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Guida per la scrittura dell’elaborato

Per l’esame di maturità dovrete realizzare un elaborato interdisciplinare su un argomento


specifico. L’obiettivo di questa breve guida è quello di aiutarvi in questo compito. Dato che la
guida ha una funzione pratica, si concentrerà principalmente nell’offrirvi dei consigli pratici –
sia su cosa fare che su cosa non fare – che vi torneranno utili durante le fasi di ricerca,
impostazione dell’elaborato, scrittura e revisione.

Lettore ideale

Ogni volta che si scrive bisogna aver chiaro chi sono i lettori per cui si scrive. Per fare questo
bisogna pensare a un modello di lettore a cui il testo è rivolto. Questo lettore ideale non è
detto che coincida con il lettore empirico, ovvero con la persona che effettivamente leggerà
quel testo.
Quando ci si appresta a scrivere un elaborato scolastico viene spontaneo individuare il lettore
ideale nella persona che effettivamente leggerà quel testo: dei professori esperti degli
argomenti che vengono trattati. Tuttavia quando ci si approccia alla scrittura di un elaborato
pensandolo come un dialogo tra due esperti del settore si corre il rischio di rendere
l’elaborato particolarmente difficile da leggere. Questo perché, dato che ci si rivolge a un
esperto, non si sente il dovere di chiarire bene ogni concetto che si usa, così come non si
sente l’esigenza di esplicitare i passaggi logici delle proprie argomentazioni. Perché farlo,
d’altronde? Se a leggere il mio lavoro sono degli esperti, loro necessariamente sapranno
perfettamente (anche meglio di me) il significato di un particolare concetto o i passaggi logici
implicati in un’argomentazione. Tuttavia i concetti che noi utilizziamo sono ambigui. Infatti
spesso nelle varie discipline lo stesso termine può avere diverse interpretazioni. Ad esempio
ci sono diversi modi di intendere cosa sia la “libertà” o cosa si deve intendere per
“totalitarismo”. I concetti che usate possono essere complessi, ma voi non dovete aggiungere
ulteriore complessità. Se non definite i concetti in modo chiaro, lascerete spazio a delle
ambiguità. Chi vi legge potrebbe interpretare questi concetti in un modo diverso da quello
che usate voi e quindi potrebbe trovare il vostro saggio ambiguo. Se il vostro lavoro dovesse
risultare ambiguo in più di una parte diventerebbe quasi impossibile da valutare. Cercate di
definire i concetti in modo univoco, in modo tale da lasciare il minor spazio possibile ad
ambiguità e a possibili interpretazioni che vanno a vostro sfavore.
Inoltre le argomentazioni sono strutture di ragionamento piuttosto complesse e non è detto
che anche un esperto del settore riesca a cogliere adeguatamente tutto ciò che è implicato da
un particolare passaggio logico. Le informazioni e i concetti su cui basate le argomentazioni
possono essere non noti o non condivisi dal lettore. Una spiegazione è tanto più efficace
quanto più sfrutta, mettendole in relazione in vario modo, informazioni che il lettore già
conosce o, comunque, che può capire: se gli si spiega qualcosa utilizzando dati o concetti che
non capisce, la spiegazione sarà inutile. Quando l'informazione da spiegare è considerata
come non nota dal lettore, conviene sempre farla precedere da informazioni note. In questo
modo permettete al lettore di avvicinarsi gradualmente al tema centrale del paragrafo.
Pertanto, dato che i termini possono essere ambigui e i ragionamenti sono strutturalmente
complessi, per veicolare le proprie idee è utile evitare di aggiungere ulteriore complessità al
problema che si sta analizzando. Idealmente l’attenzione del lettore deve focalizzarsi
unicamente sull’analisi che proponete. Di conseguenza lo stile deve essere funzionale a
veicolare la vostra analisi. Ricordatevi che bisogna spiegare le cose, non darle per
presupposte. Quando scriviamo di un argomento che conosciamo tendiamo spesso a
dimenticare che chi ci legge di solito non lo conosce bene quanto noi. Bisogna quindi armarsi
di pazienza e spiegarlo.
Colui che scrive deve dunque fare attenzione a costruire ipotesi corrette su ciò che il lettore sa
o non sa. Il problema è che non è sempre facile farsi un'idea di ciò che l'altro sa o non sa,
specie quando la spiegazione si rivolge a più persone. Per fare questo la strategia migliore
consiste nell’individuare un particolare tipo di lettore ideale. Come lettore ideale dovete
pensare ad una persona iscritta a un corso di studi diverso dal vostro. Una persona brillante,
molto intelligente, ma che non ha un background di studi come il vostro. Una persona che
non ha mai letto la costituzione, non conosce il concetto di “welfare state” e non ha mai
sentito parlare del concetto di alienazione di Marx. In questo modo sarete obbligati a non dare
nulla per scontato. Il vostro lettore, infatti, non conosce i concetti che usate, gli autori che
citate e le problematiche che state affrontando. Scegliere questo lettore ideale vi permetterà di
esplicitare tutti gli aspetti importanti dell’elaborato che vi apprestate a scrivere, con il
considerevole vantaggio di rendere chiara la vostra analisi.

Conoscenza e comprensione

Nell’elaborato dovete analizzare su una particolare tematica. Un requisito essenziale è


dimostrare di avere una conoscenza esaustiva dell’argomento di cui vi occupate.
Per dimostrare di aver compreso pienamente i punti centrali della questione è importante che
siate in grado di presentare il problema o il dibattito di cui vi occupate usando le vostre
parole. In questo modo il lettore può comprendere se avete un’effettiva padronanza dei
concetti o se vi limitate a riportare cose dette da altri senza averle capite fino in fondo.
Un ottimo modo per dimostrare di aver capito un particolare problema è fornire degli esempi
per illustrarlo. Gli esempi quindi non vi permettono solamente di rendere chiari i concetti che
usate ma anche di dimostrare di aver compreso bene un problema.
Durante la fase di ricerca leggerete diverse fonti e potreste avere la tentazione di far emergere
tutto lo studio che avete fatto. In realtà avete poco spazio a disposizione e dovete usarlo per
analizzare la problematica nel modo più efficace possibile. Quindi è importante che resistiate
alla tentazione di far emergere tutto quello che sapete sull’argomento. Limitatevi solamente a
quelle parti che sono direttamente rilevanti per l’obiettivo del vostro lavoro. Se volete
dimostrare la vostra conoscenza potete accennare brevemente, in luoghi appropriati, ad altri
studi svolti sull’argomento, dicendo che però voi non vi focalizzerete su questi aspetti e
spiegando come mai non lo farete.
Ma come si sceglie cosa inserire nel saggio? Al riguardo il criterio più efficace è quello della
rilevanza.
Nello svolgimento dell’elaborato dovete sempre aver chiaro in testa che ciò che scrivete deve
essere legato al vostro obiettivo centrale, ovvero l’analisi della problematica che vi è stata
assegnata. Potete fare degli excursus ma la gran parte della vostra discussione e delle fonti
che usate deve essere funzionale alla questione centrale di cui vi occupate. Quindi quando
leggete qualcosa o quando scrivete un paragrafo dovete sempre chiedervi “In che modo
questa cosa contribuisce all’analisi che voglio fare?”
Quando spieghiamo un argomento, capita che ci lasciamo prendere la mano, che forniamo
informazioni non necessarie o anche inutili. In questo caso, il lettore potrebbe considerare
queste informazioni come propriamente esplicative. Il rischio è che si trovi disorientato o che
interpreti in modo errato il vostro testo. Affinché una spiegazione sia chiara, occorre limitare,
o almeno controllare al massimo, la presenza di informazioni non direttamente utili per la
spiegazione. Seguire il criterio della rilevanza vi permetterà di essere allo stesso tempo
concisi ed esaustivi. Sarete concisi perché eviterete di trattare di argomenti non
particolarmente importanti per l’obiettivo del vostro lavoro. Così facendo potrete dedicare lo
spazio necessario a sviscerare in modo esaustivo le questioni centrali del vostro elaborato.
Dedicate lo spazio adeguato ai punti centrali della vostra analisi, spiegate dettagliatamente le
cose più importanti, fornite esempi per chiarire i concetti che analizzate.

Chiarezza

La chiarezza è una delle caratteristiche più importanti di un elaborato. Un buon elaborato


deve essere chiaro sia nello stile che nella struttura.
Innanzitutto in un elaborato ci sono sempre dei limiti di parole da rispettare. Ne consegue che
ogni parola usata deve contare. Pertanto è necessario essere il più concisi e parsimoniosi
possibile con le parole. Bisogna evitare inutili giri di parole per spiegare il proprio punto di
vista.
Allo stesso modo è meglio evitare di scrivere frasi oscure che richiedono un intero paragrafo
per essere spiegate o che richiedono di essere lette più di una volta per essere capite. Per
ottenere questi risultati un motto che si può seguire è “non usare due parole quando se ne può
usare una”.
Questo non significa che la prosa debba essere arida. Tuttavia l’eleganza dello stile non deve
compromettere la comprensibilità dei concetti e delle argomentazioni proposte. L’obiettivo di
un elaborato è analizzare un problema o un concetto, non impressionare il lettore con la
qualità della vostra prosa. Il vostro stile deve essere funzionale con l’obiettivo centrale del
vostro elaborato.
Per essere chiari non dovete limitarvi ad avere uno stile comprensibile ma dovete anche
spiegare adeguatamente il messaggio che volete veicolare.
Solitamente un elaborato è il frutto di svariate settimane di lavoro. Un periodo durante il
quale non avete fatto altro che leggere cose su quel tema. Tutto vi sembra chiaro e cristallino
perché, in quel momento, i collegamenti tra i vari argomenti sono presenti nella vostra testa.
Chi vi legge, invece, potrebbe non aver mai letto nulla al riguardo. Ne consegue che per
veicolare adeguatamente il vostro messaggio dovete esplicitare tutto. Questo significa che è
necessario:
- definire il significato dei vari concetti che usate;
- illustrare le connessioni tra le idee che presentate;
- esaminare esplicitamente le idee degli autori che trattate.
Se la vostra analisi è spiegata in modo oscuro o se alcune idee sono date per scontate allora
risulta difficile capire cosa volete effettivamente dire. Bisogna essere consapevoli che
ciò che si dice può essere sempre frainteso. Per questo motivo non bisogna mai mettersi nella
condizione di dire “So che ho detto questo, ma in realtà quello che volevo dire era che...”
Quando scrivete un elaborato, dite esattamente quello che intendete. Il vostro elaborato verrà
valutato anche in base a quanto sapete spiegare bene quello che volete dire. Pertanto è
importante definire sempre le parole, i concetti e le asserzioni principali. Se i concetti non
sono definiti in modo chiaro lascerete spazio a delle ambiguità. Chi vi legge potrebbe
interpretare questi concetti in un modo diverso da quello che usate voi e quindi potrebbe
trovare il vostro saggio contraddittorio.
Un buon modo per chiarire i concetti che utilizzate è fare degli esempi. Nelle discipline
accademiche molte riflessioni sono astratte e non semplici da comprendere. Dei buoni esempi
permettono di rendere chiare le riflessioni che proponete. Tuttavia un elaborato non deve
diventare una collezione di esempi. Ricordate che un esempio illustra, ma non spiega. Quindi
gli esempi devono essere usati per illustrare i concetti che usate ma non sono di per sé
sufficienti per articolare un discorso.
In conclusione, un testo chiaro deve poter essere smontabile in parti. Di ognuna di queste
parti si deve poter dire se è funzionale, cioè: a che cosa serve, se “dice” qualcosa o no, se può
essere snellita, precisata, o addirittura eliminata. Tutto deve essere come in un muro, dove
ogni pietra ha una consistenza, sta al suo posto e ha una sua funzione.
Conviene attenersi a questa norma: per ogni concetto usare una frase. Si possono utilmente
fare esercizi a partire da frasi “ingarbugliate” scritte dagli stessi studenti – cioè quelle frasi
che pretendono di stipare in un unico periodo tre, quattro e più idee.

Stile

Durante la scrittura di un elaborato possono insorgere diverse problematiche relative allo stile
da utilizzare.

Lingua scritta vs. lingua parlata


Il vostro elaborato, sebbene presentato oralmente alla commissione, dovrà avere una struttura
e uno stile analogo a quello dei testi scritti.
Quando scriviamo, prima ancora di comunicare messaggi ad altri, organizziamo l’esperienza
e facciamo chiarezza nelle nostre idee. Siamo dunque impegnati ad elaborare significati, a
differenza di quanto avviene nel parlato comune, in cui il significato è il risultato di una
continua negoziazione che si attua attraverso l’interazione dialogica. Nella lingua parlata c’è
sempre la possibilità di dare un feedback e di capire se gli interlocutori hanno compreso.
Nella lingua scritta non potete avere questo tipo di interlocuzione con chi vi legge pertanto
dovete sforzarvi di essere il più chiari possibile.

Tempo verbale: evitate di continui cambiamenti di tempo verbale dentro al testo ed evitate di
parlare di eventi passati utilizzando il futuro.

Punteggiatura
La punteggiatura, che nel parlato serve a creare pause e a dare enfasi al discorso, nella
scrittura serve per gerarchizzare le informazioni, per rendere più chiaro il messaggio.
La maggior parte degli errori di punteggiatura derivano dall’idea (sbagliata) che essa
riproduca nel testo scritto le pause di un’eventuale lettura ad alta voce. Invece i segni di
interpunzione sono segnali logici (in quanto collegano, separano, articolano i diversi elementi
del testo scritto). Certo, suggeriscono anche delle pause, che sono peraltro distinzioni logiche
prima che appoggi della lettura.
Le virgole. Un impiego troppo abbondante di virgole porta ad un eccesso di frammentazione
e rende il testo difficilmente leggibile. Un uso troppo scarso non permette di evidenziare i
rapporti logici tra i diversi elementi del testo.
Evitate assolutamente la tendenza a strutturare il testo come un elenco con uso della virgola al
termine di ogni enunciato. Indicativamente se una frase è più lunga di 3-4 righe
probabilmente non va bene.
Un altro errore tipico è quello di inserire virgole che spezzano i legami sintattici, pertanto non
mettete mai la virgola fra soggetto e verbo né fra verbo e oggetto. Questi sono errori da
scuola elementare.
Se cambia il soggetto della frase, separiamo le due frasi contigue con un segno più forte della
virgola. Attenzione: questa raccomandazione non è tassativa. Da un lato, la virgola si può
usare al posto di un segno d’interpunzione più forte quando le frasi che separa sono molto
brevi e scandite. Dall’altro lato, specie nella prosa giornalistica ‘veloce’ si trovano spesso
periodi scanditi dalla virgola anche là dove in astratto sembrerebbe starci meglio un segno
interpuntivo forte.
Due punti
I due punti sono un ottimo strumento di lavoro. Vengono solitamente impiegati per introdurre
elenchi. La loro forza sta invece nell’introdurre una deduzione, una conclusione logica.
Esempio di elenco (corretto): Esistono molti tipi di pasta: maccheroni, spaghetti, gramigna.
Errore: I tipi di pasta più diffusi sono: maccheroni, spaghetti, gramigna (i due punti non
possono interrompere una frase).
Evitate di usare i due punti ripetuti.

Puntini di sospensione
Di norma sono da evitare nella prosa scientifica e professionale seria.

Per quanto riguarda l’impaginazione dei segni di punteggiatura seguite la seguente tabella:

Errato Corretto
Segni di Le poetiche ,le ideologie Le poetiche, le ideologie
punteggiatura:
Le poetiche , le ideologie
spazio dopo, non
prima La legge prescrive quanto segue : tutti i La legge prescrive quanto segue:
cittadini … tutti i cittadini…
Pochi laureati italiani sanno usare bene i due Pochi laureati italiani sanno
punti ; ancora meno sono quelli che sanno usare bene i due punti; ancora
usare il punto e virgola. meno…
Chi si è laureato nel 1998 ?
Chi si è laureato nel 1998?

apostrofo: Un ‘ idea, quest ‘anno, l‘ atomo Un‘idea, quest‘anno, l‘atomo


nessuno spazio
parentesi: spazi Un problema negli impianti di irrigazione ( a Un problema negli impianti di
all’esterno, non goccia o a pioggia ) può essere causato irrigazione (a goccia o a pioggia)
all’interno dall’eccessiva durezza dell’acqua può essere causato dall’eccessiva
durezza dell’acqua
virgolette: spazi Menegatti sostiene che “ il Romanticismo Menegatti sostiene che “il
all’esterno, non non esiste ” Romanticismo non esiste”
all’interno
Si tratta di volumi più ‘ corposi ’ Si tratta di volumi più ‘corposi’
virgolette e Menegatti sostiene che “il Romanticismo Menegatti sostiene che “il
punteggiatura: non esiste.” Romanticismo non esiste”.
punteggiatura
sempre fuori dalle
virgolette
lineette: spazi Il loro atteggiamento -se di asserzione, di Il loro atteggiamento - se di
prima e dopo dubbio, di desiderio- verso gli enunciati che asserzione, di dubbio, di
producono desiderio - verso gli enunciati
che producono

Strategie stilistiche per rendere il testo scorrevole


Potete implementare diversi accorgimenti per migliorare la prosa del vostro testo:
 Scegliere parole semplici, usuali, quotidiane anziché parole dotte (o che si
suppongono tali): Non mi reco bensì vado; non effettuo ma faccio; non affermo ma
dico; ecc.
 Evitare arcaismi inutili: Non nella fattispecie ma in questo caso; non altresì ma
anche; non orbene ma dunque
 Evitare tecnicismi o voci gergali se è disponibile il termine italiano usuale: Non Ci
sono delle criticità ma Ci sono dei problemi
 Non esagerare con gli anglismi (meeting, input, mix, trend) e con le parole o formule
latine (de iure, ipso facto, de plano, lento pede)
 Limitare l’utilizzo di verbi o sostantivi astratti (concretizzare, relazionare,
ottimizzare, concretizzazione, ottimizzazione, caratterizzazione)
 Non usare mai o quasi mai le antonomasie: il Segretario fiorentino (Machiavelli); il
Sommo Poeta (Dante)
 Preferire i verbi che esprimono un’azione alla costruzione con verbo generico +
complemento: Non Effettuerò un controllo ma Controllerò; non Esegui un confronto
ma Confronta; non Dare comunicazione ma Comunicare; non Ho la possibilità ma
Posso
 Non usare perifrasi superflue, giri di parole, catene di termini astratti: Non Ho scelto
di frequentare l’università per ottimizzare le mie chances di inserimento nel mondo
del lavoro ma Ho scelto di fare l’università per avere qualche possibilità in più di
trovare un buon lavoro, una volta laureata
 Non adoperare metafore morte o locuzioni trite: Oggi come oggi la vita è molto cara.
Ora come ora mi trovo a disagio. Oggigiorno non c’è rispetto per l’ambiente. Alle
soglie del nuovo millennio. In una società come la nostra. L’universo telematico. La
blogosfera. Il popolo del web. Una località esclusiva. Un incarico prestigioso.
L’accoppiata vincente. Sono al passo coi tempi. Nel mio piccolo. Nella mia limitata
esperienza
 Limitare l’uso di aggettivi e avverbi
 Scrivere frasi brevi e preferire periodi ipotattici a periodi paratattici. Se usate la
paratassi non concatenate più di tre frasi
 Scrivere frasi con verbi di forma attiva ed evitare frasi in forma passiva
 Scrivere frasi in forma affermativa ed evitare frasi in forma negativa
 Evitate giri di frase o doppie negazioni come: Non è improbabile che; Non è
inammissibile
 Ricordatevi che l’ordine naturale della frase in italiano è soggetto-verbo-complementi
(Io vedo il cane) o soggetto-verbo-proposizioni subordinate (Io vedo che il cane fa la
pipì). Pensateci due volte prima di cambiare quest’ordine
 Preferire le subordinate esplicite (con verbi di modo finito) alle subordinate implicite
(con verbi di modo indefinito)
 Limitare l’uso di incisi e parentesi
 Usare soggetti animati e concreti invece di soggetti inanimati e astratti. Es. La
giustizia viene amministrata dai giudici  I giudici amministrano la giustizia
 Evitare l’accumulo di sostantivi astratti: non bisogna avere paura di usare i verbi
 Evitare i costrutti impersonali quando è possibile adoperare il costrutto attivo. Non
scriviamo «Da parte dei deputati si sono votate norme tese alla regolarizzazione della
situazione degli immigrati»; scriviamo: «I deputati hanno votato delle norme che
mirano a regolarizzare la situazione degli immigrati»
 Non avere paura di usare ripetizioni. Evitate le ripetizioni, là dove è possibile e là
dove la ripetizione è particolarmente fastidiosa. Ma non sentitevi costretti a realizzare
complicati giri di parole per evitare di ripetere una parola scritta qualche riga prima
 Usate un linguaggio concreto e preciso. Cercate di evitare l’utilizzo di termini
generici e di dare informazioni troppo vaghe perché possano servire a qualcosa.
Evitate anche di usare formule quasi sempre inutili come ‘e via dicendo’, ‘eccetera’,
‘e quant’altro’
 Evitare cambiamenti di registro. Evitate di usare parole o espressioni tratte dal
linguaggio colloquiale. Allo stesso modo evitate espressioni ampollose o inutilmente
enfatiche
Tipi di carattere: corsivo, grassetto e sottolineato

Per i caratteri speciali, la prima avvertenza è usarli uno alla volta: visto che la loro funzione è
di evidenziare, non ha senso evidenziare con due modalità diverse: quindi – a meno di
ponderate eccezioni – niente corsivo grassetto, grassetto sottolineato e simili.

Il corsivo si usa:
- per le parole straniere non ancora acclimatate nella lingua italiana o nel settore specialistico
a cui appartiene il testo: ‘La teoria del big bang’; ‘l’idea di saudade’;
- per riportare i titoli di libri, riviste e opere varie: ‘Questo concetto si trova nella Critica del
giudizio’, ‘Un articolo del Messaggero’, ‘un articolo apparso sul Journal of Pragmatics’, ‘il
film di Fellini più famoso all’estero è La dolce vita’;
- soprattutto in ambito linguistico, per citare parole, sintagmi o frasi, in italiano o altre lingue:
‘Gli ausiliari in italiano sono essere e avere’, ‘In questo brano viene usata spesso
l’espressione resistenza passiva’, ‘La frase Idee verdi incolori dormono furiosamente è
grammaticalmente perfetta’
- per evidenziare alcune parole o espressioni: ‘Ciò che importa non è quanto si vive, ma
come’;
- mettere in rilievo un elemento, considerato significativo da chi scrive;

Il corsivo non si usa


- per citare, con o senza virgolette, in italiano o altre lingue. Quindi non si scrive: ‘Robbins
afferma che la nostra galassia è molto giovane’, ‘L’affermazione di Robbins che “la nostra
galassia è molto giovane” è largamente condivisa’, ‘Robbins sostiene che “our galaxy is very
young”, un punto su cui concordano molti ricercatori’
- per parole straniere acclimatate in italiano o nel settore specialistico di riferimento. Quindi
non si scrive: ‘ho appena acquistato un computer’, ‘ho visto un film’.

Il grassetto è riservato a titoli e titoletti.

Il sottolineato va evitato.

Uso delle maiuscole

Nella lingua italiana formale l’uso della lettera maiuscola è obbligatorio nei casi seguenti:
- all’inizio di una frase;
- dopo il punto fermo (.), il punto esclamativo (!), il punto interrogativo (?);
- all’inizio del discorso diretto compreso tra le virgolette. Es. Me lo ha detto con queste
parole: “Non ci interessa affatto”.
- per nomi propri, cognomi, nomi di aziende e nomi geografici;
- per gli aggettivi che, usati come sostantivi, indicano gli abitanti di stati, regioni e città. Es.
gli Italiani, i Siciliani, i Bolzanini MA i ragazzi italiani, i paesi siciliani;
- nei titoli di libri, film, opere d’arte, nelle testate giornalistiche. Es. la Divina Commedia, il
“Corriere della sera”;
- quando indicano istituzioni e simili (es. Stato, Chiesa). Es. lo Stato deve intervenire / la
Svizzera non è uno stato della UE;
- nei nomi di epoche e secoli. Es. la ditta è stata fondata ai primi del Novecento.

Evitate di scrivere le parole interamente in maiuscolo.

La voce

Con che voce parlare nell’elaborato? È meglio usare l’io, il noi o forme impersonali? Non vi
è una risposta unica e ovvia. Ogni scelta plasmerà il vostro lavoro in modo diverso.
Le voci personali (io, noi): creano di un legame diretto con il lettore, lo coinvolgono
direttamente, responsabilizzano lo scrittore e gli impongono di presentare le idee espresse
nell’elaborato come proprie. Queste forme sono le più utilizzate nella saggistica anglosassone
e stanno prendendo rapidamente piede in Italia, al punto che negli ultimi anni la gran parte
dei saggi tende ad utilizzare questo stile.
Bisogna parlare in prima persona singolare o plurale? Il noi si usava un tempo, nelle scritture
formali, ora non più, se non in contesti molto speciali, o quando si parla a nome di una
comunità, di un gruppo coeso di persone. Ma non bisogna neppure abusare della prima
persona, e scrivere io in continuazione.

Un altro modo per stabilire un legame diretto con i lettori è rivolgersi direttamente a loro
a) usando il tu, il voi, o forme imperative: “provate ad immaginare che…”
b) usando un noi conversazionale “proviamo a chiederci il perchè di questo…”
Questa tecnica permette di conferire un tono conversazionale allo scritto ed è particolarmente
utile negli scritti accademici pensati per le conferenze, dove ci si trova di fronte a un pubblico
in carne ed ossa.
Scrivere in modo personale non comporta la possibilità di esprimere semplicemente la
propria opinione. Ricordate che ogni vostra analisi deve essere sempre argomentata
adeguatamente.
Una delle difficoltà principali nell’utilizzo di questo stile sta nel differenziare chiaramente la
vostra interpretazione soggettiva (che deve essere ben argomentata) dall’oggetto di studio
(esperimenti scientifici o lavori di altri pensatori). Inoltre correte il rischio di abbassare
troppo il tono dello scritto e di sembrare poco professionali.

Le forme di scrittura impersonali permettono di presentare le teorie proposte in forma più


oggettiva e sono la prosa classica nella scrittura accademica italiana. In questi casi si può si
attribuire la soggettività al proprio scritto che diventa il soggetto delle proposizione: “questo
scritto intende…” “questo esempio dimostra….” o utilizzare formulazioni passive: “la ricerca
è stata svolta…”. Queste forme di scrittura vi permettono di creare più distanza dal vostro
argomento e conferiscono una maggior oggettività alla vostra presentazione. Tuttavia queste
formule rendono molto difficile creare un legame diretto col lettore.

Ogni forma di scrittura che scegliete di adottare ha vantaggi e svantaggi specifici. La scelta
diventa una questione di stile e preferenze personali.
Non c’è una scelta giusta o sbagliata ma bisogna essere consapevoli dei significati che
vengono veicolati con queste scelte stilistiche: Se volete stabilire un tono conversazionale col
vostro lettore allora la scelta migliore è usare una voce personale. Se invece volete mantenere
un tono distanziato e oggettivo allora è preferibile usare forme impersonali.

Ricordatevi di non variare mai la voce durante l’elaborato: nel momento in cui scegliete una
voce mantenete quella per tutto l’elaborato.

Argomentazioni

Nel vostro saggio potete fornire una vostra analisi personale delle tematiche trattate. Per fare
ciò dovete offrire esplicitamente delle ragioni per sostenere la validità del vostro punto di
vista o criticare una tesi formulata da un altro autore.
Quando presentate il vostro punto di vista su un argomento state affermando una tesi. Una
tesi è un’affermazione specifica che può essere presentata come vera o falsa. Una tesi non va
semplicemente enunciata ma deve essere difesa. Pertanto dovete fornire delle ragioni al
vostro lettore per per far sì che egli ritenga valide le vostre affermazioni. Dovete quindi
evitare di presentare delle conclusioni che non siano adeguatamente supportate. Molte volte
si pensa che ciò che si scrive sia vero o che si presenti come intuitivamente vero agli altri.
Allo stesso modo, dovete stare attenti a giungere a conclusioni che sono già contenute nelle
premesse, altrimenti farete un ragionamento circolare.
Un’argomentazione presuppone sempre un disaccordo relativo ad una tesi. Si argomenta
perché si è convinti che vi sia qualcuno che non sia d’accordo con la nostra tesi o che possa
proporre una tesi diversa e in contrasto con la nostra. Il disaccordo può essere dovuto a
ragioni di tipo diverso: la tesi non è chiara; la tesi è considerata come sbagliata; la tesi, pur
essendo plausibile, ha effetti che è impossibile accettare; la tesi pur essendo di per sé corretta
offre delle spiegazioni parziali; ecc.
Sovrastimare la forza o l’ovvietà della propria posizione è una cosa piuttosto comune e
piuttosto facile da fare. Per evitare di incorrere in questo errore dovete sempre pensare che i
lettori non siano d’accordo con voi e che vadano convinti della bontà di quanto state
sostenendo.
Pertanto non potete semplicemente affermare: «Ritengo che la globalizzazione abbia un
effetto negativo sulle politiche di welfare state». È più opportuno scrivere: «Si può ritenere
che la globalizzazione abbia degli effetti negativi sulle politiche di welfare state. Questo
nesso può dipendere da …» oppure «… A mio avviso queste argomentazioni forniscono una
prova convincente per ritenere che la globalizzazione abbia un effetto negativo sulle politiche
di welfare state».
Se nel vostro saggio vi basate su analisi di dati quantitativi tenete sempre presente che i dati
non sono oggettivi e che possono essere interpretati in modi diversi. I dati che presentate sono
sempre interpretati da voi (o da qualcun’altro di cui riportate l’analisi). Se riportate i risultati
di studiosi di altre discipline siate sempre precisi nel descriverli, nello spiegare come sono
stati raccolti (ad esempio descrivete brevemente l’esperimento) e nell’interpretazione che ne
danno gli autori (e nell’interpretazione che ne date voi qualora dovesse divergere).
È importante che evitiate argomentazioni ex auctoritate. Ovvero non dovete utilizzare come
argomento forte il fatto che una determinata tesi sia stata sostenuta da un pensatore famoso.
Questa non è un’argomentazione, è un riferimento alla teoria di una persona. È doveroso che
voi facciate riferimento a teorie di altri autori ma queste da sole non sono di per sé
un’argomentazione valida. Se le usate le dovete analizzare e dovete spiegare come mai
secondo voi le argomentazioni dell’autore a cui fate riferimento sono valide.
Se volete rinforzare la vostra analisi potete delle possibili controargomentazioni contro la
vostra analisi. Queste possono essere sia controargomentazioni ipotetiche sia
controargomentazioni che sono già state formulate da altri autori. Ovviamente non potete
tenere conto di tutte le possibili obiezioni, quindi concentratevi su un paio tra quelle più
rilevanti. Quando si prendono in esame delle controargomentazioni è ovviamente opportuno
formulare delle critiche a queste controargomentazioni, dimostrando che queste non sono
corrette o che quantomeno sono limitate.
Dovete informarvi adeguatamente sulle teorie di un autore che usate nel vostro testo. Se
interpretate le teorie di un autore sulla base dell’interpretazione di un altro studioso o di un
manuale dovete sempre esplicitarlo e mettere il riferimento bibliografico al suo studio o al
manuale.
Se state esaminando due posizioni diverse e, se dopo un’attenta analisi, vi rendete conto che
non sapete scegliere tra le due, non vi allarmate. È una cosa abbastanza comune. In questo
caso analizzate i punti di forza e di debolezza delle due posizioni e spiegate come mai questi
punti di forza e debolezza tendono a equivalersi.
Non preoccupatevi che il vostro elaborato non riesca a produrre una soluzione forte o
definitiva a un problema. In generale, l’importante è che l’analisi critica sia adeguata, che
illustriate in modo convincente come mai questa problematizzazione è interessante rispetto
alla tematica che state analizzando.

Ci sono diverse funzioni che possono essere svolte dai paragrafi argomentativi:

- Definizione (etimologia o proposta di una nuova definizione): occorre che la


definizione utilizzata sia stata stabilita prima del momento in cui essa serve per
l'argomentazione e non costruita ad hoc in funzione dell'argomentazione in corso;
- Analisi: si difende un passaggio mostrando che esso è sostenuto dall'insieme di
proprietà che lo definiscono;
- Analogia: si argomenta per analogia, quando si afferma che una data situazione S1 è
analoga ad un'altra situazione S2 e quindi deve avere un tipo analogo di proprietà,
conseguenze, reazioni, ecc.;
- Causa ed effetto: l’effetto è l’argomento che permette di affermare l’esistenza della
causa o viceversa;
- Confronto e contrasto: si mette in contrasto il nostro punto di vista con quello di un
altro è un modo per definirlo e precisarlo;
- Esemplificazione: dato il carattere concreto del suo contenuto, essa aiuta il lettore a
capire meglio il dato che si sta spiegando, così come aspetti della spiegazione stessa.

I paragrafi possono essere usati per:

- Presentare una propria opinione: pensare, sostenere, ipotizzare, avanzare un’ipotesi;


- Riprendere qualcosa di già detto: ripetere, ricordare, richiamare, ribadire;
- Opporsi a un’altra argomentazione: contestare, controbattere, obiettare, confutare;
- Conferire maggior peso a qualche punto specifico della propria argomentazione:
evidenziare, sottolineare, porre l’accento.

I paragrafi possono essere organizzati in modo diverso:


- Ordine crescente: dagli argomenti più deboli a quelli più stringenti;
- Ordine decrescente: dagli argomenti più significativi a quelli di minore impatto;
- Ordine nestoriano: gli argomenti più convincenti iniziano e concludono
l’argomentazione.

Struttura

Quando impostate il testo dovete sempre aver presente che uno dei vostri compiti consiste
nell’ accompagnare il lettore nella lettura del testo. Il lettore non deve cercare di capire da
solo come mai citate un particolare esperimento, come mai analizzate un passaggio di uno
scritto o come mai state presentando un particolare esperimento mentale. Dovete rendere
cristalline le vostre intenzioni, illustrare chiaramente come mai state scrivendo quel
particolare passaggio e il valore che esso ha all’interno del vostro lavoro. Questo ovviamente
senza risultare didascalici e ripetitivi.
Per questo dovrai usare soprattutto una sintassi dove una frase implica l'altra. Un buon modo
per ottenere questo risultato è usare i connettivi. Espressioni come: perché, poiché, dato che,
perciò, quindi, dunque, ne segue che, di conseguenza, tuttavia, ma, comunque, da un lato,
dall’altro lato, innanzitutto, in seguito e così via. I connettivi permettono al lettore di capire il
filo del discorso, le connessioni tra i vari contenuti del vostro elaborato, come un particolare
idea si relaziona ad un’altra. Allo stesso modo però i connettivi hanno un significato preciso.
Non devono essere usati solo per far sì che un particolare flusso di pensiero suoni bene. Se
utilizzate “quindi” affermate che quanto avete scritto prima è una buona ragione per accettare
quanto segue. Se sostenete ciò questa connessione deve effettivamente esistere e deve essere
adeguatamente argomentata.

Ci sono diversi tipi di connettivi:


 temporali: intanto, prima, poi, mentre, nello stesso momento
 spaziali: davanti, dietro, all’interno, sopra
 conclusivi: perciò, pertanto
 causali: poiché, dato che
 concessivi: anche se, sebbene
 finali: affinché, allo scopo di
 condizionali: se, a patto che
 testuali: (tutti quegli elementi che scandiscono e pianificano internamente un testo):
innanzitutto, in primo luogo, infine, vorrei iniziare con, come abbiamo appena visto,
cominciamo col considerare, concludendo, per finire…

Tutti i rapporti logici che esistono fra concetti possono essere espressi da delle "connessioni",
• Ci sono formule che esprimono l'inizio di un ragionamento, come "A prima vista",
"Apparentemente succede che", "Diciamo subito che", "In primo luogo", "Innanzi
tutto", "Intanto occorre dire", "Per prima cosa", "Va detto subito che", eccetera (evita
però di dire "Vorrei fare una premessa" e simili).
• Altre servono ad aggiungere qualcosa a un concetto: "Allo stesso modo", "Bisogna
anche dire", "Con in più", "Così", "D'altronde", "Di più", "Inoltre", "Senza
dimenticare" "Si aggiunga che", eccetera.
• Altre servono per mettere in parallelo concetti: "… ma anche", "Allo stesso modo in
cui… così", "Da una parte… dall'altra", "In modo del tutto analogo…", "Né… né",
"Non solo… ma anche", "O… o", "O… ovvero", "Parallelamente…", "Sia… sia",
"Talvolta… talaltra", eccetera.
• Altre per mettere l'accento su un concetto, ma anche per attenuarne la portata:
"Almeno", "Certamente", "Eppure", "Non che", "Proprio", "Visto che", eccetera.
• Altre per riformulare o introdurre una precisazione: "Cioè", "Effettivamente", "In altre
parole", "In effetti", "Per così dire", "Più precisamente", "Soprattutto",
"Specialmente", "Tanto più che", eccetera.
• Altre per sottolineare una contraddizione: "Al contrario", "E non certo", "Eppure
non", "In luogo di", "Invece", "Ma", "Mentre invece", "Mentre", "Nemmeno", "Però",
"Tuttavia", eccetera.
• Altre servono per rettificare: "D'altronde", "In effetti però", "In realtà", "In verità",
"Nello specifico", "Occorre dire", "Se però", eccetera.
• Altre servono per esprimere una causa: "A causa di", "A motivo di", "All'origine di",
"Ciò deriva da", "Col pretesto di", "Dato che", "E' che", "Essere determinato,
provocato, causato da", "Grazie a", "La causa è che", "Per l'influenza di", "Perché",
"Poiché", "Si spiega così", "Tanto più che", "Visto che", eccetera.
• Altre servono per dare un'idea di conseguenza e di deduzione: "Da ciò deriva,
discende", "Di conseguenza", "Dunque", "E' così che", "E così", "In modo tale da",
"Per questo", "Quindi", "Si ricava, capisce, deduce, inferisce che", eccetera.
• Altre servono a dare l'idea di fine, scopo: "Al fine di", "Avendo in mente di", "Con lo
scopo, il fine di", "In modo che, da", "In vista di", "Per + infinito", "Senza che",
eccetera.
• Altre servono per porre una condizione: "Ad eccezione, esclusione di", "Fatto salvo",
"Nel caso di… allora", "Pur che… allora", "Se da una parte… dall'altra", "Se visto
insieme a…", "Se… allora", "Supponiamo che…", eccetera.
• Altre servono per introdurre una concessione: "A meno che", "Almeno", "Anche se",
"Benché", "E però", "Eppure", "In ogni caso", "Ma poi", "Malgrado", "Pur", "Salvo",
"Sebbene", "Seppure", eccetera.
• Altre infine servono a concludere: "Come ultima cosa", "Da ultimo", "In
conclusione", "In definitiva", "Infine", "Insomma", "Per concludere", "Per ultimo",
"Tutto sommato", eccetera.
Ciò che in generale è importante è rendersi conto di una cosa fondamentale: che nello
scrivere non si usano il semplice "e" e il semplice "ma", o il "quando" e il "perché". Le
sfumature che esprimono relazione sono invece moltissime. Tutta questa rete complessa di
relazioni dipende proprio dal fatto che il mondo stesso è fatto di relazioni complesse.

Per dare all’elaborato una struttura chiara è importante che per voi sia chiaro come intendete
muovervi. Immaginate di avere dei “Lego” di diverso genere e dobbiate realizzare una
costruzione specifica: una casa, un garage, un veliero, un paesaggio lunare ecc. Dovete
osservare bene tutti i pezzi e cercare di capire a che cosa potrebbero servirvi quei mattoncini,
a cosa quelle pietre angolari, a cosa quelle finestre, a cosa quei cilindretti eccetera.
Allo stesso modo voi dovrete leggere attentamente i materiali di partenza (come i manuali) e
cominciare a farvi un’idea di come andrete ad utilizzarli per scrivere un discorso “vostro”,
aggiungendovi magari delle altre informazioni che avete reperito su altre fonti, completando
certi ragionamenti che nei materiali di partenza erano appena accennati, sviluppando delle
idee personali.
Il materiale fornito per scrivere un saggio è infatti materiale da costruzione; il progetto,
invece, il disegno generale, dovete realizzarlo voti.
Limitarsi a dire semplicemente quello che sapete limitandovi a ricalcare il manuale e gli
appunti delle lezioni non produce di solito un buon testo. È importante riuscire a trasformare
ciò che sapete. Dovete prendere i materiali offerti e le vostre conoscenze, integrarli con
ulteriori letture e sviluppare un progetto generale di scrittura, adattandolo al compito che vi è
stato assegnato tenendo conto dei limiti di tempo a disposizione.
Per fare questo è utile avere una scaletta dettagliata prima di iniziare a scrivere. Molte volte ci
si blocca nella scrittura perché non si sa esattamente cosa si vuole dire o come proseguire la
propria argomentazione. I blocchi dipendono spesso dal fatto che non si sa l’ordine con cui si
vogliono strutturare le varie posizioni o i vari argomenti. Se fate una scaletta dettagliata prima
di iniziare a scrivere potete capire se un punto che volete trattare ne presuppone altri o meno,
quanto questi diversi punti sono collegati e consequenziali, quanto si incastrano bene tra loro.
Questo vi permette anche di capire quale tesi o analisi state effettivamente portando avanti.
Avere una scaletta dettagliata vi permetterà di scrivere per paragrafi, di redigere il testo
tenendo presenti le articolazioni del ragionamento, sapere dove si collegano, dove invece si
contraddicono, dove l'una completa e rafforza l'altra, dove invece conviene sfoltire. Scrivere
“di getto” è come lasciare crescere una pianta spontanea; invece scrivere per paragrafi serve a
pianificare, a regolare, cioè a coltivare una pianta perché abbia la funzione che deve avere,
senza forzature.
Ancora, bisogna che il testo presenti gli argomenti secondo una strategia convincente. Prima
di iniziare a scrivere, è necessario porsi alcune domande: In quale ordine volete spiegare i
vari concetti e gli autori che volete trattare? A che punto volete inserite la vostra analisi
personale? Dove volete inserire una posizione diversa dalla vostra? In quale ordine dovreste
esporre le vostre critiche al vostro avversario? I punti da voi sollevati presuppongono che
abbiate già discusso prima di tutto qualche altro punto? E così via....
La chiarezza complessiva del vostro lavoro dipenderà molto dalla sua struttura. Ecco perché è
importante riflettere su queste domande prima di iniziare a scrivere.

Per questo vi chiediamo di fare uno schema del vostro lavoro, e degli argomenti che
presenterete, prima di iniziare a scrivere. Questo vi permette di organizzare i punti che volete
fare nel vostro lavoro e di capire come si inseriscono. Se vi trovate bloccati a scrivere,
probabilmente è perché non sapete ancora cosa state cercando di dire.

Tuttavia la scaletta non deve diventare una gabbia. Può succedere (e spesso accade) che
durante la scrittura vi accorgiate che il vostro piano necessita di alcuni adattamenti. Se
durante la stesura del testo vi rendete conto che è opportuno far prendere una nuova direzione
al vostro elaborato potete modificarla. Fate attenzione che nel prodotto finale non devono
rimanere tracce di questi cambi di direzione e il resto dovrà risultare coeso e ben organizzato.

Avete diverse possibilità per realizzare la scaletta. Essa può essere:


• Una mappa (es. vedi strumento https://cmap.ihmc.us )
• Uno schema
• Una tabella
• Una scaletta
• Una sintesi discorsiva
• È possibile proporre anche una forma mista (es. mappa+sintesi discorsiva)

La lunghezza della scaletta è 500 parole.

È importante che riusciate a creare un testo compatto. Dovete assolutamente evitare di trattare
la stessa idea in sezioni diverse o distanti. Cercate sempre di inserire l’analisi di una specifica
idea in uno specifico paragrafo o in paragrafi adiacenti. Il paragrafo è un’unità di pensiero
chiara e distinta dotata di una propria struttura interna unitaria in cui è riconoscibile uno
sviluppo tematico preciso e continuo. Ogni paragrafo contiene dunque un blocco di
informazioni coerenti. Ogni paragrafo è di solito organizzato intorno a un’idea centrale o
dominante. Per questo motivo, di norma, il paragrafo contiene una frase che esprime con
particolare chiarezza questa idea e che quindi è più importante delle altre. Questa si chiama
topic-sentence o frase regista. Essa coordina tutte le altre frasi dà al paragrafo il carattere di
unità costituisce l’argomento principale del paragrafo precisa il tipo di organizzazione
formale del paragrafo.
Inoltre è importante connettere i vari paragrafi tra loro, soprattutto se, nel passaggio da un
paragrafo ad un altro, cambia l’argomento che state analizzando. In questi casi è utile fare un
piccolo sunto di quello che avete sostenuto finora.
Quando vi muovete da una sezione del testo all’altra è utile fare un piccolo sunto di quello
che avete sostenuto finora. E all’inizio di ogni paragrafo è importante connettere questo con il
discorso volto in precedenza. È particolarmente importante fare questo se, nel passaggio da
un paragrafo ad un altro, cambia l’argomento che state analizzando.
In generale, fate corrispondere un paragrafo o un capoverso con un’argomentazione. I
paragrafi sono le unità logico-argomentative del testo. La loro corretta articolazione rende
scorrevole la lettura e gradevole l’aspetto della pagina. Perciò devono essere ben
individuabili.
Ricordatevi che, a livello grafico, i paragrafi vanno segnalati lasciando un rientro alla sinistra
della prima riga del paragrafo. Il paragrafo può coincidere con un lungo capoverso o
comprenderne più di uno. È bene non andare a capo troppo spesso ma solo quando una parte
dell’argomentazione o dell’analisi è conclusa.

Introduzione – Corpo del testo – Conclusione

Un elaborato si divide essenzialmente in tre parti.


Introduzione: Iniziate con una breve descrizione del vostro lavoro in cui illustrate la tematica
che intende trattare e spiegate il modo in cui la analizzerete.
Corpo del testo: Successivamente focalizzatevi sugli elementi specifici che volete analizzare,
i concetti che utilizzerete, gli esempi che fate, le argomentazioni che fornite.
Conclusione: Infine riassumete quanto detto connettendo gli elementi analizzati alle questioni
generali.
Nell’introduzione è importante definire con precisione di cosa si intende parlare. Bisogna
permettere al lettore di capire cosa l’elaborato si propone di fare, quali sono i vostri obiettivi.
Nell’introduzione potete anche spiegare come mai questa questione è importante e quali
conseguenze di ampio respiro può avere. Potete anche offrire cornici storiche o narrative per
inquadrare meglio il problema. Però dovete tenere presente che l’introduzione deve essere
concisa. Dato che l’introduzione fa una sintesi di presentazione del lavoro, solitamente è
l’ultima cosa che viene scritta.
L’introduzione è utile per:
• Illustrare l’argomento dello scritto
• Fornire informazioni generali sull’ambito di ricerca
• Presentare un fatto relativo all’argomento trattato nell’articolo
• Chiarire l’importanza dell’argomento
• Definire la tesi centrale del lavoro

Ci sono diversi modalità per realizzare un’introduzione accattivante:


- Non affermate in modo generico che un tema è interessante. Fornite subito delle prove
per sostenere che sia tale. Ad esempio, se vi occupate del cambiamento climatico non
dite che gli esperti sono d’accordo nell’affermare che il cambiamento climatico sia un
problema, piuttosto puntate l’indice su fatti che generino immagini vive di sicuro
impatto sul lettore.
- Fate partire il vostro articolo con una citazione di un’opera letteraria, una scena tratta
da un film, una descrizione di un quadro che si leghi bene al vostro tema.
- Iniziate con una domanda diretta e stimolante, formulate da voi o tratta da un altro
libro o articolo che avete letto.
- Descrivete brevemente un aneddoto storico o etnografico legato al problema che
intendete analizzare.
- Raccontante un aneddoto personale legato alla tematica.
- Descrivete una creatura o un oggetto o un fatto naturale o storico legato alla vostra
ricerca che riesca a solleticare l’immaginazione del lettore.
-
Ricordatevi che l’esordio deve riuscire a creare nel lettore il desiderio di leggere il vostro
elaborato ma l’esordio deve evitare d’essere esageratamente provocatorio o appariscente.
Una volta catturata l’attenzione del lettore con un esordio di questo tipo potete iniziare ad
illustrare come sarà strutturato il vostro elaborato.
Ricordatevi che l’esordio deve essere ben connesso con l’argomento al centro del vostro
elaborato.

Il corpo del testo è il cuore del vostro lavoro. In questo svolgerete la vostra la vostra analisi.
Qui dovrete spiegare il contesto teorico di riferimento, definire i concetti centrali, fornire
degli esempi, discutere le argomentazioni le controargomentazioni, analizzare i casi di studio
che adotterete nel vostro lavoro, e così via. Lo svolgimento del corpo del testo è stato
illustrato nelle sezioni precedenti di questa guida.

In chiusura dell’elaborato dovete realizzare una conclusione. Nella conclusione dovrete


sintetizzare i risultati della vostra ricerca e mostrare che sono legati agli obiettivi dichiarati
nell’introduzione. Dovete legare in modo esplicito i vostri risultati alle problematiche di cui
vi siete occupati e mostrare in che modo aiutano a contribuire alla risoluzione o alla
comprensione di queste problematiche. È importante che non inseriate nuove idee o nuove
argomentazioni. La conclusione è uno spazio dedicato a tirare le somme del proprio lavoro.
La conclusione, come l’introduzione, deve essere corta e concisa ed è importante che queste
due siano ben armonizzate tra loro.

Titolo

Il titolo di un elaborato è uno strumento fondamentale per generare una prima impressione sul
lettore.
Uno dei problemi principali nel momento in cui si formula un titolo è decidere se il titolo
deve informare il lettore, coinvolgerlo, o entrambi.
Il titolo non serve solo ad illustrare il contenuto della propria opera. Invia anche un
messaggio importante al lettore sul tipo di comunicazione che vogliamo stabilire con lui.
Un titolo tecnico e secco indica la volontà di presentare in forma rigorosa una ricerca
condotta in modo affidabile col rischio però di essere noiosi e aridi.
Un titolo pieno di gerghi e arzigogolato indica che l’autore vuole impressionare il pubblico
cercando di fare leva su un’expertise comune col rischio però di porre il lettore in una
condizione di inferiorità.
Un titolo provocatorio o particolarmente catchy indica la volontà di divertire e interessare il
lettore con esempi vividi e uno stile vivace, col rischio però di sembrare frivolo e poco
accademico.
Ogni scelta comporta vantaggi e svantaggi e un titolo che può attrarre una platea di lettori ne
può respingere un’altra.
Inoltre è molto importante che il vostro titolo si abbini bene con lo stile di scrittura che avete
deciso di adottare nell’elaborato.

Uno dei modi più efficaci per realizzare un titolo che coinvolgente ed informativo è quello di
unire due frasi con i due punti. In questo modo si possono collegare due frasi: una
coinvolgente che serve a catturare l’attenzione del lettore e una descrittiva che serve a
informare il lettore sul contenuto del proprio lavoro. Ad esempio:
Dai batteri a Bach: Come evolve la mente. Daniel Dennett. Norton, 2017;
“Posate d’argento e geni d’oro: differenziali di talento e giustizia distributiva”. Hillel Steiner
in The Moral and Political Status of Children. Oxford University Press, 2002.

Un’altra strategia consiste nel formulare una domanda diretta:


“Giù dal carrello? Frances Kamm e la metafisica della morale”. Alastair Norcross,
Utilitas (2008);
“Siamo la feccia della terra? Cambiamento climatico, geoingegneria e la sfida dell’umanità”.
Stephen Gardiner in Ethical Adaptation to Climate Change. MIT Press, 2012.
Un potenziale rischio posto dall’usare la doppia frase è quello di impiegare due frasi
puramente informative
Queste soluzioni hanno il vantaggio di condensare moltissime informazioni in poco spazio.
Tuttavia rischiano di generare titoli molto astratti e poco invitanti:
“Funzioni come effetti selezionati: difesa di un’analisi concettuale”. Neander. Philosophy of
Science, 1991;
“Modellare dinamiche a livello di sistema: forme di comprensione nella biologia dei sistemi
integrativi senza spiegazioni meccanicistiche”. Miles MacLeod & Nancy J. Nersessian.
Studies in History and Philosophy of Biological and Biomedical Sciences, 2015.
Qualora non riusciste a formulare un titolo particolarmente accattivante cercate di formulare
un titolo breve che chiarisca in modo intuitivo l’argomento del vostro saggio:
L’evoluzione del totalitarismo;
Riflessioni sull’impatto della globalizzazione.

Quando pensate al titolo chiedetevi che impressione volete generare nel lettore. Volete
presentarvi come informativi umoristici, tecnici, accessibili, divertenti, intenzionalmente
oscuri?
Se usate la forma a doppio titolo chiedetevi se effettivamente entrambe le frasi sono utili e
necessarie.
Fate in modo che il vostro titolo non contenga più di due parole legate al gergo accademico
(analisi, struttura, sviluppo).
Provate ad utilizzare nomi o verbi concreti legati ad oggetti o azioni.

Originalità

Il vostro saggio non deve essere un semplice copia/incolla di passaggi che avete letto nei
vostri manuali o in altri libri.
Al tempo stesso per rendere originale il vostro elaborato non è necessario formulare una
teoria innovativa. Un obiettivo di questo tipo richiede molto tempo per essere portato a
termine. Tuttavia ci sono diverse strategie che potete adottare per rendere originale il vostro
lavoro:
- Discutete degli argomenti usando le vostre parole
- Offrite esempi creati da voi o usando studi che non sono mai stati collegati a quel
tema
- Fornite un’analisi critica di un tema
- Collegate teorie di diversi autori fra loro

Non sempre potete fornire argomentazioni completamente vostre o analisi totalmente


originali. Questo è praticamente impossibile. La gran parte delle cose che scriverete saranno
invece il frutto di studio e analisi di ricerche svolte da altri. Il che va benissimo. Anzi, usare
ricerche svolte da altri non è solo essenziale per capire più a fondo la tematica e rendesi conto
di quali sono i nodi aperti in una questione, è anche segno di aver svolto un lavoro di
approfondimento adeguato.
Tuttavia dovete evitare qualsiasi tipo di plagio, presentando argomentazioni di altri come se
fossero le vostre. Pertanto per ogni informazione che inserite segnalate la fonte (o le fonti).
Ogni volta che copiate delle frasi prese da un testo mettetele tra virgolette e citate non solo la
fonte ma anche il numero di pagina da cui avete preso le citazioni.
Attenzione all’uso delle virgolette! Le virgolette si possono usare sia per segnalare una
citazione sia per indicare che una parola usata ha una connotazione particolare. Nel vostro
scritto usate due tipi diversi di virgolette per questi usi. Ad esempio:
« » per le citazioni;
" " per le connotazioni.
Negli elaborati sarebbe meglio evitare citazioni lunghe (superiori alle 3 righe) usate citazioni
lunghe solo come extrema ratio. Per evitare di usarne troppe cercate sempre di esprimere quei
concetti con le vostre parole. Solo se non ci riuscite o solo se l’espressione usata dall’autore è
particolarmente significativa allora potrete citarla.
Evitate che il vostro elaborato si trasformi in un collage di citazioni. Se citate direttamente un
autore è importante che utilizziate le citazioni come materiale che deve essere analizzato. Le
citazioni non possono essere un sostituto per la vostra spiegazione.
Se citate un libro dovete sempre spiegare con le vostre parole il significato di ciò che l’autore
ha scritto:
- se il passaggio che citate contiene un’argomentazione ricostruite l’argomentazione
esplicitandola in modo chiaro;
- se il passaggio contiene un’asserzione fondamentale indicatela e spiegate perché è
rilevante;
- fate degli esempi per chiarire quello che l’autore dice e per chiarire come voi lo
interpretate;
- distinguete quello che l’autore dice in quel punto con altre affermazioni che fa altrove
e che potrebbero essere confuse o contraddittorie.
-
Evitate di farvi prendere da una fregola citazionista. Non fate riferimento a miriadi di opere o
di autori per infiorettare il vostro scritto e cercare di sfoggiare la vostra cultura. Focalizzatevi
su poche opere o pochi autori e realizzate un’analisi critica approfondita e minuziosa.
La necessità di riportare il riferimento bibliografico vale anche per le parafrasi. Ogni volta
che parafrasate un testo dovete sempre segnare il riferimento di quel testo, con i numeri di
pagina appropriati.
Quando fate una parafrasi fate una vera parafrasi. Non limitatevi a tagliare qualche parola e a
usare un paio di sinonimi. C’è il rischio che una parafrasi fatta male cambi il significato del
testo. Tenete sempre a mente che le parole sono usate dagli autori in modo molto preciso e
che voi dovete riportare quella precisione. Quindi non attribuite agli autori significati che loro
non mettono nel testo né cercate mai di piegare il testo ai vostri scopi.
Quando analizzate le teorie di altri autori è fondamentale esplicitare quando state formulando
un’idea vostra (al meglio della vostra conoscenza ovviamente) e quando invece state
riportando l’idea di qualcun altro. Il lettore deve sempre aver chiaro chi dice cosa, a chi deve
attribuire ogni singola idea che state usando.
Tenete presente che è possibile discutere di una teoria di un autore facendo riferimento a cose
che quell’autore non ha esplicitamente detto ma che sono implicite o che conseguono
direttamente da quello che ha detto. Ma se fate queste inferenze allora dovete renderle
esplicite. Questo per evitare di mettere in bocca all’autore cose che non aveva effettivamente
detto.
Infine dovete segnalare almeno una fonte per ogni informazione che inserite nell’elaborato. È
infatti fondamentale sapere dove avete raccolto le informazioni che usate per la vostra analisi.

Bibliografia e note

La bibliografia e le note non sono opzionali. Esse sono una parte fondamentale del vostro
lavoro. Servono a comprendere il lavoro di ricerca che avete fatto.
In un elaborato dovete includere tutte le fonti che avete usato per realizzare il vostro testo.
Tuttavia dovete segnalare solo le fonti che avete effettivamente usato, ovvero quelle che avete
segnalato durante la stesura del testo. Pertanto se avete letto un testo durante la ricerca
bibliografica ma non avete usato questo testo nell’effettiva stesura dell’elaborato non dovete
citarlo.

Quando fate riferimento ad un libro o a una rivista dovete mettere il titolo in corsivo. Inoltre
in diverse lingue ci sono modalità diverse di usare i maiuscoli nei titoli:
In italiano (così come in spagnolo e francese) si usa mettere solo la prima lettera maiuscola e
le altre minuscole: Il principe;
In inglese tutte le parole – tranne le congiunzioni e le preposizioni – hanno la maiuscola: A
Treatise of Human Nature;
In tedesco si usa la maiuscola per tutti i sostantivi (sempre, non solo nei titoli): Kritik der
praktischen Vernunft.

Per recuperare delle opere autorevoli per il vostro lavoro potete consultare diverse fonti:

• Potete cercare alcune informazioni di base su opere enciclopediche disciplinari come:


The Stanford Encyclopedia of Philosophy, La cultura italiana – Enciclopedia
Treccani;
• Cercate in banche dati, ad esempio:
JSTOR, Arts and Humanities Citation Index (Web of Science), Scopus, Oxford
Scolarship Online, Academia, Google Scholar, Archive, PhilPapers, ResearchGate,
Philosopher's Index, International Philosophical Bibliography, Academia, il catalogo
della biblioteca di Genova (http://www.bibliotechedigenova.it/)
• Per trovare buoni termini di ricerca, è possibile iniziare con una parola chiave e da lì
iniziare la ricerca di sinonimi, traduzioni, termini più stretti, più ampi o correlati
• A volte si può trovare l'ispirazione per buoni termini di ricerca in un articolo
dell'enciclopedia sul proprio argomento
• Una volta che avete trovato delle buone pubblicazioni sul vostro argomento, di solito,
durante la lettura, vi verranno in mente nuovi termini di ricerca. Utilizzate questi
termini di ricerca nei motori di ricerca e nelle banche dati
• Utilizzate le bibliografie dei testi che avete consultato o che vi sono stati suggeriti
• Spulciate le pubblicazioni delle riviste che sono menzionate nelle fonti che avete
consultato

Verificate sempre chi è l’autore dello scritto che state leggendo e cercate di capire se ha una
formazione adeguata (è semplicemente un blogger o è un ricercatore universitario?)
Se avete dubbi sulla qualità delle fonti che avete consultato chiedete aiuto al vostro
professore di riferimento.

Per la citazione dei testi attenetevi a queste norme.

Ogni volta che citate una fonte nel testo inserite una nota a pié pagina in cui dovrete inserire
le informazioni relative alla fonte consultata.
Alla fine del vostro elaborato inserite una sezione dedicata alla bibliografia (che deve
contenere le fonti che avete consultato).

Le fonti dovranno essere citate in questo modo:

Libri:
Bisogna indicare il nome e il cognome dell’autore, il titolo del libro, il luogo di edizione,
l’editore, l’anno di edizione.
Davide Bellini, Dalla tragedia all’enciclopedia. Le poetiche e la biblioteca di Savinio, Pisa,
ETS, 2013.
Saggio compreso in un libro:
Bisogna indicare il nome e il cognome dell’autore, il titolo del saggio, il titolo del libro in cui
il saggio e compreso, il luogo di edizione, l’editore, l’anno di edizione e le pagine nelle quali
e stampato il saggio
Gianfranco Contini, Preliminari sulla lingua del Petrarca, in Varianti e altra linguistica.
Una raccolta di saggi (1938-1968), Einaudi, Torino, 1970, pp. 169-99.
Articolo pubblicato in una rivista scientifica:
Bisogna indicare il nome e il cognome dell’autore, il titolo, il nome della rivista, l’annata e il
numero della rivista e le pagine nelle quali e stampato l’articolo:
Francesco Novati, Le serie alfabetiche proverbiali e gli alfabeti disposti nella letteratura
italiana de’ primi tre secoli, in «Giornale storico della letteratura italiana», 54 (1909), pp. 36-
58.
Articolo pubblicato in un quotidiano o in un settimanale
Bisogna indicare l’autore, il titolo dell’articolo, il titolo del giornale, la data:
Giovanni Ansaldo, Mussolini e gli intellettuali, «L’Illustrazione italiana»», 21 marzo 1948.
Voce di enciclopedia o di dizionario
Bisogna indicare l’autore della voce, il titolo della voce, il titolo del volume e il suo numero
d’ordine, il luogo di edizione, l’editore, l’anno di stampa, le pagine:
Alberto Asor Rosa, “Ambrosoli, Francesco”, in Dizionario biografico degli italiani, vol. II,
Roma, Istituto della Enciclopedia italiana 1963, pp. 734-73.
Sito internet
Si indica l’URL e si aggiunge di solito la data in cui si e consultato il sito.
https://www.treccani.it/enciclopedia/globalizzazione_%28Enciclopedia-Italiana%29/
(26/04/2021).
Revisione

Prima di inviare l’elaborato è importante che lo rileggiate con attenzione per individuare
passaggi che non funzionano bene o possibili errori.
Fate passare almeno un giorno prima di rivedere l’elaborato, se riuscite meglio due o tre
giorni. In questo modo potete creare più distanza rispetto al vostro lavoro e fare una revisione
più accurata.
Dovete essere sicuri che il lettore abbia ben chiaro quale sia lo scopo del lavoro e di ogni
paragrafo. Non è sufficiente che voi sappiate quale sia lo scopo di ogni paragrafo. Lo scopo
deve essere chiaro anche al lettore.
Verificate di aver discusso una sola idea per paragrafo. Se in un paragrafo discutete di più
concetti spezzatelo in più paragrafi. Verificate inoltre che i paragrafi siano adeguatamente
connessi tra loro.
Nel momento in cui rileggete il vostro lavoro fate in modo che ogni frase contribuisca in
modo effettivo al vostro elaborato, che non sia un semplice orpello. Se suona bene ma non è
utile eliminatela.
Se non siete contenti di alcune frasi che avete scritto chiedetevi perché: potrebbe dipendere
dal fatto che voi stessi non avete chiaro cose intendete dire o che affermate cose in cui non
credete davvero Fate in modo che ciò che avete scritto corrisponda effettivamente a ciò che
volevate dire. Ricordatevi: in un elaborato dovete scrivere esattamente quello che volete dire,
non sperare che il lettore lo interpreti in modo adeguato.
Quando rivedete l’elaborato prestate tantissima attenzione alla struttura. Dovete essere sicuri
che il lettore abbia ben chiaro quale sia lo scopo del lavoro e quali argomentazioni volete
offrire a sostegno di quanto scrivete. Non è sufficiente che voi sappiate quale sia lo scopo di
ogni paragrafo. Lo scopo deve essere chiaro anche al lettore.
Rivedete prima il corpo del testo e poi focalizzatevi sulla revisione dell’introduzione e della
conclusione. Introduzione e conclusione devono essere riviste assieme per verificare che
siano coordinate tra loro. I concetti fondamentali dell’introduzione devono essere ripresi nella
conclusione. Una volta che avrete rivisto introduzione e conclusione rivedete la bibliografia e
verificate che sia completa.
Infine rileggete il saggio dalla fine all’inizio per trovare errori grammaticali e sistemate la
formattazione. Evitate di fare errori grammaticali, di spelling, un utilizzo scorretto della
punteggiatura, ecc. Prima di consegnare l’elaborato rileggetelo, dall’ultima frase alla prima.
In questo modo riuscireste più facilmente a concentratevi su ogni singola frase, a capire
quanto è chiara e a individuare eventuali errori grammaticali.

Lunghezza e impaginazione

La presentazione del vostro elaborato dovrà durare 20 minuti. Pertanto la lunghezza


dell’elaborato dovrà essere adeguato per poterlo presentare nel tempo assegnato, circa 2500-
3000 parole.

Ricordate di inserire il vostro nome e il titolo dell’elaborato nella prima pagina.

Come font utilizzare Times New Roman in corpo 12. Il testo deve essere giustificato,
interlinea 1,5, i margini bianchi della pagina devono essere larghi 3 cm su tutti e quattro i lati.

Numerate le pagine in basso a destra. Non decorate il numero con lineette o cornicette: basta
il numero.

Suggerimenti finali

1) Parlate con degli amici delle idee che state sviluppando nel vostro elaborato. Se non
riuscite a spiegarle chiaramente a loro difficilmente riuscirete a scriverle in modo chiaro.
2) Sia per la struttura che per lo stile prendete a modelli dei saggi o degli articoli che vi sono
piaciuti molto. Quando leggete un saggio o un articolo e riuscite al contempo a capire tutto
molto chiaramente (senza ritornare continuamente a rileggere le stesse 3 frasi) e ad essere
rapiti dalla scrittura, ecco lì avete trovato il vostro modello ideale di saggio.
3) Prima di inviare l’elaborato rileggetelo ad alta voce. In questo modo sarà più facile
individuare i passaggi non chiari.
4) Trovate un amico disposto a leggersi il vostro elaborato e darvi un parere esterni.

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