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La ballata delle rose

di Angelo Poliziano
I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d'intorno violette e gigli
fra l'erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond'io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e' mie' biondi capelli
e cinger di grillanda el vago crino.

I' mi trovai, fanciulle...


Ma poi ch'i' ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d'un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch'era sì soave il loro odore
che tutto mi senti' destar el core
di dolce voglia e d'un piacer divino.

I' mi trovai, fanciulle...


I' posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre' dir quant' eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual' erano un po' passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: Va',
cò' di quelle che più vedi fiorite in sullo spino.
I'mi trovai, fanciulle...

Quando la rosa ogni suo' foglia spande,


quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,

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prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I' mi trovai, fanciulle...

Parafrasi
Un bel mattino di metà maggio, da fanciulla, mi trovavo in un giardino verdeggiante. Tutto
intorno nell'erba verde c'erano violette, gigli e graziosi fiori azzurri, gialli, bianchi e rossi appena
sbocciati verso cui tesi la mano per coglierli e usarli per decorare i miei capelli biondi e per fare
una ghirlanda con cui cingere la mia graziosa chioma.
Un bel mattino di metà maggio...
Dopo che ebbi un lembo del vestito pieno di fiori vidi le rose, e non di un solo colore; allora
corsi a coglierle per riempirmene tutto il grembo, perché il loro profumo era così piacevole che
mi sentii svegliare tutto il cuore di dolce desiderio e di un piacere divino. Un bel mattino di metà
maggio...
Io mi fermai a guardare con attenzione: non potrei mai dirvi quant'erano belle quelle rose:
qualcuna stava ancora sbocciando, alcune erano un po' appassite, altre appena fiorite. L'amore
allora mi disse: "Vai e cogli quelle che vedi più fiorite sullo stelo". Un bel mattino di metà
maggio...
Quando la rosa spande ogni sua foglia, quando è più bella, quando è più gradita, allora è adatta
per fare ghirlande, prima che la sua bellezza sia sfiorita. E perciò, fanciulla, cogliamo la bella
rosa del giardino mentre è più fiorita.
Un bel mattino di metà maggio...

Commento
Le prime due strofe descrivono la fanciulla, che racconta alle amiche le sensazioni vissute in un
giardino fiorito di primavera. La terza strofa ha carattere riflessivo ed esprime simbolicamente le
gioie della vita e dell'amore che la fanciulla vuole cogliere. L'ultima strofa contiene l'invito che
ella rivolge alle compagne, lo stesso che ha avuto da Amore: cogliere la rosa nel momento di
maggiore splendore, perché la giovinezza è breve e destinata a sfiorire.

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La descrizione poetica dello spazio presenta le caratteristiche del luogo ameno (il locus amoenus
dei poeti classici), in cui gli elementi della natura (verde giardino, violette, gigli, fior' novell
azzurri, gialli, candidi e vermigli... rose, e non pur d'un colore) accolgono l'uomo e lo invitano a
godere i piaceri della vita. Questa concezione edonistica, cioè di un puro e innocente abbandono
alla gioia dell'amore, si vela di malinconia, perché il tempo è fugace e le cose belle sono
fuggevoli; di qui l'invito del poeta a godere di esse prima che si dissolvano (prima che sua
bellezza sia fuggita).
Le caratteristiche dello stile
Le metafore di derivazione classica. La natura idillica del giardino inteso come luogo di delizie e
l'uso delle metafore indicano i legami della cultura rinascimentale con i classici. La primavera in
cui si esprime la forza e la vitalità della natura è metafora della giovinezza, stagione degli amori
(come nei poeti greci Mimnermo e Anacreonte); l'invito a godere dei piaceri, espresso dalla
metafora del cogliere la rosa prima che la sua bellezza sia fuggita, introduce il tema della
fugacità del tempo (come nei poeti latini Catullo e Orazio).
Ritmo e sintassi
La forma metrica della lirica è la ballata popolare dal ritmo musicale e armonioso. Il lessico è
comune e la sintassi è semplice con una equilibrata corrispondenza tra le proposizioni e la misura
del verso, i modi popolari si uniscono ad una costruzione raffinata che accentua l'armonia. Ad
esempio nella prima strofa l'enumerazione dei fiori violette e gigli è interrotta dal complemento
di luogo fra l'erba verde e poi ripresa dall'elenco dei colori corrispondenti azzurri, gialli, candidi
e vermigli. Nell'ultima strofa la scansione del ritmo dapprima rallentato dall'anafora (Quando la
rosa... quando è più bella..., quando è più gradita) è poi accelerato dalla parola chiave cogliàn
troncata dall'accento tonico sull'ultima sillaba, per esprimere lo slancio vitale verso le gioie
d'amore.

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