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03/08/2021

Disciplina del deposito


temporaneo e rifiuti da
manutenzione
Paolo Pipere
p.pipere@tuttoambiente.it

Deposito temporaneo
prima della raccolta

© Paolo Pipere 2021 – Tutti i diritti riservati

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03/08/2021

Nuovo Art. 185 Bis

Comma 1
bb) “deposito temporaneo prima della
raccolta”: il raggruppamento dei
rifiuti ai fini del trasporto degli stessi
in un impianto di recupero e/o
smaltimento, effettuato, prima della
raccolta, ai sensi dell’art. 185-bis

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Nuovo Art. 185 Bis


Deposito temporaneo prima della raccolta

1.Il raggruppamento dei rifiuti ai fini del trasporto degli


stessi in un impianto di recupero e/o smaltimento, è
effettuato come deposito temporaneo, prima della raccolta,
nel rispetto delle seguenti condizioni:
a) nel luogo in cui i rifiuti sono prodotti, da intendersi
quale l'intera area in cui si svolge l'attività che ha
determinato la produzione dei rifiuti o, per gli
imprenditori agricoli di cui all'articolo 2135 del codice
civile, presso il sito che sia nella disponibilità giuridica
della cooperativa agricola, ivi compresi i consorzi agrari,
di cui gli stessi sono soci

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Nuovo Art. 185 Bis

Deposito temporaneo prima della


raccolta

b) esclusivamente per i rifiuti soggetti a


responsabilità estesa del produttore,
anche di tipo volontario (?), il deposito
preliminare alla raccolta può essere
effettuato dai distributori presso i locali
del proprio punto vendita;

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Nuovo Art. 185 Bis


Deposito temporaneo prima della raccolta

c) per i rifiuti da costruzione e demolizione,


nonché per le filiere di rifiuti per le quali vi
sia una specifica disposizione di legge (solo
RAEE di piccolissime dimensioni – D.M.
121/2016?), il deposito preliminare alla
raccolta può essere effettuato presso le aree
di pertinenza dei punti di vendita dei relativi
prodotti.

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Nuovo Art. 185 Bis


Deposito temporaneo prima della raccolta

2. Il deposito temporaneo prima della raccolta


è effettuato alle seguenti condizioni:
a. i rifiuti contenenti gli inquinanti organici
persistenti di cui al regolamento (CE)
850/2004, e successive modificazioni, sono
depositati nel rispetto delle norme tecniche
che regolano lo stoccaggio e l'imballaggio dei
rifiuti contenenti sostanze pericolose e
gestiti conformemente al suddetto
regolamento
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Nuovo Art. 185 Bis


Deposito temporaneo prima della raccolta
b. i rifiuti sono raccolti ed avviati alle operazioni di
recupero o di smaltimento secondo una delle
seguenti modalità alternative, a scelta del
produttore dei rifiuti:
- con cadenza almeno trimestrale,
indipendentemente dalle quantità in deposito;
- quando il quantitativo di rifiuti in deposito
raggiunga complessivamente i 30 metri cubi di cui al
massimo 10 metri cubi di rifiuti pericolosi. In ogni
caso, allorché il quantitativo di rifiuti non superi il
predetto limite all'anno, il deposito temporaneo non
può avere durata superiore ad un anno

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Nuovo Art. 185 Bis


Deposito temporaneo prima della raccolta
c. i rifiuti sono raggruppati per categorie omogenee
[identificate dal codice EER (ELIM da Conf. Stato
Regioni!)] , nel rispetto delle relative norme tecniche,
nonché, per i rifiuti pericolosi, nel rispetto delle norme che
disciplinano il deposito delle sostanze pericolose in essi
contenute
d. nel rispetto delle norme che disciplinano l'imballaggio
e l'etichettatura delle sostanze pericolose
3. Il deposito temporaneo prima della raccolta è
effettuato alle condizioni di cui ai commi 1 e 2 e
non necessita di autorizzazione da parte dell’autorità
competente.

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Relazione illustrativa…

 Il comma in esame introduce il nuovo


articolo 185 bis, dettando una disciplina del
deposito temporaneo prima della raccolta.
Al fine di attivare la raccolta di alcune
tipologie di rifiuti direttamente presso i
punti vendita è stata inserita la possibilità
di effettuare il deposito preliminare alla
raccolta presso i locali del punto vendita
dei distributori e, solo per i rifiuti da
costruzione e demolizione, presso le aree di
pertinenza dei punti di vendita

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Rifiuti da
manutenzione

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Art. 266 c. 4: Manutenzione generica

 4.I rifiuti provenienti da attività di


manutenzione o assistenza sanitaria
si considerano prodotti presso la
sede o il domicilio del soggetto che
svolge tali attività.

ABROGATO dall’art. 7, D.Lgs. 116/2020

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Manutenzione «specifica»
 Art. 230 – (Rifiuti derivanti da attività di manutenzione
delle infrastrutture)
1. Il luogo di produzione dei rifiuti derivanti da attività di
manutenzione alle infrastrutture, effettuata direttamente dal
gestore dell'infrastruttura a rete e degli impianti per
l'erogazione di forniture e servizi di interesse pubblico o
tramite terzi, può coincidere con la sede del cantiere che 1
gestisce l'attività manutentiva o con la sede locale del 2
gestore della infrastruttura nelle cui competenze rientra il
tratto di infrastruttura interessata dai lavori di manutenzione
ovvero con il luogo di concentramento dove il materiale tolto 3
d'opera viene trasportato per la successiva valutazione
tecnica, finalizzata all'individuazione del materiale
effettivamente, direttamente ed oggettivamente
riutilizzabile, senza essere sottoposto ad alcun trattamento…

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 1-bis. I rifiuti derivanti dalla attività di raccolta e


pulizia delle infrastrutture autostradali, con esclusione di quelli
prodotti dagli impianti per l'erogazione di forniture e servizi di
interesse pubblico o da altre attività economiche, sono raccolti
direttamente dal gestore della infrastruttura a rete che provvede
alla consegna a gestori del servizio dei rifiuti solidi urbani.
 2. La valutazione tecnica del gestore della infrastruttura di cui al
comma 1 è eseguita non oltre sessanta giorni dalla data di
ultimazione dei lavori. La documentazione relativa alla
valutazione tecnica è conservata, unitamente ai registri di carico e
scarico, per cinque anni.
 3. Le disposizioni dei commi 1 e 2 si applicano anche ai rifiuti
derivanti da attività manutentiva, effettuata direttamente da
gestori erogatori di pubblico servizio o tramite terzi, dei mezzi e
degli impianti fruitori delle infrastrutture di cui al comma 1.
 [4. Fermo restando quanto previsto nell'articolo 190, comma 3, i
registri di carico e scarico relativi ai rifiuti prodotti dai soggetti
e dalle attività di cui al presente articolo possono essere tenuti
nel luogo di produzione dei rifiuti così come definito dal comma
1.]
ABROGATO dall’art. 7, D.Lgs. 116/2020 ora art. 190, c. 11

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 5. I rifiuti provenienti dalle attività di pulizia


manutentiva delle reti fognarie di qualsiasi tipologia, sia
pubbliche che asservite ad edifici privati, si considerano
prodotti dal soggetto che svolge l'attività di pulizia
manutentiva. Tali rifiuti potranno essere conferiti
direttamente ad impianti di smaltimento o recupero o, in
alternativa, raggruppati temporaneamente presso la sede o
unità locale del soggetto che svolge l'attività di pulizia
manutentiva. [I soggetti che svolgono attività di pulizia
manutentiva delle reti fognarie aderiscono al sistema SISTRI
ai sensi dell'articolo dell'art. 188-ter, comma 1, lettera f)]
ABROGATO dall’art. 7, D.Lgs. 116/2020
Il soggetto che svolge l'attività di pulizia manutentiva è
comunque tenuto all'iscrizione all'Albo dei gestori
ambientali, prevista dall'articolo 212, comma 5, per lo
svolgimento delle attività di raccolta e trasporto di rifiuti.

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Art. 190 comma 11


 11. I registri relativi ai rifiuti prodotti dalle
attività di
manutenzione di cui all'articolo 230 possono
essere tenuti nel luogo di produzione dei rifiuti,
così come definito dal medesimo articolo. Per
rifiuti prodotti dalle attività di manutenzione di
impianti e infrastrutture a rete [gli stessi
dell’art. 230] e degli impianti a queste
connessi, i registri possono essere tenuti presso
le sedi di coordinamento organizzativo del 4
gestore, o altro centro equivalente, previa 5
comunicazione all'ARPA territorialmente
competente ovvero al Registro elettronico
nazionale di cui all'articolo 188-bis. [Solo negli
ultimi due casi?]

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Art 193…
18. Ferma restando la disciplina in merito
all'attività sanitaria e relativi rifiuti prodotti, ai
fini del deposito e del trasporto, i rifiuti
provenienti da assistenza sanitaria ["svolta al
di fuori delle strutture sanitarie di riferimento
e da assistenza» – D.-L. 77/2021] domiciliare si
considerano prodotti presso l'unità locale, sede
o domicilio dell'operatore che svolge tali
attività. La movimentazione di quanto prodotto,
dal luogo dell'intervento fino alla sede di chi lo ha
svolto, non comporta l'obbligo di tenuta
[emissione?] del formulario di identificazione
del rifiuto e non necessita di iscrizione all'Albo
ai sensi dell'articolo 212.

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«Disciplina delle attività di pulizia, di


Art 193… disinfezione, di disinfestazione, di
derattizzazione e di sanificazione»

19. I rifiuti derivanti da attività di manutenzione e


piccoli interventi edili, ivi incluse le attività di cui
alla legge 25 gennaio 1994, n. 82 , si considerano prodotti
presso l'unità locale, sede o domicilio del soggetto che svolge
tali attività. Nel caso di quantitativi limitati che non
giustificano l'allestimento di un deposito dove è svolta
l'attività [indiretta conferma del carattere volontario del deposito
temporaneo presso l’unità locale del manutentore], il trasporto
dal luogo di effettiva produzione alla sede, in alternativa al
formulario di identificazione [indiretta conferma del precedente
obbligo di emissione del FIR], è accompagnato dal documento
di trasporto (DDT) attestante il luogo di effettiva produzione,
tipologia e quantità dei materiali, indicando il numero di colli o
una stima del peso o volume, il luogo di destinazione.

FIR oppure DDT integrato con informazioni aggiuntive

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Art 193…

20. Per le attività di cui all'articolo 230,


commi 1 e 3, con riferimento alla
movimentazione del materiale tolto
d'opera prodotto, al fine di consentire le
opportune valutazioni tecniche e di funzionalità
dei materiali riutilizzabili, lo stesso è
accompagnato dal documento di trasporto
(DDT) attestante il luogo di effettiva produzione,
tipologia e quantità dei materiali, indicando il
numero di colli o una stima del peso o volume, il
luogo di destinazione.

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Individuazione del
produttore dei rifiuti da
manutenzione

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Individuazione del produttore

Art. 183, comma 1, D. Lgs. 152/2006:

f) Produttore di rifiuti:
il soggetto la cui attività produce rifiuti
e il soggetto al quale sia giuridicamente
riferibile detta produzione (produttore
iniziale) o chiunque effettui operazioni di
pretrattamento, di miscelazione o altre
operazioni che hanno modificato la natura
o la composizione di detti rifiuti (nuovo
produttore);

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Individuazione del produttore


 Le sentenze della Corte di Cassazione
hanno fornito solo recentemente qualche
indicazione su come debba interpretarsi la
generica formulazione “il soggetto al quale sia
giuridicamente riferibile detta produzione”

 Negli ultimi venti anni la giurisprudenza ha


continuato ad attribuire la qualifica di
produttore dei rifiuti al soggetto che
materialmente esercita l’attività da cui
decadono i rifiuti, ossia l’appaltatore o, nei
casi di subappalto, il subappaltatore.

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Individuazione del produttore


 Corte di Cassazione sentenza n. 11029 del 16
marzo 2015:
 “L’appaltatore, in ragione della natura del
rapporto contrattuale, che lo vincola al
compimento di un’ opera o alla prestazione di
un servizio con organizzazione dei mezzi
necessari e con gestione a proprio rischio
è, di regola, il produttore del rifiuti; su di lui
gravano i relativi oneri, pur potendosi
verificare casi in cui, per la particolarità
dell’obbligazione assunta o per la condotta
del committente, concretatasi in ingerenza o
controllo diretto sull’attività
dell’appaltatore, detti oneri si estendono
anche a tale ultimo soggetto”.

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Individuazione del produttore


Corte di Cassazione sentenza n. 223 del 9 gennaio 2018:
“Nel caso di un’attività di gestione di rifiuti prodotti
nell’ambito di un contratto di appalto,
è sempre l’appaltatore il titolare degli obblighi
connessi al corretto smaltimento degli stessi, sicché sarà
lui a rispondere dell’eventuale gestione non autorizzata di
tali rifiuti, di cui all’art. 256 del D.L.vo 152/2006.
Questo in quanto è l’appaltatore, che provvede al
compimento dell’opera o alla prestazione del servizio, al
quale è vincolato, organizzando i mezzi necessari e
gestendo l’intera attività a proprio rischio, il produttore
dei rifiuti derivanti dallo svolgimento della sua
prestazione contrattuale.
Tuttavia, nel caso in cui vi sia ingerenza, o controllo
diretto dei lavori, da parte del committente, i relativi
obblighi connessi alla gestione di tali rifiuti si
estendono anche a suo carico”.

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Individuazione del produttore


Corte di Cassazione sentenza n. 847 del 13 gennaio 2020:

“Si constata, innanzitutto, l'assenza di una fonte legale o contrattuale che


preveda espressamente un dovere del committente di garantire il
rispetto della norma in materia rifiuti da parte di colui che
materialmente li
origina (appaltatore). Tuttavia, il committente è personalmente
responsabile qualora abbia concorso, a vario titolo, nell'illecita gestione dei
rifiuti. È possibile distinguere tre ipotesi:
1) I rifiuti prodotti dall'appaltatore vengono depositati temporaneamente
all'interno di un'area messa a disposizione dal committente/proprietario,
che ne cede la completa disponibilità e quindi la custodia ex art. 2051 c.c.
all'appaltatore;
Nella prima ipotesi, il proprietario/committente dell'opera cede la completa
disponibilità dell'area all'appaltatore, nonché la custodia della stessa, con
conseguente assenza di un obbligo giuridico di verificare la corretta
gestione dei rifiuti o verificare le modalità e la tempistica di deposito.
Tuttavia, è possibile affermare che risponde del reato di discarica abusiva il
proprietario dell'area ove i rifiuti sono posti da terzi previo accordo con il
primo ed al fine di collocarli definitivamente sul posto (anche ove utilizzati
per la realizzazione di opere sul terreno medesimo) configurando tale
condotta una diretta partecipazione al reato.

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Individuazione del produttore


Corte di Cassazione sentenza n. 847 del 13 gennaio 2020:

2) Il committente mantiene il controllo dei lavori, e dunque


anche della gestione dei rifiuti prodotti (trasporto, recupero e
smaltimento degli stessi);
Nella seconda ipotesi, l'appaltatore è mero esecutore
dell'opera commissionata dal committente, sotto la
cui supervisione gestirà anche i rifiuti materialmente
prodotti.
Il committente diviene pertanto "produttore giuridico"
dei rifiuti, mantenendo così la posizione di garanzia ex art. 40
c.p. Tale gestione, ovviamente, potrà anche essere "condivisa",
con conseguente applicabilità dell'art. 110 c.p.
Non applicabile è pertanto quella giurisprudenza che esclude la
posizione di garanzia da parte del committente con riferimento
all'attività di smaltimento di rifiuti realizzata dall'appaltatore,
la quale, comunque, fa salva l'ipotesi di un diretto concorso
nella commissione del reato.

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Individuazione del produttore

Corte di Cassazione sentenza n. 847 del 13 gennaio


2020:
3) Il committente non ha alcuna ingerenza della
gestione dei rifiuti prodotti materialmente
dall'appaltatore e i rifiuti non vengono depositati
in un'area nella sua disponibilità.

Nella terza ipotesi, il committente dell'opera, dalla


cui realizzazione derivano rifiuti prodotti
all'appaltatore, non intervenendo in alcun modo
nella gestione dei rifiuti, lascia autonomia
organizzativa e gestionale all'appaltatore, sicché
non può assumere una posizione di garanzia al
riguardo.”

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Divieto di
miscelazione

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Divieto di miscelazione
 Art. 187 – (Divieto di miscelazione di rifiuti pericolosi)

 1. E' vietato miscelare rifiuti pericolosi aventi differenti


caratteristiche di pericolosità ovvero rifiuti pericolosi con rifiuti
non pericolosi. La miscelazione comprende la diluizione di sostanze
pericolose.
 2. In deroga al comma 1, la miscelazione dei rifiuti pericolosi che non
presentino la stessa caratteristica di pericolosità, tra loro o con altri
rifiuti, sostanze o materiali, può essere autorizzata ai sensi degli
articoli 208, 209 e 211 a condizione che:
 a) siano rispettate le condizioni di cui all'articolo 177, comma 4, e
l'impatto negativo della gestione dei rifiuti sulla salute umana e
sull'ambiente non risulti accresciuto;
 b) l'operazione di miscelazione sia effettuata da un ente o da
un'impresa che ha ottenuto un'autorizzazione ai sensi degli articoli 208,
209 e 211;
 c) l'operazione di miscelazione sia conforme alle migliori tecniche
disponibili di cui all'articoli 183, comma 1, lettera nn).

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Divieto di miscelazione
 Art. 187 – (Divieto di miscelazione di rifiuti pericolosi)

 3-bis. Le miscelazioni non vietate in base al presente articolo non


sono sottoposte ad autorizzazione e, anche se effettuate da enti o
imprese autorizzati ai sensi degli articoli 208, 209 e 211, non
possono essere sottoposte a prescrizioni o limitazioni diverse od
ulteriori rispetto a quelle previste per legge.
 La Corte Costituzionale, con sentenza del 12 aprile 2017, n. 75,
ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 49 della L. 28
dicembre 2015, n. 221 che ha aggiunto il comma 3-bis.
 «In base alla direttiva n. 2008/98/CE, dunque, esistono miscelazioni
vietate (art. 18, paragrafo 1), ma autorizzabili in deroga (art. 18,
paragrafo 2), e miscelazioni non vietate (non in deroga), ma
comunque soggette ad autorizzazione in quanto rientranti tra le
operazioni di trattamento dei rifiuti (art. 23)»

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Divieto miscelazione

 Art. 184
 5-ter. La declassificazione da rifiuto
pericoloso a rifiuto non pericoloso non
può essere ottenuta attraverso una
diluizione o una miscelazione del
rifiuto che comporti una riduzione delle
concentrazioni iniziali di sostanze
pericolose sotto le soglie che definiscono
il carattere pericoloso del rifiuto.

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