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La realizzazione dell’intervista si suddivide in tre fasi:

1. pre-produzione
È il momento per raccogliere maggiori informazioni possibili sull’argomento che si
intende trattare nell’intervista, sul personaggio che si incontrerà, sull’evento al quale
si parteciperà. È fondamentale per evitare domande ovvie e poco dense di valore.
2. produzione
È il momento del dialogo vero e proprio: ci si confronta con l’intervistato attraverso
domande aperte che gli/le diano l’opportunità di parlare liberamente.
3. post-produzione
È il momento della scrittura dell’intervista, quello nel quale si individuano le macro-
tematiche affrontate e si organizza il contenuto per dargli una forma coerente dal
punto di vista della lingua e del significato.

Esistono tre modi per usare il contenuto di un’intervista


1. integrazione
Le informazioni ottenute nel corso dell’intervista sono inserite in un pezzo per
spiegare meglio, completare le informazioni già note. In questo caso, in un unico
articolo possono comparire stralci estrapolati da più di un’intervista.
2. domande-risposte
Il dialogo tra intervistatore e intervistato è trascritto e sistemato. Importante è non
manipolare le risposte dell’intervistato per non cambiare il senso del suo discorso: è
lecito sistemare la grammatica, spiegare alcuni termini tecnici o gergali (attraverso
un inciso tra parentesi nel quale si riporterà anche la dicitura NdR, Nota del
Redattore), eliminare le ripetizioni; non è lecito manipolare quanto detto,
interpretare in modo personale le parole di chi si intervista.
3. discorso indiretto
Si riportano le opinioni dell’intervistato mentre si racconta una storia, utilizzando il
discorso indiretto.
Oltre al dialogo con l’intervistato, altra parte fondamentale dell’intervista è l’attacco. Esso è
costituito da uno o due paragrafi che introducono l’intervista, spiegando l’argomento o
presentando il personaggio che sarà protagonista (insieme all’intervistatore) del confronto
a seguire. L’attacco è lo spazio di contestualizzazione dell’intervista e insieme un assaggio
di ciò che verrà: deve essere accattivante per invogliare il pubblico a seguire l’intera
intervista.
A proposito di leve emozionali, l’intervista riuscita descrive anche i sentimenti che
coinvolgono i dialoganti durante il confronto: risa, pianti, irritazioni, scoppi di gioia devono
essere registrati e resi noti al pubblico, poiché sono un arricchimento a quanto detto e
sono parte del dialogo.
Il linguaggio dell’intervista deve essere ricco ed evitare il più possibile le ripetizioni.
Bisogna pescare senza paura ed esitazione nella grande varietà dei verba dicendi e del
vocabolario italiano: utilizzare le parole giuste distingue il bravo reporter da quello
mediocre.
Sempre in quest’ottica, è cruciale poi saper collegare i paragrafi in modo coerente.
L’impaginazione dell’intervista deve favorire la sua lettura e la sua comprensione. La
domanda deve essere messa in grassetto, così come le parole-chiave del discorso.
Devono essere evitati i corsivi e il maiuscolo: la scrittura normale, che ricalca il nostro
stampatello minuscolo, è perfetta allo scopo.
Per completezza, è necessario aggiungere collegamenti ipertestuali quanto possibile e
opportuno ed è bene fornire anche note di servizio (dove trovare un libro, quando si tiene
un evento, etc.).
Per ultimo viene il titolo, che è la sintesi della sintesi dell’intervista. Deve essere efficace,
ossia breve e d’impatto.
Non è necessario usare tutta l’intervista subito: è possibile ricavare due o più articoli da un
unico dialogo. Bisogna ricordare che il meno è talvolta il più.
Infine, gli strumenti di lavoro del reporter sono: penne, blocco note, registratore/cellulare,
caricabatterie, fotocamera. Anche l’aspetto e il comportamento del giornalista sono
fondamentali: essere in ordine, educati e (possibilmente) sorridenti serve a conquistare la
fiducia dell’intervistato e a mostrarsi professionali.

Paulo Lima

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