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La questione tibetana

Parlando del continente Asiatico, abbiamo affrontato la questione Tibetana.


Attualmente il Tibet è una regione cinese governata dal partito comunista.La sua
capitale è lhasa, dove numerossimi sono i contingenti militari di occupazione.Questa
situazione è iniziata nel 1950 quando la Cina ha invaso il Tibet perchè qui i Cinesi
hanno violato e violano tuttora i diriti umani dei Tibetani.Nel 1959, 1961,1965,le
Nazioni Unite approvano tre soluzioni a favore del Tibet in cui si esprimeva
preuccupazione circa la violazione dei diritti umani e si chiedeva la cessazione di tutto
cio che il popolo Tibetano dei suoi fondamentali diritti umani e delle liberta incluso il
diritto all’ autodeterminazione.Malgrado l’incessanti appelli delle comunita
internazionale:-Il diritto della liberta di parola è violato-Migliaia di tibetani sono
tuttora imprigionati,torturati e condannati-Le donne tibetane sono costrette a subire la
sterelizzazione e l’aborto-I tibetani sono perseguitati a causa della loro religione-
Monaci e monache sono costretti a sottostare a sessioni di rieducazione patriottica,a
denunciare il dalai lama e dichiarare obbedienza al partito Comunista.In Tibet la
situazione e grave.continua l’afflusso dei coloni Cinesi che hanno ridotto i tibetani ad
una minoranza con una presenza di 7 miloni e mezzo di coloni contro 6 miloni di
Tibetani.Le attività religiose e la libertà di culto sono fortemente ostacolati,
proseguono gli arresti e le detenzioni arbitrarie e i detenuti sono torturati.Il miracolo
economico Cinese non reca alcun concreto vantaggio ai Tibetani, che sono
progressivamente emarginati dal punto di vista economico sia sociale.Anche nella
regione autonoma continuano gli arresti e le violenze.Sua santità Tenzin Jatso, 14°
Dalai Lama del Tibet il capo spirituale e temporale del popolo Tibetano.All’ età di 2
anni fu riconosciuto come la reincarnazione del 13° Dalai Lama e come
reincarnazione del Buddha della compassione.IL Dalai Lama iniziò la sua educazione
all’ età di 6 anni e conseguì il diploma di dottorato in filosofia buddista all’ età di 25
anni.Il 17 novembre 1950, dopo l’ invasione del Tibet sua Santità prese i pieni poteri
politici come capo di stato del governo.I suoi tentativi di soluzione pacifica con i
Cinesi ando in fumo.Il Dalai Lama fuggì in India dove ottenne asilo politico con circa
80 mila tibetani.Attualmente il Dalai Lama e il capo del governo tibetano in esilio
proseguì incessantemente la sua attivita di pace e di mediazione del conflitto che vede
protagonista il suo paese.Dalla sua prima visita in occidente all inizio del 1973,
numerose università ed istituzioni occidentali hanno conferito al Dalai Lama premi
per la pace e lauree ad honorem,in segno di riconoscimento per gli approfonditi testi
sulla filosofia buddista e per il ruolo svolto nella soluzione dei conflitti
internazionali ,nella questione dei diritti umani ,in quella a carattere globale e die
problemi ambientali.la decisione del comitato internazionale per il premio nobel per la
pace nel 1989 a sua santita il Dalai Lama e stata accolta in tutto il mondo, unica
eccezione la cina.il 10 dicembre 1989, sua santita accetto il premio per tutti gil
opressi,di tutti coloro che lottano per la libertà,e la pace nel mondo e a nome del
popolo tibetano.

La questione tibetana

Nel 1959, dopo anni di lenta penetrazione, l'Esercito Popolare Cinese di Mao occupò
il Tibet: un'occupazione che si volle far passare come "liberazione", ma che in realtà è
stata condotta con un'estrema violenza fisica e morale nei confronti del pacifico
popolo tibetano, al solo scopo di annettersi un territorio di importanza strategica.
Durante gli anni della "rivoluzione culturale", furono distrutti quasi tutti i seimila
monasteri disseminati sul territorio tibetano, insieme ai testi sacri ed alle opere d'arte
lì conservate da secoli. I monaci e le monache sono stati arrestati, uccisi, torturati o
costretti a rinunciare alla vita monastica. Anche la popolazione laica ha subito ogni
sorta di violenza, allora come oggi.
Ognuno dei diritti elencati nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, viene
puntualmente disatteso.

Attualmente la popolazione tibetana sta subendo ogni sorta di privazione: circa


1.200.000 tibetani sono morti a causa della repressione cinese, o a causa dei
cambiamenti apportati ad uno stile di vita che, per necessità, doveva adeguarsi al
delicato equilibrio dell'altopiano tibetano. Si tratta di un vero e proprio genocidio. Ai
tibetani vengono negati i basilari diritti ad un'adeguata assistenza sanitaria e
all'istruzione; quando hanno l'opportunità di frequentare una scuola, viene loro
imposto lo studio della lingua cinese, che non ha nulla a che fare con quella tibetana, e
la pratica buddhista, elemento fondamentale della vita e della cultura tibetana, viene
scoraggiata.
Come non bastasse, il governo di Pechino sta incoraggiando il trasferimento di
milioni di cinesi sull'altopiano del Tibet, in modo da trasformare i sei milioni di
tibetani in una minoranza etnica nella loro terra, proprio come accadde agli Indiani
d'America. I tibetani sono pesantemente discriminati rispetto ai cinesi, non hanno
alcuna libertà di pensiero, di credo religioso e di espressione e le donne tibetane
subiscono aborti forzati per ridurre sempre più la componente tibetana nella
popolazione del Tibet.

Il dramma ambientale
Anche l'ambiente, fino a 50 anni fa totalmente incontaminato, sta subendo senza
tregua una sistematica distruzione: le poche foreste vergini sono state decimate e
molte montagne ormai prive di sostegno franano a valle annientando spesso i pochi
campi coltivati e i rari pascoli per gli yak che rappresentano unica fonte di
sopravvivenza per alcune vecchie famiglie nomadi tibetane.
Vaste aree disabitate sono diventate discariche per scorie di ogni tipo, anche nucleari,
provenienti da tutto il mondo. Molti animali, alcuni rarissimi, sono stati sterminati e
sono destinati all'estinzione.
Lhasa ha perso tutto il suo millenario fascino, è divenuta una città disordinata e
caotica, il Potala, la residenza invernale dei Dalai Lama, è stato ridotto a curiosità per
turisti e trasformato in museo...

Circa 135.000 tibetani sono riusciti a scappare, a piedi o con mezzi di fortuna,
attraversando gli altissimi valichi himalayani, e sono stati accolti come profughi
dall'India e dal Nepal. Sua Santità il Dalai Lama, premio Nobel per la Pace nel 1989,
vive a Dharamsala, in India, sin dal 1959, dove cerca di mantenere viva la cultura e la
pacifica filosofia tibetana. I profughi tibetani continuano a scappare dalla loro terra
per sfuggire alle persecuzioni religiose e alle insostenibili condizioni di vita imposte
dal governo cinese. Si rifugiano nei campi profughi, allestiti in località
geograficamente e climaticamente molto diverse da quelle originarie e spesso si
ammalano e muoiono per malattie a loro sconosciute, come malaria e tubercolosi,
aggravate anche dalla denutrizione. Oggi molte organizzazioni stanno alleviando le
sofferenze di questo popolo pacifico e fiero, che sopporta con grande dignità la
tragedia che li ha colpiti, ma c'è ancora molto da fare: alcuni campi profughi sorgono
in località isolate, spesso sconvolte da calamità naturali. In questi luoghi ammalarsi o
procurarsi una frattura vuol dire rischiare di morire, per la mancanza di ospedali ed
ambulanze.

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