all’Aeropittura ■ 30.5 Antonio Sant’Elia

Quando nel 1909 scrive il Manifesto del Futurismo,


Marinetti ha già ampiamente maturato l’esigenza
di promuovere un profondo rinnovamento nella
cultura italiana, attraverso un nuovo modo di fa-
re arte e soprattutto di comunicarla al pubblico.
Egli, in altre parole, avverte la necessità di ritrova-
re un contatto con il mondo reale contemporaneo
che, dopo le sconvolgenti novità introdotte dall’in-
dustrializzazione e dallo sviluppo delle città, con
il conseguente riorganizzarsi dei rapporti sociali,
richiede anche una diversa modalità di pensare la
vita nel suo complesso.

Il Manifesto del Futurismo Il testo del Manifesto


del Futurismo è preceduto da un prologo nel quale
Marinetti descrive i momenti febbrili di fondazio-
ne del Futurismo, raccontando di un’intera nottata
trascorsa con gli amici a scrivere e discutere, e che
si conclude con una veloce corsa in automobile, fi-
nita in un fosso per evitare due ciclisti. Dopo questa
dissacrante premessa, il Manifesto si sviluppa in un-
dici punti programmatici tra i quali si legge: 30.3  9. Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igie-
Luigi Russolo, Dinamismo
di un automobile,
ne del mondo – il militarismo, il patriottismo, il
«1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’a- 1912-1913. Olio su tela, gesto distruttore dei libertarî, le belle idee per
bitudine all’energia e alla temerità1. 106×140 cm. Parigi, Musée cui si muore e il disprezzo della donna.
National d’Art Moderne,
2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno Centre Georges Pompidou. 10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblio-
elementi essenziali della nostra poesia. teche, le accademie d’ogni specie, e combatte-
30.4 
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità Nike di Samotracia, re contro il moralismo, il femminismo e contro
pensosa, l’estasi e il sonno. Noi vogliamo esalta- ca 190 a.C. Marmo, altezza ogni viltà opportunistica o utilitaria […]».
328 cm. Parigi, Museo
re il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, del Louvre.
il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed Temerarietà, audacia, ribellione, e poi movimento
il pugno. aggressivo, velocità, lotta: queste sono alcune del-
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mon- le parole chiave con cui il Futurismo irrompe sulla
do si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza scena artistica e nelle quali si avverte la sua vicinan-
della velocità. Un automobile2 da corsa Fig. 30.3 za al vitalismo che percorre il pensiero filosofico eu-
col suo cofano adorno di grossi tubi simili a ser- ropeo di quegli anni.
penti dall’alito esplosivo… un automobile rug- La ricerca di provocazione è subito spasmodica.
gente, che sembra correre sulla mitraglia, è più L’ansia di rinnovamento si espande fino a tradursi in
bello della Vittoria di Samotracia Fig. 30.4 . […] atti irrazionali, che hanno in se stessi il proprio fine.
7. Non v’è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna Così il vitalismo futurista arriva a esaltare la guerra
opera che non abbia un carattere aggressivo può come «sola igiene del mondo». Ed è in questo ambi-
essere un capolavoro. La poesia deve essere conce- to che nasce anche quella dichiarazione di disprezzo
pita come un violento assalto contro le forze igno- della donna che si legge nel Manifesto. Una condanna
te, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo. […] non tanto della donna in sé, quanto della sua imma-
92 Guardando più in profondità, uno dei principali
temi intorno al quale si svolge non solo il Manifesto,
ma l’intera esperienza futurista è quello dell’affer-
marsi della tecnica che sta ogni giorno trasforman-
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

do la realtà. Elemento centrale di questa trasfor-


mazione tecnologica è la macchina, in tutte le sue
varie e mutevoli manifestazioni. La macchina pos-
siede alcune caratteristiche straordinarie e inedite:
il movimento, la forza, la velocità, la regolarità, la
precisione, la capacità di svolgere un lavoro, di tra-
sformare la materia, di muovere le cose, di produr-
re gli oggetti. La macchina è la forza occulta che ha
generato la nuova società, l’uomo nuovo, in una
parola la modernità. La macchina trova la sua mani-
festazione più visibile e seducente nell’automobile,
ultima novità della tecnica, con il suo suono robo-
ante e la sua inebriante velocità.
Il “mito della macchina”, come oggetto non
solo concreto ma anche ideale, nuovo paradigma
gine letteraria ancora diffusa e condivisa, e che la 30.5  della creatività, della forza, dell’efficienza, accom-
Umberto Boccioni,
vede avvolta da una leziosità decadente, relegata al Caricatura della serata futurista
pagnerà il Futurismo anche nei suoi molteplici svi-
semplice ed esausto ruolo di fonte di desiderio e pro- tenutasi a Treviso, il luppi successivi. Segnali in questo senso sono già
vocatrice di immoralità allo stesso tempo. 2 giugno 1911, in «Uno, due, presenti nel panorama culturale italiano. Una sorta
tre», 17 giugno 1911.
Tra le prime e più accese battaglie del movimen- di primato della macchina, ad esempio, era già sta-
to futurista, del resto, è proprio quella contro ogni 30.6  to annunciato in un saggio intitolato La nuova arma
Protagonisti del Futurismo.
convenzione letteraria e culturale. In particolare, (la macchina), pubblicato nel 1905 dal giornalista e
a. Umberto Boccioni,
classicismo e decadentismo diventano bersaglio Autoritratto, 1908. scrittore Mario Morasso (1871-1938).
della sua sferzante polemica. In un successivo pas- Olio su tela, 70×100 cm. L’esplodere della tecnica, l’ampliamento delle cit-
Milano, Pinacoteca di Brera.
so del Manifesto si legge: b. Gino Severini, Autoritratto,
tà, la nuova società urbana, l’intensificarsi della vita
1912. Olio su tela, in tutti i suoi aspetti, tutto questo contribuisce al-
«è dall’Italia che noi lanciamo pel mondo que- 55×46 cm. Roma, la scelta da parte del Futurismo di mettere in scena
sto nostro manifesto di violenza travolgente e Collezione Sprovieri.
la propria proposta artistica e culturale nel moder-
incendiaria, col quale fondiamo oggi il Futuri-
no panorama urbano industrializzato, quello delle
smo, perché vogliamo liberare questo paese dal-
metropoli europee. Così esso appare tratteggiato
la sua fetida cancrena di professori, d’archeologi,
nell’ultimo dei punti programmatici del Manifesto:
di ciceroni e d’antiquarii».
«Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavo-
Determinante per lo sviluppo della poetica futuri-
ro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le
sta è la profonda tendenza irrazionalistica che attra-
maree multicolori e polifòniche delle rivoluzio-
versa l’intero contesto culturale e politico italiano.
ni nelle capitali moderne; canteremo il vibran-
Il clima generale è dominato da un nazionalismo
te fervore notturno degli arsenali e dei cantieri
che va saldandosi con una confusa e aggressiva ri-
incendiati da violente lune elettriche; le stazio-
chiesta di rinnovamento e di azione. Questo è l’am-
a
ni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le
bito ideologico entro il quale viene teorizzato an-
officine appese alle nuvole pei contorti fili dei
che il ricorso alla violenza. Se ne trova espressione,
loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che
ad esempio, negli scritti di giornalisti autorevoli co-
scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luc-
me Enrico Corradini (1865-1931), o di scrittori e in-
cichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiu-
tellettuali tra i più impegnati e attivi come i toscani
tano l’orizzonte; le locomotive dall’ampio petto,
Giovanni Papini (1881-1956) e Giuseppe Prezzolini
che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli
(1882-1982), per il quale la guerra diviene addirittu-
d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante
ra «genitrice e regina di tutte le cose».
degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento co-
Un’idea, questa, peraltro tragicamente condi-
me una bandiera e sembra applaudire come una
visa da un’intera generazione di artisti europei, i
folla entusiasta».
quali, in vario modo, crederanno di trovare nella b
guerra la realizzazione del radicale rinnovamento ■ Polifonico Dal greco polỳs, Marinetti intuisce come l’arte sia pronta a entrare
molto, e phon•, suono, usato
da essi auspicato. Molti di loro si ricrederanno, do- estensivamente a indicare l’unio-
a far parte costante e diffusa della vita anche quoti-
po grandi sofferenze. ne di più contributi indipendenti. diana e di come essa, così come ogni opera di cultu-
a b 93

30 ■ La stagione italiana del Futurismo (1909-1944)


c d

ra, sia a sua volta in grado di interagire anche con 30.7 
Esempi di arte futurista.
la politica e con l’informazione. Forte di questa in-
a. Carlo Carrà, Ritmi
tuizione, quindi, l’obiettivo di Marinetti e dei suoi di oggetti, 1911.
amici futuristi è quello di cercare con ogni mezzo il Olio su tela, 53×67 cm.
contatto con un pubblico più vasto ed eterogeneo Milano, Pinacoteca di Brera.
b. Umberto Boccioni,
possibile, attraverso una vera e propria campagna Scomposizione di una ulteriore richiamo – anche di sola curiosità – verso
pubblicitaria continua. figura di donna a tavola, un pubblico più vasto e meno specializzato.
1912. Olio su tela,
Tra gli espedienti propagandistici più efficaci 86×86 cm. Milano,
escogitati da Marinetti ci sono le cosiddette serate Museo del Novecento. Gli altri manifesti È in occasione di una serata
c. Giacomo Balla, Paesaggio
futuriste Fig. 30.5 . Si tratta di spettacoli teatrali dal ca- + sensazione di cocomero,
futurista, tenutasi al Teatro Politeàma Chiarel-
rattere a metà tra la rappresentazione e il comizio, 1918. Tempera su carta la di Torino l’8 marzo 1910, che viene reso noto
consistenti in una serie di atti e di eventi che vanno intelaiata, 55×77 cm. il Manifesto dei pittori futuristi ❯ Ant. 258 , al quale
Roma, Istituto Svizzero.
dalla declamazione di poesie all’esecuzione di brani d. Fortunato Depero, farà seguito il Manifesto tecnico della pittura futu-
musicali, dalla lettura di manifesti alla divulgazione Guerra-festa, 1925. rista Fig. 30.7 ❯ Ant. 259 , entrambi firmati da Um-
Arazzo, 330×243 cm.
di proclami, il tutto con grande effetto provocatorio Roma, Galleria Nazionale berto Boccioni Fig. 30.6, a ❯ par. 30.2 , Carlo Car-
sugli spettatori, stimolandone reazioni volutamente d’Arte Moderna rà Fig. 30.7, a ❯ par. 33.3 , Luigi R•ssolo (1885-1947),
e Contemporanea.
veementi, talvolta arrivando fino alla rissa. Ciò ha Giacomo Balla c ❯ par. 30.3.1 e Gino Severi-
Oggetti d’arte
come conseguenza una forte eco sui giornali e un ni Fig. 30.6, b ❯ Itin., p. 267 .
94
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Il Manifesto dei pittori futuristi ha in prevalenza


contenuti teorici. In esso viene ribadito il rifiuto
della tradizione e della pittura accademica e con-
venzionale. Il Manifesto tecnico, invece, offre indica-
zioni più pratiche. Principio basilare della pittura
futurista è il rapporto tra immagine e movimento:
«Per la persistenza delle immagini nella retina, le
cose in movimento si moltiplicano, si deforma-
no, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio
che percorrono. Così un cavallo in corsa non ha
quattro gambe: ne ha venti e i loro movimenti
sono triangolari. […] I nostri corpi entrano nei
30.8  criteri di una nuova forma letteraria, intervenendo
divani su cui ci sediamo, e i divani entrano in Enrico Prampolini,
sulle regole stesse della scrittura. Distruzione della
noi, così come il tram che passa entra nelle ca- Locandina teatrale
della pantomima futurista, sintassi, eliminazione della punteggiatura, soppres-
se, le quali a loro volta si scaraventano sul tram ca 1927. Manifesto sione degli aggettivi, uso dei verbi all’infinito e di
e con esso si amalgamano. […] I pittori ci hanno a stampa, 46×33,6 cm.
Roma, Collezione privata. termini onomatopèici sono alcuni dei precetti an-
sempre mostrato cose e persone poste davanti a
Disegni e stampe nunciati. A tutto questo Marinetti aggiunge anche
noi. Noi porremo lo spettatore nel centro del quadro».
la contemporanea distruzione della stessa forma ti-
30.9 
Mettendo in pratica la propria visione estetica, Gino Severini, Ballerina blu, pografica, usando caratteri disomogenei, scompa-
l’impegno futurista investe ben presto tutte le al- 1912. Olio e lustrini su tela, ginando ogni ordine lineare della pagina stampata e
61×46 cm. Venezia, Peggy
tre discipline con una serie successiva di manifesti. Guggenheim Collection, disseminando liberamente ogni foglio di lettere, ca-
Nel 1910 viene pubblicato il Manifesto dei musici- Collezione Gianni Mattioli. ratteri e segni grafici. Il significato logico delle paro-
sti futuristi e nel 1911 il Manifesto dei drammaturghi le viene arricchito da un ulteriore valore visivo. Ne
futuristi. Del 1913 è invece il Manifesto della donna nasce una scrittura visiva che viene definita tavola pa-
futurista, mentre del 1916 è il Manifesto della cine- rolibera e costituisce una delle espressioni più inno-
matografia futurista a cui farà seguito un ricorrente vative della produzione artistica futurista Fig. 30.10 .
interesse anche per tutte le attività teatrali e di spet- Tra i primi volumi di «tavole parolibere» è il ma-
tacolo in genere Fig. 30.8 . L’anno successivo, infine, ■ Onomatopeico Dal greco ò- rinettiano Zang Tumb Tumb, del 1914 Fig. 30.11 . In
noma, nome, e poièin, fare. Vo-
è la volta del Manifesto della danza futurista Fig. 30.9 . cabolo che riproduce o sugge- questo libro Marinetti descrive una battaglia – di
Del 1912 è ancora l’importante Manifesto tecnico risce acusticamente l’oggetto o cui egli stesso è stato testimone durante il conflitto
l’azione che significa. Ad esem-
della letteratura futurista, nel quale Marinetti detta i pio tintinnìo, bisbigliare ecc. bulgaro-turco del 1912 – cercando di trasmettere a
30.10  95
Filippo Tommaso Marinetti,
Parole, consonanti, vocali,
numeri in libertà, 1910.
Copertina a stampa,
29,2×23 cm. Hannover,

30 ■ La stagione italiana del Futurismo (1909-1944)


Sprengel Museum.

30.11 
Filippo Tommaso Marinetti,
copertina e pagina parolibera
di Zang Tumb Tumb,
Edizioni futuriste di «Poesia»,
Milano 1914.
Disegni e stampe

chi legge la sensazione di vivere quegli stessi eventi 30.12  clude già nel marzo 1920, quando Marinetti scio-
Filippo Tommaso Marinetti,
in presa diretta. Colpendo il lettore-spettatore con Le Soir, couchée dans son
glie il partito e riporta prudentemente il Futurismo
la simultanea presenza di segni e stimoli visivi di- lit, elle relisait la lettre de son entro i confini della sola esperienza artistica.
versi, il testo non è più solo descrittivo o narrativo, artilleur au front (La sera, Durante il ventennio fascista, del resto, il mo-
sdraiata nel suo letto, rilesse
ma è esso stesso produttore di sensazioni e di senso la lettera del suo artigliere al vimento futurista, pur coinvolto nella propaganda
compiuto. Come nella pittura, l’obiettivo è quello fronte), in Les Mots en liberté del regime e in un sostegno politico, finalizzati al-
futuristes, Milano 1919.
di trascinare il lettore al centro dell’evento, come New York, Metropolitan la propria ricerca di egemonia culturale e artistica,
se vi partecipasse di persona, impegnandone tutti i Museum of Art. saprà tuttavia conservare una certa autonomia di
sensi. Per fare questo, Marinetti – qui, come in tut- ricerca e di scambio culturale mantenendo attivi i
ti i successivi poemi paroliberi Fig. 30.12 – usa una contatti con la scena internazionale.
scrittura del tutto impersonale, con una narrazione Verso la fine degli anni Trenta, quando il fasci-
fatta di frammenti collocati in rapida successione, smo – già alleatosi con il nazismo di Hitler – tenterà
come tante immagini che scorrono – quasi cinema- di sopprimere la libertà di ricerca artistica bollando
tograficamente – una dopo l’altra. tutte le nuove avanguardie come «arte degenerata»,
Altro tema sicuramente futurista è il culto dell’a- sarà proprio Marinetti a intervenire, con tutto il pe-
zione, che si traduce nel 1913 in un Programma po- so della sua autorità, riuscendo a opporsi e a man-
litico futurista, firmato da Marinetti e altri. Pren- tenere aperto – almeno in Italia – qualche spazio
dendo posizione contro il socialismo, a favore di libertà di espressione anche per l’arte moderna.
dell’entrata in guerra, l’avventura politica del Futu- Filippo Tommaso Marinetti muore infine a Bel-
rismo comincia di fatto nel febbraio 1918 e si con- lagio, presso Como, il 2 dicembre 1944.
96
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

30.2 La cittˆ che sale Uno dei dipinti più significativi


e che segna una tappa fondamentale nello svilup-
30.13 
Umberto Boccioni,
Autoritratto, 1908.
Umberto Boccioni po artistico di Boccioni è La città che sale Fig. 30.14 . Olio su tela, 70×100 cm.
Milano, Pinacoteca di Brera.
Protagonista della grande tela, alla quale l’artista
(1882-1916) lavorò a lungo Fig. 30.15 , è un turbinoso affollarsi
Intero e particolari.

– all’interno di un cantiere edile – di figure di caval- 30.14 


La pittura degli stati dÕanimo Umberto Boccioni,
li e di uomini Fig. 30.16 , dal cui intrico emergono La cittˆ che sale,
Di famiglia romagnola, ma nato a Reggio Calabria sullo sfondo le alte impalcature di alcuni edifici in 1910-1911. Olio su tela,
199,3×301 cm. New York,
il 19 ottobre 1882, Umberto Boccioni si stabilisce a costruzione. Lo scenario è dunque quello della pe- Museum of Modern Art,
Roma nel 1900, stringendo amicizia con Gino Seve- riferia urbana in espansione, con ciminiere fumanti Simon Guggenheim Fund.
rini ❯ Itin., p. 267 , con cui frequenta lo studio del più (in alto a destra) e tram elettrici (in alto a sinistra).
anziano e già affermato Giacomo Balla ❯ par. 30.3.1 , E, non a caso, in un diario del 1907 Boccioni aveva
dal quale apprende la tecnica divisionista e il gusto già annotato: «Sento che voglio dipingere il nuovo,
per la pittura dal vero. il frutto del nostro tempo industriale».
Nel 1907 Boccioni si iscrive all’Accademia di La lettura del dipinto richiede un tempo lungo
Belle Arti di Venezia, ma poco dopo si trasferisce di perlustrazione, muovendosi tra forme centra-
a Milano. Nei dipinti di questo periodo affiorano li in primo piano, che alludono a dei cavalli da ti-
la lezione di Balla, nell’uso della tecnica divisioni- ro condotti a fatica da alcuni operai, e quelle più
sta Fig. 30.13 , e un costante riferimento alla pittura lontane e periferiche della città in costruzione,
impressionista e postimpressionista. in uno scambio tra percezione cromatica, quindi
Nel gennaio 1910 l’artista conosce Marinetti e puramente emotiva, e interpretazione razionale.
poco dopo già collabora alla stesura del Manifesto Questo rende la scena estesa e prolungata, resti-
dei pittori futuristi ❯ Ant. 258 . In seguito diventa il tuendo all’osservatore un senso di durata nel tem-
principale ispiratore del Manifesto tecnico della pit- po. La grande profondità di campo, prodotta dal-
tura futurista ❯ Ant. 259 , nel quale la sua nuova idea la forte differenza tra oggetti e personaggi vicini
di pittura è resa sempre più esplicita: e altri molto lontani, oltre ad aggiungere densità
alla visione – che così può contenere un numero
«Il gesto per noi non sarà più un momento fer-
maggiore di eventi – agisce nei confronti del punto
mato dal dinamismo universale: sarà, decisamen-
di vista dell’osservatore stabilendo la sua posizio-
te, la sensazione dinamica eternata come tale».
ne nello spazio e collocandolo vicino agli avveni-
Nel 1914 l’artista pubblica Pittura scultura futu- menti descritti. Un tentativo riuscito di realizzare
riste (Dinamismo plastico), dove definisce i concetti quel principio di «portare l’osservatore al centro
fondamentali della pittura futurista come quelli di del quadro» che Boccioni considera essenziale nella
linea-forza, dinamismo e simultaneità. pittura futurista.
Richiamato alle armi per la Prima guerra mon- In un primo momento lo sguardo viene attratto
diale, muore cadendo da cavallo, presso Verona, il e quasi assorbito dall’intensità dei colori, così vi-
17 agosto 1916. branti e filamentosi, e solo successivamente anche
97

30 ■ La stagione italiana del Futurismo (1909-1944)


30.15  30.16  le forme, pur prive di contorni riconoscibili e fuse
Umberto Boccioni, Schema grafico
Bozzetto per La città con l’evidenziazione
le une con le altre, emergono dall’insieme. Caval-
che sale, 1910. Matita, delle figure presenti li, uomini, mezzi, azioni, tutto sembra unificarsi
gesso e carboncino su in La città che sale. percettivamente. La città che sale emerge dunque
carta, 58,8×86,7 cm.
New York, Museum da questo fondersi di fatti diversi ma dotati dello
of Modern Art, Simon stesso significato.
Guggenheim Fund.
Con quest’opera Boccioni segna un passo deci-
Disegni e stampe
sivo nel processo di disgregazione delle leggi della
rappresentazione. Il suo obiettivo è andare oltre la
pura raffigurazione degli oggetti e dei personaggi,
per approdare a un livello comunicativo più alto,
quello dell’espressione diretta di un’emozione, di
uno stato d’animo.

Stati dÕanimo Stati d’animo è il titolo che Boccioni


attribuisce a un’altra delle sue opere più rappresen-
tative, realizzata nel 1911 Figg. 30.17 e 30.18 . In essa
l’artista analizza uno stesso evento – in pratica del-
la gente che si saluta alla stazione – nei suoi diver-
si risvolti emotivi, che corrispondono ad altrettanti
«stati d’animo». L’opera consiste in un ciclo di tre
dipinti:
Stati d’animo: Gli addii;
Stati d’animo: Quelli che vanno;
Stati d’animo: Quelli che restano.
Altra singolarità di questo trittico è che ne esistono
98 a 30.17 
Umberto Boccioni,
Stati d’animo, 1911.
Prima versione. Milano,
Museo del Novecento.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

a. Gli addii.
Olio su tela, 70×95 cm.
b. Quelli che vanno.
Olio su tela, 70×95 cm.
Intero e particolare.
c. Quelli che restano.
Olio su tela,
70,2×95,6 cm.
Intero e particolare.

b c

due versioni: una precedente all’incontro con i pit- mo dipinto della serie, balza infatti immediatamen-
tori cubisti a, b, c , l’altra subito successiva d, e, f . te agli occhi come la tecnica della scomposizione
In entrambe le versioni, pur se in forme diverse, divisionista sia portata ai limiti estremi delle sue pos-
sono presenti gli elementi essenziali della pittura di sibilità. Le ondeggianti e nervose linee di colore che
Boccioni. Prima di tutto la concezione della pittura serpeggiano sulla tela hanno sostituito l’originaria
come espressione di sensazioni che devono «appa- struttura puntiforme e acquistato la dimensione di
rire sulla tela con la forza chiassosa di fanfare assor- masse cromatiche. Esse lasciano intravedere figure
danti e trionfali». In secondo luogo la riaffermazio- appena delineate, non più persone sulla banchina di
ne del ruolo fondamentale della tecnica divisionista, una stazione ma ombre scure, nell’atto di abbrac-
tanto che, secondo l’artista, «non può sussistere pit- ciarsi (il saluto prima della partenza). Così ripetuto,
tura senza divisionismo», in quanto «il moto e la lu- il movimento sembra espandersi nello spazio e coin-
ce distruggono la materialità dei corpi». volgere l’osservatore stesso del dipinto, risvegliando
Nella prima versione degli Addii Fig. 30.17, a , il pri- in lui il ricordo di questa esperienza.
30.18  d 99
Umberto Boccioni,
Stati d’animo, 1911.
Seconda versione.
New York, Museum
of Modern Art.

30 ■ La stagione italiana del Futurismo (1909-1944)


d. Gli addii. Olio su tela,
70,5×96,2 cm.
e. Quelli che vanno.
Olio su tela,
70,8×95,9 cm.
f. Quelli che restano.
Olio su tela,
70,8×95,9 cm.
Intero e particolare.

e f

La seconda versione dello stesso dipinto, in- 30.19  ancora, il numero di serie della macchina, posto
Schema grafico
vece, risente fortemente dell’esperienza cubi- con l’individuazione degli
sulla fiancata opposta della cabina di guida, e infi-
sta Fig. 30.18, d . Nell’espandersi dinamico dei elementi presenti in Gli addii ne il fanale posteriore rosso, al centro 4 . In basso
volumi, figure sfaccettate, lontane da qualsiasi na- (seconda versione). si percepisce anche l’andamento dei binari 5 , men-
turalismo, ripetono il gesto dell’abbraccio moltipli- tre sullo sfondo un traliccio 6 allude alla futura
candolo nello spazio Fig. 30.19, 1 . Al centro del di- elettrificazione delle linee, simbolo di progresso. Il
pinto, inoltre, emerge il profilo di una locomotiva a complesso insieme affiora tra l’assieparsi di nume-
vapore 2 , riconoscibile solo per frammenti distinti rosi altri piani e linee, assumendo proporzioni tan-
6
e disarticolati. Come in un insieme di tanti dettagli 3 to irreali come solo nella memoria può accadere.
fotografici, si individuano il volume tondeggiante 4 Tra i criteri della pittura futurista presenti in
2
della caldaia, questa volta in visione frontale, e an- 1 1
quest’opera, il primo e più evidente è senza dubbio
che il fumo che, fuoriuscendo dal fumaiolo, sale 5 quello della simultaneitˆ della visione. La contempo-
diventando un gioco quasi astratto di colori 3 o, raneità degli eventi, del resto, è uno degli aspetti
100 1914, Boccioni spiega come «tutte le ricerche pla-
stiche futuriste abbiano il loro fondamento nella
simultaneità» che egli considera come un effetto
del dinamismo universale, il quale a sua volta co-
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

stituisce la forma «della moderna concezione della


vita, basata sulla rapidità e contemporaneità di co-
noscenza e di comunicazioni». In questa sua ansia
di assecondare la condizione moderna interpretan-
dola nelle forme dell’arte, lo sguardo di Boccioni si
spinge molto in avanti anticipando la nostra stessa
contemporaneità. Il dinamismo è dunque simulta-
neità di movimento, espresso attraverso linee-for-
za che colgono la simultaneità delle forze contrap-
poste, così come quella che lega l’insieme unitario
formato da oggetto+ambiente+atmosfera. A da-
re più profonda espressione a tutto questo è an-
che quella che Boccioni definisce molto suggesti-
vamente «simultaneità complementare di colore +
forma + chiaroscuro», al fine di giungere a una sorta
di rappresentazione globale, capace di coinvolgere
ricordi, sensazioni e movimenti. Questo il percor-
so tracciato da Boccioni nel suo libro e che si può
riscontrare in un dipinto del 1913, Dinamismo di un
footballer Fig. 30.20 .
La figura del footballer – un calciatore in azio-
ne Fig. 30.21 – sembra quasi esprimere l’esalazione
più drammatici e affascinanti della moderna vita 30.20   della sua stessa anima, colta nel momento in cui
Umberto Boccioni,
metropolitana e la pittura futurista vuole catturare Dinamismo di un footballer
esce dal corpo per mescolarsi all’universo che la
ed esprimere al meglio questa condizione. (II versione), 1913. Olio su circonda. Dal punto di vista tecnico il dinamismo
Il secondo criterio è quello della sintesi tra la vi- tela, 193,2×201 cm. New si esprime tramite tracce visive che si sovrappongo-
York, Museum of Modern
sione ottica (percezione) e la visione mentale (com- Art. Intero e particolare. no e si compenetrano, sottolineate dalle vibrazioni
prensione). La nostra conoscenza del mondo, infat- cromatiche e dai chiaroscuri che accentuano la pro-
30.21 
ti, si compone di due fasi: quella della percezione Schema grafico con fondità tridimensionale dell’immagine. Quello del
diretta degli oggetti per mezzo della vista e quella l’individuazione della figura footballer, infatti, è un evento dinamico, e il dipinto
del calciatore in Dinamismo
della memoria, ovvero la serie di configurazioni e di un footballer. richiede non tanto un esercizio di riconoscimento
movimenti che un oggetto ha assunto nel tempo. di luoghi e forme già note, quanto l’apprezzamen-
Il terzo criterio, infine, è il più tipicamente futu- to di un’esperienza emotiva intesa, più in generale,
rista. Esso consiste nella compenetrazione dinamica, come percezione dello spirito del mondo.
ossia in quella estrema vicinanza e sovrapposizio-
ne tra gli oggetti in cui si materializza l’idea della Forme uniche della continuità nello spazio Si-
sinestesìa (dal greco syn, insieme, e àisthesis, sensa- multaneità, sintesi tra visione ottica e visione
zione) che consiste nella sollecitazione di più sensi mentale, scomposizione ed espansione delle for-
contemporaneamente, tipica della vita moderna. me nello spazio circostante sono tra i principi che
La finalità ultima è ancora quella di «portare lo Boccioni tenta di trasporre anche nella scultura, a
spettatore nel centro del quadro». La pittura non partire dal 1912, anno in cui pubblica il Manifesto
vuole più essere descrizione di una realtà, ma es- tecnico della scultura futurista ❯ Ant. 261 .
sa stessa evento. In tal modo lo spettatore si rende Massimo esempio di questa ricerca di rinnova-
partecipe di quel particolare evento e non ne è più mento del linguaggio plastico è la scultura in bron-
solo un osservatore passivo, secondo quanto previ- zo Forme uniche della continuità nello spazio, realizzata
sto nel Manifesto tecnico della pittura futurista. nel 1913 e oggi conservata al Museo del Novecento
di Milano Fig. 30.22 . L’opera rappresenta una pos-
Dinamismo di un footballer Nel corso del 1913 sente figura umana che incede a grandi passi. Senza
Boccioni sviluppa la propria ricerca pittorica incen- volto né braccia, la forma rappresenta il puro mo-
trata sul principio-guida del dinamismo. vimento. Il suo profilo segue linee frammentate e
Nel suo saggio Pittura scultura futuriste (Dinami- irregolari, che si protendono e sembrano fluttuare,
smo plastico), iniziato già nel 1912 e pubblicato nel come scie solidificatesi nello spazio Fig. 30.23 . La
101

30 ■ La stagione italiana del Futurismo (1909-1944)


figura si amplia così oltre i suoi stessi limiti volu- dell’immagine reale, quanto piuttosto un riferimen-
metrici per fondersi con l’ambiente circostante e la to puramente mentale, una sorta di ricordo di un
sensazione che ne deriva è di vibrante dinamicità. oggetto di cui qui si possono apprezzare invece le
Per Boccioni, infatti, le nuove finalità della scul- capacità di coinvolgimento e compenetrazione con
tura futurista non sono più la verosimiglianza o la lo spazio circostante. Interrotta e scavata da profon-
riproduzione di sembianze riconoscibili. Essa deve di chiaroscuri, quella che era una bottiglia diventa
piuttosto fondarsi sulla propria, autonoma tridi- piuttosto una situazione, che varia dinamicamente,
mensionalità, in un incessante svolgersi nello spa- al variare del punto di vista di chi la osserva, creando
zio di forze e di forme. Per queste ragioni Boccioni una sorta di dialogo – continuo e affascinante – con
ha segnato in modo indelebile la propria presenza tutto ciò che le sta attorno.
artistica nel contesto della fase iniziale del Futu-
rismo, la più tumultuosa e ricca di esperienze di 30.22 
Umberto Boccioni, Forme
rottura e di contestazione nei confronti delle tra- uniche della continuità
dizioni. nello spazio, 1913. Bronzo,
126,4×89×40,6 cm. Milano, 30.3
Museo del Novecento.
Sviluppo di una bottiglia nello spazio Nel già ci-
30.23  La ricostruzione
tato Manifesto tecnico della scultura futurista Boccioni
dichiara la necessità di perseguire l’assoluta e com-
Schema grafico del dinamismo
di Forme uniche della futurista dell’universo
continuità nello spazio.
pleta abolizione della linea finita e di quella che defi- Il gioco delle ambientazioni
nisce la «statua chiusa», al fine di spalancare la figura 30.24 
verso l’ambiente e di compenetrarlo in essa. Umberto Boccioni, Ricostruzione futurista dell’universo è il titolo di un
Sviluppo di una bottiglia
Sviluppo di una bottiglia nello spazio, risalente al nello spazio, 1913. Bronzo, manifesto pubblicato l’11 marzo 1915 da Giacomo
1913 nella sua versione originaria in gesso, sembra 39,4×60,3×39,4 cm. Balla ❯ par. 30.3.1 e Fortunato Depero ❯ par. 30.3.2 .
New York, Metropolitan
essere una completa ed efficace applicazione di tale Museum of Art. Con questo manifesto trova completa maturazio-
principio teorico Fig. 30.24 . Boccioni opera sull’og- ne la tendenza già nota del Futurismo a estendere la
30.25 
getto tridimensionale le stesse disarticolazioni dei Fortunato Depero, Panciotti propria azione in ogni campo artistico. L’intento di
piani superficiali e delle forme concluse che si ve- futuristi, 1923-1924. ridefinire le forme stesse del mondo esterno fino a
Intarsi di panno multicolore.
dono nei «dinamismi» dei suoi dipinti. Nello specifi- Guidonia (Roma), Fondazione
coinvolgere gli oggetti e gli ambienti della vita quo-
co, i parziali profili della bottiglia e del piatto che si Biagiotti Cigna. tidiana (dagli abiti Fig. 30.25 agli arredi Fig. 30.26 ) ne
possono riconoscere non costituiscono un residuo Costume è la massima e più significativa espressione.
102 te dell’esperienza futurista. Nascono così i giocattoli
futuristi dai colori sgargianti, o le figure giocose di
animali metallici, di automi meccanici, di paesaggi
artificiali, di fiori magico-trasformabili, ma anche
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

di tanti altri oggetti caratterizzati tutti dall’essere


una sorta di rifacimento artificiale (a volte lirico e
a volte burlesco) della realtà. Un efficace esempio
di design futurista è offerto dal coloratissimo servi-
zio da caffè, di forme squadrate e anticonvenzionali,
progettato da Balla nel 1928 Fig. 30.27 .
Ulteriore effetto di queste nuove proposte è
anche la nascita di una diversa modalità creativa
chiamata ambientazione. Essa consiste nel realizza-
re non più solo singole opere d’arte, ma un’aggre-
gazione più complessa di oggetti, arredi e deco-
razioni. Dal loro insieme ha origine una radicale
trasformazione dello spazio, che diventa così una
vera opera d’arte totale. Il Bozzetto di scena per Feu
d’Artifice di Balla ne costituisce un esempio indicati-
vo Fig. 30.28 . Si tratta, in effetti, non di una sempli-
ce scenografia ma di uno scenario plastico popolato
da oggetti e architetture fantastiche e sgargianti di
vivido cromatismo.
Tra i numerosi esempi di ambientazioni ispira-
te a questa «ricostruzione futurista dell’universo»,
particolare scalpore suscita l’ambientazione che
Balla crea nella propria casa di via Oslavia, a Roma,
dove visse dal 1929 al 1958. In essa tutti gli oggetti,
dai mobili alle suppellettili, dagli arazzi ai decori
murali, dai tappeti ai soffitti, sono realizzati o di-
pinti con colori molto vivaci, secondo un disegno
globale che li accomuna. In questo modo viene a
crearsi una continuità spaziale che trasforma l’in-
tero ambiente in un organismo unitario dove ogni
Il complesso plastico Questo obiettivo molto 30.26  elemento partecipa al medesimo intento espressivo
Giacomo Balla, Paravento
ambizioso è alla base della nascita di un nuovo og- con linea di velocitˆ,
e comunicativo, conferendo una forza particolare
getto artistico, proposto nel manifesto di Balla e 1916-1917. Olio su legno, all’insieme.
Depero e denominato complesso plastico. Costruito 151×126 cm.
Collezione privata.
con i materiali più diversi e più comuni (legno, car-
ta, fili di metallo o di lana, latta, vetro, stoffa e via
Oggetti d’arte 30.3.1
dicendo), il complesso plastico nasce da un accosta- 30.27 
Giacomo Balla, Caffettiera,
Giacomo Balla
mento di tante pratiche artistiche diverse. Alla sua dal servizio da caffè (1871-1958)
formazione concorrono pittura, scultura, architet- per la Bottega Gatti di Faenza, Il movimento, la luce
1928. Maiolica policroma.
tura, grafica, ma anche poesia e musica, attraverso Collezione privata.
apparecchi sonori incorporati nel complesso plasti- Oggetti d’arte
Nato a Torino il 18 luglio 1871, Giacomo Balla, figlio
co stesso. Esso può pertanto assumere ogni forma di un fotografo, studia dapprima violino. Rimasto
e dimensione, dal semplice pannello decorativo a orfano, abbandona la musica e la scuola per lavo-
un’intera scena teatrale. rare e, contemporaneamente, inizia a disegnare e a
Concentrando su di sé le qualità specifiche delle dipingere. Tra il 1889 e il 1893 frequenta l’Accade-
diverse espressioni artistiche, il complesso plastico mia Albertina, avvicinandosi alla conoscenza e alla
è un oggetto destinato a coinvolgere tutti i sensi. sperimentazione della pittura divisionista.
Acquista così realtà concreta la già citata teoria fu- Nel 1895 si trasferisce a Roma, dove si dedica
turista della sinestesia, ovvero la stimolazione si- interamente alla pittura. Il suo interesse iniziale è
multanea di più sensi percettivi. per un intenso verismo, con una particolare predi-
Nel manifesto non manca il consueto spirito gio- lezione per lo studio della luce. Nel 1901 trascor-
coso e fantastico, caratteristica comune a tanta par- re un breve periodo a Parigi, avendo modo di ap-
profondire la tecnica divisionista. Tornato a Roma, 103
con la modernità della sua pittura attrae l’interesse
di giovani artisti come Boccioni, Severini e Siro-
ni ❯ par. 33.6 che nel 1903 diventano suoi allievi.

30 ■ La stagione italiana del Futurismo (1909-1944)


Nel 1910 aderisce al Futurismo firmando il Mani-
festo dei pittori futuristi. È però a partire dal 1912 che
partecipa a pieno titolo allo sviluppo dei temi evo-
cati dai manifesti futuristi, imprimendo alla propria
pittura una netta svolta verso le forme astratte.
Nel 1915, insieme con Fortunato Depe-
ro ❯ par. 30.3.2 , firma il manifesto della Ricostruzio-
ne futurista dell’universo che rappresenta una delle
tappe più significative nell’evoluzione della poetica
futurista. Nel 1918 partecipa anche alla stesura del
Manifesto del colore, confermando il suo interesse
per la ricerca sull’impiego dei colori nel linguaggio
astratto. Nel 1929, infine, sottoscrive il Manifesto
dell’Aeropittura ❯ par. 30.4 , tema al quale dedica un
solo dipinto, nel 1931.
Nei primi anni Trenta Balla si allontana dal Fu-
turismo per tornare a una pittura figurativa, fatta
soprattutto di paesaggi e ritratti. La sua aspirazio-
ne, del resto, è «l’assoluto realismo», senza il qua- 30.28  30.30 
Giacomo Balla, Bozzetto Schema dei movimenti
le – egli scrive – la pittura «cade in forme decorati- di scena per Feu d’Artifice, di Dinamismo di un cane
ve e ornamentali». Muore a Roma il primo marzo 1915. Tempera su tela, al guinzaglio.
1958. 106×130 cm. Milano,
Museo Teatrale alla Scala.

Dinamismo di un cane al guinzaglio L’adesione 30.29 


Giacomo Balla, Dinamismo
di Balla alle tematiche futuriste avviene con una di un cane al guinzaglio,
serie di dipinti dedicati al dinamismo. Si tratta di 1912. Olio su tela,
90,8×110 cm. Buffalo,
opere di totale novità che risentono delle contem- Albright-Knox Art Gallery.
poranee ricerche sull’immagine fotografica del Intero e particolare.
movimento e delle prime sperimentazioni cine-
matografiche.
Come in una sequenza di fotogrammi, Balla fis-
sa sulla tela le singole fasi – impercettibili all’occhio
umano – di cui si compone un movimento. Questo
processo è chiaramente visibile, ad esempio, nel Di-
namismo di un cane al guinzaglio, del 1912 Fig. 30.29 ,
il «primo studio analitico delle cose in movimen-
to», come afferma lo stesso artista in una lettera.
Le figure e gli oggetti riconoscibili nel dipinto
sono un cane bassotto, il suo guinzaglio e i piedi
di una figura femminile. Tutti e tre questi elemen-
ti appaiono però moltiplicati, nella posizione che
essi assumono istante per istante, fino a diventare
delle pure vibrazioni Fig. 30.30 . Il guinzaglio richia-
mato nel titolo, in particolare, è descritto fissando
quattro posizioni successive del suo ondulato mo-
vimento, fra loro raccordate da una sottile ragnate-
la di morbide curve d’argento che suggeriscono la
scia del movimento stesso. Questo dipinto segna il
punto di partenza per una serie di sperimentazioni
successive nelle quali Balla abbandona progressi-
vamente ogni residuo figurativo per adottare un
linguaggio sempre più astratto.
104 30.31  
Giacomo Balla, Ragazza Milano, Museo del
che corre sul balcone, 1912. Novecento.
Olio su tela, 125×125 cm. Intero e particolare.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Ragazza che corre sul balcone Altro esperimen- 30.32   lore acquista le dimensioni della macchia, le im-
Giacomo Balla, Velocità
to pittorico sulla scomposizione del movimento è astratta + rumore,
magini tratte dalle sperimentazioni fotografiche in
il dipinto Ragazza che corre sul balcone, sempre del ca 1913/1914. Olio su tavola, cui la continuità del movimento viene scomposta
1912 Fig. 30.31 . Anche qui Balla sovrappone a una 54,5×76,5 cm. Venezia, e fissata in successive immagini. L’accostamento
Peggy Guggenheim Collection.
tecnica divisionista portata all’estremo, dove il co- Intero e particolare. di questa sorta di singoli “fotogrammi” rimanda a
105

30 ■ La stagione italiana del Futurismo (1909-1944)


una visione sospesa tra figura e astrazione, dove so-
no in parte riconoscibili le forme della fanciulla, le
scarpe che si susseguono, la gamba, la testa, men-
tre le macchie di colore, nel prevalente tono cele-
ste, tendono a fondersi in un’unica visione astratta.
Ogni oggetto, in sé definito e stabile, acquista – at-
traverso il movimento e il dinamismo – un’altra di-
mensione, un’altra parvenza, elevandosi verso un
altrove che è la vita nei suoi emozionanti, infiniti
aspetti.

Velocità astratta + rumore Il tema del dipinto Ve-


locità astratta + rumore, del 1913/1914 Fig. 30.32 , è
la rappresentazione della caotica moltitudine del
traffico nella metropoli moderna. Come ondate di
suoni, gli ampi movimenti circolari si inseguono
sulla tela e fuoriescono dal quadro coprendone an-
che la cornice per tutto il perimetro. Anche qui,
come in molte altre opere del periodo, Balla polve-
rizza la riconoscibilità del soggetto (probabilmente
una via cittadina molto trafficata), riducendo linee
e superfici a semplici indicatori di movimento. Il vi- 30.33 
Giacomo Balla,
30.3.2
vace cromatismo dalle pure forme astratte, infine,
contribuisce a portare l’osservatore – nello spirito
Compenetrazione iridescente
n. 7, 1912. Olio su tela,
Fortunato Depero
della sinestesia – nel centro vorticoso del chiasso 77×77 cm. Torino, Galleria (1892-1960)
Civica d’Arte Moderna Un mago futurista tra pittura, design
urbano. e Contemporanea.
e arte pubblicitaria
30.34 
Compenetrazioni iridescenti Tra la fine del 1912 Schema delle diverse
e il 1914 l’artista, che ormai si firma quasi sempre fasi esecutive di Nato il 30 marzo 1892 a Fóndo, in Trentino, all’e-
Compenetrazione
«Futur Balla», si dedica a un’altra serie di sperimen- iridescente n. 7. poca provincia dell’impero austro-ungarico, Fortu-
tazioni, un ciclo di dipinti dedicati allo studio del- nato Depero si trasferisce molto giovane a Rovereto,
la scomposizione della luce e denominati compene- dove frequenta un istituto tecnico d’arte applicata
trazioni iridescenti. Manifestando un suo particolare (1904-1909), per poi tentare – senza successo – l’e-
spirito giocoso, ma allo stesso tempo uno sguardo same di ammissione all’Accademia di Belle Arti di
acutamente analitico, Balla si spinge oltre la scom- Vienna (1910). Nel 1914 va a Roma, dove conosce
posizione del movimento, giungendo alla scompo- Giacomo Balla e l’ambiente futurista, entrando a
sizione della luce stessa nei suoi colori fondamen- far parte del movimento marinettiano. Da qui ha
tali, quelli dell’iride. ■ Iride Dal greco ìris, arcobale-
inizio la sua lunga carriera di artista eclettico, che
In queste tavole, colori a forma di cristalli lumi- no. È quel fenomeno della ri- lo vedrà incessantemente impegnato su più fron-
frazione dei raggi solari che, in
nosi si dispongono geometricamente e trapassa- particolari condizioni meteoro-
ti espressivi, dalla pittura alla grafica editoriale,
no, visivamente, l’uno nell’altro: come nel dipin- logiche, fa apparire i sette colori dall’architettura espositiva al design di oggetti, mo-
fondamentali contenuti nella lu-
to Compenetrazione iridescente n. 7, firmato e datato ce bianca, che sono nell’ordine: bili e giocattoli, dalla scenografia alla scultura, dal-
1912 Fig. 30.33 . rosso, arancio, giallo, verde, az- la grafica pubblicitaria al disegno di arazzi, tarsie e
zurro, indaco e violetto.
In esso, un fitto tessuto di triangoli colorati ge- decorazioni, con una enorme produzione di opere
nera un puro divertimento astratto di campiture e progetti. Già nel 1915 firma insieme a Balla il ma-
trascoloranti Fig. 30.34 . Mai esposte all’epoca della nifesto Ricostruzione futurista dell’universo e nel 1916
loro creazione, tali prove restano più che altro una tiene la sua prima personale di opere futuriste.
sperimentazione, un tentativo di giocare con aspet- Partecipa a numerose mostre, ma soprattutto
ti infinitesimali e invisibili della realtà, mostrando- fonda a Rovereto, nel 1919, la Casa d’Arte Futurista
ne l’intimo incantesimo. Depero, una singolarissima officina-laboratorio (la
106 montani possono prestarsi a una visione ludica e fe-
stosa. Lontana dagli ambienti urbani cari al Futuri-
smo, la scena riprende con sottile ironia la chiesa, o
meglio il campanile, di un piccolo borgo presso Ro-
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

vereto, la cui cuspide è ancora oggi perfettamente


riconoscibile in questa immagine semplificata. Lo
spirito fiabesco, che percorre poeticamente tutta
l’opera di Depero, dà qui origine a una scena fan-
tastica e ridente, irta di scale, parapetti e piani incli-
nati, a sua volta popolata da rare figure di animali
reinventati, dalle vivaci ombre variopinte.

Rotazione di ballerina e pappagalli Rotazione di


ballerina e pappagalli Fig. 30.36 è una rielaborazione
pittorica della ballerina che compare in Balli Plastici,
uno spettacolo sorprendente e originale di mario-
nette popolato da fantastici personaggi inventati da
Depero e da lui messo in scena al Teatro dei Piccoli
di Roma, il 14 aprile 1918. Questa enigmatica balle-
rina, oggetto meccanico in legno e metallo, come
i pappagalli che la circondano, è una delle prime e
più suggestive figure magiche che abitano l’imma-
ginario fiabesco e onirico di Depero, realizzata con
cura artigianale nella fantastica Casa del mago. L’u-
so efficace delle campiture colorate, i colori piani e
omogenei sono aspetti tipici del linguaggio pittori-
co e grafico di Depero, e rendono il senso scatolare
cosiddetta Casa del mago) per la produzione dei ma- 30.35   della figura, legata alla sua effettiva esistenza tridi-
Fortunato Depero,
nufatti artistici più vari. Nel 1929 firma il Manifesto Chiesa di Lizzana,
mensionale. Il movimento vorticoso della ballerina
dell’Aeropittura futurista, e nel 1931 il manifesto Arte 1923. Tarsia in panno, si trasforma qui nel suo equivalente astratto, privo
pubblicitaria futurista, nel quale rivendica al Futu- 170×170 cm. Rovereto, di sembianze immediatamente riconoscibili, ma ca-
Museo d’Arte Moderna
rismo l’aver per primo promosso questa forma di e Contemporanea. pace di un impulso dinamico e meccanico di gran-
arte e ridefinisce in forma teorica la sua esperienza, Intero e particolare. de vivacità espressiva. Animali, fiori, figure fantasti-
constatando in conclusione che «i miei vivaci colo- Oggetti d’arte che e indefinibili non solo compariranno nelle scene
ri, il mio stile cristallino e meccanico, la mia flora, teatrali di Depero, in forma di marionetta o di fan-
fauna e umanità metallica, geometrica e fantastica toccio, ma attraverseranno tutta la sua produzione,
è molto imitata e sfruttata, questo mi fa molto pia- dalle copertine di riviste ai progetti pubblicitari, alle
cere». Nel dopoguerra continua – pur se in tono grandi tarsie in panno, o alla decorazione di oggetti.
minore – l’attività di pittore, grafico e realizzatore
di interni. Muore a Rovereto il 29 novembre 1960.

Chiesa di Lizzana Fra le più significative produ-


zioni della Casa d’Arte Futurista Depero vi sono
30.4
senza dubbio le cosiddette tarsie in panno, grandi Dall’Arte meccanica
pannelli decorativi realizzati cucendo insieme pez-
ze di lana ritagliate secondo il disegno dell’artista. all’Aeropittura
Il panno utilizzato, una sorta di feltro pressato e Polimaterici, pittura e cieli umbri
non tessuto, dai colori vividi e densi, era il materia-
le ideale per le esigenze compositive di Depero, in Nelle numerose iniziative artistiche cui il Futurismo
quanto gli consentiva un perfetto gioco di campitu- dà vita negli anni Venti e Trenta del Novecento si
re piane tipiche del suo linguaggio geometrizzato. possono individuare due linee di tendenza princi-
Depero compone la tarsia in panno raffigurante pali: la prima costituita dal nuovo rapporto di inter-
la Chiesa di Lizzana Fig. 30.35 utilizzando un croma- scambio con le esperienze delle avanguardie arti-
tismo squillante e variopinto, sempre guidato dallo stiche attive in altri Paesi europei, la seconda da un
spirito della Ricostruzione futurista dell’universo, se- forte incremento degli artisti che aderiscono al Fu-
condo il quale anche l’architettura e il paesaggio turismo e dalla diffusione su tutto il territorio nazio-
30.36  107
Fortunato Depero, Rovereto, Museo d’Arte
Rotazione di ballerina e Moderna e Contemporanea.
pappagalli, 1918. Olio Dipinto e schema grafico-
su tela, 140,5×89,5 cm. compositivo.

30 ■ La stagione italiana del Futurismo (1909-1944)


mente il posto alla ricerca di un nuovo rapporto con
la tradizione. La seconda è la necessità di convivere
con il regime fascista e con gli indirizzi culturali da
esso imposti. A tal fine occorre un linguaggio che
sappia non solo rompere gli schemi della tradizio-
ne, ma anche esprimere dei valori in qualche modo
accettabili. Una terza ragione è il confronto con gli
sviluppi delle altre avanguardie, tutte orientate ver-
so un nuovo e costruttivo rapporto con l’industria,
con la macchina e, più in generale, con il processo di
meccanizzazione della vita e della società.
In questo contesto l’Arte meccanica costituisce
uno dei principali indirizzi di crescita del Futurismo
tra le due guerre, frutto di questa nuova relazione
di interscambio verso la scena europea. Il Manifesto
dell’Arte meccanica viene pubblicato nel 1923, con la
firma principale di Enrico Prampolini ❯ oltre .
L’Aeropittura, invece, rappresenta per certi versi
l’ultimo atto inventivo del Futurismo italiano, quasi
l’ultimo fronte della sua avanguardia. Come il nome
stesso suggerisce, fa espresso riferimento al volo, alle
visioni dall’alto e al dinamismo portato al suo mas-
simo grado. Proprio in questo periodo, del resto,
l’aviazione civile e militare (l’«Arma azzurra») stava
compiendo giganteschi progressi, ponendosi come
un importante settore di avanguardia tecnologica e
diventando nel contempo il simbolo più seducente
e immediato della modernità e di quella forma di vi-
rile eroismo connesso alle grandi imprese aviatorie:
due aspetti particolarmente cari all’estetica del Fu-
turismo. Il Manifesto dell’Aeropittura futurista risale al
1929 e viene firmato, fra gli altri, da Marinetti, Balla,
Depero, Prampolini e Gerardo Dottori ❯ oltre .

Enrico Prampolini (1894-1956)


Il massimo rappresentante dell’Arte meccanica è il
pittore Enrico Prampolini. Nato a Modena il 20 apri-
nale delle iniziative legate al movimento, dapprima le 1894 e morto a Roma il 17 giugno 1956, Pram-
limitate ai soli centri originari di Milano e Roma. polini aderisce al Futurismo intorno al 1912, in-
Il Futurismo acquista in questo modo un carat- fluenzato soprattutto dalle personalità di Balla e
tere per così dire popolare, fin quasi ad arrivare alla Boccioni. Nel 1916 partecipa alla mostra del grup-
paradossale condizione di costituire un’avanguardia po Dada a Zurigo ❯ par. 31.1 e nel 1917 fonda la ri-
di massa, cioè non più ristretta a piccoli ed esclusivi vista «Noi», nella quale pubblica, tra l’altro, diver-
gruppi di artisti o di intellettuali. si scritti di artisti europei. La sua pittura di questi
Questo spirito nuovo, che prende il posto delle anni si ispira dapprima ai modi di Boccioni e poi
poetiche più concitate e tumultuose dell’anteguer- alle esperienze del Cubismo. Nel 1919 apre a Ro-
ra, si deve ad alcune importanti ragioni. La prima è ma la Casa d’arte italiana, uno spazio espositivo per
quel diffuso clima di «richiamo all’ordine» che coin- la divulgazione dell’arte d’avanguardia. Nel 1925
volge tutta la cultura artistica europea nel primo do- si trasferisce a Parigi, dove rimane fino al 1937,
poguerra ❯ par. 33.1 . L’abbandono dei linguaggi di svolgendo un’intensa attività artistica e di propa-
contestazione più radicali, infatti, lascia progressiva- ganda futurista. Qui pubblica il manifesto Architet-
108 30.37  galalite e spugna su tavola,
Enrico Prampolini, Intervista 99,6×80,3 cm. Torino,
con la materia, 1930. Galleria Civica d’Arte Moderna
Olio, smalto, sughero, e Contemporanea.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

tura futurista (1926), è tra i firmatari del Manifesto 30.38  di una «presenza biologica della materia stessa», do-
Schema grafico con
dell’Aeropittura e negli anni successivi partecipa a l’individuazione dei materiali
tata di una propria forza espressiva intrinseca prima
numerose mostre di Aeropittura. A contatto con i presenti in Intervista con ancora di assumere una forma determinata. All’ar-
principali gruppi d’avanguardia di Berlino, Parigi, la materia. tista spetta il difficile compito di portare alla luce le
Praga, collabora a molte iniziative europee attra- 1. Spugna tensioni e le suggestioni primordiali contenute nella
2. Galalite
verso convegni, mostre e pubblicazioni. 3. e 6. Smalto materia stessa. Limitando al minimo il proprio inter-
4. e 7. Olio vento egli lascia che sia proprio tale materia, con i
5. Sughero
Intervista con la materia Nel 1934 Prampolini è tra suoi naturali contrasti cromatici, di forme e di super-
i fondatori del periodico «Stile futurista», nel quale fici, a colpire la sensibilità estetica dell’osservatore.
5
pubblica il manifesto Al di là della pittura verso i poli- 1
5 4
materici, opere alla cui costruzione partecipano in Apparizione cosmica A partire dai primi anni Tren-
7
egual modo pittura e scultura. I materiali impiega- 1 ta, in sintonia con le suggestioni visive dell’Aeropit-
bili possono essere i più vari, scelti in base alla loro 4 2 tura, Prampolini elabora comunque anche una serie
composizione (plastica, legno, spago, metallo, ve- 6 di dipinti a olio ispirati all’idea di «un nuovo mondo
tro), al loro colore e alle sollecitazioni suscitate dal ti- 3
di realtà cosmiche», proponendo una interpretazio-
po di superficie (lucida, opaca, liscia, ruvida, ondula- 3 2 ne lirica e visionaria della realtà. Ne è un significati-
ta). Il risultato che generalmente ne scaturisce è una 6 4 vo esempio Apparizione cosmica Fig. 30.39 opera del
3
sorta di pittura solida. Non si tratta più di immagini 1935. Su sfondo astratto e omogeneo che allude for-
bidimensionali, infatti, ma di oggetti che stimolano se a uno spazio privo di atmosfera, si librano sospe-
anche la sensibilità tattile dell’osservatore. 30.39  si nel vuoto alcuni oggetti non identificabili. Sono
Enrico Prampolini,
In Intervista con la materia, del 1930 Fig. 30.37 , pit- Apparizione cosmica, 1935.
forme irregolari e vagamente inquietanti, sorta di
tura a olio, colore a smalto, sughero, legno, spugna e Olio su tela, 193×193 cm. frammenti di entità sconosciute che Marinetti defi-
galalìte (uno dei primi materiali plastici) sono i diver- Milano, Collezione privata. nisce «forze misteriose espresse plasticamente».
si componenti che vanno a formare questo oggetto
a metà tra un dipinto, un collage e un bassorilievo Gerardo Dottori (1884-1977)
scultoreo Fig. 30.38 . Interesse principale dell’artista Con la diffusione delle iniziative futuriste in tutto
è utilizzare i vari materiali nel loro puro valore fisico, il territorio nazionale, una delle figure che emerge
così come appaiono agli occhi e alle facoltà sensoria- per originalità di ispirazione e di proposte è quella di
li dell’osservatore. Prampolini parla espressamente Gerardo Dottori, nato a Perugia l’11 novembre 1884
e morto nella stessa città il 13 giugno 1977. Nel 1912 30.40  109
Gerardo Dottori, Primavera
aderisce al movimento futurista. Nel 1920 fonda il umbra, 1923. Olio su tela,
periodico «Griffa!», con il quale contribuisce all’af- 70×90 cm. Collezione
fermazione del Futurismo e dell’arte moderna. Dal privata.

30 ■ La stagione italiana del Futurismo (1909-1944)


1926 si stabilisce a Roma dove ha modo di sviluppare 30.41 
la propria suggestiva forma di Aeropittura di paesag- Gerardo Dottori, Trittico
della velocità, 1925-1927.
gio. Si tratta di immagini reali o fantastiche viste da Tecnica mista su tela.
un osservatore posto su un ipotetico aereo in volo. Perugia, Museo Civico
di Palazzo della Penna.
Non a caso nel 1929 è fra i firmatari del Manifesto
a. Il via. 128,5×139 cm.
dell’Aeropittura. b. La corsa. 125,5×108 cm.
Nel Manifesto dell’Arte Sacra futurista, firmato da c. LÕarrivo. 128,5×139 cm.
Marinetti nel 1932, si fa riferimento a Dottori come
al primo pittore futurista che ha saputo rinnovare i
canoni estetici dell’arte sacra.
a
Primavera umbra In Primavera umbra del
1923 Fig. 30.40 , il paesaggio umbro è visto «dall’alto
di una montagna per immettere nel quadro più spa-
zio possibile e per superare così il tradizionale oriz-
zonte limitato da una linea orizzontale». La visione
diviene così sconfinata. Vi si riconoscono la geome-
tria colorata dei campi e delle case, in primo piano,
mentre l’ondulato profilo delle colline va perdendosi
sullo sfondo. Al centro dell’immagine campeggia la
rotonda superficie azzurra di un lago, un riferimen-
to al lago Trasimeno. Benché si tratti di una visio-
ne prevalentemente statica, in cui mancano ancora
quel movimento e quel dinamismo che caratteriz-
zeranno le opere successive, gli elementi essenziali
dell’Aeropittura futurista sono già tutti presenti.

Trittico della velocità Dove invece il dinamismo fu-


turista è presente con tutta la sua forza dirompen-
te è nel Trittico della velocità Fig. 30.41 , una serie di
tre opere realizzate tra il 1925 e il 1927 e intitolate
Il via a , La corsa b e L’arrivo c . Nel primo dipinto,
Il via, il soggetto appare semplice e immediato: un
paese in festa, con la gente e i tricolori alle finestre e
altri spettatori assiepati ai margini della strada, che si
b c
riparano dal sole con ombrelli colorati, assiste incu-
riosito alla partenza di un concorrente di una gara di
automobili. Tutta l’attenzione è calamitata dal vei-
colo rosso, che si trova significativamente al centro
del quadro e assume forma di freccia, quasi si trat-
tasse di un missile, con lo scappamento rombante
che diffonde una nuvola di fumo in primo piano.
Frammenti di immagine, simili a tanti riflessi di lu-
ce, si compenetrano, come in una vibrazione, ren-
dendone inafferrabili i contorni. Il taglio della com-
posizione ricorda una prospettiva a volo d’uccello e
ancora una volta l’osservatore è portato al centro del
dipinto, in modo da poter cogliere contemporanea-
mente l’intera scena. Egli potrà così concedersi una
visione globale, comprendente ciò che sta di fronte l’orizzonte del suo sguardo, fino alle lontane roton-
così come ciò che sta più lontano, come le tribune o dità del paesaggio e alle frazioni più distanti, verso
le ultime case del paese o che, addirittura, sta dietro cui la macchina è lanciata.
110 30.5
Antonio Sant’Elia
(1888-1916)
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Le architetture impossibili
Antonio Sant’Elia nasce a Como il 30 aprile 1888.
Dopo aver frequentato le scuole tecniche a Cantù e
a Como, nel 1907 si trasferisce a Milano dove è dap-
prima capomastro e poi disegnatore presso l’ufficio
tecnico del Comune.
Dal 1909 al 1911 frequenta l’Accademia di Brera e
stringe amicizia con numerosi giovani artisti e scrit-
tori. Nel 1912 consegue il diploma di professore di
Disegno architettonico all’Accademia di Belle Arti
di Bologna e inizia la propria attività professionale di
architetto. Nel 1914 aderisce al Futurismo firmando
il Manifesto dell’architettura futurista. Anch’egli, come
altri artisti futuristi, parte volontario per la guerra,
morendo in battaglia presso Monfalcone il 10 otto-
bre 1916.
Il contributo di Sant’Elia al Futurismo è costitui-
to da un ampio gruppo di disegni e schizzi dai tratti
netti e vigorosi, di intensa forza espressiva, che pre-
figurano l’architettura di una metropoli moderna
proiettata nel futuro. La sua figura, però, anche a
causa della morte prematura, mantiene una forte
presenza nell’immaginario e nella pratica dell’arte
futurista per tutti gli anni a venire. A ciò contribui-
scono soprattutto l’originalità delle sue idee proget-
tuali e il coraggio di affrontare un tema come quello
dell’architettura che, a differenza della pittura e della
scrittura, presenta molte maggiori difficoltà a essere
trattato secondo lo spirito futurista. Poche saranno,
infatti, rispetto agli altri campi di espressione d’arte,
le proposte relative all’architettura futurista, e quasi
sempre limitate a una visione immaginaria e spesso
non realizzabile.

La centrale elettrica Delle sedici tavole presentate 30.42   forti che sembrano opporsi allo spazio circostante
Antonio Sant’Elia, La
alla mostra milanese dell’Associazione degli Archi- centrale elettrica, 1914.
come le mura di una fortezza. Manca ogni accenno
tetti Lombardi nella primavera del 1914, tre sono Matita e inchiostri su carta, di decorazione e le superfici sono quasi del tutto
dedicate al tema della centrale elettrica. Nel nuovo 31×20,5 cm. Milano, prive di aperture. La compattezza dei singoli ele-
Collezione Paride Accetti.
scenario metropolitano che l’architetto va descri- Intero e particolare. menti e la loro articolata costruzione, comunque,
vendo, questo edificio rappresenta il simbolo più Disegni e stampe tendono a conferire al possente insieme della cen-
innovativo della tecnica moderna. La centrale, in trale una maggiore e più coerente forza espressiva.
un certo senso, è la nuova cattedrale del futuro e Alle spalle della struttura principale sono collo-
testimonia la prodigiosa apparizione della potenza cati i corpi cilindrici delle condotte forzate, i grandi
della macchina. tubi che portano l’acqua alle turbine. Il loro preci-
Tale valenza simbolica appare evidente nel dise- pitare dall’alto verso il basso introduce una forte
gno dal titolo La centrale elettrica Fig. 30.42 . La nota componente dinamica nell’immagine. Un dinami-
dominante è costituita da un austero monumenta- smo che viene ulteriormente rafforzato dai fasci di
lismo. Possenti volumi proiettati verso l’alto sono cavi elettrici ad alta tensione che attraversano l’im-
sormontati da tre incombenti ciminiere. In basso, magine in varie direzioni, ora perpendicolari, ora
essi sono delimitati da una serie di robusti contraf- paralleli alla parete longitudinale della struttura. In
111

30 ■ La stagione italiana del Futurismo (1909-1944)


tal modo essi suggeriscono altre direzionalità verso 30.43  un’accentuata enfasi monumentalistica e un for-
Antonio Sant’Elia,
lo spazio circostante, sottolineando simbolicamen- La Città nuova. Studio,
te senso di profondità della composizione, che si
te lo scaturire dell’elettricità. 1914. Inchiostro nero espande lungo diverse direttrici.
Anche i profili degli alti muraglioni che circon- e matita acquerellati Protagonista dell’immagine è un grande e al-
su carta. Collezione privata.
dano l’edificio contribuiscono a questo effetto di to casamento dalle pareti gradonate affiancato da
Disegni e stampe
movimento. La scenografica maestosità dell’insie- volumi a torre contenenti gli ascensori. Ampie su-
me viene accentuata dall’impostazione della vista 30.44   perfici vetrate e tondeggianti volumi tecnici sulla
Antonio Sant’Elia,
prospettica dal basso verso l’alto. Una strategia La Città nuova. Studio, sommità incrementano l’intensa spinta verticale
grafica che Sant’Elia impiega con grande effica- 1914. Inchiostro nero e che imprime grande dinamismo all’intera visione.
matita acquerellati su carta,
cia. L’esito finale è quello di un’architettura inedita 48,9×32 cm. Collezione Tutto lo spazio ai piedi del casamento è attraversa-
sia nelle forme sia nella funzione sia nei suoi stessi privata. Intero e particolare. to da tralicci orizzontali e verticali, ponti, pilastri e
meccanismi compositivi. Essa, infatti, si propone Disegni e stampe contrafforti. Si genera così una compenetrazione
come la suggestiva rappresentazione di una nuova 30.45 
di elementi strutturali orientati lungo diverse dire-
e affascinante civiltà industriale. Antonio Sant’Elia, zioni, ma governati da un forte equilibrio dinamico.
La Città nuova. Studio Analogamente, anche nella Casa a gradina-
per casa a gradinata con
La Città nuova La convergenza tra le ricerche di ascensori esterni e galleria ta Fig. 30.45 la ricerca tipologica di Sant’Elia si
Sant’Elia e l’ideologia metropolitana del Futuri- interna a profilo parabolico, orienta verso volumi netti e ben distinti. Essi risul-
ca 1914. Matita nera
smo si esprime ancor più nelle tavole dal titolo La ripassata a inchiostro nero, tano determinati dalle rispettive funzioni: abitativa
Città nuova Figg. 30.43-30.45 , esposte in una succes- pastello azzurro su carta, quella del fabbricato a gradoni, destinata ai servizi
38,5×24 cm. Como,
siva mostra del maggio 1914. Il tema è quello di Musei Civici. quella delle torri verticali, con vetrate e antenne.
una metropoli avveniristica costituita da comples- Disegni e stampe
Sant’Elia arriva, dunque, a individuare un nuo-
si architettonici formati da un insieme integrato di vo organismo urbano. La morfologia di tale orga-
edifici residenziali e infrastrutture, cioè l’insieme di nismo, però, non viene più determinata dal suc-
tutte le strade, gli impianti e i servizi necessari alle cessivo accostarsi di singoli edifici sulla base di un
esigenze della vita urbana. Invece del singolo edifi- disegno della pianta urbana. Qui, al contrario, av-
cio, Sant’Elia propone in questo caso un’architettu- viene un avveniristico processo di integrazione
ra a scala urbana. Si tratta di un’inedita dimensione tra l’architettura e il sistema delle inf rastrutture
progettuale per dare espressione a una nuova idea stradali e dei trasporti. In questo modo, Sant’Elia
di città, grande, moderna, tecnologica. realizza una sintesi tra architettura e urbanistica.
Un esempio di questi progetti è offerto dal-
la tavola di presentazione per La Città nuova, uno Stazione d’aeroplani Un ulteriore esempio di que-
studio realizzato a matita, inchiostro e acquerel- sta integrazione tra architettura e infrastrutture del-
lo Fig. 30.44 . Come nel disegno della centrale elet- la mobilità è dato dal disegno Stazione d’aeroplani e
trica, anche in questo caso la nota emergente è treni ferroviari con funicolari ed ascensori, su tre piani
112
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

30.46   stradali Fig. 30.46 . Così come avviene nei moderni ve che, come tutti gli altri, sono rimasti irrealizza-
Antonio Sant’Elia, Stazione
d’aeroplani e treni ferroviari con
terminal aeroportuali, l’architetto concepisce una pi- ti Figg. 30.47 e 30.48 .
funicolari ed ascensori, su tre sta di atterraggio 1 collegata a una sottostante sta- Nel bozzetto di presentazione per un Edificio mo-
piani stradali, 1914. Inchiostro zione ferroviaria 2 mediante sette funicolari a cre- numentale Fig. 30.47 l’architetto abolisce qualsiasi ri-
nero e matita nero-azzurra su
carta gialla, 50×39 cm. Como, magliera 3 e quattro imponenti blocchi verticali di ferimento alle architetture della tradizione (che egli
Musei Civici. Disegno e schema ascensori 4 , formati da torri in acciaio e vetro ter- definisce sprezzantemente come «passatiste»), con-
grafico con l’evidenziazione
degli elementi. minanti con antenne per le trasmissioni telegrafiche. centrandosi su un gioco di volumi geometrizzati.
Nel catalogo della mostra nella quale sono espo- Ecco allora che su uno zoccolo di base, alto e squa-
30.47 
Antonio Sant’Elia, Edificio ste queste tavole, Sant’Elia pubblica un testo che drato, una ripida struttura a gradoni conduce a una
monumentale, ca 1913/1914. poco dopo viene ristampato con il titolo di Mani- massiccia torre affiancata da contrafforti laterali. Si-
Matite colorate su cartoncino,
45,7×26,3 cm. Como, Musei
festo dell’architettura futurista. In esso è possibile ri- mile a un imponente fabbricato industriale, l’edificio
Civici. Intero e particolare. trovare, suggestivamente descritta a parole, la sua propone un diverso e rivoluzionario concetto di mo-
metropoli fantastica. numentalità, del tutto slegato tanto dal Classicismo
30.48 
Antonio Sant’Elia, Edificio Tra le proclamazioni più innovative del Manife- quanto dall’Eclettismo e coraggiosamente proietta-
di culto monumentale con sto c’è la proposta di realizzare in futuro un’archi- to verso le frontiere di una nuova modernità.
scalinata e statue, ca 1914.
Matita, inchiostro, acquerello, tettura dalla vita breve, non destinata all’immorta-
lità e pensata, al contrario, per favorire un costante
30.5.1
pastello su cartone, 32×23 cm.
Como, Musei Civici.
e dinamico rinnovamento dell’ambiente. Un’idea,
4 4
questa sconcertante per gli stessi architetti, e che Nel solco di Sant’Elia
ha suscitato subito, e per molti anni a seguire, un La città futurista
1 fronte ampio di reazioni negative, talvolta irriden-
ti, ma che oggi, soprattutto con le ultime proposte Accanto a quelle di Sant’Elia, altre architetture, ca-
della tecnica che vedono addirittura la possibilità di riche di un analogo spirito visionario, vengono pro-
3 costruire edifici con una megastampante 3D, appa- poste anche nei disegni di architetti come Mario
re una realtà imminente. Chiattone e Virgilio Marchi.

2 Edificio monumentale Il nuovo spirito futurista Mario Chiattone (1891-1957)


di cui Sant’Elia è portatore si rispecchia anche nei Figlio di un industriale ticinese, tra il 1907 e il 1914
progetti di architetture monumentali e celebrati- Mario Chiattone (Bergamo, 1891-Lugano, 1957) stu-
113

30 ■ La stagione italiana del Futurismo (1909-1944)


dia pittura e architettura all’Accademia di Brera di 30.49  Virgilio Marchi (1895-1960)
Mario Chiattone, Cattedrale VI,
Milano. Qui entra in contatto con vari artisti tra 1914. China, tempera e
L’architetto e scenografo Virgilio Marchi (Livorno,
cui lo stesso Antonio Sant’Elia, con il quale condi- matite colorate su cartone, 1895-Roma, 1960), formatosi in ambiente senese,
vide per un anno anche lo studio di architetto. In 85×55,5 cm. Pisa, Università si avvicina a Marinetti intorno agli anni Venti, ma-
degli Studi.
seguito alla tragica scomparsa dell’amico e collega, turando una convinta adesione al Futurismo. Nel
Disegni e stampe
si ritira nel Canton Ticino, dove svolgerà la sua at- medesimo periodo elabora una significativa serie di
tività di architetto abbandonando quasi del tutto le 30.50  dipinti e disegni che – pur più scenografici che archi-
Virgilio Marchi, Edificio visto
premesse progettuali degli inizi. da un aeroplano virante,
tettonici – esprimono un dinamismo travolgente.
Pur senza mai aderire ufficialmente al Futuri- 1919. Tempera su carta
smo, nei molti disegni che Chiattone realizza nel intelata, 134×136 cm. Lugano, Edificio visto da un aeroplano virante In Edificio
Collezione privata. Particolare.
triennio 1914-1916 emerge una convinta parteci- visto da un aeroplano virante, una tempera databile al
Disegni e stampe
pazione alle tematiche metropolitane evocate dalle 1919 Fig. 30.50 , il paesaggio metropolitano assume
teorie futuriste. 30.51  l’aspetto di un grande e animato luna park. La strut-
Virgilio Marchi, Città, ca 1919.
Inchiostro e acquerello su tura contorta dell’edificio, tra un intrico di forme
Cattedrale VI In Cattedrale VI, un grande disegno carta, 75,5×50 cm. Milano, quasi gotiche, con archi a sesto acuto, scalinate, gal-
Collezione privata.
a china su cartone del 1914 Fig. 30.49 , due podero- lerie, torrioni e percorsi pullulanti di gente, rimanda
Disegni e stampe
se torri affiancate si stagliano contro uno sfondo a a una visione che va perdendo ogni legame con la
tempera rossa, emergendo come volumi geometri- città reale per sconfinare direttamente nel fiabesco.
ci da uno zoccolo a forma di parallelepipedo molto A questo si aggiunge l’inquadratura leggermente
schiacciato. La percezione della grandiosa monu- ruotata, come se vista da un aeroplano in fase di
mentalità delle torri è in parte alleggerita sia dalla virata, tema altrettanto caro alla cultura futurista.
base di imposta, sollevata in più punti rispetto allo
zoccolo di appoggio, sia dall’inserimento, a metà Città Nel disegno acquerellato di Città Fig. 30.51 ,
altezza, di elementi vetrati di colore rosso. del 1919 circa, Marchi rappresenta lo scorcio di una
Allo spirito avveniristico che percorre il disegno ideale città futurista, dove i treni si affiancano su ban-
si accompagna una particolare attenzione anche chine pullulanti di viaggiatori, sullo sfondo di monu-
all’effettiva realizzabilità tecnica, come si può de- mentali edifici dalle ampie aperture vetrate. Anche
durre soprattutto dall’adeguato dimensionamento qui non è la realizzabilità che conta, quanto il fascino
di tutti gli elementi strutturali e tecnologici. di una tecnica che diventa narrazione fiabesca.
31
31.1
Arte tra provocazione
e sogno

a b c

Il Dada
«Non ci convinceranno
a mangiare il pasticcio putrefatto
di carne umana che ci offrono»
Tra le fiamme del primo conflitto mondiale la Sviz-
zera, Stato da sempre neutrale, rimane un’isola ap-
parentemente felice, dove le notizie e gli orrori della
guerra arrivano attutiti, quasi come se la corona di d
monti che la cinge le facesse anche da naturale scudo volte «questo»; in italiano e in francese costituisce
politico e culturale verso l’esterno. È dunque natu- una delle prime parole che i bambini pronunciano,
rale che proprio in Svizzera tentino di rifugiarsi, da e con la quale essi indicano tutto: dal giocattolo al-
ogni parte d’Europa, pacifisti, scrittori, intellettuali le persone. Dunque Dada è tutto ed è nulla. Dada è
e artisti che, se fossero rimasti nei rispettivi Paesi, sa- libertà di essere dada o di non esserlo. Dada è arte
rebbero stati inevitabilmente inviati al fronte. e – al tempo stesso – negazione dell’arte Fig. 31.1 .
È in questo contesto che, nel febbraio del 1916, Arp ci fornisce un’ironica testimonianza di co-
l’anno stesso nel quale sarebbero caduti in guerra me il movimento vide la luce, mostrando fin dall’i-
Boccioni e Sant’Elia, alcuni eccentrici intellettuali di nizio quello che sarà il motivo conduttore di tutta
varia provenienza aprono a Zurigo il Cabaret Voltaire l’esperienza dada, cioè il gusto per il paradosso e il
che, già con il nome, allude – anche se scherzosa- gioco dei nonsensi:
mente – all’esaltazione della ragione contro l’irra- 31.1  Ö
Opere dada. «Dichiaro che Tristan Tzara trovò la parola (da-
zionalità della guerra. L’esperimento non è nuovo,
a. Francis Picabia,
da) l’otto febbraio 1916 alle sei di sera. Ero pre-
in quanto già i Futuristi avevano anticipato, con le
Forza comica, 1913-1914. sente con i miei dodici figli quando Tzara pro-
loro «serate», forme espressive del genere. Il promo- Acquerello e matita
nunciò per la prima volta questa parola, che
tore della singolare iniziativa è il poeta e letterato su carta, 63,4×52,7 cm.
Pittsfield (Massachusetts), destò in noi un legittimo entusiasmo. Ciò acca-
tedesco Hugo Ball (1886-1927), rifugiatosi in Sviz- Berkshire Museum. deva al Café de la Terrasse di Zurigo, mentre
zera fin dall’anno precedente. A lui si uniscono ben b. Kurt Schwitters,
Merzbild 9B, 1919. portavo una brioche alla narice destra».
presto altri esuli, tra i quali il poeta e saggista rume- Collage su terra,
no Tristan Tzara (1896-1963), il pittore e scenogra- 96,8×90 cm. Colonia, In un’altra pagina, questa volta dolorosa e toccan-
fo Marcel Janco (1895-1984), rumeno anch’egli, e il Museum Ludwig. te, lo stesso Arp ricorda come
c. Johannes Theodor
pittore e scultore alsaziano Hans Arp ❯ par. 31.1.1 . Baargeld, L’occhio umano
e un pesce, quest’ultimo «[…] perduto ogni interesse per quel grande mat-
Età media del gruppo: intorno ai trent’anni; carat-
pietrificato, 1920. tatoio che era la guerra mondiale, ci volgemmo
teristiche particolari: la voglia di negare qualsiasi va- Ritagli di carta incollata,
alle belle arti. Mentre i cannoni tuonavano in lon-
lore a un passato che, essendo stato capace di creare inchiostro e matita su
carta, 31,1×23,8 cm. tananza, noi dipingevamo, recitavamo, compone-
i presupposti della Grande Guerra, diventava auto- New York, Museum vamo versi e cantavamo con tutta l’anima. Erava-
maticamente e totalmente negativo. of Modern Art.
d. Raoul Hausmann, ABCD mo alla ricerca di un’arte elementare, capace di
Nasce così il Dada (o Dadaismo), un movimento (Autoritratto), ca 1923. salvare l’umanità dalla follia dell’epoca».
che è un nonsenso per definizione. A partire dal no- Inchiostro di china,
me, appunto, che non significa nulla e che è stato in- 40,4×28,2 cm. Parigi, Questa, appunto, è l’ambiziosa scommessa di Dada:
Musée National
ventato aprendo a caso un vocabolario tedesco-fran- d’Art Moderne, Centre riscattare l’umanità dalla follia che l’ha portata alla
cese. In russo significa due volte «sì»; in tedesco due Georges Pompidou. guerra. E per far ciò occorre azzerare tutte le ideo-
31.1 Il Dada ■ 31.2 L’arte dell’inconscio: il Surrealismo Visita le sale
del Dada
e del Surrealismo

logie e tutti i valori. La società che è riuscita a pro- a b c


durre l’orrore del conflitto totale ha perso ogni sua
credibilità. Non valgono più nulla né i suoi principi,
né la sua politica, né – tanto meno – la sua arte. Ci
vuole un’arte nuova, elementare, capace di ridare
agli uomini la forza di essere ancora uomini, e non
folli assassini accecati dallo spirito di sopraffazione.
Ball è molto lucido, al riguardo, quando scrive:
«La gente si comporta come se nulla fosse acca-
duto. La carneficina continua e loro si giustifica-
no con la “gloria europea”. Tentano di rendere
possibile l’impossibile, di far passare il disprezzo 31.2 Ö
dell’umanità, lo sf ruttamento dell’anima e del Serate dada,
forografie d’epoca.
corpo della gente, tutta questa civile strage co-
a. Hugo Ball in una
me un trionfo dell’intelligenza europea. Non ci performance al Cabaret
convinceranno a mangiare il pasticcio putrefatto Voltaire di Zurigo, ca 1916.
di carne umana che ci offrono». b. Il poeta René Crevel
e la scrittrice Madame X
(Jacqueline Chaumont)
Ecco dunque che Dada esplode al Cabaret Voltai- in costumi di Sonia Delaunay,
re (e, dopo la guerra, un po’ in tutta Europa) nei 1923.
c. Sophie Taeuber-Arp
modi più strampalati e anticonformisti. Canzonet- e la sorella Erika Schlegel,
te ironiche, musica africana, poesie urlate contem- 1922.
poraneamente in tedesco, francese e inglese, sur-
31.3 
realistici balli mascherati e performance artistiche Theo van Doesburg e Kurt
nelle quali il pubblico è chiamato a interagire con Schwitters, Piccola serata
dada, 1922. Litografia,
le opere esposte, magari anche solo per distrugger- 30,2×30,2 cm. New York,
le, sono solo alcune delle stravaganti iniziative del Museum of Modern Art.
gruppo Figg. 31.2-31.4 . 31.4 Ô
Ma Dada, a ben vedere, non è neanche un grup- Marcel Janco, Serata di Tristan
po. È un modo di essere e di sentire, il modo più li- Tzara a Zunfthaus zur Meisen,
1918. Linoleografia,
rico (e in fondo anche più ingenuo) per dire no alla 46,8×32,2 cm. Zurigo, artisti e intellettuali che vi avevano aderito ritorna-
follia camuffata da ragion di Stato. Kunsthaus, Bibliothek. no ai rispettivi Paesi o si sparpagliano nel mondo,
Nel 1918 Tzara scrive il Manifesto Dada ❯ Ant. 262 portando ovunque (e in particolare negli Stati Uni-
che, sulla falsariga di quello marinettiano del Futu- ti, artisticamente ancora vergini) i germi di quella
rismo, fornisce – con molta enfasi – alcune direttri- rivoluzione silenziosa e irriverente che, alla follia
ci ideologiche ed estetiche di riferimento. L’opera della violenza, aveva orgogliosamente opposto la
d’arte, in particolare, non deve più «rappresentare violenza della follia.
la bellezza, che è morta» e non deve essere «né gaia In Europa le quattro città dove Dada riesce mag-
né triste, né chiara né oscura», da cui discende che giormente a radicarsi – dopo Zurigo – sono Ber-
«la critica […] è inutile, non può esistere che sog- lino, Colonia, Hannover e Parigi. Nella capitale
gettivamente, ciascuno la sua, e senza alcun carat- francese, in particolare, più forti si faranno anche
tere di universalità». le tensioni e i disaccordi ideologici fra gli stessi ani-
Dada, come movimento, si brucia nel giro di matori del gruppo, prefigurandone la fine. Dada
pochi anni. Subito dopo la fine della guerra i vari muore, dunque, intorno al 1922/1923.
116 a b
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

c d

Molti degli artisti che vissero la breve e in- 31.5  titolo, altrettanto astruso: La deposizione degli uc-
Hans Arp, Ritratto di Tristan
tensissima stagione dada passarono in seguito, Tzara (La deposizione
celli e delle farfalle.
attraverso vari travagli, all’esperienza surrea- degli uccelli e delle farfalle), Come le foglie che cadono da un albero non si
lista ❯ par. 31.2 ; altri volgeranno direttamente all’A- ca 1916/1917. Rilievo in allineano con simmetria geometrica, ma si sovrap-
legno policromo incollato,
strattismo ❯ cap. 32 ; altri ancora cesseranno addi- 40×32,5×9,3 cm. Zurigo, pongono casualmente, così gli elementi di questo
rittura ogni loro attività. Kunsthaus. ritratto creano una forma nella quale ciascuno può
31.6 Ö leggere – se vuole – qualsiasi cosa, secondo la pro-
pria sensibilità e i propri stati d’animo, come nelle
31.1.1
Hans Arp, Opere,
1920-1924.
nuvole bianche di un cielo estivo.
a. Uccelli in un acquario,
Hans Arp (1887-1966) ca 1920. Rilievo in legno
È proprio la legge del caso, del resto, a stimola-
La poesia del caso policromo incollato, re la produzione dadaista di Arp, secondo il quale:
25,1×20,3×11,4 cm.
New York, Museum «essa comprende tutte le altre leggi ed è inson-
Il dadaismo del f ranco-tedesco Hans (o Jean) Arp, of Modern Art.
b. Astuccio di un Da,
dabile come la causa prima da cui deriva ogni
nato a Strasburgo il 16 settembre 1887 e morto a
1920/1921. Legno forma di vita».
Basilea il 7 giugno 1966, è molto sottile e intellet- fluitato inchiodato su
tuale, risentendo di una solida formazione accade- legno e rialzi di colore, In questo modo «un quadro o una scultura che non
38,7×27×4,5 cm. Parigi,
mica (maturata tra Weimar e Parigi) e, soprattutto, Musee National d’Art hanno avuto l’oggetto per modello sono concreti
delle influenze astratte del gruppo Der Blaue Reiter Moderne, Centre Georges e sensuali quanto una foglia o una pietra» e il loro
Pompidou.
(1912) ❯ par. 32.1 . c. Asse da uova, 1922.
non rappresentare qualcosa di riconducibile all’e-
Legno dipinto, sperienza reale è un pregio e non un difetto.
Ritratto di Tristan Tzara Nel Ritratto di Tristan 76,2×96,5×5 cm. Liegi, Neanche un albero rappresenta nulla, se non se
Collezione privata.
Tzara del 1916/1917 Fig. 31.5 Arp rompe provo- d. Orologio (Turmuhr), stesso, e così tutte quelle che Arp chiama «sculture
catoriamente qualsiasi precedente schema figu- 1924. Legno dipinto, elementari» sono da leggersi come forme naturali,
65,3×56,8×5 cm. Parigi,
rativo. Della riconoscibilità del soggetto, infatti, Musee National d’Art sottratte ai limiti e alle complicazioni dell’azione
non rimane che il titolo, in quanto gli elementi Moderne, Centre Georges umana che, volendo razionalizzarle, tenderebbe a
Pompidou.
che compongono il rilievo in legno policromo so- distruggerne ogni spontaneità.
no forme praticamente astratte, cioè senza alcun Facendo una panoramica delle sue opere dada
tipo di riferimento alla realtà naturale. Anzi, aven- è infatti possibile ricavare un fantasioso repertorio
do perso qualsiasi obbligo rappresentativo, essi si di forme colorate più o meno casuali, la cui libe-
muovono con rinnovata libertà, componendosi ed ra combinazione in rilievo genera accostamenti
espandendosi secondo la legge del caso, tanto da o dissonanze di grandissima suggestione evocati-
indurre l’artista a dare all’opera anche un secondo va Fig. 31.6 .
31.7  117
Raoul Hausmann,
Dada-Cino, 1920. Inchiostro
di china e fotomontaggio,
31,7×22,5 cm.
Collezione privata.

31 ■ Arte tra provocazione e sogno


31.1.2
Raoul Hausmann
(1886-1971)
Arte come fotomontaggio

La formazione iniziale di Raoul Hausmann, nato a


Vienna il 12 luglio 1886, vissuto soprattutto in Ger-
mania e morto a Limoges il primo febbraio 1971, 31.8  in legno e materiali vari,
Raoul Hausmann, 32,5×21×20 cm. Parigi,
si svolge nell’ambito delle avanguardie cubista ed Lo spirito del nostro Musée National d’Art
espressionista. Già collaboratore della rivista «De tempo (Testa meccanica), Moderne, Centre Georges
1919. Assemblaggio Pompidou. Vedute frontale,
Stijl», autorevole espressione del Neoplasticismo di testa di manichino di tre quarti e laterale.
olandese ❯ par. 32.6 , fu il principale animatore del
circolo dada di Berlino (1918), il fondatore della ri-
vista tedesca «Der Dada» (1919) e, verosimilmen- prevede l’applicazione di oggetti differenti su un
te, anche l’inventore della tecnica del fotomontaggio, supporto) del 1919 noto anche come Testa meccani-
importante evoluzione tecnologica del collage di pi- ca Fig. 31.8 , che Hausmann esprime in una sintesi
cassiana memoria Fig. 31.7 . perfetta la propria visione del mondo e dell’arte,
un astrattismo più concettuale che figurativo.
«Chiamammo fotomontaggio questo procedi-
Invertendo l’idea di Georg Wilhelm Friedrich
mento in quanto esso esprimeva la nostra av-
Hegel (1770-1831), il maggior filosofo idealista te-
versione a voler interpretare la parte dell’artista.
desco, secondo cui la natura discende dallo svilup-
Noi ci consideravamo ingegneri, asserivamo di
po della mente, Hausmann riconduce quest’ultima
essere costruttori e di montare i nostri lavori (co-
a un prodotto della natura. Ecco allora che la testa
me fa un fabbro)».
lignea di un manichino, modificata dall’artista per
Il fotomontaggio è visto dall’artista come un nuo- toglierle qualsiasi espressione naturale, assume si-
vo e potentissimo strumento per produrre realtà gnificato non in sé ma per gli oggetti che con essa
alternative e fantastiche partendo, al contrario, da casualmente interagiscono (si riconoscono, fra gli
realtà concrete e a volte anche banali. altri, un centimetro graduato, un righello, un car-
tellino con il numero «22», una custodia per occhia-
Lo spirito del nostro tempo È comunque con Lo li, il meccanismo di un orologio, delle manopole di
spirito del nostro tempo, un assemblaggio (tecnica che ottone, alcune viti).
118 31.9  Ô un’opera come Nudo che scende le scale n. 2, un olio
Marcel Duchamp,
Nudo che scende le scale
del 1912, dunque anteriore all’adesione dadai-
n. 2, 1912. Olio su tela, sta Fig. 31.9 . Protagonista del dipinto è la traccia,
146×89 cm. Filadelfia, ripetuta e armonica, del profilo di un corpo umano
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Museum of Art, Collezione


Louise e Walter Arensberg. nell’atto di scendere una scala. La scomposizione
Intero e particolare. della continuità del gesto in singole figure accostate
e consequenziali, analogamente a quanto avviene
anche nelle ricerche cinematografiche del tempo,
ricorda molto da vicino immagini simili, elaborate
soprattutto dai futuristi Luigi Russolo (1885-1947) e
Giacomo Balla.

Fontana Quando nel 1917 Duchamp espose, con


lo pseudonimo di R. Mutt, Fontana, si gridò allo
scandalo: la critica insorse e le polemiche si arro-
ventarono. La fontana, infatti, altro non era che
un orinatoio rovesciato, di quelli che solitamente
si usano nei gabinetti pubblici maschili Fig. 31.11 .
L’ironica beffa, resa ancora più provocatoria dalla
firma dell’autore e dalla data, apposte in basso a
sinistra, fu chiarita dallo stesso artista che, parlan-
do di sé con il distacco della terza persona, scrisse
agli organizzatori della mostra che rifiutarono di
esporre l’oggetto:
«L’orinatoio del signor Mutt non è immorale,
non più di quanto lo sia una vasca da bagno […].
Non ha importanza se il signor Mutt abbia o me-
no fatto Fontana con le sue mani. Egli l’ha SCEL-
TA. Egli ha preso un articolo usuale della vita di
31.1.3 31.10 Ô
Marcel Duchamp, Ruota ogni giorno e lo ha collocato in modo tale che
di bicicletta, terza copia
Marcel Duchamp del 1951 da un originale
il suo significato d’uso è scomparso sotto il nuo-
(1887-1968) perduto del 1913. Ready- vo titolo e il nuovo punto di vista e ha creato un
Una provocazione continua made, 128,3×42×63,8 cm. nuovo modo di pensare quell’oggetto».
New York, Museum
of Modern Art.
Quest’ultima riflessione è importante per capire
Il francese Marcel Duchamp, nato a Blainville il 28 il senso dell’arte di Duchamp. Arte non è più fare
luglio 1887 e morto a Neuilly-sur-Seine il 2 ottobre (dunque mostrare una bravura e una competenza
1968, inizia il proprio precoce itinerario artistico ne- anche tecniche), ma scegliere (cioè operare a livel-
gli ambienti cubista e futurista, dei quali condivide lo di puro intelletto). Chiunque, in questo senso,
pienamente lo spirito innovativo e rivoluzionario. può pertanto essere artista e tutto può diventare
Personaggio complesso e irrequieto, vive e lavora arte. Basta riuscire a sottrarsi alle schematizzazio-
soprattutto fra Parigi e New York, dando un contri- ni mentali che tendono a incasellare la realtà all’in-
buto fondamentale alla maturazione dell’esperien- terno di una griglia rigida e mistificatoria, imposta
za dada. Fin dal 1913, infatti, Duchamp aveva inco- dalla società borghese e funzionale alla sua visione
minciato a sperimentare il cosiddetto ready-made, classista del mondo. «Ogni cosa al suo posto e un
che letteralmente significa «prefabbricato», «pronto posto per ogni cosa»: contro questo motto banale
all’uso» ❯ Ant. 263 . Si trattava di impiegare in campo e privo di fantasia Duchamp scaglia le proprie pro-
artistico, cioè fuori dal loro abituale contesto, og- vocazioni, ribadendo che esse non hanno «altra in-
getti della vita quotidiana, la cui vista e il cui uso ci tenzione che quella di sbarazzarsi dell’apparenza
sono stati da sempre familiari. Il significato profondo di opera d’arte».
di questa sua provocazione, infatti, consiste proprio L’originale della fontana è andato disperso per-
nel riproporli come oggetti d’arte, spiazzando e stra- ché, nel corso di un trasloco, i facchini lo scambia-
volgendo ogni nostra possibile aspettativa Fig. 31.10 . rono per quello che in effetti era e lo buttarono via.
Duchamp non poteva aspettarsi un esito migliore.
Nudo che scende le scale n. 2 Rif lessi incon- L’oggetto-orinatoio che, tolto dal suo contesto, di-
fondibili di Cubismo e Futurismo si ritrovano in ventava fontana (e quindi arte), durante il trasloco
119

31 ■ Arte tra provocazione e sogno


torna a essere oggetto d’uso comune e dunque co- 31.11  31.1.4
Marcel Duchamp,
me tale trattato e distrutto. Fontana, 1917.
Ready-made: orinatoio
Francis Picabia
L.H.O.O.Q. La scomparsa – secondo Duchamp – in porcellana, altezza 61 cm. (1879-1953)
Londra, Tate Modern. Le macchine impossibili
di un’arte con la «A» maiuscola è ancor meglio Replica del 1964.
comprensibile in L.H.O.O.Q., un ready-made retti-
31.12 Ö
ficato (cioè sul quale l’artista è intervenuto appor- Marcel Duchamp, François-Marie Martinez de Picabia de la Torre, no-
tando anche qualche piccola modifica) realizzato L.H.O.O.Q., 1919. to più semplicemente come Francis Picabia, nasce
Ready-made rettificato:
nel 1919 Fig. 31.12 . Si tratta di una riproduzione riproduzione della Gioconda a Parigi da padre spagnolo e madre francese il 22
della Monna Lisa di Leonardo alla quale Duchamp e inchiostro, 19,7×12,4 cm. gennaio 1879 e muore – sempre nella città natale –
New York, Collezione privata.
ha aggiunto baffi e pizzetto, analogamente a quan- il 30 novembre 1953.
to ogni ragazzo ha fatto almeno una volta, scara- 31.13 Ô Da principio si forma in ambiente fauve, avvici-
bocchiando su qualche libro scolastico. In questo Francis Picabia, nandosi poi a Marcel Duchamp (1910) e alle espe-
Parata amorosa, 1917.
caso, però, la provocazione è doppia, in quanto Olio su tela, 38×29 cm. rienze dada zurighesi.
dissacra uno dei miti artistici più consolidati della Chicago, Collezione privata. Nel 1917 è a Barcellona, dove inizia la pubblica-
storia: quello della Gioconda, appunto. In aggiun- zione di «391», una graffiante rivista d’avanguardia
ta a tutto questo, le lettere maiuscole del titolo sulla quale scriveranno, oltre ad Hans Arp e a Mar-
L.H.O.O.Q., alla base della riproduzione, se silla- cel Duchamp, anche il poeta Guillaume Apollinai-
bate secondo la pronuncia francese danno origine re, Tristan Tzara e il letterato e intellettuale André
a una frase volgare (che suona come: Elle a chaud Breton ❯ par. 31.2 .
au cul, letteralmente: «Ella ha caldo al sedere») e Nel suo periodo dada Picabia mette a punto una
gratuita, cioè assolutamente estranea al contesto. tecnica pittorica variamente definita macchinista
Così facendo Duchamp non vuole negare l’arte di (cioè che si ispira ai meccanismi delle macchine)
Leonardo ma, a modo suo, onorarla. Egli mette o anche meccanomòrfa (cioè che assume la forma o
infatti in ridicolo gli estimatori superficiali e igno- l’apparenza di una macchina Fig. 31.13 ). In questa
ranti dell’arte, attaccati alle apparenze e alle con- nuova forma espressiva si mescolano ironicamen-
venzioni. te il rigore e la chiarezza del disegno tecnico con
120 31.14 
Francis Picabia, Machine
Tournez vite, 1916. Tempera
su cartone, 50,4×32 cm.
New York, Collezione
privata.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

31.1.5
Man Ray (1890-1976)
La fotografia astratta

Man Ray, pseudonimo di Emmanuel Radnitzky, na-


to a Filadelfia il 27 agosto 1890 e morto a Parigi
il 18 novembre 1976, americano di nascita ed eu-
c ropeo di cultura, sposta i limiti del Dada verso il
l’assoluta irrazionalità di congegni che, nonostan- nonsenso più assoluto, prefigurando quelle che sa-
te l’apparente complessità, sono del tutto privi di ranno poi le tematiche surrealiste ❯ par. 31.2 . Dopo
qualsiasi logica e utilità. i primi studi di architettura, compie anche diverse
e interessanti esperienze di regia cinematografica
Machine Tournez vite Con Machine Tournez vi- e di fotografia astratta (la cosiddetta rayografia, rea-
te (letteralmente: «Macchina “Girate velocemen- lizzata, cioè, senza usare la macchina fotografica,
te”») Fig. 31.14 , una tempera del 1916, Picabia re- ma semplicemente appoggiando in camera oscura
alizza una delle sue fantasiose e meglio riuscite un oggetto o una sagoma ritagliata direttamente su
macchine impossibili. L’opera si articola attorno a un foglio di carta sensibile o un negativo) Fig. 31.15 .
due ingranaggi dentati: uno più grande, del qua- «Fotografo ciò che non posso dipingere», usava di-
le si vede poco più di un quarto, contrassegnato 31.15  re, «e dipingo ciò che non posso fotografare».
Man Ray, Rayogrammi.
al centro dal numero «2» (che la legenda dice cor-
a. Senza titolo, ca 1922.
rispondere a homme, uomo), l’altro più piccolo, in Collezione privata.
Cadeau In Cadeau del 1921 Fig. 31.16 , che in seguito
basso, rappresentato per intero (che corrisponde b. Champs délicieux, ottavo replicherà varie altre volte, Ray propone un ironico
a «1», cioè femme, donna). La diversa dimensione rayogramma, 1922. Parigi, ready-made rettificato. Si tratta di un improbabile fer-
Musée National d’Art
dei due congegni e la loro disposizione, evidente Moderne, Centre Georges ro da stiro alla cui piastra l’artista ha saldato quattor-
metafora dell’atto sessuale, ci fanno pensare che Pompidou. dici chiodi d’acciaio. In quest’oggetto tutto è beffa e
c. Senza titolo, 1923.
a una lenta rotazione di quello maggiore (il ma- New York, Museum contraddizione, a cominciare dal titolo (Cadeau, che
schio) corrisponderebbe una velocissima rotazio- of Modern Art. in francese significa «regalo»), che allude polemica-
ne di quello minore (la femmina). I due ingranaggi 31.16 Ö mente ai formalismi e alle convenzioni borghesi, fi-
sembrano essere rappresentati secondo le precise Man Ray, Cadeau, 1921, no alla presenza dei chiodi, che di fatto annullano la
copia del 1964 di un originale
regole del disegno meccanico, con circonferenze e perduto. Ready-made
funzione stessa del ferro che è quella di stirare.
linee di costruzione che, anche se assolutamente rettificato: ferro da stiro
con 14 chiodi saldati sulla Le violon d’Ingres Con Le violon d’Ingres Fig. 31.17
casuali, simulano con grande maestria un vero e piastra, altezza 16,3 cm.
proprio progetto tecnico. In questo senso la com- Gerusalemme, Israel l’artista si cimenta con una nuova manipolazione
posizione diventa anche una feroce parodia del mi- Museum. dell’immagine fotografica, aprendo la strada a un’i-
to del progresso, anticipando già tutti i temi dell’a- nesplorata gamma di possibilità espressive, i cui ul-
lienazione della vita moderna. timi esiti possono essere oggi individuati nei video-
31.2 121

L’arte dell’inconscio:
il Surrealismo

31 ■ Arte tra provocazione e sogno


«Automatismo psichico puro»
L’inconscio è quella sfera dell’attività psichica (l’in-
sieme di tutti gli atti che riguardano la conoscenza
e l’emotività) che non raggiunge il livello della co-
scienza. In altre parole, esso costituisce quella par-
te della vita interiore di ogni individuo della quale
non si può avere né consapevolezza né, dunque,
conoscenza diretta. L’inconscio, tuttavia, riesce a
manifestarsi in vari modi, per esempio attraverso
alcune azioni che chiunque compie in modo pres-
soché automatico, cioè senza il filtro della ragione.
Ciò può avvenire grazie all’improvviso emergere
di ricordi che invano si era cercato di richiamare al-
la memoria, oppure mediante atti ripetitivi e abitu-
dinari quali melodie canticchiate soprappensiero,
dimenticanze di nomi, perdita di oggetti.
Ma è senza dubbio il sogno la via privilegiata at-
traverso la quale l’inconscio si rivela in tutta la sua
essenza e pregnanza. Fu nel 1899 che Sigmund
Freud pubblicò L’interpretazione dei sogni, rivelatasi
un’opera rivoluzionaria per la sua visione del so-
gno come lo strumento più adatto e prezioso per la
ricostruzione dell’attività psichica inconscia.
Nel 1924 il poeta e intellettuale francese André
Breton (1896-1966) scriveva nel Primo manifesto del
Surrealismo ❯ Ant. 264 :
«Molto opportunamente Freud ha concentrato
la propria critica sul sogno. È inammissibile, in-
giochi, nella simulazione computerizzata di realtà 31.17 
Man Ray, Le violon d’Ingres, fatti, che su questa parte importante dell’attivi-
virtuali o aumentate e nella visione in 3D. 1924. Fotografia alla gelatina tà psichica (poiché, almeno dalla nascita dell’uo-
Le violon d’Ingres è una frase idiomatica france- d’argento modificata in
fase di stampa, 30×24 cm. mo fino alla sua morte, il pensiero non presenta
se che significa letteralmente «il violino di Ingres» e
Los Angeles, J. Paul Getty alcuna interruzione, la somma dei momenti di
che viene utilizzata per indicare un hobby, in quanto Museum.
sogno, dal punto di vista del tempo, e conside-
proprio il violino era il passatempo prediletto da In-
31.18 Ô rando solo il sogno puro, quello del sonno, non
gres. La foto, che rappresenta di schiena la cantante Jean-Auguste-Dominique è inferiore alla somma dei momenti di realtà –
e modella Alice Prin (in arte Kiki), allude scherzo- Ingres, La bagnante
di Valpinçon, 1808. limitiamoci a dire: dei momenti di veglia) ci si sia
samente alla celebre Bagnante di Valpinçon, un nu- Olio su tela, 146×97 cm. soffermati ancora così poco».
do di spalle che proprio Ingres aveva realizzato nel Parigi, Museo del Louvre.
1808 Fig. 31.18 . In fase di stampa, grazie alla rayogra- Da tali considerazioni muove il ragionamento di
fia, Man Ray ha poi aggiunto due «effe» all’altezza Breton nel definire il Surrealismo.
delle reni, in modo da rendere leggibile il corpo nu-
do della donna come un grande violino. Così, come
il violino era l’hobby di Ingres, Kiki – assai più pro- ■ André Breton Poeta e critico seguì l’attività di letterato. Fra
letterario. Studente in medicina le sue opere ricordiamo I passi
vocatoriamente – è quello di Ray. Ecco allora che fino allo scoppio della Grande perduti (1924), Che cos’è il Sur-
realtà vera e realtà percepita si sfasano e anche la Guerra (alla quale prese parte), realismo? (1934), L’amore folle
fu il fondatore del Surrealismo, (1937) e Delitto flagrante (1949).
fotografia dimostra di non essere più solo un freddo di cui pose le basi sin dal 1920.
mezzo di documentazione, ma anche uno strumen- Nel 1924 pubblicò il Primo ma- ■ Primo manifesto del Sur-
nifesto del Surrealismo. Aderì realismo Al Primo manifesto
to creativo di insospettabile e provocatoria versatili- al comunismo nel 1927, allon- fecero seguito il Secondo mani-
tanandosene, però, nel 1935. festo del Surrealismo (nel 1930)
tà. Dada provoca, dunque; irride, diverte e comun- Dal 1941 al 1946 fu negli Sta- e i Prolegomeni a un Terzo mani-
que libera dai lacci del convenzionale e dell’ovvio. ti Uniti. Rientrato in patria pro- festo del Surrealismo (nel 1942).
122 a b c
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

d
Anzitutto egli nota che per ogni essere umano il 31.19 ÖÔ
Opere surrealiste.
sonno e il sogno costituiscono una sorta di paren-
a. André Breton, Yves
tesi all’interno dell’attività quotidiana (oltretutto, Tanguy, Camille Goemans,
solitamente, i sogni o non si ricordano o di essi si Jacques Prévert,
Cadavre exquis, 1927.
ha un ricordo sommario e frammentato). Matita e matite colorate,
Gran parte della vita dell’uomo, però, trascorre 19,7×14,8 cm. Parigi,
nel sonno e sognando. Deve necessariamente esi- Musée National d’Art
Moderne, Centre Georges
stere, allora, un modo affinché anche questa atti- Pompidou.
vità del tutto umana possa entrare a far parte di b. Yves Tanguy, Mamma,
papà è ferito!, 1927.
una realtà superiore, che riesca a conciliare i due Olio su tela, 92,1×73 cm.
momenti dell’esistenza: quelli della veglia (che è New York, Museum
of Modern Art.
quanto comunemente viene chiamata realtà) e del c. George Platt Lynes,
sogno. Scrive ancora Breton: «Credo alla futura so- Il sonnambulo, 1935.
Fotografia alla gelatina
luzione di quei due stati, in apparenza così contrad- d’argento con inserti,
vale a dire un processo automatico che si realizza
dittori, che sono il sogno e la realtà, in una specie 32,5×26,5 cm. New York, senza il controllo della ragione e fa sì che l’incon-
di realtà assoluta, di surrealtà, se così si può dire». Metropolitan Museum scio, quella parte dell’essere umano che si libera
of Art.
Per «surrealtà», dunque, si intende una realtà assolu- d. Roberto Matta, Senza nel sogno, emerga e si esprima divenendo operan-
ta. E il Surrealismo come può essere definito? titolo (Al principe), 1937. te anche mentre si è svegli. In tal modo il pensiero,
Matite colorate, inchiostro
È di nuovo Breton a chiarirlo, usando una formu- e grafite, 24,1×31,1 cm. privo di freni inibitori di carattere morale, sociale,
la tipica dei dizionari o delle “voci” enciclopediche: New York, Metropolitan estetico, è libero di vagare e raccogliere immagini,
Museum of Art, The
Pierre and Maria-Gaetana idee, parole, senza costrizioni precostituite né sco-
«Surrealismo, n.m.1 Automatismo psichico puro col Matisse Collection. pi preordinati. Viene così raggiunta quella realtà
quale ci si propone di esprimere, sia verbalmen- Intero e particolare.
superiore, la surrealtà, in cui veglia e sogno si con-
te, sia per iscritto, sia in qualsiasi altro modo, il ciliano e si compenetrano.
funzionamento reale del pensiero. Dettato del Se non è difficile rendersi conto di come possa
pensiero, in assenza di qualsiasi controllo eserci- esistere una scrittura surrealista (basta porsi in una
tato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupa- condizione di ascolto e di attesa e scrivere lascian-
zione estetica o morale». dosi guidare dal pensiero che corre da un’immagi-
A questa definizione il poeta ne aggiunge una fi- ne all’altra senza alcun controllo), più complesso è
losofica: esprimere cosa si debba intendere per arte surrealista.
Come fare arte surrealista? Max Ernst ❯ par. 31.2.1 ,
«Encicl. Filos. Il surrealismo si fonda sull’idea di partendo da una celebre frase del poeta Isidore Du-
un grado di realtà superiore connesso a certe for- casse (1846-1870), più noto con lo pseudonimo di
me d’associazione finora trascurate, sull’onnipo- Comte de Lautréamont: «Bello come l’incontro ca-
tenza del sogno, sul gioco disinteressato del pen- suale di una macchina per cucire e di un ombrello
siero. Tende a liquidare definitivamente tutti gli su un tavolo operatorio», spiegava – attualizzando
altri meccanismi psichici e a sostituirsi ad essi nel- l’esperienza e piegandola ai fini di un’estetica sur-
la risoluzione dei principali problemi della vita». realista – che tale bellezza proveniva dall’«accoppia-
1. n.m.: sta per «nome maschi-
mento di due realtà in apparenza inconciliabili su un
Pertanto il Surrealismo è un automatismo psichico, le». piano che in apparenza non è conveniente per esse».
123

31 ■ Arte tra provocazione e sogno


Infatti, di un ombrello – oggetto reale e a tutti 31.20  la volontà dell’artefice – può essere usata come
Max Ernst, Lei protegge
ben noto – ognuno ha un’idea precisa: sa, ad esem- il suo segreto, 1925.
evocatrice di oggetti e forme diverse Fig. 31.20 .
pio, a cosa serve, dove si conserva, in che occasio- Frottage con matita ■ Il grattage e il raclage sono le azioni del grattare e

ni si adopera. Il significato di «ombrello» è, quindi, e gouache su carta, del raschiare con un qualsiasi strumento il colore
42,7×26 cm. Edimburgo,
conosciuto e definito una volta per tutte. Lo stesso Scottish National Gallery steso sulla tela, in modo da far emergere o un co-
vale per la macchina per cucire, anch’essa oggetto of Modern Art. lore sottostante oppure la tela grezza Fig. 31.21 .
reale. E chiunque sa anche quale sia la funzione ■ Il collage, infine, accostando in modo casuale ri-
31.21 
di un tavolo operatorio. La bellezza surrealista, al- Max Ernst, Foresta tagli di giornali, di riviste tecniche, di stampe, di
e colomba, 1927. Grattage,
lora, nasce dal trovare assieme due oggetti reali, olio su tela, 100,3×81,3 cm. cataloghi, di pubblicità e altro ancora, perviene
veri, esistenti (l’ombrello e la macchina per cuci- Londra, Tate Modern. a un’associazione irrazionale di forme che, pro-
re), che non hanno nulla in comune, in uno stesso 31.22 ÖÔ
prio per questo, diventano surreali Fig. 31.22 .
luogo comunque vero ma ugualmente estraneo a Max Ernst, La mezzanotte Come risulta chiaro, il pensiero – libero di corre-
entrambi. Tale situazione genera un’inattesa visio- passa sulle nuvole, 1920. re senza freni di alcun genere – aumenta la libertà
Collage di ritagli fotografici
ne che sorprende per la sua assurdità e perché con- e di stampe riproducenti individuale. Esiste, però, un altro tipo di libertà al
traddice a fondo le certezze di chi guarda. fotografie, 18,4×13 cm. quale il Surrealismo guarda con estremo interesse
Svizzera, Collezione privata.
L’arte surrealista, che porta alle estreme conse- Intero e particolare. e a cui tiene allo stesso modo di quella individuale:
guenze alcune delle tematiche romantiche inerenti la libertà sociale.Tale libertà si attua solo attraverso
al sogno, al mondo dei simboli e all’irrazionale, è nel la rivoluzione. Se ai fini dell’accrescimento della li-
suo insieme un’arte figurativa e – salvo che per Joan bertà individuale il punto di riferimento è Sigmund
Miró ❯ par. 31.2.2 – non astratta: questo vuol dire Freud, per l’avvento della libertà sociale la figura
che le forme rimangono sempre e comunque figu- guida è riconosciuta in Karl Marx.
re facilmente riconoscibili e identificabili Fig. 31.19 . André Breton, assieme ad altri Surrealisti tra i
I modi e le tecniche elaborati dai pittori surreali- quali i poeti Louis Aragon (1897-1982) e Paul Éluard
sti per arrivare a una pittura automatica – cioè svin- (1895-1952), aderì all’ideologia comunista nel 1927
colata dai processi di controllo razionale – furono e nel 1930 la rivista «La Révolution surréaliste» (La
numerosi. Fra essi senza dubbio sono da ricordare rivoluzione surrealista) cambiò nome divenendo
il frottage («strofinamento»), il grattage («grattatu- «Le Surréalisme au service de la révolution» (Il Sur-
ra»), il raclage («raschiatura») e il già citato collage. realismo al servizio della rivoluzione).
■ Il frottage consiste nello sfregare una matita, un Se i Dadaisti, che dopo la Prima guerra mondia-
gessetto o un qualunque altro materiale per co- le e in seguito allo stordimento degli anni imme-
lorire su un supporto (cartaceo, telato o d’altro diatamente successivi, avevano, in modo simile ai
genere) messo a contatto con una qualunque su- Surrealisti, esplorato la casualità come generatrice
perficie che presenti delle rugosità (un pavimen- di arte, tuttavia essi muovevano dalla negazione di
to in legno o dei sacchi di iuta). L’immagine che tutto. Le loro convinzioni erano distruttive e il loro
ne deriverà – e che sarà quindi svincolata dal- comportamento tendenzialmente anarchico.
124 31.23 
Max Ernst,
La puberté proche...
(Les Pléiades) – Verso la
pubertà (Le Pleiadi) –, 1921.
Frottage, collage, frammenti
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

di fotografie ritoccate, gouache


e olio su carta, montato
su cartone, 24,5×16,5 cm.
Collezione privata.

31.24 
Schema grafico-compositivo
di La puberté proche.

31.2.1
Max Ernst (1891-1976)
ÇPittura al di lˆ della pitturaÈ
Nato a Brühl, nei pressi di Colonia, il 2 aprile 1891,
Max Ernst studia filosofia all’Università di Bonn.
Dedicatosi totalmente alla pittura, aderisce dappri-
ma al Dada e successivamente, sotto la spinta dei
suoi interessi per la psichiatria (studiata ai tempi di
Bonn), si rivolge al Surrealismo. Nel frattempo si
trasferisce a Parigi (1922). Nel 1933 è iscritto nelle
liste di proscrizione naziste e nel 1939, allo scoppia-
re della Seconda guerra mondiale, viene internato
in un campo di prigionia francese per stranieri in-
desiderati. Un intervento dell’amico Paul Éluard
riesce a farlo rilasciare.
Abbandonata la Francia nel 1941, l’artista si reca
negli Stati Uniti, grazie all’aiuto della collezionista
e mecenate Peggy Guggenheim ❯ Itin., p. 266 , che
sposa nello stesso anno e da cui divorzia nel 1943.
Nel 1953 è di nuovo in Francia, dove rimane fino
alla morte, avvenuta a Parigi il primo aprile 1976.
A Max Ernst si deve la più lucida interpretazio-
ne della poetica dell’arte surrealista. Fu lui, inol-
tre, a mettere a punto il frottage ❯ Fig. 31.20 , il grat-
Al contrario i Surrealisti – molti dei quali prove- tage ❯ Fig. 31.21 e la decalcomanìa. Queste tecniche
nivano proprio dalle fila del Dada – avevano una artistiche automatiche, infatti, ben si prestavano a
proposta costruttiva che considerava sia una nuova tradurre in pittura i contenuti onirici e, comunque,
scienza (la psicoanalisi di Freud) quale strumento svincolati dalla volontà, tipici del Surrealismo.
per raggiungere la libertà individuale, sia l’azione ■ Liste di proscrizione Dal la-
tino proscrìbere, composto da
politica rivoluzionaria quale mezzo per concorrere pro, avanti, e scrìbere, scrive- La puberté proche Gli inizi di Ernst furono all’in-
alla libertà collettiva, cioè sociale. re, pertanto «notificare». Le liste terno delle tematiche e, soprattutto, delle tecni-
di proscrizione sono elenchi di
Max Ernst, Joan Miró, René Magritte e Salvador persone da esiliare. che dada. La puberté proche… (Les Pléiades) – Verso
Dalí furono le personalità artistiche più significative la pubertà (Le Pleiadi) – , ad esempio, un’opera del
■ Decalcomania Tecnica pit-
fra le tante che aderirono al Surrealismo, non solo torica che consiste nel premere 1921 Fig. 31.23 , mette insieme frammenti di foto-
in Europa, ma anche negli Stati Uniti – Victor Brau- un supporto (un foglio di carta o grafie (quella pornografica di una donna nuda di-
una tela, per esempio) su un al-
ner (1903-1966), André Masson ❯ Itin., p. 267 , Yves tro precedentemente dipinto o stesa su un divano, ma ruotata di 90 gradi), pittura
Tanguy ❯ Itin., p. 268 , Roberto Matta (1911-2002), colorato e la cui pittura sia fre- a olio e frottage per giungere a un’espressione pitto-
sca. L’immagine che ne risulta
Georges Platt Lynes (1907-1955), Joseph Cornell (1903- differisce, anche notevolmente, rica altamente poetica.
1972) –, facendo ricorso al sogno, all’inconscio e al da quella di partenza. Una figura sensuale e senza volto si libra nell’a-
paradosso. Il movimento surrealista cominciò a per- ■ Crettato Dal latino crepitàre. ria, leggera, vincendo la legge di gravità, mentre
dere vitalità nel 1946, al rientro in Francia di André Si dice di superficie, soprattutto un frammento roccioso precipita in basso, inesora-
muro intonaco, rotta da crepe
Breton, reduce da un quinquennio negli Stati Uniti. o fessure. bilmente. Il braccio sinistro della donna – idealizza-
ta ed elevata a simbolo della femminilità e dell’ero- 125
tismo – penetra in una sfera vicina a un ammasso
informe, forse proprio la costellazione delle Pleiadi
a cui allude il titolo dell’opera. È la forza prorom-

31 ■ Arte tra provocazione e sogno


pente dell’eros che vince ogni ostacolo.
Il fondo monocromo celeste, opaco e un po’
crettato, si conclude nella parte inferiore con delle
linee orizzontali legate a strisce verdi (la terra? Il
mare con la riva? Il “basso”?). Superiormente, in-
vece, ad altre linee parallele si uniscono fasce al-
ternate di azzurro e di blu di diversa altezza (il cie-
lo che va progressivamente scurendosi? L’“alto”?).
La massa informe, il nudo femminile e il sasso che
precipita sono compresi, ciascuno, entro un terzo
della superficie del cartone; allo stesso tempo la fi-
gura principale della composizione si dispone lun-
go un’ampia banda diagonale Fig. 31.24 .
All’esterno della superficie dipinta, in basso,
Max Ernst ha vergato, in f rancese, tre suggestivi
versi surrealisti:
«La vicina pubertà non ha ancora tolto la gra-
zia composta delle nostre Pleiadi / lo sguardo
dei nostri occhi pieni d’ombra è diretto verso il
selciato che sta cadendo / la gravitazione delle
ondulazioni non esiste ancora».
Se alcuni termini o alcune espressioni possono (o
sembrano) aiutare a interpretare il dipinto, per altro
aspetto i versi ne costituiscono, invece, la traduzione
verbale: enigmatici al pari del soggetto figurativo.

Au premier mot limpide Già protosurrealista è,


invece, Au premier mot limpide (Alla prima parola
chiara), un’opera del 1923 Fig. 31.25 . Si tratta di un
dipinto murale a olio eseguito da Ernst nella ca-
sa di Eaubonne – nei pressi di Parigi – degli ami-
ci Paul e Gala Éluard, futura moglie di Salvador
Dalí ❯ par. 31.2.4 .
Il dipinto è solo il frammento di un vasto ciclo 31.25  Ô nome del pittore (e le dita incrociate possono forse
Max Ernst, Au premier
pittorico venuto alla luce nel 1967, nel corso di al- mot limpide (Alla prima
stare per la «X» finale dello stesso nome).
cuni lavori di ristrutturazione. parola chiara), 1923. Olio Affascinato dalla lettura dell’Interpretazione dei
Nell’opera è rappresentato un muro con apertu- su gesso montato su tela, sogni di Freud, Max Ernst ha prodotto un’opera ca-
232×167 cm. Dalla casa
re rettangolari che si staglia contro un cielo azzur- di Paul e Gala Éluard. rica di simboli onirici e allusioni erotiche. È faci-
ro, monocromo (al pari del muro), senza profondi- Düsseldorf, Kunstsammlung le, infatti, leggere le dita incrociate come le gambe
Nordrhein-Westfalen.
tà. Al di qua e al di là della cortina rossa si elevano Intero e particolare. affusolate di una donna e la loro congiunzione al
due steli dritti che terminano con capolini fiorali dorso della mano come un inguine. Il fatto che al-
spinosi di carciofo o fiori di cardo chiusi. le dita/gambe sia precariamente connesso il filo a
Da una delle aperture sporge una mano femmi- forma di «M» induce a pensare a una storia a sfondo
nile dalle unghie laccate, i cui indice e medio incro- sessuale espressa simbolicamente.
ciati e incredibilmente lunghi ed elastici sostengo-
no uno sferico f rutto rosso. Al f rutto è collegato Due bambini sono minacciati da un usignolo I di-
un filo legato a un insetto stecco che si arrampica pinti di Ernst eseguiti tra il 1921 e il 1924 tratteggia-
lungo il muro. no una rapida maturazione artistica in senso sur-
Passando su due chiodi infissi a differenti altezze, realista, contribuendo alla definizione dell’estetica
il filo, tenuto teso da una biglia, disegna una sorta di del movimento con le loro creature fantastiche e le
sottile «M» asimmetrica, evidente iniziale di Max, il loro narrazioni oniriche e visionarie.
126 terza, in atto di correre e come sospesa sul colmo
del tetto, stringe al petto una bambina cercando di
metterla in salvo, mentre si protende a premere il
bottone di un vero campanello per appartamenti,
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

dipinto in blu e rosso, fissato alla cornice del qua-


dro Fig. 31.27 .
Il margine inferiore del dipinto ospita, come già
in Verso la pubertà, una frase. In questo caso il titolo
in francese dell’opera: «Deux infants sont menacés
par un rossignol».
Il soggetto è surrealista: il ricordo di un evento
procurato da un’alterazione febbrile. Anche il ti-
tolo in sé è surrealista: elementi della quotidianità
vengono proposti in modo angoscioso e deforma-
to (la minaccia non di un animale feroce, ma del
più dolce e canoro degli uccellini). La monocromia
delle figure immerse in un ambiente colorato, raffi-
gurando la cupezza incolore delle rappresentazioni
oniriche, è surrealista. La matericità della casetta e
del cancellino è surrealista, riproponendo non tan-
to la concretezza di cui chiunque, toccando, può
accertarsi («È legno! È reale!»), quanto la vividezza
di uno stato allucinatorio presente in taluni incubi
– quale quello sperimentato da Ernst bambino –
che fa apparire vero ciò che, invece, tale non è.

La vestizione della sposa In un ambiente che ri-


corda da vicino gli interni prospettici dei dipinti te-
deschi e fiamminghi dei secoli XV e XVI, realizzato
secondo una perfetta prospettiva lineare, si svolge
La vestizione della sposa Fig. 31.28 .
Al centro del dipinto surrealista, eseguito nel
1940, posa una donna nuda che indossa un morbi-
Realizzato nel 1924, anno in cui Breton pubblica 31.26  do mantello – in gran parte rivestito di piume ros-
Max Ernst, Due bambini
il Primo Manifesto del Surrealismo, e superando defi- sono minacciati da un
se – e un copricapo (dello stesso colore e materiale
nitivamente la tecnica dada del collage, Due bambini usignolo, 1924. Olio su tela del mantello) a testa di rapace, i cui grandi occhi
sono minacciati da un usignolo è già pienamente sur- ed elementi di legno dipinti, rotondi guardano verso l’osservatore. Lo sguardo
69,8×57,1×11,4 cm.
realista Fig. 31.26 . New York, Museum della sposa, invece, è rivolto a destra, come si desu-
Lo stesso Ernst avrebbe spiegato che il soggetto of Modern Art. me dall’occhio che si intravede fra le piume. Il suo
era il ricordo di un incubo terrificante che aveva 31.27 Ô corpo, come pure quello della fanciulla di destra,
avuto durante l’infanzia, indotto da un forte stato Schematizzazione dei dal lungo collo e dall’ampia capigliatura a venta-
materiali che compongono
febbrile. Due bambini sono minacciati glio, ricorda i nudi femminili quattro-cinquecente-
Il dipinto, prospettico, raffigura un prato cinto da un usignolo. schi dei pittori del Nord Europa, caratterizzati dal-
da un muro che si chiude in lontananza con un ar- 1. Legno dipinto la forma esile, dal ventre gonfio e dai seni piccoli
2. Figura monocroma dipinta
co di trionfo. Oltre l’arco si intravede un edificio cu- 3. Vero campanello dipinto
e sferici: richiama ad esempio la figura di Eva del
polato contro un cielo che dal chiarore giallognolo Polittico dell’Adorazione dell’Agnello mistico di Jan van
diventa sempre più scuro per concludersi, in alto, Eyck Fig. 31.29 o le tre dee del Giudizio di Paride di
con un blu profondo. Un vero cancellino di legno Lucas Cranach il Vecchio Fig. 31.30 .
dipinto di rosso – aperto verso l’esterno, contro la Dietro la sposa è posto uno sgabello, come usa
spessa cornice di legno scuro – è collocato in primo in un tradizionale camerino di prova. A destra, in
piano a sinistra, mentre la sagoma di legno, tridi- 2 3 basso, una figuretta ibrida, ermafrodita e deforme,
mensionale, di un edificio con un tetto a capanna 1 riassume in sé qualità umane, animali e del mondo
1
gli fa eco a destra. inanimato: un suo braccio è costituito da una sor-
Sul prato una figuretta monocroma rincor- ta di corteccia d’albero o da una roccia, ha quat-
2
re con un coltello un uccellino – l’usignolo – che tro seni, il sesso maschile, un ventre gonfio e pro-
vola in alto, un’altra è riversa a terra, mentre una minente, piedi grandi e palmati; è di colore verde.
127

L P O

31 ■ Arte tra provocazione e sogno


31.2.2
Joan Miró (1893-1983)
«Quando dipingo, accarezzo
quello che faccio»

«L’ho dipinto nello studio di Rue Blomet. I miei


amici d’allora erano i Surrealisti. Ho cercato di
plasmarvi le allucinazioni provocate dalla fame
che soffrivo. Non dipingevo ciò che vedevo nei
sogni, come sostenevano in quell’epoca Breton
e i suoi, ma era la fame che mi provocava una
specie di trance simile a quella che sperimentano
gli orientali».

Così nel 1978 Joan Miró ricordava lo stato men-


tale (e quello finanziario) in cui si trovava quan-
do nel 1924-1925 dipingeva Il carnevale di Ar-
lecchino ❯ Fig. 31.33 , opera contemporanea alla
pubblicazione del primo manifesto surrealista di
Breton.
Joan Miró nasce a Barcellona il 20 aprile 1893.
Dopo aver seguito gli studi per diventare contabile,
frequenta l’Accademia di Belle Arti della città nata-
le e, dal 1912 al 1915, segue corsi alla scuola d’arte
Un servitore, per metà uomo e per metà uccello, 31.28 Ö di Francesc Galí (1880-1965). Miró si reca per la pri-
Max Ernst, La vestizione
dalle piume azzurro-verdi, dall’esile collo ritorto e della sposa, 1940. Olio
ma volta a Parigi – meta agognata da ogni artista
dal lungo becco adunco, assiste alla vestizione. La su tela, 129,6×96,3 cm. in quei primi anni del nuovo secolo – dopo la fine
sua mano destra stringe un pezzo di lancia che, per Venezia, Peggy Guggenheim della Prima guerra mondiale, nel marzo 1920. Dal
Collection. Intero e schema
la posizione e l’orientamento verso i genitali della prospettico. 1921 comincia a trascorrere gli inverni a Parigi e le
sposa, si rivela quale un chiaro simbolo fallico. estati a Montroig, in Spagna. Nel 1924 conosce An-
31.29 Ö
La stessa scena, infine, è riprodotta in un quadro Hubert e Jan van Eyck, dré Breton e i poeti Louis Aragon e Paul Éluard e
nel quadro, posto in secondo piano, sulla parete a Polittico dell’Adorazione aderisce convintamente al Surrealismo. Nel 1932 si
dell’Agnello mistico, 1432.
sinistra. In esso la sposa viene mostrata nella me- Olio su tavola, 343×439 cm stabilisce a Barcellona dove resta fino al 1936 quan-
desima posizione che assume nel dipinto e con lo (a sportelli aperti). Gand, do, allo scoppiare della guerra civile, parte per Pa-
Chiesa di Saint Bavon.
stesso abbigliamento. Particolare con Eva.
rigi. Rientrerà in Spagna solo alla fine del 1941. Du-
In quest’opera Ernst ha fatto ricorso alla decalco- rante i primi mesi della Seconda guerra mondiale
mania (per il quadro appeso al muro, il bordo infe- 31.30 Ö riesce a trovare una ragione di vita solo nella rea-
Lucas Cranach il Vecchio,
riore del mantello della sposa, il braccio destro della Il giudizio di Paride, lizzazione di una serie di ventiquattro dipinti detta
figuretta mostruosa e per i capelli della fanciulla dal 1530. Olio su tavola, delle Costellazioni: «Ero molto pessimista. Non ave-
101,9×71,1 cm. New York,
collo lungo), cioè a una tecnica pittorica automati- Metropolitan Museum of Art. vo più speranze. Con l’invasione nazista in Francia
ca. Il colore, pertanto, in alcuni punti si distribuisce Particolare. e la vittoria dei franchisti avevo la certezza che non
in maniera non uniforme, del tutto casuale e inten- mi avrebbero più lasciato dipingere, che avrei potu-
samente suggestiva, accrescendo ulteriormente il to solo andare in spiaggia a disegnare nella sabbia o
fascino misterioso e un po’ inquietante del dipinto. tracciare figure con il fumo della sigaretta».
128 al caso: dalla scelta della posizione per la veduta, alla
geometria dei campi che circondano la cittadina ca-
talana tanto amata dal pittore Fig. 31.32 – edificata su
una collina di roccia rossa – e che conferiscono or-
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

dine al dipinto. I colori mediterranei, caldi e solari,


definiscono i volumi delle case dominate dalla mole
della chiesa e del campanile. Finestre aperte o chiu-
se, balconcini, terrazze, arcate, comignoli e perfino
le pietre sono raffigurati con minuzia leggera.
Il colore dei campi – dal rosa al giallo, al verde –
riscalda la metà inferiore della tela. Alberi dalle fog-
ge più varie formano una cortina tra la cittadina e
la campagna lavorata che la circonda, dove un con-
tadino è intento a zappare il suo appezzamento di
terreno punteggiato di ortaggi e rampicanti minu-
tamente e ingenuamente dettagliati.
Il colore, i particolari perseguiti quasi con osti-
nato rigore, le sfaccettature dell’architettura, le
distorsioni nel paesaggio denunciano le fonti
dell’allora giovanissimo Miró: Cézanne, i Fauves,
l’Espressionismo, il Cubismo e taluni aspetti del
Futurismo; precisi riferimenti, quindi, alle avan-
guardie francesi e italiane.

Il carnevale di Arlecchino All’anno di nascita del


Surrealismo risale, invece, Il carnevale di Arlecchino
(1924-1925) Fig. 31.33 . La realtà, non più presa a mo-
dello, diviene, al contrario, il punto di partenza che la
libertà inventiva dell’artista trasforma in un qualcosa
di diverso, in un sistema di segni. Resta, comunque,
riconoscibile il suo marchio, ma è l’immaginario che
prende il sopravvento, pur ordinato entro una rete
Famosissimo, muore il 25 dicembre 1983 all’età 31.31  geometrica, come si ricava anche dal disegno prepara-
di novant’anni a Palma di Maiorca. Joan Miró, Montroig, la chiesa
e il paese, 1919. Olio su tela,
torio, eseguito nello stesso anno del dipinto Fig. 31.34 .
Inizialmente Miró fu attratto dal Divisionismo 73×60 cm. Collezione Maria Si è già rammentata la genesi di questo dipinto
e, in seguito, fu variamente affascinato dai Fauves, Dolores Miró de Punyet. surrealista (nel 1928 André Breton avrebbe scritto – e
dal Cubismo e dall’Espressionismo. 31.32 Ô non a caso – che «Miró è probabilmente il più surrea-
Nel 1917 scriveva: «Dopo il grandioso movimen- Joan Miró, Paesaggi. lista di tutti noi»). Non è, dunque, il sogno (l’incon-
to impressionista francese e i liberatori movimenti a. La fattoria, 1918. Washington, scio) l’ispiratore della composizione, quanto piutto-
National Gallery of Art.
postimpressionisti, cubismo, futurismo, fauvisme, b. LÕorto con lÕasino, 1918. sto uno stato particolare di allucinazione (dovuto alla
tendono tutti a emancipare l’emozione dell’artista Stoccolma, Moderna Museet. fame), comunque non rientrante sotto il controllo
e a donarle un’assoluta libertà». della ragione.
Tuttavia già nel 1918 Joan Miró aveva trovato In una stanza (l’atelier dell’artista in rue Blomet
una sua strada, che era la negazione dell’Impressio- a Parigi) delle figurette fantastiche, in parte zoo-
nismo e un avvicinamento al classico: «Ogni gior- morfe, in parte geometriche, sembrano danzare e
no di più avverto la necessità di una grande disci- muoversi al ritmo delle note musicali emesse da
plina – unico cammino per arrivare a fare un’opera una minuscola chitarra. Volatili, pesci, rettili, inset-
classica – a cui dobbiamo tendere – (classicismo a a
ti e stelle comete animano quasi scherzosamente la
ogni costo)». composizione, al pari di un uomo baffuto che fuma
Il particolare «classicismo» di Miró consiste nel la pipa. Un triangolo nero che si scorge oltre la fi-
prendere la realtà come modello e nel porre atten- nestra simboleggia la Torre Eiffel; un cerchio verde
zione al dettaglio con pignoleria (l’esatto opposto trafitto da una f reccia sottile, posto su un tavolo,
di quanto aveva teorizzato l’Impressionismo). sta a indicare un mappamondo, mentre una sgan-
gherata ed enigmatica scala, sulla sinistra, rappre-
Montroig, la chiesa e il paese In Montroig, la chiesa senta l’evasione dalla realtà, ma è anche il simbolo
e il paese Fig. 31.31 , eseguito nel 1919, nulla è lasciato b dell’elevazione spirituale.
31.33  Ô 129
Joan Miró, Il carnevale
di Arlecchino, 1924-1925.
Olio su tela, 66×93 cm.
Buffalo, Albright-Knox
Art Gallery.

31 ■ Arte tra provocazione e sogno


Intero e particolare.

31.34 Ô
Joan Miró, Disegno
preparatorio per
Il carnevale di Arlecchino,
1924. Grafite e matita rossa
su carta, 16,5×19,1 cm.
Barcellona, Fundació
Joan Miró.
Disegni e stampe

31.35 
Schema geometrico
del Carnevale di Arlecchino.

31.36  a
Joan Miró, Dipinti.
a. Testa di contadino catalano,
1925. Olio su tela, 92×73 cm.
Londra, Tate Modern.
b. Pittura (Composizione), 1925.
Olio su tela, 116×89 cm.
Monaco, Pinakothek der
Moderne.
c. Testa di contadino catalano,
1924-1925. Olio e matita su
tela, 47×45 cm. Collezione
privata.

b
Tutto, o quasi, è perfettamente riconoscibile, spazio che si formalizza nella monocromia del fon-
benché trasfigurato, e rapportabile a un oggetto do Fig. 31.36 . Tale fondo conferisce struttura e so-
esistente o a un’entità geometrica, di cui ognuno stegno omogenei alle piccole ed equilibrate forme
ha, ha avuto o può avere esperienza nella vita rea- che vi galleggiano, comunque sempre allusive al-
le. I colori vivaci e gioiosi e le forme affettuose di la realtà, anche se di decifrazione non immediata.
esserini benigni e giocosi evocano «il lato magico
delle cose», come lo stesso Miró spiegava. Collage Nel 1928 l’arte di Joan Miró subisce una
Notevole, inoltre, è osservare come, sovrappo- svolta. L’artista, infatti, è preso dal «rifiuto di fare
nendo il telaio geometrico del disegno prepara- cose “belle”»: «Negai le mie doti e mi rivoltai con-
torio all’opera definitiva (fatti gli aggiustamenti tro la facilità che incontravo, rifiutando il “mira-
del caso, stanti i diversi formati dell’uno e dell’al- colo” per indicare che disprezzavo il successo». È
c
tra) Fig. 31.35 , ci si accorga di come quelle linee e il momento dell’«assassinio della pittura», secon-
quegli incroci siano serviti proprio per le tracce di do un’espressione coniata da altri, ma che Miró
taluni segni, per gli orientamenti delle figure, per fa subito propria. L’artista, allora, si dedica a ciò
definire la loro base di appoggio, concreta benché che egli stesso chiama «anti-dipinto», una forma di
invisibile, e infine, per distribuire sulla superficie collage che fa uso di materiali inconsueti e, spes-
della tela tutti gli elementi del dipinto in modo ar- so, sgradevoli all’olfatto e al tatto: ad esempio, car-
monioso. La confusione è, perciò, solo apparente. ta catramata e carta vetrata, come in Collage, del
Lentamente l’artista tende alla conquista dello 1929 Fig. 31.37 . Nella materia catramata, dei tagli
130
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

tondeggianti mettono a nudo il supporto cartaceo 31.37 


Joan Miró, Collage, 1929.
sottostante, sul quale vengono tracciati piccoli di- Grafite, matita Conté, carta
segni a matita, fissati pezzetti di straccio con il fil vetrata, carta catramata,
di ferro e incollati ritagli di carta vetrata. È come fil di ferro, stracci, su carta
fissata su compensato,
se l’artista desiderasse annullare il piacere del co- 74,4×73,7×7 cm. Parigi,
lore per indagare negli anfratti più reconditi delle Musée National d’Art
Moderne, Centre Georges
possibilità espressive, prima di sentirsi nuovamente Pompidou.
pronto per la pittura. Il ritorno al colore agli inizi
31.38 
del 1930, in opere eseguite attraverso maldestri au- Joan Miró, Pittura, 1933.
tomatismi – divenuti processo liberatorio –, trattie- Olio su tela, 130×195 cm.
Los Angeles, The Broad.
ne il ricordo del suo stesso annullamento.
31.39 
Pittura L’automatismo pittorico è cercato da Mirò Joan Miró, Collage
preparatorio per «Pittura»,
anche attraverso il passaggio dal collage a un dipin- 1933. Grafite e collage su
to. In tal modo si riproduce la trasformazione di carta, 47×63 cm. Barcellona, Contadino catalano che riposa Durante il perio-
Fundació Joan Miró.
una forma nota (quella del collage) in una forma do trascorso a Barcellona, fra il 1932 e il 1936, Miró
Disegni e stampe
sconosciuta, non avente altro rapporto con quel- riprende dimestichezza con la terra natale. I suoi
la d’origine all’infuori della conservazione dello 31.40 Ô dipinti si fanno forti di colori violenti e, per evitare
Schema delle
schema compositivo e della similitudine formale. corrispondenze in Collage che la tela ne assorba una parte, rendendoli meno
E questo solo se è noto il punto di partenza (il col- preparatorio per «Pittura»: vivaci (come avviene di norma), preferisce dipinge-
a sinistra le varie componenti
lage), altrimenti, mancando, quel che si vede è so- del collage, a destra
re su supporti non assorbenti, quali la masonite e il
lo forma pura, svincolata da una qualsiasi realtà, i corrispettivi elementi rame. È il periodo dei «dipinti selvaggi», come eb-
sebbene ancora si rimanga in un ambito figurativo. costitutivi della tela. be a definirli lo stesso artista. Solo colore e nessun
Spiegava Miró: «Terminati i collages, li ho utilizzati accenno di spazialità.
come punto di partenza per i quadri. Non copiavo Il Contadino catalano che riposa Fig. 31.41 eseguito
i collages. Lasciavo solo che mi suggerissero delle nel 1936, per esempio, è realizzato su una lastra di
forme». rame. Come negli altri dipinti dello stesso periodo,
Pittura Fig. 31.38 è un’opera realizzata in base a l’opera reca un orizzonte ben preciso, definito da
tale modo di operare, una delle diciotto della serie una fascia blu, da picchi montuosi giallo-arancioni
conclusa nel 1933. In questo dipinto gli stimoli del e da righe rosse e azzurre, che ricorrono anche in
collage – da sinistra a destra: una testa di cavallino, altre parti dell’opera, a suggerire i terreni coltivati.
un volante e una parte del motore di un’automobi- Al di sopra il cielo va dal nero (a sinistra) al verde
le, un tavolo da biliardo, degli strumenti scientifici (a destra) ed è solcato da un arcobaleno o da una
graduati, il numero «6», un fascio di fiori o di spi- stella cometa.
ghe Fig. 31.39 – sono stati tradotti in forme stonda- Il contadino catalano – tema già trattato sin da-
te di più colori piatti, chiazze cigliate o linee chiuse gli anni Venti ❯ Fig. 31.36, a e c – è la figuretta a sini-
fluttuanti su un fondo precedentemente preparato stra, in basso, dal grande corpo e dalla testa piccola
sulle tonalità del rosso e del verde Fig. 31.40 . posta all’estremità di un collo filiforme e globulo-
so. Un fiasco di vino appoggiato a terra è collocato 31.41  131
Joan Miró, Contadino
al di sopra della sua testa. Di fianco al contadino, catalano che riposa, 1936.
sull’erba verde e gialla, riposa la sua compagna: un Olio su rame, 34,5×26 cm.
corpicino dalla vulva incredibilmente grande (mol- Oviedo, Colección Masaveu.

31 ■ Arte tra provocazione e sogno


to più della stessa persona). Le braccia e le gambe 31.42 Ô
della donna, reclinate verso il basso, occupano lo Joan Miró, La scala
dell’evasione, 1940. Tempera,
spazio restante del dipinto. I colori si addensano in gouache, uovo, olio e pastelli
alto, al di sopra dell’orizzonte, coprendo la lastra, su carta, 40×47,6 cm.
Dalla serie delle Costellazioni.
mentre una campitura bianca, che confonde la per- New York, Museum
cezione delle distanze e annulla lo spazio, ospita of Modern Art.
Intero e particolare.
le figure, ancora riconoscibili, ma già deformate e
Disegni e stampe
pretesto per la stesura del colore.
31.43 
La scala dellÕevasione La scala dell’evasio- Schema identificativo degli
elementi presenti nella Scala
ne Fig. 31.42 è uno dei dipinti della serie delle Co- dell’evasione.
stellazioni. Eseguita nel 1940 ed esposta nello 1. Figura femminile
stesso anno nella galleria newyorchese di Pierre 2. Stelle come cerchi neri
da cui si dipartono raggi
Matisse (figlio di Henri Matisse), essa dà prova di 3. Stellecome curve a spirale
un ulteriore metodo automatico di pittura. Scrive 4. Stellecome forme animali
5. Stellecome forme lunate
Miró: 6. Stellecome schemi
geometrici
«L’idea dello sfondo è stata il punto di partenza 7. Scala a pioli
che mi ha suggerito tutto il resto. La cosa è
successa così: a Parigi avevo comprato un album
per pulire i pennelli e quando lo adoperai la
prima volta rimasi sbalordito del risultato. Da
quel momento, ogni volta che finivo una Costel-
lazione pulivo i pennelli su una pagina nuova, e
preparavo così lo sfondo per la seguente».
L’artista, dunque, comincia a dipingere su una car-
ta “preparata” involontariamente e il cui aspetto
cromatico è il risultato della pulitura dei pennelli
durante l’esecuzione di un’opera precedente. Per-
tanto ogni Costellazione contiene in sé l’essenza cro-
matica di quella precedente e tutte sono unite da
un sottile filo di colori. Fu questa la ragione per cui,
durante la realizzazione dei ventiquattro dipinti –
due serie di undici e tredici opere, la prima risalente
al 1939-1940, la seconda eseguita nel 1940-1941 –,
l’artista non si separò da nessuno di essi e, anzi, la-
vorò circondato da quelli finiti, che divenivano fon-
te di ispirazione per variazioni sullo stesso tema.
Nell’esemplare del Museum of Modern Art di
New York, contro uno sfondo di tal genere Miró
dispone forme riconoscibili: una figura femmini-
le Fig. 31.43, 1 sulla destra che, attonita, contempla
un cielo stellato. E le stelle sono cerchi neri da cui
3
si dipartono raggi 2 o curve a spirale 3 ; ma sono 2

anche forme animali 4 o lunate 5 e schemi geo-


5
metrici 6 , mentre una scala a pioli 7 si incurva ver- 4
so la sommità proiettandosi nello spazio infinito.
Da queste forme fantastiche e magiche la fantasia 6
di Miró si espande fino a toccare i margini dell’A- 1
strattismo ❯ cap. 32 . Tuttavia lo stesso artista non 7

volle mai che gli fosse cucita addosso l’etichetta di


«astrattista»: «Come se i segni che io trascrivo sulla
132 a 31.44 Ô
Joan Miró, Blu.
a. Blu III, 1961. Olio su tela,
268×349 cm. Parigi,
Musée National d’Art
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Moderne, Centre Georges


Pompidou.
Intero e particolare.
b. Blu I, 1961. Olio su tela,
270×355 cm. Parigi,
Collezione Hubert de
Givenchy.
c. Blu II, 1961. Olio su tela,
270×355 cm. Parigi,
Musée National d’Art
Moderne, Centre Georges
Pompidou.

31.45 Ô
Schema geometrico-
compositivo di Blu III.

b c

tela nel momento in cui essi corrispondono a una secondo Miró producono un effetto di moto) tra-
rappresentazione concreta della mia mente non scina con sé un filamento (o è forse una traiettoria
fossero profondamente reali e non appartenessero materializzata?) che segue, approssimativamente,
al mondo della realtà». il tracciato di un arco di circonferenza di raggio pa-
ri al lato minore della tela. La curva ideale divide
Blu III Blu III Fig. 31.44, a , terzo di una serie di gran- il dipinto in due parti di cui una vuota di forme,
de formato b e c , è il massimo dell’essenzialità l’altra che accoglie la scura figura ovata Fig. 31.45 :
raggiunto da Miró negli anni Sessanta del Nove-
cento. Essenzialità di forme e di colori. La gran- «Lo spettacolo del cielo mi sconvolge. Rimango
de tela blu, percorsa trasversalmente, nella parte sconvolto quando vedo, in un cielo immenso, un
mediana, da una rarefazione cromatica, dà il sen- quarto di luna o il sole. Del resto, esistono nei
so del cielo infinito e profondo. In esso due mas- miei quadri delle forme piccole in grandi spazi
se, una nera in basso, l’altra rossa circondata da un vuoti. Gli spazi vuoti, gli orizzonti vuoti, le pia-
alone scuro in alto, si bilanciano. Il corpo rosso nel nure vuote, tutto ciò che è spoglio mi ha sempre
suo movimento bloccato (tutte le cose immobili fatto molta impressione».
31.2.3 133

René Magritte (1898-1967)


Il gioco sottile dei nonsensi

31 ■ Arte tra provocazione e sogno


«Nel 1910 De Chirico gioca con la bellezza, im-
magina e realizza quel che vuole: dipinge Le
chant d’amour [Il canto d’amore] dove si vedo-
no riuniti un guantone da boxe e il volto di una
statua antica […]. Questa poesia trionfante ha
spiazzato l’effetto stereotipato della pittura tra-
dizionale. È la rottura completa con le abitudini
mentali proprie degli artisti prigionieri del talen-
to, del virtuosismo e di tutte le piccole speciali-
tà estetiche. Si tratta di una nuova visione del
mondo in cui lo spettatore ritrova la dimensione
dell’isolamento e può sentire il silenzio del mondo».

Il passo, tra i più significativi di una conferenza te-


nuta da René Magritte il 20 novembre 1938 al Mu-
sée Royal des Beaux-Arts di Anversa, testimonia
dell’incontro che l’artista aveva avuto con l’opera
di Giorgio de Chirico ❯ par. 33.2 , il più importante
per gli sviluppi della sua attività.
Fu infatti nel 1925 che Magritte venne a cono-
scenza dei dipinti di De Chirico e si trattò di una
rivelazione che determinò l’adesione, da parte del
ventisettenne artista belga – già passato attraver-
so esperienze postimpressioniste, futuriste e cubi-
ste –, al Surrealismo di cui lo stesso André Breton
riconosceva in De Chirico il precursore.
René François-Ghislain Magritte nasce a Lessines
(Belgio) il 21 novembre 1898. Studia dapprima a
Bruxelles all’Académie Royale des Beaux-Arts e nel 31.46  Ô della testa della statua e il guanto risultano appesi
Giorgio de Chirico, Le chant
1922 inizia a lavorare disegnando carte da parati. d’amour, 1914. Olio su tela,
al fianco di un edificio, che invadono interamente).
Trasferitosi a Parigi nel 1927, entra in contatto con 73×59,1 cm. New York, Essi, dunque, non hanno alcun nesso l’uno con l’al-
i Surrealisti e stringe amicizia con André Breton e Museum of Modern Art. tro e il luogo dove sono riuniti appare silenzioso e
Intero e particolare.
Paul Éluard. inanimato («vi si può sentire il silenzio del mondo»,
Già nel 1930, però, lascia il gruppo francese per scrive al riguardo l’artista belga). Tali caratteristi-
contrasti con lo stesso Breton e si stabilisce defini- che sbalordirono ed entusiasmarono Magritte che,
tivamente a Bruxelles. Qui, attorno a lui, si coagula in particolare, fu colpito dal senso di spaesamento
il gruppo dei Surrealisti belgi. Quando, a seguito prodotto dall’accostamento di oggetti dissimili in
dell’offensiva iniziata il 10 maggio 1940, le truppe un luogo dove non ci si aspetterebbe mai di trovarli.
naziste occupano il Belgio, Magritte abbandona il La ricerca dell’artista, da quel momento, verterà
suo Paese per rifugiarsi a Carcassonne, nel meri- quasi esclusivamente sul mistero del «non avere sen-
dione della Francia. Rientrato in Belgio riprende so» (locuzione che Magritte preferisce al termine
la sua prolifica attività. Muore improvvisamente a «nonsenso»), sui rapporti tra visione e linguaggio,
Bruxelles il 15 agosto 1967. sulla creazione di situazioni inattese e impossibili,
Le chant d’amour di De Chirico Fig. 31.46 , a cui sulla valorizzazione degli oggetti usuali che, decon-
Magritte fa riferimento nel brano citato in apertura, testualizzati – cioè sottratti al loro contesto (ambien-
mostra tre oggetti senza relazione fra loro: un calco te) naturale consueto –, si mostrano in tutta la loro
della testa dell’Apollo del Belvedere, un rosso guanto novità e magia.
di gomma da chirurgo (non un guantone da boxe, Come è stato efficacemente notato, per giungere
come scrive Magritte) e una palla. Le loro dimensio- ■ 1910 Nel 1910 Giorgio de Chi- alla «crisi dell’oggetto» – rimanendo sempre all’in-
ni, inoltre, sono fuori scala, essendo enormi rispet- rico aveva iniziato a dipingere
una serie di opere denominate
terno di un realismo pittorico – Magritte opera at-
to all’ambiente urbano in cui sono inseriti (il calco Piazze d’Italia. traverso otto categorie Fig. 31.47 : isolamento o de-
134
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

d
c

31.47  gurante una pipa e recante una scritta ben chiara:


René Magritte, Opere.
«Ceci n’est pas une pipe», cioè «Questa non è una
a. Il tempo pugnalato, 1938.
Olio su tela, 147×98,7 cm.
pipa». Magritte vuole così sottolineare la differen-
Chicago, Art Institute. za fra l’oggetto reale (la pipa) e la sua rappresen-
b. La scoperta del fuoco, tazione (la pipa dipinta). È ovvio che la pipa e la
1934-1935. Olio su tela,
33×41 cm. Collezione sua immagine non coincidono, non sono la stessa
Leslee e David Rogath. cosa. Inoltre nessuno potrebbe mai fumare una pi-
c. La camera d’ascolto,
1958. Olio su tela, pa dipinta, pertanto l’oggetto reale e la sua rappre-
e f 38×45,8 cm. sentazione non hanno neppure le stesse funzioni:
Collezione privata.
d. La nostalgia della patria,
hanno proprietà e caratteri diversi. Eppure chiun-
contestualizzazione a , modifica, con l’alterazione 1940. Olio su tela, que, guardando una pipa disegnata o dipinta, alla
delle qualità degli oggetti b , ibridazione ❯ Fig. 31.57 , 100×80 cm. domanda «Che cos’è?» risponde «È una pipa». Tut-
Collezione privata.
mutamento di scala c , incontri casuali d , giochi a e. Le vacanze di Hegel, ti hanno quotidiana esperienza di questo curioso
doppia immagine ❯ Fig. 31.50 , paradosso (compre- 1958. Olio su tela, quanto inavvertibile equivoco dovuto alla conven-
60×50 cm. Ginevra,
senza di cose, usi e significati antitetici) e e bipo- Galerie Couleurs zione che lega a ogni oggetto un nome.
larismo concettuale (compenetrazione di immagini du Temps. Infine, per sottolineare che la sua opera ha una
f. Scoperta, 1927.
vedute da un unico punto di vista, ma provenienti da Olio su tela, 65×50 cm. funzione di rottura rispetto alle consuetudini, Ma-
diverse situazioni) f . Collezione privata. gritte ha aggiunto anche una scritta esplicativa,
Protagonista delle riflessioni pittoriche di Magrit- 31.48 
una didascalia, in un corsivo molto scolastico, ri-
te non è, dunque, il sogno e neppure l’inconscio, ma René Magritte, Il tradimento collegandosi all’alfabetiere, cioè a quelle tavole che i
la veglia; una veglia fin troppo reale. In essa, infatti, delle immagini, 1928/1929. bambini usano quando, per cominciare ad avere di-
Olio su tela, 60,3×81,1 cm.
gli oggetti hanno un qualcosa che li accomuna ad Los Angeles, Los Angeles mestichezza con le lettere dell’alfabeto, guardano
altri o sono a questi sovrapposti e risultano, in tutti County Museum of Art. un’immagine nota («imbuto», «dado», «orologio»,
i casi, trattati con una nitidezza di linee e di colori 31.49 Ô «zappa» eccetera) il cui nome inizia con la lettera
tale che, nonostante gli abbinamenti e gli accosta- Esempio di alfabetiere. da imparare a leggere e scrivere Fig. 31.49 .
menti, appaiono quasi più veri del vero. Ma la spiegazione di Magritte contrasta deci-
Magritte riteneva accettabile essere definito sur- samente con tale impostazione didattica e, anzi,
realista, per quanto avrebbe preferito che per lui sfruttandone forme e metodo, afferma proprio il
si fosse parlato di realismo «benché questa parola contrario di quanto si pensa guardando quella de-
venga riferita di solito alla vita quotidiana, quale terminata immagine dipinta. Questa contraddizio-
si svolge in strada. Realismo dovrebbe significare ne genera uno stato di shock che costituisce la poesia
invece il reale, unitamente al mistero che è nel re- dell’opera che viene osservata. Inoltre il contenuto,
ale» (1966). il messaggio che il dipinto trasmette, è di tipo filo-
sofico e invita a riflettere. Per la prima volta, pertan-
Il tradimento delle immagini È del 1928/1929 Il to, scopo dell’opera d’arte non è più l’arte di per sé,
tradimento delle immagini Fig. 31.48 un dipinto raffi- ma una riflessione sull’arte stessa.
135

31 ■ Arte tra provocazione e sogno


sibilità di vedere allo stesso tempo e dal medesimo
punto di vista sia quel che si ritiene essere l’ogget-
to reale sia la sua rappresentazione pittorica, tanto
che c’è una perfetta continuità tra l’uno e l’altra (a
meno dello spessore della tela inchiodata al telaio
di legno, che si vede a destra).
Il paesaggio esiste, quindi, simultaneamente nel-
la mente di chi osserva, sia nella realtà, sia sulla te-
la, anche se lo si vede una sola volta a . Rifletten-
do meglio sull’oggetto, però, ci si accorge che tale
considerazione poggia su un equivoco di fondo che
consiste nel ritenere, appunto, che ci sia un paesag-
gio che è stato copiato sulla tela. Ma, in realtà, non
esiste nessun paesaggio: se si grattasse via il colo-
re, si vedrebbe che dietro non c’è nulla b . Infatti il
cavalletto, la tela e il paesaggio non sono altro, nel
loro insieme, che parte di uno stesso dipinto, quel-
lo che si sta osservando c . Magritte, pertanto, po-
ne all’osservatore un interrogativo che è allo stesso
a b c tempo espressivo e di comunicazione.
A volte al tema del «quadro nel quadro» l’arti-
La condizione umana I La condizione umana I è un 31.50  sta aggiunge ulteriori elementi di sorpresa che
René Magritte,
dipinto eseguito nel 1933 Fig. 31.50 . In esso Magrit- La condizione umana I,
scompaginano l’idea che ci si è fatti di un deter-
te fonde due tipici suoi modi di generare poesia: 1933. Olio su tela, minato soggetto. È il caso delle Passeggiate di Eu-
destare stupore e suscitare interrogativi e riflessioni 100×81 cm. Washington, clide Fig. 31.51 , dove la doppia immagine del co-
National Gallery of Art.
attraverso il gioco della «doppia immagine». Dipinto e schemi grafici no è impiegata sia per la strada in prospettiva sulla
In una stanza un cavalletto è collocato davanti di visualizzazione. destra sia per la copertura conica di un campanile
a una finestra aperta. Sul cavalletto è appoggiata 31.51 Ö merlato, a sinistra. Nel dipinto, realizzato con pre-
una tela su cui è dipinto il paesaggio che si vede at- René Magritte, cisione quasi fotografica, la geometria, che può es-
Le passeggiate di Euclide,
traverso la finestra, schermata lateralmente da due 1955. Olio su tela, sere illusiva, mostra il suo aspetto giocoso e crea
tende. Si tratta, perciò, del tema non nuovo del «di- 162,8×129,8 cm. una sorta di magico gioco di parole visivo che pro-
Minneapolis,
pinto nel dipinto». Institute of Art.
cura piacere facendo scattare il meccanismo di cu-
Un primo senso di stupore, però, si ha per la pos- riosità e divertimento dell’osservatore.
136 31.52 Ô
René Magritte, Golconda, 1953.
Olio su tela, 80×100,3 cm.
Houston, The Menil Collection.
Intero e particolare.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

31.53 Ô
Schema geometrico-
compositivo di Golconda.

come palloncini; l’unica certezza è che stanno dove


nessuno si aspetterebbe mai di vederle.
In un’intervista apparsa sulla rivista «Life» il 22
aprile 1966, Magritte spiega che comunque gli es-
seri umani sono in aria, dal momento che stanno
sulla Terra «che viaggia in cielo», e ritiene che «sia
meraviglioso viaggiare in cielo stando sulla Ter-
a b c ra», perciò il titolo: «Golconda era una città magi-
ca. Una città fantastica di ricchezze e di lusso, co-
Golconda Il problema della gravità pare essere il 31.54  sicché il titolo significa qualcosa di meraviglioso».
René Magritte, Dipinti.
soggetto di Golconda, un’opera del 1953 Fig. 31.52 .
a. Il mazzolino fatto,
Un insieme numeroso di anonime figurette ma- ca 1957. Olio su tela,
LÕimpero delle luci L’impero delle luci è un’opera al
schili, tutte vestite allo stesso modo (cappotto scu- 165×150 cm. Osaka, City cui soggetto più volte Magritte torna tra il 1950 e
ro abbottonato, camicia bianca, cravatta e scarpe Museum of Modern Art. il 1958. Il dipinto di Bruxelles Fig. 31.55 – realizzato
b. L’uomo con la bombetta,
nere, bombetta) con minime variazioni tra loro 1964. Olio su tela, appositamente per i Musées Royaux des Beaux-Ar-
(nella posizione delle braccia e nell’orientamen- 65×50 cm. New York, ts – è significativo della poesia ricercata dall’artista
Collezione A. Carter
to) sono sospese in aria secondo una precisa griglia Pottash. belga. Un paesaggio notturno è raffigurato con un
geometrica a losanghe Fig. 31.53 , che contribuisce c. La strada per Damasco, cielo in pieno giorno. Così ne scriveva lo stesso Ma-
1966. Olio su tela,
a ordinarle sui vari piani e distribuirle in profondità. 50×73 cm. Collezione
gritte nell’aprile 1956:
Le dimensioni delle figurette – uomini comuni privata.
«Quest’evocazione della notte e del giorno mi
privi di individualità, perciò tipici soggetti di non
pare dotata del potere di sorprenderci e di incan-
poche tele di Magritte Fig. 31.54 – sono scalate nello
tarci. Chiamo questo potere: la poesia».
spazio. Quelle più vicine al lungo edificio grigio-bru-
no, che percorre trasversalmente la tela, proiettano Una casa sul limitare di uno specchio d’acqua ha le
la loro ombra sulla facciata e sui tetti rossi, variati in imposte chiuse, mentre da alcune finestre del pri-
altezza. Non è dato sapere se le figurette sono im- mo piano traspare la luce artificiale. Un lampione
mobili, se cadono ordinate come una pioggia leg- ■ Golconda Città dell’India ricca
illumina la casa riflettendosi nell’acqua tremula as-
gera o fiocchi di neve o se, al contrario, si sollevino di miniere di diamanti. sieme alla casa stessa (l’acqua manca nel dipinto
137

31 ■ Arte tra provocazione e sogno


31.55  Ô Le grazie naturali Risale al 1963, dunque a pochi
René Magritte, L’impero
delle luci, 1954. Olio su tela,
anni prima della morte dell’artista, l’esecuzione
146×113,7 cm. Bruxelles, delle Grazie naturali Fig. 31.57 . Quattro uccelli verdi
Musées Royaux sono, allo stesso tempo, anche foglie turgide in un
des Beaux-Arts.
Intero e particolare. ambiente semidesertico, delimitato in lontananza
da una catena montuosa.
31.56 
René Magritte, L’impero L’ibridazione – in tal caso la fusione di due en-
delle luci, 1950. Olio su tela, tità reali e conosciute, gli uccelli e le foglie – è un
78,8×99,1 cm. New York,
Museum of Modern Art. ulteriore mezzo per produrre uno spaesamento. In
questo modo le foglie diventano esseri animati e gli
31.57 Ö
René Magritte, Le grazie
uccelli partecipano della vita vegetale, mentre, ra-
naturali, 1963. Olio su dicati alla terra, sono privati della capacità di vola-
tela, 55×46 cm. Bruxelles, re liberi nel cielo, condizione che, da sola, procura
Collezione privata.
tristezza e struggente malinconia.
di New York, dove la luce del lampione rischiara Ad accrescere la disposizione e l’intensità poe-
il selciato e le finestre illuminate sono in numero tica dei dipinti di Magritte interviene anche il titolo
maggiore Fig. 31.56 ). Alberi f rondosi circondano che a essi l’artista attribuisce; titolo che non è mai
l’abitazione e si protendono verso il cielo. La par- esplicativo del soggetto rappresentato ma che, nel-
te superiore del dipinto è occupata da un chiaro le intenzioni dell’autore, è evocatore, in un qualche
e brillante azzurro mattutino che non si specchia modo, di qualcosa che con esso ha attinenza. Così
nell’acqua sottostante. La compresenza antitetica e si esprimeva a tal proposito lo stesso Magritte nel
del giorno e della notte genera stupore e disorien- corso di un’intervista rilasciata nel novembre 1961:
tamento, perché l’uno non può esistere contem-
poraneamente all’altra; dove c’è il giorno la notte «Il titolo ha con le figure dipinte lo stesso rap-
è già stata vinta. Il dualismo giorno/notte e la con- porto che intercorre fra le figure stesse. Le figu-
trapposizione delle due condizioni naturali in una re sono riunite in un ordine che evoca il mistero.
conciliazione degli opposti determinano un para- Il titolo viene unito all’immagine dipinta secon-
dosso che diventa fonte di bellezza. do lo stesso ordine».
138 31.2.4
Salvador Dalí (1904-1989)
Il torbido mondo della paranoia
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Il personaggio nel quale il Surrealismo trova la pro-


pria espressione più completa ed esasperata è Sal-
vador Dalí, il quale portò la propria provocazione
a quelli che i suoi stessi amici surrealisti giudicava-
no «gli estremi limiti della decenza», tanto che nel
1934 finì per essere anche espulso dal gruppo da
Breton in persona.
Salvador Felipe Jacinto Dalí i Domènech nasce a Fi-
gueres, in Catalogna, l’11 maggio 1904. All’inizio
degli anni Venti è ammesso alla prestigiosa Real
Academia de Bellas Artes de San Fernando, la stessa
che nel 1897 aveva visto fra i suoi allievi più brillanti
il giovane Picasso. Nel 1923, però, il suo comporta-
mento provocatorio gli costa la sospensione per un
anno, mentre nel 1926 viene definitivamente radia-
to dall’Accademia per indegnità. Nel frattempo co-
nosce il grande regista spagnolo Luis Buñuel (1900- Il metodo paranoico-critico L’adesione di Dalí al
1983), insieme al quale stenderà la sceneggiatura di Surrealismo è, almeno all’inizio, sincera e motiva-
un paio di film surrealisti che desteranno scandalo ta. Egli inventa addirittura una sua particolarissima
anche negli ambienti intellettuali più progressisti. Il tecnica di automatismo che definisce «metodo pa-
cortometraggio surrealista Un chien andalou (Un ca- ranoico-critico». La paranoia, secondo la descrizio-
ne andaluso), in particolare, incentrato su una travol- ne che ne dà l’artista stesso, è «una malattia menta-
gente storia d’amore, è costruito da un susseguirsi le cronica, la cui sintomatologia più caratteristica
apparentemente incoerente di scene, spesso grotte- consiste nelle delusioni sistematiche, con o senza
sche e raccapriccianti Fig. 31.58 , in continuo bilico allucinazioni dei sensi. Le delusioni possono pren-
fra realtà, sogno e fantasia, con forti connotazioni dere la forma di mania di persecuzione o di gran-
erotiche e simboliche. dezza e di ambizione».
Nel 1927 Dalí si reca per la prima volta a Parigi, Da ciò si comprende come le immagini che l’ar-
dove incontra e frequenta Picasso. L’anno succes- tista cerca di fissare sulla tela nascano dal torbido
sivo, tramite l’amico Miró, entra in contatto con i agitarsi del suo inconscio (la paranoia, appunto) e
Surrealisti, nei confronti dei quali, pur condividen- riescano a prendere forma pittorica solo grazie al-
do molte delle loro motivazioni artistiche, mantie- la razionalizzazione del delirio (momento critico).
ne sempre un certo altezzoso distacco. È il perio- 31.58 
Fotogramma e particolare «Durante l’intera giornata, seduto davanti al
do nel quale Dalí costruisce il proprio personaggio
della locandina del film cavalletto, fissavo la tela come un medium per
– imprevedibile ed enigmatico – anche tramite Un chien andalou, soggetto
vederne sorgere gli elementi della mia imma-
il modo estroso di vestire, i caratteristici baffetti e sceneggiatura di Luis
Buñuel e Salvador Dalí, ginazione. Quando le immagini si collocavano
all’insù Fig. 31.59 e la stravaganza dei comporta- regia di Luis Buñuel, 1929. esattamente nel quadro io le dipingevo immedia-
menti in pubblico.
31.59 Ô tamente, a caldo. Ma, a volte, dovevo aspettare
Dal 1940, a causa dell’occupazione nazista della Salvador Dalí fotografato da delle ore e restare in ozio con il pennello immo-
Francia, Dalí si rifugia negli Stati Uniti, dove rima- Philippe Halsman nel 1954.
bile in mano prima di vedere nascere qualcosa».
ne per quasi un decennio diventando uno degli arti-
sti più amati e richiesti. Lui, che era solito dire «so- Dunque il metodo paranoico-critico consiste
no e sono sempre stato contrario alla borghesia» nell’interpretazione e nella restituzione, la più di-
dimostra, invece, una contraddittoria propensione retta e impersonale possibile, dei fenomeni deli-
al denaro, tanto che Breton non esita a ribattezzar- ranti. L’artista sintetizza questo processo in una
lo, anagrammandone sarcasticamente il nome, co- sorta di formula matematica, secondo cui «Para-
me Avìda Dòllars, cioè «avidità di dollari». noico = molle e critico = duro», il che, dal pun-
Negli ultimi decenni della sua vita egli finisce per to di vista della psicoanalisi, significa mettere in
diventare prigioniero del suo stesso personaggio: rapporto il paranoico (cioè il molle) con il critico
sempre più scostante, altezzoso e imprevedibile. (cioè il duro), attribuendo consistenza plastica a
Dalí si spegne nella natia Figueres il 23 gennaio 1989. tutti gli elementi che hanno significato temporale
31.60  64×79 cm. Rotterdam, 139
Salvador Dalí, La persistenza Museum Boimans Van
della memoria, 1931. Beuningen.
Olio su tela, 24,1×33 cm. d. La tentazione di
New York, Museum Sant’Antonio, 1946. Olio
of Modern Art. su tela, 89,5×119,5 cm.

31 ■ Arte tra provocazione e sogno


Bruxelles, Musées
31.61 Ô Royaux des Beaux-Arts.
Salvador Dalí, particolari e. Lo spettro del sex-appeal,
surreali da alcuni dipinti. ca 1934. Olio su tela,
17,9×13,9 cm. Figueres,
a. Il viso di Mae West Fundación Gala-Salvador
utilizzabile come Dalí.
appartamento f. Madonna di Guadalupe,
surrealista, 1934/1935. 1958. Olio su tela,
Olio su tela, 130×98,5 cm. Madrid,
283×178 cm. Chicago, Collezione Alfonso
Art Institute. Fierro.
b. Il sonno, 1937. Olio g. Il torero allucinogeno,
su tela, 50×77 cm. 1970. Olio su tela,
Collezione privata. 398,8×299,7 cm. St.
c. Il volto della guerra, Petersburg (Florida),
1940-1941. Olio su tela, Salvador Dalí Museum.

e consistenza rigida a quelli con significato spazia- a b


le. Questo automatismo simbolico è particolarmen-
te evidente in La persistenza della memoria, una tela
del 1931 Fig. 31.60 , nella quale il senso dello scor-
rere del tempo è suggerito dal molle liquefarsi di
tre orologi, sullo sfondo di un desolato paesaggio
marino, popolato solo da due solidi geometrici,
un quarto orologio divorato dalle formiche e dalla
porzione di un volto con un occhio (forse addor-
mentato) dalle lunghe ciglia.
Dalí vorrebbe pertanto riuscire a esprimersi co-
me un paranoico ma, non essendolo che in teoria,
si percepisce sempre, anche nelle opere emotiva- c d
mente più coinvolgenti, un certo sublime distacco,
nel quale il momento critico riesce a prendere un
lucido sopravvento. È grazie a ciò che la compo-
nente onirica, i tabù sessuali, i desideri di poten-
za e le fobie riescono a emergere dagli abissi della
coscienza e a materializzarsi sulla tela con una ni-
tidezza e una perfezione tecnica tali da sfiorare, a
volte, l’Iperrealismo ❯ par. 35.3 o, per dirla con le
parole stesse dell’artista, la «fantasticheria super-
naturalista».
e f g
Ecco allora che il delirio trova le più significa-
tive espressioni incarnandosi in esseri ripugnanti,
animali mostruosi, f rammenti anatomici, rifiuti
d’ogni tipo, forme ambigue dai mille possibili si-
gnificati, figure inquietanti che, a seconda di come
si guardano, possono sembrare cose diverse o più
cose insieme Fig. 31.61 .
Si tratta evidentemente di un linguaggio arti-
stico estremamente complesso ed elitario, la cui
comprensione, ricca anche di simboli e di citazioni
colte, non è mai semplice e, talvolta, non è nem-
meno – e volutamente – possibile. Comprendere
140
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

le ragioni profonde della paranoia significherebbe 31.62  Ô


Salvador Dalí, Studio per
infatti svuotarla di tutto il suo potere devastante e, «Stipo antropomorfo», 1936.
quindi, guarirne. Dalí è invece inguaribile nel suo Penna e china su carta,
forsennato repertorio di forme impossibili, perché 32×41,5 cm. Collezione
privata. Intero e particolare.
se esse rappresentano la sua dannazione sono nel
Disegni e stampe
contempo anche lo stimolo primo della sua vita di
uomo e della sua fantasia d’artista. 31.63 
Salvador Dalí, Venere
di Milo a cassetti, 1936.
Il disegno Disegnatore di grandissimo talento, Gesso originale con pomelli
d’ermellino, 98×32,5×34 cm.
Dalí ha un tratto estremamente morbido e raffina- Collezione privata.
to. Profondo conoscitore dei grandi del passato e
sincero ammiratore del Rinascimento italiano, era
solito ripetere che «da chi non vuole imitare nes-
suno non viene fuori niente». In Studio per «Stipo
antropomorfo», ad esempio, un disegno a penna e
china del 1936 Fig. 31.62 , l’effetto della rotondità
del corpo è dato con un delicato chiaroscuro otte-
nuto per mezzo di un sottile e regolare tratteggio
variamente incrociato e sfumato. Il soggetto è una
figura pseudo-umana semisdraiata nella penombra
di una stanza vuota. In fondo, sulla destra, si intra- sia in scultura, con l’esplicita parodia della Venere
vede il profilo di una città, ma il gesto che il ma- di Milo a cassetti Fig. 31.63 . Qui l’artista non si limi-
cabro personaggio compie con la mano sinistra è ta a ritoccare, come già aveva fatto Duchamp con
eloquente: la realtà esterna va tenuta a distanza, la Monna Lisa quasi vent’anni prima, una celebre
almeno fino a quando non si sia fatto sufficiente- opera dell’antichità, ma vi interviene in modo assai
mente ordine nei cassetti del proprio subconscio. pesante, stravolgendone assolutamente il significa-
La simbologia psicoanalitica è qui più che mai evi- to e la funzione.
dente. È l’artista stesso a spiegarcela affermando Dalí, infatti, ricava nel calco in gesso della Ve-
che dopo gli studi di Freud «il corpo umano […] è nere sei cassettini in corrispondenza di altrettan-
oggi pieno di cassetti segreti che solo la psicoanalisi te zone significative dal punto di vista simbolico o
è in grado di aprire». erotico. La provocazione è completata, infine, ap-
plicando ai cassetti dei pomelli rivestiti di ermellino
Venere di Milo a cassetti Il tema del corpo umano (materiale con cui venivano rifiniti gli abiti da ceri-
a cassetti è una costante nella produzione artistica monia di papi e imperatori), scelta che rende l’esito
di Dalí, che lo riproporrà più volte sia in pittura, finale ancora più grottesco e dissacrante.
31.64  141
Salvador Dalí, Costruzione 5
molle con fave bollite: presagio
di guerra civile, 1936. Olio
su tela, 100×99 cm. Filadelfia,
Museum of Art. 1

31 ■ Arte tra provocazione e sogno


31.65 
Schema identificativo dei 3
principali elementi presenti 6
in Costruzione molle con fave 2 4
bollite: presagio di guerra civile.

Costruzione molle L’incombere oscuro e terribi-


le della violenza della guerra è il tema di un’altra
opera straordinariamente significativa realizzata
nel 1936. Si tratta di Costruzione molle con fave bolli-
te: presagio di guerra civile, una tela dalla quale emer-
gono inquietudini angoscianti Fig. 31.64 .
Le forme anatomiche in primo piano, frutto di
numerosi schizzi preparatori, pur avendo forti ca-
ratterizzazioni naturalistiche, sono usate per com-
porre un ripugnante essere immaginario, evidente
e spietata allegoria della guerra.
Una gigantesca mano nodosa strizza con fu-
ria violenta quello che sembrerebbe un seno di
donna Fig. 31.65, 1 . Un’altra mano poggia a terra,
scarnificata e deforme 2 , mentre un uomo micro-
scopico le si affaccia incuriosito da dietro, come
spuntando da una roccia 3 . Un piede scheletrito
poggia con forza su un abbozzo anatomico di baci-
no, a sua volta sorretto da una specie di altro piede
ossuto e rattrappito 4 . Al limite superiore del di-
pinto, contro l’immensità d’un cielo meraviglioso,
un volto orribilmente ghignante volge in alto lo
sguardo disperato 5 . Al suolo è tutto un caotico
affastellarsi di ossa, di fave bollite e di strane con-
crezioni minerali, tra le quali spunta, assolutamen-
te fuori contesto, anche quello che sembra essere
un armadio 6 .
Il macabro gioco di arti e di vari altri frammen-
ti anatomici forma una sorta di sinistra architet-
tura geometrica pietrificata. Ovunque è violenza,
angoscia, paura e prevaricazione. La tecnica pit-
torica estremamente realistica contribuisce, per
contrasto, ad aumentare il senso di irrealtà della
scena.

Apparizione di un volto e di una fruttiera sulla


spiaggia In Apparizione di un volto e di una fruttie-
ra sulla spiaggia, un olio su tela del 1938 Fig. 31.66 , 31.66  a ogni nuova occhiata il proprio enigma, in quanto
Salvador Dalí, Apparizione
l’attenzione dell’artista catalano si sposta dalla pa- di un volto e di una fruttiera
ogni soggetto individuabile può assumere significa-
ranoia al sogno, nel quale forme e personaggi non sulla spiaggia, 1938. Olio ti sempre diversi, in una rincorsa senza fine, nella
hanno più contorni definiti e possono pertanto as- su tela, 114,5×143,8 cm. quale viene progressivamente messa in dubbio an-
Hartford (Connecticut),
sumere indifferentemente e in modo affascinante i Wadsworth Museum of Art, che la capacità percettiva di chi osserva.
significati più vari, incredibili e contraddittori. The Ella Sumner Gallup Non vi è dunque più certezza di nulla e ogni
and Mary Catlin Sumner
Dire con precisione che cosa rappresenti il dipin- Collection Fund. immagine, appena osservata, viene subito polve-
to è pressoché impossibile, dato che esso ripropone rizzata e contraddetta dalla successiva, secondo la
142 riflessione di Dalí stesso: «Il fatto che neppure io,
mentre dipingo, capisca il significato dei miei qua-
dri, non vuol dire ch’essi non ne abbiano alcuno».
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Sogno causato dal volo di un’ape Nel Sogno cau-


sato dal volo di un’ape l’atmosfera complessiva, da
ambigua e polivalente, si fa incredibilmente nitida
e tersa Fig. 31.67 . Lo spunto, come il titolo stesso
ricorda, è quasi banale. L’artista stava dormendo
quando un’ape che gli volava attorno improvvi-
samente lo punge. Con l’automatismo tipico dei
Surrealisti, Dalí cerca di fissare la folla di straordi-
narie visioni attraverso le quali il suo inconscio gli
ha comunicato – in una frazione di secondo – l’av-
venuta puntura. In basso, bellissima nella sua sen-
suale nudità, Gala (la compagna dell’artista) riposa,
sollevata magicamente sopra un piatto scoglio fra-
stagliato, che forse ricalca l’andamento delle coste
bretoni.
Gala Éluard (1894-1982) è moglie, musa ispira-
trice e amante ma è, soprattutto, l’ingrediente ero-
tico più ricorrente nei sogni di Dalí. Una baionetta
appuntita sta per trafiggere il braccio destro della
donna: siamo nell’istante che precede la sensazio-
ne del dolore, ma l’arma appuntita rappresenta, nel
contempo, anche un evidente simbolo sessuale.
La percezione della puntura dell’ape, che a sua
volta ronza intorno a una melagrana sospesa a
mezz’aria (in basso a destra), viene ingigantita dal
sogno. È per questo che assume la forma mostruo-
sa di due tigri feroci che balzano fuori dalle fauci di
un pesce a sua volta scaturito da una rossa melagra-
na spaccata Fig. 31.68 . Sullo sfondo un inverosimile
elefante dalle esilissime zampette di insetto regge
31.67  Ô
Salvador Dalí, Sogno un obelisco sulla groppa, reinterpretazione surrea-
causato dal volo di un’ape, lista dell’Elefante della Minerva, realizzato a Roma
1944. Olio su tavola,
51×41 cm. Madrid, Museo
dal Bernini nel 1667 Fig. 31.69 . Il pachiderma, no-
Thyssen-Bornemisza. nostante il carico, riesce a camminare sull’acqua
Intero e particolare. con la leggerezza di una libellula, come se fosse in
31.68  grado di sfruttare la tensione superficiale dell’ac-
Schema grafico-compositivo qua, senza neanche increspare la speculare piattez-
di Sogno causato dal volo
di un’ape. za d’un impossibile mare senza onde. Cercare si-
gnificati, anche in questo caso, ha poco valore. Del
31.69 
Gian Lorenzo Bernini e aiuti, sogno conta più la sensazione d’insieme rispetto al
Elefante della Minerva, 1667. singolo particolare che, anche se curioso o inverosi-
Marmo bianco di Carrara.
Roma, piazza della Minerva.
mile, ha una sua logica solo se visto nel complesso
dell’attività onirica.
Al gusto quasi fumettistico che l’artista pone nel
rappresentare le tigri e il pesce si contrappone la
perfezione d’un nudo più eroticamente realistico
che astrattamente accademico. In questo come in
quasi tutti i dipinti di Dalí non è possibile riscon-
trare alcuna unitarietà. Ciò dipende dalla natura
stessa dell’ispirazione, che, attingendo alle dimen-
sioni del sogno o della paranoia, è necessariamente
frammentaria, visionaria e incoerente.
143

31 ■ Arte tra provocazione e sogno


Ritratto di Isabel Styler-Tas (Melancolia) Il Ri- 31.70 
Salvador Dalí,
tratto di Isabel Styler-Tas, che ha anche il sottoti- Ritratto di Isabel Styler-Tas
tolo (o, meglio, il titolo alternativo) di Melanco- (Melancolia), 1945.
lia Fig. 31.70 , rappresenta la figlia del gioielliere Olio su tela, 65,5×86 cm.
Berlino, Staatliche Museen,
Louis Tas, uno dei più ricchi mercanti di diamanti Neue Nationalgalerie.
di Amsterdam. Il piccolo olio, colto e ironico nel
31.71 Ö Ô
contempo, risale al soggiorno newyorchese del Salvador Dalí, Crocifissione
1945 e si rifà con ogni evidenza alla tipologia dei (Corpus Hypercubus), Crocifissione (Corpus Hypercubus) Gli anni Cin-
1954. Olio su tela,
doppi ritratti rinascimentali italiani (da Piero del- 194,3×123,8 cm. New York, quanta del secolo scorso segnano per Dalí un im-
la Francesca a Raffaello). Solo che in questo ca- Metropolitan Museum of Art. portante momento di ripensamento mistico, nel
Intero e particolare.
so al profilo della donna, sulla destra, agghindata quale egli rivisita – approfondendola secondo la
con un vistoso colbacco di pelliccia, si contrappo- propria sensibilità – la profonda tradizione spiri-
ne a sinistra solo la sua sagoma speculare. Questa, tuale del cattolicesimo spagnolo.
però, non ha nulla a che fare con il ritratto vero e In Crocifissione (Corpus Hypercubus), una grande
proprio e, in pura ottica surrealista, rimanda piut- tela del 1954 Fig. 31.71 , l’artista affronta con corag-
tosto alla rappresentazione di un paesaggio brullo, gio uno dei temi più delicati e ricorrenti dell’ico-
dove un sentiero tortuoso si inerpica per le sco- nografia cristiana. La figura del Cristo, anatomi-
scese pendici di una falesia a picco sul mare. La camente perfetta, levita a mezz’aria davanti a una
resa del personaggio, di un realismo quasi fotogra- massiccia croce tridimensionale, formata dall’in-
fico, stride ancora di più con l’incongruenza del castro di otto grandi cubi, che allude – pur non
suo doppio, che può essere comunque letto come rappresentandolo – all’ipercubo, un solido non eu-
ritratto interiore, nel quale la tagliente geometria clideo non rappresentabile graficamente, ma im-
delle rocce allude al carattere spigoloso e volitivo maginabile solo in teoria, con dei volumi al posto
della donna, che non a caso porta sul petto un me- delle facce piane.
daglione d’oro con l’effigie in rilievo della gorgone La mancanza della corona di spine e dei chiodi,
Medusa f ra le radici filamentose di un albero. In idealmente sostituiti da quattro simbolici paralle-
ogni caso, ciò che soprattutto trionfa è l’inegua- lepipedi a base quadrata, allude a una visione an-
gliabile e tormentata fantasia di Dalí insieme al ticonvenzionale dell’evento, ulteriormente dram-
suo inesauribile gusto per il paradosso, che trova matizzata dal potente scorcio dal sotto in su. A
riscontri impercettibili ovunque. Anche i tre altis- sinistra, in basso, su uno scoglio geometricamen-
simi alberi scheletriti sullo sfondo, infatti, ripren- te squadrato, l’amata Gala, raffigurata con indosso
dono il tema dello specchio, con le doppie chiome un ricco abito di seta cangiante, incarna la Vergi-
affrontate, in un continuo rincorrersi di partico- ne Maria dolente, sullo sfondo enigmatico di una
lari e relazioni all’interno di tutti gli elementi del scacchiera che si perde verso un orizzonte oscuro,
dipinto stesso. presago di mistero.
144 31.2.5
Frida Kahlo (1907-1954)
«¡Yo!»
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

«Un fiocco intorno a una bomba»: così il fondatore


del Surrealismo André Breton aveva descritto l’o-
pera di Frida Kahlo, conosciuta durante un viag-
gio in Messico nel 1938. Colpito dal suo lavoro, la
include nelle mostre del movimento, anche se l’ar-
tista rifiuterà sempre la definizione di surrealista:
l’intenso carattere soggettivo della sua arte, infatti,
la allontana da facili classificazioni storiche.
Di padre tedesco e madre messicana, Magdalena
Carmen Fryda Kahlo y Calderón nasce a Coyoacán,
sobborgo di Città del Messico, nel 1907. A sei anni
si ammala di poliomielite, che le lascia una malfor-
mazione a una gamba. Studia medicina, botanica
e scienze sociali alla prestigiosa Escuela Nacional
Preparatoria. A diciotto anni, un terribile incidente
segna per sempre la sua vita: l’autobus su cui viag-
gia di ritorno da scuola si scontra con un tram. La
ragazza riporta fratture multiple, che le causeranno
gravissimi problemi di salute per tutta la vita.
Durante la convalescenza Frida inizia a dipin-
gere da autodidatta. Migliorate le sue condizioni,
conosce l’artista Diego Rivera – già famoso e di
vent’anni più anziano di lei –, al quale poi si lega in «Dipingo la mia realtà. L’unica cosa che so è che
una lunga e tormentata storia d’amore. Si sposano dipingo perché ne ho bisogno, e dipingo ciò che
nel 1929 e si trasferiscono a Cuernavaca, ma già nel mi passa per la mente senza alcuna altra conside-
1933 la loro complessa relazione entra fortemente razione»: seguendo questa schietta dichiarazione
in crisi. Frida, allora, intensifica l’impegno artisti- di libertà, la Kahlo ha realizzato un corpus di circa
co, cui aggiunge quello politico, con l’appassiona- duecento dipinti, ben un terzo dei quali è costituito
ta militanza nel Partito comunista messicano. Nel da autoritratti: «perché», afferma, «trascorro mol-
frattempo raccoglie anche i primi successi di criti- to tempo da sola e perché sono il soggetto che co-
ca e di pubblico esponendo con i Surrealisti a New nosco meglio». A questa profonda indagine sul sé,
York (1938) e a Parigi (1939). Mentre le sue con- 31.72  l’artista associa l’interesse per la mexicanidad (l’es-
Frida Kahlo, Le due
dizioni di salute subiscono un netto e progressivo Frida, 1939. Olio su tela,
sere messicano) che caratterizza la cultura dell’e-
peggioramento, la fama come pittrice si consoli- 173,5×173 cm. poca post-rivoluzionaria. Di saldo impianto figura-
da (nel 1941 le viene affidato un insegnamento alla Città del Messico, Museo tivo, la sua pittura raccoglie influenze e suggestioni
Nacional de Arte Moderno.
Escuela Nacional de Pintura, Escultura y Grabado dall’arte popolare, dagli ex voto, dalla pittura preco-
«La Esmeralda»). Gli ultimi anni sono un calvario 31.73  lombiana e dalla ritrattistica messicana.
Schema geometrico-
di interventi chirurgici, che la costringono dal 1950 compositivo e dei movimenti
sulla sedia a rotelle. La morte arriva nel 1954 come delle Due Frida. Le due Frida La tensione f ra le diverse identità
una liberazione. dell’artista è emblematicamente rappresentata nel
■ Diego Rivera José Die-
Nella sua breve, sofferta esistenza, Frida Kahlo è go José Diego María Rive- dipinto Le due Frida, la tela più grande mai realizzata
diventata una vera e propria icona: cresciuto dopo ra (Guanajuato, 1886-Città del dalla Kahlo, risalente al 1939 Fig. 31.72 . L’opera, dalla
Messico, 1957) Forse il più no-
la scomparsa, il suo mito si è fondato tanto sulla to tra i cosiddetti «tres gran- composizione fortemente simmetrica Fig. 31.73 , con-
sua opera quanto sull’immagine stessa dell’artista, des» muralisti messicani. Nella siste in un doppio autoritratto speculare: entrambe
sua produzione, Rivera man-
attentamente costruita (soprattutto grazie all’uso tenne un costante confronto le figure sono sedute su una semplice panca, legate
della fotografia, che Frida ben conosceva per via con l’identità messicana, la sto- fra loro dalle mani che si stringono in corrisponden-
ria, i riti e le tradizioni, risalendo
della professione di fotografo del padre). Legando dalla contemporaneità alle radi- za del centro della tela. La specularità è contraddetta
in maniera inscindibile arte e vita, l’artista messica- ci pre-ispaniche. Il suo lavoro fu dal loro abbigliamento: la Frida a sinistra indossa un
sempre guidato anche dall’im-
na ha incarnato alcune problematiche fondamen- pegno politico e la sua militan- candido ed elaborato vestito europeo; quella a destra
za comunista fu anche motivo porta invece un semplice abito tehuana tradizionale
tali dell’identità femminile, che l’hanno resa una di censura durante il suo perio-
figura di riferimento per l’arte futura. do americano. della regione Sud-occidentale di Oaxaca (da cui pro-
veniva il ramo materno della famiglia). In un’impos- 145
sibile visione anatomica, le due Frida hanno i loro
cuori visibili, collegati fra loro da un’arteria: quello
della Frida tehuana è congiunto a un medaglione che

31 ■ Arte tra provocazione e sogno


la donna stringe nella mano sinistra, con il ritratto di
Diego bambino: si tratta, dunque, di un chiaro sim-
bolo della vita della Kahlo, che esiste in quanto nu-
trita dall’amore per Rivera. L’altra Frida, invece, ri-
schia di morire dissanguata poiché l’arteria è recisa,
a stento chiusa dalla pinza chirurgica che, raccolta
sul grembo, lascia comunque stillare delle gocce di
sangue che macchiano la veste immacolata. Anche in
questo caso è possibile leggere nella raffigurazione la
precarietà dell’unione con Diego, che procura all’ar-
tista sofferenza e insicurezza, tanto che basta poco
(rilasciare le pinze) perché l’arteria si inaridisca e il
corpo/amore muoia. Parlando di sua moglie, Die-
go Rivera ne aveva sottolineato l’unicità nella sto-
ria dell’arte, affermando che era «pronta ad aprirsi
il petto e il cuore per arrivare alla verità biologica ed
esprimere come la sentisse». Il dramma della compo-
sizione, del resto, si riflette anche sullo sfondo, dove
si agita un cielo tempestoso ingombro di nuvole.
La tela si fonda su un dualismo spesso ricorren-
te nel lavoro della Kahlo, ispirato alla mitologia
messicana (Sole/Luna, notte/giorno, maschile/
femminile, vita/morte). Per quanto non poche si-
ano state le interpretazioni dell’opera, nel suo dia-
rio l’artista parla invece della rappresentazione di
un’amica immaginaria della sua infanzia.

Autoritratto come tehuana Il tormentato amore


per Rivera, intrecciato con la mexicanidad, torna pre-
potentemente in un dipinto conosciuto con diversi
titoli: Autoritratto come tehuana, Diego nella mia mente
o anche Pensando a Diego, iniziato nell’anno del divor-
zio (avvenuto dopo il ritorno da Parigi) e completato
nel 1943 Fig. 31.74 . L’artista indossa ancora una vol-
ta l’abito della tradizione tehuana, nella sua versione
riservata alle occasioni festive Fig. 31.75 . Il vestito è
composto da un’elaborata cuffia in pizzo che le la-
scia scoperto solo l’ovale del viso, conferendole un
carattere quasi sacrale; l’huipil, una blusa (qui decora-
ta con motivi floreali); una gonna (assente in questo
caso per via della raffigurazione a mezzo busto). Sul-
la fronte è dipinto in miniatura un ritratto di Diego, a 31.74  co. A questo simbolo nazionale si aggiunge un deci-
Frida Kahlo, Autoritratto
rappresentare in maniera letterale il pensiero costan- come tehuana (Diego
so elemento di rivendicazione femminile: la regione
te dell’amato nella mente di Frida. La testa è corona- nella mia mente), 1943. di provenienza era infatti governata da una società di
ta da fiori e foglie, dalle cui estremità si dirama una Olio su masonite, 76×61 cm. tipo matriarcale, che assegnava un ruolo sociale pre-
Città del Messico, Jacques
serie di fili verdi che si intreccia con quella di filamen- and Natasha Gelman minente alla donna. In questo dipinto, dunque, la di-
ti bianchi che, ugualmente, fuoriesce dalla cuffia. La Collection. Intero e particolare. mensione folkloristica si lega a quella personale: più
sottile trama si estende sull’intera superficie pittori- 31.75 Ö che dal viso – quasi inespressivo e fortemente marca-
ca, che lascia poco spazio al fondo monocromo ocra. Edward Bernard Silberstein, to dal tratto scuro della sopracciglia – la condizione
Frida Kahlo con indosso
Il motivo della donna tehuana acquista popolarità un abito tehuana, 1940. dell’artista è raccontata dagli elementi simbolici co-
nelle arti in quel momento, in quanto rappresentazio- Cincinnati (Ohio), Art Museum. me l’intreccio di fili, che richiama una ragnatela di
ne palpitante della componente autoctona del Messi- relazioni o anche, per estensione, il sistema nervoso.
32
32.1
Oltre la forma.
L’Astrattismo

a L’inf luenza dei Fauves è evidente, ad esem-


pio, nelle larghe campiture di colore svincolato
Der Blaue Reiter dall’oggetto, violente, dense e corpose con cui
nel 1909 Kandinsky rappresenta una veduta della
Il cavaliere azzurro cittadina bavarese di Kochel Fig. 32.2 . Tale influs-
so si riscontra, ancor più, nel Ritratto del ballerino
Nel 1909 si era formata a Monaco di Baviera – una Alexander Sacharoff (anch’esso risalente al 1909) di
delle città europee culturalmente più vitali del pri- Jawlensky Fig. 32.3 , dove l’abito indossato dall’ar-
mo Novecento – la Neue Künstlervereinigung München tista russo, dallo sguardo intenso e ambiguo, è una
(Nuova associazione degli artisti di Monaco). Fra co- b chiazza rossa che contrasta con l’ombra verde sul-
loro che, fin dall’inizio, ne fecero parte vi erano i la destra e dove tutte le ombre del volto puntuto,
russi Vassily Kandinsky ❯ par. 32.2 , Alexej von Jaw- dalle labbra rosse e dagli occhi bistrati, sono incre-
lensky ❯ par. 32.4 , Marianne von Weref kin ❯ par. 32.5 , dibilmente blu, verdi e arancio.
l’austriaco Alfred Kubin (1877-1959) e la tedesca Ga- Nel dicembre 1911 la Neue Künstlervereinigung
briele Münter ❯ par. 32.5 cui si aggiunse, in un secon- si divise per contrasti interni. Kandinsky, Marc,
do tempo, il bavarese Franz Marc ❯ par. 32.1.1 . All’as- Münter e Kubin (assieme ad altri artisti e intellet-
sociazione partecipavano anche musicisti, storici tuali) diedero vita a una nuova formazione che al-
dell’arte, intellettuali e letterati. lestì una mostra nello stesso mese di dicembre e
Fu proprio Marc il primo ammiratore dei dipinti che si presentò come redazione di Der Blaue Reiter
della Neue Künstlervereinigung, vedendo in essi una c (Il cavaliere azzurro). Il nome era il titolo di un an-
«interiorità totalmente spiritualizzata e smateria- nuario, che Kandinsky e Marc stavano preparando
lizzata», cioè un sentimento espresso in modo alta- proprio in quel periodo e che, per le idee che dif-
mente spirituale. E fu di nuovo Marc che nel 1912 fondeva, poteva ben indicare anche quel gruppo di
legò il nome della Neue Künstlervereinigung a quello artisti che in esse si riconosceva.
della Brücke, definendo i due gruppi «Fauves tede- La scelta del titolo dell’annuario, invece, fu del
schi»: «Chi sono questi Fauves in Germania? Buona tutto casuale. Nel 1930 Kandinsky spiegò, non sen-
parte di loro è assai nota e altrettanto malfamata: za una punta d’ironia:
Die Brücke di Dresda, Die Neue Secession di Berlino
«Il nome, Der Blaue Reiter, lo trovammo, Marc e
e Die Neue Vereinigung di Monaco». La Nuova asso-
io, davanti a una tazza di caffè sotto il pergola-
ciazione degli artisti faceva parte quindi, a pieno 32.1 
Dipinti della Neue to di Sindelsdorf: a entrambi piaceva il blu. E a
titolo, del variegato universo dell’Espressionismo Künstlervereinigung Marc piacevano i cavalli, a me i cavalieri. E così il
tedesco Fig. 32.1 . München e del Blaue Reiter.
nome venne fuori da solo. Ma il favoloso caffè di
Franz Marc scriveva: a. Alfred Kubin,
L’ultimo re, ca 1900/1903. Frau Maria Marc ci piacque ancor di più».
«A Monaco, i primi e gli unici seri rappresentan- Inchiostro su carta,
37,1×28,2 cm. New York, Nel marzo 1912 alla seconda mostra organizzata
ti delle nuove idee furono due russi, residenti da Museum of Modern Art. dalla redazione di Der Blaue Reiter – nella quale ven-
anni in quella città, dove avevano operato in soli- b. Alexej von Jawlensky,
Testa, ca 1910. nero esposti solo disegni, stampe e acquerelli – par-
tudine e in silenzio, sino a quando si unirono lo-
Olio su tela su cartone, tecipò anche Paul Klee ❯ par. 32.3 assieme a diversi
ro alcuni tedeschi. Con la fondazione della Neue 41×32,7 cm. New York,
Museum of Modern Art.
esponenti della Brücke.
Vereinigung ebbero inizio quelle singolari, bellis-
c. Franz Marc, La tigre, Nel 1912 apparve anche il primo e unico nume-
sime mostre che erano destinate a diventare la 1912. Olio su tela, ro di Der Blaue Reiter, mentre alla fine del dicembre
disperazione dei critici» ❯ Ant. 267 . 100×111,5 cm.
Monaco, Städtische 1911 era stato pubblicato Lo spirituale nell’arte di
I due russi erano Vassily Kandinsky e Alexej von Galerie im Lenbachhaus. Vassily Kandinsky, un testo fondamentale per l’ar-
Jawlensky. te del Novecento.
32.1 Der Blaue Reiter ■ 32.2 Vassily Kandinsky
■ 32.3 Paul Klee ■ 32.4 Alexej von Jawlensky ■
32.5 Gli altri della Neue Künstlervereinigung München e del Blaue Reiter Visita le sale
sull’arte
■ 32.6 Piet Mondrian e De Stijl ■ 32.7 Kazimir Malevič e il Suprematismo ■ dell’Astrattismo e
del Razionalismo
32.8 1913: Sincromismo, Costruttivismo ■ 32.9 Il Razionalismo in architettura nel Museo Digitale

Purtroppo Der Blaue Reiter ebbe vita breve: l’ul- 32.2 Õ senziale delle cose. Da tale osservazione scaturisce
Vassily Kandinsky, Kochel:
tima mostra fu organizzata nel 1914 e appena nel il cimitero e il presbiterio,
la passione di Franz Marc per gli animali, dei quali
1916 Franz Marc moriva sul f ronte f rancese. La 1909. Olio su cartone, l’artista volle indagare l’istintività per poter giun-
Prima guerra mondiale disperdeva così, con la sua 44,4×32,7 cm. Monaco, gere a riconoscere le leggi regolatrici della natura.
Städtische Galerie
inaudita violenza, il più vivace insieme di artisti che im Lenbachhaus. Der Blaue Reiter era indirizzato, più di quanto
aveva contribuito in modo fondamentale alla nasci- non lo fosse Die Brücke, verso la ricerca della di-
32.3 
ta dell’arte moderna. Alexej von Jawlensky, mensione spirituale della realtà. Per tale ragione
Ritratto del ballerino esso si dimostrava contrario alla deformazione del-
Alexander Sacharoff,
Espressionismo lirico Così come già Die Brücke, 1909. Olio su cartone, le immagini, alla loro contorsione e alla violenta
anche gli artisti che si raccoglievano sotto il deno- 69,5×66,8 cm. esteriorizzazione del disagio e delle passioni dell’a-
Monaco, Städtische
minatore comune Der Blaue Reiter erano contro la Galerie im Lenbachhaus.
nima, che costituivano invece il linguaggio degli
società contemporanea – da loro ritenuta mate- Espressionisti.
rialista e poco spirituale – e, di conseguenza, an- ■ Alfred Kubin (1877-1959) Furono questa ricerca di una dimensione spiritua-
Nato a Leitmeritz, frequenta la
che contro l’Impressionismo. Anzi, a tal proposito, Scuola di Arti e Mestieri a Sa- le e una maggiore dolcezza compositiva e coloristi-
Marc dirà che bisogna distruggere, e non riprodur- lisburgo e, successivamente ca che condussero a definire l’arte di Kandinsky, di
(1898), l’Accademia di Belle Ar-
re, la natura per cercare le leggi che essa nascon- ti di Monaco. La sua attività è Marc e di Klee anche come «Espressionismo lirico».
de, e non accontentarsi delle apparenze. Occorre, quasi interamente assorbita dal
disegno e dall’incisione. Muore
Vassily Kandinsky affida all’arte la superiore capa-
quindi, dipingere la forma ideale, originaria ed es- a Zwickledt il 20 agosto 1959. cità di stimolare la crescita spirituale dell’osservato-
148 infantili (liberi da ogni costrizione e preconcetto) a
Picasso, dai mosaici veneziani alla scultura gotica,
da El Greco a Matisse, da Gauguin a Kandinsky,
da Vincent van Gogh a Robert Delaunay, a Oskar
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Kokoschka, a Kubin, a Marc.

Verso il Realismo e l’Astrattismo Kandinsky, in-


fatti, riteneva che ogni artista dovesse obbedire a
una necessità interiore; pertanto la scelta dei mez-
zi espressivi non poteva che essere ampia e libera,
comportando l’indirizzarsi sia verso il Realismo sia
verso l’Astrattismo ❯ par. 32.2 , cioè o verso l’ade-
renza della forma all’oggetto della rappresentazio-
ne (dipingendo, quindi, cose conosciute) o verso la
non riconoscibilità della forma stessa.
Parlando dei contenuti della prima mostra (di-
cembre 1911) del Blaue Reiter, Kandinsky scrisse:
«Nel catalogo della nostra mostra spiegammo
come essa non si proponesse di diffondere una
particolare corrente, fondandosi al contrario sulla
molteplicità delle esperienze artistiche. Il “fron-
te” comprendeva un’ala “sinistra” (“astrattista”,
appena nata) e un’ala “destra” (“realistica” pura)».
Le due anime o, meglio, le due possibilità estreme
convivevano, pertanto, pacificamente nel gruppo
sin dall’inizio della sua breve, ma intensa avventu-
ra artistica. Il fatto che, all’interno del Blaue Reiter,
potessero coesistere due concezioni così diametral-
mente opposte era dunque considerato una specifi-
ca ricchezza culturale e non certo un impedimento
o una contraddizione.

re; scrive infatti nel Problema delle forme, il saggio di 32.4 


Vassily Kandinsky, Disegno
32.1.1
estetica da lui pubblicato in Der Blaue Reiter: finale per la copertina
dell’Almanacco Der Blaue
Franz Marc (1880-1916)
«Se il lettore di questo libro è in grado di sfogliar- Reiter, 1911. Inchiostro Il capriolo sente il mondo
ne le pagine dopo essersi liberato per un momen- e acquerello, 27,9×21,9 cm. «come “capriolo”, quindi il paesaggio
Monaco, Städtische Galerie
to delle proprie aspirazioni, dei propri pensieri e im Lenbachhaus. deve essere “capriolo”»
sentimenti, si troverà a passare da un ex-voto a Disegni e stampe
un Delaunay, da un Cézanne a una illustrazione
32.5  Franz Marc nacque a Monaco di Baviera l’8 febbra-
popolare russa, da una maschera a un Picasso, da Vassily Kandinsky, Copertina io 1880 e morì a Verdun il 4 marzo 1916. La sua
una figura su vetro a un Kubin, e la sua anima si di Der Blaue Reiter, R. Piper
Verlag, Monaco 1912. formazione si compì a Monaco tra gli studi di teo-
arricchirà allora di molte vibrazioni che lo faran-
Disegni e stampe
logia, di filosofia e le lezioni all’Accademia di Belle
no entrare nel regno dell’arte, senza scoprire in
Arti. Marc conobbe Kandinsky nel 1911 e con lui
queste opere imperdonabili deficienze o irritan-
progettò il volume Der Blaue Reiter Figg. 32.4 e 32.5 .
ti errori, per cui nella contabilità del suo spirito
Nel 1903 un viaggio a Parigi gli aveva fatto cono-
anziché un meno potrà mettere un più. Queste
scere la pittura impressionista e un secondo viag-
vibrazioni, e il più che ne scaturirà, arricchiranno
gio nella stessa città (1907) gli aveva rivelato anche
la sua anima come solo l’arte può fare».
l’arte di Van Gogh, la cui lezione rimase sempre
Proprio per favorire tale arricchimento, Der Blaue un riferimento nel suo modo di accostarsi alla pit-
Reiter presentava un gran numero di immagini che tura e di guardare al colore. Nel 1912 venne a con-
spaziavano dalle stampe popolari russe alle incisio- tatto con il Futurismo in occasione della prima
ni medievali tedesche, dai dipinti popolari bavaresi esposizione futurista tenutasi a Berlino proprio in
su vetro ai dipinti cinesi e giapponesi, dai disegni quell’anno.
149

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


L’influenza di Kandinsky e della pittura astratta
si fece sentire in lui a partire dal 1914, ma gli eventi
bellici posero fine alla sua vita a soli 36 anni. Prima
dell’inizio della guerra, con la speranza, l’ottimi-
smo e una forse eccessiva autocritica, aveva affer-
mato che avrebbe dipinto i suoi «buoni quadri» solo
a quaranta o cinquant’anni.
Mentre per Kandinsky l’Astrattismo è innan-
zitutto la perdita della forma, per Marc esso è da 32.6   uccello che vola alto nel cielo o da un rettile che
Franz Marc, I cavalli azzurri,
intendere come superamento della forma, intesa 1911. Olio su tela,
striscia sul terreno oppure, ancora, da una tigre che
come involucro, per cercare l’intima essenza del- 105,73×181,13 cm. procede guardinga e silenziosa.
le cose che si cela nel profondo. E Marc ritiene di Minneapolis, Walker Art
Center. Intero e particolari.
possedere il dono della “seconda vista”, quella che I cavalli azzurri Il cavallo, il nobile animale protago-
consente di andare oltre l’apparenza, sino alla più 32.7  nista di tante raffigurazioni pittoriche e scultoree, a
Schema geometrico-
riposta interiorità. compositivo di Cavalli azzurri. partire dalla pittura rupestre, e così tanto amato da
Se, fin dal primo Ottocento, gli artisti f rancesi Marc, che lo avrebbe a lungo dipinto nel corso de-
avevano cercato di incarnare nelle loro opere la vi- gli anni, è il soggetto di Cavalli azzurri, una tela del
talità del mondo naturale, tuttavia, secondo Marc, 1911, oggi conservata a Minneapolis Fig. 32.6 .
essi non erano stati in grado di capire che erano I tre cavalli sono colti in un momento di vita
gli animali quelli che si prestavano meglio «a far quotidiana, come se non esistesse nessun osserva-
diventare immagine il ritmo organico di tutte le tore. Per essi, individuati da una linea scura e dalle
cose» attraverso i colori e il dinamismo. Era neces- curve morbide e ampie, Marc ha usato ogni tono di
saria, come Marc stesso affermava, l’«animalizza- azzurro, riservando alla natura circostante il giallo,
zione dell’arte». il verde e il rosso carminio, in un arbitrio di colori
È così che l’artista tedesco si mette, per così di- che esprime soltanto la carica emotiva dell’artista
re, dalla parte degli animali. Con i loro occhi Marc e che si imparenta direttamente con le ricerche dei
scruta la realtà e guarda il mondo esterno secondo Fauves.
un punto di vista (inteso anche come posizione vi- Il dipinto è contraddistinto proprio dal ricorso
suale) proprio degli animali. Infatti la stessa foresta alla linea curva Fig.32.7 : come i cavalli, che volgo-
appare imparagonabilmente diversa se vista da un no la testa all’indietro, sono costruiti ricorrendo
150 32.8 
Franz Marc, Toro rosso,
1912. Tempera su carta,
33,7×42,7 cm. Mosca,
Museo Puškin.
Intero e particolare.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Disegni e stampe

32.9 
Schema geometrico-
compositivo di Toro rosso.

Toro rosso È il caso, appunto, di Toro rosso Fig. 32.8 ,


un’opera del 1912, dove un toro possente, sinonimo
di forza e di inesauribile potenza sessuale, è rosso
(pur se con le variazioni cromatiche fauves che van-
no dall’azzurro al giallo, al bianco-celeste). L’anima-
le è accovacciato e si volge indietro. Il nero disegna
i contorni della forma e suggerisce le ombre, aventi
la funzione di modellarla nello spazio.
Anche in questo caso le linee curve (per lo più
ovate) regolano la composizione Fig. 32.9 . Dietro
il corpo del toro le colline si susseguono secondo
forme a semicerchio, mentre le corna dell’animale
suggeriscono l’accentuazione delle linee spezzate
e puntute di sinistra, oltre che la linea obliqua che
taglia il piano orizzontale, trattato a losanghe dai
margini sfumati di vari colori. Il paesaggio è reso
“animale” perché a esso si estendono le caratteri-
stiche formali del toro.

Capriolo nel giardino di un monastero Ancora al


1912 risale il Capriolo nel giardino di un monastero,
ora a Monaco Fig. 32.10 . L’animale, al centro della
composizione, si muove silenzioso, annusando l’a-
ria e fissando la luna (in alto a sinistra), in un paesag-
gio notturno. Compreso fra due elementi verticali
principali, dai quali si dipartono delle linee oblique
alla sommatoria di forme circolari, così anche le 32.10  che convergono verso di lui, il capriolo determina
Franz Marc,
colline rosse, arancioni e viola di destra, gli elastici Capriolo nel giardino
le forme della natura circostante con il suo corpo
tronchi bianco-verdi, che attraversano verticalmen- di un monastero, 1912. tondeggiante e il lungo muso a punta. Così Marc
te – e con ampie curve – la tela, e le foglie puntute, Olio su tela, 75,7×101 cm. scriveva tra il 1911 e il 1912: «Cosa ha a che fare il ca-
Monaco, Städtische
che sottolineano il margine inferiore del dipinto, si Galerie im Lenbachhaus. priolo con l’immagine del mondo che noi vediamo?
adeguano al carattere formale degli animali. Dipinto e schema Ha un qualsivoglia senso razionale o meramente
geometrico-compositivo.
Il blu è per Marc il «principio maschile», come artistico dipingere il capriolo così come appare alla
scriveva nel 1910, mentre il giallo rappresenta quel- nostra retina oppure in forme cubiste, perché sen-
lo femminile e il rosso la materia: l’artista cerca di tiamo il mondo in modo cubista? Chi mi dice che
giustificare, in base a una simbologia cromatica, il il capriolo senta il mondo in modo cubista? Lo sen-
fauvismo dei colori violenti e della loro non corri- te come “capriolo”, quindi il paesaggio deve essere
spondenza all’oggetto raffigurato. Tali spiegazioni, “capriolo”. Questo è il suo predicato».
comunque, sarebbero state presto abbandonate o Il mondo animale e vegetale, senza la presenza
addirittura negate dallo stesso Marc. dell’uomo, appare dunque misterioso e primordiale.
32.2 151

Vassily Kandinsky
(1866-1944)

32 ■ Oltre la forma. L’Astrattismo


Il colore come la musica
Furono le forti insistenze di Franz Marc a convince-
re l’editore Reinhard Piper di Monaco a pubblicare
Lo spirituale nell’arte di Vassily Kandinsky. L’autore,
che ne aveva ultimato la stesura nell’agosto 1909,
l’aveva già presentato in quello stesso anno all’e-
ditore Georg Müller, ottenendone un rifiuto. Un
identico rifiuto gli aveva opposto l’anno successivo
proprio Piper che, tuttavia, nel 1911 finì per pub-
blicare lo scritto.
Fu un grande successo: f ra il dicembre 1911 e
l’ottobre 1912 il libro aveva già avuto tre ristampe.
Nel quarto capitolo Kandinsky scrive che in tut-
te le arti, soprattutto in quelle dei suoi tempi, è av-
vertibile una «tendenza all’antinaturalismo, all’a-
strazione e all’interiorità». Inoltre, in un confronto
tra gli elementi costitutivi delle singole arti, egli ag-
giunge che:
«il più ricco insegnamento viene dalla musica.
Salvo poche eccezioni, la musica è già da alcuni
secoli l’arte che non usa i suoi mezzi per imita-
re i fenomeni naturali, ma per esprimere la vi-
ta psichica dell’artista e creare la vita dei suo-
La scelta compositiva basata sulle diagonali, sui 32.11 
Franz Marc, Gli uccelli, 1914. ni. Un artista che non abbia come fine ultimo
piani geometricamente definiti, sulle linee spez- Olio su tela, 109×100 cm. l’imitazione, sia pure artistica, della natura, ma
zate e sulle forme aguzze rivela che Marc era a Monaco, Städtische Galerie
im Lenbachhaus. sia un creatore che voglia e debba esprimere il
conoscenza non solo delle esperienze pittoriche
Intero e particolare. suo mondo interiore, vede con invidia che que-
tedesche di Die Brücke, ma anche di quelle del Fu-
ste mete sono state raggiunte naturalmente e
turismo italiano.
facilmente dall’arte oggi più immateriale, la mu-
sica. È comprensibile che si volga ad essa e ten-
Gli uccelli Anche Gli uccelli, eseguito nel
ti di ritrovare le stesse potenzialità nella propria
1914 Fig. 32.11 , rinvia al Futurismo. Ma la ripeti-
arte. Nasce di qui l’attuale ricerca di un ritmo
zione ritmica di forme aguzze, che si espandono
pittorico, di una costruzione matematica astrat-
a partire dalle sagome di uccelli, modifica la realtà
ta; nasce di qui il valore che si dà alla ripetizione
che sta attorno agli animali. Esse sono dinamismi
della tonalità cromatica, al dinamismo dei colo-
che simulano il battito delle ali.
ri ecc.».
La sventagliata di lunghi triangoli colorati uni-
sce in una sola vita pulsante i tre animali: due sono Si tratta di affermazioni di grande portata, che,
posati, un terzo è in volo. Il mondo stesso è visto messe in atto, avrebbero avuto conseguenze no-
attraverso il volo, la principale caratteristica degli tevoli, mutando radicalmente il corso dell’arte del
uccelli. L’aria sostiene, è avvertita ed è concreta, Novecento.
mentre la natura (anche quella antropizzata) ap- Vassily Kandinsky nasce a Mosca il 4 dicembre
pare frazionata e in continuo cambiamento. Essa 1866 e lì compie gli studi laureandosi in Giurispru-
è vista – e perciò anche percepita – dagli uccelli in denza nel 1892. Poco dopo, nel 1896, gli viene of-
un perenne divenire, immagine mai ferma perché ferta una cattedra universitaria che, però, rifiuta,
guardata durante il movimento. volendosi dedicare alla pittura. Infatti, aveva già
Inoltre il battito ritmico delle ali trasforma le co- avuto modo di conoscere le opere degli Impressio-
se vedute in una sorta di fotogrammi. La natura è nisti, visitando la loro esposizione moscovita del
dunque “animalizzata” e non ha più le caratteristi- 1895, e ne era rimasto profondamente colpito.
che statiche che le attribuiscono gli esseri umani. Nel 1896 si stabilisce a Monaco dove rimane fi-
152 a
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

c
no al 1914 quando, allo scoppio della Prima guerra Il cavaliere azzurro Le prime inf luenze che
mondiale, rientra in patria. Kandinsky subì a Monaco furono quelle dello Ju-
Nella città bavarese ha modo di entrare in con- gendstil, come si può osservare nel Cavaliere azzur-
tatto con numerosi pittori, poeti, critici d’arte ro, un dipinto del 1903 Fig. 32.12 , ancora ricco di
e musicisti, con alcuni dei quali dà vita alla Neue un grande fascino decorativo. L’aggettivo «azzur-
Künstlervereinigung München e a Der Blaue Reiter. ro» venne aggiunto solo nel 1912 dall’artista, do-
Tornato in Russia, ormai famoso, prende parte po la pubblicazione dell’annuario Der Blaue Reiter;
al rinnovamento della società e della vita cultura- dunque il titolo originario dell’opera era Il cavalie-
le del suo Paese dopo la Rivoluzione d’ottobre: ri- re, senza nessuna allusione alle tematiche artistiche
organizza i musei di provincia, crea l’Istituto per sviluppate all’interno del gruppo costituitosi circa
la cultura pittorica (1918) e fonda l’Accademia di dieci anni dopo, che si riconosceva, appunto, sotto
Scienze Artistiche (1920). Nel frattempo viene no- la sigla del Cavaliere azzurro.
minato professore ordinario all’Università di Mo- Su una collina verde dai riflessi dorati a , che oc-
sca (1920). cupa quasi l’intera superficie della tela e che è dise- ¼
Grazie al ruolo di primissimo piano che aveva gnata da una delicata linea curva continua, un ca-
in Russia, nel 1921 ottiene il permesso di recarsi valiere dal mantello azzurro è lanciato al galoppo ¼

in Germania per sei mesi: non avrebbe fatto mai sul suo bianco destriero b .
più ritorno in patria. Nel 1922 diventa professore Gli alberi in veste autunnale, il grumo blua- ¼

al Bauhaus di Weimar ❯ par. 32.9.1 , dove dirige il la- stro della foresta e il celeste del cielo c , solcato
¼
boratorio di Pittura parietale. da nuvolette bianche, sono il necessario comple-
Nel 1933 il Bauhaus viene chiuso dal regime tamento cromatico per la grazia idilliaca dell’am-
nazista. L’anno successivo, per motivi politici, bientazione. I cavalieri, come lo stesso Kandinsky 32.12 
Vassily Kandinsky,
Kandinsky è costretto ad abbandonare la Germa- avrebbe affermato in seguito, erano un soggetto Il cavaliere azzurro, 1903.
nia per la Francia. A Parigi vive gli ultimi dieci anni da lui molto amato; l’artista, infatti, era molto le- Olio su tela, 55×60 cm.
Zurigo, Collezione privata.
della sua vita e muore nella residenza di Neuilly- gato ai racconti, alle illustrazioni e alle tradizioni Intero, particolari e schema
sur-Seine il 13 dicembre 1944. popolari russe. geometrico-compositivo.
Coppia a cavallo A tale interesse è riferibile anche 153
Coppia a cavallo Fig. 32.13 .
Il dipinto, eseguito nel 1906/1907, è stato trat-
tato alla stregua di una decorazione, secondo i

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


principi art nouveau, ma condotto con una tecnica
simile a quella divisionista. I colori, infatti, sono
dati per accostamento di punti e linguette di tinte
accese e vivaci contro un fondo scuro, tanto che
sembrano brillare. La composizione è costruita in
modo semplice e fiabesco, a imitazione delle stam-
pe popolari.
In primo piano una coppia in abiti tradizionali
russi, teneramente abbracciata, monta un cavallo
ammantato da una gualdrappa e il cui incedere cal-
mo e solenne ricorda quello dei monumenti eque-
stri. Alcuni alberi dalle foglie giallo-oro e dall’esile
fusto eretto o flesso formano una quinta aerea e
armoniosa che separa i giovani innamorati dal cor-
so di un fiume. Al di là del nastro d’acqua – descrit-
to attraverso numerose tonalità di azzurro – che
scorre placido, producendosi in un’ampia curva in
prossimità dell’orizzonte, si erge una città. Circon-
data dalle mura, essa si svela con le sue tante cupo-
le multicolori e i suoi numerosi campanili protesi
verso il cielo, quasi fosse un luogo magico.
Il cielo, a lunghe lingue di colore che vanno dal
celeste al blu, è percorso da nuvole rosa e sulla sce-
na si stende un’atmosfera d’incanto che corona il
tenero abbraccio dei due giovani a cavallo.

Murnau. Cortile del castello La meditazione sul- 32.13  32.14  32.15 


Vassily Kandinsky, Coppia Vassily Kandinsky, Murnau. Schemi della distribuzione
le esperienze pittoriche francesi, in special modo a cavallo, 1906/1907. Cortile del castello, dei colori in Murnau.
su quelle dei Fauves, conduce Kandinsky a muta- Olio su tela, 55×50,5 cm. 1908. Olio su cartone, Cortile del castello.
re genere e modi avvicinandolo sempre più alle Monaco, Städtische Galerie 33×44,3 cm. Mosca,
im Lenbachhaus. Galleria Tret’jakov. a
Avanguardie artistiche. È il caso di Murnau. Corti-
le del castello Fig. 32.14 . Questo dipinto venne ese- b
guito da Kandinsky nel 1908, l’anno in cui l’artista
scoprì la cittadina di Murnau am Staffelsee, sul-
le Alpi bavaresi, e se ne innamorò. Lì l’anno se-
guente l’amica pittrice Gabriele Münter acquistò
una casa in cui Kandinsky avrebbe soggiornato
per molte estati e dove lo raggiungevano anche
Marianne von Weref kin ❯ par. 32.5 e Alexej von
Jawlensky ❯ par. 32.4 . Nella tela l’artista affida al-
le chiazze violentemente colorate un forte potere
evocativo e, se nella metà superiore del cartone
dominano i tre primari (giallo, rosso e azzurro) e
un secondario (verde) Fig. 32.15, a , nella metà in-
feriore ai tre primari altri secondari si uniscono,
fondendosi, o si sovrappongono b .
La gran massa gialla della facciata del castello,
con i suoi merli, si staglia nel mezzo della tela, in-
quadrata dal verde degli alberi e dal giallo-rosso
delle case. Le ombre blu disegnano fasce inclinate,
pretesto per il colore, piuttosto che mezzo per de-
finire piani in profondità.
154 to io e che era stato appoggiato al cavalletto ca-
povolto. Il giorno dopo tentai, alla luce del sole,
di risuscitare la stessa impressione, ma non mi
riuscì. Benché il quadro fosse ugualmente capo-
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

volto, distinguevo gli oggetti, e mancava quella


luce sottile del tramonto. Quel giorno, però, mi
fu perfettamente chiaro che l’oggetto non aveva
posto, anzi era dannoso ai miei quadri».

La bellezza, quindi, assieme alla perfetta espressio-


ne del mondo interiore dell’artista, viene raggiunta
per il tramite dei colori e della sola forma colorata
(senza connessione con nessun oggetto esistente).
È quanto Kandinsky riesce a ottenere con un ac-
querello eseguito nel 1910 (uno studio preliminare
per un dipinto realizzato solo nel 1913), il Primo ac-
querello astratto Fig. 32.16 .
Sul foglio di carta ci sono soltanto delle chiazze
colorate e dei segni a matita e a penna. L’elemento
unificante è il vuoto di colore della carta inteso co-
me confine (o margine) della forma colorata. Co-
Verso l’Astrattismo Le riflessioni sui rapporti tra me nella musica, anche qui esistono dei toni domi-
pittura e musica convincono infine Kandinsky che nanti e ricorrenti: il grigio-azzurro Fig. 32.17, a e il
la pittura deve essere sempre più simile alla musica giallo aranciato b compongono una sorta di tema
e che i colori devono assimilarsi quanto più possi- musicale che subisce continue variazioni con il mu-
bile ai suoni. La musica, infatti, è pura espressione tare delle gradazioni di colore.
di esigenze interiori e non imita la natura: dunque Da adesso in poi sarà sempre più difficile indivi-
è di per se stessa astratta. Anche la pittura, secondo duare forme note nei dipinti di Kandinsky, mentre
Kandinsky, deve essere astratta, abbandonando la assumeranno maggiore rilevanza gli accostamenti
mimesis, cioè l’imitazione di un modello, di ascen- di colore che si comporranno in modo da essere
denza classica greco-romana. Solamente una pit- 32.16  una vera e propria festa per gli occhi.
Vassily Kandinsky, Senza
tura astratta, cioè non figurativa, dove le forme non titolo (Primo acquerello Nel paragrafo conclusivo dello Spirituale nell’arte
hanno attinenza con alcunché di riconoscibile, libe- astratto), 1910. Matita, l’artista aveva distinto tre diverse fasi nel percorso di
acquerello e inchiostro
rata dalla dipendenza con l’oggetto fisico, può dare di china su carta, astrazione della sua pittura, ciascuna dovuta a preci-
vita alla spiritualità. 49,6×64,8 cm. Parigi, Musée si e specifici impulsi: le Impressioni, le Improvvisazio-
National d’Art Moderne,
Il termine «astratto», del resto, viene dal verbo Centre Georges Pompidou.
ni e le Composizioni (tutti termini significativamente
latino abstràhere, composto di ab (via da) e tràhere Intero e particolare. tratti dal repertorio musicale). Queste differiscono
(trarre), cioè «trarre via da qualcosa», «prescinde- tra loro in primo luogo per il tempo trascorso tra la
32.17 
re da qualcosa»; nel caso specifico, prescindere dal Evidenziazione delle visione di un determinato soggetto stimolante (o il
mondo sensibile (concreto), dalla realtà conosciuta prevalenze cromatiche sopravvenire di un impulso dell’animo) e la realiz-
in Senza titolo.
e conoscibile. zazione dell’opera, in secondo luogo per l’intensità
a. Grigio-azzurro
Kandinsky racconta che lentamente in lui si svi- b. Giallo aranciato della partecipazione dell’artista (fantasia e riflessio-
luppò una sorta di abilità nel «non notare l’oggetto ne) nelle scelte compositive. Tutto questo si traduce
nel quadro», nel lasciarselo sfuggire. in una maggiore o minore riconoscibilità delle for-
a
me (oggetti concreti): pienamente ravvisabili nelle
«Molto più tardi, a Monaco, un giorno rimasi col- prime; ancora in una certa misura individuabili (ma
pito da uno spettacolo inatteso, proprio quando non sempre) nelle seconde, solitamente pervase da
stavo tornando nel mio studio. Il sole tramonta- tematiche mitologiche e simboliche; indistinguibili
va; tornavo dopo aver disegnato ed ero ancora nelle ultime, dove le forme si convertono in linee
tutto immerso nel mio lavoro quando, aprendo e macchie colorate. Sono proprio le Composizioni,
la porta dello studio, vidi dinanzi a me un quadro b dunque, le opere totalmente astratte e assolutamen-
indescrivibilmente bello. All’inizio rimasi sbalor- te cromatiche, quelle alle quali Kandinsky riconosce-
dito, ma poi mi avvicinai a quel quadro enigmati- va la pienezza creativa e la spiritualità.
co, assolutamente incomprensibile nel suo conte-
nuto, e fatto esclusivamente di macchie di colore. Impressioni In Impressione VI (Domenica), un olio
Finalmente capii: era un quadro che avevo dipin- del 1911 Fig. 32.18 , si riconoscono ancora chiara-
32.18  155
Vassily Kandinsky,
Impressione VI (Domenica), 3 4
1911. Olio su tela,
107,5×95 cm. Monaco, 1
Städtische Galerie

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


im Lenbachhaus.

32.19 
Schema identificativo
dei personaggi presenti 2
in Impressione VI
(Domenica).
1. Uomo e donna
32.20  a braccetto
Vassily Kandinsky, 2. Sagoma di un cane
Impressione III (Concerto), che corre
1911. Olio su tela, 3. Due persone su una
77,5×100 cm. Monaco, barca in un lago
Städtische Galerie 4. Figuretta al margine
im Lenbachhaus. superiore destro della tela

mente, disegnati da una linea nera, un uomo e una


donna a braccetto Fig. 32.19, 1 mentre passeggia-
no. A destra, in basso, si coglie la sagoma bianca di
un cane che corre 2 , in alto a sinistra un lago con
due persone su una barca 3 , infine una figuretta
al margine superiore destro della tela 4 . In alcuni
casi le figure sono tracciate su un fondo già colo-
rato che, pertanto, non è racchiuso solo dalla linea
di contorno. La riconoscibilità è un dato comune
a tutte le Impressioni: ad esempio, in Impressione III b
(Concerto) Fig. 32.20 la massa scura del pianoforte e
il pubblico spiccano indubitabilmente per forma e
colore. Quando gli oggetti cominciano a dissolver-
si, il colore assume concretezza e su di esso sola-
mente si concentra l’attenzione dell’artista.

Improvvisazioni In Improvvisazione 7 Fig. 32.21, a ,


si individua con facilità una regola geometrica,
una prospettiva che fa convergere masse oblunghe
e colorate verso un orizzonte alto. È però difficile a c
associare le forme – che pure ancora ci sono, ma
32.21  a. Improvvisazione 7, 1910. c. Improvvisazione 21a, 1911.
irriconoscibili al pari che in numerose altre Improv- Vassily Kandinsky, Olio su tela, 131×97 cm. Olio su tela, 96×105 cm.
visazioni b, c – a qualcosa di noto, né è possibile dar Improvvisazioni, Mosca, Galleria Tret’jakov. Monaco, Städtische
dal 1910 al 1912. b. Improvvisazione 19a, 1911. Galerie im Lenbachhaus.
loro un nome per analogia con oggetti e forme co- Olio su tela, 97×106 cm.
nosciute. Lo stesso Kandinsky, d’altra parte, amava Monaco, Städtische
parlare di «linguaggio segreto» per tali sue opere. Galerie im Lenbachhaus.
156 32.22 
Vassily Kandinsky,
Composizione VI, 1913.
Olio su tela, 195×300 cm.
San Pietroburgo,
Museo dell’Ermitage.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

32.23 
Schema geometrico-
compositivo
di Composizione VI.

32.24 ×
Vassily Kandinsky,
Composizione VII, 1913.
Olio su tela, 200×300 cm.
Mosca, Galleria Tret’jakov.
Intero e particolare.

Composizioni Sono le Composizioni l’aspirazione


e l’ispirazione più alte del Kandinsky del secondo
decennio del Novecento.
Composizione VI Fig. 32.22 , una grande tela rea-
lizzata nel 1913 e ora all’Ermitage, si basa su un
precedente dipinto su vetro (perduto) dal titolo Di-
luvio universale, un soggetto che ha sempre affasci-
nato gli artisti di ogni tempo. Non c’è più nulla di
riconoscibile nel dipinto di Kandinsky che, infine,
si è liberato del tutto dalla schiavitù delle forme
naturali scoprendo (e rivelando) la potenza di un
colore la cui visione è del tutto emotiva e spiri-
tuale ❯ Ant. 268 . Solo gruppi di tratti divergenti da
punti distinti e fasci di linee curve parallele che si
allontanano dalla concentrazione del blu profon-
do (in alto a sinistra) – quasi fosse l’origine di un’e-
splosione – sembrano sostenere la composizione,
procurando delle direzioni o una sorta di gravita-
zione alle chiazze cromatiche Fig. 32.23 . per molto tempo, eseguendo diversi studi prepara-
I colori accesi si combinano per mostrare la fine tori a olio e documentandone l’avanzamento ese-
del mondo, il diluvio, con le forze naturali trasfor- cutivo con alcune fotografie.
mate in puri colori che, in un vortice di bagliori Esiste un chiarore centrale, nella grande tela di
e di esplosioni, nel momento in cui distruggono, Kandinsky, verso cui sembrano precipitare le chiaz-
creano anche qualcosa di nuovo. Secondo le paro- ze di colore e le figure senza nome, costituite da
le dello stesso artista, quello che appare come un linee chiuse o intrecciate: è l’intera gamma croma-
«immane disastro è in realtà – una volta isolatone tica del mondo – quella che qualifica le forme cre-
il suono – un vivo inno di lode, il cantico della nuo- ate – che va ad annullarsi nel bianco, che tutti i co-
va creazione che può aver luogo dopo la distruzio- lori contiene.
ne del mondo».
Composizione VII Fig. 32.24 , anch’essa del 1913, è Alcuni cerchi Il lavoro presso il Bauhaus e la con-
la più grande – quanto a dimensioni e a concezio- suetudine con il pensiero degli altri membri dell’i-
ne – delle composizioni. A essa Kandinsky attese stituto rivoluzionarono le idee di Kandinsky, che
32.25 Ø e gouache su carta, 18,5×25,6 cm. Parigi, Musée a b 157
Vassily Kandinsky, Alcuni 18,5×25,6 cm. Parigi, National d’Art Moderne,
disegni preparatori per Punto Musée National d’Art Centre Georges Pompidou.
e linea nel piano. Moderne, Centre Georges c. Tavola dei singoli simboli,
Pompidou. 1925. Inchiostro di china
a. Variazione sinusoidale
b. Decrescita continua dello su carta, 16×36,7 cm.

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


uniforme della pressione
spessore della linea, Parigi, Musée National d’Art
positiva-negativa, 1925.
1925. Inchiostro di china Moderne, Centre Georges
Inchiostro di china
e gouache su carta, Pompidou.
Disegni e stampe c
nel 1926 pubblicò Punto e linea nel piano, un testo
nel quale l’artista russo si propone di: 32.26 
Vassily Kandinsky, Alcuni
«illustrare solo in generale e su un piano pura- cerchi, 1926. Olio su tela,
140×140 cm. New York,
mente teorico gli elementi “grafici” fondamen- Solomon R. Guggenheim
tali, e precisamente: 1) in “astratto”, ossia isola- Museum.
ti dall’involucro reale della forma materiale del
piano materiale, e 2) sul piano materiale – l’ef-
fetto delle proprietà fondamentali di questo pia-
no […]».
È così che vengono analizzate le proprietà del
punto – inteso quale essenzialità, entità da cui tutte
le forme geometriche prendono origine – e della
linea, intesa rigorosamente come traslazione del
punto nel piano Fig. 32.25 . Ogni derivazione da
questi due elementi primari è studiata teoricamen-
te e graficamente accentuandone gli aspetti esteti-
ci, i risvolti cromatici e i molteplici effetti che essa
suscita nell’osservatore. I disegni sono accompa-
gnati anche da brevi commenti.
La pubblicazione di uno scritto teorico, il cui
scopo era quello di porre le basi per una «scienza
dell’arte», così come ne avevano già l’architettura
– con le sue regole scientifico-matematiche sulle
quali si fonda il corretto costruire – e la musica, ben
si inquadrava nella didattica del Bauhaus, ma indi-
rizzò la pittura di Kandinsky entro binari precisi in
cui l’astrazione si faceva geometria, anzi colore in
forma geometrica.
Risale appunto al 1926 il dipinto Alcuni cer-
chi Fig. 32.26 . In un campo scuro, profondo come
l’universo, si muovono dei cerchi colorati, alcuni
isolatamente, altri in agglomerazione, come attrat-
ti dal grande cerchio azzurro circondato da un’au-
ra biancastra. Il loro movimento (o gravitazione)
segue delle linee attrattive: due forti (le diagonali)
e due deboli (le mediane) Fig. 32.27 . Il formato per- mente dominata dall’azzurro. In Blu cielo (opera 32.27 
Schema geometrico-
fettamente quadrato della tela concorre alla geo- eseguita in Francia) alla geometria dei tempi del compositivo di Alcuni cerchi.
metrizzazione del dipinto, suggerendo anche una Bauhaus si è sostituita la monocromia dello sfondo
sua ulteriore, possibile estensione nello spazio. sulla cui campitura fluttuano forme primordiali. A
I dischi colorati, intesi come trasparenti, sono di- ciascuna di esse, un piccolo microcosmo capace di
sposti sulla superficie della tela facendo attenzione esistere anche in perfetta solitudine perché in sé
al mutamento di tonalità delle lunule dovute alla compiuto, sono associate linee (rette, curve, ondu-
sovrapposizione delle forme circolari che, perciò, late), reticoli, scacchiere, convessità e concavità di
sono da considerare solo dal punto di vista geome- colori smaglianti: pure decorazioni racchiuse entro
trico-astratto. forme che – benché frangiate, cigliate o dotate di
lunghe appendici – non comunicano fra loro, ma
Blu cielo Nel 1940 Vassily Kandinsky realizza Blu permeano l’azzurro che le sostiene. Scriveva l’arti-
cielo (Bleu de ciel) Fig. 32.28 , un’opera completa- sta al riguardo nello Spirituale nell’arte:
158 32.3
Paul Klee (1879-1940)
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

«L’arte è l’immagine allegorica


della creazione»
In una celebre conferenza tenuta a Jena nel 1924,
divenuta un classico della letteratura artistica, Paul
Klee scriveva:
«Permettetemi di usare un’immagine, l’imma-
gine dell’albero. L’artista si preoccupa di que-
sto mondo complesso e in qualche modo vi si è
orientato, possiamo crederlo, abbastanza bene.
Così gli è diventato possibile ordinare la serie dei
fenomeni e delle esperienze. Quest’ordine diver-
so e multiplo, questa sua conoscenza delle cose
della natura e della vita, vorrei paragonarlo alle
radici dell’albero. Dalle radici affluisce nell’ar-
tista la linfa, che attraversa lui e i suoi occhi. In
tal modo egli adempie alla funzione del tronco.
Premuto e commosso dalla potenza del flusso
della linfa, egli lo dirige nell’opera secondo la
sua visione. Come si vede il fogliame degli al-
beri allargarsi in tutte le direzioni, nel tempo e
nello spazio, allo stesso modo accade anche per
l’opera. Nessuno si sognerà di pretendere che
l’albero formi il suo fogliame sul modello delle
sue radici. È facile capire che non può esservi
un’uguale corrispondenza tra la parte inferiore
e quella superiore: funzioni diverse, che si eser-
citano in due campi distinti, devono per forza
provocare forme diverse».
A quel tempo l’artista era docente al Bauhaus di
Walter Gropius ❯ par. 32.9.1 , dove era stato invitato
nel 1920, e aveva già configurato una sua teoria ar-
«La profondità la troviamo nel blu […]. La vo- 32.28  tistica, pressato com’era dalle necessità della didat-
cazione del blu alla profondità è così forte, che Vassily Kandinsky, Blu cielo,
1940. Olio su tela,
tica. Pronto nel 1924, il Pädagogisches Skizzenbuch
proprio nelle gradazioni più profonde diviene 100×73 cm. Parigi, Musée (Quaderno di schizzi pedagogici) apparve, infatti,
più intensa e intima. Più il blu è profondo e più National d’Art Moderne, l’anno successivo (1925), nella collana editoriale
Centre Georges Pompidou.
richiama l’idea di infinito, suscitando la nostal- del Bauhaus Fig. 32.29 .
32.29 
gia della purezza e del soprannaturale. È il colo- Paul Klee, Pagina
Paul Klee nasce a Münchenbuchsee, nei pressi di
re del cielo […]. Se è molto scuro dà un’idea di di Pädagogisches Berna, in Svizzera, il 18 dicembre 1879 da una fa-
quiete. Se precipita nel nero acquista una nota di Skizzenbuch, Monaco, miglia di musicisti. Compie i suoi primi studi nella
Albert Langen Verlag, 1925.
tristezza struggente, affonda in una drammati- Disegni e stampe
città natale e nel 1898 si reca a Monaco di Baviera
cità che non ha e non avrà mai fine. Se tende ai per il suo apprendistato artistico, avendo deciso di
toni più chiari […] diventa invece indifferente e dedicarsi esclusivamente all’arte. Nel 1911, nella
distante […]. Più è chiaro, meno è eloquente, fi- città tedesca, Klee entra in contatto con Kandinsky,
no a giungere a una quiete silenziosa: il bianco». Kubin, Marc e con l’ambiente di Der Blaue Reiter
partecipando alla seconda mostra del gruppo nel
Se l’arte può (o deve) essere astratta, essa deve esse- marzo 1912.
re libera anche dalle tradizioni pittoriche nazionali. Alla primavera del 1914 risale il viaggio in Tuni-
Si capisce così come l’Astrattismo, rivestendo una sia. Nel cielo terso dell’Africa settentrionale l’arti-
dimensione sovranazionale, si sia potuto presen- sta, già eccellente disegnatore, scopre il colore, così
tare come arte cosmopolita e, perciò, universale. come, allo stesso modo, l’aveva scoperto già De-
lacroix. In precedenza Klee aveva viaggiato anche 159
in Italia restando colpito, in modo particolare, da
Napoli e dai suoi colori. Nel gennaio 1921 comincia
a insegnare al Bauhaus dove rimane per un decen-

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


nio, prima a Weimar e poi a Dessau. Nel 1933 è no-
minato professore all’Accademia di Düsseldorf, ma
è costretto quasi subito ad abbandonare la Germa-
nia per l’asprezza del regime nazista che lo allon-
tana dall’insegnamento, accusandolo di praticare
un’arte «degenerata» e costringendolo a rientrare
in Svizzera. Paul Klee muore a Muralto, nei pressi
di Locarno, il 29 giugno 1940, mentre l’Europa in-
tera è già infiammata dalla guerra.
Contrariamente a Kandinsky, per il quale l’arte
astratta consiste nel prescindere da forme ricono-
scibili e, di conseguenza, nel rappresentare un qual-
cosa di opposto e alternativo alla realtà naturale,
per Klee è possibile (e anzi necessario) mantenere
uno stretto legame con la natura poiché «l’arte è
l’immagine allegorica della creazione». Klee, infat-
ti, non abbracciò mai l’Astrattismo totale del suo
amico e collega Kandinsky.
Come il tronco di un albero, l’artista assorbe la
linfa (cioè le conoscenze e gli stimoli) dal cuore del-
la natura stessa, lì dove risiedono le forze creatrici.
Dopo averla raffinata, cioè fatta propria, il tronco
elargisce la linfa ai rami e alle foglie (le opere) che,
perciò, crescono cambiando di continuo l’aspetto
della pianta. L’artista, secondo Klee, è semplice-
mente un mezzo di cui la natura si serve per prose-
guire la propria attività creatrice. L’arte, pur essen-
do legata con un filo diretto alla natura, rivela altre
realtà, altri mondi possibili, diversi da quello di cui
si ha esperienza, perché le conoscenze passano at-
traverso le sensazioni e gli occhi dell’artista.
7
Il Fšhn nel giardino di Marc La conquista del co-
6
lore durante il viaggio tunisino («Il colore mi pos-
siede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi 4

possiede per sempre, lo sento. Questo è il senso 5 5


5
2 2
dell’ora felice: io e il colore siamo tutt’uno: so- 1
2
no pittore», avrebbe annotato Klee in una pagina
3
del suo diario il 16 aprile 1914) si riflette in Föhn 2
2
nel giardino di Marc, un acquerello realizzato nel
1915 Fig. 32.30 .
Della casa dell’amico pittore Franz Marc è vi-
sibile solo una porzione, rappresentata dall’ampia
striscia dipinta lungo il margine laterale destro del
foglio 1 , mentre sagome puntute identificano gli
alberi della foresta 2 . Al limitare della selva si erge 32.30  sieme di quadrati, losanghe e triangoli fusi in uno
Paul Klee, Il Föhn nel
un piccolo fabbricato dal tetto rosso 3 . Il grande giardino di Marc, 1915. schema perfetto per forme e armonia cromatica.
profilo violaceo di una montagna svetta nel piano Acquerello su carta montato I colori variano le loro tonalità passando da chiaz-
su cartone, 20×15 cm.
di fondo 4 , preceduta da minori rilievi azzurri 5 . Il Monaco, Städtische Galerie ze dense e vivide a velature pressoché trasparenti.
cielo, solcato da nuvole chiare e leggere 6 , è com- im Lenbachhaus. Dipinto, Nessuna linea contorna le macchie colorate che si
particolare e schema grafico
posto da chiazze triangolari aventi il vertice rivolto con l’individuazione degli
combinano in un riconoscibile ambiente umano e
verso il basso 7 . L’acquerello è costituito da un in- elementi della composizione. naturale.
160
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

b c

Le marionette Nel 1912 Klee scriveva: «Nell’arte si chimici). La gradazione può avvenire anche con la
può anche cominciare da capo e ciò è evidente più tecnica della smaltatura, che consiste nel sovrappor-
che altrove […] a casa propria nella stanza riservata re a un dato strato di colore un velo di un altro so-
ai bambini […]. Anche i bambini conoscono l’arte e lo dopo che il primo si è completamente asciugato.
ci mettono molta saggezza. Quanto più sono mal- Architettura nel piano Fig. 32.32 è un esempio note-
destri tanto più ci offrono esempi istruttivi […]». vole di tale metodo. Paul Klee, in questo caso, ha
Al mondo dell’infanzia è dedicata, infatti, una indagato l’effetto della gradazione considerando i
serie cospicua di marionette che l’artista aveva cre- tre colori primari, giallo, rosso e blu, disposti in suc-
ato per la gioia del figlio Felix Fig. 32.31 . Via via d cessione dal basso verso l’alto. Essi sono separati da
che aumentavano di numero, l’attrazione ludica fasce di colore – tracciate inizialmente a matita e a
che Klee provava nei loro riguardi si trasformava 32.31 Õ mano libera – passanti dall’uno all’altro attraverso
Paul Klee, Marionette,
in puro interesse per la plastica. Realizzato in gesso 1916-1925. Berna,
una maggiore o minore sfumatura. L’artista, succes-
dipinto e materiali di recupero, il Diavolo-guanto con Zentrum Paul Klee. sivamente, incrocia tali fasce con velature di blu e di
anelli c conserva il fascino delle forme semplici e a. Nonnastra, ca 1921. rosso che da destra (il blu) e da sinistra (il rosso) con-
Burattino in gesso, guanto,
quasi ingenue, ma al contempo evocatrici di fanta- altezza 43 cm. vergono verso il centro, sempre più rarefacendosi. In
sie e incantamenti. b. Genio della scatola tal modo nella parte inferiore del foglio si concentra
di fiammiferi, ca 1925.
Burattino in gesso, guanto,
la massima luminosità attraverso le varie tonalità di
Architettura nel piano Durante gli anni trascorsi al altezza 57 cm. trasparenze gialle, verdi e arancioni, mentre in alto
Bauhaus insegnando Rilegatura, Pittura su vetro e c. Diavolo-guanto con si dispongono nastri di trasparenze violette, che con
anelli, ca 1922. Burattino
Composizione, Klee fu sempre interessato alla teo- in gesso, guanto e anelli, il blu si presentano come timbri più gravi.
ria dei colori. È così che, in particolare tra il 1921 18×10×6 cm. Berna,
Collezione Felix Klee.
e il 1923, eseguì molti acquerelli, indagando i rap- d. Eschimese con i capelli Uccelli in picchiata e frecce Di particolare impor-
porti tra i complementari e l’interazione dei colo- bianchi, ca 1924. Burattino in tanza nell’arte, nel pensiero e nella didattica artistica
gesso, guanto, altezza 42 cm.
ri che, come lo stesso artista afferma, danno luogo di Klee sono le frecce Fig. 32.33 . A esse, di volta in vol-
a un «movimento diametrale» o «gradazione». Tale 32.32  ta, in base alla loro conformazione e al colore, l’arti-
Paul Klee, Architettura
gradazione avviene quando i colori complementari, nel piano, 1923. Acquerello sta assegna un ben preciso ruolo: tragedie, conflitti,
in opposizione rispetto a un centro, si fondono gra- e grafite su carta montata desiderio degli uomini di elevarsi fino al cielo pur
su cartoncino, 28,2×18,1 cm.
dualmente sino a formare, appunto, il grigio (l’unico Berlino, Staatlichen Museen,
rimanendo prigionieri della carne, impotenza e fra-
possibile “bianco” ottenibile dalla fusione di colori Museum Berggruen. gilità umane, impulsi sessuali, direzioni Fig. 32.34 .
a b c 161

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


32.33 
Paul Klee, Pagine dal Pädagogisches
Skizzenbuch. Albert Langen Verlag,
Monaco, 1925. Particolari.
Disegni e stampe

32.34 
Paul Klee, Raffigurazioni di frecce.
a. Uccello che cade, 1919. Acquerello
e inchiostro su carta, 16,2×18,7 cm.
New York, Metropolitan Museum of
Art. Particolare.
b. Murale per il Tempio del Desiderio,
1922. Acquerello
e inchiostro da stampa su gesso e
tessuto, 26,7×37,5 cm.
New York, Metropolitan
Museum of Art.
c. Il fabbro, 1922. Olio, acquerello e
penna su garza montata su cartone,
32,8×35,6 cm. Parigi, Musée
National d’Art Moderne, Centre
Georges Pompidou.

Le frecce, in quanto sintesi simbolica di un pen- linee riportate non hanno una consistenza nitida 32.35 
Paul Klee, Uccelli in picchiata
siero o un’azione, possono essere di immediata (è l’effetto cercato), mentre l’ulteriore inchiostro e frecce, 1919. Acquerello
comprensione od oggetto di interpretazione. Esse trasferito con la pressione della mano viene lascia- e inchiostro da stampa
aggiungono alle opere (dipinti a olio, disegni e acque- to trasparire o è cancellato dal colore sovrapposto. su gesso su carta vergata
montata su cartoncino
relli) un’ulteriore qualità: una sorta di pensiero “scrit- Degli uccelli, schematicamente raffigurati come leggero, 21,3×26,7 cm.
to” o “cifrato”, a seconda dei casi. Si capisce, dunque, catene di quadrati o rettangoli, con testine a cuore e New York, Metropolitan
Museum of Art.
perché Paul Klee fu invitato a esporre con i Surrealisti le zampe portate indietro, come aeroplani, si dirigo-
nel novembre 1925 alla Galerie Pierre di Parigi. no con forte inclinazione verso terra. Attraversando 32.36 
Schematizzazione del metodo
In Uccelli in picchiata e frecce, un’opera del quelli che, dal colore, sembrano banchi di nuvole di riporto impiegato da Paul
1919 Fig. 32.35 , Klee trae ispirazione dagli aeropla- dai quali, a tratti, traspare l’azzurro, gli uccelli preci- Klee per l’esecuzione di
Uccelli in picchiata e frecce.
ni, con i quali aveva avuto familiarità nel periodo pitano a grande velocità, come indicano le tre frec-
trascorso a Gersthofen, nei pressi di Augusta, pres- ce dalle punte rivolte verso il basso. In particolare,
so la Scuola d’aviazione, dal 1917 al 1918. l’impennaggio terminale rosso di quella centrale è
La tecnica impiegata dall’artista svizzero con- assimilabile alle alette tergali delle bombe e dei raz-
siste nel ricalcare uno schizzo preparatorio (che zi che, durante la Grande guerra, iniziavano a esse-
avrebbe usato più volte ancora) su un foglio di car- re lanciate dagli aerei. Non è difficile, dunque, leg-
ta attraverso un ulteriore foglio completamente gere il dipinto di Klee – il cui disegno preparatorio
ricoperto di inchiostro da stampa, come se fosse risale al 1918 – come riferito al conflitto mondiale
una carta copiativa Fig. 32.36 . In questo modo le che nel 1919 si era appena concluso.
162 32.37  32.39 Ø 32.40 
Paul Klee, Fuoco nella sera, Paul Klee, Monumenti a G., Schema geometrico
1929. Olio su cartone, 1929. Gesso e acquerello su tela, di Monumenti a G.
33,8×33,4 cm. New York, 69,5×50,2 cm. New York, Metropolitan
Museum of Modern Art. Museum of Art. Intero e particolare.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

32.38 
Schema geometrico-
compositivo di Fuoco nella
sera, con l’indicazione della
gerarchia dimensionale.

Il viaggio in Egitto Nel 1929 Klee mette su carta bile e la resa è del tutto astratta, in Monumenti a
i ricordi del suo viaggio in Egitto compiuto tra il G. Fig. 32.39 le grandi piramidi di Giza (la «G» del
1928 e il 1929, creando una serie omogenea di di- titolo sta, appunto, per Giza), ben riconoscibili, so-
pinti dai caratteri simili. no individuate da cunei che, interrompendone la
L’Egitto è una terra dove i tracciati dei canali, successione regolare, stabiliscono un ritmo sfalsa-
la configurazione dei campi e la struttura dei mo- to delle fasce orizzontali Fig. 32.40 . La loro geome-
numenti antichi sono dipendenti dalla geometria. tria è resa astratta: esse, infatti, giacciono sul piano,
Klee, pertanto, adotta una composizione rigida- adagiandosi sulla superficie pittorica fatta di strisce
mente geometrica, ricoprendo la tela con nastri di in cui ricorrono il verde, il violetto, l’ocra e il rosso
colore. In Fuoco nella sera Fig. 32.37 il fulcro è costi- (colori di luci tropicali e di sabbia). Del piano, mi-
tuito dal rettangolo rosso in prossimità del centro, meticamente, i triangoli/piramide assumono i ca-
appena spostato sulla destra rispetto all’asse verti- ratteri cromatici e formali per nastri. In basso dei
cale del dipinto Fig. 32.38 . Attorno a tale figura si palmizi semplificati, resi con segni grafici sottili ed
infittiscono o si fanno via via più ampie le strisce essenziali, suggeriscono l’avvicinarsi ai terreni fer-
orizzontali colorate che, lette da destra a sinistra, tili in prossimità del Nilo o dei canali.
suggeriscono rispettivamente l’immenso spazio
desolato del deserto e delle dune, i grandi monu- Ragazzo in costume Ancora al gioco e al dise-
menti (le piramidi) che ne contrastano l’avanzata, gno infantile riconduce, invece, Ragazzo in costu-
infine gli appezzamenti di terreno fertile, irrigati me Fig. 32.41 , una tempera del 1931. Con una tec-
dai canali. nica riferibile a quella divisionista, ma allo stesso
Se in Fuoco nella sera il legame con la realtà è fle- tempo memore dei mosaici ravennati ammirati
32.4 163

Alexej von Jawlensky


(1864-1941)

32 ■ Oltre la forma. L’Astrattismo


«Il volto per me non è un volto,
bensì il cosmo tutto intero»

Nel 1880 il giovane Alexej von Jawlensky visita a


Mosca l’Esposizione Mondiale, restando talmente
scosso di fronte a certi dipinti da decidere di impri-
mere una svolta alla propria vita: la pittura sarebbe
diventata la ragione stessa del suo esistere.
Nato a Torzhok (Russia) il 26 marzo 1864,
Jawlensky segue una scuola per ufficiali dell’eserci-
to a Mosca e, in seguito, trasferitosi a San Pietrobur-
go nel 1889, si iscrive anche all’Accademia di Belle
Arti. Frequenta negli anni successivi lo studio del
pittore realista Il’ja Efimovič Repin (1844-1930) dove
conosce Marianne von Weref kin ❯ par. 32.5 , pittrice
espressionista più anziana di lui, con la quale inizia
un lungo sodalizio artistico che durerà fino al 1921.
Lasciato l’esercito, nel 1896 Jawlensky si trasfe-
risce a Monaco con la Weref kin. L’anno dopo co-
nosce il compatriota Vassily Kandinsky, al quale ri-
marrà legato da amicizia per tutta la vita (lo stesso
sarebbe capitato con Paul Klee ed Emil Nolde, co-
nosciuti nel 1912). Insieme a lui, alla Weref kin e a
Gabriele Münter ❯ par. 32.5 l’artista trascorre l’e-
state del 1908 – e quelle dei due anni successivi – a
Murnau in Baviera: si tratta di un periodo estrema-
mente proficuo, fatto di lavoro e di lunghe discus-
sioni oltre che di passeggiate. Con gli stessi amici
nel 1909 fonda la Neue Künstlervereinigung München,
dall’artista durante un altro viaggio in Italia com- 32.41  uscendone nel 1912: l’anno precedente l’avevano
Paul Klee, Ragazzo
piuto nel 1926, il colore è dato per piccoli rettangoli in costume, 1931.
già abbandonata Kandinsky, Münter e Kubin.
(che complessivamente sono circa 1700), che imi- Tempera e acquerello Comincia così una ricerca personale che conti-
tano le tessere musive, su un fondo monocromo su carta vergata montata nuerà con il trasferimento forzato in Svizzera, a
su cartoncino, 59,7×45,1 cm.
grigio, simile all’intonaco. Con essi Klee individua New York, Metropolitan Saint-Prex sul lago di Ginevra, allo scoppio della
la figura di un ragazzo in costume di f ronte a un Museum of Art. Prima guerra mondiale. Jawlensky rientra in Ger-
Intero e particolare.
tavolo, recuperando allo stesso tempo il disegno (le mania nel 1921. Un’artrite reumatoide si manife-
linee rette e curve) e il colore con rigore ed essen- sta nel 1927 portandolo alla paralisi delle mani nel
zialità di mezzi, rimanendo fedele alle convinzioni 1929, tanto che dal 1934 è costretto – come già Re-
maturate negli anni giovanili a Monaco: noir – a farsi legare i pennelli ai polsi per poter di-
pingere: un’attività che compie con una forte con-
«La natura può permettersi di essere prodiga in centrazione e sotto un potente impulso religioso.
tutto, l’artista deve essere economo fino all’e- Nel 1933 il regime nazista gli vieta di esporre, men-
stremo. La natura è loquace fino a essere con- tre nel 1937 requisisce le sue opere conservate nei
fusa, l’artista sia ordinatamente riservato […]. musei tedeschi, esponendone alcune a Monaco
Se i miei dipinti destano talora l’impressione del nella tragica e umiliante «Mostra di arte degene-
primitivo, questa “primitività” si spiega con la rata» dello stesso anno. Dopo indicibili sofferenze
disciplinata riduzione del tutto a pochi tratti. Es- fisiche Alexej von Jawlensky muore nella città ter-
sa è soltanto senso dell’economia: in definitiva, male di Wiesbaden il 15 marzo 1941.
perfetta capacità professionale, l’opposto della La pittura dell’artista russo muove dalle tradi-
vera primitività». zioni della sua patria, occidentalizzate e modifica-
164 Sera d’estate a Murnau In Sera d’estate a Mur-
nau Fig. 32.42 , un olio eseguito nel 1908/1909 in
occasione di uno dei ripetuti soggiorni in Baviera
nella cittadina Fig. 32.44 posta tra lo Staffelsee e la
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

vetta alpina dell’Heimgarten, il paesaggio monta-


no ripreso sul far della sera gode già dell’essenzia-
lità del disegno. Linee scure contornano, secondo
cloisons Fig. 32.43 , come già in Gauguin, i campi, i
boschi, i monti e persino la nuvola violacea di sini-
stra, imprigionandoli entro confini sicuri. Oltre la
distesa dei campi verdi e azzurri, dai quali traspare
il beige del cartoncino del supporto – stante il co-
lore diluito e steso per rapide pennellate –, i monti
e i colli boscosi si ergono dolci e ondulati, benché
costituiscano una massa compatta di colore denso.
Il tramonto avvampa il cielo nuvoloso e portatore
di pioggia, colorandolo di un viola ora più ora me-
no profondo, squarciandolo al centro della veduta
con un violento giallo aranciato.
Alcuni abeti in basso suggeriscono che la ripresa
32.42  32.43  è dal vero, mentre i colori saturi e l’assenza di figu-
Alexej von Jawlensky, Evidenziazione delle linee
Sera d’estate a Murnau, di contorno (cloisons) presenti
re umane trasformano il paesaggio in pura espres-
1908/1909. Olio su cartone, in Sera d’estate a Murnau. sione del sentimento dell’artista.
33,2×45,1 cm. Monaco,
Städtische Galerie 32.44 Ø
im Lenbachhaus. Alexej von Jawlensky, Giovane ragazza dagli occhi verdi Le ombre ver-
Paesaggi. di-azzurre attorno alla bocca, al naso e al collo, il
celeste che sostituisce il bianco della cornea degli
occhi dall’iride verde – resi così più espressivi –, le
chiazze di vari colori che definiscono i volumi e
l’incarnato sono alcuni dei più appariscenti caratte-
ri fauves che si possono cogliere in Giovane ragazza
dagli occhi verdi, del 1910 circa Fig. 32.45 .
La posizione frontale, la fissità dello sguardo pe-
netrante – grazie al tratto viola che circonda gli oc-
chi, stretto f ra il nero delle sopracciglia e quello
che disegna le palpebre –, l’ovale delicato del vol-
a b to, incorniciato da riccioli ribelli, rappresentano un
limite ancora di stampo naturalistico. Limite che
te attraverso la violenza cromatica di Matisse e dei Jawlensky supera: la sua ricerca, infatti, si indirizza
Fauves, il cloisonnisme di Gauguin, la spiritualità esa- presto verso una semplificazione sempre più accen-
sperata di Van Gogh e il rinvio all’uso costruttivo tuata delle forme che aspira all’astrazione.
del colore di Cézanne.
Nelle opere di Jawlensky il colore – impiegato se- Le teste A partire dal 1914, cioè dal suo trasferi-
condo valenze espressioniste – è strumento per sin- mento nel borgo svizzero di Saint-Prex, interviene
tetizzare le impressioni ricevute dalla realtà con le un mutamento nel modo di dipingere di Jawlensky
proprie esigenze interiori. La sua pittura è sempre e nella stessa scelta dei soggetti. Ha inizio proprio
legata alla forma, ma tende alla sua semplificazione, da quell’anno la serie delle Variazioni (dal 1914 al
all’essenzialità della rappresentazione, all’economia 1921) seguita da quelle delle Teste mistiche (dal 1917
delle linee. La ricerca delle «forme liberate dal super- c al 1919), dei Volti di santo (dal 1917 al 1922), delle
fluo» – espressione impiegata da Kandinsky nel ma- Teste astratte (dal 1918 al 1935) e, infine, delle Medi-
nifesto della Neue Künstlervereinigung – diventa per a. Murnau, 1908. tazioni (dal 1934 al 1937). L’interesse di Jawlensky si
Collezione privata.
Jawlensky una sorta di percorso attraverso la propria b. Studio di paesaggio,
concentra sui volti, rivelatori del divino che è in cia-
interiorità e la propria spiritualità in un crescendo strada di paese, ca 1908. scun uomo («la grande arte deve essere dipinta con
di intima ricerca dell’assoluto e di Dio. Le sue opere Collezione privata. un sentimento religioso che può esprimersi solo nel
c. Paesaggio nei pressi
non erano che «preghiere fatte di colori», come egli di Murnau, ca 1910. volto umano»). Un cammino lungo, quello dell’arti-
stesso avrebbe suggestivamente affermato. Collezione privata. sta, che sarebbe durato vent’anni, dal 1917 al 1937.
32.45  32.46  165
Alexej von Jawlensky, Giovane Alexej von Jawlensky,
ragazza dagli occhi verdi, Volto di santo a ,
ca 1910. Olio su cartone, Teste astratte b-c ,
54×50 cm. California, Meditazioni d-e , 1919-1937.
Collezione privata.

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


a

Ovali e poche linee sottili definiscono i Volti di a. Volto di santo: Ultimo


sguardo, numero 10,
santo caratterizzati da uno o più cerchietti colorati 1919. Olio su carta
sulla fronte, tra le sopracciglia, a suggerire il “terzo montata su cartoncino,
occhio” (quello dello spirito) – con tutta probabi- 32,7×25,2 cm. Long
Beach, Museum of Art,
lità frutto della lettura di testi mistici orientali, in Milton Wichner Collection.
particolare buddisti – e, dunque, una condizione di b. Testa astratta, 1923.
Olio su cartone,
santità e beatitudine Fig. 32.46, a . 35,4×26,8 cm.
Lentamente nelle Teste astratte b-c l’ovale diven- Monaco, Pinakothek b c
der Moderne, Sammlung
ta un arco rovescio che prosegue in alto con due Moderne Kunst.
linee verticali e si conclude con lunghi tratti tra- c. Testa astratta:
Composizione n. 13,
sversali che indicano degli occhi chiusi o appena Cina, ca 1924.
socchiusi. All’altezza degli zigomi lo sfondo cam- Olio su carta montata
bia colore definendo un alto e un basso. I volti, tra- su cartoncino,
52,5×47,5 cm.
sformati e semplificati, sembrano allora soli na- Collezione privata.
scenti da un orizzonte lontano. d. Meditazione: Iconostasi:
dove brilla la luce
L’estrema rarefazione delle parti anatomiche e il eterna, n. 307, 1934.
soggetto, come ingrandito oltre ogni misura e perso Olio su carta montata su
cartoncino, 17,7×12,5 cm.
al di là dei margini rettangolari del supporto cartaceo, Collezione privata.
costituiscono l’esito della visione matura di Jawlen- e. Meditazione: Io nella
d e
tormenta, n. 5, 1937.
sky Fig. 32.47 . Le mani che hanno perso la mobilità Olio su carta montata su
possono tracciare solo tratti verticali o orizzontali, por- cartoncino, 17,7×12,4 cm.
tando in tal modo le teste delle Meditazioni Fig. 32.46, Collezione privata.

d-e ai confini dell’astrazione, dove il colore, impregna- 32.47 


to di nero, abbozza quasi irriconoscibili, pietosi volti, Schema grafico
della progressiva
specchio di tutto il dolore del mondo: «Il volto per me smaterializzazione
non è un volto, bensì il cosmo tutto intero». delle Teste.
166 32.5
Gli altri della Neue
Künstlervereinigung
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

München
e del Blaue Reiter
Gli amici di Murnau
Amici, frequentano gli stessi luoghi, alcuni di loro si
ritrovano assieme anche durante le vacanze in estate
sui monti della Baviera. Condividono le medesime
concezioni artistiche, maturano seguendo uguali
sollecitazioni, anche se qualcuno (Kandinsky) pren-
derà il volo, rivoluzionando la storia della pittura
occidentale. Per tutti, però, le esperienze della Neue
Künstlervereinigung München e del Blaue Reiter sareb-
bero rimaste un passaggio essenziale del proprio
percorso artistico; per alcuni, quei giovani che per-
sero la vita nel corso della Prima guerra mondiale
(Marc e Macke ❯ oltre ), addirittura l’ultimo.

Gabriele Münter (1877-1962)


Nata a Berlino il 19 febbraio 1877, Gabriele Münter
seguì corsi di pittura con Kandinsky nel 1902. Dal
1903 ne diventò la compagna. Particolarmente feli-
ci e produttivi furono gli anni dei viaggi tra il 1904
e il 1908 e, soprattutto, quelli della permanenza a
Murnau, la cittadina in cui Gabriele acquistò una
casa nella quale avrebbe continuato a vivere anche
dopo la separazione definitiva da Kandinsky (1916)
e fino alla morte, avvenuta il 19 maggio 1962.
L’estate del 1908 fu particolarmente importan-
te per Münter, come lo fu anche per Werefkin,
Kandinsky e Jawlensky. Riandando con il pensiero
a quell’anno, così nel 1911 Gabriele scriveva:
«Lì [a Murnau], dopo un breve periodo tormen-
toso, ho fatto un grande salto – dal dipingere se-
guendo il modello naturale, più o meno impres-
sionisticamente, al sentimento di un contenuto, 32.48   81×55 cm. Monaco, 32.49 
all’astrarre, al dare un compendio […]. Tutti e Gabriele Münter, Ritratto Städtische Galerie Schema geometrico-
quattro avevamo grandi ambizioni e ciascuno si di Marianne von Werefkin, im Lenbachhaus. compositivo del Ritratto
1909. Olio su cartone, Intero e particolare. di Marianne von Werefkin.
andava evolvendo».
Tale evoluzione era dovuta in parte alla benefica
influenza di Matisse e dei Fauves.
½

Ritratto di Marianne von Werefkin Il Ritratto di


Marianne von Weref kin Fig. 32.48 ne è una prova
significativa. Eseguita nel 1909, l’opera mostra la
Weref kin di profilo contro uno sfondo giallo – il
muro esterno della casa di Murnau – ammantata di
½

bianco. La lunga sciarpa viola che le avvolge il col-


lo, ricadendo fino a toccare con i due lembi il mar-
gine inferiore del cartone, conferisce una struttura
architettonica alla figura, comunque dominata dal 167
volto ruotato e visto frontalmente.
Un grande cappello scuro ornato di fiori, sugge-
riti da semplici chiazze colorate, infonde mistero e

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


monumentalità alla pittrice dagli occhi penetranti e
indagatori. Il colore violento dei fiori, l’azzurro usa-
to per la cornea, il verde diffuso nel volto, che ot-
tiene rilievo dalle ombre viola, sono tutti elementi
che concordano con l’ideale espressivo dei Fauves.
Le proporzioni del dipinto e l’opposizione chiaro
in basso-scuro in alto traggono in inganno: difficile,
infatti, immaginare che la testa della donna, con il
grande cappello che la incorona come una regina,
occupi una metà della tela Fig. 32.49 . La struttura
solida, infine, è sottolineata dalle falde stesse del cap-
pello, che seguono con precisione la diagonale del
rettangolo della metà superiore del dipinto.

Marianne von Werefkin (1860-1938)


Nata a Tula (Lituania) l’11 settembre 1860, Marianne
von Weref kin studia con Il’ja Repin, di cui era l’allie-
va prediletta. Presso di lui conosce Alexej von Jaw-
lensky con il quale, nel 1896, parte per Monaco, ac-
compagnata dalla governante Helene Nesnakomoff
(1881-1965). Trascorre gran parte della vita con Jaw-
lensky seguendolo anche in Svizzera con la famiglia
(nel 1902 Alexej aveva avuto un figlio dalla Nesnako-
moff, che avrebbe sposato solo nel 1922, l’anno suc-
cessivo alla definitiva separazione dalla Weref kin).
Quando Jawlensky rientra in Germania, Marianne
rimane ad Ascona, sul Lago Maggiore, città dove si
spegne il 6 febbraio 1938.

Autoritratto Risale al 1910 circa l’inquietante auto-


ritratto che Marianne von Weref kin eseguì impie-
gando una tecnica in qualche modo simile a quella
di Van Gogh Fig. 32.50 . Il busto della donna è di pro-
filo e orientato a destra, ma la testa è di tre quarti,
avendo subito una rotazione in direzione opposta.
Marianne si mostra con il volto allungato, le labbra
piccole, appena dischiuse e di color rosso carminio e
gli occhi dall’iride rosso-scarlatta che le conferiscono 32.50   August Macke (1887-1914)
Marianne von Werefkin,
uno sguardo penetrante e pungente. La cornea az- Autoritratto, ca 1910.
August Macke è, insieme a Franz Marc, il più sfortu-
zurra accentua, per contrasto, il rosso dell’iride. Le Tempera su carta montata nato del gruppo. Infatti, nato a Meschede (Westfa-
sopracciglia virgolettate contribuiscono all’espressi- su cartone, 51×34 cm. lia) il 3 gennaio 1887, richiamato alle armi all’inizio
Monaco, Städtische
vità fauve del ritratto, allo stesso tempo fanno sem- Galerie im Lenbachhaus. di agosto 1914, sarebbe morto sul fronte francese,
brare ancor più snello e sottile il volto, attraversato Intero e particolare. nei pressi di Perthes-lès-Hurlus, il 26 settembre, a
da ombre rosse, verdi e gialle. Un grande cappello soli 27 anni.
incornicia la testa della pittrice, coronata da ondula- Compiuti gli studi superiori a Colonia e tra-
ti capelli neri. Il colore, nel volto e sul collo, è steso sferitosi con la famiglia a Bonn, si iscrive all’Ac-
per tratti incurvati che si sovrappongono o che si cademia Reale di Prussia a Düsseldorf. Nel 1910
presentano in successione. Picchiettature, linguette conosce Marc che lo introduce nel gruppo della
e tratti obliqui rossi, verdi e nei toni del blu costitui- Neue Künstlervereinigung München, mentre nel 1911
scono il deciso fondo della tempera con cui Marian- è tra i collaboratori dell’almanacco Der Blaue Rei-
ne von Weref kin si iscrive pienamente nell’atmosfe- ter. Influenzato prima dall’Impressionismo e poi,
ra della Neue Künstlervereinigung München. fin verso il 1911/1912, dalla pittura fauve, si vol-
168 32.6
Piet Mondrian
(1872-1944) e De Stijl
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

La pittura come «indipendenza


dalla particolarità» ed
«espressione dell’universale»
Nato ad Amersfoort presso Utrecht (Olanda) il 7
marzo 1872, Pieter (Piet) Mondriaan, figlio di un ri-
gido calvinista, studia all’Accademia di Belle Arti di
Amsterdam dal 1892 al 1895. Nel 1899 viene a con-
tatto con le teorie teosòfiche, che avranno molto
peso nell’evoluzione del suo pensiero artistico, tan-
to che nel 1909 si iscrive alla Società Teosofica olan-
dese. In Olanda ben presto Mondriaan conosce la
pittura divisionista e quella dei Fauves e nel 1911 si
trasferisce a Parigi, affascinato anche dall’esperienza
cubista. Nel 1912, esponendo alla seconda mostra
del Moderne Kunstkring (Circolo d’Arte Moderna)
di Amsterdam, l’artista si firma per la prima volta
«Mondrian», cioè con il cognome francesizzato, co-
me a sottolineare la completa indipendenza dalle
sue precedenti esperienze olandesi. A Parigi Mon-
drian rimane fino al 1914, quando rientra in patria
a causa di una malattia del padre. Lo scoppio della
ge in seguito all’interpretazione della natura se- Prima guerra mondiale lo terrà nella neutrale Olan-
condo modi ben diversi da quelli propugnati da da sino al 1919, anno del suo ritorno nella capitale
Kandinsky. Futurismo e Astrattismo saranno i due francese. In patria le sue ricerche in campo pitto-
estremi ai quali si volgerà l’arte di Macke entro un rico lo indirizzano verso l’Astrattismo. Dopo aver
breve lasso di tempo. Dal 1913 fu il punto di riferi- conosciuto il pittore e architetto olandese Theo van
mento per quei giovani artisti che sarebbero stati Doesburg ❯ Itin., p. 268 , Mondrian fonda con lui la ri-
noti come Espressionisti renani, essendo riuscito a vista «De Stijl» (Lo Stile), il cui primo numero vede la
riunirli in occasione di una mostra. Soggiorna in luce nell’ottobre 1917. Nel 1924 l’artista cessa la col-
Italia (1905, 1908), in Francia (1907, 1908) e in Tu- laborazione alla rivista per contrasti con il collega.
nisia (1914) pochi mesi prima di essere richiamato La sua ricerca pittorica si fa più severa e gradualmen-
alle armi. 32.51 
te più essenziale, ma sempre gravitante attorno allo
August Macke, Casa stesso tema ❯ Fig. 32.68 . Poco prima dello scoppio
Casa Staudacher sul Tegernsee Casa Staudacher Staudacher sul Tegernsee, della Seconda guerra mondiale Mondrian abbando-
1910. Olio su tela,
sul Tegernsee Fig. 32.51 , eseguito nel 1910, mostra 41,6×40,2 cm. Mülheim na Parigi per la Gran Bretagna e, nel 1940, si trasferi-
ancora ben evidenti i riferimenti fauves. an der Ruhr, Kunstmuseum, sce a New York, dove muore il primo febbraio 1944.
Sammlung Ziegler.
La casa Staudacher appare assolata e circondata Intero e particolare.
da alberi. Tre di essi definiscono, con le loro chio- Il disegno Già il Disegno preparatorio per la Chiesa
32.52 
me, i fusti e le ombre che proiettano sul prato, un Schema prospettico di Casa
Saint-Jacob, realizzato da Mondrian dopo la f re-
piano obliquo che arricchisce il dipinto di precisi Staudacher sul Tegernsee. quentazione dell’Accademia di Belle Arti di Am-
valori spaziali Fig. 32.52 .
I colori sono decisi, forti e densi. La gialla facciata ■ Teosofia Dal greco theòs, dio, corso dei secoli sono state di-
e sophìa, sapienza; letteralmen- vulgate solo alcune parziali idee.
e il gran tetto rossastro sembrano saturare l’intera te conoscenza che concerne In base alle credenze teosofiche
superficie del dipinto. I tronchi degli alberi hanno Dio o le cose divine. Attualmente il fine dell’uomo è il ricongiungi-
indica la dottrina e il movimento mento con l’Uno dal quale deri-
del blu, dell’ocra, del rosso e del giallo, mentre le a carattere religioso propugnati va lo stesso Creatore che ha da-
ombre sono verdi contornate d’azzurro. Il blu e l’az- dalla Società Teosofica, fonda- to origine all’universo. Le verità
ta a New York nel 1875 da E.P. più profonde possono essere
zurro uniformano gli spazi della veduta ripetendosi, Blavatskij. La teosofia ritiene che raggiunte non per mezzo della
tutte le religioni derivino da un’u- ragione, ma solo tramite la me-
oltre che nel primo piano, anche nei cespugli addos- nica verità divina, nota a pochi ditazione, le esperienze mistiche
sati alla casa e nel bosco oltre il prato dietro di essa. grandi iniziati. Di tale verità nel e lo stile di vita.
32.53  32.54 ×Ø 32.56  169
Piet Mondrian, Disegno Keika Hasegawa, Crisantemi. Piet Mondrian,
preparatorio per la Chiesa Dalla serie Cento crisantemi Due crisantemi,
Saint-Jacob, 1897-1898. di Keika, 1893. Stampe a colori 1899-1900. Olio su tela
Carboncino e matita su da matrici di legno su carta. su cartone, 45×33,5 cm.
carta, 50×36 cm. Parigi, L’Aia, Gemeentemuseum.

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


Musée d’Orsay. 32.55 ×
Piet Mondrian, Il crisantemo,
Disegni e stampe
1908/1909. Carboncino
su carta, 25,5×28,7 cm.
New York, Solomon
R. Guggenheim Museum.
Disegni e stampe

sterdam, evidenzia una grande padronanza tecni- licati disegni a carboncino Fig. 32.55 , altre volte oli
ca Fig. 32.53 . Il carboncino, infatti, viene utilizzato o acquerelli dalla tenue colorazione Fig. 32.56 . In
in modo quasi pittorico, conferendo al grande albe- Giappone il crisantemo è simbolo di perfezione e
ro spoglio forti caratteristiche di monumentalità. longevità; anche per le teorie teosofiche il tema del
Probabilmente ispirati dalla serie Cento crisantemi fiore con i petali disposti a raggiera assume un par-
di Keika, stampe pubblicate da Keika Hasegawa nel ticolare rilievo simbolico. La contemplazione del
1893 Fig. 32.54 , sono i non pochi crisantemi disegna- fiore, infatti, rappresenta un momento di passag-
ti o dipinti negli anni da Mondrian. A volte sono de- gio verso la conquista della verità.
170
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

½ ½
32.57 
Piet Mondrian, Il mulino
Oostzijde di sera,
1907/1908. Olio su
tela, 67,5×117,5 cm.
L’Aia, Gemeentemuseum,
Collezione Slijper.

32.58 
Schema geometrico-
compositivo del Mulino
Oostzijde di sera.

32.59 
Piet Mondrian,
Il mulino Winkel al sole,
Mulini Una concezione tradizionalista (riflesso de- 1908. Olio su tela,
gli insegnamenti dell’Accademia) è riscontrabile nei 114×87 cm. L’Aia,
Gemeentemuseum.
primi dipinti dell’artista, per esempio nel Mulino Oo- Intero e particolare.
stzijde di sera Fig. 32.57 . Eseguito nel 1907/1908, il
mulino a vento, tipico e rassicurante elemento del
paesaggio olandese, si staglia con la sua mole scura
contro un cielo dorato. I colori impiegati da Mon-
drian, brillanti e luminosi, sono addirittura ancora
quelli della pittura romantica. La struttura compo-
sitiva si fonda sulla simmetria delle pale del mulino
e sulla loro perfetta ortogonalità; il mulino stesso è
collocato esattamente al centro della metà sinistra
della tela Fig. 32.58 . Simmetrico è anche il gioco del si rivela capace di cambiare radicalmente tecnica e
riflettersi delle leggere alture, delle nuvole grigie tavolozza. Nel Mulino Winkel al sole Fig. 32.59 , in-
basse sull’orizzonte e del cielo giallo-azzurro, oltre fatti, Mondrian ricorre a piccole chiazze colorate
che dello stesso mulino, nello specchio d’acqua che secondo una personale interpretazione del Divisio-
si estende nella parte inferiore, per l’intera larghez- nismo. I colori, invece, ridotti al dominio dei tre
za della tela. primari, danno luogo a una violenta e accecante
A distanza di appena un anno, tuttavia, l’artista aggressione fauve.
32.60  171
Piet Mondrian, Fattoria
presso Duivendrecht,
ca 1916. Olio su tela,
87×109 cm. L’Aia,
Gemeentemuseum.

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


Intero e particolare.

te di nuovo verso l’alto (al centro), mentre a sinistra 32.61  


Piet Mondrian, L’albero
i rami sembrano accelerare la loro caduta, quasi rosso, 1908/1910.
pronti a immergersi nel terreno. Olio su tela, 70×99 cm.
L’Aia, Gemeentemuseum.
Intero e particolare.
Composizione 10 Mondrian ritiene che «l’aspet-
to delle cose in natura cambia, mentre la realtà ri-
mane costante». C’è quindi un qualcosa che non
muta mai. Occorre pertanto che la pittura si sganci
dalla particolarità (vale a dire dalla rappresentazio-
ne dell’infinita varietà delle cose nel loro continuo
modificarsi) «per diventare una chiara espressione
dell’universale», cioè di quell’essenza che si mantie-
ne sempre la stessa. Per chiarire meglio il concetto si
potrebbe paragonare la particolarità alle varie specie
Il tema dell’albero È il tema dell’albero, indaga- di alberi esistenti in natura e l’universalità all’esisten-
to innumerevoli volte, che mostra, però, il grande za in tutti di un tronco, dei rami e delle radici.
cammino di Mondrian verso l’Astrattismo e la pro- Per Mondrian l’aspetto della natura è estetica-
gressiva dissoluzione della forma passando per l’e- mente superiore a ogni tentativo di una sua imita-
sperienza di Van Gogh e del Cubismo. zione; perciò:
Nella Fattoria presso Duivendrecht Fig. 32.60 gli al-
«se desideriamo rappresentare in modo com-
beri sono l’ingrediente essenziale della tela. I ra-
pleto la natura siamo costretti a cercare un’altra
moscelli, ora orditi in successione di archetti, ora
espressione plastica. Ed è proprio per amore ver-
disposti in filamenti protesi verso l’alto come lin-
so la natura e la realtà che evitiamo la sua appa-
guette di fuoco che si dipartono da tronchi ondu-
renza naturale».
lati, costruiscono una rete lanciata verso il cielo.
Nell’Albero rosso Fig. 32.61 il tronco nodoso e ru- Da queste considerazioni nascono opere il cui lin-
vido è chiazzato da striature rosse che, sui rami guaggio è ridotto all’essenziale, a soli segmenti
nudi, paiono fiammelle guizzanti. L’albero sembra orizzontali e verticali, come in Composizione 10 in
prima adagiarsi dolcemente a destra, assecondan- bianco e nero, un dipinto del 1915 conosciuto an-
do linee a onde correnti, per poi protendere le pun- che come Molo e oceano Fig. 32.62 . Tutto lo spazio
172 32.62  32.63 
Piet Mondrian, Composizione Schema geometrico-
10 in bianco e nero (Molo compositivo
e oceano), 1915. Olio di Composizione 10
su tela, 85×108 cm. Otterlo, in bianco e nero.
Rijksmuseum Kröller-Müller.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

immenso di una porzione di oceano è contenuto in Di Neoplasticismo Mondrian comincia a parlare 32.64 
Georges Vantongerloo,
un ovale, forma che Mondrian ha desunto dai Cu- attraverso le dense pagine della rivista «De Stijl». Costruzione di rapporti
bisti a Parigi. L’oceano, per lui, ancora impregnato Fondata nel 1917 dallo stesso Mondrian e da volumetrici derivanti dal
di idee teosofiche, simbolizza l’elemento femmini- Theo van Doesburg, la rivista si pone un obiettivo quadrato inscritto e dal
quadrato circoscritto al
le (orizzontale), così come la foresta (verticale) ne ambizioso, dichiarato in modo esplicito nella pre- cerchio, 1924. Fusione
rappresenta il complementare maschile («l’unione fazione al primo numero: quello di «contribuire al- di cemento con vernice,
30×25,5 cm. Venezia,
del positivo e del negativo è pronunciato nell’artista, lo sviluppo d’un nuovo senso estetico […] rendere Peggy Guggenheim
in cui elementi maschili e femminili si trovano mi- l’uomo moderno sensibile a tutto ciò che vi è di Collection.
schiati»). Nella parte inferiore della tela – nella qua- nuovo nelle Arti plastiche».
le, per la prima volta, Mondrian ricorre ai soli bianco Nel 1918 apparirà il Primo manifesto di De
e nero – i segmenti sono di grandi dimensioni, men- Stijl ❯ Ant. 270 firmato, oltre che da Mondrian e da
tre tendono a rimpicciolirsi e a infittirsi proceden- Van Doesburg, anche dallo scultore belga Georges
do verso l’alto. L’osservazione attenta e continua Vantongerloo Fig. 32.64 , mentre l’adesione al gruppo
sembra distinguere nel dipinto una suddivisione in dell’architetto Gerrit Thomas Rietveld risale al 1919.
quattro settori a cuneo, secondo linee diagonali che, I contenuti del movimento De Stijl vengono
nella realtà, sono negate dall’impiego di soli tratti messi a punto proprio da Mondrian, mentre Van
verticali e orizzontali che si toccano o si interseca- Doesburg li diffonde viaggiando e tenendo confe-
no Fig. 32.63 . Altri tratti semplicemente verticali, in- renze. Mondrian scrive:
dipendenti, che tagliano il dipinto incuneandosi nel
«Mi ci volle del tempo per scoprire che particola-
groviglio regolare di segmenti incrociati suggerisco-
ri forme e colori naturali evocano stati d’animo
no la presenza di un molo proteso nell’acqua.
soggettivi che oscurano la realtà pura. L’aspetto
Se pure l’impressione che si ha è quella di trovar-
delle forme naturali si modifica mentre la real-
si di fronte alla concretizzazione dei riflessi di luce
tà rimane costante. Per creare plasticamente la
sul mare piatto, in realtà l’addensarsi dei tratti nella
realtà pura è necessario ricondurre le forme na-
metà superiore e il loro distendersi in quella infe-
turali agli elementi costanti della forma e i colori
riore indica la ritmicità del moto ondoso.
naturali ai colori primari».
Il Neoplasticismo e De Stijl È evidente come ■ Georges Vantongerloo (An- nea curva (del tutto ripudiata da anni Trenta si avvicinò al Razio-
versa, 1886-Parigi, 1965) Scul- Mondrian). nalismo.
l’essenzialità della pittura di Mondrian abbia or- tore e pittore, studia all’A-
mai raggiunto l’intonazione dell’astrazione tota- cadémie des Beaux-Arts di ■ Gerrit Thomas Rietveld ■ Cornelis van Eesteren (Al-
Bruxelles e di Anversa. Nel (Utrecht, 1888-1964) Architet- blasserdam, 1897-Rotterdam,
le. Questo nuovo modo espressivo sarà chiamato 1917 aderisce a De Stijl colla- to olandese, si occupò di ar- 1988) Architetto olandese. Ini-
dall’artista Neoplasticismo, dove plasticismo sta per borando alla rivista. L’anno suc- chitettura e di design. Proget- zialmente legato al gruppo De
cessivo firma il Primo manifesto tò numerosi oggetti per l’arre- Stijl e (dopo il 1921) collaboratore
«linguaggio». Ma è anche possibile intendere il ter- di De Stijl ❯ Ant. 270 e si tra- do, aderendo con decisione alle di Theo van Doesburg, ha dato il
sferisce in Francia. Alla fine de- idee di De Stijl. In base a queste suo maggior contributo in cam-
mine come «nuova forma», locuzione di cui Mon- gli anni Venti la sua pittura evol- progettò ed eseguì anche ope- po urbanistico, occupandosi a
drian fa anche uso, o anche come «stile». ve verso l’accettazione della li- re architettoniche. Attorno agli lungo della città di Amsterdam.
173

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


piatta. Per evitare l’emozione determinata dall’in-
finita varietà delle tinte, i colori si limitano ai tre
primari.
Il grande rigore a cui l’artista neoplastico si sot-
toponeva dette notevoli risultati, oltre che nella
pittura e nella scultura, anche nel design e nell’ar-
chitettura. Risalgono, per esempio, al 1917/1918
la Sedia rosso-blu Fig. 32.65 e al 1924 la Casa Schröder
a Utrecht Fig. 32.66 di Gerrit Thomas Rietveld.
Nell’una e nell’altra, un oggetto di arredo e un edi-
ficio, i motivi ispiratori e i principi compositivi so-
no gli stessi: piani di legno o lastre e lame in ce-
Mondrian riconosce che l’arte deve identificarsi 32.65 Õ mento armato (quadrate o rettangolari), materiali
Gerrit Thomas Rietveld,
con la vita. Ora, poiché la vita è essenzialmente Sedia rosso-blu,
dematerializzati perché dipinti in rosso, blu e giallo
interiorità, occorre che l’artista escluda dalle sue 1917/1918. Legno dipinto, (con l’aggiunta del nero per la sedia e del grigio –
opere il mondo oggettivo (cioè quello delle forme 86×64×68 cm. Amsterdam, tinta neutra, somma di tutti i colori chimici – per
Stedelijk Museum.
naturali, degli oggetti come appaiono alla vista nel l’architettura). Ambedue le opere si pongono co-
Oggetti d’arte
loro aspetto mutevole), perché diverso dall’interio- me straordinaria traduzione spaziale delle tele di
rità. Se il mondo oggettivo viene gradualmente eli- 32.66  Mondrian ❯ Ant. 272 . Nel 1923, inoltre, la collabora-
Gerrit Thomas Rietveld,
minato dall’arte, quest’ultima si avvicina sempre Casa Schröder, 1924. zione fra Van Doesburg e l’architetto Cornelis van
più alla vita interiore fino a coincidere con essa. Utrecht. Eesteren per il Progetto per un’università in Amster-
Anche l’opera d’arte però può essere un’opera 32.67  dam-Sud Fig. 32.67 continua la tendenza a progetta-
particolare (nel senso etimologico di «proprio di Theo van Doesburg e re per via di piani colorati che producono la fusio-
Cornelis van Eesteren,
un singolo individuo», contrapposto a «universa- Progetto per un’università
ne fra struttura e colore, fra architettura e pittura.
le»). Per evitare che ciò accada, l’artista neoplastico in Amsterdam-Sud,
deve eliminare i modi in cui si determina il suo in- soluzione cromatica Composizione 11 Ma fu Mondrian l’insuperato
per un interno, 1923.
tervento diretto e soggettivo. In primo luogo egli, Matita, tempera e collage maestro. I suoi dipinti, che con caparbietà per oltre
dunque, agisce attraverso le linee rette (orizzonta- su carta, 64×146 cm. vent’anni indagano l’unico tema della geometria
Rotterdam, Nederlands
li e verticali). La linea curva, intesa quale residuo Architectuurinstituut. delle combinazioni di colori e non colori Fig. 32.68 ,
decorativistico, è da escludere in quanto sinonimo Disegni e stampe sono una tensione continua verso la realizzazione
di emozioni. della fusione di arte e interiorità.
Tuttavia, le emozioni possono essere espresse In un breve volgere di anni i colori impiegati
anche attraverso un certo modo di stendere il co- dall’artista si riducono ai soli tre primari rosso, gial-
lore sulla tela o con il semplice tocco del pennello. lo e blu e talvolta addirittura a uno solo Figg. 32.69
L’artista neoplastico, perciò, mira alla tinta unita e e 32.70 . Essi si dispongono armonicamente e in mo-
174 32.68 Ø a. Composizione con un Gemeentemuseum. New Haven, Yale University Art Institute.
Piet Mondrian, Dipinti, grande quadrato rosso, b. Composizione con giallo, Art Gallery. d. Broadway Boogie Woogie,
1920-1943. giallo, nero, grigio e blu, nero e blu chiaro, c. Composizione (N. 1) grigio 1942/1943. Olio su tela,
blu, 1921. Olio su tela, 1929. Olio su tela, e rosso, 1935. Olio su tela, 127×127 cm. New York,
59,5×59,5 cm. L’Aia, 50,6×50,3 cm. 57,5×55,6 cm. Chicago, Museum of Modern Art.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

a b c d

b
do asimmetrico assieme a superfici bianche all’in- 32.69 Õ× 32.70 
Piet Mondrian, Composizione 11 / Piet Mondrian, Composizione
terno di una griglia sempre variabile di strisce nere Composizione I / Composizione 1 con grigio e rosso 1938 /
(il bianco e il nero, come noto, sono dei non colori). b in rosso, blu e giallo, 1930. Composizione con rosso
Ogni colore è dato in modo da riempire totalmen- Olio su tela, 51×51 cm. New 1939, 1938-1939. Olio
York, Collezione privata. su tela montata su pannello
te lo spazio assegnatogli, senza alcuna variazione Dipinto, schema compositivo in legno, 109,1×106 cm.
di intensità, in una resa assolutamente bidimen- e ingrandimento della porzione Venezia, Peggy Guggenheim
a latero-inferiore sinistra. Collection.
sionale della composizione. Peraltro le suddivisio-
ni sembrano rispondere a una ferrea disciplina di a fascia nera di destra. Ecco che allora le due super-
simmetrie e assialità, che, invece, è solo apparente. fici colorate diventano quadrate, interdipendenti e
Mondrian, infatti, riesce con minime variazioni a la diagonale dell’una si colloca sul prolungamento
rompere tali rigidità, quasi a voler mantenere un di quella dell’altra. È evidente, dunque, che l’arti-
residuo di soggettività e di emozioni. Ad esempio, sta debba essere partito proprio dai due quadrati
in Composizione 11 Fig. 32.69 il rettangolo rosso e e, con semplici sottrazioni (pari allo spessore delle
quello azzurro sembrano articolarsi lungo la dia- strisce nere), ha poi scompaginato il rigore della
gonale comune, ma questo è vero solo se al primo geometria, conferendole una lieve, quasi impercet-
si somma la fascia nera inferiore e al secondo la tibile vibrazione emotiva.
32.7 175

Kazimir Malevič
(1878-1935)

32 ■ Oltre la forma. L’Astrattismo


e il Suprematismo
Il «totale senza oggetto»
ovvero «un nuovo realismo
pittorico»
Furono anni entusiasmanti, difficili e tragici quelli
che Kazimir Severinovič Malevič si trovò a vivere. Na-
to a Kiev, in Ucraina, da genitori polacchi l’11 feb-
braio 1878, trascorse la sua giovinezza tra lavoro e
pittura, fino al trasferimento a Mosca nel 1904. En-
trato subito a far parte dei circoli dell’avanguardia
artistica della capitale, si interessò immediatamen-
te alle novità dell’Europa occidentale – della Fran-
cia e della Germania, in particolare – restandone
profondamente colpito e influenzato. Nonostante
questo, comunque, egli rimase un convinto asser-
tore dell’unicità dell’arte russa (e in particolar mo-
do di quella popolare), semplice e schematica, dal-
la quale trasse sempre continue ispirazioni. Le sue
idee politiche erano quelle stesse dei rivoluzionari
che nel 1917 presero il potere in Russia, ponendo 32.71  sionista, per poi essere fortemente influenzato dal
Kazimir Malevič, Raccolta della
fine al secolare dominio degli zar, e i suoi intenti segale, ca 1912. Olio su tela,
Postimpressionismo francese, da Matisse e dai Fau-
erano quelli di democratizzare l’arte rendendola 72×74,5 cm. Amsterdam, ves. Quello che cercava, però, era la semplificazione
accessibile ai più vasti strati della popolazione. A Stedelijk Museum. delle forme e dei colori, perciò è soprattutto in Cé-
Malevič, allora, venne affidata la cura delle presti- zanne che riconobbe un vero e proprio riferimento.
giose collezioni storiche del Cremlino. ■ Michail Fëdorovič Lario-
nov (Tiraspol, Bessarabia,
Professore a Vitebsk, fondò l’Istituto di Cultu- 1881-Fontenay-aux-Roses, Raccolta della segale Raccolta della segale Fig. 32.71 ,
ra Artistica (1924), che diresse con entusiasmo e 1964) Pittore russo, traendo un’opera del 1912 circa, reca ancora chiare tracce
ispirazione dalla ricerca sul mo-
competenza fino al 1926, quando venne improvvi- vimento del Futurismo, creò il dell’estetica futurista, mentre le figure dei contadi-
samente sollevato dall’incarico. A partire dal 1930, movimento del Raggismo, una ni, i covoni di segale e il campo stesso sono forme ci-
pittura astratta basata sulle leg-
divenuto inviso alle autorità dopo l’ascesa di Stalin gi fisiche della luce, intesa come lindriche, in evidente adesione ai modi di Cézanne e
principale strumento di contat- secondo quanto l’artista di Aix-en-Provence scriveva
al potere assoluto in Unione Sovietica (1929), fu ar- to con la realtà. Ciò che l’occhio
restato, anche se subito dopo rilasciato. percepisce, infatti, è l’insieme a Émile Bernard nel 1904 relativamente alla natura
dei raggi luminosi emanati da un
Kazimir Malevič morì a Leningrado (oggi San oggetto colpito dalle radiazioni
resa attraverso la geometria («[…] trattare la natura
Pietroburgo) il 15 maggio 1935: per i successivi 27 luminose. Le forme dello spazio secondo il cilindro, la sfera, il cono, il tutto posto
sono rivelate dalla luce attraver-
anni le sue opere vennero vietate in patria e non so i cromatismi che essa gene- in prospettiva […]»). Nella tela di Malevič i colori
fatte conoscere altrove, con grave danno per gli svi- ra rifrangendosi sugli oggetti. Di- sono distribuiti su puri volumi, in modo da creare
pinto e natura tendono così a ri-
luppi delle teorie artistiche e della stessa pittura. trovare un’unitarietà, fondendosi quei riflessi tipici del metallo laminato, arrotolato
Quando molti artisti già abbandonavano la Rus- nella loro comune essenza di li- o lasciato ondulare: un evidente rinvio alla società
nee-forza e di raggi luminosi.
sia sovietica – fra questi Michail Fëdorovič Larionov industriale e, a dispetto del tema agreste, alla civiltà
(1915), Natalja Gončarova (1915) e anche Kandinsky ■ Natalja Gončarova (Nega- futurista della macchina e del progresso industriale.
evo, 1881-Parigi, 1962) Atti-
(1921) – Malevič rimase e, anzi, nel 1927 rientrò dal- va protagonista dell’avanguar-
la Germania, dove avrebbe anche potuto rifugiarsi, dia moscovita, impegnata nella Il Suprematismo La semplificazione delle forme
comune lotta di emancipazione
ben sapendo che ritornando in patria poteva andare dall’accademismo per l’affer- conduce l’artista, con progressione, ad approdare
incontro a problemi e gravi pericoli. Fu un uomo di mazione delle nuove poetiche al cosiddetto Astrattismo geometrico, un particolare
della società industriale, Natalja
forte e decisa personalità, insofferente alle critiche e Gončarova fu la personalità più tipo di Astrattismo che egli stesso, nel 1915, nell’o-
anche autoritario (tanto che fece allontanare Cha- significativa del Cubofuturismo, puscolo Dal Cubismo e Futurismo al Suprematismo: un
tendenza derivante, appunto,
gall ❯ par. 33.8.1 dalla scuola d’arte di Vitebsk). dalla volontà prevalente a co- nuovo realismo nella pittura, definirà Suprematismo.
gliere e fondere organicamente
Dopo aver conosciuto le opere di Monet, Malevič tra loro elementi tratti dal Futuri-
Con tale termine Malevič intende essenzialmen-
cominciò a dipingere secondo una tecnica impres- smo e dal Cubismo. te la «supremazia della sensibilità pura», ritenuta,
176
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

quest’ultima, essenza suprema dell’arte. Il termine, pittorico, alla mostra futurista del dicembre 1915, a
inoltre, implica la superiorità di questa nuova arte San Pietroburgo, Malevič volle appendere il suo di-
rispetto a tutte le altre che l’avevano preceduta. pinto in alto, in un angolo della sala espositiva: esat-
Il Suprematismo, pertanto, è un’arte non rap- tamente la stessa posizione che, nelle antiche case
presentativa o non oggettiva in quanto non tiene russe, era riservata alle sante icone.
in alcun conto le forme note della realtà sensibile.
Secondo Malevič «per il suprematista il mezzo Composizione suprematista: bianco su bian-
adatto [per la realizzazione di un’opera] è quello che co Composizione suprematista: bianco su bian-
dà l’espressione più completa del sentimento puro co Fig. 32.74 , opera del 1918, stabilisce la perdita de-
e ignora l’oggetto come è abitualmente accettato». finitiva sia della forma, sia del colore. Ma qualcosa
L’arte suprematista consiste dunque nel pervenire al dell’oggettività resta nel dipinto: il modo in cui l’ar-
«totale senza oggetto», cioè all’assoluto privo di re- tista ha steso le pennellate, la leggera differenza nei
lazione con le forme naturali, perché ne costituisce toni del bianco, l’infinito naufragare del quadrato
l’essenza. D’altra parte il pittore ritiene che il vero interno i cui lati, dai margini imperfetti e non pa-
realismo sia quello delle masse pittoriche «senza ri- ralleli a quelli del quadrato maggiore, suggeriscono
petere o modificare le forme primarie della natura». espansione e fluttuazione ❯ Ant. 273 . L’opera, dopo
il quadrato nero su fondo bianco, sarebbe diventata
Quadrangolo Benché le opere suprematiste di Ma- l’altro estremo assoluto del percorso suprematista.
levič datino a partire dal 1915, l’artista volle indicare 32.72 
come vera e propria data di nascita della sua pittura Kazimir Malevič, Sportivo. Composizione suprematista Prima di giungere
1913. Bozzetto per un
astratta il 1913. Infatti, in quell’anno, in occasione costume della Vittoria all’approdo finale del bianco su bianco, però, il Su-
della rappresentazione teatrale della Vittoria sul sole sul sole. San Pietroburgo, prematismo aveva attraversato ed esplorato diver-
Museo Russo. Particolare.
– uno spettacolo futurista “totale” con scenografia se soluzioni di colore e di combinazioni. È il caso,
e costumi dello stesso Malevič Fig. 32.72 – egli aveva 32.73 Õ per esempio, di Composizione suprematista Fig. 32.75 ,
disegnato un sipario con un quadrato nero su fon- Kazimir Malevič, un’opera del 1915. In essa un quadrato blu pare sol-
Quadrangolo (Quadrato nero
do bianco. E, per l’appunto, la prima opera supre- su fondo bianco), 1915. levarsi da un insieme apparentemente caotico di
matista fu Quadrangolo (Quadrato nero su fondo bian- Olio su tela, 79×79 cm. masse geometriche colorate rettangolari e trapezoi-
Mosca, Galleria Tret’jakov.
co) Fig. 32.73 , una tela in cui il contrasto tra nero e dali di varie dimensioni disposte in senso orizzontale
bianco costituiva, secondo il suo autore, l’essenza 32.74  o diagonale, simili ad architetture viste dall’alto e da
Kazimir Malevič,
di tutta l’arte: massima ed estrema semplificazione Composizione suprematista: molto lontano. Da composizioni di tal genere, attra-
della forma ridotta a massa geometrica, pura con- bianco su bianco, 1918. verso un loro sviluppo tridimensionale, avrebbe pre-
Olio su tela, 79,4×79,4 cm.
templazione dell’infinito. Per sottolineare anche lo New York, Museum of
so le mosse il successivo passaggio di Malevič teso a
spirito mistico e religioso del suo «nuovo realismo» Modern Art. definire volumi e plastici architettonici.
177

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


Suprematismo dinamico Tra le molte declinazio-
ni di questa sperimentazione spicca quella di Supre-
matismo dinamico, un olio su tela del 1916 Fig. 32.76 .
In esso Malevič dissemina lo spazio pittorico di for-
me geometriche per la prima volta anche circolari 32.75 Õ
Kazimir Malevič,
e triangolari, disposte senza una logica apparente, Composizione suprematista,
quasi fossero il risultato di un movimento casua- 1915. Olio su tela,
le, nonostante il loro maggiore addensamento in 88×70,5 cm. Amsterdam,
Stedelijk Museum.
corrispondenza dei vertici del triangolo bianco su
fondo bianco. 32.76 
Kazimir Malevič,
Suprematismo dinamico
Torso Dopo il rientro dalla Germania nel 1927, (Supremus n. 57), 1916.
Olio su tela, 80×80 cm.
avendo lasciato lì tutte le sue opere e i suoi scritti, Londra, Tate Modern.
Kazimir Malevič procede alla ricostruzione (e rico-
stituzione) del proprio percorso artistico, ridipingen-
do gli stessi soggetti ai quali si applicava nei primi
anni del secolo, migliorandoli – stanti le esperienze
maturate nel frattempo – e retrodatandoli. Nel frat-
tempo l’artista era tornato alla forma. Una forma
che è un nuovo punto di partenza dopo che Malevič ½ ¼ ¼
stesso l’aveva a lungo e convintamente negata. Es-
sa, tuttavia, si accompagna a quadrati suprematisti
– più o meno riconoscibili come tali – e si presen-
ta piatta, stilizzata, geometrizzata, mentre le figu-
re umane sono prive di volto e, talora, anche delle
braccia, come, per esempio, in Torso (prototipo di una
nuova immagine), un’opera del 1928/1929 su un mo- 32.77  tela esattamente in due parti uguali. L’intero torso
Kazimir Malevič,
tivo del 1908/1909 Fig. 32.77 . La figura ha una ben Torso (prototipo di una
si basa su orizzontali e verticali raccordate da linee
definita struttura geometrica e segue dei rapporti nuova immagine), curve, mentre il volto non è che un ovale bianco.
proporzionali: la retta passante per la spalla destra 1928/1929. Olio su tela, Il dipinto costituisce, allora, una nemmeno troppo
46×37 cm. San Pietroburgo,
dista dal margine superiore della tela ⅓ dell’intera Museo Russo. Dipinto velata critica al potere staliniano che aveva delibe-
altezza, mentre la retta passante per il margine de- e schema geometrico- ratamente cancellato l’individuo, negandogli, oltre
proporzionale.
stro del braccio sinistro divide la metà destra della alla libertà, anche personalità e creatività autonome.
178 32.8
1913: Sincromismo,
Costruttivismo
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

A tutto colore
Sincromismo
Fu a Parigi, alle lezioni di teoria del colore del ca-
nadese Ernest Percival Tudor-Hart (1873-1954),
che gli statunitensi Morgan Russell e Stanton Mac-
donald-Wright si incontrarono. Essi maturarono
le stesse idee relativamente alla pittura e nel 1913,
con due mostre a Monaco e a Parigi, dettero vita al
Sincromismo, una forma di arte astratta che, pren-
dendo le mosse dall’Orfismo di Robert Delaunay,
avrebbe influenzato il successivo Astrattismo ame-
ricano (la prima mostra sincromista, infatti, ebbe
luogo a New York già nel 1914).
Russell, nato a New York nel 1886 e spentosi a
Broomall, in Pennsylvania, nel 1953, aveva avuto
una formazione accademica prima dell’incontro
con il Fauvismo, il Futurismo e il Cubismo. Mac-
donald-Wright, nato a Charlottesville, in Virginia,
nel 1890 e morto a Pacific Palisades, in California,
nel 1973, aveva invece studiato a New York prima
di spostarsi a Parigi. Ambedue gli artisti rimasero
molto colpiti dalle teorie sui colori di Chevreul e
di Rood, nonché dai dipinti di Seurat e di Signac,
ma il Cubismo e l’Orfismo li segnarono ancor più
profondamente.
Il Sincromismo – dal greco sýn, con, insieme, e
chròmos, derivato di chròma, colore, letteralmente
«colori messi insieme» – si fonda su accordi croma-
tici partendo dai presupposti che colore e suono si
equivalgano e che il colore dia origine sia alla for- 32.78  dove trovare quiete, dopo l’affannosa navigazione
Morgan Russell, Sincromia
ma sia al contenuto. Questo tipo di opere suggeri- n. 7 in 4 parti, 1914-1915.
cromatica nelle superfici pittoriche circonvicine.
sce superfici geometriche definite da scale di colore Olio su tela, 40,02×29,21 cm.
(o cromatiche): una volta fissato il tono generale di New York, Whitney Museum Concezione. Sincromia Invece in Concezione. Sin-
of American Art.
un dipinto, lo spazio viene generato con un proces- cromia Fig. 32.80 , un dipinto di Macdonald-Wright
so quasi automatico, semplicemente aumentando 32.79  del 1914, sembra di assistere a un passaggio omo-
Schema geometrico e
o riducendo le varie tinte e ricorrendo nel contem- compositivo di Sincromia n. 7 geneo di forme circolari, sferiche e coniche ruotan-
po alle teorie del contrasto simultaneo. in 4 parti. ti da una zona all’altra della tela. Muovendo da un
a. Linee spezzate varco oscuro situato nell’angolo superiore sinistro
b. Triangoli
Sincromia n. 7 In Sincromia n. 7 in 4 parti Fig. 32.78 , c. Ovali e poliedri
del dipinto, esse si proiettano in basso e verso l’e-
Morgan Russell nel 1914-1915 riunisce quattro te- d. Circonferenze sterno. Come se emergessero alla luce o fossero
le per formare una composizione non casuale, ma esposte a fasci luminosi generati da sorgenti di dif-
sostenuta (sebbene in parte) dalla geometria e dalle ferente intensità, i loro colori ritmicamente si fan-
proporzioni Fig. 32.79 . Nelle tele, ciascuna conte- b
no ora più caldi ora più f reddi, ora più vividi ora
nente una forma dominante – linee spezzate a ; a meno, come nella rotazione di un caleidoscopio.
triangoli b ; ovali e poliedri c ; circonferenze d –
piramidi, prismi, coni, superfici ellittiche e curvili- Costruttivismo
nee si rincorrono, racchiudendo su tre lati uno spa- Il termine Costruttivismo si fa risalire al 1913: l’a-
zio azzurro pressoché omogeneo. Questo, ospitato vrebbe usato un critico in relazione ad alcune ope-
d
per la maggior parte nei due quadranti di destra, re di Vladimir Tatlin ❯ oltre . In effetti, la tecnica di
c
sembra quasi un ritaglio di infinito, un porto sicuro assemblare in sculture parti individuali di differen-
179

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


ti materiali – tipica dei Costruttivisti russi, ma già 32.80  me artistiche che potessero avere una qualche uti-
Stanton Macdonald-Wright,
adottata sin dal 1912 da Picasso – fu sviluppata e Concezione. Sincromia,
lità o funzione.
condotta a maturazione proprio da Tatlin. I termi- 1914. Olio su tela, Negli anni in cui Malevič cadeva in disgrazia e
ni Costruttivismo e costruttivista, invece, entrarono 91,3×76,5 cm. Washington, tornava alla forma, Tatlin si rifugiava nel disegno
Hirshhorn Museum and
nell’uso comune dopo la Rivoluzione d’Ottobre Sculpture Garden. industriale e nella più pacifica attività di scenografo.
del 1917. Il grandioso Monumento alla III Internazionale,
32.81 
Fondamento del Costruttivismo – il cui pro- Vladimir Tatlin, l’organizzazione internazionale dei Partiti comu-
gramma venne redatto solo nel 1921 – fu il co- Modello del Monumento nisti (1919-1943), nota anche come Komintern (Kom-
alla III Internazionale,
stante riferimento alla tecnologia e all’ingegneria 1919-1920. Legno, ferro munistische Internationale), avrebbe dovuto avere
finalizzate alla creazione di forme artistiche che e vetro, altezza 420 cm. un’altezza di circa 400 metri, superando, in tal mo-
Ricostruzione del 1979.
avrebbero eliminato la lontananza e la separazio- Parigi, Musée National d’Art
do, quella dell’architettura più significativa e sim-
ne del popolo dall’arte, partecipando, in tal modo, Moderne, Centre Georges bolica dell’Occidente capitalistico: la Torre Eiffel
alla costruzione della nuova società socialista. Pompidou. di Parigi.
32.82  L’opera si presentava come una torre inclina-
Monumento alla III Internazionale Simbolo di ta- Modello del monumento ta, formata da un’immensa spirale periferica che
alla III Internazionale.
le movimento rimane il Monumento alla III Interna- Particolare. abbracciava strutture geometricamente chiuse e
zionale, immensa e suggestiva scultura-architettura funzionali poste all’interno, oltre a un grande tra-
progettata da Vladimir Tatlin nel 1919-1920 e di cui liccio, anch’esso obliquo, ma dalla configurazio-
l’artista eseguì solo il modellino ligneo (andato co- ne rettilinea Fig. 32.82 . Erede delle architetture e
munque perduto) Fig. 32.81 . delle sculture spiraliformi dell’antichità romana e
Nato a Kharkhov nel 1885 e morto a Mosca nel del Barocco, le sue componenti in metallo e vetro
1953, Vladimir Evgrafovič Tatlin fece parte dei Cu- avrebbero dovuto essere in un perenne movimen-
bofuturisti russi e fu in stretti contatti con Malevič. to rotatorio secondo tempi differenti, ma l’arre-
Con questi, infatti, condivise la notorietà in patria tratezza del sistema industriale sovietico decretò
affrontando, però, problematiche opposte: mentre l’impossibilità di una realizzazione di tale com-
il primo si orientava verso una sensibilità mistica, plessità e natura, relegando l’opera nell’ambito
egli si impegnava piuttosto nella definizione di for- delle creazioni utopiche.
180 32.83  ne) non hanno comunque alcun senso. Ecco dunque
Peter Behrens, Manifesto
per l’Esposizione
che, se continua a prevalere una pura logica decora-
del Deutscher Werkbund tiva, costruire un edificio in stile art nouveau non è
del 1914 a Colonia, assolutamente indice di maggior modernità che co-
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

1914. Litografia a colori,


90,4×63,4 cm. Londra, struirne uno in stile neogotico o neorinascimentale.
Victoria and Albert Museum. Già l’architetto austriaco Adolf Loos, infatti, si
Disegni e stampe era scagliato con forza contro l’ornamento fine a
32.84  se stesso, da lui definito addirittura un «delitto».
Bruno Taut, Padiglione Le riflessioni di Loos rappresentano un punto di
di vetro all’Esposizione
del Deutscher Werkbund, svolta per l’architettura europea: nel periodo fra le
1914. Colonia. due guerre si svilupperanno, infatti, diverse forme
32.85  di sperimentazione, convenzionalmente compre-
Fritz Helmuth Ehmcke, se sotto l’ampia definizione di Movimento moderno,
Peter Behrens, Manifesto
per l’Esposizione che – bandito ogni decorativisimo – faranno della
del Deutscher Werkbund funzionalità e del rigore razionale i propri principa-
del 1914 a Colonia, 1914.
li strumenti progettuali.

Il Deutscher Werkbund
L’esperienza razionalista degli anni Venti riparte
dunque proprio da Loos e da quei gruppi di avan-
guardia che, soprattutto in Germania, avevano già
avviato stimolanti esperienze di ricerca e di proget-
tazione con l’impiego dei moderni materiali da co-
struzione e delle nuove tecnologie a essi connesse.
Tra queste esperienze di anteguerra, particola-
re significato aveva assunto quella, fondamentale,
32.9 del Deutscher Werkbund (Federazione Tedesca del
Lavoro) Figg. 32.83-32.86 . Fondato a Monaco di Ba-
Il Razionalismo viera nel 1907 dall’architetto e teorico Hermann
Muthesius (Gross-Neuhausen, 1861-Berlino, 1927),
in architettura il Werkbund si configura subito come uno straor-
La nascita del Movimento dinario laboratorio di idee, all’interno del quale
una nuova e vivacissima generazione di architet-
moderno ti e intellettuali si impegna, insieme ad alcuni rap-
presentanti più progressisti del mondo industria-
All’indomani della Prima guerra mondiale l’Europa le, per sanare la storica frattura esistente tra arte,
si trova a dover ricostruire non solo se stessa ma an- artigianato e industria. Sulla base delle analoghe
che quel sistema di valori e di riferimenti ideali indi- esperienze inglesi di William Morris, lo statuto del
spensabili per la sopravvivenza e lo sviluppo di una Werkbund precisa in modo chiaro che:
società civile. Quest’opera lenta e difficile di ripresa
«l’associazione vuole fare una scelta del meglio
morale e umana non poteva non coinvolgere anche
nell’arte, nell’industria, nell’artigianato e nelle
le arti e in special modo l’architettura che, fra di es-
forze attive manuali, vuol mettere assieme gli
se, è da sempre quella più concretamente legata alle
sforzi e le tendenze verso il lavoro di qualità esi-
esigenze di vita e di quotidianità della gente.
stenti nel mondo del lavoro; vuole formare il
L’ultima importante esperienza architettonica
punto di raccolta di tutti coloro che sono capaci
prebellica era stata quella dell’Art Nouveau, che aveva
e desiderosi di produrre un lavoro di qualità».
superato in modo definitivo il gusto classicista. Par-
tita dalle premesse di Horta, Wagner ❯ Itin., p. 263. e
Olbrich, però, l’architettura art nouveau si era inca- Fabbrica di turbine AEG Nell’ambito del Werk-
gliata in un nuovo e vuoto accademismo. bund tedesco e di quelli che successivamente sor-
All’iniziale liberazione dai modelli della tradizio- 32.86  geranno anche in Austria (1910), in Svizzera (1913)
Fritz Helmuth Ehmcke,
ne storicistica, infatti, aveva spesso finito per sosti- Manifesto per l’Esposizione
e in Svezia (1917), maturano alcune delle persona-
tuirsi la meccanica riproduzione di forme sinuose del Deutcher Werkbund lità artistiche più significative dell’architettura ra-
e floreali, altrettanto arbitrarie di quelle precedenti. del 1911 a Krefeld, 1911. zionalista. Fra tutti spicca il nome dell’architetto e
Del resto, quando le forme sono slegate dai con- Disegni e stampe designer tedesco Peter Behrens (Amburgo, 1868-Ber-
tenuti (che in architettura coincidono con la funzio- lino, 1940), che nelle sue costruzioni rivoluziona
181

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


32.87 
Peter Behrens, Fabbrica di
turbine AEG, 1909. Berlino.
32.88 
Fabbrica di turbine AEG.
Particolare delle vetrate
nella facciata laterale.
32.89 
Fabbrica di turbine AEG.
Particolare della facciata.
32.90 
Schema geometrico della
facciata della Fabbrica
di turbine AEG.

in senso moderno ogni precedente regola edilizia, Uno dei lati lunghi dell’edificio è scandito da im-
tenendo conto già in fase di progetto delle esigenze mense vetrate inserite in una struttura portante
dei committenti, delle finalità funzionali (cioè della d’acciaio Fig. 32.88 , ottenendo così il duplice van-
destinazione d’uso che ogni edificio doveva avere) e taggio di un’adeguata illuminazione naturale e di
dell’ottimizzazione dei costi di realizzazione (cioè un’estrema velocità di costruzione. Nei due lati cor-
della scelta dei migliori materiali e delle più effi- ti, invece, Behrens mette in evidenza una sorta di
cienti tecniche costruttive possibili). massiccio frontone a profilo spezzato, che aggetta
Uno dei suoi lavori più impegnativi è la Fabbrica sulla muratura sottostante creando un significativo
di turbine (Turbinenfabrik), costruita nel 1909 a Ber- gioco di incastri fra materiali diversi. A tampona-
lino per conto della AEG, la più grande industria mento della facciata vi è un’altra altissima vetrata,
elettromeccanica del tempo Fig. 32.87 . Per sottoli- anch’essa lievemente aggettante dal piano della pa-
neare in modo simbolico l’importanza economica rete Fig. 32.89 , che con la sua trasparenza alleggeri-
che il processo di industrializzazione sta rivestendo sce la compatta massa muraria del timpano. Vetrata
per l’impero tedesco, Behrens cerca di dare anche a e timpano, risultando su un unico piano, disegnano
un manufatto industriale l’imponenza di un tempio. una specie di fungo o, se guardati con occhi più tec-
A tal fine funzione e decorazione si sposano con so- nologici, la testa di un’enorme vite Fig. 32.90 . La for-
brietà e armonia e – per la prima volta in Europa – ma stessa, inizialmente imposta da precise esigenze
l’architettura (intesa come arte) si interessa all’aspet- funzionali quali quelle dell’illuminazione, diventa
to di una fabbrica (intesa come puro strumento di allora anche un motivo decorativo e simbolico. Si
produzione). Lo scalpore destato è grande: un po’ precisa così in modo ulteriore quella corrisponden-
come quello che aveva accolto la pittura espressioni- za tra forma e funzione che costituisce il tema di-
sta che, anch’essa per la prima volta, si interessava a stintivo dell’architettura di Behrens e di tutta l’inno-
temi fino allora mai presi in considerazione. vativa esperienza del Deutscher Werkbund.
182
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

L’International Style 32.91 Õ ■ la sempre più chiara identità tra forma e fun-
Robert van’t Hoff, Villa Henny,
Questo ricco repertorio di esperienze matura- 1915-1919. Huis ter Heide,
zione;
te in Europa prima della Grande guerra trova na- presso Utrecht. ■ l’utilizzo di volumi semplici e ben definiti;

turale confluenza nella successiva stagione razio- ■ la preponderanza della linea e degli angoli ret-
32.92 
nalista, che verrà più comunemente identificata Richard Neutra, Lovell House, ti;
anche come International Style (Stile Internaziona- 1927-1929. Los Angeles. ■ l’abolizione di ogni decorazione superflua e, co-

le) Figg. 32.91-32.93 . Stante la molteplicità delle pre- 32.93   munque, non strettamente connessa alle esigen-
messe, comunque, il movimento razionalista sarà Erich Mendelsohn e Serge ze funzionali;
Chermayeff, Padiglione
tutt’altro che omogeneo. Analogamente a tutte le ■ lo studio della standardizzazione, cioè l’impiego
De La Warr, 1934-1935.
esperienze artistiche di avanguardia che si sono fin Bexhill-on-Sea (Sussex). di elementi prefabbricati di dimensioni sempre
Veduta e particolare.
qui illustrate, anche in questo caso si avranno – co- uguali o comunque fra loro multiple.
me si preciserà meglio in seguito – sviluppi diversi Tutti questi accorgimenti avrebbero dato origine a
in funzione dei differenti Paesi, delle varie culture di un’architettura veramente nuova, accessibile e «de-
riferimento e, non ultimo, dei non omogenei livelli mocratica» (cioè comprensibile e uguale per tutti e
tecnologici maturati. da tutti liberamente fruibile), diretta espressione di
I principali elementi ricorrenti, comuni a tutte le quella società che, sopravvissuta all’abominio della
esperienze architettoniche del Razionalismo euro- guerra, voleva rompere ogni continuità, anche for-
peo e statunitense, saranno soprattutto: male, con il recente passato.
32.9.1 32.94 
Oskar Schlemmer, Marchio dello Staatliches
183
Bauhaus di Weimar, 1922.
L’esperienza del Bauhaus
(1919-1933) 32.95 
Lyonel Feininger, Cattedrale del futuro,

32 ■ Oltre la forma. L’Astrattismo


Dalle cattedrali del socialismo copertina per il primo programma del Bauhaus,
alla soppressione nazista 1919. Xilografia su carta, 30,5×19 cm.
New York, Museum of Modern Art.
Disegni e stampe
Il Bauhaus (letteralmente «casa del costruire») rap-
presenta il più alto e significativo momento di svi-
luppo del Razionalismo tedesco Fig. 32.94 . Fondato
nel 1919 a Weimar, in Turingia, dall’architetto, de-
signer e urbanista Walter Gropius (Berlino, 1883-Bo-
ston, 1969), costituì una palestra intellettuale per
diverse generazioni di giovani artisti europei. Un
po’ scuola, un po’ bottega artistica, un po’ labora-
torio artigiano, esso incarnò il simbolo stesso della
rinascita umana e morale della Germania nel bre-
ve e intenso periodo intercorrente tra la sconfitta
della Prima guerra mondiale e il devastante avven-
to della dittatura nazista. Formato dalla significa-
tiva riunione dell’Accademia di Belle Arti e della
Kunstgewerbeschule di Weimar, il Bauhaus si propo- 32.96 
neva di sviluppare ulteriormente le esperienze del Joost Schmidt,
Deutscher Werkbund (dal quale Gropius stesso pro- Manifesto per l’Esposizione
del Bauhaus, 1923.
veniva), arrivando a radicarle nel gusto e nella co- Litografia a colori su carta,
scienza nazionali. 66,7×47,3 cm. New York,
Museum of Modern Art.
Il Bauhaus di Weimar, infatti, è prima di tutto
Disegni e stampe
una scuola pubblica, con una forte frequentazione
femminile, cosa già abbastanza rara per il tempo.
Una scuola pubblica nuova e democratica, nella
quale allievi e docenti studiano, vivono e lavorano
insieme, un po’ come avveniva nelle scuole filoso-
fiche dell’antica Grecia o in talune grandi botteghe
artigiane del Rinascimento. Ciascuno porta le pro-
prie esperienze, ciascuno insegna e ciascuno impa-
ra, secondo una concezione culturale pragmatica,
cioè fondata sull’esperienza pratica, sul conf ron-
to (e – eventualmente – anche sullo scontro) delle
idee, sulla voglia di realizzare un’arte che sia so-
prattutto utile, e che sappia venire amichevolmen-
te incontro ai bisogni della gente.
L’ideologia dominante è quella, democratica e
libertaria, di un ceto intellettuale pieno di speranze
e di illusioni che, dopo la guerra e il conseguente
crollo del mito borghese, vede negli ideali del so-
cialismo la vera soluzione a tutti i problemi di con-
vivenza civile, di progresso morale e di sviluppo
economico. 32.97  tre stelle scintillanti di luce. Si tratta di una catte-
Vassily Kandinsky, Cartolina
Non a caso il programma del Bauhaus è perfetta- di invito all’Esposizione
drale laica e socialista, una di quelle che, secondo
mente riassunto in una celebre xilografia del pitto- del Bauhaus del 1923. Gropius, «un giorno si innalzeranno verso il cielo
re e grafico statunitense, figlio di musicisti di origi- Litografia a colori dalle mani di un milione di lavoratori quali simboli
su cartoncino, 15×10,5 cm.
ne tedesca, Lyonel Feininger (New York, 1871-1956), Parigi, Musée National cristallini della nuova fede».
impiegata come copertina del manifesto tecnico e d’Art Moderne, Centre Il Bauhaus è dunque un’officina di idee, prima
Georges Pompidou.
ideologico della scuola Fig. 32.95 . L’illustrazione, che di opere, e al suo interno sono rappresentate
Disegni e stampe
dai tratti decisi e spigolosi, mostra una simbolica tutte le tendenze della moderna ricerca artistica:
cattedrale del futuro che, al posto delle croci, ha dalla pittura alla scultura, dalla grafica Figg. 32.96-
184 32.98 
Rudolf Baschant, Cartolina
di invito all’Esposizione
del Bauhaus del 1923.
Litografia a colori
su cartoncino,
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

15,1×10,3 cm.
Parigi, Musée National
d’Art Moderne, Centre
Georges Pompidou.
Disegni e stampe

32.99 
Anni Albers, Studio per
arazzo da parete, 1926.
Gouache e matita su carta,
30,8×22,2 cm. New York,
Museum of Modern Art.
Disegni e stampe

32.98 all’architettura, dalla tessitura Fig. 32.99 al-


la cartellonistica pubblicitaria, dall’urbanistica fi-
no all’industrial design (disegno industriale). In
quest’ultimo campo vengono poste le basi per
produzioni industriali di arredi Fig. 32.100 e oggetti
d’uso Fig. 32.101 di grande qualità artistica e forma-
le, realizzando il vecchio sogno della Kunstgewerbe-
schule di Vienna. All’interno della scuola, Gropius e
gli altri insegnanti seguono gli allievi in tutte le fasi
creative: dalla progettazione (insegnata attraverso il
disegno tecnico, la geometria descrittiva e l’educa-
zione alla visione) alla sperimentazione (effettuata
per mezzo di ricerche pratico-teoriche sui materia-
li, sulle forme e sui colori), fino alla realizzazione in
officina dei prototipi pronti per essere presentati e
messi in produzione dalle industrie. È proprio dal
Bauhaus che escono alcuni oggetti di arredamento
32.100  nei quali la purezza della forma e l’evidenza della
Josef Albers, Set di quattro
tavolini sovrapponibili,
funzione si sposano in modo così perfetto da essere
ca 1927. Legno di frassino diventati dei punti di riferimento del gusto contem-
colorato e laccato, altezza poraneo.
max 62,5 cm. Bethany
(USA), The Josef & Anni
Albers Foundation. Poltrona Barcelona La Poltrona Barcelona, ad
Oggetti d’arte esempio, realizzata dall’architetto e designer Lud-
32.101  wig Mies van der Rohe ❯ par. 32.9.2 nel 1929, in oc-
Marianne Brandt, Teiera, casione dell’Esposizione Internazionale di Barcel-
1924. Alluminio argentato
ed ebano, altezza 17,8 cm. lona di quell’anno, è ancora oggi regolarmente in
New York, Museum produzione e la sua linea non tradisce affatto l’ave-
of Modern Art.
re quasi un secolo d’età Fig. 32.102 . Tale poltrona,
Oggetti d’arte
priva dei consueti braccioli, è realizzata con un’e-
185

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


sile struttura in acciaio piegata e saldata a croce, al
fine di sorreggere i due piani inclinati della seduta cm
75
cm
e dello schienale, costituiti da delle semplici cinghie 75

di cuoio. L’insieme – inscrivibile in un cubo dallo


spigolo di 75 centimetri – appare di una semplici-
tà sconcertante e proprio in ciò sta la sua rigoro-
sa classicità. Poiché la forma è disegnata esclusiva-
mente dalla funzione, essa non è legata al gusto o
75 cm
alla cultura di un’epoca e, grazie a questa partico-
larità, è destinata a non invecchiare mai.

Poltrona Vassily Molti dei primi allievi del Bauhaus


ne sono a loro volta diventati maestri. È il caso, ad
esempio, dell’architetto e designer ungherese Marcel
Breuer (Pécs, 1902-New York, 1981), che ricoprì la ca-
rica di responsabile del settore arredamento dal 1924
al 1928. A lui si devono lo studio e la progettazione
di sedie e poltrone in tubolare metallico, anch’esse 32.102 Õ le e di una grande funzionalità d’uso. Anche gli in-
Ludwig Mies van der Rohe,
ancor oggi non solo prodotte, ma anche e soprat- Poltrona Barcelona, 1929.
tenti di Breuer, infatti, in linea con gli orientamenti
tutto imitate. In particolare, la più celebre poltro- Acciaio piegato, lucidato e socialisti e democratici del gruppo, erano quelli di
na di Breuer, significativamente dedicata all’amico cromato a specchio, cinghie creare un oggetto di design elevato ma di prezzo
di cuoio e pelle a riquadri,
Vassily Kandinsky, anch’egli insegnante e collega al 75×75×75 cm. New York, contenuto, dunque accessibile a tutti.
Bauhaus, si compone di appena sei elementi di un Museum of Modern Art.
Poltrona e schema strutturale.
comune tubolare d’acciaio sagomato (lo stesso allo- La sede di Dessau Il successo che il Bauhaus di-
ra usato per i telai delle biciclette), assemblati tra di 32.103  mostrava di riscuotere, richiamando a Weimar stu-
Marcel Breuer, Poltrona
loro a freddo, con semplici viti cromate Fig. 32.103 . Vassily, 1926. Acciaio denti e intellettuali da ogni parte della Germania,
La seduta, i braccioli e la spalliera, invece, sono tubolare cromato e tela, oltre che da numerosi altri Paesi d’Europa, indi-
79×70×72 cm. New York,
realizzati con sette fasce di un robusto tessuto di Museum of Modern Art.
spettì non poco i gretti ambienti accademici loca-
canapa cucito sul tubolare stesso. Anche in questo Poltrona e schema costruttivo. li. Questi, agitando lo spettro del presunto bolsce-
caso il risultato è di uno straordinario rigore forma- Oggetti d’arte vismo della scuola e di alcuni dei suoi insegnanti,
186
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

32.104  32.105  6
Walter Gropius, Nuova sede Schema distributivo di spazi 14
del Bauhaus, 1925-1926. e funzioni nella nuova sede
7
Dessau. Veduta d’insieme del Bauhaus. 6
del complesso.
5
e
5
2 10 9 8 9 9 9
d
11
a. Aule
b. Laboratori
c
1 4 4 1 13
c. Uffici 1 3 1
a b 4 12
d. Sale riunioni
e. Ostello 1 1 1 1

ebbero buon gioco ad aizzarle contro la piccola e 32.106  può essere considerato il capostipite di architetture
Planimetrie del piano terreno
media borghesia del luogo, tanto che nel 1924 Gro- e del primo piano della
sospese quali gli autogrill autostradali) passa la stra-
pius fu costretto a trasferire il suo istituto a Dessau, nuova sede del Bauhaus. da di accesso al Bauhaus. Un po’ discosto dal resto
nella Germania centro-orientale. 1. Aule scolastiche della struttura e collegato a essa da un basso corpo
Tale evento rappresentò senza dubbio la prima 2. Aula di fisica di fabbrica adibito alle riunioni comuni e alle atti-
3. Sala mostre
sconfitta politica dell’ideologia razionalista che, 4. Laboratorio del legno vità extrascolastiche d , infine, si innalza l’ostello e ,
pur essendo assolutamente trasparente e demo- 5. Teatro una palazzina a cinque piani ove sono riunite sia le
6. Cucina e mensa
cratica, finì per essere accusata addirittura di sov- 7. Terrazza camere e i servizi di mensa per gli studenti interni,
versione. Nonostante questo il trasferimento del 8. Ufficio del direttore sia gli atelier per i docenti.
9. Amministrazione
Bauhaus significò anche la possibilità per Gropius 10. Biblioteca
La planimetria generale, nel suo insieme, assume
di progettare e arredare, insieme ai suoi colleghi e 11. Sala docenti pertanto la forma di tre «L» variamente incastrate
allievi, la nuova sede. Egli si riservò il progetto ar- 12. Laboratorio del colore fra loro Fig. 32.106 , mentre i prospetti denunciano
13. Laboratorio di tessitura
chitettonico dell’edificio che, più di ogni altra cosa, 14. Ostello e atelier in modo inequivocabile le funzioni che si svolgono
avrebbe dovuto costituire il vero e proprio manife- al loro interno Figg. 32.107 e 32.108 . Le pareti del set-
sto della scuola, il che gli consentì di realizzare una tore dei laboratori, infatti, sono sostituite da grandi
delle prime e più perfette architetture razionaliste, vetrate che consentono il maggior soleggiamento
■ Calcestruzzo armato Molto
esempio di straordinario equilibrio compositivo, più noto con il nome improprio possibile Fig. 32.109 . Alle aule e all’amministrazione,
di rigoroso studio delle funzioni, di grande abilità di cemento armato, è un mate- invece, corrispondono lunghe finestre a nastro che
riale da costruzione composto da
tecnica e di estrema coerenza nell’uso dei materia- calcestruzzo (miscela di cemen- percorrono orizzontalmente le facciate per la loro
li Figg. 32.104-32.112 . to, sabbia, ghiaia e acqua) nel intera lunghezza Fig. 32.110 . La palazzina dell’ostel-
quale vengono affogate, quando
La struttura, stante la complessità organizzativa è ancora di consistenza semiflu- lo, infine, è regolarmente scompartita con finestre
delle funzioni che vi si svolgono, è articolata in due ida, delle armature di acciaio op- e portefinestre a «L», con piccoli balconcini che di-
portunamente disposte e sago-
volumi principali a forma di parallelepipedo. In uno mate. A indurimento avvenuto, segnano una sorta di scacchiera astratta Fig. 32.111 .
vi sono le aule per le lezioni teoriche Fig. 32.105, a. acciaio e calcestruzzo diventano Gli unici materiali visibili sono pertanto il ve-
un tutt’uno e collaborano a so-
e nell’altro i laboratori per le esercitazioni prati- stenere le sollecitazioni esterne. Il tro (che individua i vuoti), il ferro (che incornicia
che b . Un lungo corpo sospeso su pilastri in cal- calcestruzzo armato, infatti, riuni- i vuoti degli infissi) e l’intonaco bianco (che corri-
sce in sé tutte le migliori caratte-
cestruzzo armato collega i due settori accoglien- ristiche dell’acciaio (che è molto sponde ai pieni della muratura). Gli intenti di Gro-
do anche gli uffici amministrativi e la segreteria c . resistente agli sforzi di trazione) e pius sono, del resto, quelli di semplificare e geome-
del calcestruzzo (che è invece re-
Sotto questo «ponte coperto» (che per certi aspetti sistentissimo alla compressione). trizzare la propria architettura fino a renderla pura
32.107  32.108  187
Hinnerk Scheper, Veduta prospettica Hinnerk Scheper, Prospetti
della nuova sede del Bauhaus con, a colori delle facciate della
a destra, il blocco dell’ostello, 1926. nuova sede del Bauhaus, 1926.
Berlino, Archivio Bauhaus. Berlino, Archivio Bauhaus.

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


Disegni e stampe Disegni e stampe

funzione. Di conseguenza non esistono cornici né 32.109 


Nuova sede del Bauhaus.
altri elementi decorativi non direttamente neces- Veduta del blocco
sari alla struttura, e questa attinge il proprio valore dei laboratori.
estetico dalla razionale semplicità delle forme e dei
32.110 
rapporti tra pieni e vuoti. Nuova sede del Bauhaus.
Dal punto di vista tecnologico, Gropius applica Veduta attraverso una vetrata
della Sala mostre, nel settore
anche qui, come già aveva fatto in alcune preceden- dei laboratori.
ti esperienze progettuali, il cosiddetto angolo di ve-
32.111 
tro Fig. 32.112 . Fino ad allora, infatti, le finestrature Nuova sede del Bauhaus.
e le vetrate non potevano arrivare sino agli angoli Veduta dei balconi dell’ostello
con gli atelier.
degli edifici che, necessariamente, dovevano essere
realizzati in muratura. Con l’impiego del calcestruz- 32.112 
zo armato, invece, i solai dei vari piani sono in pra- Nuova sede del Bauhaus.
Particolare di un angolo di vetro
tica delle grandi piastre libere e autoportanti, rette nel settore dei laboratori.
da pochi pilastri posti arretrati, all’interno della co-
struzione. In questo modo la ripartizione degli spazi
ai vari piani è svincolata da qualsiasi obbligo poiché
le pareti, persa ogni funzione statica, sono ridotte a
puri setti divisori e, in quanto tali, possono essere li-
beramente disposte secondo le necessità funzionali
del progettista. Questo rivoluzionario modo di co-
struire, chiamato – come verrà meglio precisato in
188 seguito ❯ par. 32.9.4 – a pianta libera, consente quindi
di arretrare i pilastri rispetto alle facciate che, in tal
modo, possono essere vetrate fino agli spigoli, ren-
dendo possibile la costruzione di incredibili scatole
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

trasparenti. Questa nuova opportunità dona anche


agli interni una vivibilità prima sconosciuta.
La presenza delle vetrate continue, del resto, ha
connotati sia funzionali sia ideologici. Dal punto
di vista dell’uso, le ampie superfici vetrate consen-
tono infatti una migliore illuminazione e, di conse-
guenza, condizioni di maggiore igiene abitativa e
lavorativa. Dal punto di vista ideologico, poi, il ve-
tro e il cristallo sono simboli espressionisti di chia-
rezza di pensiero e di pulizia morale. Se in futuro
le case saranno tutte di cristallo, teorizzavano uto-
pisticamente i Razionalisti tedeschi, anche i com-
portamenti degli abitanti al loro interno dovran-
no essere perfettamente giusti e trasparenti, così
come nelle scuole pubbliche di cristallo il sapere 32.113   32.9.2
Walter Gropius e Adolf
sarà sempre impartito in modo laico e democrati-
co, senza prevaricazioni, forzature o preconcetti.
Meyer, Officine della ditta
Fagus, 1911. Alfeld
Ludwig Mies van der Rohe
Nelle fabbriche di cristallo, infine, non potrà più an der Leine (Sassonia). (1886-1969)
avvenire lo sfruttamento dei lavoratori. A questa no-
Veduta d’insieme e La ricerca dellÕessenzialitˆ
particolare delle vetrate
bilissima intenzione Gropius cercò di dare coerente- d’angolo.
mente riscontro fin dal primo ventennio del Nove- Con i suoi spazi perfettamente geometrici, l’archi-
cento, quando insieme ad Adolf Meyer (1881-1929), tetto e designer tedesco Ludwig Mies van der Rohe è
un giovane architetto allievo di Peter Behrens, pro- il più rigoroso dei teorici del Razionalismo euro-
gettò le Officine della ditta Fagus (1911), utilizzando peo. Figlio di uno scalpellino, Mies nasce ad Aqui-
un’inedita serie di puri volumi vetrati Fig. 32.113 . sgrana, in Germania, il 27 marzo 1886. Inizialmente
La stagione di Dessau è per il Bauhaus quella più frequenta un istituto tecnico nella sua città natale
proficua e culturalmente intensa. Nel 1928 Gro- e poi, a Berlino, la Scuola del Museo di Arte Ap-
pius lascia però la direzione della scuola e gli suc- plicata e l’Accademia d’Arte. Qui matura le sue
cede il collega Hannes Meyer (Basilea, 1889-Lugano, prime esperienze professionali come disegnato-
1954), architetto e intellettuale svizzero di vedute re. Dal 1907 al 1911 lavora presso lo studio di Pe-
apertamente socialiste. Questi tenterà di potenzia- ter Behrens, massimo architetto tedesco dei primi
re ulteriormente il già stretto rapporto con l’indu- decenni del Novecento. Al suo fianco Mies impara
stria mentre, sul piano architettonico, sosterrà con ad apprezzare le forme severe del grande architetto
convinzione l’esigenza che la progettazione debba neoclassico Karl Friedrich Schinkel e affronta il nuo-
innanzitutto rispondere ai principali bisogni socia- vo e suggestivo tema dell’architettura industriale.
li. Quattro anni dopo, però, la situazione politica Aperto il proprio studio a Berlino, a partire dai
diventa definitivamente incompatibile con quella primi anni Venti Mies diviene uno dei protagoni-
fucina di sperimentazione e di democrazia che è sti della stagione architettonica del Razionalismo
il Bauhaus. La scuola viene pertanto chiusa e quasi in Germania e in Europa. Docente e poi direttore
tutti gli insegnanti licenziati. del Bauhaus, con l’avvento del nazismo Mies è co-
Nel 1933, infine, il regime nazista appena salito stretto a lasciare la Germania per trasferirsi negli
al potere decreta la fine senza appello del Bauhaus. Stati Uniti, dove si dedica anche alla costruzione di
Con esso moriranno le speranze democratiche della grattacieli, studiandone tipologie sempre nuove e
Repubblica di Weimar e verranno gettate le basi per più funzionali. Muore a Chicago il 17 agosto 1969.
quella che sarebbe stata la lugubre esperienza del
Terzo Reich di Adolf Hitler. Il nuovo potere, arrogan- Padiglione della Germania Nei suoi progetti Mies
te e incolto, bolla come «degenerata» l’intera espe- ricerca una continuità dello spazio che si realizza
rienza razionalista, disperdendone i prodotti e per- grazie a una progressiva separazione del sistema del-
seguitandone gli artefici. In questo modo i migliori le pareti rispetto alla struttura portante. Una delle
intellettuali tedeschi sono costretti ad abbandonare tappe più significative di questo percorso è rappre-
il loro Paese, lasciandolo, di conseguenza, in mano sentata dal Padiglione della Germania all’Esposizione
ad artisti mediocri e servili ai voleri del regime. Internazionale di Barcellona, del 1928-1929 Fig. 32.114 .
189

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


Il piccolo e calibratissimo edificio è costituito da 32.114  Internazionale di Barcellona, 1. Piattaforma
Ludwig Mies van der Rohe, 1928-1929. Veduta esterna 2. Vasca
un solo piano, posto sopra una piattaforma rivestita Padiglione della Germania dell’edificio ricostruito nel 3. Pilastro cruciforme
di chiaro travertino 1 nella quale sono incassate due all’Esposizione 1983-1986 e pianta. 4. Setto murario
vasche d’acqua rettangolari 2 con il fondo lastrica- 5. Setto vetrato

to in ciottoli di fiume di diverse pezzature. Il tetto è


sostituito da una sottile copertura piana orizzontale
3 5 3 4 3
sorretta da otto esili pilastri cruciformi in acciaio 3 3
e Fig. 32.115 rivestiti da una lamiera cromata che, ri- 5 5 4 5 2
4
flettendo la luce, li rende quasi invisibili. Lo spazio 3 3 3 5 3
2
interno non è più delimitato da pareti tradiziona-
1
li. Esso, piuttosto, fluisce liberamente da un ambi-
to all’altro, attraverso dei percorsi definiti da nitide
lastre di lucido marmo colorato Fig. 32.114, 4 , o di
vetro 5 , simili a preziosi pannelli decorativi. Il con-
tenuto espositivo del padiglione diventa il suo stesso
spazio, cioè un nuovo modo – aperto e continuo – di
concepire e di vivere gli ambienti, senza più stanze
né pareti. In quest’ottica anche gli arredi sono ridot-
ti al minimo e fra di essi spicca soprattutto la Poltro-
na Barcellona, essenziale quanto l’architettura che la
contiene e che – come si è visto – era stata disegnata
da Mies proprio a questo scopo.
Demolito poco dopo l’Esposizione (1930), il Pa-
diglione è stato fedelmente ricostruito sul progetto
originale (1983-1986) a cura di un gruppo di archi-
tetti spagnoli coordinati da Ignasi de Solà-Morales
(1942-2001) Fig. 32.116 .

Seagram Building Un ulteriore sviluppo della ricer- arretrato rispetto al filo stradale, dal quale lo sepa- 32.115 
Sezione di uno dei
ca di essenzialità perseguita da Mies è costituito dalla ra solo una piccola piazza rettangolare pavimentata pilastri cruciformi del
sua esperienza americana. Tra vari progetti, il Sea- in granito con incassate due grandi vasche d’acqua Padiglione della Germania
gram Building Figg. 32.117 e 32.118 costituisce una pro- simmetriche. Questa collocazione si riallaccia alla all’Esposizione Internazionale
di Barcellona.
va esemplare. Un grattacielo di 38 piani, progettato formazione europea di Mies, che si è battuto per sal-
Disegni e stampe
con l’architetto americano Philip Johnson ❯ par. 34.15. vaguardare lo spazio aperto antistante piuttosto che
32.116 Õ
e costruito sulla centralissima Park Avenue di New saturarlo completamente con l’edificato, a fini spe- Ricostruzione del Padiglione
York tra il 1954 e il 1958. L’edificio si distingue pre- culativi, come avrebbe voluto la committenza. della Germania, 1983-
sentando un puro prisma di vetro e metallo che sale La struttura della costruzione è definita da un ri- 1986. Veduta dell’interno.
Barcellona.
verso l’alto riflettendo lo spazio circostante. Esso è goroso reticolo di nervature verticali e di aste oriz-
190 32.117 
Ludwig Mies van der Rohe
32.9.3
e Philip Johnson, Seagram
Building, 1954-1958. Alvar Aalto (1898-1976)
New York. Un Razionalismo ben temperato
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

32.118 
Soluzione d’angolo Diversa e particolare è l’esperienza del Razionali-
strutturale e ornamentale del
Seagram Building e schema smo maturata dall’architetto finlandese Alvar Hugo
planimetrico tipo. Henrik Aalto. Figlio di un ingegnere specializzato
nel rilievo topografico, Aalto nasce a Kuortane il
3 febbraio 1898. Nel 1921 si laurea presso il Poli-
tecnico di Helsinki e due anni più tardi, dopo aver
fatto esperienza presso vari architetti europei, in-
traprende la libera professione aprendo un proprio
studio nella città di Jyväskylä. Nel 1927 si trasferisce
a Turku e nel 1931 nuovamente a Helsinki, ove ri-
siede fino alla morte, avvenuta l’11 maggio 1976.
Nel corso della sua lunga carriera lavora sia in Eu-
ropa sia in America, operando come architetto, ma
anche quale urbanista e designer.

Sanatorio di Paimio Nei suoi progetti d’esordio


Aalto fa uso di un linguaggio ancora molto vicino
al classicismo europeo che, per la società finlandese,
è espressione di un vero e proprio senso di identità
nazionale. Dalla seconda metà degli anni Venti, in-
vece, l’esigenza di seguire orientamenti più moder-
ni e innovativi lo porta ad adottare criteri progettua-
li di netta ispirazione razionalista. Questo avviene,
comunque, con una profonda coerenza, senza mai
limitarsi al solo aspetto formale e rivolgendo sem-
pre una particolare attenzione all’uso di materiali
naturali e allo studio degli inserimenti paesaggistici.
Una delle sue realizzazioni più importanti,
esemplare di questa personale adesione al Razio-
nalismo, è il Sanatorio antitubercolare a Paimio, del
1929-1933 Fig. 32.120 . Il complesso è collocato in
una zona lontana da ogni centro abitato, tra colli-
ne coperte da fitti boschi. Destinato a ospitare 300
degenti, l’impianto si compone di una serie di pa-
diglioni dalle diverse volumetrie, nei quali trovano
sede tre diverse funzioni principali: la degenza (con
le sue terrazze e il solarium) Fig. 32.121, 1 , le attività
collettive 2 e i servizi 3 .
I corpi di fabbrica sono definiti da nitide superfi-
ci continue, incise da lunghe finestrature orizzon-
tali. La loro distribuzione planimetrica è varia e ar-
ticolata, per consentire la migliore relazione con la
zontali, che si ripetono integrando al loro interno 32.119  luce e il sole, fondamentali nella cura delle malattie
Seagram Building.
le ampie superfici vetrate delle finestre Fig. 32.119 . Particolare della facciata.
polmonari. Numerosi sono anche i dettagli studia-
Sobrietà, linearità e precisione raggiungono qui ti appositamente da Aalto, come l’uso del colore
gli esiti estremi della lunga ricerca di Mies van der nelle scale e sul soffitto delle camere o il sistema di
Rohe. L’uso di materiali pregiati come il bronzo, il ricambio dell’aria, pensato in modo da evitare le
vetro fumé, i marmi colorati e il travertino ne sotto- dannose correnti d’aria. Tutto ciò con il preciso in-
linea il carattere simbolico e monumentale. Il pre- tento di tutelare in primo luogo le esigenze di cura
stigioso edificio commerciale diventa uno dei più e di fruizione dei degenti.
significativi prototipi del grattacielo del XX secolo. Proprio per questo, Aalto si occupa anche degli
191

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


32.120  32.121  32.122 
Alvar Aalto, Sanatorio Pianta del primo piano Alvar Aalto, Poltrona
antitubercolare, 1929-1933. del Sanatorio antitubercolare. Paimio, 1931-1932. Legno
Paimio (Finlandia). Veduta di betulla e compensato,
1. Camere dei malati e terrazze
del blocco per la degenza 66×60,3×87,6 cm. New York,
2. Locali di uso collettivo
(sulla destra). Museum of Modern Art.
3
(refettorio)
3. Servizi (cucina, caldaie) Oggetti d’arte

arredi. In particolare, egli progetta una poltroncina


in legno e compensato, detta appunto Poltrona Pai-
mio Fig. 32.122 . Tale oggetto rappresenta con effica-
cia la sua concezione dell’uso di materiali naturali
nella costruzione di mobili. Una struttura in legno
di betulla, sagomata a nastro in modo da formare 32.123 
Alvar Aalto, Casa dello
anche i braccioli, sostiene un’unica striscia di com- studente del MIT (Baker
pensato curvato a caldo, che riunisce in una sola House), 1947-1949,
forma sintetica e funzionale la seduta e lo schie- Cambridge (Massachusetts).
Veduta del fronte Sud.
nale. Leggerezza, semplicità e maneggevolezza
sono le caratteristiche indispensabili e qualificanti 32.124 
Planimetria generale della
individuate dall’architetto per venire incontro alle Casa dello studente del MIT
esigenze di sicurezza e igiene degli ospiti del sa- (Baker House) e particolare. di colore, di luce, di materiali della tradizione lo-
natorio. Aalto riesce a perseguire questi obiettivi cale. Questa capacità del maestro finlandese di co-
usando il legno di betulla, un materiale tipico della niugare un lessico razionalista con l’attenzione ai
tradizione finlandese, ma senza condizionamenti e temi della natura e del paesaggio è visibile anche
con piena libertà inventiva. Superando la tendenza in un progetto del tutto particolare come la Casa
ad assumere forme astratte e predeterminate, egli dello studente del MIT (Massachusetts Institute of Te-
interpreta il Razionalismo in una chiave più ampia chnology) Figg. 32.123 e 32.124 , realizzata fra il 1947 e
e profonda, con l’obiettivo di dare risposta tanto al- il 1949. Il complesso, noto anche come Baker Hou-
le esigenze funzionali degli utenti, quanto a quelle se, sorge in una posizione infelice, accanto al fiume
spirituali, psicologiche e percettive. Charles, da cui è separato da un’arteria stradale in-
tensamente trafficata. Aalto risolve il problema re-
Casa dello studente del MIT Fondamentale re- alizzando un edificio molto articolato nella sua vo-
sta per Aalto il rapporto con il paesaggio e con la lumetria e che presenta due fronti del tutto diversi.
natura, vissuta nei suoi aspetti pratici e tangibili. Sul lato Nord, infatti, si concentrano i volumi squa-
Una natura che entra nei suoi edifici sotto forma drati e movimentati delle scale, degli spazi accesso-
192
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

32.125 
Casa dello studente del MIT
(Baker House). Veduta del
fronte Nord.

32.126 
Schema assonometrico della
Casa dello studente del MIT
(Baker House). Veduta del
fronte Sud.

32.127 
Alvar Aalto, Chiesa di Santa
Maria Assunta, ca 1966-
1978. Riola di Vergato
ri e dell’ingresso agli alloggi Fig. 32.125 . Sul lato op- (Bologna).

posto, invece, la facciata presenta un lungo profilo 32.128 


continuo e decisamente ondulato Fig. 32.126 . Chiesa di Santa Maria
Assunta. Veduta del fonte
La disposizione obliqua rispetto alla linea della battesimale.
strada e del fiume, infine, svolge una duplice fun-
32.129 
zione: proietta le finestre delle stanze verso Sud, Chiesa di Santa Maria
per meglio catturare la luce e il paesaggio fluviale, Assunta. Veduta dell’interno
verso l’altare.
consentendo al tempo stesso un punto di vista più
morbido, d’infilata, rispetto allo sfrecciare del traf-
fico della strada. Del resto, secondo la lirica visione viene un forte segnale nel paesaggio e un punto di
di Aalto, «l’architettura ha […] l’aspirazione a creare raccolta e di identificazione per l’intera comunità.
un paradiso. Se in noi non vi fosse sempre questo L’asimmetria e la discontinuità dei profili volume-
pensiero, tutte le nostre case diverrebbero rozze e trici, il rivestimento in pietra arenaria del luogo,
banali e la vita varrebbe davvero la pena d’essere la sagoma frastagliata della copertura vetrata, che
vissuta? Ogni casa, ogni prodotto dell’architettura richiama piuttosto quella di una fabbrica, conferi-
dotato di valore simbolico dimostra che noi voglia- scono all’edificio sacro il carattere inconsueto di
mo costruire un paradiso terrestre per l’umanità». una struttura a metà tra il tecnologico e il natura-
le. L’interno è formato da un’unica, grande aula
Chiesa di Santa Maria Assunta L’unica opera co- individuata da quattro ampi costoloni trasversali in
struita da Aalto in Italia – e anche una delle sue ul- calcestruzzo armato, a forma di trapezio irregolare
time –, progettata nel 1966 e messa in cantiere ben dagli angoli smussati, che abbracciano l’ambiente
dieci anni dopo, è la Chiesa di Santa Maria Assunta da parte a parte Fig. 32.129 . Pareti cieche e coper-
a Riola di Vergato, un piccolo centro nell’Appenni- tura finestrata si fondono in una continuità avvol-
no bolognese, lungo il fiume Reno Fig. 32.127 . In- gente e intima, illuminata dalla luce che, scenden-
sieme con il campanile, realizzato con una serie di do dall’alto e riflettendosi sulle superfici bianche,
lastre verticali di calcestruzzo armato, la chiesa di- riempie di sacralità lo spazio interno Fig. 32.128 .
32.130  32.131  193
Le Corbusier, Particolare Le Corbusier, Particolari
di un capitello della Basilica del Duomo di Pisa con
di San Vitale a Ravenna, annotazioni sulle tecniche
1907. Matita e acquerello e sui materiali, 1907.
su carta, 20×18,9 cm. Matita su carta, 25,8×34 cm.

32 ■ Oltre la forma. L’Astrattismo


Parigi, Fondation Parigi, Fondation
Le Corbusier. Le Corbusier.
Intero e particolare.
Disegni e stampe
Disegni e stampe

32.9.4 gettuale non conoscerà più soste. A essa, spazian-


do dall’architettura all’urbanistica, fino al design,
Le Corbusier (1887-1965) Le Corbusier si dedicherà con costanza, passione
La casa come «macchina per abitare» e fantasia inesauribili fino alla morte, avvenuta a
Roquebrune-Cap-Martin, in Costa Azzurra, il 27
Charles-Édouard Jeanneret-Gris, meglio noto con lo agosto 1965.
pseudonimo di Le Corbusier, nasce il 6 ottobre 1887
a La Chaux-de-Fonds, in Svizzera, anche se la sua Il disegno e la pittura Grazie al viaggio in Italia Le
vera patria, così come il principale teatro di ogni Corbusier, che non ha mai compiuto studi architet-
sua attività critica e progettuale, sarà la Francia. La tonici regolari, apprende dal vero e nel modo più
sua formazione, dopo un quinquennio di frequen- diretto la grande lezione del passato. I suoi schizzi,
za alla Scuola di arti applicate della cittadina nata- dal tratto sempre nitido e sicuro, sono realizzati so-
le (1900-1905), è però di ampio respiro europeo. prattutto a matita, spesso ripassati anche a penna e
Dal 1906 al 1914, infatti, viaggia per tutto il vecchio poi velocemente acquerellati.
continente soggiornando soprattutto a Vienna, do- Nel Particolare di un capitello della Basilica di San
ve può entrare in contatto con gli ambienti della Vitale a Ravenna Fig. 32.130 , ad esempio, il giovanis-
Secessione; a Monaco, ove partecipa a un’esposi- simo Jeanneret dimostra un attento spirito di os-
zione del Deutscher Werkbund, e a Berlino, dove per servazione, già finalizzato alla comprensione strut-
un breve periodo riesce a f requentare, insieme a turale delle architetture che disegna. In margine a
due altri allievi d’eccezione quali Gropius e Mies questo come ad altri schizzi del taccuino italiano,
van der Rohe, il grande studio di Peter Behrens. infatti, abbondano sempre note e appunti sui colo-
Nel 1907 Le Corbusier compie un tour di oltre ri, sui materiali e sulle forme, come se si trattasse
due mesi in giro per l’Italia tenendo un ricco car- di un promemoria di studio.
net de voyage (taccuino di viaggio) dove schizza con È il caso, soprattutto, di un foglio con alcuni Par-
entusiasmo e precisione le principali architetture di ticolari del Duomo di Pisa Fig. 32.131 , nelle cui anno-
molte città della Penisola. tazioni a matita si confrontano e si analizzano con
Nel 1920 fonda la rivista d’avanguardia «L’E- molto rigore le successioni dei pieni e dei vuoti del-
sprit Nouveau» («Lo spirito nuovo»), che dirigerà la facciata, il che già suggerisce non la presenza di
con grande spregiudicatezza per circa un quin- un osservatore-letterato, ma piuttosto quella di un
quennio. Dal 1922 apre uno studio di architettura osservatore-architetto.
e da quel momento la sua vulcanica attività pro- Dal 1917 Le Corbusier si stabilisce a Parigi e
194 anche al contenuto, che doveva quindi avere deter-
minati requisiti di forma e funzionalità.
È così che nel 1928 realizza la celebre Chaise
longue (cioè «sedia a sdraio») Fig. 32.134 , una pol-
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

trona da relax con schienale anatomico rialzato,


destinata in seguito a diventare una delle icone del
disegno industriale del Novecento. Come già an-
ticipato da Breuer due anni prima, anche Le Cor-
busier utilizza per la scocca della sua poltrona un
robusto tubolare d’acciaio sagomato a caldo, poi
cromato e lucidato a specchio. La base, invece, è
di lamiera metallica nera, mentre la seduta, che si
modella secondo la sinuosa curvatura del tubola-
re, a sua volta sagomata a perfetta misura d’uomo,
è originariamente in semplice tela, con un cuscino
cilindrico per appoggiare la nuca.
Ancora al 1928 risale la poltroncina Grand Confort,
che presenta una elementare struttura pressoché
cubica, sempre realizzata in tubolare d’acciaio cro-
mato e lucidato Fig. 32.135 . Cinque cuscini imbot-
titi, squadrati a forma di parallelepipedo, fungono
rispettivamente da seduta, da braccioli e da schiena-
l’anno successivo dà vita con l’amico pittore Amé- le, concorrendo a suggerire l’immagine essenziale e
dée Ozenfant (Saint-Quentin, 1886-Cannes, 1966) al rassicurante di un solido geometrico perfetto.
Purismo, un movimento artistico che, pur parten-
do dalle posizioni dei Cubisti, ne semplifica alcuni I cinque punti dell’architettura Oltre a esse-
aspetti introducendo le forme «pure», geometri- re un operoso progettista, Le Corbusier è anche
che e immediatamente riconoscibili degli oggetti uno dei primi teorici dell’architettura contempo-
prodotti dall’industria. In Natura morta, un olio del ranea ❯ Ant. 274 . A lui si deve l’organizzazione del
1920 Fig. 32.132 , Le Corbusier allinea in bell’ordine primo CIAM (Congrès International d’Architecture
su un tavolo vari oggetti di uso comune, fra i qua- 32.132  Moderne, Congresso Internazionale d’Architettura
Le Corbusier, Natura
li una chitarra, un vaso cilindrico, un libro aper- morta, 1920. Olio su tela,
Moderna), tenutosi nel 1928 a La Sarraz, in Svizze-
to, due pipe e due bottiglie che interagiscono con 80,9×99,7 cm. New York, ra. Già nel 1923, del resto, aveva pubblicato Verso
la spalliera di una sedia e con le strutture architet- Museum of Modern Art. un’architettura, un fondamentale saggio-manifesto
Intero e particolare.
toniche dello sfondo, dove si intravede anche una nel quale enunciava quelli che, secondo lui, avreb-
porta. La piatta omogeneità dei colori e la nitida 32.133  bero dovuto essere i cinque punti per una nuova ar-
Le Corbusier, Natura
geometrizzazione del disegno, ridotto a una sorta morta verticale, 1922. chitettura del XX secolo.
di esasperata assonometria, servono qui – contra- Olio su tela, 146,3×89,3 cm. Tali punti sono:
Basilea, Kunstmuseum.
riamente a quanto spesso avveniva nel Cubismo 1. i pilotis;
analitico – per meglio chiarire le forme in uno spa- 2. il tetto-giardino;
zio non più indifferenziato e frammentato, ma re- 3. la pianta libera;
golato da precisi e ordinati rapporti. 4. la finestra a nastro;
Una visione architettonica complessiva, del re- 5. la facciata libera.
sto, è sempre presente in Le Corbusier Fig. 32.133 , I pilotis, termine f rancese che può tradursi come
che non a caso nota: «Disegni, quadri, sculture, li- «palafitte», sono degli esili ma robustissimi pilastri-
bri, case e progetti, per quanto mi riguarda perso- ni in calcestruzzo armato Fig. 32.136, 1 . La loro fun-
nalmente, non sono che una sola e identica mani- zione è quella di isolare la residenza sollevandola
festazione creatrice». dal terreno. «Il cemento armato rende possibili i
pilotis. La casa è nell’aria, lontano dal terreno; il
Il design Significativa è anche l’attività di Le Cor- giardino passa sotto casa, il giardino è anche sopra
busier come designer, in quanto gli arredi e gli og- la casa, sul tetto».
getti d’uso non erano da lui intesi come semplici Il tetto-giardino 2 è funzionale all’evoluzione del-
suppellettili, ma quali logica prosecuzione dell’at- le tecniche costruttive, per cui non si rendono più
tività progettuale di un architetto che, dopo aver ■ S c o c c a D a l l o n g o b a rd o necessarie le falde pendenti per far defluire le acque
pensato al contenitore (la casa), sentiva quasi natu- skokka, dondolo. Struttura o in- piovane. Poiché il tetto deve comunque essere im-
volucro tecnologici atti a conte-
ralmente di dover rivolgere la propria attenzione nere qualcosa. permeabile, però, Le Corbusier teorizza una «misu-
195

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


32.134  32.135  32.136  3
Le Corbusier, Chaise Le Corbusier, Grand Confort, I cinque punti
longue, 1928. Tubolare 1928. Tubolare in acciaio dell’architettura secondo
in acciaio, lamiera e stoffa, e pelle, 66×76,2×70,5 cm. Le Corbusier.
70×56,5×156,5 cm. New York, New York, Museum
Museum of Modern Art. of Modern Art.
Oggetti d’arte Oggetti d’arte 1
4
ra particolare di protezione: sabbia ricoperta di la-
stre spesse di cemento, a giunti sfalsati. Questi giunti
sono seminati di erba. Sabbia e radici non lasciano
filtrare l’acqua che lentamente. I giardini-terrazze
2
diventano opulenti: fiori, arbusti e alberi, prato».
5
La pianta libera 3 , resa possibile dall’uso dei solai
in calcestruzzo armato, retti da pochi ed esili pilotis,
lascia al progettista la possibilità di organizzare gli
spazi di ogni piano senza ricalcare necessariamente
quelli dei piani sottostanti, com’era necessario fa-
re negli edifici in muratura tradizionale. «Grande
economia di volume costruito, impiego rigoroso
di ogni centimetro. Grande risparmio di denaro.
Razionalità agevole della nuova pianta!» Fig. 32.137 .
La finestra a nastro Fig. 32.136, 4 rivoluziona l’aspet-
to delle moderne facciate. Il suo sviluppo orizzonta-
le è reso possibile dall’uso dei solai in calcestruzzo
armato e dal conseguente alleggerimento delle pare-
ti che, non essendo più portanti, non svolgono alcu-
na funzione statica. La finestra a nastro consente al-
tresì una maggior penetrazione luminosa e una più
idonea corrispondenza tra funzione interna e forma
esterna. In questo modo «le finestre possono correre
da un bordo all’altro della facciata».
La facciata libera 5 , infine, discende ancora una
volta dalla struttura dei solai e dei pilastri in calce-
struzzo armato. Questi ultimi sono arretrati rispet-
to alle facciate che, perciò, possono assumere sem- 32.137  Villa Savoye Nella Villa Savoye, costruita a Pois-
Le Corbusier, Schema
pre nuove configurazioni in relazione alle funzioni strutturale a pianta libera,
sy, in Francia, tra il 1929 e il 1931, Le Corbusier
degli spazi interni. Solo così la casa può assumere il con solai, scale e pilastri dimostra di avere già messo perfettamente a pun-
ruolo di «macchina per abitare» e l’architetto, grazie in calcestruzzo armato, to il proprio innovativo linguaggio progettuale dei
applicato al progetto delle
alla conoscenza e all’impiego di materiali e tecno- Case Domino, 1914-1915. cinque punti Figg. 32.138-32.144 . La costruzione, di
logie sempre più avanzati, deve riuscire a rendere Modello in legno. Parigi, due soli piani fuori terra, ha una pianta quadrata e
Fondation Le Corbusier.
tale macchina assolutamente perfetta e funzionale. si regge su degli esilissimi pilotis a sezione circolare.
196 32.138 
Le Corbusier e Theodore
Conrad, Plastico di Villa
Savoye, 1932. Modello
in legno, plastica e alluminio
colorati. New York, Museum
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

of Modern Art.

32.139 
Le Corbusier, Villa Savoye,
1929-1931. Poissy. Veduta
verso l’angolo settentrionale.

32.140 Ø
Le Corbusier, Schizzi
prospettici e planimetrici
di Villa Savoye. Parigi,
Fondation Le Corbusier.
Disegni e stampe

3 4 7 7
10

2 7 8
5 5
5
8

9
1 6
a b c

32.141  Partendo dal basso si ha un portico coper-


Piante del piano terreno a ,
del primo piano b e della
to Fig. 32.141, 1 sotto al quale si può accedere di-
copertura c di Villa Savoye. rettamente in automobile. Oltre al garage con tre
1. Portico posti macchina 2 vi sono i servizi di lavanderia 3
2. Garage e un piccolo appartamento per l’autista 4 . Dal
3. Lavanderia
4. Appartamento per l’autista portico, in diretto contatto con il verde del pra-
5. Rampa to circostante, si accede al primo piano median-
6. Soggiorno
7. Camera da letto te due rampe inclinate con dolce pendenza 5 e
8. Terrazza una scala a chiocciola di servizio dalle linee puris-
9. Solarium
10. Giardino pensile sime Fig. 32.142 .
Poiché tutta la struttura è in calcestruzzo arma-
32.142 
Villa Savoye. Scala a chiocciola
to e sono solo i pilotis che reggono i solai, le pareti
di servizio. possono essere disposte in piena libertà, secondo le
197

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


esigenze di progettazione e di organizzazione del- 32.143 Õ tre la precisa consapevolezza che, se un’architettu-
Villa Savoye. Veduta
lo spazio pensate dall’architetto. Dal grande sog- del soggiorno al primo piano.
ra obbedisce con rigore razionale a tutte le neces-
giorno rettangolare Fig. 32.141, 6 , con ampie fine- sità funzionali a essa connesse, non può essere in
strature orizzontali a nastro Fig. 32.143 , si accede a 32.144 Õ contrasto con l’ambiente e il paesaggio circostanti.
Villa Savoye. Veduta
una singolare terrazza a «L» Fig. 32.141, 8 , invisibile della terrazza.
da fuori in quanto chiusa su entrambi i lati ester- L’Unità di abitazione Tra il 1946 e il 1952, nell’am-
32.145 
ni dalle bianche pareti delle facciate Fig. 32.144 . Le Corbusier, Unità bito dei vasti programmi di ricostruzione postbel-
Un’ulteriore rampa, infine, conduce alla copertu- di abitazione (o Città lica promossi dal governo f rancese, trova pratica
radiosa), 1946-1952.
ra piana del tetto-giardino. Qui sono ricavati il sola- Marsiglia. Veduta realizzazione anche l’Unità di abitazione, un con-
rium Fig. 32.141, 9 , lo stenditoio e il giardino pensile dell’esterno e particolare. cetto teorizzato da Le Corbusier fin dal 1944, quan-
vero e proprio 10 , protetti dagli sguardi indiscreti 32.146 
do aveva immaginato la concentrazione di un al-
da un setto di muro sagomato con morbide forme, Unità di abitazione. tissimo numero di alloggi all’interno di un unico e
generate in pianta dal rigoroso raccordo di cerchi Veduta dei pilotis complesso organismo edilizio polifunzionale.
al piano terreno.
ed ellissi Fig. 32.138 . La prima realizzazione di questo grandioso pro-
Nel complesso la costruzione appare come un getto ha luogo a Marsiglia e si tratta dell’edificio
assemblaggio di volumi geometrici puri, assoluta- per civile abitazione più grande fino ad allora co-
mente estraneo all’ambiente circostante, dal quale struito, che Le Corbusier battezza, con grande otti-
emerge con voluta e singolare chiarezza. La logica mismo, Città radiosa Figg. 32.145-32.152 . Composto
progettuale di Le Corbusier, del resto, sta proprio da diciassette piani – un’eccezionalità, nel panora-
in questo suo creare gli ambienti dall’interno, pla- ma edilizio europeo del tempo –, poggia su pode-
smandoli sulle esigenze di chi dovrà in seguito fru- rosi pilotis in calcestruzzo armato Fig. 32.146 che ne
irne, senza interessarsi più di tanto dei rapporti con rendono agibile il piano terreno, ed è percorso al
l’esterno Fig. 32.140 . Ciò non significa, comunque, suo interno da varie strade coperte con funzione di
indifferenza a tali rapporti. L’architetto, infatti, nu- corridoi comuni Fig. 32.147 , a loro volta intercon-
198 32.147  32.149 ×
Unità di abitazione. Veduta Schema esemplificativo
di una delle strade coperte di assemblaggio di una
interne. cellula abitativa a due
livelli (duplex) dell’Unità
32.148  di abitazione.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Schema assonometrico di una


cellula abitativa a due livelli
(duplex) dell’Unità di abitazione.

32.150  1. Strada interna 32.151 


Sezione e piante 2. Ingresso Unità di abitazione.
di una cellula 3. Soggiorno Veduta dell’interno
abitativa a due livelli 4. Camera dei genitori di una cellula abitativa
(duplex) dell’Unità di e bagno a due livelli (duplex).
abitazione. 5. Guardaroba
e doccia
6. Stanza dei bambini
7. Vuoto sul soggiorno

7
6 5
6 4

2
1 3
32.152  32.153  199
Unità di abitazione. Le Corbusier, Schema
Veduta del tetto-terrazza. del Modulor, sulla base
dimensionale di un uomo
alto mediamente 183 cm,
1947.

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


nesse da scale e blocchi di ascensori, che servono immaginare delle vere e proprie città, sviluppate 32.154 
Le Corbusier, Modulor,
337 appartamenti di vari tagli per un numero mas- per punti emergenti (le unità, appunto) e in quan- ca 1952. Marsiglia,
simo di circa 1500 abitanti. to tali non sparpagliate disordinatamente sul ter- Unità d’abitazione.
Quasi tutte le cellule abitative sono del tipo du- ritorio.
plex, cioè disposte su due diversi livelli accessibili Nel 1947, al fine di armonizzare al meglio le pro-
mediante una scala interna Figg. 32.148 e 32.149 che prie esigenze progettuali con le reali necessità abi-
consente, secondo gli intenti di Le Corbusier, di tative, l’architetto elabora il cosiddetto Modulor,
creare spazi più liberi e mossi e, in quanto tali, me- che individua – sulla base delle proporzioni uma-
glio rispondenti alle esigenze dell’abitare quotidia- ne – una serie di multipli e sottomultipli geome-
no Figg. 32.150 e 32.151 . trici in base ai quali dimensionare le costruzioni,
Sul tetto – in pratica un’enorme terrazza pra- affinché gli spazi siano i più funzionali possibile e
ticabile – è stata ricavata una serie di ben artico- meglio rispondenti a tutte le esigenze del vivere
lati volumi tecnici e di spazi collettivi e ricreati- quotidiano Fig. 32.153 . Il Modulor, frutto di almeno
vi a uso degli abitanti, con l’intento di rendere la un quinquennio di studi e sperimentazioni, è in un
gran macchina per abitare anche piacevole e attrat- certo senso la reinterpretazione in chiave razionale
tiva Fig. 32.152 . del canone policleteo e dei molti studi rinascimenta-
Alla prova dei fatti, però, l’Unità di abitazione li sulle proporzioni; anche Albert Einstein mostrò
dimostra i limiti di un’operazione ancora troppo di apprezzarlo scrivendo che «si tratta di un siste-
intellettuale per poter essere compresa dal grande ma dimensionale che rende difficile il male e faci-
pubblico dei fruitori. Molti degli inquilini, infatti, si le il bene». In breve il Modulor diventa lo strumen-
trovarono a disagio dietro le ampie superfici vetra- to progettuale portante di Le Corbusier, tanto da
te previste dall’architetto, dimostrando in tal modo costituirne quasi la firma, come nel grande rilievo
che le soluzioni progettuali proposte erano ancora impresso alla base dell’Unità di abitazione di Mar-
molto distanti rispetto alle abitudini di coloro che siglia Fig. 32.154 .
vi andavano realmente a vivere.
La Cappella di Ronchamp Nella sua vasta gamma
Il Modulor L’esperienza di Marsiglia si colloca co- di modulazioni l’architettura di Le Corbusier è ca-
munque in una scala progettuale a cavallo tra quel- pace di farsi anche monumentale.
la architettonica e quella urbanistica. Pensare un È il caso della Cappella di Notre-Dame-du-Haut, a
insieme di più Unità d’abitazione significa infatti Ronchamp, presso Belfort, in Francia, realizzata tra
200
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

il 1950 e il 1955 Figg. 32.155-32.157 . È la prima volta 32.155 Õ to Fig. 32.157 . La luce, del resto, entra all’interno da
Le Corbusier, Cappella
che la tipologia dell’edificio sacro viene rivisitata di Notre-Dame-du-Haut,
decine di aperture delle più varie forme. Feritoie,
in chiave veramente moderna, con l’impiego di un 1950-1955. Ronchamp, finestre, vetrate e frangisole determinano suggesti-
materiale nuovo e di per sé brutale quale il calce- presso Belfort. Vedute vi effetti di luce, ulteriormente valorizzati dal netto
dell’esterno e particolare
struzzo armato. di un portale d’accesso. contrasto tra il bianco calcinato dell’intonaco e il
L’edificio si compone di un’unica navata di for- grigio sporco del cemento. Contrasto che si ripro-
32.156 
ma assai irregolare Fig. 32.156 . Tre piccole cappelle Pianta e spaccato pone anche all’esterno, dove i portali di accesso so-
indipendenti sono ricavate in altrettante piegature assonometrico no decorati con vivacissimi motivi variopinti.
della Cappella di
dei tre robusti setti murari che delimitano la navata Notre-Dame-du-Haut. La morbida sinuosità di queste strutture non
stessa. Tali cappelle terminano in altrettanti campa- contraddice il rigore razionalista della consueta
32.157 
nili di forma semicilindrica, mentre la copertura è Cappella di Notre-Dame-du-
produzione di Le Corbusier, soprattutto se si con-
realizzata con un’unica gettata di calcestruzzo, mo- Haut. Veduta dell’interno. sidera che le forme continuano a essere lo specchio
dellata come se si trattasse di una grande e morbida fedele delle funzioni che si svolgono al loro inter-
vela rovesciata. Per aumentare il senso di suggestiva no e che, in questo caso, sono ulteriormente com-
leggerezza dell’insieme, la copertura, che conserva plicate dal bisogno di intimità e di preghiera che il
il caratteristico colore grigiastro del cemento, non luogo sacro richiede. La chiesa, inoltre, non ha una
appoggia direttamente sulle pareti ma su corti pi- facciata privilegiata e dunque è un qualcosa da sco-
lastrini affogati nella muratura delle medesime. In prire girandole attorno, vivendola nei suoi spazi,
questo modo, osservando il soffitto dall’interno, si nei suoi percorsi e nei suoi materiali. La meravi-
percepisce una lama di luce che penetra tra i muri gliosa macchina per abitare del grande architetto,
e la vela in calcestruzzo, come se essa potesse qua- in conclusione, non cessa di funzionare anche se
si volar via, improvvisamente, strappata dal ven- all’angolo retto si sostituisce la curva.
201

32 ■ Oltre la forma. L’Astrattismo


32.9.5 32.158 
William Thornton,
Étienne-Sulpice Hallet,
Frank Lloyd Wright George Hadfield, Benjamin
(1867-1959) Latrobe, Charles Bulfinch,
Campidoglio, 1792-1827
L’architettura organica (edificio originario) e
1855-1863 (rifacimento della
Fino a tutto l’Ottocento negli Stati Uniti si erano cupola a opera di Thomas
Ustick Walter). Washington.
continuati a utilizzare stili e tipologie edilizie di in-
discussa provenienza europea. Per gli edifici pub- 32.159 
Louis Henry Sullivan
blici più rappresentativi, in particolare, vennero e Dankmar Adler, Guaranty
adottati soprattutto modelli neoclassici o neo-palla- (ora Prudential) Building,
1894-1896. Buffalo,
diani e anche il grandioso complesso del Campido- New York. Veduta d’insieme
glio di Washington – la costruzione simbolo dell’i- dell’esterno e particolare.
dentità nazionale americana – ne costituisce uno
degli esempi più celebri Fig. 32.158 .
L’edilizia residenziale, per parte sua, essendo
agevolata da un territorio pressoché intatto e facil-
mente suddivisibile in maglie regolari, si sviluppa
in orizzontale soprattutto fuori dai centri urbani.
Le case, in genere unifamiliari, non superano i due
piani e utilizzano in larga misura il legno sia per
la struttura portante sia per le pareti, secondo una
tecnica di assemblaggio (balloon frame) brevettata
da George Washington Snow (1797-1870).
Nel cuore amministrativo dei grandi agglome- nante per l’architettura europea la mostra a Berlino,
rati urbani, invece, su un’area spesso più piccola di nel 1910, delle prime opere di Frank Lloyd Wright, il
■ Balloon frame Letteralmen-
quella del centro storico di una media città euro- te «struttura a pallone». È una
più grande architetto della storia americana.
pea, inizia a delinearsi una nuova tipologia edili- tecnica costruttiva che deve il Wright nasce a Richland Center, nel Wiscon-
proprio nome all’estrema leg-
zia: quella del grattacielo. Il grattacielo è la risposta gerezza che la contraddistingue sin, l’8 giugno 1867 e muore più che novantenne
pragmatica americana al vertiginoso aumento dei e consiste in un semplice telaio a Phoenix, in Arizona, il 9 aprile 1959. Figlio di un
di legno realizzato con travicelli
prezzi dei terreni nelle aree centrali. Lo sviluppo in prefabbricati tra loro equidistanti pastore battista, trascorre gran parte della propria
verticale degli edifici è reso possibile dall’uso com- assemblati semplicemente a in- fanciullezza in piccoli paesi o in campagna. Dopo
castro o con viti e bulloni. Que-
binato di nuovi materiali, quali il calcestruzzo ar- sta struttura appena un biennio di studi architettonici a livello
mato e il vetro, ma soprattutto dall’acciaio, ormai è poi rivesti- universitario, si trasferisce a Chicago (1888) dove,
ta, all’interno
prodotto in grande quantità e a costi relativamente e all’esterno, non ancora ventenne, lavora nello studio di Louis
bassi negli Stati del Nord del Paese. da un dop- Henry Sullivan (Boston, 1856-Chicago, 1924), uno
pio strato di
All’inizio del XX secolo, mentre in Europa si dif- tavole che ne degli architetti allora più impegnati nella realizza-
fonde l’Art Nouveau, l’architettura americana ha così garantiscono zione di grattacieli e grandi strutture, nelle cui for-
l’assoluta in-
già raggiunto una propria individualità. Gli archi- deformabi- me sapeva far magistralmente coesistere nuove tec-
lità.
tetti europei che visitano gli Stati Uniti ne restano nologie e decorativismo Fig. 32.159 ❯ Itin. città, p. 256 .
profondamente influenzati; così come sarà determi- Animazione Wright entra così in contatto con le problema-
202 tiche dell’architettura contemporanea, della quale
studia approfonditamente i materiali e le possibili-
tà applicative. Egli però matura fin dall’inizio una
visione personalissima del rapporto tra ambiente
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

naturale e ambiente costruito, gettando le basi per


quella che, in seguito, sarà la sua teoria sull’architet-
tura organica. Come ogni organismo vivente adatta
la propria crescita alle caratteristiche dell’ambiente
che lo circonda, così anche l’architettura – secondo
Wright – deve essere pensata e realizzata seguendo
i suggerimenti naturali, biologici (organici, appun-
to), che scaturiscono dall’attenta osservazione del-
la natura e della realtà ❯ Ant. 275 .
Questa posizione induce inizialmente Wright
a recuperare nella sua progettazione l’antico lin-
guaggio costruttivo dei pionieri. Nelle loro prime
case di legno, infatti, spesso dotate di tettoie ester-
ne per ripararsi dalla calura estiva, egli vede un’im-
portante adesione all’ambiente dell’America rura-
le, dove ognuno si costruisce ciò di cui ha bisogno
in rapporto ai materiali disponibili e alle caratteri- presuppongono un’agiata committenza borghe- 32.160 Õ
Utagawa Hiroshige,
stiche climatiche del luogo. se. Contrariamente ai razionalisti europei, infat- Cascata di Fudo a Oji.
Nel 1893, dopo cinque anni di proficuo tirocinio ti, Wright non vede nell’abitare un’attività sociale Stampa giapponese
presso lo studio di Sullivan, il giovane e già pro- (dunque soggetta a precisi condizionamenti eco- della collezione di Frank
Lloyd Wright. Scottsdale
mettente architetto apre un proprio studio privato. nomici), ma piuttosto un’attività organica (quindi (Arizona), Frank Lloyd Wright
Da questo momento in poi egli lavorerà sempre obbediente alle sole leggi della natura). Foundation.
rigorosamente da solo, realizzando oltre trecento Queste riflessioni appaiono particolarmente evi- Disegni e stampe
edifici, progettandone più del doppio e mettendo denti nella Robie House, una villa costruita a Chi- 32.161 
a punto in modo sempre più completo e articolato cago nel 1909, su incarico della facoltosa famiglia Utagawa Hiroshige, Cascata
delle montagne Nikko, nella
la propria teoria sull’architettura organica. La sua Robie Fig. 32.162 . provincia di Shimotsuke,
posizione di aristocratico isolamento, praticamen- L’intero edificio, a tre piani sfalsati, è organizzato 1853. Xilografia a più
colori, 36,5×24 cm.
te incurante delle altrui ricerche, lo porterà ben intorno a un grande camino centrale Fig. 32.163, a , Collezione privata.
presto in aperto contrasto con gli indirizzi proget- come avveniva – fin dal XVII secolo – nelle sem- Disegni e stampe
tuali del Razionalismo europeo, facendo maturare plici case dei pionieri. Il focolare rappresenta il ve-
in lui la sensazione di essere un profeta, piuttosto ro e proprio cuore pulsante della casa, in quanto
che un architetto. Nel 1905 Wright è in Giappone, il fuoco è da sempre simbolo di calore, di intimità
dove si recherà più volte, fino al 1922, rimanendo familiare e di benessere. In questo caso il camino,
affascinato dalle architetture abitative di quel Paese oltre a essere il fulcro della progettazione, incorpo-
e diventando anche uno dei maggiori collezionisti ra anche il blocco scala che conduce alle camere del
americani di stampe giapponesi Fig. 32.160 . piano superiore b e al sottostante piano dei servizi.
Nei setti murari leggeri e mobili, impiegati dai Le diverse funzioni dei locali appaiono differen-
nipponici più per suggerire uno spazio che per cir- ziate e riconoscibili (per forma, dimensioni e col-
coscriverlo, egli trova importanti conferme alle locazione) non solo in pianta ma anche in prospet-
proprie teorie, secondo le quali l’architettura non to, dove il gioco dei dislivelli diventa estremamente
deve essere un contenitore indifferenziato, ma un complesso e raffinato. Si crea così un suggestivo in-
ambiente vivo, sempre in contatto con l’esterno. castro di volumi sfalsati, collegati tra loro da rampe
e scalette che assecondano l’andamento del terre-
Robie House Prima della mostra di Berlino del no. Le ampie coperture quasi piane, infine, si pro-
1910 Wright sviluppa il tema delle prairie houses (ca- tendono, come squadrate lame orizzontali, a for-
se della prateria), nella cui realizzazione l’architetto mare delle tettoie che prolungano ulteriormente lo
statunitense recupera molti elementi dalla tradizio- spazio vetrato del grande soggiorno verso il rigo-
ne costruttiva dei pionieri. Si tratta di ville unifa- glioso giardino circostante.
miliari che – a dispetto del nome – non sorgono
quasi mai in aperta campagna ma, piuttosto, ven- Casa sulla cascata L’opera più notevole (e cono-
gono inserite nella tipica maglia regolare della lot- sciuta) fra tutte quelle realizzate da Wright nel cor-
tizzazione residenziale. Le prairie houses, del resto, so di un settantennio di ininterrotta attività proget-
203

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


a b Bagno
Centrale Lavanderia Cucina
termica Garage Servit•
Ingresso Ospiti

Terrazza
Biliardo Camino Sala giochi coperta Camino Pranzo
Camino
Corte Soggiorno

Balconata

32.162 ×
Frank Lloyd Wright,
Robie House, 1909.
Chicago. Veduta
dell’esterno e particolare.

32.163 
Pianta dei piani terreno a
e primo b della Robie
House.

32.164  tuale è la Casa sulla cascata, costruita a Bear Run, in alcuni metri creando una suggestiva cascata natu-
Frank Lloyd Wright,
Casa sulla cascata, 1936.
Pennsylvania, nel 1936 Fig. 32.164 . rale, in un contesto assai simile a quello ammirato
Bear Run (Pennsylvania). Voluta da Edgar Jonas Kaufmann (1885-1955), la da Wright in varie stampe giapponesi Fig. 32.161 .
Veduta dell’esterno villa si trova immersa nella natura, all’interno di un La costruzione è realizzata con amore quasi ar-
e particolare.
bosco. Sorge direttamente su uno sperone di roc- tigianale, utilizzando i semplici materiali del luogo
cia, nel punto in cui il torrentello Bear precipita per (soprattutto pietra per le strutture e legno per gli
204 Veranda

Ponte alla casa Bagno Camera da letto


degli ospiti Terrazza
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Strada Soggiorno

Pilastro armato Scala


sospesa

Cascata

apre verso il bosco e verso la cascata in un abbrac-


cio naturale Fig. 32.166 . Le sporgenze e le rientran-
ze, inoltre, sono millimetricamente determinate
dalla preesistenza di un albero che non si voleva
abbattere, nonché dalla necessità di affacciarsi sul
torrente con una certa angolazione, per meglio
ammirarne il corso Fig. 32.167 . In questo modo na-
tura e manufatto architettonico si integrano senza
mai scontrarsi.
Nell’interno anche gli arredi sembrano sorgere
dalla struttura stessa. Il pavimento è della medesi-
ma pietra dello sperone di roccia esterno. I pilastri
portanti sono rivestiti in pietra del luogo, e in pietra
e legno sono anche le panche e i sedili che circon-
dano perimetralmente il soggiorno, così come di
legno naturale sono il finto lucernario del soffitto
e buona parte degli infissi.

interni). Tale scelta, comunque, non è un ripiego, 32.165  Museo Guggenheim L’ultima opera di Wright
Casa sulla cascata.
poiché le tecnologie impiegate per le parti a sbalzo Veduta dell’esterno.
non è una casa. E non è nemmeno immersa nel-
in calcestruzzo armato sono avanzatissime. Nono- la natura. Nonostante questo (o forse proprio per
stante questo, l’inserimento nell’ambiente risulta 32.166  questo), rappresenta uno dei capolavori indiscussi
Casa sulla cascata.
armonioso, in quanto la struttura, nel suo com- Veduta dell’interno: dell’architetto statunitense. Si tratta del Solomon R.
plesso, non si presenta come un corpo estraneo, il soggiorno. Guggenheim Museum, costruito lungo la Fifth Avenue,
costituito da un volume chiuso e definito. Essa, al 32.167  nel cuore della New York residenziale, proprio di
contrario, mette in evidenza una serie di piani che Sezione trasversale e pianta fronte a Central Park Figg. 32.168-32.173 . Ma poiché
del piano principale della
si intersecano e si accavallano nello spazio, proten- Casa sulla cascata. il museo è la casa dell’arte e la città è la natura arti-
dendosi nel vuoto, sopra la cascata e fra la vegeta- ficiale costruita dagli uomini, ecco che il tema caro
zione circostante, come una sorta di inedito orga- a Wright non è disatteso nemmeno questa volta.
nismo vivente Fig. 32.165 . Il museo newyorchese, realizzato tra il 1943 e il
Secondo le regole dell’architettura organica, gli 1959, fu commissionato dal collezionista e mecena-
spazi interni sono estremamente liberi. Centro or- te statunitense di origine svizzera Solomon Robert
ganizzatore dell’intero edificio è l’enorme soggior- Guggenheim (1861-1949).
no vetrato che, tramite scale, affacci e terrazze, si Nel progettare l’edificio, Wright, che morì pri-
32.168  205
Frank Lloyd Wright,
Solomon R. Guggenheim
Museum, 1943-1959.
New York. Veduta
dell’esterno.

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


32.169 
Sezione del Guggenheim
Museum.

32.170 Ø
Frank Lloyd Wright, Studio
prospettico per il Solomon
R. Guggenheim Museum.
Matita colorata e tempera
su carta. Scottsdale
(Arizona), Frank Lloyd
Wright Foundation.
Disegni e stampe

32.171 Ø
Guggenheim Museum.
Veduta della rampa.

Lucernario

Cupola a vetri
Lucernario
Macchine
ascensore

Macchine Sesto livello

Scale Servizi Lucernario


Quinto livello

Lucernario
Quarto livello

Lucernario
Terzo livello

Secondo livello
Galleria
grande Archivi
Primo livello

Piano terra

Mezzanino
Box
Sala conferenze

ma di vederlo ultimato, si mosse verosimilmente


dall’osservazione di una conchiglia o, comunque,
di un altro organismo naturale di tipo spiraliforme.
La spirale, infatti, è una forma semplice e comples-
sa al tempo stesso: semplice in quanto è costituita
da un unico piano che si ritorce su se stesso; com-
plessa perché suggerisce un percorso pressoché in-
finito, senza un inizio e una fine precisi Fig. 32.169 .
Il Guggenheim Museum è costruito appunto in-
torno a una grande rampa elicoidale che, partendo
dal basso, si avvita arditamente verso il cielo dila-
tandosi contemporaneamente fino a sbocciare in
un’ampia, luminosa cupola vetrata. L’inclinazione
è dolce e progressiva. La morbida spirale sembra
espandersi dall’interno verso l’esterno, proiettan-
dosi – quasi senza peso – in uno spazio che pro-
gressivamente si dilata mano a mano che si sale,
crescendo allo stesso modo di come, secondo lo
stesso Wright, «lo spirito cresce verso l’alto e verso
l’esterno» Fig. 32.170 .
206 32.9.6
Architettura
dell’Italia fascista
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Tra il Razionalismo
di Giuseppe Terragni
e il monumentalismo
di Marcello Piacentini

In Italia, come si è più volte messo in luce, lo svilup-


po industriale arriva molto tardi e la classe borghese
che lo sostiene è economicamente ancora debole e
culturalmente poco illuminata. Da questo stato di
cose discende che tutte quelle stimolanti esperienze
di confronto tra arte, industria e artigianato che, a
livello europeo, erano state alla base dell’Art Nouve-
au, trovano nella Penisola un’accoglienza assai tie-
pida e marginale. Anche il dibattito sulla formazio-
ne dei futuri artisti e l’istituzione di Scuole di Arti e
Mestieri, sulla scia delle coeve Kunstgewerbeschulen
austriache, svizzere e tedesche, ha esiti abbastanza
limitati e, comunque, mai tali da incidere in modo
concreto sul gusto corrente, ancora sostanzialmen-
te dominato dall’Eclettismo storicistico.

Percorrendo la rampa si ha la sensazione di stac- 32.172  Il Razionalismo in Italia


Guggenheim Museum.
carsi progressivamente dal suolo per accedere a Veduta dal basso della
Mentre in Germania si sta vivendo, pur se fra mil-
una dimensione sospesa, in un percorso lungo il lanterna. le contraddizioni, l’importante esperienza della li-
quale si è accompagnati da varie presenze artisti- bera Repubblica di Weimar, l’Italia – all’indomani
32.173 
che Fig. 32.171 . L’area espositiva vera e propria, in- Guggenheim Museum. della Marcia su Roma (28 ottobre 1922) – approda
fatti, si snoda lungo le pareti spiraliformi perime- Particolare delle rampe subito a un regime totalitario. Dunque, se il Ra-
dall’esterno.
trali, alle quali sono appesi i vari dipinti. È un modo zionalismo tedesco – che fin dall’immediato dopo-
nuovo e rivoluzionario di essere museo: non più guerra costituiva il principale punto di riferimento
un insieme indifferenziato di sale squadrate e ano- per ogni altro Paese europeo – era espressione di
nime, ma un itinerario d’arte che si percepisce so- una società ancora democratica e desiderosa di ve-
lo percorrendolo, in discesa, in quanto l’itinerario nire incontro ai bisogni delle masse popolari, il Ra-
espositivo si snoda dall’alto (ove si arriva mediante zionalismo che incominciava a diffondersi in Italia
gli ascensori) verso il basso. L’esperienza artistica si sviluppava già all’interno della dittatura fascista.
diventa pertanto globale: contenuto e contenito- A causa di queste opposte origini, il nazismo te-
re interagiscono, ciascuno per la propria parte, po- desco, una volta conquistato il potere, si dimostrerà
nendosi in continuo rapporto tra loro. fin dall’inizio fieramente avverso a qualsiasi tipo di
La penetrazione luminosa è parte non secon- architettura razionalista: essa avrebbe potuto far tor-
daria dell’interscambio tra forma (contenitore) e nare pericolosamente alla mente il tempo della de-
contenuto (opere esposte). Essa avviene sia in mo- mocrazia ormai soppressa. In Italia, al contrario, poi-
do diretto, attraverso i dodici spicchi di vetro della ché il Razionalismo aveva avuto uno sviluppo quasi
grande cupola Fig. 32.172 , sia in modo indiretto, parallelo a quello del fascismo, lo si identificò spes-
tramite le suggestive fessure che le spirali superiori so con il fascismo stesso, diventandone – entro certi
della struttura creano sporgendo progressivamen- limiti – addirittura l’espressione artistica prediletta.
te verso l’esterno su quelle inferiori Fig. 32.173 . Dal punto di vista ideologico, infatti, il fascismo
Nel suo insieme il Guggenheim Museum rap- si poneva, almeno agli inizi, come una forza giova-
presenta il testamento artistico e umano di Wright. ne e rivoluzionaria che asseriva di voler emancipa-
Vinta ogni costrizione formale, polverizzate le pa- re l’Italia in senso moderno, riallineandola anche
reti che riducevano gli spazi a scatole chiuse, supe- economicamente alle altre grandi nazioni euro-
rati gli obblighi imposti dalla tradizione, il fonda- pee. L’architettura razionalista, dunque, esprime-
tore dell’architettura organica traccia la strada per va compiutamente questa volontà di cambiamento
una nuova arte del costruire. e di rifiuto delle tradizioni.
207

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


32.174 Õ 32.176  32.178 
Ottorino Aloisio, Intendenza Oriolo Frezzotti, Palazzo Giorgio Calza Bini e Roberto
di Finanza (già Casa del Fascio), del Comune, 1932-1933. Nicolini, Progetto per il
1934-1935. Asti. Latina. centro di Pomezia, 1938.
Tavola dipinta.
32.175 × 32.177 
Disegni e stampe
Armando Melis de Villa Gino Cancellotti, Eugenio
e Giovanni Bernocco, Montuori, Luigi Piccinato
Grattacielo Reale Mutua e Alfredo Scalpelli, Palazzo
(già Torre Littoria), del Comune e Torre Civica,
1933-1934. Torino. 1933. Sabaudia.

L’urbanistica fascista Il panorama culturale


dell’architettura italiana tra le due guerre è in ef-
fetti estremamente complesso e contraddittorio.
Per consolidare sia il consenso interno sia il proprio
prestigio internazionale, il regime fascista promuo-
ve massicce iniziative di carattere architettonico e,
soprattutto, urbanistico. Si va dal ridisegno di in-
tere aree urbane, alla costruzione di nuovi edifici
pubblici Fig. 32.174 e di monumenti, alla creazione
di quartieri residenziali Fig. 32.175 e di zone indu-
striali, fino alla fondazione di nuove città come Lit-
tòria (oggi Latina) Fig. 32.176 , Sabaudia Fig. 32.177 ,
Pomezia Fig. 32.178 , Pontinia, Guidonia e Aprilia.
208 32.179  32.180 
Giovanni Guerrini, Ernesto Marcello Piacentini e Attilio
Lapadula e Mario Romano, Spaccatini, Via della
Palazzo della Civiltà Italiana, Conciliazione, 1937-1950.
1938-1940. Roma, EUR. Roma. Veduta verso piazza
Particolari della facciata. San Pietro.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Alcune di queste opere rappresentano interventi


di grande rilievo, come il nuovo quartiere dell’EUR,
a Roma Fig. 32.179 ❯ Itin. città, p. 261 ; altre sono poco
più che operazioni di propaganda; altre ancora sono
dei veri scempi, come la creazione di via della Con-
ciliazione, anch’essa a Roma Fig. 32.180 . Per dare un
accesso retoricamente monumentale a piazza San
Pietro, infatti, si abbatterono gli antichi borghi, il cui
caratteristico tessuto costituiva una preziosa testi-
monianza storica e artistica. Il piccone risanatore, che
la propaganda di regime esaltava quale soluzione ai
problemi urbanistici, ha, del resto, una funzione si-
mile a quella dei boulevards parigini di Haussmann.
Inizialmente il Razionalismo sembra trionfare in-
contrastato. Ovunque si innalzano edifici dai volumi
netti, senza decorazioni aggiuntive, con coperture
piane e finestre prive di timpani e cornici, sulla falsa-
riga della miglior produzione del Bauhaus.

Giuseppe Terragni Il più sensibile fra i giovani in-


terpreti del neonato Razionalismo italiano è Giu-
seppe Ercole Enea Terragni (Meda, Milano, 1904-Co-
mo, 1943). Richiamato alle armi nel 1939, ritornò
dal fronte russo nel 1943, segnato nel fisico e nella
mente. Alla sua improvvisa morte, molti amici non
seppero dare altra spiegazione che il suicidio.
l

Casa del Fascio L’architettura più significativa di


l
Giuseppe Terragni è la ex Casa del Fascio, costruita a
Como tra il 1932 e il 1936 Fig. 32.181 . L’edificio pre-
senta una pianta perfettamente quadrata e l’altezza
è l’esatta metà del lato di base Fig. 32.182 . Si tratta
32.181 
Giuseppe Terragni, Ex Casa pertanto di un mezzo cubo le cui facce sono ritmica-
del Fascio, 1932-1936. mente scandite da varie aperture quadrate, anch’esse
Como. Vedute dell’esterno.
in rigoroso rapporto proporzionale fra loro. L’esa-
32.182  sperata geometrizzazione della struttura sembrereb-
Schema geometrico
della facciata principale
be alludere a quel formale «ritorno all’ordineÈ di cui
della Ex Casa del Fascio. il fascismo si era fatto promotore. In realtà questa
32.183 Ø dipinta, altezza 19,5 cm. 209
Gio Ponti, Il circo a Doccia (Firenze), Museo
e Coppa nautica b , Richard-Ginori.
1927-1929. Produzione Oggetti d’arte
Richard-Ginori. Porcellana

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


a b

interpretazione contrasta assai clamorosamente con


l’asimmetria con la quale le quattro facciate sono
composte: una diversa dall’altra in relazione alle loro
diverse funzioni. Ciò conferma, se mai ve ne fosse
3 3
bisogno, come la libertà di un vero artista riaffiori
sempre e comunque, vincendo anche gli obblighi e
le limitazioni che una dittatura può imporre.
4 4
Gio Ponti Nella scia razionalista di Terragni si inse-
risce molta della produzione dell’architetto Giovanni
(detto Gio) Ponti (Milano, 1897-1979). Questi, laure-
atosi presso il Politecnico del capoluogo lombardo
nel 1921, inizia la propria carriera come designer di
mobili e, soprattutto, di suppellettili d’arredo; tra es- 2 2
1
2 2
se, per esempio, le porcellane disegnate per la mani-
fattura Richard-Ginori di Doccia, nella cui realizza-
zione reinterpreta in chiave moderna temi e forme 32.184 Ó glia, di un solo piano fuori terra, destinato ad aule
Gio Ponti, Scuola di
della tradizione ceramica del passato Fig. 32.183 . Matematica, 1934. Roma, da disegno 4 , che connette i primi due in una sor-
Nuova città universitaria. ta di ideale struttura a ferro di cavallo. Le aperture
Vedute del corpo posteriore
Scuola di Matematica Gli esordi di Ponti come e particolare.
proiettano all’esterno con grande chiarezza tutte
architetto avvengono all’interno della tradizione le funzioni interne, come è evidente nel corpo po-
classicista, ma molti e proficui sono anche i suoi 32.185 Ö steriore, dove il taglio delle finestre segue l’inclina-
Pianta della Scuola
contatti con il Razionalismo europeo Ant. 276 . Nel di Matematica. zione “a teatro” delle aule, mentre le finestrature
1934 è chiamato a partecipare alla costruzione del- a nastro della costruzione centrale sottolineano la
la Nuova città universitaria di Roma, progettando- presenza dei laboratori di disegno
ne la Scuola di Matematica Fig. 32.184 . Nonostante
l’evidente finalità propagandistica dell’operazio- Marcello Piacentini Con il consolidarsi del regime
ne, che oltre a Ponti coinvolge i massimi esponenti anche l’architettura muta. Dalla purezza geometri-
dell’architettura italiana del momento, l’architetto ca dei volumi si passa a un sempre maggior monu-
riesce a realizzare un edificio funzionale e rigoro- mentalismo. I semplici intonaci lasciano allora il po-
so, privo di compiacimenti monumentali e deco- sto al marmo e al travertino, le proporzioni si fanno
rativi. La grande costruzione risulta generata dal ■ Eug•ne Haussmann (Parigi, gigantesche e l’iniziale chiarezza delle composizio-
semplice incastro di tre corpi distinti: il primo, su 1809-1891) Funzionario di poli- ni viene progressivamente sacrificata alla scenogra-
zia e urbanista francese, legò il
tre piani, a pianta rettangolare, che accoglie l’in- suo nome alle grandiose opere ficità dell’insieme Ant. 277 . Il massimo ideologo di
gresso Fig. 32.185, 1 , le aule 2 , la biblioteca e gli stu- di ammodernamento urbanisti- questo monumentalismo di regime è senza dubbio
co e amministrativo della capi-
di dei professori; il secondo, a ventaglio, che com- tale francese intraprese da Na- Marcello Piacentini (Roma, 1881-1960), Accademico
prende su tre piani quattro vaste aule a gradoni 3 , poleone III e successivamente d’Italia e grande regista di tutta la febbrile attività
proseguite anche sotto la Terza
due delle quali capaci di 450 posti; il terzo, a tena- Repubblica. architettonica e urbanistica del Ventennio fascista.
210
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Palazzo di Giustizia di Milano Nel monumentale a


Palazzo di Giustizia di Milano, realizzato tra il 1939
e il 1940, sono già visibili le nuove caratteristiche
che l’architettura di regime sta ormai assumen-
do Figg. 32.186 e 32.187 . Il rivestimento marmoreo,
l’esagerata dilatazione delle finestre, le retoriche
scritte in rilievo, i due altissimi setti di muro all’in-
gresso, quasi a suggerire le colonne di un tempio
classico, costituiscono altrettanti elementi in con-
traddizione con l’originale linguaggio razionali- 32.186 
Marcello Piacentini,
sta, secondo il quale le dimensioni dovevano essere Palazzo di Giustizia,
suggerite sempre e soltanto dalle necessità di uti- 1939-1940. Milano.
lizzo abitativo o funzionale e non certo da quelle 32.187 
della propaganda ideologica. Romano Romanelli, b
La Giustizia Romana:
l’Imperatore Traiano
32.9.7 concede la grazia a una
donna. Marmo. Milano,
Palazzo di Giustizia.
Giovanni Michelucci
(1891-1990) 32.188 
Giovanni Michelucci, Studi.
La via toscana al Razionalismo Pistoia, Palazzo Comunale,
Centro di Documentazione
Giovanni Michelucci.
Giovanni Michelucci, nato a Pistoia il 2 gennaio 1891
a. Studio per il nuovo
e morto a Fiesole, presso Firenze, il 31 dicembre Palazzo di Giustizia di
1990, rappresenta una delle presenze più significa- Firenze, 1989. Tecnica
mista su cartoncino
tive all’interno del complesso panorama architet- avorio, 14,8×19,7 cm.
tonico italiano che va dal Razionalismo degli an- b. Disegno di studio della
ni Trenta al Neorealismo degli anni Cinquanta e torre scenica in rapporto che altro, è quello di disegnare». Anche nell’ulti-
con i corpi minori,
Sessanta ❯ Ant. 278 ❯ par. 34.15 . Michelucci si forma progetto del complesso ma produzione, infatti, (soprattutto schizzi e idee
all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove conse- teatrale di Olbia, 1990. per progetti rimasti irrealizzati) il segno è sempre
Pennarello e penna
gue la qualifica di Professore di Disegno Architet- su carta, 21×29,7 cm. generoso e fortemente espressivo, con filamento-
tonico. Disegni e stampe
si tratteggi a inchiostro di china e veloci tocchi di
Ancora a 98 anni è in febbrile produttività, pennarello colorato, per evidenziare volumi o par-
sempre pronto a ricordare che «il mio lavoro, più ticolarità strutturali Fig. 32.188 .
211

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


78,4%

a b

Stazione di Firenze Nel 1923 Michelucci supera l’e- 32.189   Una volta approvato il progetto, la realizzazione
Gruppo Toscano, Stazione
same di abilitazione alla professione di architetto e, ferroviaria di Santa Maria
fu estremamente rapida, grazie anche alle tecnolo-
poco dopo, è già professore all’università del capo- Novella, 1932. Firenze. gie adottate da Michelucci e dal suo gruppo: ampio
luogo toscano. È proprio nello stimolante ambiente Veduta attuale del fronte uso di acciaio e calcestruzzo armato e organizza-
esterno e particolare.
universitario che matura la decisione di partecipare zione del cantiere a settori, in modo da non dover
al concorso bandito nel 1932 per la costruzione del- 32.190 Õ mai interrompere il traffico dei treni. La Stazione
Gruppo Toscano, Progetto
la nuova stazione fiorentina di Santa Maria Novella. per la Stazione ferroviaria ferroviaria di Santa Maria Novella rappresenta il
Il giovane professore e cinque suoi prometten- di Santa Maria Novella più alto punto di sviluppo dell’architettura razio-
a Firenze, 1932.
ti allievi architetti – Nello Baroni (1906-1958), Pier nalista italiana. Essa è forse l’ultima testimonianza
a. Disegno prospettico
Niccolò Berardi (1904-1989), Italo Gamberini (1907- con la veduta della
di una progettazione a grande scala ancora sensibi-
1990), Sarre Guarnieri (1904-1933) e Leonardo Lu- pensilina dal lato partenze. le al dibattito culturale internazionale.
b. Disegno prospettico
sanna (1908-1973) – costituirono per l’occasione il del salone vetrato
L’edificio ha uno sviluppo prevalentemente oriz-
cosiddetto Gruppo Toscano e in meno di un mese di delle biglietterie. zontale, al fine di non contrapporsi in modo inu-
lavoro di équipe, rielaborando e approfondendo la Disegni e stampe
tilmente antagonistico con l’abside gotica di Santa
tesi di laurea di Italo Gamberini, presentarono la Maria Novella. La forma semplice e squadrata della
loro innovativa proposta Fig. 32.189 e 32.190 . costruzione è generata direttamente dalle funzioni
Il concorso, della cui giuria facevano parte, tra gli che è chiamata a svolgere. Poiché si tratta di una
altri, anche Marinetti e Piacentini, si concluse, fra ro- stazione di testa, nella quale cioè i convogli arriva-
venti polemiche, senza vincitori né vinti. Alla delica- no in un senso e ripartono nel senso opposto, l’e-
tezza della scelta urbanistica – si trattava di interveni- lemento centrale intorno al quale si organizza l’in-
re a poche centinaia di metri dall’abside della basilica tera struttura architettonica è costituito dal fascio
medievale di Santa Maria Novella – si aggiungeva dei sedici binari paralleli, differenziati fra traffico
l’ambiguità della scelta ideologica: se il fascismo postale, locale e a lunga percorrenza.
avesse dato via libera al progetto del Gruppo, sareb- Da questa precisa gerarchia delle funzioni deriva
be stato un implicito riconoscimento a livello cen- l’organizzazione degli spazi, imperniata soprattutto
trale della validità delle teorie razionaliste e moder- sullo studio e l’ottimizzazione dei percorsi. L’usci-
niste. Su tutto prevalse ancora una volta l’abilità di ta, infatti, sarà sul lato destro (cioè vicina all’ampia
mediazione di Marcello Piacentini che, sostenendo il pensilina degli autobus e dei taxi) a , mentre l’en-
progetto dei giovani razionalisti, sperava di ottenere trata, con il relativo salone delle biglietterie b , non
anche il consenso degli intellettuali antifascisti italia- sarà centrale ma leggermente spostata verso sinistra
ni e stranieri al fine di accrescere il proprio prestigio (cioè più prossima ai binari di transito).
personale. Pertanto riuscì a convincere direttamente Una lunga galleria di testa, infine, percorre la sta-
Mussolini a dargli il suo definitivo appoggio. zione perpendicolarmente ai binari Fig. 32.191 . Essa,
212
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

coperta con innovative vetrate a sbalzo, costituisce


il principale elemento di raccordo e di distribuzio-
ne. Sulla galleria si affacciavano il ristorante (che es-
sendo usufruibile da chiunque aveva anche delle en-
trate dall’esterno), il deposito bagagli (vicino al lato
arrivi), le sale d’aspetto (vicine, al contrario, al lato
partenze): destinazioni d’uso che i recenti lavori di
ristrutturazione hanno radicalmente mutato.
L’immediata riconoscibilità delle funzioni deter-
mina anche la scelta delle forme esterne. L’ingres- 32.191 Õ al disegno degli orologi e al tipo di carattere delle
Stazione ferroviaria di Santa
so alle biglietterie, infatti, è evidenziato da grandi Maria Novella. Veduta attuale
scritte informative Fig. 32.193 .
lucernari vetrati che interrompono bruscamente la della galleria di testa. Il rivestimento esterno, infine, è in pietra forte,
massiccia compattezza della massa muraria, gene- in modo da accordarsi, pur senza copiarlo, a quello
32.192 Õ
rando uno straordinario effetto di luce che, molto Stazione ferroviaria di Santa della Basilica di Santa Maria Novella. Questa volontà
appropriatamente, è stato definito «cascata di ve- Maria Novella. Particolare di colloquiare costantemente con l’esistente, dun-
della «cascata di vetro».
tro» Fig. 32.192 . que con la storia e con i materiali di un determinato
Anche nella scelta dei materiali Michelucci e i 32.193 Õ luogo, costituirà uno dei temi conduttori di tutta la
Stazione ferroviaria di Santa
suoi collaboratori si dimostrano estremamente at- Maria Novella. Particolare. produzione artistica di Michelucci anche negli anni
tenti, adottando soluzioni tecnologiche di avan- successivi e, soprattutto, nel secondo dopoguerra.
32.194 
guardia, con strutture in acciaio brunito e vetri spe- Giovanni Michelucci, Chiesa
ciali resistenti agli urti e agli sbalzi termici. Grande di San Giovanni Battista (o Chiesa dellÕAutostrada Ai primissimi anni Sessan-
rilievo, inoltre, viene dato ai particolari costrutti- dell’Autostrada), 1961-1964. ta risale la Chiesa di San Giovanni Battista, meglio no-
Campi Bisenzio (Firenze).
vi, ai dettagli e agli arredi. Nello Baroni, il designer Vedute dell’esterno e pianta. ta come Chiesa dell’Autostrada Fig. 32.194 . Costruita
del gruppo, si incarica personalmente di studiare le 32.195 
allo svincolo di Firenze Nord, essa sorge presso lo
panche di attesa sulle banchine (in legno e ottone), Chiesa dell’Autostrada. snodo dove l’Autostrada del Sole interseca la Firen-
le fontanelle per bere e rifornirsi d’acqua (in ghi- Veduta dell’interno. ze-Mare, alla periferia occidentale della città. Si trat-
sa), le plafoniere in vetro per l’illuminazione, fino ta dunque di una collocazione abbastanza insolita,
ma proprio per questo ricca di significati. Dedicata 213
alla memoria degli operai caduti nella realizzazione
dell’autostrada, infatti, essa è volutamente posta in
un luogo abbastanza squallido e disadorno. In que-

32 ■ Oltre la forma. LÕAstrattismo


sto modo Michelucci cerca di riqualificare il luogo
stesso, trasformandolo da anonimo punto di pas-
saggio a nuova meta di interesse.
Questo tentativo può essere inquadrato in una
visione architettonica di tipo neorealista, tendente
cioè a recuperare un rapporto nuovo e sincero sia
con la realtà ambientale sia con quella sociale. La
forma impiegata, del resto, è frutto di un evidente
travaglio. Perse le certezze razionaliste degli anni
Trenta, affiorano in ordine sparso reminiscenze di
architettura spontanea, così come citazioni colte da
Wright (il connubio pietra-calcestruzzo) e dall’ulti-
mo Le Corbusier della Cappella di Ronchamp.
Alla razionale bianchezza dell’intonaco di Le 32.196  
Giovanni Michelucci e Bruno
Corbusier, però, Michelucci preferisce una mura- Sacchi, Sede Centrale della
tura in pietra a vista, realizzata secondo la secolare Banca del Monte dei Paschi
tradizione dei capomastri. Anzi, egli lascia liberi gli di Siena, 1973-1983.
Colle di Val d’Elsa (Siena).
operai di realizzare i muri secondo le consuetudi- Veduta laterale e particolare.
ni delle rispettive regioni di provenienza. In conse-
32.197 
guenza a ciò la tessitura delle pietre è spesso diver- Sede Centrale della Banca
sa e irregolare, in quanto racconta la storia di chi del Monte dei Paschi
di Siena. Veduta
vi ha lavorato. Ecco allora che il complesso organi- della piazza coperta.
smo architettonico sembra quasi nascere dal suolo,
adattandosi alle lievi ondulazioni del terreno con la
stessa morbidezza con la quale vi si adattavano gli
antichi casali dei contadini toscani.
La copertura, in calcestruzzo armato rivestito
esternamente di rame, assume la forma plastica di
una grande vela che da un lato poggia sulla mura-
tura e, dall’altro, è puntellata verso l’alto da una
selva sottile di pilastrini e bretelle in calcestruzzo.
Internamente lo spazio viene organizzato in modo
suggestivo su due livelli, diversificati a loro volta
dall’impiego, quale elemento strutturale, rispetti-
vamente della pietra o del calcestruzzo Fig. 32.195 . un’enorme ala. Fra gli intenti progettuali di Miche-
lucci, coadiuvato nelle fasi esecutive dall’architetto
Sede Centrale del Monte dei Paschi Nel 1973 Bruno Sacchi (1931-2011), vi è quello di ribaltare il
Michelucci è incaricato dalla Banca del Monte dei classico rapporto interno-esterno, facendo sì che
Paschi di Siena di costruire la nuova Sede Centra- la città possa entrare dentro la banca e che questa
le di Colle di Val d’Elsa. L’architetto, già più che vi si proietti sopra a sua volta, generando percorsi
settantenne, interviene su un preesistente edificio pedonali, zone di sosta e di riposo Fig. 32.197 .
industriale in rovina inserendo nella città bassa, Grazie alla sua esistenza quasi centenaria, Miche-
immediatamente a ridosso dell’antico centro sto- lucci è stato dunque maestro e ispiratore per almeno
rico medievale, una struttura fortemente innova- quattro generazioni di architetti italiani che, da lui,
tiva Fig. 32.196 . Riducendo al minimo l’uso delle hanno imparato a porre alla base di ogni itinerario
murature convenzionali, infatti, Michelucci proget- progettuale l’uomo, la sua misura, i suoi percorsi e le
ta un grande organismo metallico che riunisce sug- sue esigenze. Le architetture michelucciane, anche
gestivamente in sé l’idea di piazza coperta, dunque quelle apparentemente più rigorose e geometriche,
di spazio civico collettivo, con quella economica vogliono essere soprattutto spazi da attraversare,
di una banca. Entrambe le funzioni sono racchiu- non asettici contenitori. «Una struttura ha senso»,
se (e quasi protette) sotto una copertura metallica affermava «solo se serve bene al suo scopo. E in que-
dal profilo spezzato, simbolicamente assimilabile a sto “servir bene” sta il suo valore e la sua bellezza».
Tra Metafisica,

33
33.1
richiamo all’ordine
ed École de Paris

33.1 Ñ× 1910. Olio su tela,


I protagonisti della stagione 119×75 cm. Berlino,
della Metafisica. Staatliche Museen,
Metafisica e oltre a. Giorgio de Chirico,
Nationalgalerie. Particolare.
c. Carlo Carrà, Autoritratto,
Autoritratto, 1925. 1951. Olio su tela,
«Tornate al mestiere!» Olio su tela, 62,5×46 cm. 80×75 cm. Firenze,
Roma, Galleria Nazionale Galleria degli Uffizi.
d’Arte Moderna d. Giorgio Morandi,
Una combinazione di casualità, fra le durezze e le e Contemporanea. Autoritratto, 1924.
b. Giorgio de Chirico, Ritratto Olio su tela, 53×44 cm.
sofferenze della guerra, fece incontrare a Ferrara, nel del fratello Andrea, Firenze, Galleria degli Uffizi.
marzo 1917, Giorgio de Chirico Fig. 33.1, a ❯ par. 33.2 ,
il f ratello Andrea, meglio noto con lo pseudoni-
a
mo di Alberto Savinio b ❯ par. 33.5 , e Carlo Car- usati fuori del loro contesto solito, sembrano rivela-
rà c ❯ par. 33.3 . Fu la nascita ufficiale della pittura re un nuovo significato, che sorprende e disorienta.
metafisica, alla quale nel 1918 aderì anche Giorgio Nel 1919 De Chirico scriveva:
Morandi d ❯ par. 33.4 . Tuttavia quel genere di pit- «L’opera d’arte metafisica è quanto all’aspetto
tura era stato un’autonoma invenzione del solo De serena; dà però l’impressione che qualcosa di
Chirico che lo praticava sin dal 1909. nuovo debba accadere in quella stessa serenità e
Il termine «metafisica», di origine greca, è ine- che altri segni, oltre a quelli già palesi, debbano
rente alla filosofia. Dal punto di vista strettamen- subentrare sul quadrato della tela. Tale è il sin-
te storico fu Andronico di Rodi, nel I secolo a.C., a tomo della profondità abitata. Così la superficie
distinguere gli scritti di Aristotele in due gruppi di piatta d’un oceano perfettamente calmo ci in-
opere. Il primo comprendeva i trattati riguardanti quieta non tanto per l’idea della distanza chilo-
la fisica (che studia le leggi della natura); il secondo metrica che sta tra noi e il suo fondo quanto per
era costituito dai testi riferiti all’essenza delle cose, tutto lo sconosciuto che si cela in quel fondo»
cioè ai principi insiti nelle cose stesse, senza i quali b
(«Valori Plastici», aprile-maggio 1919).
esse non potrebbero esistere. Mentre le opere del
primo gruppo studiano i fenomeni naturali perce- I contenuti di un dipinto metafisico vanno al di là di
pibili attraverso i cinque sensi (udito, vista, odorato, ciò che si vede, dunque, oltre la natura.
gusto, tatto), quelle del secondo indagano, tramite «Io entro in una stanza, vedo un uomo sedu-
l’intuizione e il ragionamento, le realtà di cui non si to sopra una seggiola, dal soffitto vedo pende-
ha esperienza diretta. Il primo gruppo ebbe il titolo re una gabbia con dentro un canarino, sul mu-
complessivo di tà physikà (le trattazioni «concernen- ro scorgo dei quadri, in una biblioteca dei libri,
ti la natura»), il secondo fu indicato come tà metà tà tutto ciò non mi colpisce, non mi stupisce, poi-
physikà (le trattazioni «oltre quelle concernenti la na- ché la collana dei ricordi che si allacciano l’uno
tura»). Il termine metà (oltre, dopo), con il passar del c all’altro mi spiega la logica di ciò che vedo; ma
tempo, coincise con il contenuto stesso degli scritti, ammettiamo che per un momento e per cause
contenuto che andava oltre la fisica e che le era in un inspiegabili e indipendenti dalla mia volontà si
certo senso superiore. Metafisica, quindi, passò – e spezzi il filo di tale collana, chissà come vedrei
sta – a indicare il soggetto del secondo gruppo delle l’uomo seduto, la gabbia, i quadri, la biblioteca;
opere aristoteliche (o corpus aristotelico). chissà allora quale stupore, quale terrore, e forse
Nell’uso di De Chirico e dei suoi compagni me- anche quale dolcezza e quale consolazione pro-
tafisici, il termine ha come unico punto di contatto verei io mirando quella scena» («Valori Plastici»,
con quello filosofico l’allusione a una realtà diversa, aprile-maggio 1919).
che va oltre quello che si vede – o comunque che si
percepisce attraverso i sensi – allorché gli oggetti, d La «collana dei ricordi» a cui allude de Chirico è la
33.1 Metafisica e oltre ■ 33.2 Giorgio de Chirico ■ 33.3 Carlo Carrà
■ 33.4 Giorgio Morandi ■ 33.5 Alberto Savinio ■ 33.6 Esperienze italiane ■ Visita le sale
33.7 Neue Sachlichkeit ■ 33.8 L’ƒcole de Paris sull’arte della
Metafisica e
dell’école de Paris

logica della memoria, che associa significati, usi e


spazi propri a ogni cosa; se essa per qualche ragio-
ne (anche volontaria) si spezza, tutto diventa all’im-
provviso nuovo e inaspettato. Tale situazione, che
crea una diversa realtà o che carica di informazio-
ni inedite gli oggetti comuni e le circostanze della
sfera quotidiana, può essere proposta dalla pittu-
ra estraniando gli oggetti dal loro usuale contesto
oppure mostrando come inanimati luoghi fatti per
ospitare persone, con un effetto provocatorio che
genera un vago senso di turbamento. a
Non è, come forse superficialmente potrebbe
apparire, l’inizio del Surrealismo, anche se, come
si è già avuto modo di constatare, i Surrealisti ri-
tennero De Chirico loro precursore. Esula dagli
intenti di De Chirico (e da quelli di tutti i pittori
metafisici) il ricorso al sogno, all’automatismo,
all’inconscio, alla pretesa di conciliare sogno e ve-
glia in una realtà trasfigurata e superiore. Al fine
di impedire ogni equivoco, pertanto, si è evitato di
far precedere alla trattazione del Surrealismo quel-
la della Metafisica, sebbene essa, temporalmente,
b
si collochi prima del movimento che si raccoglieva
attorno ad André Breton.
La pittura metafisica nasce piuttosto in oppo-
sizione sia al Futurismo italiano sia alle esperien-
ze francesi, dall’Impressionismo al Divisionismo. dine», alla certezza del disegno e, più in generale,
Queste ultime, secondo De Chirico, furono anzi della tradizione formalistica della pittura italiana,
«la rovina dell’arte moderna»; da ciò l’incitamento: che ben rispondeva alla condizione di smarrimento
e di bisogno di sicurezze dovuta alla guerra e, suc-
«Tornate al mestiere! Non sarà cosa facile, ci
cessivamente, alla profondissima crisi di valori che
vorrà tempo e fatica. Mancano le scuole e i ma-
ne seguì. Un richiamo all’ordine che veniva di pari
estri, o piuttosto ci sono ma inquinate e inqui-
passo vagheggiato e teorizzato, oltre che in Italia,
nati dalle baldorie coloristiche che da mezzo se-
c anche in altre parti d’Europa.
colo infieriscono sull’Europa» («Valori Plastici»,
novembre-dicembre 1919).
33.2 Ó «Valori Plastici» Fu la rivista «Valori Plasti-
All’immediatezza visiva e allo spazio rarefatto de- Copertine di «Valori Plastici». ci» Fig. 33.2 , fondata nel 1918 dal pittore piacentino
gli Impressionisti, alla scomposizione delle forme a. Fascicolo VII-VIII, 1920. Mario Broglio (1891-1948), a diffondere i contenuti
b. Fascicolo IX-XII, 1920.
e allo spazio dinamico dei Futuristi la Metafisica c. Fascicolo n. 4, 1921. della pittura metafisica, accogliendo nelle sue pagine
oppone uno spazio rigidamente geometrico, una scritti di Savinio, di Carrà e dello stesso De Chirico.
33.3 Ö
prospettiva schematica, ma ordinatrice, un colore Carlo Carrà, L’ovale delle Anzi, il primo fascicolo, apparso nel novembre 1918,
terso e omogeneo, una solida volumetria degli og- apparizioni, 1918-1919. Olio recava proprio la riproduzione di un dipinto di Carlo
su tela, 92×60 cm. Roma,
getti, infine un segno netto, deciso e sicuro. Galleria Nazionale d’Arte
Carrà, L’ovale delle apparizioni – in uno stato prece-
Si trattava in realtà di un forte «richiamo all’or- Moderna e Contemporanea. dente a quello della Fig. 33.3 , che è forse dell’anno
216 Novecento e Novecento Italiano L’esperienza di
«Valori Plastici» si esaurì nel 1922, proprio quando
a Milano alcuni artisti, il più significativo dei qua-
li fu Mario Sironi ❯ par. 33.6 , raggruppatisi sotto la
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

sigla Novecento, organizzarono la loro prima espo-


sizione. La loro pittura accetta e sviluppa i conte-
nuti del «richiamo all’ordine» che aveva già ispirato
«Valori Plastici», ma con una più acuta e accentuata
sensibilità volumetrica e chiaroscurale finalizzata a
una grande e quasi classica solennità compositiva.
Quando il gruppo esordì pubblicamente alla XIV
Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia nel
1924, le sue idee erano condivise da molti artisti ita-
liani che si erano rivolti a una rappresentazione pit-
torica naturalistica e oggettiva, ma permeata da una
sorta di atmosfera magica, di sospensione incantata:
ciò che, con grande forza evocatrice, venne definito
Realismo magico. Nel catalogo dell’esposizione figu-
rava un saggio di Margherita Grassini Sarfatti (1880-
1961), giornalista del «Popolo d’Italia», l’organo del
PNF (Partito Nazionale Fascista), e amica persona-
le di Benito Mussolini, da poco salito al potere, la
quale aveva appoggiato sin dall’inizio i componenti
del gruppo Novecento. In esso la Sarfatti esclamava
enfaticamente: «Deità lungamente profughe, ecco
ora le idee generali, le idee-maestre, ritornare al do-
minio delle arti plastiche», plaudendo così al ritorno
della pittura all’ordine della forma e del volume, agli
«ideali sempre più chiari e definiti di concretezza e di
semplicità», alla «rotonda corposità dei piani e del-
le penombre, caratteristiche tipicamente italiane».
Alla prima uscita pubblica fece seguito, nel 1926,
la Prima Mostra del Novecento Italiano, come ormai il
gruppo, cresciuto e divenuto movimento nazionale,
si chiamò. Ancor più ampia ed eterogenea, per for-
mazione e provenienza, fu la presenza alla seconda
mostra del 1929. Tuttavia gli esiti del movimento,
orientato verso un’arte popolare e nazionale, sfo-
ciarono in espressioni artistiche apertamente di re-
gime. Agli inizi degli anni Trenta, infatti, l’assorbi-
successivo –, e del Grande metafisico Fig. 33.4 , un di- 33.4 Ó Ô mento dei contenuti di Novecento e di Novecento
Giorgio de Chirico,
pinto di Giorgio de Chirico del 1917. Il grande metafisico, 1917.
Italiano entro i confini dell’estetica fascista era or-
La rivista si prefiggeva lo scopo di mostrare l’in- Olio su tela, 104,5×69,8 cm. mai avvenuto, mentre alcuni artisti, singolarmente o
tima coerenza fra le moderne correnti figurative e Collezione privata. raggruppati sotto nuove sigle, non si riconoscevano
Intero e particolare.
i valori più sinceri della tradizione pittorica italiana, più nei suoi principi ispiratori. All’Esposizione del
soprattutto del Trecento e del Quattrocento; quelli, 1924 Mario Sironi, tra le altre opere, aveva presen-
cioè, della forma, del disegno e della solidità volu- tato L’architetto Fig. 33.5 e L’allieva Fig. 33.6 , due tele
metrica. Per l’appunto i valori plastici. Tuttavia non eseguite rispettivamente nel 1922 e nel 1924. Nella
erano escluse dalle pagine della rivista le informazio- prima un uomo dai tratti decisi è colto all’interno
ni sulla coeva arte europea. Il secondo numero, per di uno studio artistico, come rivelano il nitido capi-
esempio, fu dedicato alle correnti artistiche francesi. tello corinzio a sinistra e il semplice vaso di destra,
Ma non mancarono neppure saggi sugli aderenti a entrambi su alti piedistalli. Il secondo dipinto ritrae
De Stijl o a Der Blaue Reiter. La rivista, insomma, non invece una giovane donna circondata da oggetti ri-
voleva essere, né trasformarsi, in un chiuso labora- feribili all’attività di un pittore: un solido piramidale
torio italiano, ma aspirava all’internazionalità del a destra, una piccola scultura raffigurante un nudo
contenuto e a un ampio respiro dell’informazione. femminile a sinistra, un’anfora e una squadra di le-
33.5 Ñ
Mario Sironi, L’architetto, 33.2 217
1922. Olio su tela, 70×60 cm.
Collezione privata.
Giorgio de Chirico
33.6 ×
(1888-1978)

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


Mario Sironi, L’allieva, 1924.
Olio su tela, 97×75 cm.
Venezia, Collezione Deana. «Pictor classicus sum»
33.7 Ô (Sono un pittore classico)
Giorgio de Chirico,
Autoritratti.
a. Autoritratto, 1911. La vita pittorica e gli interessi artistici di Giorgio de
Olio su tela, 72,5×55 cm. Chirico possono essere condensati ed esemplifica-
Lugano, Collezione privata.
b. Autoritratto, 1920.
ti nelle f rasi epigrafiche che accompagnano due
Olio su tavola, suoi autoritratti – l’uno del 1911 Fig. 33.7, a , l’altro
50×39,5 cm. Monaco, del 1920 b – e in una celebre affermazione: «Pic-
Neue Pinakothek.
Particolare. tor classicus sum» (Sono un pittore classico). Nella
c. Autoritratto in costume prima epigrafe si legge: «Et quid amabo nisi quod
da torero, 1940-1941.
Olio su tela, 80×60 cm. ænigma est?», cioè: «E cosa amerò se non ciò che
Firenze, Casa Museo è enigma?»; nella seconda (scolpita in un cartiglio
Rodolfo Siviero.
Particolare. che l’artista, come in un ritratto del Quattrocento,
tiene con la mano destra) è scritto invece: «Et quid
amabo nisi quod rerum metaphysica est?», «E cosa
a amerò se non ciò che è metafisica?».
L’enigma, la metafisica e la classicità: questi, dun-
que, sono i fondamenti dell’arte di De Chirico. L’e-
nigma è il mistero, il dubbio, il segreto da svelare,
l’inspiegabile. La metafisica è quella verità nuova
che si cela in ogni oggetto se solo si riesce a vederlo
o immaginarlo al di fuori del suo usuale contesto.
Spiega De Chirico in un saggio del 1919 dall’emble-
matico titolo Noi metafisici:
«La parola “metafisica” scomponendola potreb-
b be dar luogo a un altro mastodontico malinteso:
“metafisica” dal greco metà tà fusikà (“dopo le co-
se fisiche”), farebbe pensare che quelle cose che
trovansi dopo le cose fisiche debbano costituire
una specie di vuoto nirvanico. Pura imbecillità
se si pensa che nello spazio la distanza non esiste
e che un inspiegabile stato X può trovarsi tanto di
là da un oggetto dipinto, descritto o immaginato,
quanto di qua e anzitutto (è precisamente ciò che
accade nella mia arte) nell’oggetto stesso».
Il «Pictor classicus sum», infine, è l’essenza del te-
c sto pubblicato nel fascicolo di novembre-dicembre
gno sul tavolo in primo piano. La donna, seduta, è 1919 di «Valori Plastici» inerente al «ritorno al me-
avvolta in un abito scuro dall’ampia scollatura e po- stiere». Dopo aver criticato la situazione artistica di
sa la mano destra sul braccio sinistro. Lo sguardo è quegli anni di inizio secolo, De Chirico parla del Fu-
perso nel vuoto, mentre ombre dense si concentra- turismo che, con le sue «baldorie», aveva dato il col-
no sulla parte destra del suo volto dall’ovale perfetto, po di grazia alla pittura italiana «in fatto di materia
come in un’esatta trasposizione in abiti contempora- e di mestiere» concludendo: «Per mio conto sono
nei della Monna Lisa. Perfino le palpebre pesanti so- tranquillo, e mi fregio di tre parole che voglio sia-
no le stesse del ritratto ispiratore, ma lo spazio infini- no il suggello d’ogni mia opera: Pictor classicus sum».
to del paesaggio di Leonardo si è qui trasformato nel De Chirico, pertanto, ritiene di essere sempre stato
chiuso studio d’artista, e la donna non sorride più. classico perché in linea con la tradizione pittorica ita-
Purtroppo non erano più tempi, quelli che l’Italia si liana basata sul disegno, sulla forma e sul volume.
apprestava ad affrontare, da indurre al sorriso. Giorgio de Chirico, figlio di un ingegnere ferro-
218 33.8 Ñ
Giorgio de Chirico, La sposa
fedele, 1917. Matita su carta,
32×22 cm. Roma, Galleria
Nazionale d’Arte Moderna
e Contemporanea.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Disegni e stampe

33.9 
Giorgio de Chirico, Euripide,
1921. Matita su carta,
31,7×21,5 cm. New York,
Museum of Modern Art.
Disegni e stampe

33.10 Ô
Euripide. Città del Vaticano,
Musei Vaticani. Particolare.
intero ❯ Fig. 33.25, c

viario italiano, in Grecia per lavoro, nasce a Vólos 33.11 Ô listi. Nella capitale francese l’artista resterà fino al
Giorgio de Chirico,
in Tessaglia il 10 luglio 1888. Nella culla della civil- La gravida (copia da Raffaello),
1930; nel 1932 si trasferisce a Firenze, dopo un bien-
tà occidentale compie i suoi primi studi. Nel 1906, 1920. Olio su tavola, nio passato a New York. Nel 1944 il suo approdo fi-
dopo la morte del padre, si trasferisce a Milano 65×49 cm. Roma, Galleria nale è Roma, città dove vive fino alla morte, soprav-
Nazionale d’Arte Moderna
e quindi a Firenze con la madre e il f ratello An- e Contemporanea. venuta il 20 novembre 1978, all’età di novant’anni.
drea ❯ par. 33.5 , al quale lo legheranno per tutta la Negli ultimi decenni di vita, dopo un lungo pe-
vita un immenso affetto e un’intensa corrisponden- riodo caratterizzato da un rinnovarsi continuo dei
za artistica e spirituale. Al 1909 risalgono i primi suoi modi e temi pittorici, ripropone, quasi senza
dipinti poi definiti metafisici. cambiamenti né evoluzione, la pittura metafisica
Nel 1910 è a Monaco per frequentarvi l’Accade- praticata nel primo ventennio del Novecento, di-
mia di Belle Arti. Nella città bavarese ha modo di ap- mostrando – lui che con i numerosi autoritratti
profondire la filosofia di Friedrich Nietzsche (1844- aveva lentamente, ironicamente e con sagacia pro-
1900), che già conosceva, e ha contatti con quella di ceduto alla mitizzazione di se stesso Fig. 33.7, c –
Arthur Schopenhauer (1788-1860) e con la pittura che poteva anche cambiare il processo di storiciz-
di Arnold Böcklin. Gli scritti dei due filosofi e il sim- zazione della sua attività artistica rimescolando le
bolismo del pittore di Basilea stanno alla base delle carte del proprio percorso pittorico.
concezioni artistiche di De Chirico e della sua pittu-
ra metafisica che, pertanto, trae origine, ed è soste- Il disegno Per De Chirico il disegno è «l’arte divina,
nuta, da spinte colte e letterarie. ■ Arnold Bšcklin (Basilea, base di ogni costruzione plastica, scheletro di ogni
1827-San Domenico di Fieso-
Nel 1911 Giorgio de Chirico soggiorna a Parigi le, 1901) Partito come paesag- opera buona, legge eterna che ogni artefice deve se-
dove raggiunge il fratello, lì trasferitosi, ed espone gista, Böcklin – uno dei precur- guire». Disegno vuol dire: disciplina, tecnica, eserci-
sori della sensibilità simbolista
al Salon d’Automne; nel 1913, invece, espone al Salon nel mondo tedesco – appro- zio. Il segno di Giorgio de Chirico è preciso e sciol-
des Indépendants. Allo scoppio della Prima guerra da nella maturità alla mitologia, to; ne è esempio La sposa fedele Fig. 33.8 , risalente al
popolando le sue opere di fau-
mondiale rientra in Italia assieme al fratello per ar- ni, ninfe, sirene, tritoni, nereidi, 1917. La matita delinea i contorni del manichino se-
ruolarsi e ottiene Ferrara come destinazione. Nella centauri. Nel suo stile conflui- duto, del panchetto con le gambe mosse (coinciden-
scono elementi ripresi dall’An-
città degli Este nel 1917 avviene l’incontro con Car- tico (gli affreschi pompeiani in ti con quelle del manichino stesso), dell’elemento di
lo Carrà e nasce ufficialmente la pittura metafisica. modo particolare), dal Rinasci- balaustra in primo piano e degli altri oggetti rappre-
mento italiano e dal Seicento
Dal 1918 al 1922 De Chirico partecipa attivamente olandese. Sperimentatore ine- sentati sul foglio. Le ombre, date con brevi tratti in-
sausto di tecniche del passa- crociati o arcuati – più o meno insistiti –, rendono
alla vita della rivista «Valori Plastici» e nel 1924 è di to, affida al mito contenuti sim-
nuovo a Parigi, dove frequenta il gruppo dei Surrea- bolici. così le figure tornite e rilevate.
33.12  219
Giorgio de Chirico, L’enigma
dell’ora, 1911. Olio su tela,
55×71 cm. Milano, Collezione
privata. Intero e particolari.

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


33.13 Ñ
Filippo Brunelleschi, Spedale
degli Innocenti, dal 1419.
Firenze. Immagine precedente
alla campagna di restauro
del 1966-1970, quando
l’attico ottocentesco è stato
demolito.

33.14 Ñ
Giorgio Vasari, Corridoio
Vasariano, 1565. Firenze.

I temi metafisici vi sono già tutti definiti: il mani-


chino (sorta di oggetto antropomorfo vivente-non
vivente), il pavimento in assi di legno come quelle
dei palcoscenici dei teatri, la stanza prospetticamen-
te definita, il paesaggio urbano con un edificio in-
dustriale dotato di arcate e alte ciminiere che non
emettono fumo, il senso infinito dell’attesa (il mani-
chino, visto di spalle, è rivolto verso la porta aperta che indica l’ora Fig. 33.12, c stabiliscono con l’osser-
della stanza, come se attendesse qualcuno). vatore un rapporto di attesa; attesa di un evento
È del 1921, invece, Euripide Fig. 33.9 , lo studio di sconosciuto, enigmatico, che apparentemente sta
una statua ellenistica dei Musei Vaticani Fig. 33.10 . per compiersi, ma che, probabilmente, non si com-
Il segno è diventato più morbido e con sicurezza pirà mai. Anche il tempo si è fermato e aspetta nel
l’artista delinea la mano destra del grande tragico silenzio di una piazza pressoché disabitata.
greco che stringe un rotolo con i propri scritti. Con L’opera, pur facendo ricorso a elementi ben ri-
leggerezza la matita insiste attorno agli occhi, sul- conoscibili, riesce a comunicare anche altro, e l’e-
le tempie e sulla bocca per conferire al marmo una dificio, la vasca, l’orologio e le due figure appaiono,
parvenza di vitalità. D’altra parte, da poco De Chiri- perciò, sotto un aspetto inedito e misterioso.
co aveva iniziato a copiare i maestri rinascimentali e Non a caso in uno scritto del 1911-1914, citando
il suo tratto era diventato più attento Fig. 33.11 . So- a
un passo di Parèrga e paralipòmena (1851) di Scho-
no gli anni di «Valori Plastici», del «richiamo all’ordi- penhauer, Giorgio de Chirico scrive:
ne» e del «ritorno al mestiere»: per potersi dire clas-
«“Per avere delle idee originali, straordinarie e
sici occorre imparare dai grandi del passato.
forse immortali, non si deve far altro che isolar-
si dal mondo per pochi momenti in modo così
LÕenigma dellÕora L’enigma dell’ora Fig. 33.12 è fra i
completo che gli avvenimenti più comuni sem-
primi dipinti propriamente metafisici di De Chirico.
brino essere nuovi e insoliti e rivelino in tal mo-
Un porticato, preceduto da una gradinata e so-
do la loro vera essenza”. Se invece della nascita
vrastato da una loggia, occupa quasi l’intero spazio
di idee “originali, straordinarie, immortali”, im-
della tela. Nella sua penombra una figura umana
maginate la nascita di un’opera d’arte (pittura o
immobile aspetta a . In basso i raggi del sole pome-
scultura) nella mente di un artista, avrete il prin-
ridiano, che genera ombre lunghe, sfiorano appe-
cipio della rivelazione nella pittura».
na una vasca con uno zampillo, mentre investono
l’uomo vestito di bianco che le sta di fianco b . Il b
portico reca suggestioni di architetture fiorentine Le Muse inquietanti Nel 1917, quasi fosse un ve-
rinascimentali: dallo Spedale degli Innocenti (con ro e proprio manifesto della pittura metafisica, De
la sopraelevazione che un restauro ha poi elimina- Chirico dipinge Le Muse inquietanti Fig. 33.15 .
to) Fig. 33.13 al Corridoio Vasariano Fig. 33.14 . Nel mezzo di una grande piazza dominata
Il colore dato per campiture uniformi e il cielo dalla sagoma rossa del Castello Estense di Ferra-
limpido che traspare dalle aperture del portico e ra Fig. 33.16 – città in cui, come si è già ricorda-
della loggia contribuiscono a definire la geometria to, l’artista si trovava dall’inizio della Prima guerra
dell’architettura, resa in modo essenziale, ma con mondiale – si protende un palco formato da tavole
una prospettiva approssimativa. I due uomini im- di legno il cui colore non è molto diverso da quello
mobili, come se fossero lì da sempre, e l’orologio c del castello. Le commessure delle assi sembrano
220 33.15 Ñ 33.16 Ô
Giorgio de Chirico, Ferrara, Castello Estense.
Le Muse inquietanti, 1917. Veduta d’insieme
Olio su tela, 97×66 cm. dell’ala orientale.
Milano, Collezione Mattioli.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

bimbo, sono disposti fra i muti personaggi di pie-


tra. L’uomo è assente, le finestre degli edifici sono
buie o chiuse. Le Muse, protettrici delle arti e palu-
date all’antica, quasi colonne consunte dal tempo,
sono immobili ed enigmatiche presenze depositarie
di un mistero inaccessibile e inquietante.
La brezza che muove i vessilli issati sul castello
rendendo terso il cielo (di un improbabile verde), la
nitidezza del segno, la mancanza di una prospettiva
atmosferica, le ombre nette e lunghe, il colore cal-
do e dorato che pervade l’intero dipinto, il silenzio
che regna sovrano, il tempo sospeso sono gli ele-
menti di cui l’artista si serve per prospettare una
realtà diversa da quella usuale e conosciuta, meta-
fisica appunto, di cui non si è sempre consapevoli,
ma che è insita in tutte le cose. Se solo si è capaci
di percepirla, essa genera un «lirismo consolatore».

Interni metafisici Il tema dell’inquietudine compa-


re con evidenza in Grande interno metafisico Fig. 33.18 ,
un olio del 1917. Ambientato in un atelier dalla pro-
governate da una prospettiva rigorosa, ma è solo 33.17 Ô spettiva molto scorciata, il dipinto mostra una peda-
Schema prospettico
apparenza. Infatti, almeno due sono i punti di fuga delle Muse inquietanti.
na ove si affollano cavalletti, tele, sagome e collages.
del palco, per quanto molto vicini, tanto da sug- In una tela di formato quadrato – l’unico oggetto
gerirne alla vista uno solo Fig. 33.17 . Altri distinti in veduta quasi frontale – è rappresentato in mo-
punti di fuga possono essere individuati sia per il do assai realistico un grande sanatorio sullo sfondo
castello sia per le architetture in ombra sulla destra. di un rigoglioso giardino alberato con una fontana
Nonostante tutto, pur nell’incoerenza geometrica, nel mezzo. La tela sembra assumere la funzione di
P1 P2
De Chirico riesce a suggerire uno spazio omoge- una finestra aperta («Il paesaggio chiuso nell’arca-
neo, preciso, plausibile e matematico. ta del portico, come nel quadrato o nel rettangolo
Rosse e alte ciminiere sulla sinistra non emetto- della finestra» – avrebbe scritto De Chirico nel 1922
no fumo e non sono, pertanto, segno di attività o – «acquista maggiore valore metafisico, poiché si so-
di vita. Sul palco prendono posto armonicamente lidifica e viene isolato dallo spazio che lo circonda.
delle statue-manichino dalle grandi teste ovoidali e L’architettura completa la natura»). Il forte effetto
collocate su piedistalli (la figura inanimata, al cen- di straniamento metafisico scaturisce, infine, anche
tro, seduta su un parallelepipedo azzurro, è “smon- dalla contrapposizione fra l’immagine riconoscibile
tata”: la sua testa rimossa le è appoggiata ai piedi). del paesaggio e l’inquietante estraneità dello spazio
Altri corpi geometrici, colorati come i giochi di un compresso dell’interno dell’atelier.
221

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


33.18 Ó 33.20 Ö tico, quasi traduzione da una statua ellenistica, ruo-
Giorgio de Chirico, Grande Giorgio de Chirico,
interno metafisico, 1917. Olio Ganimede, 1921. Tempera
tato verso destra e levato in alto, forse in contem-
su tela, 95,5×70,5 cm. New su tela montata su cartone, plazione dell’aquila di Zeus, che lo avrebbe rapito,
York, Museum of Modern Art. 44×32 cm. Collezione privata. o in sua attesa Fig. 33.21 . Gli occhi sono grandi,
33.19  33.21  lucidi e languidi, il naso dritto e le labbra carnose e
Giorgio de Chirico, La statua Schema grafico appena dischiuse. La sua testa è coronata di foglie
che si è mossa (Mercurio), della postura e dei movimenti
1920. Collezione privata. di Ganimede. e rose rosse. Il drappo che gli attraversa diagonal-
mente il busto esalta la luminosità dell’incarnato,
Ganimede Il riferimento alla classicità si fa prepo- mentre il giovane si staglia contro un cielo solca-
tente soprattutto negli anni del cosiddetto «roman- to da strisce parallele di nuvole sottili secondo una
ticismo» dechirichiano. I manichini spariscono dal- direzione diagonale, opposta a quella del drappo.
le composizioni, mentre si infittiscono le citazioni
dal mondo classico e fanno la loro comparsa an- Villa romana In Villa romana Fig. 33.22 , sotto una
che gli esseri umani Fig. 33.19 . Allo stesso tempo scoscesa parete rocciosa ammantata di piante ver-
aumentano gli sguardi volti al Neoclassicismo, alla de scuro, si ergono, come in un dipinto mantegne-
pittura dei grandi maestri del Quattrocento italia- sco o di Böcklin Fig. 33.24 , due edifici dei quali si
no, al mondo mitologico e simbolico di Böcklin. vedono le sole porzioni superiori. Essi, dal caldo
Il ritorno al mestiere si concretizza anche nell’ab- colore rosso-aranciato, sono coperti a terrazza e
bandono della pittura a olio e nell’adozione, al suo presentano delle facciate riquadrate e scompartite
posto, della tecnica della tempera che consente di da fasce di marmo bianco. È il momento, questo
delineare meglio oggetti e personaggi. (1920), in cui Giorgio de Chirico anche con gli scrit-
È il caso di Ganimede e di Villa romana, due tem- ti rivendica l’importanza dell’architettura nella pit-
pere rispettivamente del 1921 e del 1922. tura italiana (dai Primitivi a Giotto, al Quattrocen-
Il giovane Ganimede Fig. 33.20 – proposto come to) e il «senso architettonico nella pittura antica»,
un ritratto a mezzo busto – è colto con il volto an- quando «la natura stessa è vista dal pittore [...] con
222 33.22 Ñ
Giorgio de Chirico,
Villa romana, 1922. Tempera
su tela, 101,5×75,7 cm.
New York, Collezione privata.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

33.23 
Schema prospettico L P O
di Villa romana.

33.24 Ô
Arnold Böcklin, Isola
dei morti, 1880. Olio su tela,
110,9×156,4 cm. Basilea,
Kunstmuseum.

a b c d

occhio di architetto e di costruttore» e: 33.25 Ö ni c e, in primo piano sul palazzo di destra, l’Anti-
Statue classiche raffigurate
noo Albani dei Musei Capitolini d .
«Come accade nella vita dell’uomo che le im- in Villa romana.
Nel cielo limpido una divinità femminile – la dea
magini primitive, le sensazioni dell’infanzia di- a. Skopas, Meleagro,
copia romana del Storia – assisa su una bianca nuvola ha il mantello
vengono poi con l’andare degli anni pensieri II secolo d.C. Marmo. azzurro gonfio come una vela, mentre un aquilo-
profondi, così le prime immagini degli artefici Città del Vaticano,
Musei Vaticani. ne, sfuggito dalle mani di un bimbetto che lo osser-
primitivi, solidamente architettoniche e sculto- b. Fidia, Amazzone ferita va volare via, si libra leggero nell’aria antica. Pre-
rie, svilupparonsi nei pittori che vennero dopo, (Amazzone Mattei),
ca 440-430 a.C. sente e passato, dunque, convivono e si intersecano
in quel magnifico senso di solidità e di equilibrio
Copia romana. in una condizione non più di attesa enigmatica, ma
che caratterizza così severamente la grande pit- Marmo, altezza 190 cm.
Roma, Musei Capitolini.
di magica sospensione.
tura italiana».
c. Euripide. Città del
In Villa romana il disegno è limpido, la prospettiva Vaticano, Musei Vaticani. Donne romane Gli anni del secondo soggior-
d. Antinoo Albani,
è convincente Fig. 33.23 , il colore è simile a quello II secolo d.C. Marmo, no parigino (dal 1924 al 1930) sono occasione per
di un affresco pompeiano. Figurette in abiti con- altezza 180 cm. De Chirico di ripensare il tema della classicità e di
Roma, Musei Capitolini.
temporanei abitano gli edifici, popolati, allo stes- un nuovo, inedito esercizio del colore. Allo stesso
so tempo, anche da alcune delle più celebri statue tempo l’artista ritorna alla pittura metafisica, rive-
classiche. Ad esempio si riconoscono, sul palazzo di ■ Meleagro Figlio di Eneo, re di stendo di immagini narranti l’antropomorfismo di
Calidone. Dopo aver ucciso il
sinistra, il Meleàgro dei Musei Vaticani Fig. 33.25, a , terribile cinghiale inviato da Ar- esseri senza volto. In Donne romane Fig. 33.26 due
l’Amazzone Mattei (raffigurata di spalle) dei Musei temide contro il padre Eneo, il donne dai corpi opulenti siedono l’una vicino all’al-
giovane rimase vittima di chi ne
Capitolini di Roma b , l’Euripide dei Musei Vatica- pretendeva la pelle. tra. Quella di sinistra, con le gambe accavallate e in
223

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


posizione arretrata, cinge le spalle della compagna 33.26  Ô cui le due figure sedute su un divano sono contrad-
Giorgio de Chirico, Donne
inclinandosi verso di lei; questa seconda, a sua vol- romane, 1926. Olio su tela,
distinte dal lunghissimo busto, da lunghe braccia,
ta, tiene la mano sinistra sul ginocchio corrispon- 116×89 cm. Mosca, Museo corte gambe ammantate e da teste ovoidali, spesso
dente e appoggia la destra sulla coscia dell’amica, Puškin. Dipinto e schema ricorrenti anche in altre opere del periodo. Il tratta-
grafico delle posture
protendendosi leggermente in avanti. e dei movimenti. mento per filamenti di colore rende i corpi e, soprat-
Le due donne, quasi due divinità olimpiche, sono tutto, le teste, come formati da bozzoli di seta.
33.27 Ö
collocate all’interno di una stanza dal soffitto basso, Giorgio de Chirico, Le due figure, collocate in un ambiente dal soffit-
come fossero statue frontonali (e lo spazio angu- I navigatori, ca 1928. Olio to basso – caratteristica delle opere del secondo sog-
su tela, 55×46 cm. Parigi,
sto suggerisce proprio l’oppressione degli spioven- Musée National d’Art giorno parigino – presentano due differenti tonali-
ti di un frontone triangolare, rinviando, allo stesso Moderne, Centre Georges tà di incarnato, sono abbracciate e si concentrano
Pompidou.
tempo, agli interni metafisici del 1916-1917). Cor- su una mappa: si tratta di navigatori. Ecco, allora,
nici modanate separano il soffitto dalle pareti; due che barche, bastimenti, velieri, porti, fari e onde si
porte conducono ad altri ambienti e una colonna sovrappongono gli uni agli altri e si compenetra-
ionica dal fusto scanalato sottolinea ulteriormente no secondo più direzioni formando il busto stesso
l’impronta classicheggiante del soggetto. dei personaggi. Tale soluzione determina, in modo
Le due figure femminili sono quasi del tutto nu- univoco, i ricordi e i desideri, resi concreti e parlanti,
de. I loro volti, appena tratteggiati, sembrano chiu- delle due figure, che, pertanto, sono vere e proprie
dersi all’esterno, trattenendo antichi pensieri. icone narrative. Storie di terre lontane, racconti di
De Chirico ha fatto ricorso ai tre colori prima- viaggi possibili o improbabili rendono enigmatici i
ri (giallo, azzurro, rosso) e ai corrispettivi comple- due personaggi, il cui abbraccio suggerisce intimità
mentari (violetto, arancione e verde) accostandoli e condivisione di storie ignote all’osservatore.
ora con violenza ora delicatamente, ottenendo ef-
fetti di fosforescenza, o di riflessi di opale, per far La vittoria Tra il 1928 e il 1929 Giorgio de Chirico,
risaltare i corpi torniti, dotati di una struttura e di assieme a Severini, Ernst, Savinio e altri, è incaricato
un insieme di ombre colorate modellanti. di eseguire dei pannelli per decorare la fastosa ca-
sa parigina del mercante d’arte Léonce Rosenberg
I navigatori Dei paludamenti all’antica non resta (1879-1947). De Chirico realizza una serie di dipin-
che la suggestione nei Navigatori Fig. 33.27 , un olio in ti tutti dello stesso soggetto: i gladiatori. Tra questi
224 33.28 Ñ ×
Giorgio de Chirico,
La vittoria, 1928.
Olio su tela, 160×240 cm.
Milano, Collezione privata.
Intero e particolare.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

P1

P2

P3

c’è La vittoria Figg. 33.28 e 33.29 . In una stanza dal Trovatore L’artista ritorna alla pittura metafisi-
gusto borghese e dall’incombente – e sempre ricor- ca periodicamente: alla fine degli anni Trenta, ne-
rente – soffitto basso, raccordato alle pareti con una gli anni Cinquanta e alla fine degli anni Sessan-
modanatura di stucco, dei gladiatori hanno cessato ta. In Trovatore Fig. 33.32 , replica di un dipinto del
ogni combattimento. Il gruppo si dispone in una fit- 1917 Fig. 33.31 , il manichino disposto su una pedana
ta schiera dall’andamento piramidale e in modo rag- e recante due squadre – l’una sul petto, l’altra sul
giato a partire dall’estremo superiore della mediana ventre – è collocato in un ambiente delimitato sce-
verticale della tela rettangolare, alla quale concor- nograficamente da due architetture in prospettiva (e
rono le rette inclinate passanti per elementi notevo- 33.29 Ö ogni elemento prospettico – la pedana, per esempio,
Individuazione dei principali
li dei corpi dei gladiatori Fig. 33.30 . Questi costitui- punti di fuga multipli
oltre agli edifici – ha un suo proprio punto di fuga).
scono un insieme di uomini nudi o che indossano della Vittoria. Il colore del cielo passa con gradualità da un giallo
una corazza; tutti sono ricciuti, alcuni anche barbu- acceso a un verde cupo. Le ombre lunghe proietta-
33.30 Ö
ti. Qualcuno è protetto da un elmo, altri brandisco- Schema geometrico- no, sulla sinistra, la sagoma di un ulteriore personag-
no lance e stringono scudi e trofei. Un gladiatore ha compositivo della Vittoria. gio che è fuori del campo visivo. Anche il soggetto,
il volto che pare una maschera incipriata; un altro 33.31 Ô inerente all’omonima opera lirica di Giuseppe Verdi,
è così sottile da confondersi con un’antica statuet- Giorgio de Chirico, è di per sé metafisico, poiché il Trovatore è l’inconsa-
Trovatore, 1917. Olio su
ta bronzea etrusca. Del gruppo fanno parte cavalli tela, 91×57 cm. Collezione pevole fratello di colui che lo avrebbe messo a mor-
dalle lunghe code e dalle criniere come elettrizzate. privata. te. È la sospensione del tempo a generare nell’os-
Su tutti domina, esattamente al centro, un possente servatore il senso di attesa; l’attesa di un evento
essere senza volto ammantato da un drappo bianco. predestinato che dovrà necessariamente compiersi.
Fra ironia, gioco grottesco e angoscia, De Chiri-
co profila un orizzonte senza speranza e senza via Piazza d’Italia con statua e roulotte In Piazza d’I-
d’uscita; un mondo dove antichi uomini-attori lot- talia con statua e roulotte Fig. 33.33 tornano tutti gli
tano inutilmente o vincono invano, perché degli dei elementi della serie nota come Piazze d’Italia: la piaz-
capricciosi, occulti e ignoti li hanno costretti in un za vuota, le arcate prospettiche, l’orizzonte sgom-
luogo senza tempo e senza domani, che ha assunto bro da cose (naturali o frutto del lavoro dell’uomo),
le forme di una stanza la cui sola finestra mostra il un carrozzone abbandonato, la statua di una figu-
vuoto dell’oscurità. Lo stile di De Chirico è divenu- ra femminile giacente (riferibile all’Arianna del Bel-
to graffiante; le pennellate sono qui, come in dipin- vedere), le ombre lunghe e scure. La piazza è defi-
ti dello stesso periodo parigino, dei segni filiformi nita da tre edifici (due a sinistra e uno a destra). La
che imitano quelli delle matite colorate; la capacità costruzione prospettica si avvale di più punti di fu-
tecnica dell’artista è cresciuta e la composizione si ga Fig. 33.34 : ogni edificio ne ha almeno uno, mentre
è fatta complessa e, benché tragica, anche corale. i raggi prospettici passanti per la linea di gronda del
33.3 225

Carlo Carrà (1881-1966)

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


«Nel silenzio magico
delle forme di Giotto la nostra
contemplazione si riposa»
Nel marzo 1916 su «La Voce», la nota rivista fioren-
tina di cultura, politica e letteratura nata nel 1908 e
diretta da Giuseppe Prezzolini (1882-1982), appar-
ve un saggio di Carlo Carrà, dedicato all’amico cri-
tico letterario Giuseppe De Robertis (1888-1963),
intitolato Parlata su Giotto. Vi si leggeva, tra l’altro:
«Altre volte ti dissi che per me Giotto dev’essere
pei giovani pittori d’oggi la prova del fuoco […].
Se tu sensibile sei alla bellezza raffigurata e ti av-
venisse di veder un fresco di Giotto […] ti sen-
tirai nascere una voglia matta in animo di acca-
rezzare con la mano la bella materia che forma il
dipinto di quel massiccio visionario trecentista.
E ti avvedrai1 che quella pittura cosa pregevole e
33.32 Ó
molto spirituale tuttavia rimane. […] E non sol-
Giorgio de Chirico, tanto per qualche giorno ma per tutta la vita ti
Trovatore, 1954-1955. sentirai portato ad accarezzare, come t’avviene
Olio su tela, 50×40 cm.
Collezione privata. Intero, di palpare quella saporosa forma, tutte le forme
particolare e schema vive delle cose che ti circonderanno […]. Nel si-
prospettico.
lenzio magico delle forme di Giotto la nostra
contemplazione si riposa; l’estasi germoglia, e
a poco a poco si risolve2 nell’anima schiarita».
Quando Carrà scriveva questi pensieri – che lo
avrebbero condotto dritto verso la pittura metafi-
P3 sica, prima, e nelle braccia del cosiddetto Realismo
magico, poi – le sue divergenze con Boccioni e Ma-
rinetti lo avevano già allontanato dal Futurismo al
P1 quale aveva inizialmente aderito. Nel 1910, infatti,
P2 aveva firmato, insieme a Umberto Boccioni, Luigi
Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini, sia il Ma-
nifesto dei pittori futuristi sia il Manifesto tecnico della
pittura futurista ❯ Ant. 258 e 259 .
Carlo Dalmazzo Carrà nasce a Quargnento, nei
pressi di Alessandria, l’11 febbraio 1881 da una mo-
desta famiglia di artigiani. Nel 1895 è già a Milano
portico con il maggior numero di arcate, il filo infe- 33.33  dove si iscrive ai corsi serali dell’Accademia di Brera.
Giorgio de Chirico, Piazza
riore dei pilastri e la sommità degli archi non conver- d’Italia con statua e
Nel 1900 risiede per qualche tempo a Parigi dove co-
gono in un unico punto. Un muro all’orizzonte (o roulotte, 1969. Olio su nosce le opere di Géricault e Delacroix e rimane affa-
una strada) taglia il dipinto: in sua prossimità le sa- tela, 50×40 cm. Collezione scinato dagli Impressionisti e dal Realismo di Cour-
privata.
gome di due figurette rendono la piazza ancora più bet. L’anno successivo si sposta di nuovo a Milano e
solitaria. Il carrozzone è abbandonato oltre il portico 33.34 Ó nel 1906 frequenta regolarmente l’Accademia. Qual-
Schema prospettico
di destra e forse aspetta il ritorno di chi lo ha abitato. di Piazza d’Italia con che anno dopo Carrà aderisce al Futurismo, come si
La statua femminile vista dall’alto occupa il primo statua e roulotte. è accennato, ma presto ne resta insoddisfatto. A Pa-
piano. Ombre nette e allungate disegnano precise rigi nel 1912 entra in contatto con i Cubisti e la sua
geometrie sulla piazza silenziosa. Alla muta presen- pittura muta radicalmente, orientandosi verso una
za di una statua classica di marmo ricomincia ancora 1. ti avvedrai: ti accorgerai. maggiore solidità della forma. Il suo percorso artisti-
2. si risolve: si stempera, svani-
una volta l’attesa e ritorna l’enigma. sce, si scioglie. co cambia ancora allorché, nel 1917, durante la Pri-
226 molto intensa. Altrettanto breve, ma problematica, è
l’amicizia con De Chirico. Infatti nel dicembre 1917
Carrà organizza una mostra a Milano che avrebbe
dovuto comprendere anche dipinti dell’amico il qua-
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

le, però, viene escluso dalla manifestazione. Inoltre,


nel 1919, Carrà pubblica Pittura metafisica, in cui il
nome di De Chirico non viene neppure citato ed è lo
stesso De Chirico a sottolinearlo nella recensione al
libro sulla rivista «Il Convegno», nel 1920. Conclusa
l’esperienza metafisica Carrà, stabilitosi a Milano, si
volge verso il Realismo magico. Nel 1941 ottiene la
cattedra di Pittura all’Accademia di Brera. L’artista
muore il 13 aprile 1966.

Il disegno Risale al 1912 Ritmi di bottiglia e bicchie-


re Fig. 33.35 , un disegno futurista dove la scritta (la
marca di un noto whisky) diventa elemento grafi-
co che bilancia, con la stessa intensità di segno, la
scomposizione e l’innesto delle forme lineari della
33.35 Ó 33.36 Ö 33.37 Ô bottiglia e del bicchiere. Una maggiore attenzione
Carlo Carrà, Ritmi di bottiglia Carlo Carrà, Testa Carlo Carrà, I funerali
e bicchiere, 1912. Inchiostro di bambino, 1921. Tempera dell’anarchico Galli,
alla volumetria, alla linea di contorno e alla geome-
di china su carta, 31×21 cm. su carta, 31×23 cm. Torino, 1910-1911.Olio su tela, tria delle forme naturali, nonché una certa fissità
Milano, Fondazione Antonio Collezione Antonio e Marina 198,7×259,1 cm. New York, dello sguardo sono, invece, le caratteristiche salien-
Mazzotta. Forchino. Museum of Modern Art.
ti di Testa di bambino Fig. 33.36 , un disegno del 1921.
Disegni e stampe Disegni e stampe

I funerali dell’anarchico Galli «Purtroppo persiste


ancora nel governo, ed in molti dei suoi rappresen-
tanti, la tendenza a considerare come pericolose
tutte le associazioni dei lavoratori […]. La tendenza
della quale ho parlato produce il deplorevole effetto
di rendere nemiche dello Stato le classi lavoratrici, le
quali si vedono guardate costantemente con occhio
diffidente anzi che con occhio benevolo dal gover-
no, il quale pure dovrebbe essere tutore imparziale
di tutte le classi dei cittadini». Così parlava alla Ca-
mera Giovanni Giolitti (1842-1928), l’ex presidente
del Consiglio italiano, divenuto ministro degli Inter-
ni nel 1901. Tuttavia, nonostante l’ordine trasmes-
so ai prefetti di non usare le armi contro le prote-
ste dei contadini e degli operai, a Milano, durante
gli scontri seguiti allo sciopero del 1904 – il primo
sciopero generale – era stato ucciso il sindacalista
anarchico Angelo Galli. Durante il funerale si veri-
ficarono altre proteste e scontri con le forze dell’or-
dine. I lancieri del re caricarono la folla, in mezzo a
essa c’era anche il giovane Carlo Carrà, simpatiz-
ma guerra mondiale, viene inviato in convalescenza zante ora anarchico ora socialista, che ne restò pro-
a Ferrara. Lì avviene l’incontro con Giorgio de Chi- fondamente impressionato. I funerali dell’anarchico
rico e Alberto Savinio: è la nascita ufficiale della pit- Galli Fig. 33.37 costituiscono il ricordo di quella gior-
tura metafisica praticata da De Chirico sin dal 1909, nata affidato alla tela, a distanza di sette anni dai fatti
e i cui esempi Carrà aveva avuto occasione di vedere e in pieno fervore futurista. Nulla più del concita-
durante un soggiorno parigino nel 1914. Quest’ulti- to ondeggiare della folla in fuga poteva offrire ar-
ma circostanza, del resto, aveva anche accelerato la gomento per la violenta tela futurista. I cavalli e le
sua “conversione” a una pittura che rientrasse nella 33.38 Ó lance puntute si moltiplicano indefinitamente a de-
Schema grafico delle posture
tradizione italiana fondata su forma, disegno e vo- e dei movimenti dei Funerali
stra e a sinistra, la folla si dispone inclinata in senso
lume. La stagione metafisica di Carrà è breve, ma dell’anarchico Galli. opposto rispetto alle armi dei soldati (i cui fendenti
227

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


ripetuti sono resi concreti dagli insiemi di più tratti 33.39  La musa metafisica È tuttavia la pittura metafisi-
Carlo Carrà, Simultaneità:
raggiati secondo traiettorie ad arco di circonferen- donna al balcone, 1912.
ca quella che placherà per un po’ l’affanno di Carrà,
za Fig. 33.38 ), i cavalli e gli uomini – in particolare Olio su tela, 147×133 cm. che vuole dare dignità poetica alle cose materiali e
quello al centro – occupano più posizioni contem- Milano, Collezione privata. alle situazioni più ordinarie, isolandole e riunendo-
poraneamente. I colori sono foschi, le forme aguz- 33.40 Ö le non omogeneamente in un contesto inconsueto.
ze, un sole infuocato definisce ombre scomposte ta- Carlo Carrà, La musa Uno dei più noti esempi della nuova stagione
metafisica, 1917.
gliate da lame di luce. Rammenta Carrà: «[...] fu il Olio su tela, 90×66 cm. artistica del pittore piemontese resta La musa me-
ricordo della drammatica scena che mi fece dettare Milano, Pinacoteca di Brera, tafisica Fig. 33.40 , un olio del 1917. In un interno,
Donazione Emilio e Maria
per il Manifesto tecnico della pittura futurista la frase: Jesi. reso prospetticamente attraverso il tavolato del pa-
noi metteremo lo spettatore al centro del quadro». vimento e la “scatola” delle pareti Fig. 33.41 (gli in-
33.41 Ô
Schema prospettico
terni sono quasi una costante nella pittura metafi-
Simultaneità: donna al balcone Due sodi glutei della Musa metafisica. sica di Carlo Carrà), sono disposti diversi oggetti.
femminili e un arcuarsi ripetuto della schiena di Una piramide tronca a base poligonale con le fac-
una donna al balcone sono i componenti del di- ce laterali variamente colorate occupa la posizio-
pinto cubo-futurista Simultaneità: donna al balco- ne più lontana, verso la parete di fondo. Una tela
ne Fig. 33.39 . Qui i motivi futuristi si aggiungo- dipinta – un quadro all’interno di un altro, quindi,
no alla f rammentazione della griglia cubista che in cui si immagina forse riprodotto il paesaggio vi-
scompone un paesaggio cittadino e lo ricompone L P O
sibile oltre l’oscura finestra sulla destra – è colloca-
in solide masse geometriche. Le case sembrano ri- ta obliquamente rispetto alle pareti. Le fa da pen-
baltarsi verso l’interno della tela e l’inferriata del dant una scatola sul cui coperchio sono raffigurati
balcone sta contemporaneamente davanti alla don- un bersaglio da tiro a segno e la carta geografica
na, al suo fianco e dietro di lei. Ogni cosa pare col- dell’Istria.
locarsi attorno a un proprio centro. Nel 1913, Carlo Soggetto allo stesso tempo allusivo ai campi di
Carrà avrebbe scritto: «I cubisti per essere oggettivi battaglia della Prima guerra mondiale e nazionali-
si limitano a considerare le cose girandovi attorno stico, in quanto la conquista dell’Istria era uno dei
[…], noi futuristi cerchiamo invece […] d’immede- “bersagli” dell’Italia belligerante. Infine una pre-
simarci nel centro delle cose […]». senza inquietante: una sorta di bambola di pezza
228 33.42 Ñ× Donazione Emilio e Maria Jesi.
Carlo Carrà, Madre e figlio, Dipinto e schema prospettico
1917. Olio su tela, 90×59,5 cm. con l’individuazione degli
Milano, Pinacoteca di Brera, elementi.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

significato rigoroso») e di una sensibilità che metta


l’osservatore nella condizione di percepire quel qual-
cosa in più che il dipinto sottintende e che ne costitu-
isce l’atmosfera di immobile attesa e di interrogazio-
ne. Perché, per l’appunto, osservando la scena ci si
convince che la cieca e ottusa tennista possa vedere
e, anzi, voglia scrutare nei pensieri dell’osservatore;
proprio lei che, oggetto inanimato e senza volto, po-
ne tra chi la osserva e l’assurda idea che essa possa
essere pensante, una chiusa ed enigmatica maschera
carenata. La severità di ciascun elemento della com-
posizione e la studiata distribuzione dei colori (to-
ni vivaci nella carta geografica e nel solido geome-
trico, monocromia nella tennista che partecipa, più
degli altri oggetti, delle qualità di sobria colorazione
dell’ambiente) dimostrano la volontà dell’artista di
aderire alla grande tradizione figurativa italiana.

Madre e figlio Sempre al 1917 risale anche Madre


e figlio Fig. 33.42 , una tela che Carrà ha modificato
più volte e su cui ha lavorato a lungo, fino a ottene-
re il risultato che desiderava (e la superficie pittori-
ca ne porta tutti i segni). Inizialmente pensata con
la sola presenza del manichino di destra (la “ma-
dre”) circondata da sfere e pesi, si è trasformata,
infine, nel dipinto attuale, dopo studi sulle forme,
sui rapporti di volume, sulle interrelazioni dei co-
lori, sull’equilibrio compositivo.
Una stanza prospettica – ma la prospettiva allude
a una regolarità solo apparente, stante la sua multi-
direzionalità, dovuta a più punti di fuga – accoglie
diversi oggetti ed elementi. Una porta buia 1 , sulla
parete di fondo, indica un misterioso altrove; al cen-
tro, in posizione arretrata, insiste un muro obliquo
che reca una riga graduata 2 . A sinistra, trasver-
salmente al quadro prospettico, si pone un grande
libro dalla copertina cartonata 3 , dietro il quale si
quasi del tutto piatta rappresentante una tennista diparte un lungo tubo da stufa 4 .
dall’enorme testa di manichino: traduzione in ter- La posizione centrale è occupata dal “figlio” 5 ,
mini di massa compatta delle muse «inquietanti» un manichino da sarto abbigliato con un comple-
di De Chirico. to “alla marinara”, raffigurato frontalmente e fis-
Il dipinto venne esposto a Milano in occasio- 2 sato su una base cilindrica. Alla sua sinistra la “ma-
ne della mostra del dicembre 1917/gennaio 1918, 4 1 dre” 6 , un busto di manichino sostenuto da una
proprio quella che aveva portato alla rottura con doppia base (parallelepipeda e cilindrica) e tenuto
6
De Chirico. Nell’autopresentazione del catalogo in equilibrio da un telaio metallico, sembra guardar-
5
Carrà scrive: «Il contenuto metafisico delle mie lo amorevolmente. Il busto carenato della “madre”
opere esige dall’osservatore sensibilità di perce- 3 è formato da elementi metallici colorati inchiodati
zione e un concetto adulto dello stile». assieme, mentre la sua piccola testa è rosa. A terra,
C’è bisogno quindi di una maturità che consen- di lato, in una sequenza diagonale, sono allineati un
ta di apprezzare le qualità stilistiche dell’opera («Le 7 grande dado da gioco con le facce inflesse 7 , un
8
superfici pitturali sono ben definite e ogni sfuma- rullo da tipografo 8 , un pallone da mare (che ben
9
tura di tono risponde a una volontà criteriata in un s’intona con il vestitino estivo del figlio) 9 .
Contrariamente ai dipinti metafisici di De Chi- 229
rico, in quelli di Carrà non è tanto l’attesa a deter-
minare l’enigma e l’impressione di un evento in-
controllabile che sta per accadere, quanto il tempo

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


bloccato, la sospensione del gesto, l’interruzione di
un movimento che aspetta solo di poter ricomin-
ciare e riprendere vita.

Le figlie di Loth Tuttavia Carrà, che anela al re-


cupero totale della tradizione pittorica italiana, in
special modo tre-quattrocentesca, tende a ripro-
durne anche la spiritualità, qualità che aveva rico-
nosciuto come componente essenziale degli affre-
schi di Giotto nella Parlata del 1916.
Carrà guarda a Giotto, ma anche a Paolo Uccel-
lo, a Masaccio e a Piero della Francesca e si volge
alla realtà naturale. La sua pittura si fa allora scar-
na ed essenziale. È il momento sia della partecipa-
zione attiva ed entusiasta a «Valori Plastici», sia del
Realismo magico (di «silenzio magico delle forme»
scriveva, come si è visto, proprio nella Parlata).
Si tratta ormai dell’approdo artistico definitivo
e, pur se i modi dell’arte di Carlo Carrà sarebbero
cambiati ancora, la conquistata essenzialità poetica
della forma e l’ordine sarebbero rimasti un timbro
indelebile.
Le figlie di Loth Fig. 33.43 , opera del 1919, prelude
già a questa nuova visione poetica dell’artista, che
non rinuncia completamente alle acquisizioni della
pittura metafisica.
Il tema rinvia al libro della Genesi (19, 31-36) in
cui si narra di come, dopo la distruzione delle cit-
tà di Sodoma e Gomorra e la perdita della propria
madre, le figlie del patriarca Loth giacessero con il
padre, stordito dal vino, in modo da poter genera-
re dei figli. Il soggetto, di difficile scelta e alquan-
to scabroso, viene trasformato da Carrà in un’e-
saltazione della vita, con un’allusione evidente alla
situazione successiva alla fine della Prima guerra 33.43 Ó Ô munque ravvivato da un cielo luminoso screziato
Carlo Carrà, Le figlie
mondiale. di Loth, 1919. Olio su tela,
di nubi, di stampo giottesco, si sommano ai più ge-
Una delle due fanciulle, con i segni di un’avan- 110×80 cm. Rovereto, nerici caratteri della pittura italiana due-trecente-
zata gravidanza, è in piedi sull’uscio di casa, a sini- Museo d’Arte Moderna sca (le lunghe dita delle mani delle giovani donne,
e Contemporanea
stra, mentre l’altra, inginocchiata, la saluta (come (in deposito). Dipinto per esempio) e alle delicate esilità proprie del Goti-
in una canonica Annunciazione, al cui schema ico- e schema prospettico. co Internazionale (il cane dal corpo slanciato) per
nografico Carrà fa evidente riferimento). definire una raffigurazione suggestiva, di carattere
Le figlie di Loth sono raffigurate in uno spazio poetico e arcaizzante.
limpido e costruito prospetticamente, anche se la P2 La scacchiera prospettica del pavimento, infine,
prospettiva – non scientifica – rivela la presenza di P3 è interrotta dalla presenza del bastone in primo pia-
numerosi punti di fuga che rinviano perciò sia alla P1 no. Esso, disposto diagonalmente, contribuisce alla
P4
pittura trecentesca fiorentina e senese sia a quella resa spaziale complessiva, trasgredendo la costru-
di Paolo Uccello. Essa, tuttavia, ha la capacità di so- zione in profondità per piani paralleli.
stenere strutturalmente la composizione, grazie so- Alla ripresa dei temi dei cosiddetti «Primitivi»
prattutto alla casa in scorcio di sinistra, al piedistallo (composizione, iconografia, massa, colore) si ag-
con la pigna di destra e al tempietto circolare che si giunge, però, il senso tutto moderno e ancora ten-
intravede sullo sfondo, fra due opposte montagnole. denzialmente metafisico della calma sospensione
I colori, la gestualità e il paesaggio brullo, co- e dell’attesa.
230 33.4
Giorgio Morandi
(1890-1964)
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

La solennità della natura morta


e del paesaggio

Dall’8 aprile al 31 luglio 1922 si tenne a Firenze una


grande esposizione dal titolo «La Fiorentina Prima-
verile» a cui parteciparono, tra gli altri, Giorgio de
Chirico, Carlo Carrà e Giorgio Morandi. Nel testo
introduttivo al catalogo De Chirico così si esprime-
va nei confronti di Morandi:
«È con somma simpatia e con dolcissimo senso
di conforto che noi vediamo da qualche anno
sorgere, svilupparsi e maturarsi con lenta, fati-
cosa ma pur sicura mente, degli artisti quali Gior-
gio Morandi. Egli cerca di ritrovare e di creare
tutto da solo: si macina pazientemente i colori e
si prepara le tele e guarda intorno a sé gli oggetti
che lo circondano, dalla sacra pagnotta, scura e
screziata di crepacci come una roccia secolare,
alla nitida forma dei bicchieri e delle bottiglie».
Si tratta, come si vede, di una descrizione che par-
la immediatamente della meticolosità, della cura,
della calma attenta e riflessiva e, infine, del “me-
stiere” di un artista, Morandi, che nel 1922 aveva
trentadue anni.
Nato a Bologna il 20 luglio 1890 da una fami-
glia della media borghesia, Giorgio Morandi si di-
ploma all’Accademia di Belle Arti della città nata-
le nel 1913 e incomincia a insegnare disegno alle
Il pino sul mare Il pino sul mare Fig. 33.44 , di due 33.44 Ó Ô scuole elementari nel 1914. Nel 1915, allo scoppio
Carlo Carrà, Il pino sul
anni successivo (1921), ispirato da un soggiorno mare, 1921. Olio su tela,
della Prima guerra mondiale, viene richiamato al-
in Liguria, raccoglie l’eredità iconografica delle 68×52,5 cm. Collezione le armi, ma una grave malattia lo fa riformare. Nel
Figlie di Loth conseguendo una chiara, ordinata e privata. Dipinto e schema 1929 è docente al Liceo artistico di Bologna, men-
prospettico.
ascetica visione di un ambiente naturale dal qua- tre l’anno successivo gli viene affidata, per «chiara
le la presenza umana pare del tutto bandita. Es- fama», la cattedra di Tecniche dell’incisione all’Ac-
sa, però, viene suggerita indirettamente dalla ca- cademia bolognese, dove l’artista avrebbe insegna-
sa sulla sinistra, dalla bocca architettonica di un to fino al pensionamento, nel 1956.
antro lambito dall’acqua quasi immota del mare Solo nel 1908 Morandi ha modo di conoscere
e dal panno steso ad asciugare su un cavalletto in le opere di Cézanne riprodotte in un volume su-
prossimità di un pino marittimo inarcato, il cui P2 gli Impressionisti che il critico d’arte Vittorio Pica
tronco cilindrico e la compatta macchia verde del- P1 (1864-1930) aveva pubblicato proprio in quell’anno.
la chioma rinviano – anche in questo caso – a pre- La sua formazione tiene conto della grande pittura
cisi precedenti giotteschi. Stranamente la chioma italiana da Giotto a Masaccio, le cui opere ha mo-
è composta da un insieme di ramoscelli fogliati, do di vedere a Firenze in occasione di un viaggio
certo non aghi di pino. che compie nel 1910. In una breve autobiografia
■ Henri Rousseau il Doganie-
Di quest’opera, tappa importante dell’attività re (Laval, 1844-Parigi, 1910) pubblicata nel 1928, oltre ai già ricordati Giotto,
pittorica di Carrà, l’artista stesso avrebbe scritto Autodidatta, Henri Rousseau Masaccio e Cézanne, Morandi cita tra gli artisti che
elabora una pittura na•f (cioè
qualche anno più tardi: «Con questo dipinto io cer- «ingenua»), lontana dai cano- ammira anche Corot, Courbet e Fattori. A queste
ni artistici della sua epoca, che
cavo di ricreare […] una rappresentazione mitica si esprime prevalentemente in
fonti visive dichiarate occorre aggiungere Henri
della natura». paesaggi e ritratti. Rousseau, al quale l’artista bolognese cominciò a
231

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


interessarsi nel 1910, e Georges Seurat. Nel 1918 33.45 Ó Il disegno e la grafica Al 1921, ai tempi della vi-
Giorgio Morandi,
aderisce al movimento metafisico ed entra in con- Natura morta, 1921.
cinanza a «Valori Plastici», risale la Natura mor-
tatto con Mario Broglio e la rivista «Valori Plastici». Matita su carta, 21×31 cm. ta Fig. 33.45 della Fondazione Mazzotta di Milano.
Pur essendo per natura schivo e non diretta- Milano, Fondazione Una bottiglia dalle forme convesse e concave
Antonio Mazzotta.
mente impegnato politicamente, l’artista viene ar- molto pronunciate, un vaso sbocconcellato e una
Disegni e stampe
restato nel maggio 1943. Dal 1943 al luglio 1944 conchiglia sono gli elementi principali della com-
si trasferisce con la madre e le tre sorelle a Griz- 33.46 Ö posizione. Gli oggetti sono poggiati su un piano il
Giorgio Morandi,
zana, una località dell’Appennino tosco-emiliano Le tre case del Campiaro cui spessore è indicato dalla forte ombreggiatura. Il
che, assieme a Monzuno e Marzabotto, fu teatro di a Grizzana, 1929. Acquaforte disegno è costituito da una linea netta, decisa e con-
su zinco, 25,1×30,1 cm.
un terribile eccidio perpetrato dalle truppe naziste Bologna, Museo Morandi.
tinua che fa emergere gli “orli” delle cose fornendo
d’occupazione. Dal 1944 al 18 giugno 1964, gior- Disegni e stampe
loro un confine preciso. Le ombre portate, il chiaro-
no della morte, Morandi risiedette con continuità scuro e lo sfondo sono ottenuti per il tramite di un
a Bologna, allontanandosene solo rarissime volte. 33.47 Ô tratteggio obliquo che, via via infittito, si produce
Giorgio Morandi, Nature
La vita di Giorgio Morandi, pur se ha attraversato morte. in sovrapposizioni il cui stratificarsi determina l’in-
anni turbinosi della storia italiana, non pare segna- a. Natura morta con palla, tensità degli scuri, mentre l’estrema leggerezza del
ta da grandi avvenimenti. Tuttavia, da semplice in- 1918. Milano, Museo del segno dà luogo a sfaccettature e rilievi sfumati negli
Novecento.
segnante delle scuole elementari egli arriva, al cul- b. Grande natura morta oggetti, in particolare nel vaso e nella conchiglia. In
mine della carriera, a essere docente d’Accademia, metafisica, 1918. Milano, tal modo il volume si costruisce con sicurezza.
Pinacoteca di Brera.
ma silenziosamente e con grande umiltà. La carriera Le tre case del Campiaro a Grizzana Fig. 33.46 ,
scolastica è del tutto consonante con la vita privata, un’acquaforte del 1929, è un esempio della sicu-
sempre improntata alla massima riservatezza. a
rezza tecnica di Morandi incisore. Il tratteggio obli-
Lo studio dove svolgeva la sua attività era povera quo di media lunghezza e quelli verticale e incro-
cosa rispetto agli atelier dei grandi artisti europei e ciato definiscono una gamma chiaroscurale che
soprattutto americani suoi contemporanei, ma era consente alle poche superfici bianche di risaltare.
capace di contenere un numero impressionante di Inoltre, pochissimi sono i tratti verticali lunghi, dal
quegli umili oggetti che Morandi ha disegnato e momento che anche i margini degli edifici sono in
dipinto per tutta la vita ❯ Case d’artista, p. 269 . Sem- gran parte ottenuti con un breve tratteggio.
pre gli stessi, indagati con passione e, tuttavia, per
strano che possa apparire, mai conosciuti fino in Natura morta metafisica e Natura morta Alla pit-
fondo se su di essi l’artista è tornato con tanta assi- tura metafisica Morandi arriva seguendo una ricer-
duità. Nell’opera di Morandi gli oggetti sono come b ca personale tesa allo studio dei volumi e delle for-
le parole, i cui vari e mutevoli accostamenti gene- me influenzato dal plasticismo di Giotto, Masaccio,
rano sempre nuove modulazioni della voce e il cui Paolo Uccello e Piero della Francesca Fig. 33.47 .
senso cambia, anche di poco, se solo si modificano Un grande rigore formale rivelano la Natura mor-
le loro posizioni reciproche all’interno della frase. ta metafisica del 1919 Fig. 33.48 e la Natura morta del
Si è detto trattarsi di oggetti umili, ma, una volta 1918 Fig. 33.50 , dipinti dai quali è assente l’attesa,
accostati, assumono una dignità monumentale e ma la cui potenza evocatrice si deve alla precisione
un valore altamente poetico. geometrica e all’individuazione limpida delle forme.
232
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Nella prima tela gli oggetti sono suggestivamen- suggestione da Piero della Francesca. Nel 1922 De
te collocati entro la cornice di due piani f ra loro 2 Chirico avrebbe scritto di Morandi:
ortogonali – un appoggio e uno sfondo (una sorta
4 «guarda con l’occhio dell’uomo che crede e l’in-
di piano da posa fotografica) –; nella seconda tela 1 timo scheletro di queste cose morte per noi, per-
entro i limiti di una scatola. Ambedue le soluzioni
ché immobili, gli appare nel suo aspetto più con-
consentono ai soggetti l’isolamento dall’ambiente
solante: nell’aspetto suo eterno. Egli partecipa
circostante. I colori caldi contribuiscono notevol- 3
in tal modo del grande lirismo creato dall’ultima
mente a dare un senso di serenità. La disposizione
5 profonda arte europea: la metafisica degli oggetti
dei vari elementi non produce spaesamenti di sorta,
più comuni. Di quegli oggetti che l’abitudine ci
ma suggerisce un equilibrio sospeso attraverso una
ha resi tanto famigliari che noi, per quanto scal-
magica armonia di forme che fa sorgere nell’osser-
triti nei misteri degli aspetti, spesso guardiamo
vatore l’idea che il tempo si sia come fermato. 33.48 
Giorgio Morandi, Natura con l’occhio dell’uomo che guarda e non sa».
Nel dipinto del 1919 gli oggetti – liberi nello morta metafisica, 1919.
spazio – sono costituiti dalla sagoma di un orolo- Olio su tela, 56,5×47 cm.
gio Fig. 33.49, 1 , da un sostegno che unisce la sago- Milano, Pinacoteca di Brera, Natura morta di oggetti in viola La ricerca di Mo-
Donazione Emilio
ma e il piano verticale con un retrostante “altrove” e Maria Jesi. randi è indirizzata, sin dagli esordi, verso le “co-
non conosciuto 2 , da un parallelepipedo vuoto 3 su se”, gli oggetti e, in particolare, verso il genere
33.49 Ó
cui sono poggiati una sfera di legno e un righello 4 , Schema grafico della natura morta. La Natura morta di oggetti in vio-
infine da una controsagoma in precario equilibrio con l’individuazione la Fig. 33.51 mostra fiaschi, bottiglie e altri manufat-
degli elementi presenti
contro uno spigolo della scatola parallelepipeda 5 . Il in Natura morta metafisica. ti disposti secondo una sequenza lineare armoniosa
colore, una graduazione di calde tonalità brune, è il fatta di corpi ora lunghi e stretti, ora larghi e bassi.
33.50 Ö
motivo unificante che calma le enigmatiche presen- Giorgio Morandi,
Nessun oggetto predomina sugli altri (lievissi-
ze. Nella tela del 1918, invece, tutti gli oggetti sono Natura morta, 1918. me sono le poche ombre portate) – solo i colori
contenuti in una scatola che proietta la sua ombra Olio su tela, 71,5×61,5 cm. spenti determinano rientranze/secondi piani (gli
San Pietroburgo, Museo
tagliente sui piani ortogonali che la inquadrano. Il dell’Ermitage. scuri) Fig. 33.52, a e sporgenze/primi piani (i chia-
busto di un manichino di stoffa grigio-marrone e ro- ri) b – ma neppure è ognuno in sé compiuto. La
sa è la presenza più inquietante. A esso si aggiungo- sequenza è sintattica, cioè esiste un legame di re-
no un righello nero appoggiato alla parete di fondo lazione fra le varie componenti della tela, la quale
della scatola e un ovoide sospeso nel vuoto, evidente sembra la parte di una composizione più ampia,
33.51 Ô 33.52  233
Giorgio Morandi, Schema grafico-compositivo
Natura morta di oggetti di Natura morta a
in viola, 1937. Olio su di oggetti in viola. a
tela, 62×76 cm. Firenze, b a b b a b c
Collezione Longhi. c b

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


c a c

come appare dai recipienti alle estremità di destra 33.53 Ö


Giorgio Morandi,
e di sinistra che risultano tagliati c . Morandi evita Paesaggio, 1942.
accuratamente l’uso squillante dei colori. La sua Olio su tela, 35×49,5 cm.
cosiddetta «scoperta del colore», che si situa attor- Roma, Collezione privata.

no al 1938, in realtà si limita a introdurre una nota 33.54 ÖÔ


più vivace nella calma pacata dello studiatissimo Giorgio Morandi, La strada
bianca (Paesaggio), 1941.
accordo cromatico dei dipinti degli anni preceden- Olio su tela, 42×52,5 cm.
ti. La natura morta, tuttavia, mantiene il carattere Rovereto, Museo d’Arte
Moderna e Contemporanea.
di solenne monumentalità quale mai, prima d’ora, Intero e particolare.
era stato possibile ravvisare in qualsiasi altro dipin-
33.55 
to, di qualunque tempo, di tale genere pittorico. Giorgio Morandi,
Paesaggio, 1944. ste Fig. 33.55 , infine, è tra i più significativi, in quanto
Paesaggi La monumentalità si riscontra anche Olio su tela, 31×53 cm. rispecchia lo stato d’animo dell’artista in quei «gior-
Trieste, Museo Revoltella.
nei paesaggi, in particolare in quelli eseguiti nei ni bui» del 1944 quando venne eseguito. Non ci sono
duri anni della Seconda guerra mondiale. case né persone o animali. La terra soffre sotto un
Nel Paesaggio del 1942 Fig. 33.53 , il giallo e l’aran- gelido manto nevoso e a tratti affiora scura e steri-
cione nei toni più caldi costruiscono un’immagine le contro un cielo plumbeo. È l’inverno grigio delle
di una grandiosità quasi religiosa, alludendo all’at- povere e ingrate montagne appenniniche care a Mo-
mosfera immobile della campagna estiva. randi. Nel silenzio ghiacciato anche la terra parla il
Analogamente nella Strada bianca Fig. 33.54 le linguaggio della fatica, della povertà dignitosa e delle
«Case del Campiaro» a Grizzana hanno lo stesso privazioni, situazioni estreme, rese ancor più insop-
colore del terreno riarso e della luce dorata che portabilmente crudeli dalla guerra.
pervade l’atmosfera. Esse si allineano lungo uno
stradello sterrato e solatio, al di là di una bassa bor- Gli ultimi anni Nella Natura morta del 1956 Fig. 33.56 ,
dura verde. La presenza dell’uomo è solo suggerita ora a New Haven, al museo dell’Università di Yale,
dalle case, modeste nella loro fattura, che troneg- gli oggetti dimessi e muti si compongono simmetri-
giano armonicamente nella natura avara di colori camente al centro del dipinto in una condizione di
degli Appennini. solennità comparabile a quella di una maestosa cat-
Il Paesaggio del Museo Revoltella di Trie- tedrale. La disposizione planimetrica degli elemen-
234 33.5
Alberto Savinio
(1891-1952)
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

«Nugoli di meretrici di ogni


33.56 ÑÓ forma e statura, transitavano
Giorgio Morandi, Natura
morta, 1956. Olio su tela, col passo cerimonioso dei
25,2×35,2 cm. New Haven,
Yale University Art Gallery, tacchini»
dono di Paul Mellon.
Dipinto e schema geometrico Invitandolo a Parigi nel 1926, De Chirico, che aveva
e grafico-compositivo.
appena rotto i rapporti con Breton, raccomandava
33.57 Ñ al fratello maggiore Andrea: «Non bisogna mesco-
Giorgio Morandi, Natura
morta, 1963. Olio su tela, larsi ai surrealisti: sono gente cretina e ostile».
30×35 cm. Bologna, Museo Successivamente Alberto Savinio (pseudonimo di
Morandi.
Andrea Francesco de Chirico) avrebbe scritto:
a «Iniziatori dunque per quanto incolpevoli del
surrealismo siamo noi due f ratelli, figli della
stessa madre e dello stesso padre, e fratelli nello
spirito non che nella carne. In materia di sur-
realismo come contestare le affermazioni dello
stesso capo del surrealismo e del suo teorico più
riconosciuto?».
I fratelli sono i due De Chirico, il “capo” del Sur-
realismo è, ovviamente, André Breton. Il Surreali-
smo non fu mai l’approdo definitivo di Savinio la
b cui pittura, partendo da premesse metafisiche, sfio-
ti ricalca proprio l’icnografìa (cioè la planimetria) di ra solo marginalmente le tematiche surrealiste. Es-
una chiesa e gli oggetti, da numerosi e dalle forme sa, piuttosto, tende a collocarsi su binari paralleli,
più svariate che erano nei dipinti degli anni prece- in una zona franca intermedia tra Metafisica e Sur-
denti, si sono ridotti a sette, stretti gli uni agli altri in realismo, in posizione colloquiante con entrambi,
un blocco compatto. I loro colori variano dal beige ma in modo divertito e ironico.
al bianco-ghiaccio, dal marrone all’azzurro, dal bei- D’altra parte nel 1940 Savinio precisava:
ge tendente al marrone chiaro al verde spento. La
«Chi ha visto le mie pitture, chi ha letto i miei li-
massima altezza è definita dalle bottiglie e dalla sca-
bri, chi ha udito la mia musica, sa che mio unico
tola dietro la bottiglia bianca, mentre gli altri oggetti
compito è dare parole, dare forma e colori, e una
(tre barattoli parallelepipedi e un contenitore semici- c
volta era pure dare suoni a un mio mondo poeti-
lindrico), pressappoco della stessa dimensione, sem-
co. Nessun altro dei tanti fini delle arti mi riguar-
brano comporre una sorta di parete protettiva. At-
da […]. Cerco di dipingere sempre meglio. Il so-
torno a essi – compatti e con poco gioco tra l’uno e
spirato fine di questo continuo miglioramento
l’altro – solo due tonalità di grigio: uno più scuro per
è molto diverso da quello che si crede. Non per
il piano d’appoggio, l’altro più chiaro per lo sfondo.
una maggiore “somiglianza” con la realtà, ma
Due colori che hanno la funzione di isolare in uno
anzi per sempre più staccare la “cosa” dipinta
spazio infinito un’architettura fragile, ma tenace,
dalla cosa reale, per implicarla in sé, per isolarla.
eterna, come solo gli oggetti inanimati sanno essere.
La pittura ama se stessa».
Negli anni Sessanta prosegue lo sforzo, nelle na-
ture morte, di raggruppare le masse al centro della 33.58 Ó Alberto Savinio, uno tra i più interessanti scrittori e
tela, isolandole in uno spazio vuoto, importante e Alberto Savinio, Opere. musicisti del Novecento, oltre che pittore, nasce ad
parlante al pari degli oggetti raffigurati Fig. 33.57 . a. Giove, 1926-1927. Acquerello Atene da genitori italiani il 25 agosto 1891 e compie
su carta incollata su tela,
Le sensazioni che le opere di Morandi continuano 64×48 cm. Prato, Farsettiarte. i suoi primi studi musicali presso il Conservatorio
a offrire sono ancora quelle di una calma assoluta b. Gli studenti, 1929. della città natia, completando poi la sua formazio-
Olio su tela, 64,8×54 cm.
e silenziosa. Aveva visto bene Giorgio de Chirico Collezione privata. ne a Monaco di Baviera dopo la morte del padre e
quando attribuiva a Morandi la capacità di vedere c. Prometeo, 1929. Olio su tela, l’abbandono della Grecia.
79,5×65. Milano, Galleria Tega.
la «metafisica degli oggetti più comuni». Nel 1911 è a Parigi dove esordisce come scrit-
tore, con Les chants de la Mi-Mort (Canti della Mez- 235
za-Morte), nel 1914. Nel 1915 torna in Italia assieme
al fratello Giorgio per arruolarsi. I due fratelli so-
no assieme a Ferrara, città nella quale, con Carrà,

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


prende vita – come si è visto – la pittura metafisica.
Alberto Savinio contribuisce alla diffusione delle
idee di De Chirico e Carrà con saggi su «Valori Pla-
stici». Di essi scrive in Anadiòmenos, saggio pubbli-
cato nel 1919 sulla rivista di Mario Broglio:
«Il proprio dell’arte di questi pittori è: pienez-
za di rappresentazione della necessità spirituale
nei suoi limiti plastici – potenzialità espressiva
della spettralità degli aspetti – ironia. La pienez-
za rappresentativa della necessità spirituale nei
suoi limiti plastici è, nel complesso, la definizio-
ne della forma definitiva cui giunge l’arte nello
spaziamento1 del suo periodo classico […]. La
spettralità è l’essenza vera, spirituale e sostan-
ziale di ogni aspetto. Riprodurre questa essenza,
nella sua completa genuinità, è il fine massimo
dell’arte».
Nel luglio 1926 Savinio ritorna a Parigi e nel 1927
incomincia anche a dipingere. La sua prima uscita
pubblica è dell’ottobre 1927 quando espone ven-
tisei dipinti e un gruppo di disegni alla Galerie
Jacques Bernheim. Al 1928-1929 risale l’incarico di
Léonce Rosenberg per alcuni dipinti destinati alla
sua abitazione di Parigi. Di particolare importanza,
invece, anche per il testo dello stesso Savinio che
accompagnava il catalogo, fu l’esposizione mila-
33.59 Ó Ô Il disegno Anche la grafica di Savinio, così come
nese dell’aprile-maggio 1940 presso la Galleria del Alberto Savinio, La scoperta
Milione. Completamente dedito alla pittura e alla di un mondo nuovo, 1929.
tutta la sua produzione pittorica, tende alla perfe-
letteratura, l’artista si spegne a Roma nel 1952. Inchiostro e matite acquerellate zione formale e ricorre all’impiego contempora-
su carta, 22×15 cm. Parigi, neo di tecniche diverse, come appare nella Scoperta
Savinio lavora, secondo quanto egli stesso affer- Musée National d’Art Moderne,
ma, «con metodo e precisione» dall’ideazione del Centre Georges Pompidou. di un mondo nuovo Fig. 33.59 , disegno incluso nel
Intero e particolare. Livre d’or de Léonce Rosenberg, il facoltoso gallerista
dipinto al disegno (che vuole finitissimo), alla colo-
razione: «La confezione di una pittura si scompone
Disegni e stampe e mercante d’arte parigino che, come è stato già
in tante parti, che io, mediante una specie di siste- ricordato, aveva commissionato all’artista italiano
ma numerato, ricompongo a una a una». anche alcuni dipinti per la propria residenza. Il dise-
Volontà dell’artista, oltre che dipingere sempre gno, che risale al novembre 1929, mostra un nudo
meglio, come si è detto, è anche «dipingere for- virile di spalle in atto di brandire un bastone con la
te». Con tale espressione Savinio intende il «porta- mano destra, preparatorio per un dipinto esegui-
re con ogni mezzo la “cosa” dipinta al suo massi- to lo stesso anno. L’abnorme piccolezza della te-
mo d’intensità Fig. 33.58 ; richiedere a ogni segno, sta lo riconduce a un possibile manichino, anche se
a ogni pennellata il massimo risultato». Lo scopo ■ Anadiomenos Letteralmente la possente modellazione anatomica contraddice
di tale tensione verso la perfezione, usando ancora
significa «emergente». Dal gre- questa possibilità, secondo una logica che – come
co anadỳomai, emergere.
una volta le parole poetiche di Savinio, è: sempre in Savinio – non è mai immediata né diret-
■ Livre d’or de Léonce Rosen- tamente accessibile.
berg (Il libro degli ospiti di
«accrescere la portata della “parola” pittorica: Léonce Rosenberg) Volume rile- Il tratto, morbido e chiaroscurato nel nudo di
per “cantare” la parola pittorica, come si canta la gato che contiene disegni, dedi- spalle, diventa nitido e sicuro nei contorni a penna
che, manoscritti che il mercante e
parola liturgica, e renderla più lunga e risonante; collezionista Léonce Rosenberg delle figure geometriche, colorate al loro interno
noi che dobbiamo parlare di là dagli occhi che ci aveva ricevuto in dono tra il 1929 con fitti tratteggi paralleli a matita, ora lineari ora
e il 1943.
guardano, di là dalle montagne che ci chiudono, incurvati. La padronanza e varietà del mezzo tec-
1. spaziamento: in tale conte-
di là dai mari che ci separano, di là dai secoli che sto vuol dire «spazio tempora-
nico vengono sempre sf ruttate al massimo delle
ci aspettano». le», «estensione». loro possibilità.
236
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Le navire perdu L’arte di Savinio, coltissima, si nu- grigi o grigio-azzurri i paesaggi Fig. 33.61, a , ora 33.60 
Alberto Savinio, Le navire
tre delle letture e degli studi dell’artista. La sua è es- sono i giocattoli a essere monocromi mentre è co- perdu (La nave perduta),
senzialmente pittura della memoria (l’esatto oppo- lorata la natura circostante b , in un interscambio 1928. Olio su tela, 82×66 cm.
sto del sogno, posto a fondamento del Surrealismo), continuo e proficuo che accresce la qualità delle Torino, Collezione privata.

anche in relazione alle incertezze del presente. La opere e la loro capacità evocatrice. La poetica di Sa- 33.61 Ó
Alberto Savinio, Giocattoli.
memoria saviniana non allude solo all’esperienza vinio è, dunque, vicina sia all’enigma metafisico sia
a. Objets dans la forêt,
personale dell’artista, ma addirittura a quella dell’u- allo spaesamento surrealista. Lo dimostrano anche ca 1927-1928. Olio su tela,
manità diventando espressione di una memoria lun- le metamorfosi dei giocattoli che ne originano al- 73×92 cm.
Collezione privata.
ga e collettiva, che fruga fin nella lontanissima sto- cuni di vetro finché il tema, da isole dei divertimen- b. Objets abandonnés dans
ria preumana, quando l’uomo era solo una debole ti – ferme, fluttuanti o volanti –, diventa quello di la forêt, 1928. Olio su tela,
73×100 cm. Pistoia,
speranza nelle cellule di antichi animali. luogo appartato di città trasparenti c, d . Collezione Giuliano Gori.
Le navire perdu (La nave perduta) Fig. 33.60 si col- Nel Navire perdu, dei giocattoli (biglie, bastonci- c. I Re Magi, 1929. Olio su tela,
89,4×116,5 cm. Rovereto,
loca al centro di un denso periodo artistico, che va ni colorati, blocchi da incastro e altro) non stanno Museo d’Arte Moderna
dal 1927 al 1930 circa, in cui Savinio dipinge gio- più per terra, cioè lì dove un bambino è solito te- e Contemporanea.
cattoli ambientati in uno scenario naturale, spesso nerli durante i giochi, né riposti in un contenitore d. La città delle promesse,
1928. Olio su tela,
contrapponendo monocromia e colore, scambian- qualsiasi. Diventati giganteschi, si ammassano sulla 97×146 cm. Milano,
do i ruoli. Infatti, ora sono colorati i giocattoli e sommità di una montagna rocciosa, quasi fosse un Pinacoteca di Brera.
33.62 ÑÔ× 237
Alberto Savinio, Senza
titolo, 1929. Olio su tela,
60×72,5 cm. Torino,
Galleria Mazzoleni.
Intero e particolari.

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


trono, a contatto con il cielo. Preziosi per un bimbo
quanto gli edifici periclei della natia Atene lo sono
per l’umanità intera, anche i giocattoli sono disposti
da Savinio al di sopra di un’acropoli superbamente
infissa nel mare dei pensieri, un’olimpica isola del te-
soro sotto un cielo solcato da nuvole astratte. Dietro
di essi campeggiano le vele, i cordami e gli alberi di
un veliero perduto, lì approdato non si sa quando,
carico di sogni infantili, pronto, forse, a salpare di
nuovo verso lidi di infinita bellezza e teatri di rac- a b
conti di avventura, rievocando la felice condizione
dell’infanzia. È proprio alla condizione dell’infanzia 33.63 ÓÖ condo piano, all’azzurro-celeste della natura lonta-
Schema interpretativo
perduta che allude il titolo ed è questa la ragione di Senza titolo.
na, fino al chiassoso e geometrico cielo variopinto.
per cui gli alberi, le funi e le vele sono monocrome a. Natura verosimile
Se l’azzurro-celeste, in un qualche modo, può
(«La memoria adorna di sé, gli aspetti delle forme: le (paesaggio) richiamare le teorie e gli esempi pittorici quattro-
dilata, per così dire, al di qua e al di là del loro stato b. Natura d’invenzione (cielo) centeschi secondo i quali ciò che è lontano tende
presente. Grazie alla memoria, noi, nel mirare le im- sempre più all’azzurro, o ancora, se il blu con i toc-
magini, vediamo ciò che furono queste immagini e chi di azzurro e di bianco può simulare una visio-
ciò che saranno: è la poesia dello sguardo», 1921). ne notturna al lume della luna o sembra imitare il
colore di certa ceramica ligure o inglese dell’Ot-
Senza titolo Nella poetica saviniana del fluire del tocento, tuttavia nel dipinto di Savinio il blu ha
tempo, del modificarsi continuo delle cose, dell’e- semplicemente sostituito il verde in tutte le sue
terna rinascita e delle infinite possibilità si colloca gradazioni sotto la luce del sole. La natura “verosi-
Senza titolo Fig. 33.62 , un olio del 1929. mile” Fig. 33.63, a e quella d’invenzione b , quindi,
Nel dipinto è possibile leggere diversi stadi evo- sono un’unica entità e appartengono alla medesi-
lutivi della natura: dal naturalistico terreno ocra in ma storia, quella di un futuro possibile, desiderato
primo piano al blu degli alberi e degli arbusti in se- e auspicabile, immaginario e transitorio.
238 33.64 Ô 33.65  33.66 
Alberto Savinio, I Dioscuri, Alberto Savinio, Uomini nudi Alberto Savinio, Il ritorno, 1929.
1929. Olio su tela, (La cacciata dal Paradiso), Olio su tela, 73,5×60,5 cm.
64,7×54,1 cm. Collezione 1929. Olio su tela, 73,5×92 cm. Collezione privata.
privata. Intero e particolare. Collezione privata.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

I Dioscuri Alla Grecia, alla sua storia e ai suoi miti, 33.67 Ô del dipinto, in caratteri disarticolati e in caduta) e
Schema grafico delle
Savinio, greco di nascita, torna più volte nel corso posture e dei movimenti dei
da un colore che la fa apparire trasparente. A destra
della propria attività artistica, facendone un punto Dioscuri. una grande finestra si apre su un cielo geometrico
fermo e una partenza sicura. solcato da nuvole cotonate e da una vela rossa che
Nel 1929 dipinge I Dioscuri Fig. 33.64 , un sog- si librano su un mare azzurro appena increspato (al
getto mitologico, appunto, ma da sempre legato al margine inferiore destro).
rapporto tra lui e il fratello Giorgio de Chirico (che È l’allegoria dell’unità per nascita dalla stessa ma-
più volte parla di sé e di Alberto come dei Dioscuri dre, ma della singolarità dell’anima e dei pensieri.
– i gemelli Castore e Polluce – o degli Argonauti). È anche l’accettazione del lato nascosto di ciascu-
Due possenti corpi maschili – uno dall’incarnato no che pare non conciliarsi con quello con il quale
scuro in primo piano, l’altro dall’incarnato chiaro, quotidianamente ci si identifica. È l’attrazione degli
opalino, in posizione arretrata – sono raffigurati in opposti, un ritrovarsi riconoscendo se stessi.
un interno. Le loro teste, piccole, ovoidali e coro- Un tema, questo della dualità/unità, che sareb-
nate da capelli rispettivamente biondi e neri, sono be stato riproposto in Uomini nudi (o La cacciata dal
volte in senso opposto, al pari dei busti Fig. 33.67 . Paradiso) Fig. 33.65 – e in questo caso i corpi sem-
I due Dioscuri sono all’interno di una stanza dal brano ritrovarsi e le teste sono ambedue volte a
soffitto basso, ma dal pavimento inesistente che destra – e nel Ritorno Fig. 33.66 , titolo che significa-
è tutt’uno con la smaterializzazione della parete tivamente allude al riconoscersi, all’abbracciare il
di sinistra, caratterizzata da disegni ornamentali proprio duale. I corpi, in questo caso, sono fusi e si
(comprensivi della firma e della data d’esecuzione tengono avvinghiati, in un allacciarsi quasi carnale,
33.68  33.70 Ô 239
Alberto Savinio, Apollo, Hermes Loghios,
1930/1931. Tempera su tela, I secolo d.C. Marmo
126×73 cm. Milano, pentelico, altezza 183 cm.
Collezione privata. Roma, Museo Nazionale
Intero e particolare. Romano, Palazzo Altemps.

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


33.69 Ô
Schema grafico della postura
e dei movimenti di Apollo.

anche se uno dei due pare divincolarsi, a indicare


la difficoltà dell’anima a conciliarsi con il corpo e
dell’Io ad accettare il proprio lato oscuro.

Apollo Apollo Fig. 33.68 , una tempera del 1930/1931,


propone il dio per metà colonna ionica (che sosti-
tuisce la tunica) e per metà uomo dalla piccola te-
sta di struzzo. Eretto, Apollo si volge a sinistra e,
mentre tiene il mantello che scivola sul braccio si-
nistro, solleva la destra nell’attitudine dell’orato-
re Fig. 33.69 . E proprio alla statua romana di Hermes
Loghios Fig. 33.70 , ora conservata al Museo di Palaz-
zo Altemps a Roma, si è ispirato Alberto Savinio.
Il sole, in basso a sinistra, diffonde la sua luce do-
rata ed effonde il suo calore infuocando le nuvole
che solcano il cielo, facendo palpitare il virile corpo
muscoloso del dio dalle grandi mani creatrici.
Se per un verso il richiamo ai miti della Grecia
è un evidente gioco di memoria, per l’altro gli ele-
menti della composizione sono un concentrato di
riferimenti colti: artistici, letterari e mitologici.
Il corpo levigato della divinità olimpica è quello
di un giovane. Apollo è infatti il dio della giovinez-
za e proprio nel pieno vigore e nel fiore degli an-
ni egli veniva rappresentato nelle arti figurative e sivo in molti dipinti saviniani, in particolare degli
così era celebrato nelle composizioni poetiche dei anni francesi (1927-1932), allo stesso modo ricorre
Greci. Ma egli è anche signore della luce e viene nella prosa dell’artista-letterato. Nelle pagine visio-
identificato con il sole cocente, generatore di vi- narie della Casa ispirata, per esempio, un romanzo
ta. La testa di struzzo, infine, è forse allusiva della pubblicato a puntate sulla rivista «Il Convegno» nel
straordinaria bellezza del dio, per via dei grandi e 1920 e, in volume, nel 1925, si legge:
lucenti occhi cigliati e della fastosità del piumaggio
del grande uccello. «Nugoli di meretrici di ogni forma e statura,
Il binomio uomo-animale, così come è perva- transitavano col passo cerimonioso dei tacchini,
240 gnitosamente raccolta, recando fra le mani tenute
in grembo un mazzolino di fiori. La sua lunga veste
imita la morbidezza di un chiaro piumaggio.
Di fianco a lei un possente nudo virile dalla testa
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

di cervo ostenta gesti duri e imperiosi. Attorno ai


due personaggi sono collocati un cassettone, una
stele con strani geroglifici e un oggetto cavo e ner-
vato, sorta di corazza.
Il pellicano è dal Medioevo simbolo della bontà
e dell’amore materno perché si riteneva che esso,
in caso di necessità, fosse capace di svenarsi con il
becco e di nutrire la prole con il proprio sangue.
La testa di cervo dell’uomo sta a indicarne l’astu-
zia, mentre i grandi occhi dolci – che guardano un
punto sulla sinistra, al di fuori dello spazio pittorico
– sembrano contraddire i gesti minacciosi, segno
della duplice caratteristica paterna: dolcezza unita
a severità.
L’imponenza e la perfetta conformazione del
nudo virile, infine, riaffermano il ruolo dell’uomo
amante oltre che sposo.
Se è vero che la scena con la parziale metamor-
fosi pare proposta dall’artista con un misto di ironia
e di compiaciuta serietà, tuttavia è lo stesso Savinio
a richiamare l’osservatore alla vera interpretazione
dell’opera (la sua) e a indicarne la chiave di lettura
più corretta, o meglio, quella più consona ai suoi
intendimenti.
Infatti nel 1940, nell’introduzione alla mostra
milanese di alcune sue opere (scritto a cui già si è
fatto riferimento), Alberto Savinio così si esprime:
«Uomini con teste bestiali. È la ricerca del carat-
tere, di là dagli eufemismi della natura, di là dalle
impavide e risolute, astratte da qualunque con- 33.71 Ó Ô
Alberto Savinio, I genitori, correzioni della civiltà, di là dagli abbellimenti
templazione o di uomini o di cose, con facce in- 1931. Olio su tela, dell’arte […]. Da escludere ogni riferimento fa-
tonacate su cui sapienti mani avevano pinto gli 74×61 cm. Roma,
Collezione privata. bulistico, satirico, ironico […]. È un metafisico
occhi, le sopracciglia e la bocca, come sui volti
Intero e particolare. darvinismo, nel quale si cela forse anche la cri-
degl’idoli orientali; ognuna di esse richiamando
stianissima intenzione […] di umanizzare il mo-
a un preciso individuo della fauna pennuta».
stro. E c’è anche il ricordo forse del paradiso per-
duto. E l’aspirazione pure a uno stato perfetto:
Inseguendo un gioco antico di metamorfosi e di
perché nella composizione della creatura perfet-
umanizzazione degli animali – com’era stato già in
ta, dell’ermafrodìto, entreranno in dosi superla-
Esòpo, in Fedro e nella letteratura medievale in cui,
tivamente misurate anche cavalli, leoni, aquile,
addirittura, come capita nel Libro delle bestie dello
cani […]. Del resto, è minore affinità tra le mie
spagnolo Raimondo Lullo (1233-1315), la scienza,
creature ambigue e le ambigue divinità egizie,
la teologia e il vivere civile sono ispirati al com-
che tra quelle e alcuni ritratti molto precisi, co-
portamento animale –, Savinio, raggiunta con la
me il Carlo VIII di Holbein o il cardinale Inghi-
memoria lunga l’origine dell’uomo dagli animali
rami di Raffaello».
stessi, ne propone una sorridente visione.
L’affinità delle ibridazioni uomo-animale dell’arti-
I genitori È quel che capita anche nei Genito- ■ Ermafrodito Figlio di Hermes sta è, quindi, più con i ritratti – quei dipinti, cioè, in
e di Afrodite. La sua grande bel-
ri Fig. 33.71 , un dipinto del 1931. In una stanza dalla lezza fece innamorare la ninfa cui è fonte di vera arte la capacità di introspezione
grande finestra (con la tenda scostata e dall’impro- della fonte Salmace, che otten- psicologica più che la semplice somiglianza tra ri-
ne dagli dei di poter fondere il
babile prospettiva), oltre la quale viene mostrato proprio corpo con quello dell’a- tratto e soggetto – che non con le divinità egizie,
un torrione colpito dai fulmini e in fiamme, su una mato. Ermafrodito divenne così
un essere contemporaneamen-
così simili, invece, nell’aspetto, agli esseri nati dalla
poltrona una donna dalla testa di pellicano siede di- te maschile e femminile. fantasia esuberante di Savinio.
33.6 241

Esperienze italiane

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


L’arte e gli artisti tra le due
guerre e nel ventennio fascista

Felice Casorati (1883-1963)


Torino, enigmatica e severa, fu l’approdo sicuro 33.72 Ó
Felice Casorati, L’attesa,
e riposante per Felice Casorati. Lontano dagli in- 1918-1919. Tempera su tela,
fluenti circoli artistici milanesi e romani, Casorati 139,5×130 cm.
dominò il panorama pittorico del capoluogo pie- Collezione privata.

montese del primo dopoguerra, influenzando il 33.73 


gusto di allievi e collezionisti dell’elitario ambien- Felice Casorati, Silvana Cenni,
1922. Tempera
te intellettuale torinese. Nato a Novara il 4 dicem- su tela, 205×105 cm.
bre 1883, Casorati compie i suoi studi a Padova, Torino, Collezione privata.
laureandosi in giurisprudenza nel 1906. Nella città
veneta comincia a dipingere, partecipando a nume-
rose esposizioni d’arte, tra cui quelle organizzate
da Novecento nel 1926 e nel 1929. Nel 1917 si tra-
sferisce con la famiglia a Torino. Nel 1941 ottiene la
cattedra di Pittura all’Accademia Albertina, istitu-
L P O
zione di cui sarà direttore dal 1952. L’artista muore
nel capoluogo piemontese il primo marzo 1963. La
pittura di Casorati è sospensione, attesa (evidente
retaggio di un giovanile influsso metafisico), chia-
rezza di forma, colore severo, classica composizio-
ne, suggestione, luce che indaga, realismo magico
carico di rasserenante poesia Fig. 33.72 .

Silvana Cenni Il pennello preciso e sapiente di Ca-


sorati coglie Silvana Cenni Fig. 33.73 – nome d’in-
venzione per un ritratto per il quale posò un’allieva
dell’artista – in una tempera del 1922, seduta con le 33.74 Ó Mario Sironi (1885-1961)
Schema prospettico
spalle alla finestra che inquadra il monte dei Cap- di Silvana Cenni.
Già militante futurista – firmò il manifesto L’orgo-
puccini a Torino. La prospettiva lineare si avvale di glio italiano nel 1916 – Mario Sironi, nato a Sassari
precisi ricordi quattrocenteschi: di Paolo Uccello, 33.75 Ô il 12 maggio 1885, fu il più originale di Novecen-
Piero della Francesca,
per esempio, le cui lance spezzate della Battaglia di Polittico della Misericordia, to, alla cui fondazione contribuì in modo sostan-
San Romano sono evocate dal foglio arrotolato a ter- ca 1445-1460. Tempera su ziale. Trasferitosi con la famiglia a Roma nel 1886,
tavola, 91×34 cm (tavola
ra e disposto secondo le linee di fuga. La linea d’o- centrale). Sansepolcro, frequenta la Scuola Libera del Nudo a partire dal
rizzonte taglia il dipinto in due parti, la superiore è Museo Civico. 1903. Restò per anni un convinto assertore delle
pari a ⅓ e quella inferiore a ⅔ dell’altezza Fig. 33.74 ; tematiche del gruppo Novecento. Risale al 1932 il
in tal modo la giovane ritratta e gli oggetti davanti a suo primo articolo su tale argomento, mentre nel
lei sono veduti quasi interamente dall’alto. Il punto 1933 l’artista pubblica il Manifesto della pittura mura-
di fuga non è sull’asse di simmetria, ma leggermen- le, firmato, tra gli altri, da Carlo Carrà e Achille Funi
te spostato a destra, all’altezza della bocca della Cen- (1890-1972) ❯ Ant. 279 .
ni e delle prime balze del monte retrostante. Per tutto il ventennio fascista Sironi godette di
La luce tersa, i volumi geometrici e il clima so- amicizie influenti in ambito architettonico, in par-
speso rimandano a Piero della Francesca. Infatti il ticolare di quella di Giovanni Muzio (1893-1982) e
perfetto ovale del volto della donna, le sue braccia Marcello Piacentini, ottenendo anche molte com-
aperte, l’impeccabile frontalità, le palpebre abbas- messe pubbliche. Aderì alla Repubblica di Salò.
sate – a connotare uno sguardo virginale, austero Nell’immediato dopoguerra partecipò a numero-
e quasi ieratico – sono traduzioni in veste contem- se esposizioni in Italia e all’estero. Fu Sironi, scom-
poranea della Madonna della Misericordia, capolavoro parso a Milano il 13 agosto 1961, il più attivo nel
della maturità dell’artista di Sansepolcro Fig. 33.75 . definire un’estetica del regime fascista.
242 dall’azzurro vira al celeste e infine al bianco, forse
a suggerire una prossima alba. Nessun essere uma-
no anima la scena che, pertanto, si fa portatrice di
ricordi della pittura metafisica.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Ottone Rosai (1895-1957)


Ottone Rosai (Firenze, 28 aprile 1895-Ivrea, 13 mag-
gio 1957), formatosi all’Accademia di Belle Arti di
Firenze, si avvicina inizialmente al Futurismo e poi
al Cubofuturismo. Continua, tuttavia, a essere at-
tratto soprattutto dall’insegnamento di Cézanne.
Nel 1929 espone con successo alla Seconda Mostra
del Novecento Italiano. Avendo scelto di interes-
sarsi ai temi più vicini alla realtà del suo ambiente,
Firenze e il territorio fiorentino diventano i suoi
soggetti preferiti. Nel 1942 gli è offerta la cattedra
di Pittura all’Accademia di Belle Arti della città na-
tale. La prossimità al regime fascista ebbe un effet-
to negativo sulla sua fortuna critica anche se, nel
dopoguerra, i suoi successi furono numerosi.
33.76 Ó
Mario Sironi, Composizione
architettonica urbana, Via Toscanella Via Toscanella Fig. 33.77 , un’opera
ca 1923. Olio su tela, del 1922, raffigura una delle strade più popolari e
58×80,3 cm. Verona, Galleria
dello Scudo.
caratteristiche dell’Oltrarno fiorentino, fra Palazzo
Pitti e la Basilica di Santo Spirito. Rosai definisce
33.77 ÑÔ uno spazio silenzioso e solitario, rotto solo dalla
Ottone Rosai, Via Toscanella,
1922. Olio su tela, 65×54 cm. presenza di tre figurette femminili, due delle quali
Firenze, Collezione privata. si volgono verso il pittore che le sta ritraendo. Alte
Intero e particolare.
case con le loro finestre ridotte a fessure e i portali
importanti si raccolgono prospetticamente attor-
no a una strada che volge leggermente a sinistra, il
cui manto lastricato appare celeste, color del cielo.
Gli intonaci giallo-rosati e bianco-bruni caratteriz-
zano un ambiente intimo e caldo, suggerendo la
condivisione e la prossimità che caratterizzavano
la vita di quartiere fiorentina. I colori, sfumando
morbidamente l’uno nell’altro e rompendo la ri-
gidezza geometrica di spigoli e tetti, paiono quasi
accarezzare le case che, con intensa partecipazione
emotiva, l’artista sa elevare a silenziose protagoni-
ste della quotidianità.

Composizione architettonica urbana Composizio- Mario Mafai (1902-1965)


ne architettonica urbana Fig. 33.76 mostra un blocco Furono tre amici a dare origine a quella che poi
compatto cupolato – una chiesa, evidentemente – sarebbe stata chiamata Scuola romana (definizio-
preceduto da un edificio con una loggia dorica tim- ne che più tardi avrebbe rappresentato un nume-
panata. La cupola, a pianta ottagonale, è nervata e ro ben maggiore di artisti): Scipione, Mario Mafài e
■ Scipione Gino Bonichi (Ma-
si conclude con una piccola lanterna; il tamburo è cerata, 1904-Arco, 1933). Affa- la sua compagna Antonietta Raphaël. Inizialmente i
caratterizzato da colonne che ne sottolineano gli scinato dalla pittura barocca e tre si riunivano nella casa romana di Mafai e della
dall’Espressionismo, si emanci-
spigoli e da grandi finestre rettangolari in ciascuna pò ben presto dalla poetica no- Raphaël, in via Cavour, da cui anche l’espressione
delle facce. I riferimenti all’Antico e al Rinascimen- vecentista. Fu artista dai colori «Scuola di via Cavour», con cui il gruppo è ugual-
accesi e violenti, pur se mitigati
to sono evidenti. La luce illumina la cupola e alcuni dalla citazione dell’Antico. mente noto. In contrapposizione all’arte di regime,
piani degli edifici bruno-rossastri per la maggior ■ Antonietta Rapha‘l (Kau-
al «richiamo all’ordine» e al classicismo di Nove-
parte in ombra. La terra partecipa del colore degli nas, Lituaniam, 1895-Roma cento, f ra il 1925 e il 1931 essi ebbero quale loro
1975). Dedita inizialmente alla
edifici che, pur stagliandosi contro un cielo blu not- pittura, si espresse successiva-
riferimento l’Espressionismo europeo e operarono
te, sono appena contornati da un’aura chiara che mente con opere scultoree. secondo tale linguaggio.
Mario Mafai è, forse, il più lirico dei tre. Nato a 33.78  243
Mario Mafai, Modelli nello
Roma il 10 febbraio 1902, studiò alla Scuola Libera studio, 1940. Olio su tela,
del Nudo. Fu testimone degli sventramenti della 164×125,5 cm. Milano,
capitale in periodo fascista, che documentò in una Pinacoteca di Brera.

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


importante serie di dipinti. Nel 1939 si rifugiò a Ge- 33.79 Ô
nova per sfuggire alle persecuzioni razziali fasciste, Renato Guttuso,
Crocifissione, 1941. Olio su
in quanto Antonietta Raphaël era di origini ebrai- tela, 200×200 cm. Roma,
che. Morì a Roma il 31 marzo 1965. Galleria Nazionale d’Arte
Moderna e Contemporanea.
Dipinto e schema grafico-
Modelli nello studio Modelli nello studio è un signi- compositivo.
ficativo olio su tela del 1940 Fig. 33.78 . Improntato 33.80 Ô
alla pittura tonale, un caldo colore giallo-rossastro Renato Guttuso, Studio per
pervade l’ambiente – lo studio romano dell’artista – Crocifissione, ca 1940. Roma,
Collezione privata. Particolare.
e i corpi nudi di due giovani modelli. La stanza è ri-
schiarata dalla luce di un lampadario a tre bracci che
pende dal soffitto ed è arredata con una sedia dalla
tappezzeria rossa e con un tavolo (a destra) coper-
to da un tappeto egualmente rosso sul quale sono
appoggiati un busto di gesso, una grande bottiglia
panciuta di vetro con dei fiori appassiti e un venta-
glio ripiegato. Sulla parete di fondo campeggia un
quadro, un secondo è appoggiato ai piedi del tavolo.
Con grande senso della misura, della composi-
zione e del ritmo, Mafai contrappone una figura
stante, leggermente chinata in avanti e frontale, a
una seduta vista da dietro. Un’armatura verde è te-
nuta verticalmente dalla prima, mentre uno scialle
azzurro è steso sulla scaletta sulla quale la seconda
è seduta, con il busto piegato e le gambe accavalla-
te, intenta, forse, a infilarsi o sfilarsi un calzino. Lo
sguardo di ambedue è rivolto in basso e l’aspetto
del giovane di sinistra è serio e attento. Una calma
silenziosa pervade la scena, in contrapposizione al
soggetto concitato del quadro appeso sulla parete
di f ronte, con donne pugnalate a morte e riverse
l’una sull’altra: un’evidente denuncia della violenza
e dei pericoli di quei tragici anni di regime.

Renato Guttuso (1912-1987)


Renato Guttuso (Bagherìa, Palermo, 2 gennaio
1912-Roma, 17 gennaio 1987) è quasi un autodi-
datta. Lasciati gli studi universitari, si dedica com-
pletamente alla pittura nel 1933, trasferendosi a
Roma, dove entra in contatto con gli artisti della
Scuola romana dai quali deriverà l’attenzione per
la pittura tonale. In seguito si lega anche al gruppo
milanese gravitante attorno alla rivista «Corrente»,
di ispirazione antifascista. È attivo nella Resistenza.

Crocifissione Le scelte pittoriche di Renato Gut-


tuso sono orientate verso un realismo sempre rello del 1940 circa, mostra un compatto gruppo
fortemente connotato dall’impegno politico. Un centrale e uno degli aguzzini ha le sembianze di
esempio di tale visione è Crocifissione Fig. 33.79 . Ri- Hitler Fig. 33.80 . Il tema della Crocifissione, infatti, è
salente al 1941, ai tempi della militanza in «Corren- un semplice pretesto. In verità si tratta di un’opera
te», l’opera, di grande formato, è preceduta da vari assolutamente laica poiché, come avrebbe annota-
studi preparatori. Uno di questi, una china e acque- to l’artista stesso nell’ottobre del 1940:
244 I colori forti e il trattamento dei volumi sfaccet-
tati non definiscono piani e distanze, ma spingono
alla ribalta tutte le parti della composizione, im-
pegnandole coralmente nella proclamazione del
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

dramma attualizzato.

Arturo Martini (1889-1947)


Arturo Martini, nato a Treviso l’11 agosto 1889 e
scomparso a Milano il 22 marzo 1947, è una perso-
nalità di cerniera fra una visione ancora ottocente-
sca della scultura e una coraggiosa spinta innovati-
va. Nonostante la sua vita finisca proprio alle soglie
della metà del secolo, infatti, la sua ultima attività
può ben dirsi il suggello delle esperienze del «ritor-
no all’ordine» e una promettente finestra spalancata
sulle sperimentazioni del secondo Novecento. For-
matosi alla scuola del Simbolismo europeo, fu ben
presto attratto dalle esperienze parigine di Modiglia-
ni e Boccioni, aderendo in seguito a Valori Plastici e
a Novecento, gruppo del quale fu uno degli anima-
tori più vivaci e propositivi. Le forme dei suoi per-
sonaggi, che soprattutto all’inizio appaiono tozze e
legnose, sembrano ricollegarsi a modelli primordia-
li, rivisitati attraverso l’affettuosa memoria dei gio-
cattoli di legno della sua infanzia, nella convinzione
più volte ribadita che «l’arte non è interpretazione,
ma trasformazione».

«Questo è tempo di guerra: Abissinia, gas, forche, Athena Nella colossale Athena Fig. 33.81 , realizza-
decapitazioni. Spagna, altrove. Voglio dipingere ta nel 1934-1935 per il nuovo campus universitario
questo supplizio del Cristo come una scena di og- romano della Sapienza, la figlia di Zeus, con la co-
gi […] come simbolo di tutti coloro che subisco- razza a scaglie sul lungo chitone pieghettato, a si-
no oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee». militudine di quello indossato dall’Auriga di Delfi,
al quale l’artista si è evidentemente ispirato, ben
Sotto e attorno ai tre uomini crocifissi (rosso e ver- eretta, leva in alto le braccia. Il serpente, uno degli
de livido il corpo dei due ladroni, pallido ed esangue attributi della dea della guerra, delle arti e della sa-
quello di Cristo, un ideale richiamo al tricolore) si pienza, collocato ai piedi di Athena in età classica,
muovono ignudi soldati a cavallo (il cavallo in pri- in questo caso si attorciglia al suo braccio destro,
mo piano allude a quello picassiano di Guernica) e come in una divinità ctonia minoica. Lo scatto del-
pie donne ugualmente nude o discinte: madri, figlie, le braccia, che in tal modo ostentano lo scudo, te-
mogli e sorelle dei torturati e condannati dal regime nuto con la sinistra, e la corta lancia, stretta nella
fascista. L’attualità è suggerita dagli strumenti del destra, allude comunque a un gesto di giubilo – l’e-
supplizio in primissimo piano, come se la crocifissio- sultanza per la vittoria – e non di guerra. Si com-
ne fosse appena avvenuta. Un paese, disteso lungo prende, allora, come la dea della sapienza, vittorio-
il crinale di una collina, traversante diagonalmente sa, sia collocata nello spazio più significativo della
lo sfondo per tutta l’estensione della tela, rinvia al- Città universitaria (progettata da Piacentini), inau-
la Deposizione dell’Angelico, annodando l’oggi alla gurata nel 1935, nel piazzale detto appunto della
migliore tradizione del Quattrocento. La composi- Minerva, con alle spalle l’edificio del Rettorato e
zione è giocata sulle due diagonali che suggerisco- della Biblioteca Alessandrina.
no gli orientamenti per alcuni elementi notevoli del Nonostante si tratti dell’elemento catalizzatore
dipinto. Tutti i personaggi sono raggruppabili entro del complesso voluto dal regime fascista, l’Athena
il cerchio inscritto nel quadrato della tela. Attorno di Arturo Martini non ha nulla di celebrativo o di
33.81 Ó
al centro, d’altra parte, ruota l’intera composizione, Arturo Martini, Athena propagandistico, ma è anzi antiretorica ed esegui-
nonostante l’inclinazione dei legni trasversali delle (Minerva), 1934-1935. ta con grande libertà iconografica, come dimostra
Bronzo. Roma, Università
tre croci e gli spigoli del tavolo conducano gli occhi di Roma La Sapienza.
anche l’innovazione formale delle braccia levate in
dell’osservatore fuori dal quadro. Vedute. alto e perfettamente distese.
33.7 33.82 Ô
Otto Dix, Ritratto
245
della giornalista Sylvia
Neue Sachlichkeit von Harden, 1926.
Olio su legno, 121×89 cm.
(Nuova Oggettività) Parigi, Musée National

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


d’Art Moderne, Centre
Georges Pompidou.
Il ritorno alla dura realtà Intero e particolare.

La Neue Sachlichkeit, «Nuova Oggettività», è un mo- 33.83 Ô


Schema grafico-compositivo
vimento artistico nato in Germania nel clima di «ri- del Ritratto di Sylvia
chiamo all’ordine» che attraversò tutta l’Europa al von Harden.
termine del primo conflitto mondiale. Il contesto
storico è quello della Repubblica di Weimar, nata
nel 1919 all’indomani della sconfitta nella Prima
guerra mondiale, un periodo segnato da grande
instabilità politica, tensioni sociali, difficoltà eco-
nomiche, al quale corrisponde una straordinaria
fioritura artistica e culturale.
Il nome deriva dal titolo di una mostra tenutasi
a Mannheim nel 1925. Centri principali nei quali si
sviluppò questa nuova tendenza sono Berlino, Dre-
sda, Monaco e Karlsruhe. Ad accomunare gli artisti
che si riconoscono nella Neue Sachlichkeit – che oltre
alla pittura interessò altri ambiti quali fotografia, ar-
chitettura, letteratura, cinema e musica – non sono
tanto dei precisi caratteri stilistici, quanto una ten-
sione verso un “realismo” lontano dalla forte carica del conflitto si iscrive all’Accademia di Belle Arti di
di soggettività dell’Espressionismo. A indirizzare in Dresda e, successivamente, si rende protagonista
questo senso è anche l’influsso di movimenti come di diverse esperienze artistiche: aderisce al Novem-
la Metafisica e la rivista «Valori Plastici». bergruppe, è tra i fondatori di un attivissimo gruppo
La Neue Sachlichkeit sviluppa due indirizzi prin- dadaista tedesco e anche tra coloro che espongono
cipali: uno verista, dominato da una più marcata alla mostra della Nuova Oggettività a Mannheim
adesione al reale, e un altro classicista, che guarda (1925). Nel 1927, a Dresda, inizia a insegnare all’Ac-
piuttosto a modelli del passato. cademia. Rimosso dall’incarico dopo la presa del
Il primo muove soprattutto dalla critica nei con- potere da parte dei nazisti nel 1933, si trasferisce
fronti di qualsiasi forma di potere sfociando spesso in esilio volontario a Hemmenhofen, sul lago di
nella satira, anche feroce. Lo sguardo degli artisti si Costanza. Muore a Singen (Baden-Württemberg)
appunta infatti sulla realtà che li circonda: soprat- nel 1969.
tutto scene urbane, popolate da un’umanità com- A partire dagli anni del primo dopoguerra Otto
posta di mutilati e invalidi di guerra, mendicanti, Dix elabora una pittura fortemente rivolta verso la
prostitute; la vivace vita dei caffè e dei cabaret; il realtà, che descrive senza sottostare a nessun dog-
nuovo mondo della macchina; il ritratto. ma artistico, catturandone i lati emblematici e met-
Il secondo predilige invece temi come il paesag- tendone in evidenza tutte le miserie e le tragedie. A
gio (soprattutto quello idilliaco della campagna), il questo sguardo impietoso verso il mondo contem-
ritratto e l’autoritratto, la natura morta. poraneo Dix – che oltre alla pittura pratica anche
L’esperienza della Neue Sachlichkeit si conclu- il disegno e l’incisione – abbina uno studio attento
de bruscamente nel 1933 con l’ascesa al potere di dei modelli artistici del passato, in particolare quelli
Adolf Hitler e la condanna di tutte le ricerche arti- del Rinascimento tedesco.
stiche di avanguardia come «arte degenerata».
Ritratto di Sylvia von Harden Nel ritratto della
■ Novembergruppe (Gruppo
Otto Dix (1891-1969) di novembre) Associazione ar- giornalista e poetessa tedesca Sylvia von Harden
Otto Dix nasce a Untermhaus, in Germania, nel tistica fondata nel 1918 da Max (1894-1963) Fig. 33.82 , Dix intende offrire la rappre-
Pechstein (Zwickau, 1881-Ber-
1891. Dopo un inizio come decoratore, si iscrive lino, 1955) e César Klein (Am- sentazione di un’epoca, ovvero del clima che si re-
alla Scuola di arti e mestieri di Dresda. Nel 1914 burgo, 1876-Ratekau, 1954). spirava durante la Repubblica di Weimar.
Attiva fino al 1928 e di orien-
si arruola come volontario nell’esercito, un’espe- tamento socialista, raggruppa- La donna, raffigurata seduta da sola al tavolino
rienza drammatica che lascerà un segno indelebile va esponenti di varie discipline di un bar, indossa un abito a scacchi rossi e neri che
animati dall’intento di avvicinare
sulle sue convinzioni e sulla sua arte. Al termine l’arte alle classi popolari. stride con il rosa acceso delle pareti dello sfondo. Ve-
246 33.84 Ñ
Otto Dix, Trittico della
guerra, 1929-1932.
Tecnica mista su legno,
da 204 a 264×408 cm. Dresda,
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Staatliche Kunstsammlungen,
Galerie Neue Meister.

33.85 Ô
Matthias Grünewald,
Altare maggiore della chiesa
abbaziale degli Antoniani
di Isenheim, 1512-1516.
Olio su tavola, pannello
centrale 269×307 cm;
scomparti laterali 232×76,5 cm;
predella 67×341 cm.
Colmar, Musée d’Unterlinden.
Facciata anteriore chiusa.

duta secondo una prospettiva che ha in alto il punto nel 1928, l’opera si compone di una pala centrale,
di fuga e la linea d’orizzonte, la von Harden è colta due scomparti laterali e una predella. Dix intende
di tre quarti, mentre regge disinvoltamente una siga- essere un “osservatore”, un narratore che racconta
retta tra le lunga dita ossute. La mano sinistra pog- quello che ha visto e vissuto, in modo da ricordare
gia, a palmo aperto, sul fianco opposto e da una del- ai suoi contemporanei ciò che è accaduto, per ri-
le due gambe accavallate cala in maniera trascurata svegliarne le coscienze. La Germania, infatti, ave-
una calza. I capelli lisci neri tagliati corti, il monoco- va già dimenticato le atrocità e le sofferenze patite,
lo all’occhio destro, il gesto di fumare, il cocktail, il mentre la società tedesca cominciava a resuscita-
pacchetto di sigarette e i fiammiferi sul tavolino sono re falsi miti, ideali ingannevoli e nazionalismo: un
altrettanti elementi che contribuiscono a offrire l’im- composto velenoso che presto avrebbe condotto a
magine di una donna moderna ed emancipata che un ben più tragico e devastante secondo conflitto
stava facendosi strada negli anni Venti. mondiale.
Nei suoi ritratti Dix preferiva sempre riprodurre Il trittico raffigura la giornata di un soldato. A
la prima impressione che aveva avuto del soggetto, sinistra, la partenza per il fronte in un gelido e neb-
mirando a coglierne «soltanto l’esterno; quello che bioso mattino. Al centro, la devastazione apocalitti-
è dentro verrà fuori da sé». Dell’“impressione”, nel ca e l’orrore della battaglia tra corpi orrendamente
ritratto di Sylvia von Harden, fanno parte anche mutilati e squarciati, sacrificati come il Cristo fla-
l’accentuazione dei caratteri fisici (il volto ossuto gellato e crocifisso di Grünewald. Nel laterale de-
e allungato, la bocca dalle labbra rosse, le dita lun- stro è rappresentato il ritorno dei sopravvissuti (tra
ghe) e la postura con la linea spezzata e marcata Altdorfer cui lo stesso Dix che si autoritrae) che si trascina-
che, partendo dalla mano destra e passando per le Fig. 20.88 della gialla no disperati, ricoperti di fango, attraverso le buche
spalle, si conclude con la mano sinistra Fig. 33.83 . Particolare del cielo delle bombe, o tentano di tirarsi fuori da una trin-
cea colpita, lasciandosi dietro i bagliori degli incen-
Trittico della guerra Eseguito tra il 1929 e il 1932, di. Nella predella, infine, Otto Dix raffigura il ri-
il Trittico della guerra Fig. 33.84 è un’ennesima de- poso notturno dei soldati nella trincea/sepolcro,
nuncia della tragedia, del dolore e della bestiali- distesi l’uno accanto all’altro, protetti da un telo
tà della guerra. Esemplato sulla grandiosa pala che assume la solennità di un sudario.
d’altare di Isenheim di Matthias Grünewald, un’i- 33.86 Ó I colori e la tecnica pittorica di Dix riproducono
Albrecht Altdorfer,
cona della pittura tedesca di primo Cinquecen- La battaglia di Isso, quelli degli antichi maestri Fig. 33.86 (nei vortici di
to Fig. 33.85 , soprattutto dopo che era stata espo- 1529. Olio su tavola, nuvole incendiate dal sole nascente del laterale si-
158,4×120,3 cm.
sta a Monaco nel 1918-1919, e che Dix certamente Monaco, Alte Pinakothek.
nistro, e nelle colonne di fuoco che si avvolgono in
conosceva avendola anche potuta vedere a Colmar Particolare. spirali nel cielo notturno del laterale destro).
33.87 ÑÔ puntata sul nodo della cravatta), con un boccale di 247
George Grosz, I pilastri
della società, 1926.
birra in una mano e la spada nell’altra; la sua mente
Olio su tela, 205×108,8 cm. è occupata da pensieri di guerra (il soldato a caval-
Berlino, Staatliche Museen, lo). Il personaggio sulla sinistra è invece un giorna-

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


Neue Nationalgalerie.
Intero e particolari. lista (riconoscibile per i quotidiani sottobraccio e la
matita in mano), rappresentato strabico e con un
vaso da notte sulla testa a squalificare la sua attività
intellettuale. Ancora più disgustoso è il contenuto
della testa del personaggio sulla destra (escremen-
ti), un politico socialista (come indica la scritta sul
petto: «Il Socialismo è lavoro»), che stringe in mano
una bandiera nazionalista. Alle sue spalle, con lar-
ghi gesti un ecclesiastico impartisce la benedizione
a un mondo che appare ormai in fiamme, preda di
un esercito (sullo sfondo) che, con viso ghignante,
semina distruzione. I personaggi sono delineati con
tratti affilati e i volti – in cui il rosa delle carni si tinge
di rubizzo ed è attraversato da vene e cicatrici, qua-
si a fare delle imperfezioni fisiche il sintomo di una
diffusa corruzione morale – sono grotteschi. La ta-
volozza è accordata su toni scuri – neri, grigi, bruni
– che mettono crudamente in risalto i visi e la cupez-
za di un’atmosfera di disastri incombenti.

33.8
L’École de Paris
Marc Chagall,
Amedeo Modigliani
George Grosz (1893-1959)
George Grosz (nome americanizzato di Georg Ehren-
e Constantin Brancusi:
fried Groß) nasce a Berlino nel 1893. La sua forma- i grandi “isolati” di Parigi
zione si svolge fra Dresda, Berlino e Parigi. Dopo
aver servito per pochi mesi come soldato nella Pri- Dal secondo Ottocento Parigi è la capitale indiscus-
ma guerra mondiale ed esserne rimasto traumatiz- sa delle arti e la sede naturale in cui nascono e ma-
zato, l’artista rientra a Berlino dove, insieme a Otto turano molte delle esperienze e dei movimenti arti-
Dix, fonda il locale gruppo dadaista. Aderisce quin- stici più innovativi d’Europa. Sono i suoi mercanti,
di al Novembergruppe e nel 1925 partecipa alla prima piuttosto che la committenza tradizionale, a indiriz-
mostra della Neue Sachlichkeit. In fuga dal regime zare il gusto e a promuovere gli artisti. La loro figu-
nazista, nel 1933 emigra negli Stati Uniti. Muore ra associa indissolubilmente l’amante d’arte, l’inten-
nel 1959 a Berlino Ovest, dove era tornato a vivere. ditore, il collezionista, il gallerista, ma anche colui
Dopo una prima fase influenzata da Espressioni- che si occupa di oggetti artistici e in essi commercia
smo e Futurismo, l’artista mette a punto uno stile per ottenerne un profitto. Alcuni dei più noti fra di
personale, caratterizzato da un segno «tagliente» con loro sono Paul Durand-Ruel (1831-1922), Alexan-
il quale riproduce, con intento satirico e graffiante, le dre Bernheim (1839-1915) – fondatore della galleria
brutture e le contraddizioni della società del tempo. Bernheim-Jeune, ritratto insieme al fratello da Pierre
Bonnard ❯ vol.4, Itin. p. 425 –, Ambroise Vollard (1866-
I pilastri della societˆ La carica satirica è parti- 1939) – ritratto da Cézanne e Picasso ❯ Fig. 29.30 –,
colarmente evidente nei Pilastri della società del i fratelli Léonce (1879-1947) e Paul (1881-1959) Ro-
1926 Fig. 33.87 , uno dei dipinti più feroci di Grosz, senberg (il primo fu committente di Max Ernst,
che rappresenta la grottesca caricatura dell’élite al Giorgio de Chirico, Alberto Savinio), Léopold Zbo-
potere nella Germania del tempo. In primo piano rowski (ca 1889/1890-1932), Paul Guillaume (1891-
è raffigurato un nazista (come rivela la svastica ap- 1934), Berthe Weill (1865-1951).
248 È forte, perciò, il richiamo che Parigi esercita su Io e il mio villaggio Dipinto nel 1911, Io e il mio
artisti di ogni parte d’Europa, d’America e perfino villaggio Fig. 33.89 è un atto d’amore per il suo luo-
del Giappone, che trovano in essa un clima stimo- go natio, popolato di chiese ortodosse e sinagoghe.
lante e adatto a liberare la propria visione poetica. Nel piccolo paese agricolo uomini e animali vivo-
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Teatro indiscusso delle loro azioni e della loro vita è no in stretta interdipendenza. È la ragione per cui
soprattutto Montparnasse, che ha ormai sostituito il contadino (a destra) e la mucca (a sinistra) han-
Montmartre quale quartiere degli artisti e dei poeti. no le bocche sulla stessa direttrice e gli occhi negli
Si è soliti indicare gli artisti stranieri presen- occhi Fig. 33.90, a . I due si guardano, mentre li lega
ti nella capitale f rancese agli inizi del Novecento e in parte li modella il vortice di una circonferenza
con il nome collettivo di École de Paris (Scuola di centrale b : una sorta di orbita planetaria (o la raf-
Parigi) Fig. 33.88 . L’espressione non indica nessu- a figurazione della terra) lungo la quale si muove la
na unità di intenti, né la condivisione di particolari luna durante un’eclisse c . Gli uomini e gli animali
ideali artistici, né, tantomeno, un raggruppamen- sono dunque parte della vita dell’universo. Un al-
to strutturato e sentito come tale, ma solo l’ete- bero della vita, tenuto tra le mani del contadino,
rogeneità delle scelte, il cosmopolitismo dell’arte, penetra nella circonferenza con la sua acuta forma
l’individualità della ricerca, cioè l’esatto opposto di stilizzata d .
quello che propriamente si intende per «scuola». La testa dell’uomo è verde, come l’erba dei cam-
Ciò che profondamente unisce questi artisti, tesi ad pi che lavora, mentre quella della mucca è bianca
affermare le proprie sensibilità e visioni poetiche, è (come il latte che produce) e azzurra. Fra le due
innanzitutto l’attaccamento a Parigi, patria elettiva teste passano le immagini del villaggio e della pa-
e luogo della loro libertà creativa. cifica e modesta vita che vi si svolge: una donna
munge una mucca, un’altra, che cammina lungo il
ciglio della grande strada rosata, perciò raffigurata
33.8.1 a testa in giù, precede un contadino che torna dal
b
Marc Chagall (1887-1985) lavoro tenendo una falce sulla spalla. Il paese con
ÇParigi, tu sei la mia seconda VitebskÈ la chiesa si sviluppa lungo la strada e sulla sommità
della collina, circondata a sua volta dal verde degli
Marc Chagall nasce a Lyozno, nei pressi di Vitebsk alberi e da un cielo dai molti colori.
(Bielorussia), da una povera famiglia di origine Il dipinto rientra a pieno titolo nella tipologia
ebraica il 7 luglio 1887. Studia nella città natale e al- cubista per la f rammentazione e la successiva ri-
la Scuola Imperiale di Belle Arti di San Pietroburgo. composizione delle forme, che per Chagall sono
Dal maggio 1911 (come è stato recentemente sta- soprattutto «rappresentazione di pensieri».
bilito, e non 1910, come lo stesso Chagall scrive nel-
la sua autobiografia) al maggio-giugno 1914 vive a Parigi dalla finestra In Parigi dalla f ine-
Parigi esponendo al Salon des Indépendants nel 1912. c stra Fig. 33.91 , del 1913, la Tour Eiffel si libra sui
Rientrato in Russia, è attivo durante la Rivoluzio- tetti della capitale f rancese come pronta al volo.
ne d’ottobre ma, in contrasto con l’influente Kazi- 33.88 Ó Un trenino, sovvertite tutte le leggi di gravità, viag-
Alcuni protagonisti dell’École
mir Malevič, è costretto ad abbandonare la direzione de Paris.
gia capovolto, mentre la mano blu di un uomo bi-
dell’Accademia di Vitebsk, da lui stesso fondata. a. Marc Chagall,
fronte carezzerà, forse, il gatto umanizzato seduto
Dal 1923 è di nuovo a Parigi e da lì si sposta suc- Autoritratto con smorfia, sul davanzale. La veduta, dipinta da Chagall due
cessivamente in Palestina, Italia, Inghilterra, Olan- 1917. Matita anni dopo il suo arrivo a Parigi, indica che tutta la
su carta quadrettata,
da e Spagna. Nel 1941 si trasferisce negli Stati Uniti 37,5×27,9 cm. città è già sua e che nella bandiera francese (a cui
e rientra in Francia solo nel 1948. Muore a Saint- Parigi, Musée National rinviano i colori blu, bianco e rosso sulla destra)
d’Art Moderne, Centre
Paul-de-Vence il 28 marzo 1985. Georges Pompidou. egli si riconosce pienamente. Le tinte variegate del
Durante il suo primo soggiorno a Parigi, Chagall b. André Derain, Ritratto telaio della finestra rivelano che l’artista ha ormai
di Modigliani, 1914.
rimane molto colpito dal colore dei Fauves e dalle ri- Matita su carta,
fatto proprie tutte le ricerche contemporanee sul
cerche di Delaunay, forse il “meno cubista” dei Cu- 39,5×24 cm. colore. Chagall, però, resta legato anche alla patria
bisti. L’incontro con l’Astrattismo e il Surrealismo Parigi, Musée National russa: a essa rinviano i fiori che ornano lo schienale
d’Art Moderne, Centre
è di assoluto rifiuto per il primo e solo marginale Georges Pompidou. della sedia e alla vita precedente guarda anche uno
per il secondo. Il suo mondo poetico si nutre di una c. Anonimo, Ritratto dei volti dell’uomo bifronte, equamente diviso tra
di Brancusi. Mina
fantasia che si richiama all’ingenuità infantile e alla di piombo su carta, presente e passato.
fiaba, sempre profondamente radicata nelle tradi- 37,5×28 cm. Parigi,
Musée National d’Art
zioni russa ed ebraica. Le sue figurette portate dal Moderne, Centre LÕanniversario L’anniversario Fig. 33.92 , opera ese-
vento occupano uno spazio in cui l’orientamento Georges Pompidou. guita nel 1915, è una testimonianza gioiosa della
non esiste più. Il sotto e il sopra si equivalgono: co- Disegni e stampe felicissima vita coniugale di Marc Chagall che, pro-
me nei sogni, tutto è possibile e vero. prio in quell’anno, aveva sposato la giovane Bella
33.89 Ñ 33.91 Ô 249
Marc Chagall, Io e il mio villaggio, Marc Chagall, Parigi dalla finestra,
1911. Olio su tela, 192,1×151,4 cm. 1913. Olio su tela, 133×139 cm.
New York, Museum of Modern Art. New York, Solomon R.
Guggenheim Museum.
33.90 ×

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


Schema grafico-compositivo
di Io e il mio villaggio.

c
d

33.92 
Marc Chagall, L’anniversario,
1915. Olio su tela,
81×100 cm. New York,
Museum of Modern Art.

33.93 Ô
Schema geometrico-
compositivo e delle posture
dell’Anniversario.
250
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Rosenfeld (1895-1944), che sarebbe stata anche sua 33.94  Re David in blu Con il tempo il colore di Chagall
Marc Chagall, Dipinti
musa, modella e guida spirituale. di soggetto biblico.
supera i contorni dei corpi espandendosi sulla te-
Nel dipinto del Museum of Modern Art di New a. Il quinto e il sesto giorno:
la. In tal modo il dipinto si costruisce per grandi
York l’artista descrive con minuzia il caldo interno la creazione del mondo, macchie o fasce di colori, sul genere di quanto al-
della sua abitazione con le stoviglie e un dolce su 1971-1972. Vetrata, tri artisti prima di lui avevano già fatto e per i qua-
459×266 cm. Nizza, Musée
un tavolo a sinistra sotto la finestra, un divano, dei National Marc Chagall. li, all’inizio degli anni Cinquanta, era stato coniato
drappi d’artigianato russo appesi alle pareti. b. Capitolo Ruben, 1963. il termine tachisme (da tache, macchia) ❯ par. 34.2 .
Stampa, 36,5×27,7 cm,
Da un fiammante pavimento rosso Bella, che re- modello definitivo a colori. Così, la figura diventa partecipe della stessa natura
ca in mano un mazzo di fiori variopinti – emblema Nizza, Musée National e questa delle forme create; allo stesso tempo il co-
Marc Chagall.
di piacere sensuale nei dipinti di Chagall –, procede lore proclama la sua assoluta e orgogliosa indipen-
Oggetti d’arte.
verso sinistra, quasi in leggera corsa. Il consorte ne denza dalla forma.
anticipa i movimenti con un morbido fluttuare a 33.95 Ó Ô Il sogno legato alla storia di Israele – una costan-
mezz’aria, mentre, avendo ruotato innaturalmente Marc Chagall, Re David in blu, te nelle opere di Chagall realizzate con le tecniche
1968. Olio su tela, 65×81 cm.
il collo – secondo una tipologia ricorrente in diver- Collezione privata. Intero e
più diverse Fig. 33.94 – vede spesso l’artista impe-
se tele di Chagall –, la bacia con delicato traspor- particolare. gnato nella raffigurazione di temi desunti dai libri
to Fig. 33.93 . Il sogno diventa realtà e la felicità si sacri veterotestamentari.
aggiunge al ricordo della vita serena a Vitebsk. La È il caso di Re David in blu, un’opera del
cittadina russa, d’altra parte, è un soggetto frequen- 1968 Fig. 33.95 . Il grande re adagiato e sospeso in
te nei dipinti dell’artista russo – spesso autobiogra- aria rappresenta egli stesso la volta celeste stella-
fici – al pari delle capre e dei galli, dei suonatori, ta. Il suo grande corpo rivestito di fiori ammanta
dei circensi, delle tradizioni e festività ebraiche, che la sottostante città, che partecipa dello stesso blu
rammentano la vita semplice del luogo natio. del cielo. David suona la sua cetra e volge gli occhi
Il trattamento semplificato delle forme è ele- all’apparizione dell’amata Betsabèa che, voluttuo-
mento che ricollega l’artista al Primitivismo della samente, “sorge” all’estremità superiore destra del
pittura russa dell’inizio del Novecento e che lo af- dipinto: un corpo celeste che danza nella notte,
fianca alle esperienze di Natalja Gončarova e Mi- sulle note della cetra, mentre fissa trasognata la
chail Fëdorovič Larionov. luna.
33.8.2 251

Amedeo Modigliani
(1884-1920)

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


«Passò come una meteora, tutto
grazia, tutto collera, tutto sprezzo»

Amedeo Modigliani nasce a Livorno il 12 luglio 1884


da una famiglia di origine ebraica. La salute cagio-
nevole e il carattere precocemente ribelle gli im-
pediscono di seguire dei corsi di studi regolari, tra-
scinati f ra gli stanchi anni di un ginnasio di poca
soddisfazione, l’esaltazione giovanile per una fi-
losofia nietzschiana e un decadentismo letterario
poco più che orecchiati, l’insofferenza di un mal
sopportato alunnato pittorico provinciale e retori-
camente postmacchiaiolo. Dal 1898, comunque, si
dedica convintamente e completamente alla pittu-
ra, frequentando nel 1902 la Scuola Libera del Nu-
do di Firenze e nel 1903 quella di Venezia.
Nel 1906, con la testa piena di sogni confusi, si a
trasferisce a Parigi dove ha modo di aggiornarsi
sulle ultime tendenze artistiche. Il Primitivismo, dall’essere imprigionabile in un ambito di ricerca
in particolare, che si ispirava alle sculture africane prettamente italiano o dagli orizzonti limitati, par-
e polinesiane, fu per lui un importante punto di ri- tecipa di quella più generale, internazionale e arti-
ferimento, allo stesso modo che per Picasso. colata vicenda che vede come attori anche Matisse
Distrutto dalla tubercolosi, dall’alcool e dagli ec- e Picasso i quali, nel corso degli anni Venti e Trenta,
cessi di una vita condotta senza mai risparmiarsi, hanno vissuto anch’essi – al pari di altri artisti – un
Modigliani muore il 24 gennaio 1920 a soli 36 anni. loro periodo fortemente intriso di classicità.
Il giorno dopo la sua giovane compagna, Jeanne
Hébuterne, di appena 22 anni, si toglie a sua volta Il disegno La linea fluida e continua è carattere di-
la vita. Il mercante d’arte Paul Guillaume riassu- stintivo del disegno di Amedeo Modigliani. Una li-
me in questi pochi termini l’intera vita dell’artista: nea “costruttiva”, che dà forza al disegno stesso, ne
«Passò come una meteora, tutto grazia, tutto col- costituisce la struttura e non è meramente orna-
lera, tutto sprezzo». mentale, né semplice linea di contorno, né, tanto-
A Parigi l’artista livornese, che affascinava meno, “espressionista”, nel senso che non rinforza
chiunque per la straordinaria prestanza fisica, con- solo alcune parti della figura con la volontà di dotar-
duce una vita disordinata, tormentato dalla miseria le, così, di un accento e di uno speciale significato.
e dalle inquietudini esistenziali. Inizialmente si de- Nel Nudo seduto Fig. 33.97 il personaggio femmi-
dica alla scultura Fig. 33.96 , alla quale, comunque, nile presenta la gamba destra piegata verticalmen-
rinuncia molto presto per rivolgersi soprattutto al b te e quella sinistra ugualmente flessa, ma ruotata
nudo e al ritratto, ricorrendo a un disegno dalla li- di 90° rispetto all’altra e adagiata a terra, mentre
nea fluida e guizzante e a un nuovo, raffinato senso 33.96 Ó la testa è reclinata sulla spalla sinistra, sollevata ri-
Amedeo Modigliani, Teste.
delle proporzioni. spetto a quella opposta. La figura si dispone in una
a. Testa, ca 1911/1912.
L’interesse primario dell’artista, pertanto, è con- Pietra calcarea, forma raccolta, tesa a destra e contratta a sinistra.
centrato sull’immagine. Tale atteggiamento fa sì 89,2×14,0×35,2 cm. L’acquerello rileva il disegno spiccandolo dal fondo.
Londra, Tate Modern.
che dopo la prima esposizione italiana di sue opere b. Testa di donna, 1912.
(Biennale di Venezia del 1922) la cultura artistica Pietra calcarea, Nudo disteso Realizzato nel 1917 e forse esposto
della Penisola – che lo aveva ignorato quando era 68,6×23,5×24,8 cm. alla personale di Modigliani alla galleria parigina
New York, Metropolitan
in vita – lo percepisca come vicino alle poetiche Museum of Art. di Berthe Weill il 3 dicembre di quello stesso anno,
del «richiamo all’ordine» e della solennità compo- con grande scandalo dei visitatori, Nudo disteso con
33.97 Ö
sitiva: dunque, partecipe della tradizione pittorica Amedeo Modigliani, i capelli sciolti mostra una giovane donna nuda e
classicista italiana. L’esposizione dei suoi dipinti in Nudo seduto, 1914. semidistesa Fig. 33.98 . Il busto è sollevato tramite
Matita e acquerello su carta,
una sala a lui dedicata alla XVII Biennale del 1930 54×41,6 cm. New York, dei cuscini verdi, sui quali poggia anche il braccio
è, infine, un vero e proprio trionfo. Museum of Modern Art. destro piegato. La gamba destra è distesa, mentre
Tuttavia il classicismo di Modigliani, ben lungi Disegni e stampe la sinistra è flessa e sollevata, secondo un adatta-
252 33.98 Ñ
Amedeo Modigliani,
Nudo disteso con i capelli
sciolti, 1917. Olio su tela,
60×92,2 cm. Osaka, City
Museum of Modern Art.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

33.99 Ô
Schema grafico della postura
e dei movimenti di Nudo
disteso con i capelli sciolti.

33.100 Ô
Amedeo Modigliani,
Bambina in blu, 1918.
Olio su tela, 116×73 cm.
Collezione privata.
Intero e particolare.

mento del chiasmo classico Fig. 33.99 ; la mano sini- 33.101 Ô


Amedeo Modigliani,
stra, infine, è tenuta sull’inguine a coprire i genitali. Ritratti.
Il volto ovoidale e il collo, molto allungati – co- a. Bambina seduta,
me in tanta produzione di Modigliani – sotto l’in- 1918. Olio su tela,
fluenza della scultura primitiva africana, sono in- 60,6×46,3 cm.
Collezione privata.
corniciati dai capelli neri sciolti sulle spalle. Lo b. Paul Guillaume, 1916.
sguardo franco e solo appena ammiccante – come Olio su tela, 81×54 cm.
Milano, Museo del
suggerisce la lieve asimmetria delle labbra – è di- Novecento.
retto verso l’osservatore e tradisce una sensualità
che esplode nella morbidezza delle curve, nei seni
turgidi e nel caldissimo colore rossastro del corpo.

Bambina in blu Al vibrante erotismo dei nudi, stu-


diati dall’artista con occhio e mente virginali – non
a caso Modigliani aveva vissuto come la «violazione
di un santuario» l’ingresso nel suo atelier del mer-
cante d’arte Léopold Zborowski, lì entrato, non in-
vitato, solo per vedere una ragazza che posava nu-
da –, corrisponde una capacità inusuale di ritrarre
con semplicità e candore l’innocente esistenza dei a

bambini. Bambina in blu Fig. 33.100 risale al 1918 e


raffigura una bimbetta, con le mani raccolte, in pie-
di contro un muro disadorno. Il faccino dalle gote
rubizze è illuminato dai grandi occhi chiari e dal
colletto bianco, mentre guarda seria il pittore; un
nastro rosso con un fiocco le attraversa i capelli.
Modigliani costruisce il dipinto incardinando la fi-
gura in uno spazio prospettico. Tuttavia ogni rigi-
dezza geometrica si stempera nel celeste tenue dei I ritratti Alla ritrattistica Modigliani ha dedicato
muri che partecipano dello stesso colore dell’abiti- gran parte della sua breve e intensa vita artistica, in-
no indossato dalla bambina che, quasi carezzata dai dagando la figura umana e il volto femminile in spe-
colori, pare infine brillare di luce propria. b cie, sapendone declinare sguardi e lineamenti ora
con affanno amoroso, ora con solenne e quasi classi- 33.102 Ô 253
Amedeo Modigliani, Ritratto
ca ponderazione. I suoi soggetti possono essere per- di Jeanne Hébuterne, 1918.
sone scelte a caso Fig. 33.101, a , veri committenti b e, Olio su tela, 55×38 cm.
più spesso, colleghi artisti, amici e amiche. In ciascun Giappone, Collezione

33 ■ Tra Metafisica, richiamo all’ordine ed école de Paris


privata. Intero e particolare.
ritratto egli cerca di definire le forme in modo che
parlino dell’anima che racchiudono, o trasferisce lo-
ro la propria, di anima, sempre tormentata e malin-
conica. Solitamente seduti o ripresi dalle spalle in su,
tutti i ritratti di Modì (nomignolo che gli deriva da un
sarcastico riadattamento al suo cognome di peintre
maudit, «pittore maledetto») sono caratterizzati dal
collo lungo, dall’esilità delle forme, dalla slanciatez-
za delle spalle cadenti, dal volto in cui brillano occhi
talvolta senza iride o pupilla, trasparenti o color del
cielo: dei veri e propri specchi dell’interiorità che in-
vitano ad annegarvi lo sguardo.

Jeanne Hébuterne Modigliani conobbe la dician-


novenne Jeanne Hébuterne nell’aprile 1917. I due
ebbero una figlia, Jeanne, nata nel 1918. Quando, 33.103 
Amedeo Modigliani, Ritratto
dopo la morte dell’artista, Jeanne Hébuterne si la- di Lunia Czechowska, 1919.
sciò cadere da una finestra del suo appartamento, Olio su tela, 100×65 cm.
aspettava un secondo figlio. La loro unione, pas- Parigi, Musée d’Art Moderne
de la Ville de Paris.
sionale e travolgente, durò poco meno di tre anni,
durante i quali l’artista la raffigurò numerose vol- 33.104 Ô
Schema grafico-compositivo
te. Il dipinto, che la ritrae con un cappello a larghe del Ritratto di Lunia
tese che sembra isolarla dall’ambiente circostante Czechowska.
quasi proteggendola, risale al 1918 Fig. 33.102 . L’at- 33.105 Ô
teggiamento pensoso che la contraddistingue, per Amedeo Modigliani, Ritratto
di Lunia Czechowska, 1919.
quel portare due dita al mento, è reso malinconico Olio su tela, 46×33 cm.
e dolce allo stesso tempo per via della testa lieve- Collezione privata.
mente inclinata da un lato, come nelle tavole e nei
disegni di Botticelli. Gli occhi senza pupille sono
due fessure chiare che rivelano all’osservatore l’in-
teriorità di Jeanne, donna appassionata e sensibile.

Ritratto di Lunia Czechowska Il tardo Ritratto di


Lunia Czechowska Fig. 33.103 , giovane moglie di un
collezionista e amico polacco di Modigliani – che
nella povertà della propria vita parigina aveva lega-
to soprattutto con immigrati dell’Europa dell’Est,
ebrei in particolare –, risale al 1919, pochi mesi pri-
ma della tragica, prematura morte dell’artista.
Nella tela, una delle molte che Modigliani le de-
dica in quell’anno Fig. 33.105 , Lunia è seduta davanti
a una console neoclassica e tiene con la mano destra
un ventaglio aperto. Il suo scollatissimo abito giallo
aranciato stride, se confrontato con lo sfondo ros-
so carminio. L’opera è tra le più equilibrate e pro-
porzionate dell’artista: una grande mandorla molto
schiacciata racchiude il corpo dal collo in giù, una
più piccola circonda, invece, il volto coronato dai
capelli tirati su e raccolti in uno chignon Fig. 33.104 .
Il braccio destro e il ventaglio, infine, danno luogo concluso da un esile e lungo collo che sostiene una
a un’ulteriore mandorla puntuta inclusa nella mag- testina inclinata, sembra quasi priva di peso tanto
giore. La figura di Lunia, un aerodinamico fuso che pare muoversi a ogni colpo di ventaglio.
254 33.8.3
Constantin Brancusi
(1876-1957)
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

Alla ricerca del «nucleo essenziale


della materia visibile»

Parigi fu la patria di adozione anche dello sculto-


re Constantin Brancusi, nato a Hobitza, un picco-
lo villaggio della Romania, il 16 febbraio 1876, da
un’umile famiglia di contadini. Avendo maturato
fin da giovinetto una particolare predilezione per
la scultura, si iscrive prima alla Scuola di arti e me-
stieri di Craiova e poi all’Accademia di Belle Arti di
Bucarest. Nel 1904 arriva a Parigi dove prosegue la
formazione presso l’École des Beaux-Arts, avendo
anche l’opportunità di lavorare, pur se solo per un
mese, come assistente di Auguste Rodin. Nella capi-
tale francese, nonostante la frequentazione con gli
artisti delle Avanguardie, intraprende un percorso
artistico assolutamente autonomo («Ciò a cui mi-
ra il mio lavoro è soprattutto il realismo: perseguo 33.106 Ó
Constantin Brancusi,
la realtà interiore nascosta, l’essenza stessa degli Uccellino, 1928. Bronzo,
oggetti nella loro intrinseca natura fondamentale, calcare, legno di quercia,
questa è la mia unica profonda preoccupazione»). 40,5×21×30,4 cm.
New York, Museum
L’artista elabora, infatti, un linguaggio basato su of Modern Art.
forme semplificate e pure, ispirato in parte all’arte
33.107 
extra-occidentale (in particolare alla scultura afri- Constantin Brancusi,
cana), in parte all’arte popolare del suo Paese d’o- Maiastra, ca 1912. Ottone
lucidato, altezza 73,1 cm.
rigine. Nelle proprie opere, inoltre, Brancusi tende Venezia, Peggy Guggenheim
a impiegare il basamento non più soltanto come Collection.
semplice supporto, ma quale elemento dotato di
una propria autonomia formale e compositiva.
Pochi i soggetti prediletti dall’artista: teste, bu-
sti, e torsi umani e animali (come uccelli, pesci),
spesso tratti dal folklore e dai miti della Romania.
L’artista usa per lo più la pietra, il marmo, il legno
e il metallo Fig. 33.106 , lavorandoli direttamente,
senza passaggi intermedi (senza, cioè, ricorrere a
modelli di gesso o creta). Brancusi muore a Parigi
il 16 marzo 1957.

Maiastra Nel bestiario di Brancusi, un posto d’o-


nore è occupato dalla Maiàstra Fig. 33.107 , termine
rumeno che indica un uccello dal canto benefico
e dalle ali lucenti che popola i miti e i racconti po-
polari. L’artista si occupa a più riprese di questo 33.108 Ó
Constantin Brancusi,
soggetto Fig. 33.108 realizzandone diverse varianti, Maiastra, ca 1912. Matita
becco appena dischiuso, è ottenuta dallo schiaccia-
tutte nell’ordine dell’antinaturalismo che animava su cartone, 48,4×31,5 cm. mento del collo tornito. Le lunghe ed esili zampe
le sue concezioni. Parigi, Musée National d’Art sono riunite in un solido snello che si innesta sulla
Moderne, Centre Georges
La forma spiccatamente aerodinamica della pic- Pompidou. superficie piatta che definisce, su un lato, il corpo
cola scultura è appena contraddetta dal petto esa- Disegni e stampe e la coda affusolati.
geratamente gonfio e stondato, come se l’uccello L’ottone lucido e riflettente suggerisce le ali lu-
fiabesco fosse nell’atto di cantare e, a tal fine, si centi della maiastra, che si pone quasi come uno
ergesse in tutta la sua potenza e imponenza. La stilizzato soggetto araldico, un idoletto nato dalle
testa, infinitamente piccola e terminante con un credenze e dall’affetto popolari.
Luoghi, oggetti, memorie
ItInerarI

■ La Scuola di Chicago e la nascita del grattacielo


■ E42. Il manifesto urbanistico dell’era fascista

■ La Stadtbahn di Vienna.
La prima metropolitana di superficie d’Europa
■ La Peggy Guggenheim Collection di Venezia

Case e botteghe d’artIsta

■ Casa Morandi a Bologna


antologIa delle fontI

■ Gustav Klimt, Su se stesso


256

itinerario nella città


La Scuola di Chicago
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

e la nascita del grattacielo


Travi verticali Pavimento in legno
in acciaio
Gettata in cemento
Tubazioni del gas
Rivestimento
in malta ignifuga

Solaio
in laterizio

Travi orizzontali
in acciaio

 I Magazzini Fair di  Particolari costruttivi

N
el 1871 Chicago fu quasi totalmente
distrutta da un incendio che divam- Chicago in costruzione, della struttura d’acciaio
1891. Stampa. Il a prova d’incendio
pò violento e indomabile, divorando
sistema di applicazione di William Le Baron
case per la maggior parte ancora in legno e degli elementi di Jenney.
con strutture in materiali comunque vulnera- facciata alla gabbia
bili, come la ghisa. In quel momento la cit- metallica di William  William Le Baron
luoghi, oggetti, memorie

tà – principale nodo commerciale dell’asse Le Baron Jenney. Jenney, Home


Insurance Building,
Est-Ovest tra New York e San Francisco – Disegni e stampe
1885 (demolito nel
attraversava una fase di crescita economica 1931). Chicago.
che aveva dato origine a una fervida attività
edilizia, soprattutto nella zona centrale (il co- i livelli di maggior pregio di un edificio erano
siddetto Loop), con un conseguente aumen- quelli ai piani primo e secondo, perché più
to dei prezzi dei terreni. Si rendeva dunque agevoli da raggiungere con le scale; quelli al-
necessario ricostruire rapidamente edifici ti, dalla salita più lunga e faticosa, erano in-
che, allo stesso tempo, fossero più sicuri e vece di scarso valore commerciale e riserva-
consentissero di sfruttare al massimo le co- ti perciò alle famiglie meno abbienti. Questa
stose aree del Loop. L’esigenza economica stratificazione sociale si rifletteva anche nel
di concentrare grandi edifici, destinati soprat- disegno delle facciate: infatti il primo piano
tutto ad attività commerciali e uffici, su aree (o «piano nobile») e il secondo erano i più
di superficie limitata portò necessariamente ricchi di elementi decorativi. La possibilità di
alla definizione di una nuova tipologia edilizia: accedere facilmente ai piani alti ribaltò la loro più l’edificio era alto e più le pareti dovevano
il grattacielo. destinazione sociale: gli ultimi – maggiormen- essere spesse ai piani bassi, cosicché, oltre
La soluzione di aumentare il numero dei te luminosi e lontani dai rumori della strada – una certa altezza, la perdita di spazio in pian-
piani degli edifici venne resa possibile da re- divennero pertanto i più prestigiosi. ta rendeva l’operazione assolutamente antie-
centi invenzioni tecnologiche – prima fra tut- Dal punto di vista strutturale, le costru- conomica. Per superare questo ostacolo le
te l’ascensore elettrico – e dall’introduzione zioni in legno e in muratura tradizionale non pareti in muratura furono sostituite da travi e
della struttura in travi e pilastri d’acciaio in consentivano di superare una certa altezza: pilastri in acciaio imbullonati, in modo da for-
sostituzione, parziale o totale, della muratu- ■ Loop In inglese, anel- ne tranviaria sopraeleva- mare uno scheletro metallico relativamente
ra portante e della soluzione pionieristica del lo. Nel 1894 Chicago, ta che circondava come sottile, identico per ogni piano. Le facciate,
balloon frame ❯ p. 201 . che già disponeva della un anello il mezzo miglio perduta qualsiasi funzione portante, poteva-
Proprio l’ascensore, del resto, avrebbe di più lunga rete elettrificata quadrato del suo centro.
di trasporti al mondo, si Il termine Loop, da allora,
no allora essere realizzate semplicemente
lì a poco rivoluzionato l’uso e il carattere di dotò – come Vienna – an- è diventato sinonimo del agganciando dei pannelli di tamponamento
tutta l’edilizia urbana. In precedenza, infatti, che di una circonvallazio- centro stesso. all’ossatura strutturale.
 Daniel Hudson  Louis Henry Sullivan, 257
Burnham e John Root, Grandi Magazzini
Reliance Building, Schlesinger & Mayer
1891-1896. Chicago. (poi Carson, Pirie &
Scott, oggi Sullivan
 Louis Henry Sullivan Center), 1885-1903.

Itinerario nella città ■ La Scuola di Chicago e la nascita del grattacielo


e Dankmar Adler, Chicago.
Guaranty Building,
1894-1896. Buffalo
(New York).

home Insurance building

La tecnologia dell’edificio alto sostenuto da


un telaio metallico rivestito da un materiale
resistente al fuoco fu messa a punto da Wil-
liam Le Baron Jenney (1832-1907), un inge-
gnere diplomatosi all’École Polytechnique di
Parigi, già attivo nel Genio militare durante la
Guerra di Secessione e operante a Chicago
dal 1867 .
L’Home Insurance Building, un grattacielo
di dieci piani del 1885, è tra i primi edifici da
lui realizzati con questa tecnica . La ricer-
ca del superamento del limite di altezza fu
ripresa dagli allievi di Jenney, William Hola-
bird (1854-1923), Martin Roche (1855-1927)
e Louis Henry Sullivan. Il forte carattere uni-
tario delle realizzazioni di questi architetti e di
altri, come Daniel Hudson Burnham (1846-
1912), John Root (1850-1891) e Dankmar
Adler (1844-1900), ugualmente impegnati
nella ricostruzione del Loop di Chicago, ha
condotto alla definizione di «Scuola di Chi-
cago».
Gli architetti della Scuola di Chicago do-
vettero anche affrontare il problema della
forma ottimale da dare al grattacielo. I più
innovativi fra essi procedettero a una dra-
stica semplificazione delle facciate, rifiutan-
do il ricorso agli stili. L’aspetto formale del
grattacielo non doveva più derivare dall’ap-
plicazione di un apparato decorativo desun-
to dalla tradizione architettonica, ma doveva
scaturire direttamente dalla funzione dell’edi-
ficio stesso e dall’espressione sincera della
struttura.

reliance building
è un esempio il Guaranty Building, costruito
Particolarmente significativa in questo sen- grandi Magazzini Carson, da Sullivan e Adler a Buffalo tra il 1894 e il
so è la storia del Reliance Building, realizza- Pirie & scott 1896 . Nel 1903 Sullivan completa i Grandi
to da Burnham & Root tra il 1891 e il 1896 Magazzini Schlesinger & Mayer (subito dopo
 . Al di sopra di un basamento di due pia- Il problema della forma è affrontato in sede Carson, Pirie & Scott, oggi Sullivan Center),
ni, l’edificio ripete tredici piani identici in ve- teorica soprattutto da Louis Henry Sullivan, il all’angolo dell’incrocio più trafficato di Chica-
tro e maiolica bianca, animata da una sottile maggior esponente della Scuola di Chicago. go . Anche in questo caso l’architetto sta-
trama decorativa. Tuttavia, il progetto iniziale Nel suo saggio The Tall Building Artistically tunitense utilizza la composizione tripartita: al
prevedeva solo cinque piani. L’ampliamento Considered (1896), Sullivan descrive il grat- basamento, con un’esuberante decorazione
del 1896 avvenne aggiungendone altri dieci tacielo come un organismo costituito da tre in ghisa, si sovrappongono un corpo centra-
del tutto uguali ai sottostanti: un’operazio- parti funzionalmente distinte: un basamento, le, caratterizzato da ampie vetrate ripartite da
ne meramente additiva resa possibile dalla cui è affidata la funzione rappresentativa, un sottili pannelli di terracotta bianca, e un coro-
totale assenza di gerarchia fra i diversi piani corpo centrale di uffici identici e indifferenziati, namento loggiato, ottenuto arretrando legger-
dell’edificio. un coronamento contenente i locali tecnici. Ne mente le aperture dell’ultimo piano.
258
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

 Lewis Edward  Daniel H. Burnham, sa dalle nuove generazioni di architetti desti-


l’«esposizione Hickmott, Proposta di facciata nati a ridisegnare il volto della città.
Colombiana» e il ritorno La corte d’onore per il Conway Building,
È soprattutto Ludwig Mies van der
alle forme classiche dell’«Esposizione 1895. Acquerello su
Colombiana», 1894. Olio carta, 96×44 cm. Rohe ❯ par. 32.9.2 , stabilitosi a Chicago già
su tela, 130×203,5 cm. Chicago, Collezione nel 1937, ad attuare una radicale semplifica-
L’esperienza della Scuola di Chicago sembra Chicago, The Chicago privata. zione della forma del grattacielo, esibendo
esaurirsi nel 1893, anno in cui la città ospi- Historical Society. in facciata esclusivamente gli elementi della
Disegni e stampe
Particolare.
luoghi, oggetti, memorie

ta l’«Esposizione Colombiana», i cui edifici, struttura portante. L’“ossatura” in acciaio è


realizzati da un gruppo di architetti coordina- completamente rivestita da grandi lastre di
ti da Daniel Burnham, segnano un ritorno al- se proprio per questa dichiarazione di intenti vetro, che vengono così a formare una sorta
le forme classiche . Il clamoroso successo la maggior parte dei 263 progetti presentati di “pelle” dell’edificio: a questa levigata su-
di pubblico ottenuto dai padiglioni espositivi – in particolare quelli degli architetti ameri- perficie vitrea viene dato il nome di curtain
bolla inequivocabilmente come perdente il cani – fa ricorso agli stili del passato, dal ro- wall (letteralmente «muro-tenda», per via del
tentativo di rinnovamento attuato dalla Scuo- manico al gotico, dall’egizio al rinascimentale suo esiguo spessore), ma alcuni critici bat-
la di Chicago, dando inizio a un processo in-  a-d . I principi di semplicità compositiva tezzeranno ironicamente «pelle e ossa» tali
volutivo che coinvolge la tipologia stessa del della Scuola di Chicago sembrano dimenti- edifici.
grattacielo. Nei progetti per il Conway Building cati: solo alcuni europei, tra cui Walter Gro- Nel 1951 Mies applica il rivestimento in
(1912-1917), ad esempio, Burnham torna a pius ❯ par. 32.9.1 , presentano progetti «mo- curtain wall a due grattacieli gemelli che si
nascondere la struttura metallica dietro un pe- derni» e . Adolf Loos ❯ par. 28.3 propone, affacciano su Lake Shore Drive, il lungola-
sante rivestimento in pietra e un monumentale in polemica con il bando del concorso, una go di Chicago che, in quegli anni, stava di-
coronamento di tre piani con ordini classici . gigantesca colonna dorica f . Vincitori sono ventando la zona residenziale più prestigiosa
così due architetti di New York, John Me- della città, poco a Nord del Loop: due edifici
ad Howells (1868-1959) e Raymond Hood residenziali quindi, benché nulla, nell’aspetto,
(1881-1934): il loro grattacielo è in perfetto li identificasse come tali .
Concorso per la sede stile gotico, con una corona di archi rampanti Mies ha così creato una forma semplice
del «Chicago tribune» ispirata alla cattedrale francese di Rouen . pressoché indipendente dalla destinazio-
ne d’uso, basata su un metodo costruttivo
La vicenda più emblematica si svolge nel che sarebbe stato largamente utilizzato, con
1922, quando il quotidiano «Chicago Tribu- poche varianti, soprattutto nei grattacieli per
ne» bandisce un concorso internazionale lake shore drive uffici nel corso della seconda metà del XX
per la sua nuova sede, con un proponimen- apartments secolo e che avrebbe finito per dar luogo a
to dichiaratamente ambizioso: erigere «the edifici sempre più anonimi, distinguibili l’u-
most beautiful office building in the world», Nella seconda metà del Novecento, tuttavia, no dall’altro principalmente in virtù della loro
il più bel palazzo per uffici del mondo. For- la lezione della Scuola di Chicago verrà ripre- altezza.
a b c 259

Itinerario nella città ■ La Scuola di Chicago e la nascita del grattacielo


d e f

 Alcuni dei progetti  John Mead Howells


presentati al concorso e Raymond Hood,
per la sede del Chicago Tribune Tower,
«Chicago Tribune». 1923-1925. Chicago.
a. Gordon Beecher
 Ludwig Mies van
(Baltimora)
der Rohe, Lake Shore
b. William Drummond
Drive Apartments,
(Chicago)
1949-1951. Chicago.
c. Henry Hornbostel
ed Erich F. Wood
 Skidmore, Owings
(Pittsburgh)
& Merrill, Sears Tower
d. Eliel Saarinen
(oggi Willis Tower),
(Finlandia, secondo
1968-1974. Chicago.
classificato)
e. Walter Gropius
(Germania)
f. Adolf Loos (Austria)

sears tower

La realizzazione più emblematica, da questo


punto di vista, è la Sears Tower (oggi Willis
Tower), completata a Chicago nel 1974 dallo
studio Skidmore, Owings & Merrill . Questo
grattacielo di 110 piani e 442 metri (il più alto
di Chicago e, per un quarto di secolo, di tutto
il mondo) ha una pianta quadrata ed è com-
pletamente realizzato con curtain walls su
tutte le facciate. Proprio per evitare un tozzo
e anonimo parallelepipedo, il volume è stato
scomposto in pianta in nove prismi di altez-
ze diverse. È questa asimmetria volumetrica
che dà slancio e carattere alla costruzione,
differenziandola in modo significativo dal pa-
norama edilizio circostante.
260

itinerario nella città


E42. Il manifesto urbanistico
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

dellÕera fascista
 Giuseppe Pagano,
Marcello Piacentini, Luigi
Piccinato, Ettore Rossi
e Luigi Vietti, Planimetria
generale dell’E42
secondo il primo
progetto, 1937.
10
8 9 1. Ingresso principale
2. Palazzo dei
Ricevimenti
11 12 3. Teatro lirico
e auditorium
4. Teatro di prosa
5. Palazzo della
7
15
scienza e del
progresso umano
14 6. Piazza Imperiale
7. Lago artificiale

13 6 Principali aree
3 4 5 espositive
2
8. Agricoltura
9. Industria
10. Comunicazioni
11. Divertimenti
12. Architettura e
urbanistica
1 13. Arti
14. Zona a disposizione gli schizzi è evidente lo sforzo di imprimere
nazionale plasticità agli spazi attraverso l’articolazione
15. Zona a disposizione
architettonica e grazie all’equilibrio tra aree
internazionale
edificate, viabilità e superfici aperte. L’asse
 Marcello Piacentini centrale è il cardine compositivo di un con-
luoghi, oggetti, memorie

e Ufficio tecnico catenarsi di scenari che si susseguono con


dell’E42, Planimetria forte dinamismo. Senza i vincoli di un’asso-
generale definitiva,
1938. luta simmetria, con la loro continuità, essi tro-
vano negli stessi valori spaziali e architettonici
la propria monumentalità.
Lo scopo principale della committenza

D
opo la guerra coloniale in Libia e la Pagano Pogatschnig (1896-1945). Mentre governativa è però il senso celebrativo delle
proclamazione dell’Impero nel 1936, l’accademico Piacentini è il caposcuola di architetture. Il piano viene così profondamen-
il governo fascista decide di organiz- un classicismo moderno, monumentale e te modificato nel 1938. Unico firmatario, in-
zare un’Esposizione Universale da tenersi a celebrativo, di ispirazione déco, Pagano è sieme con l’Ufficio tecnico dell’Ente organiz-
Roma nel 1942 (da cui l’acronimo E42), a ce- l’appassionato rappresentante di un razio- zatore, è ora Marcello Piacentini .
lebrazione dei venti anni dalla conquista del nalismo rigoroso, europeo, ma praticato con Bloccato entro schemi più rigidi e ripeti-
potere. Intitolata enfaticamente «Olimpiade sensibilità tutta mediterranea. tivi, il nuovo piano esecutivo segue traccia-
delle Civiltà», la manifestazione doveva con- Nel 1937 il gruppo elabora un primo pro- ti regolari e perfettamente simmetrici. L’asse
sistere in una serie di mostre dedicate a vari getto  , il cui elemento maggiormente ca- centrale, allargato a dismisura, smarrisce la
temi come l’arte, la scienza, l’economia, le ratterizzante è costituito da un asse centrale propria identità urbanistica e architettonica.
politiche sociali delle nazioni. L’obiettivo era Roma-mare, l’odierna via Cristoforo Colom- Gli spazi verdi sono relegati nelle zone peri-
quello di richiamare sull’Italia fascista l’atten- bo, che attraversa longitudinalmente l’intera feriche. Il lago perde il suo ruolo di elemen-
zione e l’ammirazione internazionali. area. Altri elementi significativi sono la piaz- to naturale, dalle rive frastagliate, sostituito
Il progetto per allestire i nuovi spazi da za Imperiale (l’attuale piazza Guglielmo Mar- da una serie di grandi e impersonali vasche
destinare all’E42 viene affidato a un grup- coni) 6 , dalla forma articolata e asimmetri- rettangolari con funzione puramente sceno-
po di cinque architetti. Accanto ai tre giovani ca, collocata nel baricentro del complesso, grafica.
emergenti Luigi Piccinato (1899-1983), Et- e un lago artificiale dai contorni frastagliati Con la cancellazione delle relazioni tra gli
tore Rossi (1894-1973) e Luigi Vietti (1903- (l’attuale lago dell’Eur) 7 , che penetra pro- spazi la città razionalista scompare per la-
1998), figurano anche due tra i maggiori e più fondamente nello spazio urbano, fra approdi sciare posto a una città monumentale, sce-
affermati esponenti dell’architettura italiana: e zone verdi. nografica, autoritaria, che riprende – in peg-
Marcello Piacentini ❯ par. 32.9.6 e Giuseppe Nell’organizzazione della pianta e ne- gio – il modello della città ottocentesca .
261

Itinerario nella città ■ E42. Il manifesto urbanistico dell’era fascista


 Attuale quartiere
Palazzo della Civiltà dell’EUR, Roma.
Italiana Veduta aerea.

 Giovanni Guerrini,
Per realizzare le opere più importanti, che sa- Ernesto Lapadula
ranno sede delle esposizioni, vengono indetti e Mario Romano,
vari concorsi nazionali. Palazzo della Civiltà
Italiana, dal 1938.
Al centro di tutto l’impianto, l’edificio cari- Veduta d’angolo.
co del massimo valore simbolico è il Palazzo
della Civiltà Italiana . Vincitori del concorso  Adalberto Libera,
sono gli architetti Giovanni Guerrini (1887- Palazzo dei Ricevimenti
1972), Ernesto Lapadula (1902-1968) e Ma- e dei Congressi,
1937-1942.
rio Romano (1895-1972) che disegnano, co-
me dice la stessa commissione giudicatrice,
«un enorme cubo di circa sessanta metri di
lato, le cui pareti verticali sono divise in otto
piani con tredici archi per ciascuno».
La forma semplice e perentoria del cubo
(che nella sua realizzazione consta di 7 piani
con 9 archi per ciascuno), rivestito in traver-
tino, sommata all’enfatica ripetizione degli ar-
chi a tutto sesto che si aprono sulle quattro
facciate, risponde all’esasperata ricerca di
un’immagine fortemente simbolica ed evo-
cativa: una specie di riproposizione in versio-
ne moderna del Colosseo.
La distribuzione interna prevede un sin-
golare e innovativo percorso a ritroso, cioè
dall’alto verso il basso, come – un ventennio
dopo – Wright riproporrà anche nel newyor-
chese Solomon R. Guggenheim Museum. I
visitatori, infatti, salgono all’ultimo piano per
mezzo di ascensori, e da qui poi intraprendo-
no il percorso espositivo scendendo a piedi
ai vari piani inferiori, fino a ritornare a terra.

Palazzo dei ricevimenti


e dei Congressi

Altra opera emergente nel progetto comples-


sivo è il Palazzo dei Ricevimenti e dei Con-
gressi  , realizzato dall’architetto razionali- si innalza con un nitido volume cubico coper- espressività monumentale poste dalla com-
sta Adalberto Libera (1903-1963) e costituito to da una crociera di archi ribassati in cal- mittenza, il progetto si ispira a una semplici-
da un blocco a pianta rettangolare nel quale cestruzzo armato, che disegnano un’ampia tà raggelata, quasi marziale nella sua rigida
trovano posto, su lati contrapposti, gli spazi apertura lucifera a falce su ogni facciata. Sul compostezza. In particolare, le alte e robuste
destinati alle due diverse funzioni. lato opposto è collocata la Sala dei Congres- colonne che ritmano il portico d’ingresso, li-
Prospiciente la piazza monumentale lastri- si, la cui copertura ospita, invece, un teatro sce e prive di capitelli, trattate come puri so-
cata in porfido, ora piazza Kennedy, si trova all’aperto. lidi geometrici, costituiscono una particolare
la vasta Sala dei Ricevimenti, il cui padiglione Nello sforzo di rispondere alle richieste di e felice fusione tra modernità e classicismo.
262

itinerario
La Stadtbahn di Vienna. La prima
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

metropolitana di superficie d’Europa


C on la realizzazione del Ring, il mo-
numentale anello di circonvallazione voluto
e il potenziamento di tutta la viabilità minore
a essi connessa, sorse anche la necessità di
dall’imperatore Francesco Giuseppe, Vienna collegare in modo veloce ed economico i cin-
aveva ormai assunto l’assetto di una moderna que grandi terminali ferroviari della capitale.
capitale europea. La nuova viabilità a scorri- Ciò al fine di smistare in modo più raziona-
mento veloce e gli oltre settecento grandiosi le i sempre crescenti flussi di transito senza
palazzi innalzati in poco più di un decennio costringerli all’attraversamento cittadino via
(1859-1872) avevano infatti mutato in modo carrozza (per i passeggeri) o via carro (per
radicale il volto della città che, anche se giunta le merci), con conseguente perdita di tempo
relativamente in ritardo alla Rivoluzione indu- e inutile sovraccarico della nuova rete viaria,
striale, stava comunque bruciandone rapida- la quale era stata progettata più in funzione
mente tutte le tappe. rappresentativa che utilitaria.
La necessità di spostamenti sempre più La soluzione al non facile problema fu tro-
rapidi e sicuri, del resto, aveva imposto fin vata dall’architetto Otto Wagner ❯ oltre con
dalla prima metà del XIX secolo la costruzio- la costruzione di una ferrovia urbana a scor-
ne di un’importante rete ferroviaria che da rimento veloce dotata di una propria sede di
Vienna si irraggiava verso la periferia dell’im- transito che non interferisse (o che interferis-
menso Impero. Nella capitale, fulcro ammi- se il meno possibile) con gli edifici e il tessuto
nistrativo e motore economico dell’intera na- viario preesistenti. Nasce così la Stadtbahn
zione, furono costruite – nell’arco di appena (ferrovia urbana), il cui tracciato costituisce
un ventennio – ben cinque grandi stazioni, ancor oggi la spina dorsale della comples-
quattro delle quali razionalmente orientate sa e funzionale rete dei trasporti pubblici di
secondo i principali punti cardinali. A esse Vienna .
erano annessi anche adeguati scali merci Questa innovativa ferrovia urbana, ini-
predisposti sia a uso civile sia a uso militare, zialmente a vapore, collegava prima di tut-
per il trasporto di truppe e di materiali bellici. to i principali scali ferroviari, disimpegnando
Intorno agli anni Settanta del secolo, pa- nel contempo un veloce servizio di circolare
rallelamente all’ambizioso progetto di riasset- esterna, divenuto più che mai indispensabi-
luoghi, oggetti, memorie

to viario e urbanistico che aveva indotto al le soprattutto a partire dal 1890, quando il
tracciamento del Ring e stava prevedendo il municipio cittadino deliberò di includere nel
suo raddoppio tramite la realizzazione della territorio comunale anche i popolosi quartieri
circonvallazione esterna del Gürtel (cintura) sorti fuori dalla fascia del Gürtel.

Linee ferroviarie
Linea metropolitana 1 (Vorortelinie)
Linea metropolitana 2 (Wientallinie-Donaukanal)
Linea metropolitana 3 (Gürtellinie)
Linea metropolitana 4 (2° distretto)
Hofpavillon
Stazione di Karlsplatz Heiligenstadt
Stazione di Rossauer Lände
Viadotto sul Währinger Gürtel
Stazione
di Nussdorfer Strasse

Hüttelsdorf

 Stazione
di Karlsplatz. Particolare.

 Schema
planimetrico
della Stadtbahn
e della rete
ferroviaria
viennese.
 Otto Wagner, Disegno 263
di progetto per una
Galleria d’arte moderna
a Vienna, 1900.
 Otto Wagner, Disegni

Itinerario ■ La Stadtbahn di Vienna. La prima metropolitana di superficie d’Europa


prospettici del riassetto
di Karlsplatz, 1909.
Vienna, Akademie der
Bildenden Künste.
Disegni e stampe

la ferrovia urbana
viennese (Stadtbahn)
(1894-1901)

Sulla scorta di tali riflessioni Otto Wagner pro-


getta la rete ferroviaria cittadina cercando di
contemperare al massimo le esigenze della
funzionalità con quelle del rigore estetico. Egli
prevede cinque diverse linee da realizzarsi, al
fine di non interferire con la viabilità stradale,
anche in galleria, in trincea, in sopraelevazio-
ne o su grandi ponti metallici . L’ambizioso
 Otto Wagner, progetto viene realizzato a tempo di record,
Disegno prospettico tanto che fin dal 1898 sono funzionanti le pri-
del ponte in onore
dell’imperatore me tre linee. L’inaugurazione definitiva dell’in-
Ferdinando I, 1905. tera rete avviene già nel 1901.
Inchiostro su carta, In sette anni di assiduo lavoro, Wagner
37,5×50,7 cm. Vienna, realizza con il suo studio oltre duemila ela-
Historisches Museum
borati fra progetti esecutivi e schemi di vario
der Stadt Wien.
tipo, al fine di controllare in modo minuzioso
Disegni e stampe
ogni fase della realizzazione. Oltre alla pro-
gettazione delle trentasei stazioni jugendstil,
l’architetto studia anche il lato ingegneristico
del progetto realizzando viadotti, cavalcavia,
tunnel, muri di sostegno, rampe d’accesso e
scali di smistamento. Uguale attenzione egli
pone – come contemporaneamente faceva
otto Wagner (1841-1918) importanti concorsi internazionali e progettista Guimard nella metro di Parigi – anche agli
fra i più attivi d’Europa, Wagner assume ben aspetti apparentemente più marginali quali
Otto Wagner nasce in un sobborgo della presto un essenziale ruolo guida per tutti gli l’arredamento delle stazioni (panchine, fon-
capitale austriaca, dove anche si spegne. architetti austriaci di fine Ottocento, insegnan- tanelle, ringhiere, fanali, orologi, vetrate) e la
Formatosi al Politecnico di Vienna (1857- do loro a progettare senza far riferimento alle segnaletica di riconoscimento (scritte, indi-
1859), si specializza all’Accademia di Belle tipologie e agli stili architettonici del passato. cazioni, manifesti). In tal modo egli dimostra
Arti (1861-1863) della quale diviene in segui- Questo enorme impegno professionale non capacità e sensibilità eccezionali anche nei
to professore ordinario del corso speciale di gli impedisce di attendere anche ad alcune campi del design e della grafica pubblicitaria,
Architettura (1894-1914) e infine prorettore importanti elaborazioni teoriche sia in campo settori che proprio in quegli anni iniziavano
(1910). Il suo stile progettuale, pur prenden- architettonico sia in campo urbanistico, che per la prima volta a conquistarsi una propria
do le mosse dalla tradizione architettonica nel 1917 gli varranno una laurea honoris cau- autonomia artistica.
storicistica, si caratterizza per la straordinaria sa presso il Politecnico di Dresda. Nel 1894 L’architetto austriaco progetta le varie sta-
capacità di adeguarsi all’uso dei nuovi mate- Wagner non è ancora al culmine della propria zioni in funzione del luogo ove si trovano, ar-
riali e delle nuove tecnologie costruttive resi carriera, ma la sua fama è ormai tale che la monizzandole con i contesti urbani nei quali
disponibili dalla moderna industrializzazione. municipalità di Vienna lo nomina supervisore devono inserirsi. In presenza di emergenze
Disegnatore formidabile , Wagner utilizza generale all’urbanistica, conferendogli pratica- monumentali quali la reggia imperiale estiva
la sua grande abilità tecnica e l’incisiva raffi- mente carta bianca non solo nella realizzazio- di Schönbrunn o la Chiesa di San Carlo Bor-
natezza del segno per realizzare prospettive ne della Stadtbahn e delle infrastrutture viarie romeo (Karlskirche), ad esempio, anche le sta-
di grande effetto visivo, al fine di far immedia- a essa connesse, ma anche nel contempo- zioni assumono caratteristiche decorative di
tamente capire come l’oggetto architettonico raneo riammodernamento delle principali vie assoluta rilevanza. Lungo la linea che segue
progettato andrà poi a inserirsi nel contesto d’acqua cittadine (Wienfluss e Donaukanal), al l’argine del Donaukanal (canale del Danubio),
urbano per il quale è stato previsto  . Tra il fine di potenziarne la navigabilità. invece, le stazioni sono basse e sviluppate
1899 e il 1905 aderisce alla Secession, il mo- Il primo problema che l’architetto si po- orizzontalmente, al fine di meglio armonizzar-
vimento artistico delle avanguardie viennesi al ne è dunque quello di integrare le varie vie si con l’andamento del fiume. Nella Gürtellinie,
quale aveva preso parte anche Klimt e che di comunicazione disponibili a Vienna: quel- infine, arrivano a svilupparsi anche per due o
aveva tra i suoi scopi quello di contrapporre la ormai esistente del Ring, quella in fase di tre piani di altezza in quanto, essendo i binari
agli schematismi accademici la ricerca di for- completamento del Gürtel, quella da poten- quasi tutti in sopraelevata, anche l’accesso ai
me espressive più direttamente legate alla mu- ziare dei canali fluviali e quella – ancora tutta treni doveva avvenire a una quota più alta di
tata realtà tecnologica del tempo. Vincitore di da costruire – della ferrovia urbana. quella del piano stradale.
264
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

 Hofpavillon. Veduta  Stazione


dell’esterno. di Karlsplatz. Veduta
della facciata.
 Otto Wagner,
Hofpavillon, 1896.  Otto Wagner,
Prima versione di Manifesto inaugurale
progetto del prospetto per la Stazione di
verso la strada. Matita, Karlsplatz, 1899.
inchiostro, acquerello e Matita, inchiostro e
lumeggiature bianche acquerello su carta,
su carta, 45,5×70 cm. 65×46 cm. Vienna,
Vienna, Graphische Historisches Museum
Sammlung Albertina. der Stadt Wien.
Particolare. Particolare.
Disegni e stampe Disegni e stampe

 Hofpavillon. Veduta
del salone imperiale.

gettato da Wagner nel 1896  e ultimato già


nell’aprile del 1898, esso costituiva la fermata
luoghi, oggetti, memorie

a uso esclusivo della famiglia imperiale.


Esternamente la piccola costruzione
adotta ancora soluzioni eclettiche, in parte
desunte dallo Stile Impero francese. All’inter-
no, però, influenzato forse anche dai giovani I due padiglioni, fra loro perfettamen-
allievi della Secessione, Wagner realizza un te uguali, sono realizzati con una moderna
geometrico salone d’attesa di forma otta- struttura in acciaio. Di dimensioni assai con-
gonale  , del quale progetta anche l’arre- tenute, sembrano specchiarsi l’uno nell’al-
damento e le decorazioni, questa volta se- tro e l’unico elemento differenziatore sta nel-
condo il gusto jugendstil, senza dubbio a lui le scritte che li identificano come fermate di
più congeniale. due linee opposte.
Nell’intento di Wagner, sempre attento
a sposare il bello con l’utile, essi dovevano
2 rappresentare la principale architettura che ri-
Stazioni gemelle di Karlsplatz chiamasse agli occhi dei passanti la presenza
tecnologica della Stadtbahn che, in quel trat-
Wientallinie 1898-1899
to, correva in un tunnel sotterraneo. Le deco-
La più rappresentativa delle stazioni della razioni, pur rispettando le partizioni geometri-
1 Stadtbahn è comunque quella di Karlsplatz che imposte dalla modularità della struttura
Hofpavillon (Padiglione imperiale)  ❯ p. 262, 2 . Essa è costituita da due pa- metallica, sono di tipo floreale e ogni accenno
diglioni gemelli che Otto Wagner progetta a anche minimo agli stili architettonici del pas-
1896-1898
partire dal maggio del 1898 , come primo sato è ormai rigorosamente soppresso.
La prima significativa architettura che si in- passo per il riassetto urbanistico comples- L’odierno assetto dei due padiglioni, radi-
contra sulla Wientallinie viaggiando in dire- sivo della grande piazza sulla quale si affac- calmente ristrutturati nel 1977 in seguito ai
zione di Vienna è costituita dall’Hofpavillon cia la chiesa dedicata a San Carlo Borromeo lavori per la costruzione dell’attuale metro-
 ❯ p. 262, 1 , il padiglione di corte posto di (1716-1737), il più insigne monumento del politana, è purtroppo assai diverso da quello
fronte alla reggia estiva di Schönbrunn. Pro- Barocco viennese. originale.
265

Itinerario ■ La Stadtbahn di Vienna. La prima metropolitana di superficie d’Europa


 Stazione di Rossauer
Lände. Veduta della
stazione lungo il canale.

 Stazione di Rossauer
Lände. Veduta della
facciata.

 Viadotto sul
Währinger Gürtel.
Veduta.

 Stazione di
Nussdorfer Strasse.
Vedute della facciata
e di una banchina.

donaukanallinie gürtellinie
3 4
Stazione di Rossauer Lände Viadotto sul Währinger Gürtel
1899-1900 ca 1900
La seconda linea (Donaukanallinie) ❯ p. 262, 3 Della Gürtellinie, la quarta linea della Stadtbahn
costituisce il proseguimento ideale della pri- e l’unica ancor oggi in funzione ❯ p. 262, 4 , col-
ma e costeggia il canale del Danubio dalla piscono soprattutto la grandiosità delle sta-
dogana centrale fino a Heiligenstadt, il quar- zioni (tutte a due o tre piani) e l’imponenza dei
tiere più settentrionale della città. Questa di- ponti e dei cavalcavia, in quanto quasi l’intero
rettrice è tracciata spesso in galleria o lungo tracciato si svolge in sopraelevazione al fine
l’argine artificiale del canale al fine di non in- di non interferire con la viabilità preesistente.
terferire mai con la viabilità preesistente. In questo viadotto  (realizzato con ele-
La stazione di Rossauer Lände è una delle menti di acciaio prefabbricati, assemblati sul
più significative e meglio conservate della se- posto mediante bulloni) il moderno linguag-
conda linea , della quale rappresenta anche gio del ferro risulta perfettamente integrato
la tipologia architettonica più ricorrente. Poi- con l’architettura di tradizione ottocentesca, partita da un doppio ordine di alti finestroni
ché in quel tratto la ferrovia passava in galleria costituendo un significativo momento di in- rettangolari , l’architetto viennese progetta,
lungo l’argine del canale, la stazione è stata novazione del gusto. oltre alle consuete sale d’aspetto e alle varie
immaginata come un corpo sviluppato in oriz- biglietterie, anche toilette, bar, chioschi per
zontale che, visto dalla riva opposta, apparis- giornali, rivendite di fiori e tabacchi, uffici per
se come un semplice rialzamento dell’argine. 5 il personale e magazzini per le attrezzature di
In questo modo l’architettura estremamente Stazione di Nussdorfer Strasse pulizia e di manutenzione.
lineare della stazione ben si integrava con la Negli intenti di Wagner, infatti, la Stadtbahn
1896
linearità del muro di contenimento dell’argine, – la cui banchina è qui sopraelevata rispet-
quasi che la prima sorgesse spontaneamen- L’imponente edificio della stazione di Nus- to al livello stradale  – non rappresenta un
te dal secondo. Solo nella facciata d’ingresso sdorfer Strasse ❯ p. 262, 5 riunisce in sé di- semplice mezzo di comunicazione ferroviario
verso la strada Wagner ripropone alcuni ele- verse funzioni, in una visione estremamente ma un vero e proprio intervento urbanistico
menti decorativi geometrico-floreali di gusto moderna dell’architettura che secondo Wa- a scala cittadina. Le stazioni, di conseguen-
jugendstil . In tal modo egli riesce a fare co- gner doveva essere non solo esteticamente za, diventano significativi poli di aggregazione
esistere due linguaggi diversi sui due opposti valida, ma anche (e soprattutto) utile. Dietro economica e sociale, nei quali pulsano, oggi
lati dell’edificio. alla lunga facciata, geometricamente scom- come allora, la vita e le attività.
266

itinerario
La Peggy Guggenheim Collection
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

di Venezia
L a Peggy Guggenheim Collection  ,
una delle maggiori istituzioni per l’arte con-
temporanea sul territorio italiano, ha sede a
Venezia, ma dal 1976 dipende dalla Solomon
R. Guggenheim Foundation di New York.
Con il Solomon R. Guggenheim Museum
della grande città americana e il Guggenheim
Museum di Bilbao ❯ par. 35.8 , la collezione
veneziana fa parte delle sedi espositive della
Fondazione e, insieme all’istituzione spagno-
la, ne costituisce la prestigiosa rappresentan-
za europea.
La collezione veneziana rispecchia i gu-
sti di colei che la formò, Peggy Guggenheim
(1898-1979)  , un’eclettica e straordinaria
americana indirizzata verso il collezionismo
di arte contemporanea dallo scrittore e com-
mediografo irlandese Samuel Beckett (1906-
1989).
Gli interessi della Guggenheim andavano
dal Surrealismo all’Espressionismo astratto
dell’Action Painting ❯ par. 34.4 . Per i suoi ac-
quisti, oltre che del suo “fiuto” da intenditri-
ce, si valeva anche dei consigli di amici, ad  Man Ray,
esempio di quelli del pittore Max Ernst, dal Peggy Guggenheim
1941 suo secondo marito (dal quale divorziò con indosso un
nel 1943). abito di lamé d’oro
Prima di stabilirsi definitivamente a Ve- del grande sarto
parigino Paul Poiret,
luoghi, oggetti, memorie

nezia, Peggy Guggenheim aveva dato vita 1924. Fotografia.


a Londra nel 1938 alla galleria Guggenheim
Costume
Jeune, che ospitò la prima mostra inglese di
Kandinsky. Nel 1942, dopo aver abbandona-
to l’Europa l’anno precedente per l’infuriare
della Seconda guerra mondiale, Peggy inau-
gurò la sua galleria newyorchese Art of this
Century (Arte di questo secolo).
La collezione di Peggy Guggenheim, ri-
volta più al figurativo che all’Astrattismo, è il
naturale complemento di quella del Solomon
R. Guggenheim Museum, la cui composizio-
ne, al contrario, risente dei gusti del suo pri-
mo direttore, la baronessa tedesca Hilla von è un edificio prospettante sul Canal Grande.
Rebay (1890-1967), convinta assertrice della Progettato nel 1749 dall’architetto Loren-
superiorità dell’arte astratta. Anzi, l’origina- zo Boschetti (attivo a Venezia e di cui si han-
ria denominazione della raccolta di Solomon no notizie dal 1749 al 1776), non fu mai finito.
Guggenheim (zio di Peggy) al momento del- Di esso venne realizzato il solo piano terreno.
la sua apertura al pubblico nella sede del- Subito dopo la scomparsa di Peggy il pa-
la 54a Strada Est di New York era Museum lazzo venne ristrutturato adibendo a spazi
of Non-Objective Painting (Museo di pittura espositivi anche le stanze già destinate a uso
non-oggettiva), proprio a sottolineare tale privato. Nelle sale di Palazzo Venier dei Leoni
suo carattere distintivo. si trovano opere dei più significativi artisti del
Il Palazzo Venier dei Leoni, che ospita Novecento, da Picasso a Braque, da Kan-
la collezione e che fu acquistato da Peggy dinsky a Mondrian, da Miró a Magritte, da De
Guggenheim nel 1949 – lo stesso anno in Chirico a Dalí, da Duchamp a Balla, solo per
cui la collezione venne aperta al pubblico –, fare pochi esempi.
267

Itinerario ■ La Peggy Guggenheim Collection di Venezia


Pittura  Gino Severini,  Paul Delvaux, L’ambientazione, all’aperto, in un’atmosfera
Mare = ballerina. L’aurora. altrettanto sospesa e surreale, presenta una
1 forte connotazione prospettica, il che si ri-
gino severini vo del movimento accelerato) che si fondono allaccia agli studi giovanili di architettura di
(1883-1966) con le onde del mare, le quali, a loro volta, si Delvaux. Forti sono anche le reminiscenze
incurvano ritmicamente seguendo una dire- classiche: fra queste l’ara in primo piano,
Mare = ballerina che sorregge uno specchio che riflette il se-
zione diagonale.
Come capita di osservare anche in dipinti no di un’ulteriore figura femminile non in vi-
1914. Olio su tela, 105,3×85,9 cm
di altri pittori futuristi, Severini porta le forme sta perché al di qua del quadro (coincidente,
Gino Severini, nativo di Cortona (7 aprile 1883), fu dunque, con l’osservatore), e il porticato che
amico di Umberto Boccioni e allievo di Giacomo Balla e i colori oltre la tela fin sulla cornice, a signifi-
dal quale apprese la tecnica divisionista, poi perfezio- care la volontà di coinvolgimento dello spazio taglia orizzontalmente la tela, sullo sfondo,
nata a Parigi dove si trasferì nel 1906. Aderì imme- non dipinto nella composizione, che, proprio quasi a interrompere la corsa verso le colline
diatamente al movimento futurista firmando nel 1910, per questo, si trasforma in centro propulsore lontane dello sguardo di chi guarda. Anche
con Boccioni, Carrà, Russolo e Balla, il Manifesto dei la fuga prospettica dei due involucri murari
pittori futuristi ❯ Ant. 258 e il successivo Manifesto tec- di movimento e colore.
laterali (in mattoni quello di sinistra e in pietre
nico della pittura futurista ❯ Ant. 259 . L’artista fu tra i
promotori e organizzatori della prima mostra futurista squadrate quello di destra), entrambi coperti
svoltasi a Parigi nel 1912. Severini attraversò anche le
poetiche del Cubismo sintetico, di quello orfico, e la
2 con capriate lignee, costituisce un espedien-
te per condurre lo sguardo lontano. E questo
poetica del Novecento italiano, con un riavvicinamen- Paul delvaux senso di sfondamento in profondità risulta a
to al classicismo e il conseguente «richiamo all’ordi- (1897-1994) sua volta rinforzato – e, allo stesso tempo,
ne». L’artista si spense a Parigi il 26 febbraio 1966.
L’aurora reso meno rigido e severo – dalle pietre con
Mare = ballerina  mostra la fusione tra una 1937. Olio su tela, 120×150,5 cm
le ombre lunghe disposte sul terreno, come a
ballerina, rapita in una danza vorticosa, e le suggerire la concretezza fisica delle distanze.
Paul Delvaux nasce ad Antheit, in Belgio, il 23 set-
onde del mare dalla ritmica cadenza. Il pensie- tembre 1897 da una famiglia borghese e benestan-
ro di Severini è chiaro: il mare e la ballerina so- te; compie i suoi studi – in specie di architettura – a
no parte della natura, dunque della medesima Bruxelles, nella cui Académie Royale des Beaux-Arts
studia in seguito anche pittura. Dopo inizi postimpres-
3
realtà. Per analogia il loro movimento (il tipico
dinamismo futurista) può essere fuso in una vi- sionisti, nel 1935 aderisce al Surrealismo. Nel 1950 andré Masson
viene nominato professore all’École Supérieure d’Art (1896-1987)
sione plastica complessiva, cioè volumetrica. et d’Architecture di Bruxelles. La sua pittura subisce
La tecnica di Severini consiste nell’acco- inizialmente il fascino della metafisica di De Chirico Uccello affascinato da un serpente
stare linguette di colore secondo direzioni cui si fonde, ben presto, la sensazione di strania-
mento tipica delle opere di Magritte. Delvaux muore 1942. Tempera su carta, 56,5×75,5 cm
che accompagnano le linee generatrici del
a Bruxelles il 20 luglio 1994. André Masson nasce a Balagny-sur-Thérain, in Fran-
dipinto, originando piani accartocciati che
cia, il 4 gennaio 1896. Studia all’Académie Royale
determinano gusci volumetrici. I colori passa- L’aurora  , un dipinto di forte impatto sur- des Beaux-Arts di Bruxelles e all’École Nationale
no gradualmente dai toni chiari a quelli scuri, reale, presenta in primo piano l’ibridazione di Supérieure des Beaux-Arts di Parigi. Dal 1920 co-
fino ad altre tinte. Della ballerina si possono quattro formose figure femminili nude con al- mincia a vivere nella capitale francese, dove incontra
riconoscere, a colpo d’occhio, una gamba, il trettanti robusti tronchi d’albero saldamente André Breton e aderisce al Surrealismo. Con il grup-
po surrealista Masson vivrà in continuo conflitto: se
busto flesso indietro, un braccio. La sua veste radicati nel terreno. I gesti quasi teatrali e gli ne allontanerà una prima volta nel 1928 e, dopo una
dagli orli ondeggianti disegna ampie e sovrap- sguardi fissi e attoniti rimandano a una sorta riconciliazione nel 1936, una nuova rottura seguirà nel
poste superfici circolari ed ellittiche (a moti- di muta e impossibile conversazione. 1943. Tuttavia l’artista, tra i maggiori del Surrealismo,
268  André Masson,  Yves Tanguy, In un  Theo van
Uccello affascinato luogo indeterminato. Doesburg, Contro-
da un serpente. composizione XIII.
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

il primo ad aver sperimentato la scrittura automati- ne strane forme antropomorfe o proteifórmi


ca, sarà sempre vicino alle tematiche e alle ricerche che li abitano. Solitamente la distinzione fra
di questa corrente pittorica. André Masson muore a
terra e cielo è marcata solo dalla linea dell’o-
Parigi il 27 ottobre 1987.
rizzonte o dal lieve addensarsi di un vapore
Colori opachi e limitati nella cromia costitui- lontano. A volte nuvole sfumate proiettano
scono lo sfondo e l’insieme di questo dipin- la loro ombra sulla terra, che sembra così
to , realizzato in un periodo che Masson tra- partecipare del cielo. I colori di Tanguy sono
scorse negli Stati Uniti (1941-1945) e facente vicini alla monocromia: il beige o un pallido
parte della cosiddetta serie Tellurica, dedica- color crema sono tutto quello che la sua par-
ta all’interpretazione in chiave surrealista delle ca pittura riesce a offrire.
forze sotterranee e misteriose della natura. Al In In un luogo indeterminato  Tanguy,
centro risaltano il rosso dell’occhio incantatore contrariamente al solito, usa una gamma di
di un serpente e dei suoi denti aguzzi, nonché colori più ampia: al celeste del cielo e al bian-
un uccello: i due animali richiamati nel titolo. co-grigio della terra aggiunge, infatti, il rosso,
Il rettile muove ritmicamente la testa, co- il verde, il blu e il giallo degli oggetti in primo
me sembra suggerire il tratteggio nero, men- piano. Le forme – fra le quali pare di ricono-
tre l’uccellino dal ciuffo grigio-giallo è quasi scere una sorta di essere seduto sulla destra,
danzante nell’avvicinarsi pericolosamente al uno eretto, benché puntellato, in primo piano
serpente dallo sguardo ipnotico. al centro e altre sagome che ricordano dei
luoghi, oggetti, memorie

La postura ondulata e quasi poligonale del volumi abitativi, o anche dei giocattoli – de- orizzontali e verticali Van Doesburg aggiunge
rettile rinvia a sua volta ai due ampi campi ver- finiscono lo spazio suggerendone la vastità, le diagonali che, rispetto alla calma e all’equi-
de e giallo – uniti per i rispettivi vertici – che pur arginata da vapori celesti che sembrano librio dei dipinti di Mondrian, danno luogo a
riproducono, molto verosimilmente, il volo a avanzare lievi verso l’osservatore. un maggiore dinamismo. Potrebbe sembrare
«8» dell’uccello, definendone quasi geome- poca cosa, ma era sufficiente a sconvolgere
i principi di De Stijl e di Mondrian che li aveva
tricamente traiettoria e superficie interessata.
5 formulati. Il dinamismo, infatti, è movimento,
theo van doesburg azione, cioè sinonimo di intervento personale
(1883-1931) dell’artista, quando, al contrario, il dipinto ne-
4 Contro-composizione XIII oplastico deve tendere con i suoi mezzi limitati
Yves tanguy (solo linee orizzontali e verticali, i tre colori pri-
1925-1926. Olio su tela, 49,9×50 cm mari e i non-colori bianco e nero) all’eliminazio-
(1900-1955)
Theo van Doesburg, pseudonimo del pittore, architet- ne delle emozioni e del particolarismo.
In un luogo indeterminato to e saggista olandese Christian Emil Marie Küpper, La composizione diagonale dà invece ori-
1941. Olio su tela, 43×71,4 cm nasce a Utrecht nel 1883; si forma da autodidatta gine a cinque triangoli isosceli e a tre poligoni
nell’ambiente filosofico del positivismo, ma abbraccia
Nato a Parigi il 5 gennaio 1900, Yves Tanguy è un au- in seguito anche le teorie mistiche della teosofia. Nel che si rivelano triangoli solo se mentalmen-
todidatta, non avendo mai frequentato alcuna scuola 1919 dà vita alla rivista «De Stijl» ❯ par. 32.6 , attorno te se ne proseguono i lati oltre la cornice. Il
o accademia d’arte. Nel 1924 entra in contatto con il alla quale si sviluppa, grazie anche al concorso di triangolo, più che il quadrato o il rettango-
gruppo dei Surrealisti, dai quali viene accolto ufficial- Piet Mondrian, la corrente del Neoplasticismo. L’arti-
mente nel 1925. Trasferitosi negli Stati Uniti nel 1940,
lo di Mondrian, suggerisce vitalità e scatto.
sta muore a Davos, in Svizzera, nel 1931.
l’artista vi rimane fino alla morte (15 gennaio 1955), L’integrazione mentale delle forme, inoltre, è
fissando la propria residenza a Woodbury, nel Con- Contro-composizione XIII  è indicativo del- motivo di ulteriore vivacità che impedisce o
necticut. Si allontana dagli Stati Uniti solo per alcuni la diversa concezione che l’artista aveva del comunque limita la contemplazione da parte
viaggi all’estero, in specie in Europa, in occasione di dell’osservatore. Si capisce come l’opzione
esposizioni di sue opere.
Neoplasticismo rispetto all’asciutto, quasi mo-
nacale rigore di Mondrian. All’impero delle linee “diagonale” di Van Doesburg abbia potuto
Le pitture di Tanguy si caratterizzano per pa- costituire uno dei motivi – per taluni addirittu-
■ Proteiforme Che assu- tà marina della mitologia
esaggi irreali, quasi lunari, certamente onirici: me varie forme. Il termine greca, che era in grado di ra l’unico – per cui Mondrian si allontanasse
desolati e inquietanti, se non fosse per talu- deriva da Pròteo, divini- assumere qualsiasi forma. da De Stijl già nel 1924.
269

case e botteghe dÕartista


Casa Morandi a Bologna

Case e botteghe d’artista ■ Casa Morandi a Bologna


 Vedute dello
studio.

 Pianta.

N
el cuore più caratteristico della Bo- Percorrendo i vari locali si ha la sensazione
logna medievale si apre – stretta e – quasi estraniante – di varcare la soglia del
lunghissima – l’infilata di via Fondaz- tempo, ritornando sia ai sobri arredi originali
za, serrata fra le facciate rossicce di case e della famiglia, sia, soprattutto, agli strumenti
palazzotti di non più di tre piani. di lavoro dell’artista. Dai muri scoloriti pendo-
Ed è proprio al numero 36 di questa ani- no – più o meno disordinatamente – vecchie
mata strada cittadina che Giorgio Morandi stampe, un orologio, varie righe e squadre,
si trasferì con la famiglia, nel 1910, dopo la mentre su alcuni scrittoi, scaffali e tavolinet-
scomparsa del padre, continuando poi ad ti si ammassano – quasi che Morandi ve li
abitarvi fino alla morte (1964), insieme alle avesse potuti lasciare ieri – pennelli, tubetti di
sorelle nubili Anna (1895-1989), Dina (1900- colore, pigmenti in boccette di vetro, solventi,
1977) e Maria Teresa (1906-1994). tavolozze, fasci di schizzi e appunti, matite,
 Composizioni di vasi e bottiglie
È stato da più parti scritto che l’abitazione penne e gessetti .
a cui si ispirava Morandi.
e lo studio di un artista, o la sua biblioteca, Il visitatore, però, resta colpito e affasci-
sono una sorta di autoritratto dell’uomo, al nato soprattutto dalla pacatezza tenue dei
pari di un vero e proprio dipinto. Non solo, ha sempre e solo vissuto, dormito e lavo- colori e dalla morbida quotidianità delle for-
la casa-atelier è in certo modo la proiezio- rato nella sua camera da letto: da quando me di una serie di eterogenei oggetti di ve-
ne stessa dell’artista, dell’immagine che egli frequentava come studente l’Accademia di tro e ceramica (bottiglie, vasi, bicchieri, lumi,
vuole dare di sé: una sorta di manifesto della Belle Arti, fino a quando – già anziano e fa- barattoli) , che – insieme ad alcune grandi
sua poetica e, allo stesso tempo, la sua au- moso – riceveva critici, amici, intellettuali e conchiglie – rimandano con impressionan-
tobiografia. Se tutto questo è vero, non rie- collezionisti. te immediatezza al poetico repertorio delle
sce difficile vedere proprio nella casa-studio La sua camera era la più grande, riser- grandi nature morte morandiane.
di Giorgio Morandi la scrittura di un modo vata e meglio esposta della casa, in quanto Misurando con lo sguardo il chiuso spazio
assolutamente semplice, sereno e moderato affacciava con un’ampia e ariosa finestra su della camera-studio, osservandone la luce
di intendere la vita, e nei suoi oggetti leggere un tranquillo giardinetto interno. Ancora og- e immaginandone il variare, alle diverse ore
ancora la forza solenne della sobrietà. gi, nel radicale riallestimento della casa-stu- del giorno e secondo il susseguirsi delle sta-
Ciò che più desta meraviglia, infatti, en- dio (curato con grande sensibilità nel 2009), il gioni, l’universo artistico di Morandi balza in
trando nel modesto appartamento al primo grande cavalletto di legno  usato dall’artista primo piano, con prepotente evidenza, nella
piano, è – per l’appunto – quello di essere è collocato a fianco del finestrone, dove egli ribadita consapevolezza, come egli stesso
un comune appartamento residenziale e non stesso era solito posizionarlo, in modo che affermava, che «per conoscere non è neces-
un atelier d’artista, come potrebbe essere la luce per dipingere gli provenisse corretta- sario vedere molte cose, ma guardarne bene
lecito aspettarsi. In pratica Giorgio Morandi mente sempre da sinistra. una sola».
270

antologia delle fonti


Leggi l’antologia
completa nella
Biblioteca del
Museo digitale

Per le informazioni biografiche su Gustav Klimt


254
Gustav Klimt
sezione XI ■ Ottocento-Novecento

❯ par. 28.4 .

Su se stesso Tratto da: Gustav Klimt. Lettere e testimonianze,


a cura di E. Pontiggia, Milano 2005,
pp. 11, 24 e 25.
Le numerose lettere di Gustav Klimt, cui possiamo accostare quelle di amici, familiari e artisti
con cui fu in contatto, ci restituiscono un ritratto suggestivo e intimo del noto artista austria-
co. Ne sono un esempio le lettere scritte a Mizzi, Marie Zimmerman, con cui ebbe due figli.

Von mir gibt es kein Selbstporträt. Ich interessiere mich nicht für die eigene [Attersee, agosto 1903]
Person als `Gegenstand eines Bildes´, eher für andere Menschen… Cara Mizzi,
non ho ancora riempito il calamaio, e quin-

S o dipingere e disegnare. Lo penso io e


lo dicono anche gli altri, ma non sono
sicuro che sia vero. Di sicuro so sol-
tanto due cose:
Cara Mizzi,
[Attersee, inizi agosto 1903]

carissimi auguri al nostro caro Gusterl, il


«piccolo fratello grande», per il suo onoma-
stico. Ti avevo già detto che sono arrivato
di ti scrivo a matita... Mi è spiaciuto moltis-
simo sapere che sei malata e stai poco bene,
anche se dovrei rimproverarti perché non ti
riguardi, cara Mizzi, e invece dovresti pen-
sare di più a te stessa.
1. Non ho mai dipinto un autoritratto. La
sano e salvo; fisicamente mi sento benissi- Io sto bene e lavoro intensamente. Mi chiedi
mia persona come soggetto di un qua-
mo, a parte il braccio destro che mi duole com’è la mia giornata: è molto semplice e
dro non mi interessa. Mi interessano gli
sempre perché mi ero leggermente ferito a abbastanza regolare. Al mattino mi alzo pre-
altri, soprattutto le donne, e più ancora le al-
Vienna, facendo esercizi col manubrio. sto, intorno alle sei. Se il tempo è bello va-
tre forme. Credo che in me non ci sia niente
Nei primi giorni di permanenza qui non do nel bosco qui vicino e dipingo un piccolo
di particolare da vedere. Sono un pittore che
ho iniziato subito a lavorare e mi sono un faggeto al sole interrotto dalle conifere. Va-
dipinge tutti i giorni, dalla mattina alla sera:
po’ impigrito, sfogliando libri, studiando un do avanti così fino alle otto, l’ora di colazio-
figure, paesaggi e, più raramente, ritratti.
po’ l’arte giapponese, cercando motivi per ne, poi vado al lago, dove faccio un bagno,
2. Non valgo molto con le parole, non sono i miei paesaggi col mio «mirino», ma ne ho con la dovuta prudenza, e dipingo ancora
capace di parlare e di scrivere, soprattutto se trovati pochi, anzi nessuno. Oggi voglio ri- un po’: una veduta del lago se c’è il sole, un
devo dire qualcosa di me o del mio lavoro. cominciare a lavorare seriamente: non ve- paesaggio visto dalla mia camera se il cielo
Anche se devo scrivere una semplice lettera do l’ora, perché non far niente dopo un po’ è coperto; certe mattine invece non dipin-
mi prende l’angoscia, come se avessi la nau- annoia, anche se mi costringo a meditare go e studio i miei libri giapponesi all’aperto.
sea. Bisognerà dunque rinunciare a un mio intensamente, mattina e sera, sull’arte e su Così arriva mezzogiorno: dopo mangiato,
autoritratto, artistico o letterario. Non sarà altre cose. Non riesco mai a rilassarmi com- un sonnellino e qualche lettura fino all’ora
luoghi, oggetti, memorie

una gran perdita: chi vuole sapere qualcosa pletamente, e invece mi farebbe bene. Così della merenda, prima o dopo la quale faccio
di me come artista (che è l’unica cosa che continuiamo a «lavorare» in un altro labo- un altro bagno nel lago, non sempre ma ab-
valga la pena di conoscere) deve guardare ratorio, nella beata speranza di realizzare bastanza spesso. Dopo la merenda continuo
attentamente i miei quadri. Solo così potrà qualcosa: sperare è lecito, finché le tele so- a dipingere: un grande pioppo al crepuscolo,
capire chi sono e cosa voglio. no ancora di un bianco abbagliante. mentre sta per venire il temporale. A volte il
 Helen Mirren e Ryan Reynolds in una scena del Faccio molto movimento all’aria aperta, o pomeriggio, invece di dipingere, vado a fare
film Woman in Gold, regia di Simon Curtis (2015). meglio...1 una partita a bocce in un paese qui vicino,
ma succede di rado. Quando arriva sera si
cena, poi a letto presto, per svegliarsi altret-
tanto presto. A volte faccio anche qualche
remata, tanto per rinforzare i muscoli.
Sono contento di sentire che il piccolo Ot-
terl è diventato bravo e giudizioso, speria-
mo che duri. Per Gusterl ci vorrà ancora un
po’ di tempo. C’è sempre da chiedersi cosa
sia meglio. Comunque spero che sia allegro
e sano. Il tempo qui è molto incerto, non fa
molto caldo e spesso piove: ma per dipinge-
re mi sono attrezzato per tutte le evenienze,
e questo mi consola.
E ora, cara Mizzi, devo separarmi da te e
dal tuo piccolo esercito con i saluti e i baci
più cari. Addio
Gust
1. La lettera si interrompe così.
sezione XII
Il sentire del tempo
34 Esperienze artistiche
Contemporaneitˆ
Dal secondo dopoguerra a oggi
nel secondo dopoguerra
35 Tendenze e sperimentazioni
del Contemporaneo
Luoghi, oggetti, memorie
272
Il sentire
del tempo
«Imagine all
sezione XII ■ Contemporaneitˆ

the people living


life in peace»
«Immagina che tutti
vivano in pace»
Nel settembre del 1939 andava in scena, in
Europa, il secondo atto della tragedia, la se-
conda fase di quella che è stata definita «l’al-
tra guerra dei Trent’anni».
Rispetto alla Grande guerra, le differenze
si mostrano tuttavia subito evidenti. Diver-
samente dal passato, non c’è neppure l’om-
bra del clima festoso che, allo scoppio della
Prima guerra mondiale, aveva accompagna-
to la mobilitazione militare nei Paesi coin-
volti. Questa volta i soldati marciano verso  Alexander Calder,  Stephen Brody, della produzione. Lo sterminio industriale è
Braccialetto, ca 1940. Anello, 1961. Plastica. razionale, burocratico, pianificato con pre-
il fronte con la testa bassa e la rassegnazio- Argento martellato. New York, Museum
ne di chi è costretto a obbedire a un destino New York, Museum of Modern Art. cisione sul ritmo ripetitivo della catena di
ineluttabile. Solo per un attimo, nell’estate of Modern Art. montaggio, dove le mansioni vengono rigi-
del 1940, la Bliztkrieg («guerra lampo») sca- damente suddivise tra gli operatori e l’ordi-
tenata dalle armate tedesche sembrerà in- quali spiccano le firme di Primo Levi ed Elie ne gerarchico scrupolosamente rispettato.
coraggiare le previsioni di una guerra breve, Wiesel, ha aiutato a ricostruire la gelida di- Concepito in Germania e partorito in Eu-
subito però smentite dalla determinazione mensione della morte industriale, attorno ropa, lo sterminio industriale è il figlio ille-
britannica a proseguire le operazioni belli- alla quale si sviluppa un indotto ramifica- gittimo del progresso scientifico e tecnolo-
che fino alla vittoria finale. Una vittoria che to, fatto di aziende chimiche, siderurgiche, gico, il frutto velenoso di una responsabilità
sarebbe giunta con due anni di ritardo ri- edili, di stabilimenti specializzati nel riutiliz- condivisa e transnazionale, fatta di attive
spetto al conflitto precedente e al prezzo zo delle ossa (come fertilizzanti), dei capel- collaborazioni e colpevoli silenzi. Alla fine
di un’ecatombe di proporzioni colossali. A li (per riempire cuscini o confezionare im- della guerra la Shoah si ergerà dalle rovine
differenza del passato, questa volta i morti bottiture per le tute dei sommergibilisti), di come un punto di non ritorno, come il mo-
si sarebbero contati non a milioni, ma a de- vestiti, occhiali, protesi, giocattoli… La do- mento in cui, varcando le colonne d’Ercole
cine di milioni, la maggior parte tra la po- manda di morte cresce, i committenti pre- della coscienza morale, l’uomo ha smarri-
polazione civile, e su un raggio vastissimo: mono e le fabbriche stentano a soddisfare la to la strada e ha rischiato di perdersi in un
dall’arcipelago giapponese alle montagne richiesta. Si studiano nuove tecniche e mo- territorio sconosciuto e selvaggio, dove Dio
dei Pirenei; dall’Indonesia alla Scandinavia, delli organizzativi per migliorare l’efficienza tace e dove si consuma quella che il filosofo
dalle gelide pianure russe agli infuocati de- Max Horkheimer ha definito «l’eclissi della
serti africani. ragione». Una tragedia immane, un grande
Dentro quella tragedia ne troverà compi- senso di colpa collettivo con il quale l’Euro-
mento un’altra, silenziosa, inesorabile, ine- pa del secondo Novecento sarà condannata
narrabile. Una catastrofe nella catastrofe, a fare i conti a lungo.
una realtà del tutto svincolata dalla logica C’è un altro retaggio della Seconda guer-
del conflitto e direttamente collegata alla di- ra mondiale, incomparabile con l’Olocausto
mensione più oscura dell’essere umano. Nel ma ugualmente destinato a pesare come un
gennaio del 1945, l’apertura dei cancelli di macigno sui destini dell’umanità. Anch’esso
Auschwitz e le prime immagini scattate dai è il risultato del connubio tra scienza e tec-
soldati sovietici offrono al mondo intero un nica e anch’esso è il frutto di una catena di
anticipo dell’inferno. montaggio caratterizzata dalla suddivisione
I campi di sterminio sono fabbriche in- di mansioni e responsabilità. Le bombe ato-
caricate di produrre morte, di trasforma- miche sganciate sulle città di Hiroshima e
re l’essere umano in cadavere e il cadavere Nagasaki aprono una nuova era nella storia
in fumo. Un fiume di testimonianze, tra le contemporanea. Con loro la minaccia nu-
cleare diventa un elemento fondamentale 273
nella nuova fase delle relazioni internazio-
nali e, contemporaneamente, una spada di
Damocle sospesa sulla vita quotidiana di mi-
lioni di persone. Come nella favola dell’ap-
prendista stregone, più di una volta i gover-
ni rischieranno di perdere il controllo della
potenza distruttiva scaturita dalla scissione
dell’atomo e ancora oggi il tema del nuclea-
re continua a rappresentare motivo di dibat-
tito e di apprensione per il futuro.
La sconfitta del nazifascismo non signi-
ficò la fine del totalitarismo e il preludio a
un lungo periodo di pace. La tensione de-
rivata dal confronto ideologico rimarrà, al
contrario, altissima, coinvolgendo non solo
i rapporti tra gli Stati, ma l’intero sviluppo
sociale e culturale del secondo Novecento.
È nella catastrofe del conflitto e nelle sue
conseguenze che vanno ricercati gli elemen-
ti fondanti, destinati a plasmare lo spirito dei
decenni a venire. Il secondo Novecento af-
fonda dunque le proprie radici nel disastro
della guerra. Una guerra prima combattuta
e poi simulata, all’ombra della quale si sono
formate nuove generazioni, nuove doman-
de, nuovi equilibri; sarà l’epoca della Guer-
ra fredda, della paura della fine del mondo,
una terza guerra mondiale definitiva, totale,
combattuta con armi in grado di annichilire
e annientare con una sola, semplice mossa.
Nell’estate del 1945 l’Europa pare non es-
sere più in grado di intendere e di volere.
Se le distruzioni causate dal conflitto sono
gravi, diffuse e in alcune aree totali, il trau-
ma più profondo è quello interiore. Ci si do-
manda quale sarà il ruolo di un continente
che è stato capace, nello spazio di appena
trent’anni, di accendere la miccia di due de-  Harry Bertoia,  Verner Panton, tale. Dopo avere perduto la sua centralità,

il sentire del tempo


vastanti conflitti mondiali. Alla fragilità ma- Sedia Diamond, 1952. Sofa Living Sculpture, l’Europa perderà anche la sua unità, trasfor-
Manifattura Knoll. 1970-1971. Polistirene
teriale si somma una profonda sfiducia nel Acciaio tubolare cromato espanso, compensato mandosi nel punto di incontro e di scontro
futuro. Come un anziano non più capace e tappezzeria in lana. e tessuto di lana. tra due enormi falde geopolitiche. I territori
New York, Cooper-Hewitt Parigi, Musée National
di badare a se stesso, l’Europa passa sotto la Smithsonian Design d’Art Moderne, Centre a oriente rimarranno per decenni sepolti nel
tutela delle due potenze cui si deve la vitto- Museum. Georges Pompidou. lungo inverno russo e ingessati nel dogma-
ria sul nazifascismo. Da questo momento il tico modello di sviluppo sovietico, mentre
Vecchio Continente cessa definitivamente f ronto ideologico divenuto, all’indomani quelli a occidente potranno beneficiare, sot-
di essere il centro del mondo. La sua sovra- della Rivoluzione sovietica, un confronto to l’occhio vigile degli Stati Uniti, di un no-
nità sarà limitata, la sua voce appena ascol- tra Stati e interrotto solo momentaneamen- tevole grado di crescita economica e di be-
tata o del tutto ignorata, mentre il suo ricco te dalla necessità di fare fronte comune con- nessere, tali da far dimenticare rapidamente
patrimonio di risorse intellettuali e posse- tro le potenze dell’Asse. le miserie della guerra.
dimenti territoriali verrà spartito tra i nuo- Tirata da una parte e dall’altra, l’Europa La ricostruzione non si limita alla dimen-
vi, litigiosi padroni dei destini del pianeta. uscirà squarciata da quella contrapposizio- sione materiale, ma passa anche attraverso
È sulle spoglie dell’Europa che si riaccen- ne. I segni della lacerazione rimarranno a la ricerca di nuovi modelli di riferimento.
de il confronto tra socialismo e capitalismo, lungo ben visibili nella frontiera di filo spi- Lo stile di vita americano, diffuso e ampli-
ideologie ispiratrici di due sistemi antiteti- nato srotolata all’interno del territorio tede- ficato nelle pellicole di Hollywood, diviene
ci e irriducibilmente contrapposti. Un con- sco e nel muro che ne spacca in due la capi- per molti il miraggio cui tendere, la rispo-
274
sezione XII ■ Contemporaneitˆ

sta vincente per colmare il vuoto lasciato  Earl Pardon,  Christian Astuguevieille, ciare a vivere e a pensare. Un’ondata fatta
dal collasso della Vecchia Europa. Nell’im- Collana, 1989. Braccialetto Omaggio di nuove canzoni, nuove mode, nuovi film,
Argento sterling, a Yves Klein, ca 1995.
maginario collettivo gli Stati Uniti significa- oro, avorio, smalto, Spugna blu. Roubaix, nuovi beni di consumo, che investe le coste
no libertà, progresso e, soprattutto, abbon- madreperla, rubino, La Piscine, Musée d’Art dell’Europa occidentale e si espande rapida-
granato, topazio, et d’Industrie André
danza. Un’abbondanza fatta di cioccolata, rodolite, ametista Diligent. mente verso Est, fino a infrangersi sugli sco-
chewing-gum, cibo in scatola e sigarette e spinello.
 Peter Skubic, Spilla,
gli di quella impermeabile «cortina di ferro»,
Collezione privata.
che, nella loro marcia vittoriosa, i soldati 1995. Acciaio, smalto, bruscamente calata dal Baltico all’Adriati-
hanno riversato a piene mani su popolazio- lacca, foglia d’oro. co, al di là della quale si avvertono oramai
Collezione privata.
ni stremate dopo anni di privazioni. Un’ab- solo segnali indistinti e rumori attutiti. Al
bondanza di mezzi e risorse che si trasforma mificazioni in costante sviluppo. Mentre più contagioso ottimismo a stelle e strisce l’Eu-
nei sostanziosi aiuti elargiti per rimettere in giù, sulle coste della California, l’industria ropa risponde con quello che ha: scavando
piedi economie disastrate e reinfondere fi- del cinema consolida il proprio primato tra nelle macerie del proprio recente passato ed
ducia nel futuro. Quanto basta perché al di le voci d’esportazione dell’economia statu- esorcizzando il trauma del vissuto attraver-
qua dell’Atlantico maturi nei confronti de- nitense, dalle piccole e grandi città della pro- so la drammatica vitalità del Neorealismo,
gli Stati Uniti un debito di gratitudine pa- vincia americana si espandono irresistibili le intento a fotografare senza infingimenti, nel
ri solo al desiderio di emulazione, entram- note del rock’n’ roll. È tutta un’ondata di no- cinema come in letteratura, la cruda realtà
bi fattori che contribuiscono a fare del mito vità quella che attraversa l’Oceano per river- dell’immediato dopoguerra e a dar voce alle
americano un ingrediente essenziale per la sarsi su un continente ansioso di ricomin- speranze di un profondo rinnovamento so-
rinascita europea e un elemento decisivo ciale. Oppure, come avviene in Francia con
per il passaggio dalla civiltà del rammendo lo sviluppo del movimento esistenzialista,
alla civiltà del consumo. tornando a interrogarsi sull’essere umano,
Dagli anni Trenta l’America è «la terra sul valore della sua esistenza, sulla sua ca-
della libertà», meta dei perseguitati prove- pacità di conservare la propria identità in
nienti dai quattro angoli d’Europa. L’emi- un mondo minacciato dalla potenza omo-
grazione diventa in questo periodo un’emi- logante e manipolatrice della tecnica. Sulla
grazione di qualità, oltre che di quantità e, base di tali presupposti l’intellettuale euro-
alla fine della guerra, New York ha ormai peo riacquista un ruolo centrale nel riallac-
soppiantato Parigi come capitale dell’arte e ciare il dialogo con le masse, nel farsi porta-
della cultura. Nella Grande Mela maturano tore di una cultura nazional-popolare dalle
e si moltiplicano nuove tendenze artistiche, finalità educative, nel tradurre e diffondere
che rielaborano il lascito delle Avanguardie i capolavori di quella letteratura americana
storiche per tradurlo in innovative forme di dalla quale ora non si può più prescindere e,
espressività dai contorni sfumati e dalle ra- contemporaneamente, nel recuperare e di-
275

 Kent Raible, Città  Alberto Zorzi,


fluttuante, collana, 1996. Anello, 1997.
Oro, diamanti, zaffiri, Oro. Parigi, Musée
ametiste, calcedonio e des Arts Décoratifs.
tormalina. Washington,
Smithsonian American
Art Museum.

fendere i valori di solidarietà ed eguaglianza dalità, quello che viene bollato come il mate- Sazio di benessere, lo sguardo delle nuove
che l’incalzare del modello consumista pare rialismo consumista di una classe borghese generazioni si dirige oltre l’orizzonte trac-
sgretolare inesorabilmente. irrigidita e compiaciuta delle sicurezze ac- ciato dalla generazione dei padri, perden-
Proprio quando la logica bipolare impo- quisite. Le università diventano il cuore di dosi nella ricerca di nuovi modelli identitari,
sta dalla Guerra Fredda sembra aver trova- un disagio giovanile che si allarga a macchia spandendosi in quel Sud del mondo appena
to un equilibrio e mentre, nelle rispettive di leopardo, dagli Stati Uniti all’Europa, dal risollevatosi dal giogo del vecchio e del nuo-
aree di influenza, i due modelli di svilup- Messico al Giappone, senza una coordina- vo colonialismo, oppure chiudendosi nel-
po contrapposti paiono giunti a uno stabile zione prestabilita e senza un programma la rivendicazione di autonomie e differen-

il sentire del tempo


grado di sedimentazione, dalla società civi- concordato. Se si volesse trovare un evento ze che finiscono per trasformarsi in rissose
le emergono segnali di cambiamento tanto catalizzatore, questo andrebbe con ogni pro- frammentazioni tra neri e bianchi, riformisti
prorompenti quanto inaspettati. babilità rintracciato nella protesta contro la e rivoluzionari, marxisti e leninisti e, soprat-
Nel mondo socialista la brutale repressio- guerra del Vietnam, giunta nel 1968 all’api- tutto, donne e uomini. Dopo la fiammata di
ne delle aspirazioni a un «socialismo dal vol- ce della brutalità. A essere posta sotto accusa inizio secolo, si assiste in questi anni alla ri-
to umano», meno dogmatico e più attento non è però la sola politica imperialista statu- nascita di un movimento femminista volto
alle reali esigenze delle masse, alimenterà nitense, ma l’intero modello sociale prodot- a rivendicare per la donna un’uguaglianza
la diffusione di un dissenso tanto silenzio- to dal sistema capitalista, denunciato quale sostanziale nei confronti dell’uomo, da rag-
so quanto profondo e corrosivo, che filtrerà espressione soffocante del connubio tra con- giungersi attraverso l’affermazione di un’in-
in Occidente attraverso le opere di auto- formismo, consumismo e autoritarismo. dividualità autonoma e svincolata dai tradi-
ri quali Boris Pasternak, Varlam Šalamov e La voce della protesta si fa anche musica: zionali parametri della società maschilista.
Aleksandr Solženicyn, capaci di svelare i lati dalle canzoni di Bob Dylan alla rivoluzione Ciò che unisce la galassia del movimento
oscuri della rivoluzione sovietica e la disuma- musicale e culturale dei Beatles, i cui bra- giovanile è, quindi, la contestazione del mo-
na realtà dei campi di lavoro (gulag) staliniani. ni, solo apparentemente leggeri, cantano dello di sviluppo capitalista, visto come uno
Nel mondo capitalista arte, musica, cine- con note nuove l’amore (Michelle) o l’aspi- schiacciasassi che procede inesorabile, incu-
ma, letteratura, filosofia paiono coordinarsi razione a un mondo pacificato (All you need rante delle disuguaglianze sociali, delle alter-
nel contestare, ciascuno con specifiche mo- is love; Imagine). native ideali, dei fragili equilibri ecologici.
276 IL sECondo tica, rende meno imminente il to alla fine degli anni Cinquan-
novECEnTo rischio di una catastrofe nu- ta si è tradotto nella nascita di
E duEmILa cleare. un’organizzazione transnazio-
nale (l’Unione europea) estesa
Le conseguenze Decolonizzazione all’intero continente e capace
sezione XII ■ Contemporaneità

della guerra e conflitti di esercitare una considerevo-


La Seconda guerra mondiale Nel corso degli anni Sessan- le influenza sui mercati inter-
lascia dietro di sé un mondo ta lo sviluppo del processo di nazionali, la Russia sta recu-
sconvolto e allibito. Le ferite decolonizzazione e lo sman- perando velocemente terreno
sono profonde, il trauma pe- tellamento dei grandi imperi sul piano della crescita eco-
sante, le distruzioni immen- europei aprono nuovi spazi al- nomica, ponendosi insieme a
se. A differenza dei conflitti del la competizione Usa-Urss. Va- India, Brasile e Sud Africa tra
passato, questa volta gli ac- sti territori in Africa e in Asia di- le potenze emergenti del nuo-
cordi di pace non ristabilisco- ventano aree contese e in al- vo millennio. Particolarmente
no gli equilibri precedenti pe- cuni casi (esemplare è quel- impetuosi sono i progressi ve-
nalizzando gli sconfitti con ri- lo del Vietnam e, successiva- rificatisi nella Repubblica po-
parazioni economiche e qual- mente, dell’Afghanistan) le due polare cinese, dove il partito
che amputazione territoriale. superpotenze si spingono fino comunista salito al potere nel
Questa volta è diverso per- a scendere in campo militar- 1949 ha guidato la transizione
ché, come disse Stalin «que- mente per imporre il proprio verso un modello di sviluppo
sta guerra non è come tut- controllo su regioni giudicate capitalista, conservando nelle
te quelle del passato; ora chi di importanza strategica. Se la proprie mani tutte le leve del
occupa un territorio vi impone sconfitta americana in Vietnam potere politico.
anche il proprio sistema socia- aprirà negli Stati Uniti e in Oc-
le. Tutti impongono il loro si- cidente un periodo di forte cri- Le sfide del nuovo
stema entro i limiti che i loro si, offrendo ampi argomenti di millennio
eserciti raggiungono. Non po- contestazione a movimenti pa- In un mondo non più conge-
trebbe essere diversamente». cifisti animati dalle giovani ge- lato dalla ferrea logica della
In effetti gli eserciti di Stati Uni- nerazioni, la sconfitta sovietica Guerra Fredda, l’incontro tra
ti e Unione Sovietica non sa- in Afghanistan costituirà il pre- culture differenti è divenuto più
ranno smobilitati, ma resteran- ludio a una crisi ancor più pro- semplice e nello stesso tempo
no sul continente a presidiare fonda e generalizzata, che alla più delicato. Le frontiere sono
minacciosamente i territori li- fine degli anni Ottanta porterà diventate più elastiche, i mo-
berati, stendendo sull’Europa al disfacimento dell’Urss e alla vimenti di persone e informa-
una pace armata, livida e av- fine della Guerra Fredda. zioni più rapidi, il contributo di
velenata da reciproci sospetti. ciascuna cultura a una cultura
La fine del bipolarismo globale più incisivo. Il multicul-
 Philippe Starck, Il bipolarismo L’incapacità di affrontare pro- turalismo si impone come una
Spremiagrumi Juicy Salif, e la Guerra fredda fonde riforme strutturali e l’im- dimensione alla quale l’uomo
1998. Acciaio. New York, Rispetto alla dimensione mul- possibilità a fronteggiare fi- dovrà inevitabilmente abituarsi.
Museum of Modern Art. tilaterale del passato, le rela- nanziariamente il rilancio della Come spesso accade nella
zioni internazionali entrano corsa agli armamenti avviato storia, cambiamenti epocali
in una logica bipolare, carat- nel corso degli anni Ottanta producono tuttavia anche for-
terizzata dalla formazione di dall’amministrazione statu- ti resistenze. All’inizio del nuo-
È in questo periodo che inizia a prendere due grandi blocchi di alleanze nitense sono all’origine della vo millennio gli spostamenti
guidati da Stati Uniti e Unio- dissoluzione del blocco so- di enormi masse di persone
forma il concetto di sviluppo sostenibile, rivol- ne Sovietica e difesi da arse- vietico verificatasi tra il 1989 provenienti dal Sud del mon-
to a coniugare la crescita economica con il nali atomici sempre più vasti e il 1991. do verso le zone più ricche
e distruttivi. In una prima fase, La rapidità del crollo dell’Unio- del pianeta ha generato timori
rispetto dell’ambiente, lo sfruttamento del- la sostituzione del dialogo con ne Sovietica ha colto tutti di che si sono tradotti nell’irrigidi-
le risorse del pianeta con la consapevolezza le minacce comporta un irrigi- sorpresa, compreso lo stes- mento delle frontiere geogra-
dimento dei blocchi e il con- so governo di Washington, fiche e culturali. Il riacutizzarsi
della loro limitatezza. Una sinergia tra uo- creto pericolo di una ripresa che si è mostrato in affanno di antiche conflittualità religio-
mo e natura che trova accoglienza nell’af- delle operazioni militari; sono nel sovrintendere la nascita se in seno al mondo arabo ha
gli anni della Guerra Fredda, di un nuovo ordine mondiale. finito con il trascinare Europa e
fermazione dell’architettura organica e negli combattuta con le armi del- Ciò che oggi si sta delinean- Stati Uniti in una lunga seque-
sviluppi dell’architettura razionalista, dove la diplomazia e sulla paura di do è il ritorno delle relazioni in- la di attentati terroristici, dira-
un nuovo conflitto, ancora più ternazionali verso una dimen- matisi a livello globale, in cui la
la compenetrazione dell’edificio con il pae- devastante dei precedenti. sione multipolare e, nel con- matrice religiosa fa da sfondo
saggio prende forma nell’utilizzo di materia- A partire dalla fine degli anni tempo, l’emergere di nuove a una strategia politica volta a
Cinquanta prevale invece una potenze economiche capa- contrastare la pesante influen-
li naturali come il legno o la pietra e nella ri- maggiore disponibilità alla ri- ci di rappresentare una con- za esercitata dall’Occidente
cerca di linee morbide, flessibili, liberamente soluzione pacifica delle con- creta minaccia alla leadership nel Medio Oriente, un’area di
troversie che, pur lasciando statunitense. Mentre in Euro- grande importanza tanto sul
in armonia con l’ambiente naturale. inalterata la contrapposizione pa il processo di integrazione piano economico quanto su
Il problema di uno sviluppo sostenibile e tra Stati Uniti e Unione Sovie- economico-finanziaria avvia- quello geografico.

responsabile si affermerà gradatamente, con


fatica, ma inesorabilmente nelle società a ca-
pitalismo avanzato, sino a radicarsi nella co- do Novecento giunge anticipatamente a ter- i confini di un mondo più piccolo grazie allo
scienza collettiva e diventare una tematica mine. Mentre l’umanità si prepara a entra- straordinario sviluppo dei mezzi di comu-
ineludibile del dibattito internazionale. Per- re nel nuovo millennio, c’è chi parla di «fine nicazione, del traffico commerciale, dell’in-
ché ciò avvenga bisognerà aspettare la fine della storia», di un processo evolutivo giun- terscambio finanziario, il processo di globa-
della Guerra fredda e la rinascita di un dialo- to alla propria sintesi con la fine della dia- lizzazione dovrà fare i conti con nuove crisi,
go aperto, di un confronto globale che coin- lettica ideologica, l’abbattimento di anacro- inaspettate resistenze e palesi fallimenti. Più
volga, su questo come su altri temi, vecchie nistiche barriere, il riposizionamento delle che la fine della storia, quello che si spalanca
e nuove potenze industriali, Nord e Sud del relazioni internazionali su assetti definitivi di fronte all’uomo del terzo millennio appa-
mondo, società sommerse e società saziate. e globali. La realtà si mostrerà invece assai re come un nuovo inizio, denso di incognite,
Con il crollo del Muro di Berlino il secon- più complessa e imprevedibile. Nel ridefinire speranze e sfide ineludibili.
FINLANDIA 1940 1938 277
L’Europa alla fine della Seconda guerra mondiale
NORVEGIA Henry Moore,
SVEZIA 1945 Figura giacente
Europa: finisce la Seconda
guerra mondiale
DANIMARCA UNIONE Bombe atomiche
IRLANDA SOVIETICA
REGNO su Hiroshima e Nagasaki
UNITO PAESI Fondazione dell’Onu 1949
BASSI GERMANIA POLONIA Mark Rothko, Violet,
BELGIO EST 1949 Black, Orange, Yellow
GERMANIA
Fondazione della Nato on White and Red
OVEST CECOSLOVACCHIA Nasce la Repubblica
FRANCIA popolare cinese 1953
SVIZZERA AUSTRIA UNGHERIA Jackson Pollock, Pali blu
ROMANIA 1955
Patto di Varsavia
PORTOGALLO IUGOSLAVIA
1959
SPAGNA ITALIA BULGARIA 1957
Yves Klein,
ALBANIA
Nascita della Cee
Monochrome bleu 1961
1959 sans titre Piero Manzoni,
Marocco Rivoluzione cubana Merda d’artista
(Spagna) GRECIA
Algeria Tunisia
Marocco (Francia) (Francia)
1961
(Francia) Costruzione del Muro 1962
di Berlino
Lucio Fontana,
1968 1968 Concetto spaziale
Fiat 500. 1957-58 Movimenti di protesta Andy Warhol, Minestra
di studenti e operai in scatola Campbell’s I
1975 1970
Fine della guerra in Vietnam Robert Smithson,
Spiral Jetty
1979
Invasione sovietica
dell’Afghanistan 1977
Marina
I sopravvissuti della Shoah, 1945 1981 Abramović,
Primo personal computer IBM Imponderabilia 1982
Jean-Michel
1986
Cartina 3 Incidente nucleare Basquiat, Baptism
di Cernobyl 1989
1991 Keith Haring,
Crollo dell’Unione Sovietica Tuttomondo
Nascita del World Wide Web
1992
Sbarco sulla Luna, Fondazione dell’Unione 1991-1997
Maggio francese, 1968 Filippo
20 V di
luglio Spagna
1969 Europea Frank O. Gehry,
Museo Guggenheim
1999 a Bilbao 1997
Cartina 4 Nascita del movimento Igor Mitoraj,
no-global Tindaro screpolato

2000
2006
2001 Bansky,
Attentati di Al Qaeda Cameriera
a New York e Washington
Caduta del muro Attentato alle Torri 2006
2003

il sentire del tempo


di Berlino, 1989 gemelle, 2001 Papa Innocenzo X Anish Kapoor,
Inizia la guerra in Iraq Cloud Gate
2008
Barack Obama 2007
è eletto presidente Usa Damien Hirst,
For the Love of God 2010
2011 Maurizio Cattelan,
“Primavere” arabe L.O.V.E.
Inizio della guerra
civile in Siria

Caduta di Saddam Crollo di Wall Tsunami in 2013 2013


Hussein, 2003 Street, 2008 Giappone, 2011 Papa Benedetto XVI Tomás Saraceno,
rinuncia al papato; In orbit
è eletto papa Francesco
2014 2014
In Medio Oriente nasce Bill Viola, Martyrs
l’autoproclamato (Earth, Air, Fire, Water)
Stato Islamico
2015
Attentato alla sede
di «Charlie Hebdo» a Parigi
Papa Francesco, Stato Islamico,
2013 2014 Brexit, 2016 2016 2014-2016
Il Regno Unito esce dalla UE Christo, The Floating Piers
34
34.1
Esperienze artistiche
nel secondo dopoguerra

Verso
il Contemporaneo
Alla ricerca di nuove vie
Data l’estrema diversità delle singole situazioni po-
litiche, economiche e sociali venutesi a creare al di
qua e al di là dell’Oceano, l’arte del dopoguerra as-
sume forme e linee evolutive assolutamente diversi-
ficate e imprevedibili. Gli Stati Uniti, che fino al pre-
cedente conflitto avevano di fatto vissuto nel riflesso
delle vicende artistiche europee, diventano ora un
punto di riferimento fondamentale per tutte le nuo-
ve avanguardie. Queste, tradite da un’Europa che,
a dispetto della sua tradizione politica e culturale,
aveva poi partorito due atroci guerre mondiali nel
giro di poco più di un ventennio, vedono finalmen-
te incarnati nella società statunitense quei grandi 34.1  Ô la società globalizzata che la esprime, è necessario
Jackson Pollock,
valori di libertà e democrazia che danno vita a un Composition with
che utilizzi al meglio tutti i nuovi strumenti espres-
confronto nuovo, vitale e aperto di tutte le possibili Pouring II, 1943. Olio su tela, sivi che l’evoluzione tecnologica le mette via via
esperienze. L’arte del dopoguerra, infatti, è un’arte 64,7×56,2 cm. Washington, a disposizione. Vernici sintetiche, plastiche di va-
Hirshhorn Museum
totalmente diversa rispetto a quella delle Avanguar- and Sculpture Garden. rio genere, elementi meccanici, tubi al neon e, più
die storiche dei primi tre decenni del secolo. Intero e particolare. recentemente, anche computer, monitor e video-
La caratterizzazione astratta inizialmente matu- 34.2 Ø proiettori sono spesso impiegati nella realizzazione
rata nell’ambito del Blaue Reiter e poi esplosa nelle Claes Oldenburg, di assemblaggi, composizioni o installazioni il cui
Forno con cibo, 1962.
ricerche di Kandinsky, Jawlensky, Mondrian e Klee, Mussola e tela grezza significato è, di volta in volta, quello di divertire, di
nella seconda metà del Novecento diventa spes- imbevuta di gesso, dipinte sbalordire, di far riflettere, di contestare o anche so-
a smalto, forno e oggetti,
so preponderante rispetto all’espressione figurati- 147,3×71,1×69,9 cm.
lo di irritare e scandalizzare Figg. 34.2-34.5 .
va Fig. 34.1 . Gli artisti, liberati definitivamente da Aquisgrana, Ludwig Forum. L’arte, come per riscattarsi dall’essere quasi sem-
ogni remora, estendono le loro ricerche in tutte le Intero e particolare. pre stata espressione del potere, tenta ora di rap-
direzioni: i risultati che ne derivano sono per conse- presentare uno degli elementi di critica più severi
guenza caotici e, spesso, anche contraddittori. Ma la nei confronti del potere stesso. A questo fine essa
contraddittorietà dell’espressione artistica è di fatto non risparmia ironie e provocazioni di tutti i tipi,
il riflesso di quella, sempre più marcata, della nuo- giungendo anche a svilire e a negare se stessa pur
va società occidentale, basata sull’esasperazione del di delegittimare intenzionalmente la società che la
consumismo e sulla mercificazione di tutti i valori. produce, mettendone crudamente in luce ingiusti-
Ecco allora che anche i linguaggi dell’arte tenta- zie e contraddizioni.
no nuove sperimentazioni, aprendo i propri cam- In questo contesto generale, sempre più fluido
pi di indagine alle tecniche fotografiche, cinema- ed eterogeneo quanto più ci si avvicina ai giorni
tografiche, televisive e, negli ultimi anni, anche a nostri, la scarsa prospettiva storica impedisce non
quelle informatiche e multimediali. Se l’arte deve solo delle attendibili sistematizzazioni ma, talvolta,
continuare a essere in qualche modo il riflesso del- anche la più circoscritta (e meno presuntuosa) ri-
34.1 Verso il Contemporaneo ■ 34.2 Arte informale ■ 34.3 Francis Bacon
■ 34.4 L’Espressionismo astratto ■ 34.5 Metamorfosi della scultura ■
34.6 Tra New Dada e Nouveau Réalisme ■ 34.7 Yves Klein e Piero Manzoni
■ 34.8 Pop-Art ■ 34.9 Arte cinetica e programmata e Op Art ■
34.10 Minimal Art ■ 34.11 Tendenze postminimaliste: Process Art o Anti-form Visita le sale
sull’arte
■ 34.12 Arte concettuale ■ 34.13 Arte povera ■ 34.14 Industrial design ■ degli anni ’50-’70
nel Museo Digitale
34.15 L’architettura degli anni Sessanta e Settanta

34.3  cerca di linee di indirizzo definite. Dal dopoguerra il pubblico necessiterà con ingordigia crescente di
George Segal, Il garage,
1968. Stucco, legno,
a oggi, infatti, l’arte si è segmentata in mille rivoli. eventi e di stimoli sempre nuovi e diversi. Ogni av-
parte elettrica e lampadine, Questo, se da un lato ne ha ribadito prepotente- venimento, anche artistico, avrà pertanto una vita
304×401×142 cm. mente la straordinaria e rinnovata vitalità, dall’al- brevissima e molto spesso verrà superato da quel-
Newark, Newark Museum.
tro ne ha talvolta disperso le potenzialità, impe- lo successivo ancora prima che abbia esaurito tut-
34.4  dendo la formazione non solo di scuole, ma anche te le sue potenzialità espressive e comunicative. La
Niki de Saint-Phalle,
Nana nera, 1968-1969. di movimenti o semplici tendenze, la cui esistenza ricerca della novità, del resto, non è più solo un’e-
Poliestere dipinto, fosse appena più che transitoria ed effimera. Così sigenza di carattere culturale ma nasconde, molto
293×200×120 cm.
Colonia, Museum Ludwig. come effimere sono anche molte delle sue manife- spesso, precisi risvolti di tipo economico. Produrre
stazioni, che spesso si esauriscono in azioni sceni- nuovi (e spesso inutili) bisogni significa aprire nuo-
34.5 
Sol LeWitt, Wall Drawing
che o performances delle quali, al massimo, posso- vi mercati e, dunque, conseguire anche nuovi e in-
# 711, 1992. Amiens, no rimanere un filmato, una registrazione video o genti profitti.
Musée de Picardie. qualche fotografia. L’arte contemporanea è, non a caso, sensibilissi-
Del resto, la velocità con cui l’arte contempora- ma agli andamenti delle mode e dei mercati, con
nea si produce e si consuma (sia nel senso della sua i quali stabilisce quasi sempre un rapporto strettis-
fruizione sia in quello del deterioramento, dovuto simo di interdipendenza. Questo non significa, na-
all’uso di materiali spesso poveri e deperibili) riflette turalmente, che l’arte sia succube di certe linee di
per molti aspetti la nostra stessa società. Grazie alla tendenza o di determinati modelli di sviluppo ma,
sempre maggiore diffusione dei mezzi di comuni- molto più semplicemente, che ne adotta i medesimi
cazione (stampa, radio, televisione, comunicazioni ritmi. Dunque potranno esserci anche manifestazio-
cellulari e satellitari, reti informatiche planetarie), ni artistiche di rottura violenta contro la globalizza-
notizie e idee hanno oggi la possibilità di propagarsi zione e la società capitalistica di massa, ma di fatto
in tempo pressoché reale, cioè nel momento stes- verranno inevitabilmente consumate da quella stes-
so in cui vengono prodotte. Ma, poiché quel che sa società – globalizzata e massificata – alla stregua
è noto finisce ben presto per non interessare più, di un qualsiasi altro fenomeno da essa prodotto.
280 34.2 sta la strada preferita da Fautrier, Dubuffet ❯ oltre ,
Antoni Tàpies (1923-2012) e Burri ❯ par. 34.2.1 , che
Arte informale sperimentano l’uso di nuovi materiali, fino ad al-
lora esclusi dall’utilizzo artistico.
sezione XII ■ Contemporaneità

La risposta europea al delirio ■ La seconda tendenza, invece, pone l’accento sul


della guerra gesto (Informale gestuale), sull’atto creativo: fare
arte, dunque, non significa più soltanto realizza-
La profonda crisi morale, politica e ideologica con- re pitture o sculture, ma comprende anche l’atto
seguente agli orrori della Seconda guerra mondiale stesso di eseguirle. Di conseguenza il valore arti-
trova una riposta, più o meno consapevole, nell’In- stico si trasferisce nel gesto che registra la tensio-
formale, denominazione che raccoglie le esperienze ne vitale dell’autore, in un rapporto che lega in
in ambito artistico che si svolsero in Europa dal do- a modo sempre più stretto arte e vita e non risiede
poguerra fino ai primi anni Sessanta del Novecen- più solo nel prodotto di quel gesto Fig. 34.6, a, b .
to. Più che un movimento in senso stretto, quindi, ■ Un terzo orientamento, infine, si basa sul segno
l’Informale indica l’atmosfera artistica di questo (Informale segnico): in questo caso il linguaggio
particolare momento storico, dominata dalla forte pittorico impiega elementi grafici che non han-
polemica con tutto ciò che, in qualche modo, pote- no un corrispondente immediato nella realtà;
va essere riconducibile a una forma, fosse essa figu- dal loro infinito gioco combinatorio nascono
rativa o anche puramente astratta. Grazie alla sua effetti paragonabili a quelli della scrittura c .
genericità, il termine Informale ha prevalso su altri
che sottolineavano solo alcuni aspetti di quel che Jean Fautrier (1898-1964)
si sperimentava nel complesso panorama artistico Il francese Jean Fautrier (Parigi, 1898-Châtenay-Ma-
del secondo dopoguerra, come Art autre (in fran- labry, 1964) è tra gli iniziatori della pittura infor-
cese «arte altra»), che poneva l’accento sull’asso- b male europea. Nonostante la frequentazione del-
luta distanza dalle precedenti ricerche, o Tachisme la Royal Academy e della Slade School of Art di
(dal francese tache, «macchia»), che si riferiva a un Londra, città dove visse con la madre tra il 1908 e il
particolare modo di distribuire il colore a macchie. 1914, egli si orienta ben presto verso forme espres-
All’interno dell’Informale si possono individua- sive anticonvenzionali ed estreme che, muovendo
re varie matrici, che traggono soprattutto spunto da William Turner, tendono a una progressiva e
dalla rivisitazione delle istanze delle Avanguardie metodica dissoluzione della forma.
storiche (Dada, Espressionismo e Surrealismo): da
questo esplosivo miscuglio scaturisce una nuova Ostaggi Nell’inquietante serie degli Ostaggi, rea-
concezione dell’arte, tesa a negare qualsiasi valore lizzata tra il 1943 e il 1945, l’artista ha già messo a
alle attività che presuppongano il filtro delle con- punto un proprio linguaggio di fortissima e tragica
venzioni o della ragione astratta. Passioni, tensioni espressività, utilizzando il colore non più (o non so-
e disagi devono pertanto essere espressi nel modo c lo) come tale, ma in quanto puro elemento materi-
più libero, spontaneo e violento possibile, al di fuo- co, ora ricco e colante, ora grinzoso e rarefatto, a se-
ri di qualsiasi schema precostituito e contro ogni 34.6  conda delle aggiunte di colla, segatura, olio o altre
Esempi di arte informale.
regola normalmente accettata. Sono questi aspetti sostanze ancora. La serie prende spunto dall’espe-
a. Georges Mathieu,
il punto di contatto fra le sperimentazioni artisti- Gothic Ambiguity,
rienza personale di Fautrier. Egli, infatti, partecipa
che che si svolgevano in Europa e l’Espressionismo 1951-1952. Olio su alla Resistenza francese e da partigiano antinazista
astratto americano ❯ par. 34.4 . tela, 145,7×96,8 cm. ha modo di assistere alle atrocità inflitte dai solda-
Collezione privata.
L’Informale, con la sua predilezione per l’astra- b. Pierre Soulages, Painting, ti tedeschi ai prigionieri (gli Ostaggi, appunto) nel
zione, è un fenomeno molto vasto che interessa 195×130 cm, May cortile di una prigione, atrocità che egli può ascol-
1953, 1953. Olio su tela,
soprattutto la pittura e prende strade anche molto 196,5×129,9 cm. tare, ma non osservare, dal contiguo ospedale psi-
diverse fra di loro. Per orientarsi nell’ampio univer- New York, Solomon chiatrico ove si era rifugiato. Ecco allora che Testa
R. Guggenheim Museum.
so informale, che pure rifiuta rigide categorizzazio- c. Giuseppe Capogrossi,
d’ostaggio n. 21 Fig. 34.7 allude, pur mantenendosi
ni, si può provare a dividerlo in tre diversi insiemi. Superficie 627, 1968. volutamente lontano da una precisa riconoscibili-
■ Un primo indirizzo pone al centro del lavoro arti-
Olio su tela, 195×130 cm. tà figurativa, alla testa di un partigiano morente. Il
Trento, Galleria L’Isola.
stico la materia (Informale materico): i materiali im- colore, quindi, si fa materia densa, quasi melmosa,
piegati non sono più un semplice mezzo di cui percorsa da solchi violacei che ne interrompono la
servirsi per dare forma concreta alle proprie idee, continuità. L’effetto che ne risulta è pertanto quel-
ma diventano i veri protagonisti dell’opera d’ar- lo di una serie di ferite che, sfigurando l’ipotetico
te. È nella loro scelta, infatti, e in quella di tutti i volto del prigioniero, diventano l’orrenda metafora
possibili accostamenti che l’artista informale ma- della guerra e della follia umana, sempre capaci di
nifesta appieno la propria energia creativa. È que- annientare in un solo istante tutto il bello della vita.
34.7 Ô 281
Jean Fautrier, Testa
d’ostaggio n. 21, 1945.
Olio su carta montata
su tela, 35×27 cm. Parigi,
Musée National d’Art

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


Moderne, Centre Georges
Pompidou. Dipinto
e ipotesi figurativa.

a b

Jean Dubuffet (1901-1985) 34.8 


Del tutto diverso, invece, è l’approccio all’Infor- Jean Dubuffet, Dipinti
del ciclo dell’Hourloupe.
male di un altro francese, Jean Dubuffet (Le Havre, a. Houle du virtuel, 1963.
1901-Parigi, 1985), che si avvicina alla pittura abba- Parigi, Musée National
stanza tardivamente, con una formazione quasi da d’Art Moderne, Centre
Georges Pompidou.
autodidatta. Nel 1945 conia la provocatoria defini- b. Tasse de thé III (Orange
zione di Art brut (Arte bruta), con la quale identifica Pékoé) – Tazza di tè III,
1965. Collezione privata.
tutte le manifestazioni espressive spontanee, prodot-
te senza alcuna intenzionalità estetica, al di fuori dal- 34.9  Ô
Jean Dubuffet, Monument
le regole codificate: dai graffiti tracciati sui muri agli au fantôme (Monumento
scarabocchi dei bambini, fino ai disegni dei dilettanti al fantasma), 1983.
o degli alienati mentali. Questo rimarrà l’universo Scultopittura in resina di
poliestere da un originale del
estetico di riferimento per il lavoro di Dubuffet, che 1969 in polistirolo ritagliato
ha nella materia il centro d’indagine fondamentale. e dipinto, altezza 12,12 m.
Houston, Discovery Green.
Scrive nel 1946: «L’arte deve nascere dalla materia e Vedute. spessi contorni neri dall’andamento frastagliato e
dall’utensile e deve conservare la traccia dell’utensile apparentemente casuale Fig. 34.8 . Tale nuova gra-
e della lotta dell’utensile con la materia. L’uomo de- fia aprirà la via alle successive esperienze di graf-
ve parlare, ma anche l’utensile e anche la materia». fitismo ❯ par. 35.5 , prestandosi al tempo stesso an-
Nei decenni successivi i contenuti informali del- che a un processo di trasposizione tridimensionale.
la produzione artistica di Dubuffet si precisano ul- L’esempio più significativo è Monument au fantôme
teriormente, portandolo a elaborare diverse serie (Monumento al fantasma) Fig. 34.9 , una sgargiante
dai nomi affascinanti ed evocatori, aventi tutte per scultopittura che Dubuffet realizza nel 1983 trasfe-
denominatore comune la ricerca di un segno libero rendo su resina di poliestere un originale del 1969
e spontaneo, capace, secondo una sua stessa defi- in polistirolo ritagliato e dipinto. La composizione
nizione, non tanto «di raffigurare un oggetto o un sorge nel pieno centro di Houston (Texas), proten-
luogo, ma di raffigurare il pensiero, di farlo sentire». dendosi verso il cielo – come un enorme fumetto
tridimensionale – sullo sfondo dei grattacieli che
Monument au fantôme A partire dai primi anni circondano il Discovery Green, uno dei più animati
Sessanta del Novecento l’artista si concentra sul ci- parchi della metropoli texana.
clo dell’Hourloupe (1962-1974), nome di invenzione ■ Scultopittura Forma d’arte
a metà tra la scultura e la pit-
che allude a «un oggetto o a un personaggio dalle tura, ideata e teorizzata intor- Mire e Non-luoghi In seguito, attraverso i cicli
caratteristiche bestiali e grottesche» caratterizzato no al 1914 dallo scultore russo delle Mire (1983-1984) Fig. 34.10 e dei Non-luoghi
Alexander Archipenko (1887-
da campiture di colore rosso e blu racchiuse entro 1964). (1984) Fig. 34.11 , Dubuffet tornerà al segno grafico
282 34.10 
Jean Dubuffet, Mire
(Bolero) G 204, 1984.
100,3×134,5 cm.
Nantes, Musée d’Arts.
sezione XII ■ Contemporaneità

34.11 
Jean Dubuffet, Non-luoghi,
Passe flux (L 50), 1984.
68×100 cm. Parigi, Musée
National d’Art Moderne,
Centre Georges Pompidou.

34.12 Ô
Hans Hartung, T 1946-16,
1946. Olio su tela,
145×96 cm. Parigi, Musée
d’Art Moderne de la Ville de
Paris. Intero e particolare.

2 3

1 4
3

puro. Questo, assolutamente libero da qualsiasi fina- 34.13  le. Ecco allora che i morbidi scarabocchi neri, quasi
Schema interpretativo
lità figurativa, viene realizzato di preferenza median- di T 1946-16.
dei sottili arabeschi Fig. 34.13, 1 , sembrano alludere
te colori acrilici rossi e blu su fogli intelaiati bianchi 1. Arabeschi
a un gesto lieve, come di tenera carezza, mentre il
o preparati con fondo giallo o nero. Le sensazioni 2. Sfumature di colore convulso intrico di linee e segmenti di mutevole
che se ne ricavano sono quelle di vivaci e caotici rica- 3. Angoli acuti spessore richiama azioni più forti e decise, a loro
4. Ovale campito
mi variopinti, nei quali la materia-colore diventa nel 5. Rettangolo perimetrato volta smorzate o esaltate dalle differenti sfumatu-
contempo soggetto e oggetto dell’attività artistica. re di colore dello sfondo, libere o racchiuse entro
linee chiuse (il rosa a sinistra in alto, limitato a una
Hans Hartung (1904-1989) pseudocirconferenza) 2 . Gli angoli acuti dei segni
Sempre al segno e alla forte componente gestua- incrociati e insistiti 3 e le figure geometriche solo
le che lo determina e gli dà sostanza è riconduci- campite (l’ovale in basso) 4 o decisamente perime-
bile anche l’esperienza del tedesco Hans Hartung trate (il rettangolo) 5 sono punti fermi nell’intrico
(Lipsia, 1904-Antibes, 1989). Formatosi alle Acca- di linee rette o circonvolute.
demie di Lipsia, Dresda e Monaco di Baviera, in
pieno ambiente espressionista, si orienta in seguito P 1960-112 Negli anni successivi la sperimentazio-
verso un rigoroso Astrattismo e, dopo essersi tra- ne dell’artista si affina, grazie anche all’utilizzo di
sferito definitivamente a Parigi per sfuggire al na- acrilici e pastelli. Con P 1960-112 che – come sug-
zismo (1935), approda in modo convinto e solitario gerisce la codificazione del titolo – è il centododi-
all’Arte informale. cesimo pastello («P») realizzato nel 1960, i segni di-
ventano di una morbidezza quasi tattile Fig. 34.14 .
T 1946-16 In T 1946-16 Fig. 34.12 l’artista articola Quelle varie tonalità di blu, percorse da sciabolate
un linguaggio fatto unicamente di segni e di colo- di nero, infatti, danno all’insieme un ritmo serrato
ri, dove anche il titolo non rappresenta che un co- ma sereno, grazie al quale colore e segno continua-
dice alfanumerico: «T», infatti, sta per «toile» (tela), no a interagire pur non cedendo alla tentazione di
mentre «1946» è l’anno di realizzazione e «16» il ricreare una forma.
numero progressivo. Ma non per questo il dipinto
è inanimato. Wols (1913-1951)
L’impeto e le emozioni di Hartung, al contrario, Fra le personalità più eclettiche del campo infor-
emergono in tutta la loro dura espressività gestua- male è il tedesco Wols, pseudonimo di Alfred Otto
34.14 Ô 283
Hans Hartung, P 1960-112,
1960. Pastello su carta,
48,5×72 cm. Parigi, Musée
National d’Art Moderne,

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


Centre Georges Pompidou.
Intero e particolari.
Disegni e stampe

Wolfgang Schulze (Berlino, 1913-Parigi, 1951). Pro- 34.15 Ô


Wols, Ala di farfalla, 1947.
veniente da una solida famiglia borghese, coltiva Olio su tela, 55×46 cm.
interessi diversi, essendo – oltre che pittore – anche Parigi, Musée National d’Art
violinista e fotografo di grande talento. Dopo aver Moderne, Centre
Georges Pompidou.
frequentato il Bauhaus e gli ambienti dell’Astratti- Intero e particolare.
smo tedesco, nel 1933 è costretto dai nazisti ad ab-
34.16 
bandonare il proprio Paese, dove non farà mai più Emilio Vedova, Viaggio
ritorno. Trasferitosi a Parigi, conduce un’esistenza in Italia: Sicilia, 1955.
Olio su tela, 175×230 cm.
da bohémien, entrando in contatto con le correnti Venezia, Galleria Internazionale 34.2.1
surrealiste più all’avanguardia ❯ Ant. 282 . d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro.
L’Informale in Italia
Ala di farfalla La sua adesione alle tematiche infor- Lotta di gesti e materia
mali si manifesta fin dai primissimi anni del dopo-
guerra, come in Ala di farfalla, un poetico olio su Nell’Italia del duro dopoguerra, alla gioia per la
tela realizzato nel 1947 Fig. 34.15 , in cui troviamo riacquistata libertà si uniscono i problemi di una
già espressi tutti i suoi principali indirizzi artistici. difficile ricostruzione. Al termine del ventennio fa-
Nonostante l’abbozzo di contorno, che in qualche scista, che aveva pesantemente condizionato ogni
modo rimanda alla suggestione figurativa ricordata ambito culturale, l’arte italiana ritrova una propria
nel titolo, i vortici e le macchie di colore fanno an- autonomia. Attorno ai due centri principali di Ro-
cora riferimento a un’impostazione di tipo surreali- ma e Milano germoglia e si anima un panorama
sta. Le esperienze più profonde della psiche, infatti, artistico assai vario e articolato che comprende sia
emergono con spontanea casualità, mediante un le ricerche condotte nel solco della tradizione, sia
automatismo slegato da qualsiasi intento descrit- anche quelle rivolte al rinnovamento, di frequen-
tivo. Ecco allora che il disagio esistenziale di Wols te attraverso la creazione di associazioni (spesso di
– che morirà alcolizzato neanche quarantenne – si breve durata, come ad esempio il Fronte nuovo delle
fa direttamente materia, impastandosi con colori Arti, attivo a Venezia, Roma e Milano dal 1947 al
di forte suggestione simbolica, dove il blu allude al 1948 e promotore di un’arte rivolta alle ricerche
cielo e alla libertà, mentre le tracce di rosso ripor- delle Avanguardie storiche e in grado di rappresen-
tano al sangue e alla morte. tare quel particolare periodo storico Fig. 34.16 ).
284 34.17 Ô
Piero Dorazio, Chiarivari, 1966.
Olio su tela, 200×200 cm.
La Chaux-de-Fonds (Svizzera),
Musée des Beaux-Arts.
sezione XII ■ Contemporaneità

34.18 Ô
Alberto Burri, Combustione, 1961.
Rete, carta bruciata, plastica bruciata,
acrilico, 22×17 cm. Traversetolo (Parma),
Corte di Mamiano, Fondazione
Magnani Rocca.

Realismo e astrattismo In questo delicato mo- dell’Informale, interessandosi a fondo alle proble-
mento storico, segnato da forti contrapposizioni, matiche della materia. Egli, infatti, userà nelle sue
il dibattito artistico si polarizza in due schieramenti opere materiali poveri di varia natura: dai semplici
principali: da una parte i fautori del realismo, che sacchi di iuta alle plastiche, passando attraverso il
concepiscono l’arte in stretta relazione con il dato catrame, le muffe, i legni bruciati e le lamiere sal-
reale, una visione dettata anche da ragioni ideo- date Fig. 34.18 . Una ricerca e una sperimentazione,
logiche e imposta dal Partito comunista in sinto- queste, che sapranno conservare l’iniziale e creati-
nia con la linea tracciata in Unione Sovietica dal va spregiudicatezza nel corso della sua intera car-
Realismo socialista; dall’altra i sostenitori dell’arte riera, costellata dai più prestigiosi riconoscimenti
astratta Fig. 34.17 . Fra i più convinti a imboccare internazionali. Burri muore a Nizza, dove si era re-
questa seconda strada sono i firmatari di Forma 1 cato per curarsi, il 13 febbraio 1995.
(1947), un manifesto politico-artistico che prende
34.19 Ô il nome dal primo (e unico) numero dell’omonima Sacco e Rosso La serie dei cosiddetti Sacchi inizia
Alberto Burri, Sacco
e Rosso, 1954. Acrilico
rivista e nel quale si riafferma la legittimità della a partire dal 1952, quando Burri balza alla ribalta
e ritagli di sacco su tela, scelta astrattista coniugata al marxismo. del panorama artistico italiano grazie a un insieme
86,4×100,3 cm. In questo panorama generale emergono alcune di composizioni realizzate con vari brandelli di te-
Londra, Tate Gallery.
Intero e particolare. personalità che, per forza creativa e originalità di la di sacco. Si tratta di sacchi laceri, sporchi, a vol-
ricerca, si collocano ai vertici del secondo Nove- te anche bruciacchiati, recuperati dal deposito di
cento. qualche carbonaio o rinvenuti nelle discariche dei
rifiuti. Sono materia usata, sudicia e consunta, che
Alberto Burri (1915-1995) negli strappi e nelle sgranature delle trame conser-
Nato il 12 marzo 1915 a Città di Castello (Perugia), vano una traccia eloquente della loro umile storia.
Alberto Burri si laurea in medicina nel 1940, ma vie- In Sacco e Rosso Fig. 34.19 , del 1954, questa dram-
ne subito travolto dagli eventi bellici e nel 1944 è matica evidenziazione della materia balza agli oc-
prigioniero di guerra in un campo di concentra- chi in tutta la sua prepotente evidenza, come una
mento del Texas. È forse proprio l’esperienza della grande onda che percorre orizzontalmente la te-
prigionia a far maturare in lui il desiderio di acco- la. Su un fondo uniformemente dipinto di rosso
starsi alla pittura che, una volta liberato, inizia a Burri incolla in vari strati diversi brandelli di sac-
praticare a tempo pieno. co, in modo da creare un’accidentata immagine a
Nell’immediato dopoguerra Burri si stabilisce a rilievo, che neghi la bidimensionalità dello spazio
Roma, dove ha modo di avvicinarsi agli ambienti pittorico.
L’intervento dell’artista è comunque tutt’altro 285
che casuale, in quanto armonizza gli accostamenti
in relazione al colore, alla grana delle iute, alle top-
pe che vi sono state cucite sopra. Tendendo o rag-

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


grinzendo i suoi materiali, cucendoli o lacerandoli,
egli li mette in rapporto tra loro facendo trasparire
le qualità materiche di ognuno di essi. Quello che
ne risulta, comunque, non è un semplice collage.
Burri, infatti, utilizza i sacchi affinché essi ci narri-
no la loro storia; una storia modesta e mai retorica,
parallela a quella degli uomini che li hanno usati.
In tal modo, dunque, il sacco diviene una lirica me-
tafora dell’umanità, attraverso la quale si arriva a
indagare e a conoscere se stessi.
La ricerca di Burri esplora vari territori materici.
La matrice comune, però, sta nel fatto che si tratta
sempre e comunque di materie povere, trascurate,
spesso rifiutate. Proprio perché usate e dismesse,
esse sono più cariche di storia e di vita, come se la
contiguità con le vicende personali di coloro che ne
hanno fatto uso avesse trasferito su di esse parte di
quelle realtà umane e sociali.

Cretti Nella serie dei Cretti, a cui inizia a lavorare


nei primi anni Settanta, Burri sperimenta l’acrovi-
nilico, un miscuglio di colore acrilico e vinavìl (la
colla a f reddo usata dai falegnami), spalmato su
pannelli di cellotex, un materiale industriale com-
posto da trucioli di segatura e colla pressati a caldo.
Il risultato è quello di una superficie irregolarmen-
te e casualmente crettata, in relazione allo spes-
sore del materiale e al tempo di essiccazione. La
gamma cromatica, ristrettissima, si limita al bian-
co e al nero, come in Cretto nero del 1979 Fig. 34.20 .
Il ciclo presenta suggestioni antiche: in parte lega-
te alla terra umbra, riarsa e spaccata dal sole, o a
quella – conosciuta durante la prigionia – del lon-
tano Texas. La ragnatela dei solchi dà alla materia
una consistenza nuova e un significato autonomo 34.20  Lucio Fontana (1899-1968)
Alberto Burri, Cretto nero,
e fortemente simbolico. Non per questo, comun- 1979. Acrovinilico su cellotex,
Se Burri predilige un rapporto intenso e quasi in-
que, la materia diventa solo simbolica, evenienza 185×200 cm. Monaco, timo con la materia e le sue stratificazioni, Lucio
che – secondo Burri – ne metterebbe in secondo Pinakothek der Moderne. Fontana incardina la propria esperienza artistica sul
piano il significato. Essa, infatti, è e rimane la pro- 34.21 Ô gesto, inteso come creatore di nuovi spazi. Nato il
tagonista principale dei Cretti, assumendo il valo- Alberto Burri, Grande 19 febbraio 1899 a Rosario di Santa Fé, in Argenti-
Cretto, 1985-2015.
re di una testimonianza di vita. Una vita percorsa Cemento bianco e macerie, na, da padre italiano e madre argentina, Fontana
e frantumata da mille simboliche crepe, ma, pro- ca 1,5×350×280 m. Gibellina inizia i propri studi a Milano, dove il padre scultore
(Trapani). Vedute.
prio per questo, incredibilmente ricca di valori e lo porta fin dal 1905. Tra il 1925 e il 1927 torna nel-
di umanità. la natia Rosario, ma già nel 1928 è nuovamente a
La serie dei Cretti ha una grandiosa espansio- Milano per frequentare l’Accademia di Brera sotto
ne su scala ambientale nel Grande Cretto Fig. 34.21 la guida di Adolfo Wildt (1868-1931). Avvicinatosi
concepito per il paese siciliano di Gibellina, raso al nel frattempo agli ambienti dell’avanguardia euro-
suolo dal disastroso terremoto del 14 e 15 gennaio pea, l’artista si dedica soprattutto alla scultura e nel
1968. Iniziato nel 1985, l’intervento di Burri si era 1940 si trasferisce a Buenos Aires, dove resta fino
interrotto quattro anni dopo per mancanza di fon- alla fine della guerra, diventando anche professo-
di; è stato finalmente completato nel 2015 in occa- re all’Accademia di quella città. Nel 1946 parteci-
sione del centenario della nascita dell’artista. pa all’elaborazione del Manifiesto blanco, nel quale
286 Ambiente spaziale a luce nera Particolarmente in-
teressante è il tentativo di Fontana di superare i limiti
della pittura (e della sua bidimensionalità), così co-
me quelli della scultura (e della sua forma tridimen-
sezione XII ■ Contemporaneità

sionale chiusa) attraverso una manipolazione dello


spazio fisico, dell’ambiente. L’artista si dedica per-
tanto alla progettazione di spazi ❯ Ant. 283 , sia in au-
tonomia sia in collaborazione con vari architetti, sin
dagli anni Venti, fino ad approdare alla fine degli an-
ni Quaranta ai cosiddetti ambienti spaziali: stanze e
corridoi in cui interviene utilizzando vari mezzi – lu-
ci al neon, strutture e materiali diversi – nell’intento
di creare un luogo di «libertà emotiva allo spettato-
re». Andati quasi sempre smantellati al termine degli
eventi per cui erano stati concepiti, questi ambienti
sono stati recentemente ricostruiti (2017-2018).
In Ambiente spaziale a luce nera Fig. 34.22 , origina-
riamente concepito nel 1948, realizzato l’anno suc-
cessivo in occasione di una mostra alla Galleria del
Naviglio a Milano, l’artista oscura una stanza con
34.22  una tenda nera. L’unica illuminazione è costituita
Lucio Fontana, Ambiente
spaziale a luce nera, 1948-
da alcune lampade di Wood appese lungo le pareti
1949. Ricostruzione per laterali che, con la loro luce ultravioletta, metto-
la mostra «Lucio Fontana no in risalto la fluorescenza variopinta di varie for-
Ambienti». Milano, Hangar
Bicocca, 2017-2018. me biomorfe sospese al soffitto, che sembrano in
questo modo fluttuare nel vuoto. Lo spettatore si
34.23 
Lucio Fontana, Concetto trova così a provare una completa immersione nel-
spaziale, Attese, 1962. lo spazio dal punto di vista sensoriale, costretto a
Olio su tela dipinta color
oro, 82×65 cm. Ginevra, procedere a tentoni, pur in presenza dell’innaturale
Collezione privata. illuminazione a luce nera.
34.24 Ô
In seguito Fontana parlò di Ambiente spaziale a lu-
Lucio Fontana, Concetto ce nera come del suo primo esperimento di emanci-
spaziale (New York 15), pazione da una «forma plastica», aprendo in tal mo-
1962. Lastra di alluminio
perforata, 144×94 cm. do la strada alle ricerche che, a partire dal decennio
New York, Collezione successivo, avrebbero portato a un uso sempre più
privata.
esteso dello spazio, dando vita agli environments,
cioè ambienti, installazioni.

Concetto spaziale, Attese La stessa tensione anima


la ricerca di Fontana anche quando si svolge entro i
limiti bidimensionali della tela. Il senso di un’inter-
ruzione traumatica della continuità di una superfi-
vengono messe a punto le teorie che, di lì a poco, cie viene drammaticamente introdotto in Concetto
confluiranno nello Spazialismo. spaziale, Attese, un olio su tela dipinta color oro del
L’espansione del concetto di arte e il supera- 1962 Fig. 34.23 . L’intervento gestuale dell’artista, in
mento delle sue forme tradizionali sono alcuni fra questo caso, non consiste tanto nel dipingere (cioè
i principali temi su cui si concentra la ricerca este- nell’aggiungere materiale pittorico), quanto nel ta-
tica di Fontana. Dagli anni Cinquanta l’artista ini- gliare (cioè nel togliere unità e completezza).
zia ad avvicinarsi a nuovi materiali (quali i tubi al I cinque tagli affiancati, infatti, deturpano la tela
neon, di recente invenzione) o a superfici piane (di ■ Spazialismo Movimento arti- come altrettante ferite. Dai labbri netti e decisi de-
carta, tela o lamina metallica) sulle quali opera con stico italiano fondato da Lucio gli squarci, però, si deduce che essi sono condotti
Fontana, che opera fra il 1947
gesti provocatori e distruttivi come buchi, strappi e e il 1952 e che, sulla scia di Fu- con la razionalità di un bisturi e non con l’improv-
tagli (1958-1968), alla ricerca di uno spazio che vada turismo e Surrealismo, tende a visazione di un pugnale. Dunque il significato che
non imporre «più allo spettatore
al di là di quello bidimensionale della tela. L’artista un tema figurativo, ma lo mette assumono non è pessimistico e distruttivo ma piut-
nella condizione di crearselo da
si ritira infine a Comabbio (Varese), il paese d’ori- sé, attraverso la sua fantasia e
tosto indagatore, come suggerisce lo stesso titolo,
gine del padre, dove si spegne il 7 settembre 1968. le emozioni che riceve». di un concetto spaziale diverso.
287

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


Tentare comunque di spingere lo sguardo al di là 34.25  a b
Lucio Fontana, Concetto
della rassicurante bidimensionalità della tela signi- spaziale, Attesa, 1968.
fica scardinare un sistema di valori e di certezze che Idropittura su tela,
– fino a questo momento – neanche le Avanguardie 55×46 cm. Palazzolo
sull’Oglio (Brescia),
storiche del Novecento erano riuscite a mettere in Collezione privata.
crisi in modo così radicale e assoluto.
34.26 
Varie sono comunque le tipologie di Concetto Lucio Fontana, Concetto
spaziale che l’artista mette a punto fin dalla fine spaziale, Teatrino, 1966.
Olio su tela e legno,
degli anni Cinquanta. Oltre ai tagli che feriscono 110×110 cm. Parigi,
la tela, infatti, egli aveva sperimentato anche altre Musée National d’Art
Moderne, Centre
modalità di intervento. È il caso, ad esempio, delle Georges Pompidou.
na, familiarmente chiamata Teatrini. L’artista con-
perforazioni su lastra di alluminio Fig. 34.24 . sidera questo ciclo come «un tipo di “Spazialismo
34.27  realistico”», basato su «forme che l’uomo immagi-
Schema grafico-
Concetto spaziale, Attesa Con Concetto spaziale, interpretativo di Concetto na nello spazio».
Attesa, opera realizzata non a caso nel 1968, anno spaziale, Teatrino. In Concetto spaziale, Teatrino, una tela del
di grandi fermenti sociali e studenteschi, Fontana a. Cornice sagomata 1966 Fig. 34.26 , l’artista esplora le possibilità di uno
b. Perforazioni
giunge a una sintesi estrema e quasi monumenta- spazio in espansione, che non sia più chiuso e qua-
le Fig. 34.25 . Su una tela dipinta di rosso non con si sacrificato all’interno della bidimensionalità del
colori a olio (quelli tipici degli artisti) ma con della dipinto. La tela, dipinta di un acceso blu elettrico, è
semplice idropittura (quella comunemente impie- delimitata anteriormente da una cornice di legno
gata dagli imbianchini), campeggia un unico, soli- nero sagomata, come una finestra aperta sulla not-
tario e profondo taglio. Con esso Fontana intende te, che inferiormente si increspa simulando forse
ribadire il proprio anelito di artista verso uno spa- ■ Lampada di Wood Detta an- le cime degli alberi di un bosco o le onde del ma-
zio che travalica i confini del sensibile, dando «a chi che «luce nera», è un particola- re Fig. 34.27, a . Una serie impercettibile di forellini,
re tipo di lampada che emette
guarda il quadro un’impressione di calma spaziale, luce ultravioletta, ideata dal fisi- infine, percorre diagonalmente parte della tela, in-
di rigore cosmico, di serenità nell’infinito». co americano Robert Williams terrompendone la continuità, forse alludendo alla
Wood (Concord, 1868-Amityvil-
le, 1955) all’inizio del XX secolo scia di una meteora b . Si tratta di un’ulteriore ri-
Concetto spaziale, Teatrino Da un’altra riflessio- e impiegata in vari ambiti scienti- presa e variazione della poetica centrale di tutta la
fici (come per esempio in astro-
ne sullo spazio, influenzata dalla Pop-Art che nel nomia, in medicina o nelle biblio- produzione dell’artista, una sorta di continua lace-
f rattempo celebrava i suoi primi trionfi artisti- teche per il recupero di scritte e razione del piano pittorico alla ricerca di suggestio-
disegni non più visibili), oltre che
ci ❯ par. 34.8 , nasce l’ultima serie di lavori di Fonta- per spettacolari effetti scenici. ni e verità sempre più profonde e nascoste.
288
sezione XII ■ Contemporaneità

34.3 34.28  Ô


Francis Bacon, Tre studi
Tre studi di figure alla base di una Crocifissio-
ne Pur attivo come pittore già da diversi anni, Ba-
di figure alla base di una
Francis Bacon Crocifissione, 1944. con ha sempre considerato Tre studi di figure alla
Olio su tavole, 94×73,7 cm base di una Crocifissione Fig. 34.28 il punto d’inizio
(1909-1992) ciascuna. Londra, Tate
Modern. Trittico e particolare. del proprio percorso artistico. Realizzata nel 1944,
Radiografie dell’anima 34.29 Ô
l’opera nasce in uno degli anni più cruenti della Se-
Schema geometrico conda guerra mondiale; esposta l’anno successivo,
Una posizione a parte, solitaria nel panorama artisti- della tavola centrale a un mese appena dalla fine delle ostilità, suscita
di Tre studi di figure alla base
co del Novecento, è occupata da Francis Bacon. Nato di una Crocifissione. scandalo proprio per la sua brutalità.
a Dublino nel 1909, Bacon trascorre l’infanzia fra Il formato dell’opera, un trittico di evidente
Irlanda e Inghilterra. Da sempre in conflitto con la ispirazione medievale e rinascimentale, sarà mol-
propria famiglia, intorno al 1925, a soli 16 anni, ini- to amato da Bacon per via della sequenzialità di
zia a viaggiare tra Londra, Berlino e Parigi finché tipo cinematografico che suggerisce. Ciascuna ta-
nel 1929 si stabilisce nella capitale britannica. La sua vola raffigura una creatura mostruosa che mescola
attività come pittore inizia nel 1944, dopo che per con drammatica plasticità tratti umani e bestiali.
anni aveva svolto l’attività di decoratore d’interni e Il fondale rosso e la presenza di alcune strutture
disegnatore di mobili. Muore a Madrid nel 1992. di appoggio (un tavolino, uno sgabello e – forse –
Fra i più lucidi indagatori della condizione uma- una scala) alludono a una sorta di macabra espo-
na del proprio tempo, l’artista si esprime attraverso sizione, come in uno spettacolo circense, dove la
una pittura che non si allontana mai dal figurativo. mostruosità diventa spettacolo, oltre che metafora
Partendo dalla propria visione soggettiva, Bacon ha della perdita di tutti i valori.
denudato l’essere umano, svelandone la solitudine, Nella tavola centrale Bacon rappresenta, sopra
la vulnerabilità, la violenza, perfino la tragedia del a una sorta di piedistallo, un essere mostruoso con
suo essere sulla Terra. Il genere prediletto da Bacon un corpo sferico, un lungo collo che termina con
è il ritratto. Si tratta solitamente di figure singole o, una bocca spaventosamente ghignante e due lun-
al più, di gruppi di due o tre individui, usualmente ghe zampe sottili; una benda bianca copre quello
raffigurati all’interno di ambienti domestici, descrit- che dovrebbe essere il viso Fig. 34.29 .
ti con pochi elementi. L’arte di Bacon rappresenta Un grido squarcia la tavola di destra: proviene
un punto di riferimento fondamentale per le ricer- dalla bocca di una seconda figura, spalancata oltre
che artistiche che nel corso del XX secolo si sono ogni umana possibilità. Il volto di questo essere si ri-
confrontate con la figurazione. Per la capacità di duce alla sola bocca e alle orecchie, mentre il corpo
penetrare l’animo umano e decifrarne il mistero, il poggia, con un unico esile arto, su una zolla d’erba.
suo lavoro è stato messo in relazione con l’Esisten- Nella tavola di sinistra, minacciosamente appol-
zialismo, la corrente filosofica che negli stessi anni laiata su un tavolo, è raffigurata la creatura delle tre
si interrogava sulla precarietà della vita, circoscritta che più si avvicina a una figura umana: si tratta in
nei limiti della condizione terrena. realtà di un tronco privo di braccia, parzialmente
34.30  289
Francis Bacon, Studio dal
ritratto di papa Innocenzo X di
Velázquez, 1953. Olio su tela,
153×118,1 cm. Des Moines

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


(Iowa), Art Center, Collezione
Nathan Emory Coffin. Dipinto
e schema geometrico della
poltrona papale.

34.31 Ø
Diego Velázquez, Ritratto di papa
Innocenzo X, ca 1649/1650.
Olio su tela, 140×120 cm. Roma,
Galleria Doria Pamphilj.

34.32 Ø
Scena dal film La corazzata
Potëmkin, regia di Sergej
Michajlovič Ėjzenštejn, 1925.

34.33 Ø
Tiziano Vecellio, Ritratto di Filippo
Archinto, 1551-1562. Olio
su tela, 114,8×88,7 cm.
Filadelfia, Museum of Art.

coperto da un mantello rosso e con il viso nascosto


da una folta capigliatura. Le tre figure, apparentate
dal colore grigio, si collocano in uno spazio inde-
finito, descritto unicamente da poche linee nere
che tracciano una geometria irreale. A unificare la
rappresentazione tripartita è il colore dello sfon-
do, un arancione carico che esalta il raccapriccio
incarnato dalle creature.
Tre studi di figure alla base di una Crocifissione rap-
presenta l’orrore di un’intera epoca di inaudita vio-
lenza, declinando in modo contemporaneo una tra-
dizione pittorica che spazia dall’Altare di Isenheim di
Grünewald alla Guernica di Picasso. Il trittico avreb-
be dovuto fare da predella a una grande Crocifissione
mai realizzata a cui Bacon lavorò per oltre un de-
cennio, un’opera di carattere non tanto sacro quan- lennemente seduto in trono. Lo squillante colore
to, piuttosto, mondano, la rappresentazione di «un della mozzetta e del camauro, da rosso si è trasfor-
atto del comportamento umano». mato in un cupo viola, mentre il volto è sfigura-
to, con la bocca spalancata in un grido. La rappre-
Studio dal ritratto di papa Innocenzo X di Veláz- sentazione è racchiusa in uno spazio senza tempo,
quez Il ritratto che il grande maestro spagnolo geometricamente delimitato da una sorta di esile
Diego Velázquez dedicò a papa Innocenzo X nel recinto giallo vivacemente fluorescente che ripren-
1650 Fig. 34.31 è stato una vera e propria ossessio- de e amplifica i contorni della poltrona, quasi una
ne per Bacon: per oltre un ventennio, tra il 1949 sorta di ring da combattimento o di gabbia.
e il 1971, l’artista si è confrontato con questo che L’urlo angoscioso del personaggio, che il ruo-
considerava «uno dei maggiori dipinti al mondo» lo di potere rende ancora più grottesco, si ispira a
per il modo in cui Velázquez aveva «saputo tenere un’altra delle immagini che assillarono l’artista: il
l’immagine così vicina alla cosiddetta illustrazio- volto sfigurato dell’anziana donna colpita a mor-
ne e al tempo stesso rivelare con tanta intensità le te sulla scalinata di Odessa nel film La corazzata
emozioni più grandi e più profonde che un uomo Potëmkin (1925) del regista russo Sergej Michajlovič
possa provare», cercando di darne una propria in- Ėjzenštejn (1898-1948) Fig. 34.32 . L’urlo si propaga
terpretazione. nell’aria scura, vista come attraverso un velario: le
Fra i circa cinquanta Studi dal ritratto di papa In- forme quindi sono suggerite, più che delineate, co-
nocenzo X di Velázquez notevole è la versione del me nel Ritratto di Filippo Archinto di Tiziano, da cui
1953 Fig. 34.30 . Riprendendo la posa del dipinto ori- Bacon riprende la straordinaria invenzione della
ginario, Bacon raffigura il pontefice di tre quarti so- cortina Fig. 34.33 .
290 to, cioè privo di riferimenti figurativi immediata-
mente riconoscibili, anche se alcuni artisti non ab-
bandonarono mai del tutto la via della figurazione.
Al centro del dibattito artistico di quegli anni è
sezione XII ■ Contemporaneità

soprattutto il tema delle origini, che in una fase ini-


ziale (prima metà degli anni Quaranta) vengono ri-
conosciute nell’arte «primitiva» o tribale Fig. 34.34,
a e nel mito classico, per arrivare, nella seconda
metà del decennio, a essere identificate con la pittu-
ra stessa, concepita come «azione originaria».
Negli anni Cinquanta, nel contesto della Guerra
fredda, l’Espressionismo astratto assume anche un
a b significato politico b : il movimento, infatti, viene
fortemente appoggiato dal governo statunitense
che lo promuove all’estero, finendo, dunque, per
incarnare i valori di individualismo e libertà tipici
della democrazia americana.
L’Espressionismo astratto non si presenta unita-
rio dal punto di vista stilistico, ma si divide in due
tendenze principali: l’Action Painting e la Color Field
Painting.
■ Nell’Action Painting («pittura d’azione») l’accen-

to viene posto sul contenuto gestuale stesso del


dipingere (elemento che accomuna questo mo-
c d
vimento all’Informale europeo), concepito co-
me espressione spontanea, senza filtri, del vis-
34.4 34.34 Ô
Esempi di Espressionismo
suto dell’artista, legando, perciò, in un nodo
stretto arte e vita. A seguire questa direzione so-
astratto.
L’Espressionismo a. Adolph Gottlieb, Augury,
no artisti come Jackson Pollock ❯ oltre e Willem
De Kooning ❯ Itin., p. 402 .
astratto 1945. Olio su tela,
101,6×76,1 cm. ■ Nella Color Field Painting (letteralmente «pittura
New York, Solomon
Tra Action Painting R. Guggenheim Museum. a campi di colore»), invece, il colore viene distri-
Intero e particolare. buito per larghe campiture, e il quadro diven-
e Color Field Painting b. Robert Motherwell,
ta uno spunto di meditazione per lo spettatore.
Elegy to the Spanish
Republic XXXIV, In questa direzione vanno le ricerche di artisti
1953-1954. Olio su tela,
Al termine della Seconda guerra mondiale, come si 203,2×254 cm. Buffalo,
quali Mark Rothko ❯ oltre , Barnett Newman (New
è visto, gli Stati Uniti si affermano come superpo- Albright-Knox Art Gallery. York, 1905-1970) c e Clyfford Still (Grandin, Da-
c. Barnett Newman,
tenza mondiale, estendendo la loro influenza an- Onement, I, 1948.
kota, 1904-Baltimora, 1980) d .
che all’ambito artistico. Se fino a quel momento gli Olio su tela e olio su Comune a entrambi gli indirizzi è la produzione di
artisti statunitensi avevano guardato all’Europa co- nastro adesivo su tela, opere di grande dimensione, che costituisce uno
69,2×41,2 cm. New York,
me punto di riferimento per le loro ricerche, nel se- Museum of Modern Art. dei contributi di maggiore evidenza e novità nello
condo dopoguerra la situazione si ribalta: gli Stati d. Clyfford Still, PH-247, scenario artistico americano di quegli anni: i dipin-
1951. Olio su tela,
Uniti acquistano un ruolo centrale e New York sot- 297,2×487,7 cm. ti adottano misure sempre più grandi, superando
trae a Parigi il titolo di capitale del dibattito cultu- Denver, Clyfford Still quelle della pittura da cavalletto fino ad avvicinarsi
Museum.
rale. Ne nasce un’arte che a elementi desunti dalla alla pittura murale. In questo modo, la superficie
tradizione americana unisce spunti offerti dai tan- stessa dell’opera contribuisce a creare un ambien-
ti artisti europei (soprattutto surrealisti) rifugiatisi te, avvolgendo lo spettatore.
nel Nuovo Mondo durante la guerra (Dalí, Ernst,
Mondrian, Masson, fra gli altri). Nel suo insieme il Jackson Pollock (1912-1956)
movimento artistico che domina la scena negli Sta- Il maggior esponente dell’Action Painting è senza
ti Uniti tra gli anni Quaranta e gli inizi degli anni dubbio lo statunitense Jackson Pollock (Cody, Wyo-
Sessanta del Novecento, in ambito pittorico in par- ming, 12 gennaio 1912-East Hampton, 11 agosto
ticolare, prende il nome di Espressionismo astratto. 1956), la cui vita sregolata, stroncata prematura-
Con tale locuzione si allude a una certa virulenza mente da un incidente d’auto, si ricollega a quella
cromatica, propria dell’Espressionismo, che viene degli artisti bohémien e maledetti della Belle époque
però inserita il più delle volte in un contesto astrat- o dei primi anni del Novecento.
34.35 Ø 291
Jackson Pollock, Guardians of the
Secret (Custodi del segreto), 1943.
Olio su tela, 122,89×191,47 cm.
San Francisco, Museum of Modern

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


Art. Intero e particolare.

4 5

2 1 3

Pollock, uno dei pochi artisti-mito dell’ultimo 34.36  re totemiche (i «custodi»): una, quella di sinistra,
Schema identificativo
dopoguerra, ha una formazione abbastanza irre- degli elementi presenti in
ha sembianze femminili Fig. 34.36, 2 , l’altra, quel-
golare, trascinata di malavoglia tra varie accade- Guardians of the Secret. la di destra, maschili 3 . All’arte nativo-americana
mie e scuole di arti applicate americane. Fin dall’i- rimandano anche alcune figure del registro supe-
34.37 
nizio risente molto del fascino del Muralismo Giorgio De Chirico, riore: sulla sinistra, in bianco, è tracciata in forma
messicano e dei sand paintings dei nativi d’Ameri- Le temple fatal (Il tempio stilizzata la maschera mitologica di Tsonoqua 4 ; al
fatale), 1914. Olio su tela,
ca che l’artista aveva avuto modo di vedere in una 33,3×41 cm. Filadelfia, centro, in nero, un essere metà uomo e metà inset-
mostra tenutasi al Museum of Modern Art di New Museum of Art. to, presente nelle ceramiche Mimbres 5 . Nel regi-
York nel 1941. stro inferiore, infine, è accucciato un animale dalle
Nel 1937, neanche trentenne, Pollock è già gra- orecchie appuntite 6 , forse il dio egizio Anubi.
vemente affetto dall’alcolismo e deve sottoporsi a Per la composizione, che adotta la struttura sim-
varie terapie psicoanalitiche. Proprio nell’ambien- metrica tipica dei sand paintings, Pollock probabil-
te medico, vicino alle teorie scientifiche di Carl Gu- mente si ispirò a due fotografie viste su una rivista
stav Jung (1875-1961), che insieme a Freud fu uno di etnologia americana che illustravano un articolo
dei padri della moderna psicoanalisi, il giovane ar- sugli indiani di Zia Pueblo, raffiguranti la prima un
tista ha modo di conoscere le ultime avanguardie altare e un «dipinto di sabbia», la seconda una cop-
culturali europee, dalle quali rimane immediata- pia di statue ai lati di un piccolo altare.
mente affascinato. Muore nel 1956 a East Hamp- Pollock unisce quindi elementi culturali molto
■ Sand paintings In inglese
ton, nei pressi di New York. «dipinti di sabbia», opere pit-
lontani f ra loro – come la civiltà ancestrale degli
toriche che alcuni popoli nativi indiani d’America e l’automatismo psichico del
americani (come i Navajo) rea-
Guardians of the Secret La complessità dei riferi- lizzavano a scopo magico-pro-
Surrealismo (evidente nell’area centrale del dipin-
menti culturali che anima il lavoro di Pollock è ben piziatorio a terra con sabbie e to, quella del «segreto») – investendoli di nuovi si-
pigmenti di diversi colori nel
rappresentata in Guardians of the Secret (Custodi del corso di cerimonie, distruggen- gnificati.
segreto), opera realizzata nel 1943 Fig. 34.35 . doli alla loro conclusione.
Il centro della grande tela è occupato da una Foresta incantata Nel 1947 Pollock mette a punto
superficie rettangolare – che ripete in scala ri- la tecnica del dripping (che in inglese significa «sgoc-
dotta quella della tela, come un quadro nel qua- ciolatura»), in parte già anticipata da Max Ernst al-
dro Fig. 34.36, 1 – ricolma di un fitto intrico di segni meno sin dal 1942. Tale tecnica consiste nell’uti-
di difficile decif razione, che l’artista sembra aver lizzare il pennello non più per dipingere ma per
in parte ripreso da un’opera metafisica di De Chi- sgocciolare in modo più o meno regolare dei colori
rico Fig. 34.37 : si tratta del «segreto» menzionato sintetici puri su tele o cartoni distesi al suolo.
nel titolo. Il segreto è protetto ai lati da due figu- In Foresta incantata, una grande tela del
292 34.38  34.39 
Jackson Pollock, Hans Namuth, Fotografie
Foresta incantata, 1947. Olio di Jackson Pollock
e smalto sintetico su tela, mentre esegue un suo
221,3×114,6 cm. Venezia, dipinto con la tecnica
del dripping, 1950.
sezione XII ■ Contemporaneità

Peggy Guggenheim Collection.

ti, della loro consistenza e del loro modo di esse-


re sgocciolati o schizzati, i risultati che si possono
ottenere sono pressoché infiniti, nonostante la ri-
petitività della tecnica, che la avvicina a quelle au-
tomatiche dei surrealisti. Con lo sgocciolamento
dall’alto, infatti, il risultato non è deciso se non in
parte dall’autore e l’esito lascia una certa apertura
alla casualità. Scrive Pollock:
«Io dipingo per terra ma non è una cosa ano-
mala. Gli orientali lo facevano. Il colore che uso
quasi sempre è liquido e molto fluido. Utilizzo
i pennelli più come bastoni che come veri pen-
nelli. Il pennello non tocca mai la superficie della
tela, resta al di sopra» ❯ Ant. 284, p. 408 .
Nel 1950 l’amico e fotografo tedesco Hans Namuth
(1915-1990) realizza alcuni straordinari servizi fo-
tografici che ritraggono Pollock al lavoro, in oltre
500 immagini in bianco e nero, mentre esegue i
suoi drippings con movenze quasi di danza, spesso
accompagnato anche da un sottofondo di musica
jazz Fig. 34.39 .

Pali blu In Pali blu, realizzato dall’artista nel


1952 Fig. 34.40 , si ha un’idea ancora più precisa di
1947 Fig. 34.38 , il soggetto, visionario e allusivo, si cosa sia veramente il dripping. Lavorando concita-
amalgama con la nuova tecnica in un’unica, affa- tamente intorno alla tela disposta per terra, nel suo
scinante ragnatela di colori che si sovrappongono grande e caotico studio di Long Island, Pollock la
gli uni agli altri in un caotico intreccio di schizzi, prepara schizzandola inizialmente con batuffoli di
gocce e colature. cotone, con pennelli da verniciatore e con pezzi di
Data l’assoluta variabilità dei colori impiega- legno. A questo punto, utilizzando smalti sintetici a
293

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


Franz Kline (1910-1962)
Sulla linea della pittura di azione si colloca anche
il lavoro di Franz Kline. Nato a Wilkes-Barre (Penn-
sylvania) il 23 maggio 1910, studia all’Università
di Boston. Nel 1935 si trasferisce a Londra, dove
a b
f requenta la Heatherley School of Fine Art. Nel
1939, rientrato negli Stati Uniti, si stabilisce defini-
tivamente a New York con la giovane moglie Eliza-
beth V. Parsons, ballerina classica, più volte ritratta
dall’artista. Negli anni Quaranta entra in contatto
con Pollock e con l’Espressionismo astratto, con-
c d
vertendosi definitivamente. Franz Kline muore il
13 maggio 1962, all’apice della carriera. Il percorso
diversa diluizione, vi cola sopra fili sottili di colore 34.40  professionale dell’artista parte da opere realistiche
Jackson Pollock, Pali blu
rosso Fig. 34.40, a , giallo b e argento c che, a secon- (Number 11), 1952. Pittura,
che si trasformano lentamente in semifigurative.
da del movimento della mano, si distribuiscono o olio, smalto, vernice di Attorno al 1947 approda all’Astrattismo: «Non di-
si addensano creando zone di maggiore o minore alluminio, vetro su tela, pingo le cose che vedo, ma le sensazioni che queste
212,1×488,9 cm. Canberra,
concentrazione. Quel che ne nasce è un caotico labi- National Gallery of Australia. mi suscitano».
rinto di segni-colore all’interno del quale è lecito che Dipinto e schema della All’inizio degli anni Cinquanta Kline annulla tut-
distribuzione dei colori.
ciascuno immagini ciò che vuole: dalla mostruosa ti i colori e si dedica a opere di grande formato in
megalopoli americana, dove uomini e grattacieli si 34.41 Ô bianco e nero. Sia l’uno sia l’altro colore – quindi
Franz Kline, New York,
concentrano in modo dissennato, fino alle più pro- N.Y., 1953. Olio su tela, non nero su bianco, ma bianco e nero – sono de-
fonde regioni dell’inconscio, dove incubi e tabù si 200,7×128,3 cm. Buffalo, posti sulla tela per mezzo di larghi pennelli da im-
Albright-Knox Art Gallery.
aggrovigliano con la stessa misteriosa e inestricabile bianchino. I segni, rapidi – quasi frenetici – ed es-
complessità. I pali blu del titolo corrispondono agli senziali, sembrano l’opera di un gigante e, anche
otto segmenti variamente inclinati che percorrono quando l’artista dà un titolo a un dipinto, solita-
in orizzontale l’intero dipinto d , imprimendogli una mente esso non ha alcun rapporto con il soggetto.
sorta di scansione allo stesso tempo spaziale e tem- Tuttavia, con elevata frequenza Franz Kline traccia
porale, come se si trattasse di un pentagramma. Essi titaniche linee, che a volte si incrociano, per raffi-
rappresentano gli ultimi elementi geometrici resi- gurare la tipica città americana, con grattacieli, iso-
dui, intorno ai quali si addensa il convulso assedio lati regolari, strutture di ponti, di porti, di ferrovie
delle sgocciolature variopinte. È il grido disperato sopraelevate, edifici in costruzione Fig. 34.41 . Una
della ragione sopraffatta dall’urlo dell’irrazionale. È visione che, apparentemente frutto di una gestua-
la testimonianza più tragica dell’intimo tormento lità rapida, era in realtà il risultato di un lungo e
di Jackson Pollock, l’eterno ribelle che dichiarava: attento studio che prendeva corpo in numerosi di-
«Ogni buon artista dipinge solo ciò che è». segni preliminari.
294 34.42 Ô 34.43  34.44 
Franz Kline, Diamond Schema grafico delle Franz Kline, Yellow, Orange and
(Diamante), 1960. Olio predominanze tonali Purple (Giallo, arancio e viola),
su tela, 164×201,5 cm. in Diamond. 1959. Olio su tela, 190,5×130,8 cm.
Collezione privata. Collezione privata.
sezione XII ■ Contemporaneità

a Diamond Diamond (Diamante) Fig. 34.42 , un olio 34.45 


Schema compositivo
del 1960, si fonda sul bianco e sul blu dominan- di Yellow, Orange and
te Fig. 34.43, a ; lievi tocchi di azzurro b e celeste c Purple.
ne addolciscono la potenza, suggerendo una sor- 34.46 Ô
gente di luce chiara al centro. Il nero è sparito. Schema delle predominanze
tonali di Yellow, Orange and
Poco prima di morire, a un intervistatore che gli Purple.
chiedeva insistentemente ragione di quell’improvvi- a. Colori caldi
b
sa «aggiunta» del colore, l’artista rispondeva: «Non b. Colori freddi
la considero un’aggiunta, e non penso in termini di c. Nero

aggiunta di colore. Voglio solo sentirmi libero di di-


pingere a colori o in bianco e nero. Inizialmente di-
pingevo a colori e, infine, sono arrivato al bianco e
nero a forza di coprire il colore. Poi ho iniziato con il
c solo colore, il bianco e niente nero poi colore e bian-
co e nero. Non perseguo necessariamente lo stesso
obiettivo con queste diverse combinazioni…».

Yellow, Orange and Purple Sebbene l’artista non


abbandoni mai la bicromia e, anzi, a essa ciclicamen-
te ritorni, come una barca che cerchi la protezione a b c
di un porto contro la tempesta, lentamente l’intera
a. Blu gamma cromatica riemerge, dapprima timidamen- ne più colori partecipano di una stessa forza vitale e
b. Azzurro
c. Celeste
te, poi con rutilanti esplosioni di colore. È come se la centrifuga, carica di potenza lirica.
psiche e i più intimi pensieri, l’io dell’artista, tenuti a In Yellow, Orange and Purple (Giallo, arancio e vio-
lungo imprigionati e nascosti dal parlante – ma non la) (1959) Fig. 34.44 , infine, i colori parlano la lingua
chiassoso – schermo dell’apparire bianco-nero, non complessa dei primari, dei secondari, delle miscele,
potessero più essere repressi. Inizialmente Kline in- dei complementari accostati: significativamente il
corpora il colore sotto il bianco e il nero, facendone nero Fig. 34.46, c è coperto dal rosso, dall’arancio
intravedere un po’, quindi esplora le possibilità della e dal giallo a . Al centro i colori sono sostenuti da
monocromia o delle tinte più o meno sature, infi- una riconoscibile forma parallelepipeda Fig. 34.45 .
Mark Rothko (1903-1970) 295
Il più rigoroso e indiscusso protagonista della Color
Field Painting è Mark Rothko.
Di origini ebraiche, Marcus Rothkovich nasce il 25

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


settembre 1903 a Dvinsk, in Russia (ora Daugavpils,
in Lettonia). A dieci anni emigra con la madre e i
fratelli negli Stati Uniti, dove il padre risiedeva già
da un anno. Studia inizialmente a Portland e, suc-
cessivamente, alla Yale University che lascia dopo
due soli anni di corso. Nel 1923 si trasferisce a New
York, dove scopre la pittura e a essa dedica l’intera
esistenza, affiancandole un’intensa attività didatti-
ca. Nel 1938 ottiene la cittadinanza americana, cam-
biando due anni dopo il nome in Mark Rothko. L’ar-
tista muore suicida il 25 febbraio 1970 a New York.
Colto, di buone letture, amante della filosofia
e della musica, Mark Rothko inizia come pittore
realista, per subire successivamente l’influenza del
Surrealismo, cui unisce l’interesse per i soggetti mi-
tologici. Il suo lavoro attraversa una nuova fase dal
1946 al 1949, quando l’artista incomincia a sempli-
ficare le forme, orientandosi verso l’indipendenza
del colore. È il momento dei cosiddetti multiforms,
tele con numerose macchie cromatiche dalle for-
me più svariate. L’artista raggiunge lo stile che sarà
poi considerato “classico” nel 1949, liberando de-
finitivamente il colore dalla prigione della forma,
riducendo le aree cromatiche a tre e quindi a due,
e dando loro per confini la tela.

Violet, Black, Orange, Yellow on White and Red Il


momento di transizione verso la liberazione dalla
forma è ben esemplificato da Violet, Black, Orange, 34.47  si sulla scena senza imbarazzo e di compiere gesti
Mark Rothko, Violet,
Yellow on White and Red (Violetto, nero, arancio, giallo Black, Orange, Yellow on
teatrali senza vergogna. Non è possibile prevedere
su bianco e rosso) Fig. 34.47 . Nel dipinto – risalente White and Red (Violetto, né descrivere in anticipo quale sarà l’azione o chi
al 1949 – insistono ancora fasce verticali rosse e un nero, arancio, giallo su saranno gli attori».
bianco e rosso), 1949.
riquadro esterno bianco, ma, fondamentalmente, Olio su tela, 206,8×167,5 cm. Rothko desidera che i suoi dipinti creino un rap-
la tela risulta coperta da un giallo uniforme. Una New York, Solomon R. porto profondo e, addirittura, un legame trascen-
Guggenheim Museum.
fascia nera orizzontale divide la superficie in due dente con l’osservatore, e che comunichino con la
parti. Quella superiore è occupata da un rettango- 34.48 Ô sua anima. I colori parlano un linguaggio univer-
Schema geometrico
lo rosso-violaceo (affiancato da due strisce rosse), di Violet, Black, Orange, sale; con essi, pertanto, l’artista intende esprimere
quella inferiore è bipartita secondo un rettangolo Yellow on White and Red. gli stati emotivi più forti e intensi dell’esistenza: l’e-
arancione e uno giallo intenso Fig. 34.48 . stasi e la tragedia. Perché questo avvenga l’osserva-
Nello stile maturo, cui resterà fedele fino alla con- tore deve trovarsi di fronte all’opera – da cui la vo-
clusione del suo percorso umano e artistico (tranne lontà dell’autore di sollevare i suoi quadri di poco
che, forse, nella Cappella de Menil ❯ oltre ), i campi rispetto al pavimento – e dentro di essa – da cui il
monocromi hanno di solito l’aspetto di rettangoli grande formato delle tele, in modo che l’osservato-
dai bordi difficilmente avvertibili, incerti. Essi flut- re non possa immediatamente e con un solo colpo
tuano – o paiono fluttuare – al di sopra del fondo d’occhio dominarne le dimensioni. Inoltre, affin-
della tela, dipinto anch’esso in monocromia, facen- ché chi guarda percepisca il carattere sovrannatu-
do rigirare il colore sullo spessore, dal momento che rale del rapporto che lo lega all’opera, l’illumina-
l’artista desiderava che la tela non fosse incorniciata. zione non è prevista intensa, anzi i dipinti devono
Scriveva l’autore: «Penso ai miei dipinti come a essere immersi in una luce soffusa ❯ Ant. 285 .
opere teatrali: le forme che appaiono sono gli at-
tori sul palcoscenico. Nascono dall’esigenza di tro- No. 301 Rothko stende il colore secondo velature
vare un gruppo di interpreti in grado di muover- successive, così da poterne meglio governare la for-
296 34.49 
Mark Rothko, No. 301, 1959.
Olio su tela, 236,5×205,5 cm.
Los Angeles, Museum
of Contemporary Art.
sezione XII ■ Contemporaneità

34.50 
Mark Rothko, No. 207 (Red
over Dark Blue on Dark Gray) –
N. 207 (Rosso sopra blu scuro
su grigio scuro), 1961. Olio su tela,
235,6×206,1 cm. Berkeley, University
of California, Art Museum.

za e la trasparenza. Le campiture sono quanto più


uniformi possibile e ampie: è un modo per rendere
più intenso il colore.
No. 301, un’opera del 1959 Fig. 34.49 , ad esem-
pio, gioca tutta la potenza eloquente del rosso di-
sponendo su un fondo di tale colore tre rettangoli,
anch’essi rossi o rosso-violacei, che si differenziano
dal monocromo di base solo per una maggiore o
minore intensità o per il viraggio.

No. 207 I colori riflettono anche gli stati d’animo


dell’artista e la profondità del suo pensiero. È così
che, verso la fine degli anni Cinquanta, Rothko ty di Houston Fig. 34.52 , che non riuscirà a vedere 34.51 
Mark Rothko, Untitled
– facile preda di profondi stati depressivi – indulge inaugurata nel 1971 a causa della sua tragica scom- (Senza titolo), 1968. Olio
su colori cupi, ma di grande raffinatezza. Si tratta, parsa l’anno precedente. su carta riportato su tela,
tuttavia, di sapienti accostamenti di tinte, talvolta Al fine di garantire la migliore disposizione del- 61×45,7 cm. Miami, Aaron I.
Fleischmann Collection.
arditi e stridenti, talaltra tesi alla vicendevole esal- le opere, anche il progetto architettonico viene sot-
tazione dei singoli colori, ma sempre e inequivoca- toposto alla supervisione del pittore. L’incarico, 34.52 
Mark Rothko, Cappella
bilmente in dialettico rapporto con l’osservatore. inizialmente affidato a Philip Johnson ❯ par. 34.15 , è de Menil (Rothko
In No. 207 (Red over Dark Blue on Dark Gray) – N. successivamente conferito a due architetti di Houston, Chapel), 1969-1971.
Houston, St. Thomas
207 (Rosso sopra blu scuro su grigio scuro) Fig. 34.50 , Howard Barnstone (1923-1987) e Eugene Aubry (1935), Catholic University.
una grande tela del 1961, sul fondo grigio scuro più disponibili nei confronti delle richieste di Rothko. Veduta dell’interno.
fiammeggia, in alto, uno sfrangiato e svaporante L’artista opta per una pianta ottagonale Fig. 34.53 , 34.53 Ô
rosso; in basso, un uguale, irregolare rettangolo blu che riprende quella dei battisteri medievali e consen- Veduta prospettica
di minori dimensioni fatica a emergere. te di circondare completamente con i dipinti i visita- della Cappella de Menil.

In questa bipolarità cromatica – che significativa- tori di ogni fede raccolti in meditazione. La struttu-
mente si inverte in un dipinto del 1968, nel quale il ra, priva di finestre, è illuminata dalla luce naturale
blu dilaga nella parte superiore della tela Fig. 34.51 – proveniente da un lucernario.
pare racchiudersi l’intera esistenza di Rothko. Il ciclo, che prevede un totale di quattordici tele,
suddivise in tre trittici e cinque quadri singoli, è do-
Cappella de Menil Nel 1965 Dominique e John de minato da colori cupi, riflesso della profonda depres-
Menil, una coppia di collezionisti e mecenati d’ar- sione che accompagnò Rothko nei suoi ultimi anni.
te, commissionano a Rothko quello che lui stesso Elemento di novità nella produzione dell’artista so-
riteneva sarebbe stato il suo testamento artistico, la no la scelta del monocromo (in metà delle tele) e la
Cappella de Menil alla St. Thomas Catholic Universi- definizione di forme dai contorni ben delineati.
Arshile Gorky (1904-1948) 297
Personaggio cruciale per la nascita dell’Espres-
sionismo astratto è anche l’armeno Arshile Gorky.
Vosdanig Manoug Adoian – questo il vero nome

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


dell’artista – nasce a Khorkom (un villaggio oggi
in Turchia) con ogni probabilità nel 1904. Nel 1920
trova rifugio negli Stati Uniti, in fuga dalla perse-
cuzione del suo popolo da parte dell’Impero otto-
mano, una tragedia storica che ha riflessi dramma-
tici anche sulla sua famiglia: il padre abbandona la
famiglia per fuggire in America, e la madre muore
di stenti durante il tragitto. Gorky compie i primi
studi a Providence per poi passare alla New School
of Design di Boston. Nel 1924 si stabilisce a New
York, f requentando la National Academy of De-
sign e la Grand Central School of Art, dove resta
come insegnante fino al 1931. Negli anni Trenta si
inserisce nella vivace scena artistica newyorchese
ma i primi riconoscimenti vengono bruscamente
interrotti da una serie di eventi tragici: nel 1946 un
incendio divampato nel suo studio distrugge molti
dei suoi lavori; poco dopo gli viene diagnosticato 34.54 
Arshile Gorky, The Liver
un tumore; due anni dopo un incidente d’auto lo is the Cock’s Comb,
lascia paralizzato al braccio destro (quello con cui 1944. Olio su tela,
dipinge); abbandonato anche dalla moglie, decide 186×249,8 cm. Buffalo,
Albright-Knox Art Gallery.
infine di togliersi la vita a Sherman (Connecticut)
nel 1948. 34.55 
Arshile Gorky, Untitled
Gorky svolge una fondamentale opera di media- (Study for The Liver is
zione fra l’eredità del Modernismo europeo e la nuo- the Cock’s Comb), 1943.
Matita e pastello su carta,
va pittura americana. Rielaborando la lezione dei 52,6×70,3 cm. Washington,
maestri moderni (Cézanne e Picasso in primo luo- Hirshhorn Museum
and Sculpture Garden.
go) e del Surrealismo (in particolare nella versione
Disegni e stampe
offerta da Joan Miró), l’artista trova un proprio lin-
guaggio che si fonda sulla dimensione della memo-
ria (legata in modo speciale all’infanzia armena), cui
si unisce l’osservazione della natura. sta, appaiono a prima vista astratte. L’osservazione
prolungata lascia emergere lentamente una possi-
The Liver is the Cock’s Comb Fra i dipinti più am- bile lettura. Si può riconoscere, infatti, una sorta
biziosi e complessi di Gorky, The Liver is the Cock’s di impianto teatrale, con un palcoscenico marrone
Comb (Il fegato è la cresta del gallo) (1944) Fig. 34.54 nella metà inferiore su cui si agita un universo di
è frutto di una lunga gestazione. Nasce infatti da a forme, alcune delle quali sembrano individuabili:
una serie di disegni eseguiti nell’estate precedente sulla destra, per esempio, a mo’ di attore che entra
in una fattoria della Virginia acquistata dai suoce- in scena, compare una figura dalle sembianze uma-
ri, dove l’artista aveva riscoperto il contatto con la ne, con in capo la cresta di un gallo, mentre altre
natura Fig. 34.55 . forme con attributi maschili e femminili galleggia-
Molto evocative, anche se di scarsa utilità per de- no sulla superficie della tela.
cifrare il significato del dipinto, sono le parole con b Una possibile chiave di lettura è fornita dal tito-
cui l’artista lo descrisse: «La canzone di un cardina- lo in lingua originale (The Liver is the Cock’s Comb).
le, fegato, specchi che non hanno colto il riflesso, i 34.56  Il fegato, in inglese liver, era considerato – nell’an-
Schema della distribuzione
rami aggressivamente araldici, la saliva dell’uomo dei colori in The Liver
tichità come nella cultura armena – la sede delle
affamato la cui faccia è dipinta con il gesso bianco». is the Cock’s Comb. passioni umane. Ma liver in inglese può significare
L’opera si compone di una fitta trama di sottili anche «colui che vive». Persino cock’s comb, che let-
linee nere che circoscrivono aree di colore dalle to- teralmente significa «cresta del gallo», se letto tutto
nalità più scure e cariche in basso Fig. 34.56, a , più di seguito suona come coxcomb, «berretto da giul-
chiare e leggere in alto b . Le forme, che ripren- lare» oppure «bellimbusto». Il titolo, dunque, può
dono il vocabolario biomorfo di origine surreali- alludere alla vanità dell’esistenza umana.
298 34.5
Metamorfosi
della scultura
sezione XII ■ Contemporaneità

Dalla pietra al vento, allÕuomo


Nel corso del XX secolo la scultura si trasforma ra-
dicalmente, tanto da arrivare a cambiare la propria
stessa natura. Alla radice di questa metamorfosi
sono le ricerche delle Avanguardie storiche della
prima metà del Novecento, che, in aggiunta alle
tecniche tradizionali – intaglio, modellazione, cal-
co, che continuano comunque a essere praticate –,
avevano sperimentato l’uso di nuovi materiali e dif-
ferenti processi esecutivi, aprendo la strada a un
ventaglio di inedite possibilità espressive.
Fra le tecniche maggiormente utilizzate dalla
scultura della seconda metà del Novecento, peraltro 34.57  Ô in contatto sia con la tradizione rinascimentale, at-
Henry Moore, Dormienti rosa
già anticipata dal Cubismo, è la costruzione, o assem- e verde, 1941. Matita,
traverso i musei e le città d’arte, sia con le Avanguar-
blage, cioè l’assemblaggio di elementi di materiali di- inchiostro, gouache e cera die artistiche e culturali a lui contemporanee (so-
versi quali, ad esempio, ferro, acciaio, vetro, plastica. su carta, 38,1×41,9 cm. prattutto Surrealismo e Astrattismo). Con l’Italia, in
Londra, Tate Gallery.
Dal ready-made di Duchamp deriva invece l’idea di Intero e particolare. particolare, Moore inizia un rapporto di affettuosa
presentare come opere d’arte oggetti prelevati dalla Disegni e stampe consuetudine che lo porterà a farvi spesso ritorno.
realtà quotidiana, lasciandoli inalterati oppure ma- Negli anni Quaranta del secolo scorso Moore go-
nipolandoli mutandone caratteristiche e funzioni. de di una fama artistica già consolidata a livello in-
La più radicale novità introdotta dalla scultura ternazionale. In questo periodo egli introduce nelle
del Novecento, tuttavia, che riprende le ricerche proprie sculture dei vuoti che perforano la materia
del Futurismo e del Costruttivismo, è l’espansione attraversandola anche da parte a parte, al fine di rive-
dell’opera d’arte nello spazio: da elemento auto- larne simbolicamente la realtà più intima e nascosta.
nomo, in sé concluso, l’oggetto artistico si estende Nel secondo dopoguerra l’artista inglese preci-
nell’ambiente circostante (sia esso un interno o un sa ulteriormente il proprio linguaggio scultoreo
esterno), modificandone gli spazi e la percezione. arrivando a un monumentalismo di grande poten-
za espressiva. Molte delle sue opere degli anni Cin-
Henry Moore (1898-1986) quanta e Sessanta sono pensate per essere collocate
Henry Moore nasce il 30 luglio 1898 a Castleford, nel- all’aperto, a diretto contatto con la natura, come se
lo Yorkshire (Gran Bretagna). Richiamato alle armi si trattasse in qualche modo di forme a essa omo-
giovanissimo, in seguito a una grave intossicazione genee. Henry Moore si spegne nello Hertfordshire
causata dai gas venefici, viene congedato nel 1917. nella notte tra il 30 e il 31 agosto 1986.
Due anni dopo si iscrive alla Scuola d’Arte di
Leeds, uno dei principali centri industriali dello Il disegno Moore è un disegnatore convinto e ca-
Yorkshire. Successivamente si trasferisce al Royal pace. Numerosissimi, infatti, sono i bozzetti e gli
College di Londra, ma il suo tempo, invece che agli studi che di lui si conservano.
studi, lo dedica soprattutto alla visita del British Fra i più sconvolgenti, quelli appartenenti alla se-
Museum e del Museo di Storia Naturale. Il giova- rie realizzata durante la Seconda guerra mondiale,
ne Moore, infatti, oltre ad ammirare le opere di età quando Londra fu martoriata dai bombardamenti
classica e rinascimentale, si interessa – come già nazisti. Come migliaia di suoi concittadini, l’artista
avevano fatto i Cubisti – anche alla scultura africa- è ripetutamente costretto a ripararsi nei rifugi rica-
na e a tutte le espressioni artistiche primitive o, co- vati nelle gallerie sotterranee della metropolitana.
munque, esotiche e fuori dai canoni consueti. Egli è In occasione di quei drammatici allarmi aerei rea-
molto affascinato dalla perfezione e dalla semplicità lizza una serie di disegni che costituisce una delle
delle forme della natura e per questo motivo stu- testimonianze più spontanee e toccanti di tutta l’ar-
dia e ammira con interesse i minerali, le conchiglie, te europea di quegli anni. In Dormienti rosa e verde,
gli ossi e i fossili che, nella loro misteriosa bellezza, del 1941 Fig. 34.57 , l’artista restituisce – con pochi
paiono quasi scolpiti da una mano soprannaturale. tratti – la scena in cui due persone, al riparo in un ri-
Nel 1925 visita Francia, Spagna e Italia, dove entra fugio, si sono addormentate, strette l’una all’altra e
299

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


a b

parzialmente avvolte in coperte di fortuna, in attesa 34.58  dello spazio e, dunque, della realtà. Quest’opera,
Henry Moore, Figura giacente,
del cessato allarme. La tecnica del disegno è mista, 1938. Pietra verde di Hornton,
quindi, non è semplicemente collocata in uno spa-
con uso di matita e inchiostro neri e tocchi di gouache 88,9×132,7×73,7 cm. Londra, zio, come ogni altra scultura convenzionale, ma è
verde, rossa e bianca. Il tratteggio è ora fitto e scu- Tate Britain. lo spazio stesso a entrare in lei, in un continuo e
ro, per alludere all’umida penombra dei sotterranei 34.59  affascinante rincorrersi tra il fuori e il dentro. Do-
londinesi, ora più morbido e disteso, quando indu- Henry Moore, Figura giacente. ve poi finisca l’interno e cominci l’esterno è ambi-
gia a definire le figure. La tenue colorazione sembra a. Modello per Figura giacente: guamente taciuto. La plastica sinuosità delle forme
forme interne ed esterne,
alludere, con le sue striature parallele, alla venatura 1951. Bronzo, lunghezza – che si ritrova anche in molte altre opere di sogget-
di certe rocce modellate dal tempo, cosicché anche 53,5 cm. Collezione privata. to analogo Fig. 34.59 – lascia aperta ogni possibile
b. Figura giacente,
i due personaggi dormienti tendono ad assumere 1959-1964. Legno d’olmo,
interpretazione, in quanto, secondo quanto scrisse
una caratterizzazione monumentale e drammatica. 114,5×261,5×91 cm. lo stesso Moore, «un buco può avere tanto signifi-
Much Hadham cato formale come una massa solida».
(Hertfordshire),
Figura giacente Nella Figura giacente, realizzata Fondazione Henry Moore.
nel 1938, tutti i grandi temi del linguaggio artistico Guerriero con scudo Al 1954 risale il Guerriero con
34.60 Ô
di Moore appaiono già perfettamente delineati ed Henry Moore, Guerriero con scudo Fig. 34.60 , un bronzo fuso in soli cinque esem-
espressi Fig. 34.58 . Il materiale impiegato è la pie- scudo, 1954. Bronzo su plari, uno dei quali regalato dall’artista alla città di
basamento di legno, altezza
tra verde di Hornton, un particolare tipo di arena- 153 cm. Birmingham, Museum Firenze nel 1972, in occasione della mostra al For-
ria brunastra, con venature varianti fra il verde e il and Art Gallery. Intero e te di Belvedere, la più grande mai allestita a livello
schema grafico della ipotetica
grigio-azzurrino. La forma prende spunto, come metamorfosi della pietra.
internazionale. Per la realizzazione dell’opera, che
quasi sempre in Moore, da un soggetto figurativo a. Forma della pietra originale
è la prima figura singola maschile fatta da Moore,
(in questo caso un personaggio femminile sdraia- b. Antropomorfizzazione l’artista stesso ha raccontato in una lettera di esser-
to) ma, subito dopo, tende a diventare astratta, cioè della pietra si ispirato alle levigate forme naturali di una pie-
non più riferibile ad alcunché di immediatamente tra raccolta in riva al mare Fig. 34.60, a , alla quale
riconoscibile. I due fori che attraversano la liscia avrebbe poi aggiunto anche gli arti, lo scudo e la
e levigata superficie dell’opera hanno profondi si- testa per renderla più antropomorfa b . Secondo la
gnificati simbolici. Come la psicoanalisi aveva scan- prima idea, infatti, il guerriero avrebbe dovuto es-
dagliato l’animo umano rendendolo trasparente sere giacente, in seguito Moore ha voluto pensarlo
all’indagine scientifica, così l’artista svuota di ma- ancora vivo, benché mutilato degli arti sinistri. La
teria le sue forme al fine di renderle più partecipi a b destra impugna ancora vigorosamente lo scudo e
la testa tozza dal collo taurino, con gli occhi spa-
300
sezione XII ■ Contemporaneità

b c

lancati, allude alla volontà di resistere, nonostante 34.61  Alexander Calder (1898-1976)
Henry Moore, Madre
tutto, contro il nemico. Il modellato deciso, secon- con bambino.
Figlio d’arte (nonno e padre scultori, madre pittri-
do piani squadrati, ben lontani dalle sinuosità delle a. Madre sdraiata e
ce), Alexander Calder nasce a Lawnton, nei pressi di
sue figure femminili, rimanda, per stessa ammissio- drappeggiata con bambino, Filadelfia, il 22 luglio 1898. Segue la famiglia che si
ne dell’artista, alla dimensione eroica e quasi mitica 1983. Bronzo, lunghezza sposta in diverse località degli Stati Uniti e si laurea
265,5 cm. Much Hadham
degli antichi guerrieri greci. (Hertfordshire), Fondazione con una tesi in ingegneria meccanica allo Stevens
Henry Moore. Institute of Technology di Hoboken (New Jersey)
b. Madre con bambino, 1983-
Madre con bambino Nella Madre con bambino 1984, fusione del 1986. nel 1919. Dopo aver svolto i lavori più diversi, si
– soggetto più volte ricorrente in Henry Moo- Bronzo con patina marrone, iscrive all’Art Students League di New York. Lavo-
altezza 244 cm.
re Fig. 34.61 – l’artista aggiunge al tema della figu- Collezione privata.
ra quindi come illustratore fino al 1926, quando si
ra femminile giacente o seduta anche quello della c. Madre e bambino: forma di trasferisce a Parigi. Qui continua a studiare pres-
maternità, portandolo fino alle sue estreme con- uovo, 1987. Marmo bianco, so l’Académie de la Grande Chaumière ed entra
altezza 194 cm. Much
seguenze formali Fig. 34.62 . Al di là del titolo, in- Hadham (Hertfordshire), in contatto con vari artisti (Miró, Van Doesburg,
fatti, ogni riferimento figurativo è definitivamente Fondazione Henry Moore. Mondrian, Léger), iniziando a dedicarsi alla scul-
superato, così come la riconoscibilità del soggetto, 34.62 Ô tura astratta e aderendo al gruppo Abstraction-Créa-
appena suggerita dal morbido incavo sul lato de- Henry Moore, Madre tion (1931). Il soggiorno in Europa si protrae fino al
con bambino, 1978. Stalattite,
stro (il figlio) 3 e dalle protuberanze che alludono altezza 84 cm. Much Hadham 1933, quando torna negli Stati Uniti. L’artista muo-
alla testa 1 e alle braccia della madre 2 . In questo (Hertfordshire), Fondazione re a New York l’11 novembre 1976. Le creazioni
Henry Moore. Intero e schema
modo Moore tende a rappresentare una maternità grafico interpretativo.
di Calder, di cui Henry Moore fu tra i primi a rico-
universale, generatrice di forme naturali che sgor- 1. Testa della madre rivolta
noscere la grandezza, rivoluzionano l’essenza stessa
gano dalla materia. È da questa e dall’organicità verso il bambino della scultura, negandone quella che, da sempre, era
delle sue forme, infatti, che l’artista è affascinato, in 2. Braccia della madre che stata la sua principale caratteristica: la staticità. L’ar-
stringono il bambino
quanto le sente come qualcosa di vivo e palpitante, 3. Bambino tista, infatti, inventa strutture sospese e suscettibili
direttamente legate al rapporto manuale e quasi di movimento che, seguendo la definizione di Mar-
artigiano che egli stabilisce con esse. cel Duchamp del 1931, prendono il nome di mobiles
1
Moore, similmente agli antichi maestri scultori (mobili). Lo scultore, tuttavia, si applica anche alla
e come già Michelangelo, si reca personalmente al- realizzazione di masse ponderose d’acciaio, struttu-
le cave di Carrara per scegliere i blocchi di marmo 2 3 re fisse e immobili dette stabiles (stabili) – come le
da scolpire, riuscendo subito a stabilire anche con chiamò Hans Arp nel 1932 – e poi di stabiles-mobiles
cavatori e scalpellini rapporti di grande schiettezza (stabili-mobili), opere generate dalla combinazione
e umanità. delle due precedenti tipologie.
301

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


pagnati da un sottofondo musicale e da una voce
narrante (quella dell’artista stesso), una settantina
di pupazzi meccanici raffiguranti clown, acrobati,
trapezisti, mangiatori di spade, domatori e animali.
In quest’opera giovanile sono già presenti alcuni
degli elementi ricorrenti nella produzione artistica
di Calder: l’interesse per il movimento e lo spirito
giocoso sempre presente nelle sue opere.

Four Directions I mobiles di Calder nascono dal-


la volontà di dare movimento agli essenziali ret-
tangoli colorati presenti nello studio di Mondrian
(che l’artista aveva visitato riportandone una gran-
de impressione), anche se, con il tempo, hanno as-
Alla scultura, che resta il centro della sua attività, 34.63  sunto una connotazione biomorfa, simile, nell’a-
Alexander Calder, Cirque
Calder abbina la pittura e un’intensa produzione di Calder, 1926-1931. Filo,
spetto, alle chiazze cigliate dipinte dall’amico Miró.
gioielli, con incursioni nel campo della scenografia. legno, metallo, tessuto, Calder crea i primi mobiles all’inizio degli anni Tren-
filato, carta, cartone, pelle, ta e continua a realizzarli per tutta la vita.
corda, tubi in gomma, tappi
Cirque Calder Dopo l’arrivo a Parigi, Calder – su- di sughero, bottoni, strass, Four Directions (Quattro direzioni), un grande e
bito accolto nell’ambiente delle Avanguardie – or- spazzole, tappi di bottiglia, variopinto mobile del 1956, è una complessa com-
137,2×239,4×239,4 cm.
ganizza nel suo studio una serie di spettacoli di un New York, Whitney Museum posizione sospesa realizzata in lamierino d’allu-
circo in miniatura Fig. 34.63 . L’amore per il circo of American Art. Particolari. minio colorato e filo di ferro Fig. 34.64 . In un de-
era nato nel 1925, quando l’artista ne aveva f re- 34.64  licatissimo quanto suggestivo equilibrio spaziale,
quentato uno per due settimane, al fine di ricavar- Alexander Calder, Four superfici quadrangolari e triangolari, dai lati cur-
Directions (Quattro direzioni),
ne illustrazioni per conto della «National Police Ga- 1956. Lamine di metallo,
vilinei e vertici arrotondati, dipinte di rosso, gial-
zette». Utilizzando materiali semplici e facilmente filo di ferro e vernice, lo, blu, nero e bianco (i tre colori primari più i due
reperibili – come filo, legno, metallo, tessuto, filato, 104,1×203,2×213,4 cm. non-colori), pendono da elastici sostegni in fil di
New York, Metropolitan
carta, cartone, pelle, corda, tubi in gomma, tappi Museum of Art. ferro, come un grappolo di strani frutti variopinti
di sughero, bottoni, strass, spazzole –, Calder crea attaccati a ramoscelli quasi invisibili. Un semplice
una scenografia all’interno della quale, per mezzo soffio d’aria mette in movimento l’intera struttura,
di corde, manovelle e molle, si muovono, accom- le cui componenti oscillano o ruotano, più o meno
302 34.65 Ô
Alexander Calder, L’homme
(L’uomo), 1967. Acciaio,
21,3×16,25×22,2 m.
Montréal, Parc Jean-Drapeau.
sezione XII ■ Contemporaneità

lentamente, originando un moto combinato e una


configurazione in continua evoluzione. Alla fine del
moto il sistema riacquista il primitivo, perfetto bilan-
ciamento, frutto di un calcolo che mette in gioco le
lunghezze dei bracci, il loro peso e quello delle la-
miere colorate, insieme ai punti di sospensione.

La Grande vitesse Da presupposti differenti, se


non quasi opposti, nascono gli stabiles, che testimo-
niano quanto l’artista fosse interessato «allo spazio,
alle dimensioni vettoriali e ai diversi centri di gravi-
tà» Fig. 34.65 : La Grande vitesse (La Grande velocità) è
uno dei più mastodontici di essi Fig. 34.66 . L’opera,
realizzata nel 1969, fu pensata per una collocazio-
ne nella città statunitense di Grand Rapids (Michi-
gan) – il titolo è un gioco di parole che traduce in 34.66  Calder non dimentica mai di essere ingegnere, anzi
Alexander Calder, La Grande
francese il nome della città – di cui caratterizza una vitesse (La Grande velocità),
proprio questa sua peculiarità fa sì che, per la prima
piazza grazie alle dimensioni, alla forma e al colore 1969. Lamine di metallo, bulloni volta, la scienza dei materiali venga posta al servi-
rosso fiammante che la copre interamente. «Amo e vernice, altezza 13,2 m. zio di un’arte che non sia l’architettura.
Grand Rapids (Michigan).
tanto il rosso che dipingerei tutto di questo colore»,
aveva affermato l’autore. 34.67  Flying Colors DC8 Alexander Calder si dedica con
Alexander Calder, La Grande
Già il modello intermedio Fig. 34.67 , che prece- vitesse (La Grande velocità), successo anche alla pittura ed è proprio la volontà,
de di poco la realizzazione definitiva – dalla quale scala 1:5, modello intermedio, più volte ribadita con i suoi coloratissimi mobiles, di
1969. Lastra di metallo,
si discosta, oltre che per le dimensioni, anche per bulloni e vernice, unire colore e movimento a condurre l’artista a di-
una minore slanciatezza –, si compone di più lastre 259×343,3×236,2 cm. pingere – con la potenza dei tre colori primari – un
New York, Calder Foundation.
d’acciaio sagomate secondo morbide e guizzanti intero aeromobile Fig. 34.68 . Si tratta di un DC8-62
linee curve. Le varie parti piane sono collegate tra- 34.68  che nel 1973, trasformato in scultura-pittura, quasi
Flying Colors DC8-62 della
mite bulloni e risultano irrigidite da barre che le Braniff International Airways
un gigantesco ready-made, solcò i cieli internazio-
attraversano, come nervature, secondo quelle di- con livrea progettata da nali, recidendo idealmente il filo che, nonostante
rezioni che ne ottimizzano l’impiego. D’altra parte Alexander Calder, 1973. tutto, costringeva i mobiles a restare legati alla terra.
34.69  303
Alberto Giacometti,
Sfera sospesa, 1930.
Gesso e metallo,
61×36×33,5 cm. Zurigo,
Alberto Giacometti Stiftung,

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


in deposito al Kunstmuseum
di Basilea.

34.70 
Alberto Giacometti,
La madre dell’artista, 1950.
Olio su tela, 89,9×61 cm.
New York, Museum
of Modern Art.

Alberto Giacometti (1901-1966)


L’arte ha sempre abitato la casa di Alberto Giacomet-
ti: suo padre Giovanni (1868-1933) era infatti pitto-
re, come il cugino Augusto (1877-1947); artista sarà
pure il f ratello minore Diego (1902-1985). Era na-
turale quindi che la prima scuola di Alberto, nato
a Borgonovo di Stampa (Svizzera) nel 1901, fosse
l’atelier paterno. Il ragazzo rivela presto il proprio
talento e intraprende la strada dell’arte, restando
però deluso dall’insegnamento accademico alla
Scuola d’arte e mestieri di Ginevra. Molto impor-
tanti per la sua formazione sono due soggiorni in
Italia nel 1920 e 1921. Nel 1922 Giacometti si stabi-
lisce a Parigi, dove continua gli studi presso l’Aca-
démie de la Grande Chaumière, entrando anche conto di ciò che vedo; solo il soggetto conta». Appa-
in contatto con gli artisti surrealisti e dedicandosi, renza ed essenza sono per lui la stessa cosa.
oltre che alla scultura e alla pittura, anche all’idea-
zione di oggetti decorativi. Dopo la Seconda guer- Grande figure II La scultura di Giacometti pone
ra mondiale ha inizio una nuova stagione artistica l’accento sulla f ragilità dell’esistenza umana: co-
che lo porterà alla definitiva consacrazione negli me – dice l’artista – «se occorresse un’energia for-
anni Sessanta. Insieme ai riconoscimenti, tuttavia, midabile per restare in piedi». La posizione stante,
arrivano gravi problemi di salute che lo conducono immobile, è una delle più ricorrenti nei suoi perso-
alla morte nel 1966 a Coira (Svizzera). naggi. Grande figure II (Grande figura II), realizzata
Dopo un esordio vicino ai modi di Cubismo e fra il 1948 e il 1949, è fra questi e il numero romano 34.71  Ô
Alberto Giacometti,
Primitivismo, nella prima metà degli anni Trenta nel titolo allude al fatto che è la seconda realizzata Grande figure II
Giacometti attraversa una fase più surrealista, con di quella serie Fig. 34.71 . (Grande figura II), 1948-1949.
la produzione di una serie di opere allusive alla sfera Il bronzo si presenta aggrumato come se la sta- Bronzo, 168×15,9×34 cm.
Londra, Tate Gallery.
sessuale Fig. 34.69 , spesso anche legate al tema del- tua fosse ancora definita da apporti di creta da li- Intero e particolare.
la violenza. Nel corso degli anni Quaranta l’artista sciare. Le lunghe gambe unite e le altrettanto
mette infine a punto il linguaggio cui rimarrà fedele lunghe braccia, abbandonate e strette al corpo, ac-
sino alla fine della carriera, con l’essere umano qua- compagnano il bacino e il busto oblunghi, separati
le protagonista assoluto. Le sue figure esili e corro- da una vita sottile. Il corpo si conclude con due pie-
se sono solitamente colte per intero in posizione di, enormi in proporzione al resto, che poggiano su
stante (soprattutto quelle femminili), o in cammi- una bassa base parallelepipeda.
no (quelle maschili), da sole o in piccoli gruppi, ma La statuaria egizia ed etrusca sono i modelli per
anche a mezzobusto o raffigurandone solo la testa. le grandi donne stanti di Giacometti, che dagli esor-
Il ritorno alla figura umana in anni dominati dall’a- di aveva trovato nella figura femminile uno dei mo-
strazione è una delle testimonianze più drammati- tivi di riflessione più intensa. Le dimensioni al vero,
che della condizione dell’uomo nel secondo dopo- la postura fissa, la simmetria conferiscono all’essere
guerra, in preda alla solitudine e all’angoscia. umano le fattezze di un idolo.
Alla scultura, Giacometti affianca anche una pro-
duzione come pittore Fig. 34.70 e incisore, animato L’Homme qui marche I Il movimento è l’altro sog-
sempre dagli stessi intenti: «La tela, o la materia, getto indagato dalla scultura di Giacometti, riferito
non sono che mezzi per cercare di rendermi meglio solitamente alla figura maschile. Ne offre un esem-
304 34.5.1
Scultura italiana fra
Naturalismo e Astrattismo
sezione XII ■ Contemporaneità

Dal bronzo alle resine

Anche l’Italia partecipa al rinnovamento delle idee,


delle forme e dei processi in campo scultoreo. Tra-
montata definitivamente la funzione monumenta-
le e celebrativa che, dopo i fasti ottocenteschi, ave-
va ritrovato una forte incentivazione nella volontà
propagandistica del regime fascista, la scultura si
trova a dover ridefinire il proprio ruolo, all’interno
di un panorama artistico e culturale dai contorni
quanto mai labili e variegati.
Si ripropone così – e non avrebbe certo potuto
essere altrimenti – l’eterno dilemma che contrap-
pone una corrente più figurativa e naturalista con
un’altra che, sulla scia delle nuove avanguardie, mi-
ra piuttosto a composizioni astratte o informali,
sperimentando la difficile trasposizione tridimen-
sionale delle coeve esperienze pittoriche e grafiche.
Ne consegue un’estrema ricchezza di spunti,
spesso anche contraddittori, ma comunque crea-
tivi e stimolanti, soprattutto nella scelta, tutt’altro
che secondaria, di nuovi materiali e di diverse tec-
niche di assemblaggio. Il bronzo e la pietra, che per
secoli avevano rappresentato i materiali d’elezione
della scultura, perdono progressivamente terreno
in favore del più umile legno, fino alle tecnologiche
resine plastiche o alle leghe metalliche più moder-
ne. In ogni caso la fusione lascia sempre più spesso
il passo all’imbullonatura e alla saldatura, dando
origine a opere costruite per assemblaggio succes-
pio L’Homme qui marche I (L’uomo che cammina I), 34.72  sivo di pezzi, talvolta anche fra loro disomogenei,
Alberto Giacometti,
realizzato nel 1960 Fig. 34.72 . Il numero romano L’Homme qui marche I
e non concepite in modo univoco e unitario al mo-
nel titolo indica che si tratta del primo esemplare (L’uomo che cammina I), mento della creazione del modello.
di una serie, la quale ripercorre un tema sviluppato 1960. Bronzo, Naturalmente la tecnica altro non è che lo stru-
180,5×27×97 cm. Saint-
dall’autore già dagli anni Quaranta. La statua era Paul-de-Vence, Fondation mento per esprimere dei contenuti e quindi una
stata pensata, insieme ad altre, per la piazza di fron- Marguerite et Aimé Maeght. scultura costruita, rispetto a una scolpita o model-
te ai nuovi grattacieli della Chase Manhattan Bank 34.73 Ô lata, rimanda a una visione della realtà più proble-
di New York, progetto rimasto irrealizzato per la Schema geometrico matica e frammentaria, dove l’espressione artistica
di L’Homme qui marche I.
mancata partecipazione dell’artista al concorso. privilegia la giustapposizione dei contrasti, piutto-
L’uomo è raffigurato nel momento in cui allun- sto che una più rassicurante sintesi complessiva.
ga un passo. Le gambe sono aperte a compasso: la
destra avanzata, la sinistra arretrata secondo un as- Giacomo Manzù (1908-1991)
se d’inclinazione seguito dal busto, che risulta così Giacomo Manzoni, noto con lo pseudonimo di Gia-
leggermente piegato in avanti. Le braccia accom- como Manzù, nasce a Bergamo il 22 dicembre 1908
pagnano il movimento del corpo, distendendosi da una famiglia di modestissime origini. Abban-
lungo i fianchi. La figura, che segue il trattamen- dona precocemente la scuola frequentando fin da
to della materia caratteristico dell’opera di Giaco- ragazzo la bottega di un intagliatore e doratore,
metti, è ridotta ai suoi tratti lineari essenziali, co- il che lascerà una traccia profonda in tutta la sua
me un disegno nello spazio: ne risulta uno schema successiva produzione artistica, sempre impronta-
geometrico elementare, in cui una più lunga linea ta ai caratteri della schiettezza artigiana. Dopo aver
diagonale è intersecata nel suo punto mediano da vissuto dal 1930 a Milano, si trasferisce nel 1964 ad
un’altra più breve Fig. 34.73 . Ardea (Roma), dove muore il 17 gennaio 1991.
1. La morte di Maria
305
2. La morte di Cristo
3. Simbolo eucaristico
del tralcio di vite
4. Simbolo eucaristico
1 2 della spiga di grano

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


5. La morte di Abele
6. La morte di Giuseppe
7. La morte di Stefano
martire
8. La morte di Gregorio VII
9. La morte per violenza
3 4
10. La morte di Giovanni XIII
11. La morte nell’aria
(o nello spazio)
5 6 7 8 12. La morte sulla terra
13. Uccello morte
14. Ghiro
9 10 11 12 15. Riccio
16. Civetta
17. Tartaruga con serpe
13 14 15 16 17 18 18. Corvo

Affascinato dalla plastica forte ed espressiva di 34.74 


Giacomo Manzù, Porta
Medardo Rosso, Manzù si mantiene sempre all’in- della Morte, 1947-1964.
terno di una decisa scelta figurativa, prediligendo Bronzo, fusione a cera
temi di carattere religioso (Deposizioni, Crocifissio- persa, 765×365 cm.
Città del Vaticano,
ni, la serie dei Cardinali e dei Vescovi). Basilica di San Pietro.

34.75 
Porta della Morte Fra le commissioni per le porte Schema grafico con
di chiese e cattedrali (Rotterdam, Salisburgo), quella l’individuazione delle scene in generale, della capacità dell’uomo di compiere il
della Porta della Morte.
per la Basilica di San Pietro in Vaticano rappresenta male e di seminare dolore e devastazioni.
uno dei suoi lavori più riusciti Fig. 34.74 . Realizzata 34.76  La prima formella del registro inferiore dell’an-
Giacomo Manzù, Morte
a più riprese, tra il 1947 e il 1964, la Porta della Morte nell’aria (o nello spazio), ta di destra rappresenta la Morte nell’aria (o nello
consta di due imponenti battenti bronzei decorati 1963. Bronzo, fusione spazio) 11 e Fig. 34.76 , esemplificata da una figura
a cera persa, 91×61 cm.
ciascuno superiormente con una grande formella Dalla Porta della Morte.
avvolta in un gran mantello che, quasi raggomito-
rettangolare a bassorilievo Fig. 34.75, 1-2 e, sotto, con Città del Vaticano, Basilica landosi su se stessa, sta precipitando nel vuoto. Le
quattro quadrate più piccole 5-12 . Le maniglie sono di San Pietro. Particolare pieghe profonde, veri e propri squarci nella mor-
della prima formella
sostituite dai simboli eucaristici in bronzo del tralcio di sinistra del registro bida piattezza del fondo, sottolineano con un vi-
di vite 3 e della spiga di grano 4 , mentre lo zoccolo inferiore dell’anta di destra. brante effetto d’ombra la drammaticità della scena,
di ciascuna anta è decorato con tre animali 13-18 . ulteriormente accentuata dal grido straziante del
Il difficile tema dell’opera è quello della morte, personaggio, che serra disperatamente gli occhi
vista in parallelo sia attraverso storie bibliche e re- per sottrarsi alla vista della fine. Il rilievo, modulato
ligiose, sia nella drammaticità degli eventi terreni, fra lo stiacciato degli avambracci e la corposa volu-
quale metafora della guerra, delle dittature e, più minosità della veste, sembra addirittura rimandare
306
sezione XII ■ Contemporaneità

a b

d e

alla solennità composta di Donatello. Ma la classici- 34.77  una pelle delicata, è squarciata da crepe e aperture
Arnaldo Pomodoro, Sculture,
tà alla quale Manzù attinge è del tutto nuova e non 1972-2003.
che mettono in mostra un interno ispido e minuta-
convenzionale, sospesa in uno spazio umile e pri- a. Disco solare, 1972.
mente frastagliato, come di acuminati ingranaggi.
vo di riferimenti prospettici, al cui interno le figure Bronzo, diametro 450 cm.
sembrano muoversi provando sentimenti veri. Milano, piazza Meda. Sfera con sfera Sfera con sfera, una colossale fu-
b. Stele I, II, III, IV, 1997-
2000. Vetroresina sione in bronzo del diametro di 330 centimetri, dal
Arnaldo Pomodoro (1926) con polvere di ferro, 1991 è collocata nel piazzale antistante il Palazzo
700×70×40 cm ciascuna.
Arnaldo Pomodoro è uno dei nomi della scultura ita- c. Sfera Grande, 1998. delle Nazioni Unite di New York, uno dei luoghi
liana più noti all’estero. Nato a Morciano di Ro- Bronzo, diametro 350 cm. di maggior prestigio al mondo Fig. 34.78 . In essa
Pesaro, piazzale della
magna (Rimini) il 23 giugno 1926, dal 1954 vive e Libertà.
è più che mai evidente la doppia e contraddittoria
lavora a Milano, in un grande studio-officina (og- d. Piramide, 2002. Bronzo, identità che ricorre in tutta la produzione dell’arti-
gi Fondazione intitolata al suo nome). Formato- 60×70×70 cm. Collezione sta. All’involucro esterno, perfettamente sferico e
privata.
si inizialmente come orafo, insieme al fratello Giò e. Soglia: a Edoardo lucidato addirittura a specchio si contrappone l’in-
(Giorgio) (1930-2002), anch’egli scultore di fama, Chillida, 2003. Bronzo, terno, osservabile attraverso alcune fratture, come
191,5×140×105 cm.
si avvicina ben presto all’ambiente informale mila- Bilbao, Collezione privata. in una melagrana matura. Questo ci appare irto
nese entrando in contatto, fra gli altri, anche con di rilievi e asperità, sorta di frammenti di materia
34.78 
Lucio Fontana. Dopo le prime esperienze dedica- Arnaldo Pomodoro, Sfera con frantumati da poderose ruote dentate, delle quali
te alla cesellatura di monili e medaglie, Pomodo- sfera, 1991. Bronzo lucidato si indovinano alcuni taglienti meccanismi.
a specchio, diametro 330 cm.
ro trova la propria giusta dimensione espressiva New York, piazzale antistante
La doppia sfera, allora, uniformemente lumino-
nella realizzazione di grandi sculture metalliche il Palazzo delle Nazioni Unite. sa in superficie e densa d’ombre al suo interno, di-
di forme perfettamente geometriche (soprattut- venta una grandiosa metafora dell’animo umano,
to sfere, cilindri, parallelepipedi, piramidi e di- che dietro un’apparenza di serenità può spesso ce-
schi) Fig. 34.77 , la cui levigatissima superficie, come lare i tormenti più terribili e segreti.
34.6 34.79 Ô
Esempi di Nouveau Réalisme.
il Nouveau Réalisme era da considerarsi l’autentico
realismo e i soggetti veri di un’opera erano la creati-
307

Tra New Dada a. Arman, Home sweet home,


1960. Parigi,
vità e la sensibilità dell’artista. Questi, in altre paro-
le, non dà forma agli oggetti, ma li sceglie tra quelli
e Nouveau Réalisme Musée National d’Art

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


Moderne, Centre realmente esistenti e di essi naturalmente si serve.
Georges Pompidou.
Insieme per un po’ b. César, Compression Diversissime furono le tecniche usate dai vari
«Ricard», 1962. Parigi, esponenti di questa corrente: dalle raccolte di og-
Musée National d’Art
Intorno alla metà degli anni Cinquanta, mentre Moderne, Centre getti, quali le accumulazioni di Arman (Armand Pierre
negli Stati Uniti e in Europa il panorama artisti- Georges Pompidou. Fernandez, Nizza, 1928-New York, 2005) Fig. 34.79,
c. Daniel Spoerri, Prose
co è assolutamente dominato dall’Espressionismo Poems, 1959-1960.
a , alle compressioni di César (César Baldaccini, Mar-
astratto e dall’Informale, alcuni artisti intraprendo- Londra, Tate Gallery. siglia, 1921-Parigi, 1998) realizzate pressando le
d. Mimmo Rotella,
no ricerche nuove e differenti. Marilyn Monroe, 1963.
lamiere di un’automobile b , ai quadri-trappola di
Collezione privata. Daniel Spoerri (Daniel Feinstein, Galați, Romania
New Dada 1930), che esponevano come un dipinto i resti di un
È questo il caso, per esempio, del New Dada statu- pasto c , fino ai décollages di manifesti strappati di
nitense degli anni Cinquanta, una forma d’arte che Mimmo Rotella (Catanzaro, 1918-Milano, 2006) d .
– al pari del Dada di inizio secolo – intende rivolger-
si al quotidiano, facendo ricorso a materiali di recu-
pero, a oggetti privi di valore estetico, ma nobilita-
34.6.1
ti dai mezzi di comunicazione di massa. Il tutto in Robert Rauschenberg
aperta opposizione a quelle esperienze artistiche la (1925-2008)
cui essenza risiedeva principalmente nel puro valore Dov’è finita la coperta?
a
del gesto e che ambivano a sconfinare nel divino o
nello spirituale, privilegiando anche soluzioni mol- Nato a Port Arthur (Texas) il 22 ottobre 1925, Mil-
to raffinate, come spesso poteva riscontrarsi in nu- ton Ernest Rauschenberg – che avrebbe poi mutato
merose opere riferibili all’Espressionismo astratto. il nome in Robert – è la vera e propria icona del
Proprio in quel periodo, e non a caso, si ha oltre New Dada. Abbandonati gli studi in farmacologia
Atlantico la riscoperta, attraverso saggi e mostre, del e dopo un’esperienza in marina, decide di dedicar-
Dada europeo e delle opere di Marcel Duchamp, il si all’arte e intraprende un percorso assai articola-
quale viveva negli Stati Uniti già da molti anni. A to presso varie istituzioni, a Kansas City, a Parigi
questo si accompagna una riflessione sugli oggetti (Académie Julian), al Black Mountain College in
– soprattutto quelli di consumo quotidiano – e sul North Carolina (dove si lega a John Cage e Merce
rapporto che questi definiscono con l’artista. D’altra Cunningham) e a New York (Art Students League).
parte, dai tempi dello zurighese Cabaret Voltaire mol- b Dopo un viaggio a Roma e in Nordaf rica con Cy
te cose erano cambiate e gli oggetti impiegati, so- Twombly (1928-2011), va ad abitare a New York.
prattutto negli Stati Uniti, non potevano essere che Al 1954 risale il fondamentale incontro con Ja-
quelli reclamizzati dalla cartellonistica pubblicitaria, sper Johns ❯ par. 34.6.2 , con cui inizia una strettissi-
dalla radio, dalla fotografia, dai rotocalchi, dai quo- ma collaborazione. Al 1958 risale la sua prima mo-
tidiani e dalla ancor giovane televisione. Il binomio stra personale, mentre nel 1990, ormai osannato
oggetti-mezzi di comunicazione di massa, caro al maestro dell’arte contemporanea, viene creata la
New Dada, del resto, avrebbe poi posto le premesse Fondazione a lui intestata. Fra queste due date si di-
artistiche e culturali anche per la Pop-Art ❯ par. 34.8 . spiega una carriera intensa, ricca di viaggi in tutto
La ripresa di questo dialogo con la realtà avviene il mondo e di interessi in molti settori (costante per
con toni più freddi e impersonali rispetto a quelli c tutta la vita l’attività in campo teatrale, con la realiz-
emotivamente molto carichi dell’Espressionismo zazione di scene e costumi per diverse compagnie).
astratto e si esprime prevalentemente attraverso All’impegno artistico affianca quello sociale, in mol-
tecniche in cui il coinvolgimento emotivo dell’au- te cause umanitarie, ambientali, culturali. L’artista
tore è meno evidente, quali il collage o l’assemblage.
■ DŽcollage Tecnica, opposta al teoria della casualità secondo la
collage, che consiste nello stac- quale suoni e immagini devono
Nouveau Réalisme care da un oggetto elementi che essere «fatti accadere», più che
In Europa – in particolare in Francia – una riflessio- precedentemente vi aderivano, provocati intenzionalmente.
come i manifesti da un muro.
ne simile a quella statunitense dette luogo, nel 1960, ■ Merce Cunningham (Cen-
al Nouveau Réalisme (Nuovo Realismo), una corrente ■ John Cage (Los Angeles, tralia, Washington, 1919-New
1912-New York, 1992) Com- York, 2009) Ballerino e coreo-
all’interno della quale alcuni artisti operarono per positore e teorico musicale. Ha grafo. Ha portato la danza a
circa un decennio seguendo metodologie, tecni- esercitato una straordinaria in- contatto con il mondo delle ar-
fluenza anche nel campo delle ti visive, collaborando con Rau-
che e intenti comuni. Secondo le loro convinzioni, d arti visive, in particolare con la schenberg, Johns e Warhol.
308 34.80  34.83 Ô
Robert Rauschenberg, Robert Rauschenberg,
Bed (Letto), 1955. Combine, Short Stories (Racconti),
olio e matita su cuscino, trapunta 2000/2001. Transfer a colori
e lenzuolo su supporti di legno, vegetali, acrilico e grafite
sezione XII ■ Contemporaneità

191,1×80×20,3 cm. New York, su polilaminato.


Museum of Modern Art.
a
34.81 
Schematizzazione
della tripartizione di Bed.

34.82 Ô
Robert Rauschenberg, Page 1,
Paragraph 8 (Short Stories) –
Pagina 1, Paragrafo 8 (Racconti),
2000. Transfer a colori vegetali,
acrilico e grafite su polilaminato,
217,2×153,7 cm.
Collezione privata.

muore il 12 maggio 2008 a Captiva, un’isola della ne eseguì 150 –, consistenti in assemblaggi di oggetti a. Page 3, Paragraph 7
(Pagina 3, Paragrafo 7),
Florida dove dal 1970 aveva trasferito il suo studio. e materiali di varia natura, spesso dipinti o, comun- 2000. 217,2×153,7 cm.
«Quello che voglio è agire nell’intervallo che se- que, associati al colore. In tal modo Rauschenberg Collezione privata.
para l’arte dalla vita»: questa frase di Rauschenberg riusciva agevolmente a fondere pittura e scultura. b. Page 57, Paragraph 8
(Pagina 57, Paragrafo 8),
riassume bene il significato di una ricerca indiriz- Uno dei primi esempi è Bed (Letto) Fig. 34.80 , 2001. 217,2×154,9 cm.
zata in moltissime direzioni, in una costante speri- un’opera del 1955. Un letto completo – formato da New York, Rauschenberg
Foundation.
mentazione tecnica ❯ Ant. 287 . materasso, lenzuola, coperta, cuscino e federa – è c. Page 86, Paragraph 7
posto verticalmente entro una cornice, contraddi- (Pagina 86, Paragrafo 7),
2000. 213,3×149,8 cm.
Bed Rauschenberg inizia l’attività artistica con varie cendo, così, l’uso che di esso si fa e modificando- Collezione privata.
serie di dipinti monocromi (solitamente bianchi o ne radicalmente funzione e significato. L’artista,
neri o rossi), ma ben presto la sua attenzione si con- successivamente, ha tripartito il supporto così ot-
centra su oggetti banali che egli rivitalizza e ai quali tenuto Fig. 34.81 : in alto una porzione di federa e
offre nuova dignità, elevandoli al rango di oggetti di lenzuolo bianchi (con scarabocchi a matita); nel
artistici, proseguendo, in ciò, nella direzione inaugu- mezzo federa, lenzuola e coperta unificati e uni-
rata da Marcel Duchamp con il ready-made. Nascono formati da vernici colorate e coprenti; in basso (per
così, a partire dal 1953, i combine-paintings – l’artista un’altezza di poco meno della metà dell’intero) la
sola coperta che, in quanto patchwork, è essa stessa 34.84 Ô 309
Jasper Johns, Bersaglio
un dipinto preconfezionato. Il colore presenta del- con quattro facce, 1955.
le scolature: evidenti reminiscenze – o volontaria Encausto su carta di giornale
citazione – del dripping di Pollock. e stoffa su tela, con quattro

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


teste in gesso dipinto
entro scatola in legno;
Page 1, Paragraph 8 L’attenzione alla contempo- insieme, a scatola aperta,
85,3×66×7,6 cm; tela
raneità, all’invenzione di nuove tecniche e all’utiliz- 66×66 cm; scatola (chiusa)
zo di nuovi materiali, nonché la volontà – sempre 9,5×66×8,8 cm. New York,
Museum of Modern Art.
presente in Rauschenberg – di consegnare al futuro Intero e particolari.
tranches di vita quotidiana si concretizzano, a parti-
re dagli anni Sessanta, nell’inserzione nelle sue ope-
re di figure dai rotocalchi tramite il transfer (trasfe-
rimento), una tecnica che consiste nel bagnare una
pagina stampata con acqua, alcol o altra sostanza
liquida e premerla – strofinandola sul retro – su un
qualunque tipo di supporto.
Con tale procedimento, che l’artista ha continua-
to a impiegare fino a tempi recenti, è, per gran par-
te, realizzata Page 1, Paragraph 8 (Short Stories) – Pa-
gina 1, Paragrafo 8 (Racconti) Fig. 34.82 , un’opera del
2000 facente parte di una serie denominata appunto
Short Stories (Racconti) Fig. 34.83 . La superficie di po-
lilaminato – materiale composto da una sottile lastra
di alluminio rivestita da una pellicola elastica in po- tri personaggi chiave di quegli anni come John Ca-
lietilene – è divisa in quattro parti: nel registro su- ge e Merce Cunningham. La sua prima personale
periore, si trovano un rettangolo giallo sulla sinistra nel 1958 lo proietta subito fra i grandi nomi della
e un ananas su fondo grigio sulla destra; in quello sua generazione: già da qualche anno la sua pittura
inferiore, un paesaggio urbano dominato da gratta- – decisiva anche per la successiva arte Pop e con-
cieli parzialmente ripetuto sulla sinistra. cettuale – era legata al New Dada, un’eredità coro-
È significativo, a tale proposito (e questo vale per nata dalla conoscenza con Marcel Duchamp l’anno
l’intera serie), che a ciascun osservatore sia attribui- successivo. Da allora Johns ha continuato a lavorare
to il compito di inventare il significato delle singole muovendosi fra pittura, scultura e incisione in un
opere, trasformandosi in questo modo in co-autore. crescendo di riconoscimenti e successi di mercato.
I dipinti, infatti, altro non sono, per Rauschenberg, Negli ultimi anni si divide fra il Connecticut e l’isola
che semi che l’artista lancia per farli germogliare nel- caraibica di Saint Martin ❯ Ant. 288 .
le coscienze di chi li guarda. Ciascuna opera della Johns condivide con Rauschenberg l’idea di ab-
serie, infatti, ha come titolo un numero di pagina battere le frontiere fra arte e vita, in un recupero de-
e di paragrafo, come se fosse parte di un racconto gli oggetti del quotidiano inseriti direttamente nelle
più ampio che l’osservatore è invitato a completare. sue opere (una dimensione, questa, poi esplorata an-
che nella scultura). Si interessa agli oggetti elemen-
tari e alle più semplici espressioni di comunicazione:
34.6.2 «cose che la mente già conosce», dice l’artista, che gli
Jasper Johns (1930) consentono «di lavorare ad altri livelli».
Bandiere e bersagli Da tali premesse discendono le raffigurazioni del-
la bandiera americana, dei numeri – singoli o in bre-
L’ambiente rurale del South Carolina nel quale cre- vi serie –, dei bersagli Fig. 34.84 , delle mappe geo-
sce non offre molti stimoli artistici al giovane Jasper grafiche: tutti soggetti dipinti con uno stile rigido
Johns, nato il 15 maggio 1930 ad Augusta, in Geor- e regolare, prossimo all’Astrattismo geometrico, o
gia. Dopo studi discontinui prima alla University of con una forte accensione cromatica, a sua volta indi-
South Carolina e poi alla Parsons School of Design cativa di un chiaro legame con il già diffuso Espres-
di New York, viene richiamato alla leva e per due sionismo astratto.
anni (1951-1953) serve nell’esercito. Al ritorno fa il
suo ingresso nell’ambiente artistico newyorchese Flag Flag (Bandiera) Fig. 34.85 (1954/1955) è l’ope-
grazie al legame con Robert Rauschenberg (cono- ra con cui l’artista rivela in maniera clamorosa la
sciuto nel 1954), con il quale stabilisce un intenso novità della propria ricerca.
sodalizio artistico e affettivo, e all’incontro con al- Il dipinto ha esattamente le dimensioni di una
310 34.85  34.86 
Jasper Johns, Flag Jasper Johns, Painting
(Bandiera), 1954/1955. with Two Balls (Dipinto con
Encausto, olio, collage due palle), 1960. Encausto
su tessuto su compensato, e collage su tela con oggetti,
108×154 cm. New York, 167,6×137,2 cm.
sezione XII ■ Contemporaneità

Museum of Modern Art. Collezione dell’artista,


in prestito al Museum
of Art di Filadelfia. Intero
e schema grafico.

bandiera americana, ne rispetta i colori e il dise-


gno, con le 48 stelle che vi erano presenti all’epoca
(secondo la disposizione stabilita nel 1912), in luo-
go delle attuali 50. «Dipingere una bandiera signi-
fica occuparsi di una bandiera, ma non meno di
quanto ci si occupi della pennellata o di un colore
o della fisicità della pittura», dice Johns. In effet-
ti, scegliendo un soggetto apparentemente banale,
l’artista indirizza l’attenzione dello spettatore verso
altri aspetti, come quello formale, qui particolar-
mente elaborato. Johns impiega infatti una tecni-
ca complessa che unisce olio e collage all’encausto,
una tecnica antica che prevede l’impiego di cera e
produce una forte presenza materica.
Al di sotto dello strato di colore, inoltre, l’artista
ha incollato brandelli di quotidiani che ancora si in-
travedono attraverso le stesure meno dense. In tal
modo vengono inclusi nell’opera degli elementi ori-
ginali, autonomi, non destinati all’uso al quale sono
stati adibiti e che implicitamente determinano an-
che l’esatta datazione del dipinto.
Johns racconta che l’idea di Flag gli era stata
ispirata da un sogno in cui dipingeva una grande
bandiera americana. L’immagine, tuttavia, è cari-
ca di molteplici significati, da quello personale (al-
cuni vi hanno visto un riferimento alla sua espe-
rienza nell’esercito), a quello legato alla Guerra
99,15% fredda, che in quegli anni vedeva schierati sui due
f ronti opposti Stati Uniti e Unione Sovietica. A
questo simbolismo, che l’artista lascia volutamen-
te aperto all’interpretazione, si aggiunge anche la
volontà di mettere in discussione il significato stes-
so della pittura, creando un’opera ambiguamente
sospesa f ra il suo essere concretamente una ban-
diera e, al tempo stesso, una riproduzione pittori-
ca di essa.

Painting with Two Balls Successivamente, Johns


inizia a esplorare soggetti meno vincolanti di ban-
diere e bersagli, alla ricerca di «un modo per ap-
plicare il colore così che questo sia determinato
da altri metodi». Tale ricerca lo conduce a opere
come Painting with Two Balls (Dipinto con due pal-
le) Fig. 34.86 eseguito nel 1960. Qui i colori violenti
e chiassosi sono distribuiti con pennellate rapide
e quasi ansiose – alla maniera degli Espressionisti
astratti – al di sopra di fogli di giornale, incollati a
loro volta sul supporto in tela. In una fessura crea-
311

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


ta in corrispondenza del terzo superiore del dipin-
to l’artista ha inserito a forza due palline: apporti
esterni, già estranei al dipinto, ma all’atto dell’in-
clusione diventati forzosamente tutt’uno con es-
so. Nel margine inferiore Johns ha poi aggiunto
il titolo dell’opera, la data di esecuzione e il suo
nome in stampatello, ricorrendo a dei normògrafi.
In tal modo egli intende suggerire la natura im-
personale e standardizzata delle lettere, simili a
quelle che compaiono in un qualunque prodotto
di consumo.

34.6.3
Jean Tinguely (1925-1991)
Macchine fantastiche 34.87  colata, sussultando e cigolando, secondo impreve-
Jean Tinguely, Méta-Matic
No. 14, 1959. Scultura
dibili scatti e relazioni, tanto che pare un miracolo
Nato a Friburgo in Svizzera il 22 maggio 1925, Jean portatile, metallo e legno, il fatto stesso che non si autodistruggano.
Tinguely ritenne sempre Basilea la sua città. Qui, fili metallici, cinghie di Le prime macchine di Tinguely possono essere
gomma, dipinti di nero,
infatti, l’artista si trasferisce da piccolo, formandosi 38×69×41 cm. Basilea, considerate una critica all’ossessione, tipicamente
alla Scuola di Arti Applicate. A Parigi dal 1951, ha Museum Tinguely. moderna, delle macchine tuttofare e dell’ipnosi ro-
modo di conoscere il già famoso Duchamp e, in 34.88 Ô botica di ascendenza settecentesca (in questo seco-
seguito, l’artista Niki de Sainte Phalle (1930-2002), Jean Tinguely, lo, infatti, erano stati realizzati i primi automi se-
L’avanguardia, 1988.
che diventerà poi la sua compagna (1971). Muore a Metallo, maschere di moventi), una perplessità nei riguardi della fiducia
Berna il 30 agosto 1991. carnevale di cartapesta, cieca nella tecnica.
cinghia trapezoidale, ruote
di legno, motori elettrici,
Méta-Matic No. 14, un’opera del 1959, è una scul-
Macchine celibi Inizialmente influenzato dai mo- 255×205×270 cm. Basilea, tura portatile di metallo, legno, fili metallici, cin-
biles di Calder, l’artista partecipa attivamente al- Museum Tinguely. Macchina ghie di gomma, tutti dipinti di nero. L’aspetto da
e schema grafico con
la fondazione del Nouveau Réalisme proseguendo l’individuazione dei materiali. congegno primitivo o da animale meccanico ha un
nell’impegno, di ispirazione Dada, di costruire a. Metallo che di crudo e di amaro, da fantascienza dei pri-
«macchine fantastiche» con parti di recupero, ruo- b. Maschere di cartapesta mordi Fig. 34.87 .
c. Legno
te dentate, ingranaggi, pulegge, trasmissioni, già d. Motori Altro dimostra, invece, L’avanguardia Fig. 34.88 .
avviato all’inizio degli anni Cinquanta. Si tratta Eseguita nel 1988, negli ultimi anni di produzione
delle cosiddette macchine celibi, sculture in grado dell’artista, con abbondanza di metalli a , masche-
di muoversi al pari di quelle di Calder (l’aggettivo re di carnevale di cartapesta b , legno c e moto-
con cui sono descritte riprende la definizione du- b ri d , costituisce una gioiosa messa a nudo dell’e-
champiana che indicava la mancanza di uno sco- b b loquenza ammaliatrice delle avanguardie, con i
b b
po pratico). Tuttavia, contrariamente alle opere b loro strombazzamenti, i proclami, i meccanismi
c c
dell’artista americano, in cui il moto è sempre leg- c a c di diffusione, il linguaggio spesso criptico e auto-
gero, armonioso e capace di poetiche combinazio- a referenziale.
a a
ni, quelle di Tinguely parlano il linguaggio disar- d
d
d a ■ Normografo Strumento costi- rate lettere, cifre e simboli, usato
monico e rumoroso della contemporaneità. Esse, d
tuito da una striscia (di plastica o nel disegno tecnico per tracciare
infatti, si muovono in maniera volutamente disarti- c di metallo) sulla quale sono trafo- a mano caratteri uniformi.
312 34.7
Yves Klein
e Piero Manzoni
sezione XII ■ Contemporaneità

Un dialogo a distanza
Nel passaggio tra gli anni Cinquanta e i Sessanta,
così denso di avvenimenti artistici, un posto di pri-
mo piano spetta a due figure impossibili da collo-
care entro gli stretti confini di un qualsivoglia mo-
vimento: il f rancese Yves Klein e l’italiano Piero
Manzoni. I due sono apparentabili per alcune affi-
nità sia a livello di biografia sia di produzione arti-
stica. Nati a pochi anni di distanza l’uno dall’altro,
entrambi sembrano anche destinati a morire gio-
vanissimi (il primo a soli 34 anni, il secondo non
ancora trentenne). Con il loro lavoro, inoltre, Klein
e Manzoni toccano alcune questioni comuni, al
punto da sembrare impegnati in una sorta di dia-
logo a distanza. La loro attività risulta decisiva nel
percorso dell’arte contemporanea, poiché precor-
re alcune tendenze che troveranno pieno sviluppo
solo successivamente. Queste vanno nella duplice
direzione di una progressiva riduzione del fatto ar-
tistico (che arriverà alle estreme conseguenze nel
Minimalismo ❯ par. 34.10 ) e di un suo spostamento
verso una dimensione concettuale ❯ par. 34.12 oltre
a una nuova attenzione per il corpo (sia il proprio
sia quello altrui), che essi utilizzano come mezzo
espressivo (aprendo il campo a quella che sarà in
seguito denominata Body Art ❯ par. 35.2 ).

Yves Klein (1928-1962)


Nato a Nizza il 28 aprile 1928 da genitori pittori (pae- 34.89  34.90 
Yves Klein, Monochrome bleu Yves Klein, Schiavo morente
saggista il padre, astrattista la madre), Yves Klein pra- sans titre (Monocromo blu da Michelangelo, 1962.
tica ad alto livello il judo, conosce le filosofie orienta- senza titolo), 1959. Pigmento Pigmento blu secco e resina
li e si avvicina alle teorie iniziatiche e misteriche della blu e resina sintetica su garza sintetica su calco in gesso,
montata su legno, 92×73 cm. altezza 59,4 cm.
Rosa-Croce. Dal 1954 risiede a Parigi, compiendo Collezione privata. Collezione privata.
anche numerosi viaggi all’estero (Italia, Giappone,
Inghilterra, Stati Uniti). Muore a soli trentaquattro timo è unito al legante. Nel 1955, dopo numerosi
anni, sempre a Parigi, il 6 giugno 1962. tentativi, si accorge che una resina in commercio,
se opportunamente diluita, riesce a mantenere le
International Klein Blue L’arte di Klein appare specificità del colore in polvere. L’anno dopo crea
animata da una costante tensione verso l’imma- una tonalità di blu – l’unica che d’ora in poi avreb-
terialità e l’assoluto. Affascinato dalla profondità be usato – che definisce «l’espressione più perfetta
del cielo blu, l’artista si convince presto che la mo- del blu», e la brevetta con il proprio nome: Interna-
nocromia rappresenta l’esito ultimo della ricerca tional Klein Blue (IKB).
pittorica e che il colore ha valore per sé. Comin- Affinché sia solo il colore ad avere importanza,
cia pertanto a dipingere monocromi e a firmarsi l’artista evita ogni tipo di stesura che possa rive-
«Yves le Monochrome». Dopo aver sperimentato larne la soggettività. Ben presto così il suo pen-
una vasta gamma di colori, Klein riduce progressi- nello viene sostituito da un rullo da imbianchino,
vamente la tavolozza ai soli oro, rosa e soprattutto che consente un’applicazione perfettamente uni-
blu. Desiderio dell’artista è riuscire a mantenere forme delle tinte. Monochrome bleu sans titre (Mo-
la brillantezza e la tonalità del pigmento di colore nocromo blu senza titolo) Fig. 34.89 , un’opera del
che solitamente si perdono una volta che quest’ul- 1959, è un esempio di come l’IKB possa creare
34.91 Ô 313
Messa in scena delle
Antropometrie dell’epoca
blu, 9 marzo 1960.

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


l’illusione dell’infinito e costituire la base per la 34.92  Piero Manzoni (1933-1963)
Yves Klein, Antropometria
meditazione. sudario, Senza titolo (ANT
Discendente dell’antica e nobile famiglia del gran-
Oltre che in pittura, Klein ha impiegato questo SU 7), ca 1960. Pigmento de letterato, Piero Meroni Manzoni di Chiosca e Pog-
colore anche per rivestire opere scultoree Fig. 34.90 . puro (blu, rosa, carminio, giolo nasce a Soncino, presso Cremona, il 13 luglio
nero, oro) e resina sintetica
La ricerca dell’immaterialità conduce Klein verso su tela sottile, 196×173 cm. 1933 e scompare prematuramente a Milano il 6 feb-
il vuoto: in una mostra del 1958 presenta lo spazio Collezione privata. braio 1963. Il giovane Manzoni inizia gli studi clas-
espositivo della galleria privo di qualunque opera; 34.93  sici e in seguito tenta vari percorsi universitari (giu-
due anni dopo, in una fotografia si ritrae mentre da Piero Manzoni, Achrome, risprudenza a Milano, lettere e filosofia a Roma e
1961-1962. Caolino su pane
un tetto spicca un salto nel vuoto (in realtà un fo- su tela, 85×90 cm. Milano, poi di nuovo a Milano), senza tuttavia concluderli.
tomontaggio); mette in vendita «zone di sensibilità Collezione privata. Ad appassionarlo sono piuttosto le arti, che avvici-
pittorica immateriale» in cambio di vari quantitativi 34.94 Ô
na prendendo lezioni di pittura ma soprattutto fre-
d’oro, poi lanciati nella Senna. Schema geometrico- quentando la vivace scena artistica milanese, allora
compositivo di Achrome. dominata dalla figura di Lucio Fontana. Dopo gli
Antropometrìe Sulla scorta delle filosofie orientali inizi vicini al gruppo dei Nucleari, Manzoni diventa
cui si avvicina come judoka, Klein considera il cor- tessitore di una fitta rete di scambi nazionali – fonda
po umano come centro di energia fisica e spirituale. una rivista e una galleria a Milano – e internaziona-
Da questo particolare interesse trae origine la serie li, che lo mettono in comunicazione con Olanda,
delle Antropometrìe, basate sulle tracce lasciate dai Germania e Danimarca, nel tentativo di creare un
corpi di modelle nude che, dipinte di IKB, si preme- territorio estetico comune ❯ Ant. 290 .
vano contro enormi teli bianchi appesi alle pareti
o stesi a terra. Spesso l’esecuzione delle Antropome- Achromes Come in molti artisti della sua genera-
trie avveniva nel corso di happenings alla presenza zione, l’attività di Manzoni parte dal rifiuto della
del pubblico, accompagnati da un’orchestra che in- soggettività dell’Arte informale e della sua enfasi
tonava la Symphonie monotone (Sinfonia monotona), sul gesto come espressione individuale. Dopo aver
una composizione dello stesso Klein consistente in visto a Milano una mostra di monocromi blu di
una sola nota ripetuta per venti minuti, cui seguiva- Klein, infatti, l’artista orienta la propria ricerca ar-
no altrettanti minuti di silenzio Fig. 34.91 . In questo ■ Arte nucleare Movimento ar- tistica verso la medesima riduzione al monocromo,
processo l’intervento diretto dell’autore si annulla- tistico, fondato nel 1951 a Mila- rendendola ancora più radicale.
no da Enrico Baj (1924-2003) e
va: egli infatti non dipingeva, ma le modelle – veri e Sergio Dangelo (1932), anima- Dal 1957 e per i sei anni successivi che lo sepa-
propri pennelli umani – si muovevano seguendo le to dal desiderio di reinventare rano dalla morte, l’artista si dedica alla serie degli
la pittura attraverso una disin-
istruzioni coreografiche dell’artista, la cui attività, tegrazione della forma, in dire- Achromes, monocromi bianchi in cui è assente qual-
pertanto, era puramente mentale. zione della «rappresentazione siasi rappresentazione. Dopo aver sperimentato
dell’uomo nucleare e del suo
Di questa serie fa parte anche Antropometria suda- spazio». Il movimento si esau- inizialmente il gesso, l’artista opta successivamente
rio, Senza titolo (ANT SU 7) del 1960 circa Fig. 34.92 , risce alla fine degli anni Cin- per il caolino: un’argilla bianca utilizzata per la fab-
quanta.
che registra sulla tela le impronte anteriori e poste- bricazione della ceramica, che durante il processo
riori di cinque corpi, disposti in una composizione ■ Achromes Dal greco alfa,
con funzione privativa, senza, e
di essiccazione si ritira, formando delle pieghe. Co-
ruotante. chr˜ma, colore. me già per Klein, anche l’adozione di questa tecni-
314 dei lunghi rotoli di carta sopra i quali è tracciata
una linea. Su ogni scatola vi è poi un’etichetta che
riporta la lunghezza della linea contenuta. Insisten-
do sulla necessità che gli astucci rimangano sigilla-
sezione XII ■ Contemporaneità

ti, l’artista sottolinea che a essere esposto (o messo


in vendita) non è l’oggetto quanto piuttosto l’idea;
dichiara infatti a questo proposito: «La natura della
Linea è di essere eterna e infinita, il concetto è tutto.
Ho chiuso una linea in un contenitore in modo che
la gente potesse comprare l’idea della linea. Vendo
idee, idee chiuse in un contenitore».

Sculture viventi Proseguendo la riflessione du-


champiana del ready-made, nel 1961 Manzoni pre-
senta alla Galleria la Tartaruga di Roma come Scul-
ture viventi due modelle nude, sul corpo delle quali
si limita ad apporre la propria firma con un penna-
rello Fig. 34.96 . L’atto artistico risulta dunque cir-
coscritto alla semplice firma che, al di là di qualsiasi
fatto tecnico, sancisce l’appartenenza di un ogget-
to, qualunque esso sia, a una dimensione diversa da
quella del quotidiano.

Merda d’artista Portando alle estreme conseguen-


ze questa riflessione, Manzoni ha proposto come
opera d’arte anche la sua provocatoria Merda d’arti-
sta Fig. 34.97 . Si tratta di una serie di piccoli conteni-
ca elimina ogni traccia di espressione personale, in 34.95  tori metallici analoghi a quelli usati per conservare
Piero Manzoni, Linea
quanto l’artista non interviene in maniera diretta m. 4,50, 1959. Inchiostro
la carne in scatola, al cui interno l’autore ha sigillato
ma lascia che il materiale assuma autonomamen- su carta in scatola a tubo i propri escrementi, così come apprendiamo dall’e-
te la propria configurazione. In seguito Manzoni in cartone verniciato di nero sauriente etichetta quadrilingue (italiano, inglese,
con etichetta firmata
arricchisce queste superfici indifferenziate incollan- e indicazione della lunghezza francese e tedesco). Su di essa, non diversamente
dovi vari materiali: sassolini, feltro, cotone, fibra di della linea contenuta, da un qualsiasi altro prodotto commerciale, sono
21×6×6 cm. Venezia,
vetro, panini imbevuti di caolino Fig. 34.93 , palline Collezione Attilio Codognato. addirittura riportati il peso netto («grammi 30»),
di polistirolo e quant’altro gli passi sotto le mani. la data di produzione e di inscatolamento («mag-
34.96 
Questo può avvenire, indifferentemente, in modo Piero Manzoni, Sculture gio 1961»), oltre alle prescritte assicurazioni di tipo
casuale o secondo orditure rigidamente geometri- viventi, 1961. Roma, Galleria igienico («conservata al naturale»). Sul coperchio,
La Tartaruga.
che, come nel caso dei panini Fig. 34.94 . Così facen- infine, appaiono stampigliati i numeri progressivi
do l’artista saccheggia oggetti (anche insignificanti) 34.97 Ô di serie (come se si trattasse di stampe d’autore) e
dal mondo reale per trasportarli nella dimensione Piero Manzoni, Merda l’immancabile firma autografa, a ennesima e iro-
d’artista n. 047, 1961.
bloccata di un’espressione artistica che, abolita ogni Scatola in metallo con nica riconferma di come, nella mentalità corrente,
procedura tecnica, si risolve nel puro gesto. Gesto etichetta numerata e firma il valore artistico di ogni oggetto stia sempre e co-
sul coperchio. Diametro
che, a seconda dei casi, può essere ironico, irriveren- 6,5 cm, altezza 5 cm. munque nella firma che ne certifica l’originalità. In
te o semplicemente banale. Dietro il gesto c’è sem- Venezia, Collezione tal modo, impiegando le armi dello humour e muo-
Attilio Codognato.
pre l’idea, comunque, ed è questa che, a prescindere vendosi sul registro del grottesco e della caricatura,
dal risultato, qualifica l’atto artistico. Manzoni delegittima l’arte intesa come oggetto di
mercato e, di conseguenza, come valore capitalisti-
Scatole-linee Con la sua opera Manzoni si col- co. La provocazione fa in breve il giro del mondo,
loca nella linea di riflessione sulle caratteristiche destando ovunque un misto di perplessità, rabbia e
dell’oggetto artistico già intrapresa da Marcel Du- meraviglia. In questo modo Manzoni tenta di rom-
champ, e che sfocerà da lì a pochi anni nell’Arte pere definitivamente il rapporto opera-firma-valo-
concettuale ❯ par. 34.12 . A fare di Manzoni uno dei re, cercando di far intendere come, in realtà, ogni
padri di questa tendenza sono opere come la serie operazione artistica sia di per sé mistificatoria. È di
delle Scatole-linee, iniziata nel 1959 Fig. 34.95 . fatto sempre e comunque la firma che qualifica e
Si tratta di astucci cilindrici di legno o cartone non l’opera in sé che assume maggiore o minor pre-
nei quali sono contenuti, a mo’ di antico papiro, gio solo in funzione della certezza dell’attribuzione.
34.8 315

Pop-Art

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


Arte e civiltˆ di massa
L’Informale in Europa e l’Espressionismo astrat-
to negli Stati Uniti appaiono evidentemente delle
esperienze artistiche molto intellettuali, dunque
limitate – nella comprensione così come nella dif-
fusione – a ristretti ambienti culturali di élite. Le
masse, i cui gusti erano spesso rimasti fermi al figu-
rativismo accademico dei primi del secolo, si dimo-
strano sostanzialmente indifferenti – se non aperta-
mente ostili – sia alle ricerche sulla materia sia alla
gestualità dell’Action Painting. a
L’arte dell’immediato secondo dopoguerra, nel
suo complesso, era stata dunque accolta con mar- Marilyn Monroe (1926-1962) ❯ Fig. 34.105 possono
cata diffidenza dalla società americana. Questo non essere altrettanti spunti per riflessioni artistiche sul
solo per l’obiettiva difficoltà di comprenderne fina- valore degli oggetti, dei miti e delle immagini che
lità e motivazioni, ma anche perché tale concezione li rappresentano. In altre parole la Pop-Art attinge i
artistica esprimeva un disagio esistenziale profondo. propri soggetti dall’universo del quotidiano – in spe-
Tale disagio, spesso connotato anche politicamente cie della società americana – e fonda la propria com-
in senso apertamente ribellistico e anticonformista, prensibilità sul fatto che quei soggetti sono per tutti
era in aperto contrasto con l’ottimismo e la super- assolutamente noti e riconoscibili. L’intervento ar-
ficiale spensieratezza che la società dei consumi im- tistico, dunque, avviene mediante la manipolazione
poneva al fine di garantirsi dei profitti economici. b dell’immagine dei soggetti stessi, che possono essere
dilatati, ripetuti e alterati in vario modo, agendo sia
Oggetti, miti, linguaggi della società dei consu- sulle forme sia sui colori, grazie ai mezzi sempre più
mi È così che negli anni Sessanta, dopo aver avuto raffinati che l’evoluzione delle tecniche fotografiche
origine in Inghilterra, matura negli Stati Uniti una e tipografiche stava ormai mettendo a disposizione.
nuova forma d’arte popolare, la Pop-Art (pop è infatti In questo senso la Pop-Art usa lo stesso linguaggio
abbreviazione di popular, popolare) che, in netta con- della pubblicità e risulta dunque perfettamente or-
trapposizione con l’eccessivo intellettualismo dell’E- ganica alla società dei consumi che l’ha prodotta.
spressionismo astratto, rivolge la propria attenzione L’artista, di conseguenza, non trova più spazio per
agli oggetti, ai miti e ai linguaggi della società dei nessuna esperienza soggettiva, configurandosi piut-
c
consumi Fig. 34.98 . L’appellativo di popular, comun- tosto quale puro manipolatore di immagini, oggetti
que, deve essere inteso in modo corretto: non co- e simboli già fabbricati da altri a scopo industriale,
me arte del popolo o per il popolo ma, più puntual- 34.98  pubblicitario o economico.
Esempi di Pop-Art.
mente, come arte di massa, cioè prodotta in serie. E
a. James Rosenquist, Il rapporto arte-società Diversamente dall’Action
poiché la massa non ha volto, l’arte che la esprime President Elect (1960-
deve essere il più possibile anonima: solo così potrà 61) – Presidente eletto Painting di un Pollock, la cui attività era anche for-
essere compresa dal maggior numero possibile di in- (1960-61), 1964. Olio su temente caratterizzata in senso politico, in quanto
masonite, 228×366 cm.
dividui. Il salto è provocatoriamente traumatico, in Parigi, Musée National si poneva come momento di forte opposizione cri-
quanto dalle elaboratissime riflessioni sui significati d’Art Moderne, Centre tica al modello di sviluppo della società statuniten-
Georges Pompidou.
artistici di materia e gesto, si passa alla proposizio- b. Peter Blake, On the se, basata sul consumismo più sfrenato, l’arte pop
ne di valori assolutamente quotidiani e volutamente Balcony, 1955-1957. asseconda, nel suo insieme, questo stesso modello
Olio su tela,
banali. La sfrontata mercificazione dell’uomo mo- 121,3×90,8 cm. Liverpool,
di sviluppo. Il che non significa, evidentemente, che
derno, l’ossessivo martellamento pubblicitario, il Tate Liverpool. al suo interno non si riscontrino spazi per la demi-
c. Mel Ramos, Virnaburger,
consumismo eletto a sistema di vita, il fumetto qua- 1965. Olio su tela,
stificazione, ma il volontario utilizzo degli stessi lin-
le unico residuo veicolo di comunicazione scritta so- 152,4×127 cm. guaggi espressivi e degli stessi canali di distribuzio-
no i fenomeni dai quali gli artisti pop attingono le lo- Collezione privata. ne della società dei consumi presta indubbiamente
ro motivazioni. Prodotti di grande diffusione come il fianco a interpretazioni che rimangono ambigua-
la bottiglietta di Coca-Cola ❯ Figg. 34.101 e 34.104 o il mente irrisolte. Gli artisti pop, in altre parole, non
panino con l’hamburger, la striscia di fumetti più let- sono dei ribelli o, comunque, non lo sono a misura
ti o l’immagine di una stella/icona del cinema quale di quanto lo vorrebbero sembrare e le loro opere, di
316 ta il suo ruolo senza entusiasmi, ma anche senza
recriminazioni, identificandosi perfettamente con
i valori (o i disvalori) della società dei consumi.
«Comprare è più americano di pensare», afferma
sezione XII ■ Contemporaneità

Warhol con provocatorio candore, «e io sono ame-


ricano come qualsiasi altro».
L’artista nasce il 6 agosto 1928 a Pittsburgh, in
Pennsylvania, figlio di un minatore cecoslovacco
emigrato in America. Fin dagli esordi adotta lo
pseudonimo di Andy Warhol, con il quale è ormai
così universalmente noto che il suo vero nome, An-
drew Warhola, viene tutt’oggi trascurato: troppo
poco “americano” per piacergli. Allo stesso modo,
poi, sceglie anche un look particolarmente eccentri-
co, tingendosi i capelli e indossando parrucche di
un impossibile biondo paglierino o, in alternativa,
di argento Fig. 34.100 .
La formazione di Warhol – come quella degli al-
tri artisti pop – avviene tutta in America, e dunque
anche la conoscenza dell’arte e delle Avanguardie
conseguenza, appaiono spesso più curiose che pro- 34.99  europee è sempre mediata attraverso la cultura e
Tom Wesselmann,
vocatorie, dato che il loro impatto con la realtà è Still Life #30 (Natura morta
la sensibilità statunitensi. Dopo gli studi al Carne-
senz’altro più giocoso che sarcastico. Ecco dunque il n. 30), 1963. Olio, smalto gie Institute of Technology di Pittsburgh, l’artista
grande e quasi maniacale interesse per il mondo dei e vernice su tavola con collage si trasferisce a New York.
di pubblicità stampate, fiori
mezzi di comunicazione di massa e della pubblicità di plastica, porta di frigorifero, Nel 1960 incomincia a produrre i primi dipinti
martellante sullo sfondo di una realtà piatta e inna- repliche di plastica di bottiglie aventi quale soggetto di partenza strisce di fumetti
di 7-Up, 122×167,5×10 cm.
turale, dipinta con la sgargiante pienezza dei mo- New York, Museum o prodotti di largo consumo.
derni colori sintetici, senza ombre e senza volumi. of Modern Art. A partire dal 1962 Warhol adotta pressoché
Tale interesse orienta anche la scelta dei temi. 34.100 Ô esclusivamente il procedimento della stampa seri-
Uno dei favoriti dell’arte pop, ad esempio, è quello Andy Warhol, Autoritratto, grafica, che gli consente la riproduzione meccanica
1986. Acrilico e vernice
del cibo. In una società come quella statunitense, in- polimerica, serigrafia su tela,
dell’opera in numerose copie e la massima imper-
fatti, è proprio il cibo il primo elemento di consumo, 271×270,5 cm. Londra, sonalità nell’esecuzione, al motto di «Voglio esse-
ma anche di abuso e di enfatizzazione. I prodotti ali- Collezione privata. Particolare. re una macchina». Con questa tecnica immortala
mentari, così come li propone la pubblicità delle ri- – oltre a se stesso – soggetti presi indifferentemente
viste e della televisione, non sono più decantati per dal mondo dello spettacolo (come i volti delle star
il loro sapore o per il loro valore nutrizionale, ma, Marilyn Monroe, Elizabeth Taylor, Elvis Presley),
piuttosto, per le loro dimensioni, i loro colori, le loro dagli scaffali di un supermercato (come le botti-
confezioni Fig. 34.99 . Il contenuto passa in secondo glie di Coca-Cola o le scatole di minestra precot-
piano poiché nell’opulenta società occidentale non ta Campbell’s) o dalle pagine di cronaca nera dei
si mangia più per vivere, ma soprattutto per consu- quotidiani (come le immagini della sedia elettrica,
mare. La Pop-Art è dunque arte di consumo, e in quan- dei ricercati dalla polizia o degli incidenti stradali).
to tale deve essere consumata come un qualsiasi al- Nello stesso periodo affitta una grande mansarda
tro prodotto di massa ❯ Ant. 291 . nella 47a strada di New York dove riunisce una se-
rie eterogenea di giovani collaboratori, cui viene
delegata in misura sempre crescente l’esecuzione
34.8.1 delle opere: nasce così quella che egli chiamerà la
■ Stampa serigrafica Proce-
Andy Warhol dimento meccanico di stam- sua Factory, che in inglese significa «fabbrica», dun-
(1928-1987) pa anche a più colori realizzato
utilizzando matrici in tessuto di que il suo personale laboratorio di sperimentazio-
Minestre e Coca-Cola seta. Con speciali colle si rico- ne artistica d’avanguardia. Dalla metà degli anni
prono le parti che non devono
essere colorate, poi si spruzza Sessanta l’artista accantona la pittura a favore del
Andy Warhol è il rappresentante più tipico della il colore sulla tela così trattata. cinema, nel quale sperimenta una vera e propria
Il colore passa uniformemen-
cultura pop americana. Anticonformista per ragio- te, attraverso le fibre della seta, estetica della noia.
namento, più che per istinto, egli impiega tutte le sul sottostante foglio di stam- L’attività pittorica riprende a pieno ritmo solo
pa, mentre le parti trattate, es-
energie per costruire il proprio personaggio in mo- sendo divenute impermeabili, ri- nel 1972 e si incentra soprattutto sul tema del ri-
do quasi scientifico, secondo i tempi e i modi di una mangono bianche. tratto. In seguito continua gli esperimenti con altri
ben orchestrata campagna pubblicitaria. Egli accet- Animazione media, dedicandosi anche alla televisione e all’edi-
317

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


con geometrica precisione Fig. 34.102 , utilizzan-
do di fatto lo stesso linguaggio della propaganda
pubblicitaria. Poiché la gente – secondo l’autore
– comprende solo ciò che conosce, nulla meglio
degli oggetti-simbolo della società dei consumi
può prestarsi a essere rappresentato artisticamen-
te. Di conseguenza Warhol osserva, più che inter-
pretare, e anche nel dipinto in esame la ripetizio-
ne quasi ossessiva del tema ha lo stesso significato
estraniante degli spot televisivi con i quali si viene
quotidianamente martellati.
La scelta simbolica della bottiglietta di Coca-Co-
la, del resto, ricorre non solo in Warhol, che la re-
toria, rivisitando le opere dei grandi maestri e col- 34.101  plica spesso e in diversi formati Fig. 34.103 , ma an-
Andy Warhol, Green Coca-
laborando con giovani artisti come Jean-Michel Cola Bottles (Bottiglie di
che in opere di artisti europei, come ad esempio il
Basquiat ❯ par. 35.5 . Quando Warhol scompare, il Coca-Cola verdi), 1962. tedesco Wolf Vostell (1932-1998), che la impiega nei
22 febbraio del 1987, l’America si rende improvvi- Olio su tela, 208,9×144,8 cm. suoi décollages fin dal 1961 Fig. 34.104 , o l’italiano
New York, Whitney Museum
samente conto di essere rimasta priva di uno dei of American Art. Mario Schifano (1934-1998).
maggiori interpreti della propria cultura. «Tu sei il
34.102 
Voltaire dell’America», scrisse infatti il «New York Schema geometrico Marilyn Monroe Nelle società capitalistiche occi-
Times», «Tu offri all’America ciò che si merita: una di Green Coca-Cola Bottles. dentali, tuttavia, non solo gli oggetti sono fatti per
minestra in scatola attaccata alla parete». 34.103  essere consumati. Con la stessa logica e nello stes-
Andy Warhol, Coca-Cola, so modo possono essere consumati anche miti di
1962. Acrilico, matita
Green Coca-Cola Bottles In Green Coca-Cola Bot- altro tipo, come quelli cinematografici, musicali e
e Letraset su tela,
tles (Bottiglie di Coca-Cola verdi), una grande tela 207,6×144,1 cm. politici. Ciò non perché le masse si intendano di
del 1962 Fig. 34.101 , Warhol ha già messo a pun- Collezione privata. cinema, di musica o di politica, ma, semplicemen-
to la sua tecnica pittorica. Una volta scelto il sog- 34.104  te, perché anche in questi settori più della bravura
getto (nel caso specifico la classica bottiglietta di Wolf Vostell, Coca-Cola, del singolo o della validità di una teoria contano
1961. DŽcollage su masonite
Coca-Cola), l’artista si appropria dell’immagi- (due pannelli), 210×310 cm. le immagini che ne vengono proposte. Così il mi-
ne a esso relativa e la replica in maniera seriale, Colonia, Museum Ludwig. to di Marilyn Monroe, l’“angelo biondo” che negli
318
sezione XII ■ Contemporaneità

anni Cinquanta e Sessanta ha fatto girare la testa 34.105 Ô più una parola di senso compiuto, ma un semplice
Andy Warhol, Marilyn, 1967.
agli uomini di tutto il mondo, non sta tanto nella Serigrafie a colori, ciascuna
suono che, dopo l’ennesima ripetizione, perderà
sua bravura come attrice né nella sua prorompente 91,5×91,5 cm. qualsiasi significato, arrivando ad apparire anche
sensualità quanto, ancora una volta, nell’incalzan- buffo, se non addirittura sconosciuto. L’infinita ri-
34.106 
te riproposizione della sua immagine da parte dei Andy Warhol, Sedia elettrica, petitività, dunque, finisce per togliere espressività,
mezzi di comunicazione di massa. 1971. Serigrafie a colori, e se è vero che – come si è detto – la conoscen-
ciascuna 90,2×121,9 cm.
Warhol non si sottrae alla ferrea logica com- New York, Solomon R. za aiuta la comprensione, la troppa conoscenza,
merciale e lavora a decine di dipinti e serigrafie Guggenheim Museum. quando diventa indigestione visiva, consuma im-
nei quali riproduce il volto sorridente dell’attrice pietosamente l’oggetto, rendendolo subito vec-
mutandone semplicemente i colori Fig. 34.105 . In chio e richiedendone uno sempre nuovo, pronto
questo modo il personaggio di riferimento scom- per sostituirlo.
pare e resta solo la sua immagine: una delle infini-
te possibili, in quanto nel dipinto successivo, cam- Sedia elettrica Il consumo dell’immagine non ri-
biando i colori, anche l’immagine non sarà più la sparmia nulla che sia in qualche modo pubblico.
stessa. Un po’ come accade se si ripete a voce al- Ecco dunque che Warhol applica le sue ripetitive
ta una stessa parola, anche la più nota e familia- variazioni al tema della morte, riproducendo fo-
re: piano piano ci si accorgerà di pronunciare non tografie di incidenti stradali, di disastri aerei, di
34.107  su fondo bianco. Grazie a Warhol diventa dunque 319
Andy Warhol, Minestra in
scatola Campbell’s I, 1968.
possibile trovare in un museo un dipinto, o addirit-
Acrilico Liquitex, serigrafia su tura una serie che riproduce – come in un catalogo
tela, 91,5×61 cm. Aquisgrana, – le possibili varianti della minestra in scatola. In

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


Ludwig Forum.
tal modo un prodotto da supermercato rende para-
34.108 Ô dossalmente artistico il quotidiano o, al contrario,
Roy Lichtenstein, Dipinti.
smitizza l’arte portandola al livello del consumato-
a. Ragazza che affoga, 1963.
Olio e acrilico su tela, re americano medio che sta facendo la spesa. Per
171,6×169,5 cm. New York, l’artista, dunque, «tutto è bello» allo stesso modo di
Museum of Modern Art.
b. Donna che fa il bagno,
come «tutto è noioso». E i canoni di questa estetica
1963. Olio e magna su tela, semplificata e un po’ superficiale si ritrovano nel-
173,3×173,3 cm. Madrid, la provocatoria affermazione secondo cui «la cosa
Museo Nacional Thyssen-
Bornemisza. più bella di Tokyo è McDonald’s. La cosa più bella
c. Torpedo… Los!, 1963. Olio di Stoccolma è McDonald’s. La cosa più bella di Fi-
su tela, 172,2×203,8 cm.
Collezione privata. renze è McDonald’s. Pechino e Mosca non hanno
d. Kiss II, 1962. Olio su tela, ancora nulla di bello».
144,8×172,7 cm. Collezione
privata.
34.8.2
Roy Lichtenstein
(1923-1997)
WHAAM! THUNG! OHHH…
GRRRRRRRRRRR !

Insieme a Warhol, Roy Fox Lichtenstein è senza


a dubbio uno dei massimi e più rigorosi interpreti
della Pop-Art. Nato il 27 ottobre 1923 a Manhat-
condannati a morte. Dove c’è violenza c’è sempre tan, nel cuore di New York, è stato attivissimo fi-
notizia e il pubblico di massa è per sua natura san- no alla morte, che lo ha colto nella sua stessa città
guinario. natale, il 29 settembre 1997. Anche Lichtenstein
Ciò è particolarmente evidente in Sedia elettrica, ha una formazione artistica tutta americana, che
un portfolio di dieci serigrafie del 1971, nel qua- risente dunque in modo preponderante del gusto
le la drammaticità del soggetto (una sedia elettri- per la grafica pubblicitaria e per il disegno indu-
ca vuota all’interno di una camera di esecuzione) b striale. Durante la Seconda guerra mondiale il gio-
stride con la sua ripetizione nei colori più diversi e vane Roy è destinato al fronte europeo e nel 1946,
sgargianti Fig. 34.106 . Ed è sempre Warhol a notare ritornato negli Stati Uniti, riprende i propri studi
con acido sarcasmo come sia «incredibile quanta artistici all’Università dell’Ohio, dove anche inse-
gente appende nella propria camera da letto un gna fino al 1951.
quadro raffigurante la sedia elettrica, soprattutto Gli esordi pittorici si svolgono nel segno dell’al-
quando i colori del dipinto sono uguali a quelli del- lora dominante Espressionismo astratto, cui si uni-
le tende». c sce anche una profonda conoscenza delle Avan-
guardie europee. La svolta pop avviene invece nel
Minestra in scatola Campbell’s Gli oggetti pop 1961, quando entra in contatto con Andy Warhol.
per eccellenza, comunque, sono e restano i cibi. Il fumetto diventa allora la matrice principale della
Cibi quasi mai naturali e appetitosi, ma preferibil- sua opera. Lichtenstein, infatti, parte dall’analisi di
mente conservati, disidratati, congelati e surgelati. una qualsiasi vignetta, anche banale e in sé poco si-
Alimenti tecnologici, insomma, fatti per chi non gnificante, e ne ingigantisce a dismisura le dimen-
ha tempo (o voglia) di cucinare. Il mitico monu- d sioni. Questa abnorme dilatazione di un’immagi-
mento a questo tipo di cibo consumistico è la Mi- ne nota, sulla quale spesso si scorre lo sguardo con
nestra in scatola Campbell’s, che Warhol incomincia veloce indifferenza, la ripropone in modo nuovo e
ossessivamente a dipingere fin dai primi anni Ses- inconsueto. Allo stesso modo di come un semplice
santa Fig. 34.107 . Il barattolo presenta una semplice capello visto al microscopio appare con l’aspetto di
etichetta bicolore rossa e bianca con, al centro, il un tronco dalla corteccia nodosa, così un fumetto
cerchio contenente il marchio di fabbrica e le scrit- portato alle dimensioni di una grande tela assume
te «Campbell’s condensed» bianca su fondo rosso, forme e significati profondamente diversi dall’ori-
«Tomato» rossa e «Soup» nera e oro bordata di nero ginale Fig. 34.108 ❯ Ant. 292 .
320
sezione XII ■ Contemporaneità

34.109  34.111 Ô
Roy Lichtenstein, Whaam!, Roy Lichtenstein, M-Maybe
1963. Acrilico (magna) su (A Girl’s Picture) – F-Forse
tele, ciascuna 172,7×203,2 (Dipinto di una ragazza),
(totale 172,7×406,4 cm). 1965. Acrilico (magna)
Londra, Tate Gallery. su tela, 152,4×152,4 cm.
Colonia, Museum Ludwig.
34.110 
Roy Lichtenstein, Disegno 34.112 
preparatorio per Whaam!, Schema grafico con
1963. Matita su carta, l’evidenziazione delle
14,9×30,5 cm. Londra, retinature in M-Maybe.
Tate Gallery.

Whaam! In Whaam! l’artista precisa in modo spet-


tacolare la propria tecnica di lavoro partendo da
un fumetto nel quale è rappresentato un duello
aereo in cui un caccia statunitense abbatte un veli-
volo nemico Fig. 34.109 . Il procedimento consiste
nel proiettare sulla tela il piccolo disegno originale
a matita Fig. 34.110 ingrandendolo alle dimensioni
desiderate. A questo punto l’artista ricalca le linee di
contorno, al cui interno le campiture di colore ven-
gono stese in modo piatto e uniforme, per annul-
lare qualsiasi effetto di chiaroscuro. L’impiego del
magna (un tipo di smalto acrilico), comune a mol-
ta della produzione di Lichtenstein, permette poi di
ottenere il massimo della brillantezza. L’intervento
creativo dell’autore consiste nel mutare gli spessori
dei contorni, dei tratteggi e delle retinature tipogra-
fiche, in modo da farli apparire innaturalmente fuori
scala e, quindi, assolutamente irreali.

M-Maybe L’impiego della retinatura è particolar-


mente evidente in M-Maybe (A Girl’s Picture) – F-Forse
(Dipinto di una ragazza) – una tela di forma quadrata
realizzata nel 1965 Fig. 34.111 . Se si osserva l’incar-
nato del volto ci si accorge che esso, a differenza dei
capelli – che sono di un bel giallo uniforme – è otte-
nuto mediante l’ordinato accostamento di numero-
34.113  34.114  321
Roy Lichtenstein, Stepping Roy Lichtenstein, Natura
Out (Uscendo), 1978. morta con fruttiera
Olio e acrilico (magna) su di cristallo, 1972. Olio e
tela, 220,3×178,1 cm. acrilico (magna) su tela,
New York, Metropolitan 132,1×106,7 cm. New

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


Museum of Art. York, Whitney Museum of
American Art.

sissimi puntini rossi, secondo quanto avviene nor-


malmente nel procedimento tipografico di stampa.
Questo espediente, a cavallo tra la grafica, la foto-
grafia e la pittura, sortisce effetti di straniamento:
mentre alle dimensioni naturali di una striscia a fu-
metti le retinature non si percepiscono e appaiono
di un morbido color rosa (per gli incarnati) o gri-
gie (per alcuni particolari dello sfondo) Fig. 34.112 ,
nell’ingrandimento imposto da Lichtenstein la tra-
ma dei puntini si sgrana, diventando un qualcosa di
diverso, preminente e quasi astratto.
Il numero dei colori impiegati è limitatissimo, tre
o quattro al massimo, oltre al nero, proprio come av-
viene nei processi di stampa. I mezzi tecnici della pit-
tura sono dunque subordinati a quelli della grafica,
il che è la confessione di come l’arte, anche secondo
Lichtenstein, non possa essere figlia altro che della
società dei consumi e della comunicazione di massa.

Tempio di Apollo IV Come si è ricordato, l’ispi-


razione di Lichtenstein viene principalmente dal
fumetto: a quest’ultimo tuttavia l’artista afferma
di dovere lo stile, ma non i temi. Con un gusto ti-
picamente pop, infatti, all’interno della sua ope-
ra si riscontrano soggetti tratti dalla più banale
civiltà dei consumi (come appunto i fumetti e la
pubblicità) assieme a quelli appartenenti alla tra-
dizione artistica più elevata (come riproduzioni o
reinterpretazioni delle opere di Matisse, Picasso,
Léger Fig. 34.113 o Mondrian). Negli anni poi l’au-
tore diversifica ulteriormente la sua produzione rinto si sono trasformate in un motivo puramente
dandosi alla scultura e avviando successivamente grafico, che non rappresenta altro che se stesso. Le
una vasta attività nel campo della grafica, lavoran- due diverse retinature in grigio chiaro e grigio scu-
do in serie dedicate ai più tradizionali temi degli ro, così come il fondino di base, violentemente gial-
interni domestici, delle nature morte Fig. 34.114 e lo, sono altrettanti elementi di estraniazione rispet-
del paesaggio. to all’immagine di partenza. Questa, immiserita sul
Poiché il simbolo consumistico per eccellenza piano dei dettagli e limitata quasi a pure linee di con-
34.115 
dell’immagine di paesaggio è la cartolina illustrata, Roy Lichtenstein, torno, acquisisce nuovi valori sul piano simbolico di-
l’artista statunitense utilizza spesso come base dei Tempio di Apollo IV, 1964. ventando una specie di emblema – banalizzato – di
Olio e acrilico (magna) su
suoi lavori anche materiali tratti dalle cartoline o dai tela, 238,8×325,1 cm. come la società di massa, consumista e superficiale,
dépliant turistici. È il caso, per esempio, del Tempio St. Louis, Collezione Joseph vede l’antichità classica: nient’altro che un mito da
Pulitzer Jr. Dipinto e schema
di Apollo IV, una grande tela del 1964 Fig. 34.115 . Per grafico con evidenziazione (in
consumare, dunque, alla stessa stregua di Paperino,
realizzarla Lichtenstein è partito, come suo solito, azzurro) delle parti retinate. della Coca-Cola o di Marilyn Monroe.
da un’immagine estremamente convenzionale (una
cartolina o una locandina turistica, appunto). Proiet- ■ Whaam! Il titolo si riferisce alla vengono resi con aree omoge- Essi fanno semplicemente rife-
trascrizione onomatopeica che nee puntinate più o meno fitta- rimento alle prime parole del re-
tandola ingrandita sulla tela e dilatandone arbitraria- nei fumetti si suole fare dei ru- mente, quasi si trattasse di una lativo fumetto che, estrapolate
mente le dimensioni, egli l’ha sottratta alla sua fun- mori (qui il boato dell’esplosio- fittissima rete. dal contesto, non hanno alcun
ne). senso compiuto. La ragazza,
zione iniziale attribuendole un significato del tutto ■ M-Maybe Molti dipinti di infatti, è molto agitata e pensa,
■ Retinatura Processo tipo- Lichtenstein hanno dei titoli ap- quasi balbettando: «F… forse si
nuovo. Grazie all’eliminazione di qualsiasi partico- grafico mediante il quale i toni parentemente incomprensibili, è ammalato e non ha potuto la-
lare superfluo, le rovine del Tempio di Apollo a Co- di grigio e le sfumature di colore proprio come in questo caso. sciare lo studio!».
322 autoritratto attraverso la raffigurazione di un og-
getto personale, un accappatoio (dai colori vivacis-
simi come il serape del titolo, il tipico poncho messi-
cano). L’opera combina la pittura – caratterizzata
sezione XII ■ Contemporaneità

dalla stesura piatta del colore – con l’inclusione di


oggetti reali (una catena appesa a un gancio). L’im-
magine viene ripetuta affiancata per due volte: i due
capi tuttavia sono diversi per colore e, a uno sguar-
do più attento, anche per forma. Con questo sottile
gioco di differenze, allora, Dine intende anche nar-
rare qualcosa della sua mutevole storia personale.

At the Carnival A partire dagli anni Settanta l’artista


inizia a volgersi con maggiore intensità anche verso
le tecniche dell’incisione e del disegno. Nel decennio
successivo passa quindi alla scultura. All’interno del-
la ristretta gamma dei suoi soggetti assume un par-
ticolare rilievo quello della Venere di Milo, cui dedica
numerose opere e che considera «il simbolo della
cultura mondiale». Anche in questa scelta, tuttavia,
è possibile scorgere una ben chiara matrice pop: Di-
ne, infatti, rivolge la sua attenzione alla scultura an-
tica più abusata e commercializzata, resa popolare
da innumerevoli riproduzioni in qualunque dimen-
sione ed entrata perciò a far parte dell’immaginario
collettivo.
In At the Carnival (A Carnevale) Fig. 34.117 , ad esem-
pio, un gruppo del 1996, tre monumentali veneri di
legno, di dimensioni pressoché simili – mediamen-
te 4,30 metri di altezza –, troneggiano per forma e
colori. Fasce, campi o poligoni colorati pervadono
interamente le sculture senza distinguere fra drappo
e busto nudo, quasi che l’artista abbia cercato in ogni
modo di far emergere l’anima delle statue. Come già
il Double Isometric Self-Portrait aveva proposto due dif-
ferenti condizioni dell’artista, secondo un approccio
metaforico, così pure le tre veneri altro non sono che
34.8.3 34.116  una sola, la rappresentazione eterna e intramontabi-
Jim Dine, Double Isometric
le della bellezza femminile.
Jim Dine (1935) Self-Portrait (Serape)
– Doppio autoritratto
Condito con oggetti reali isometrico (Serape),
1964. Olio su tela 34.8.4
con anelli di metallo,
Jim Dine, nato a Cincinnati (Ohio) il 16 giugno 1935, legno e catene,
144,5×214,6 cm.
Claes Oldenburg (1929)
non ha mai voluto essere considerato un artista pop. New York, Whitney Fuori scala: che sconcerto!
Laureatosi all’Ohio State University di Columbus nel Museum of American Art.
1957, si trasferisce due anni dopo a New York. Qui 34.117  Tra i più precoci ad aderire alla Pop-Art, Claes Ol-
entra in contatto con Claes Oldenburg ❯ par. 34.8.4 , Jim Dine, At the Carnival denburg – nato a Stoccolma il 28 gennaio 1929 e tra-
(A Carnevale), 1996. Legno e
assieme al quale è protagonista della stagione dei smalto, 426,7×183×203 cm;
sferitosi con la famiglia negli Stati Uniti nel 1936 –
primi happenings. Sulla scorta delle ricerche New Da- 431,8×129,5×121,9 cm; compie gli studi all’Art Institute di Chicago. Dal
da, Dine si indirizza verso la rappresentazione di og- 462,2×114,7×168,3 cm. 1956 vive e lavora a New York, dove inizia a opera-
Collezione privata.
getti di uso quotidiano – tematica tipicamente pop – re nel campo degli environments (celebre la sua rico-
e del loro inserimento all’interno dell’opera. struzione di un negozio, all’interno del quale vende
le sue opere) e degli happenings ❯ Ant. 293 .
Double Isometric Self-Portrait (Serape) In Double
Isometric Self-Portrait (Serape) – Doppio autoritratto Soft Toilet Oldenburg afferma che la caratteristica
isometrico (Serape) Fig. 34.116 l’autore crea il proprio principale della sua ricerca artistica è quella di lavo-
34.118  323
Claes Oldenburg,
Soft Toilet (Toilette molle),
1966. Materiali vari
(vinile riempito di kapok, dipinto
con colori acrilici Liquitex e

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


legno), 141×71,8×76,2 cm.
New York, Whitney Museum
of American Art.

34.119 
Claes Oldenburg e Coosje
van Bruggen, Flying Pins (Birilli
che cadono), 2000. Acciaio,
plastica rinforzata con fibre,
schiuma di poliuretano e
cloruro di polivinile, resina
epossidica; dipinta con
gelcoat a base di poliestere
e smalto in poliuretano,
7,5×2,3 m ciascun birillo.
Eindhoven.

34.120 
Claes Oldenburg e Coosje
van Bruggen,
Screwarch (Vite arcuata),
1983. Alluminio verniciato
con smalto poliuretanico,
3,86×6,55×2,39 m.
Rotterdam, Museum
Boijmans Van Beuningen.
34.121 Ø
rare nel modo più spersonalizzato possibile. A parti- Claes Oldenburg e Coosje
re dalla metà degli anni Sessanta del Novecento rea- van Bruggen, Shuttlecocks
(Volani), 1994. Alluminio e
lizza una serie di sculture morbide, perfetto esempio plastica rinforzata con fibra
di come si possano utilizzare oggetti consueti e ba- di vetro, dipinti con smalto
poliuretanico. Quattro
nali deformandoli fino a renderli grotteschi e provo- volani ciascuno di 5,45
catori. È il caso della impossibile Soft Toilet (Toilette (altezza) × 4,59 (diametro
molle), realizzata nel 1966 Fig. 34.118 , con la quale superiore) × 1,22 (diametro
inferiore) m. Kansas City,
l’artista, pur partendo da un oggetto banalmente re- Nelson-Atkins Museum of Art.
ale, intende stravolgere il senso stesso della realtà to-
34.122 Ô
gliendo qualsiasi certezza anche alle forme più note Claes Oldenburg e Coosje
e sperimentate. Un wc molle, anche se di grandezza van Bruggen, Apple Core
(Torsolo di mela), 1992.
naturale, è ovviamente inservibile, e il realismo del- Alluminio pressofuso
le forme è contraddetto dall’assurdità del materiale, rivestito in resina e dipinto
con smalto in poliuretano,
cosicché l’oggetto viene percepito da chi l’osserva 300×200×200 cm.
con inquietudine, prima ancora che con ironia. Gerusalemme,
Museo di Israele.

Large-scale projects Dalla fine degli anni Sessan-


ta Oldenburg ha spesso operato assieme alla mo-
glie Coosje van Bruggen (1942-2009), scultrice e cri-
tica d’arte. I due hanno prevalentemente rivolto
la propria attenzione allo spazio urbano, proget-
tando strutture mastodontiche – a metà tra archi-
tettura e scultura – da inserire negli spazi aperti
delle città o nei comparti residenziali e produtti-
vi. I cosiddetti large-scale projects (progetti su larga
scala) non sono che una proiezione sul territorio svolgono, generano uno scarto linguistico che – nel
di piccoli oggetti d’uso comune (come una mollet- contempo – impressiona, produce spaesamento e
ta, ago e filo, uno spazzolino da denti, una sega da diverte Fig. 34.119 . È il caso di Screwarch (Vite arcua-
falegname) Fig. 34.122 ingranditi oltre ogni imma- ta) Fig. 34.120 , un’opera del 1983, una grande vite sa-
ginazione, secondo una prassi usuale fra gli artisti gomata ad arco – come se fosse stata appena estrat-
pop, già impiegata ad esempio da Roy Lichtenstein. ta da un supporto di dimensioni titaniche – lunga
Gli oggetti innaturalmente ingigantiti, collocati in oltre 6 metri, attualmente ospitata nel giardino del
luoghi inusuali per la funzione che essi solitamente Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, o
324 34.8.5
Richard Hamilton
(1922-2011)
sezione XII ■ Contemporaneità

Che affascinanti le case moderne!

Prima di imporsi con grande successo nel corso de-


gli anni Sessanta negli Stati Uniti, la Pop-Art ha avu-
to origine – come si è detto – durante il decennio
precedente in Inghilterra.
La sua prima formulazione avviene infatti all’in-
terno dell’Independent Group (Gruppo Indipen-
dente), che ha operato per tre anni (1952-1955)
nell’ambito dell’Institute of Contemporary Art di
Londra. L’Independent Group riunisce al suo interno
diverse personalità: oltre ad artisti (pittori, scultori,
fotografi), ne fanno parte anche architetti e critici
d’arte.
Nel corso della sua attività, che si è svolta con
l’organizzazione di conferenze ed esposizioni, i
membri dell’Independent Group rivolgono la pro-
pria attenzione all’indagine sui rapporti tra arte,
scienza e tecnologia, esplorando il legame tra l’ar-
te considerata “alta” (quella delle Avanguardie), e
quella “bassa”, appartenente alla nascente cultura
di massa, ed espressa in forme come la cartelloni-
stica pubblicitaria, il design industriale, il fumetto,
la fantascienza.
Uno dei membri principali del gruppo è Richard
Hamilton. Londinese (24 febbraio 1922-13 settem-
bre 2011), si forma artisticamente alle scuole serali
(1934), alla St. Martin’s School of Art e, soprattut-
to, alla Royal Academy School dove, tra il 1938 e il
1940, segue vari corsi di pittura.

Just what is it that makes today’s homes so dif-


ferent, so appealing? L’opera che rende subi-
to celebre Richard Hamilton è Just what is it that
a b c makes today’s homes so different, so appealing? (Che
cosa rende le case moderne così diverse e affascinan-
ti?) Fig. 34.123 , un collage del 1956 concepito co-
34.123 Ø 34.124  Man» del 25 dicembre me locandina della mostra «This is Tomorrow»
Richard Hamilton, Just Pubblicità da rotocalchi 1954.
what is it that makes statunitensi usate per b. Pubblicità del televisore
(«Questo è il domani») tenutasi alla Whitechapel
today’s homes so different, Just what is it that makes Stromberg-Carlson, Art Gallery di Londra.
so appealing? (Che cosa today’s homes so different, dalla rivista «Life»
rende le case moderne così so appealing? del 10 gennaio 1955.
L’opera – in cui è ricostruito un interno dome-
diverse e affascinanti?), c. Pubblicità del prosciutto stico utilizzando immagini tratte da diversi rotocal-
1956. Collage, 26×25 cm. a. Douglas of Detroit, Ritratto Armour Star, dalla rivista chi americani Fig. 34.124 – è diventata una sorta di
Tubinga, Kunsthalle. del culturista Ed Tyszka, «Look» del 20 aprile
Intero e particolare. dalla rivista «Tomorrow’s 1954. manifesto visivo del Pop britannico, poiché vi com-
paiono tutti gli emblemi e i miti della cultura popo-
anche di Shuttlecocks (Volàni) Fig. 34.121 , un gruppo lare contemporanea: dall’arredamento moderno in
del 1994. Qui quattro volani, ciascuno di 5 metri e stile post-razionalista alla cura maniacale del cor-
mezzo d’altezza, sono collocati nel parco del Nel- po a , dai nuovi strumenti tecnologici (aspirapol-
son-Atkins Museum of Art di Kansas City, disposti vere, registratore a nastro, televisore b ) al cibo in
in un modo che sembra casuale – ma studiatissimo, scatola c . La marca «Tootsie POP», sul lecca-lecca
invece – come se fossero il risultato di un gioco di gigante tenuto in mano dal culturista, infine, avreb-
bambini giganteschi. be ispirato gli artisti della Pop-Art americana.
34.8.6 325

David Hockney (1937)


Prospettive da urlo

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


David Hockney, nato a Bradford (Yorkshire) il 9 lu-
glio 1937, inizia gli studi artistici alla Bradford Scho-
ol of Art per proseguirli a Londra al Royal College
of Art. Dopo alcuni viaggi fra New York, Berlino e
l’Egitto, nel 1964 visita per la prima volta la Califor-
nia, la sua «terra promessa», dove risiede in maniera
intermittente fino al 1978, quando decide di stabi-
lirsi definitivamente a Los Angeles, insegnando, allo a b
stesso tempo, in varie università americane. Il lavo-
ro di Hockney, pur nella preponderante dedizione
al figurativo, mostra un’estrema versatilità stilistica
e tematica (fra i generi più frequentati sono il pae-
saggio, il ritratto e la natura morta), con incursioni
anche in campo teatrale (scenografie e costumi).
Nonostante gli esordi in ambito pop, l’artista ha se-
guito indirizzi di ricerca personali e i suoi mezzi
espressivi, sempre al passo con il progredire delle
tecniche, vanno dall’olio su tela fino all’iPad, pas-
sando per gli acrilici, il collage, la fotografia (analogi-
ca, Polaroid e digitale, spesso in photo-collage), il vi-
deo e la Computer graphics (grafica computerizzata).
Hockney, che oggi incarna una delle icone
dell’arte inglese del Novecento, ha indagato con in-
tensità i problemi legati alla percezione visiva, ap-
profondendo in particolar modo – anche sul piano
teorico – il rapporto fra realtà e rappresentazione.
La costante riflessione sull’arte si accompagna
nella sua pittura a una forte impronta autobiogra-
fica, con la rappresentazione ripetuta della propria
vita e dell’ambiente sociale e culturale che lo cir-
conda, attingendo con naturalezza a una straordi-
naria pluralità di fonti: dalla letteratura al cinema,
dalle immagini delle riviste alla storia dell’ar-
te ❯ Ant. 321 .

Portrait of Nick Wilder Hockney afferma di aver


scelto la California come luogo in cui vivere per il 34.125  nitida architettura a due piani degli anni Sessanta, i
David Hockney, Piscine.
sole e per il cinema. L’artista è così diventato canto- cui bianchi volumi vetrati si stagliano contro il cielo
re dello stile di vita rilassato e gaudente della West a. Peter Getting Out azzurro della California, senza una nuvola.
Coast statunitense, emblematicamente rappresen- of Nick’s Pool (Peter che La composizione, per l’essenzialità del segno, le
esce dalla piscina di Nick),
tato dalla piscina privata, tema a cui dedica una fa- 1966. Acrilico su tela, semplificazioni formali, la quasi totale assenza di
mosa serie di opere Fig. 34.125 . In Portrait of Nick 152×152 cm. Liverpool, ombre e la stesura uniforme e piatta dei colori, re-
Walker Art Gallery.
Wilder Fig. 34.126 Hockney ritrae il gallerista di Los b. A Bigger Splash ca, dunque, una forte impronta grafico-illustrativa e
Angeles Nick Wilder (1937-1989), suo amico e suo (Uno spruzzo più grande), denuncia un’ascendenza pop. Essa inoltre segue una
1967. Acrilico su tela,
futuro mercante. La tela, di formato quadrato (co- 242,5×243,9 cm. salda impostazione geometrica: la testa dell’uomo è
me molte altre di soggetto analogo), è racchiusa da Londra, Tate Britain. collocata nel punto in cui convergono la linea oriz-
una cornice bianca che rimanda alle stampe fotogra- 34.126 
zontale del terreno, quella verticale della parete della
fiche (l’opera, del resto, nasce dalla combinazione di David Hockney, Portrait of casa, quella diagonale della rampa delle scale, infi-
varie fotografie Polaroid, di formato quadrato, scat- Nick Wilder (Ritratto di Nick ne quella circolare della piscina. Le linee squadrate
Wilder), 1966. Acrilico su tela,
tate dall’artista stesso). Nick Wilder è ritratto in pri- 182,9×182,9 cm. Collezione dell’architettura contrastano con le macchie di vege-
mo piano immerso nella piscina della sua villa, una privata. tazione ai due lati e con la grande curva della piscina.
326
sezione XII ■ Contemporaneità

More Felled Trees on Woldgate Il paesaggio diven- 34.127  Ô


David Hockney, More
34.9
ta, intorno al 2000 – in concomitanza con il ritorno Felled Trees on Woldgate
dell’artista in Inghilterra, nella zona del nativo York- (Altri alberi abbattuti a
Woldgate), 2008. Olio
Arte cinetica
shire –, il genere preferito di Hockney. L’osservazio-
ne di questo soggetto avviene en plein air, con una
su due tele, ciascuna
152,4×121,9 cm.
e programmata
particolare attenzione ai cambiamenti di stagione Collezione dell’artista.
Intero e particolare.
e Op Art
e al tema dell’albero (solitario, in filari, vegeto, ab-
battuto). L’artista sembra pertanto ingaggiare un Movimento e percezione
dialogo con la lunga e straordinaria tradizione della fra arte e scienza
pittura inglese di paesaggio, da Constable a Turner.
I boschi di Woldgate, una località presso Il tentativo di liberare l’arte dalla dimensione di
Bridlington, sono fra i luoghi più amati e rappresen- staticità in cui è stata sempre tradizionalmen-
tati dall’artista, come in More Felled Trees on Woldgate te vincolata aveva portato diverse correnti delle
(Altri alberi abbattuti a Woldgate) Fig. 34.127 del 2008, Avanguardie storiche a sperimentare l’introduzio-
una composizione di due grandi tele uguali affian- ne del movimento – reale o simulato che fosse –
cate verticalmente a formare un’unica immagine. all’interno dell’opera.
L’artista lavora sia sul piano del disegno, con la forte Mentre il dinamismo futurista trova ancora
geometrizzazione prospettica dei tronchi abbattu- espressione in modo esclusivamente figurativo, le
ti accatastati lungo la strada, sia mediante il colore. ricerche anticipatrici di Marcel Duchamp si orien-
Quest’ultimo, incentrato soprattutto sulle forti con- tano già nella direzione di apparecchi dotati di mo-
trapposizioni dei complementari viola e giallo, a lo- tori e ingranaggi, al contrario dei mobiles di Alexan-
ro volta accostati per dissonanza alle fredde tonalità der Calder e delle Macchine inutili di Bruno Munari
dei verdi e degli azzurri, risulta essere il padrone as- (1907-1988) azionati dalle correnti d’aria, fino ai
soluto della scena. Le piccole pennellate puntinate, più recenti congegni meccanici di Jean Tinguely,
tratteggiate e virgolettate, infine, rimandano a una nei quali l’impiego di motori elettrici, ruote, cin-
rivisitazione in chiave attuale delle tecniche colori- ghie, pulegge e leveraggi è portato a livelli assai
stiche del Postimpressionismo ottocentesco. complessi e raffinati.
Arte cinetica e programmata 327
La lezione dei precursori viene ripresa e approfon-
dita nel secondo dopoguerra nell’ambito di quella
che è stata definita l’ultima avanguardia: l’Arte ci-

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


netica (dal greco kìnesis, «movimento»). Con que-
sto aggettivo si è voluta classificare una tendenza
diffusa in Europa (specialmente in Francia, Italia,
Germania) e nelle Americhe dalla metà degli anni
Cinquanta del Novecento per toccare l’apogeo nel
decennio successivo. Tali ricerche – che si concre-
tizzano soprattutto in pittura, scultura (con la pro-
duzione di oggetti, spesso moltiplicati), o mediante
installazioni – possono essere condotte in maniera
individuale o collettiva. In questi anni si registra in-
fatti la nascita di molti gruppi orientati in tale dire-
zione, che testimoniano un profondo cambiamento
della figura dell’artista e della sua funzione: l’opera
non è più considerata espressione dell’Io individuale
dell’autore (come poteva essere nell’Informale), ma
una macchina razionalmente progettata. Proprio a
questo aspetto allude la seconda denominazione che
il movimento assume in area italiana, quello di Ar-
te programmata, che teneva anche conto della pro-
grammazione informatica, allora solo agli albori.

Il movimento Da oggetto di rappresentazione o di


simulazione, nell’Arte cinetica e programmata il 34.128  34.129 
Davide Boriani, Superficie Schema identificativo
movimento diventa reale: esso viene ottenuto sia in magnetica, 1962. Ferro, dei materiali presenti in
a
maniera diretta (tramite l’inserimento all’interno magneti, vetro, motore Superficie magnetica.
dell’opera di componenti elettriche o meccaniche) elettrico, diametro 46 cm. c
a. Contenitore
Milano, Collezione Intesa
sia indiretta (attraverso l’impiego di effetti ottici). b. Limatura di ferro
Sanpaolo.
c. Barrette metalliche b
Le opere d’arte diventano così dei veri e pro-
■ Psicologia della percezio-
pri dispositivi che mirano al coinvolgimento del- ne (in tedesco Gestalt, «forma»,
lo spettatore, stimolando non più solo la vista, ma «rappresentazione»). Branca
della psicologia che si occupa
tutti i suoi meccanismi percettivi. Alla base di que- dello studio della percezione
sto modo di operare vi è un evidente interesse per umana. Dopo la nascita in Ger- dettato dalle varie configurazioni che il ferro assume
mania, all’inizio del XX secolo,
la scienza e le applicazioni tecnologiche, così come si è sviluppata soprattutto negli nel tempo. La limatura, infatti, si dispone secondo
Stati Uniti. flussi che rimandano a suggestivi effetti assimilabili
per gli studi di psicologia della percezione. Gli esiti,
piuttosto differenziati, hanno condotto all’indivi- ■ Gruppo T Gruppo artistico a quelli delle onde del mare o delle dune del deserto
fondato nel 1959 a Milano e
duazione di varie tipologie di opere: scioltosi nel 1968. Oltre a Bo-
modellate dal vento, rappresentazione di una realtà
■ quelle stabili che utilizzano effetti ottici; riani, vi hanno preso parte Gio- che il Gruppo T considerava «come continuo dive-
vanni Anceschi (1939), Gianni
■ quelle che richiedono il movimento fisico del nire di fenomeni che noi percepiamo nella variazione».
Colombo (1937-1993), Gabrie-
pubblico; le Devecchi (1937-2011), Gra-
zia Varisco (1937).
■ quelle che sono esse stesse in movimento. Op Art
■ Pattern Termine inglese utiliz- Una linea di ricerca per molti versi affine si sviluppa
zato in diversi ambiti (architet-
Superficie magnetica Quest’ultimo è il caso di Su- tura, design, musica, informati- alla fine degli anni Cinquanta in ambito internazio-
perficie magnetica (1962) Fig. 34.128 di Davide Boria- ca, biologia, psicologia). Si può nale (e soprattutto statunitense): quella della cosid-
tradurre, a seconda dei conte-
ni (Milano, 1936), uno dei membri del Gruppo T di sti, con «modello», «schema», detta Op Art (abbreviazione di Optical Art, «Arte otti-
Milano. L’opera consiste in un contenitore di forma «configurazione». In questo ca- ca»), termine coniato in voluta contrapposizione alla
so indica la ripetizione geome-
circolare Fig. 34.129, a , all’interno del quale si trova- trica di un motivo su cui si basa contemporanea Pop-Art. Più che il movimento in sé
no della limatura di ferro b e delle barrette metalli- la decorazione. in questo caso appaiono centrali i processi percettivi
che c . Alcune calamite nascoste nel retro sono mes- ■ A n a m o r f o s i Dal greco dell’occhio umano, con i loro fenomeni di illusioni
se in rotazione da un motore elettrico, provocando anamòrfosis, «ri-formazione». ed effetti ottici. Alle radici di questa corrente si col-
Fenomeno ottico per cui un’im-
con il loro movimento anche quello del metallo, in magine, realizzata in modo vo- locano sia la tradizione delle Avanguardie storiche
lutamente distorto, diventa leg-
virtù dell’attrazione magnetica esercitata. L’opera gibile soltanto da un determina-
sia le arti popolari, che facevano largo uso di pattern
modifica quindi continuamente il proprio aspetto, to punto di vista. ornamentali, di trompe-l’œil e dell’anamorfòsi.
328 34.10
Minimal Art
sezione XII ■ Contemporaneità

Serialitˆ e forme elementari


Quando nei primi anni Sessanta una nuova for-
ma d’arte fa la sua prima comparsa nelle gallerie
di New York, diverse sono le proposte per darle
un nome: ABC Art, Cool Art (Arte fredda), Primary
Structures (Strutture primarie), Literalist Art (Arte let-
teralista).
A imporsi con maggior fortuna è la denomina-
zione Minimal Art (Minimalismo, in italiano) la cui
introduzione nel 1965 si deve al filosofo inglese Ri-
chard Wollheim (1923-2003), per indicare la sem-
pre più diffusa riduzione del contenuto artistico, a
suo dire caratteristica di quasi tutta l’arte dell’ulti-
mo cinquantennio del Novecento. La Minimal Art,
del resto, rappresenta l’esito estremo di una linea
di ricerca che si svolge – soprattutto in campo pit-
torico – per tutto il XX secolo, e che affonda le sue
radici nelle Avanguardie russe, passando attraverso
le ricerche sul monocromo condotte da artisti co-
me Rauschenberg, Klein e Manzoni. Un indirizzo
che coinvolge anche altre discipline, come musica
e letteratura (per le quali si preferisce ricorrere co-
Vega-Nor Uno degli iniziatori di questa tenden- 34.130  munque al termine Minimalismo).
Victor Vasarely, Vega-
za è l’ungherese Victor Vasarely (Pécs, 1906-Parigi, Nor, 1969. Olio su tela,
1997). Nella serie Vega – che deve il suo nome all’o- 200×200 cm. Buffalo, Forme elementari, materiali industriali Il termine
monima, luminosissima stella della costellazione Albright-Knox Art Gallery. minimal rinvia alla riduzione delle forme a quelle
della Lira – l’artista assume come fonte d’ispirazio- 34.131 Ô minimali, cioè più semplici ed elementari possibile,
ne la natura, contemplata nei suoi aspetti più estre- Schema geometrico con la consapevolezza che semplicità della forma
di Vega-Nor.
mi, come l’estensione e l’espansione dell’universo. non significa assolutamente semplicità o scarsezza
In una delle opere della serie, Vega-Nor, un olio su 34.132 Ô dei contenuti.
Schema dei colori
tela del 1969 Fig. 34.130 , l’artista simula un effetto complementari di Vega-Nor. Pur nelle diverse articolazioni delle ricerche in-
di tridimensionalità sul piano bidimensionale del dividuali, è comunque possibile individuare alcune
dipinto. Attraverso la manipolazione delle linee, caratteristiche che accomunano tutti gli esponenti
delle forme e dei colori, infatti, Vasarely crea – al di questo movimento. L’arte minimal – che interes-
centro della superficie piatta della tela – l’illusoria sa essenzialmente il campo della scultura (ma in
presenza di una sfera che sembra avanzare proiet- senso lato il termine è stato esteso anche alla pittu-
tandosi verso lo spettatore Figg. 34.131 e 34.132 . L’o- ra) – si caratterizza infatti per l’impiego di volumi
pera, insieme alle molte consimili che produce an- geometrici elementari (come cubo, prisma e pira-
che negli anni successivi, esemplifica la concezione mide), usati sia singolarmente sia come moduli di
dell’autore di un’arte veramente democratica e com- sequenze seriali.
prensibile a tutti. Per la loro realizzazione ci si serve di materiali di
Dopo il grande e rapido successo iniziale, tutta- tipo industriale ed edilizio come lastre di metallo,
via, già verso la fine degli anni Sessanta tanto l’arte tubi al neon, plexiglas, legno e mattoni, dei quali
cinetica e programmata quanto la Op Art entrano viene anche conservato il colore originario. A livel-
in una fase di rapido declino, riducendosi spesso a lo compositivo vengono adottati criteri di modula-
un semplice fenomeno di moda, tendente a limi- rità e ripetizione, riducendo o annullando del tutto
tarsi a puro fatto decorativo. La loro eredità, però, le relazioni significative tra gli elementi dell’opera.
viene raccolta e sviluppata soprattutto nei campi Tali scelte formali determinano un aspetto auste-
del design, della moda e dell’architettura e, per quel ro – spesso dimesso – e impersonale, scarsamen-
che attiene alla Op Art, anche nella grafica compu- te emozionale e opposto, quindi, al soggettivismo
terizzata. dell’Espressionismo astratto e dell’Informale. Coe-
rentemente con i processi di fabbricazione di tipo 329
industriale adottati, spesso l’esecuzione dell’ope-
ra viene delegata a terzi, limitando l’intervento
dell’artista alla sola fase di ideazione. In questo

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


aspetto la Minimal Art anticipa quella che da lì a
poco sarà definita Arte concettuale par. 34.12 .
Un altro elemento determinante di questa for-
ma d’arte è costituito dal rapporto con lo spazio:
le opere infatti vengono semplicemente appese al
muro o poggiate sul pavimento senza alcun basa-
mento Fig. 34.133 . Si instaura quindi un rapporto
con il contesto espositivo (con la sua conformazio-
ne e le sue dimensioni fisiche), che diventa in tal
modo una vera e propria componente dell’opera.
In questa dialettica è coinvolto anche lo spettatore,
che si trova spesso a condividere il medesimo spa-
zio e a confrontarsi con la presenza fisica dell’opera
stessa. Tale attenzione nei conf ronti dello spazio
aprirà la strada a quella che successivamente sarà
conosciuta come Land Art par. 35.1 .

Frank Stella (1936)


Le tematiche della Minimal Art sono anticipate sin
dalla fine degli anni Cinquanta da Frank Stella. Na-
to a Malden (Massachusetts) il 12 maggio 1936, si
forma alla Phillips Academy di Andover e alla Prin-
ceton University.

Die Fahne Hoch! Appena ventitreenne pone le


basi del Minimalismo con una serie di opere rea- 34.133  oggetto […]. Tutto ciò che voglio che si trag-
John McCracken, Blue Plank,
lizzate nel biennio 1958-1960, successivamente de- 1969. Resina di poliestere su
ga dai miei quadri, e tutto ciò che io ho sempre
nominate Black Paintings (Quadri neri). Si tratta di vetroresina e compensato, tratto da essi, è il fatto di poter vedere l’intera
grandi quadri basati su un principio deduttivo: la 244,5×56,5×8,1 cm. idea senza nessuna confusione. Quello che vedi
New York, Solomon R.
composizione infatti è determinata dalla forma e Guggenheim Museum. è quello che vedi».
dal contorno della tela.
34.134 Ô
La superficie è dipinta a bande nere – di larghez- Frank Stella, Die Fahne Harran II Successivamente, concentratosi sul di-
za pari allo spessore del telaio – separate da porzio- Hoch! (In alto la bandiera!), pinto in quanto oggetto, Stella elimina tutte quelle
1959. Smalto su tela,
ni di tela risparmiata. Ricordando la sua precedente 308,6×185,4 cm. New parti della tela che sarebbero potute rimanere sen-
esperienza di imbianchino, Stella utilizza colori e York, Whitney Museum of za disegno o colore e che, pertanto, erano reputate
American Art. Intero e schema
pennelli per l’edilizia, lasciando come supporto la geometrico-compositivo.
superflue.
tela non preparata. La tela segue così l’andamento delle strisce: na-
Uno dei più noti esempi appartenenti alla serie scono le prime tele sagomate (Shaped canvases) a
dei Black Paintings è Die Fahne Hoch! (In alto la ban- forma di «T», «V», «X»; allo stesso tempo l’artista si
diera!), del 1959 Fig. 34.134 . In questo caso le linee rivolge ai colori metallici e fluorescenti, che rendo-
cruciformi al centro della superficie la dividono in no possibili effetti e accostamenti mai sperimenta-
modo simmetrico in quadranti, ciascuno dei quali ti prima. La sagomatura, in seguito, assume anche
riproduce al suo interno l’angolo retto della croce. la dinamica forma di poligoni irregolari (Irregular
Con la loro monocromia e simmetria, impersonali- Polygons).
tà e autoreferenzialità, i Black Paintings negano ogni Dalla metà degli anni Sessanta, Stella estende
illusionismo e profondità pittorica, rompendo in enormemente la gamma di forme e colori della
maniera netta con le esperienze dell’Espressioni- propria astrazione. Lo testimonia la serie Protrac-
smo astratto. Il presupposto teorico è esplicitato tors (Goniòmetri), basata sull’omonimo strumento
dall’artista stesso con queste parole: utilizzato per la misurazione e la costruzione degli
angoli. In queste opere l’artista si dice interessato
«La mia pittura è basata sul fatto che solo ciò che a realizzare della pittura decorativa in termini di
può essere visto è presente in essa. È in realtà un inequivocabile astrazione.
330 a
a
a
a
a
a
sezione XII ■ Contemporaneità

a
a
a
a
a
a
a
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a
a
a

Alla serie appartiene Harran II, del 1967 Fig. 34.135 , 34.135  34.138 
Frank Stella, Harran II, 1967. Donald Judd,
che si compone di sei tele: due quadrate Fig. 34.136, a Polimeri e polimeri fluorescenti Senza titolo, 1969.
e quattro a quarto di cerchio b . Le prime recano su tela, 304,8×609,6 cm. New Rame lucido,
strisce concentriche ad arco di circonferenza, sim- York, Solomon R. Guggenheim 457,2×101,6×78,7 cm.
Museum. New York, Solomon
metriche rispetto a una diagonale; le seconde, inve- R. Guggenheim
ce, strisce che seguono l’andamento arcuato della 34.136 Ô Museum.
Schema geometrico-
sagoma stessa. Le bande sono dipinte con una com- compositivo di Harran II. 34.139 
binazione di pigmenti acrilici e fluorescenti, che dan- Schema proporzionale
e compositivo di Senza
no luogo a un cromatismo potente, quasi psichedeli- titolo.
co. L’unione e l’armonioso accostamento delle tele
a = 22,86 centimetri
producono un’opera che, oltre a essere pittura, è an-
che rilievo, componendosi, secondo un disegno geo- a
metrico, sulla parete nuda c .
Nel corso degli anni Stella continua in questa di- voro esemplifica pienamente i caratteri minimalisti:
rezione, aumentando progressivamente anche le scelta di materiali (come acciaio, alluminio anodiz-
dimensioni del rilievo fino ad arrivare alla scultura b zato, plexiglas) e processi industriali, semplicità della
tridimensionale. Parallelamente sperimenta altre forma, ripetizione seriale (nelle sue parole «Una co-
tecniche espressive, come la grafica e l’incisione. sa dopo l’altra»), rigore scientifico nella disposizio-
ne dei singoli elementi (secondo una logica tipica-
Donald Judd (1928-1994)
c
mente matematica), assoluta e ribadita mancanza di
Uno degli interpreti più rigorosi e coerenti della Mi- soggettività e di partecipazione emotiva Ant. 296 .
nimal Art per l’intero corso della sua carriera è stato Judd individua pertanto il significato dell’opera
lo statunitense Donald Judd. Nato a Excelsior Spring 34.137 Ô nell’opera stessa (che non pretende di essere altro
Donald Judd, The Arena,
(Missouri) il 3 giugno 1928, serve nell’esercito du- metà degli anni Ottanta.
da ciò che è e che ciascuno vede) e colloca l’arte
rante la guerra in Corea, stabilendosi al suo ritorno Marfa (Texas), Chinati sotto l’ègida di un nuovo criterio: quello dell’inte-
a New York. Si laurea prima in filosofia (1953) e poi Foundation. resse. A suo parere, infatti, «un’opera d’arte dev’es-
in storia dell’arte (1961) alla Columbia University, av- sere soltanto interessante». E spiega: «Non è neces-
viando anche una parallela attività di critico d’arte. sario per un lavoro avere molte cose da guardare,
All’impegno artistico affianca un’importante produ- comparare, analizzare una a una, contemplare. La
zione teorica e l’insegnamento. Nel 1972 si trasferi- cosa come un intero, le sue qualità come un intero,
sce a Marfa, in Texas, dove allestisce la Chinati Foun- è questo ciò che è interessante. Le cose importanti
dation, un complesso di edifici destinati a ospitare sono sole e sono più intense, chiare e potenti».
il proprio lavoro e quello di altri artisti Fig. 34.137 .
Scompare a New York il 12 febbraio 1994. Senza titolo Esemplare della produzione di Judd
Dopo un esordio come pittore – prima figurativo, è Senza titolo (1969) Fig. 34.138 . L’opera consi-
poi astratto – Judd abbandona lo spazio piatto della ste semplicemente in dieci parallelepipedi di ra-
tela in favore di quello reale, considerato più poten- me lucido, ciascuno delle dimensioni in pianta di
te e specifico. Dall’inizio degli anni Sessanta la sua 101,6×78,7 centimetri per un’altezza di 22,86 cen-
opera si indirizza quindi verso quelli che definisce timetri Fig. 34.139 . Collocati su una parete del Gug-
specific objects (oggetti specifici), in quanto non ap- ■ Harran II Frank Stella dà alle genheim Museum di New York, sono distanziati
partenenti né alla categoria della scultura, né della opere della cosiddetta Protrac- verticalmente fra loro di uno spazio pari all’altezza
tor Series titoli che si riferiscono
pittura, ma a una sorta di ibrido tra le due. Il suo la- ad antiche città mediorientali. dei singoli elementi (22,86 centimetri, quindi), cre-
331

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


ando una dialettica fra pieno e vuoto e arrivando
così a considerare anche lo spazio come un elemen-
to dell’opera scultorea. Le misure dell’installazio-
ne, infine, sono determinate anche dalle dimen-
sioni dell’ambiente che la ospita, il che testimonia
la grande attenzione che lo scultore minimal pone
sempre ai rapporti fra opera e contesto espositivo.

Sol LeWitt (1928-2007)


All’esperienza minimal è legato anche il nome di Sol
LeWitt, che è stato uno dei massimi teorici dell’Ar-
te concettuale par. 34.12 . LeWitt nasce a Hartford
(Connecticut) il 9 settembre 1928 da famiglia russa
emigrata negli Stati Uniti. Compie la prima forma-
zione artistica alla Syracuse University, e in seguito
si sposta in Europa, dove ha modo di studiare an-
che gli antichi maestri. Dopo il definitivo trasferi-
mento a New York, negli anni Cinquanta, condu-
ce alcune esperienze nel campo del design e della
grafica, lavorando come disegnatore nello studio
dell’architetto Ieoh Ming Pei (Canton, 1917). Scom-
pare a New York l’8 aprile del 2007, dopo aver vis-
suto a lungo a Spoleto, in Umbria.

Progetto seriale n. 1 (ABCD) LeWitt esordisce


nei primi anni Sessanta con alcuni rilievi murali,
semplificando progressivamente il suo linguaggio
fino all’adozione di un vocabolario minimalista.
Dal 1965 realizza infatti una serie di strutture in cui
impiega schemi modulari semplici, basati sul qua-
drato (nel piano) e sul cubo (nello spazio). Seguo-
no quindi le Serial Structures (Strutture seriali), il cui
primo esemplare è Progetto seriale n. 1 (ABCD) del
1966 Figg. 34.140 e 34.142 . Alla base di questa serie 34.140  34.141  34.142 
Sol LeWitt, Progetto seriale Schema geometrico di Sol LeWitt, Progetto seriale n. 1
è il progetto di collocare una forma all’interno di n. 1 (ABCD), 1966. Smalto Progetto seriale n. 1 (ABCD). (ABCD), Announcement for Sol
un’altra, comprendendo tutte le principali variazio- cotto su unità di ferro, LeWitt Exhibit (Presentazione
ni bidimensionali e tridimensionali. Sopra un reti- 50,8×398,9×398,8 cm. della mostra di Sol LeWitt),
New York, Museum Dwan Gallery, Los Angeles,
colo tracciato sul pavimento si dispongono un insie- of Modern Art. April 1, 1967. Litografia offset,
me di permutazioni di cubi aperti e chiusi secondo edizione di 50; 35,6×35,6 cm.
Boston, Krakow Witkin Gallery,
quattro varianti (ABCD): la serie inizia con un reti- inv. n. 21197.
colo piatto e cubi aperti e si conclude con volumi ■ Permutazioni Qui con il si-
gnificato di «modificazioni, va- Disegni e stampe
tridimensionali chiusi Fig. 34.141 . Gli elementi sono rianti, diverse disposizioni».
332 34.143 
Sol LeWitt, Wall Drawing
#601 (Disegno murale
n. 601), 1989. Inchiostro
colorato diluito. Des Moines
(Iowa), Art Center.
sezione XII ■ Contemporaneità

a b
34.144 
Rielaborazione grafica dei
disegni del portfolio di Sol
LeWitt, Forme derivate da
un cubo, 1982. New York,
Museum of Modern Art. c d
34.145 
Evidenziazione grafica
di alcuni particolari
di Wall Drawing #601.

ideativa, mentre l’esecuzione materiale, in quanto


puro atto meccanico, ma comunque portatore di
soggettività ed emozioni (anche se a livello elemen-
tare, quali possono esservene nel tracciamento di un
segmento o nella campitura di una superficie), viene
lasciata a terzi. Con il tempo le opere di questa serie
acquistano un grado di sempre maggiore comples-
sità, passando dal bianco e nero al colore e a forme
sempre più articolate come solidi geometrici.

Wall Drawing #601 Wall Drawing #601 (Disegno


murale n. 601), opera del 1989 Fig. 34.143 , eseguita
in sfumati e caldi inchiostri colorati, dispiega sul-
realizzati in alluminio dipinto di bianco, che con- la superficie piana di una parete venticinque so-
ferisce un aspetto di geometrica precisione. Spiega lidi assonometrici, tutti derivanti da un cubo ini-
l’artista in un testo che accompagna il lavoro: ziale Fig. 34.144 , rigorosamente racchiusi entro
un reticolo nero, ricordo delle Serial Structures de-
«Lo scopo dell’artista non sarebbe di istruire lo
gli anni Sessanta. I vari solidi rappresentati posso-
spettatore, ma di dargli delle informazioni. Se lo
no essere poliedri regolari, come nel caso del cu-
spettatore comprenda queste informazioni è se-
bo Fig. 34.145, a ; prismi retti a base poligonale b ;
condario per l’artista; egli non può prevedere la
assemblaggi complessi di più solidi, come il corpo
comprensione di tutti i suoi spettatori. Egli non
costituito da un cubo che sormonta un parallele-
fa che seguire la sua premessa prestabilita fino
pipedo c o la “scala” d , a sua volta formata dalla
alla sua conclusione evitando la soggettività. Il
sovrapposizione di quattro parallelepipedi di lun-
caso, il gusto, forme ricordate inconsciamente
ghezza decrescente; infine, solidi troncati, come
non dovrebbero giocare alcun ruolo nel risultato.
nel caso del cubo al quale è stato asportato uno dei
L’artista seriale non cerca di produrre un oggetto
vertici, in modo tale da definire in corrispondenza
bello o misterioso, ma opera come un impiegato
di esso un triangolo isoscele e .
che cataloga i risultati delle sue premesse».
Wall Drawing #1126 Whirls and Twirls 1 Gli ultimi
Il ciclo dei Wall Drawings Nel 1967 l’artista pub- esiti della serie sono ben illustrati da Wall Drawings
blica il saggio Paragraphs on Conceptual Art (Para- #1126 Whirls and Twirls 1 (Disegno murale n. 1126
grafi sull’Arte concettuale), una delle prime teorizza- Vortici e mulinelli 1) Fig. 34.146 , eseguito nel 2004
zioni compiute dell’Arte concettuale par. 34.12 . per il soffitto voltato della sala di lettura della set-
Con lo spostamento verso questo nuovo indirizzo, tecentesca Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. La
LeWitt avvia un vasto ciclo di lavori denominati decorazione si estende per sessanta metri quadrati
Wall Drawings (Disegni murali), che conta più di 1200 e si presenta proprio come un convulso insieme
esempi. La serie si basa sull’ideazione e la progetta- di vortici e mulinelli formati da fasce segmentate
zione di un disegno da eseguire sul muro. Nei Wall policrome basate su colori primari (rosso, giallo e
Drawings, pertanto, l’artista si riserva la sola fase blu) e complementari (verde, viola e arancione), il
34.146 Ô 333
Sol LeWitt, Wall Drawing
#1126 Whirls and Twirls 1
(Disegno murale n. 1126 Vortici
e mulinelli 1), 2004. Colori
acrilici, 13,3×4,6 m. Reggio

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


Emilia, Biblioteca Panizzi.
Dipinto e veduta della sala
di lettura della biblioteca.

cui accostamento produce l’effetto di una straor-


dinaria accensione cromatica. Pur nella sua astra-
zione, la forma è evocativa di una molteplicità di
riferimenti: un caos cosmologico, flussi liquidi, o,
in virtù della collocazione sopraelevata, addirittu-
ra nuvole.

Dan Flavin (1933-1996)


Esponente di primo piano della Minimal Art, Dan
Flavin (New York, 1933-Riverhead, New York,
1996) ha fatto della luce al neon il suo esclusivo
mezzo espressivo. Al ritorno dalla guerra di Co-
rea studia per breve tempo storia dell’arte alla New
School for Social Research e quindi si trasferisce al-
la Columbia University, dove segue corsi nella stes-
sa materia e in pittura e disegno. Nel f rattempo
si dedica ai lavori più disparati, come guardiano e
ascensorista al Museum of Modern Art e a quello 34.147 Ô suo parere, infatti, «l’illuminazione con le lampade
Dan Flavin, Untitled (to Donna)
di Storia Naturale di New York. 5a Ð Senza titolo (a Donna) 5a,
deve essere riconosciuta e usata semplicemente, di-
Flavin esordisce nel 1961 con quelle che chiama 1971. Tubi fluorescenti, metallo rettamente, velocemente, ovvero non usata affat-
Icone, elementi geometrici di vari materiali (legno, dipinto, 245×245×139 cm. to. In un senso contemporaneo, sensato e artistico.
Parigi, Musée National d’Art
masonite, fòrmica) su cui sono applicate – in vario Moderne, Centre Georges Non c’è tempo per la contemplazione, la psicologia,
modo – luci a incandescenza (le comuni lampadine) Pompidou. Installazione ed il simbolismo, o il mistero».
evidenziazione degli effetti di
e fluorescenti (tubi al neon). Ben presto la luce di- luce dei tubi al neon colorati.
venta un elemento espressivo indipendente, e la pro- Untitled (to Donna) 5a In numerose serie di lavo-
duzione di Flavin impiega esclusivamente tubi al ne- a ri, Flavin sceglie di installare la propria opera all’an-
on (allora all’avanguardia tecnologica), nelle misure golo fra due muri, interessato a esaminare la varia-
e nei colori (rosso, blu, verde, rosa, giallo, quattro zione della percezione e gli effetti ottici provocati
tonalità di bianco e ultravioletto) comunemente di- dall’interazione tra i colori. È ad esempio il caso di
sponibili in commercio. Tali elementi sono installati Untitled (to Donna) 5a – Senza titolo (a Donna) 5a del
in diverse configurazioni di crescente complessità: 1971 Fig. 34.147 . L’opera consiste in un semplice te-
dopo averli semplicemente fissati sulla parete, l’ar- laio quadrato formato da quattro barre al neon di
tista inizia a installarli in spazi sempre più articolati diverso colore, collocato contro l’angolo fra due pa-
b
(come corridoi o angoli) o, ancora, a utilizzarli per reti. I tubi fluorescenti posti ai due lati superiore e
costruire strutture come barriere o muri. Servendosi inferiore – rivolti verso lo spettatore – sono gialli,
di questo materiale industriale, Flavin arriva a un ti- mentre quelli laterali – rivolti verso il muro – sono
po d’arte immateriale, che interagisce con lo spazio blu dal lato sinistro e rosati da quello destro a . In
in cui è collocata, estendendosi a una dimensione conseguenza a ciò anche le due pareti d’angolo ven-
ambientale Ant. 298 . L’artista si riferisce al suo uso gono tenuemente rischiarate dal riverbero dei neon,
della luce artificiale con il termine «situazionale»: a assumendo delicate tonalità di azzurro e di rosa b .
334 34.11
Tendenze
postminimaliste:
sezione XII ■ Contemporaneità

Process Art
o Anti-form
Materia, processo, forma
L’affermazione della Minimal Art e la sua consacra-
zione museale danno luogo ben presto a forti feno-
meni di reazione e opposizione nei suoi confronti
che prendono corpo in una nuova tendenza artistica
che si sviluppa su entrambe le sponde dell’Atlantico
a partire dalla fine degli anni Sessanta (in particolare
dal 1968) per proseguire lungo tutto il decennio suc-
cessivo. Il suo tratto qualificante è l’idea di rompere
la forma chiusa minimalista Fig. 34.148 , ponendo
l’attenzione sul processo di realizzazione dell’opera,
piuttosto che sull’opera in quanto oggetto compiu- Nella sua multiforme carriera, Morris attraver-
to (da cui il nome Process Art, Arte processuale). L’ac- sa le principali tendenze del secondo dopoguerra:
cento così viene messo sulla materia, di cui sono dopo gli inizi come pittore astratto espressionista,
esaltate in primo luogo le caratteristiche fisiche (co- si interessa alla danza grazie alla moglie, la balle-
me peso e leggerezza, opacità, lucentezza e traspa- rina e coreografa Simone Forti, nel Judson Dance
renza, gravità, durezza e morbidezza). Theater di New York, quindi f requenta i territo-
Un’estrema varietà caratterizza i materiali utiliz- ri del Minimalismo, della Process Art e della Land
zati, che provengono sia dal mondo naturale sia da Art par. 35.1 . Dopo un sorprendente ritorno alla
quello artificiale dell’industria, e includono tra gli al- pittura negli anni Settanta, l’artista si è occupato
tri lattice, cera, gomma Fig. 34.149 , feltro, piombo. dagli anni Novanta soprattutto della ricostruzione
I processi cui vengono sottoposti sono volutamen- del suo lavoro precedente.
te elementari e prevedono semplici operazioni qua-
li colatura, lancio o caduta per forza di gravità. Un Untitled (Tangle) A partire dal 1967 Morris ma-
simile ventaglio di tecniche prevede l’inclusione di tura un superamento del Minimalismo iniziando
una nuova dimensione, quella della temporalità, ne- l’impiego del feltro, materiale industriale privo di
cessariamente connessa al processo di esecuzione. rigidità (Felt Pieces, Opere di feltro). A questa serie di
34.148 
Il risultato è un’opera la cui forma è aperta, indeter- Eva Hesse, Hang up
lavori appartiene anche Untitled (Tangle) – Senza ti-
minata, talvolta effimera, sempre soggetta all’impre- (Riappeso), 1966. tolo (Groviglio), del 1967 Fig. 34.151 . In quest’opera
visto (da cui deriva l’altro nome con cui questa ten- Acrilico su stoffa, legno, il materiale viene tagliato in strisce, appeso in un
corda, tubo di acciaio,
denza è conosciuta: Anti-form, ovvero Anti-forma). 182,9×213,4×198,1 cm. solo punto sul muro e quindi lasciato pendere, fa-
Alla base di tale rinnovamento della pratica artistica Chicago, Art Institute. cendo sì che la forza di gravità ne determini la for-
si deve riconoscere ancora una volta la fondamen- 34.149  ma. L’intervento dell’artista si limita pertanto alle
tale influenza del dripping di Pollock, nonché delle Richard Serra, Senza titolo, sole operazioni preliminari di scelta del materiale,
1967. Gomma vulcanizzata,
«sculture molli» di Oldenburg. tubo al neon e cavo, insieme taglio e ancoraggio sulla parete. Abbandonando il
244,5×186,7×17,2 cm. New controllo autoriale sull’opera, dunque, a ogni nuo-
York, Museum of Modern Art.
Robert Morris (1931) va esposizione il lavoro risulterà sempre e comun-
La prima teorizzazione dell’Anti-form si deve a un 34.150  que diverso. L’opera esemplifica appieno il nuovo
saggio dell’artista statunitense Robert Morris, che Robert Morris, Litanies, approdo Anti-form, il cui manifesto è il saggio dal
1963. Piombo su legno
vi arriva dopo una lunga sperimentazione. Morris, con portachiavi d’acciaio, titolo omonimo, pubblicato nel 1968 sulla rivista
nato a Kansas City nel 1931, studia prima ingegne- chiavi e serratura d’ottone, «Artforum» Ant. 299 . Al suo interno, Morris pre-
30,4×18×6,3 cm. New York,
ria e poi arte nella propria città natale. Dopo un Museum of Modern Art. scrive di lasciare che siano i materiali stessi a de-
semestre alla California School of Fine Arts di San terminare la propria forma, secondo leggi basate
34.151 
Francisco, frequenta il Reed College in Oregon, in- Robert Morris, Untitled (Tangle) sulle caratteristiche di casualità, indeterminazione,
terrompendo gli studi di filosofia e psicologia per il – Senza titolo (Groviglio), 1967. processualità e precarietà, facendo si che «mucchi
Feltro, 296,7×269,3×147,4 cm.
servizio militare. Si diploma infine all’Hunter Col- New York, Museum
disordinati, cataste casuali e sospensioni creino for-
lege di New York – dove si era trasferito nel 1960. of Modern Art. me accidentali per il materiale».
Bruce Nauman (1941) 335
Alla fase postminimalista è legato l’esordio artistico
di Bruce Nauman (Fort Wayne, Indiana, 1941): l’ar-
tista ha toccato tutti i mezzi espressivi (scultura, vi-

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


deo, performance, installazione, fotografia) insieme
a molteplici nuclei tematici. Questa eterogeneità si
rintraccia fin dalla sua formazione che spazia dalla
matematica alla fisica, dalla filosofia alla musica. Si
laurea in storia dell’arte nel 1966 alla University of
California di Davis e si trasferisce a San Francisco per
insegnare. Dal 1979 vive in un ranch nel New Mexi-
co, dove si dedica anche all’allevamento di cavalli.

Undici fotografie a colori Nauman abbandona pre-


sto la pittura astratta con inserti materici per dedi-
carsi a performances che lo vedono protagonista, re-
gistrate in fotografia o in video. Egli inaugura l’uso
del proprio corpo come strumento espressivo, affer-
mando: «Se manipolando la creta è possibile crea-
re un’opera d’arte, allora si può fare altrettanto con
il proprio corpo. Proprio così: il corpo diventa uno
strumento, un oggetto da manipolare». Significati-
vo di questa fase è un portfolio di undici fotografie
del 1966-1967 in cui mette in scena situazioni quo-
tidiane (come Cold Coffee Thrown Away – Caffè fred-
do buttato via Fig. 34.152 ) o rappresenta dei modi di
dire (Feet of Clay – Piedi di creta Fig. 34.153 ), in una
esplorazione di quelli che l’autore definisce «limiti
funzionali» del linguaggio. Di questa serie fa parte
anche Self-Portrait as a Fountain (Autoritratto come fon-
tana) del 1966 Fig. 34.154 , in cui si ritrae come una 34.152  34.153  34.154 
Bruce Nauman, Cold Coffee Bruce Nauman, Feet of Clay Bruce Nauman, Self-Portrait as
fontana intenta a far zampillare acqua dalla bocca. Thrown Away (Caffè freddo (Piedi di creta), 1966-1967. a Fountain (Autoritratto come
Nauman rinnova il genere dell’autoritratto, affron- buttato via), 1966-1967 (versione Stampa a colori (1970), fontana), 1966 (versione stampata
tando con humour il tema della figura dell’artista. In stampata nel 1970). Stampa a 50×59,2 cm. New York, nel 1970). Stampa a colori,
colori, 51,1×60,5 cm. New York, Whitney Museum 51×60,8 cm. New York, Whitney
questa ripresa fotografica fa una parodia della tra- Whitney Museum of American Art. of American Art. Museum of American Art.
dizione scultorea, con la sua rappresentazione del
nudo maschile e il riferimento alla lunga tradizione Nauman. L’artista realizza una serie di lavori basa-
delle statue per fontane monumentali. L’operazione ti sulla parola scritta, servendosi del neon. Egli si
è condotta in maniera estremamente colta, citando interroga sul linguaggio umano, affermando: «Nel
nel titolo il ready-made di Duchamp, Fontana. punto in cui il linguaggio smette di essere uno stru-
Nella serie di video realizzati successivamente, mento utile alla comunicazione, cominciano l’arte
l’autore si riprende mentre esegue ripetutamente e la poesia».
azioni elementari, descritte nel titolo (ad esempio One Hundred Live or Die (Cento vivi o muori) del
Walking in an Exaggerated Manner around the Perimeter 1984 Fig. 34.156 è la sua opera al neon più grande
of a Square – Camminare in maniera esagerata intorno al e complessa. Come annuncia il titolo, l’installazione
perimetro di un quadrato Fig. 34.155 ). In queste opere è formata da cento scritte al neon di vari colori di-
viene sollevata la questione di cosa sia l’arte. Nau- stribuite su quattro colonne. Ogni frase è generata
man dichiara di affrontare «il dilemma fondamentale dall’unione di due termini: il primo – che si ripete
di cosa fa un artista quando è solo nel suo studio. La a due a due nelle colonne – è per la maggior par-
mia conclusione fu che ero un artista e mi trovavo te dei casi un verbo che descrive azioni umane fon-
34.155 
nel mio studio, quindi qualunque cosa io stessi facen- damentali (come eat «mangiare», sleep «dormire», Bruce Nauman, Walking
do nel mio studio doveva essere arte… A questo pun- talk «parlare»), oppure un colore (nero, bianco, gial- in an Exaggerated Manner
around the Perimeter of a
to, l’arte diventava più un’attività che un prodotto». lo) Fig. 34.157, a ; il secondo invece è invariabilmente Square, 1967. Film 16 mm
la parola live («vivere») o die («morire»), che si alter- in bianco e nero, muto.
Parigi, Musée National d’Art
One Hundred Live or Die Il linguaggio rappresen- nano da una colonna all’altra b . Dall’unione della Moderne, Centre Georges
ta un altro polo fondamentale della riflessione di coppia di parole si formano varie combinazioni (eat Pompidou.
336 Joseph Beuys (1921-1986)
L’Arte processuale costituisce un capitolo impor-
tante all’interno dell’opera di Joseph Beuys Ant. 300 .
L’artista ha creato intorno alla propria persona una
sezione XII ■ Contemporaneità

vera e propria mitologia, facendo della sua vita par-


te dell’opera artistica. Nato a Krefeld il 12 maggio
1921, cresce nella Germania nazista coltivando in-
teressi diversi. Decide di diventare medico ma è co-
stretto a interrompere gli studi per lo scoppio del-
la guerra, arruolandosi volontario nell’aviazione. A
questo periodo è legato l’episodio centrale della sua
vita (sulla cui veridicità mancano le prove): nel 1943
il suo aereo viene abbattuto in volo sui cieli della
Crimea e lui riesce a salvarsi grazie alle cure di una
tribù nomade di Tartari, che cospargono il suo cor-
po di grasso e lo avvolgono nel feltro. Tornato in
Germania dopo il conflitto, decide di dedicarsi all’ar-
te iscrivendosi nel 1947 all’Accademia di Düsseldorf,
dove resta dopo il diploma come insegnante, prima
di esserne espulso. Associato al movimento Fluxus
negli anni Sessanta, l’artista intraprende successiva-
mente un percorso personale di grande successo che
lo porta in tutto il mondo, stabilendo un profondo
a a legame anche con l’Italia. Colpito da un male incu-
34.156  34.158 Ô rabile, si spegne a Düsseldorf il 23 gennaio 1986.
Bruce Nauman, One Joseph Beuys, Infiltrazione
Hundred Live or Die (Cento omogenea per pianoforte
vivi o muori), 1984. Neon, a coda, 1966. Pianoforte Infiltrazione omogenea per pianoforte a co-
299,7×335,9×53,3 cm. ricoperto di feltro e tessuto, da Proprio a un’azione realizzata nel 1966 all’Ac-
Naoshima, Benesse Art Site. 100×152×240 cm.
Parigi, Musée National cademia di Düsseldorf è legata l’opera Infiltrazione
34.157  d’Art Moderne, Centre omogenea per pianoforte a coda Fig. 34.158 . Si tratta di
Schema organizzativo di Georges Pompidou.
One Hundred Live or Die. un pianoforte a coda ricoperto da uno spesso strato
b b di feltro grigio su cui campeggiano lateralmente due
croci rosse. Questo oggetto fu utilizzato dall’artista
per «rompere il suono», interrompendo un concerto
del videoartista Nam June Paik (1932-2006), suo com-
pagno nel gruppo Fluxus. Beuys aveva denominato
la propria azione Infiltrazione omogenea per pianoforte
a coda. Il più grande compositore contemporaneo è il bam-
bino talidomide. L’artista si riferiva a uno scandalo del
tempo che aveva visto comparire malformazioni in
bambini in seguito all’assunzione di un farmaco (la
talidomide) da parte delle madri in gravidanza.
Stravolgendo l’aspetto e la funzione di un ogget-
to familiare con una pesante mascheratura di feltro,
pertanto, l’artista tedesco voleva alludere alla soffe-
renza muta del bambino malato. A questo richiamo
and die «mangia e muori», speak and live «parla e vivi», specifico si aggiunge un significato più universale:
try and die «prova e muori», fail and live «fallisci e vi- il feltro, materiale centrale nel lavoro di Beuys per
vi»). Le frasi si illuminano prima singolarmente, poi le sue proprietà di isolante, allude al soffocamento
alcune simultaneamente, fino alla conclusione in cui della musica e rende il pianoforte – condannato al
si illumina l’intero quadro. Con quest’opera l’artista silenzio – una sorta di deposito di energia potenziale.
■ Fluxus Aggregazione di artisti
sembra mettere in dubbio l’affidabilità del linguag- riunitasi a partire dal 1961 intor- Le croci rosse esprimono la relazione con l’uo-
gio. Le frasi, che proclamano verità ovvie e univer- no a George Maciunas (1931- mo e, secondo l’artista, «stanno a significare emer-
1978), animata da un atteggia-
sali, alludono sia alla necessità del linguaggio sia alla mento dichiaratamente “anti-ar- genza, il pericolo che ci minaccia se rimaniamo in
sua limitatezza. Tutto sembra legato alla vita e alla tistico”, mirante cioè ad abbatte-
re i confini tra ciò che viene con-
silenzio e non riusciamo a fare il prossimo passo
morte, e i due termini diventano interscambiabili. siderato arte e ciò che non lo è. nell’evoluzione».
34.12 337

Arte concettuale

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


La smaterializzazione
dellÕoggetto artistico
La Pop-Art, come si è visto, è il prodotto di quella
stessa cultura di massa della quale vorrebbe spesso
a
ridicolizzare le aberrazioni, il che le impedisce – di
fatto – qualsiasi presa di posizione veramente cri-
tica e incisiva. È anche per questo che alcuni arti- Alla base di questa concezione vi sono anche evi-
sti reagiscono all’“indigestione” di oggetti e volti denti motivazioni sociali e politiche, in quanto ne-
da consumare proposti dal Pop con alcune ricerche gando (o minimizzando) il prodotto consumistico
assolutamente innovative, che iniziano intorno alla si delegittima in realtà anche la società capitalistica
metà degli anni Sessanta e proseguono nel decen- che lo produce e lo commercia. Dunque gli espo-
nio successivo, con una diffusione internazionale nenti dell’Arte concettuale non sono indifferenti al
amplissima, che interessa l’Europa e le Americhe. contesto sociale e politico nel quale operano. La loro
Esse vanno nella direzione di un’arte piuttosto è quasi sempre una posizione di vivace e graffian-
fredda e semplificata, cioè assolutamente slegata da te polemica, attraverso la quale non si evidenziano
qualsiasi tipo di suggestione estetica o di compiaci- soltanto le linee di una nuova ricerca espressiva, ma
b
mento visivo. Si tratta di una serie di eterogenee e anche i contenuti di una forte opposizione politica ai
significative esperienze classificate sotto il generico modelli di sviluppo proposti dal consumismo capi-
nome di Arte concettuale (in inglese: Conceptual Art). talistico. Proprio in virtù della preminenza conferita
È soprattutto la lezione di Marcel Duchamp ad all’aspetto ideativo, l’arte concettuale può assumere
aver aperto la strada a questo nuovo indirizzo, se- una grande varietà di forme: più che le tradizionali
guita da ricerche artistiche orientate verso l’analisi, pittura e scultura, vengono impiegati i mezzi espres-
la riduzione fino alla smaterializzazione dell’opera- sivi più diversi, come fotografia, combinazioni fra
zione artistica. Il termine Concept Art viene utilizza- testi e immagini Fig. 34.159, a , libri, video, installa-
to per la prima volta nel 1961 dal filosofo e artista zioni b . La stessa eterogeneità si riscontra anche a li-
statunitense Henry Flynt (1940), per indicare «un’ar- vello stilistico e tematico, con una predilezione per i
te i cui materiali sono i concetti, così come, per processi di numerazione (come la rappresentazione
esempio, il materiale della musica è il suono. Dato c del tempo c ), di catalogazione (con la presentazione
che i “concetti” sono strettamente legati al linguag- di raccolte di dati sui fenomeni più diversi) o di regi-
gio, la Concept Art è un tipo di arte il cui materiale è 34.159  strazione documentaria (con la creazione di archivi).
Esempi di arte concettuale.
il linguaggio».
a. Douglas Huebler, Variable
Pur nella diversità delle sue manifestazioni, l’Arte Piece #70 (In Process):
Joseph Kosuth (1945)
concettuale appare come una forma di comunica- 166A – Pezzo variabile #70 Se il primo teorico del Concettuale è Sol LeWitt,
zione volutamente e prepotentemente antiartistica, (In fieri): #166A, 1975-1976. l’esponente più emblematico del movimento è co-
Dichiarazione dattiloscritta
nella quale gli oggetti diventano così poco impor- firmata, lista dattiloscritta munque l’americano Joseph Kosuth (Toledo, Ohio,
tanti da sparire o, comunque, da ridursi a sempli- di caratterizzazioni, cinque 1945). La sua formazione matura tra la Toledo Scho-
stampe cromogeniche
ci idee. Essa significa infatti arte di concetti, cioè di montate su due pannelli. ol of Design, il Cleveland Art Institute e quindi la
azioni puramente mentali, nelle quali ciò che conta Pannello superiore: School of Visual Art di New York, dove si trasferisce
40,6×116,8 cm; pannello
è soprattutto il linguaggio che le esprime. inferiore: 40,6×96,5 cm.
nel 1965. La sua pratica artistica è nutrita da una so-
La prima teorizzazione compiuta si deve a Sol Chicago, Art Institute. lida base filosofica, espressa nel testo Art after Phi-
LeWitt Ant. 297 , artista, come si è visto, prove- Particolare. losophy (L’arte dopo la filosofia), nel quale si afferma
b. Mel Bochner, Stanza
niente dall’esperienza minimalista, che nel suo ar- di misurazione, 1969. una concezione riflessiva dell’arte Fig. 34.162 . L’o-
ticolo Paragraphs on Conceptual Art (1967) definisce Nastro e lettere trasferibili pera diventa una proposizione «presentata all’inter-
su muro, dimensioni
la nuova forma d’arte con queste parole: variabili. New York, no del contesto dell’arte come commento sull’arte».
Museum of Modern Art. Per far questo occorre separare in modo netto il mo-
c. Roman Opalka, OPALKA
«Nell’Arte concettuale l’idea del concetto è l’a- 1965/ 1 – ∞ Detail 1 – mento creativo, cioè della pura ideazione, da quello
spetto più importante del lavoro. Quando un ar- 35327, 1965. Acrilico su realizzativo, cioè della pura tecnica. Il secondo, in-
tela, 196×135 cm. Łodz,
tista usa una forma d’Arte concettuale, significa Museum Sztuki. Particolare.
fatti, deve essere sopraffatto dal primo, in modo che
che tutti i progetti e le decisioni sono compiuti l’opera d’arte, in quanto oggetto, non risulti altro
in anticipo e l’esecuzione è un affare meccanico. che un «residuato fisico» dell’idea che l’ha prodot-
L’idea diventa una macchina che produce l’arte». ta Ant. 301 .
338 34.160 
Joseph Kosuth, One and Three
Chairs (Una e tre sedie), 1965.
Stampe fotografiche in bianco e
nero su pannelli di alluminio, sedia
pieghevole in legno. New York,
sezione XII ■ Contemporaneità

Museum of Modern Art, Fondo


Larry Aldrich Foundation.

34.161 Ô
Schema grafico con
l’individuazione degli elementi
presenti in One and Three Chairs.

2 3

One and Three Chairs Nell’opera One and Three 34.162 


Joseph Kosuth, Four Colors
Chairs (Una e tre sedie), realizzata nel 1965, Kosuth Four Words (Quattro colori,
esplicita in modo immediato la propria radicale no- quattro parole), 1966.
zione dell’arte Fig. 34.160 . Neon e trasformatore,
198×10,8×6,4 cm.
La sedia richiamata nel titolo, infatti, viene pre- Collezione privata.
sentata in tre modi: al centro è collocata una sedia
34.163 Ô
vera e propria, del tipo di quelle in legno pieghevo- Joseph Kosuth, Art as Idea
li Fig. 34.161, 1 . A sinistra, invece, è esposta una sua as Idea (Nothing) – Arte
come idea come idea (Nulla),
fotografia a grandezza reale 2 . A destra, infine, è la 1967. Stampa fotografica
riproduzione fotografica ingrandita della voce chair montata su pannello e
laminata, 122×122×1 cm.
(sedia) tratta da un vocabolario inglese 3 . L’opera Varese, Collezione Panza.
suscita una serie di interrogativi nello spettatore: Intero e particolare.
quale delle tre è effettivamente la «sedia»? L’oggetto
reale o la sua rappresentazione attraverso il codice concreti, sia immateriali e astratti. Si tratta delle
visuale (la foto) o quello verbale (la parola)? O forse First Investigations (Prime indagini), aventi tutte per
tutte e tre? In questa fondamentale opera degli esor- sottotitolo Art as Idea as Idea (Arte come idea come
di, dunque, Kosuth indaga la relazione tra l’oggetto, idea), volendo con ciò alludere all’assoluta astra-
la rappresentazione e il linguaggio. Un tema da cui zione di qualsiasi fenomeno artistico. In Nothing
prenderà avvio una serie di lavori nei quali verrà ap- (Nulla), ad esempio, egli produce l’ingrandimento
plicata la stessa formula agli oggetti più diversi. della voce «nulla» tratta dal vocabolario Fig. 34.162 .
La scelta è doppiamente ambigua, in quanto il
First Investigations Portando alle estreme con- nulla è, per definizione, quanto di più affascinante
seguenze tale ricerca l’artista arriva, a partire dal e di meno definibile si possa immaginare. Rappre-
1967, a lavorare sulle parole e a produrre una serie sentare il nulla, dunque, significa paradossalmente
di ingrandimenti fotografici di vari lemmi del vo- impadronirsi di un concetto di fronte al quale an-
cabolario, che riguardano sia elementi materiali e che la speculazione filosofica si arresta.
34.13 339

Arte povera

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


La rivincita della materia
Il movimento convenzionalmente identificato co-
me Arte povera è uno dei pochi che, nel complesso
e tuttora assai fluido panorama critico degli ultimi
decenni del Novecento, ha non solo un chiaro pro-
filo ideologico, ma addirittura una precisa data di
nascita: il settembre 1967. In quell’occasione, in-
fatti, la galleria genovese La Bertesca ospita la mo-
stra «Arte Povera», intorno alla quale si raccoglie a b c
un insieme di giovani e promettenti artisti italiani,
provenienti dalle più svariate sperimentazioni d’a- opere d’arte tradizionalmente individuabili come
vanguardia. Da quella data, il gruppo si allarga a di- tali), l’artista poverista tenta di sottrarsi allo strapo-
versi contesti geografici (Milano, Torino, Bologna, tere economico della società dei consumi e del pro-
Roma) e si consolida tramite un’accorta politica fitto di galleristi e case d’asta. Secondo l’interpreta-
espositiva, imponendosi anche a livello internazio- zione marxiana, infatti, l’opera d’arte è comunque
nale. Mantiene poi una certa coesione fino al 1972, un prodotto di mercato e, come tale, può essere
quando prevalgono le ricerche individuali. venduto e comprato generando un profitto. Con
In sintonia con il clima artistico di quegli an- queste premesse ideologiche appare ovvio come
ni, l’Arte povera torna a rivalutare la materia e lo l’Arte povera si esprima in modo privilegiato attra-
straordinario universo simbolico a essa connes- verso la riscoperta di materiali provocatoriamente
so Fig. 34.164, a . Ciò significa una profonda revisio- esclusi dai processi produttivi di tipo industriale, ri-
ne delle pratiche artistiche tradizionali e una totale d vendicando la manualità delle lavorazioni e, a volte,
apertura nei confronti dei materiali e dei generi ar- anche la rozzezza e l’imprecisione delle stesse.
tistici, che va ancora una volta nella direzione di una All’interno del movimento coesistono due indi-
coincidenza di arte e vita. rizzi di ricerca: uno maggiormente interessato alla
L’appellativo di povera (ripreso dal «Teatro Pove- materia e alle sue dimensioni fisiche, chimiche, bio-
ro» del regista polacco Jerzy Grotowski, 1933-1999) logiche, energetiche, fino a quelle magiche e alche-
assume, del resto, due diversi significati. Il primo, e miche; un altro di impronta più concettuale, focaliz-
più evidente, fa naturalmente riferimento agli og- zato sull’analisi del processo artistico in sé e .
getti impiegati: ritornano infatti i materiali pove- e
ri o di recupero (sacchi, tele, legno, grasso, corde, Mario Merz (1925-2003)
rottami metallici b ) e quelli primari, che rimanda- Esponente più anziano fra i poveristi, Mario Merz
no spesso all’universo naturale (come animali, ve- 34.164  (Milano, 1 gennaio 1925-Torino, 9 novembre 2003)
Esempi di arte povera.
getali c , terra, fuoco, lana) o esprimono l’energia interrompe dopo due anni gli studi in medicina a
a. Marisa Merz, Untitled
contenuta in tutte le cose (cera, luce al neon) o re- (Living sculpture)
causa dello scoppio della Seconda guerra mondia-
agiscono all’ambiente. Sono i simboli di una civil- Senza titolo, (Scultura le, che lo vede militare tra le fila del movimento
tà umile, marginale e proletaria, ancora legata alla vivente), 1966. Chicago, partigiano Giustizia e Libertà. Viene arrestato e
Art Institute.
natura d e a ritmi di vita di tipo preindustriale, che b. Pier Paolo Calzolari, imprigionato per un anno, durante il quale con-
risponde al radicale mutamento portato in Italia L’aria vibra del ronzio duce i primi esperimenti artistici. Dopo la sua libe-
degli insetti, 1970. Parigi,
dal boom economico degli anni Sessanta. Il secondo Musée National d’Art razione, decide di dedicarsi da autodidatta all’ar-
significato, invece, ha una valenza più direttamen- Moderne, Centre Georges te, coltivando una pittura di tipo espressionista e
Pompidou.
te politica. In Italia si vivono gli anni delle grandi c. Giovanni Anselmo, Senza
informale. Alchimista e manipolatore, più che ar-
battaglie operaie per lo statuto dei lavoratori e, un titolo, 1968. Parigi, tista, come egli stesso amava definirsi, avvia una
po’ in tutta Europa, iniziano i primi fenomeni di Musée National d’Art sperimentazione sui materiali che lo fa accostare
Moderne, Centre Georges
contestazione studentesca. Dunque l’Arte povera, Pompidou. alla sensibilità poverista.
in quanto espressione delle più vivaci forze del rin- d. Giuseppe Penone,
Continuerà a crescere
novamento intellettuale e culturale, si contrappone tranne che in quel punto, Igloo Tra le sculture e le installazioni che Merz
ideologicamente all’“arte ricca”, cioè quella espres- 1968. produce, particolare significato assume la serie de-
e. Gilberto Zorio, Stella di
sa dalla società dei consumi o comunque a essa fun- cristallo con giavellotti,
gli Igloo Fig. 34.165 , strutture emisferiche in tubola-
zionale, come lo stesso Pop, ad esempio. 1977. New York, Museum re metallico che, a seconda dei casi, possono essere
Rifiutando di produrre opere d’arte (o, almeno, of Modern Art. ricoperte da materiali di varia natura (di frequente
340
sezione XII ■ Contemporaneità

a b c

d e f

legati al luogo dell’installazione). Si va dai natura- 34.165  rapporto interno/esterno e a quello fra la dimen-
Mario Merz, Igloo.
lissimi rami degli alberi a alle lastre di pietra, dal sione individuale e quella collettiva. Un simboli-
a. Igloo con albero,
gesso alla juta b , dalla stoffa alle strutture metal- 1968-1969. Torino,
smo che si arricchisce con le innumerevoli varia-
liche d, e fino al vetro c o al nylon: tutti materiali Galleria Civica d’Arte zioni sul tema che l’artista saprà sviluppare fino al
che, a prescindere dalla loro minore o maggiore Modena e Contemporanea, termine della sua parabola creativa.
in deposito presso Rivoli,
artificialità, sono comunque di uso e di reperimen- Museo d’Arte
to assolutamente comune. Merz, affascinato dalle Contemporanea Michelangelo Pistoletto (1933)
Castello di Rivoli.
banali forme degli oggetti quotidiani, se ne appro- b. Tenda di Gheddafi, 1968- Tra le personalità più importanti dell’Arte pove-
pria ricavandone pertanto qualcosa di diverso dalla 1981. Rivoli, Museo d’Arte ra figura senza dubbio Michelangelo Pistoletto (Biel-
Contemporanea Castello
loro semplice sommatoria. di Rivoli.
la, 25 giugno 1933). La sua educazione artistica si
Sopra alcuni dei suoi Igloo, infine, l’artista ap- c. Spostamenti della Terra svolge al di fuori delle istituzioni canoniche: da gio-
plica anche tubi al neon di varie forme e colori f , e della Luna su un asse, vanissimo infatti apprende i primi rudimenti nel-
2002. Oslo, Museet for
ma tale inserimento tecnologico non deve destare Samtidskunst. la bottega del padre restauratore, per proseguire
comunque meraviglia, in quanto è perfettamente d. Architettura fondata dal quindi nell’agenzia pubblicitaria del cartellonista e
tempo – Architettura
conseguente alla scelta dei materiali poveri. Già al- sfondata dal tempo, pubblicitario torinese Armando Testa (1917-1992).
la fine degli anni Sessanta del Novecento, infatti, il 1981. Rivoli, Museo d’Arte
Contemporanea Castello
loro basso costo ne aveva consentito la diffusione di Rivoli. In deposito presso Venere degli stracci A partire dal 1967 la gamma
negli ambienti più modesti (come le cucine di mol- Fondazione Marco Rivetti. dei materiali utilizzati da Pistoletto si amplia con
e. Senza titolo, 2002.
te abitazioni) o più squallidi (come certi uffici pub- f. Object cache-toi, 1968.
gli stracci: materiale povero per eccellenza, vengo-
blici o le sale d’aspetto delle stazioni), favorendone New York, Collezione Ileana no assemblati in diverse installazioni che ne riscat-
l’ingresso anche nell’arte. «Il neon», scrive al riguar- Sonnabend. tano la natura umile e marginale. L’opera più cele-
do lo stesso Merz, «non è un oggetto, ma il fatto bre in cui compaiono è la Venere degli stracci (1967),
che l’elettricità fluisce attraverso di esso lo rende assurta a vero e proprio manifesto dell’Arte povera.
■ Mail Art Espressione artisti-
ancora meno oggetto». ca diffusasi a partire dagli anni L’installazione è composta da una riproduzio-
L’igloo interessa Merz, oltre che per un motivo Sessanta del Novecento che ne in cemento bianco di una Venere (una copia
utilizza la posta come strumen-
formale, anche per il complesso di significati che to di diffusione delle opere, so- moderna della Venere vincitrice dello scultore ne-
litamente di piccolo formato oclassico Bertel Thorvaldsen, 1770-1844 Fig. 34.167 )
porta con sé, legati all’abitare (con riferimento al (cartoline, pacchi, fax e più re-
nomadismo), alla protezione, alla volta celeste, al centemente e-mail). posta, con le spalle rivolte al pubblico, di f ronte
341

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


a una montagna di stracci vivacemente variopin-
ti Fig. 34.166 . L’opera vive del contrasto tra le due
parti che la compongono, espresso a livello di for-
ma, colore, consistenza: la Venere – nella sua perfe-
zione formale, simbolo della bellezza eterna – e gli
stracci, che nella loro brulicante e caotica varietà
conservano la memoria di chi li ha indossati e allu-
dono alla concretezza quotidiana del reale.

Alighiero Boetti (1940-1994)


Nel clima poverista esordisce anche Alighiero Boet-
ti (Torino, 16 dicembre 1940-Roma, 24 aprile 1994)
che, abbandonati gli studi di economia per dedicarsi
da autodidatta all’attività artistica, convoglia in essa
una serie disparata di interessi (come la fascinazione
per l’Oriente e l’esoterismo). Nel 1963-1964 soggior-
na a Parigi dove studia incisione e nel decennio suc-
cessivo si trasferisce a Roma, sua città di adozione. 34.166  Mappe Dal 1971 la seconda patria di Boetti diventa
Michelangelo Pistoletto,
Nelle prime opere scultoree Boetti utilizza ma- Venere degli stracci, 1967.
l’Afghanistan, dai ripetuti e prolungati soggiorni nel
teriali industriali assemblati in modo elementare, Riproduzione di una statua Paese nasce una delle sue principali serie di lavori, le
che gli guadagnano la partecipazione alle mostre di Venere in cemento Mappe, basati sulla tecnica tradizionale del ricamo, la
bianco rivestito di mica,
dell’Arte povera. Ben presto, tuttavia, orienta la stracci variopinti; Venere cui esecuzione viene affidata ad abili artigiani locali.
propria ricerca verso una produzione più vicina al 130×40×45 cm, installazione In Mappa, un ricamo su tela di lino, Boetti raffi-
completa 150×280×100 cm.
concettuale, che lo spinge a interessarsi soprattutto Rivoli, Museo d’Arte gura un variopinto planisfero politico, in cui ciascu-
all’aspetto mentale del processo artistico, concen- Contemporanea na nazione è rappresentata dai colori della propria
Castello di Rivoli.
trandosi in particolare sui sistemi logici e di classi- bandiera Fig. 34.168 . Sul margine perimetrale sono
ficazione. Al centro delle sue opere mette infatti 34.167  intessute iscrizioni in diverse lingue (italiano, farsi,
Bertel Thorvaldsen,
– sia a livello tematico, sia come procedure di ese- Venere vincitrice,
afgano) e di vario contenuto (le circostanze di ese-
cuzione – argomenti quali il calcolo, il linguaggio, 1813-1816. Marmo, cuzione dell’opera o altre narrazioni). A proposito
il tempo. altezza 159 cm. Roma, di questa numerosa serie di lavori, l’artista dichiara:
Ambasciata di Danimarca.
Un inesauribile sperimentalismo induce Boetti a Vedute frontale e laterale.
servirsi di un ampio ventaglio di tecniche, privile- «Il lavoro della Mappa ricamata è per me il massi-
34.168 
giando soprattutto l’impiego di quelle usuali e ano- Alighiero Boetti, Mappa, mo della bellezza. Per quel lavoro io non ho fat-
nime, quali il ricamo, il disegno “a biro”, la foto- 1971/1972. Ricamo su tela to niente, non ho scelto niente, nel senso che: il
di lino, 232×380 cm. Rivoli,
copiatura, il fotomontaggio, il ricalco, la Mail Art. Museo d’Arte Contemporanea mondo è fatto com’è e non l’ho disegnato io, le
Nella sua produzione, infatti, l’artista appare inte- Castello di Rivoli. bandiere sono quelle che sono e non le ho dise-
ressato a un pressoché totale azzeramento dell’e- Oggetti d’arte gnate io, insomma non ho fatto niente assoluta-
spressività individuale, adottando meccanismi di mente; quando emerge l’idea base, il concetto,
automatismo e impersonalità Ant. 303 . tutto il resto non è da scegliere».
342 un materiale inerte (dalla forma rigida), dunque
«struttura», e di uno vivo (o derivante dalla vita,
perciò organico) e dunque «sensibilità», che vengo-
no messi assieme nella stessa opera, perciò duale.
sezione XII ■ Contemporaneità

Dall’assemblaggio scultoreo di queste dualità Kou-


nellis espande progressivamente nello spazio la scala
dell’intervento fino a raggiungere le dimensioni di
un’installazione. Più rare, ma non meno potenti, so-
no le incursioni nel campo della performance. In tutte
queste imprese, comunque, l’artista si ritiene sem-
pre e comunque “pittore”, perché – anche quando
utilizza mezzi diversi – continua a ragionare con la
logica pittorica compositiva.

Senza titolo La rete del letto è una presenza che ri-


torna più volte nell’opera di Kounellis, specialmen-
te nel periodo che va dal 1969 al 1971. L’artista se ne
è servito come supporto per collocarvi gli elementi
più diversi: la fiamma di una bombola a gas, gabbie
con topi, un blocco di piombo, dei fuochi derivanti
dalla combustione della metaldeide (un composto
chimico molto infiammabile). In Senza titolo, un’o-
pera del 1969 conservata al Museo d’Arte Contem-
poranea di Rivoli Fig. 34.169 , la rete metallica acco-
glie sulla superficie una massa di lana bianca. Come
altri lavori coevi, anche Senza titolo si fonda sul bino-
mio «struttura» e «sensibilità» e vede contrapposti
un materiale inorganico (il metallo del letto) con
uno organico (la lana). Il letto suggerisce la figu-
ra umana, di cui conserva traccia nella misura: «Il
letto è un essere umano anonimo», dice l’artista, e
riassume simbolicamente l’intero ciclo della sua esi-
stenza, che dalla nascita arriva alla morte, passando
Jannis Kounellis (1936-2017) 34.169  attraverso l’eros e il sogno.
Pur essendo nato in Grecia (al Pireo) il 23 marzo Jannis Kounellis, Senza titolo,
1969. Rete metallica, lana,
1936, Jannis Kounellis si è sempre definito un arti- 40×190×80 cm. Rivoli, Museo Senza titolo (Dodici cavalli) Particolare scalpore
sta «italiano», essendo arrivato giovanissimo (1956) d’Arte Contemporanea desta la mostra che Kounellis tiene nel 1969 presso
Castello di Rivoli.
per studiare all’Accademia di Belle Arti di Roma, la galleria romana L’Attico, luogo centrale per l’a-
città dove poi è rimasto a vivere fino alla morte, il 34.170  vanguardia dell’epoca, che – a dispetto del nome –
Jannis Kounellis,
16 febbraio 2017. Senza titolo (Dodici cavalli), era situata in un ex garage. In questo vasto spazio
Agli esordi Kounellis si dedica a una pittura che 1969. Installazione. indifferenziato Kounellis colloca dodici cavalli vivi
Roma, Galleria L’Attico.
rielabora segni tratti dall’immaginario urbano, di diverse razze Fig. 34.170 che, legati alle pareti per
quali scritte, numeri e simboli neri su fondo bian- 34.171 Ô tre giorni, portano nel “luogo dell’arte” la potenza
Jannis Kounellis, Z44,
co Fig. 34.171 , in una forma che annulla qualsiasi in- ca 1960. Smalto industriale
del loro essere viventi.
tervento espressivo da parte dell’artista. Il desiderio su tela. Roma, Collezione Animale dalle molte connotazioni simboliche e
di «uscire dal quadro» lo porta, nella seconda metà Galleria Nazionale di Arte rappresentato fin dall’antichità, il cavallo sta a signi-
Moderna e Contemporanea.
degli anni Sessanta, a utilizzare materiali naturali ficare – con la sua sola presenza fisica, che porta con
e organici, entrando così a pieno titolo nell’orbita sé suoni e odori che aggrediscono il visitatore – so-
dell’Arte povera. Kounellis sviluppa un personale prattutto la vita. Trasformando di fatto la galleria in
vocabolario formale utilizzando legno, carbone, fer- una stalla, l’artista si riallaccia al concetto di dualità,
ro, iuta, metalli, fino a organismi viventi come pian- abbattendo i confini fra esterno e interno, urbano e
te e animali vivi (pappagalli, cavalli). Questi “mate- agricolo, rovesciando in tal modo anche tutte le con-
riali” vengono poi combinati fra loro secondo una venzioni legate al sistema dell’arte e del suo merca-
logica duale, i cui poli l’autore definisce «struttura» to. L’opera, riproposta altre volte in diversi conte-
e «sensibilità», cioè inorganico e organico. In altre sti, ha comunque sempre mantenuto la sua carica
parole, l’artista teorizza sempre la compresenza di originaria di dirompente e provocatorio radicalismo.
343

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


a b

34.14 34.172 
Esempi di design italiano degli
si alla prova e di ricostruire una classe intellettuale
che aveva ormai fatto propri i valori democratici del
anni Cinquanta e Sessanta.
Industrial design a. Tobia Scarpa, Vasi Venini,
Razionalismo. La seconda, pur essendo ancora for-
1956-1964. temente arretrata e mal distribuita sul territorio, ave-
La fioritura del Made in Italy b. Dante Giacosa, FIAT
500N, utilitaria, 1957.
va bisogno di rimettersi in gioco il prima possibile,
c. Marco Zanuso, Brionvega al fine di recuperare tutto il tempo e gli investimenti
L’Industrial design (in italiano disegno industriale) na- TS 502, radio portatile, perduti. Il terzo, infine, nonostante una miseria an-
1963.
sce, come suggerisce il suo stesso nome e come si è d. Vico Magistretti, Artemide cora diffusa, mostrava segni incoraggianti di ripresa,
già avuto modo di ricordare, con lo svilupparsi della Eclissi, lampada nutriti soprattutto dall’euforia della riconquistata li-
da comodino, 1966.
moderna industrializzazione, dunque nella secon- bertà e dalla speranza di un futuro migliore per tutti.
da metà dell’Ottocento. Attraverso le esperienze Oggetti d’arte
dell’Arts and Crafts e dell’Art Nouveau e grazie al pro- 34.173  La Vespa Il simbolo di questa ripresa, che oltre a
gressivo diffondersi delle scuole europee d’arti e me- Corradino D’Ascanio, essere economica era anche morale e culturale, è la
Vespa 98, 1946. Motore
stieri (Kunstgewerbeschulen), su fino a quella straordi- monocilindrico a due tempi
Vespa, un ciclomotore che rivoluziona il settore del-
naria palestra di talenti e di idee che fu il Bauhaus, il da 98 cc, 79×165,5 cm. le due ruote e che in pochi anni si impone a livello
design ha finito per imporsi in modo autonomo e au- Pontedera (Pisa), Museo mondiale con volumi di vendite mai più consegui-
Piaggio «Giovanni Alberto
torevole nel panorama artistico occidentale. Il con- Agnelli». Vedute frontale ti da nessun altro Fig. 34.173 . Lanciata sul mercato
tinuo affinarsi dei processi produttivi e, soprattutto e laterale. nell’aprile del 1946, la Vespa rappresenta il prototipo
nel secondo dopoguerra, il rapido e promettente 34.174 Ô dello scooter, la cui principale innovazione è quella
allargamento dei mercati a livello internazionale Franco Mosca, Cartolina di consentire la guida da seduti (e non a cavalcioni,
pubblicitaria della Vespa,
hanno ulteriormente contribuito alla diffusione del 1954. Pontedera (Pisa), come nella moto), il che, grazie anche a un efficace
design le cui finalità – è opportuno ribadirlo – sono Archivio Storico «Antonella martellamento pubblicitario Fig. 34.174 , apre imme-
Bechi Piaggio».
quelle di produrre in grande quantità e a prezzi con- diatamente il mercato anche all’utenza femminile.
tenuti oggetti, macchine, arredi o utensili dotati di Progettata da Corradino D’Ascanio (Popoli, 1891-Pisa,
apprezzabili qualità formali e funzionali. 1981), un ingegnere aeronautico della Piaggio, la Ve-
In questo senso l’Italia degli anni Cinquanta e Ses- spa si basa su una scocca autoportante d’acciaio pie-
santa del Novecento ha costituito un ideale campo gato, direttamente ripresa dalla tecnologia aeronau-
di sperimentazione per il design, potendo contare tica. In questo modo il motore e il blocco del cambio
sulla compresenza dei tre principali fattori in grado sono nascosti, insieme alla piccola ruota di scorta,
di decretarne il successo: i progettisti, l’industria e all’interno della carenatura tondeggiante posterio-
il mercato Fig. 34.172 . I primi, dopo gli anni bui del re, il che consente di ottenere anche forme filanti,
fascismo e della guerra, erano desiderosi di metter- maggiore aerodinamicità e una guida più silenziosa.
344
sezione XII ■ Contemporaneità

34.175 
Carlo Maggiora, Elettrotreno
ETR 300 Settebello, 1952.
Lunghezza 165,50 m.
Particolare della motrice con
il belvedere vetrato
panoramico

34.176 
Schema grafico delle due
motrici dell’elettrotreno ETR
300 Settebello.
Il Settebello Il buon design arriva a interessare an-
34.177 Ô
che i grandi mezzi di trasporto, con il Settebello, un Ettore Sottsass Jr e Perry
convoglio di gran lusso formato da sette carrozze A. King, Macchina per
scrivere Olivetti Valentine,
(da cui il nome) intercomunicanti mediante degli 1969. Scocca in ABS rosso,
innovativi mantici in gomma Fig. 34.175 . L’elettro- 11,5×34,5×35 cm. Vedute.
treno ETR 300, realizzato dalle Ferrovie dello Stato 34.178 
in tre soli esemplari (1952-1959), sfoggia la caratte- Guido Crepax, Valentina,
1965.
ristica e raffinata livrea nei colori verde magnolia e
grigio nebbia. Grazie alla matita dell’architetto e pit-
tore Carlo Maggiora (Torino, 1898-Calci, 1981), che
inizia disegnando una scocca morbidamente aero-
dinamica, si giunge alla messa a punto di una solu-
zione che resterà unica al mondo. Le due motrici di
testa e di coda, infatti, terminano con un “belvede-
re” panoramico, dotato di grandi vetrate bombate,
dove i passeggeri possono comodamente sistemarsi
osservando il paesaggio con una visuale di 180 gra-
di. Le cabine di guida, invece, sono ingegnosamente
ricavate all’interno di un rialzo del tetto, da dove i
macchinisti sono comunque in grado di dominare
in piena sicurezza la strada ferrata Fig. 34.176 .

Valentine Il tema – ricorrente nei più svariati set- dalla linea accattivante e trasgressiva, che integra
tori – di utilizzare carenature avvolgenti e atten- anche una custodia-valigetta in robusta resina pla-
tamente conformate in base alle meccaniche che stica color rosso acceso Fig. 34.177 .
vanno a ricoprire è particolarmente sentito nelle L’operazione è estremamente raffinata anche
macchine per scrivere Olivetti, le prime a interrom- sul piano pubblicitario, in quanto il nome fa espli-
pere la tradizione che, all’inizio, le voleva tutte di cito riferimento all’omonima eroina di un celebre
color nero, poi oliva e – comunque – con i mecca- fumetto di Guido Crepax (1933-2003) Fig. 34.178 , al-
nismi sempre ben in vista. Nel 1969 l’architetto e lora molto amato e diffuso proprio nell’ambiente
designer Ettore Sottsass Jr Oggetti d’arte, p. 406 pro- degli intellettuali ai quali la nuova macchina per
getta la portatile Valentine, una macchina leggera, scrivere era specificamente indirizzata.
34.15 345

L’architettura
degli anni Sessanta

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


e Settanta
Dopo il Movimento moderno

Superata la fase di immediata ricostruzione, a circa


un decennio dalla fine della Seconda guerra mon-
diale, anche l’architettura intraprende nuovi per-
corsi evolutivi. Lo scenario internazionale è molto
cambiato ed è dominato ora da un grande svilup- Poetiche tardomoderne
po economico dovuto sia a una forte industrializ- In questo contesto generale, a parte il prolungarsi
zazione sia soprattutto a un esplosivo incremento di quell’International Style che ha preso avvio già
dei consumi. negli anni Trenta, emergono alcune nuove linee di
Questo porta a un enorme sviluppo delle attività ricerca più caratterizzate e riconoscibili. Si tratta di
costruttive con l’espandersi delle città e il loro con- ispirazioni formali e tecniche che mantengono una
solidarsi come organismi di organizzazione della consapevole aderenza ai principi basilari del Mo-
vita pubblica ed economica. Tutto ciò avviene però vimento moderno, riaffermandone la validità, ma
in un clima di forte tensione, che vede gli organi- ampliandone il campo di applicazione fino a com-
smi pubblici di amministrazione sempre impegnati prendere altre e nuove esigenze.
nel rincorrere il fabbisogno sociale e, nello stesso Una di queste poetiche tardomoderne è ad esem-
tempo, nel resistere alla spinta dell’impulso eco- pio quella del Brutalismo, cosiddetto dall’uso del
nomico, fenomeni che richiedono entrambi tempi béton brut, vale a dire del calcestruzzo a vista, e
sempre più brevi e investimenti sempre maggiori. ispirato alle architetture dell’ultimo Le Corbusier.
Liberata dai condizionamenti politici degli an- Per la predominanza dell’aspetto materico, queste
ni tra le due guerre, l’architettura subisce a pro- 34.179  architetture appaiono quasi come grandi sculture
Paul Rudolph,
pria volta un processo di apertura democratica e di Centro servizi della
urbane, la cui qualità va ben oltre la propria fun-
confronto internazionale. Di fronte ai nuovi fattori municipalità di Boston; 1962 zionalità e la razionalità dell’impianto distributivo
economici e sociali, il suo linguaggio – prima uni- progetto, 1971 conclusione. e strutturale Fig. 34.179 .
Veduta della facciata
tario e unificante – ora si diversifica e si contamina e particolare. Altra importante esperienza è quella dell’appli-
secondo linee di ricerca e di opportunità aderenti cazione di tecnologie costruttive nuove e avanza-
34.180 
ai nuovi bisogni e alle nuove motivazioni. Ne deri- Otto Frei, Stadio te, come nel caso della tensostruttura. Si tratta di un
va una sorta di koinè, di mescolanza di diverse ten- e Parco Olimpici, sistema strutturale formato da tralicci verticali e
1968-1972. Monaco
denze che si sovrappongono e si distinguono, in un di Baviera. Veduta aerea tiranti in acciaio, uniti a materiali sottili e flessibili,
nuovo panorama aperto e complesso. d’insieme. per formare un nuovo tipo di copertura, impiega-
In una prima fase, riemergono i due principali 34.181 Ô
ta soprattutto per grandi impianti o spazi a scala
orientamenti attivi già da anni sulla scena, ma ora Ignazio Gardella, urbana. Lontana da quelle tradizionali, piane o a
declinati con un diverso spirito. Da un lato, il razio- Casa Alle Zattere, falde che siano, questa copertura assume grosso
1953-1958. Venezia.
nalismo europeo, in particolare nella versione pro- modo la forma di una grande tenda. L’immagine
posta dall’opera di Le Corbusier. Dall’altro, il nuovo che ne deriva è del tutto inedita e quasi avveniristi-
linguaggio dell’architettura organica, proveniente ca, come nel caso dello Stadio e del Parco Olimpici
dal continente nordamericano ad opera di un ar- di Monaco di Baviera Fig. 34.180 , realizzati per le
chitetto di straordinaria forza creativa quale Frank Olimpiadi del 1972 dall’architetto tedesco Paul Otto
Lloyd Wright. Le due diverse tendenze dialogano Frei (1925-2015), che delle tensostrutture fu uno dei
tra loro. Così, il razionalismo lecorbusiano, superan- massimi sperimentatori.
do il rigore formale e le rigidezze compositive che Una nuova e importante declinazione del lin-
lo hanno qualificato, si arricchisce ora di valori pla- guaggio architettonico che si affaccia ancora in
stici e materici. Mentre, d’altra parte, l’organicismo questi anni, in particolare in Italia, è quella chia-
di Wright, con le sue geometrie inedite ed estranee mata Neorealismo. È questa una tendenza culturale
all’astratto equilibrio compositivo di tradizione ra- nata nell’ambito del cinema e che attraversa poi al-
zionalistica, introduce forme nuove e imprevedi- tre arti, fino a coinvolgere l’architettura Fig. 34.181 .
bili nel panorama architettonico contemporaneo, Dopo tanto monumentalismo dei difficili anni pre-
aprendo la strada a una nuova libertà progettuale. cedenti, nella nuova condizione di vita democrati-
346
sezione XII ■ Contemporaneità

a partire dagli anni Sessanta negli Stati Uniti, affer-


matosi più tardi in Europa soprattutto in ambito
filosofico (attraverso Jean-François Lyotard, autore
della Condizione postmoderna, 1979), entrato nel pa-
norama culturale italiano dal 1980, il Postmoderno
sancisce il tramonto di molti dei miti della moder-
nità par. 35.4 . L’operazione più immediata e visi-
bile del Postmoderno è la riabilitazione della storia
e delle sue forme, la cui messa al bando era stata
uno dei principi fondativi del Moderno Fig. 34.183 .
Spesso con ambiguità e ironia, gli architetti
del Postmoderno usano tutto il repertorio stori-
ca, libera e aperta, emerge la necessità di trovare 34.182  co dell’architettura, le colonne e gli archi prima di
Ron Herron (Gruppo
una nuova dimensione civica dell’architettura. In Archigram), Walking City
tutto, in una nuova continuità culturale che supera
molti progetti di quartieri urbani o di edifici resi- on the Ocean, 1966. Veduta la tradizionale separazione nei confronti della cul-
denziali, gli architetti cercano nuovi valori nell’u- prospettica. Fotomontaggio tura di massa. Soprattutto il Postmoderno sancisce
e inchiostro su carta,
so di materiali semplici, nell’adozione di forme più 29,2×43,2 cm. New York, la fine del sogno di un eterno altrove, ovvero di un
vicine al linguaggio tradizionale, nell’organizzare Museum of Modern Art. luogo e di uno spazio proiettati nel futuro e anco-
spazi non celebrativi ma vicini ai bisogni materiali Disegni e stampe ra da creare. La città non è un mondo lontano nel
degli abitanti e al tessuto della città esistente. 34.183  tempo ma è quella esistente, con tutta la sua com-
Hans Hollein, Haas Haus, plessità e le sue contraddizioni. Questo disincanto,
1986-1990. Vienna.
Verso la crisi della modernità questa sorta di rassegnazione alla perdita dei gran-
Una diversa proposta per un innovativo linguag- 34.184  Ô di profili di trasformazione del mondo può appari-
Aldo Rossi, Unità residenziale
gio architettonico è quella legata alla ricerca di una nel complesso Monte Amiata
re come una rinuncia ai valori progressivi del mo-
forma urbana adeguata alla nuova società e al suo al Gallaratese 2, 1968-1973. derno e l’accettazione di una realtà immodificabile.
continuo sviluppo, così rapido e sempre più inten- Milano. Veduta e particolare. Tra le varie altre tendenze che si sviluppano in
so. Città e società formano un binomio indissolu- questi decenni, quella del Neorazionalismo propone
bile, si sviluppano insieme. Si avverte l’esigenza di ancora un superamento dell’ideologia funzionali-
una visione della città proiettata sul futuro. Nasce sta attraverso un recupero della memoria storica.
così una sorta di nuovo utopismo urbano attraverso Ciò avviene soprattutto con la riscoperta di un lin-
una serie di suggestive quanto irrealizzabili ipotesi guaggio essenziale, semplificato, basato sull’impie-
di nuovi agglomerati, strutture complesse e intrica- go di forme primarie, sulla rivalutazione della storia
te le cui forme ricordano piuttosto delle astronavi dell’architettura e sui suggerimenti offerti dall’am-
fantascientifiche Fig. 34.182 . biente e dal territorio. Un nuovo criterio proget-
Una decisa e ancora più profonda contestazio- tuale, che contraddice le regole della tradizione del
ne dei principi costitutivi del Movimento moderno moderno, è quello per cui la forma non deve se-
viene mossa dalla corrente del Postmoderno. Sorto guire necessariamente la funzione Fig. 34.184 . Tale
347

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


principio si basa su una consapevolezza nuova del- 6

la complessità degli elementi che entrano in gioco


nel determinare una forma architettonica, e del loro
rapporto con lo spazio urbano più ampio.
Ciò che accomuna ogni diversa prospettiva di
ricerca è, infine, la constatazione della progressiva
3 2 1
perdita di efficacia e di attualità dei criteri proget-
tuali razionalisti e, conseguentemente, l’esigenza
di trovare nuovi orientamenti per l’architettura.
4
Louis Kahn (1901-1974)
Uno dei più importanti contributi nella direzione 5
del Neorazionalismo viene dall’architetto america-
no di origine estone Louis Isadore Kahn (Saaremaa,
1901-New York, 1974). Laureatosi nel 1934, Kahn 34.185  Ô propria naturale monumentalità. Le sue architettu-
Louis Kahn, Edificio
si occupa inizialmente di problemi legati all’abitare dell’Assemblea Nazionale,
re assumono così alcuni caratteri espressivi comuni
urbano. Le sue prime esperienze riguardano com- 1962-1974. Dacca. Veduta a quelle antiche, soprattutto una analoga, solenne
plessi residenziali realizzati con un linguaggio vici- del lato dell’ingresso, veduta semplicità, al di là di qualsiasi finalità funzionale.
aerea e particolare.
no alla lezione del Movimento moderno. A partire
dagli anni Cinquanta, Kahn segue criteri progettuali 34.186  Edificio dell’Assemblea Nazionale a Dacca Nella
Pianta dell’Edificio
sempre più liberi dai condizionamenti culturali pre- dell’Assemblea Nazionale.
sua lunga e fortunata carriera, l’architetto realiz-
cedenti. Rovesciando, anzi, i principi funzionali e 1. Vestibolo
za numerosi progetti che riguardano soprattutto
razionalisti fino ad allora più condivisi, egli arriva 2. Sala dell’assemblea strutture collettive. Un’opera tra le più rappre-
a riconoscere nella piena espressività della forma e 3. Sala della preghiera sentative in questo senso è l’Edificio dell’Assem-
4. Sala delle cerimonie
nella sua intrinseca forza simbolica i valori fonda- 5. Uffici blea Nazionale, a Dacca (1962-1974), capitale del
mentali dell’architettura. Uno dei punti qualificanti 6. Sala dei ministri Bangladesh Fig. 34.185 . Figure geometriche ele-
dei suoi progetti è l’abbandono della pianta libera, mentari come il cerchio, il quadrato, il triangolo,
cardine della progettazione razionalista, che egli so- ricorrono sia nel disegno delle piante Fig. 34.186 sia
stituisce con una organizzazione spaziale bloccata, nella definizione delle facciate e dei volumi dei va-
concepita come un organismo geometrico unitario. ri corpi di fabbrica. Ne nascono spazi insoliti e so-
Il valore primo, dunque, non è più la funzionalità, lenni, grandi cilindri contenenti i corpi-scala, alte
comunque rispettata, ma la capacità dello spazio – pareti qua e là interrotte da ampie aperture che la-
fatto di materia concreta e di luce – di accogliere la sciano intravedere profonde e ombrose cavità, per-
presenza umana in tutta la sua importanza. corsi diagonali per la distribuzione degli uffici. Cir-
Ogni elemento costruttivo (muri, pareti, pilastri) condata da un’ampia scalinata e da piccoli specchi
ritrova la propria originaria consistenza, il proprio d’acqua, questa cittadella politica ha il senso sacrale
valore primordiale, e, conseguentemente, anche la delle antiche acropoli greche.
348
sezione XII ■ Contemporaneità

Biblioteca della Phillips Exeter Academy Un’analo- 34.187 


Louis Kahn, Biblioteca della
ga suggestione caratterizza anche il grande edificio, Phillips Exeter Academy,
un cubo in mattoni dagli angoli smussati, della Biblio- 1965-1972. Exeter (New
teca della Phillips Exeter Academy, a Exeter, nel New Hampshire). Veduta
dell’atrio e particolare
Hampshire (1965-1972) Fig. 34.187 . Diversamente dal- dell’illuminazione dall'alto.
le consuetudini, Kahn colloca nel centro del volume
34.188 
non la sala di lettura, come sarebbe logico aspettar- Pianta del secondo piano
si, ma un grandioso atrio con illuminazione naturale della Biblioteca della Phillips
Exeter Academy.
dall’alto. Intorno a esso dispone, come aree concen-
triche, la zona degli scaffali dei libri, riparati così dalla 34.189 
Philip Johnson, AT&T
luce diretta, e, lungo il perimetro esterno, più piani Building, 1979-1984. New
di spazi di lettura, come tante nicchie che godono in- York. Veduta dell’esterno.
vece di un’ampia illuminazione Fig. 34.188 . Le grandi
34.190 Ô
aperture ritagliate nella cortina di mattoni delle fac- Philip Johnson in una traverso gli studi storici e filosofici, è il grattacielo
ciate, così come il portico al piano terreno che gira fotografia del 1984 con AT&T Building Figg. 34.189 e 34.190 , che Johnson
le mani sul modello
intorno al pozzo centrale, confermano il senso di per- del suo AT&T Building. costruisce a New York tra il 1979 e il 1984. L’edifi-
meabilità dello spazio. Proporzione, illuminazione, cio replica una tipologia già ben collaudata e la sua
concatenazione degli spazi ricordano, parzialmente, identità è affidata all’adozione di alcune citazioni
la solennità degli impianti termali dell’antica Roma. storiche: un grande arco sull’ingresso, un atrio po-
polato da colonne di ordine gigante e, soprattutto,
Philip Johnson (1906-2005) l’enorme timpano di coronamento, che reinterpre-
Uno dei più celebrati maestri del Postmoderno è ta in chiave postmoderna il «frontone interrotto»
lo statunitense Philip Cortelyou Johnson (Cleveland, di certa architettura ellenistica e rinascimentale. Il
8 luglio 1906-New Canaan, Connecticut, 25 genna- classicismo calibrato e rarefatto usato da Johnson
io 2005). Laureato in filosofia ad Harvard (1930), è risulta dunque – e dichiaratamente – una pura veste
stato anche allievo e collaboratore di Mies van der formale. L’architettura, in realtà, tende a dissolver-
Rohe e poi primo vincitore del Premio Pritzker per si, pur nella sua evidente concretezza (decostruttivi-
l’architettura (1979). smo) par. 35.8 , diventando piuttosto un’immagine
pubblicitaria, uno strumento di comunicazione me-
AT&T Building Assolutamente emblematico del- tropolitana, e incarnando proprio in questo uno de-
la sua visione dell’architettura, filtrata anche at- gli aspetti essenziali dell’espressività postmoderna.
34.191 Ô 349
Oscar Niemeyer, Brasilia,
1956-1960. Vedute.

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


Oscar Niemeyer (1907-2012) 34.192  Ô di uno specchio d’acqua antistante che li isola dal
Un’analoga ricerca di forme simboliche persegue Oscar Niemeyer, Sede della
Mondadori, 1975. Segrate,
paesaggio e ne riflette l’immagine, raddoppiandola
l’architetto brasiliano Oscar Niemeyer (Rio de Janei- Milano. Veduta e particolare suggestivamente.
ro, 1907-2012). Iniziatore del Movimento moderno della facciata. Come in molte altre sue architetture, anche qui
in Brasile, nei primi anni Cinquanta partecipa da Niemeyer realizza quella sua particolare ricerca di
protagonista alla nascita di Brasilia, la nuova capi- un connubio tra natura e architettura, raggiungen-
tale fondata come segno tangibile della moderniz- do una sorta di monumentalità naturale, ovvero
zazione del Paese sudamericano Fig. 34.191 . Mentre propria – nella sua spettacolarità – delle forme stes-
in un primo tempo riprende il purismo dei volumi se della natura.
razionalisti, profondamente influenzato in ciò dal-
la lezione di Le Corbusier, in seguito egli privile- Jørn Utzon (1918-2008)
gia un forte senso plastico delle strutture, cercando Una vicenda particolare nello scenario di questi
sempre un certo rapporto di sintonia con gli im- decenni è quella che riguarda l’architetto danese
mensi spazi del paesaggio tropicale. Jørn Utzon (Copenaghen, 9 aprile 1918-29 novem-
bre 2008). Dopo aver studiato architettura all’Ac-
Sede della Mondadori Qualcosa di queste sugge- cademia di Copenaghen, si laurea nel 1942 e si tra-
stioni permane anche nella Sede della Mondadori, sferisce in Svezia e di qui in Finlandia, dove va a
a Segrate, nell’hinterland milanese Fig. 34.192 , che lavorare presso lo studio di Alvar Aalto. Tornato
Niemeyer realizza nel 1975. Un corpo di fabbri- in Danimarca, apre il proprio studio, compiendo
ca rettangolare si distende come un prisma puro numerosi viaggi. Nel 1957 vince il concorso per la
sull’orizzonte ampio e profondo della pianura lom- nuova Opera di Sydney e nel 1962 si trasferisce in
barda. Completamente sospeso e privo di altri ap- Australia per seguire i lavori. Mentre svolge anche
poggi al terreno, è sorretto da una serie di pilastri altri importanti incarichi, il legame con questa ar-
perimetrali, legati tra loro da arcate dal profilo irre- chitettura eccezionale coinvolgerà il suo lavoro per
golare e di ampiezza diversa. Questi grandi pilastri tutto il resto della sua vita.
formano una sorta di colonnato di ordine gigante,
e con la loro sezione triangolare e la superficie di Sydney Opera House La Sydney Opera Hou-
calcestruzzo ruvido e chiaro, spiccano come forti se Fig. 34.193 , oltre a essere la prova più significativa
nervature sullo sfondo delle facciate di vetro scuro. dell’attività progettuale di Utzon, è anche l’edificio
L’imponente verticalità e il loro prevalente aspetto più rappresentativo e dal più intenso valore simbo-
scultoreo vengono inoltre ampliati dalla presenza lico dell’intera Australia.
350 tima produzione di Le Corbusier con l’attenzione
per la tradizione costruttiva giapponese. Nel con-
tempo, egli guarda con grande interesse anche alla
visione urbana, talvolta riproposta quasi in forma
sezione XII ■ Contemporaneità

di città futuribile, e all’impiego di tecnologie avan-


zate nella configurazione dell’architettura.

Yoyogi National Stadium Tra le sue opere più si-


gnificative vi sono gli impianti sportivi per le Olim-
piadi di Tokyo del 1964. Lo Yoyogi National Gymna-
sium (stadio olimpico di basket), in particolare, è
un esempio dell’impiego di un sistema strutturale
ad altissimo contenuto tecnologico come elemen-
to generatore dello spazio Fig. 34.195 .
Una forma geometrica pura e irregolare, con un
Costruita su un molo che si protende verso l’ac- 34.193  andamento a spirale, raccoglie lo spazio sotto una
Jørn Utzon, Sydney Opera
qua al centro del porto, l’Opera sorge al di sopra di House, 1957-1973. Sydney.
copertura a tenda retta da cavi d’acciaio ancorati a
una solenne piattaforma gradonata ed è costituita Veduta. un pilone centrale emergente come un grandioso
visivamente da una serie di gusci posti vertical- segnale urbano. Tutte le diverse componenti strut-
34.194 Ô
mente l’uno accanto all’altro e in stretta successio- Sydney Opera House. turali, dagli elementi di base in calcestruzzo armato
ne Fig. 34.194 . La loro forma ricorda una carena di Particolari. che sorreggono le gradinate e formano l’anello di
natante rovesciata e protesa con la prua in alto. Col ancoraggio dei cavi, fino al sistema della copertu-
variare dei punti di vista, i grandi gusci appaiono ra, si fondono in un unico oggetto di inedita sug-
a volte anche come vele gonfiate dal vento, o co- gestione spaziale. Con quel suo slancio fantastico,
me alti e imponenti archi gotici, aperti a catturare quasi di architettura extraterrestre, esso è in grado
la luce attraverso le grandi vetrate. La suggestività di lasciare un segno profondo nell’intero paesaggio
dell’Opera, perfetto segnale urbano, è pari alla sua circostante della capitale nipponica.
travagliata e lunga fase di costruzione che ha com-
portato molte difficoltà di calcolo e di realizzazione. Robert Venturi (1925)
Al di sotto dei grandi gusci, o vele o archi gotici, tro- Un importante contributo al definitivo distacco da
vano riparo la sala dell’Opera, una sala da concerto, ogni residua poetica legata al Movimento moderno
i foyers e una serie di altri spazi per il pubblico e di viene dall’architetto americano Robert Venturi (Fila-
servizio. La totale scollatura tra le necessità funzio- delfia, 25 giugno 1925). Laureatosi a Princeton nel
nali e la morfologia generale dell’opera, con le sue 1947, lavora in uno studio a Filadelfia e poi, vincen-
forme uniche ma altamente simboliche, l’impiego do una borsa di studio, dal 1954 soggiorna a Roma
di materiali moderni, ma anche di settori di cemen- per due anni. Collabora con Eero Saarinen (1910-
to a vista quasi di sensibilità brutalista, in definiti- 1961) e Louis Kahn prima di aprire il proprio studio,
va ogni aspetto tecnico e formale fa di quest’opera nel 1958. All’attività di architetto, Venturi affianca
una vicenda unica. Forse per la prima volta, infatti, quella altrettanto importante di teorico dell’archi-
l’architettura metropolitana emerge dal paesaggio tettura. Nei suoi scritti e nelle sue realizzazioni egli
urbano con tutta la sua necessaria forza espressiva, propone un’architettura che accoglie appieno le
con il suo carico di funzioni preziose e dall’alto con- forme comunicative della società contemporanea
tenuto sociale, interpretando in maniera esemplare postmoderna. Riprendendo le poetiche della Pop-
il rapporto con il luogo in cui sorge, con la società a Art, Venturi unisce deliberatamente elementi aulici
cui si rivolge, con il ruolo che è destinata a svolgere. e di derivazione classicistica (come l’arco, il timpa-
no, la colonna Fig. 34.196 ) ad altri di origine popola-
Kenzo Tange (1913-2005) re o smaccatamente consumistica (insegne, scritte,
Altro grande protagonista di questa stagione decorazioni e oggetti pubblicitari).
dell’architettura internazionale è il giapponese
Kenzo Tange (Osaka, 4 settembre 1913-Tokyo, 22 Guild House Nella Guild House Fig. 34.197 , una ca-
marzo 2005). Laureatosi a Tokyo nel 1938, i suoi sa popolare di appartamenti per anziani, costruita a
esordi progettuali avvengono ancora sotto l’in- Filadelfia nel 1966, l’uso di materiali poveri e la ricer-
fluenza del Razionalismo europeo. A partire dagli ca di una generale economia costruttiva mettono in
anni Cinquanta, però, Tange trova una propria ori- maggiore evidenza la semplicità della costruzione.
ginale dimensione, grazie a una serie di edifici in Il verticalismo della simmetrica facciata è deter-
cui unisce un plasticismo brutalista ispirato all’ul- minato da una massiccia colonna centrale in basso,
34.195  351
Kenzo Tange, Yoyogi
National Gymnasium
Stadium, 1964.
Tokyo. Vedute.

34 ■ Esperienze artistiche nel secondo dopoguerra


evidentemente priva di qualsiasi valore strutturale 34.196 Ô 34.197 
Robert Venturi, Robert Venturi,
e quindi con funzione puramente decorativa. Allo Progetto per Guild House,
stesso modo la terminazione superiore con un am- una casa con facciata 1966. Filadelfia.
pio finestrone ad arco, che riecheggia dottamente eclettica, 1977. Veduta della
Acquerello su copia facciata.
un antico timpano, è bilanciata – in basso – dalla fotostatica, 18×18 cm.
grande scritta orizzontale, simile a un’insegna di New York, Museum of
Modern Art.
negozio, che riporta il nome stesso dell’edificio.
Disegni e stampe

James Stirling (1926-1992)


Tra i protagonisti di questa generale ricerca di nuovi
orientamenti per l’architettura è il britannico James
Stirling (Glasgow, 22 aprile 1926-Londra, 25 giugno
1992), che studia architettura dal 1945 al 1950 presso
l’Università di Liverpool. Dopo un periodo di ricerca
all’università, nel 1956 apre uno studio insieme con
un collega e inizia la propria carriera di progettista.
Le sue opere hanno la particolare qualità di proporre
un ripensamento del Razionalismo rielaborando al-
tre componenti come, ad esempio, l’architettura in-
dustriale o alcuni elementi della tradizione classica.

Florey Building Nel Florey Building (1966-


1971) Fig. 34.198 , tra le sue opere più significati- 34.198 
James Stirling, Florey Building,
ve, una residenza studentesca per il prestigioso 1966-1971. Oxford. Veduta
Queen’s College di Oxford, Stirling realizza una di una facciata esterna.
struttura composita, dal carattere meccanicisti- 34.199 Ô
co e romantico allo stesso tempo. L’edificio è co- Veduta assonometrica della corte
stituito da un corpo di fabbrica su diversi livelli, interna del Florey Building.

avvolto su se stesso così da formare una sorta di


anello aperto Fig. 34.199 . Le pareti rivolte verso la
corte interna, corrispondenti alle stanze degli stu-
denti, sono completamente vetrate e, con la loro
inclinazione dovuta allo sfalsamento dei vari pia-
ni, formano una sorta di anfiteatro affacciato sul
paesaggio circostante. La facciata esterna, dietro
la quale sono gli impianti e le zone di distribuzio-
ne, appare invece più chiusa e quasi turrita nel suo
succedersi di aggetti, sorretta da alte travi inclinate
di calcestruzzo armato, quasi un’ironica citazione
dei medievali archi rampanti cari alla tradizione
anglosassone.
35
35.1
Tendenze e sperimentazioni
del Contemporaneo

Land Art
Il bulldozer al posto del pennello
Dalla fine degli anni Sessanta del Novecento l’at-
tenzione di molti artisti si sposta dal singolo ogget-
to allo spazio in cui esso è immerso. In altre parole
l’opera d’arte varca i confini della galleria d’arte,
del museo o delle collezioni, per aprirsi verso l’e- a b
sterno, fino a comprendere anche l’ambiente na-
turale. Da questo nuovo e stimolante indirizzo di l’atto del pensarle e la fatica, anche organizzativa,
ricerca nasce la Land Art (ovvero «Arte del terri- del realizzarle.
torio»), che si esprime attraverso interventi di va- In questo si possono riscontrare evidenti colle-
rio tipo – anche su vasta scala – direttamente sul gamenti ideologici con le correnti concettuali, che
paesaggio, naturale e urbano. Da secoli soggetto accordano una maggiore attenzione al momento
passivo di rappresentazione nell’arte, il paesaggio ideativo dell’espressione artistica. L’incisività di
diventa, in questo caso, materiale e occasione di re- ogni operazione di questo genere, infatti, sta so-
cupero del rapporto dell’uomo con la natura. prattutto nel gesto con il quale l’uomo, utilizzando
Il concetto stesso di arte subisce un profondo ed le forme della natura, modifica la natura stessa, an-
ennesimo mutamento: l’uomo contemporaneo è che se in modo spesso effimero e comunque sem-
sempre più convinto che l’attività artistica coinvol- pre – e volutamente – reversibile.
ga tutte le sfere dell’agire, e non sia più possibile La Land Art opera sull’ambiente con modalità
porvi dei limiti fisici. La scala dell’azione, pertan- differenti a seconda delle poetiche di ciascun au-
to, può spaziare dal piccolo oggetto da esporre in tore: si va da azioni mirate a provocare una mini-
un salotto fino a una grande spiaggia Fig. 35.1 o, ma alterazione del paesaggio – come il semplice
addirittura, a un’intera isola dell’Oceano Atlanti- camminare, o la realizzazione di sculture tempo- c
co ❯ Fig. 35.8 . ranee utilizzando materiali trovati sul posto – a in-
Questo ulteriore sconfinamento della frontiera terventi massicci che raggiungono la stessa mae- 35.1 
Esempi di Land Art
dell’arte apre una serie di nuovi interrogativi: circa stosa grandiosità di un evento atmosferico o di un con la sabbia della
la sua natura (all’incrocio tra scultura, architettu- cataclisma naturale – sbancamenti di terra nel de- spiaggia (Sand Art).
ra e design ambientale) e anche relativamente al- serto Fig. 35.2, a , trasporto di massi, scavo all’inter- a. Peter Donnelly,
le modalità espositive, polemicamente al di fuori no di vulcani. Un’altra opzione spesso percorsa è Sand Dancer,
2009. New Brighton
dei normali circuiti di esposizione e di commercio quella di portare elementi naturali all’interno degli (Nuova Zelanda).
dell’arte. Spesso, infatti, gli interventi sono situa- spazi espositivi b , innescando uno stimolante cor- b-c. Jim Denevan,
Senza titolo, 2010.
ti in luoghi remoti e possono essere percepiti solo tocircuito fra esterno e interno, natura e cultura. Santa Cruz (California).
mediante riprese fotografiche e cinematografiche Il risultato può essere concepito per avere dura-
(con l’ausilio di aerei, elicotteri o droni), il che pone ta temporanea o, al contrario, una maggiore per-
il non facile problema della fruibilità da parte del manenza. Essenziale comunque è il legame con il
pubblico di realizzazioni di questo tipo. Del resto, sito in cui l’intervento viene condotto (site-speci- ■ Site-specific Letteralmente
«specifico per il luogo». Defini-
come la natura non si preoccupa di rendere sem- fic), in quanto l’opera non viene installata in un de- zione attribuita a opere d’arte
terminato luogo, ma è il luogo stesso a farsi arte. concepite specificamente per
pre visibili le sue meraviglie, anche questi artisti l’inserimento in un determinato
antepongono al risultato finale delle loro creazioni Da questo punto di vista, infine, si riscontra anche luogo o contesto.
35.1 Land Art ■ 35.2 Body Art e performance
■ 35.3 Iperrealismo ■ 35.4 Il ritorno alla tradizione figurativa ■ Visita le sale
sull’arte
35.5 Graffiti Writing ■ 35.6 Nuova scultura dagli anni ’80
a oggi
■ 35.7 E oggi? Ultime tendenze ■ 35.8 L’architettura di fine Millennio

l’influenza della Minimal Art, che incide soprattut-


to nella scelta delle forme primarie adottate.
Ciò è ben testimoniato, ad esempio, da The
Lightning Field (Campo di fulmini) dello statuniten-
se Walter De Maria (Albany, California, 1935-New
York, 2013) c . L’installazione, realizzata nel 1977,
consiste in 400 barre di acciaio ancorate vertical-
mente in una griglia regolare che si estende su
un’area di 1,6 kilometri quadrati, su un altopiano
del New Mexico. Oltre a reagire alle diverse con-
dizioni di illuminazione determinate dai cambia- a b
menti del sole, le barre attirano i fulmini, durante
i frequenti temporali che si abbattono sulla zona,
provocando un “sublime” spettacolo naturale.

Robert Smithson (1938-1973)


Fra le voci più significative della Land Art, lo sta-
tunitense Robert Smithson è nato a Passaic (New
Jersey) il 2 gennaio 1938 ed è drammaticamente
morto ad Amarillo (Texas) il 20 giugno 1973, in un
incidente aereo durante la perlustrazione di un si-
to sul quale sarebbe voluto intervenire con una sua
opera. Ha studiato per due anni all’Art Students
League di New York, e poi brevemente alla Brook-
lyn Museum School. c
Esordisce come pittore espressionista astrat-
to (trattando temi mitologici e religiosi), per av- 35.2 
Esempi di Land Art.
vicinarsi poi alla scultura minimalista. Il suo in-
a. Michael Heizer, Rift 1
gresso nell’ambito della Land Art è scandito dalla (dalla serie Nine Nevada
serie di lavori denominati Site e Non-site (Luogo e Depressions), 1968.
Non-luogo), basati sull’operazione di portare la na- Jean Dry Lake,
Clark County (Nevada).
tura all’interno della galleria, mettendo così in co- b. Richard Long, Sandstone
municazione esterno e interno. Nello spazio espo- circle, 1977. Berlino,
Staatliche Museen,
sitivo l’artista presenta una serie di contenitori di Nationalgalerie.
forme minimal all’interno dei quali sono collocati c. Walter De Maria, The
Lightning Field (Campo
materiali di vario genere (pietre, minerali, conchi- di fulmini), 1977. Catron
glie) Fig. 35.3 prelevati da un territorio oggetto del- County (New Mexico).
la sua esplorazione. Veduta notturna.

Successivamente Smithson estende la propria at- 35.3 


tività a progetti in esterno su larga scala, facendo Robert Smithson,
Corner Mirror with Coral
anche ricorso a diversi mezzi espressivi quali il di- (Specchio ad angolo con
segno (nella fase progettuale), la fotografia, il film corallo), 1969. Specchi e
corallo 91,5×91,5×91,5 cm.
e anche la scrittura (in quella di documentazione New York, Museum
dell’intervento). of Modern Art.
354 Esposta all’azione delle onde e del vento, l’ope-
ra è stata in un primo momento sommersa dalle
acque, per riemergere successivamente in un pe-
riodo di siccità. Situata in un paesaggio deturpato
sezione XII ■ Contemporaneità

dall’uomo (caratterizzato dalla presenza di miniere


e impianti petroliferi), Spiral Jetty realizza appieno
la concezione dell’arte di Smithson, quella di «una
risorsa in grado di mediare tra ecologia e industria».

Christo (1935)
Più che nel campo della Land Art, Christo Vladimi-
rov Javacheff, scultore di origine bulgara (Gabrovo,
13 giugno 1935) – meglio noto con il solo nome di
Christo – preferisce definire il suo lavoro nei termi-
ni di Public Art (Arte pubblica). Formatosi tra So-
fia, Praga, Vienna e Parigi, dal 1961 ha sempre col-
laborato strettamente con Jeanne-Claude Denat de
Guillebon (Casablanca, 1935-New York, 2009), sua
compagna di vita e d’arte. Christo lavora su sca-
35.4  35.5  la sia urbana sia territoriale, ma il suo intervento
Robert Smithson, Spiral Jetty sale, acqua, diametro 460 m. Robert Smithson, Untitled
(Molo a spirale), 1970. Terra, Great Salt Lake, Box Elder (Three Spiral Jetty Drawings),
comporta sempre l’uso di materiali di produzione
massi di basalto, cristalli di County (Utah). ca 1970. Matita su carta industriale che, sebbene di estrema povertà, come
millimetrata, ciascuno nel caso dei bidoni di petrolio o dei teloni di nylon,
27,9×21,6 cm. New York,
Spiral Jetty La testimonianza più spettacolare Museum of Modern Art. sono comunque assolutamente estranei all’am-
del lavoro di Smithson resta lo Spiral Jetty (Molo a biente naturale.
spirale), realizzato nel 1970 sul Great Salt Lake (il L’operazione fondamentale che caratterizza la
Grande lago salato), nello Stato americano dello poetica di Christo e Jeanne-Claude è quella dell’im-
Utah Fig. 35.4 . Si tratta, come suggerisce il titolo pacchettamento, condotta su scala sempre maggiore:
stesso, di una gigantesca banchina a forma di spi- partendo da singoli oggetti quotidiani (bottiglie, li-
rale, minuziosamente dimensionata su carta milli- bri, arredi, automobili), nel corso degli anni gli ar-
metrata Fig. 35.5 e messa poi in opera con l’ausilio tisti sono arrivati a impacchettare, con ettari di teli
di imponenti mezzi meccanici per il movimento e kilometri di corde, musei, coste, vallate Fig. 35.6 e
della terra, dei cristalli di sale e dei massi di basalto monumenti (come ad esempio il Pont-Neuf a Pa-
necessari alla costruzione. Le sue dimensioni finali rigi Fig. 35.7 , le mura aureliane a Roma o l’intero
sono maestose: il diametro è di 460 metri, l’esten- Reichstag, il Palazzo del Parlamento, a Berlino), ce-
sione di 1450 metri. lando forme architettonicamente note in informi e
L’artista racconta espressamente l’origine del anonimi fagotti. L’operazione, intellettualmente col-
progetto: «Mentre guardavo il posto ebbi la sensa- tissima, ottiene un risultato paradossale: nasconden-
zione di un riverbero all’orizzonte, solo una sug- do una cosa, in realtà ce la rivela con maggior forza.
gestione […] ed ebbi l’idea di un ciclone immobile Le radici di tale pratica sono complesse ed eteroge-
che con luce vacillante aggredisce l’intero paesag- nee: dal Nouveau Réalisme (cui l’artista si lega nella
gio che inizia a tremare. Un terremoto silenzioso si fase iniziale della sua carriera, con il ritorno all’og-
espande nella tranquillità ondeggiante in una sensa- getto) al Concettuale (il gesto eclatante è sempre al
zione di rotazione senza movimento. Questo luogo centro del momento espressivo), fino alla Pop-Art (in
rappresentava un movimento rotatorio che rinchiu- quanto la fruizione dell’opera non potrebbe avveni-
deva il proprio nocciolo in una immensa sfericità». re senza i mezzi di comunicazione che sono stati resi
L’effetto che ne deriva, continuamente mutevole disponibili dalla società dei consumi) ❯ Ant. 305 . La
a seconda delle maree e delle condizioni di luce, al- realizzazione di questi grandiosi progetti comporta
lude a un gigantesco gorgo d’acqua. La forma della costi molto elevati, interamente coperti dall’autore
spirale da un lato è intesa come simbolo ancestrale tramite la vendita dei relativi disegni e progetti. Essi
della vita e dei processi di crescita naturale, dall’al- inoltre necessitano di lunghi tempi di realizzazione
tro si riferisce a una leggenda del luogo che narra di (anni o in alcuni casi addirittura decenni) e il coinvol-
un vortice al centro del lago collegato direttamen- gimento di numerose professionalità, come tecnici
te al mare, spiegando la salinità dell’acqua. Questa e ingegneri. Parte integrante del lavoro sono consi-
complessità di riferimenti testimonia il carattere derati anche la componente burocratica, costituita
multidisciplinare della ricerca di Smithson. dalle interpellanze alle autorità per ottenere i neces-
355

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


35.6  Surrounded Islands Uno dei progetti più masto-
Christo e Jeanne-Claude,
Valley Curtain (Tenda sulla
dontici della coppia è stato quello delle Surrounded
valle), 1970-1972. Teloni di Islands (Isole circondate), che nel 1980-1983 ha avuto
nylon arancione, cavi e tiranti come teatro la Baia di Biscayne, presso Miami, in
d’acciaio, lunghezza 381 m.
Valle del Rifle, Garfield Florida Fig. 35.8 . Qui undici isole artificiali sono sta-
County (Colorado). te circondate da un totale di 603 850 metri quadrati
35.7  di tessuto in polipropilene di colore rosa. L’opera-
Christo e Jeanne-Claude, zione condotta in questo caso non è stata quella
Impacchettamento del Pont-
Neuf, 1975-1985. Teloni solita dell’impacchettamento, bensì di incornicia-
di nylon color arenaria, funi tura di elementi naturali con strumenti artificiali,
di nylon, superficie dei teloni
ca 40 000 m2. Parigi.
sancendo in tal modo una inedita unione tra i due
aspetti. La scelta del colore, pur nella sua accensio-
35.8  ne cromatica, si poneva in armonioso dialogo con
Christo e Jeanne-Claude,
Surrounded Islands (Isole il verde dominante della vegetazione delle isole e
circondate), 1980-1983. delle acque poco profonde della baia, e con l’azzur-
603 850 m2 di tessuto
galleggianti intorno a 11 isole ro del cielo.
Baia di Biscayne, Greater Christo e Jeanne-Claude hanno sempre operato
Miami (Florida).
prestando la massima attenzione all’impatto am-
bientale dei loro interventi, cercando di limitarlo al
minimo, utilizzando materiali ecologici e riciclan-
doli totalmente dopo l’uso. In questo caso hanno
sari permessi, e il coinvolgimento delle popolazioni 35.9  provveduto alla rimozione di 40 tonnellate di rifiuti
Christo, The Floating
locali, che avviene tramite incontri pubblici. Piers (Moli galleggianti),
giacenti nel sito e, per la salvaguardia dell’ecosfera,
Tutti gli interventi di Christo e Jeanne-Claude so- 2014-2016. Lago d’Iseo, hanno interpellato una biologa marina, ornitolo-
no concepiti per durare un tempo limitato, di solito Sulzano (Brescia). gi, esperti di mammiferi, oltre che legali, ingegneri
Veduta aerea.
due settimane. Spiegano a questo proposito gli arti- marini e vari consulenti tecnici.
sti: «Tutti i nostri progetti hanno una fortissima qua-
lità nomade, che ricorda le tribù che si spostano con The Floating Piers Il tema dell’acqua torna in uno
le loro tende; usando un materiale fragile si avverte degli interventi più recenti di Christo, The Floating
una maggiore urgenza di vedere quello che domani Piers (Moli galleggianti) Fig. 35.9 , tenutosi f ra il 18
non ci sarà più… nessuno può comprare questi pro- giugno e il 3 luglio 2016 sulla sponda bresciana del
getti, nessuno può diventarne proprietario, nessuno lago d’Iseo. L’artista ha scelto il sito dopo una serie
li può commercializzare, nessuno può far pagare bi- di sopralluoghi nei laghi del Nord-Italia, attuando
glietti di ingresso; nemmeno noi possediamo que- un progetto accarezzato fin dal lontano 1970.
ste opere. Il nostro lavoro è sulla libertà. La libertà è Attraverso un sistema di ingegnose passerelle
nemica del possesso, e il possesso equivale alla per- galleggianti Christo ha sviluppato un percorso lun-
manenza. Ecco perché l’opera non può rimanere». go tre kilometri, che, partendo dal paese di Sulza-
356 no (sulla terraferma), raggiungeva l’isola di Monte
Isola e da qui – attraverso due bracci – l’isolotto di
San Paolo. L’artista ha adottato per le passerelle in
polietilene ad alta densità un profilo spezzato, in
sezione XII ■ Contemporaneità

modo da alludere all’andamento frastagliato della


costa lacustre, e, dato che l’intervento si svolgeva
d’estate, ha scelto per il tessuto di rivestimento un
colore giallo-dalia, che brillasse stagliandosi sul blu
profondo del lago Fig. 35.10 . Il pontile praticabile,
concepito dall’autore «come un’estensione della
strada», consentiva al pubblico di camminare a pe-
lo dell’acqua, seguendo la fluttuazione delle onde
e godendo di vedute sempre nuove sul paesaggio
circostante. Questa esperienza eccezionale offerta
ai visitatori era parte integrante del progetto, nel
senso di un intervento pensato espressamente per
offrire visuali e sensazioni altrimenti impossibili.

35.10  va i prodotti del proprio corpo come alito, sangue,


Christo, The Floating Piers
(Moli galleggianti), 2014-2016.
escrementi).
35.2 Lago d’Iseo. La Body Art abbatte pertanto l’ultima barriera
rimasta tra l’artista e il suo pubblico, azzerando de-
35.11 
Body Art Esempi di tatuaggi, piercing e
dipinture della tradizione tribale.
finitivamente ogni precedente forma espressiva e
riducendo la produzione artistica a un puro fatto
e performance a. Uomo tatuato delle Isole teatrale per il quale non occorrono altri strumenti
Marchesi, Polinesia francese.
Attenti al corpo! b. Donna africana con cicatrici che il corpo dell’artista e la sua creatività. Il feno-
e piercing, Sudan. meno è certamente legato anche al clima di libe-
c. Giovane aborigena con il
Il corpo rappresenta da sempre il mezzo espressivo volto dipinto, Australia.
razione sessuale che si respira in quel particolare
più immediato a disposizione dell’essere umano: momento storico (gli anni Sessanta) e al nascere di
nelle varie culture, infatti, esso diventa portatore a istanze femministe che fanno del corpo uno degli
di segni, messaggi e significati, con forme quali il strumenti prediletti proprio dalle artiste.
tatuaggio, il piercing, le cicatrici, la pittura ritua- Il corpo diventa allo stesso tempo soggetto e
le Fig. 35.11 . oggetto dell’opera: l’artista usa il proprio o quel-
Tema centrale e ricorrente anche nella storia lo di altri soggetti (performers), per creare azioni
dell’arte, il corpo umano assume il carattere di un di vario tipo (performances), pianificate o con un
vero e proprio linguaggio espressivo attraverso la certo margine di improvvisazione, da eseguire in
cosiddetta Body Art (ovvero Arte del corpo, o corpo- contesti differenti (una galleria, un museo, uno
rea) che, dopo gli inizi negli anni Sessanta del se- spazio domestico o un luogo pubblico o di lavo-
colo scorso, si diffonde nel decennio successivo in b
ro) e documentate solo tramite fotografie o vi-
tutta Europa e nelle Americhe. deo Fig. 35.12, a . Per quanto riguarda il pubblico,
La scelta di questo ambito espressivo si lega al infine, la sua presenza può essere prevista o me-
tentativo, che anima molte delle ricerche artisti- no. In caso affermativo, può assumere un ruolo
che del XX secolo, di abbattere i confini dell’arte, di semplice spettatore o – spesso – di partecipante
e portarla a contatto con la vita quotidiana. Le sue attivo all’azione.
radici affondano nelle Avanguardie storiche, che Le tipologie di performance variano in funzio-
avevano introdotto nel dominio artistico l’esecu- ne delle poetiche che ogni singolo artista inten-
zione di azioni: il Futurismo con le sue animate se- de esprimere, così come varia il linguaggio, che
rate, Dada con i provocatori spettacoli al Cabaret spesso attinge ad ambiti diversi (come ad esem-
c
Voltaire, Marcel Duchamp, che arriva a elevare al pio quelli del teatro, della danza, del mimo o dello
rango di opera d’arte addirittura il proprio taglio sport). Si spazia da azioni fisiche semplici e ordi-
di capelli o l’azione provocatoria di travestirsi da narie (come prendere il sole, fino tuttavia a procu-
donna. Il corpo (quello proprio e altrui) aveva ac- rarsi ustioni, utilizzando quindi il proprio corpo
quistato una nuova centralità nel secondo dopo- come una tela su cui la natura può dipingere b ), a
guerra attraverso l’opera di artisti quali Yves Klein operazioni rituali, miranti a reintrodurre l’arte in
(che utilizzava il corpo delle modelle per realizzare una dimensione mitica, se non mistica, a pratiche
le sue Antropometrie) e Piero Manzoni (che espone- fuori dai canoni socialmente accettati (come il tra-
a b 357

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


c

vestimento, l’esposizione di corpi nudi, la sessuali- 35.12  Hermann Nitsch (1938)
Esempi di Body Art.
tà, la violenza), fino ad atti estremi nei quali viene e l’Azionismo viennese
a. Gilbert & George,
messa in pericolo l’incolumità stessa dell’artista o Underneath the Arches,
Vienna rappresenta uno dei centri principali in cui
dei suoi collaboratori. The singing sculpture, 1970. già dall’inizio degli anni Sessanta si sperimenta l’uso
Spesso, infatti, la Body Art ha fatto ricorso an- Londra, Nigel Greenwood del corpo come linguaggio artistico. È qui che na-
Gallery.
che a comportamenti autolesionistici. Uno dei casi b. Dennis Oppenheim, sce il Wiener Aktionismus (Azionismo viennese), un
più noti è quello della francese Gina Pane (Biarritz, Reading Position for a gruppo di artisti che propone alcune fra le azioni più
Second Degree Burn
1939-Parigi, 1990) che arriva a infierire sul proprio (Posizione di lettura per radicali nella storia della Body Art, aperta e volontaria
corpo, ferendolo con lamette al fine di rigenerarlo un’ustione di secondo sfida contro la morale bigotta. L’Azionismo vienne-
grado), 1970. Libro, pelle,
simbolicamente nel sangue c . Parte imprescindi- energia solare, tempo
se si fonda su un recupero della dimensione ritua-
bile dell’esperienza umana, il dolore è forse la for- di esposizione: 5 ore. le dell’arte tramite il ricorso alla drammatizzazione
ma più immediata e percepibile di comunicazione New York, Jones Beach. teatrale, sulla scorta delle teorie psicoanalitiche che
Fotografia 216×152,5 cm.
e l’arte può dunque esprimersi efficacemente per Parigi, Musée National d’Art avevano avuto proprio nella capitale austriaca uno
suo tramite. Secondo l’artista infatti «la ferita è la Moderne, Centre Georges dei principali centri di elaborazione.
Pompidou.
memoria del corpo: ne memorizza la f ragilità, il c. Gina Pane, Psyche, 1975. Fra i protagonisti di questa corrente è Hermann
dolore, dunque l’esistenza “reale”». Azione, particolare di Nitsch (Vienna, 29 agosto 1938), formatosi come
quattro tagli a croce intorno
Centrale in questa forma di espressione è l’inda- all’ombelico. Milano, grafico e successivamente diplomatosi presso la
gine su questioni come l’identità (intesa a vari livel- Galleria Diagramma. Graphische Bundes-Lehr- und Versuchsanstalt di
li: sessuale, sociale, di etnia), il limite, la dialettica 35.13 
Vienna. Dalla fine degli anni Cinquanta l’artista ini-
sé/altro e interno/esterno, il dolore, la malattia o Hermann Nitsch mentre zia l’elaborazione di un progetto su cui fonda l’in-
la morte. Per queste ragioni la Performance Art (l’al- dipinge un’opera con il sangue. tero complesso della sua opera, denominato Or-
tro nome con cui è nota la Body Art) si pone spesso gien-Mysterien Theater (Teatro delle Orge e dei Misteri).
come una provocazione – volutamente insoppor- Si tratta di una forma espressiva totale, fuori dai con-
tabile – nei confronti del pubblico. sueti canoni, all’interno della quale si incontrano
A questo ampio orizzonte di pratiche – spesso tutte le arti: pittura, musica, danza, teatro, stimolan-
combinate con altre forme espressive (come la pit- do il partecipante a vari livelli sensoriali. Le perfor-
tura, la scultura, o la Video Art) – si sono avvicinati mances di Nitsch, infatti, sono dei veri e propri ritua-
episodicamente anche artisti operanti con altri lin- li con funzione purificatrice, che consentono cioè
guaggi (il Concettuale, il Poverismo). allo spettatore di liberarsi psicologicamente dagli
358 accompagnamento musicale. L’impiego del sangue
– spesso avversato da pubblico e critica – è giustifi-
cato dall’autore come «un mezzo per innamorarsi
perdutamente e intensamente della vita». La violen-
sezione XII ■ Contemporaneità

za infatti non viene esercitata direttamente nei con-


fronti degli animali (vengono utilizzati solo anima-
li morti di vecchiaia o macellati per cause di forza
maggiore), ma è intesa come denuncia e riscatto da
«tutte le colpe e tutte le libidini del mondo».
Dietro alle orrorifiche azioni di Nitsch, la cui vi-
sta – anche solo in fotografia – desta sgomento e
riprovazione, sembra potersi percepire, secondo le
35.14 
Hermann Nitsch,
sue stesse dichiarazioni, un’arte intesa come «un
O.M. Theater, 1991. modo estetico di pregare», il cui scopo è quello di
Acquaforte e sangue «liberare l’umanità dai suoi istinti bestiali».
di maiale su carta,
75,4×53,8 cm.
New York, Museum Marina Abramović (1946)
of Modern Art.
Il corpo dell’artista è lo strumento privilegiato
Disegni e stampe anche per Marina Abramović. Figlia di partigiani
35.15  dell’indipendenza jugoslava, nasce a Belgrado il 30
Hermann Nitsch, Azione novembre 1946; frequenta l’Accademia di Belle Ar-
n. 80 di 72 ore (Tre giorni e tre
notti della festa dei sei giorni),
ti prima nella sua città natale e poi a Zagabria.
1984. Performance. Castello Dopo l’esordio nel 1969 con dipinti e installazioni
di Prinzendorf (Austria). sonore, sceglie la performance come mezzo espressi-
35.16  vo privilegiato, che manterrà per tutto il corso della
Marina Abramović e sua fortunata carriera. Nel 1972 inizia quindi a uti-
Ulay, AAA-AAA, 1978.
Performance. Amsterdam. lizzare come materiale artistico il proprio corpo, in
azioni intese a sondarne i limiti fisici e le potenzia-
impulsi negativi che lo condizionano. Esse includo- lità mentali. A questa scelta non è estranea la cultu-
no una serie di riferimenti culturali estremamente ra dell’eroismo e del sacrificio, nella quale l’artista è
complessi, che vanno dalla mitologia pagana alla li- stata immersa fin da piccola ❯ Ant. 308 .
turgia cattolica, alle teorie psicoanalitiche, passando
per il recupero di talune antiche tradizioni popolari. Imponderabilia Nel 1976 Abramović inizia un so-
L’artista utilizza infatti dei simboli presenti in tutte dalizio di vita e di lavoro con l’artista tedesco Ulay
le religioni – come il vino, il sangue, il sacrificio – (pseudonimo di Frank Uwe Laysiepen, Solingen, 30
intendendoli tuttavia non in senso metaforico ma novembre 1943) che durerà dodici anni Figg. 35.16-
reale Figg. 35.13-35.14 . Le azioni messe in scena sono 35.17 . Tema centrale della loro opera comune è la
spesso di tipo cruento e questo loro carattere è sta- relazione, nelle diverse dimensioni dello spazio, del
to fonte di grandi controversie, che hanno causato a tempo e del movimento. Nel 1977 la coppia realizza
Nitsch diversi processi e tre incarcerazioni ❯ Ant. 307 . alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna Imponde-
rabilia Fig. 35.18 , una delle performances più note e
Azione n. 80 di 72 ore Per dare una sede stabile alla significative. I due stanno in piedi nudi e immobi-
propria attività, Nitsch acquista nel 1971 il Castello li all’ingresso principale del museo, l’uno di fronte
di Prinzendorf, nelle vicinanze di Vienna. In questa all’altra. Per accedere, il visitatore è costretto a pas-
cornice si svolge una delle azioni più lunghe e com- sare – a fatica – tra i due corpi, mettendosi in posi-
plesse, Azione n. 80 di 72 ore (dove il titolo allude alla zione laterale e scegliendo quale dei due fronteggia-
numerazione progressiva e alla durata della perfor- re sfregandovi necessariamente contro. Abramović
mance), realizzata nel 1984 Fig. 35.15 . Nell’azione so- afferma che l’opera è nata dall’intenzione di essere
no presenti molti degli elementi caratteristici della le «porte viventi del museo», alla pari di «stipiti o ca-
sua opera: la rievocazione della Crocifissione di Cri- riatidi classiche». Il suo concetto base è esplicitato
sto (impersonato in questa occasione da modelli di dal titolo: l’imponderabilità. Si intende infatti sot-
entrambi i sessi); il raccapricciante squartamento di tolineare l’importanza primaria delle cose impreve-
animali; o ancora la presenza di attori-sacerdoti dalle dibili nella determinazione della condotta umana.
vesti bianche, con l’evidente funzione di ricondur- 35.17  L’opera è stata riproposta in occasione della
Marina Abramović e
re la ripugnante durezza dell’azione a una solenni- Ulay, Rest Energy, 1980.
grande antologica dell’artista al MoMA di New
tà quasi mistica, costantemente sottolineata da un Performance. Amsterdam. York nel 2010 The Artist is Present (L’artista è presen-
359

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


te), affidata a due performers Fig. 35.19 . Il rifacimen-
to è stato anche occasione di un confronto tra due
opere a distanza di 33 anni: nella sua versione ori-
ginale la performance è stata interrotta per oscenità
dalla polizia dopo 90 minuti; nella sua riesecuzione
statunitense la nudità dei performers non è stata più
motivo di scandalo, anzi ha determinato episodi di
molestie ai loro danni.

The Artist is Present Tornata a lavorare da sola


dopo la fine del legame con Ulay nel 1989, Marina
Abramović conferisce gradualmente una rilevanza
sempre maggiore al pubblico sino a farne l’elemen-
to centrale della performance in occasione della citata
retrospettiva The Artist is Present: per tre mesi, du-
rante l’orario di apertura (otto ore al giorno per un
totale di 716 ore), l’artista era seduta – immobile e in
assoluto silenzio – nell’atrio del museo e un visitato-
re alla volta poteva sedersi di fronte a lei, stabilendo
così un muto dialogo di sguardi Fig. 35.20 . Il tempo
di permanenza era lasciato alla volontà di ciascun
partecipante, e le lunghe code di attesa hanno testi-
35.18 
Marina Abramović,
35.3
Imponderabilia, 1977.
moniato lo straordinario successo dell’operazione Performance. Bologna,
Galleria d’Arte Moderna.
Iperrealismo
(cui hanno preso parte più di mille persone).
In questa performance Abramović rielabora uno 35.19  Pi• vero del vero
schema già sperimentato con Ulay, fondato su una Marina Abramović,
Imponderabilia, 2010.
disciplina fatta di silenzio e concentrazione che Performance, riproposta L’abolizione di ogni forma codificata e, di conse-
l’artista aveva appreso dai monaci buddisti e dagli continuamente a turno. guenza, di qualsiasi tecnica in qualche modo ricol-
New York, Museum of
aborigeni del deserto australiano. L’esperienza si Modern Art. legabile alla tradizione accademica è stata la base
estende anche al visitatore che non ha più un ruo- di partenza di molte delle principali linee di ricer-
35.20 
lo passivo, ma è chiamato a partecipare insieme Marina Abramović, The
ca artistica del secondo dopoguerra. L’abbandono
all’artista alla creazione dell’opera, attraverso un Artist is Present (L’artista massiccio del figurativismo era stato anche letto
percorso mentale ed emotivo molto intenso, che è presente), 2010. come polemica risposta ideologica di un ambiente
Performance. New York,
lo porta a isolarsi dalla vita quotidiana e a concen- Museum of Modern Art. intellettuale che, in qualche modo, intendeva op-
trarsi sulla relazione con l’altro. «Senza il pubblico, porsi alla logica aberrante che aveva portato alla
la performance non ha alcun senso perché, come so- Seconda guerra mondiale e che, a partire dagli anni
steneva Duchamp, è il pubblico a completare l’ope- Cinquanta, produceva la Guerra fredda, le dittatu-
ra d’arte», dice l’artista, «Nel caso della performance re dell’America Latina e migliaia di altri focolai di
direi che pubblico e performer non sono solo com- tensione in tutto il mondo.
plementari, ma quasi inseparabili» ❯ Ant. 308 . Questa tendenza dominante viene contraddetta
360
sezione XII ■ Contemporaneità

fuso l’uso dell’aerògrafo). Il risultato produce effetti


di luce e di colore di verosimiglianza così sbalordi-
tiva da lasciare increduli sulla possibilità che si trat-
ti realmente di un dipinto e non, piuttosto, di una
gigantografia fotografica. L’Iperrealismo, infatti,
consiste proprio nel restituire un’immagine glo-
balmente più accattivante e ricca di particolari di
quanto l’occhio stesso potrebbe cogliere dal vero,
come di realtà aumentata, generando di conseguen-
da un nuovo indirizzo artistico fondato sul ritor- 35.21   za un senso di inquietudine percettiva, come se si
Nathan Walsh, Apple, 2011.
no alla figurazione, che inizia negli Stati Uniti alla Olio su lino, 100×127 cm.
guardasse la realtà attraverso una lente di ingran-
metà degli anni Sessanta e si afferma soprattutto Collezione privata. Intero dimento. Quello che si vede, pertanto, è sì quello
nel decennio successivo: l’Iperrealismo (altrimenti e particolare. che c’è, ma il grado di finitezza, la messa a fuoco di
noto come Foto-realismo o Super-realismo). Come 35.22  tutti i punti, il realismo delle sfumature e il nitore
suggerisce il vocabolo stesso (in greco hypér signi- Charles Bell, Majorette, 1993. dei contorni sono tali da apparire quasi impossibili,
Olio su lino, 142×210 cm.
fica «sopra») si tratta di una forma espressiva (sia New York, Louis K. Meisel e dunque l’oggetto rappresentato sembra sospeso
pittorica sia scultorea) nella quale si tenta provo- Gallery. in una dimensione che – paradossalmente – finisce
catoriamente di ripristinare un realismo integrale, per essere astratta proprio per l’eccessiva accentua-
volto a una riproduzione della realtà al massimo zione realistica.
grado possibile di fedeltà. Gli Iperrealisti, in altre Dove l’Iperrealismo raggiunge vette di simula-
parole, tendono a recuperare non solo il valore zione ancora più singolari, però, è nella scultura
della verosimiglianza, ma anche a rivalutare tut- che, essendo per sua stessa natura tridimensionale,
to quel patrimonio di abilità tecniche e manuali consente artifici ai quali anche la pittura più scien-
che l’arte delle nuove avanguardie aveva violen- tificamente condotta non può aspirare. Anche in
temente contestato, mortificato e, in gran parte, questo campo le tematiche pop riemergono nella
rimosso. scelta di squarci di vita presi direttamente dal mon-
Il punto di partenza dell’Iperrealismo è duplice. do della pubblicità (prediligendo soprattutto il nu-
Dal punto di vista culturale condivide l’immagi- do femminile) o dal quotidiano, con particolare
nario della Pop-Art statunitense, mentre sul piano attenzione all’intimità spesso squallida della vita
della tecnica riprende molte delle sue caratteristi- domestica o ai luoghi del consumismo e delle at-
che dalla fotografia e, nelle sue ricerche più recen- tività di massa (supermercati, centri commerciali,
ti, dalle realtà virtuali e dai modelli di simulazione palestre).
ottenibili per mezzo del computer. L’ascendenza
pop si riscontra, ad esempio, nella scelta dei sogget- Richard Estes (1932)
ti che, per quel che attiene alla pittura, sono qua- Fra gli iniziatori del Foto-realismo è l’americano
si sempre estrapolati dalla scena urbana (anonime Richard Estes (Kewanee, Illinois, 14 maggio 1932).
strade di grandi metropoli, insegne luminose, car- L’artista si è formato all’Art Institute di Chicago e
telloni pubblicitari, negozi Fig. 35.21 , automobili, ha lavorato come grafico nell’editoria e nella pub-
sale giochi Fig. 35.22 , locali notturni, periferie di blicità prima di dedicarsi a tempo pieno alla pittu-
provincia). L’elaborato processo pittorico parte ■ Aerografo Dal greco aèros, ra, dopo essersi stabilito a New York.
aria, e gràphein, scrivere, dise-
quasi sempre da un modello fotografico, la cui im- gnare. Strumento utilizzato per Le composizioni di Estes nascono dalla com-
magine viene trasferita con mezzi meccanici sulla l’applicazione delle vernici tra- binazione di immagini multiple. I soggetti predi-
mite aria compressa (nebuliz-
tela e quindi lavorata con varie tecniche (assai dif- zazione). letti sono i paesaggi urbani, specialmente quelli
361

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


newyorchesi. La sua scelta si indirizza in partico- 35.23  vorando tanto a olio quanto con il disegno, anche
Richard Estes, Telephone
lare ai momenti della giornata in cui sono garanti- Booths (Cabine telefoniche),
Eddy ha affrontato – negli anni Settanta del secolo
te condizioni di massima visibilità (come a mezzo- 1967. Acrilico su masonite, scorso – soprattutto soggetti urbani (in particolare
giorno), e preferibilmente all’assenza della figura 122×175,3 cm. Madrid, il tema dell’automobile), per passare nel decennio
Museo Thyssen-Bornemisza.
umana. Un altro elemento ricorrente sono le ve- Intero e particolare. successivo alla natura morta (soprattutto vetrine di
trine di negozi o i palazzi dalle superfici vetrate, negozi), paesaggi e brani di natura – spesso svilup-
35.24 
che gli consentono di riprodurre in maniera vir- Don Eddy, Senza titolo, 1971. pati attraverso polittici – e arrivando negli ultimi
tuosistica i riflessi. Nel corso degli anni l’artista ha Acrilico su tela, 240×167,2 cm. anni a temi metafisici. Partendo da immagini foto-
Saint-étienne, Musée d’Art
iniziato a dedicarsi anche alla pittura di paesaggio, Moderne et Contemporain. grafiche da lui stesso scattate e stampate, Eddy ha
ritraendo gli scenari naturali del Maine, dove vive messo a punto un complesso processo pittorico ba-
parte dell’anno ❯ Ant. 310 . sato sulla sovrapposizione di varie stesure di colore.

Telephone Booths Una delle prime prove iperrea- Senza titolo In Senza titolo, un’opera del 1971
liste di Estes è il dipinto Telephone Booths (Cabine Fig. 35.24 , Don Eddy rappresenta il particolare del
telefoniche) del 1967 Fig. 35.23 . Il soggetto, che l’ar- muso di un’automobile tipicamente americana,
tista aveva precedentemente immortalato in una con copriruote, paraurti e finiture abbondante-
serie di fotografie, sono quattro cabine telefoni- mente cromati, secondo la moda di quegli anni.
che situate all’incrocio di Broadway, Sixth Avenue Anche in questo caso l’attenzione alla riproduzio-
e 34th Street di New York. Riprese frontalmente e ne dei particolari più minuti, quali i riflessi su vetri
collocate al centro della tela a occuparla quasi in- e carrozzeria, è portata a un livello di perfezione
teramente, le cabine sono abitate al loro interno quasi ossessiva.
da altrettante figure (presenza rara nei dipinti di Questa esasperazione della tecnica, del resto,
Estes). chiarisce il perché di un risultato artistico voluta-
Quella messa in scena è una vera e propria sfida mente “freddo”, cioè incapace di trasmettere alcu-
allo spettatore: il pittore costruisce un’immagine na sensazione che non sia quella del puro ricono-
complessa giocata sugli effetti di riflesso e di tra- scimento tecnico.
sparenza, generati dalla superficie delle cabine.
John De Andrea (1941)
Don Eddy (1944) Lo statunitense John De Andrea, nato a Denver (Co-
Fra i più dotati Iperrealisti è senz’altro da annovera- lorado) il 24 novembre 1941 e formatosi presso le
re il californiano Don Eddy (Long Beach, 4 novem- università del Colorado e del New Mexico, si pone
bre 1944), che consegue il master in Belle Arti alla prepotentemente alla ribalta nel campo scultoreo.
University of Hawaii, perfezionandosi poi anche Partito dall’impiego innovativo della fibra di ve-
alla University of California di Santa Barbara. La- tro, l’artista è passato alla resina polivinilica e quin-
362 Duane Hanson (1925-1996)
Un altro dei principali esponenti dell’Iperrealismo
in campo scultoreo è senza dubbio Duane Hanson
(Alexandria, Minnesota, 17 gennaio 1925-Boca Ra-
sezione XII ■ Contemporaneità

ton, Florida, 6 gennaio 1996). La sua formazione


si compie principalmente al Macalester College a
Saint Paul nel Minnesota e alla Cranbrook Acade-
my of Art a Bloomfield Hills nel Michigan, dove
studia scultura. Esordisce alla metà degli anni Ses-
santa affrontando una critica della società ameri-
cana contemporanea (rappresentandone gli aspet-
ti più deteriori come la guerra, le rivolte razziali,
gli incidenti). Dall’inizio del decennio successivo
il suo interesse si sposta progressivamente alla vita
quotidiana.
Le sculture di Hanson – realizzate sempre a
grandezza naturale, con l’impiego di fibra di vetro
e di nuove resine sintetiche – possiedono uno sba-
lorditivo iperrealismo e una precisa e quasi alluci-
nante caratterizzazione psicologica.
di al bronzo, con una tecnica sempre più raffinata 35.25 
John De Andrea, Diane,
basata sul calco dal vero. Tema dominante della sua 1987. Materiali vari su resina
Middle and Lower Classes Nel suo complesso,
produzione è il nudo – soprattutto femminile – a di polivinile policromico, l’opera di Hanson riflette un significativo spacca-
grandezza naturale, per lo più a figura singola o 78×99×71 cm. New York, to antropologico della società americana, in cui la
Louis K. Meisel Gallery.
secondariamente in gruppi. gran massa dei consumatori statunitensi può age-
35.26  volmente rispecchiarsi e riconoscersi. Il suo inte-
Duane Hanson, Middle and
Diane Nella straordinaria Diane che De Andrea Lower Classes. resse si appunta in particolare sui rappresentanti
realizza nel 1987, ad esempio, la verosimiglianza a. Turisti, 1970. Fibra di delle classi media e bassa (Middle and Lower Classes),
appare quasi sconvolgente Fig. 35.25 . vetro, resina di poliestere raffigurati insieme ad alcuni elementi che rendono
policromico, tecnica
La giovane donna che si offre nuda davanti agli mista con accessori
sempre ben riconoscibile il contesto da cui proven-
occhi dell’osservatore, dolcemente accoccolata su reali, dimensioni reali. gono: donne delle pulizie, piccoli artigiani, home-
se stessa, in posizione vagamente fetale, è una sta- Edimburgo, National less, anziani, turisti Fig. 35.26, a , studenti, persone
Galleries of Scotland.
tua in resina di polivinile policromico, un materia- b. Uomo alla falciatrice, 1995. impegnate nelle loro attività quotidiane come fare
le altamente tecnologico al quale si possono dare Bronzo policromato, con la spesa o falciare il prato b .
tosaerba. Davie (Florida),
tutte le forme, le consistenze e i colori possibili. Hanson Collection. In Housewife (Casalinga) del 1970 Fig. 35.27 , ad
L’incredibile realismo, accresciuto con puntigliosi- esempio, lo scultore rappresenta una tipica donna
tà dai capelli veri, deriva anche dall’ampio ricorso americana di mezza età, colta con impietoso rea-
al calco di gesso o di poliestere su modelle reali. lismo in un momento di relax, mentre – trasanda-
Ciò al fine di dare al suo personaggio quella natu- ta e scomposta – si fa la messa in piega sfogliando
ralezza che lo fa apparire una sorta di replicante, un giornale illustrato e fumandosi una sigaretta.
dal quale aspettarsi anche l’impossibile miracolo Le caratteristiche fisiche e tipologiche del perso-
del movimento e della parola. Questo esaspera- naggio, che è vestito con abiti e accessori veri, da
to realismo, del resto, mette in moto meccanismi grande magazzino, unitamente ad alcuni parti-
percettivi estranei all’arte o, comunque, estranei colari umili ma significativi, quali il cerotto sulla
all’arte per come è stata fin qui intesa. In tal mo- tibia sinistra o alcuni ematomi sugli avambracci,
do De Andrea sottolinea come nella moderna so- a ne fanno qualcosa di più di un semplice, anche se
cietà globalizzata l’immagine della donna sia dive- perfetto, manichino. L’incontro con le sculture di
nuta più che mai oggetto del desiderio e, proprio Hanson nelle sale dei musei è fonte di iniziale di-
in quanto tale, da consumarsi con la stessa acriti- sorientamento e stupore per lo spettatore. La lo-
cità con la quale si consuma qualsiasi altro prodot- ro presenza muta e dimessa lo inquieta proprio
to offerto (o imposto) dai meccanismi pubblicita- perché li vede (e li sente) simili a sé, così normali
ri. A questa prospettiva, infine, si aggiunge anche da sembrargli gli inquilini della porta accanto. Se
un’ulteriore ambiguità: l’innaturale realismo del potessero animarsi (come l’autore in più interviste
corpo femminile, infatti, promette eroticamente si è provocatoriamente augurato) i suoi personag-
ciò che – essendo pur sempre una statua – non po- gi, replicanti perfetti di milioni di uomini e donne
trà mai mantenere. b “medi”, sarebbero in grado di sostituirsi a chi li
363

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


35.27  Ø 35.28  matografici. Alle caratteristiche ricorrenti della
Duane Hanson, Housewife Ron Mueck, Boy (Ragazzo),
(Casalinga), 1970. Materiali 1999. Resine sintetiche
tendenza iperrealista egli aggiunge nella sua pro-
vari (fibra di vetro e resina e materiali tecnologici duzione degli inverosimili fuori scala, realizzando
di poliestere policromico su struttura di acciaio, personaggi o anche singole parti anatomiche (so-
con indumenti, arredi e 490×490×240 cm. Aarhus
oggetti reali), dimensioni (Danimarca), Kunstmuseum. prattutto teste) di dimensioni quasi ciclopiche o,
reali. Brema, Neues Museum al contrario, inferiori al vero. Questa scelta produ-
Animazione
Weserburg, Collezione
Onnasch. Intero, particolare ce un fortissimo effetto di straniamento, in quanto
35.29 
e schema della postura Schema grafico dei movimenti l’assoluta verosimiglianza formale confligge con
e dei movimenti. e delle posture di Boy. l’anomalia proporzionale, creando spesso effetti
grotteschi, quando non addirittura tragici.
guarda, in un fantascientifico gioco delle parti in
cui realtà naturale e realtà tecnologica diventereb- Boy In Boy (Ragazzo), una gigantesca realizzazio-
bero perfettamente intercambiabili. La posizione ne del 1999, il titolo stesso contraddice le dimen-
di Hanson sembrerebbe pertanto polemica ma, in sioni effettive, che presentano un’altezza di quasi
linea con gli illustri precedenti pop di Lichtenstein cinque metri Fig. 35.28 . La statua rappresenta infat-
e Warhol, si mantiene, di fatto, sempre abbastan- ti un ragazzino accovacciato, scalzo e in calzoncini
za ambigua. Non è mai chiaro, infatti, dove fini- corti, con le braccia ripiegate contro la testa e la te-
scano la provocazione e la critica sociale e dove sta con gli occhi sgranati ruotata di tre quarti verso
inizi l’accettazione rassegnata, se non addirittura l'osservatore Fig. 35.29 . La complessa struttura è
compiaciuta, dei prodotti umani e culturali della realizzata con uno scheletro in acciaio ricoperto di
civiltà di massa. silicone e di resine sintetiche a loro volta rivestite di
materiali altamente tecnologici a imitazione della
Ron Mueck (1958) pelle, dei capelli e di tutti gli altri dettagli anatomi-
L’Iperrealismo continua a esercitare una grande ci. Lo sguardo sorpreso e quasi impaurito di que-
attrazione anche per gli artisti più recenti. Nato sto gigante-bambino aggiunge all’opera un che di
a Melbourne il 20 agosto 1958, Ron Mueck appro- inquietante, alludendo psicologicamente a un di-
da all’arte nel 1996, dopo aver lavorato per circa sagio interiore che neanche le dimensioni colossali
un ventennio nel settore degli effetti speciali cine- possono risolvere.
364 35.4
Il ritorno alla tradizione
figurativa
sezione XII ■ Contemporaneità

Indietro tutta
A partire dalla fine degli anni Settanta prende l’av-
vio un indirizzo artistico che diventa dominan-
te in Occidente per tutto il decennio successivo: il
ritorno alla pittura, in particolare di tradizione fi-
gurativa. Questo nuovo orientamento costituisce
un’evidente reazione al rigore e all’austerità visiva
a
caratteristici delle tendenze minimaliste e concet-
tuali fino ad allora predominanti e appare in riso-
nanza con il nuovo contesto storico-culturale, defi-
35.4.1
nito complessivamente Postmoderno. Anacronismo
Le nuove generazioni, in parte deluse dall’ecces- Ripartendo da prima
siva politicizzazione della vita sociale e comunque
assai disorientate da fenomeni drammatici ed estre- Tra le prime avvisaglie del ritorno alla pittura si col-
mi come il terrorismo, finiscono di fatto per allon- loca la corrente dell’Anacronismo, che si sviluppa
b
tanarsi completamente da qualsiasi ideologia, rifu- in Italia tra la fine degli anni Settanta e il decennio
giandosi in una dimensione strettamente personale successivo. Essa deve il nome alla sua caratteristica
e, non di rado, anche espressamente qualunquista. più importante, il recupero di temi, stili e tecniche
Dall’eccessiva socializzazione degli anni Settanta, del passato, tutti assolutamente distanti dal senti-
quando sembrava che ogni esperienza – anche inti- re comune e, proprio per questo, in un certo qual
ma – dovesse obbligatoriamente passare attraverso modo anacronistici (termine che viene dal greco
il confronto politico con gli altri, si giunge, negli chrònos, tempo, e anà, contro). Le fonti cui gli arti-
anni Ottanta, all’estremo opposto. Questo clima di sti si ispirano sono soprattutto quelle della classicità
egoismo e individualismo si riflette a livello globa- c greco-romana, del Rinascimento, del Manierismo
le in una svolta politica conservatrice che interessa (Ipermanierismo) e del Neoclassicismo. Si tratta di
soprattutto gli Stati Uniti (con la presidenza di Ro- 35.30  una pittura fondata essenzialmente sulla citazione
Ritorno alla pittura.
nald Reagan) e il Regno Unito (con il premierato di di opere precedenti (che le ha fatto guadagnare an-
a. David Salle,
Margaret Thatcher). Carta muscolare, 1985.
che gli appellativi di Citazionismo o di Pittura colta).
Dal punto di vista artistico, questa radicale inver- Olio, acrilico e carboncino I modi, le tecniche, le sfumature con le quali gli
sione di comportamenti (generalmente definita co- su tela e tessuto, Anacronisti si avvicinano all’arte del passato sono
con legno dipinto,
me riflusso) porta al convinto rifiuto di ogni prece- in tre parti, insieme vari: a volte non si va al di là del semplice riferimen-
dente avanguardia. Queste ultime (si pensi all’Arte 249,3×475 cm. to, pur dottissimo; talaltre, invece, l’Antico e la ma-
New York, Museum
povera, per esempio) spesso subordinavano il valore of Modern Art. niera all’antica sono trampolini per rielaborazioni,
stesso dell’arte in nome di precise impostazioni ideo- b. Francesco Clemente, riletture e proposte. Notevole è l’intento di liberare
Fame, 1980.
logiche, considerando l’attività artistica in opposizio- Gouache su carta
gli artisti delle ultimissime generazioni dall’incu-
ne ai processi di consumo della società capitalistica. Pondicherry unita bo – tutto novecentesco – di apparire accademici o
Ecco quindi il ritorno alla tradizione figurativa, con strisce di cotone, antimoderni. Riproporre temi figurativi e in qual-
237,5×245,1 cm.
con il ritrovato piacere fisico del “fare” pittura e l’ac- Filadelfia, Museum che modo classicheggianti, dopo l’esplosione del-
centuazione sulla soggettività dell’artista. Questa of Art. le Avanguardie storiche, era infatti parso a lungo
c. Georg Baselitz,
tendenza riceve un immediato e imponente riscon- Die Mädchen von Olmo II sconveniente, quando non addirittura reazionario.
tro di pubblico e di mercato, in parte facilitato da (Le ragazze di Olmo II),
1981. Olio su tela,
un concomitante momento di accelerata espansione 250×249 cm. Parigi, Carlo Maria Mariani (1931)
economica. Un successo che non manca di suscita- Musée National d’Art Carlo Maria Mariani (Roma, 25 luglio 1931) offre
Moderne, Centre Georges
re anche accese polemiche, attirando varie accuse Pompidou.
una personalissima rivisitazione del Classicismo,
di conservatorismo e asservimento ai dettami del- nella quale riesce a coniugare una tecnica pittorica
la società dei consumi e della globalizzazione. Il fe- di tipo accademico con intenti espressivi postmo-
nomeno ha una scala internazionale, e interessa in derni. La sua formazione artistica segue l’iter cano-
parallelo sia gli Stati Uniti Fig. 35.30, a sia l’Europa (i nico, con studi presso l’Istituto d’Arte e quindi l’Ac-
centri principali sono l’Italia b e la Germania c , in cademia di Belle Arti di Roma. Dopo l’esordio nella
misura minore la Francia e la Spagna). decorazione ad affresco e successive prove iperrea-
365

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


liste e concettuali, nella seconda metà degli anni 35.31 
Carlo Maria Mariani, La mano
Settanta Mariani elabora il proprio linguaggio, che ubbidisce all’intelletto, 1983.
alla base neoclassica aggiunge echi della Metafisica Olio su tela, 100×85 cm.
e del Surrealismo. Dal 1993 vive negli Stati Uniti. Collezione privata.

L’interesse di Mariani per il passato nasce nelle bi- 35.32 


blioteche e negli archivi, dalla cui frequentazione Carlo Maria Mariani, Aprile,
1988. Olio su tela, 230×190 cm.
matura la definizione che ama dare di sé: «Pittore Collezione privata. c’un marmo solo in sé non circoscriva / col suo su-
come storico dell’arte». perchio, e solo a quello arriva / la man che ubbidi-
35.33 
Pablo Picasso, Guernica, 1937. sce all’intelletto». Mariani trasferisce l’espressione
La mano ubbidisce all’intelletto Nella sua ten- Olio su tela, 349,3×776,6 cm. michelangiolesca alla pittura, di cui il dipinto è al-
Madrid, Museo Nacional Centro
sione anacronistica, Mariani rivendica una propria de Arte Reina Sofía. Particolare.
legoria e dove si sottolinea la reciprocità fra artista
convinta natura concettuale. La mano ubbidisce e soggetto, concetto e realizzazione.
all’intelletto Fig. 35.31 è un olio del 1983, dove sono 35.34 
Leonardo da Vinci, Bacco,
raffigurati due nudi virili di neoclassica perfezione ca 1513/1519. Olio su Aprile Anche Aprile Fig. 35.32 è una tela ricca di
intenti a dipingersi vicendevolmente. Il riferimento tavola trasportato su tela, citazioni e rielaborazioni dall’Antico, nonché di ri-
177×115 cm. Parigi, Museo
all’Antico si limita però alle figure, in quanto, inve- del Louvre. prese dal Rinascimento e dalla contemporaneità.
ce di ambientarle in uno spazio loro consono, l’ar- Un giovane, personificazione del mese di aprile,
tista le dispone sedute su due forme geometriche cinto di alloro, abbraccia un’erma di Flora e tie-
pure (rispettivamente un cubo e una sfera), contri- ne in mano il modellino di un’opera dello scultore
buendo così a collocarle in una dimensione ancora Alexander Calder. Il suo atteggiamento riflette, in
più astratta e atemporale di quella neoclassica. Con controparte, quello del Bacco di Leonardo conser-
la raffigurazione del dipinto che si dipinge specu- vato al Louvre Fig. 35.34 . In primo piano, il braccio
larmente, Mariani indaga il tema dell’arte stessa, troncato di una statua che tiene in mano un tralcio
sondando il rapporto ambiguo tra realtà e rappre- di fiori rinvia a Guernica di Picasso Fig. 35.33 . Carlo
sentazione. Oltre a sottendere molti spunti f reu- Maria Mariani unisce, nel nitore di un disegno neo-
diani, esso si ripercuote anche nel titolo dotto, una classico e di un colore che richiama David, soggetti
ripresa da una delle Rime di Michelangelo in cui il di differenti epoche artistiche, al fine di significa-
grande artista esprime la propria concezione della re l’eterna unitarietà e vitalità dell’arte, comunque
scultura: «Non ha l’ottimo artista alcun concetto / venga espressa dalle generazioni che si succedono.
366
sezione XII ■ Contemporaneità

Igor Mitoraj (1944-2014) 35.35  35.36  35.37 


Igor Mitoraj, Quirinus, 1987. Schematizzazione grafica di Igor Mitoraj, Tindaro
Pur se non appartenente al gruppo degli Anacroni- Bronzo, 160×135×60 cm. alcuni particolari di Quirinus. screpolato, 1997.
sti, anche Igor Mitoraj ripropone nella sua scultura Collezione privata. Bronzo, 407×272×250 cm.
una dimensione classicheggiante. Nato a Oederan Firenze, Giardino di Boboli.

(Germania) il 26 marzo 1944 da genitori polacchi, pagnato da uno scudo sul quale si staglia il rilievo
trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Cracovia, dove di un guerriero, anch’esso mutilo: il suo braccio
studia presso la locale Accademia di Belle Arti. Nel sinistro e la sua gamba destra, affogati nella super-
1968 si trasferisce a Parigi dove frequenta l’École ficie di fondo, suggeriscono una lenta o improvvi-
Nationale Supérieure des Beaux-Arts e dove lavora. sa emersione del corpo verso l’esterno, come se si
Nel 1983 apre uno studio anche a Pietrasanta, cit- trattasse di un’apparizione.
tadina toscana vicina alle cave di marmo delle Alpi
Apuane dove, a partire dallo stesso anno, vive, alter- Tindaro screpolato Anche in Tindaro screpola-
nando la residenza italiana con quella parigina. Nel- to Fig. 35.37 , un grande bronzo del 1997, l’artista
la capitale francese muore il 6 ottobre 2014. a rievoca la bellezza delle sculture arcaiche greche.
Mitoraj intende riportare in vita il «contenuto Il soggetto è un personaggio tratto dalla mitolo-
spirituale dell’antico», che trova in particolare nella gia: il re di Sparta, padre di Elena di Troia. Come
plastica ellenistica e nella riproposizione colta della precisa il titolo stesso, la superficie della scultura è
maniera di Prassitele ❯ Ant. 311 . interamente solcata da una serie di evidenti cretta-
ture, espediente formale che ritorna più volte nella
Quirinus In Quirinus Fig. 35.35 , un bronzo del produzione dell’artista. Mitoraj infatti include nella
1987, Mitoraj rievoca l’antica bellezza di un kouros. sua opera, sin dalla formazione, la dimensione del
Il nome rinvia a una delle più antiche divinità ro- b tempo e l’effetto del suo trascorrere, come se la
mane, un dio guerriero che, con il tempo, era stato scultura altro non fosse che un reperto sopravvis-
assimilato a Romolo, legandolo, così, alla storia del suto di una statua antica. Allo stesso modo si spie-
fondatore dell’Urbe e, quindi, alla città di Roma. ga la sua frammentarietà, carattere anche questo
L’imponente busto di bronzo presenta giunture ricorrente nella sua opera: la scultura è costituita
Fig. 35.36, a , spessori bronzei b e tagli (il più evi- soltanto dalla testa di dimensioni colossali che, al
dente dei quali lo percorre verticalmente per tutta contrario di un corpo intero, lascia che il pensiero
l’altezza, poco a destra dell’ombelico c ), quasi a dell’osservatore sia libero di fantasticare sulla bel-
imitare antichi restauri. Il torso, infine, è accom- c lezza e sull’integrità perdute.
35.4.2 367

Transavanguardia
Attraverso e oltre le Avanguardie

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


Sotto il neologismo di Transavanguardia è stato
raccolto un gruppo di artisti italiani di varie pro-
venienze. Delineatasi alla fine degli anni Settanta,
la Transavanguardia mantiene una certa unitarietà
fino alla metà degli anni Ottanta; in seguito gli ar-
tisti che ne avevano fatto parte hanno proseguito
il loro percorso in modo prevalentemente indivi-
duale. Questa esperienza, che ha incontrato un im-
mediato successo internazionale, costituisce il più
influente contributo artistico italiano nel secondo
Novecento, dopo l’Arte povera.
Il termine Transavanguardia indica letteralmen-
te l’attraversamento delle Avanguardie, nel senso
di «nomadismo stilistico». L’artista, in altre paro-
le, si sente libero di ripercorrere la storia dell’ar-
te, adottando a suo piacimento tutti i possibili stili
precedenti. Gli esponenti della Transavanguardia,
contrapponendosi al clima concettuale allora pre-
dominante (e da cui pure molti di loro proveniva- 35.38  Sandro Chia (1946)
Sandro Chia, Passione Alessandro Coticchia, meglio noto come Sandro Chia
no), tornano alle tecniche tradizionali della pittura per l’arte, 1985. Bronzo,
e della scultura, riallacciandosi liberamente a epi- altezza ca 350 cm. Bielefeld (Firenze, 20 aprile 1946), senza dubbio uno dei per-
sodi artistici già da tempo storicizzati. (Germania), Rathausplatz. sonaggi di maggior spicco della Transavanguardia
Da questo atteggiamento – che incarna piena- 35.39  italiana, ha alle spalle una formazione artistica tra-
mente il nuovo spirito postmoderno – scaturisce il Sandro Chia, La donna dizionale, compiuta presso l’Istituto d’Arte e l’Ac-
del lago, 1983. Olio su tela,
recupero di qualsiasi linguaggio figurativo del passa- 198×234 cm. cademia di Belle Arti di Firenze. Dopo vari viaggi
to, dal quale si può attingere senza tener conto di al- Collezione privata. in Europa e Asia, nel 1970 si trasferisce a Roma. Dal
cuna valutazione di ordine ideologico, utilizzandolo 1981 vive e lavora negli Stati Uniti, tra New York
esclusivamente in base alle possibilità espressive che e Miami, facendo spesso ritorno anche in Italia (a
offre e, spesso, anche sperimentandone eclettiche Ronciglione – Viterbo – e a Montalcino – Siena).
commistioni. Non per nulla, fatte le debite propor- Chia approda alla pittura – che definisce «popola-
zioni, la Transavanguardia può essere intesa come re e nobilissima arte» – alla metà degli anni Settanta
una moderna riproposizione della cultura manieri- e, dopo gli esordi concettuali, si riconverte grada-
sta che, pur rifacendosi dichiaratamente ai grandi tamente al figurativismo, aderendo alla Transavan-
esempi del Rinascimento, finiva di fatto per stravol- guardia in modo naturale e pressoché automatico.
gerne completamente lo spirito e gli intenti. Pittore e scultore Fig. 35.38 , Chia ha saputo co-
Le fonti storiche a cui i Transavanguardisti attin- niare un linguaggio possente, basato su una pittu-
gono sono le più diverse: dal Futurismo alla Metafi- ra corposa e cromaticamente accesa, che si muo-
sica, dal «ritorno all’ordine» degli anni Venti alla pro- ve all’interno di un vastissimo repertorio storico:
duzione di personalità quali Picasso e De Chirico, Rinascimento, Manierismo, Avanguardie e artisti
cui si aggiungono anche suggestioni cézanniane, quali Chagall, Picasso, Carrà, De Chirico. Prota-
espressioniste e surrealiste, nonché esperienze di ar- gonisti dell’opera di Chia sono figure quasi sem-
te orientale e popolare. Anticipando per molti versi pre maschili, impegnate in imprese grandiose. L’i-
il clima culturale internazionale, gli artisti che si ri- ronia, altro carattere tipicamente postmoderno, è
conoscono nel movimento propongono un ritorno una presenza importante nel suo lavoro.
alle ragioni interne dell’arte, un rinnovato piacere
per la pittura, una ritrovata manualità, uno spiccato ■ Genius loci Dal latino, lette- La donna del lago Nella Donna del lago, una gran-
ralmente «genio del luogo», in
individualismo e un inedito interesse per l’identità riferimento a una divinità mi- de tela del 1983, Chia lascia trasparire una robusta
nazionale italiana, esplorata anche nelle sue decli- nore che custodiva uno speci- serie di rimandi culturali Fig. 35.39 . Il tema, infatti, è
fico luogo. In senso metaforico
nazioni regionali e locali (genius loci). Dominante è – utilizzato soprattutto in campo evidentemente ispirato all’omonimo melodramma
architettonico – indica lo “spiri- di Gioachino Rossini (1792-1868) e si riallaccia a una
soprattutto il genere figurativo, talvolta combinato to” proprio di un determinato
con l’astrazione. luogo. visione surreale del rapporto uomo-natura. La mo-
368 35.40  gende meridionali. Nel tentativo di spiegare le stra-
Mimmo Paladino, Re uccisi
alla perdita della forza, 1981.
ne figurazioni dei suoi personaggi, spesso sospesi
Olio su tela, 300×200 cm. tra la dimensione larvale di certi volti di Munch e
Kassel, Neue Galerie. l’inquietante fissità dei pupi siciliani, Paladino so-
sezione XII ■ Contemporaneità

Intero e particolari.
stiene che «l’artista, come un acrobata sulla fune,
35.41  si muove verso più direzioni non perché pieno di
Schema geometrico di Re
uccisi alla perdita della forza. destrezza, ma solo perché non sa quale scegliere».
Alla pittura Paladino affianca, dall’inizio degli
anni Ottanta del secolo scorso, anche la scultu-
ra. I due generi sono spesso in dialogo fra loro in
opere che – soprattutto durante gli anni Novan-
ta – assumono respiro installativo e architettonico.
Illustrazione, mosaico, scenografia, cinema sono
altri territori in cui l’artista si è avventurato, sem-
pre con grande libertà di ispirazione e di linguag-
gi ❯ Ant. 312 .

Re uccisi alla perdita della forza Il mistero che


pervade l’opera di Paladino è ben illustrato dalla
grande tela del 1981 intitolata Re uccisi alla perdita
della forza Fig. 35.40 .
L’ampio piano pittorico è impaginato secondo
una struttura geometrica piuttosto netta. Al cen-
tro, due figure umane sono intrecciate f ra loro
all’altezza del basso ventre, a comporre una for-
ma grosso modo romboidale Fig. 35.41 . Quella in
alto, di colore nero e nuda, presenta un disegno
numentale e variopinta figura femminile in primo sul busto che ricorda una maschera africana. Quel-
piano, grande come l’intera isola sulla quale siede, la opposta, bianca e vestita, sembra invece tenere
con la sola compagnia di un albero secco, sembra sul petto una sorta di bastone dorato. I corpi, le-
quasi riproporre una visione mitologica in chiave gati da un misterioso filo rosso, si presentano par-
moderna, in cui i personaggi si riappropriano con zialmente frammentati. Le figure, nella loro piatta
rinnovata spontaneità dei propri istinti più veri. bidimensionalità, sembrano quasi sospese su uno
L’artista torna così a essere padrone delle forme sfondo composto da rettangoli di vari colori, sopra
e di ciò va sempre più compiacendosi, utilizzando il quale sono disposti, in ordine sparso, diversi og-
in piena libertà effetti di chiaroscuro e accostamen- getti simbolici di difficile identificazione.
ti di colore di grande effetto, con brillanti giustap- La configurazione dei corpi ha fatto pensare a
posizioni di complementari. In tal modo, infatti, un monumento funebre: in questo senso, la pre-
egli ripropone la figura dell’artista-eroe, inteso co- senza degli oggetti può essere interpretata come
me genio solitario che deve rispondere delle sue corredo tombale. L’immagine evita tuttavia ogni
azioni e delle sue scelte sempre e solo a se stesso. preciso riferimento archeologico o storico, per evo-
care un senso del passato come mistero ancora vi-
Mimmo Paladino (1948) vo (suggerito già nel titolo). Va in questa direzione
Domenico (ma più noto come Mimmo) Paladino na- anche la forma pittorica, che riconduce la rappre-
sce a Paduli (Benevento) il 18 dicembre 1948. Dopo sentazione ai soli valori di superficie e ricorda, nella
gli studi al Liceo artistico di Benevento subisce il sua stesura secca, l’affresco.
fascino trasgressivo del Pop americano, maturan- È lo stesso Paladino, comunque, a invitarci a
do le prime esperienze artistiche attraverso la gra- non cercare troppe simbologie recondite dietro ai
fica e la fotografia. Nel 1977 si trasferisce a Milano, suoi personaggi:
cui alterna viaggi frequenti soprattutto negli Stati
Uniti e in Brasile, senza tuttavia mai dimenticare le «Le figure dei miei dipinti, gli animali, le ma-
origini beneventane. schere, il tema della morte: non voglio spiegarli
L’ispirazione di Paladino si riallaccia a una di- o analizzarli. Sono le radici dalle quali si sviluppa
mensione magica e onirica, popolata da esseri ar- l’immagine, ma non il suo contenuto. Cioè un’a-
caici e immaginari, in parte derivati anche dalla rea completamente diversa che non può essere
ricca e affascinante tradizione delle fiabe e delle leg- indagata con i metodi della critica d’arte».
35.42  369
Mimmo Paladino,
Senza titolo, 1993.
Bronzo policromo,
100×300×240 cm.

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


Benevento, Collezione
dell’artista.

Senza titolo Tutt’altro che secondaria è la produ- 35.43 


Enzo Cucchi, Caccia
zione scultorea, alla quale l’artista si dedica fin dal mediterranea, 1979.
1985, utilizzando soprattutto il bronzo (non a caso Olio su tela, 100×100 cm.
il più classico dei materiali), ma non disdegnando Collezione privata.
Intero e particolare.
anche il marmo, il legno, il gesso, la terracotta e
addirittura il cartone. 35.44 
Schema grafico
Moltissime delle opere di Paladino si intitolano dei movimenti di Caccia
Senza titolo, una scelta con la quale l’artista sotto- mediterranea.
linea la propria indifferenza a una definizione pre-
cisa del soggetto. In Senza titolo Fig. 35.42 , un bron-
zo policromo del 1993, l’impiego nobile del bronzo
è ironicamente contraddetto e quasi irriso sia dalla
impossibile posizione del personaggio, in equilibro
inverosimile sull’avambraccio destro, sia dalla finitu-
ra policroma, assolutamente estranea alla tipologia
della scultura bronzea. Il grande piedistallo, che fun-
ge da scudo (sempre che non si tratti di uno scudo
con funzione di piedistallo), rimanda a modelli sta-
tuari arcaici, segretamente affini al Guerriero di Cape- co, alla scenografia. L’artista ha creato una perso-
strano, se non addirittura ai bronzetti votivi dell’arte nale iconografia fondata su tradizioni, leggende e
nuragica. Il vivace intrico di simboli e segni colora- miti legati specificatamente al territorio d’origine,
ti, infine, così come il grande avvallamento rosso in dal quale ha sempre tratto ispirazione anche per i
corrispondenza del ventre, quasi ad alludere a una paesaggi, e sulle personalità artistiche di maggior
ferita mortale, sembrano evocare oscuri rituali ma- rilievo. I marchigiani Osvaldo Licini (1894-1958) e
gici, conferendo all’opera una solennità antica. Gino Bonichi, meglio noto come Scipione, sono
infatti due artisti di riferimento per Cucchi, che
Enzo Cucchi (1949) guarda anche a Espressionismo e Surrealismo eu-
Enzo Cucchi nasce a Morro d’Alba (Ancona) nel ropei, senza dimenticare i grandi maestri italiani
1949. Agli esordi accosta interessi poetici a quel- tra Duecento e Quattrocento quali Giotto, Masac-
li pittorici, che coltiva sostanzialmente da autodi- cio e – naturalmente – Piero della Francesca.
datta, lavorando inizialmente come restauratore.
Frequenta Roma alla metà degli anni Settanta, en- Caccia mediterranea Appartenente al mo-
trando in contatto con i futuri artisti della Tran- mento d’esordio di Cucchi, Caccia mediterranea
savanguardia. Trasferitosi nella capitale nel 1984, (1979) Fig. 35.43 esprime già pienamente il tono
mantiene con le Marche un profondo legame cul- visionario che anima il suo lavoro. La tela, di for-
turale e affettivo, facendovi periodicamente ritorno. mato quadrato, è abitata da due personaggi: sulla
Sospesa f ra realtà e immaginazione, l’arte di destra è una figura monumentale di cacciatore; il
Cucchi si espande dal disegno e dalla pittura an- suo fucile è puntato in basso verso un animale, col-
che alla scultura (soprattutto ceramica), al mosai- locato a sinistra e intento a suonare un pianoforte,
370
sezione XII ■ Contemporaneità

in maniera del tutto incongrua, mentre dalla sua re di Hitler in quanto di origine ebraica e si trasferi-
bocca fuoriesce una fiamma rossastra che contra- sce in Inghilterra, diventandone poi cittadino. Qui
sta quella bianca – a essa opposta – dovuta al colpo compie i primi studi, cambiando – deluso – diverse
di fucile Fig. 35.44 . I due personaggi sono inseriti in scuole. Esordisce nel 1944 e da allora la sua fama
un fondo astratto, animato da energiche pennellate cresce costantemente, fino a renderlo uno degli ar-
espressioniste che disegnano una trama obliqua di tisti più quotati al mondo. Freud non si è mai allon-
grandissima ricchezza cromatica fatta di gialli, aran- tanato, per tutto il corso di quella che egli definisce
cioni, rossi, verdi, azzurri, grigi, neri. La raffigura- la sua «ricerca solitaria o assenza di ricerca», dalla
zione, pur conservando alcuni elementi riconoscibi- scelta della pittura figurativa, al di fuori e al di là di
li (quali, appunto, i personaggi di una singolarissima ogni scuola o movimento.
c caccia), sconfina in una dimensione fantastica e qua- L’artista considera il proprio lavoro «esclusiva-
si fiabesca, in cui il “colto” animale-musicista vince mente autobiografico», in quanto riguarda se stes-
il simbolico confronto con il rude uomo-cacciatore. so e ciò che lo circonda. Partito da un’adesione al
Il riferimento (peraltro frequente) al Mediterraneo, vero di marca quasi fiamminga, Freud conquista
indicativo del forte legame con il territorio che ani- – a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta – una
35.45 
Lucian Freud, Ritratti. ma il lavoro di Cucchi, va interpretato come un’e- maggiore libertà pittorica. Importante, nella sua
a. Donna con un cane spressione poetica. Nell’intento dell’artista, infatti, formazione, è stata soprattutto l’influenza di Fran-
bianco, 1950-1951. non si tratta d’altro che di poesia dipinta. cis Bacon, al quale l’artista si lega con una profon-
Olio su tela,
76,2×101,6 cm. Londra, da e duratura amicizia.
Il genere che Freud ha maggiormente frequen-
35.4.3
Tate Gallery. Particolare.
b. Testa di uomo, 1966.
Olio su tela, 46,4×39,8 cm.
tato è quello del ritratto Fig. 35.45 , soprattutto nudo
Collezione privata. Lucian Freud (1922-2011) e in interno, nel quale raggiunge una penetrazione
Particolare. L’incombere della presenza fisica psicologica straordinaria. I soggetti – sempre rigo-
c. Ritratto di sua Maestà
la Regina, 2000-2001. rosamente ripresi dal vero – provengono quasi tut-
Olio su tela, 23,5×15,2 cm. Il «ritorno alla pittura» riporta l’attenzione su ar- ti dall’ambito delle proprie conoscenze: familiari,
Londra, Royal Collection.
tisti che, al di là di ricorrenti fenomeni di moda, si amici, amanti, bambini. Egli afferma: «Tutto è au-
35.46  erano mantenuti fedeli a questo linguaggio. Uno tobiografico e tutto è un ritratto». Al centro dell’in-
Lucian Freud, Benefits
Supervisor Sleeping dei casi più eclatanti è rappresentato da Lucian tera opera pittorica di Freud è sempre e comunque
(Ispettrice dei sussidi Freud (Berlino, 8 dicembre 1922-Londra, 21 luglio l’essere umano nella sua dimensione carnale e la
addormentata), 1995.
Olio su tela, 150×250 cm.
2011). Nipote di Sigmund (il padre della psicoanali- volontà di comunicarne con la pittura l’incombente
Collezione privata. si), lascia la Germania nell’anno dell’ascesa al pote- presenza fisica. Secondo l’artista, infatti: «Per scuo-
terci, la pittura non deve mai limitarsi a ricordarci la a b 371
vita, ma deve acquisire una propria vita».

Benefits Supervisor Sleeping La potenza del

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


realismo di Freud ha uno degli esempi più impres-
sionanti in Benefits Supervisor Sleeping (Ispettrice dei
sussidi addormentata), un ritratto del 1995 Fig. 35.46 .
Il soggetto è Sue Tilly, una corpulenta ispettrice
del comune che era stata presentata all’artista da un
altro modello, e che in quattro anni ha posato per
altrettanti ritratti. In questo la donna, non più giova-
ne, è raffigurata nuda mentre dorme stesa sul fian-
co destro, adagiata su un divano che l’artista aveva
acquistato appositamente e che la modella occupa
diagonalmente per buona parte della sua lunghezza.
Pur ammettendo la propria accentuata predilezio-
ne per personaggi di «insolite o strane proporzioni»,
Freud non è qui interessato all’evidente obesità del-
la donna, che tratta con pennellate decise e pastose.
Ciò che gli importa è di riuscire a manifestare sul- c
la tela l’irriducibile presenza del soggetto e la vitale pure mezzi pubblici (vagoni della metropolitana
prorompenza della sua fisicità. Per lui «il dipinto è la o dei convogli suburbani di superficie, autobus),
persona. Voglio che produca su di me la stessa im- di cui viene sf ruttata la mobilità per diffonderne
pressione della persona in carne e ossa». la comunicazione. Si tratta di un’espressione di
creatività spontanea, nata per entrare in diretto
contatto con il pubblico, senza alcuna intermedia-
zione del sistema dell’arte e concepita per essere
35.5 invendibile. Ne possono essere artefici sia singoli
individui sia gruppi (crew). I soggetti vanno dalla
Graffiti Writing semplice firma stilizzata dell’autore (tag), afferma-
zione della propria identità, a più complesse im-
LÕarte della strada magini grafiche (wildstyle), parole (spesso volgari
o comunque gergali) scritte a vivacissimi caratteri
A cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta del Nove- cubitali o – più raramente – elementi geometrici
cento sui vagoni della metropolitana e sui muri di fortemente stilizzati.
New York e Filadelfia iniziano a comparire, fra lo I graffiti attingono liberamente agli universi se-
stupore dei passanti, scritte e immagini realizzate gnici più svariati: dal banale cuore trafitto degli in-
con le bombolette spray. È l’origine di una nuova namorati e dai fumetti fino ai simboli politici e agli
forma d’arte, nata come moto di rivolta del sot- organi sessuali, esprimendo messaggi crudi ed es-
toproletariato delle grandi metropoli americane. senziali quanto i colori in bomboletta con cui ven-
Essa si afferma in breve come vera e propria arte gono realizzati.
di f rontiera, nella terra di nessuno esistente tra i Questo nuovo linguaggio si sviluppa presto dif-
finti valori dell’opulenta società dei consumi e le ferenziandosi in numerosi stili, e dagli Stati Uni-
frange più arrabbiate dell’emarginazione sociale e ti si diffonde progressivamente in tutto il mondo,
razziale. Questa manifestazione espressiva riceve contagiando anche altri settori come la moda, la
il nome di Graffiti, ma gli autori preferiscono de- grafica, il design e la pubblicità. In Europa si carica
finirsi writers (scrittori). Essi appartengono spesso spesso anche di forti connotazioni politiche, come
alle classi sociali più disagiate, sono afroamericani nel caso dei graffiti apparsi sul fronte occidentale
o portoricani, espressione di culture urbane di cui del Muro di Berlino, ancora prima del suo abbatti-
35.47 
fanno parte anche la musica rap e la breakdance. I Esempi di Graffiti Writing.
mento (1989) b .
loro pezzi – così essi chiamano i propri interven- a. New York.
Nel corso degli anni Ottanta il sistema dell’arte
ti – sono realizzati preferibilmente con colori dal- b. Berlino. inizia a manifestare interesse nei loro confronti, e i
le tonalità scioccanti (spesso anche fluorescenti) e c. New York. graffiti fanno così il gran salto dalla strada alle gal-
hanno per supporto le parti più anonime e degra- lerie, incontrando anche un grande successo com-
date della città (vecchi muri, edifici abbandonati, merciale: vengono organizzate le prime mostre,
squallidi sottopassaggi, palizzate) Fig. 35.47 , op- con tutte le problematiche che comporta l’opera-
372 35.48 
Keith Haring, Senza titolo,
1982. Inchiostro su due fogli
di carta, 182,9×1705,6 cm.
New York, Museum
of Modern Art. Particolare.
sezione XII ■ Contemporaneità

Disegni e stampe

zione di trasferire una forma di espressione nata definisce radiant boys (ragazzi sfolgoranti), in quan- 35.49 
Keith Haring, Senza titolo,
per lo spazio urbano in un contesto asettico come to sempre circondati da una fumettistica aureola di 1984. Smalto fluorescente
quello della galleria d’arte. raggi luminosi. I suoi disegni, d’altra parte, hanno e inchiostro su testa di gesso,
I graffiti fanno parte della più ampia Street Art nel fumetto una delle principali fonti di ispirazione 118×80 cm. New York-
Milano, Collezione Salvatore
(Arte di strada), che sceglie appunto come luogo di (i personaggi, ad esempio, traggono proprio da lì la Ala. Intero e particolare.
intervento il contesto urbano, impiegando i mezzi simbologia per suggerire il senso del movimento:
espressivi più vari: bombolette spray, colori acrilici, degli insiemi di archetti concentrici).
stencil (disegni o scritte ottenuti con stampi o ma- La metafora, però, non è mai solo scherzosa. In
scherine), stickers (adesivi), aerografia, poster, dise- quegli esseri metamorfici, infatti, coesistono – for-
gni a mano libera. se anche inconsapevolmente – sia la primitiva im-
mediatezza dei graffiti preistorici, sia le comples-
Keith Haring (1958-1990) se paranoie dell’uomo contemporaneo. L’opera di
Uno degli esponenti del Graffitismo di maggior Haring è guidata dalla convinzione che «l’arte non
successo è, senza dubbio, Keith Haring, la cui vita, è un’attività elitaria riservata al diletto di pochi, ma
prematuramente stroncata dall’AIDS, è lo specchio […] deve rivolgersi a tutti». Per questo l’artista usa i
drammatico del disagio e delle contraddizioni di supporti più diversi per le proprie creazioni artisti-
quella generazione americana cresciuta in piena che (magliette, poster, orologi, pubblicità), arrivan-
era nucleare e nutritasi quasi esclusivamente di te- do ad aprire anche un negozio, il Pop Shop, a New
levisione e di fumetti. York (1986) e a Tokyo (1988) ❯ Ant. 314 .
Nato a Reading, nei pressi di Kutztown (Penn-
sylvania) il 4 maggio 1958, frequenta per un anno Senza titolo Il passaggio dalla pittura di strada ai
la Ivy School of Art di Pittsburgh. Nel 1978 si tra- supporti artistici più tradizionali è ben documenta-
sferisce a New York, dove segue corsi alla School to da Senza titolo Fig. 35.48 , un disegno appartenen-
of Visual Arts e studia con Joseph Kosuth. L’artista te alla prima produzione dell’artista (1982), le cui
muore a New York il 16 febbraio 1990. notevoli dimensioni – oltre 17 metri di lunghezza,
Fin dai primi, provocatori esperimenti grafici, divisi su due fogli – sembrano comunque evocare
condotti con il gessetto bianco sui pannelli pub- gli spazi di un muro, costringendo il visitatore a
blicitari vuoti nella metropolitana newyorchese, spostarsi per averne una visione completa.
il giovane Haring esprime un universo grafico iro- La marcata orizzontalità, che si sviluppa su tre
nico e personalissimo, sempre in ambigua tensione pareti contigue di una sala del Museum of Modern
tra l’ottimismo borghese espresso dalla spensiera- Art di New York, ne fa una sorta di lungo f regio,
tezza disneyana e l’angoscia di un’esistenza dura e la cui superficie bianca è completamente ricoper-
disperata. ta di segni neri, come moderni geroglifici: figure
Haring, infatti, sviluppa una propria iconogra- umane, animali, angeli, raffigurazioni stilizzate del
fia popolata da strani personaggi e animali infantil- personaggio disneyano di Topolino, dischi volan-
mente stilizzati, come gli elementari omuncoli che ti, televisori brulicano e si rincorrono sulla carta.
35.50 Ø 35.51 Ø 373
Keith Haring, Tuttomondo, Schema identificativo
1989. Affresco, 180 m2. Pisa, dei principali temi simbolici
Convento di Sant’Antonio, presenti in Tuttomondo.
facciata posteriore. Il murale 1. La maternità

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


con l’artista in posa davanti 2. Il rapporto con la natura
a esso e particolare. 3. La sconfitta del male

Tutti gli spazi f ra le figure sono riempiti da altri


segni astratti, in una rincorsa alla completa e uni-
forme saturazione, che conferisce alla composizio-
ne equilibrio e omogeneità. L’artista compone una
sorta di affresco del presente, anticipando molti di
quelli che saranno i suoi temi: potere, guerra, vio-
lenza, religione.
Pur nella sua ricchezza e complessità, il f regio
appare sempre chiaramente leggibile, lasciando
ampio spazio all’interpretazione personale dell’os-
servatore. In tutti i suoi lavori, afferma Haring,
«c’è un certo grado di contenuto che è più ovvio,
che comunica un’idea specifica o generale che le
persone avranno. Ma molte volte il lavoro è ab-
bastanza ambiguo da poter essere interpretato da
chiunque».
Sia quando l’artista dipinge, sia quando inter-
viene in un’opera scultorea, ad esempio su una
riproduzione in gesso della testa del David di Mi-
chelangelo Fig. 35.49 , il suo segno è netto, sicuro
e tranquillo. Con straordinario senso del ritmo e me opera permanente e collettiva: al contrario dei
dell’equilibrio, lavorando a grande o a piccola sca- rapidissimi tempi di esecuzione di Haring (solita-
la, Haring riesce sempre a comporre figurette e se- 2 3
mente di un solo giorno), l’opera pisana richiese
gni calligrafici riempitivi in modo tale che mai si 1 una intera settimana di lavoro e vide anche l’entu-
crei una zona più densa di un’altra né mai la loro siastico coinvolgimento di molti studenti del luo-
distribuzione segua un ordine gerarchico, rivelan- go, chiamati a campire le superfici all’interno dei
do, con ciò, una rara – e quasi classica – capacità di contorni neri che l’artista aveva precedentemente
totale e immediato dominio dello spazio. tracciato a mano libera.

Tuttomondo Queste qualità sono tanto più evi- Kenny Scharf (1958)
denti quando Haring lavora su larga scala. Ne offre Lo statunitense Kenny Scharf (Los Angeles, 14 set-
un esempio il murale Tuttomondo Fig. 35.50 , esegui- tembre 1958) riesce a stemperare l’iniziale rabbia
to nel 1989 su una parete posteriore del Convento graffitista attraverso forme stravaganti e gommose,
di Sant’Antonio a Pisa. Si tratta dell’ultima opera in parte desunte dai cartoons e in parte ispirate a una
pubblica dell’artista, ed è considerata il suo vero e sorta di naturalismo tecnologico, tendente a ridurre
proprio testamento spirituale. Per questa ragione ogni oggetto reale a una sorta di giocosa caricatura
nel 2011 è stata sottoposta a un delicato restauro variopinta. Amico e collaboratore di Andy Warhol,
teso a conservare la brillantezza dei suoi colori. Scharf si diploma in belle arti alla School of Visual
Il murale si estende su una superficie di 180 metri Arts di New York, città nella quale entra in operoso
quadrati, ed è dedicato al tema della pace e armonia contatto anche con Haring e Basquiat ❯ oltre .
nel mondo. Il fondo bianco del muro è abitato da un
totale di 30 diversi personaggi e animali, che alludo- Jungle Jism In Jungle Jism, una smagliante tela del
no ad aspetti del mondo pacificato: la donna con il 1985, ad esempio, l’indole fumettistica di Scharf
bambino in braccio (al centro a destra) rappresenta impone subito il proprio stravagante sopravven-
il tema della maternità Fig. 35.51, 1 ; l’uomo che reg- to Fig. 35.52 . I colori vivacissimi (si tratta di un mi-
ge sulle spalle il delfino (in alto al centro) il rapporto sto di olio, acrilico, smalto a spray), ulteriormente
con la natura 2 ; le forbici umanizzate che tagliano lumeggiati con spruzzi di aerografo, rimandano a
il serpente (in alto a destra) la sconfitta del male 3 . un mondo fantastico e inquietante da “sopravvis-
Tuttomondo viene concepita fin dall’inizio co- suti dopo la catastrofe”. Nonostante ciò l’artista ri-
374
sezione XII ■ Contemporaneità

mane fedele alla forma figurativa, come già fecero


anche i suoi illustri predecessori surrealisti e cubi-
sti. Ribadisce al riguardo Scharf: «Non c’è nulla di
astratto nelle mie tele ma tutt’al più degli oggetti
dalle forme strane. Sono forme e sagome più soffi-
ci, organiche, più aperte, ma sempre oggetti fisici
[…]».

Jean-Michel Basquiat (1960-1988) 35.52  nel mondo delle gallerie, e trasferisce l’estetica dei
Kenny Scharf, Jungle Jism,
«Non so come descrivere il mio lavoro perché non 1985. Olio, acrilico e smalto graffiti sul piano della pittura. Anche grazie all’a-
è mai lo stesso. […] È come chiedere a Miles Davis: spray su tela, 284,5×207 cm. micizia con Andy Warhol, con il quale inizia una
Aquisgrana, Ludwig Forum.
“Come suona la tua tromba?”». Nato a New York collaborazione, si afferma presto a livello interna-
il 22 dicembre 1960 da genitori caraibici, Jean-Mi- 35.53  zionale. La sua fulminea ascesa nell’olimpo dell’ar-
Jean-Michel Basquiat, Untitled
chel Basquiat ha una vita breve e assai travagliata. (Skull) – Senza titolo (Teschio),
te consuma però la sua esistenza, che si conclude
Da bambino la madre lo educa all’amore per l’ar- 1981. Acrilico e oilstick tragicamente con la morte per overdose nella città
te, accompagnandolo a visitare i musei della città. su tela, 205,74×175,9 cm. natale il 12 agosto 1988, non ancora ventottenne.
Los Angeles, The Broad.
A sette anni viene investito da un’automobile, e nel Intero e particolare. L’opera di Basquiat si contraddistingue per un
periodo di immobilità cui è costretto si dedica allo tocco rapido e molto personale, che allude a un vo-
studio e alla copia delle illustrazioni di un manua- lontario recupero di forme espressive elementari e
le di anatomia. Frequenta malvolentieri la scuola, quasi primitive. Oltre ai supporti tradizionali (tele,
tuttavia si iscrive alla City-As-School nel 1977 e allo tavole), l’artista utilizza anche oggetti (come porte e
stesso tempo inizia a disegnare graffiti sui muri di finestre). La sua produzione, sempre fortemente cri-
Manhattan insieme al suo amico Al (Albert) Diaz. tica nei confronti della società contemporanea, con
Adottando lo pseudonimo di SAMO (acronimo una particolare attenzione a temi come l’identità e le
di SAMe Old shit, traducibile più o meno come: discriminazioni razziali, trae ispirazione dal melting
«Sempre la solita porcheria»), scrive aforismi, brevi pot americano, che si potrebbe tradurre come identi-
poesie, motti, facendosi subito notare. Dopo aver tà condivisa. Nel suo agire artistico, infatti, Basquiat
abbandonato la scuola ed essere stato cacciato di opera sempre una commistione creativa fra il jazz
casa, vive con gli amici vendendo t-shirts e cartoli- (è anche musicista e DJ), le culture afro-americana e
ne fatte da lui. Dalla frequentazione degli ambienti ispanica, l’Espressionismo, il Primitivismo, l’imma-
artistici newyorchesi riesce a entrare giovanissimo ginario popolare e il mito dello sport ❯ Ant. 315 .
35.54  1981. Acrilico, vernice spray 375
Jean-Michel Basquiat, e pastello a olio su tela,
Untitled (Fallen Angel) – 168×197,5 cm. New York,
Senza titolo (Angelo caduto), Tony Shafrazi Gallery.

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


Untitled (Skull) Untitled (Skull) – Senza titolo (Te-
schio) del 1981 Fig. 35.53 è una sorta di grottesco
autoritratto: al centro di una grande tela è raffigu-
rata una testa come sospesa in uno spazio astrat-
to, determinato soltanto da zone di colore celeste,
arancione, rosso, caoticamente occupate da segni
graffiti e scritture indecifrabili.
Basquiat, da sempre affascinato dall’anatomia,
scarnifica la testa fino a far apparire a tratti il te-
schio sottostante, creando in questo modo una fi-
gura inquietante, sospesa fra la vita e la morte.
La testa (o meglio il cranio) è attraversata da
punti di sutura ed è abitata da segni, colori e imma-
gini, forse la rappresentazione di un Io diviso fra
pensieri, idee, visioni, impulsi diversi. Contraria-
mente al suo modo di procedere, solitamente mol-
to rapido, l’artista impiega diversi mesi per com-
pletare la tela – segno di una difficile gestazione – e
utilizza acrilico e oilstick (pittura a olio in forma di
bastoncino) che conferisce al tratto l’aspetto di un
graffito, un segno capace di far coesistere ferocia e
raffinatezza.

Untitled (Fallen Angel) Basquiat sperimenta sulla


propria pelle gli svantaggi dell’appartenere a una
minoranza etnica marginalizzata all’interno dell’o-
pulenta società americana e riversa nei disegni e nei
dipinti la consapevolezza amara della propria con-
dizione. È il caso di Untitled (Fallen Angel) – Senza ti-
tolo (Angelo caduto) Fig. 35.54 , un grande acrilico del
1981. In esso i colori sono vivacissimi e in splendido
accostamento. Su un fondo turchese si staglia infatti
la tozza figura di un angelo sessuato con le ali spie-
gate. L’aureola, cancellata con trattini neri, bianchi e
rossi, diventa assimilabile a una tragica corona di spi-
ne, tratteggiando un impietoso autoritratto sociale
dell’artista e del suo sentimento di emarginazione.

Untitled (Baptism) A dispetto dell’approccio appa-


rentemente naïf, Basquiat è un artista conscio di in-
serirsi in una tradizione che si richiama alla lezione
di maestri come Dubuffet, Picasso e Pollock. Lo di-
mostra ad esempio in un’opera come Untitled (Bap-
tism) – Senza titolo (Battesimo) del 1982 Fig. 35.55 , che
affronta un soggetto classico dell’iconografia cri-
stiana: il battesimo, appunto. Il dipinto ritrae due in-
quietanti figure dai volti scheletrici: quella di sinistra, 35.55  che stanno a simboleggiare le onde. La superficie, af-
Jean-Michel Basquiat, Untitled
stante e circonfusa di un’aureola, sembra impartire (Baptism) – Senza titolo
frontata simultaneamente con tre tecniche (acrilico,
il sacramento all’altra, raffigurata soltanto dal bu- (Battesimo), 1982. pastello a olio e collage), appare piena di incidenti: se-
sto in su, secondo una modalità che ricorda quella Acrilico, pastello a olio e gni che brulicano in un caos sapientemente gestito,
collage di carta su tela,
paleocristiana dell’orante. Dell’ambientazione in un 233,7×233,7 cm. in cui si incontrano la gestualità dell’Espressionismo
fiume sono testimonianza gli elementari segni neri Collezione privata. astratto e la brutalità dei graffiti.
376 La strada è lo scenario privilegiato per il lavo-
ro di Banksy, che realizza anche opere da interno
come dipinti e stampe, diffondendo inoltre la sua
creatività su altri supporti: cover di album musicali
sezione XII ■ Contemporaneità

(ad esempio per il gruppo dei Blur), documenta-


ri (Exit Through the Gift Shop, 2010), incursioni nei
maggiori musei del mondo in cui espone abusiva-
mente le proprie opere (Tate, Louvre, Metropoli-
tan), progetti più complessi come l’apertura di un
parco a tema (Dismaland, 2015) e la creazione di un
albergo di fronte alla barriera di separazione israe-
liana (Walled Off Hotel). L’artista è inoltre molto at-
tivo nell’organizzazione di mostre e festival.
In parte distrutto o rimosso, il lavoro di Banksy
conta soprattutto sulla fotografia per la sua docu-
mentazione e sul web per la sua diffusione.
Dal punto di vista stilistico, Banksy è diventato
celebre per l’utilizzo dello stencil, adottato per ragio-
ni di rapidità dopo gli esordi in stile freehand (a mano
libera). Nei suoi pezzi, l’artista lavora con immagini
e parole, spesso combinati fra loro, prestando gran-
35.56  de attenzione al contesto dell’intervento Fig. 35.56 e
Banksy, Cameriera, 2006.
Londra.
spesso utilizzandone elementi già presenti (come
tubi, griglie di ventilazione, canali d’acqua).
35.57  Banksy si pronuncia su molti dei temi più contro-
Banksy, Due poliziotti che
si baciano, 2005. Brighton, versi della contemporaneità in campo politico, eco-
Sussex. nomico, sociale, manifestando una posizione critica
35.58  – spesso venata d’ironia – nei confronti del sistema
Banksy, Draw the raised capitalista, del consumismo e di ogni forma di auto-
bridge, 2018. Kingston
upon Hull, Yorkshire. rità Fig. 35.57 : la questione palestinese, il regime di
sorveglianza, il lavoro infantile, la crisi finanziaria, i
diritti umani, l’inquinamento ambientale, la crisi dei
migranti sono alcune delle emergenze che lo hanno
Banksy (1974?) spinto a intervenire. La sua attitudine antagonista
«In futuro tutti saranno anonimi per quindici minu- non ha mancato di attirargli anche delle critiche, in
ti». Ribaltando uno slogan di Andy Warhol, l’ano- particolare a proposito della contraddizione con le
nimato è la strada scelta dall’artista che si nasconde alte quotazioni raggiunte delle sue opere.
dietro lo pseudonimo Banksy; scelta forse in parte Sul tema infuocato della Brexit – l’uscita della
dettata dalla natura spesso illegale dell’arte di strada, Gran Bretagna dall’Unione Europea sancita da un
ma anche dalla volontà di opporsi al culto della cele- referendum nel 2016 – Banksy è tornato più volte. Il
brità della società capitalistica, a cui si accompagna murale, scoperto nel ponte abbandonato a Kingston
comunque un’astuta strategia di marketing che, pro- upon Hull nel 2018, è uno degli esempi più recen-
prio in virtù della mancanza di informazioni precise, ti Fig. 35.58 . Il protagonista è un bambino, presenza
accresce l’interesse nei confronti del personaggio. ricorrente nel lavoro dell’artista, raffigurato con uno
Alcune ipotesi vogliono Banksy originario di Bri- scolapasta in testa, lo scudo in una mano, una spada
stol – centro importante del Graffitismo europeo di legno cui è attaccata una matita nell’altra, nell’at-
–, dove sarebbe nato intorno al 1974. Incerte an- to di spalancare la bocca, come a gridare la frase
che le notizie sulla formazione dell’artista, forse da scritta in caratteri maiuscoli al suo fianco: «Draw the
autodidatta, e sui suoi esordi. I primi interventi di raised bridge!» (un gioco di parole che significa al-
Banksy sono documentati nell’area di Bristol nella la lettera «Disegna il ponte sollevato!», derivante da
seconda metà degli anni Novanta. Nel 2000 l’artista uno scambio di parole dall’espressione «Sollevare il
si sarebbe spostato a Londra e dall’anno successivo ponte levatoio»). La frase, che si riferisce al ponte su
i suoi lavori hanno iniziato a comparire in tutto il cui è collocata, è stata interpretata come una critica
mondo: sul muro di separazione costruito da Isra- verso la Brexit. Poco tempo dopo la sua comparsa, il
ele in Cisgiordania (2005), a New Orleans colpita murale è stato imbrattato da anonimi, spingendo la
dall’uragano Katrina (2008) e a New York (2013). città ad adottare delle misure per preservarlo.
35.6 35.59 
Tony Cragg, Japanese
377
Couple (Mr and Mrs Otani)
Nuova scultura – Coppia giapponese,
(I signori Otani), 1984.
Materiali plastici di recupero,

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


Forme e materiali alla riscossa 165×149,8 cm. Collezione
privata. Composizione e
schematizzazione grafica
Accanto alla pittura, anche la scultura partecipa delle figure.
al ritorno alla tradizione figurativa che si impone
nel corso degli anni Ottanta del Novecento. Essa si
contraddistingue per un notevole pluralismo dei
linguaggi e per l’impiego di una vasta gamma di
tecniche e materiali. Tra questi ultimi assume rilie-
vo un generalizzato ritorno a materie nobili (come
pietra e marmo) e a procedure di lavorazione tradi-
zionali (come l’intaglio).

Neo-Pop L’attenzione di una parte rilevante degli ar-


tisti, soprattutto negli Stati Uniti, è rivolta in questo
momento alla realtà quotidiana e quindi alla cultu-
ra popolare della società dei consumi, da cui vengo-
no tratti ispirazione e materiali. Tali caratteri hanno
fatto parlare di Neo-Pop, anche se dopo un ventennio
dall’esplosione del Pop l’assunzione della merce come
opera d’arte è effettuata con un atteggiamento sicu-
ramente più critico e smaliziato, nella consapevolezza
dell’illusione e della menzogna del consumo indotto
da forti interessi economici. Molto spesso, infatti, la
riflessione ruota sul rapporto tra oggetto e status sym-
bol da esso rappresentato, oppure – all’opposto – sugli
elementi di scarto e sul loro riuso creativo.

New British Sculpture Alla fine degli anni Settanta


l’Inghilterra rappresenta uno degli ambienti più fer-
tili e vivaci in cui si manifesta il ritorno alla scultura.
Per classificare il gruppo di artisti che emerge in que-
sto momento, primo fra tutti Anish Kapoor ❯ oltre , si
parla di New British Sculpture (Nuova scultura ingle-
se): etichetta da intendersi secondo un criterio gene-
razionale piuttosto che tematico o stilistico, aspetti Agli esordi Koons ricorre a prodotti commer-
che invece appaiono assai differenziati Fig. 35.59 . ciali usati, come teiere, aspirapolvere, elettrodo-
mestici da cucina, palloni da basket. Nella serie
Jeff Koons (1955) The New (Il Nuovo), realizzata a partire dal 1980,
Erede e rinnovatore del Pop e tra le figure che si im- invece, oggetti nuovi e mai utilizzati vengono col-
pongono con più prepotenza nel panorama artistico locati all’interno di teche in plexiglas illuminate
degli anni Ottanta, Jeff Koons nasce a York, Pennsyl- 35.60  da tubi fluorescenti al neon, con un ordine che ri-
Jeff Koons, New Shelton
vania, il 21 gennaio 1955. Da bambino prende lezio- Wet/Dry 5-Gallon,
sente in modo evidente dell’esperienza minimali-
ni private di pittura, proseguendo gli studi artisti- New Hoover Convertible, sta Fig. 35.60 .
ci a Baltimora e a Chicago; l’anno dopo il diploma Doubledecker, 1981-1987. Nelle serie ancora successive, quali Equilibrium
Due aspirapolvere Hoover,
(1977) si trasferisce a New York, dove lavora come plexiglas, luci fluorescenti, (Equilibrio), Statuary (Statuaria) e Luxury and
assistente alle relazioni del MoMA e agente di borsa 251,7×71,1×71,1 cm. Degradation (Lusso e Degrado), dal ready-made inizia-
Collezione privata.
a Wall Street. le si passa anche all’impiego di materiali della tradi-
L’arte di Koons – che estende l’iniziale interes- 35.61  zione scultorea – quali bronzo, acciaio inossidabile,
Jeff Koons, Pink Panther
se per la scultura anche a fotografia, installazioni e (Pantera Rosa), 1988. porcellana, legno, vetro di Murano – per realizzare
pittura – sviluppa l’eredità di alcune delle principali Porcellana dipinta, soggetti banali o comunque percepiti come inade-
104,1×52,1×48,3 cm.
tendenze del XX secolo: soprattutto il Pop, il Dada e New York, Museum
guati alla nobiltà del materiale utilizzato, come la
alcuni canoni del Minimalismo ❯ Ant. 316 . of Modern Art. Pantera Rosa in porcellana Fig. 35.61 .
378
sezione XII ■ Contemporaneità

Balloon Dog (Blue) La banalità è uno degli in- che riflettenti del materiale, che pongono la scultu-
gredienti estetici più ricorrenti nella produzione ra in risonanza (o in dissonanza) con l’ambiente in
di Koons. Nella serie Banality, ad esempio (1988), cui è collocata, sia all’interno di uno spazio espositi-
l’artista propone soggetti che ingrandiscono, ripro- vo chiuso, dove genera grandi ombre, sia all’aperto,
ducendoli in chiave scultorea, vari ninnoli reperibili dove riflette con grande intensità la luce naturale.
in molte abitazioni della classe media, non senza
riferimenti alla storia dell’arte Fig. 35.62 . Legata Anish Kapoor (1954)
alla nascita del figlio, la successiva serie Celebra- Tra le voci più significative della New British Sculpture
tion (Celebrazione) – iniziata nel 1994 – affronta il figura senza dubbio Anish Kapoor. Nella sua opera si
tema dei riti collettivi di passaggio che scandisco- incontrano, in una personalissima sintesi culturale e
no l’esistenza umana: feste, compleanni, vacanze. antropologica, l’Oriente e l’Occidente: l’artista infat-
Koons, in altre parole, desidera conf rontarsi con ti è nato a Mumbai (India) il 12 marzo 1954 e – dopo
«il monumentale e il quotidiano», trasformandolo un’esperienza in un kibbutz israeliano – si è trasferito
in archetipo, cioè in modello di riferimento. A Cele- nei primi anni Settanta a Londra, dove ha studiato
bration, infatti, appartengono alcune colossali scul- scultura prima all’Hornsey College of Art e poi alla
ture ispirate alle forme create tipicamente da clown 35.62  Chelsea School of Art and Design.
Jeff Koons, St. John
o intrattenitori con i palloncini durante le feste di the Baptist (San Giovanni
«Non desidero aff rontare con la mia scultura
compleanno, evidente richiamo all’età spensiera- Battista), 1988. Porcellana problemi relativi alla forma, ma questioni attinenti
ta e gioiosa dell’infanzia. Fra queste il Balloon Dog dipinta, 143,5×76,2×62,2 cm. la fede, la passione, l’esperienza che va al di là delle
Los Angeles, The Broad.
(Cane Pallone), in particolar modo, è diventata una preoccupazioni materiali». Così Kapoor presenta
delle vere e proprie icone dell’arte di Koons, che lo 35.63  il suo lavoro, che invoca dunque una dimensione
Jeff Koons, Balloon
ha realizzato in diverse taglie e in vari colori: rosso, Dog (Blue), 1994-2000. spirituale, avvicinando questioni filosofiche ed esi-
magenta, blu Fig. 35.63 , arancione, giallo. Acciaio inossidabile lucidato stenziali come la vita e la sua origine, l’infinito, il
a specchio con rivestimento
Riferendosi ironicamente alla tradizione scul- di colore trasparente, vuoto. La sua scultura – che spazia dalle dimen-
torea della statua equestre, l’immagine banale del 307,3×363,2×114,3 cm. sioni oggettuali a quelle monumentali delle opere
Los Angeles, The Broad.
cane fatto di palloncini annodati viene ingrandita pubbliche – si fonda essenzialmente sulla messa in
a scala monumentale (oltre tre metri di altezza) e 35.64  campo di tensioni tra forze contrastanti: interno
realizzata con un materiale – l’acciaio inossidabi- Anish Kapoor, Cloud Gate ed esterno, positivo e negativo, vuoto e pieno, luce
(Porta nuvola), 2004-2006.
le – che, oltre a essere costosissimo, rende inaltera- Acciaio inossidabile, e ombra, materiale e immateriale. Per attuare tali
bile e praticamente eterno proprio ciò che sarebbe 10,06×20,12×12,80 m. dinamiche, l’autore agisce sulle caratteristiche fisi-
Chicago, Millennium Park.
altrimenti condannato a essere effimero. che dei materiali impiegati, della scala, del volume
Presenti fin dagli esordi, gli oggetti gonfiabili so- e del colore, avendo come termine di conf ronto
■ Kibbutz Comunità sorte all’i-
no per l’artista metafore degli esseri umani, intesi nizio del XX secolo in Palestina fondamentale sempre il rapporto con lo spettatore.
a loro volta come «macchine che respirano». L’a- (e dal 1948 in Israele) fondate
su un ideale di vita egualitario.
ria che sembra riempire il gigantesco Balloon Dog lo Dall’originario impegno nel set- Cloud Gate Nel corso degli anni Ottanta Kapoor
tore agricolo hanno successiva- amplia la gamma dei materiali utilizzati (prediligen-
rende «eternamente ottimista». A interessare l’arti- mente ampliato l’attività econo-
sta, infine, sono anche le straordinarie caratteristi- mica al settore manifatturiero. do quelli naturali) e nel decennio successivo anche le
dimensioni dei propri interventi, sempre pensati per a b 379
l’inserimento in un ben specifico luogo (site-specific).
Ne offre un esempio spettacolare Cloud Gate (Porta
nuvola), completata nel 2006 e oggi situata nel par-

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


co pubblico Millennium Park di Chicago Fig. 35.64 .
Ispirata dalla natura mobile e quasi pastosa del mer-
curio, la scultura si è guadagnata in realtà il sopran-
nome popolare di «fagiolo», per via della forma
contemporaneamente arcuata e bombata. La sua
realizzazione si è protratta per due anni a causa del-
le notevoli difficoltà tecniche. Cloud Gate si compone
infatti di 168 lastre di acciaio inossidabile saldate in c

modo invisibile, al punto da generare l’impressio-


ne che si tratti di un unico, grandioso oggetto. L’ef-
fetto è ancora più stupefacente se si considerano le
misure imponenti: la lunghezza è di oltre 20 metri,
mentre l’altezza massima raggiunge i 10 metri e il
peso le 110 tonnellate. Sulla sua superficie, levigata
perfettamente a specchio, si riflette in modo distorto
l’ambiente circostante, dal cielo allo skyline di Chi- Matthew Barney (1967)
cago, agli stessi visitatori. La forma della scultura di Nel corso del XX secolo la concezione del corpo
tipo ellissoidale descrive una sorta di arco praticabi- umano subisce una profonda ridefinizione, grazie d
le, al di sotto del quale si trova il cosiddetto òmphalos ai molti progressi scientifici e tecnologici, nella di-
(in greco ombelico), una rientranza che produce una rezione di una graduale ma decisa integrazione tra
ulteriore moltiplicazione dei riflessi. naturale e artificiale, biologico e meccanico, che
trova espressione in fenomeni quali la manipola-
zione genetica, la protesica, la clonazione, la chi-
rurgia estetica. Tutti questi temi entrano con par-
35.7 ticolare rilievo nell’arte – in particolare attorno agli
anni Novanta – nell’ambito di una tendenza deno-
E oggi? minata Posthuman (Post-umano), che spesso sottoli-
nea anche taluni aspetti negativi come quelli relati-
Ultime tendenze vi alla degradazione, alla malattia e alla violazione. e

Quando, chi, cosa Fra i maggiori rappresentanti di questo orien-


tamento figura Matthew Barney (San Francisco, 25
Nel complesso quadro internazionale venuto- marzo 1967), il cui interesse nei confronti della cor-
si progressivamente a delineare, in cui le ragioni poreità deriva dalla precedente carriera di atleta e
della politica e dell’economia si compenetrano in modello, oltre che dagli studi in medicina, anche
modo quasi inestricabile, generando spesso dram- se interrotti dopo appena due semestri. L’opera di
matici squilibri, anche l’arte vive un periodo di for- Barney procede per grandi cicli, che si articolano
ti contraddizioni. Ecco allora che ogni artista può attraverso i media più diversi – disegni, sculture, in-
sentirsi più che mai libero dall’appartenere a scuo- stallazioni, fotografie, video – a comporre l’idea di
le, indirizzi o correnti, dal condividere manifesti o un’opera d’arte totale.
dal professare ideologie. Di conseguenza i campi
di ogni possibile ricerca espressiva si sono ulterior- Cremaster Nel corso della sua carriera Barney
mente dilatati, e le forme e i metodi d’indagine si crea una vera e propria mitologia personale, fonda- 35.65 
Matthew Barney,
sono dimostrati spesso fra loro lontanissimi, quan- ta sulla metamorfosi del corpo, nella quale si som- Fotogrammi dalla serie
do non addirittura antitetici. Ma proprio dall’infi- mano una grande quantità di riferimenti, come Cremaster, 1995-2002.
nita varietà di stimoli l’arte continua, oggi come biologia, mitologia, sport, cinema. La sua ricerca a. Cremaster 1, 1995.
Goodyear Chorus Girls.
sempre, a trarre spunto e ragione per il proprio raggiunge esiti altamente spettacolari soprattutto b-c. Cremaster 3, 2002.
cammino. È proprio nell’ottica di meglio assecon- nel ciclo che gli ha assicurato un posto di primo Il Chrysler Building
e Matthew Barney nei
dare il ritmo incalzante degli eventi che, di seguito, piano nel panorama artistico contemporaneo: la panni dell’apprendista.
si presenteranno le più promettenti proposte e le serie di film intitolata Cremaster (Cremastere), che d-e. Cremaster 5, 1997.
figure più significative o emergenti, attraverso una consiste di cinque parti realizzate in ordine non Ursula Andress nei panni
della Regina delle Catene
trattazione continua il cui solo filo conduttore è la cronologico dal 1994 al 2002 Fig. 35.65 . Il titolo del- e Matthew Barney
sequenza cronologica delle opere trattate. la serie, che rappresenta una grandiosa riflessione nei panni del Gigante.
380
sezione XII ■ Contemporaneità

sulla vita, rinvia al nome di un muscolo pelvico ma- 35.66  nisce un’«enciclopedia della vita», ovvero una rap-
Matthew Barney,
schile. L’artista adotta un processo di produzione Cremaster 5, 1997.
presentazione del mondo contemporaneo globale:
di tipo cinematografico, caratterizzato da un utiliz- Ursula Andress nei panni è così che fabbriche, locali notturni, negozi, stadi,
zo di mezzi economici e tecnici senza precedenti, della Regina delle Catene. borse merci, brani di natura, entrano nel vasto ca-
con il fantasioso impiego di allestimenti, scenogra- 35.67  talogo dei suoi soggetti. L’uso del colore e la pre-
fie, trucchi e comparse degni della migliore tradi- Andreas Gursky, 99 cent, dilezione per il grande formato mettono la sua fo-
1999. Stampa cromogenica,
zione hollywoodiana. Il primo episodio, ad esem- 207×336 cm. Parigi, tografia in dialogo continuo con la pittura. Partito
pio, è ambientato nello stadio di Boise (nell’Idaho, Musée National d’Art dall’analogico, dai primi anni Novanta si serve an-
Moderne, Centre
città in cui l’artista ha trascorso l’adolescenza), nel Georges Pompidou. che della tecnologia digitale, che impiega per in-
quale prendono corpo una serie di elaborate coreo- Intero e particolare. tervenire in fase di post-produzione, con un grado
grafie a . Nel terzo episodio, la scena si sposta nel crescente di rimodellazione dell’immagine. Relati-
Chrysler Building, il grattacielo newyorchese ca- vamente alla composizione, Gursky adotta solita-
polavoro dell’Art déco b, c . Protagonista del quinto mente un punto di ripresa sopraelevato, cui si uni-
episodio è la Regina – interpretata dall’attrice Ur- sce una grandissima ricchezza di dettagli, definiti
sula Andress – che piange il suo amore perduto per con una messa a fuoco ad altissima definizione, che
il mago Houdini d e Fig. 35.66 . supera la visione naturale.

Andreas Gursky (1955) 99 cent Fra i luoghi del consumo immortalati da


Fin dalla sua comparsa nel XIX secolo, la fotogra- Gursky, esemplare è la fotografia scattata nel 1999
fia entra presto a far parte di tutti gli aspetti della a Los Angeles in un negozio della catena 99 cent (dal
cultura visiva. Tra gli innumerevoli contesti in cui prezzo dei prodotti, forse con ironico riferimento
essa trova applicazione, di particolare rilevanza è alla data di esecuzione dell’opera) Fig. 35.67 .
quello dell’arte. L’avvicinamento tra queste due di- L’enorme immagine (oltre sei metri quadrati),
scipline subisce una particolare accelerazione dagli di formato orizzontale, è attentamente costruita
anni Sessanta del Novecento, quando gli artisti in- seguendo l’architettura del negozio, con la sua suc-
troducono la fotografia all’interno della loro pra- cessione ordinata di scaffali su cui sono accurata-
tica, e viene definitivamente sancito nel decennio mente esposte le merci dai colori sgargianti. Fra
successivo, allorché la fotografia entra irrevocabil- le corsie fanno capolino le teste dei clienti intenti
mente nel sistema dell’arte contemporanea, otte- a fare acquisti. Il ritmo delle linee orizzontali delle
nendo riconoscimento come forma d’arte del tutto scansie è rotto dai pilastrini verticali che sorreggo-
autonoma. no il controsoffitto, sulla cui superficie si riflettono
Tra i maggiori nomi della fotografia contempo- i prodotti sottostanti. Le pareti di fondo, che chiu-
ranea, Andreas Gursky (Lipsia, 1955) è uno dei rap- dono la vista, sono decorate con i manifesti pubbli-
presentanti della cosiddetta Scuola di Düsseldorf. Nel citari del negozio.
■ Scuola di DŸsseldorf Grup-
mondo della fotografia Gursky è immerso fin da po di fotografi formatosi se- L’immagine interpreta pienamente l’estetica di
bambino, essendo cresciuto nello studio fotografi- guendo l’insegnamento dei Gursky: realizzata attraverso l’assemblaggio digita-
coniugi Bernd (Siegen, 1931-
co di famiglia e avendo poi deciso di studiare presso Rostock, 2007) e Hilla (Pot- le di vari scatti, essa sfida la concezione della foto-
sdam, 1934-Düsseldorf, 2015)
la Folkwang University of the Arts a Essen. Becher, presso l’Accademia
grafia come riproduzione mimetica della realtà da
Gursky si propone di comporre quella che defi- della città tedesca. un punto di vista unico.
381

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


Maurizio Cattelan (1960) 35.68  to?». La potenza dell’opera nasce dal contrasto tra le
Maurizio Cattelan,
Fra gli artisti italiani più affermati a livello interna- La Nona Ora, 1999. Cera,
modalità iperrealiste e l’inconcepibilità dell’episodio
zionale, Maurizio Cattelàn nasce a Padova nel 1960. stoffa, resina di poliestere raffigurato, a proposito del quale l’artista afferma:
Nel suo curriculum figurano le esperienze più diver- con polvere metallica, «La Nona Ora parla prima di tutto di me, della mia
roccia vulcanica, tappeto,
se: infermiere, operatore nella raccolta dei rifiuti, vetro, dimensioni variabili. inadeguatezza […]. È un’opera molto religiosa: è un
impiegato in un obitorio, designer. L’artista è infatti Collezione privata. lavoro che mette a nudo il papa, mostrandone il lato
Veduta e particolare.
autodidatta e ha sempre coltivato un’immagine di umano. È un modo per dimostrare che anche il papa
estraneità al sistema dell’arte, autodefinendosi piut- 35.69  è soggetto a una forma di autorità».
Schema compositivo
tosto un «lavoratore dell’arte» e un giullare. Da que- della Nona Ora.
sta posizione eccentrica, Cattelan si è pronunciato L.O.V.E. L.O.V.E. è un’altra controversa opera in-
35.70 
sulle maggiori questioni della contemporaneità – so- Maurizio Cattelan, L.O.V.E.,
nalzata nel 2010 a Milano, nella centralissima piaz-
ciali, politiche, economiche, religiose – svelandone 2010. Marmo di Carrara za Affari, proprio davanti all’austera facciata della
le contraddizioni, con un tono soprattutto ironico e (mano) e travertino (base), sede della Borsa Fig. 35.70 . Il titolo stesso, in inglese
11×4,7×4,7 m. Milano,
a volte malinconico. Per farlo non ha esitato a ser- Piazza Affari. amore, è piuttosto interpretabile come il polemico
virsi indifferentemente dei mezzi espressivi più di- acronimo di L(ibertà), O(dio), V(endetta), E(terni-
versi includendo nella sua pratica anche progetti co- tà). Elevata su un alto piedistallo, la colossale scul-
me una galleria (delle dimensioni di una vetrina), la tura in marmo bianco di Carrara rappresenta una
curatela di mostre, la pubblicazione di riviste. Dopo mano destra con il dito medio proteso verso l’alto,
la sua retrospettiva al Guggenheim di New York del in atto di compiere un volgare gesto di sfida. La mo-
2011, ha annunciato il ritiro ❯ Ant. 320 . dellazione, nonostante l’esorbitante fuori scala, è
accuratissima, tanto che sul dorso della mano si ri-
La Nona Ora Cattelan suscita con il suo lavoro di- conosce il rilievo anatomicamente perfetto di ossa,
battiti e polemiche. L’artista attacca, infatti, tutti i ti- nervi e vene. Questa meticolosa ricerca di verosimi-
pi di autorità e di potere, attingendo per il suo imma- glianza è comunque apertamente contraddetta, se
ginario alle fonti più diverse: dalla cultura popolare non addirittura negata, dalle altre quattro dita moz-
alla storia, alla religione. L’opera forse più emblema- ze. Quello che a una prima osservazione pare un
tica in questo senso è La Nona Ora (1999) Figg. 35.68 gesto volontario, in realtà è l’unico che quella mano
e 35.69 , una scultura che rappresenta il papa allora può compiere, il che impone una riconsiderazione
in carica, Giovanni Paolo II, che giace a terra colpi- del gesto stesso. «Non credo mai in un’unica verità»,
to da un meteorite. Il santo padre, riprodotto come ha ribadito Cattelan, «ma solo a una combinazione
statua di cera a grandezza naturale e con gli abiti infinita di possibilità. Sono una matassa di contro-
pontificali, stringe con le mani il pastorale, simbolo sensi, come tutti». Un ulteriore livello di significato
della Chiesa, mentre il meteorite e i frammenti di è aggiunto dalla collocazione del monumento – di
vetro in primo piano, sullo sfondo di una moquette fronte all’edificio simbolo della finanza italiana – e
rossa, alludono a un cataclisma non solo quale fe- dal momento storico della sua realizzazione, duran-
nomeno naturale, ma anche inerente alle coscien- te la più profonda crisi economica vissuta dal Paese
ze degli uomini. Il titolo fa riferimento al racconto dal secondo dopoguerra. Inizialmente prevista co-
evangelico della passione, al momento in cui Cristo me temporanea, la permanenza dell’opera è stata
grida: «Mio Dio, Mio Dio, perché mi hai abbandona- prolungata senza scadenza.
382 al buddismo zen, al sufismo islamico. La stessa va-
rietà si riscontra anche dal punto di vista formale:
l’arte occidentale del passato rappresenta un’im-
portante fonte visiva. In particolare, l’artista ha
sezione XII ■ Contemporaneità

guardato alle opere di Giotto, Mantegna, Masoli-


no, Bosch, Tiziano, Caravaggio e Goya ❯ Ant. 309 .

Emergence Fra i maggiori esempi del dialogo con


la storia dell’arte è Emergence (Emersione) Fig. 35.71 ,
un video del 2002 in alta definizione appartenente al
ciclo The Passions (Le Passioni), dedicato alla rappre-
sentazione delle emozioni umane. L’opera si ispira
al Cristo in Pietà di Masolino, un affresco realizzato
nel 1424 per il battistero della Collegiata di Sant’An-
drea a Empoli Fig. 35.72 . L’azione è ambientata ai
lati di una cisterna di marmo, dove sono sedute due
donne, in silenziosa attesa. A un tratto la più giova-
ne (sulla destra) ha una premonizione che la spinge
a guardare la cisterna. Da qui emerge progressiva-
mente il corpo pallido di un giovane nudo, provo-
cando al contempo una discesa d’acqua che copre
Bill Viola (1951) 35.71  tutto il pavimento. L’evento richiama l’attenzione
Bill Viola, Emergence
Dopo i primi esperimenti filmici delle Avanguardie (Emersione), 2002. Video
della donna più anziana, che si alza in piedi. La pri-
storiche, l’immagine in movimento entra piena- a colori ad alta definizione ma intanto inizia ad accarezzare un braccio del gio-
mente nel panorama artistico statunitense ed eu- (retroproiezione su schermo vane, il quale, dopo essersi messo in piedi, vacilla e
montato a muro).
ropeo nella seconda metà degli anni Sessanta del Fotogrammi e particolare. cade. Le due donne lo afferrano e lo stendono a ter-
secolo scorso, grazie a una maggiore accessibilità ra, dove viene ricoperto da un telo bianco.
35.72 
e diffusione dei mezzi tecnici. Le ricerche in que- Masolino da Panicale, L’interesse di Viola non risiede in una semplice ri-
sto campo si sviluppano pienamente nel corso del Cristo in Pietˆ, ca 1424. messa in scena dell’opera di Masolino, quanto piut-
Affresco staccato,
successivo decennio e sono catalogate sotto la voce 280×118 cm. Empoli, tosto nel suo utilizzo come «una guida per realizzare
Video Art: non una corrente artistica, quanto piutto- Museo della Collegiata di qualcosa di nuovo». L’artista si serve qui di un espe-
Sant’Andrea.
sto un insieme di pratiche accomunate dallo stesso diente tecnico cui ricorre più volte, quello della slow
mezzo espressivo – quello della televisione e del vi- motion (cioè della visione rallentata). I pochi secondi
deo – utilizzato dagli artisti secondo varie strategie. dell’azione effettiva sono dilatati fino a 11 minuti,
La Video Art raggiunge i suoi esiti più maturi intensificando quindi i movimenti, i gesti e le emo-
e spettacolari nell’opera dell’americano Bill Viola zioni dei personaggi, che assumono una dimensione
(New York, 25 gennaio 1951). Durante gli studi al ieratica e nobilissima, sollecitando allo stesso tempo
College of Visual and Performing Arts di Syracuse la partecipazione dello spettatore. Questo accorgi-
nel 1972, l’artista svolge un tirocinio come assisten- mento, insieme al fatto che il video è proiettato su
te dei pionieri della Video Art Nam June Paik e Peter uno schermo incorniciato, quasi si trattasse di un
Campus (New York, 1937). Dal 1974 al 1976 è diret- grande quadro, ed è privo di audio, avvicina l’opera
tore tecnico di art/tapes/22 Video Studio, uno dei a un’antica e solenne immagine dipinta.
primi studi sperimentali di Video Art a Firenze. Da
quel periodo avvia una riflessione sul video come Martyrs Il riferimento religioso continua ad abita-
medium e una ricerca delle sue potenzialità metafo- re il lavoro di Viola, che spesso è stato esposto all’in-
riche, servendosi dei mezzi più avanzati offerti dal- terno di spazi di culto. Martyrs (Martiri) è un singo-
la tecnologia (alta definizione, schermi LCD). Al larissimo video-polittico commissionato nel 2014
centro della sua produzione sono i grandi temi fi- per la Cattedrale di St. Paul a Londra Fig. 35.73 .
losofici e religiosi della condizione umana: la mor- L’opera si compone di quattro grandi monitor ver-
te, l’anima, la coscienza; nozioni richiamate dalle ticali al plasma, ciascuno dei quali dedicato a una
esperienze umane fondamentali come il ciclo della scena di martirio legata a uno dei quattro elemen-
nascita, crescita e morte, ed evocate attraverso sim- ti. Nella prima a sinistra, che richiama la terra, un
boli universali come il fuoco o l’acqua. uomo è sepolto sotto un cumulo di sabbia che pro-
Nell’arte di Viola si incontrano Occidente e gressivamente s’innalza (ma la sequenza è riprodot-
Oriente, in un afflato religioso che risente di una ta al contrario, come se la sabbia si dissolvesse); nella
commistione di dottrine: dal misticismo cristiano seconda, a simboleggiare l’aria, una giovane donna
35.73  383
Bill Viola, Martyrs (Earth,
Air, Fire, Water) – Martiri
(Terra, Aria, Fuoco,
Acqua), 2014. Video-

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


polittico a colori ad alta
definizione su quattro
schermi piatti verticali.

35.74 Ø
Damien Hirst, For the
Love of God (Per l’amor
di Dio), 2007. Platino,
diamanti e denti umani,
17,1×12,7×19,1 cm.
Londra, White Cube
Gallery. Vedute frontale,
laterale e particolare.

legata mani e piedi subisce il flagello dei venti; nella


terza, evocatrice del fuoco, un uomo seduto è asse-
diato dalle fiamme; nell’ultima, dedicata all’acqua,
un altro uomo – appeso a testa in giù – è sottoposto
a uno scroscio continuo dall’alto. I quattro video, ac-
comunati dalla stessa modalità di ripresa – a camera
fissa su fondo nero –, presentano un andamento ana-
logo, che passa da un momento di stasi al progressi-
vo scatenarsi degli elementi: i protagonisti manten-
gono una ferma risolutezza di fronte alle prove, che
rappresentano per l’artista «l’ora più oscura del pas-
saggio del martire attraverso la morte nella luce».
Con questa suggestiva realizzazione Viola inten-
de glorificare la figura di chi dà testimonianza del
proprio credo, in quanto, grazie alla fede incrol-
labile, riesce a scuotere la passività delle odierne
coscienze, fornendo validi «ideali di azione, forza
d’animo, perseveranza, resistenza e sacrificio».

Damien Hirst (1965)


Una nuova ondata di artisti inglesi sale alla ribalta
della scena internazionale alla fine degli anni Ottan-
ta del Novecento. Appartenenti alla stessa genera-
zione e gravitanti intorno alla vivace scena di Lon-
dra, ma estremamente diversi tra loro per tematiche
e mezzi espressivi, sono subito ribattezzati Young installazioni. La serie di opere che gli ha consegnato
British Artists (Giovani artisti britannici) e godono di la maggior fama, insieme alle polemiche, consiste in
grande attenzione grazie al loro lavoro spesso sen- corpi di animali – tra questi uno squalo, una mucca,
sazionalistico e a un’attenta politica di promozione. una pecora, sia interi sia dissezionati – conservati
Principale esponente del gruppo, e artista uscito all’interno di teche in una soluzione a base di for-
dai confini del mondo dell’arte per diventare fenome- maldeide, una sostanza capace di arrestare il proces-
no mediatico, Damien Hirst è nato a Bristol il 7 giugno so di decadimento di un corpo ❯ Ant. 318 .
1965 e ha studiato al Goldsmiths College di Londra.
Con la sua arte Hirst sembra cercare una rispo- For the Love of God Il tema della vanitas (la ca-
sta alle grandi questioni dell’esistenza umana – l’a- ducità dell’esistenza e delle passioni umane) torna
more, la morte, la vita stessa – ponendo la propria 35.75  nell’opera più clamorosa di Hirst, For the Love of God
Maschera di Xiuhtecuhtli
disciplina in continuo interscambio con religione e (Turquoise Mosaics),
(Per lÕamor di Dio, da un’esclamazione della madre
scienza. La morte, in particolare, è una presenza os- ca 1400-1521. Legno di dell’artista), del 2007 Fig. 35.74 . Ispirata da una ma-
sessionante nel variegato lavoro dell’artista, che si cedro e turchesi, altezza schera azteca del XV secolo Fig. 35.75 , è la replica di
16,8 cm. Londra, British
svolge nei campi della pittura, della scultura e delle Museum. un teschio umano (la cui datazione è stata riferita al
384 35.76  me i rapidi cambiamenti e le distruzioni imposte
Ai Weiwei, Fountain
of light, 2007. Cristalli
dalla incontrollata crescita economica, o lo scandalo
di acciaio e vetro conseguente al terremoto del Sichuan (2008) – sia,
su base di legno, più in generale, il mondo consumista globalizzato,
sezione XII ■ Contemporaneità

700×529×400 cm. Tilburg


(Olanda), Museum de Pont. affrontando temi come i diritti umani, la libertà di
espressione, la crisi dei migranti. L’artista combina
la lezione di Duchamp, quella pop di Warhol e l’at-
titudine concettuale e minimalista, conosciute du-
rante il soggiorno statunitense, con la sua cultura di
origine, estendendo la propria pratica attraverso un
uso massiccio dei social media ❯ Ant. 326 .

Fountain of light La riflessione sulle ideologie e


i loro simboli prende corpo in opere come Foun-
tain of light (Fontana di luce) Fig. 35.76 , concepita
originariamente per una mostra a Liverpool nel
2007. Si tratta di una monumentale scultura (di ol-
tre sei metri d’altezza) che trasforma in una sor-
ta di gigantesco lampadario una delle icone della
storia dell’arte: il Monumento alla Terza Internazio-
nale (1919) Fig. 35.77 , un progetto rimasto irrea-
lizzato dell’artista costruttivista russo Vladimir
periodo 1720-1810) interamente realizzata con 8601 35.77  Tatlin che incarnava l’utopia di un mondo nuovo ai
Vladimir Tatlin, Modello
diamanti, per un totale di 1106,18 carati. Sulla fronte del Monumento alla III
tempi della Rivoluzione russa. Quella del lampada-
campeggia il diamante più grande a forma di goccia, Internazionale, 1919. Legno, rio è un’immagine cui l’artista è tornato più volte:
che da solo pesa 52,40 carati; i denti sono veri, e pro- ferro e vetro, altezza 420 cm. simbolo di opulenza, ma anche dell’apparato bu-
Ricostruzione del 1979.
vengono dal teschio originale. Il teschio – da sempre Parigi, Musée National d’Art rocratico, assume inoltre una connotazione aper-
simbolo della mortalità dell’uomo – è qui provoca- Moderne, Centre Georges tamente kitsch. In questo ironico omaggio, il mo-
Pompidou.
toriamente unito al diamante – il materiale più du- numento tatliniano viene trasformato in elemento
revole esistente in natura e simbolo di ricchezza ed 35.78  d’arredo, a indicare l’inevitabile fallimento di tutti i
Cory Arcangel, Beat
eternità. In questa violenta contrapposizione deve the Champ, 2011. Londra, grandi ideali rivoluzionari. Afferma Ai: «Penso che
leggersi un tentativo estremo di sconfiggere la mor- Barbican Art Gallery. la prima avanguardia russa abbia avuto idee straor-
te (l’artista si augura che «chiunque lo guardi trovi dinarie, e un’immaginazione incredibilmente lun-
un po’ di speranza e sia sollevato. Abbiamo bisogno gimirante rispetto a ciò che sarebbe stato il ventu-
di sollevare il mondo con cose belle che diano spe- nesimo secolo. Ovviamente c’era anche una gran
ranza»). Nei suoi molteplici livelli di lettura, l’opera parte di pensiero utopico, e molte cose che sono ri-
pone una questione riguardo al suo status di oggetto maste utopie piuttosto che trasformarsi in realtà».
artistico: fin dalla sua comparsa essa ha suscitato un
caso, alimentato dall’interesse dei mass-media, a cau- New Media Art
sa del suo altissimo costo di produzione e del con- Dall’ultimo decennio del secolo scorso, numerose
seguente prezzo di vendita (50 milioni di sterline), etichette sono state coniate per descrivere e classifi-
che ne faceva l’opera d’arte più costosa della storia. care una nuova serie di pratiche artistiche generate
dalla cosiddetta rivoluzione digitale: Arte multimedia-
Ai Weiwei (1957) le, Arte interattiva, Arte digitale, Computer Art. Oggi
Artista, ma anche designer, architetto, editore, cura- queste diverse denominazioni tendono a essere rac-
tore, blogger e regista, il cinese Ai Weiwei (Pechino, colte sotto la definizione onnicomprensiva di New
1957), figlio di un poeta esiliato dal governo, studia Media Art (Arte dei nuovi media), che abbraccia l’in-
al Film Institute a Pechino e brevemente alla Par- tero ventaglio delle forme artistiche basate sull’uti-
sons School of Design di New York. Dopo un pe- lizzo dei nuovi mezzi di comunicazione. Esse si dif-
riodo trascorso negli Stati Uniti (1981-1993) torna in ferenziano molto le une dalle altre, essendo legate
Cina, dove le sue posizioni, estremamente critiche alle diverse tecnologie impiegate, in costante muta-
nei confronti del governo, lo portano a subire un mento a causa del continuo progresso tecnologico,
arresto nel 2011 fino a quando, riacquistato il passa- che, partendo dal computer con tutte le sue applica-
porto nel 2015, decide di trasferirsi a Berlino. zioni software e web, passa per i videogiochi Fig. 35.78
L’opera di Ai si confronta con alcune delle que- e arriva fino agli smartphone e ai tablet, quando non
stioni più urgenti che toccano sia il suo Paese – co- addirittura alle telecamere di sorveglianza e ai droni.
385

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


Tutte categorie, queste, ancora non rigidamente de- 35.79  to nel New Jersey nel 1930, si definisce un «realista
Cory Arcangel, Photoshop
finite, in quanto a volte possono combinarsi o sincro- CS: 84 by 66 inches,
americano», una scelta motivata a suo dire dalla
nizzarsi ulteriormente fra loro a livello planetario, 300 DPI, RGB, square capacità del Realismo di raggiungere tutti, al di là
via rete o wi-fi, generando a loro volta numerosi altri pixels, default gradient delle barriere di età o di cultura. Dopo un esordio
“Spectrum”, mousedown
strumenti di comunicazione, diffusione e interazio- y=22100 x=14050, mouseup come pittore, dal 1968 la sua opera si svolge inte-
ne, quali portali multimediali, blog e social networks. y=19700 x=1800, 2010. ramente nel campo della scultura (principalmente
Dalla serie Photoshop
Pur servendosi della tecnologia più avanzata, la Gradient Demonstrations, pubblica), procedendo per grandi cicli. Nella serie
New Media Art si inscrive comunque – in modo più 2008. Stampa cromogenica, Man on the street (Uomo nella strada) colloca all’inter-
213,4×167,6 cm.
o meno consapevole – nella tradizione della storia Collezione privata. no di un contesto urbano calchi in bronzo di figure
dell’arte. Nel suo ambito, infatti, si assiste spesso umane, ritratti in diverse attività: tipiche scene urba-
35.80 
al recupero di antecedenti storici importanti, quali Diffrazione della luce.
ne (un uomo che legge il giornale, persone su una
alcune strategie dadaiste (come il collage, il foto- panchina), attività ricreative (giocatori di golf o ten-
montaggio, la performance), elementi della Pop-Art nis), artisti e musicisti all’opera, lavoratori. Nel ciclo
(l’attenzione per la cultura di consumo) e dell’Arte Beyond the frame (Oltre la cornice) l’artista riproduce
concettuale, la tradizione dell’Astrattismo, come in forma scultorea celebri dipinti impressionisti o
nelle opere di Cory Arcangel (Buffalo, 1978) che uti- postimpressionisti, di autori come Manet, Monet,
lizzano il programma di editazione e fotoritocco Renoir, Van Gogh. Anche la serie Icons (Icone) si basa
Photoshop Fig. 35.79 , rivisitando in chiave digitale in parte sulla riproduzione tridimensionale e in scala
anche taluni fenomeni dell’ottica Fig. 35.80 . 35.81   gigante di immagini bidimensionali note, preferibil-
John Seward Johnson
Queste nuove pratiche artistiche si fondano, nella II, Forever Marilyn (Per
mente tratte dall’immaginario popolare.
maggior parte dei casi, sul concetto di interazione sempre Marilyn), 2011.
con il pubblico, che può partecipare all’opera pro- Struttura metallica e resine Forever Marilyn Alla fortunata e suggestiva serie
artificiali, altezza 8 m.
prio grazie all’interfaccia tecnologica. Inoltre, rivo- Chicago, Michigan Avenue. Icons appartiene dunque Forever Marilyn (Per sem-
luzionarie sono le modalità di distribuzione dell’o- Veduta e particolare. pre Marilyn), una scultura ciclopica installata nell’e-
pera, che è spesso accessibile in qualsiasi momento state del 2011 lungo la Michigan Avenue di Chica-
e da qualsiasi luogo (a patto naturalmente di posse- go Fig. 35.81 . La statua, alta ben otto metri, riprende
dere una connessione a Internet). in tre dimensioni una delle rappresentazioni più ico-
niche del sex symbol americano, tratta dal film Quan-
John Seward Johnson II (1930) do la moglie è in vacanza (1955) del regista Billy Wil-
«Uso la mia arte per convincerti di qualcosa che der (1906-2002). L’enorme Marilyn è stata rimossa
non è reale. Ridi di te stesso perché sei stato imbro- nel maggio 2012 per intraprendere un lungo tour
gliato, e in questo cambi la tua percezione. Diventi che l’ha già portata attraverso molti Stati america-
vulnerabile nei confronti dell’opera e in un certo ni e che, dopo una sosta in Australia, attualmente
modo intimo con essa». John Seward Johnson II, na- (2018) la vede esposta addirittura a Dalian, in Cina.
386 35.8
L’architettura
di fine Millennio
sezione XII ■ Contemporaneità

Il pluralismo e le disarmonie
Anche per quel che concerne l’architettura, gli ul-
timi decenni del Novecento sono caratterizzati da
una pluralità di tendenze e di orientamenti molto
diversificati. Lo sviluppo economico, rapido e inten-
so, di molti Paesi asiatici, inoltre, porta a un nuovo
e più ampio orizzonte di intervento. Gli architetti
sono chiamati a dare espressione non solo alle esi-
genze di rinnovamento urbano, ma soprattutto a
nuove ambizioni culturali ed economiche di molte
città. Nella maggior parte dei casi, infatti, l’edificio
unisce al proprio obiettivo funzionale un ancor più
Tomás Saraceno (1973) 35.82   importante ruolo di comunicazione e di sofisticata
Tomás Saraceno, In orbit,
Tomás Saraceno (San Miguel de Tucumán, Argen- 2013. Düsseldorf,
rappresentatività. Nuovi rapporti tra l’architettura
tina, 1973) esplora le frontiere fra arte, scienza e Kunstsammlung Nordrhein- e le arti, infine, oltre all’affermarsi della digitalizza-
architettura. Formatosi come architetto presso la Westfalen, K21 Ständehaus. zione nei processi di rappresentazione e modellazio-
Vedute dell’installazione.
Universidad Nacional de Buenos Aires, prosegue gli ne tridimensionale (utilizzo di CAD, rendering, real-
studi a Francoforte, a Venezia e presso la NASA in tà aumentata), contribuiscono all’evoluzione e alla
California. La sua variegata formazione è indice di maggior comprensibilità dei linguaggi progettuali.
interessi assai diversificati, che spaziano fra cosmo- Tra le nuove tendenze emerge in particolare,
logia, architettura, filosofia, trovando una convin- dalla fine degli anni Ottanta, quella del cosiddetto
cente sintesi nell’arte, concepita come un processo Decostruttivismo, un movimento che assume come
di ricerca in continuo divenire. Il lavoro di Saraceno principale linea poetica le contraddittorietà e le di-
si esprime attraverso grandi installazioni che richie- sarmonie della città contemporanea. L’architettura
dono la partecipazione del pubblico, spesso coin- decostruttivista, infatti, abbandona qualsiasi rigore
volto per riflettere su temi quali la sostenibilità am- geometrico e adotta un repertorio di forme irregola-
bientale e l’uso responsabile delle risorse. ri e, all’apparenza, anche staticamente instabili. Pro-
fili obliqui, piani inclinati, accostamenti discordanti
In orbit Fra i concetti maggiormente indagati da di materiali e colori raggiungono effetti di forte e
Saraceno vi sono avveniristiche ipotesi di città ae- voluta disarmonia, con un prevalente senso di disag-
ree (Air-Port-City, Cloud City). In quest’ambito rien- gregazione e quasi di precarietà.
tra anche uno dei progetti più grandiosi portato a Molto diverso è – al contrario – lo spirito del co-
termine dall’artista nel 2013, In orbit (In orbita), al- siddetto Minimalismo, un orientamento formale
la Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Düssel- con profondi antecedenti, riconducibili a Mies van
dorf con la consulenza di ingegneri, architetti, bio- der Rohe, ma che nell’ultimo decennio del secolo
logi Fig. 35.82 . Sotto la cupola di vetro, a più di 25 scorso si è ripresentato con sembianze molto di-
metri di altezza, è stata infatti allestita una struttura verse. La scelta di alcuni architetti, anche se non
di reti di acciaio su tre diversi livelli, sopra le quali esclusiva, è in questo caso indirizzata a una nuova
sono collocate sei grandi sfere gonfiabili. L’installa- astrazione. La ricerca di una estrema rarefazione
zione – praticabile – consente ai visitatori di speri- dei segni lascia emergere la materia, con superfici
mentare la sensazione, esaltante e conturbante allo spesso ampie e vuote, mentre lo spazio, definito da
stesso tempo, di fluttuare in aria. La compresenza di geometrie nitide ed essenziali, appare sospeso e co-
diverse persone in movimento altera in modo con- me immobile, nella sua rigorosa purezza.
tinuo la tensione del supporto, spingendo quindi a Altra tendenza individuabile è ancora quella
considerare come imprescindibile la dimensione re- dell’architettura High-Tech, abbreviazione che sta
lazionale. Alla modalità diretta di fruizione dell’ope- per High Technology (Alta tecnologia). Al di là di un
ra si accompagna naturalmente quella di semplice riferimento di pura suggestione all’architettura del
osservazione. La struttura di In orbit è ispirata alle ferro e del vetro risalente al modernismo architetto-
ragnatele, oggetto di approfondito studio da parte nico del XIX secolo, la scelta in questo caso consiste
dell’artista. nel rendere formalmente gradevoli le stesse tecnolo-
387

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


35.83  ci irregolari e a volte anche ruvide. Una posizione,
Frank O. Gehry, Museo
Guggenheim, 1991-1997. questa, che appare molto vicina al Decostruttivi-
Bilbao. Veduta d’insieme smo, pur essendo sostenuta da un forte senso plasti-
dell’esterno e particolare.
co e da un impeto progettuale quasi espressionista.
35.84 
Schema planimetrico
del primo piano del Museo
Museo Guggenheim a Bilbao Grande fascinazio-
Guggenheim. ne desta la realizzazione del suo Museo Guggenheim
35.85 
a Bilbao, in Spagna (1991-1997) Figg. 35.83-35.85 .
Museo Guggenheim. L’edificio, interamente rivestito con sottili lastre
Veduta dell’interno. di titanio disposte come le squame di un enorme
pesce, è un insieme di volumi dalle forme irrego-
larmente sinuose, ora proiettate verso l’esterno,
ora ripiegate su se stesse o distese Fig. 35.83 . Si vie-
ne così a creare una superficie omogenea, priva di
aperture, come un grande groviglio di metallo, che
gie costruttive, evidenziandone i meccanismi com- però – riflettendo la luce atmosferica – assume i
positivi e di funzionamento. In particolare l’acciaio colori e le luci del cielo, degli edifici vicini, o di se
e il vetro sono i materiali maggiormente usati e qua- stesso. Ne scaturiscono giochi di luminosità e di
lificanti l’architettura high-tech. Compatto, levigato, ombre che rendono ancora più duttile, quasi mo-
scintillante l’uno, perfettamente lineare, lucido, tra- bile, la percezione dell’insieme, quasi si trattasse
sparente, quasi invisibile l’altro: acciaio e vetro, così di una colossale scultura. La medesima ricchezza
neutrali e indifferenti, sono dotati di una nobiltà ma- di articolazioni si ritrova anche nell’organizzazione
terica e tecnica che li rende quasi astratti, consenten- spaziale della pianta Fig. 35.84 , che genera una mol-
do loro la presenza anche in contesti molto comples- teplicità di percorsi, molti dei quali proiettati verso
si e storicizzati, senza comunque interferire con essi. l’esterno – anche a più livelli – attraverso ampie ve-
trate verticali Fig. 35.85 .
Frank Owen Gehry (1929)
Dotate di una tumultuosa forza dirompente sono Norman Foster (1935)
molte architetture dell’americano di origine cana- Nato a Stockport (Inghilterra) l’1 giugno 1935, lau-
dese Frank Owen Gehry (Toronto, 28 febbraio 1929). reato a Manchester (1961), dopo un master a Yale
Dopo la laurea in architettura a Los Angeles Norman Robert Foster inizia la propria carriera di ar-
■ Pritzker Il Pritzker Archi-
(1954) e una prima serie di esperienze ancora lega- tecture Prize (Premio Pritzker chitetto e designer diventando in breve tempo il mas-
te ai modi del Movimento moderno, a partire dagli per l’Architettura) è un presti- simo esponente dell’architettura high-tech. Realizza
gioso riconoscimento interna-
anni Sessanta del Novecento Gehry intraprende un zionale istituito nel 1979 dalla numerosi progetti sempre all’insegna di un grande
proprio personale percorso di disgregazione dell’u- Hyatt Foundation, assegnato rigore tecnico e formale, evidenziato dall’impiego
annualmente a un architetto vi-
nità prospettica dell’architettura. Il suo diventa per- vente che si sia particolarmente prevalente di strutture in acciaio e vetro. Riceve nu-
tanto un linguaggio informale, fatto di linee e pareti distinto per talento progettuale, merosi riconoscimenti, tra cui il premio Pritzker e il
innovazione tecnologica e sal-
oblique, volumi violentemente accostati, superfi- vaguardia dell’ambiente. titolo di Lord, nel 1999. Lo studio Foster & Partners
388 sua ristrutturazione e il suo completamento. L’u-
so del vetro nelle nuove parti interne, la scelta di
lasciare del tutto visibile dall’esterno l’aula dell’as-
semblea parlamentare, e – ancora – l’enorme cupo-
sezione XII ■ Contemporaneità

la soprastante, nuovo segnale urbano nel panora-


ma di Berlino Figg. 35.86-35.87 , anch’essa in acciaio
e vetro, interamente percorribile e a cui il pubblico
accede dal tetto-terrazza, sono i tre elementi prin-
cipali che qualificano il progetto. Tutti questi inter-
venti, portati a termine solo nel 1999, rispondono
a criteri non solo formali e compositivi, ma soprat-
tutto di trasparenza e permeabilità, quindi di ordine
etico, con i quali l’architetto interpreta il grande rin-
novamento d’immagine e di modalità di uso del più
importante e simbolico edificio della nuova Germa-
nia risorta dalla riunificazione. L’edificio, simbolica-
mente trasparente come un cristallo, è inoltre do-
tato di una serie di dispositivi e di congegni, relativi
35.86 Ó all’uso della luce solare e al suo impiego come fonte
Norman Foster, Parlamento
tedesco (Reichstag),
di energia, tali da ridurre pressoché a zero il fabbiso-
1993-1999. Berlino. gno energetico Fig. 35.88 .
Veduta esterna.

35.87 Ñ Renzo Piano (1937)


Sezione trasversale Uno degli architetti più rappresentativi di questi
del Parlamento tedesco.
decenni è Renzo Piano (Pegli, Genova, 14 settem-
35.88 ×Ô bre 1937). Dopo la laurea conseguita a Milano, Pia-
Parlamento tedesco. Veduta
interna della cupola e particolare. no compie alcune esperienze accanto a figure di
grandi professionisti quali Franco Albini (1905-1977)
e Marco Zanuso (1916-2001), mentre fa pratica nei
cantieri del padre, impresario edile. Nel 1965 apre il
proprio studio a Genova. Il suo interesse va dappri-
ma alla messa a punto di elementi componibili per
l’architettura che utilizzerà in progetti di padiglioni
e di strutture industriali. La ricerca della massima
prestazione funzionale e di flessibilità è il suo obiet-
tivo anche nella progettazione di edifici residenzia-
li. A partire dai primi anni Settanta del Novecento
egli dà inizio a una lunga serie di opere, in Europa,
negli Stati Uniti e altrove, talvolta in collaborazione
con architetti e studi internazionali. Sono allesti-
menti teatrali, ristrutturazioni urbane ❯ Itin., p. 398 ,
è tra i più grandi e attivi e realizza progetti di archi- lavori di design e soprattutto architetture, special-
tettura e design in tutto il mondo e a tutti i livelli, mente a carattere collettivo, per istituzioni cultu-
dall’aeroporto al tavolo da ufficio, dal grattacielo alla rali, strutture industriali o espositive, impianti ae-
maniglia di una porta. roportuali. In generale si tratta di progetti di una
notevole complessità, ma che spesso presentano
Parlamento tedesco (Reichstag) Uno dei proget- soluzioni esemplari. Ne è testimonianza anche la
ti più complessi – anche per i suoi risvolti simboli- serie di riconoscimenti che gli vengono attribuiti in
ci – affrontato da Foster è stato senza dubbio quello vari Paesi europei, fino al prestigioso premio ame-
per la ricostruzione del Parlamento tedesco, lo storico ricano Pritzker, nel 1998.
edificio del Reichstag di Berlino, protagonista di mo- Ciò che caratterizza in particolare le architettu-
menti tragici della vita sociale e politica europea. re di Renzo Piano è l’equilibrio tra la ricerca delle
Dopo la riunificazione della Germania (1989), viene soluzioni funzionali e la sensibilità verso il contesto
bandito un concorso internazionale vinto appunto ambientale. A ciò si aggiunge la capacità di legare
dallo studio Foster & Partners (1993). Il progetto l’architettura a un’interpretazione dei valori umani
prevede il totale recupero dell’edificio esistente, la e culturali propri di un determinato luogo ❯ Ant. 323 .
389

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


Centre Pompidou Tra le prime e più importanti 35.89   care la propria funzione urbana di grande “officina
Renzo Piano e Richard
opere di Piano, realizzata insieme con l’architet- Rogers, Centre National
culturale” a disposizione dei cittadini.
to inglese Richard Rogers (Firenze, 1933), è il Centre d’Art et de Culture Georges
National d’Art et de Culture Georges Pompidou (1971- Pompidou, 1971-1977. Centro culturale Jean-Marie Tjibaou Ricco di as-
Parigi. Veduta della facciata
1977), a Parigi, noto anche come Beaubourg, dal e particolare degli impianti sonanze con il territorio e con le forme della tra-
nome della via sulla quale affaccia, in quello che tecnici a vista. dizione locale è invece il Centro culturale Jean-Marie
era il quartiere dei mercati generali di Les Hal- 35.90  Tjibaou (1991-1993) a Nouméa, nell’isola di Nuova
les Figg. 35.89 e 35.90 . Un grande corpo di fabbrica Sezione trasversale del Caledonia, in Oceania Fig. 35.91 . Il centro è costi-
Centre National d’Art et de
a pianta rettangolare emerge nel cuore della città Culture Georges Pompidou. tuito da una serie di volumi completamente im-
storica, esibendo la sua struttura in acciaio e vetro, i mersi nel verde nei quali trovano posto le varie
35.91  
suoi meccanismi costruttivi e le canalizzazioni degli Renzo Piano, Centro
attività espositive, di studio, turistiche e culturali.
impianti evidenziate da diversi, vivacissimi colori. culturale Jean-Marie Tjibaou, Su un lato del percorso, Piano colloca una serie di
Tutta la facciata è attraversata da una scala esterna 1991-1993. Nouméa, Nuova singolari padiglioni in legno, a pianta semicircola-
Caledonia. Veduta d’insieme
sospesa nel vuoto e sostenuta da una serie di briglie e particolare. re, destinandoli a sofisticati spazi per altre attività
e tiranti metallici. Le pareti tradizionali sono scom- collettive. I grandi gusci verticali, alcuni alti anche
parse. Al loro posto, trasparenti vetrate lasciano in- ventotto metri per un diametro di diciotto, sono
travedere i vari piani, del tutto liberi da appoggi in- formati da una centinatura in legno su cui vengo-
termedi grazie alle lunghe travi reticolari in acciaio no fissati i listelli del rivestimento. Impiegando con
dei solai. Questa soluzione strutturale consente la versatilità i sistemi a cèntina delle costruzioni nava-
massima libertà di organizzazione degli spazi inter- li, Piano riprende qui le tradizioni costruttive loca-
ni per le varie attività espositive. li di origine kanak, una tra le civiltà aborigene più
La straordinaria forza di quest’opera risiede nel- antiche del Pacifico meridionale.
la dirompente diversità rispetto al paesaggio ur-
bano circostante. L’edificio-macchina non si con- Auditorium Parco della musica Dopo una decen-
fonde con le case, con il luogo. Esso, al contrario, nale gestazione (1994-2004) Piano porta a compi-
appare come un miracoloso artificio per comuni- mento anche la costruzione dell’Auditorium Parco
390
sezione XII ■ Contemporaneità

della musica di Roma, un complesso costituito in re-


altà da tre diversi auditorium raccolti intorno a una
grande cavea centrale Fig. 35.92 . Anche in questo ca-
so una versatile struttura a centine di legno lamella-
re sostiene le coperture. Chiusi come un carapace
(la robusta corazza ossea della tartaruga), rivestiti da
un’epidermide di piombo per isolare l’interno dai
rumori della città, i tre grandi gusci custodiscono
con discrezione il loro contenuto altamente tecnolo-
gico. La loro forma avvolgente possiede la leggerez-
za di una stoffa rigonfia d’aria, ovvero di suono. Del
resto, come dice lo stesso Piano, «l’idea di spazio, 35.92 
Renzo Piano, Auditorium
emotivamente parlando, è come la musica. Imma- Parco della musica, 1994-
teriale». E proprio all’acustica l’architetto e il suo stu- 2004. Roma. Veduta aerea
dio hanno dedicato particolarissima attenzione, cu- e particolare dei gusci dalla
cavea esterna.
rando gli interni in modo da ridurre al minimo ogni
effetto di riverbero o di cattiva propagazione, gra- 35.93 
Renzo Piano, Shard of Glass
zie all’impiego altamente tecnologico di legni e altri (Scheggia di vetro),
materiali fonoassorbenti di diversi spessori e densità. 2000-2012. Londra. Veduta
e planimetrie dei piani
trentanovesimo e nono. Tadao Ando (1941)
Shard of Glass In vista delle Olimpiadi del 2012 Di ispirazione molto diversa è l’architettura del
l’architetto genovese è chiamato a costruire nel giapponese Tadao Ando (Osaka, 13 settembre
quartiere londinese di Southwark lo Shard of Glass 1941). Autodidatta, dopo gli esordi all’insegna
(Scheggia di vetro), che con i suoi 306 metri d’al- dell’architettura occidentale, Ando affronta con
tezza è – a oggi – non solo il grattacielo più alto grande rigore il recupero dell’architettura tradizio-
della capitale britannica, ma anche di tutta l’Eu- nale giapponese, che unisce a un’interpretazione in
ropa Fig. 35.93 . La colossale e slanciatissima strut- senso purista dello spazio. In particolare egli rea-
tura è organizzata attorno a un torrione centrale gisce alla disgregazione della città contemporanea
portante, contenente le scale, gli ascensori e tutti i contrapponendo al caos della speculazione edilizia
principali impianti tecnologici. La superficie abita- e dell’urbanistica improvvisata spazi rarefatti ed es-
tiva vera e propria, ripartita tra servizi, uffici, hotel, senziali, dalle geometrie regolari e precise, defini-
ristoranti e residenze, è ricavata a sbalzo intorno al- ti da superfici continue e concluse. I materiali im-
la torre e delimitata esternamente da una struttura piegati sono per lo più pareti in calcestruzzo, sulla
vetrata in acciaio speciale e cristallo che conferisce cui superficie appare la tipica traccia nervata delle
all’insieme la forma di un’acuminata piramide a ba- casseforme. Essenziale è, inoltre, il riferimento di
se quadrangolare. L’installazione di estese aree di Ando agli elementi naturali, pilastro della cultura
pannelli solari e molti altri accorgimenti innovativi architettonica giapponese: la luce, l’acqua, il vento.
per il risparmio energetico ne fanno anche il sim-
bolo di un’architettura ipertecnologica ma sensibi- Fabrica Questo puntuale dialogo con gli elemen-
le al problema della sostenibilità. ti naturali è ben esemplificato nella realizzazione di
391

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


Fabrica, Centro ricerche Benetton (1992-2000), a Catena 35.94 
Tadao Ando, Fabrica, Centro
di Villorba, presso Treviso Fig. 35.94 . Nell’area an- ricerche Benetton, 1992-
tistante una villa seicentesca, l’architetto nipponico 2000. Catena di Villorba
inserisce gli spazi dedicati a laboratori, aule d’inse- (Treviso). Veduta.

gnamento, cinema e altro, scegliendo di collocarli 35.95 


sottoterra, quasi in sordina. Sempre all’insegna della Mario Botta, Museo di Arte rotonda antistante l’ingresso, coperta da una gran-
Moderna e Contemporanea
discrezione, un ampio invaso ellittico che si apre nel di Trento e Rovereto (MART), de cupola radiale in acciaio e plexiglass, lontana dal
terreno ospita il sistema delle scale per l’accesso ai 1988-2000. Rovereto. profilo stradale, costituisce una mediazione tra il
Veduta della cupola e
locali, mentre in superficie una sequenza di colon- particolare. contesto urbano storicizzato e l’introduzione del
ne libere in calcestruzzo segna il percorso principale nuovo, modernissimo impianto.
35.96 
del complesso. Schema planimetrico
del secondo piano del Rem Koolhaas (1944)
Mario Botta (1943) MART. Dopo una breve esperienza come giornalista, Rem-
Di fronte alla continua e reciproca contaminazio- ment (Rem) Koolhaas, nato a Rotterdam il 17 novem-
ne di forme, tipica del paesaggio costruito contem- bre 1944, si laurea in architettura a Londra nel 1972.
poraneo, le architetture di Mario Botta (Mendrisio, Si trasferisce poi negli Stati Uniti dove approfondi-
Ticino, Svizzera, 1 aprile 1943), tendono a distin- sce la sua ricerca sui rapporti tra architettura e me-
guersi da ogni altro contesto, racchiuse entro un tropoli. Nel 1975 torna in Europa e inizia la propria
classicismo astratto e come sospeso nel tempo. attività professionale fondando a Londra lo studio
Memore della lezione di Le Corbusier e di Louis OMA, Office for Metropolitan Architecture (Studio di
Kahn, Botta elabora – in particolare nelle sue nu- Architettura Metropolitana). Nel 1978 pubblica De-
merose case unifamiliari – organismi che, pur se lirious New York, uno dei suoi saggi più significati-
complessi, si basano comunque su elementi geo- vi che indaga sulla formazione storica e urbanistica
metrici semplici, regolati da un costante ricorso al- della grande metropoli americana. In esso Koolhaas
la simmetria. Il trattamento delle superfici, con l’u- tratteggia New York come la massima manifesta-
so frequente del mattone a vista, è essenziale nella zione della nuova cultura urbana moderna, dove
configurazione plastica dei volumi. La monumen- convivono le più diverse forme di vita e di archi-
talità geometrica e rigorosa degli edifici di Botta tettura, in una stridente e straordinaria complessità
emerge anche all’interno del contesto urbano più in perenne evoluzione. Nel 1980 è tra gli architetti
denso, grazie al rigore formale e alla qualità esteti- che partecipano alla creazione della Strada Novissi-
ca dell’architettura. ma, alla Biennale di Venezia, che diventerà un vero
e proprio manifesto dell’architettura postmoderna.
MART Particolarmente significativo è l’episo- Nel 2000 vince il Premio Pritzker.
dio del cosiddetto MART (Museo di Arte Moder- Tutta l’attività architettonica di Koolhaas è sem-
na e Contemporanea di Trento e Rovereto) (1988- ■ Sostenibilitˆ Qui con il signi- pre collegata a una contemporanea ricerca cul-
ficato attribuito nell’ambito del-
2000) Figg. 35.95 e 35.96 a Rovereto. In questo caso le scienze economiche e am- turale, che l’architetto considera altrettanto im-
il richiamo classicistico è affidato al rivestimento bientali, in relazione a un tipo portante delle stesse architetture costruite. I suoi
di sviluppo capace di assicura-
in pietra gialla di Vicenza, utilizzata anche da Pal- re il soddisfacimento dei biso- numerosi progetti riguardano edifici privati ma
ladio, montato a simulare un apparecchio murario. gni della generazione presente
senza compromettere quello
più spesso pubblici di particolare importanza quali
L’essenzialità dei volumi, ma soprattutto la piazza delle generazioni future. musei, biblioteche, sedi di istituti di formazione,
392
sezione XII ■ Contemporaneità

opere in cui si mescolano forme di razionalistica le architetture di Daniel Libeskind (Łodz, Polonia,
regolarità con altre dalle geometrie movimentate 1946). Polacco di nascita, emigrato in Israele e poi
e sorprendenti, sottolineate da un uso di materiali negli Stati Uniti, si laurea nel 1970 a New York, spe-
e colori contrastanti, che suggeriscono sempre un cializzandosi poi all’Università di Essex (Inghilter-
senso di ben studiata complessità. ra) nel 1972, per dedicarsi inizialmente all’insegna-
mento e allo studio dell’architettura. Sin dai suoi
Sede della Fondazione Prada Nel 2015 Koolhaas esordi come progettista, comunque, Libeskind si
realizza, a Milano, la sede della Fondazione Pra- segnala per la particolare, drammatica espressività
da Fig. 35.97 . Il sito è dato da un complesso indu- delle sue realizzazioni, nelle quali si avvale dell’e-
striale in disuso, ai margini della città, che viene sperienza del Decostruttivismo, da cui tuttavia si
ristrutturato con la riqualificazione degli edifici 35.97  allontana approdando a una grande libertà forma-
Rem Koolhaas, Sede della
esistenti e con l’inserimento di tre nuovi corpi di Fondazione Prada, 2015.
le, poco assoggettabile a particolari etichette stili-
fabbrica: un auditorium, un padiglione espositivo Milano. Veduta d’insieme. stiche ❯ Ant. 324 .
e una torre per la collezione permanente. L’intero
35.98 
complesso è caratterizzato da forme eterogenee, Sede della Fondazione Prada. Museo ebraico Una delle sue opere più rap-
dovute alla crescita per fasi successive, tipica degli Veduta del fronte esterno. presentative è il Museo ebraico di Berlino (1989-
insediamenti industriali, e alla diversità delle fun- 35.99   2001) Fig. 35.99 , un ampliamento del preesistente
zioni tecniche dei padiglioni Fig. 35.98 . Un terre- Daniel Libeskind, Museo Museo della città, cui è collegato da un percorso sot-
ebraico, 1989-2001. Berlino.
no ideale, questo, per la visione architettonica di Vedute dal lato di Nord-Est terraneo, dedicato alla tragica storia della comunità
Koolhaas, che interviene ridefinendo i corpi di fab- e dall’alto. ebraica berlinese. L’edificio è costituito da un lungo
brica con inediti trattamenti materici e cromatici. corpo rettangolare, piegato in un saettante e acumi-
Tra questi, i nuovi elementi si segnalano per le geo- nato andamento a zig-zag, come una struttura dis-
metrie dal ritmo serrato e dalla gamma diversa dei sestata che ha invece una logica astratta ma precisa:
materiali (intonaco, cemento, pietra), adeguati alle i segmenti di edificio giacciono lungo le linee che
diverse funzioni (espositiva, commerciale, direzio- idealmente collegano l’uno all’altro i vari siti ebraici
nale), mentre il corpo verticale della torre emerge della città. Sulle pareti, uniformemente rivestite da
come un elemento dal carattere quasi espressioni- un’epidermide di lamiera zincata, aperture lunghe
sta. Ne nasce un nuovo paesaggio urbano, come di e sottili, disposte senza ordine, incidono la superfi-
una città nella città, che dopo anni di separatezza cie come tagli sferzanti e drammatici. Nell’interno,
riprende contatto con Milano e la sua realtà. lo sviluppo labirintico delle sale espositive è inter-
rotto da oblique travi passanti e da improvvisi spazi
Daniel Libeskind (1946) vuoti e bui, di grandissimo impatto percettivo ed
Geometrie nervosamente irregolari, incastri di vo- emozionale. Libeskind dimostra di credere convin-
lumi come concrezioni cristalline, forme spigolo- tamente nella forza simbolica dell’architettura, nel-
se o spezzate sono le caratteristiche essenziali del- la sua capacità di farsi metafora, racconto, memoria
35.100  393
Zaha Hadid, Museo
Nazionale delle Arti del XXI
secolo (MAXXI), 2003-
2010. Roma. Veduta aerea
dell’insieme.

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


35.101 
Planimetria del piano terreno
del Museo Nazionale delle
Arti del XXI secolo (MAXXI).

e – di conseguenza – nella sua possibilità di suscita- 35.102   arditezza formale e strutturale, sempre diverse ma
MAXXI. Vedute dell’esterno
re profonde emozioni, anche quelle per ricordare il e dell’interno.
sostenute dalla stessa energia dinamica attraverso
male assoluto quale è stata la Shoah. forme per lo più sinuose e continue, come una sor-
ta di flusso vitale in continua evoluzione.
Zaha Hadid (1950-2016)
Ancora all’ambito del Decostruttivismo appar- MAXXI Spettacolare rispetto alle solide e rigide vo-
tiene l’opera dell’irachena Zaha Hadid (Baghdad, lumetrie ottocentesche del sito in cui sorge è il Mu-
1950-Miami, Florida, 2016). Laureata a Beirut seo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, meglio
in matematica (1971) e a Londra in architettura noto come MAXXI, inaugurato – dopo molte pole-
(1977), già nei primi anni Ottanta si segnala per l’o- miche – nel 2010 Fig. 35.100 . All’interno di un lotto
riginalità dei suoi disegni e dei suoi dipinti di inten- urbano a forma di «L», cioè con due bracci divaricati
so cromatismo, pieni di forme frammentarie, quasi tra loro ad angolo retto, Zaha Hadid introduce uno
prive di gravità, memori della lezione delle prime straordinario dinamismo con il disegno di una sa-
Avanguardie russe. Vince numerosi concorsi inter- goma che fluisce in continuità, costituita da tre gal-
nazionali e riceve incarichi prestigiosi, creando una ■ Parametricismo Ricerca, lerie vetrate sovrapposte, scivolando verso l’angolo
serie di architetture sempre più audaci e intense nel attraverso l’uso di tecniche di settentrionale e quasi protendendosi sul resto della
modellazione computerizzata
loro dinamismo originale e quasi metafisico. Dal- (parametrica, appunto), di una città Fig. 35.101 . I forti setti di cemento portante for-
la collaborazione con il tedesco Patrik Schumacher maggiore e consapevole cor- mano le pareti di una specie di pista in cui, invece
relazione tra gli elementi archi-
(Bonn, 1961), si sviluppa una forma di architettura tettonici e lo spazio circostan- della slitta o di un bob, passeggiano gli utenti del mu-
organica che va oltre il Decostruttivismo per ar- te, sia fisico sia culturale, nelle seo, ammirando le opere esposte. L’idea progettuale
sue forme naturali o prodotte
rivare a quello che viene definito parametricismo. dall’uomo. In questo modo ogni è, dunque, quella di una sorprendente passeggiata
Questa capacità di trasformarsi, di mutare il pro- edificio diventa un organismo, d’arte, pensata come un percorso che prosegue flu-
capace di sostenere usi diver-
prio assetto, di liberarsi da ogni disciplina formale, si e simultanei, di rispondere al ido e senza faticose interruzioni, in uno spazio con-
variare della situazione reale in- tinuo che – pur nei limiti del suo contenimento –
da ogni geometria precostituita rende le opere di torno a sé, di adeguarsi alla pre-
Hadid delle vere e proprie performances di estrema senza di altri oggetti urbani. non si frammenta mai in pause e ambiti racchiusi
394
sezione XII ■ Contemporaneità

brano esserne semplicemente uno sviluppo possi-


bile, una variante morfologica, che prende corpo
all’improvviso, con forme sinuose e continue. Allo
stesso modo di una roccia scavata dal flusso peren-
ne dell’acqua, la cavità della costruzione si sviluppa
dalla circolazione dei passeggeri che deve accoglie-
re, lungo un grande percorso, illuminato da aper-
ture simili a larghe fessure tra i fasci nervosi della
struttura. Un segno inconfondibile, diverso, straor-
dinario, un artificio che si trasforma in natura, dove
la natura si arricchisce della presenza umana con le
sue necessità e i suoi riti.

Herzog (1950) & de Meuron (1950)


Jacques Herzog (Basilea, Svizzera, 1950) e Pierre de
Meuron (Basilea, Svizzera, 1950), entrambi laureati
presso il Politecnico di Zurigo, dopo una specia-
35.103 
Zaha Hadid, Stazione lizzazione alla Harvard University, fondano il loro
ferroviaria AV di Afragola, studio nel 1975, a Basilea.
2003-2017. Napoli.
Veduta aerea d’insieme.
Prendendo le mosse, in una prima fase, da un
minimalismo carico però di valori materici, la loro
35.104   intensa attività progettuale si sviluppa in seguito
Stazione ferroviaria AV di
Afragola. Vedute dell'interno. conferendo sempre maggiore espressività ai ma-
teriali di cui si compone l’involucro degli edifici.
35.105 
Schema planimetrico Con soluzioni formali di forte impatto plastico le
complessivo della Stazione loro opere si configurano spesso come delle ve-
ferroviaria AV di Afragola.
re e proprie performances artistiche e si segnalano
e separati, generando un flusso che si insinua come per una forza espressiva che trascende il puro dato
ispirazione anche nel pensiero di chi lo percorre, di- funzionale e simbolico dell’edificio. L’intervento
ventando un vero e proprio progetto museografico progettuale, dunque, arriva a rivestire anche un
e una modalità di percezione dei contenuti stessi di ruolo urbano generale, come opera d’arte site-spe-
quello spazio Fig. 35.102 . cific a scala urbana, cambiando di volta in volta tut-
ti gli elementi che ne fanno parte, cancellando così
Stazione ferroviaria AV di Napoli Afragola Esem- ogni traccia di sistematicità dell’architettura anche
plificativa dell’idea di parametricismo è la recente di tradizione moderna. Il loro campo di intervento
Stazione ferroviaria per l’alta velocità (AV) di Afrago- è molto esteso e comprende opere a tutte le diver-
la, a Napoli (2003-2017) Figg. 35.103-35.105 . Come se scale: dal programma urbano alla casa privata,
un gigantesco serpente adagiato sul terreno, con dal grattacielo all’impianto industriale. Docen-
la testa conficcata nel suolo, tagliando i binari da ti presso varie università americane, sono inoltre
un lato all’altro, le lunghe forme di cemento non vincitori di numerosi premi internazionali tra cui
sorgono in antitesi eretta e lineare, rigida e geome- il Pritzker nel 2001 e il Premio imperiale giappo-
trica rispetto alla terra su cui poggiano, ma sem- nese nel 2007.
395

35 ■ Tendenze e sperimentazioni del Contemporaneo


Tate Modern Gallery Il progetto per la sede della 35.106  ruolo di un costante annuncio alla città della pro-
Jacques Herzog e Pierre
Tate Modern Gallery (1995-2000), a Londra, e succes- de Meuron, Tate Modern
pria presenza attiva. Più che un’operazione archi-
sivamente il suo ampliamento (2016), offrono un Gallery, 1995-2000. Londra. tettonica sembra trattarsi di un intervento d’artista.
esempio molto efficace dell’architettura di Herzog Veduta dal Tamigi Il 17 giugno 2016 si è inaugurata l’espansione
e particolare.
& de Meuron. Inaugurata nel 2000, la Tate Modern della struttura, resasi necessaria per rispondere al
è il frutto della ristrutturazione di una enorme cen- 35.107  grande afflusso di pubblico. In questo loro secon-
Sezione di progetto della
trale elettrica, dismessa nel 1981 Figg. 35.106-35.108 . Tate Modern Gallery. do intervento, a differenza del primo, la costruzio-
L’edificio esistente è formato da un grosso volume ne assume sembianze più chiaramente architetto-
35.108 
orizzontale in mattoni scuri dal generale design art Tate Modern Gallery. niche. Il nuovo, enorme padiglione, eretto a fianco
déco lungo 200 metri e alto 30, cui si contrappone Veduta della Turbine Hall. del grande volume principale, è un corpo di fab-
un’alta torre centrale. L’intervento degli architetti 35.109 
brica ad andamento spiccatamente verticale ma ca-
svizzeri mantiene i caratteri di un essenziale mini- Jacques Herzog e Pierre ratterizzato fortemente dalla piegatura improvvisa
malismo estremamente calibrato ed efficace. Do- de Meuron, Switch House, delle sue pareti, che imprime una sorta di avvita-
2010-2016. Londra. Veduta
po aver adeguatamente attrezzato gli enormi spazi esterna da Sud. mento a tutto il volume Fig. 35.109 . Da qui il nome
vuoti interni con gli elementi di collegamento e le di Switch House, per analogia simbolica con una sor-
strutture tecniche espositive, Herzog & de Meuron ta di gigantesco interruttore elettrico ruotabile e in
lasciano invariato l’intero involucro, limitandosi ad accordo con la nuova funzione di fulcro di tutto il
aggiungere un semplice volume interamente vetra- futuro sistema espositivo della Tate. Realizzato in
to, un corpo orizzontale adagiato longitudinalmen- mattoni, in continuità con l’involucro dell’edificio
te al di sopra dell’edificio, per tutta la sua estensio- esistente, tagliato da lunghe fenditure orizzontali
ne. In esso trovano posto gli ultimi piani degli spazi finestrate, il nuovo elemento enfatizza la sua mate-
espositivi, integrati a quelli sottostanti attraverso ricità grazie alla quale dimostra da un lato un for-
ampi percorsi di collegamento, dalle dimensioni te legame con l’edificio storico e, dall’altro, la sua
apparentemente monumentali ma che in effetti ri- evoluzione e ridefinizione. Entrambi gli interventi
spondono pienamente all’alto numero di visitatori qualificano il paesaggio urbano di Londra e contri-
che la struttura ospita quotidianamente. Di notte, buiscono per la loro parte a fare della città piuttosto
il grosso lingotto emette la sua luce, come nuovo una sorta di grande opera d’arte urbana e ambien-
segnale urbano e nuovo segno di vita e di comuni- tale, caratteristica che contraddistingue tutte le ar-
cazione del grande edificio, che di per sé assume il chitetture di Herzog & de Meuron.
396 urbane, ponti, stazioni, sembrano quasi riprendere
la tradizione storica dell’architettura del ferro che
ha ancora oggi nella Tour Eiffel uno dei massimi
esempi, non privo di una particolare suggestione.
sezione XII ■ Contemporaneità

La visione di Calatrava scavalca però quella memo-


ria, assumendo una carica espressiva nuova e quasi
fantastica. Le sue strutture hanno infatti dimensioni
poderose, spesso simili a enormi scheletri – dato an-
che il ricorrente colore bianco – o a grandi gabbie,
in cui la trama strutturale – realizzata con elementi
in acciaio di grande vigore plastico – si ripete dila-
tando lo spazio e il suo effetto visivo.

Ponte Europa Il Ponte Europa (1996-2000) Fig. 35.110 ,


a Orléans in Francia, ne è un esempio. Un unico,
grande arco obliquo, in acciaio a sezione rettango-
lare, si innalza a sorreggere tramite bianchi tiranti
la campata in acciaio dal profilo tubolare che sor-
regge il largo nastro stradale. Le pile sono formate
da poderosi elementi in calcestruzzo a tre braccia,
dello stesso colore bianco applicato alle parti metal-
liche. L’intera struttura è avvolta da una continuità,
cromatica e formale, che si sovrappone al suo pur
estremo funzionamento statico. Il ponte diventa così
un puro oggetto plastico, proiettato al di là della sua
modernità tecnologica, funzionale, strutturale, in
un dialogo con l’orizzonte dell’intera città.

Stazione ferroviaria AV Mediopadana Destina-


ta a ospitare il passaggio di due milioni di utenti
all’anno, la nuova grande Stazione ferroviaria AV Me-
diopadana di Reggio Emilia per la connessione fra
traffico nazionale e locale, ferroviario e su gomma,
ha tutti i connotati di una grande opera metropo-
litana Fig. 35.111 . Costruita da Calatrava fra il 2010
e il 2013, consiste in una serie di grandiosi portali
in acciaio di dimensioni ritmicamente variate, sma-
terializzati dal consueto colore bianco e sfalsati tra
loro, a formare un lungo corpo longitudinale che
si estende per quasi 500 metri seguendo la linea dei
binari. Il loro profilo a curve successive appare co-
me una serie di onde, quasi a suggerire un enorme
velario mosso dal vento dei treni che passano veloci.
Al suo interno trovano posto un piano terra, dove
sono collocati i servizi e giungono i treni locali, e
un primo piano destinato ai treni ad alta velocità.
I portali, molto vicini tra loro, sono legati da una
stretta continuità che cancella ogni possibile artico-
Santiago Calatrava (1951) 35.110  lazione tra tetto e pareti, per formare un grande
Centrata sul tema della forma strutturale è l’archi- Santiago Calatrava, Ponte unico oggetto, come una lunghissima e movimen-
Europa, 1996-2000.
tettura di Santiago Calatrava (Benimámet, Valencia, Orléans. tata pensilina che arriva a racchiudere internamen-
Spagna, 1951). Dopo aver studiato alla scuola d’ar- te lo spazio. Un’opera che, secondo gli intendimenti
35.111 
te, si laurea in ingegneria a Zurigo (1979) e dal 1981 Santiago Calatrava, Stazione di Calatrava, dialoga con il paesaggio padano per le
inizia un’intensa carriera di progettista occupando- ferroviaria AV Mediopadana, sue dimensioni, che sono però il riflesso e l’adegua-
2010-2013. Reggio
si in prevalenza di ponti e grandi strutture. Le sue Emilia. Veduta dell’esterno
ta espressione della sua importante funzione di no-
realizzazioni, con temi tipici quali pensiline, gallerie e sezione trasversale. do di scambio nazionale e internazionale.
397

Itinerario ■ Il Museum of Modern Art di New York.


Luoghi, oggetti, memorie
ItInerarI

■ Distruzione e ricostruzione di una città: il caso Berlino


■ Il Museum of Modern Art di New York

OggettI d’arte

■ Geometrie trasparenti: i vetri di Sottsass


antOlOgIa delle fOntI

■ Jackson Pollock, William Wright intervista


Jackson Pollock (1951)
398

itinerario nella città


Distruzione e ricostruzione
sezione XII ■ Contemporaneità

di una città: il caso Berlino


 Un’immagine dello  Potsdamer Platz nel
storico abbattimento 2004. I tre grattacieli
del Muro. Berlino, di Renzo Piano, Hans
novembre 1989. Kollhoff e Helmut
Jahn si affacciano
 Potsdamer Platz su Leipziger Platz,
nel 1937. non ancora del tutto
ricostruita.
 Potsdamer Platz
nel 1962. Il Muro corre
orizzontalmente nella
foto. Dell’ottagonale
Leipziger Platz
si riconosce solo
il tracciato nel prato.

A
l termine della Seconda guerra mon-
diale, Berlino è un cumulo di macerie:
sotto i bombardamenti alleati è anda-
to completamente distrutto circa un terzo del-
le abitazioni e nessun edificio monumentale è
stato risparmiato. La città, occupata dalle trup-
pe britanniche, francesi, statunitensi e sovieti-
che, si trova ben presto divisa in due settori,
facenti capo ai sistemi contrapposti del capita-
lismo occidentale e del comunismo sovietico.
Nel 1949 viene sanzionata internazionalmente
anche la divisione in due dell’intera Germania:
luoghi, oggetti, memorie

nascono così la Repubblica Federale Tedesca


(RFT) a Ovest, con capitale Bonn, e la Repub-
blica Democratica Tedesca (RDT) a Est, con tense; la sua ricostruzione, in queste condi-
capitale la parte di Berlino sotto il controllo so- Potsdamer Platz zioni, è improponibile e il destino della piaz-
vietico. Con l’acuirsi della Guerra fredda si as- za sarà anzi la sua totale cancellazione. Nel
siste a una netta separazione dei due settori Particolarmente esemplificativa di questo com- 1961, infatti, la costruzione del Muro la divide
della città, fino all’edificazione del Muro (1961), plesso processo di ricostruzione-unificazione in due; gli edifici ancora superstiti sono de-
che divide in due l’ex capitale . è la vicenda di Potsdamer Platz. La piazza, si- moliti, compresi quelli dell’adiacente, ottago-
La ricostruzione edilizia e i piani di riasset- tuata a Ovest di Friedrichstadt, era diventata ai nale Leipziger Platz, che ricadono nell’ampia
to urbanistico berlinesi sono pertanto pen- primi del Novecento un animatissimo crocevia fascia di rispetto della frontiera orientale .
sati in funzione di questa barriera, prima solo di comunicazioni , attraversato già nel 1908 Negli anni Sessanta, l’area immediatamen-
ideologica, poi anche fisica, con i suoi 106 da ben 35 linee tranviarie, e terminale, con le te a Ovest del Muro, compresa fra il Tiergarten
kilometri di lunghezza e gli oltre 3,5 metri di sue stazioni di testa, delle più importanti linee e la Potsdamer Strasse, è scelta dall’ammini-
altezza. Per quarant’anni si sviluppano così ferroviarie nazionali e internazionali. I suoi cele- strazione di Berlino Ovest per la costruzione
due Berlino totalmente distinte, ognuna delle bri caffè, i ristoranti e gli alberghi sempre affol- del Kulturforum  , il nuovo centro culturale
quali tende a costituirsi come rappresentativa lati di turisti e viaggiatori, il traffico incessante da contrapporre all’antico centro monumen-
del sistema politico-sociale di riferimento: a – proprio qui fu collocato, nel 1924, il primo se- tale di Unter den Linden-Museumsinsel, rima-
Est la capitale del socialismo reale nel cuore maforo d’Europa – e il continuo fermento che sto a Est. Nell’area del Kulturforum vengono
dell’Europa, a Ovest la vetrina del mondo oc- l’attraversava ne avevano fatto il simbolo del realizzati la Philharmonie a , edificio organico
cidentale in pieno blocco sovietico. dinamismo di una capitale cosmopolita. opera di Hans Scharoun (1893-1972), la Neue
Con l’abbattimento del Muro nel 1989  e Durante la Seconda guerra mondiale la Nationalgalerie b , semplice blocco in acciaio
la riunificazione delle due Germanie, Berlino piazza subisce pesanti bombardamenti: gli e vetro di Mies van der Rohe par. 32.9.2 , e la
torna a essere la capitale naturale dell’intero edifici sono gravemente danneggiati e mol- Staatsbibliothek c (Biblioteca di Stato), sem-
Paese. La città si trova però a dover risolve- te case dei dintorni vengono completamen- pre di Scharoun. Quest’ultimo edificio, co-
re un problema urbanistico senza preceden- te distrutte. La situazione è aggravata dalla struito trasversalmente alla Potsdamer Stras-
ti: ricucire un tessuto urbano che per qua- particolare posizione del luogo, al confine fra se, sancisce la rinuncia definitiva a ricomporre
rant’anni è cresciuto strappato in due. le zone di occupazione sovietica e statuni- – in un futuro che appariva allora assai impro-
399

Tiergarten

Itinerario nella città ■ Distruzione e ricostruzione di una città: il caso Berlino


10 Leipziger
Potsdamer Platz
a
sdam er Stra§e Platz
Neue Pot
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Tracciato del Muro

babile – l’asse di comunicazione diretta con la  Il Kulturforum 4. Berliner Volksbank


vicina Potsdamer Platz. e il riassetto urbanistico (A. Isozaki,
di Potsdamer Platz. 1994-1998)
Quando invece, alla fine degli anni Ottanta, 5. Uffici Debis (R.
il Muro cade, sorge il problema di come ridare a. Philharmonie
Piano, 1994-1997)
(H. Scharoun,
continuità alle aree corrispondenti al vuoto che 1960-1963)
6. Cinema Imax (R.
si è venuto a creare. Fra le numerose proposte Piano, 1995-1998)
b. Neue Nationalgalerie
7. Grand Hyatt Hotel
avanzate prevale quella della ricucitura puntua- (L. Mies van der
(R. Moneo,
le del tessuto edilizio, mediante interventi che Rohe, 1965-1968)
1995-1998)
si riallacciano alla tradizione storica della città c. Staatsbibliothek,
8. Edificio per
(H. Scharoun,
europea, fatta di isolati chiusi, alta densità inse- spettacoli (R.
1967-1976)
diativa ed edificazione continua lungo le strade. Piano, 1996-1998)
d. Pinacoteca (Hilmer &
9. Marlene-Dietrich-
Su questo solco si pone l’architetto italia- Sattler, 1992-1998)
Platz
no Renzo Piano par. 35.8 , vincitore nel 1992 1. Grattacielo per uffici 10. Sony Center (H.
del concorso internazionale per la ricostruzio- (H. Kollhoff, Jahn, 1996-2000)
ne di Potsdamer Platz e dell’area adiacente 1995-1999) 11. Park Kolonnaden
2. Grattacielo per uffici (G. Grassi, Diener
al Kulturforum. Artefice del progetto com- & Diener, Schweger
(R. Piano,
plessivo, Piano si occupa direttamente della 1995-1999) & Partner,
costruzione di alcuni degli edifici previsti, de- 3. Edifici per uffici (R. J. Sawade,  Helmut Jahn, Sony Center, 2000.
legando i restanti blocchi ad altri architetti di Rogers, 1995-1998) 1996-2001) Particolare della copertura della piazza interna.
fama internazionale . Il complesso accoglie
funzioni diverse, da quella residenziale a quel- di Piano, l’architetto tedesco Helmut Jahn -Sony Center rappresenta forse il più impor-
la culturale e commerciale, all’interno di bloc- (1940) costruisce negli stessi anni il Sony Cen- tante esperimento di rifondazione totale di
chi edilizi rivestiti in mattoni – un riferimento ter 10 , un colossale centro commerciale che un polo culturale e commerciale nel cuore
esplicito alla tradizione costruttiva berlinese –, utilizza facciate continue vetrate (curtain wall) di una città europea. Ammirato dalla critica
disposti lungo le strade, in modo da genera- e ha il suo centro nevralgico in una vasta piaz- architettonica e frequentatissimo dai turisti,
re una tipologia di quartiere decisamente tra- za ovale, coperta con una tensostruttura a ve- non sembra tuttavia avere ancora sostituito
dizionale, l’opposto di quanto auspicava Le le, tese da tiranti d’acciaio . I due comples- nelle abitudini dei berlinesi i “vecchi” centri
Corbusier. Il quartiere si conclude a ridosso si, stilisticamente assai differenti, si affacciano delle due Berlino del dopoguerra, Kurfürs-
della Staatsbibliothek di Scharoun con un edi- sul nuovo asse che conduce alla Philharmonie tendamm a Ovest e Unter den Linden a Est.
ficio per spettacoli e una piazza pedonale con e si concludono, a Est, su Potsdamer Platz Proprio il tratto terminale di Unter den Lin-
specchi d’acqua, intitolata alla celebre attrice con tre alte torri, progettate da Hans Kollhoff den e tutta la Museumsinsel rappresentano
tedesca Marlene Dietrich (1901-1992) 9 . (1946) 1 , Renzo Piano 2 e Helmut Jahn 10 . l’altro aspetto cruciale della ricostruzione – o
Immediatamente a Nord del complesso Il sistema urbanistico di Potsdamer Platz della “doppia ricostruzione” – di Berlino.
400
sezione XII ■ Contemporaneità

 Giorgio Grassi,  David Chipperfield,


Ristrutturazione della Ristrutturazione della
Museumsinsel, 1993. Museumsinsel, 1997-
Progetto per il concorso 1999. Planimetria
di 1° grado. definitiva. In giallo i nuovi
edifici; in arancio le parti 5
 Frank Gehry, ricostruite.
Ristrutturazione della
1. Altes Museum
Museumsinsel, 1993.
2. Alte Nationalgalerie
Progetto per il concorso
3. Neues Museum
di 1° grado.
4. Pergamon Museum
5. Bode Museum 4
2
 David Chipperfield,
Plastico del progetto
definitivo.
3

Museumsinsel

I cinque musei della Museumsinsel (Isola


dei musei) (l’Altes Museum di Schinkel 1 , il 1
Neues Museum 3 e l’Alte Nationalgalerie di
Stüler 2 , il Pergamon Museum 4 e il Bo-
de Museum 5 ) avevano subìto danni ingen-
ti durante i bombardamenti della Seconda
luoghi, oggetti, memorie

guerra mondiale, anche se le opere d’arte


erano state fortunatamente evacuate per
tempo in luoghi diversi, in parte all’Est e in
parte all’Ovest. Negli anni Sessanta il gover-
no della RDT restaura parzialmente i musei e
li riapre al pubblico con le collezioni rimaste
in suo possesso.
Dopo la riunificazione della Germania, il
complesso dei musei diviene il tema di un
concorso internazionale: gli obiettivi sono la
ricostruzione del Neues Museum (il più dan-
neggiato dai bombardamenti e mai riaperto),
la creazione di un sistema integrato di col-
legamenti tra i vari musei e la ricollocazione
secondo nuovi criteri espositivi di tutte le col-
lezioni finalmente riunificate. dell’intervento, che si compone solo di netti gamon Museum. Un grande cubo in cristallo
I progetti premiati sono esemplari dei dif- volumi squadrati. scuro, leggermente ruotato in pianta, svolge
ferenti modi di intendere un intervento di “ri- Di ben diversa natura è il progetto di Frank la funzione di accoglienza e smistamento,
cucitura” in un complesso monumentale di O. Gehry par. 35.8 , che colloca davanti ai mentre il padiglione più a destra penetra let-
tale portata. Il progetto dell’italiano Giorgio musei ottocenteschi una serie di padiglioni teralmente nel fianco dell’edificio storico più
Grassi (1935)  , che ottiene il primo pre- “organici”, sollevati dal terreno e liberamente intangibile: l’Altes Museum di Schinkel. Ben-
mio al concorso di primo grado, utilizza un disposti nello spazio . I materiali impiegati ché preferito dal direttore generale dei mu-
materiale povero, il mattone a vista, per ri- sono i più vari: il rivestimento dei padiglioni sei berlinesi, il progetto di Gehry si classifica
costruire sia l’ala distrutta del Neues Mu- ricorda quello, molto tecnologico, del Museo solo quarto.
seum, sia un nuovo edificio di collegamento Guggenheim di Bilbao, mentre le gallerie di Vincitore del concorso di secondo gra-
posto davanti a questo; le piccole finestre collegamento sono in vetro, materiale utiliz- do è il britannico David Chipperfield (1953).
quadrate accentuano il senso di austerità zato anche per racchiudere la corte del Per- Il suo progetto prevede un percorso, in parte
 Veduta aerea 401
della Museumsinsel.
Sulla punta dell’isola
è il Bode Museum.
Sullo spazio verde del
Lustgarten affacciano

Itinerario nella città ■ Distruzione e ricostruzione di una città: il caso Berlino


l’Altes Museum, il
Duomo (costruito
nel 1894-1905 in
sostituzione di quello
ristrutturato da
Schinkel) e il Palazzo
della Repubblica.

 Il Castello imperiale
in una fotografia dei
primi del Novecento.

 Heinz Graffunder
e Karl-Ernst Swora,
Palazzo della
Repubblica,
1973-1976.

 Franco Stella,
Plastico di progetto
dell’Humboldtforum,
2008.

sotterraneo, che collega fra loro tutti i musei Parzialmente distrutto dai bombarda-
a eccezione della Alte Nationalgalerie, e un menti, il Castello viene demolito dal governo
nuovo padiglione vetrato, da realizzare da- della RDT nel 1951, sia per motivi ideologici
vanti al Neues Museum, in cui si concentra- – è infatti considerato «simbolo decaden-
no i servizi del complesso: negozi, caffette- te del passato militarista prussiano» – sia
ria, auditorium, centro multimediale, sale per per non affrontare un impegnativo e quan-
esposizioni temporanee . to mai oneroso lavoro di restauro. Al suo
Analogamente a Gehry, Chipperfield pone posto viene costruito, in forme “moderne”,
un padiglione vetrato anche davanti al Per- l’imponente Palazzo della Repubblica, sede
gamon Museum, ma in forme molto più geo- del Parlamento della RDT : è un intervento
metriche. Il delicato intervento sui resti del traumatico, che rende irriconoscibile il Lust-
Neues Museum consiste nel restauro delle garten (Giardino di delizie) così attentamen-
strutture superstiti e nella ricostruzione delle te progettato da Schinkel. Non è questo,
parti distrutte, in forme moderne ma in asso- peraltro, l’unico intervento del genere effet-
nanza stilistica con l’edificio originario. tuato, in quegli anni, nei centri storici delle si è espresso, quasi all’unanimità, per la sua
città europee distrutti dalla guerra: ai motivi demolizione, è stato subito bandito un con-
qui più marcatamente ideologici si somma- corso internazionale per la simbolica ricostru-
no, in interventi analoghi, il desiderio di vol- zione – al suo posto – del primitivo Castello.
Palazzo della repubblica tare pagina e gli interessi degli speculatori Il progetto vincitore, redatto nel 2008 dall’ar-
edilizi. chitetto italiano Franco Stella (Thiene, 1940)
Il problema di cosa e come costruire in un Alla caduta del Muro, l’amministrazione e tutt’oggi in via di completamento (2018),
centro storico si pone, in modo ancor più della nuova Berlino si trova nell’imbarazzan- prevede il ripristino di tre facciate originali,
evidente, per l’area di fronte all’Altes Mu- te situazione – per motivi ideologici opposti – nel contesto di un modernissimo organismo
seum, dove sorgeva, fino allo scoppio della di dover decidere cosa fare del gigantesco polifunzionale (Humboldtforum), futuro polo
Seconda guerra mondiale, il Castello impe- edificio simbolo del regime comunista. Dopo bibliotecario nazionale, oltre che sede uni-
riale . che il Parlamento della Germania riunificata versitaria e museale .
402

itinerario
Il Museum of Modern Art
sezione XII ■ Contemporaneità

di New York
I l Museum of Modern Art di New York (Mu-
seo di Arte Moderna, conosciuto anche con
l’acronimo di MoMA) è stato inaugurato nel
1929 con il fine dichiarato di «acquisire pe-
riodicamente, per donazione o per acquisto,
una collezione composta dalle migliori ope- riprese negli anni Cinquanta e Sessanta) e
re di arte moderna». Oggi è considerato uno di César Pelli (1926) nel 1984. Il fabbricato
dei principali musei al mondo per l’arte con- attuale, infine, è il risultato dell’ulteriore inter-
temporanea. La sua fondazione si deve all’i- vento condotto dall’architetto giapponese
niziativa di un gruppo di tre donne mecenati Yoshio Taniguchi (1937) nel periodo com-
della società newyorchese (tra cui Abby Aldri- preso fra il 2002 e il 2004, che ha portato
ch Rockefeller, moglie del magnate statuni- al raddoppio degli spazi espositivi (per una
tense John Davidson Rockefeller Jr). La dire- estensione totale di quasi 58 000 m2).
zione della neonata istituzione venne affidata Le principali gallerie espositive sono ubi-
allo storico dell’arte Alfred Hamilton Barr Jr, cate nel David and Peggy Rockefeller Build-
mosso dall’ambizione di creare «il più gran- ing, sul versante occidentale dell’articolata
de museo di arte moderna del mondo». Egli struttura; dalla parte opposta si trova invece
concepisce una struttura articolata in vari di- il Lewis B. and Dorothy Cullman Education
partimenti, dedicando attenzione per la prima and Research Building, dedicato alle attività
volta in campo museale anche alla fotografia, educative e di ricerca. Tra i due edifici sorge
all’architettura e al design, a film e video. l’Abby Aldrich Rockefeller Sculpture Garden,
Dopo essere stato inaugurato in un modesto un giardino che ospita opere di scultura all’a-
edificio di Manhattan, nei primi dieci anni di perto.
vita il museo cambia per tre volte sede. Nel Dal nucleo iniziale di otto stampe e un di-
1939 viene scelto l’attuale sito sulla 53a stra- segno, la collezione del MoMA si è amplia-
da, dove viene costruito un edificio su pro- ta fino a comprendere oggi più di 150 000
getto degli architetti statunitensi Philip Lippin- pezzi fra pittura, scultura, disegno, stampa,
cott Goodwin (1885-1958) ed Edward Durrell fotografia, modelli e disegni di architettura,
luoghi, oggetti, memorie

Stone (1902-1978). Tale edificio è oggetto design; senza contare i film (circa 22 000) e
di successivi rinnovamenti e ampliamenti a il patrimonio librario (oltre 300 000 esemplari
opera di Philip Johnson par. 34.15 (a più fra libri, libri d’artista e periodici).

1 Il lavoro di De Kooning si muove su nuclei tematici e


registri espressivi molto diversi. Nella sua pittura tro-
Willem de Kooning vano spazio sia una direzione figurativa sia una astrat-
ta, che traggono energia l’una dall’altra. Nel primo
(1904-1997) caso, si tratta soprattutto di figure in interni (dapprima
Woman I (Donna I) maschili, poi anche femminili), trascrizioni di sensazio-
ni della vita urbana o della natura, figure nel paesag-
1950-1952. Olio su tela, 192,7×147,3 cm gio. Anche sul versante astratto De Kooning esplora
Willem De Kooning, tra le voci principali dell’Action una vasta gamma di possibilità, spaziando da una
Painting statunitense par. 34.4 , nasce a Rotter- pittura in bianco e nero ad astrazioni basate su ele-
dam, in Olanda, nel 1904. Arriva illegalmente negli menti paesaggistici Ant. 286 .
Stati Uniti poco più che ventenne (nel 1926), dopo
un’esperienza di lavoro in Olanda come apprendista Dopo alcuni anni dedicati alla pittura astrat-
in arti applicate e allestimento d’interni presso una ta, all’inizio degli anni Quaranta De Kooning
ditta, mentre seguiva le lezioni serali all’Accademia torna alla figurazione con la prima serie delle
dell’Arte e della Tecnica di Rotterdam. Per molti anni Women (Donne), una meditazione sulla figura
De Kooning si barcamena come pittore d’insegne a
femminile che lo impegnerà per molti anni e
New York, fino a quando negli anni Cinquanta ottie-
ne il successo agognato. Nel 1963 lascia New York si articolerà in diversi cicli.
per trasferirsi nella vicina isola di Long Island. Alla fine Woman I è il primo esemplare della terza
degli anni Sessanta inizia a dedicarsi anche alla scul- serie e rappresenta una figura femminile se-
tura (a cui si era accostato durante un soggiorno a duta . Sull’imponente massa del corpo, che
Roma). I problemi di dipendenza dall’alcool rallenta-
no la sua attività, che cessa definitivamente nel 1991 invade quasi per intero la superficie del dipin-
con l’aggravarsi del morbo di Alzheimer. Muore a East to, il busto e la testa sono raffigurati frontal-
Hampton nel 1997. mente, mentre le gambe sono proposte di tre
 Willem De Kooning,  Gordon Matta- 403
Woman I. Clark, Bingo. Veduta
Intero e particolare. della facciata rossa
e dell’interno verde
del fabbricato.

Itinerario ■ Il Museum of Modern Art di New York.


2 tonici: qui si vede da un lato la facciata rossa
del fabbricato, interrotta in alcuni punti dall’a-
gordon Matta-Clark pertura delle finestre, dall’altro l’interno ver-
(1943-1978) de, in cui è riconoscibile – oltre alle corrispon-
Bingo denti finestre – anche una rampa di scale.
1974. Frammenti di edificio: legno dipinto,
Bingo può essere visto come una dimostra-
metallo, gesso e vetro, tre sezioni, totale zione dei principi dell’Anarchitettura formulati
175,3×779,8×25,4 cm in quell’anno: «Completamento attraverso la
quarti. La donna, con un sorriso simile a un
Figlio del pittore surrealista cileno Roberto Matta, rimozione / completamento attraverso il crol-
ghigno, i grandi occhi spalancati e due enor-
Gordon Matta-Clark nasce a New York nel 1943. Si lo / completamento attraverso il vuoto».
mi seni, è collocata in uno spazio indefinito,
forma come architetto alla Cornell University di Ithaca,
descritto unicamente dal vorticare di pennel- ma al ritorno a New York si sposta verso il territorio
late policrome.
Il colore è distribuito sulla superficie con
dell’arte, affermandosi presto come uno dei protago-
nisti della scena di SoHo, uno dei quartieri più crea-
3
tratti energici, a volte convulsi, che esplorano tivi di New York. L’attenzione nei confronti dell’archi- Christian Boltanski
tettura resterà tuttavia uno dei tratti principali della (1944)
tutte le possibilità tecniche del mezzo pittori- sua opera come artista, che definirà con il termine
co. L’esecuzione dell’opera si protrasse per di Anarchitettura. Nella sua breve carriera, stroncata The Storehouse (Il magazzino)
due anni e mezzo: l’autore eseguì numerosi prematuramente dal cancro (1978), si dedica infatti a
una serie di interventi sull’architettura, che rompono 1988. Sette fotografie con sette lampadine
studi preliminari, ridipingendola più volte (so- elettriche e centonovantadue scatole di biscotti
no stati infatti documentati fotograficamente i confini disciplinari tra scultura, architettura, fotogra-
fia, film, performance e installazione. di stagno contenenti frammenti di stoffe, totale
almeno sette stadi di realizzazione). 211,2×375,8×21,6 cm
De Kooning dichiarò che la serie delle Bingo  fa parte della più nota serie dei Il tempo, la morte, la memoria costituiscono da sem-
Women aveva a che fare con il femminino, Building cuts (Tagli di edifici). Si tratta infat- pre i nuclei tematici attorno a cui gravita l’opera del
soggetto di rappresentazione in ogni epoca, ti del risultato di un intervento su una tipica francese Christian Boltanski. Nato a Parigi nel 1944
che ha trovato espressione in figure come abitazione provinciale americana a Niagara da padre ebreo e madre cattolica, l’artista abbando-
na dodicenne la scuola e si forma come autodidatta.
l’idolo, la Venere, il nudo, fino alle pin-up de- Falls (New York), prossima alla demolizione. Dopo aver iniziato con la pittura, negli anni Sessanta
gli anni Cinquanta. Il punto di partenza del Lavorando per dieci giorni con l’aiuto di una passa ad altre forme espressive con cui intrapren-
dipinto è infatti l’immagine di un sorriso ri- squadra di studenti volontari, l’artista ha sud- de una meditazione sulla propria biografia, giocando
tagliata da una pagina pubblicitaria apparsa diviso una facciata laterale dell’edificio in no- sui due livelli di finzione e realtà. Nel corso degli anni
Settanta la fotografia assume un ruolo sempre più
su una rivista. ve rettangoli equivalenti. Questi poi sono stati
centrale all’interno della sua opera. Il suo arsenale
L’archetipo femminile viene scandaglia- rimossi uno a uno lasciando in situ soltanto artistico si amplia quindi a comprendere video, pittu-
to nella complessità delle sue connotazioni, quello centrale, ottenendo così una forma ra, per approdare alla metà degli anni Ottanta all’in-
spaziando dalla seduzione all’aggressività, analoga a quella di una tabella del bingo (un stallazione. Nelle serie successive di lavori (Reliquiari,
all’intimidazione. Per il tono feroce, la serie gioco anglosassone simile alla tombola, da Riserve, Veroniche, Vestiti) Boltanski impiega le più
comuni tracce dell’umanità – come fotografie (quelle
creò scandalo in occasione della prima pre- cui appunto l’opera trae il titolo). Quello che scolastiche o per i documenti di identità), abiti, sca-
sentazione pubblica, attirando all’artista ac- resta del processo – documentato da foto- tole – per evocare l’esistenza umana, la sua presenza
cuse di misoginia. grafie e video – sono tre frammenti architet- e quindi la sua scomparsa nello scorrere del tempo.
404  Christian  John Baldessari,
Boltanski, The Junction Series: Landscape,
Storehouse. Seascape, Bodybuilders.

scatole – di recente fattura – sono state la-


sezione XII ■ Contemporaneità

sciate arrugginire appositamente): è piuttosto


l’unione di questi elementi per mano dell’arti-
sta a far loro assumere queste connotazioni.
Utilizzando materiali moderni, ma solitamente
associati all’unicità di ciascun individuo in mo-
do da farli scambiare per autentici, Boltanski
riesce a evocare un senso di lutto generico,
che assume valore universale e ribadisce con
forza la futile transitorietà dell’esistenza umana.

4
John Baldessari (1931)
Junction Series: Landscape,
Seascape, Bodybuilders
(One Flexing for Admirer) –
Serie della giunzione: Paesaggio,
marina, culturisti (uno in
contrazione per un’ammiratrice)
2002. Carta stampata tagliata e attaccata
con pastello e matita su carta millimetrata,
45,4×43,2 cm
John Baldessari nasce a National City (California) nel
1931. Studia alla San Diego State University, in vari
istituti d’arte e all’Università di Berkeley. Si stabilisce
infine a Los Angeles, dove affianca all’attività artistica
anche l’insegnamento, formando alcuni fra i maggiori
artisti americani contemporanei. Spesso sviluppato in
serie, il suo lavoro ruota sempre attorno alla ricerca
del significato dell’arte, delle immagini, del linguaggio
e della loro reciproca combinazione. L’artista, infatti,
manipola testi e immagini, facendo ricorso pressoché
a tutte le tecniche: pittura, scultura, fotografia, video,
performances, libri, opere pubbliche.

«Penso che ciò che meglio mi caratterizza sia


luoghi, oggetti, memorie

il credere che ogni cosa è collegata in qual-


che modo a un’altra». Quest’affermazione di
Baldessari riassume in maniera esemplare il
significato della Junction Series (Serie della
giunzione) del 2002, di cui fa parte Landsca-
pe, Seascape, Bodybuilders (One Flexing for
Admirer) – Paesaggio, marina, culturisti (uno in
contrazione per un’ammiratrice) . Seguendo
lo schema che governa le opere della serie,
una porzione del foglio viene ripartita in nove
rettangoli allineati in file da tre a formare un
quadrato. Quella superiore, di minori dimen-
sioni, mostra sei frammenti di torso di culturi-
sti. Nel registro centrale si alternano l’immagi-
ne di un paesaggio, di uno spazio bianco e di
una marina. La sequenza inferiore, più com-
plessa, si basa sulla combinazione degli ele-
menti soprastanti: il primo e il terzo riquadro da
sinistra mostrano la sovrapposizione dei pae-
Un muro costituito di 192 scatole metalliche sata e la loro fioca illuminazione assume un saggi della parte superiore con l’immagine di
sorregge sette fotografie in bianco e nero di triste valore commemorativo. Anche le scatole un body builder che contrae il bicipite per una
volti femminili, illuminate da altrettante lampa- arrugginite si caricano di valori simbolici, richia- donna (i contorni delle due figure sono ripas-
dine  . L’arrangiamento degli elementi che mando antiche urne, il cui contenuto – bran- sati di rosso). Sulla superficie vengono quindi
compongono The Storehouse (Il magazzino) delli di stoffe – sembra addirittura rievocare la portati a combinarsi elementi che rappresen-
crea un’atmosfera funerea, che induce lo spet- tragedia della Shoah. Tutti questi oggetti, tut- tano le due sfere della natura e della cultura,
tatore alla contemplazione. Le immagini sfoca- tavia, non sono antichi né originali (le foto, ad aprendo a inediti significati la cui comprensio-
te sembrano rievocare una dimensione pas- esempio, sono tratte da riviste e giornali e le ne è interamente demandata allo spettatore.
405

Itinerario ■ Il Museum of Modern Art di New York.


5
Olafur eliasson (1967)
I only see things when they move
(Vedo le cose soltanto quando
si muovono)
2004. Legno, filtri di vetro, acciaio inossidabile,
alluminio, lampada HMI, tripode, cilindro di vetro,
motori, unità di controllo, dimensioni variabili
Olafur Eliasson è nato nel 1967 a Copenaghen, do-
ve ha condotto gli studi all’Accademia Reale Danese
di Belle Arti. Negli anni Novanta apre il proprio studio
a Berlino, un laboratorio sperimentale in cui sviluppa
i suoi progetti avvalendosi della collaborazione di di-
verse professionalità. La sua arte si fonda infatti sul  Olafur Eliasson, I only  Feng Mengbo, Long March: Restart (La Lunga Marcia: riav-
dialogo fra varie discipline e utilizza principalmente gli see things when they move. Long March: Restart.
elementi atmosferici. Eliasson riproduce processi na-
vio) è un videogioco a scorrimento laterale
turali in contesti estranei come spazi urbani o l’interno creato nel 2008 dall’artista e presentato in
di luoghi espositivi. In tal modo si muove nello spazio una installazione interattiva . Con un con-
tra realtà, percezione e rappresentazione, agendo sui
sensi dello spettatore, che da osservatore passivo si
6 trollo wireless lo spettatore guida il protago-
feng Mengbo (1966) nista – un soldato dell’Armata Rossa cine-
trasforma in agente attivo.
se – nel superamento di prove e nemici di
Al centro di una stanza buia e vuota è colloca- Long March: Restart crescente difficoltà, contro i quali combatte
ta una lampada dotata di filtri di vetro colorato (La Lunga Marcia: riavvio) utilizzando come armi lattine di Coca-Cola.
 messi in rotazione da un motore, in modo 2008. Video game (colore, suono), software Il gioco si svolge con la successione di ot-
da diffondere sui muri circostanti bande pri- computer personalizzato, controller di gioco senza to quadri di varia ambientazione: la Grande
smatiche variopinte. L’installazione combina fili, dimensioni e durata variabile Muraglia, una casa cinese tradizionale, una
alcuni degli elementi più caratteristici dell’arte Nato a Beijing (Pechino) nel 1966, Feng Mengbo si palude, un paesaggio invernale, un ponte so-
di Eliasson: la luce, il colore e il movimento. In- forma interamente nella città natale, diplomandosi pri- speso, un villaggio cinese, la Piazza Rossa di
vestigando la percezione umana, l’artista par- ma in disegno alla Scuola di Arti e Mestieri e quindi in Mosca, la Luna. Una voluta scelta low-tech
incisione all’Accademia Centrale di Belle Arti. Al mo-
te dal presupposto che l’esperienza del colore mento della sua emersione sulla scena artistica viene caratterizza il videogame, che rifiuta le tec-
(che nasce dalla scomposizione della luce) sia associato al movimento cinese del cosiddetto Pop nologie più avanzate per emulare l’estetica
una questione culturale, legata alla memoria. Politico, che a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta si 16-bit degli anni Ottanta del secolo scorso.
Essa, infatti, contiene un enorme potenziale fonda sulla commistione tra l’iconografia della propa- A distinguere Long March: Restart da un
ganda comunista e quella del capitalismo consumisti-
psicologico e associativo, per cui «analizzare videogame ordinario sono le dimensioni: in-
co. Mengbo preferisce tuttavia considerarsi un game
il colore è come analizzare noi stessi». Il movi- artist, i cui interessi non risiedono tanto nelle temati- vece di uno schermo televisivo, esso è pro-
mento poi consente la relazione dell’individuo che politiche quanto in quelle tecnologiche. Inizia nei iettato su due enormi superfici che misurano
con l’ambiente circostante e quindi l’intera- primi anni Novanta con la pittura, riproducendo sulla circa 6×24 metri. L’opera fa collassare nello
zione con l’altro. Attraverso una tecnologia tela immagini nello stile di quelle elettroniche. Passa spazio ludico del videogioco la propaganda
quindi a videoinstallazioni interattive e soprattutto ai
semplice e immediatamente decodificabile si videogiochi, piratando e riprogrammando videoga- della Cina comunista di Mao Tse-tung, alla
fornisce allo spettatore un’esperienza di im- mes di grande successo come Doom o Quake, in- cui leggendaria Lunga Marcia (1934-1935) il
mersione cromatica assoluta. nalzandoli a dignità artistica. titolo fa sprezzante e ironico riferimento.
406

oggetti d’arte
Visita
Visita
ilildipartimento
dipartimento
Oggetti
Oggettid’arte
d’arte
nel
nelMuseo
Museodigitale
digitale

Ettore Sottsass, Mizar


Geometrie trasparenti:
sezione XII ■ Contemporaneitˆ

1982. Serie Memphis (I). Produzione Memphis.


Manifattura Toso Vetri d’Arte.

i vetri di Sottsass
 Vetri di Ettore  Ettore Sottsass,
Sottsass. Clesitera, Maia, 1986. Serie
Memphis (II). Produzione
Memphis. Manifattura
Toso Vetri d’Arte.

E
ttore Sottsass Junior, nato a Inns- le sperimentazioni relative a foggiature e in- Nel 1986 Sottsass propone la serie Mem-
bruck il 14 settembre 1917, vanta una collaggi particolari, in un confronto continuo, phis (II), composta questa volta da 37 ve-
formazione poliedrica, tessuta fra l’a- quotidiano e paritetico. tri dai nomi delicatamente ispirati a divinità e
luoghi, oggetti, memorie

more per il Cubismo di Picasso, la cinemati- Nel 1982 progetta otto vasi, denomina- personaggi femminili della mitologia classi-
ca di Calder e le approfondite frequentazio- ti suggestivamente come altrettante stelle. ca. In Clesìtera (pensata come esile vaso per
ni culturali di intellettuali e scrittori quali Italo Realizzati con passione artigiana dalla Toso un unico fiore) e in Maia (una boccia dall’al-
Calvino, Franco Fortini, Elio Vittorini, Fernan- Vetri d’Arte di Murano, essi appartengono to gambo cilindrico) , la ricerca formale si
da Pivano (che sposa nel 1949). Di conse- alla serie Memphis (I), specificamente pen- complica e le soluzioni tecniche si raffinano.
guenza la sua produzione artistica non si limi- sata nell’ottica di una rivisitazione in chiave L’assemblaggio dei vari elementi sovrappo-
ta a quella di architetto e designer di caratura giocosa e contemporanea del design di og- sti, infatti, non avviene più a caldo dopo la fa-
internazionale, ma si allarga anche ai campi getti d’uso quotidiano. Mizar , uno dei più se di soffiatura, ma a freddo, grazie alla spe-
dell’urbanistica, della fotografia, della sceno- singolari pezzi della serie, presenta un gran rimentazione di più flessibili incollaggi chimici
grafia, della grafica e dell’editoria in generale. corpo globiforme soffiato, incalmato (cioè a base di cianoacrilati. Questa nuova prassi
Muore a Milano il 31 dicembre 2007. unito a caldo) a un’ampia bocca svasata, operativa, infatti, consente – a parità di resi-
È comunque negli anni Settanta che, do- realizzata a sua volta mediante soffiatura ma stenza – una maggior precisione nelle lavo-
po un primo felice esordio già nell’immediato in vetro trasparente. Il colore blu intenso è razioni e nelle molature. Sottsass sperimenta
dopoguerra (1947), si dedica in modo pres- stato ottenuto colorando la pasta vitrea con inoltre per la prima volta l’aggiunta di delicati
soché continuativo alla progettazione di og- l’aggiunta di ossido di cobalto. Sempre a pendenti – ritagliati da sottili lastre di vetro
getti e suppellettili in vetro, frutto della stretta caldo sono stati poi aggiunti anche i manici colorato – appesi con gancetti di ottone, me-
collaborazione con i maggiori maestri vetrai variopinti, disseminati in numero e posizio- more della giovanile passione per i mobiles di
muranesi. Sottsass forniva le idee, spesso ni inusuali sull’intero corpo. In questo modo Calder. Sempre alla ricerca di quell’equilibrio
assolutamente stravaganti, e con loro stu- l’artista intende reinventare l’“oggetto vaso”, armonico e giocoso di forme e colori capa-
diava – nell’esperienza artigianale della bot- sottraendolo alla funzione originale di sem- ci di affascinare e stupire per la delicatezza
tega – le migliori strategie di realizzazione, plice contenitore e assegnandolo a quella, delle trasparenze e la bizzarria delle combi-
le nuove tecniche di coloritura e di fusione, più complessa, di prezioso oggetto d’arredo. nazioni.

Sala
dei vetri e cammei
407

Oggetti d’arte ■ Geometrie trasparenti: i vetri di Sottsass


408

antologia delle fonti


Leggi l’antologia
completa nella
Biblioteca del
Museo digitale

284
Jackson Pollock Per le notizie biografiche su Jackson Pollock
sezione XII ■ Contemporaneitˆ

par. 34.4 .

William Wright intervista Tratto da: Jackson Pollock, Lettere, riflessioni,


testimonianze, a cura di E. Pontiggia,

Jackson Pollock (1951) Milano 1991, pp. 79-83.

Le dichiarazioni rilasciate da Jackson Pollock in occasione di interviste ed eventi pubblici, esprimere il mondo che lo circonda. Io uso
insieme alle lettere scritte e ricevute da familiari, amici, artisti e galleristi fra la fine degli anni metodi diversi dalle tecniche pittoriche tra-
Venti e il secondo dopoguerra, ci permettono di seguire le sue riflessioni sulla concezione dizionali. Oggi risulta strano, ma non penso
dell’arte moderna e sulla pittura non figurativa. che sia davvero diverso. Io dipingo per ter-
ra, ma non è una cosa anomala. Gli orientali
Well, method is, it seems to me, a natural growth out of a need, and from lo facevano.
a need the modern artist has found new ways of expressing the world about him. ■ Come si applica il colore sulla tela? Mi pare di
capire che lei non adopera pennelli o cose simili?

P ollock, a suo avviso, qual è il significato


dell’arte moderna?
Per me l’arte moderna non è altro
che l’espressione degli ideali dell’epoca in
cui viviamo […].
da esprimere, e lo facevano rappresentando gli
oggetti del loro mondo. Perché l’artista moderno
non fa la stessa cosa?
Mah, l’artista moderno vive in un’epo-
ca meccanica e abbiamo mezzi meccanici
Il colore che uso quasi sempre è liquido e
molto fluido. Utilizzo i pennelli più come ba-
stoni che come veri pennelli. Il pennello non
tocca la superficie della tela, resta al di sopra.
■ Può spiegarci il vantaggio dell’uso di un bastone
■ Ci sono state molte polemiche e commenti sul per rappresentare gli oggetti della natura: o del colore liquido invece del pennello sulla tela?
suo metodo pittorico. Vuole dirci qualcosa in il film, la foto. L’artista moderno, mi pare, Mi permette di essere più libero, di avere
proposito? lavora per esprimere un mondo interiore; in maggior libertà di movimento intorno alla
Penso che nuove esigenze richiedano nuove altri termini: esprime l’energia, il movimen- tela, di essere più a mio agio. […]
tecniche. E gli artisti moderni hanno trova- to e altre forze interiori. ■ Ma non è più difficile da controllare di un pen-
to nuovi modi e nuovi mezzi per affermare ■ Possiamo dire che l’artista classico esprimeva nello? Voglio dire, non rischia di mettere più co-
le loro idee. Mi sembra che un pittore mo- il suo mondo rappresentando gli oggetti, mentre lore o di farlo schizzare, o altro ancora? Col pen-
derno non possa esprimere la nostra epoca, l’artista moderno rappresenta l’effetto che gli og- nello lei applica il colore dove vuole e sa molto
l’aviazione, l’atomica, la radio, nelle forme getti fanno su di lui? bene quale risultato otterrà.
del Rinascimento o di un’altra cultura pas- Sì, l’artista moderno lavora con lo spazio e No, non lo penso affatto. Io non… insom-
sata. Ogni epoca ha la propria tecnica. il tempo ed esprime i suoi sentimenti piut- ma con l’esperienza… mi sembra possibile
■ Vuole dire che anche il profano e il critico devo- tosto che illustrarli […]. controllare l’uscita del colore, in larga mi-
luoghi, oggetti, memorie

no sapere interpretare le nuove tecniche? ■ Ritorniamo al problema della tecnica, che mol- sura, e non utilizzo… non utilizzo il caso –
Sì, di conseguenza. Intendo dire che non si ti oggi trovano importante. Può dirci come ha perché nego il caso. […]
avrà più un’impressione di estraneità e si sviluppato la sua tecnica e perché dipinge così? ■ Allora lei non ha in mente una immagine a
scopriranno i significati più profondi dell’ar- A mio avviso, la tecnica si elabora natu- priori della tela?
te moderna. […] ralmente a partire da una necessitˆ, e da No, perché non si è ancora formata, vede.
■ Pollock, gli artisti classici avevano un mondo questa necessità l’artista trae nuovi modi di È qualcosa di nuovo. È molto diverso dal la-
voro, diciamo, per una natura morta, in cui
si dispongono gli oggetti e si parte diretta-
mente da quelli. Ma ho un’idea generale di
quello che voglio fare e di quello che sarà il
risultato. […]
■ Ci può spiegare perché preferisce lavorare su
una grande tela?
No, veramente no. Semplicemente sono
più a mio agio in un grande spazio che non
quando il formato non supera lo 0,60×0,60;
sono più nel mio elemento.
■ Lei dice «in un grande spazio». Ma sta vera-
mente sulla tela quando dipinge?
Molto poco. Ci cammino sopra occasional-
mente; ma in realtà, lavorando sui quattro la-
ti, non mi serve molto entrare nella tela […].
 Ed Harris in una scena del film Pollock,
regia di Ed Harris (2000).
Indice dei nomi I1

Indice dei nomi


I numeri in neretto rimandano alle figure.

A Antinoo Albani, 33.25 – Studio dal ritratto di papa Innocen- Basquiat, Jean-Michel, 317, 374
Arcangel, Cory, 385 zo X di Velázquez, 289, 34.30 – Untitled (Baptism), 375, 35.55
Aalto, Alvar, 190 – Photoshop Gradient Demonstra- – Tre studi di figure alla base di una – Untitled (Fallen Angel), 375, 35.54
– Casa dello studente del MIT (Ba- tions, 35.79 Crocifissione, 288, 34.28-34.29 – Untitled (Skull), 375, 35.53
ker House), 191, 32.123-32.126 Archipenko, Olexandr, 281 Baj, Enrico, 313 Bauhaus, 152, 183-188
– Chiesa di Santa Maria Assunta a Ri- Architettura Baldessari, John, 404 Becher, Bernd e Hilla, 380
ola di Vergato, 192, 32.127-32.129 – high-tech, 386-387 – Junction Series: Landscape, Sea- Beecher, Gordon
– Poltrona Paimio, 190, 32.122 – organica, 202, 345 scape, Bodybuilders (One Flexing – Progetto per la sede del «Chicago
– Sanatorio antitubercolare a Pai- Arman (Armand Pierre Fernandez), for Admirer), 404 Tribune», 258-259
mio, 190, 32.120-32.121 307 Ball, Hugo, 114-115, 31.2 Behrens, Peter, 180
Abramović, Marina, 358 – Home sweet home, 34.79 Balla, Giacomo, 93, 96, 101-105, – Fabbrica di turbine AEG, 181,
– (con Ulay) AAA-AAA, 35.16 Arp, Hans, 114, 116 107, 225 32.87-32.90
– Imponderabilia (1977), 358, 35.18 – Asse da uova, 31.6 – Bozzetto di scena per Feu d’Artifi- – Manifesto per l’Esposizione del
– Imponderabilia (2010), 35.19 – Astuccio di un Da, 31.6 ce, 102, 30.28 Deutsche Werkbund del 1914 a
– (con Ulay) Rest Energy, 35.17 – Orologio, 31.6 – Compenetrazione iridescente n. 7, Colonia (litografia), 32.83
– The Artist is Present, 359, 35.20 – Ritratto di Tristan Tzara (La depo- 105, 30.33-30.34 – (con F.H. Ehmcke) Manifesto per
Action Painting, 290, 34.39, 315 sizione degli uccelli e delle farfalle), – Dinamismo di un cane al guinza- l’Esposizione del Deutsche Wer-
Adler, Dankmar, 257 116, 31.5 glio, 103, 30.29-30.30 kbund del 1914 a Colonia, 32.85
– (con L.H. Sullivan) Guaranty Buil- – Uccelli in un acquario, 31.6 – Paesaggio + sensazione di coco- Bell, Charles
ding a Buffalo, 32.159, 257 Art brut, 281 mero, 30.7 – Majorette, 35.22
Aerografo, 360 Art Déco, 61-62 – Paravento con linea di velocità, Berardi, Pier Niccolò, 211
Aeropittura, 107 Art Nouveau, 8, 10-12, 14, 22, 180 30.26 Bernini, Gian Lorenzo
Albers, Anni Arte – Ragazza che corre sul balcone, – (e aiuti) Elefante della Minerva,
– Studio per arazzo da parete, 32.99 – cinetica, 327, 328 104, 30.31 31.69
Albers, Josef – concettuale, 332, 337 – (con F. Depero) Ricostruzione futu- Bernocco, Giovanni
– Set di quattro tavolini sovrapponi- – informale, vedi Informale rista dell’universo, 101-102 – (con A. Mellis de Villa) Torre Littoria
bili, 32.100 – meccanica, 107 – Servizio da caffè, 30.27 a Torino, 32.175
Albini, Franco, 388 – nucleare, 313 – Velocità astratta + rumore, 105, Beuys, Joseph, 336
Aloisio, Ottorino – povera, 339 30.32 – Infiltrazione omogenea per piano-
– Casa del Fascio ad Asti, 32.174 – programmata, 327, 328 Balloon frame, 201 forte a coda, 336, 34.158
Altdorfer, Albrecht Arts and Crafts Exhibition Society, Banksy, 376 Blake, Peter
– La battaglia di Isso, 33.86 10 – Cameriera, 35.56 – On the Balcony, 34.98
Anacronismo (pittura), 364 Assemblage, 298 – Draw the raised bridge, 376, Blaue Reiter, vedi Der Blaue Reiter
Anamorfosi, 327 Astrattismo, 65, 131, 148, 149, 154 35.58 Boccioni, Umberto, 30.6, 93, 96-
Anarchitettura, 403 – geometrico, 175 – Due poliziotti che si baciano, 101, 30.13, 225
Anceschi, Giovanni, 327 Aubry, Eugene, 296 35.57 – Autoritratto (recto), 96, 30.13
Ando, Tadao, 390 Avanguardie storiche, 64-65 Barney, Matthew, 379 – Autoritratto (verso), 30.6
– Fabrica a Catena di Villorba, 390, Azionismo viennese, 357-358 – Cremaster, 379, 35.65-35.66 – Caricatura della serata futurista te-
35.94 Barnstone, Howard, 296 nutasi a Treviso, il 2 giugno 1911,
Angolo di vetro, 187 Baroni, Nello, 211 30.5
B
Anonimo Baschant, Rudolf – Dinamismo di un footballer, 100,
– Ritratto di Brancusi, 33.88 Baargeld, Johannes Theodor – Invito all’Esposizione del Bauhaus, 30.20-30.21
Anselmo, Giovanni – L’occhio umano e un pesce, 32.98 – Elasticità, 29.1
– Senza titolo, 34.164 quest’ultimo pietrificato, 31.1 Baselitz, Georg – Forme uniche della continuità nello
Anti-form, 334 Bacon, Francis, 288, 370 – Die Mädchen von Olmo II, 35.30 spazio, 100, 30.22-30.23
I2 – La città che sale, 96, 30.14, 30.16 Burnham, Daniel Hudson, 257 – Ritratto di Ambroise Vollard, 29.32 – Crocifissione (Corpus Hyper-
– La città che sale (bozzetto), 30.15 – Proposta di facciata per il Conway Chagall, Marc, 33.8, 248 cubus), 143, 31.71
– Pittura scultura futuriste (dinami- Building, 258 – Autoritratto con smorfia, 33.8 – Il sonno, 31.61
smo plastico), 96, 100 – (con J. Root) Reliance Building a – Il quinto e il sesto giorno: la crea- – Il torero allucinogeno, 31.61
– Scomposizione di una figura di Chicago, 257 zione del mondo, 33.94 – Il viso di Mae West utilizzabile co-
donna a tavola, 30.7 – Io e il mio villaggio, 248, 33.89-
Indice dei nomi

Burri, Alberto, 280, 284 me appartamento surrealista,


– Stati d’animo (I versione), 97, – Combustione, 34.18 33.90 31.61
30.17 – Cretti, 285 – L’anniversario, 248, 33.92-33.93 – Il volto della guerra, 31.61
– Stati d’animo (II versione), 97, 30.18- – Cretto nero, 285, 34.20 – Le vetrate di Gerusalemme, 33.94 – La persistenza della memoria,
30.19 – Grande Cretto, 285, 34.20 – Parigi dalla finestra, 248, 33.91 139, 31.60
– Sviluppo di una bottiglia nello spa- – Sacchi, 284 – Re David in blu, 250, 33.95 – La tentazione di Sant’Antonio,
zio, 101, 30.24 – Sacco e Rosso, 284, 34.19 Chermayeff, Serge 31.61
Bochner, Mel – (con E. Mendelsohn) Padiglio- – Lo spettro del sex-appeal, 31.61
– Stanza di misurazione, 34.159 C ne De La Warr a Bexhill-on-Sea, – Madonna di Guadalupe, 31.61
Böcklin, Arnold, 218 32.93 – Ritratto di Isabel Styler-Tas (Melan-
– Isola dei morti, 33.24 Cage, John, 307 Chia, Sandro, 367 colia), 143, 31.70
Body Art, 356-357 Calatrava, Santiago, 396 – La donna del lago, 367, 35.39 – Sogno causato dal volo di un’ape,
Boetti, Alighiero, 341 – Ponte Europa a Orléans, 396, – Passione per l’arte, 35.38 142, 31.67-31.68
– Mappa, 341, 34.168 35.110 Chiattone, Mario, 112 – Studio per «Stipo antropomorfo»,
Boltanski, Christian, 403 – Stazione ferroviaria AV Mediopa- – Cattedrale VI, 113, 30.49 140, 31.62
– The Storehouse, 403-404 dana a Reggio Emilia, 396, 35.111 Chipperfield, David, 400 – Venere di Milo a cassetti, 140,
Boriani, Davide, 327 Calcestruzzo armato, 186 – Ristrutturazione della Museumsin- 31.63
– Superficie magnetica, 327, Calder, Alexander, 300 sel (progetto), 400 – Volto del grande masturbatore,
34.128-34.129 – Cirque Calder, 301, 34.63 Christo (C. Vladimirov Javacheff), 29.1
Boschetti, Lorenzo, 266 – Flying Colors DC8, 302, 34.68 354 Dangelo, Sergio, 313
Botta, Mario, 391 – Four Directions, 301, 34.64 – (con Jeanne-Claude) Impacchet- D’Ascanio, Corradino, 343
– Museo di Arte Moderna e Con- – La Grande vitesse (modello), tamento del Pont-Neuf, 35.7 – Vespa 98, 343, 34.173
temporanea di Trento e Rovereto, 34.67 – (con Jeanne-Claude) Surrounded Daum, Antonin
391, 35.95-35.96 – La Grande vitesse, 302, 34.66 Islands, 355, 35.8 – Calici, 28.13
Bovindo, 16 – L’homme, 34.65 – The Floating Piers, 355, 35.9- De Andrea, John, 361
Brancusi, Constantin, 33.88, 254 – Mobiles, 300-301, 34.64, 35.32 35.10 – Diane, 362, 35.25
– Maiastra, 254, 33.107 – Stabiles, 300, 302, 34.65 – (con Jeanne-Claude) Valley Cur- Decalcomania, 124
– Maiastra (disegno), 33.108 Calza Bini, Giorgio tain, 35.6 De Chirico, Giorgio, 133, 214-215,
– Uccellino, 33.106 – (con R. Nicolini) Progetto per il Clemente, Francesco 33.7, 217-225, 226, 228, 230,
Brandt, Edgar centro di Pomezia, 32.178 – Fame, 35.30 232, 234-235, 238
– Paravento Oasis, 28.138 Calzolari, Pier Paolo Colinet, Claire-Jeanne-Roberte – Autoritratto (1911), 33.7
Brandt, Marianne – L’aria vibra del ronzio degli insetti, – Ballerina Ankara, 28.139 – Autoritratto (1920), 33.7
– Teiera, 32.101 34.164 Collage, 68-69, 76 – Autoritratto (1925), 33.1
Braque, Georges, 36, 66-68, 70, Camoin, Charles, 35 Colombo, Gianni, 327 – Autoritratto in costume da torero,
82-85, 86, 88 – Porto di Cassis con due tartane, Color Field Painting, 290, 295 33.7
– Case all’Estaque, 83, 29.54 28.73 Complesso plastico, 102 – Donne romane, 222, 33.26
– La chiesa di Carrières-Saint-Den- Campus, Peter, 382 Congrès Internationaux d’Archi- – Euripide, 219, 33.9
is, 29.10 Cancellotti, Gino tecture Moderne, 194 – Ganimede, 221, 33.20-33.21
– Lo stabilimento «Rio Tinto» all’E- – (e altri) Palazzo del Comune e Tor- Conrad, Theodore – Grande interno metafisico, 220,
staque, 29.9 re Civica a Sabaudia, 32.177 – (con Le Corbusier) Plastico di Villa 33.18
– Natura morta con bicchiere e let- Capogrossi, Giuseppe Savoye, 32.138 – Il duo (I manichini della torre rosa),
tere, 83, 29.51 – Superficie 627, 34.6 Cornell, Joseph, 124 29.1
– Natura morta con uva e clarinetto, Carrà, Carlo, 93, 214-215, 33.1, Costruttivismo, 178-179 – Il grande metafisico, 33.4
85, 29.60 218, 225-230, 235, 241 Cragg, Tony – I navigatori, 223, 33.27
– Paesaggio dell’Estaque, 83, 29.53 – Autoritratto, 33.1 – Japanese Couple (Mr and Mrs – La gravida (da Raffaello), 33.11
– Tavole dalla Teogonia di Esiodo, – I funerali dell’anarchico Galli, 226, Otani), 35.59 – La sposa fedele, 218, 33.8
29.52 33.37-33.38 Cranach il Vecchio, Lucas – La statua che si è mossa (Mercu-
– Viadotto all’Estaque, 29.55 – Il pino sul mare, 230, 33.44 – Il giudizio di Paride, 31.30 rio), 33.19
– Violino e brocca, 84, 29.56-29.57 – La musa metafisica, 227, 33.40- Crepax, Guido, 344 – La vittoria, 223, 33.28-33.29
– Violino e pipa (Le Quotidien), 85, 33.41 – Valentina, 34.178 – Le chant d’amour, 133, 31.46
29.58-29.59 – Le figlie di Loth, 229, 33.43 Crettato, 124 – Le muse inquietanti, 219, 33.15,
Brauner, Victor, 124 – L’ovale delle apparizioni, 215, 33.3 Cubismo, 65, 66-69, 82, 86, 88 33.17
Brega, Giuseppe – Madre e figlio, 228, 33.42 – analitico, 68, 75 – L’enigma dell’ora, 219, 33.12
– Villino Ruggeri a Pesaro, 28.18 – Ritmi di bottiglia e bicchiere, 226, – sintetico, 68, 76 – Le temple fatal, 34.37
Breton, André, 119, 121-122 33.35 Cubofuturismo, 175 – Piazza d’Italia con statua e roulot-
– (e altri) Cadavre exquis, 31.19 – Ritmi di oggetti, 30.7 Cucchi, Enzo, 369 te, 224, 33.33-33.34
– Primo manifesto del Surrealismo, – Simultaneità: donna al balcone, – Caccia mediterranea, 369, 35.43- – Piazze d’Italia (serie), 133, 224
121-122 227, 33.39 35.44 – Ritratto del fratello Andrea, 33.1
Breuer, Marcel, 185 – Testa di bambino, 226, 33.36 Cunningham, Merce, 307 – Trovatore (1917), 33.31
– Poltrona Vasilij, 32.103 Casorati, Felice, 241 Curtain wall, 258 – Trovatore (1954-1955), 224, 33.32
Broglio, Mario, 215 – L’attesa, 33.72 – Villa romana, 221, 33.22-33.23
Brücke, vedi Die Brücke – Silvana Cenni, 241, 33.73-33.74 Décollage, 307
D
Brunelleschi, Filippo Castello imperiale a Berlino, 401 Decostruttivismo, 348, 386
– Spedale degli Innocenti, 33.13 Cattelan, Maurizio, 381 Dada, 65, 107, 114-116, 124, 307, De Kooning, Willem, 290, 402
Brutalismo, 345 – La Nona Ora, 381, 35.68-35.69 356 – Woman I, 402-403
Buñuel, Luis, 138 – L.O.V.E., 381, 35.70 Dalí, Salvador, 124, 138-143, 31.59, Delaunay, Robert, 88
– Un chien andalou, 31.58 César (C. Baldaccini), 307 290 – La Tour Eiffel (Basilea), 88, 29.69-
Burne-Jones, Edward, 8-9 – Compression «Ricard», 34.79 – Apparizione di un volto e di una 29.70
– Le belle donne di Chaucer: Chau- Cézanne, Paul, 36, 67 fruttiera sulla spiaggia, 141, 31.66 – La Tour Eiffel (Parigi), 29.71
cer addormentato, 9, 28.2 – Bosco con rocce, 29.7 – Costruzione molle con fave bolli- – Primo disco simultaneo, 89, 29.72
– The Works of Geoffrey Chaucer, – Paese visto attraverso gli alberi, te: presagio di guerra civile, 141, De Lempicka, Tamara (T. Rosalia
28.5 29.6 31.64-31.65 Gurwik-Gorska), 62
– Adamo ed Eva, 63, 28.143 – L.H.O.O.Q., 119, 31.12 – Concetto spaziale. Attesa, 287, 297, 34.54, 34.56 I3
Delvaux, Paul, 267 – Nudo che scende le scale n. 2, 34.25 – Untitled (Study for The Liver Is the
– L’aurora, 267 118, 31.9 – Concetto spaziale. Attese, 286, Cock’s Comb), 34.55
De Maria, Walter, 353 – Ruota di bicicletta, 31.10 34.23 Gottlieb, Adolph
– The Lightning Field, 353, 35.2 – Scolabottiglie, 29.1 – Concetto spaziale (New York 15), – Augury, 34.34
34.24

Indice dei nomi


De Meuron, Pierre, vedi Herzog & de Dudovich, Marcello Graffiti (Graffitismo), 281, 371-372
Meuron – Manifesto pubblicitario per i Ma- – Concetto spaziale, Teatrino, 287, Graffunder, Heinz
Denevan, Jim gazzini Mele & C., 28.6 34.26-34.27 – (con K.-E. Swora) Palazzo della
– Senza titolo, 35.1 Dufy, Raoul, 36 Forma 1, 284 Repubblica a Berlino, 401
Denis, Maurice, 63 Fortuny y Madrazo, Mariano Grassi, Giorgio, 400
Depero, Fortunato, 101-102, 105, E – Abito da sera Peplo, 28.11 – Ristrutturazione della Museumsin-
107 Foster, Norman R., 387 sel (progetto), 400
– Chiesa di Lizzana, 106, 30.35 École de Paris, 247-248 – Ricostruzione del Reichstag a Berli- Grattacielo, 201, 256
– Guerra-festa, 30.7 Eddy, Don, 361 no, 388, 35.86-35.88 Grattage, 123
– Panciotti futuristi, 30.25 – Senza titolo, 361, 35.24 Fotografia e arte, 120, 335, 380 Gris, Juan, 68, 86
– (con G. Balla) Ricostruzione futuri- Ehmcke, Fritz Helmuth Fotomontaggio, 117 – Bicchiere e violino, 86, 29.63-
sta dell’universo, 101-102 – Manifesto per l’Esposizione del Frei, Otto, 345 29.64
– Rotazione di ballerina e pappagalli, Deustche Werkbund del 1911 a – Stadio e Parco Olimpici a Monaco – Natura morta con libro (Saint Mar-
106, 30.36 Krefeld, 32.86 di Baviera, 34.80 torell), 29.11
Derain, André, 35-36, 42 – (con P. Behrens) Manifesto per Freud, Lucian, 370 – Ritratto di Picasso (Omaggio a
– Barche di pescatori, Collioure, l’Esposizione del Deustche Wer- – Benefits Supervisor Sleeping, 371, Pablo Picasso), 86, 29.61-29.62
28.73 kbund del 1914 a Colonia, 32.85 35.46 – Uva, 87, 29.65-29.66
– Il ponte di Charing Cross a Londra Ėjzenštejn, Sergej Michajlovič, 289 – Donna con un cane bianco, 35.45 Gropius, Walter, 183, 186-188
(Parigi), 28.87 – La corazzata Potëmkin, 34.32 – Ritratto di sua Maestà la Regina, – Nuova sede del Bauhaus a Des-
– Il ponte di Charing Cross a Londra Eliasson, Olafur, 405 35.45 sau, 185, 32.104-32.106, 32.109-
(Washington), 42, 28.86, 28.88 – I only see things when they mo- – Testa di uomo, 35.45 32.112
– Ritratto di Modigliani, 33.88 ve, 405 Freud, Sigmund, 26, 64, 121, 123, – (con A. Meyer), Officine della ditta
Der Blaue Reiter, 146-148, 152, 166 Ensor, James, 44-45, 28.100 370 Fagus, 188, 32.113
De Saint Phalle, Niki, 311 – Autoritratto con maschere, 47, Frezzotti, Oriolo – Progetto per la sede del «Chicago
– Nana nera, 34.4 28.100 – Palazzo del Comune a Latina, Tribune», 258-259
Design, 12-13, 62, 102, 173, 184- – Ingresso di Cristo a Bruxelles, 32.176 Grosz, George (Georg Ehrenfried
185 28.99 Fronte nuovo delle Arti, 283 Groß), 247
De Solà-Morales, Ignasi, 189 – L’entrata di Cristo a Bruxelles nel Frottage, 123 – I pilastri della società, 247, 33.87
De Stijl, 168, 172-173 1889, 46, 28.97-28.98 Funi, Achille (Virgilio Socrate F.), 241 Grotowski, Jerzy, 339
Deutsche Werkbund, 180 – Maschere di fronte alla morte, Futurismo, 65, 90-95, 101-102, Grünewald, Matthias
Devecchi, Gabriele, 327 28.96 110, 225 – Altare maggiore di Isenheim,
De Vlaminck, Maurice, 35-36, 42 Environment, 286 33.85
– Bougival, 42, 28.89-28.90 Ernst, Max, 122, 124, 223, 266, G Gruppo T, 327
– Il ponte di Chatou, 29.1 290, 291 Gruppo Toscano, 211
– La Senna a Chatou, 28.73 – Au premier mot limpide, 125, Galí, Francesc, 127 – Stazione ferroviaria di Santa Maria
Diaz, Al (Albert), 374 31.25 Gamberini, Italo, 211 Novella a Firenze, 211, 32.189-
Die Brücke, 52-53, 146 – Due bambini sono minacciati da Gardella, Ignazio 32.193
Dine, Jim, 322 un usignolo, 125, 31.26-31.27 – Casa alle Zattere a Venezia, Guarnieri, Sarre, 211
– At the Carnival, 322, 35.117 – Foresta e colomba, 31.21 34.181 Guerrini, Giovanni, 261
– Double Isometric Self-Portrait (Se- – La mezzanotte passa sulle nuvo- Gaudí, Antoni, 17 – (con E. Lapadula e M. Romano)
rape), 322, 34.116 le, 31.22 – Casa Milà a Barcellona, 20, 28.35- Palazzo della Civiltà Italiana a Ro-
Dix, Otto, 245 – La puberté proche… (Les Pléiad- 28.37 ma, 32.179, 261
– Ritratto della giornalista Sylvia von es), 124, 31.23-31.24 – Casa Vicens a Barcellona, 28.27 Guggenheim, Peggy, 124, 266
Harden, 245, 33.82-33.83 – La vestizione della sposa, 126, – Parco Güell a Barcellona, 19, Guggenheim, Solomon Robert, 266
– Trittico della guerra, 246, 33.84 31.28 28.31-28.34 Guimard, Hector, 14
Donnelly, Peter – Lei protegge il suo segreto, 31.20 – Sagrada Familia a Barcellona, 18, – Metropolitana di Parigi, 15, 28.19,
– Sand Dancer, 35.1 – Ubu Imperator, 29.1 28.28-28.30 28.21
Dorazio, Piero Espressionismo, 44, 65, 146 Gehry, Frank Owen, 387 – Modello per il sostegno dell’inse-
– Chiarivari, 34.17 Espressionismo astratto, 290 – Museo Guggenheim a Bilbao, gna a un ingresso della metropoli-
Dottori, Gerardo, 107, 108 Estes, Richard, 360 387, 35.83-35.85 tana, 28.20
– Primavera umbra, 109, 30.40 – Telephone Booths, 361, 35.23 – Ristrutturazione della Museumsin- Gursky, Andreas, 380
– Trittico della velocità, 109, 30.41 Euripide (Musei Vaticani), 33.10 sel (progetto), 400 – 99 cent, 380, 35.67
Douglas of Detroit Giacometti, Alberto, 303 Guttuso, Renato, 243
– Ritratto del culturista Ed Tyszka, F – Grande figure II, 303, 34.71 – Crocifissione, 243, 33.79
34.124 – La madre dell’artista, 34.70 – Studio per Crocifissione, 33.80
Dripping, 291, 34.39 Facciata libera, 195 – L’Homme qui marche I, 303,
Drummond, William Fautrier, Jean, 280 34.72-34.73
H
– Progetto per la sede del «Chicago – Ostaggi, 280 – Sfera sospesa, 34.69
Tribune», 258-259 – Testa d’ostaggio n. 21, 280, 34.7 Giacometti, Augusto, 303 Hadid, Zaha, 393
Dubuffet, Jean, 280, 281 Fauves, 35-36, 65 Giacometti, Diego, 303 – Museo Nazionale delle Arti del
– Houle du virtuel, 34.8 Feininger, Lyonel, 183 Giacometti, Giovanni, 303 XXI secolo a Roma, 393, 35.100-
– Hourloupe (serie), 281 – Cattedrale del futuro, 183, 32.95 Giacosa, Dante 35.102
– Mire (serie), 281 Fidia – FIAT 500N, 34.172 – Stazione ferroviaria AV di Afrago-
– Mire (Bolero) G 204, 281, 34.10 – Amazzone ferita, 33.25 Gilbert & George la a Napoli, 394, 35.103-35.105
– Monument au fantôme, 281, 34.9 Finestra a nastro, 195 – Underneath the Arches, The sin- Halsman, Philippe
– Non-luoghi (serie), 281 Flavin, Dan, 333 ging sculpture, 35.12 – Salvador Dalí, 31.59
– Passe-flux (L 50), 281, 34.11 – Untitled (to Donna), 333, 34.147 Gleizes, Albert, 88 Hamilton, Richard, 324
– Tasse de thé III (Orange Pekoe), Fluxus, 336 Gončarova, Natalja Sergeevna, 175 – Just what is it that makes today’s
34.8 Flynt, Henry, 337 Goodwin, Philip Lippincott, 402 homes so different, so appealing?,
Duchamp, Marcel, 118, 307, 356, Fontana, Lucio, 285 Gorky, Arshile (Vosdanig Manoug 324, 34.123
359 – Ambiente spaziale a luce nera, Adoian), 297 Hanson, Duane, 362
– Fontana, 118, 31.11 286, 34.22 – The Liver Is the Cock’s Comb, – Housewife, 362, 35.27
I4 – Turisti, 35.26 sede del «Chicago Tribune», 258- del Bauhaus del 1923, 32.97 Klimt, Ernst, 26
– Uomo alla falciatrice, 35.26 259 – Composizione VI, 156, 32.22- Klimt, Gustav, 21, 23, 26-34, 56,
Happening, 313, 34.91, 322 Horta, Victor, 11, 13 32.23 270
Haring, Keith, 372 – Hôtel Solvay a Bruxelles, 13, – Composizione VII, 156, 32.24 – Adele Bloch-Bauer II, 28.70
– Senza titolo (1982), 372, 35.48 28.15 – Composizioni, 154, 156 – Calendario di «Ver Sacrum», 28.42
– Senza titolo (1984), 373, 35.49 – Coppia a cavallo, 153, 32.13
Indice dei nomi

Howells, John Mead, 258 – Case a Unterach sull’Attersee,


– Tuttomondo, 373, 35.50-35.51 – (con R. Hood) Chicago Tribune – Der Blaue Reiter, 146-148, 32.4- 28.54
Hartung, Hans, 282 Tower, 258-259 32.5, 152 – Danae, 33, 28.67-28.69
– P 1960-112, 282, 34.14 Huebler, Douglas – Il cavaliere azzurro, 152, 32.12 – Elisabeth Bachofen-Echt, 28.70
– T 1946-16, 282, 34.12-34.13 – Variable Piece #70 (In Process): – Impressione III (Concerto), 155, – Emilie Flöge, 28.62
Hasegawa Keika 166A, 34.159 32.20 – Eugenia (Mäda) Primavesi, 28.70
– Cento crisantemi di Keika, 32.54 – Impressione VI (Domenica), 154, – Faggeta I, 28, 28.55
Hausmann, Raoul, 117 I 32.18-32.19 – Fregio di Beethoven, 32, 28.65-
– ABCD (Autoritratto), 31.1 – Impressioni, 154 28.66
– Dada-Cino, 31.7 I magazzini Fair di Chicago in costru- – Improvvisazione 7, 155, 32.21 – Friederike Maria Beer, 28.70
– Lo spirito del nostro tempo (Testa zione (stampa), 256 – Improvvisazione 19a, 32.21 – Fritza Riedler, 28.62
meccanica), 117, 31.8 Independent Group, 324 – Improvvisazione 21a, 32.21 – Giuditta I, 28, 28.57
Haussmann, Eugène, 209 Industrial design, 184, 343 – Improvvisazioni, 154, 155 – Giuditta II (Salomè), 29, 28.58
Heckel, Erich, 52, 54 Informale, 280, 283-284, 313, 315 – Kochel: il cimitero e il presbiterio, – Idillio, 27, 28.53
– Copertina di un catalogo della Infrastrutture, 111 146, 32.2 – Il bacio, 32, 28.63-28.64
Kunst-Gruppe Brücke, 28.112 Ingres, Jean-Auguste-Dominique – Lo spirituale nell’arte, 146, 154, – Il parco, 28.54
– Giornata limpida, 54, – La bagnante di Valpinçon, 31.18 157-158 – La culla, 34, 28.71-28.72
28.118-28.119 International Style, 182 – Murnau. Cortile del castello, 153, – Manifesto per la prima esposi-
– Mezzogiorno nella palude a Dan- Iperrealismo, 359-360 32.14 zione della Secessione vienne-
gast, 28.95 – Punto e linea nel piano, 157 se, 28.42
Heizer, Michael J – Punto e linea nel piano (disegni – Margaret Stonborough-Wittgen-
– Nine Nevada Depressions, 35.2 preparatori), 32.25 stein, 28.62
Hermes Loghios, 33.70 Jahn, Helmut, 399 – Quadro con macchia rossa, 29.1 – Nudo disteso verso destra, 27,
Herron, Ron – Sony Center a Berlino, 398-399 – Senza titolo (Primo acquerello 28.52
– Walking City on the Ocean, 34.182 Janco, Marcel, 114 astratto), 154, 32.16-32.17 – Profilo di una ragazza (Studio per
Herzog, Jacques, vedi Herzog & de – Serata di Tristan Tzara a Zunfthaus Kapoor, Anish, 377, 378 Talia e Melpomene), 26, 28.51
Meuron zur Meisen, 31.4 – Cloud Gate, 378, 35.64 – Ritratto di Adele Bloch-Bauer I,
Herzog & de Meuron, 394 Jeanne-Claude (J.-C. Denat de Guil- King, Perry A. 30, 28.59-28.61, 270
– Switch House a Londra, 395, lebon), 354 – (con E. Sottsass) Macchina per Kline, Franz, 293
35.109 – (con Christo) Impacchettamento scrivere Olivetti Valentine, 344, – Diamond, 294, 34.42-34.43
– Tate Modern Gallery a Londra, del Pont-Neuf, 35.7 34.177 – New York, N.Y., 34.41
395, 35.106-35.108 – (con Christo) Surrounded Islands, Kirchner, Ernst Ludwig, 52, 53 – Yellow, Orange and Purple, 294,
Hesse, Eva 35.8 – Cinque donne per la strada, 34.44-34.46
– Hang up, 34.148 – (con Christo) Valley Curtain, 35.6 28.117 Kokoschka, Oskar, 55
Hickmott, Lewis Edward Jenney, William Le Baron, 257 – Due donne per strada, 53, – Annunciazione, 56, 28.128-
– La corte d’onore dell’«Esposizione – Home Insurance Building a Chica- 28.114-28.115 28.129
Colombiana», 258 go, 256-257 – Fränzi in una sedia intagliata, 29.1 – Autoritratto con l’amata, 28.125
Hiroshige Utagawa Johns, Jasper, 307, 309 – Illustrazione per Peter Schlemihl di – Donna seduta, 56, 28.124
– Cascata delle montagne Nikko, – Bersaglio con quattro facce, 34.84 A. von Chamisso, 28.113 – La sposa nel vento (La tempesta),
32.161 – Flag, 309, 34.85 – Manifesto per una mostra della 58, 28.130-28.131
– Cascata di Fudo a Oji, 32.160 – Painting with Two Balls, 310, Kunst-Gruppe Brücke, 28.111 – Ritratto di Adolf Loos, 56, 28.126-
Hirst, Damien, 383 34.86 – Marcella, 28.95 28.127
– For the Love of God, 383, 35.74 Johnson, John Seward, II, 385 – Strada a Berlino, 28.116 Kollhoff, Hans, 399
Hockney, David, 325 – Forever Marilyn, 385, 35.81 Klee, Paul, 146, 158-163 – Grattacielo per uffici a Berlino,
– A Bigger Splash, 34.125 Johnson, Philip, 189, 296, 348, – Architettura nel piano, 160, 32.32 398-399
– More Felled Trees on Woldgate, 34.190 – Fuoco nella sera, 162, 32.37- Koolhaas, Rem, 391
326, 34.127 – AT&T Building a New York, 348, 32.38 – Delirious New York, 391
– Peter Getting Out of Nick’s Pool, 34.189-34.190 – Il fabbro¸ 32.34 – Sede della Fondazione Prada a
34.125 – (con L. Mies van der Rohe) Sea- – Il Föhn nel giardino di Marc, 159, Milano, 392, 35.97-35.98
– Portrait of Nick Wilder, 325, gram Building a New York, 189, 32.30 Koons, Jeff, 377
34.126 32.117-32.119 – Marionette, 160, 32.31 – Balloon Dog (Blue), 378, 35.63
Hoffmann, Josef, 20 Judd, Donald, 330 – Monumenti a G., 162, 32.39- – Banality, 378
– Palazzo Stoclet a Bruxelles, 20, – Senza titolo, 330, 34.138-34.139 32.40 – Celebration, 378
28.38-28.39, 28.41 – The Arena, 34.137 – Murale per il Tempio del Deside- – New Shelton Wet/Dry 5-Gallon,
– Poltrona con schienale reclinabi- rio, 32.34 New Hoover Convertible, Double-
le, 28.40 K – Pädagogisches Skizzenbuch, 158, decker, 35.60
Hohenstein, Adolfo 32.29, 32.33 – Pink Panther, 35.61
– Cartolina pubblicitaria della Gioiel- Kahlo, Frida, 144 – Ragazzo in costume, 162, 32.41 – St. John the Baptist, 35.62
leria Calderoni, 28.14 – Autoritratto come tehuana (Diego – Uccelli in picchiata e frecce, 160, – The New, 377
Holabird, William, 257 nella mia mente), 145, 31.74 32.35 Kosuth, Joseph, 337
Holiday, Catherine – Le due Frida, 144, 32.72-32.73 – Uccello che cade, 32.34 – Art after Philosophy, 337
– (con W. Morris) Copriletto, 28.1 Kahn, Louis, 347 Klein, César, 245 – Art as Idea as Idea (Nothing), 338,
Hollein, Hans – Biblioteca della Phillips Exeter Klein, Yves, 312, 313 34.163
– Haas Haus, 34.183 Academy a Exeter, 348, 34.187- – Antropometria sudario, Senza tito- – Four Colors Four Words, 34.162
Hood, Raymond, 258 34.188 lo (ANT SU 7), 34.92 – One and Three Chairs, 338,
– (con J.M. Howells) Chicago Tribu- – Edificio dell’Assemblea Nazionale – Antropometrie, 313, 34.91 34.160-34.161
ne Tower, 258-259 a Dacca, 347, 34.185-34.186 – International Klein Blue, 312 Kounellis, Jannis, 342
Hoppe, Emil Kandinsky, Vassily, 146-148, 149, – Monochrome bleu sans titre, 312, – Senza titolo, 342, 34.169
– Illustrazione dell’atrio della Kunst- 151-158, 159, 164, 166, 185, 266 34.89 – Senza titolo (Dodici cavalli), 342,
schau, 28.50 – Alcuni cerchi, 157, 32.26-32.27 – Schiavo morente da Michelange- 34.170
Hornbostel, Henry – Blu cielo, 157, 32.28 lo, 34.90 – Z44, 34.171
– (con E.F. Wood) Progetto per la – Cartolina di invito all’Esposizione – Symphonie monotone, 313 Kubin, Alfred, 146-147
– L’ultimo re, 32.1 – Sandstone circle, 35.2 – dei pittori futuristi, 93-94 McCracken, John I5
Kunstgewerbeschule di Vienna, 22- Loos, Adolf, 25, 28.126, 180 – dell’Aeropittura, 107 – Blue Plank, 34.133
23 – Casa Scheu a Vienna, 25, 28.47- – dell’architettura futurista, 110 Melis de Villa, Armando
Kupka, František, 89 28.49 – tecnico della pittura futurista, 93- – (con G. Bernocco) Torre Littoria a
– I dischi di Newton, 89, 29.73 – Progetto per la sede del «Chicago 94, 96 Torino, 32.175

Indice dei nomi


Tribune», 258-259 Manzoni, Piero (P. Meroni Manzoni Mendelsohn, Erich
L Lothe, André, 63 di Chiosca e Poggiolo), 312, 313 – (con S. Chermayeff) Padiglione De
Lusanna, Leonardo, 211 – Achrome, 313, 34.93-34.94 La Warr a Bexhill-on-Sea, 32.93
Land Art, 329, 352-353 – Achromes, 313 – Torre Einstein, 28.93
Lang, Fritz
M – Linea m. 4,50, 314, 34.95 Mengbo, Feng, 405
– Metropolis, 28.94 – Sculture viventi, 314, 34.96 – Long March: Restart, 405
Lapadula, Ernesto, 261 Macchinismo, vedi Pittura mecca- – Merda d’artista n. 047, 314, 34.97 Merz, Mario, 339
– (con G. Guerrini e M. Romano) Pa- nomorfa Manzù, Giacomo (G. Manzoni), 304 – Architettura fondata dal tempo –
lazzo della Civiltà Italiana a Roma, Macdonald-Wright, Stanton, 178 – Porta della Morte, 305, 34.74- Architettura sfondata dal tempo,
32.179, 261 – Concezione. Sincromia, 178, 34.75 34.165
Larionov, Michail Fëdorovič, 175 32.80 – – Morte nell’aria (o nello spazio), – Igloo con albero, 34.165
Le Corbusier (Charles-Édouard Je- Maciunas, George, 336 305, 34.76 – Igloo (serie), 339, 34.165
anneret-Gris), 193-200, 345 Macke, August, 167 Marc, Franz, 146-147, 148-151, – Object cache-toi, 34.165
– Cappella di Notre-Dame-du-Haut – Casa Staudacher sul Tegernsee, 159 – Senza titolo, 34.165
a Ronchamp, 199, 32.155-32.157 168, 32.51-32.52 – Capriolo nel giardino di un mona- – Spostamenti della Terra e della Lu-
– Chaise longue, 194, 32.134 Mackintosh, Charles Rennie, 15 stero, 150, 32.10 na su un asse, 34.165
– Grand Confort, 194, 32.135 – Progetto di sala da pranzo per – Gli uccelli, 151, 32.11 – Tenda di Gheddafi, 34.165
– Modulor, 199, 32.153-32.154 la casa di un amante d’arte, 16, – I cavalli azzurri, 149, 32.6-32.7 Merz, Marisa
– Natura morta, 194, 32.132 28.26 – La tigre, 32.1 – Untitled (Living Sculpture), 34.164
– Natura morta verticale, 32.133 – Scuola d’Arte di Glasgow, 15, – Toro rosso, 150, 32.8-32.9 Metafisica, 65, 214-216, 217, 226,
– Particolare di un capitello della Ba- 28.22-28.23 Marchi, Virgilio, 113 231
silica di San Vitale a Ravenna, 193, – Sedia «Argyle», 28.24 – Città, 113, 30.51 Metzinger, Jean, 88
32.130 – Sedia «Ladderback», 28.24 – Edificio visto da un aeroplano vi- Meyer, Adolf, 188
– Particolari del Duomo di Pisa, 193, – Tessuto, 28.25 rante, 113, 30.50 – (con W. Gropius) Officine della dit-
32.131 Mafai, Mario, 242 Mariani, Carlo Maria, 364 ta Fagus, 188, 32.113
– (con T. Conrad) Plastico di Villa Sa- – Modelli nello studio, 243, 33.78 – Aprile, 365, 35.32 Meyer, Hannes, 188
voye, 32.138 Maggiora, Carlo, 344 – La mano ubbidisce all’intelletto, Michelangelo Buonarroti, 365
– Progetto delle Case Domino, – Elettrotreno ETR 300 Settebello, 365, 35.31 Michelucci, Giovanni, 210 (vedi an-
32.137 344, 34.175-34.176 Marinetti, Filippo Tommaso, 90-95, che Gruppo Toscano)
– Unità di abitazione (o Città Radio- Magistretti, Vico 30.1, 96, 107, 108-109, 211 – Chiesa di San Giovanni Battista (o
sa), 197, 32.145-32.148, 32.150- – Artemide Eclissi, 34.172 – Le Soir, couchée dans son lit, elle dell’Autostrada) a Campi Bisenzio,
32.152, 32.154 Magna, 320 relisait la lettre de son artilleur au 212, 32.194-32.195
– Verso un’architettura, 194-195 Magritte, René, 124, 133-137 front, 30.12 – Progetto del complesso teatrale di
– Villa Savoye, 195, 32.139-28.144 – Golconda, 136, 31.52-31.53 – Manifesto del Futurismo, 90-92, Olbia, 32.188
Léger, Fernand, 88 – Il mazzolino fatto, 31.54 30.2 – (con B. Sacchi) Sede del Mon-
– Eliche, 88, 29.67 – Il tempo pugnalato, 31.47 – Manifesto dell’Arte Sacra futuri- te dei Paschi di Siena a Colle Val
– I costruttori, 29.68 – Il tradimento delle immagini, 134, sta, 109 d’Elsa, 213, 32.196-32.197
Leonardo da Vinci 31.48 – Parole, consonanti, vocali, numeri – Studio per il nuovo Palazzo di Giu-
– Bacco, 35.34 – La camera d’ascolto, 31.47 in libertà, 30.10 stizia di Firenze, 32.188
LeWitt, Sol, 331, 337 – La condizione umana I, 135, 31.50 – Zang Tumb Tumb, 94, 30.11 Mies van der Rohe, Ludwig, 188,
– Paragraphs on Conceptual Art, 337 – La nostalgia della patria, 31.47 Marquet, Albert, 35-36, 43 258
– Progetto seriale n. 1 (ABCD), 331, – La scoperta del fuoco, 31.47 – Cartelloni pubblicitari a Trouville, – Lake Shore Drive Apartments a
34.140-34.142 – La strada per Damasco, 31.54 43, 28.91-28.92 Chicago, 258-259
– Wall Drawing #601, 332, 34.143 – Le grazie naturali, 137, 31.57 – La spiaggia di Fécamp, 28.73 – Neue Nationalgalerie a Berlino,
– Wall Drawing #711, 34.5 – Le passeggiate di Euclide, 135, Martini, Arturo, 244 398-399
– Wall Drawing #1126 Whirls and 31.51 – Athena (Minerva), 244, 33.81 – Padiglione della Germania all’E-
Twirls 1, 332, 34.146 – Le vacanze di Hegel, 31.47 Maschera di Xiuhtecuhtli, 35.75 sposizione di Barcellona, 188,
– Wall Drawings (serie), 332 – L’impero delle luci (Bruxelles), 136, Maschere africane, 70, 29.16 32.114-32.116
Libera, Adalberto, 261 31.55 Masolino da Panicale – Poltrona Barcellona, 184, 32.102
– Palazzo dei Ricevimenti e dei Con- – L’impero delle luci (New York), – Cristo in Pietà, 35.72 – (con P. Johnson) Seagram Bu-
gressi a Roma, 261 31.56 Masson, André, 124, 267 ilding a New York, 189, 32.117-
Libeskind, Daniel, 392 – L’uomo con la bombetta, 31.54 – Uccello affascinato da un serpen- 32.119
– Museo ebraico a Berlino, 392, – Scoperta, 31.47 te, 267-268 Mili, Gjon
35.99 Mail Art, 341 Mathieu, Georges – Pablo Picasso mentre disegna un
Lichtenstein, Roy, 319-321 Malevič, Kazimir, 175-177, 179, 248 – Gothic Ambiguity, 34.6 vaso di fiori con la luce, 29.14
– Disegno preparatorio per Wha- – Bozzetti per La vittoria sul sole, Matisse, Henri, 35-41, 42-43, 251 Minimal Art, 328-329, 334
am!, 34.110 32.72 – Donna con cappello, 36, 28.74 Minimalismo (architettura), 386
– Kiss II, 34.108 – Composizione suprematista, 176, – La danza (San Pietroburgo), 39, Miró, Joan, 123, 127-132
– M-Maybe (A Girl’s Picture), 320, 32.75 28.80, 28.82 – Blu I, 31.44
34.111-34.112 – Composizione suprematista: bian- – La danza (I versione), 28.81 – Blu II, 31.44
– Natura morta con fruttiera di cri- co su bianco, 176, 32.74 – La danza (trittico), 28.83 – Blu III, 132, 31.44-31.45
stallo, 34.114 – Quadrangolo (Quadrato nero su – La finestra aperta a Collioure, – Collage, 129, 31.37
– Ragazza che affoga, 34.108 fondo bianco), 176, 32.73 28.75 – Collage preparatorio per Pittura,
– Stepping Out, 34.113 – Raccolta della segale, 175, 32.71 – La gitana, 38, 28.76-28.77 130, 31.39-31.40
– Tempio di Apollo IV, 321, 34.115 – Suprematismo dinamico (Supre- – La Moulade, 28.73 – Contadino catalano che riposa,
– Torpedo... Los!, 34.108 mus n° 57), 177, 32.76 – La stanza rossa, 38, 28.78-28.79 130, 31.41
– Whaam!, 320, 34.109 – Torso (prototipo di una nuova im- – Signora in blu, 40, 28.84 – Disegno preparatorio per Il carne-
Licini, Osvaldo, 369 magine), 177, 32.77 Matta-Clark, Gordon, 403 vale di Arlecchino, 31.34
Löffler, Berthold Manguin, Henri, 35 – Bingo, 403 – Il carnevale di Arlecchino, 128,
– Manifesto per la Kunstschau di – Giornata a Cavalière, 28.73 Matta Echaurren, Roberto Seba- 31.33, 31.35
Vienna, 28.50 Manifesti futuristi, 93-94 stián, 124 – La fattoria, 31.32
Long, Richard Manifesto – Senza titolo (Al principe), 31.19 – La scala dell’evasione, 131,
I6 31.42-31.43 me interne ed esterne, 34.59 Neoplasticismo, 172-174 Papiers collés, 68-69
– L’orto con l’asino, 31.32 Morandi, Giorgio, 33.1, 230-234, Neo-Pop, 377 Parametricismo, 393
– Montroig, la chiesa e il paese, 128, 269 Neorazionalismo, 346 Pattern, 327
31.31 – Autoritratto, 33.1 Neorealismo (architettura), 213, 345 Pechstein, Max, 245
– Pittura, 130, 31.38, 31.40 – Grande natura morta metafisica, Neue Künstlervereinigung München, – Ragazza seduta, 28.95
– Pittura (Composizione), 31.36 33.47
Indice dei nomi

146, 166 Pei, Ieoh Ming, 331


– Testa di contadino catalano (coll. – La strada bianca (Paesaggio), Neue Sachlichkeit, 245 Pelli, César, 402
privata), 31.36 233, 33.54 Neutra, Richard Penn, Irving
– Testa di contadino catalano (Lon- – Le tre case del Campiaro a Grizza- – Lovell House a Los Angeles, 32.92 – Pablo Picasso, 29.13
dra), 31.36 na, 231, 33.46 New British Sculpture, 377 Penone, Giuseppe
Mitoraj, Igor, 366 – Natura morta (1918), 231, 33.50 New Dada, 307 – Continuerà a crescere tranne che
– Quirinus, 366, 35.35-35.36 – Natura morta (1921), 231, 33.45 Newman, Barnett, 290 in quel punto, 34.164
– Tindaro screpolato, 366, 35.37 – Natura morta (1956), 233, 33.56 – Onement, I, 34.34 Performance, 115, 279, 356-357
Moderno (architettura), vedi Movi- – Natura morta (1963), 233, 33.57 New Media Art, 384 Piacentini, Marcello, 209, 211, 244,
mento moderno – Natura morta con palla, 33.47 Nicolini, Roberto 260
Modigliani, Amedeo, 33.88, 251 – Natura morta di oggetti in viola, – (con G. Calza Bini) Progetto per il – Palazzo di Giustizia a Milano, 210,
– Bambina in blu, 252, 33.100 232, 33.51-33.52 centro di Pomezia, 32.178 32.186
– Bambina seduta, 33.101 – Natura morta metafisica, 231, Niemeyer, Oscar, 349 – (e Ufficio tecnico) Planimetria ge-
– Nudo disteso con i capelli sciolti, 33.48-33.49 – Interventi architettonici a Brasilia, nerale definitiva dell’E42, 260
251, 33.98-33.99 – Paesaggio (1942), 233, 33.53 349, 34.191 – (e altri) Planimetria generale
– Nudo seduto, 251, 33.97 – Paesaggio (1944), 233, 33.55 – Sede della Mondadori a Segrate, dell’E42 secondo il primo proget-
– Paul Guillaume, 33.101 Morris, Robert, 334 349, 34.192 to, 260
– Ritratto di Jeanne Hébuterne, 253, – Litanies, 34.150 Nike di Samotracia, 30.4 – (con A. Spaccatini) Via della Con-
33.102 – Untitled (Tangle), 334, 34.151 Nitsch, Hermann, 357, 35.13 ciliazione a Roma, 208, 32.180
– Ritratto di Lunia Czechowska (coll. Morris, William, 8-10 – Azione n. 80 di 72 ore, 358, 35.15 Piano, Renzo, 388, 399
privata), 33.105 – (con C. Holiday) Copriletto, 28.1 – O.M. Theater, 35.14 – Auditorium Parco della musica a
– Ritratto di Lunia Czechowska (Pa- – Disegno per chintz, 28.3 Nolde, Emil (E. Hansen), 52, 54 Roma, 389, 35.92
rigi), 253, 33.103-33.104 – Il ladro di fragole, 28.4 – Giardino fiorito, 28.122 – (con R. Rogers), Centre National
– Testa, 33.96 Mosca, Franco – Gli orafi, 54, 28.121 d’Art et de Culture Georges Pom-
– Testa di donna, 33.96 – Cartolina pubblicitaria della Vespa, – Papaveri e iris, 55, 28.123 pidou a Parigi, 389, 35.89-35.90
Mondrian, Piet (Pieter Mondriaan), 34.174 Nouveau Réalisme, 307, 34.79 – Centro culturale Jean-Marie Tjiba-
168-174, 268, 290 Moser, Koloman Novecento (poi N. Italiano) (gruppo), ou a Nouméa, Nuova Caledonia,
– Broadway Boogie Woogie, 32.68 – Calendario di «Ver Sacrum», 28.42 216, 241-242 389, 35.91
– Composizione (No. 1) grigio e ros- – Copertina di «Ver Sacrum», 28.42 Novembergruppe, 245 – Grattacielo per uffici a Berlino,
so, 32.68 – Manifesto per la tredicesima espo- 398-399
– Composizione 1 con grigio e rosso sizione della Secessione viennese, O – Ricostruzione di Potsdamer Platz
/ Composizione con rosso, 32.70 28.42 a Berlino, 398-399
– Composizione 10 con bianco e Motherwell, Robert Office for Metropolitan Architectu- – Shard of Glass a Londra, 390,
nero (Molo e oceano), 171, 32.62- – Elegy to the Spanish Republic re, 391 35.93
32.63 XXXIV, 34.34 Olbrich, Joseph Maria, 24 Pianta libera, 195
– Composizione 11 / Composizione Movimento moderno, 180, 345 – Palazzo della Secessione a Vien- Picabia, Francis, 119
I / Composizione in rosso, blu e Mueck, Ron, 363 na, 23, 28.43-28.46 – Forza comica, 31.1
giallo, 173, 32.69 – Boy, 363, 35.28-35.29 Oldenburg, Claes, 322 – Machine Tournez vite, 120, 31.14
– Composizione con giallo, blu, nero Munari, Bruno, 326 – (con C. van Bruggen) Apple Co- – Parata amorosa, 31.13
e blu chiaro, 32.68 Munch, Edvard, 44-45, 47 re, 34.122 Picasso, Pablo, 66-68, 69-81,
– Composizione con un grande – Il grido, 50, 28.105 – (con C. van Bruggen) Flying Pins, 29.12, 29.13, 29.14, 82, 86,
quadrato rosso, giallo, nero, gri- – Il grido (varianti), 28.106 34.119 29.61, 88, 251
gio e blu, 32.68 – La fanciulla malata, 48, 28.101- – Forno con cibo, 34.2 – Acrobata con palla, 29.25
– Disegno preparatorio per la Chie- 28.102 – (con C. van Bruggen) Screwarch, – Autoritratto, 29.12
sa Saint-Jacob, 168, 32.53 – Modella con sedia di vimini, 51, 323, 34.120 – Bagnante che si asciuga un piede,
– Due crisantemi, 169, 32.56 28.110 – (con C. van Bruggen) Shuttle- 78, 29.40
– Fattoria presso Duivendrecht, – Pubertà (1893), 50, 28.107- cocks, 324, 34.121 – Bevitrice di assenzio, 70, 29.15
171, 32.60 28.108 – Toilette molle, 323, 34.118 – Case e palme, 71, 29.18
– Il crisantemo, 169, 32.55 – Pubertà (1914-1916), 28.109 Opalka, Roman – Colomba con uova, 29.49
– Il mulino Oostzijde di sera, 170, – Sera nel corso Karl Johann, 48, – OPALKA 1965 / 1-∞ Detail – Colomba della Pace, 71, 29.19
32.57-32.58 28.103-28.104 1-35327, 34.159 – Donna con camicia in poltrona,
– Il mulino Winkel al sole, 170, 32.59 Münter, Gabriele, 146, 153, 163, Op Art, 327, 328 29.1
– L’albero rosso, 171, 32.61 166 Oppenheim, Dennis – Donna con pere (Fernande), 29.42
Montuori, Eugenio – Ritratto di Marianne von Werefkin, – Reading Position for a Second De- – Donna in lacrime, 29.42
– (e altri) Palazzo del Comune e Tor- 166, 32.48-32.49 gree Burn, 35.12 – Donna seduta (Marie-Thérèse),
re Civica a Sabaudia, 32.177 Muralismo messicano, 144 Orfismo, 88 78, 29.43
Moore, Henry, 298, 300 Muthesius, Hermann, 180 Ozenfant, Amédée, 194 – Fabbrica, 29.8
– Dormienti rosa e verde, 298, Muzio, Giovanni, 241 – Famiglia di acrobati, 29.26
34.57 P – Famiglia di saltimbanchi, 73, 29.24
– Figura giacente (1938), 299, 34.58 N – Figura con pugnale spezzato e
– Figura giacente (1959-1964), Pagano, Giuseppe (G. Pogatsch- Colomba della Pace, 71, 29.20
34.59 Namuth, Hans, 292 nig), 260 – Grande bagnante, 78, 29.38
– Guerriero con scudo, 299, 34.60 Nauman, Bruce, 335 – (e altri) Planimetria generale – Guernica, 80, 29.45-29.48, 35.33
– Madre con bambino (1978), 300, – Cold Coffee Thrown Away, 34.152 dell’E42 secondo il primo proget- – I tre musici, 77, 29.35-29.36
34.62 – Feet of Clay, 34.153 to, 260 – La maglia gialla (Dora), 29.42
– Madre con bambino (1983-1984), – One Hundred Live or Die, 335, Paik, Nam June, 336, 382 – La Vita, 29.23
34.61 34.156-34.157 Paladino, Mimmo (Domenico), 368 – Les demoiselles d’Avignon, 70,
– Madre e bambino: forma di uovo, – Self-Portrait as a fountain, 335, – Re uccisi alla perdita della forza, 73, 29.29
34.61 34.154 368, 35.40-35.41 – Natura morta con sedia impaglia-
– Madre sdraiata e drappeggiata – Walking in an Exaggerated Man- – Senza titolo, 369, 35.42 ta, 76, 29.33-29.34
con bambino, 34.61 ner around the Perimeter of a Pane, Gina, 357 – Nobiluomo con pipa, 81, 29.50
– Modello per Figura giacente: For- Square, 335, 34.155 – Psyche, 35.12 – Poveri in riva al mare (Tragedia),
72, 29.21-29.22 – Page 1, Paragraph 8, 309, 34.82 Russell, Morgan, 178 si), 60, 28.134-28.135 I7
– Ritratto di Ambroise Vollard, 75, – Short Stories (serie), 309, 34.83 – Sincromia n. 7 in 4 parti, 178, Schifano, Mario, 317
29.30-29.31 Ray, Man (Emmanuel Radnitzky), 32.78-32.79 Schinkel, Karl Friedrich, 400
– Ritratto di Dora Maar, 79, 29.44 120 Russolo, Luigi, 93 Schlemmer, Oskar
– Studio di busto di donna nuda per – Cadeau, 120, 31.16 – Dinamismo di un automobile, 30.3 – Marchio dello Staatliches Bauhaus
Les demoiselles d’Avignon, 29.28 – Le violon d’Ingres, 120, 31.17 di Weimar, 32.94

Indice dei nomi


– Studio per Les demoiselles d’Avi- – Peggy Guggenheim, 266 S Schmidt, Joost
gnon, 29.27 – Rayogrammi, 31.15 – Manifesto per l’Esposizione del
– Studio scenografico per il Pulcinel- Rayografia, 120, 31.15 Saarinen, Eliel Bauhaus, 32.96
la di Stravinsky, 29.37 Razionalismo (architettura), 180, – Progetto per la sede del «Chicago Schmidt-Rottluff, Karl
– Testa di donna, 29.17 182, 206-208, 345 Tribune», 258-259 – Scorcio di paesaggio, 28.95
Piccinato, Luigi, 260 Ready-made, 118 Saarinen, Eero, 350 Schumacher, Patrik, 393
– (e altri) Palazzo del Comune e Tor- Realismo (Novecento), 134, 148, Sacchi, Bruno, 213 Schwitters, Kurt
re Civica a Sabaudia, 32.177 284, 360 (vedi anche Nouveau – (con G. Michelucci) Sede del Mon- – Merzbild 9B, 31.1
– (e altri) Planimetria generale Réalisme) te dei Paschi di Siena a Colle Val – (con T. van Doesburg) Piccola se-
dell’E42 secondo il primo proget- – magico, 216 d’Elsa, 213, 32.196-32.197 rata dada, 31.3
to, 260 Realtà fenomenica, 64 Salle, David Scipione (Gino Bonichi), 242
Piero della Francesca Renoir, Pierre-Auguste – Carta muscolare, 35.30 Scultopittura, 281
– Polittico della Misericordia, 33.75 – Bagnante seduta che si asciuga Sand paintings, 291 Scuola
Pilotis, 194 una gamba, 29.39 Sant’Elia, Antonio, 110-112 – di Chicago, 256-259
Pistoletto, Michelangelo, 340 – Bagnante seduta con paesaggio – Casa a gradinata con ascensori – di Düsseldorf, 380
– Venere degli stracci, 340, 34.166 (Euridice), 29.41 esterni, 111, 34.45 – romana, 242
Pittura Repin, Il’ja Efimovič, 163 – Edificio di culto monumentale con Secession, vedi Wiener Secession
– astratta, vedi Astrattismo Retinatura, 320 scalinata e statue, 34.48 Segal, George
– automatica, 123 Rietveld, Gerrit Thomas, 172 – Edificio monumentale, 112, 34.47 – Il garage, 34.3
– meccanomorfa, 119 – Casa Schröder a Utrecht, 173, – La centrale elettrica, 110, 34.42 Serata futurista, 30.5, 93
Platt Lynes, George, 124 32.66 – La città nuova, 111, 34.43-34.44 Serra, Richard
– Il sonnambulo, 31.19 – Sedia rosso-blu, 173, 32.65 – Stazione d’aeroplani e treni ferro- – Senza titolo, 34.149
Pollock, Jackson, 290-293, 34.39, Rivera, Diego, 144 viari, 111, 34.46 Severini, Gino, 30.6, 93, 96, 223, 267
315, 408 Roche, Martin, 257 Saraceno, Tomás, 386 – Autoritratto, 30.6
– Blue Poles (Number 11), 292, Rockefeller, Abby Aldrich, 402 – In orbit, 386, 35.82 – Ballerina blu, 30.9
34.40 Rogers, Richard, 389 Savinio, Alberto (Andrea Francesco – Mare = ballerina, 267
– Composition with Pouring II, 34.1 – (con R. Piano) Centre National de Chirico), 214-215, 33.1, 226, Silberstein, Edward Bernard
– Foresta incantata, 291, 34.38 d’Art et de Culture Georges Pom- 234-240 – Frida Kahlo con indosso un abito
– Guardians of the Secret, 291, pidou a Parigi, 389, 35.89-35.90 – Apollo, 239, 33.68-33.69 tehuana, 31.75
34.35-34.36 Roller, Alfred – Giove, 33.58 Simultaneità della visione, 96, 99
Pomodoro, Arnaldo, 306 – Copertina di «Ver Sacrum», 28.42 – Gli studenti, 33.58 Sincromismo, 178
– Disco solare, 34.77 Romanelli, Romano – I Dioscuri, 238, 33.64, 33.67 Sironi, Mario, 103, 216, 241
– Piramide, 34.77 – La Giustizia Romana: l’Imperato- – I genitori, 240, 33.71 – Composizione architettonica urba-
– Sfera con sfera, 306, 34.78 re Traiano concede la grazia a una – Il ritorno, 33.66 na, 242, 33.76
– Sfera Grande, 34.77 donna, 32.187 – I Re Magi, 33.61 – L’allieva, 216, 33.6
– Soglia: a Edoardo Chillida, 34.77 Romano, Mario – La città delle promesse, 33.61 – L’architetto, 216, 33.5
– Stele I, II, III, IV, 34.77 – (con G. Guerrini e E. Lapadula) Pa- – La scoperta di un mondo nuovo, Site-specific, 352
Pomodoro, Giò (Giorgio), 306 lazzo della Civiltà Italiana a Roma, 235, 33.59 Skidmore, Owings & Merrill, 259
Ponti, Gio (Giovanni), 209 32.179, 261 – Le navire perdu (La nave perduta), – Sears Tower a Chicago, 259
– Coppa nautica, 32.183 Root, John, 257 236, 33.60 Skopas
– Il circo, 32.183 – (con D.H. Burnham) Reliance Bu- – Objects abandonnés dans la forêt, – Meleagro, 33.25
– Scuola di Matematica a Roma, ilding a Chicago, 257 33.61 Slow motion, 382
209, 32.184-32.185 Rosai, Ottone, 242 – Objects dans la forêt, 33.61 Smaltatura (pittura), 160
Pop-Art, 315-316, 324, 337 – Via Toscanella, 242, 33.77 – Prometeo, 33.58 Smithson, Robert, 353
Pop Politico, 405 Rosenberg, Léonce, 223, 235 – Senza titolo, 237, 33.62-33.63 – Corner Mirror with Coral, 35.3
Posthuman, 379 Rosenquist, James – Uomini nudi (La cacciata dal Para- – Spiral Jetty, 354, 35.4
Postmoderno, 346, 348, 364 – President Elect (1960-61), 34.98 diso), 33.65 – Untitled (Three Spiral Jetty Drawin-
Powell & Sons Rossi, Aldo Scalpelli, Alfredo gs), 35.5
– Vaso, 28.12 – Unità residenziale nel complesso – (e altri) Palazzo del Comune e Tor- Sostenibilità, 391
Prampolini, Enrico, 107 Monte Amiata a Milano, 34.184 re Civica a Sabaudia, 32.177 Sottsass, Ettore, 406
– Apparizione cosmica, 108, 30.39 Rossi, Ettore, 260 Scarpa, Tobia – Clesitera, 406
– Intervista con la materia, 108, – (e altri) Planimetria generale – Vasi Venini, 34.172 – (con P.A. King) Macchina per scri-
30.37-30.38 dell’E42 secondo il primo proget- Scharf, Kenny, 373 vere Olivetti Valentine, 344, 34.177
– Locandina teatrale della pantomi- to, 260 – Jungle Jism, 373, 35.52 – Maya, 406
ma futurista, 30.8 Rotella, Mimmo, 307 Scharoun, Hans, 398 – Mizar, 406-407
– Manifesto dell’Arte meccanica, – Marilyn Monroe, 34.79 – Philharmonie a Berlino, 398-399 Soulages, Pierre
107 Rothko, Mark (Marcus Rothkovich), – Staatsbibliothek a Berlino, 398- – Painting, 195x130 cm, May 1953,
– Ritratto di Marinetti. Sintesi plasti- 290, 295 399 34.6
ca, 30.1 – Cappella de Menil (Rothko Cha- Scheper, Hinnerk Spaccatini, Attilio
Pritzker Architecture Prize, 388 pel), 296, 34.52-34.53 – Prospetti a colori delle facciate – (con M. Piacentini) Via della Conci-
Process Art, 334 – No. 207 (Red over Dark Blue on della nuova sede del Bauhaus, liazione a Roma, 208, 32.180
Purismo (nel Novecento), 194 Dark Gray), 296, 34.50 32.108 Spazialismo, 286
– No. 301, 295, 34.49 – Veduta prospettica della nuova Spoerri, Daniel (D. Feinstein), 307
– Senza titolo, 34.51 sede del Bauhaus, 32.107 – Prose Poems, 34.79
R
– Violet, Black, Orange, Yellow on Schiele, Egon, 58-61, 28.132 Stampa serigrafica, 316
Raclage, 123 White and Red, 295, 34.47-34.48 – Abbraccio (Uomo e donna o Standard (architettura), 182
Ramos, Mel Rousseau il Doganiere (Henri R.), Amanti II), 60, 28.136-28.137 Stella, Franco, 401
– Virnaburger, 34.98 230 Lottatore (Autoritratto), 59, 28.132 – Progetto per lo Humboldtforum a
Raphaël, Antonietta, 242 Rudolph, Paul – Nudo femminile seduto di schiena Berlino, 401
Rauschenberg, Robert, 307, 309 – Centro servizi della municipalità di con drappo rosso, 59, 28.133 Stella, Frank, 329
– Bed, 308, 34.80-34.81 Boston, 34.179 – Sobborgo II (Case con panni stes- – Die Fahne Hoch!, 329, 34.134
I8 – Harran II, 329, 34.135-34.136 Tzara, Tristan, 114-115 – Viaggio in Italia: Sicilia, 34.16 onore dell’imperatore Ferdinando
Stencil, 372 – Manifesto Dada, 114-115 Velázquez, Diego I, 263
Still, Clyfford, 290 – Ritratto di papa Innocenzo X, – Disegno prospettico del riassetto
– PH-247, 34.34 U 34.31 di Karlsplatz, 263
Stirling, James, 351 Venere preistorica di Savignano, – Hofpavillon a Vienna, 264
Ulay (Frank Uwe Laysiepen), 358 28.120 – Majolikahaus a Vienna, 28.16
Indice dei nomi

– Florey Building a Oxford, 351,


34.198-34.199 – (con M. Abramović) AAA-AAA, Venturi, Robert, 350 – Manifesto inaugurale per la Stazio-
Stone, Edward Durrell, 402 35.16 – Guild House a Filadelfia, 350, ne di Karlsplatz, 264
Street Art, 372 – (con M Abramović) Rest Energy, 34.197 – Ringhiera e porta di ascensore,
Sullivan, Louis Henry, 201 35.17 – Progetto per una casa con faccia- 28.9
– Grandi Magazzini Carson, Pirie & Unger, Else ta eclettica, 34.196 – Stadtbahn di Vienna, 262-265
Scott, 257 – Studio per stoffa, 28.10 Video Art, 382 Walsh, Nathan
– (con D. Adler) Guaranty Building a Utzon, Jørn, 349 Vietti, Luigi, 260 – Apple, 35.21
Buffalo, 32.159, 257 – Sidney Opera House a Sidney, – (e altri) Planimetria generale Walter, Thomas
Suprematismo, 175-177 349, 34.193-34.194 dell’E42 secondo il primo proget- – Cupola del Campidoglio di Wa-
Surrealismo, 65, 121-124, 133, 234 to, 260 shington, 32.158
Swora, Karl-Ernst V Viola, Bill, 382 Warhol, Andy (Andrew Warhola),
– (con H. Graffunder) Palazzo della – Emergence, 382, 35.71 316-319, 34.100, 373, 374
Repubblica a Berlino, 401 Van Alen, William, 62 – Martyrs (Earth, Air, Fire, Water), – Autoritratto, 34.100
– Chrysler Building a New York, 62, 382, 35.73 – Cola-Cola, 34.103
28.140-28.142, 35.65 Volumi tecnici, 20
T Van Bruggen, Coosje, 323
– Green Coca-Cola Bottles, 317,
Von Jawlensky, Alexej, 146, 153, 34.101-34.102
Tachisme, 250, 280 – (con C. Oldenburg) Apple Core, 163-165, 166-167 – Marilyn, 317, 34.105
Tange, Kenzo, 350 34.122 – Giovane ragazza dagli occhi verdi, – Minestra in scatola Campbell’s I,
– Yoyogi National Stadium a Tokyo, – (con C. Oldenburg) Flying Pins, 164, 32.45 319, 34.107
350, 34.195 34.119 – Meditazione: Iconostasi: dove bril- – Sedia elettrica, 318, 34.106
Tanguy, Yves, 124, 268 – (con C. Oldenburg) Screwarch, la la luce eterna, 32.46 Weiwei, Ai, 384
– (e altri) Cadavre exquis, 31.19 323, 34.120 – Meditazione: io nella tormenta, – Fountain of light, 384, 35.76
– In un luogo indeterminato, 268 – (con C. Oldenburg) Shuttlecocks, 32.46 Wesselmann, Tom
– Mamma, papà è ferito!, 31.19 324, 34.121 – Murnau, 32.44 – Still Life #30, 34.99
Taniguchi, Yoshio, 403 Van de Velde, Henry – Paesaggio nei pressi di Murnau, Wiener Secession, 11, 23, 26, 263
Tàpies, Antoni, 280 – Manifesto pubblicitario per l’e- 32.44 Wilder, Billy, 385
Tatlin, Vladimir, 179 stratto di proteine Tropon, 28.7 – Ritratto del ballerino Alexander Sa- Wildt, Adolfo, 285
– Monumento alla Terza Internazio- Van Doesburg, Theo (Christian Emil charoff, 146, 32.3 Wols (Alfred Otto Wolfgang Schul-
nale (modello), 179, 32.81-32.82, Marie Küpper), 168, 172-173, 268 – Sera d’estate a Murnau, 164, ze), 282
35.77 – Contro-composizione XIII, 268 32.42-32.43 – Ala di farfalla, 283, 34.15
Taut, Bruno – (con K. Schwitters) Piccola serata – Studio di paesaggio, strada di pa- Wood, Erich F.
– Padiglione di vetro a Colonia, dada, 31.3 ese, 32.44 – (con H. Hornbostel) Progetto per
32.84 – (con C. van Eesteren) Progetto per – Testa (ca 1910), 32.1 la sede del «Chicago Tribune»,
Tensostruttura, 345 un’università in Amsterdam-Sud, – Testa astratta, 32.46 258-259
Terragni, Giuseppe, 208 32.67 – Testa astratta: Composizione n. Wright, Frank Lloyd, 201-206, 345
– Casa del Fascio a Como, 208, Van Eesteren, Cornelis, 172-173 13, 32.46 – Casa sulla cascata a Bear Run,
32.181-32.182 – (con T. van Doesburg) Proget- – Teste (serie), 164-165, 32.46- 202, 32.164-32.167
Tetto-giardino, 194 to per un’università in Amster- 32.47 – Robie House a Chicago, 202,
Testa, Armando, 340 dam-Sud, 32.67 – Variazioni (serie), 164 32.162-32.163
Thonet, Fratelli Van Eyck, Hubert e Jan – Volto di santo: Ultimo sguardo, – Solomon R. Guggenheim Mu-
– Sedia con braccioli, 28.8 – Polittico dell’Adorazione dell’An- numero 10, 165, 32.46 seum a New York, 204, 32.168-
Thornton, William gelo mistico, 31.29 Von Werefkin, Marianne, 146, 32.48, 32.173
– (e altri) Campidoglio a Washin- Van ’t Hoff, Robert 167, 32.50 Writers, 371
gton, 32.158 – Villa Henny a Utrecht, 32.91 – Autoritratto, 167, 32.50
Thorvaldsen, Bertel, 340 Vantongerloo, Georges, 172 Vostell, Wolf, 317
– Venere vincitrice, 34.167 Y
– Costruzione di rapporti volumetri- – Cola-Cola, 34.104
Tinguely, Jean, 311 ci derivanti dal quadrato inscritto Young British Artists, 383
– L’avanguardia, 311, 34.88 e dal quadrato circoscritto al cer-
W
– Macchine celibi, 311 chio, 32.64
Z
– Méta-Matic No. 14, 311, 34.87 Varisco, Grazia, 327 Wagner, Otto, 263
Tiziano Vecellio Vasarely, Victor, 328 – Casa dei Medaglioni a Vienna, Zanuso, Marco, 388
– Ritratto di Filippo Archinto, 34.33 – Vega-Nor, 328, 34.130 28.17 – Brionvega TS 502, 34.172
Transavanguardia, 367 Vasari, Giorgio – Disegno di progetto per una Gal- Zorio, Gilberto
Tudor-Hart, Ernest Percival, 178 – Corridoio Vasariano, 33.14 leria d’arte moderna a Vienna, 263 – Stella di cristallo con giavellotti,
Twombly, Cy, 307 Vedova, Emilio – Disegno prospettico del ponte in 34.164
Indice dei luoghi I9

Indice dei nomi


I numeri in neretto rimandano alle figure.

A – Casa Milà (A. Gaudí), 311, 28.32-28.34 – – Bagnante che si asciuga un pie- 311, 28.35-28.37
– Fundació Miró de (P. Picasso), 370, 29.40 Buffalo
Aarhus – – Collage preparatorio per Pittura – – Matador e donna nuda (P. Picas- – Albright-Knox Art Gallery
– Kunstmuseum (J. Miró), 426, 31.39-31.40 so), 375, 29.56 – – Dinamismo di un cane al guinza-
– – Boy (R. Mueck), 661, 35.28- – Padiglione della Germania all’Espo- – Neue Nationalgalerie glio (G. Balla), 398, 30.31-30.32
35.29 sizione Internazionale (L. Mies van – – I pilastri della società (G. Grosz), – – Il carnevale di Arlecchino (J.
Aix-en-Provence der Rohe), 484, 32.114-32.116 545, 33.96 Miró), 424, 31.33, 31.35
– Musée Granet – Parco Güell (A. Gaudí), 310, – – Ritratto di Isabel Styler-Tas (Me- – – Il Cristo giallo (P. Gauguin), 248,
– – Giove e Teti (J.-A.-D. Ingres), 57, 28.28-28.31 lancolia) (S. Dalí), 439, 31.70 27.45-27.47
24.143-24.144 – Sagrada Familia (A. Gaudí), 309, Berna – – The Liver Is the Cock’s Comb (A.
Albi 28.26.28.27 – Kunstmuseum Gorky), 591, 34.55, 34.57
– Musée Toulouse-Lautrec Basilea – – Case all’Estaque (G. Braque), – – Vega-Nor (V. Vasarely), 626,
– – Au Salon de la Rue des Moulins – Kunstmuseum 377, 29.60 34.144
(H. de Toulouse-Lautrec), 268, – – La sposa nel vento (La tempesta) – – Violino e brocca (G. Braque), Burnley
27.97-27.98 (O. Kokoschka), 348, 28.125- 378, 29.62-29.63 – Towneley Hall Art Gallery and Mu-
– – Gueule de bois (Cerchio alla te- 28.126 – Zentrum Paul Klee seums
sta) (H. de Toulouse-Lautrec), – – La Tour Eiffel (R. Delaunay), 382, – – Marionette (P. Klee), 456, 32.31 – – La biblioteca di Charles Towne-
264, 27.87 29.75-29.76 Bilbao ley al n. 7 di Park Street a West-
– – Manifesto pubblicitario per Aristi- – Museum Tinguely – Museo Guggenheim (F.O. Gehry), minster (J. Zoffany), 24.30
de Bruant (H. de Toulouse-Lau- – – L’avanguardia (J. Tinguely), 607, 686, 35.85-35.87
trec), 264, 27.86 34.95-34.96 Birmingham C
Amburgo – – Méta-Matic No. 14 (J. Tinguely), – Museum and Art Gallery
– Kunsthalle 607, 34.94 – – Guerriero con scudo (H. Moore), Cambridge
– – Mar Glaciale Artico (Il naufragio Bassano del Grappa 593, 34.61 – Fitzwilliam Museum
della Speranza) (C.D. Friedrich), – Museo Civico – – Il cerchio dei lussuriosi: Francesca – – La damigella d’onore (J.E. Mil-
86, 25.6-25.7 – – Accademia di nudo virile supino da Rimini (W. Blake), 89, 25.13 lais), 141, 25.144
– – Viandante sul mare di nebbia su di un masso (A. Canova), 27, Bologna Cambridge (Mass.)
(C.D. Friedrich), 91, 25.17-25.19 24.55 – Casa Morandi, 563 – Fogg Art Museum
Amiens – – Due nudi femminili (A. Canova), – Galleria d’Arte Moderna – – Studio d’insieme per «Il giura-
– Musée de Picardie 28, 24.56 – – Imponderabilia (1977) (M. Abra- mento della pallacorda» (J.-L.
– – Ciclo di dipinti murali (P. Puvis de – – Studio dal gruppo di Castore e mović), 656, 35.18 David), 24.96
Chavannes), 278-281 Polluce (A. Canova), 27, 24.54 – Museo Morandi – Massachusetts Institute of Tech-
Amsterdam Bear Run – – Le tre case del Campiaro a Griz- nology
– Stedelijk Museum – Casa sulla cascata (F.L. Wright), zana (G. Morandi), 527, 33.47 – – Casa dello studente (Baker
– – Autoritratto con cappello di feltro 498, 32.164-32.167 Bolzano House) (A. Aalto), 487, 32.123-
grigio (V. van Gogh), 256, 27.65- Benevento – Monumento alla Vittoria (M. Pia- 32.126
27.66 – Collezione Paladino centini), 506, 32.185 Campi Bisenzio
– – Composizione suprematista (K. – – Senza titolo, 667, 35.42 Boston – Chiesa di San Giovanni Battista (o
Malevič), 472, 32.75 Bergamo – Museum of Fine Arts dell’Autostrada) (G. Michelucci),
– – Raccolta della segale (K. Male- – Biblioteca Civica – – Da dove veniamo? Chi siamo? 508, 32.192-32.194
vič), 471, 32.70 – – Padiglione al termine di una serra Dove andiamo? (P. Gauguin), Canberra
– – Sedia rosso-blu (G.T. Rietveld), (G. Quarenghi), 24.206 251, 27.51-27.53 – National Gallery of Australia
32.65 Bergen – – In risaia (A. Morbelli), 271, – – Blue Poles (Number 11) (J. Pol-
– Van Gogh Museum – Kunstmuseene 27.103-27.104 lock), 586, 34.40-34.41
– – Campo di grano con volo di corvi – – Sera nel corso Karl Johann (E. Brasilia, 34.205 Capalbio (Grosseto)
(V. van Gogh), 262, 27.84-27.85 Munch), 338, 28.99-28.100 Brema – Giardino dei Tarocchi (N. de Saint
– – I mangiatori di patate (V. van Go- Berkeley – Neues Museum Weserburg Phalle), 692-695
gh), 255, 27.62-27.64 – Art Museum – – Housewife (D. Hanson), 660, Carcassonne
– – La pianura della Crau con le rovi- – – No. 207 (Red over Dark Blue on 35.27 – Bastioni (restauro di E. Viollet-le-
ne di Montmajour (V. van Gogh), Dark Gray) (M. Rothko), 590, Brescia Duc), 169, 25.209
258, 27.69-27.70 34.51 – Pinacoteca Civica Catena di Villorba
– – Veduta con il convento di Mont- Berlino – – I profughi di Parga (F. Hayez), – Fabrica (T. Ando), 688, 35.92
majour di Arles (V. van Gogh), – Alte Nationalgalerie 118, 25.92-25.93 Catron County (New Mexico)
254, 27.59-27.61 – – Accademia di nudo femminile (E. Bruxelles – The Lightning Field (W. De Maria),
– – Veduta di Arles con iris in primo Delacroix), 108, 25.61 – Collezione privata 651, 35.2
piano (V. van Gogh), 257, 27.68 – – Bouquet di lillà bianchi (É. Ma- – – Le grazie naturali (R. Magritte), Cherbourg-Octeville
Aprilia, 503 net), 186, 26.35 433, 31.57 – Musée d’Art Thomas Henry
Aquisgrana – Castello di Charlottenburg – Hôtel Solvay (V. Horta), 305, 28.15 – – Accademia di nudo virile semidi-
– Ludwig Forum – – Ritratto di Adolf Loos (O. Koko- – Musées Royaux des Beaux-Arts steso e visto da tergo (Patroclo)
– – Jungle Jism (K. Scharf), 671, schka), 346, 28.121-28.122 – – Accademia di uomo seduto vi- (J.-L. David), 43, 24.99
35.52 – Fabbrica di turbine AEG (P. sto da tergo (T. Géricault), 101, Chicago
– – Minestra in scatola Campbell’s I Behrens), 476, 32.87-32.90 25.40 – Art Institute
(A. Warhol), 616, 34.117 – Kupferstichkabinett – – La morte di Marat (J.-L. David), – – Al Moulin Rouge (H. de Toulou-
– – Studio di rocce con gradoni 46, 24.104-24.106 se-Lautrec), 265, 27.89-27.91
B (C.D. Friedrich), 91, 25.16 – – L’impero delle luci (R. Magritte), – – Donna seduta alla toilette (B.
– Museo ebraico (D. Libeskind), 432, 31.55 Morisot), 212, 26.104
Barcellona 689, 35.95 – – Marte disarmato da Venere e – – Donna seduta con il parasole (G.
– Barcelona’s Head (R. Lichten- – Museum Berggruen dalle Grazie (J.-L. David), 51, Seurat), 240, 27.24
stein e D. Delgado Rajado), 620, – – Architettura nel piano (P. Klee), 24.122-24.123 – – Marco Attilio Regolo e la figlia
34.126 456, 32.32 – Palazzo Stoclet (J. Hoffmann), (J.-L. David), 40, 24.93
I10 – – Ritratto di Picasso (Omaggio a Gropius), 482, 32.104-32.106, – – Campo italiano alla battaglia – Nelson-Atkins Museum of Art
Pablo Picasso) (J. Gris), 380, 32.109-32.112 di Magenta (G. Fattori), 147, – – Shuttlecocks (C. Oldenburg e C.
29.67-29.68 Detroit 25.155-25.156 Van Bruggen), 621, 34.135
– – Un dimanche après-midi à l’Île – Institute of Art – – Chiostro (G. Abbati), 156, Kassel
de la Grande Jatte (G. Seurat), – – Incubo (J.H. Füssli), 89, 25.12 25.179 – Neue Galerie
242, 27.28-27.29 Doha – – Il canto dello stornello (S. Lega),
Indice dei nomi

– – Re uccisi alla perdita della forza


– Millennium Park – Collezione privata 150, 25.165 (M. Paladino), 666, 35.40-35.41
– – Cloud Gate (A. Kapoor), 676, – – Donne di Algeri (versione «O») (P. – – La figliastra (G. Fattori), 150, Kingston upon Hull
35.64 Picasso), 373, 29.52-29.53 25.163 – Draw the raised bridge (Banksy),
– Robie House (F.L. Wright), 498, Dortmund – – La rotonda dei bagni Palmieri (G. 674, 35.58
32.162-32.163 – Ostwall Museum Fattori), 147, 25.157
Città del Messico – – Annunciazione (O. Kokoschka), – Stazione ferroviaria di Santa Maria
– Gelman Collection 346, 28.123-28.124 Novella a Firenze (Gruppo Tosca-
L
– – Autoritratto come tehuana (Die- Dresda no), 507, 32.187-32.191 Lago d’Iseo
go nella mia mente) (F. Kahlo), – Galerie Neue Meister Fort Worth – The Floating Piers (Christo), 653,
441, 31.74 – – Faggeta I (G. Klimt), 318, 28.51 – Kimbell Art Museum 35.9-35.10
– Museo Nacional de Arte Moderno – – Trittico della guerra (O. Dix), 544, – – Donna che si asciuga i capelli L’Aia
– – Le due Frida (F. Kahlo), 440, 33.93 dopo il bagno (E. Degas), 196, – Gemeentemuseum
31.72-31.73 Düsseldorf 26.57 – – Fattoria presso Duivendrecht (P.
Città del Vaticano – Kunstsammlung Nordrhein-We- Mondrian), 466, 32.60
– Basilica di San Pietro stfalen
– – Au premier mot limpide (M. G – – Il mulino Oostzijde di sera (P.
– – Porta della Morte (G. Manzù), Mondrian), 466, 32.57-32.58
599, 34.75-34.77 Ernst), 420, 31.24 Gerusalemme – – Il mulino Winkel al sole (P. Mon-
– Musei Vaticani – – Due donne per strada (E.L. Kir- – Israel Museum drian), 466, 32.59
– – I Pugilatori (A. Canova), 34, chner), 343, 28.110-28.111 – – Cadeau (M. Ray), 416, 31.16
– – In orbit (T. Saraceno), 685, 35.84 – – L’albero rosso (P. Mondrian),
24.73-24.76 Gibellina 466, 32.61
Cleveland – Grande Cretto (A. Burri), 579, 34.21 Latina, 503, 32.176
– Museum of Art E Ginevra Lione
– – Gli orafi (E. Nolde), 344, 28.116 – Collezione privata – Musée des Beaux-Arts
– Shaheen Gallery Edimburgo – – Concetto spaziale. Attese (L.
– National Gallery of Scotland – – Alienata con monomania dell’in-
– – Soft Fur Good Humors (C. Ol- Fontana), 580, 34.23 vidia (T. Géricault), 105, 25.55
denburg), 620, 34.131 – – Ragazzo seduto (G. Seurat), – Musées d’Art et d’Histoire
240, 27.23 – – La barca di Dante (É. Manet),
Colonia – – Adone e Venere (A. Canova), 31,
Exeter (New Hampshire) 178, 26.14
– Museum Ludwig 24.66-24.69
– Biblioteca della Phillips Exeter Lipsia
– – M-Maybe (A Girl’s Picture) (R. – Musée du Petit Palais
Academy (L. Kahn), 646, 34.201- – Museum der bildenden Künste
Lichtenstein), 617, 34.121- – – Il ponte dell’Europa (G. Caillebot-
34.122 34.202 – – Papaveri e iris (E. Nolde), 345,
te), 214, 26.110-26.111
Como 28.118
Giverny
Liverpool
– Casa del Fascio (G. Terragni), 504, F – Casa Monet, 193, 26.49, 274
– Tate Liverpool
32.181-32.182 Glasgow
– Collezione privata Filadelfia – Hunterian Museum – – Whaam! (R. Lichtenstein), 616,
– – La città nuova. Studio (A. Sant’E- – Guild House (R. Venturi), 648, – – Progetto di sala da pranzo per la 34.119
lia), 406, 30.46-30.47 34.211 casa di un amante d’arte (C.R. Livorno
– Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi – Museum of Art Mackintosh), 308, 28.25 – Museo Civico Giovanni Fattori
– – Casa a gradinata con ascen- – – Autoritratto con maschere (J. – Scuola d’Arte (C.R. Mackintosh), – – Studio di somaro al traino (G.
sori esterni (A. Sant’Elia), 406, Ensor), 337, 28.96 307, 28.22 Fattori), 146, 25.154
30.48 – Costruzione molle con fave bollite: Grand Rapids Londra
– – Edificio monumentale (A. Sant’E- presagio di guerra civile (S. Dalí), – La Grande vitesse (A. Calder), – British Museum
lia), 407, 30.51 437, 31.64-31.65 596, 34.67 – – Arco di trionfo (G.B. Piranesi),
– – Stazione d’aeroplani e treni fer- – – I dischi di Newton (F. Kupka), – Great Salt Lake 14, 24.15
roviari (A. Sant’Elia), 407, 30.49- 383, 29.79 – Spiral Jetty (R. Smithson), 652, 35.4 – – Facciata fantastica (G.B. Pirane-
30.50 – – La montagna di Sainte-Victoire Guidonia, 503 si), 16, 24.20
Copenaghen vista dai Lauves (P. Cézanne), – – Vaso di Pegaso o dell’Apoteosi
– Thorvaldsens Museum 238, 27.20 di Omero (Manifatture Wedgwo-
– – Le grandi bagnanti (P. Cézanne), H od), 24, 24.50
– – Giasone (B. Thorvaldsen), 53,
24.125-24.126 235, 27.10 Hartford – Courtauld Institute Gallery
– – Signora in blu (H. Matisse), 330, 28.80 – – Il bar delle Folies Bergère (É. Ma-
– Wadsworth Atheneum Museum
Firenze net), 184, 26.33
D of Art
– Collezione Longhi – – Natura morta con amorino in
– – Apparizione di un volto e di una
Dacca – – Natura morta di oggetti in viola gesso (P. Cézanne), 236, 27.13
(G. Morandi), 528, 33.52-33.53 fruttiera sulla spiaggia (S. Dalí),
– Edificio dell’Assemblea Nazionale
– Collezione privata 437, 31.66 – National Gallery
(L. Kahn), 645, 34.199-34.200 – – Timone d’Atene: I creditori (W. – – Girasoli (V. van Gogh), 260,
– – Via Toscanella (O. Rosai), 539,
Dallas
33.84 Lewis), 408, 30.53-30.54 27.77
– Museum of Arts – Galleria Palatina Houston – – Ritratto di madame Inès Moites-
– – Bougival (M. de Vlaminck), 333, – – Venere italica (A. Canova), 36, – Discovery Green sier (J.-A.-D. Ingres), 63, 24.160
28.85-28.86 24.80 – – Monument au fantôme (J. – – Une baignade à Asnières (G.
Derbyshire – Giardino di Boboli Dubuffet), 575, 34.9 Seurat), 240, 27.25-27.26
– Kedleston Hall (R. Adam), 74, – – Tindaro screpolato (I. Mitoraj), – Menil Collection – Palazzo di Cristallo (J. Paxton),
24.193-24.197 664, 35.37 – – Golconda (R. Magritte), 432, 161, 25.188-25.190
Des Moines – Museo Nazionale Alinari della Fo- 31.52-31.53 – Shard of Glass (R. Piano), 687,
– Art Center tografia, 228-229 – St. Thomas Catholic University 35.91
– – Studio dal ritratto di papa Inno- – Palazzo Pitti – – Cappella de Menil (Rothko Cha- – Tate
cenzo X di Velázquez (F. Bacon), – – A pesca sulla Senna (F. Zando- pel) (M. Rothko), 590, 34.53- – – Beata Beatrix (D.G. Rossetti),
583, 34.30 meneghi), 217, 26.116-26.117 34.54 139, 25.140
– – Wall Drawing #601 (S. LeWitt), – – Bambino col gallo (A. Cecioni), – – Carnation, Lily, Lily, Rose (J.S.
630, 34.157 158, 25.183 Sargent), 269, 27.99
K
Dessau – – Bovi al carro (G. Fattori), 148, – – Dormienti rosa e verde (H. Moo-
– Nuova sede del Bauhaus (W. 25.161-25.162 Kansas City re), 592, 34.58
– – Figura giacente (H. Moore), 593, – – Pittura (J. Miró), 426, 31.38 155, 25.177-25.178 – Städtische Galerie im Lenba- I11
34.59 – – Untitled (Skull) (J.-M. Basquiat), – Fondazione Mazzotta chhaus
– – Fontana (M. Duchamp), 414, 673, 35.53 – – Natura morta (G. Morandi), 527, – – Autoritratto (M. von Werefkin),
31.11 – Tony Shafrazi Gallery 33.46 463, 32.50
– – Grande figure II (A. Giacometti), – – Untitled (Fallen Angel) (J.-M. Ba- – – Ritmi di bottiglia e bicchiere (C. – – Capriolo nel giardino di un mo-
597, 34.72 squiat), 673, 35.54 Carrà), 522, 33.35 nastero (F. Marc), 446, 32.10

Indice dei luoghi


– – Il re Cophetua e la giovane men- Lucerna – Galleria Vittorio Emanuele II (G. – – Coppia a cavallo (V. Kandinsky),
dicante (E.C. Burne-Jones), 143, – Museum Sammlung Rosengart Mengoni), 164, 25.199 448, 32.13
25.147 – – Nobiluomo con pipa (P. Picasso), – Hangar Bicocca – – Gli uccelli (F. Marc), 447, 32.11
– – Il risveglio della coscienza (W.H. 375, 29.55 – – Ambiente spaziale a luce nera (L. – – Il Föhn nel giardino di Marc (P.
Hunt), 142, 25.146 Fontana), 580, 34.22 Klee), 454, 32.29
– – Monna Vanna (D.G. Rossetti), M – Museo del Novecento – – Impressione III (Concerto) (V.
138, 25.138 – – Forme uniche della continuità Kandinsky), 450, 32.20
– – Ophelia (J.E. Millais), 141, Madrid nello spazio (U. Boccioni), 394, – – Impressione VI (Domenica) (V.
25.145 – Museo del Prado 30.22-30.23 Kandinsky), 450, 32.18-32.19
– – Pianure del Paradiso (J. Martin), – – Il sonno della ragione genera – – Il Quarto Stato (G. Pellizza da – – Kochel: il cimitero e il presbiterio
25.8 mostri (F. Goya), 67, 24.174- Volpedo), 272, 27.105-27.106 (V. Kandinsky), 442, 32.2
– – Proserpina (D.G. Rossetti), 140, 24.175 – – Stati d’animo (U. Boccioni), 391, – – Ritratto del ballerino Alexander
26.141, 26.143 – – La famiglia di Carlo IV (F. Goya), 30.17 Sacharoff (A. von Jawlensky),
– – Regolo (W. Turner), 97, 25.32 70, 24.181 – Museo Teatrale alla Scala 442, 32.3
– – Roma vista dal Vaticano (W. Tur- – – Le fucilazioni del 3 maggio 1808 – – Bozzetto di scena per Feu d’Arti- – – Ritratto di Marianne von Werefkin
ner), 97, 25.29 sulla montagna del Principe Pio fice (G. Balla), 397, 30.29 (G. Münter), 462, 32.48-32.49
– – Suprematismo dinamico (Su- (F. Goya), 71, 24.182-24-184 – Palazzo di Giustizia (M. Piacentini), – – Sera d’estate a Murnau (A. von
premus n° 57) (K. Malevič), 473, – – Maja desnuda (F. Goya), 68, 505, 32.183 Jawlensky), 460, 32.42-32.43
32.76 24.178-24.179 – – La Giustizia fiancheggiata dalla Montauban
– – Tre studi di figure alla base di una – – Maja vestida (F. Goya), 68, Legge (M. Sironi), 538, 33.81 – Musée Ingres
Crocifissione (F. Bacon), 582, 24.180 – Piazza Affari – – Il sogno di Ossian (J.-A.-D. In-
34.28-34.29 – – Saturno divora un figlio (F. Goya), – – L.O.V.E. (M. Cattelan), 679, gres), 60, 24.148-24.149
– Victoria and Albert Museum, 300 72, 24.185 35.70 Montpellier
– – Barca in costruzione presso Fla- – Museo Nacional Centro de Arte – Pinacoteca di Brera (M. Bassi e – Musée Fabre
tford (J. Constable), 93, 25.22 Reina Sofia F.M. Richini), 282 – – Accademia di nudo virile riverso
– – La cattedrale di Salisbury vista – – Guernica (P. Picasso), 372, – – Il bacio (F. Hayez), 121, 25.97- (Ettore) (J.-L. David), 43, 24.98
dai giardini del vescovo (J. Con- 29.47-29.50 25.98, 25.101 Mosca
stable), 94, 25.24-25.25 – Museo Nacional Thyssen-Borne- – – Il pergolato (Un dopo pranzo) (S. – Galleria Tret’jakov
– – Le belle donne di Chaucer: misza Lega), 151, 25.167-25.168 – – Composizione VII (V. Kandinsky),
Chaucer addormentato (E. Bur- – – Sogno causato dal volo di un’a- – – Il sorcio (G. Favretto), 284 452, 32.24
ne-Jones), 28.2 pe (S. Dalí), 438, 31.67-31.68 – – La congiura dei Lampugnani (F. – – Murnau. Cortile del castello (V.
– – Le tre Grazie (A. Canova), 36, – – Telephone Booths (R. Estes), Hayez), 116, 25.90-25.91 Kandinsky), 449, 32.14
24.81-24.82, 24.85 659, 35.23 – – La derelitta (La morte del bimbo) – – Quadrangolo (Quadrato nero su
– – Ombra e tenebre. La sera del Marsiglia (G. Molteni), 282-283 fondo bianco) (K. Malevič), 472,
Diluvio (W. Turner), 98, 25.35- – Unità di abitazione (o Città Radio- – – La lettrice (M. Bianchi), 284 32.73
25.36 sa) (Le Corbusier), 493, 32.145- – – L’amore del poeta (Sordello e – – Veduta di Roma. Il Colosseo
– – Studio di cirri e nuvole (J. Con- 32.148, 32.150-32.152, 32.154 Cunizza, contessa di San Boni- (F.M. Matveev), 25.10
stable), 93, 25.23 Melbourne facio) (F. Faruffini), 284 – Museo Puškin
– – Teseo sul Minotauro (A. Canova), – National Gallery of Victoria – – La musa metafisica (C. Carrà), – – Aha oe feii? (Come! Sei gelosa?)
29, 24.59, 24.61 – – I gasometry. Clichy (P. Signac), 523, 33.40-33.41 (P. Gauguin), 249, 27.49-27.50
– – Tramonto (W. Turner), 98, 25.37 245, 27.35 – – Madre e figlio (C. Carrà), 525, – – Donne romane (G. De Chirico),
– – Vaso Portland (Manifatture Wed- Milano 33.42 518, 33.26
gwood), 24.49 – Civiche Raccolte d’Arte – – Malinconia (F. Hayez), 120, – – Quattro ballerine in blu (Quattro
– White Cube Gallery – – Aiace d’Oileo (F. Hayez), 116, 25.94 ballerine dietro le quinte) (E. De-
– – For the Love of God (D. Hirst), 25.82 – – Modelli nello studio (M. Mafai), gas), 200, 26.74-26.76
681, 35.74 – Collezione Accetti 540, 33.86
– – Ritratto di Ambroise Vollard (P.
Long Beach – – La centrale elettrica (A. Sant’E- – – Natura morta metafisica (G. Mo-
Picasso), 367, 29.30-29.31
– Museum of Art lia), 405, 30.45 randi), 527, 33.49-33.50
– – Toro rosso (F. Marc), 446, 32.8-
– – Volto di santo: Ultimo sguardo, – Collezione Ala – – Ritratto di Alessandro Manzoni
32.9
numero 10 (A. von Jawlensky), – – Senza titolo (K. Haring), 670, 35.49 (F. Hayez), 122, 25.104
Much Hadham
461, 32.46 – Collezione Intesa Sanpaolo – – Studio per «Accusa segreta» (F.
– Fondazione Henry Moore
Los Angeles – – Superficie magnetica (D. Boria- Hayez), 116, 25.84
– Getty Conservation Institute ni), 625, 34.142-34.143 – – Triste presentimento (La morte – – Madre con bambino (H. Moore),
– – Veduta dalla finestra a Le Gras – Collezione Mattioli del garibaldino) (G. Induno), 283 594, 34.63
(J.N. Niépce), 224, 26.137 – – Le muse inquietanti (G. de Chiri- – Teatro alla Scala (G. Piermarini), Mülheim an der Ruhr
– J. Paul Getty Museum co), 515, 33.15, 33.17 77, 24.200-24.202 – Kunstmuseum
– – Iris (V. van Gogh), 27.72 – Collezione privata Minneapolis – – Casa Staudacher sul Tegernsee
– – L’entrata di Cristo a Bruxelles – – Achrome (P. Manzoni), 609, – Institute of Art (A. Macke), 464, 32.51-32.52
nel 1889 (J. Ensor), 336, 28.93- 34.101-34.102 – – Le passeggiate di Euclide (R.
28.94 – – Apollo (A. Savinio), 535, 33.73- Magritte), 431, 31.51 N
– – Le violon d’Ingres (M. Ray), 416, 33.74 – Walker Art Center
31.17 – – Apparizione cosmica (E. Pram- – – I cavalli azzurri (F. Marc), 445, Nantes
– – Ritratto di Sarah Berhardt (Na- polini), 402, 30.40 32.6-32.7 – Musée d’Arts
dar), 227, 26.142 – – La toilette del mattino (T. Signori- Monaco di Baviera – – Mire (Bolero) G 204 (J. Dubuf-
– Los Angeles County Museum of ni), 154, 25.175-25.176 – Neue Pinakothek fet), 34.10
Art – – La vittoria (G. de Chirico), 519, – – Italia e Germania (J.F. Overbeck), Naoshima
– – Il tradimento delle immagini (R. 33.28-33.29 90, 25.14-25.15 – Benesse Art House
Magritte), 430, 31.48 – – L’enigma dell’ora (G. de Chirico), – – Veduta di Arles (V. van Gogh), – – One Hundred Live or Die (B.
– Museum of Contemporary Art 515, 33.12 261, 27.78 Nauman), 633, 34.170-34.171
– – No. 301 (M. Rothko), 589, 34.50 – – Simultaneità: donna al balcone – Pinakothek der Moderne Napoli
– The Broad (C. Carrà), 523, 33.39 – – Cretto nero (A. Burri), 579, 34.20 – Galleria Umberto I (E. Rocco, P.
– – Balloon Dog (Blue) (J. Koons), – Fondazione Cariplo – – Giornata limpida (E. Heckel), Boubée, A. Curri, E. Di Mauro),
676, 35.63 – – Strada in pianura (N. Costa), 344, 28.113-28.114 165, 25.200
I12 – Stazione ferroviaria AV di Afragola – – Easter and the Totem (J. Pol- – Solomon R. Guggenheim Mu- P
(Z. Hadid), 690, 35.96 lock), 586, 34.42 seum (F.L. Wright), 500, 32.168-
New Haven – – Eliche (F. Léger), 382, 29.73 32.173 Paimio
– Yale University Art Gallery – – Euripide (G. de Chirico), 515, – – Alcuni cerchi (V. Kandinsky), 452, – Sanatorio antitubercolare (A. Aal-
– – Arrotino (K. Malevič), 471, 32.72 33.9 32.25-32.26 to), 486, 32.120-32.121
– – Natura morta (G. Morandi), 529, – – Flag (J. Johns), 603, 34.86 – – Harran II (F. Stella), 627, 34.149- Palazzolo sull’Oglio
Indice dei luoghi

33.57 – – Fuoco nella sera (P. Klee), 458, 34.150 – Collezione privata
New York 32.37-32.38 – – Il crisantemo (P. Mondrian), – – Concetto spaziale. Attesa (L.
– AT&T Building (P. Johnson), 646, – – Grande interno metafisico (G. de 32.55 Fontana), 581, 34.25
34.203-34.204 Chirico), 516, 33.18 – – Parigi dalla finestra (M. Chagall), Palermo
– Calder Foundation – – I funerali dell’anarchico Galli (C. 546, 33.100 – Chiesa di Santa Maria dello Spa-
– – La Grande vitesse (modello) (A. Carrà), 522, 33.37-33.38 – – Sedia elettrica (A. Warhol), 615, simo
Calder), 34.68 – – Io e il mio villaggio (M. Chagall), 34.116 – – VB62 (V. Beecroft), 682, 35.76-
– Chrysler Building (W. Van Alen), 546, 33.98-33.99 – – Senza titolo (D. Judd), 628, 35.77
352, 28.136-28.138 – – I only see things when they move 34.152-34.153 Parigi
– Collezione privata (O. Eliasson), 703 – – Violet, Black, Orange, Yellow on
– – I tre musici (P. Picasso), 369, – Arco di Trionfo (J.-F. Chalgrin), 124
– – Composizione 11 / Composizio- White and Red (M. Rothko), 589,
ne I / Composizione in rosso, blu 29.35-29.36 – – La Marsigliese (La partenza dei
34.48-34.49 volontari del 1792) (F. Rude),
e giallo (P. Mondrian), 469, 32.68 – – Junction Series: Landscape,
– – L.H.O.O.Q. (M. Duchamp), 415, Seascape, Bodybuilders (One
– Whitney Museum of American Art 124, 25.105-25.106
31.12 Flexing for Admirer) (J. Baldes-
– – Cirque Calder (A. Calder), 595, – Bibliothèque Nationale, 24.7
34.64 – – Cenotafio di Newton (E.-J. Boul-
– – L’onda (P. Gauguin), 247, 27.40- sari), 702
– – Die Fahne Hoch! (F. Stella), 627, lée), 12, 24.12-24.14
27.41 – – La città che sale (U. Boccioni),
– – Machine Tournez vite (F. Picabia), 390, 30.14, 30.16 34.148 – – Progetto della sala per l’amplia-
416, 31.14 – – L’anniversario (M. Chagall), 546, – – Double Isometric Self-Portrait mento della Biblioteca Nazionale
– – Villa romana (G. de Chirico), 517, 33.101-33.102 (Serape) (J. Dine), 619, 34.128 (E.-J. Boullée), 10, 24.5
33.22-33.23 – – La persistenza della memoria (S. – – Green Coca-Cola Bottles (A. – – Progetto di biblioteca reale (E.-J.
– Columbia University Dalí), 435, 31.60 Warhol), 613, 34.111-34.112 Boullée), 24.6
– – Progetto per l’abside di San Gio- – – La scala dell’evasione (J. Miró), – – Self-Portrait as a fountain (B. – – Progetto di Museo (E.-J. Boul-
vanni in Laterano (G.B. Piranesi), 427, 31.42-31.43 Nauman), 633, 34.168 lée), 12, 24.8-24.11
16, 24.22 – – Les demoseilles d’Avignon (P. Pi- – – Sincromia n. 7 in 4 parti (M. Rus- – Centre National d’Art et de Culture
– Louise K. Meisel Gallery casso), 365, 29.29 sell), 474, 32.78-32.79 Georges Pompidou (R. Piano e R.
– – Diane (J. De Andrea), 660, 35.25 – – L’impero delle luci (R. Magritte), – – Toilette molle (C. Oldenburg), Rogers), 687, 35.88-35.90
– Metropolitan Museum of Art 31.56 620, 34.130 – Chiesa di Saint-Sulpice
– – Adamo e la piccola Eva (P. Klee), – – Long March: Restart (F. Meng- Nizza – – Decorazioni nella Cappella dei
455, 32.30 bo), 703 – Musée d’Art Moderne et d’Art Santi Angeli (E. Delacroix), 113,
– – Crocifissione (Corpus Hyper- – – Natura morta (Le Corbusier), Contemporain 25.77-25.81
cubus) (S. Dalí), 439, 31.71 490, 32.132 – – Ritratto in rilievo di Claude Pa- – Collezione privata
– – Due tahitiane (P. Gauguin), 252, – – Natura morta con bicchiere e let- scal, Arman e Martial Raysse (Y. – – Canottieri sull’Yerres (G. Caille-
27.54-27.55 tere (G. Braque), 377, 29.57 Klein), 606, 34.93 botte), 216, 26.113-26.114
– – Four Directions (A. Calder), 595, – – Notte stellata (Cipresso e paese) Novara
(V. van Gogh), 261, 27.80-27.82 – École Nationale Supérieure des
34.65 – Basilica di San Gaudenzio
– – Il rapimento di Rebecca (E. Dela- – – Nudo seduto (A. Modigliani), Beaux-Arts
– – Cupola (A. Antonelli), 166, – – Accademia di nudo virile (J.-
croix), 113, 25.76 549, 33.106 25.201-25.202
– – In barca (É. Manet), 184, 26.31 – – One and Three Chairs (J. Ko- A.-D. Ingres), 54, 24.128-24.129
– – La barca di Dante (É. Manet), suth), 636, 34.174-34.175 – Fondation Le Corbusier
178, 26.15 – – Poltrona Paimio (A. Aalto), 487, O – – Particolare di un capitello della
– – La Grenouillère (C. Monet), 202, 32.122 Oslo
Basilica di San Vitale a Ravenna
26.79 – – Profilo di una ragazza (Studio per (Le Corbusier), 489, 32.130
– Munchmuseet, 337
– – Mare calmo (G. Courbet), 134, Talia e Melpomene) (G. Klimt), – – Particolari del Duomo di Pisa (Le
– – Amore e Psiche (E. Munch), 341,
25.126-25.127 316, 28.47 Corbusier), 489, 32.131
28.106
– – Monumenti a G. (P. Klee), 458, – – Progetto seriale n. 1 (ABCD) (S. – Galerie Maeght
LeWitt), 629, 34.154-34.156 – – Modella con sedia di vimini (E.
32.39-32.40 – Galleria delle Macchine (C.-L.-F.
– – Ragazzo in costume (P. Klee), – – Ruota di bicicletta (M. Du- Munch), 342, 28.107 Dutert), 162, 25.193-25.194
458, 32.41 champ), 31.10 – – Pubertà (E. Munch), 340, – Metropolitana (H. Guimard), 307,
– – Ritratto della principessa di Bro- – – Senza titolo (K. Haring), 670, 28.103-28.104 28.19, 28.21
glie (J.-A.-D. Ingres), 62, 24.157- 35.48 – Nasjonalmuseet – Musée d’Art Moderne de la Ville
24.158 – – Stati d’animo (U. Boccioni), 391, – – Il grido (E. Munch), 340, 28.101- de Paris
– – Ritratto di Antoine-Laurent La- 30.18-30.19 28.102 – – P 1960-112 (H. Hartung), 576,
voisier e di sua moglie (J.-L. Da- – – The Artist is Present (M. Abra- – – La fanciulla malata (E. Munch), 34.14
vid), 45, 24.102-24.103 mović), 657, 35.20 338, 28.97-28.98 – – Ritratto di Lunia Czechowska (A.
– – Ritratto di Séverine (P.-A. Reno- – – The Storehouse (C. Boltanski), Ottawa Modigliani), 551, 33.112-33.113
ir), 202, 26.77 701-702 – National Gallery of Canada – – T 1946-16 (H. Hartung), 576,
– – Sentiero fra le rocce (T. Rousse- – – Untitled (Tangle) (R. Morris), 632, – – Il vagone di terza classe (H. Dau- 34.12-34.13
au), 128, 25.114 34.165 mier), 136, 25.131-25.132 – Musée de L’Armée
– – Sviluppo di una bottiglia nello – – Uva (J. Gris), 381, 29.71-29.72 Otterlo
spazio (U. Boccioni), 395, 30.24 – – Napoleone I sul trono imperia-
– – Woman I (W. De Kooning), 700- – Rijksmuseum Kröller-Müller
– – Uccelli in picchiata e frecce (P. 701 le (J.-A.-D. Ingres), 56, 24.138-
Klee), 457, 32.35 – Neue Galerie
– – Composizione 10 con bianco e 24.139
nero (Molo e oceano) (P. Mon- – Musée des Beaux-Arts (Petit Pa-
– Museum of Modern Art, 700 – – Ritratto di Adele Bloch-Bauer I
drian), 466, 32.62-32.63 lais)
– – Bingo (G. Matta-Clark), 701 (G. Klimt), 320, 28.55-28.57
– – Cattedrale del futuro (L. Feinin- – Palazzo delle Nazioni Unite – – Il ponte di Langlois (V. van Go- – – Fanciulle sulla riva della Senna
ger), 479, 32.95 – – Sfera con sfera (A. Pomodoro), gh), 27.67 (G. Courbet), 133, 25.123
– – Composizione suprematista: 600, 34.79 Oviedo – Musée d’Orsay (V. Laloux, ACT Ar-
bianco su bianco (K. Malevič), – Reuben Gallery – Colección Masaveu chitecture, G. Aulenti), 285
472, 32.74 – – 18 Happenings in 6 Parts (A. Ka- – – Contadino catalano che riposa – – Ballerina seduta, voltata a destra
– – Dinamismo di un footballer (U. prow), 609, 34.100 (J. Miró), 426, 31.41 (E. Degas), 196, 26.58
Boccioni), 394, 30.20-30.21 – Seagram Building (L. Mies van der Oxford – – Barca a Giverny (In norvegese)
– – Due bambini sono minacciati da Rohe e P. Johnson), 485, 32.117- – Florey Building (J. Stirling), 649, (C. Monet), 191, 26.45
un usignolo (M. Ernst), 421, 31.25 32.119 34.212-34.213 – – Campo da corsa. Fantini dilet-
tanti vicino a una vettura (E. De- – – Ritratto di Irma Brunner (Signo- – – Natura morta con sedia impa- – Castello (restauro di E. Viollet-le- I13
gas), 200, 26.70-26.71 ra con cappello nero) (É. Manet), gliata (P. Picasso), 368, 29.33- Duc), 169, 25.212
– – Celebrità del «Juste-Milieu» (H. 179, 26.19 29.34 Pisa
Daumier), 134, 25.128 – – Ritratto di Madame Charles Max – Musée Rodin – Convento di Sant’Antonio
– – Colazione sull’erba (É. Manet), (G. Boldini), 218, 26.119-26.120 – – Il bacio (A. Rodin), 222, 26.130- – – Tuttomondo (K. Haring), 671,
110, 180, 26.20-26.21 – – Riunione di famiglia (J.-F. Bazille), 26.131 35.50-35.51

Indice dei luoghi


– – Corse a Longchamp (É. Manet), 212, 26.105-26.107 – – Il pensatore (A. Rodin), 223, Poissy
179, 26.16-26.17 – – Salice piangente (C. Monet), 26.132 – Villa Savoye (Le Corbusier), 491,
– – Disegno preparatorio per la 194, 26.55-26.56 – – Ritratto del Père Tanguy (V. van 32.138-32.144
Chiesa Saint-Jacob (P. Mon- – – Studio di figura en plein air. Don- Gogh), 259, 27.74 Pomezia, 503, 32.178
drian), 464, 32.53 na con parasole rivolta verso de- – Museo del Louvre Pontinia, 503
– – Donna che si tira su le calze (H. stra (C. Monet), 189, 26.42 – – Album dell’Africa del Nord e della Possagno
de Toulouse-Lautrec), 27.88, – – Studio di figura en plein air. Don- Spagna (E. Delacroix), 106, 25.60 – Museo e Gipsoteca Antonio Ca-
27.95 na con parasole rivolta verso si- – – Amore e Psiche che si abbraccia- nova (F. Lazzari, C. Scarpa), 288-
– – Giovane donna con la veletta nistra (C. Monet), 189, 26.43 no (A. Canova), 30, 24.63-24.65 289
(P.A. Renoir), 204, 26.83 – – Tetti rossi, angolo di paese, ef- – – Baccante a riposo (Dirce) (L. – – Busto di Giovanni Sartori Cano-
– – I bagnanti (P. Cézanne), 234, fetto inverno (C. Pissarro), 209, Bartolini), 125, 25.107-25.108 va (A. Canova), 288
27.7, 27.9 26.95-26.97 – – Corazziere ferito che abbandona – – Danzatrice che si regge il velo (A.
– – I giocatori di carte (P. Cézanne), – – Un funerale a Ornans (G. Cour- il campo di battaglia (T. Géric- Canova), 28, 24.57
237, 27.15-27.16 bet), 130, 25.119-25.120 ault), 101, 25.42 Princeton
– – Il balcone (É. Manet), 183, 26.29 – Musée Marmottan Monet – – Edipo e la Sfinge (J.-A.-D. In-
– Art Museum
– – Il palazzo dei Papi ad Avignone – – Impressione, sole nascente (C. gres), 55, 24.133-24.134
– – Ninfa e satiro (T. Géricault), 100,
(P. Signac), 246, 27.36-27.38 Monet), 187, 26.39 – – Foglio di studi di donne per «Il
– Musée National d’Art Moderne bagno turco» (J.-A.-D. Ingres), 25.39
– – I rasieratori di parquet (G. Caille-
botte), 214, 26.108 – – 99 cent (A. Gursky), 678, 35.67 55, 24.131 Prinzendorf (Austria)
– – La casa dell’impiccato a Au- – – Ala di farfalla (Wols), 577, 34.15 – – Giovane uomo nudo seduto in – Castello
vers-sur-Oise (P. Cézanne), 233, – – Bicchiere e violino (J. Gris), 380, riva al mare (H. Flandrin), 66, – – Azione n. 80 di 72 ore (H. Nit-
27.5-27.6 29.69-29.70 24.170-24.171 sch), 656, 35.15
– – La Cattedrale di Rouen. Portale – – Blu III (J. Miró), 428, 31.44-31.45 – – I giardini di Villa d’Este a Tivoli (C.
e torre Saint-Romain, pieno sole – – Blu cielo (V. Kandinsky), 453, Corot), 127, 25.113 R
(C. Monet), 192, 26.48 32.27 – – Il giuramento degli Orazi (J.-L.
– – La clownessa Cha-u-Kao (H. de – – Collage (J. Miró), 426, 31.37 David), 43, 24.100 Ratisbona
Toulouse-Lautrec), 27.88, 266, – – Colomba della Pace (P. Picasso), – – Il sonno di Endimione (A.-L. Giro- – Walhalla dei Tedeschi (L. von Klen-
27.93-27.94 363, 29.19 det), 63, 24.163, 24.165 ze), 76, 24.198-24.199
– – La culla (B. Morisot), 211, – – Concetto spaziale, Teatrino (L. – – La barca di Dante (E. Delacroix), Reggio Emilia
26.102-26.103 Fontana), 581, 34.26-34.27 108, 25.63-25.64, 25.66 – Biblioteca Panizzi
– – La lezione di danza (E. Degas), – – I navigatori (G. De Chirico), 519, – – La città di Volterra (C. Corot), – – Wall Drawing #1126 Whirls and
196, 26.59-26.60 33.27 126, 25.110-25.111 Twirls 1 (S. LeWitt), 630, 34.160
– – La porta dell’Inferno (A. Rodin), – – Infiltrazione omogenea per pia- – – La grande odalisca (J.-A.-D. In- – Stazione ferroviaria AV Mediopa-
222, 26.129 noforte a coda (J. Beuys), 634, gres), 61, 24.152-24.153 dana (S. Calatrava), 690, 35.97
– – L’assenzio (E. Degas), 198, 34.172 – – La Libertà che guida il popolo (E. Riola di Vergato (Bologna)
26.63-26.64 – – La gitana (H. Matisse), 328, Delacroix), 110, 25.67-25.68 – Chiesa di Santa Maria Assunta (A.
– – La stazione di Saint-Lazare (C. 28.72-28.73 – – La Place du Carrousel: rovine Aalto), 488, 32.127-32.129
Monet), 189, 26.41 – – La scoperta di un mondo nuovo delle Tuileries (G. De Nittis), 219, Rivoli
– – L’atelier del pittore (G. Courbet), (A. Savinio), 531, 33.60 26.123-26.124 – Museo d’Arte Contemporanea
131, 25.121-25.122 – – Lo spirito del tempo (Testa mec- – – L’apoteosi di Omero (J.-A.-D. In- (Castello), 696
– – La toilette (H. de Toulouse-Lau- canica) (R. Hausmann), 413, gres), 58, 24.145-24.147 – – Doubles (Gilbert & George), 698-
trec), 267, 27.96 31.8 – – La zattera della Medusa (T. 699
– – Le bagnanti (P.-A. Renoir), 208, – – Modello del Monumento alla III Géricault), 103, 25.49-25.50, – – Gelded Eyes #4 (H. Steinbach),
26.93-26.94 Internazionale (V. Tatlin), 475, 25.54 697-698
– – Le cirque (G. Seurat), 243, 27.33 32.81-32.82 – – Leda e il cigno (T. Géricault), 100, – – Il cielo e dintorni (G. Paolini), 698
– – Le spigolatrici, (J.-F. Millet), 137, – – Passe-flux (L 50) (J. Dubuffet), 25.38 – – Mappa (A. Boetti), 639, 34.182
25-135-25.137 34.11 – – Le donne di Algeri (E. Delacroix), – – Rivoli Mud Circle (R. Long), 699
– – L’Età del bronzo (A. Rodin), 221, – – Ritratto della giornalista Sylvia 112, 25.73-25.75, 374 – – Romulus Circle (R. Long), 699
26.128 von Harden (O. Dix), 543, 33.91- – – Leonida alle Termopili (J.-L. Da- – – Senza titolo (P.P. Calzolari), 696-
– – Lo stagno delle ninfee (C. Mo- 33.92 vid), 49, 24.118-24.119 697
net), 194, 26.51 – – Ritratto di Vladimir Tatlin (M. La- – – Le Sabine (J.-L. David), 48, – – Senza titolo (J. Kounellis), 640,
– – Mietitura (C.-F. Daubigny), 128, rionov), 409, 30.57 24.110-24.114, 24.117 34.183
25.115 – – Senza titolo (Primo acquerel- – – Ritratto della marchesa della – – Speculum Italiae (Specchio d’Ita-
– – Moulin de la Galette (P.-A. Reno- lo astratto) (V. Kandinsky), 450, Solana (F. Goya), 68, 24.176- lia) (L. Fabro), 697
ir), 204, 26.85-26.86 32.16-32.17 24.177 – – Venere degli stracci (M. Pistolet-
– – Neve a Louveciennes (A. Sisley), – – Testa d’ostaggio n. 21 (J. Fau- – – Ritratto di mademoiselle Bar- to), 638, 34.180
210, 26.98-26.100 trier), 574, 34.7 bara Bansi (J.-A.-D. Ingres), 55, Roma
– – Olympia (É. Manet), 182, 26.25, – – Untitled (to Donna) (D. Flavin), 24.130 – Chiesa di Santa Maria del Priorato
26.27-26.28 631, 34.161 – – Trono di Napoleone I (C. Percier, (G.B. Piranesi), 17, 24.23-24.25,
– – Operai al battipalo (M. Luce), – – Violino e pipa (Le Quotidien) (G. P.-F.-L. Fontaine, F.-H.-G. Ja- 24.27-24.28
287 Braque), 379, 29.64-29.65 cob-Desmalter e altri), 290 – Collezione privata
– – Paesaggio algerino (P.-A. Reno- – – Walking in an Exaggerated – Torre Eiffel (G.-A. Eiffel), 162, 163, – – I genitori (A. Savinio), 536,
ir), 206, 26.87-26.89 Manner around the Perimeter 25.195-25.198 33.76-33.77
– – Papaveri (C. Monet), 188, 26.40 of a Square (B. Nauman), 633, – – Perugia – – Paesaggio (G. Morandi), 529,
– – Piccola danzatrice di quattordici 34.169 – Museo Civico di Palazzo della 33.54
anni (Grande danzatrice abbiglia- – – Musée National Picasso Penna – – Rarefazione siderale (E. Prampo-
ta) (E. Degas), 199, 26.68-26.69 – – Donna seduta (Marie-Thérèse) – – Trittico della velocità (G. Dottori), lini), 402, 30.41
– – Pomeriggio a Pardigon (H.-E. (P. Picasso), 371, 29.45 403, 30.43 – Galleria Borghese
Cross), 286 – – Donne che corrono sulla spiag- Piacenza – – Paolina Borghese come Venere
– – Ritratto dei fratelli Bernheim-Jeu- gia (La corsa) (P. Picasso), 370, – Galleria d’Arte Moderna Ricci Od- vincitrice (A. Canova), 35, 24.77-
ne (P. Bonnard), 287 29.42-29.43 di 24.79
– – Ritratto della signorina L.L. (Gio- – – Figura con pugnale spezzato e – – Ecce puer (M. Rosso), 220, – Galleria La Tartaruga
vane donna con la giacchina ros- Colomba della Pace (P. Picas- 26.127 – – Sculture viventi (P. Manzoni),
sa) (J. Tissot), 286 so), 363, 29.20 Pierrefonds 610, 34.104
I14 – Galleria L’Attico – – Trittico della natura (G. Seganti- Prampolini), 402, 30.38-30.39 – – Il giuramento della pallacorda
– – Senza titolo (Dodici cavalli) (J. ni), 27.100 – Galleria Mazzoleni (J.-L. David), 41, 24.95
Kounellis), 640, 34.184 Saint-Tropez – – Senza titolo (A. Savinio), 534, Vienna, 556
– Galleria Nazionale d’Arte Moderna – Musée de l’Annonciade 33.67-33.68 – Augustinerkirche
e Contemporanea – – Paesaggio dell’Estaque (G. Bra- – Mole Antonelliana (A. Antonelli), – – Monumento funebre a Maria Cri-
– Crocifissione (R. Guttuso), 541, que), 377, 29.59 166, 25.203
Indice dei luoghi

stina d’Austria (A. Canova), 38,


33.87 San Francisco Trieste 24.88, 24.90
– – Interno con figura (A. Cecioni), – Museum of Modern Art – Museo Revoltella – Casa Scheu (A. Loos), 315,
157, 25.181-25.182 – – Donna con cappello (H. Matis- – – Paesaggio (G. Morandi), 529, 28.43-28.45
– – La sposa fedele (G. de Chirico), se), 326, 28.70 33.56 – Galerie Würthle
514, 33.8 – – Guardians of the Secret (J. Pol- Tubinga – – Danae (G. Klimt), 323, 28.63-
– – La visita (S. Lega), 152, 25.169- lock), 585, 34.35-34.36 – Kunsthalle 28.65
25.170 San Pietroburgo – – Just what is it that makes today’s – Graphische Sammlung Albertina
– – Paesaggio con tre arcobaleni vi- – Accademia delle Scienze (G. Qua- homes so different, so appea- – – Nudo femminile seduto di schie-
sto dall’alto (Miracolo di luci vo- renghi), 78, 24.205 ling? (R. Hamilton), 622, 34.136 na con drappo rosso (E. Schiele),
lando) (G. Dottori), 404, 30.44 – Ermitage 349, 28.128
– – Tetti al sole (R. Sernesi), 158, – – Composizione VI (V. Kandinsky), U – Gürtel, 556
25.184 451, 32.22-32.23
– Historisches Museum der Stadt
– Università La Sapienza – – Ebe (A. Canova), 32, 24.70- Ufa
Wien
– – Athena (Minerva) (A. Martini), 24.72 – Baschkirski Muzei
541, 33.90 – – Donna seduta (O. Kokoschka),
– – Il fardello (Lavandaia) (H. Dau- – – Raggismo (M. Larionov), 409,
mier), 135, 25.129 346, 28.119
– Villa Albani-Torlonia 30.58
– – Parnaso (A.R. Mengs), 23, – – La danza (H. Matisse), 329, – – Idillio (G. Klimt), 317, 28.49
Utrecht
24.44, 24.46 28.76, 28.78 – österreichische Galerie Belvedere
– Casa Schröder (G.T. Rietveld),
– – Abbraccio (Uomo e donna o
Ronchamp – – La stanza rossa (H. Matisse), 32.66
– Cappella di Notre-Dame-du-Haut 328, 28.74-28.75 Amanti II) (E. Schiele), 351,
(Le Corbusier), 495, 32.155- – – Monastero della Resurrezio- 28.131-28.132
32.157 V – – Giuditta I (G. Klimt), 318, 28.53
ne sull’Istra o della Nuova Ge-
Rotterdam rusalemme (G. Quarenghi), 78, Valdagno – – Il bacio (G. Klimt), 322, 28.59-
– Museum Boijmans Van Beuningen 24.207 – Collezione privata 28.60
– – Screwarch (C. Oldenburg e C. – – Natura morta (G. Morandi), 527, – – In vedetta (Il muro bianco) (G. – Palazzo della Secessione (J.M. Ol-
van Bruggen), 621, 34.134 33.51 Fattori), 148, 25.158-25.159 brich), 314, 28.39-28.42
Rouen – Museo Russo Vallauris – Ring, 556
– Musée des Beaux-Arts – – Il ciclista (N. Gončarova), 409, – Castello (Musée National Picas- – Stadtbahn (O. Wagner), 556-559
– – Cattura di un cavallo selvag- 30.56 so), 554
gio nella campagna romana (T. – – Torso (prototipo di una nuova im- – – La Guerra e la Pace (P. Picasso), W
Géricault), 101, 25.45 magine) (K. Malevič), 473, 32.77 554-555
Rovereto Segrate Varese Washington
– Casa d’Arte Futurista Depero, 400 – Sede della Mondadori (O. Nie- – Collezione Panza – Hirshhorn Museum and Sculptu-
– Museo d’Arte Moderna e Contem- meyer), 647, 34.206 – – Art as Idea as Idea (Nothing) (J. re Garden
poranea (M. Botta), 688, 35.93- Sidney Kosuth), 636, 34.177 – – Concezione. Sincromia (S. Mac-
35.94 – Sidney Opera House (J. Utzon), Venezia donald-Wright), 474, 32.80
– – Castello in aria (O. Licini), 540, 647, 34.207-34.208 – Collezione Codognato – National Gallery of Art
33.85 St. Ives – – Linea m. 4,50 (P. Manzoni), 610, – – Cartelloni pubblicitari a Trouville
– – Chiesa di Lizzana (F. Depero), – Tate St. Ives 34.103 (A. Marquet), 333, 28.87-28.88
400, 30.35 – – Sacco e Rosso (A. Burri), 578, – – Merda d’artista n. 047 (P. Man- – – Famiglia di saltimbanchi (P. Pi-
– – La strada bianca (Paesaggio) (G. 34.19 zoni), 611, 34.105 casso), 365, 29.24
Morandi), 529, 33.55 St. Louis – Collezione Deana – – L’abbazia di Tewkesbury (W. Tur-
– – Le figlie di Loth (C. Carrà), 525, – Collezione Pulitzer – – L’allieva (M. Sironi), 512, 33.6 ner), 95, 25.26
33.43 – – Tempio di Apollo IV (R. Lichten- – Galleria d’Arte Moderna – – La condizione umana I (R. Ma-
– – Rotazione di ballerina e pappa- stein), 618, 34.125 – – Centometrista (A. Martini), 541, gritte), 431, 31.50
galli (F. Depero), 400, 30.36 Stoccolma 33.89 – – La culla (G. Klimt), 324, 28.67-
Rueil-Malmaison – Nationalmuseum – – Giuditta II (Salomè) (G. Klimt), 28.68
– Musée National des Châteaux de – – La Grenouillère (P.-A. Renoir), 319, 28.54 – – Poveri in riva al mare (Tragedia)
Malmaison & Bois-Préau 202, 26.81 – Peggy Guggenheim Collection, (P. Picasso), 364, 29.21-29.22
– – Bonaparte valica le Alpi al passo 560 – Phillips Collection
del Gran San Bernardo (J.-L. Da-
vid), 50, 24.120
T – – Contro-composizione XIII (T. van – – Colazione dei canottieri (P.-A.
Doesburg), 562 Renoir), 206, 26.90
– – Ossian riceve nel Walhalla i ge- Tel Aviv – – Foresta incantata (J. Pollock), – – Natura morta con uva e clarinet-
nerali della Repubblica caduti – Museum of Art 585, 34.38 to (G. Braque), 379, 29.66
per la patria (A.-L. Girodet), 64, – – Il pianeta disorientato (M. Ernst), – – In un luogo indeterminato (Y.
24.166-24.169 Winterthur
423, 31.29-31.30 Tanguy), 562 – Museum Oskar Reinhart
Tokyo – – L’aurora (P. Delvaux), 561 – – Le falesie di gesso di Rügen
S – Yoyogi National Stadium (K. Tan- – – La vestizione della sposa (M.
(C.D. Friedrich), 92, 25.20-25.21
ge), 648, 34.209 Ernst), 422, 31.26
Sabaudia, 503, 32.177 Torino – – Maiastra (C. Brancusi), 552,
Saint-Étienne – Collezione Forchino 33.116 Z
– Musée d’art moderne et contem- – – Testa di bambino (C. Carrà), 522, – – Mare = ballerina (G. Severini),
Zurigo
porain 33.36 561
– – Senza titolo (D. Eddy), 659, – Collezione privata – – Uccello affascinato da un ser- – Collezione privata
35.24 – – Le navire perdu (La nave perdu- pente (A. Masson), 561-562 – – Il cavaliere azzurro (V. Kandin-
Saint-Paul-de-Vence ta) (A. Savinio), 532, 33.61 – – Velocità astratta + rumore (G. sky), 448, 32.12
– Fondation Maeght – – Silvana Cenni (F. Casorati), 537, Balla), 398, 30.33 – Kunsthaus
– – L’Homme qui marche I (A. Gia- 33.78-33.79 Verona – – La disperazione dell’artista da-
cometti), 597, 34.73-34.74 – Galleria Civica d’Arte Moderna e – Galleria dello Scudo vanti alla grandezza delle rovine
Saint-Moritz Contemporanea – – Composizione architettonica ur- antiche (J.H. Füssli), 88, 25.11
– Museo Segantini – – Compenetrazione iridescente n. bana (M. Sironi), 512, 33.83 – – Ritratto di Tristan Tzara (La depo-
– – Mezzogiorno sulle Alpi (G. Se- 7 (G. Balla), 399, 30.34 Versailles sizione degli uccelli e delle farfal-
gantini), 271, 27.101-27.102 – – Intervista con la materia (E. – Musée National du Château le) (H. Arp), 412, 31.5
Fonti delle illustrazioni I15

Fonti delle illustrazioni


123RF: 28.35; 28.36; 28.46. © Clyfford Still: 34.34 (d). Renzo Piano Building Workshop, architects: 35.91
Alamy: 28.17 (B. O’Kane); 28.19 (IPA); 28.21 (IPA); Collection of the Gemeentemuseum, L’Aia: 32.56; 32.57. (ADCK Centre Culturel Tjibaou/P. A. Pantz).
28.23 (IPA); 28.29 (R. Harding); 28.30-28.31 (IPA); Contrasto: 31.6 (c) (Lessing); 35.6-35.8 (W. Volz). Riha, G., Vienna: 28.47.
28.34 (IPA); 28.37-28.38 (IPA); 28.42 (c, f) (Lordprice © David Hockney: 34.125 (a) (R. Schmidt); 34.126; Santi Caleca, Courtesy Memphis: pag. 406 (b); pag. 407.
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(IPA); 28.142 (F. Roberts); 31.1 (d) (Granger Historical © Estate of Duane Hanson: 35.27. Londra); 28.1-28.2 (Victoria & Albert Museum, Londra);
Picture Archive); 31.7 (Granger Historical Picture Archi- Esto: 32.166; 34.189 (P. Mauss). 28.5 (British Library, Londra); 28.9 (Austrian Archives);
ve); 31.13 (Granger Historical Picture Archive); 31.58 Fondation Le Corbusier, Parigi: 32.137; 32.139; 32.145 28.11 (Metropolitan Museum of Art, New York); 28.12
(a) (Collection Christophel); 31.58 (b) (Silver Screen); (a). (Victoria & Albert Museum, Londra); 28.18; 28.24 (a);
31.74 (Granger Historical Picture Archive); 32.66 (IPA); Fondation Marguerite et Aimé Maeght, Saint-Paul-de- 28.24 (b) (Victoria & Albert Museum, Londra); 28.40
32.89 (IPA); 32.93 (a) (B. Finney); 32.93 (b) (IPA); 32.104 Vence: 34.72. (White Images); 28.41 (Austrian Archives); 28.50 (b)
(ImageBROKER); 32.111 (ImageBROKER); 32.113 Fondazione Cini, Venezia: pag. 406 (a). (Austrian Archives); 28.54 (a); 28.54 (b) (Christie’s Ima-
(Novarc Images); pag. 189 (IPA); 32.144; 32.145 (b) Fondazione Prada, Milano: 35.98. ges); 28.55 (BPK); 28.66 (Austrian Archives); 28.70 (a)
(C. Hellier); 32.152 (IPA); 32.155 (b) (IPA); 32.159 (b) Frank Lloyd Whright Foundation, Scottsdale: 32.170. (Austrian Archives); 28.73 (c) (Heritage Images); 28.95
(IPA); 32.162 (b) (IPA); 32.164 (b) (M. Ventura); 32.165 Getty Images: 28.8; 28.94 (b); 29.14; 32.159 (a) (Cor- (a) (Heritage Images); 28.96 (MoMA, New York); 28.97
(M. Ventura); 32.171-32.173 (IPA); 32.174 (R. Harding); bis); 33.70 (Corbis); pag. 257 (b) (Corbis); pag. 269 (a, (White Images); 28.99; 28.100 (Art Resource/Phila-
32.175-32.176 (IPA); 32.177 (ImageBROKER); 32.181 b) (Iguana Press/R. Serra); pag. 291 (d); 34.185 (b); delphia Museum of Art); 28.113 (DeAgostini); 28.125
(a) (IPA); 32.189 (b) (IPA); 32.192-32.193 (IPA); 33.11; 34.190; 35.2 (a); 35.10; 35.12 (a); 35.13; 35.37 (Cor- (Austrian Archives); 28.138-28.139 (Christie’s Ima-
33.14 (IPA); 33.81 (a) (IPA); 33.81 (b) (V. Arcomano); bis); 35.83 (a) (Corbis); 35.83 (b) (C. Rennie); 35.92 (a); ges); 28.143 (Christie’s Images); 29.1 (b) (Museo Thys-
33.105 (Archiveart); pag. 257 (c) (B. O’Kane); pag. 35.103; 35.104 (b). sen-Bornemisza); 29.1 (c) (Metropolitan Museum of Art,
262 (b) (Bildarchiv Monheim); pag. 264 (a); pag. 264 Gladstone Gallery, New York: 35.65 (a, b, d). New York); 29.1 (d); 29.1 (e) (Art Resource/Philadelphia
(b) (IPA); 34.9 (a) (C. Barrington); 34.9 (b) (IPA); 34.63 ©Henry Moore Foundation, Much Hadham: 34.61 (a) (A. Museum of Art); 29.1 (g) (P. Carrion); 29.11; 29.12 (Me-
(IPA); 34.65 (IPA); 34.66 (N. H. Belcher); 34.119 (Ima- Feldman Bennet); 34.62. tropolitan Museum of Art, New York); 29.16 (H. Dubois);
geBROKER); 34.179 (b) (IPA); 34.180 (IPA); 34.184 (b) Istock: 28.28; 28.32; 28.33; pag. 259 (i); pag. 261 (b, c); 29.23; 29.25; 29.40 (BPK); 29.42 (a); 29.47; 29.52 (a);
(IPA); 34.185 (c) (IPA); 34.187 (b) (R. Duchaine); 34.191 pag. 262 (a); pag. 402 (a). 29.55 (DeAgostini); 29.65; 29.68-29.69 (White Ima-
(a) (R. Harding); 34.191 (b, c) (IPA); pag. 350 (R. Har- Iwan Baan Photograpy, Amsterdam: 35.100; 35.102 (b). ges); 30.6 (a); 30.6 (b) (White Images); 30.10 (BPK);
ding); 34.195 (a) (R. Harding); 34.195 (b) (IPA); 35.11 © Jeff Koons, Jeff Koons Studio/D. M. Parker Studio, 30.20; 30.24 (Metropolitan Museum of Art, New York);
(a) (D. Delimont); 35.11 (c) (P. Tweedie); 35.26 (b) (IPA); Los Angeles: 35.62. 30.25 (DeAgostini); 30.27 (DeAgostini); 30.28; 30.43
35.38 (ImageBROKER); 35.47 (a) (T. Fahy); 35.47 (b) (E. Jemolo, A.: 28.16; pag. 23; 32.88; 32.117; 32.162 (a); (DeAgostini); 31.6 (a); 31.9 (Art Resource/Philadelphia
Galeotti); 35.47 (c) (ImageBROKER); 35.56 (M. Mayo); 32.184; pag. 213; pag. 261 (a); 34.21. Museum of Art); 31.10; 31.19 (b); 31.19 (d) (Metropo-
35.57 (IPA); 35.63 (H. Shalunts/© Jeff Koons); 35.64 Keinz, P.: pag. 263 (b). litan Museum of Art, New York); 31.26; 31.47 (a) (Art
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chives); 35.76 (M. Brink); 35.82 (b, c) (IPA); 35.85 (Age Kunsthaus, Zurigo: 31.5. Images); 31.47 (c-f); pag. 136; 31.61 (b) (Christie’s Ima-
Photostock); 35.86; 35.88 (a) (IPA); 35.88 (b) (I. Ma- Kunstmuseum, Basilea: 34.69. ges); 31.69; 31.71 (Metropolitan Museum of Art, New
sterton); 35.89 (b) (IPA); 35.92 (b) (S. Bisgrove); 35.93 Lozie, P.: 32.120. York); 31.72 (Art Resource/B. Schalkwijk); 32.1 (a);
(IPA); 35.95 (b) (IPA); 35.97 (Arcaid); 35.102 (a) (Arcaid); Marka, Milano: pag. 266 (a) (P. Widmann); pag. 266 (b) 32.1 (b) (MoMA, New York); 32.10 (Heritage Images);
35.106 (a) (A. Tukachevski); 35.106 (b) (C. Harries); (A. Villa); 35.11 (b) (W. Dolder); 35.28 (C. Kober); 35.70 32.34 (a, b) (Metropolitan Museum of Art, New York);
35.108 (T. French); 35.109 (IPA); 35.111 (IPA). (G. Merenghetti). 32.44 (Christie’s Images); 32.46 (b) (BPK); 32.101;
Alinari, Firenze: pag. 2 (b) (RMN); pag. 3 (a) (RMN); pag. 5 McAteer Photograph: 28.22. 32.102; 32.134; 32.135; 32.146; 32.147; 32.155 (c)
(c) (RMN); 28.13 (RMN); 28.87 (RMN); 28.109; 29.1 (a, Metropolitan Museum of Art, New York: 30.12; 32.35; (BPK); 32.161 (G. Dagli Orti); 32.189 (a); 32.194 (b);
h) (RMN); 29.15 (Artothek); 29.19-29.20 (RMN); 29.32 32.39; 33.96 (b). 32.195 (Pediconi); 33.7 (c); 33.12; 33.16 (L. Roma-
(RMN); 29.37 (RMN); 29.49 (RMN); 29.71 (RMN); 30.4 MoMA, New York: 35.14. no); 33.19; 33.39 (White Images); 33.58 (b) (Christie’s
(RMN); 30.13; 31.6 (b) (RMN); 31.8 (a) (RMN); 31.15 Mondadori Portfolio, Milano: 30.22 (Electa/Museo del Images); 33.61 (c) (M. Bonotto); 33.72; 33.75; 33.77
(a) (Artothek); 31.15 (b) (RMN); 31.18 (RMN); 31.19 (a) Novecento); 31.63 (AKG); 32.142 (AKG); 32.154 (AKG); (DeAgostini); 33.84 (BPK); 33.87 (BPK); 33.96 (a) (Tate
(RMN); 32.1 (c); 32.25 (RMN); 32.34 (c) (RMN); 32.53 pag. 259 (g) (AKG); pag. 264 (e) (AKG); pag. 275 (b) Gallery, Londra); 33.101 (a) (Christie’s Images); 33.106;
(RMN); 32.61 (Artothek); 32.81-32.82 (RMN); 32.84; (AKG); 34.5 (Leemage); 34.88 (AKG); 34.172 (a) (AKG). pag. 266 (c) (M. E. Smith); pag. 272 (b) (MoMA, New
32.97 (RMN); 32.110 (F. Monheim); 32.128 (DeAgo- Mondadori Press: 34.192. York); pag. 276; 34.3 (Art Resource/Newark Museum,
stini); 32.186; 32.187; 32.191; 32.194 (a); 33.47 (a); Monti, P., Bologna: pag. 269 (c). Newark); 34.6 (a) (Christie’s Images); 34.6 (b) (Art Re-
33.82 (RMN); 33.88 (c) (RMN); 33.94 (RMN); 33.108 Munita, H.: 34.179 (a). source/Solomon R. Guggenheim Museum); 34.18;
(RMN); pag. 273 (b) (RMN); pag. 274 (c) (RMN); 34.10- Musei Civici, Como: 30.45. 34.28 (Tate Gallery, Londra); 34.33 (Art Resource/Phi-
34.11 (RMN); 34.77 (a); 34.79 (a) (RMN); 34.100; Museo d’Arte Contemporanea Castello di Rivoli, Rivoli ladelphia Museum of Art); 34.34 (a) (Art Resource/So-
34.147 (RMN); 34.155 (RMN); 34.158 (RMN); 34.164 (TO): 34.166; 34.169. lomon R. Guggenheim Museum); 34.34 (b) (Art Resour-
(b, c) (RMN); 35.12 (b) (RMN); 35.34 (RMN); 35.60 (Ar- Museo Preistorico Etnografico L. Pigorini: 28.120. ce/Albright-Knox Art Gallery, Buffalo); 34.34 (c) (MoMA,
tothek/© Jeff Koons); 35.67 (RMN); 35.68 (TopFoto); Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia, Sesto New York); 34.35 (DeAgostini); 34.37 (Art Resource/
35.77 (RMN); pag. 398 (c); pag. 402 (a). Fiorentino: 32.183. Philadelphia Museum of Art); 34.54 (Art Resource/
Arcaid: 32.129 (F. Zoratti); 34.198 (R. Einzig); 35.99 (a). © Nathan Walsh: 35.21. Albright-Knox Art Gallery, Buffalo); 34.57-34.58 (Tate
Architectural Association School of Achitecture, Londra: National Galleries of Scotland/© Estate of Duane Han- Gallery, Londra/© Henry Moore Foundation); 34.59 (©
32.92. son: 35.26 (a). Henry Moore Foundation); 34.61 (b, c) (Christie’s Ima-
Art Resource, New York: 32.100; 32.109; 32.112; pag. National Gallery of Art, Washington: 29.24 (G. Williams). ges/© Henry Moore Foundation); 34.64 (Metropolitan
273 (a); pag. 275 (a); 34.52 (N. Sapieha). Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City: 34.121. Museum of Art, New York); 34.70; 34.71 (Tate Gallery,
Artur Images: 32.157;32.158. Osio, A.: 34.22. Londra); 34.74; 34.79 (b) (White Images); 34.79 (c) (Ta-
Associated Press: 35.81 (C. R. Arbogast). Pauwels, O.: 28.15 (b). te Gallery, Londra); 34.79 (d) (Christie’s Images); 34.83
Bill Viola Studio LLC: 35.71; 35.73. Photomovie: pag. 408. (c) (Christie’s Images); 34.84 (MoMA, New York); 34.89;
Bridgeman: pag. 33; 31.75; 34.8. Pinacoteca di Brera, Milano: 33.78. 34.90 (Christie’s Images); 34.97; 34.98 (b) (Tate Gal-
Calder Foundation, New York: pag. 272 (a); 34.67. Prudence Cuming Associates Ltd, Courtesy of White lery, Londra); 34.98 (c) (Christie’s Images); 34.106 (Art
Chinati Foundation, Marfa: 34.137. Cube: 35.74. Resource/Solomon R. Guggenheim Museum); 34.108
Clementi, G.: 32.179. Reha, G: 34.185 (a). (a) (MoMA, New York); 34.108 (b, c) (Christie’s Ima-
ges); 34.113 (Metropolitan Museum of Art, New York); Studio Paladino: 35.42. T. de Lempicka, N. de Saint-Phalle, A. Deineka, P. Del-
I16
34.114 (DeAgostini); 34.122 (DeAgostini); 34.133 (Art Tadao Ando Architects & Associates, Osaka: 35.94. vaux, F. Depero, A. Derain, M. de Vlaminck, J. Dibbets,
Resource/Solomon R. Guggenheim Museum); 34.140 Tasca, U., Bologna: 32.164 (a); 32.168; pag. 264 (d); J. Dine, O. Dix, P. Dorazio, J. Dubuffet, M. Duchamp,
(MoMA, New York); 34.148 (Art Resource/Art Institute, pag. 265 (a, b, d); 34.184 (a); pag. 398 (d); pag. 399 M. Dudovich, R. Dufy, J. Ensor, M. Ernst, O. Fahlström,
Chicago); 34.149 (MoMA, New York); 34.150-34.151 (3, 9). J. Fautrier, L. Feininger, T. Festa, D. Flavin, K. Fritsch,
(MoMA, New York); 34.159 (a) (Art Resource/Art Institu- Tate Images, Londra: 29.10; 31.11; 34.125 (b) (© David A. Giacometti, A.-L. Gleizes, N. Gončarova, A. Gorky,
Fonti delle illustrazioni

te, Chicago); 34.159 (b) (MoMA, New York); 34.159 (c); Hockney). A. Gottlieb, W. Gropius, G. Grosz, A. Gursky, R. Gut-
34.160 (MoMA, New York); 34.161 (Christie’s Images); Taylor, C.: 34.172 (b). tuso, H. Haacke, R. Hamilton, D. Hanson, H. Hartung,
34.164 (a) (Art Resource/Art Institute, Chicago); 34.164 The Weinstein Company: pag. 270. R. Hausmann, E. Heckel, D. Hirst, D. Huebler, M. Jan-
(d); 34.164 (e) (MoMA, New York); 34.172 (c); 34.172 Thompson, J. L.: 34.118. co, J. Johns, D. Judd, A. Kapoor, Y. Klein, F. Kline, O.
(d) (MoMA, New York); 34.177 (a) (Victoria & Albert © Tomás Saraceno: 35.82 (a). Kokoschka, J. Kosuth, A. Kubin, F. Kupka, M.F. Lario-
Museum, Londra); 34.177 (b); 34.181 (M. E. Smith); Universitäts-Bibliothek, Heidelberg: 32.29; 32.33. nov, W. Lawrence, Le Corbusier, F. Léger, S. LeWitt,
34.182; 34.183 (M. E. Smith); 35.2 (b) (BPK); 35.3 (Mo- Vannini, C.: 34.146 (b). R. Lichtenstein, O. Licini, R. Magritte, H. Manguin, P.
MA, New York); 35.5 (MoMA, New York); 35.20 (Mo- Whitney Museum of American Art: 34.153. Manzoni, C.M. Mariani, A. Masson, H. Matisse, G. Mat-
MA, New York); 35.23 (Museo Thyssen-Bornemisza, Wittamer-De Camps, Bruxells: 28.15 (a). ta-Clark, L. A. Mauzan, M. Merz, J. Metzinger, L. Mies
Madrid); 35.40 (BPK); 35.45 (a) (Tate Gallery, Londra); van der Rohe, J. Miró, I. Mitoraj, G. Morandi, R. Morris,
35.45 (b) (Christie’s Images); 35.48; 35.53; 35.59 (Chri- L’Editore ha cercato di reperire tutte le fonti delle illustra- R. Motherwell, G. Münter, B. Nauman, B. Newman, H.
stie’s Images); 35.61 (MoMA, New York/© Jeff Koons); zioni, ma alcune restano sconosciute. L’Editore porrà Nitsch, R. Opalka, J.C. Orozco, M Pechstein, G. Pe-
35.75 (British Museum, Londra); pag. 402 (b) (MoMA, rimedio, in caso di segnalazione, alle involontarie omis- none, F. Picabia, P. Picasso, J. Pollock, M. Ramos, R.
New York); pag. 403 (b, c) (MoMA, New York); pag. 404 sioni o ad errori nei riferimenti. Rauschenberg, M. Ray, G.T. Rietveld, J. Rosenquist,
(a) (MoMA, New York); pag. 405 (a) (MoMA, New York/ M. Rotella, S. Rothenberg, M. Rothko, D. Salle, A. Sa-
© Olafur Eliasson). © SIAE 2018 vinio, K. Scharf, M. Schifano, J. Schmidt, K. Schmi-
Schwarz, A.: 31.16. M. Abramović, A. Albers, J. Albers, G. Amer, C. Andre, dt-Rottluff, J. Schnabel, T. Schütte, K. Schwitters, G.
Sedy, V., Milano: 35.95 (a). Arman, H. J. Arp, F. Bacon, C. Baldaccini, G. Balla, Segal, R. Serra, G. Severini, D.A. Siqueiros, M. Sironi,
Shutterstock: 32.155 (a). J.-M. Basquiat, H. Bertoia, J. Beuys, P.T. Blake, A. Bo- R. Smithson, E. Sottsass, P. Soulages, D. Spoerri, F.
Solomon R. Guggenheim Foundation, New York: 32.55; etti, C. Boltanski, L. Bourgeois, C. Brancusi, E. Brandt, Stella, Y. Tanguy, W. Thiebaud, J. Tinguely, G. Turcato,
32.64 (Peggy Guggenheim Collection, Venezia); 33.107 M. Brandt, G. Braque, A. Breton, M. Broodthaers, D. G. Vantongerloo, V. Vasarely, W. Vostell, A. Warhol, T.
(Peggy Guggenheim Collection, Venezia); 34.138. Buren, A. Calder, P. Calzolari, C. Camoin, G. Capogros- Wasselmann, L. Weiner, Wols, F.L. Wright.
Splimbergo, J.: 35.104 (a). si, C. Carrà, F. Casorati, M. Chagall, S. Chia, J. Chica-
Stoeller, E., New York: 32.119. go, J. Cornell, S. Dalí, G. De Chirico, W. De Kooning,
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Questo volume, sprovvisto di talloncino a fronte (o opportuna-


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mente punzonato o altrimenti contrassegnato), è da considerarsi
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(D.P.R. 26-10-1972, n. 633, art. 2, 3° comma, lett. d.). Esente da


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