Lettore ideale
Ogni volta che si scrive bisogna aver chiaro chi sono i lettori per cui si scrive. Per fare questo
bisogna pensare a un modello di lettore a cui il testo è rivolto. Questo lettore ideale non è
detto che coincida con il lettore empirico, ovvero con la persona che effettivamente leggerà
quel testo.
Quando ci si appresta a scrivere un elaborato scolastico viene spontaneo individuare il lettore
ideale nella persona che effettivamente leggerà quel testo: dei professori esperti degli
argomenti che vengono trattati. Tuttavia quando ci si approccia alla scrittura di un elaborato
pensandolo come un dialogo tra due esperti del settore si corre il rischio di rendere
l’elaborato particolarmente difficile da leggere. Questo perché, dato che ci si rivolge a un
esperto, non si sente il dovere di chiarire bene ogni concetto che si usa, così come non si
sente l’esigenza di esplicitare i passaggi logici delle proprie argomentazioni. Perché farlo,
d’altronde? Se a leggere il mio lavoro sono degli esperti, loro necessariamente sapranno
perfettamente (anche meglio di me) il significato di un particolare concetto o i passaggi logici
implicati in un’argomentazione. Tuttavia i concetti che noi utilizziamo sono ambigui. Infatti
spesso nelle varie discipline lo stesso termine può avere diverse interpretazioni. Ad esempio
ci sono diversi modi di intendere cosa sia la “libertà” o cosa si deve intendere per
“totalitarismo”. I concetti che usate possono essere complessi, ma voi non dovete aggiungere
ulteriore complessità. Se non definite i concetti in modo chiaro, lascerete spazio a delle
ambiguità. Chi vi legge potrebbe interpretare questi concetti in un modo diverso da quello
che usate voi e quindi potrebbe trovare il vostro saggio ambiguo. Se il vostro lavoro dovesse
risultare ambiguo in più di una parte diventerebbe quasi impossibile da valutare. Cercate di
definire i concetti in modo univoco, in modo tale da lasciare il minor spazio possibile ad
ambiguità e a possibili interpretazioni che vanno a vostro sfavore.
Inoltre le argomentazioni sono strutture di ragionamento piuttosto complesse e non è detto
che anche un esperto del settore riesca a cogliere adeguatamente tutto ciò che è implicato da
un particolare passaggio logico. Le informazioni e i concetti su cui basate le argomentazioni
possono essere non noti o non condivisi dal lettore. Una spiegazione è tanto più efficace
quanto più sfrutta, mettendole in relazione in vario modo, informazioni che il lettore già
conosce o, comunque, che può capire: se gli si spiega qualcosa utilizzando dati o concetti che
non capisce, la spiegazione sarà inutile. Quando l'informazione da spiegare è considerata
come non nota dal lettore, conviene sempre farla precedere da informazioni note. In questo
modo permettete al lettore di avvicinarsi gradualmente al tema centrale del paragrafo.
Pertanto, dato che i termini possono essere ambigui e i ragionamenti sono strutturalmente
complessi, per veicolare le proprie idee è utile evitare di aggiungere ulteriore complessità al
problema che si sta analizzando. Idealmente l’attenzione del lettore deve focalizzarsi
unicamente sull’analisi che proponete. Di conseguenza lo stile deve essere funzionale a
veicolare la vostra analisi. Ricordatevi che bisogna spiegare le cose, non darle per
presupposte. Quando scriviamo di un argomento che conosciamo tendiamo spesso a
dimenticare che chi ci legge di solito non lo conosce bene quanto noi. Bisogna quindi armarsi
di pazienza e spiegarlo.
Colui che scrive deve dunque fare attenzione a costruire ipotesi corrette su ciò che il lettore sa
o non sa. Il problema è che non è sempre facile farsi un'idea di ciò che l'altro sa o non sa,
specie quando la spiegazione si rivolge a più persone. Per fare questo la strategia migliore
consiste nell’individuare un particolare tipo di lettore ideale. Come lettore ideale dovete
pensare ad una persona iscritta a un corso di studi diverso dal vostro. Una persona brillante,
molto intelligente, ma che non ha un background di studi come il vostro. Una persona che
non ha mai letto la costituzione, non conosce il concetto di “welfare state” e non ha mai
sentito parlare del concetto di alienazione di Marx. In questo modo sarete obbligati a non dare
nulla per scontato. Il vostro lettore, infatti, non conosce i concetti che usate, gli autori che
citate e le problematiche che state affrontando. Scegliere questo lettore ideale vi permetterà di
esplicitare tutti gli aspetti importanti dell’elaborato che vi apprestate a scrivere, con il
considerevole vantaggio di rendere chiara la vostra analisi.
Conoscenza e comprensione
Chiarezza
Stile
Durante la scrittura di un elaborato possono insorgere diverse problematiche relative allo stile
da utilizzare.
Tempo verbale: evitate di continui cambiamenti di tempo verbale dentro al testo ed evitate di
parlare di eventi passati utilizzando il futuro.
Punteggiatura
La punteggiatura, che nel parlato serve a creare pause e a dare enfasi al discorso, nella
scrittura serve per gerarchizzare le informazioni, per rendere più chiaro il messaggio.
La maggior parte degli errori di punteggiatura derivano dall’idea (sbagliata) che essa
riproduca nel testo scritto le pause di un’eventuale lettura ad alta voce. Invece i segni di
interpunzione sono segnali logici (in quanto collegano, separano, articolano i diversi elementi
del testo scritto). Certo, suggeriscono anche delle pause, che sono peraltro distinzioni logiche
prima che appoggi della lettura.
Le virgole. Un impiego troppo abbondante di virgole porta ad un eccesso di frammentazione
e rende il testo difficilmente leggibile. Un uso troppo scarso non permette di evidenziare i
rapporti logici tra i diversi elementi del testo.
Evitate assolutamente la tendenza a strutturare il testo come un elenco con uso della virgola al
termine di ogni enunciato. Indicativamente se una frase è più lunga di 3-4 righe
probabilmente non va bene.
Un altro errore tipico è quello di inserire virgole che spezzano i legami sintattici, pertanto non
mettete mai la virgola fra soggetto e verbo né fra verbo e oggetto. Questi sono errori da
scuola elementare.
Se cambia il soggetto della frase, separiamo le due frasi contigue con un segno più forte della
virgola. Attenzione: questa raccomandazione non è tassativa. Da un lato, la virgola si può
usare al posto di un segno d’interpunzione più forte quando le frasi che separa sono molto
brevi e scandite. Dall’altro lato, specie nella prosa giornalistica ‘veloce’ si trovano spesso
periodi scanditi dalla virgola anche là dove in astratto sembrerebbe starci meglio un segno
interpuntivo forte.
Due punti
I due punti sono un ottimo strumento di lavoro. Vengono solitamente impiegati per introdurre
elenchi. La loro forza sta invece nell’introdurre una deduzione, una conclusione logica.
Esempio di elenco (corretto): Esistono molti tipi di pasta: maccheroni, spaghetti, gramigna.
Errore: I tipi di pasta più diffusi sono: maccheroni, spaghetti, gramigna (i due punti non
possono interrompere una frase).
Evitate di usare i due punti ripetuti.
Puntini di sospensione
Di norma sono da evitare nella prosa scientifica e professionale seria.
Per quanto riguarda l’impaginazione dei segni di punteggiatura seguite la seguente tabella:
Errato Corretto
Segni di Le poetiche ,le ideologie Le poetiche, le ideologie
punteggiatura:
Le poetiche , le ideologie
spazio dopo, non
prima La legge prescrive quanto segue : tutti i La legge prescrive quanto segue:
cittadini … tutti i cittadini…
Pochi laureati italiani sanno usare bene i due Pochi laureati italiani sanno
punti ; ancora meno sono quelli che sanno usare bene i due punti; ancora
usare il punto e virgola. meno…
Chi si è laureato nel 1998 ?
Chi si è laureato nel 1998?
Per i caratteri speciali, la prima avvertenza è usarli uno alla volta: visto che la loro funzione è
di evidenziare, non ha senso evidenziare con due modalità diverse: quindi – a meno di
ponderate eccezioni – niente corsivo grassetto, grassetto sottolineato e simili.
Il corsivo si usa:
- per le parole straniere non ancora acclimatate nella lingua italiana o nel settore specialistico
a cui appartiene il testo: ‘La teoria del big bang’; ‘l’idea di saudade’;
- per riportare i titoli di libri, riviste e opere varie: ‘Questo concetto si trova nella Critica del
giudizio’, ‘Un articolo del Messaggero’, ‘un articolo apparso sul Journal of Pragmatics’, ‘il
film di Fellini più famoso all’estero è La dolce vita’;
- soprattutto in ambito linguistico, per citare parole, sintagmi o frasi, in italiano o altre lingue:
‘Gli ausiliari in italiano sono essere e avere’, ‘In questo brano viene usata spesso
l’espressione resistenza passiva’, ‘La frase Idee verdi incolori dormono furiosamente è
grammaticalmente perfetta’
- per evidenziare alcune parole o espressioni: ‘Ciò che importa non è quanto si vive, ma
come’;
- mettere in rilievo un elemento, considerato significativo da chi scrive;
Il sottolineato va evitato.
Nella lingua italiana formale l’uso della lettera maiuscola è obbligatorio nei casi seguenti:
- all’inizio di una frase;
- dopo il punto fermo (.), il punto esclamativo (!), il punto interrogativo (?);
- all’inizio del discorso diretto compreso tra le virgolette. Es. Me lo ha detto con queste
parole: “Non ci interessa affatto”.
- per nomi propri, cognomi, nomi di aziende e nomi geografici;
- per gli aggettivi che, usati come sostantivi, indicano gli abitanti di stati, regioni e città. Es.
gli Italiani, i Siciliani, i Bolzanini MA i ragazzi italiani, i paesi siciliani;
- nei titoli di libri, film, opere d’arte, nelle testate giornalistiche. Es. la Divina Commedia, il
“Corriere della sera”;
- quando indicano istituzioni e simili (es. Stato, Chiesa). Es. lo Stato deve intervenire / la
Svizzera non è uno stato della UE;
- nei nomi di epoche e secoli. Es. la ditta è stata fondata ai primi del Novecento.
La voce
Con che voce parlare nell’elaborato? È meglio usare l’io, il noi o forme impersonali? Non vi
è una risposta unica e ovvia. Ogni scelta plasmerà il vostro lavoro in modo diverso.
Le voci personali (io, noi): creano di un legame diretto con il lettore, lo coinvolgono
direttamente, responsabilizzano lo scrittore e gli impongono di presentare le idee espresse
nell’elaborato come proprie. Queste forme sono le più utilizzate nella saggistica anglosassone
e stanno prendendo rapidamente piede in Italia, al punto che negli ultimi anni la gran parte
dei saggi tende ad utilizzare questo stile.
Bisogna parlare in prima persona singolare o plurale? Il noi si usava un tempo, nelle scritture
formali, ora non più, se non in contesti molto speciali, o quando si parla a nome di una
comunità, di un gruppo coeso di persone. Ma non bisogna neppure abusare della prima
persona, e scrivere io in continuazione.
Un altro modo per stabilire un legame diretto con i lettori è rivolgersi direttamente a loro
a) usando il tu, il voi, o forme imperative: “provate ad immaginare che…”
b) usando un noi conversazionale “proviamo a chiederci il perchè di questo…”
Questa tecnica permette di conferire un tono conversazionale allo scritto ed è particolarmente
utile negli scritti accademici pensati per le conferenze, dove ci si trova di fronte a un pubblico
in carne ed ossa.
Scrivere in modo personale non comporta la possibilità di esprimere semplicemente la
propria opinione. Ricordate che ogni vostra analisi deve essere sempre argomentata
adeguatamente.
Una delle difficoltà principali nell’utilizzo di questo stile sta nel differenziare chiaramente la
vostra interpretazione soggettiva (che deve essere ben argomentata) dall’oggetto di studio
(esperimenti scientifici o lavori di altri pensatori). Inoltre correte il rischio di abbassare
troppo il tono dello scritto e di sembrare poco professionali.
Ogni forma di scrittura che scegliete di adottare ha vantaggi e svantaggi specifici. La scelta
diventa una questione di stile e preferenze personali.
Non c’è una scelta giusta o sbagliata ma bisogna essere consapevoli dei significati che
vengono veicolati con queste scelte stilistiche: Se volete stabilire un tono conversazionale col
vostro lettore allora la scelta migliore è usare una voce personale. Se invece volete mantenere
un tono distanziato e oggettivo allora è preferibile usare forme impersonali.
Ricordatevi di non variare mai la voce durante l’elaborato: nel momento in cui scegliete una
voce mantenete quella per tutto l’elaborato.
Argomentazioni
Nel vostro saggio potete fornire una vostra analisi personale delle tematiche trattate. Per fare
ciò dovete offrire esplicitamente delle ragioni per sostenere la validità del vostro punto di
vista o criticare una tesi formulata da un altro autore.
Quando presentate il vostro punto di vista su un argomento state affermando una tesi. Una
tesi è un’affermazione specifica che può essere presentata come vera o falsa. Una tesi non va
semplicemente enunciata ma deve essere difesa. Pertanto dovete fornire delle ragioni al
vostro lettore per per far sì che egli ritenga valide le vostre affermazioni. Dovete quindi
evitare di presentare delle conclusioni che non siano adeguatamente supportate. Molte volte
si pensa che ciò che si scrive sia vero o che si presenti come intuitivamente vero agli altri.
Allo stesso modo, dovete stare attenti a giungere a conclusioni che sono già contenute nelle
premesse, altrimenti farete un ragionamento circolare.
Un’argomentazione presuppone sempre un disaccordo relativo ad una tesi. Si argomenta
perché si è convinti che vi sia qualcuno che non sia d’accordo con la nostra tesi o che possa
proporre una tesi diversa e in contrasto con la nostra. Il disaccordo può essere dovuto a
ragioni di tipo diverso: la tesi non è chiara; la tesi è considerata come sbagliata; la tesi, pur
essendo plausibile, ha effetti che è impossibile accettare; la tesi pur essendo di per sé corretta
offre delle spiegazioni parziali; ecc.
Sovrastimare la forza o l’ovvietà della propria posizione è una cosa piuttosto comune e
piuttosto facile da fare. Per evitare di incorrere in questo errore dovete sempre pensare che i
lettori non siano d’accordo con voi e che vadano convinti della bontà di quanto state
sostenendo.
Pertanto non potete semplicemente affermare: «Ritengo che la globalizzazione abbia un
effetto negativo sulle politiche di welfare state». È più opportuno scrivere: «Si può ritenere
che la globalizzazione abbia degli effetti negativi sulle politiche di welfare state. Questo
nesso può dipendere da …» oppure «… A mio avviso queste argomentazioni forniscono una
prova convincente per ritenere che la globalizzazione abbia un effetto negativo sulle politiche
di welfare state».
Se nel vostro saggio vi basate su analisi di dati quantitativi tenete sempre presente che i dati
non sono oggettivi e che possono essere interpretati in modi diversi. I dati che presentate sono
sempre interpretati da voi (o da qualcun’altro di cui riportate l’analisi). Se riportate i risultati
di studiosi di altre discipline siate sempre precisi nel descriverli, nello spiegare come sono
stati raccolti (ad esempio descrivete brevemente l’esperimento) e nell’interpretazione che ne
danno gli autori (e nell’interpretazione che ne date voi qualora dovesse divergere).
È importante che evitiate argomentazioni ex auctoritate. Ovvero non dovete utilizzare come
argomento forte il fatto che una determinata tesi sia stata sostenuta da un pensatore famoso.
Questa non è un’argomentazione, è un riferimento alla teoria di una persona. È doveroso che
voi facciate riferimento a teorie di altri autori ma queste da sole non sono di per sé
un’argomentazione valida. Se le usate le dovete analizzare e dovete spiegare come mai
secondo voi le argomentazioni dell’autore a cui fate riferimento sono valide.
Se volete rinforzare la vostra analisi potete delle possibili controargomentazioni contro la
vostra analisi. Queste possono essere sia controargomentazioni ipotetiche sia
controargomentazioni che sono già state formulate da altri autori. Ovviamente non potete
tenere conto di tutte le possibili obiezioni, quindi concentratevi su un paio tra quelle più
rilevanti. Quando si prendono in esame delle controargomentazioni è ovviamente opportuno
formulare delle critiche a queste controargomentazioni, dimostrando che queste non sono
corrette o che quantomeno sono limitate.
Dovete informarvi adeguatamente sulle teorie di un autore che usate nel vostro testo. Se
interpretate le teorie di un autore sulla base dell’interpretazione di un altro studioso o di un
manuale dovete sempre esplicitarlo e mettere il riferimento bibliografico al suo studio o al
manuale.
Se state esaminando due posizioni diverse e, se dopo un’attenta analisi, vi rendete conto che
non sapete scegliere tra le due, non vi allarmate. È una cosa abbastanza comune. In questo
caso analizzate i punti di forza e di debolezza delle due posizioni e spiegate come mai questi
punti di forza e debolezza tendono a equivalersi.
Non preoccupatevi che il vostro elaborato non riesca a produrre una soluzione forte o
definitiva a un problema. In generale, l’importante è che l’analisi critica sia adeguata, che
illustriate in modo convincente come mai questa problematizzazione è interessante rispetto
alla tematica che state analizzando.
Ci sono diverse funzioni che possono essere svolte dai paragrafi argomentativi:
Struttura
Quando impostate il testo dovete sempre aver presente che uno dei vostri compiti consiste
nell’ accompagnare il lettore nella lettura del testo. Il lettore non deve cercare di capire da
solo come mai citate un particolare esperimento, come mai analizzate un passaggio di uno
scritto o come mai state presentando un particolare esperimento mentale. Dovete rendere
cristalline le vostre intenzioni, illustrare chiaramente come mai state scrivendo quel
particolare passaggio e il valore che esso ha all’interno del vostro lavoro. Questo ovviamente
senza risultare didascalici e ripetitivi.
Per questo dovrai usare soprattutto una sintassi dove una frase implica l'altra. Un buon modo
per ottenere questo risultato è usare i connettivi. Espressioni come: perché, poiché, dato che,
perciò, quindi, dunque, ne segue che, di conseguenza, tuttavia, ma, comunque, da un lato,
dall’altro lato, innanzitutto, in seguito e così via. I connettivi permettono al lettore di capire il
filo del discorso, le connessioni tra i vari contenuti del vostro elaborato, come un particolare
idea si relaziona ad un’altra. Allo stesso modo però i connettivi hanno un significato preciso.
Non devono essere usati solo per far sì che un particolare flusso di pensiero suoni bene. Se
utilizzate “quindi” affermate che quanto avete scritto prima è una buona ragione per accettare
quanto segue. Se sostenete ciò questa connessione deve effettivamente esistere e deve essere
adeguatamente argomentata.
Tutti i rapporti logici che esistono fra concetti possono essere espressi da delle "connessioni",
• Ci sono formule che esprimono l'inizio di un ragionamento, come "A prima vista",
"Apparentemente succede che", "Diciamo subito che", "In primo luogo", "Innanzi
tutto", "Intanto occorre dire", "Per prima cosa", "Va detto subito che", eccetera (evita
però di dire "Vorrei fare una premessa" e simili).
• Altre servono ad aggiungere qualcosa a un concetto: "Allo stesso modo", "Bisogna
anche dire", "Con in più", "Così", "D'altronde", "Di più", "Inoltre", "Senza
dimenticare" "Si aggiunga che", eccetera.
• Altre servono per mettere in parallelo concetti: "… ma anche", "Allo stesso modo in
cui… così", "Da una parte… dall'altra", "In modo del tutto analogo…", "Né… né",
"Non solo… ma anche", "O… o", "O… ovvero", "Parallelamente…", "Sia… sia",
"Talvolta… talaltra", eccetera.
• Altre per mettere l'accento su un concetto, ma anche per attenuarne la portata:
"Almeno", "Certamente", "Eppure", "Non che", "Proprio", "Visto che", eccetera.
• Altre per riformulare o introdurre una precisazione: "Cioè", "Effettivamente", "In altre
parole", "In effetti", "Per così dire", "Più precisamente", "Soprattutto",
"Specialmente", "Tanto più che", eccetera.
• Altre per sottolineare una contraddizione: "Al contrario", "E non certo", "Eppure
non", "In luogo di", "Invece", "Ma", "Mentre invece", "Mentre", "Nemmeno", "Però",
"Tuttavia", eccetera.
• Altre servono per rettificare: "D'altronde", "In effetti però", "In realtà", "In verità",
"Nello specifico", "Occorre dire", "Se però", eccetera.
• Altre servono per esprimere una causa: "A causa di", "A motivo di", "All'origine di",
"Ciò deriva da", "Col pretesto di", "Dato che", "E' che", "Essere determinato,
provocato, causato da", "Grazie a", "La causa è che", "Per l'influenza di", "Perché",
"Poiché", "Si spiega così", "Tanto più che", "Visto che", eccetera.
• Altre servono per dare un'idea di conseguenza e di deduzione: "Da ciò deriva,
discende", "Di conseguenza", "Dunque", "E' così che", "E così", "In modo tale da",
"Per questo", "Quindi", "Si ricava, capisce, deduce, inferisce che", eccetera.
• Altre servono a dare l'idea di fine, scopo: "Al fine di", "Avendo in mente di", "Con lo
scopo, il fine di", "In modo che, da", "In vista di", "Per + infinito", "Senza che",
eccetera.
• Altre servono per porre una condizione: "Ad eccezione, esclusione di", "Fatto salvo",
"Nel caso di… allora", "Pur che… allora", "Se da una parte… dall'altra", "Se visto
insieme a…", "Se… allora", "Supponiamo che…", eccetera.
• Altre servono per introdurre una concessione: "A meno che", "Almeno", "Anche se",
"Benché", "E però", "Eppure", "In ogni caso", "Ma poi", "Malgrado", "Pur", "Salvo",
"Sebbene", "Seppure", eccetera.
• Altre infine servono a concludere: "Come ultima cosa", "Da ultimo", "In
conclusione", "In definitiva", "Infine", "Insomma", "Per concludere", "Per ultimo",
"Tutto sommato", eccetera.
Ciò che in generale è importante è rendersi conto di una cosa fondamentale: che nello
scrivere non si usano il semplice "e" e il semplice "ma", o il "quando" e il "perché". Le
sfumature che esprimono relazione sono invece moltissime. Tutta questa rete complessa di
relazioni dipende proprio dal fatto che il mondo stesso è fatto di relazioni complesse.
Per dare all’elaborato una struttura chiara è importante che per voi sia chiaro come intendete
muovervi. Immaginate di avere dei “Lego” di diverso genere e dobbiate realizzare una
costruzione specifica: una casa, un garage, un veliero, un paesaggio lunare ecc. Dovete
osservare bene tutti i pezzi e cercare di capire a che cosa potrebbero servirvi quei mattoncini,
a cosa quelle pietre angolari, a cosa quelle finestre, a cosa quei cilindretti eccetera.
Allo stesso modo voi dovrete leggere attentamente i materiali di partenza (come i manuali) e
cominciare a farvi un’idea di come andrete ad utilizzarli per scrivere un discorso “vostro”,
aggiungendovi magari delle altre informazioni che avete reperito su altre fonti, completando
certi ragionamenti che nei materiali di partenza erano appena accennati, sviluppando delle
idee personali.
Il materiale fornito per scrivere un saggio è infatti materiale da costruzione; il progetto,
invece, il disegno generale, dovete realizzarlo voti.
Limitarsi a dire semplicemente quello che sapete limitandovi a ricalcare il manuale e gli
appunti delle lezioni non produce di solito un buon testo. È importante riuscire a trasformare
ciò che sapete. Dovete prendere i materiali offerti e le vostre conoscenze, integrarli con
ulteriori letture e sviluppare un progetto generale di scrittura, adattandolo al compito che vi è
stato assegnato tenendo conto dei limiti di tempo a disposizione.
Per fare questo è utile avere una scaletta dettagliata prima di iniziare a scrivere. Molte volte ci
si blocca nella scrittura perché non si sa esattamente cosa si vuole dire o come proseguire la
propria argomentazione. I blocchi dipendono spesso dal fatto che non si sa l’ordine con cui si
vogliono strutturare le varie posizioni o i vari argomenti. Se fate una scaletta dettagliata prima
di iniziare a scrivere potete capire se un punto che volete trattare ne presuppone altri o meno,
quanto questi diversi punti sono collegati e consequenziali, quanto si incastrano bene tra loro.
Questo vi permette anche di capire quale tesi o analisi state effettivamente portando avanti.
Avere una scaletta dettagliata vi permetterà di scrivere per paragrafi, di redigere il testo
tenendo presenti le articolazioni del ragionamento, sapere dove si collegano, dove invece si
contraddicono, dove l'una completa e rafforza l'altra, dove invece conviene sfoltire. Scrivere
“di getto” è come lasciare crescere una pianta spontanea; invece scrivere per paragrafi serve a
pianificare, a regolare, cioè a coltivare una pianta perché abbia la funzione che deve avere,
senza forzature.
Ancora, bisogna che il testo presenti gli argomenti secondo una strategia convincente. Prima
di iniziare a scrivere, è necessario porsi alcune domande: In quale ordine volete spiegare i
vari concetti e gli autori che volete trattare? A che punto volete inserite la vostra analisi
personale? Dove volete inserire una posizione diversa dalla vostra? In quale ordine dovreste
esporre le vostre critiche al vostro avversario? I punti da voi sollevati presuppongono che
abbiate già discusso prima di tutto qualche altro punto? E così via....
La chiarezza complessiva del vostro lavoro dipenderà molto dalla sua struttura. Ecco perché è
importante riflettere su queste domande prima di iniziare a scrivere.
Per questo vi chiediamo di fare uno schema del vostro lavoro, e degli argomenti che
presenterete, prima di iniziare a scrivere. Questo vi permette di organizzare i punti che volete
fare nel vostro lavoro e di capire come si inseriscono. Se vi trovate bloccati a scrivere,
probabilmente è perché non sapete ancora cosa state cercando di dire.
Tuttavia la scaletta non deve diventare una gabbia. Può succedere (e spesso accade) che
durante la scrittura vi accorgiate che il vostro piano necessita di alcuni adattamenti. Se
durante la stesura del testo vi rendete conto che è opportuno far prendere una nuova direzione
al vostro elaborato potete modificarla. Fate attenzione che nel prodotto finale non devono
rimanere tracce di questi cambi di direzione e il resto dovrà risultare coeso e ben organizzato.
È importante che riusciate a creare un testo compatto. Dovete assolutamente evitare di trattare
la stessa idea in sezioni diverse o distanti. Cercate sempre di inserire l’analisi di una specifica
idea in uno specifico paragrafo o in paragrafi adiacenti. Il paragrafo è un’unità di pensiero
chiara e distinta dotata di una propria struttura interna unitaria in cui è riconoscibile uno
sviluppo tematico preciso e continuo. Ogni paragrafo contiene dunque un blocco di
informazioni coerenti. Ogni paragrafo è di solito organizzato intorno a un’idea centrale o
dominante. Per questo motivo, di norma, il paragrafo contiene una frase che esprime con
particolare chiarezza questa idea e che quindi è più importante delle altre. Questa si chiama
topic-sentence o frase regista. Essa coordina tutte le altre frasi dà al paragrafo il carattere di
unità costituisce l’argomento principale del paragrafo precisa il tipo di organizzazione
formale del paragrafo.
Inoltre è importante connettere i vari paragrafi tra loro, soprattutto se, nel passaggio da un
paragrafo ad un altro, cambia l’argomento che state analizzando. In questi casi è utile fare un
piccolo sunto di quello che avete sostenuto finora.
Quando vi muovete da una sezione del testo all’altra è utile fare un piccolo sunto di quello
che avete sostenuto finora. E all’inizio di ogni paragrafo è importante connettere questo con il
discorso volto in precedenza. È particolarmente importante fare questo se, nel passaggio da
un paragrafo ad un altro, cambia l’argomento che state analizzando.
In generale, fate corrispondere un paragrafo o un capoverso con un’argomentazione. I
paragrafi sono le unità logico-argomentative del testo. La loro corretta articolazione rende
scorrevole la lettura e gradevole l’aspetto della pagina. Perciò devono essere ben
individuabili.
Ricordatevi che, a livello grafico, i paragrafi vanno segnalati lasciando un rientro alla sinistra
della prima riga del paragrafo. Il paragrafo può coincidere con un lungo capoverso o
comprenderne più di uno. È bene non andare a capo troppo spesso ma solo quando una parte
dell’argomentazione o dell’analisi è conclusa.
Il corpo del testo è il cuore del vostro lavoro. In questo svolgerete la vostra la vostra analisi.
Qui dovrete spiegare il contesto teorico di riferimento, definire i concetti centrali, fornire
degli esempi, discutere le argomentazioni le controargomentazioni, analizzare i casi di studio
che adotterete nel vostro lavoro, e così via. Lo svolgimento del corpo del testo è stato
illustrato nelle sezioni precedenti di questa guida.
Titolo
Il titolo di un elaborato è uno strumento fondamentale per generare una prima impressione sul
lettore.
Uno dei problemi principali nel momento in cui si formula un titolo è decidere se il titolo
deve informare il lettore, coinvolgerlo, o entrambi.
Il titolo non serve solo ad illustrare il contenuto della propria opera. Invia anche un
messaggio importante al lettore sul tipo di comunicazione che vogliamo stabilire con lui.
Un titolo tecnico e secco indica la volontà di presentare in forma rigorosa una ricerca
condotta in modo affidabile col rischio però di essere noiosi e aridi.
Un titolo pieno di gerghi e arzigogolato indica che l’autore vuole impressionare il pubblico
cercando di fare leva su un’expertise comune col rischio però di porre il lettore in una
condizione di inferiorità.
Un titolo provocatorio o particolarmente catchy indica la volontà di divertire e interessare il
lettore con esempi vividi e uno stile vivace, col rischio però di sembrare frivolo e poco
accademico.
Ogni scelta comporta vantaggi e svantaggi e un titolo che può attrarre una platea di lettori ne
può respingere un’altra.
Inoltre è molto importante che il vostro titolo si abbini bene con lo stile di scrittura che avete
deciso di adottare nell’elaborato.
Uno dei modi più efficaci per realizzare un titolo che coinvolgente ed informativo è quello di
unire due frasi con i due punti. In questo modo si possono collegare due frasi: una
coinvolgente che serve a catturare l’attenzione del lettore e una descrittiva che serve a
informare il lettore sul contenuto del proprio lavoro. Ad esempio:
Dai batteri a Bach: Come evolve la mente. Daniel Dennett. Norton, 2017;
“Posate d’argento e geni d’oro: differenziali di talento e giustizia distributiva”. Hillel Steiner
in The Moral and Political Status of Children. Oxford University Press, 2002.
Quando pensate al titolo chiedetevi che impressione volete generare nel lettore. Volete
presentarvi come informativi umoristici, tecnici, accessibili, divertenti, intenzionalmente
oscuri?
Se usate la forma a doppio titolo chiedetevi se effettivamente entrambe le frasi sono utili e
necessarie.
Fate in modo che il vostro titolo non contenga più di due parole legate al gergo accademico
(analisi, struttura, sviluppo).
Provate ad utilizzare nomi o verbi concreti legati ad oggetti o azioni.
Originalità
Il vostro saggio non deve essere un semplice copia/incolla di passaggi che avete letto nei
vostri manuali o in altri libri.
Al tempo stesso per rendere originale il vostro elaborato non è necessario formulare una
teoria innovativa. Un obiettivo di questo tipo richiede molto tempo per essere portato a
termine. Tuttavia ci sono diverse strategie che potete adottare per rendere originale il vostro
lavoro:
- Discutete degli argomenti usando le vostre parole
- Offrite esempi creati da voi o usando studi che non sono mai stati collegati a quel
tema
- Fornite un’analisi critica di un tema
- Collegate teorie di diversi autori fra loro
Bibliografia e note
La bibliografia e le note non sono opzionali. Esse sono una parte fondamentale del vostro
lavoro. Servono a comprendere il lavoro di ricerca che avete fatto.
In un elaborato dovete includere tutte le fonti che avete usato per realizzare il vostro testo.
Tuttavia dovete segnalare solo le fonti che avete effettivamente usato, ovvero quelle che avete
segnalato durante la stesura del testo. Pertanto se avete letto un testo durante la ricerca
bibliografica ma non avete usato questo testo nell’effettiva stesura dell’elaborato non dovete
citarlo.
Quando fate riferimento ad un libro o a una rivista dovete mettere il titolo in corsivo. Inoltre
in diverse lingue ci sono modalità diverse di usare i maiuscoli nei titoli:
In italiano (così come in spagnolo e francese) si usa mettere solo la prima lettera maiuscola e
le altre minuscole: Il principe;
In inglese tutte le parole – tranne le congiunzioni e le preposizioni – hanno la maiuscola: A
Treatise of Human Nature;
In tedesco si usa la maiuscola per tutti i sostantivi (sempre, non solo nei titoli): Kritik der
praktischen Vernunft.
Per recuperare delle opere autorevoli per il vostro lavoro potete consultare diverse fonti:
Verificate sempre chi è l’autore dello scritto che state leggendo e cercate di capire se ha una
formazione adeguata (è semplicemente un blogger o è un ricercatore universitario?)
Se avete dubbi sulla qualità delle fonti che avete consultato chiedete aiuto al vostro
professore di riferimento.
Ogni volta che citate una fonte nel testo inserite una nota a pié pagina in cui dovrete inserire
le informazioni relative alla fonte consultata.
Alla fine del vostro elaborato inserite una sezione dedicata alla bibliografia (che deve
contenere le fonti che avete consultato).
Libri:
Bisogna indicare il nome e il cognome dell’autore, il titolo del libro, il luogo di edizione,
l’editore, l’anno di edizione.
Davide Bellini, Dalla tragedia all’enciclopedia. Le poetiche e la biblioteca di Savinio, Pisa,
ETS, 2013.
Saggio compreso in un libro:
Bisogna indicare il nome e il cognome dell’autore, il titolo del saggio, il titolo del libro in cui
il saggio e compreso, il luogo di edizione, l’editore, l’anno di edizione e le pagine nelle quali
e stampato il saggio
Gianfranco Contini, Preliminari sulla lingua del Petrarca, in Varianti e altra linguistica.
Una raccolta di saggi (1938-1968), Einaudi, Torino, 1970, pp. 169-99.
Articolo pubblicato in una rivista scientifica:
Bisogna indicare il nome e il cognome dell’autore, il titolo, il nome della rivista, l’annata e il
numero della rivista e le pagine nelle quali e stampato l’articolo:
Francesco Novati, Le serie alfabetiche proverbiali e gli alfabeti disposti nella letteratura
italiana de’ primi tre secoli, in «Giornale storico della letteratura italiana», 54 (1909), pp. 36-
58.
Articolo pubblicato in un quotidiano o in un settimanale
Bisogna indicare l’autore, il titolo dell’articolo, il titolo del giornale, la data:
Giovanni Ansaldo, Mussolini e gli intellettuali, «L’Illustrazione italiana»», 21 marzo 1948.
Voce di enciclopedia o di dizionario
Bisogna indicare l’autore della voce, il titolo della voce, il titolo del volume e il suo numero
d’ordine, il luogo di edizione, l’editore, l’anno di stampa, le pagine:
Alberto Asor Rosa, “Ambrosoli, Francesco”, in Dizionario biografico degli italiani, vol. II,
Roma, Istituto della Enciclopedia italiana 1963, pp. 734-73.
Sito internet
Si indica l’URL e si aggiunge di solito la data in cui si e consultato il sito.
https://www.treccani.it/enciclopedia/globalizzazione_%28Enciclopedia-Italiana%29/
(26/04/2021).
Revisione
Prima di inviare l’elaborato è importante che lo rileggiate con attenzione per individuare
passaggi che non funzionano bene o possibili errori.
Fate passare almeno un giorno prima di rivedere l’elaborato, se riuscite meglio due o tre
giorni. In questo modo potete creare più distanza rispetto al vostro lavoro e fare una revisione
più accurata.
Dovete essere sicuri che il lettore abbia ben chiaro quale sia lo scopo del lavoro e di ogni
paragrafo. Non è sufficiente che voi sappiate quale sia lo scopo di ogni paragrafo. Lo scopo
deve essere chiaro anche al lettore.
Verificate di aver discusso una sola idea per paragrafo. Se in un paragrafo discutete di più
concetti spezzatelo in più paragrafi. Verificate inoltre che i paragrafi siano adeguatamente
connessi tra loro.
Nel momento in cui rileggete il vostro lavoro fate in modo che ogni frase contribuisca in
modo effettivo al vostro elaborato, che non sia un semplice orpello. Se suona bene ma non è
utile eliminatela.
Se non siete contenti di alcune frasi che avete scritto chiedetevi perché: potrebbe dipendere
dal fatto che voi stessi non avete chiaro cose intendete dire o che affermate cose in cui non
credete davvero Fate in modo che ciò che avete scritto corrisponda effettivamente a ciò che
volevate dire. Ricordatevi: in un elaborato dovete scrivere esattamente quello che volete dire,
non sperare che il lettore lo interpreti in modo adeguato.
Quando rivedete l’elaborato prestate tantissima attenzione alla struttura. Dovete essere sicuri
che il lettore abbia ben chiaro quale sia lo scopo del lavoro e quali argomentazioni volete
offrire a sostegno di quanto scrivete. Non è sufficiente che voi sappiate quale sia lo scopo di
ogni paragrafo. Lo scopo deve essere chiaro anche al lettore.
Rivedete prima il corpo del testo e poi focalizzatevi sulla revisione dell’introduzione e della
conclusione. Introduzione e conclusione devono essere riviste assieme per verificare che
siano coordinate tra loro. I concetti fondamentali dell’introduzione devono essere ripresi nella
conclusione. Una volta che avrete rivisto introduzione e conclusione rivedete la bibliografia e
verificate che sia completa.
Infine rileggete il saggio dalla fine all’inizio per trovare errori grammaticali e sistemate la
formattazione. Evitate di fare errori grammaticali, di spelling, un utilizzo scorretto della
punteggiatura, ecc. Prima di consegnare l’elaborato rileggetelo, dall’ultima frase alla prima.
In questo modo riuscireste più facilmente a concentratevi su ogni singola frase, a capire
quanto è chiara e a individuare eventuali errori grammaticali.
Lunghezza e impaginazione
Come font utilizzare Times New Roman in corpo 12. Il testo deve essere giustificato,
interlinea 1,5, i margini bianchi della pagina devono essere larghi 3 cm su tutti e quattro i lati.
Numerate le pagine in basso a destra. Non decorate il numero con lineette o cornicette: basta
il numero.
Suggerimenti finali
1) Parlate con degli amici delle idee che state sviluppando nel vostro elaborato. Se non
riuscite a spiegarle chiaramente a loro difficilmente riuscirete a scriverle in modo chiaro.
2) Sia per la struttura che per lo stile prendete a modelli dei saggi o degli articoli che vi sono
piaciuti molto. Quando leggete un saggio o un articolo e riuscite al contempo a capire tutto
molto chiaramente (senza ritornare continuamente a rileggere le stesse 3 frasi) e ad essere
rapiti dalla scrittura, ecco lì avete trovato il vostro modello ideale di saggio.
3) Prima di inviare l’elaborato rileggetelo ad alta voce. In questo modo sarà più facile
individuare i passaggi non chiari.
4) Trovate un amico disposto a leggersi il vostro elaborato e darvi un parere esterni.