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[Bodhidharma: Sutra del Sangue che scorre]

Tutto ciò che appare nei tre regni viene dalla mente. Onde, i Buddha del passato e
del futuro insegnano da mente a mente senza preoccuparsi di definizioni.
Ma se non la definiscono, cosa intendono con “mente”?
Tu chiedi: ecco la tua mente. I rispondo: ecco la mia mente.
Se io non avessi mente, come potrei rispondere. Se tu non avessi mente, come
potresti domandare? Chi chiede è la tua mente.
In infiniti eoni e cicli senza origine, qualsiasi cosa tu faccia, ovunque tu sia, ecco la
tua vera mente, questo è il tuo vero Buddha.
Questa mente è il Buddha, significa la stessa cosa. Di là dalla mente non troverai mai
un altro Buddha. La ricerca dell’illuminazione o del nirvana al di là di questa mente
è impossibile. La realtà del tuo vero sé, la tua intima natura, l’assenza di causa e
effetto, ecco cosa s’intende con “mente”. La tua mente è il nirvana.
Tu puoi pensare che troverai un Buddha o l’illuminazione da qualche parte di là
dalla mente, ma un simile luogo non esiste. Cercare di trovare un Buddha o
l’illuminazione è come cercare di afferrare lo spazio. La spazio ha un nome ma
nessuna forma. Non è qualcosa che tu possa prendere o lasciare. E certamente non
afferrare. Fuori da questa mente, non vedrai mai un Buddha. Perché cercare un
buddha fuori di questa mente?

[…]
I Buddha non salvano i Buddha. Se usi la tua mente per cercare un Buddha, non
vedrai il Buddha. Finché guarderai altrove, non capirai che la tua mente è il Buddha.
Non usare un Buddha per cercare un Buddha. […] i Buddha non recitano sutra, i
Buddha non hanno precetti, né ne insegnano. Né li infrangono. Un Buddha non
prende e non lascia niente. Un buddha non è buono né cattivo.
Per trovare un Buddha, devi vedere la tua natura. Chiunque veda la sua natura è un
Buddha. Se non vedi la tua natura, invocare Buddha, recitare Sutra, fare offerte,
osservare precetti sono inutili.

[…]
Il Tao è da sé perfetto. Non necessita perfezionamento. Il Tao non ha forma, né
suono. È sottile e difficile da percepire. È come quando bevi acqua: tu sai quanto è
calda o fredda, ma non puoi spiegarlo con esattezza agli altri. La consapevolezza dei
mortali è precaria: finché si appendono alle apparenze, sono inconsapevoli che le
loro menti sono vuote. E appendendosi alle illusioni, smarriscono il Tao.
[…]

Dico solo di vedere la tua natura. Non parlo di sesso solo perché non sai vedere la
tua vera natura. Quando vedrai la tua vera natura, il sesso è fondamentalmente
immateriale. Si estingue insieme al piacere. Persino se certune abitudini
permangono, esse non possono nuocerti, perché la tua natura è essenzialmente pura.
Benché annegata in un corpo materiale di quattro elementi, la tua natura di fondo è
pura. E non può essere corrotta. Il tuo vero corpo è fondamentalmente puro. Non
può essere corrotto. Il tuo vero corpo non ha sensazioni, non fame né sete, né calore
né freddo, malattia, amore o attaccamento, piacere o dolore, bene o male, corto o
lungo, debolezza o forza. In effetti, non c’è nulla, lì. E poiché ti afferri a fame e sete,
calore e freddo, la malattia appare.
Quando cessi di attaccarti e lasci essere le cose, sarai libero, financo da morte o
nascita. Trasformerai ogni cosa. Possiederai poteri spirituali che non si possono
fermare. E sarai in pace ovunque sarai. […]
Se agisci, non puoi evitare il ciclo di nascita e morte. Ma se vedi la tua vera natura,
sei un Buddha anche se lavori come macellaio.
[Bodhidharma, Sutra del Risveglio]

L’essenza della Via è il distacco. […]


In realtà, la sofferenza non è diversa dal nirvana, perché la natura di ambedue è il
Vuoto.
Immaginando di porre fine alle sofferenze e entrando così nel nirvana, chi lo
consegue ne resta intrappolato.
Ma il Bodhisattava conosce che la sofferenza è in sé vuota. E rimanendo nella Vacuità
rimane nel nirvana. Quando la mente cessa di muoversi, entra nel nirvana. Il nirvana
è la mente vuota. Ove l’illusione non esiste, il Buddha raggiunge il nirvana. Ove
l’afflizione non esiste, il Bodhisattava entra nel luogo dell’illuminazione.
[…] I Mortali continuano a creare la mente, reclamandone l’esistenza. Gli Arhat
continuano a negare la mente, reclamandone l’inesistenza. Ma i Bodhisattava e i
Buddha non creano né negano la mente. È questo che significa: “la mente né esiste
né non esiste”. La mente che né esiste né non esiste è chiamata la Via di Mezzo.
-
Se usi la mente per studiare la realtà, non comprenderai né la mente né la realtà. Se
studierai la realtà senza usare la mente, comprenderai ambedue. Coloro che non
comprendono, non comprendono comprendendo. E coloro che comprendono,
comprendono non comprendendo. Colui che è capace di vera visione conosce che
la mente è vuota. Egli trascende sia il capire che il non capire. L’assenza di capire e
non capire è il vero capire.
Vista con la vera vista, la forma è solo forma, perché la forma dipende dalla mente.
E la mente è solo mente, perché la mente dipende dalla forma. Mente e forma creano
e negano l’un l’altra.
Ciò che esiste esiste in relazione a ciò che non esiste.
E ciò che non esiste esiste in relazione a ciò che esiste.
Questa è vera visione. Con l’ingresso in questa visione, nulla è veduto e nulla è non-
veduto. Una tale visione raggiunge le dieci direzioni senza vedere: perché nulla è
visto; perché non vedere è vedere; perché vedere è non vedere. Ciò che i mortali
vedono è illusione: la vera visione è distaccata dal vedere.

-
Non veder nulla è stare nel Tao, e non comprendere nulla è conoscere il Dharma,
perché vedere non è né vedere né non vedere e perché capire non è né capire né
non capire. Vedere senza vedere è visione. Capire senza capire è capire.
La vera visione non è solo vedere vedendo. È anche vedere senza vedere.
E la vera comprensione non è solo capire capendo. È anche capire non capendo. Se
tu capisci qualcosa, non capisci. Solo quando non capisci nulla è vero capire. Capire
non è né capire né non capire.
[…]
Quando capisci, la realtà dipende da te. Quando non capisci, tu dipendi dalla realtà.
quando la realtà dipende da te, ciò che non è reale diventa reale. Quando tu dipendi
dalla realtà, ciò che è reale diventa falso. Quando tu dipendi dalla realtà, tutto è falso.
Quando la realtà di pende da te, tutto è vero.
Onde, il saggio non usa la mente per cercare la realtà, o la realtà per cercare la sua
mente, o la sua mente per cercare la mente, o la realtà per cercare la realtà. La sua
mente non dà sorgimento alla realtà.
[…]

Colui che comprende l’insegnamento di un saggio, è un saggio. Colui che comprende


l’insegnamento di un mortale, è un mortale. Un mortale che abbandona
l’insegnamento di un mortale e segue l’insegnamento di un saggio diventa un saggio.
Ma i folli di questo mondo preferiscono cercare i saggi lontano. Costoro non credono
alla saggezza della loro stessa mente, non credono che essa sia il saggio. […] coloro
che non comprendono non credono nella loro mente comprendendo la quale
diverrebbero saggi. Essi preferiscono cercare la conoscenza lontano, e distanti cose
nello spazio, Buddha-immagini, luci, incenso, e colori. Essi cadono preda di falsità e
smarriscono la loro mente in questa follia.
I Sutra dicono: “Quando tutte le apparenze non sono apparenze, vedrai
l’Intermediario della Quiddità [Tathagata]” – le miriadi di porte verso la verità
vengono tutte dalla mente. Quando le apparenze della mente sono trasparenti come
spazio, sono andate.
La nostra eterna sofferenza è la radice della malattia. Quando i mortali sono vivi, si
preoccupano della morte. Quando sono sazi, si preoccupano della fame. Loro è la
Grande Tribolazione. Ma i saggi non considerano il passato. E non si preoccupano
del futuro. Né si afferrano al presente. E di momento in momento, essi sono il Tao.
Se non ti sei risvegliato a questa grande verità, sarà meglio per te cercare un maestro,
in cielo o in terra.
Non compiangere la tua miseria.
Non compiangere le tue mancanze.

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