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Versione psicoanalitica

Compaiono a partire dal Medioevo le Sante ascetiche italiane di cui si è occupato


Bell, tra le quali vorrei ricordare Santa Caterina da Siena (1347-1380) ed altre , che
attraverso i loro scritti, solitamente dettati ad un confessore, rivelano un rapporto
complicato con il cibo, la famiglia e la società del periodo.
Bell sostiene che nel Medioevo il significato del digiuno va ben oltre la
purificazione dell’anima ed inizia ad essere relazionato al conflitto identitario
delle giovani donne: “Il fatto che l’anoressia sia santa o nervosa dipende dal tipo di
cultura nella quale si trova la giovane che lotta per acquisire il dominio della propria
vita”.

I modelli femminili più significativi proposti dalla Chiesa medievale sono la


Vergine Maria o la prostituta: la prima è un esempio irraggiungibile, la seconda è
da ripugnare; essere donna, pertanto, significa “nascere automaticamente nel
peccato”.
Come dimostra l’analisi di Bell, se le opzioni di una giovane medievale sono limitate
al matrimonio e alla vita ecclesiastica, l’affermazione identitaria non può che essere
ricercata in queste due sfere normative.

Caroline Walker Bynum, sostiene che le Sante digiunatrici “concentra[no] la fame


sull’eucarestia” ed attraverso l’astensione “abdica[no] il loro consueto ruolo di
preparatrici di cibo e così facendo non agi[scono] solo sul loro corpo, ma anche sulle
famiglie, sulla società, sui superiori ecclesiastici e tenta[no] perfino di agire su Dio
stesso”.La santa anoressia diviene, dunque, una strategia per affermare se stesse,
come approfondirò con l’esempio di Santa Caterina, in un contesto socio-storico che
differisce da quello odierno, ma che viene accomunato dal significato del linguaggio
metaforico del cibo e dell’esperienza femminile.

Anoressia e scritture femminili: le Sante ascetiche

Caterina nasce a Siena nel 1347 da Jacopo e Lapa Benincasa. Il rapporto tra madre e
figlia è difficile fin dalla fanciullezza; Anna Grazia ci ricorda, infatti, che Lapa
interrompe l’allattamento di Caterina bruscamente e che questo suo gesto colpirà così
tanto la Santa da essere ricordato in alcune delle sue lettere attraverso delle immagini
allegoriche. Dallo studio di Bell apprendiamo che Caterina non ama mangiare la
carne e in età adolescenziale inizia a nutrirsi soltanto di pane, acqua e vegetali crudi.
Il suo appetito, inoltre, diminuisce in base agli avanzamenti acquisiti in ambito
familiare, come se questi ultimi le permettessero di avvicinarsi alla totale “conquista
di sé”, ed il cibo fosse lo strumento per comunicare il suo stato d’animo. Dopo la
morte di Bonaventura, Lapa propone alla figlia di sposare Niccolò, il vedovo della
sorella; Caterina, però, non è d’accordo: “[V]i consiglio di mandare a monte ogni
impegno di nozze, perché in nessun modo intendo di fare il comodo vostro; ed io
devo obbedire di più a Dio che agli uomini”. Come sottolineano Raimbault e
Eliacheff, la futura Santa ha la stessa determinazione nell’opposizione al matrimonio
che le anoressiche contemporanee mostrano nel rifiuto del cibo: “Fatte le debite
proporzioni, le reazioni che Caterina ha suscitato possono essere paragonate a quelle
della giovane anoressica del XX secolo: ammirazione da parte degli uni, sospetto,
diffidenza, o addirittura odio da parte degli altri, e in tutti la volontà esplicita di
piegarla”. In questa occasione, il padre cede alla richiesta della figlia, ridandole
nuovamente la sua camera, della quale era stata privata, e restituendole la libertà di
dedicarsi pienamente al culto religioso.
Bell nota che la scelta della futura Santa di preferire un ordine terziario alla vita
monastica, che le avrebbe permesso di essere in solitudine e professare con serenità
la religione, sembrerebbe una dicotomia; tuttavia, entrare nell’ordine delle
Mantellate può dare a Caterina la possibilità di partecipare pubblicamente alle
attività della Chiesa. Un’alternativa, dunque, che potrebbe fornire una soluzione al
binomio vita monastica-matrimonio. Come avevo sottolineato per Antigone, in questo
modo Caterina riesce a mettere in discussione l’ordine sociale: la medesima visibilità,
infatti, non sarebbe stata raggiunta nel chiostro. La futura Santa diviene un
personaggio influente della Chiesa in grado di convincere Gregorio XI a
trasferire il papato da Avignone a Roma; allo stesso tempo le sue auto-punizioni
della carne diventano progressivamente più severe. Nel 1380, Caterina decide di
privarsi anche dell’acqua, morendo a distanza di pochi mesi.

È inoltre importante evidenziare che il fenomeno della santa anoressia è interpretato


costantemente da una prospettiva maschile: in primo luogo dai padri confessori che
hanno la facoltà di modificare il pensiero originale delle Sante negli scritti dettati da
queste ultime, ed in secondo luogo dagli uomini di Chiesa che giudicano il loro
operato, condannandole o acclamandole. Nella vita di Santa Caterina, ad esempio, ha
un ruolo chiave Frate Raimondo: “Raimondo si comportò, nei confronti di Caterina,
più o meno come Freud nei confronti dei suoi pazienti favoriti molti secoli dopo”.

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