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Educarci
al welfare
bene comune
Per un nuovo inizio, dentro la crisi
Torino 22-23 novembre 2013
ti invitiamo
che spinge i singoli a far ricorso al
mercato privato, e non quello che fa
spazio all’arte del sortire insieme
alla lettura!
il welfare è un bene che abbiamo dai problemi. Per il 22-23 novembre la rivista sta
costruito con tenacia nel tempo. organizzando due giorni di riflessione
Certamente per la rivista e i suoi e confronto. Sarà il II appuntamento
Ma nel tempo è anche soggetto a
lettori questa è l’impresa collettiva del nazionale degli operatori sociali,
usura, per questo va continuamente
welfare a cui oggi educarci. Educarci dopo la prima edizione del maggio
legittimato e ri-costruito. Mai come
ha il senso di riconoscere che forse 2011 dove confluirono a Torino quasi
oggi l’usura del welfare è evidente.
non siamo preparati a sufficienza. Per 1000 operatori da tutta Italia.
Siamo in una impasse drammatica,
questo, come rivista, abbiamo deciso Poiché questo tempo richiede di
fatta di tagli di risorse e scarico dei
problemi sugli individui. E il fatto che di metterci in gioco per sollecitare un far leva sulla forza delle idee per
tutto ciò avvenga nel silenzio sociale “movimento culturale”, in cui cittadini, proseguire la storia dei servizi di
è ancora più preoccupante. professionisti, amministratori locali, welfare, ti invitiamo a entrare nel
studiosi delle diverse discipline pos- percorso di ricerca che la rivista ha
Vediamo diffondersi “ingiunzioni sano ritrovarsi.
paradossali” che sconfinano nella avviato sulle sue pagine. Sul sito
cattiveria sociale. Le ingiunzioni L’obiettivo è ricondividere le ipo- troverai una selezione di articoli
prescrivono vie d’uscita ai cittadini tesi del welfare che ogni giorno, con il da leggere.
a disagio (“Datevi da fare, siate nostro agire, contribuiamo a costruire.
autonomi”), agli operatori sociali
(“Siate responsabili, creativi”), alle
Precisare i concetti e le parole che oggi
rischiano anch’essi l’usura, se non
info
animazionesociale@gruppoabele.org
organizzazioni (“Collaborate, fate re- vengono riscoperti nella loro matrice www.animazionesociale.gruppoabele.org
te”). A colpi di reciproche ingiunzioni, culturale-antropologica. Valorizzare
si fa strada una “responsabilità che gli esperimenti che aprono varchi di
abbandona”, ma certo non nasce il futuro perché, se è vero che è tempo
welfare di domani. A meno di inten- di un nuovo inizio, non è certo questo
dere con welfare quello assicurativo, il tempo di partire da zero.
inter vista | studi | prospettive | inser to | metodo | str umenti | luoghi&professioni | bazar
Il welfare
deve cambiare
registro
Va preso sul serio il compito
di coltivare e mettere all’opera
le competenze dei soggetti
V
orrei iniziare citando un documento Nondimeno, resto convinto che si tratti di
un po’ datato, del quale, però, ogni idee giustissime; e sono anche convinto che
lettore riconoscerà la pertinenza ai il loro raggio d’azione vada molto al di là
temi qui trattati. Si tratta del primo Piano delle «materie» inquadrate dalla 328.
nazionale degli interventi e dei servizi socia- Perciò, il compito che mi propongo in que-
li, quello uscito insieme alla 328 (periodo sto testo consiste nel fornire argomenti affin-
di riferimento 2001-2003). L’autrice – non ché quel che fin qui non è successo – ripeto:
svelo un mistero – è Nerina Dirindin. prendere sul serio le affermazioni citate – ar-
rivi finalmente all’ordine del giorno, diventi
un punto chiave delle strategie di welfare.
La ricerca di Lo farò su due piani. Da un lato proporrò
parole chiave un frame concettuale – un quadro di rife-
Proprio in apertura, quando si enunciano i rimento teorico – all’interno del quale far
motivi ispiratori della riforma, i suoi cardi- emergere ragioni profonde, necessarie, dalle
ni, leggiamo quanto segue: «Il cittadino non quali, in ogni caso, non si può prescindere.
è solo utente», «le famiglie non sono solo Dall’altro «farò un esempio», in modo che
portatrici di bisogni», «il sapere non è solo il senso del discorso risulti più immediato e
professionale». Sicché, per converso, è ne- la produttività del frame riceva il conforto
cessario «promuovere la partecipazione at- di qualche dato empirico (del resto in un
tiva di tutte le persone», «valorizzare (tutte) caso importante, quello della salute, che in
le esperienze e le risorse esistenti», «valoriz- effetti è molto più di un «esempio»).
zare il sapere quotidiano», «promuovere la Mi sembrano necessarie tutte e due le cose:
progettualità verso le famiglie». giustamente, per prendere sul serio qualco-
Bene. A me sembra che queste affermazioni sa, vogliamo che sia efficace sul piano della
non siano state prese sul serio – che abbiano prassi; e però, anche, che abbia dignità
trovato scarso riscontro tanto nell’opinione teorica (e magari un po’ di rispettabilità
media degli operatori (politici, istituzionali, accademica).
sociali) quanto (di conseguenza) nella realtà
dei fatti, se non in ambiti locali, o comunque
circoscritti, certo importanti, anzi impor- Ripartire da alcuni
tantissimi, come testimonianze di «fattibi- fondamenti
lità», ma non tali da determinare una vera e Il quadro di riferimento teorico è le-
propria linea di tendenza, un orientamento gato ai nomi di Amartya Sen e Martha
delle politiche di welfare. Nussbaum.
Si potrebbe aggiungere, con schiettezza,
che la stessa 328 e lo stesso Piano sono ben L’approccio delle capacità,
lungi dal restare fedeli, in modo coerente, o meglio dei funzionamenti
dispiegato, nel vero senso della parola, alle Curiosamente, sebbene il loro contributo
«intuizioni» che pure contenevano. sia universalmente noto come capabilities
* Questo articolo fa parte del percorso di ricerca che la che aiuti a ridire welfare oggi, quel welfare dentro
rivista intende avviare sull’Educarci al welfare bene co- il quale si colloca l’agire quotidiano delle migliaia di
mune. Per un nuovo inizio, dentro la crisi. Come scritto operatori del sociale, della sanità, dell’educazione e
nel retro della copertina, nel 2013 Animazione Sociale dell’istruzione.
si propone di stimolare un «movimento culturale»
26 | Animazione Sociale marzo | 2013 prospettive
approach, il concetto più importante, che Le politiche di welfare devono parlare il lin-
soprattutto lo caratterizza, non è quello guaggio dei funzionamenti La prima non è
di «capacità», bensì quello di «funziona- direttamente collegata al compito che mi
menti». Questi, come pure è noto, sono sono assegnato. Tuttavia mi sembra una
modi dell’essere e del fare, dello «stare» e buona «introduzione»; e in più, onesta-
dell’agire, ovvero condizioni esistenziali. mente, non voglio perdere l’occasione di
Colte, però, in termini «oggettivi». segnalarla. In breve, si tratta del fatto che
Così, per un verso, i funzionamenti si distin- gli obiettivi delle politiche di welfare devo-
guono dalle «preferenze» degli individui no cambiare registro: appunto, vanno defi-
(dai loro desideri, dalle loro scelte, ecc.); niti in termini di funzionamenti – devono
e per un altro costituiscono uno «spazio» parlare il «linguaggio» dei funzionamenti
del discorso diverso da quello dei beni e dei – prima di essere definiti in termini di beni
servizi, compresi quelli pubblici. e di servizi.
Lasciamo da parte la prima contrapposizio- Questo non sembra tanto banale, se è vero
ne, che richiederebbe un discorso alquanto che generalmente, invece, i problemi pren-
complicato, per concentrare l’attenzione dono forma proprio in termini di beni e di
sulla seconda, che invece, nel suo motivo servizi – generalmente ce li rappresentiamo
fondamentale, è piuttosto semplice (e in in termini di «prestazioni» che occorre ren-
questa sede ci interessa di più). dere accessibili.
Ragionevolmente, se un bene o un servi- Sottolineo che la fornitura di beni e di ser-
zio è oggetto di un’attribuzione di valore, vizi, ovviamente, resta all’ordine del giorno
questo accade in vista di qualcos’altro: pre- (è indispensabile), ma non dovrebbe essere
cisamente, delle esperienze che ci consente l’orizzonte entro il quale il discorso inizia e si
di vivere (o evitare), sicché la distinzione conclude, un «modo di ragionare», mentre
incorpora una precisa differenza assiolo- così, salvo errore, tende a verificarsi. I fun-
gica: soltanto alle nostre esperienze di vita zionamenti non sono ancora messi a tema,
(espressione equivalente a «funzionamen- ovvero lo sono troppo poco, con il risultato
ti») possiamo attribuire un valore «in sé», che il «discorso» del welfare, di fatto, resta
un valore «intrinseco»; ai beni e ai servizi consegnato allo spazio delle «cose».
soltanto un valore strumentale, derivato, Per esempio – anticipo qualcosa di quello
secondario. che dirò più avanti – si consideri a quanto
Il che, vale la pena di aggiungere, resta vero raramente i «piani sanitari» definiscono i
anche se il «mondo delle cose» è interpre- propri obiettivi in termini di «stato di salu-
tato in modo complesso, come un mondo te» delle popolazioni di riferimento, come
di «significati», secondo le indicazioni sarebbe richiesto da un approccio «orien-
degli antropologi, in particolare di Mary tato» ai funzionamenti: di norma, appunto,
Douglas. sono piani dei servizi, nei quali l’obiettivo
finale, quello «veramente importante», che
Tre implicazioni può essere soltanto il miglioramento dello
dell’approccio stato di salute di una popolazione, resta
Tutto questo, che magari sembrerà banale, implicito, non acquista evidenza in forma
in effetti ha implicazioni piuttosto impegna- propria, distinta, autonoma.
tive – esistono anche «banalità profonde». Mettere a tema i funzionamenti significa in-
Provo a fissarne tre, per punti. nanzi tutto nominarli, «parlarne»; subito
Animazione Sociale marzo | 2013 prospettive | 27
1 | Si pensi per esempio alla valutazione della (non) evoluti, per altro utilizzati in misura e modi ancora
autosufficienza, che già dispone di strumenti molto insoddisfacenti.
28 | Animazione Sociale marzo | 2013 prospettive
può immaginare che questo accada senza giuste, e vanno prese sul serio. In effetti,
un qualche suo livello di coinvolgimento. corrispondono a una struttura fondamen-
Un punto, a ben vedere, che di nuovo com- tale dei processi ordinati alla soddisfazio-
porta un mutamento di prospettiva piutto- ne dei bisogni – ammesso che questi ultimi
sto significativo. siano colti come bisogni di funzionamento
piuttosto che di «cose».
L’utile distinzione tra
capacità esterne e interne
In genere, salvo errore, siamo abituati a Il banco di prova
pensare che il welfare sia essenzialmente del ragionamento
una questione di entitlements: qui emerge Troppo astratto? Può darsi. Quindi ve-
che è (anche, ma centralmente) una que- niamo all’esempio, al banco di prova del
stione di mondi vitali, che sono appunto i ragionamento.
«luoghi» nei quali gli entitlements, ovvero
le provisions da questi rese accessibili, si Il welfare fa ancora fatica a
trasformano in situazioni esistenziali speri- parlare il linguaggio della salute
mentate e variamente agite dai «soggetti», Tra i tanti possibili, ho scelto la salute – e
in quanto portatori delle esigenze di fun- non perderò tempo a dire le ragioni. Per
zionamento alle quali, in ultima istanza, si quanto la riguarda, non è difficile rinveni-
tratta di corrispondere. re la duplicità fin qui affidata al gioco dei
L’argomento, del resto, si presta a una for- concetti.
mulazione più generale. Nella misura in Da un lato, i sistemi di diagnosi e cura,
cui il «discorso» del welfare sia svolto in fondati sul sapere dei medici (la divisione
termini di funzionamenti, si tratta sempre professionale del lavoro). Dall’altro, gli
di due cose: certamente di beni e servizi resi «stili di vita» delle persone, i quali, si noti,
(o non resi) disponibili dalle «politiche», vengono in discussione proprio in quanto
disegnate e implementate nel quadro della si tratti della «salute» (un funzionamento)
divisione professionale del lavoro, della piuttosto che della «sanità» (un insieme
quale il welfare è parte essenzialissima; e organizzato di beni e di servizi).
però (anche, ma centralmente) di «compe- D’altra parte, gli stili di vita (che definiremo
tenze» appartenenti piuttosto ai destinatari meglio, ma intanto è chiaro che sono una
delle strategie di offerta, come loro pro- faccenda di «mondi vitali») riproducono la
prie disposizioni e facoltà di agire, senza le stessa difficoltà che ho messo al centro di
quali nessun funzionamento sarebbe mai questo contributo.
possibile. Se ne parla moltissimo, perfino troppo, ma
Per usare categorie di Martha Nussbaum, i più come fatti di «costume» che come una
funzionamenti implicano sempre due ordi- variabile importante nel quadro delle stra-
ni di condizioni: «capacità esterne», come tegie di welfare: di fatto, come mostrerò,
in modo pregnante è ridefinito lo spazio queste sono lontanissime dal considerarli
dei beni e dei servizi; «capacità interne», un argomento serio.
identificate in termini schiettamente sog- Invece lo sono, soprattutto se prendiamo
gettivi, come «tratti» degli individui di cui in considerazione le caratteristiche della
si fa questione. Perciò, appunto, le afferma- «transizione sanitaria» che attualmente, in
zioni che ho citato all’inizio sono senz’altro Occidente, ci troviamo a vivere.
Animazione Sociale marzo | 2013 prospettive | 29
Eppure gli stili di vita sono il cuore avanzate, come la nostra, gli aumenti della
della «transizione sanitaria» prima contribuiscono al miglioramento del
Affido questa affermazione a una citazione secondo in misura pressoché trascurabile.
e a qualche evidenza empirica. La citazione Il carattere sorprendente di questo dato si
è un parere autorevole, destinato a fissare spiega con due circostanze:
le idee. France Meslé e Jacques Vallin, due • un’ampia sopravvalutazione dell’effica-
dei massimi epidemiologi contemporanei, cia delle procedure medico-sanitarie, do-
affermano che vuta a un singolare fenomeno di rimozione
dell’incertezza che le circonda (2): in realtà
la presa di coscienza circa l’importanza dei
fattori comportamentali [un altro modo di dire
ne dipende soltanto l’11% dei guadagni di
«stili di vita»] è l’elemento motore della seconda salute ancora conseguibili in termini di anni
fase della transizione sanitaria [quella in corso, di vita esenti da malattie (si noti, una misura
in gran parte legata alla «rivoluzione cardiova- di funzionamento);
scolare» e ai primi successi della lotta contro il
cancro], allo stesso modo in cui le scoperte di • un’altrettanto ampia sottovalutazione
Pasteur lo furono per la prima fase [quella lega- dell’importanza dei fattori di protezione e
ta alla lotta contro le malattie infettive]. promozione della salute che gli individui
possono agire «in proprio», nel quadro
Rileggiamo: «l’elemento motore… allo stes- delle vite che conducono: quei medesimi
so modo…». Davvero? Davvero, ai nostri guadagni ne dipendono per il 43% (3).
giorni, il peso dei fattori comportamentali Né si può dire che tutto ciò manchi di in-
è paragonabile a quello dei grandi progressi fluenzare l’assetto del settore sanitario. In
della medicina di stampo otto-novecente- effetti, sopravvalutati come sono, i suddetti
sco, sui quali, per tanta parte, e per fortuna, servizi di diagnosi e cura (contributo poten-
abbiamo costruito il welfare? ziale 11%) assorbono oltre il 90% della spesa
Risposta: a quanto pare, sì. Le cose, secondo (privata e pubblica), lasciando uno spazio
la comunità scientifica, stanno proprio in meno che marginale alle attività orientate ai
questi termini. Senza dubbio, per soddi- fattori comportamentali (contributo poten-
sfare il bisogno di salute non si può fare a ziale 43%): basti pensare allo stato di minori-
meno di buoni servizi sanitari, possibilmen- tà finanziaria e «accademica» in cui versano
te accessibili su basi universali. Ma il loro le attività di educazione sanitaria, che non
contributo va considerato con attenzione. assorbono più dell’1-1,5% della spesa. Con
il risultato complessivo che si è visto.
La conferma arriva
dalla letteratura internazionale
Dalla letteratura internazionale ricaviamo Questioni
l’informazione che la relazione tra la spesa da approfondire
sanitaria (privata e pubblica) di un Paese e Per concludere, qualche commento alle
lo stato di salute della sua popolazione dise- cose appena dette, anche per recuperare
gna una parabola che, oltre un certo punto, alcune questioni di carattere generale, fin
diventa quasi piatta: di fatto, nelle società qui rimaste implicite.
2 | È meno noto di quanto dovrebbe il fatto che «sol- Medical Journal», 303, 1999, pp. 798-799).
tanto il 15% degli interventi medici sono sostenuti 3 | Cfr. Domenighetti G., Il mercato della salute. Igno-
da solide prove scientifiche» (Smith, R., Where is the ranza o adeguatezza, Cic - Edizioni internazionali,
wisdom...? The poverty of medical evidence, in «British Roma 1999.
30 | Animazione Sociale marzo | 2013 prospettive
to dell’henancement di competenze indivi- in modo duraturo con tutti gli aspetti della
duali esercitate in forma individuale (che vita di una persona costringa la medicina
pure sono importantissime), ma anche della a ripensare molte parti del proprio para-
possibilità che le competenze individuali digma (il trattamento dei casi in ambienti
diano vita a fatti associativi, nei quali, se mi controllati, la linearità delle relazioni di
faccio capire, sono portato a riconoscere il causa-effetto, la prevedibilità dei decorsi,
«complemento a uno» di un assetto di wel- gli esiti biologici come misura del successo,
fare davvero orientato ai funzionamenti. ecc.). E soprattutto a ripensarle «facendo
spazio» ai pazienti (e alle loro famiglie): cioè
Più empowerment a riconoscere che essi possiedono buona
che compliance parte delle conoscenze pertinenti all’obiet-
L’educazione sanitaria, nel suo ambito, per- tivo che si può raggiungere (la migliore qua-
segue appunto scopi di tal genere (compre- lità della vita compatibile con lo stato di
sa la «variante» associativa); e non è affatto salute) e che, da ogni punto di vista, è bene
un caso che la nozione di empowerment vi riconoscere e sostenere le loro capacità di
abbia trovato uno svolgimento molto impe- gestire autonomamente i problemi che de-
gnativo, in contrapposizione all’interpre- vono affrontare.
tazione (prevalente) che verte piuttosto
sulla nozione di compliance. Per chiarire
questo punto sarebbe necessario un esame Verso un welfare
specifico, che non è il caso di intraprende- dei soggetti
re. Soltanto, voglio segnalare che il quadro Quello che emerge, allora, è un profilo di
concettuale delineato sulla scorta di Sen e complessità (in senso tecnico) che ritengo
di Nussbaum – per quanto astratto, anzi possa essere rintracciato anche in molti
proprio perché astratto – si mostra poi ab- altri campi di intervento, tanto che in esso,
bastanza duttile da da accogliere contributi probabilmente, si deve riconoscere una
disciplinari di diverso genere – anche molto «cifra» dell’intera stagione del welfare che
fini, anzi proprio perché molto fini. ci troviamo a vivere. Da questo punto di
vista, si può sostenere che il welfare di do-
Far spazio mani, sempre che riusciamo a costruirlo,
ai pazienti e alle loro famiglie sarà più «difficile» (ancora in senso tecnico)
Un’ulteriore questione emerge con molta di quello di ieri – e però, anche, più aperto
evidenza dal nostro esempio, e non di meno e più dinamico.
è generalizzabile. Intanto, è importante dire In ogni caso, certamente dovrà essere un
che le caratteristiche della fase di transizio- welfare «dei soggetti».
ne sanitaria in corso da qualche decennio
dipendono dai precedenti successi della
medicina. Il caso delle patologie croniche
è particolarmente significativo.
La loro attuale prevalenza (60-70%) è cer-
tamente frutto della lotta vittoriosa contro
le malattie infettive, dei progressi nel trat- Alessandro Montebugnoli, sociologo, è
docente di storia del pensiero economico
tamento di quelle acute, ecc. Ma ciò non presso l’Università La Sapienza di Roma:
toglie che uno stato di salute che interferisce mh5968@mclink.it
inter vista | studi | prospettive | inser to | metodo | str umenti | luoghi&professioni | bazar
Il welfare come
moltiplicatore
di responsabilità
Cinque linee di azione
per una nuova frontiera
del welfare
P
er vedere una scena, un paesaggio In entrambi gli atteggiamenti si viene a
in tutta la sua ricchezza o dramma- perdere una sorta di «sguardo ravvicina-
ticità occorre spostarsi, muoversi, to» che si sofferma criticamente ma senza
osservare da diverse angolature. Solo den- cadere nel catastrofismo o in idealizzazio-
tro tale movimento, solo a partire dall’as- ni, su successi e insuccessi, funzioni svolte
sumere un altro punto di osservazione, si e promesse tradite, per comprendere se
può vedere quel che prima era ignoto e le impasse che oggi tocchiamo con mano
ignorato, ma anche intravedere scenari siano leggibili come carenze di risorse
inediti e al loro interno individuare sentie- finanziarie, come incompetenze a livello
ri, strade da percorrere per arrivare a mete organizzativo, come inefficienze nella for-
desiderate ma irraggiungibili percorrendo mazione degli operatori sociali e sanitari,
le solite strade. oppure come esito di scelte a monte, un
Così è anche per il welfare, con una scena tempo forse comprensibili, ma oggi ina-
complessa per l’insieme delle risorse mo- deguate rispetto ai nuovi problemi con cui
netarie, relazionali, prestazionali, occu- dobbiamo confrontarci.
pazionali che mette a disposizione di tutti Su questi problemi abbiamo intervistato Ti-
cittadini, non solo di quelli in difficoltà, a ziano Vecchiato, direttore della Fondazio-
partire dal patto costituzionale che ci lega ne Zancan di Padova, sempre critico verso
insieme. letture semplificate della crisi del welfare
È la Costituzione a dirci che nessuno può così come da molti viene percepita e sem-
essere abbandonato a se stesso e che i mezzi pre lucido nel mettere a fuoco prospettive
per farlo possono mutare nel tempo perché sensate di pensiero e di azioni, come emerge
è il fine che dà loro significato, ma soprat- in modo approfondito in Vincere la povertà
tutto che il welfare è un bene comune a cui con un welfare generativo, Rapporto 2012
tutti i cittadini possono accedere per tro- della Fondazione Emanuela Zancan.
varvi sostegno per lo sviluppo personale e Le sue riflessioni ci riportano al compito
sociale, ma anche economico. che come rivista ci siano assunti nello scor-
Oggi due punti di vista, due sguardi si so- so numero di rivista (si veda il retro della
vrappongono, spesso senza incontrarsi, copertina) «Educarsi al welfare bene comu-
che di volta in volta, per ricorrere a una ne», nell’ipotesi che quel che spesso manca
metafora ben conosciuta, vedono il bic- è il rispetto di quel grande bosco a cui tutti
chiere mezzo vuoto o il bicchiere mezzo tagliamo legna e soprattutto la passione e
pieno. In altre parole, quello che appare la competenza di tenerlo vivo con l’apporto
sulla scena del welfare agli occhi di molti di tutti.
osservatori è la sua impotenza, la sua pesan-
tezza, il restringersi delle risorse finanziarie,
l’insoddisfazione dei cittadini. Agli occhi Non ci si può ridurre a
degli altri compare il senso del welfare, il raccogliere e distribuire
suo sostanziale successo nonostante lacune È sotto gli occhi di tutti che la povertà
e inadempienze, la sua irrinunciabilità per e la vulnerabilità crescono, delineando
dare sostegno a persone e famiglie e per ac- un problema complesso, in cui si tende
crescere la coesione e progettualità sociale. a scaricare molte colpe sul welfare. Ma
Si ondeggia così tra insoddisfazione e difesa con questo attacco al welfare, non si
a priori dell’esistente. rischia di buttare via il bambino insieme
Animazione Sociale aprile | 2013 intervista | 5
all’acqua sporca? Non si tratta piuttosto lione e 200mila persone. Un dato rilevante
di responsabilità strutturali che richiedono quanto a occupazione, ricchezza, dignità,
un cambiamento di paradigma? per molte persone e famiglie.
Però, proprio a questo livello della strate-
Il problema è proprio questo: l’idea di un gia, che implica solidarietà per «raccogliere
welfare in crisi ineludibile – e a cui non ri- risorse necessarie per aiutare», si individua
usciremo a far fronte – è più di un’idea, è una grande criticità: per aiutare, bisogna
diventata una scelta di campo, un posizio- disporre di capacità tecniche e professio-
namento dato per scontato per quanto non nali. Di conseguenza, i soldi raccolti non
ancora dichiarato, di non pochi operatori possono essere semplicemente dati a chi
sociali e – ancor di più – di molti rappresen- ne ha bisogno, ma vanno finalizzati a po-
tanti delle pubbliche istituzioni. tenziare il lavoro di welfare. Altrimenti si
Al contrario, a mio avviso, non si può riduce o elimina del tutto la possibilità di
dimostrare che il welfare si trovi in una aiutare, nella misura in cui si passa fretto-
deriva di insostenibilità. I numeri non lo losamente alla seconda linea d’azione, il
indicano; non mi riferisco al vissuto degli redistribuire.
operatori o degli amministratori, ma pro- Partire dal concetto del dare di più a chi ha
prio ai numeri. meno, pur essendo altamente significativo,
Per comprendere la situazione attuale oc- non è sufficiente per risolvere il problema
corre rivisitare il percorso attraverso cui ci delle disuguaglianze, delle non capacità e
siamo arrivati. In Italia, nell’interpretare della povertà.
la Costituzione, si è pensato di costruire il Questo è il punto: ma diversamente dai 110
sistema di welfare principalmente basato miliardi destinati alla tutela del diritto alla
su una strategia che potremmo definire di salute, dei 51 miliardi destinati alla assisten-
«solidarietà» che si sviluppa su due linee di za, protezione e promozione sociale, solo il
azione: raccogliere e redistribuire. 10% si converte in lavoro di welfare, men-
Cinquanta anni fa, per rendere operativo tre il 90% rappresenta solo speranza basata
il contenuto del patto costituzionale, per sul trasferimento economico. Il nostro si-
concretizzarlo in diritti e doveri, si scelse in stema trasferisce molte risorse finanziarie
effetti la modalità strutturata, quella di una a chi ne ha bisogno – a volte anche a chi
solidarietà intesa come solidarietà fiscale, non ne ha – immaginando che poi vengano
secondo cui ogni cittadino destina al bene impiegate per accedere a beni necessari o
comune una parte della propria capacità per acquistare aiuto.
di reddito, della propria ricchezza, della
propria disponibilità finanziaria.
La solidarietà fiscale ha implementato così Il sistema è sostenibile,
il nostro sistema di welfare, finanziando il ma spesso incapace
diritto alla salute, l’istruzione, l’assistenza Eppure, nonostante questa criticità, si
sociale, ecc. Si può affermare che questa può ritenere che non siamo ancora in
scelta ha avuto e ha ancora oggi successo. una deriva insostenibile?
Per esempio, in Italia, 110 miliardi di rac-
colta fiscale fanno lavorare in sanità 860mila È facile dimostrarlo. Torniamo a conside-
persone e la stima complessiva, con l’occu- rare la spesa sanitaria e osserviamo la sua
pazione «indotta» raggiunge circa un mi- incidenza sul Pil: a parità di servizi la spesa
6 | Animazione Sociale aprile | 2013 intervista
– dette malamente badanti – che si sono La crisi della raccolta fiscale è anzitutto alla
inventare un lavoro, un’impresa diffusa in fonte. Il nostro sostegno al welfare si è stori-
tutta l’Italia e hanno trovato da vivere per camente basato su una capacità di raccolta
sé e per le proprie famiglie rimaste nei Paesi fondi «tracciabile», perchè legata al lavoro
di origine. Questo è investimento e socialità dipendente dominante negli anni ’60-’80.
positiva. Era una fase di sviluppo del Paese in cui
Il nostro limite nel comprendere questo mo- era più facile raccogliere, investire, creare
dello di welfare è che, quando consideriamo lavoro e redistribuire. Oggi, invece, il lavoro
i due perni della questione – raccogliere e re- che produce risorse fiscali è sempre meno
distribuire –, pensiamo i proventi della rac- diffuso perché è diventato fragile, depoten-
colta come risorse economiche da «dare», ziato, meno capace di gettito e quindi anche
da distribuire e basta. In realtà, questo non di solidarietà fiscale. È come se avessimo
è welfare, ma solo assistenza e beneficienza rimpicciolito le spalle per reggere il peso
istituzionale, amministrata tra l’altro con della montagna.
costi elevati. Ci tiene indietro nel tempo. Non si tratta, quindi, di una crisi del wel-
Non è infatti un’interpretazione corretta fare, ma di una crisi della prima linea di
della Costituzione dove, anche quando ci azione strategica: la raccolta fondi. Va
si riferisce – nell’articolo 38 – alle persone ripensata, in quanto sappiamo bene che
inabili o incapaci al lavoro, non si afferma di ormai il reddito da lavoro dipendente non
limitarsi alle erogazioni monetarie. Si parla può bastare. È la ricchezza nelle sue di-
di necessario per vivere sì, ma anche di la- verse forme che deve produrre le risorse
voro. Il lavoro non come fatica, ma come necessarie per il welfare.
ri-costruzione della dignità sociale, dell’in- Al momento non abbiamo una soluzione
tegrazione, della contributo di ogni cittadi- condivisa, dobbiamo cercarla, in modo da
no – nella misura delle proprie capacità – a restituire speranza anche a chi non può
una vita insieme, in cui tutti si prendono averla, proprio perché la sua condizione
cura di tutti. non gliele garantisce.
La rilettura della Costituzione ci porterebbe Penso soprattutto alla tutela pensionistica
ben oltre l’indispensabile, per riscoprire le delle nuove generazioni, dato che si è affi-
funzioni del lavoro a sostegno dell’autono- dato alla responsabilità individuale ciò che
mia e per contrastare l’impoverimento, con prima era strategia sociale. Una domanda
tutte le sue ricadute sociali, etiche e poco rimane aperta, di conseguenza, e non solo
democratiche. per il problema della pensione dei giovani:
dove può andare il consenso sociale in que-
sto momento, verso soluzioni individuali-
L’ambigua connessione stiche o verso nuove strategie di solidarietà
tra gettito e servizi sociale?
L’approccio alla base della Costituzione Il clima è inquinato dalla mala fede di chi
nella nostra epoca si scontra però con sostiene che non ce la faremo e che dobbia-
una drammatica fragilità di sistema: da mo affidarci al mercato. Chi sostiene questa
una parte è diminuito il consenso sociale tesi spera in un vantaggio dalla commercia-
sulla solidarietà mediata dalla raccolta lizzazione delle risposte di welfare meno
fiscale, dall’altra cresce la disponibilità protette dalla solidarietà fiscale. Si tratta
alla mercatizzazione dei servizi. di un ragionamento che non considera i
8 | Animazione Sociale aprile | 2013 intervista
rie per il welfare. È invece una condizione concorso. Non solo dunque imparare a pe-
indispensabile perché strutturale e neces- scare per se stessi: ogni sostegno sociale che
saria per il bene di tutti. Nell’immediato i si riceve, può essere impiegato nell’aiutare
cittadini percepiscono che alcune richieste altri che ne hanno bisogno. Ogni diritto
di beni e servizi non possono essere sod- diventa «sociale» quando genera benefici
disfatte, subito dopo si chiedono perché per la persona che lo riceve e per tutta la
essere solidali senza riscontri positivi e poi comunità. Quando non rigenera, chi ne
«si salvi chi può». beneficia sottrae bene pubblico per fini
individuali.
Dentro quali misure strutturali si può pen- Si tratta di una potenzialità riconducibile a
sare, allora, di affrontare il nodo dell’au- possibili «beatitudini sociali». «Avevo sete e
tonomia dei soggetti? Tutti noi sappiamo mi avete dato da bere, avevo fame e mi avete
che va abbandonato l’assistenzialismo, dato da mangiare»: sono comportamenti
passando dalla distribuzione del pesce che possono essere chiesti a tutti, anche a
da mangiare alla fornitura della canna da chi riceve aiuto. Le beatitudini sociali sono
pesca, ma sembra che il problema non essenza di umanità se in esse non c’è posto
trovi risposte serie e organizzate. per il «ricevere senza dare». È un contro-
senso esigere diritti senza farli fruttare per
Proprio la metafora della canna da pesca sé e per gli altri. Siamo, come si vede, in una
può aiutarci a ripensare il welfare nel nostro prospettiva antropologica difficile da pro-
Paese. È una metafora che ha alimentato porre nella cultura del welfare tradizionale,
una precisa strategia di pensiero e di azione dove spesso ci limitiamo a trasformare gli
nell’affrontare i problemi della povertà nei aiutati in «assistiti», chiedendo loro (e non
Paesi in via di sviluppo. Da noi invece non è sempre) di impegnarsi solo per se stessi.
stata presa sul serio. La nostra assistenza so-
ciale ha messo in primo piano i trasferimenti Oltretutto, facendo sentire l’altro un
monetari, i pesci da distribuire, a scapito «assistito» a tempo indeterminato, gli
dell’attivazione di servizi adeguati (le canne si trasmette anche la sensazione che
per pescarli) offrendo aiuto senza chiedere non si abbia bisogno di lui.
di essere attivi e responsabili mettendo in
gioco le proprie risorse. Diamo troppi pesci Esatto, ma si può andare nella direzione op-
e poche canne da pesca. posta: per sostenere quanti sono in difficol-
Cosa può significare tutto questo in un tà nel costruire la propria autonomia, per
Paese industrializzato, dove sono garantiti produrre insieme nuovo welfare, con beni
già molti diritti? Se ripartiamo dai doveri si socialmente rilevanti. Le svolte possibili e
capisce più facilmente che la canna da pesca ormai irrinunciabili non sono poche. Per
non si traduce nell’imparare ad «arrangiar- esempio, le persone in cassa integrazione,
si», a cercare privilegi per se stessi, bensì im- purtroppo migliaia, ricevono giustamente
parare che i diritti non sono da riscuotere, un reddito garantito. Insieme con il dirit-
ma da socializzare con i doveri. to ad accedere agli ammortizzatori sociali,
Ogni diritto prende forma nel difficile equi- però, potrebbero anche rivendicare il dirit-
librio con le responsabilità, con i doveri di to a sentirsi utili, a realizzarsi socialmente,
ogni persona. Ogni aiuto che si riceve deve a non sentirsi assistiti, facendo qualcosa
poter aiutare qualcun altro con il proprio per gli altri.
10 | Animazione Sociale aprile | 2013 intervista
Può sembrare banale dirlo, ma sono molte solidale e la capacità di investire nel pro-
le cose che ogni persona saprebbe fare senza prio futuro.
un corrispettivo economico diretto, se già Questo, ad esempio, ci porta a dire che l’as-
remunerata, mettendosi a disposizione di sistenza sociale ha a disposizione poco più di
altri che hanno bisogno. Se ci aiutiamo ad 50 miliardi, e che non ha senso che vengano
aiutarci non è difficile accumulare un capi- semplicemente consumati. Vanno fatti frut-
tale economico di «reinvestimento», con la tare: per poi quantificare il valore rigenera-
possibilità di acquisire nuove competenze tivo, cioè gli altri miliardi da sommare ai 50
e capacità. da destinare all’anno successivo. Chiunque
Più che ai tradizionali lavori socialmente – un imprenditore, un contadino, un pesca-
utili, penso, per tornare alla metafora, a una tore – ragionerebbe così, ma non riusciamo
moltiplicazione delle tante possibili canne ad applicarlo al nostro welfare riducendo le
da pesca in mano a persone che non inten- possibilità di prenderci cura di noi stessi e
dono ridursi ad assistite, ma credono che del futuro delle nuove generazioni.
per essere cittadini è necessario investire Il vero nodo con cui ci scontriamo ogni
le proprie capacità anche quando si è in giorno con amministratori locali e opera-
difficoltà. Purtroppo gli operatori sociali tori sociali è trasformare la spesa di welfare
e, prima ancora, i decisori politici, non «ve- da costo a investimento, da welfare pura-
dono», e non promuovono tali competenze, mente redistributivo a welfare moltiplica-
non investono per rinforzarle e, soprattutto, tivo, grazie a nuove capacità di rigenerare
per creare condizioni anche giuridiche per le risorse.
esercitarle meglio. I doveri associati ai diritti
possono essere una nuova frontiera vero cui A livello di strategie politico-sociali,
incamminarsi, perché welfare non vuol dire può essere complesso il passaggio da
assistenza, ma promozione di salute (in sani- una rappresentazione del welfare come
tà) e promozione di socialità (nel sociale). costo a un paradigma del welfare come
investimento. Attraverso quali strade
si può promuovere questo diverso ap-
Linee d’azione per un proccio?
welfare moltiplicatore
Come sostenere questo cambio di pen- Mi rendo conto che non è facile muover-
siero, senza correre il rischio che sempli- si in una simile prospettiva. Ci mancano
cemente venga a mancare il welfare, o competenze adeguate – di immaginazione
che lo si carichi sulle spalle delle persone e di pensiero, di azione e di apprendimento
e degli operatori? – per gestire un potenziale umano ed eco-
nomico di ingenti dimensioni che non può
Le cose appena dette non possono essere essere trattato in termini assistenziali, ma
ridotte a soluzioni ingenue, se non ciniche: come fonte di dignità e valore per tutti. Si
chiedere ai poveri di salvare un welfare po- aprirebbero nuovi scenari sociali per il pub-
vero di risorse. Conosciamo ancora troppo blico, il profit e il no profit. Pubblico e pri-
poco i potenziali di un welfare moltiplica- vato possono concorrere al bene comune,
tore di risorse, generativo, come mi piace ad esempio gestendo il lavoro donato dagli
dire, dentro una società che sta smarrendo assistiti, destinando i profitti a un fondo di
la prospettiva del proprio essere socialità solidarietà per l’inclusione sociale.
Animazione Sociale aprile | 2013 intervista | 11
tenendo conto del fatto che, già oggi, non tagli effettuati negli ultimi anni hanno inciso
è vero che le persone, soprattutto nell’area relativamente sul sociale e ben di più su al-
dell’assistenza sociale, possono contare su tre voci. I tagli effettivi sul sociale sono stati
un welfare solidaristico, perché il concorso quelli al Fondo nazionale, che sono di entità
alla spesa per i servizi sociali incide molto limitata: circa 1 miliardo di euro sui 51 to-
sui redditi delle famiglie. Lo stesso sta av- tali mentre in altri settori si è intervenuti in
venendo per l’assistenza sanitaria, quando modo più pesante. Purtroppo i cosiddetti
viene aumentato il concorso economico al vecchi welfaristi preferiscono chiedere al-
momento della fruizione. tre risorse per dare ulteriori sussidi econo-
mici, cioè più assistenzialismo. Anche per
Insomma, se consideriamo la distinzione questo molte persone e famiglie si sentono
tra la raccolta fondi alla fonte (la solida- abbandonate al proprio destino, purtroppo
rietà fiscale) e quella al consumo (per percepito come irreversibile.
esempio, al distributore della benzina),
ci accorgiamo che anche nel welfare
pubblico si sta potenziando l’idea della Non si esce dalla povertà
fruizione al consumo come sede di con- con le sole erogazioni
corso al finanziamento. Questa è la sfida cruciale che indicate
nel vostro rapporto e ha un obiettivo
Sì, ma è paradossale in quanto si chiede ambizioso, come si evince dal titolo
il concorso anche a chi è in condizioni di stesso del volume: Vincere la lotta alla
maggior bisogno. Il consumo di carburante povertà...
riguarda quasi tutti, mentre il consumo di
welfare si concentra su chi ha più bisogno. Dobbiamo riorientare le scelte di welfare,
Assecondare questa deriva è molto grave, non c’è dubbio, sospinti dalla drammatici-
può far saltare la fiducia nel patto costi- tà dei problemi. Il bivio in cui troviamo è
tuzionale. C’è una soglia da non superare tra assistenzialismo improduttivo e ricerca
e, anzi, occorre trovare soluzioni perché di strategie per riorientare l’utilizzo, anzi
nell’area dell’assistenza sociale il concorso l’investimento del capitale a disposizione.
alla spesa dei servizi al momento della frui- Molti poveri non possono che limitarsi a
zione si riduca invece di aumentare. consumare gli aiuti ricevuti, senza poter
Non è accettabile che si paghino 500 euro uscire dallo stato di povertà. Per molti versi
al mese per portare un bambino al nido: in Italia abbiamo sempre inteso la lotta alla
non è welfare, ma un’offerta di mercato ge- povertà come impegno a sedarla, permet-
stita da amministrazioni pubbliche. L’ac- tendo alla gente di tirare avanti, come se
coglienza dei bambini piccoli è un bene avessimo deciso che non è possibile vincer-
comune, e non un bene con corrispetti- la. In altri Paesi invece si riesce a vincere,
vo, senza solidarietà sociale. I Comuni si con indici di uscita di povertà positivi, come
difendono adducendo i costi di gestione, avviene quando si può sperare di guarire da
ma è anche loro compito trovare modali- una malattia.
tà meno costose che a volte non vengono Riorientare l’uso del capitale sociale ed eco-
prese in considerazione. nomico è l’unica strategia seria per pensare
Più in generale, va un po’ smontato il la- a nuove politiche di lotta alla povertà. Altre
mento sulla mancanza di risorse, perché i proposte rappresentano cure palliative che
Animazione Sociale aprile | 2013 intervista | 13
non intervengono sulla condizione di cro- bene ricevuto, come arrivare nel microcre-
nicità. Se non incide sugli indici di uscita dito. Insomma, le canne da pesca possono
dalla povertà, si toglie speranza, oltretutto essere tante. È possibile costruirle dove i
in una situazione in cui l’impoverimento servizi, gli operatori sociali e le persone in-
complessivo, ogni giorno più diffuso, mo- crociano le loro strade, per passare dalla
stra che il problema non è dei poveri, ma di logica del consumare alla logica del rigene-
tutti. I servizi di assistenza sanitaria, sociale, rare grazie all’incontro delle responsabilità.
educativa, di sostegno abitativo in Europa, Senza di questo, l’appello a restituire non è
riducono le disuguaglianze di un terzo. Va, che un’ingiunzione paradossale.
quindi, rovesciato il ragionamento che negli
ultimi anni ha portato ad accettare la pover-
tà come un dato strutturale e a ridurre le Il patto costituzionale
politiche sociali a politiche di trasferimento rilanciato «dal basso»
monetario. Dunque, non usciamo dalla povertà se i
Anche per questo ci siamo domandati a poveri non ci danno una mano. E il fat-
quanto ammontano i trasferimenti mone- to che il povero ci dia una mano viene
tari, ad esempio, in una città come Milano. vissuto come dignità ritrovata.
Abbiamo calcolato che chi vive condizioni
di povertà e disagio ha 65 possibilità (di ot- È un concetto profondo che, se venisse
tenere trasferimenti monetari (dal Comune, compreso sul piano etico e professionale,
dalla Regione, dall’Inps). Non è certo poco: trasformerebbe l’aiuto dell’assistente socia-
il problema è che manca un controllo sulle le, dell’educatore, dell’addetto all’assisten-
ricadute di tali erogazioni e sulle possibili za, dello psicologo. Malgrado l’impegno di
«restituzioni» da parte degli aiutati. L’acces- molti operatori, per ora il paradigma do-
so agli aiuti fa parte del patto di cittadinanza minante garantisce l’accesso alle risposte
di cui parlavo, ma non si è dentro il patto se (finanziarie e terapeutiche), ma senza tra-
ci si limita a riscuotere diritti senza ricreare sformazione, mentre un’interpretazione
condizioni in cui le persone possano con- più autentica della Costituzione chiede di
tribuire al benessere proprio e di altri. In coniugare diritti e doveri.
altre parole, i servizi non fanno abbastanza I poveri possono uscire dalla povertà se
leva sulle capacità di emancipazione e di concorrono a produrre beni comuni, non
restituzione dei beneficiari, sapendo che se gestiscono beni individuali per se stes-
nell’aver cura degli altri si apprende ad si, mentre non si chiede loro di attivarsi e
aver cura di sé. capacitarsi. Un povero rischia di restare
Invece chi ha bisogno si sente nel giusto povero ed emarginato, solo se entra nei
nel prendere quello che c’è a disposizione, circoli viziosi della profezia che si auto-av-
mentre nessuno gli chiede: «come rigenera- vera, con sempre meno speranza, fiducia,
re l’aiuto?». Anche l’aiutato, chiunque sia, autostima.
può contribuire ad essere solidale. Magari Alla base invece dei ragionamenti espres-
non ha contribuito con le tasse in quanto si finora sta una convinzione: «Non posso
senza reddito, però può mostrare in altro aiutarti senza di te». Siamo ben oltre l’enfasi
modo la propria capacità di servizio, dando della big society, che affida alla solidarietà
una mano come volontario, occupandosi di circoscritta e generosa qualcosa di più impe-
qualcuno, restituendo se possibile parte del gnativo, che va alla radice del vivere sociale.
14 | Animazione Sociale aprile | 2013 intervista
Vincere
la scommessa
della salute
Riflessioni
per una socializzazione
del sanitario
Q
uesto testo ha origine da un con- diversamente l’idea di de-sanitarizzare (o de-
tributo che avrei voluto portare al medicalizzare) e di riequilibrare il rapporto
convegno organizzato a Torino da tra sanitario e sociale (tanto per cominciare
«Animazione Sociale» e dall’Assessorato in termini di spesa). Si tratta di un orien-
alla Sanità della Regione Piemonte sul tema tamento che porta verso la socializzazione
della «de-sanitarizzazione» della salute (1). della sanità, verso un riequilibrio interno
Più precisamente, ha origine da una preoc- a quest’ultima guidato da parametri di sa-
cupazione che mi pareva importante espri- lute diversi da quelli clinici fondati su meri
mere e argomentare in quella sede. indicatori bio-medici, e che riguardano lo
Detto in breve, mi preoccuperebbe una ri- star-bene (e star-meglio) delle persone, in
flessione critica sulla medicalizzazione, sulla coerenza con lo standard fissato dall’Orga-
pervasività del sanitario nel trattamento di nizzazione mondiale della sanità.
questioni attinenti al benessere dei cittadini
– cioè nelle loro vite – che si lasciasse orien-
tare verso la rivendicazione di un maggiore
Due immagini opposte
spazio al sociale. Questa prospettiva, infatti, delle trasformazioni
correrebbe il rischio di restare subalterna Il mondo della sanità (e della salute) è sot-
a processi che sono comunque in atto e toposto oggi a pressioni di varia natura tra
che spingono verso una polarizzazione tra loro contraddittorie, tra costi crescenti e
un sanitario tecnologizzato, depurato di crescenti bisogni, tra istanze locali e flussi
contenuti sociali, selettivo e come tale de- globali, tra potenze tecnologiche ed econo-
finitivamente incorporato nelle logiche del miche e spazi di autonomia e responsabilità
bio-capitalismo, e un sociale sovraccarico degli individui, che ne fanno una posta in
dei costi sociali di quest’ultimo e insieme gioco importante.
immiserito, impotente a cambiare la sorte Le vicende attorno al progetto di riforma
delle persone, e consegnato al destino di sanitaria di Obama, negli Stati Uniti, ne
accompagnare, cercando di alleviarla, la costituiscono un punto di osservazione
misère du monde. emblematico. Un quadro d’insieme di que-
Non avendo potuto partecipare al convegno, ste tensioni e delle trasformazioni che esse
non so quanto fosse una preoccupazione alimentano è fuori dalla portata di questo
pertinente o invece fuori luogo. Essa ha scritto: mi limiterò a richiamare nei loro
lasciato comunque la sua impronta nell’im- tratti essenziali due immagini delle trasfor-
pianto argomentativo con cui sviluppo qui mazioni in corso, tra loro molto diverse se
– in positivo – una prospettiva che interpreta non opposte (2).
1 | Il riferimento è al convegno «Nuovi sguardi di L., Gabbie di vetro, Mondadori, Milano 2009; De
salute tra diritti di cittadinanza e diritto alla cura. Leonardis O., Organization matters. Contracting for
Ipotesi per contrastare la sanitarizzazione dei cittadini service provision and civicness, in Brandsen T., Dekker
fragili», svoltosi a Torino il 25 febbraio 2010. P., Evers A., Civicness in the governance and delivery
2 | Gli argomenti che sostengo in questo scritto si of social services, Nomos, 2009. Si veda anche la «Ri-
appoggiano alle ricerche condotte in questi anni su vista delle politiche sociali», 3, 2009, in particolare la
diversi sistemi regionali e locali di welfare nell’ambito Sezione II. Alcune indicazioni importanti sono anche
del Laboratorio «Sui generis» all’Università di Mi- ricavate dai lavori delle «Giornate internazionali per la
lano Bicocca. Per l’essenziale si vedano Monteleone salute mentale», Trieste 9-14 febbraio 2010. Ringrazio
R. (a cura di), La contrattualizzazione delle politiche anche Carlotta Mozzana per le numerose discussioni
sociali. Forme ed effetti, Officina, Roma 2007; Bifulco sull’argomento.
16 | Animazione Sociale marzo | 2010 studi
dirla con Nicolas Rose, «la politica della nere presente questo scenario più ampio, e
vita stessa»: là dove si intrecciano nuove la portata delle spinte che vi si manifestano
configurazioni della governamentalità, e delle questioni che esse sollevano. Se si
nuove forme di conoscenza e nuovi poteri vuole mettere davvero in questione la me-
della scienza, terreni strategici di sviluppo dicalizzazione o la sanitarizzazione, è per
di potenze economico-finanziarie, nonché contrastare queste spinte.
una nuova centralità del corpo nei modi di
diventare individui (3). La salute come benessere
Visto da questa prospettiva, il mondo sani- psico-fisico complessivo
tario, là dove queste spinte si fanno senti- La seconda immagine è, a suo modo, ro-
re, appare come un laboratorio significativo vesciata: essa emerge guardando non al sa-
degli assetti di potere che vanno prendendo nitario ma alla salute, e mette a tema come
forma nel nuovo capitalismo. Non credo sempre più quest’ultima non coincida (e
sia difficile rintracciare anche da noi indi- senz’altro non si esaurisca) nella cura della
zi di quelle alleanze di potere tra politica, malattia e nella medicina.
scienza e affari, tra poteri statuali e poteri Non mi riferisco qui tanto alla nota diffusio-
di mercato, che alcuni studiosi hanno indi- ne di saperi e pratiche attorno alla medicina
viduato al cuore delle trasformazioni che non convenzionale, alle varianti del «biolo-
negli Stati Uniti si sono coagulate nell’era gico» e del «naturale», e al dispiegarsi della
Bush, con le bandiere neo-liberali dispie- cura di sé, della prevenzione e del tenersi
gate. Alleanze che minano in profondità in salute.
l’assetto istituzionale dello Stato di dirit- Del resto potremmo leggere questa diffusio-
to; in cui la democrazia si svuota, diventa ne anche come espressione del «consumeri-
managed democracy (4) che costituisce la smo» che, anche quando critico, non manca
faccia palese dietro cui prende corpo uno di alimentare la sanitarizzazione della vita,
strisciante «totalitarismo»; mentre nella vita e forse potremmo addirittura individuarvi
delle persone, nei legami sociali, cresce il ambiti di sviluppo del bio-capitalismo di
peso dell’oppressione, dei legami di lealtà cui sopra, magari come un suo «indotto»
e subordinazione, del disciplinamento e (benché diverso da quello che la Fiat, e in
sovraccarico di responsabilità, dell’insicu- genere le grandi industrie, generavano). Mi
rezza e dell’incertezza: dove la paura, dice riferisco invece alla portata che ha acquisito
per esempio Simon, è diventata una potente la definizione della salute che la identifica
tecnologia di governo. Mentre si blatera di con condizioni di benessere psico-fisico com-
clienti, di libertà di scelta, di coinvolgimen- plessive, non riducibili al campo di azione
to e di partecipazione. della medicina.
Ebbene, se ci si interroga sulle trasforma-
zioni del campo sanitario, della salute e La salute come bene comune Come è noto,
delle politiche sanitarie, è importante te- l’Organizzazione mondiale della sanità ha
3 | Il riferimento è alle ricerche e discussioni che prendono forma in questi processi vedi anche Castel
fanno capo al tema foucaultiano della «biopolitica», R., La montée des incertitudes, Seuil, Paris 2009.
tra cui i lavori di Nicolas Rose, in particolare quelli 4 | Wolin S., Democracy incorporated. Managed de-
sulla rivoluzione bio-molecolare (vedi Rose N., The mocracy and the specter of inverted totalitarianism,
politics of life itself, Princeton University Press, Prin- Princeton University Press, Princeton 2008.
ceton 2007). Sulle forme di individualizzazione che
18 | Animazione Sociale marzo | 2010 studi
che diventino intrattabili (all’opposto della sono definiti e affrontati i costi della sani-
medicina dell’attesa). Il riferimento alla sa- tà, e come sono qualificati e argomentati i
lute come bene comune (nel senso, ripeto, problemi di sostenibilità che essi sollevano
dei commons) comporta una politicizzazio- per tutti i sistemi sanitari, il cui epicentro
ne del campo del sanitario e spinge verso la sembra essere costituito dalla tendenzia-
sua democratizzazione. le lievitazione dei costi dovuti all’invec-
Nel suo insieme, il discorso della salute chiamento della popolazione (ovvero dal
fornisce argomenti potenti contro la medi- grande prolungamento delle speranze di
calizzazione, o sanitarizzazione: ma non sol- vita dovuto ai successi della medicina, che
tanto perché chiama in causa l’insieme delle produce un esercito immenso di cittadini
protezioni sociali, dunque anche il campo utenti del sistema sanitario).
delle politiche e dei servizi sociali, bensì so- Attorno alla questione dei costi si confi-
prattutto perché sollecita la presa in conto gurano importanti differenze nei criteri di
del sociale nel corpo stesso delle pratiche efficienza e di efficacia, nelle definizioni
mediche, spingendo verso la socializzazio- degli obiettivi e degli investimenti per rag-
ne del sanitario e la sua politicizzazione (di giungerli, dunque anche nei modi di fare
contro al tratto fortemente tecnocratico del sistema sanitario una leva di governo, e
della medicina del successo). nelle relative strategie politiche.
L’orientamento tecnocratico:
Due sistemi sanitari i quattro principi economico-finanziari
a confronto In alcune situazioni sono particolarmente
Le due immagini contrapposte che ho visibili tracce della prima immagine del sa-
appena delineato, e che prendono corpo nitario, quella diciamo così, tecnocratica.
rispettivamente dal discorso del successo Sotto il profilo del trattamento dei costi, la
della medicina fondata sull’evidenza scien- strategia è quella di far leva sulla messa in
tifica e da quello della salute, si rintracciano valore della spesa sanitaria sotto il profilo
compresenti e variamente combinate nei economico-finanziario.
sistemi sanitari; in Italia, nella fattispecie, Per farlo, la tendenza è quella di seguire i
nei diversi sistemi sanitari regionali. principi del new public management. Sono
I sistemi sanitari regionali potrebbero es- quattro i punti principali:
sere indagati distinguendo i modi in cui le • incentivare la marketizzazione dei servi-
due prospettive entrano in tensione e gli zi, la creazione di imprese, le logiche della
accomodamenti istituzionali entro cui con- redditività, l’organizzazione degli interessi
vivono; e indagando le forme di governo economici. Quanto agli anziani, per esem-
che si esplicano attraverso la combinazione pio, c’è il giro di affari attorno alle Rsa, e c’è
di quei due discorsi. Non va dimenticato il mercato sociale delle cure a domicilio;
che la sanità, visto che costituisce in ogni • puntare sui settori di spesa a più alta red-
caso il settore più importante sotto il profilo ditività, per esempio sull’ospedaliero più
economico-finanziario, rappresenta anche che sul territoriale, sulla medicina speciali-
la leva di potere strategica per il governo stica, tecnologicamente avanzata, altamente
delle Regioni. standardizzata, sulla medicina del successo
A questo proposito sarebbe importante in (dell’eccellenza) più che sulla medicina di
particolare indagare come diversamente base;
20 | Animazione Sociale marzo | 2010 studi
• affrontare il problema del controllo dei controllo della spesa punta piuttosto sulla
costi, complementarmente, con l’esterna- «riconversione», e questa è finalizzata a
lizzazione dei costi sociali – del sociale e onorare il mandato pubblico di «produr-
della medicina: essi vengono scaricati sui re» salute.
servizi sociali, tendenzialmente residuali, Provo a sintetizzare qui gli aspetti salienti
assorbiti nel mercato sociale (secondario, di questa strategia.
a bassa redditività, e nel quale sono diffuse • Anzitutto, cresce il peso dei servizi terri-
condizioni vicine alla soglia di sopravviven- toriali, sia con la dislocazione di parti della
za sia tra gli addetti che tra i clienti) e nel medicina specialistica nei territori, sia con
mondo del volontariato e della beneficenza; lo sviluppo di attività di salute nei conte-
nonché fatti gravare sui diretti interessati e sti di vita delle persone, con l’obiettivo di
sulle relative famiglie, e sulle risorse priva- ridurre in modo significativo il ricorso a
te di cui eventualmente dispongono, con il ospedalizzazioni, soprattutto a fronte di
discorso della responsabilità o con quello patologie croniche, e i relativi costi.
della libertà di scelta e della partecipazione • L’obiettivo è quello di migliorare l’«ap-
autonoma alla produzione dei servizi di cui propriatezza» della spesa sanitaria, che si
hanno bisogno; qualifica in rapporto al criterio della salute,
• qualificare e promuovere il cittadino, nel significato denso, esigente, che abbia-
sotto il profilo dei suoi rapporti con il siste- mo visto, e che è parametrata su «quelli che
ma dei servizi, come consumatore, anzitutto stanno peggio», persone e gruppi sociali più
di prodotti sanitari. deboli, a cominciare da quanti sono a rischio
Tracce significative di questi orientamenti, di istituzionalizzazione. Il tasso di istituzio-
qui indicati in grande sintesi, sono rinveni- nalizzazione costituisce un parametro di
bili in particolare nel sistema sanitario della malasanità (e sotto questo profilo, sforando
Lombardia, che è un caso virtuoso di con- il tetto fissato dalle normative, la Regione
trollo dei costi. L’impressione è anche che, Lombardia è tutt’altro che virtuosa).
in questi casi, il governo del sistema sanita- • La salute così intesa, come parametro di
rio imbocchi la strada di quelle commistioni appropriatezza, comporta a sua volta una
tra poteri politici, tecnici ed economici, e internalizzazione dei costi sociali, del so-
tra politica e affari (a cui accennavo prima ciale della medicina; costi che chiamano
con riferimento agli Stati Uniti) e agli effetti in causa, per esempio, le condizioni di vita
di queste commistioni, nell’emergere di un che riguardano «l’abitare», «il lavorare» e
regime di managed democracy (in versione la «socialità», e in genere i supporti di cui
italiana, beninteso, e nel quadro del duro – in termini di titolarità di diritti – le perso-
processo di trasformazione istituzionale che ne hanno bisogno per condurre una «vita
stiamo vivendo). indipendente».
Sto citando qui, in particolare, l’argomenta-
L’orientamento alla salute: migliorare zione che supporta le scelte di bilancio, e le
l’appropriatezza della spesa sanitaria corrispondenti scelte gestionali e operative,
Ma ci sono anche sistemi sanitari nei quali è dell’Azienda socio-sanitaria di Trieste, che
possibile rintracciare istituti, orientamenti con più decisione ha imboccato la strada
e pratiche che si rifanno invece al discorso implicata nel parametro della salute istituito
della salute. I costi della salute sono definiti dall’Organizzazione mondiale della sanità.
e calcolati su parametri un po’ diversi, il È un caso locale, ma che si inscrive comun-
Animazione Sociale marzo | 2010 studi | 21
6 | Aggiungo che si rintracciano orientamenti coerenti italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere di cui
con questa impostazione anche nella Federazione l’Azienda in questione è parte.
22 | Animazione Sociale marzo | 2010 studi
• Una prospettiva di questo genere richiede sulla loro salute. Per esempio, il fatto che
di impegnarsi in una importante trasforma- un’anziana con problemi di deambulazione
zione interna dell’impianto organizzativo abiti al quarto piano senza ascensore costi-
dei servizi sanitari. A questa trasformazione tuisce un grave fattore di riduzione della sua
punta la strategia della riconversione della indipendenza e della qualità della sua vita:
spesa sorretta dall’obiettivo di aumentare il servizio sanitario organizza con l’Azienda
l’appropriatezza degli interventi, cui facevo per l’edilizia residenziale pubblica, di cui la
prima cenno. Nel caso sotto esame questa signora è inquilina, il trasloco in un appar-
riconversione procede ridimensionando la tamento al piano terreno.
centralità, e la forza di attrazione, della sani- Il radicamento territoriale dei servizi si tra-
tà ospedaliera, con un deciso spostamento duce dunque in uno spostamento degli inter-
di competenze e funzioni sia diagnostiche venti dai luoghi di cura alla cura dei luoghi,
che terapeutiche (anche specialistiche) dalle strutture cliniche, specializzate e se-
fuori dall’ospedale, nel cosiddetto territo- parate, al territorio, che assume esso stesso
rio, e con una complementare articolazio- il significato di setting dei servizi.
ne e densificazione della rete di servizi e • Sembra rivestire un ruolo cruciale la
interventi nei quartieri, nei contesti di vita strategia dell’integrazione tra sociale e
delle persone (oltre che a casa loro). Sotto sanitario. Del resto, è evidente che il di-
il profilo tecnico-professionale, l’appro- scorso della salute richiede di prendere
priatezza è parametrata non sulle presta- in conto in modo unitario la situazione
zioni erogate ma sui risultati raggiunti, in d’insieme delle persone, e le loro condi-
termini di miglioramento delle condizioni zioni di vita, ivi compreso come abbiamo
di «salute» delle persone. Di quest’ultimo visto il loro habitat. Ma, anche in questo
diventano importanti due indicatori solo caso – anche d’integrazione socio-sanitaria
all’apparenza tra loro contraddittori: da si parla molto –, è opportuno precisare.
un lato la riduzione del numero di (e della L’integrazione a cui mi riferisco si costru-
spesa per) ricoveri, farmaci, accertamenti, isce, a livello sia gestionale che operativo,
e dall’altro l’aumento delle persone cono- sul terreno pratico del perseguimento di
sciute e in vario modo seguite dai servizi. obiettivi comuni, da parte di una pluralità
Entrambi sono anche indicatori di de-sa- di «attori» (servizi, organizzazioni, gruppi
nitarizzazione. e singoli): obiettivi, più precisamente, di
• La «territorializzazione» è sicuramente cambiamento di una situazione.
centrale in questa trasformazione orga-
nizzativa, insieme gestionale e operati- Un lavoro integrativo su progetti micro,
va, e costituisce un altro punto saliente concreti, circoscritti
dell’orientamento che sto tratteggiando. Si converge su progetti. Ma, in che senso?
Ma in proposito – di territorializzazione si La logica del «progetto» è motore del
parla molto – bisogna intendersi. Il radi- «nuovo spirito del capitalismo», come mo-
camento territoriale dei servizi costituisce strano Boltanski e Chiappello, che vincola
un punto di forza per l’orientamento verso in vari gradi e modi pressoché tutti coloro
la produzione di salute in quanto guidato che operano nel campo del welfare. È uno
dall’assunzione di responsabilità e com- stampo a cui non si sfugge. Ma, a differenza
petenze sanitarie nel «curare» i contesti dell’orizzonte a breve termine che caratte-
di vita delle persone, poiché essi incidono rizza questo stampo, i progetti che mediano
Animazione Sociale marzo | 2010 studi | 23
l’integrazione di cui sto parlando sono, in «singoli e associati», come si usa dire.
un certo senso, a tempo indeterminato, o Tra gli attori sono evidentemente inclusi
più precisamente sono progetti istituenti, anche i diretti interessati agli obiettivi di
che cioè costruiscono e istituiscono suppor- cambiamento delle loro situazioni di vita,
ti della salute dei cittadini. obiettivi che riguardano il loro «star-bene»
Conosco due perni attorno a cui i progetti (o star-meglio). L’auspicata «attivazio-
vertono e le forze convergono, integrando- ne degli utenti» si esprime qui anzitutto
si: il primo è costituito dai singoli diretti nella loro voce, nell’aver voce in capitolo.
interessati – gli utenti, diciamo – titolari di Potremmo dunque dire che l’integrazione
un progetto personalizzato, in cui è con- avviene attorno alla capacità di voce dei di-
siderato l’insieme della loro situazione di retti interessati, nella costruzione di collet-
vita: si progetta e si persegue il futuro delle tivi di appartenenza – arene, strumenti, og-
persone, e la loro «capacità di aspirare» ne getti e interlocutori – nei quali tale capacità
costituisce la guida; il secondo è costituito possa essere espressa e riconosciuta, e cre-
dai contesti di vita delle persone, territori scere con l’uso. La voce dei diretti interes-
circoscritti e concreti, impregnati di vita sati conferisce loro, nel quadro, uno statuto
quotidiana, come caseggiati, rioni, quartie- politico, e segnala il fatto che il processo di
ri, microaree, tanto più in quanto siano in integrazione così come l’ho configurato fin
vario modo «problematici»: si progetta e si qui, è fatto di sostanza politica; ed è – come
persegue una trasformazione, anche fisica, dicevamo con Lavinia Bifulco diversi anni
degli spazi sociali e dei modi di viverli. Da fa – un’opportunità politica: per contrasta-
notare che in entrambi i casi sembra che re il discorso tecnocratico della medicina
le possibilità di fare un lavoro integrato di successo, le confusioni tra Stato e affari
da postazioni e punti di vista diversi siano che vi si alimentano e lo svuotamento della
tanto maggiori quanto più è micro, concre- democrazia.
to e circoscritto il perno su cui si converge, Del resto, ribadendo un punto già eviden-
singolo o microarea titolare di un progetto ziato di passaggio e concludendo, il buon-
che li riguarda. governo della salute non può che avere un
È evidente a questo punto che l’integra- fondamento democratico (7).
zione di cui sto parlando non riguarda
soltanto il rapporto tra servizi sanitari e
sociali, ma chiama in causa anche altri set-
tori e competenze (per esempio, in ma-
teria abitativa). E non riguarda soltanto i
diversi servizi pubblici, perché implica il Ota de Leonardis è docente di sociologia
coinvolgimento di – e l’integrazione con – dei processi culturali all’Università di Milano
Bicocca e coordinatrice del Laboratorio sulla
compagini sociali, terzo settore, organizza- Sociologia dell’azione pubblica «Sui generis»:
zioni della società civile, nonché cittadini ota.deleonardis@unimib.it
7 | Nell’articolo non ho chiamato direttamente in zione che tali sistemi vanno assumendo, sia nel senso
causa servizi, competenze e interventi sociali, ma le che le indicazioni sui cambiamenti che la prospettiva
due direzioni opposte che i sistemi sanitari possono della salute richiede a questi ultimi valgono anche
imboccare li riguardano da vicino: sia nel senso che per loro.
il loro destino è strettamente legato alla configura-
Animazione Sociale gennaio | 2012 inserto | 61
Quel tanto di
trasgressioni per
lavorare nel sociale
Accettare
di porsi insieme
rispetto al «sociale». Non è certo pensabile che il lavoro in questo campo si esaurisca,
almeno finché resterà una qualche parvenza di società democratica.
Mi sembra, tuttavia, ineludibile che i servizi pubblici e privati (le organizzazioni in
cui questo lavoro si svolge) e gli operatori che ne sono protagonisti si confrontino
con il quadro generale, che non si sottraggano a interlocuzioni e confronti, per
comprendere più attentamente e attivamente i fenomeni che ci affannano e per
concorrere ad assumerli, senza distanziarsi e senza lasciarsi travolgere.
E, in particolare, mi sembra cruciale che partecipazioni e presenze attive dell’area
«sociale» non vengano considerate solo quelle che si collocano nelle sedi istituzio-
nali di governo nazionale e regionale, nei forum del terzo settore e del volontariato,
nei convegni con docenti universitari. Sarebbe davvero interessante, innovativo, e
Inserto del mese I È ancora pensabile un futuro del lavoro sociale?
Nella re-impostazione del lavoro nel sociale, va tenuto conto anche della variabile
«costi», che è stata per lo più vista come esterna ed estranea alla progettazione e
realizzazione di interventi in questo campo, come se la sua regolazione spettasse sol-
tanto a decisori amministrativi apicali che non predisponevano bilanci di previsione
ed esercitavano controlli formali (2). Oggi si dice che i costi non sono più sostenibili,
forse non lo erano neanche allora. È inevitabile che i costi di certi interventi vadano
ridimensionati, è ragionevole verificarli anche in riferimento a esiti attesi e inattesi,
ed è pure opportuno distinguere il concetto di costo da quello di spesa. In ogni
caso, però, la considerazione di come viene destinata la spesa sociale non riguarda
solo chi fa dei tagli, ma riguarda tutti noi (3).
2 | Per tanti anni, per potersi garantire inserimenti profonditamente tale questione; cfr. lo speciale
in comunità di ragazzini difficili, si sono pagati – Disegniamo il welfare di domani. Una proposta di
come si usava dire – «posti vuoti per pieni». riforma dell’assistenza attuale e fattibile, in «Pro-
3 | Mi sembra molto ragionevole e opportuno spettive Sociali e Sanitarie», 20-22, 2011.
lo sforzo con cui l’Istituto per la ricerca sociale 4 | Enriquez E., Un mondo senza trasgressione, in
ha cercato di affrontare più direttamente e ap- «Animazione Sociale», 250, 2011, pp. 15-26.
68 | Animazione Sociale gennaio | 2012 inserto
che ottiene maggior consenso, che riscuote approvazione immediata, che viene
proposto con maggior forza da chi ricopre dei ruoli apicali.
Così abbiamo una sorta di sacralizzazione, ad esempio, dei dati economici, per cui
tutti devono inchinarsi e sottomettersi ai numeri del Pil, ma anche sottomettersi ai
vincoli di spesa posti senza alcuna trasparenza, senza che sia dato di sapere su quali
dati, elaborazioni, calcoli, scelte si fondino. Anche in campo sociale, diventando
sfuocata l’idea del bene comune e data un po’ per scontata una indiscutibilità
della tutela dei diritti – come se fosse di per sé, quasi automaticamente, praticata
e garantita –, si sono andati sacralizzando dei modi di porsi e di rapportarsi verso
l’esterno, nelle relazioni con gli utenti, nelle relazioni con gli altri professionisti,
con gli altri servizi, con le altre istituzioni, anche nella costruzione della propria
Inserto del mese I È ancora pensabile un futuro del lavoro sociale?
zi, che vengono etichettati ed espulsi, senza tener conto di quanto le loro azioni
distruttive rappresentino segnali tangibili e ben evidenti di fallimenti nei rapporti
tra generazioni: ci si ritrova con una comunità locale che non riesce a dialogare con
gli adolescenti, con i giovani, con le nuove generazioni che si affacciano alla vita.
È importante che gli operatori siano in grado di aiutare questi adulti che tutti i giorni
sono a contatto con tali difficoltà, a pensare che con questi ragazzini indesiderabili
usare la repressione, la sospensione da scuola, la severità, che poi diventa violenza che
si aggiunge alla violenza, non fa altro che rendere le problematiche ingestibili.
Ripartire
dal legame
fraterno
Nuovo welfare,
bene comune
e pratiche sociali
Ci sono dei momenti storici nei quali il pro- colare dall’ecologia della mente di Gregory
blema cruciale è quello della libertà, soprattutto Bateson (1984) e dalla teoria mimetica di
nelle condizioni di oppressione, e ce ne sono René Girard (1983) – la quale ultima, nella
altri nei quali il problema maggiore è quello del-
la fraternità, ed è il caso del nostro tempo. mia lettura, radicalizza il principio ba-
(Edgar Morin) tesoniano per cui «la relazione viene per
prima, precede» (Bateson, 1984, p. 179; cfr.
I
n queste note, che si sono venute for- Manghi, 2004, 2008).
mando nel confronto con mondi te- Tale curvatura relazionale, per dirla in
nacemente impegnati a reimmagina- breve, lascia sullo sfondo l’immagine della
re il welfare e il bene comune in questo fraternità come adesione individuale a un
passaggio d’epoca (1), mi propongo di met- ideale condiviso di solidarietà, contrappo-
tere insieme alcune riflessioni intorno alla sto all’ideale individualistico, per portare
parola-chiave fraternità. Una parola a mio in primo piano, ancor prima che una scelta
avviso oggi, e sempre più in futuro, di portata ideale, diciamo così, un riconoscimento fat-
strategica. tuale. Un difficile riconoscimento fattuale,
Lo farò sottolineando, in particolare, il aggiungo e sottolineo. Un riconoscimento
ruolo cruciale delle pratiche sociali di wel- che abbiamo solo appena cominciato a effet-
fare, di community welfare nel senso più tuare, nella lunga storia della nostra specie.
ampio che ci venga di pensare, come istanza Il riconoscimento, da un lato, che il legame
organizzata primaria dell’orizzonte collet- relazionale – e dunque non la soggettività
tivo del bene comune. individuale – è la materia prima di cui sono
Parola familiare, in apparenza, fraternità. Ma fatte le nostre esistenze, che lo vogliamo o
per declinarla al futuro, come ci tocca ormai no, e dall’altro, ancor meno scontatamente,
fare con tutte le parole che ci sono state a che il legame relazionale porta con sé un
lungo familiari, dovremo saperne ripensare lato altamente problematico, di nuovo che
a fondo il significato più scontato. lo vogliamo o no, per le nostre aspettative di
autorealizzazione soggettiva. Più ci faccia-
mo consapevoli che «la relazione viene per
Una curvatura prima», più cresce l’incertezza sul che fare,
relazionale nelle nostre reciprocità quotidiane...
Scelgo questa parola, vorrei precisare, per- È la difficoltà soggettiva a compiere que-
ché a me pare che essa, oltre a esprimere sto duplice riconoscimento, vorrei inol-
il senso profondo delle sfide racchiuse tre ipotizzare, che rende comprensibile
nella tematica del bene comune, imprima l’affermazione travolgente dell’immagi-
a questa tematica, per così dire, una cur- nario individualistico nel nostro tempo.
vatura particolare. Una curvatura, preci- Un’affermazione che deve anzitutto essere
samente, relazionale. In un’accezione del compresa, pertanto, nelle sue buone ragio-
termine «relazionale» che traggo in parti- ni, e non anzitutto contrastata polemica-
1 | Mi riferisco a tre diversi incontri cui ho preso son las vías de acción para un planeta vivible?» (Quito,
parte: il seminario promosso dalla Provincia di Parma 10-11 ottobre 2012), la giornata di studio promossa
«Welfare di comunità. Il contributo di tutti per un dalla fondazione Santa Clelia Barbieri sul tema «Pren-
nuovo modello di benessere» (Parma, 2 ottobre 2012), dersi cura del bene comune: coniugare partecipazione
il convegno internazionale promosso dal Governo e servizi alla persona nel terzo millennio» (Bologna,
ecuadoriano «Estrategias después de Río+ 20: ¿Cuales 18-19 ottobre 2012).
Animazione Sociale novembre | 2012 studi | 17
mente, se abbiamo a cuore l’orizzonte del chiamare, a metterci di fronte a sfide inatte-
bene comune, e non i nostri narcisismi se, del tutto inedite, estremamente difficili
idealistici. Poiché dobbiamo sapere che e rischiose. Per le quali, come giustamente
stiamo parlando di una difficoltà sogget- continuiamo a ripetere, non abbiamo ricet-
tiva generalizzata, che viene dalla sfida più te sperimentate. Sfide che non a caso stan-
radicale che noi esseri umani abbiamo mai no dividendo aspramente i nostri animi, i
incontrato nella nostra storia – e ci sarebbe nostri pensieri, le nostre istanze politiche,
da stupirsi se non ci sentissimo smarriti, e facendo scricchiolare pericolosamente i
tentati dunque di esorcizzare i nostri smar- nostri stessi assetti istituzionali.
rimenti attraverso mitologie confortanti, Si parla da tempo di riforma del welfare,
come appunto quella individualistica, non per salvaguardarne il senso profondo, ma su
a caso tanto contagiosa. quali orizzonti regolare la barra del timone?
La sfida radicale in questione è l’emerge- Qual è la soglia di senso al di sopra della
re vorticoso della prima forma societaria quale quel senso può considerarsi davvero
priva di un epicentro organizzatore unico, salvaguardato? La soglia al di sotto della
stabile e dunque rassicurante: la società- quale, per non fare che un esempio, la ri-
mondo (Morin, 2002; Manghi, 2009). La duzione degli investimenti nel sostegno,
prima società i cui confini coincidono con a scuola e nell’extra-scuola, con tutta la
quelli dell’intero pianeta. La prima società buona volontà, non configura più pratiche
nella quale gli sconosciuti si affacciano alla d’aiuto che possiamo ancora chiamare di
soglia del nostro Io a sciami ogni giorno «integrazione sociale»?
crescenti, obbligandoci a riflettere a fondo, Domande crude e radicali, che avremmo spe-
più di quanto non abbiamo mai fatto fino a rato di non doverci mai porre. Ma proprio
oggi, su che cosa intendiamo con la parola perché crude e radicali, a queste domande
relazione. E a ripensare a fondo, appunto, la non possiamo sfuggire. Non possiamo sfug-
nostra nozione più familiare di fraternità. gire all’evidenza che stiamo bruscamente
Ho così anticipato in poche frasi quasi tutto passando, quanto meno in Europa, dal sogno
quel che cercherò di dire. E che scandirò in della Grande espansione a un’era di grande
sette brevi passaggi, quasi aforismi. contrazione (Magatti, 2012). Senza perdere,
per quanto possibile, la bussola della spe-
ranza, così pericolosamente lesionata, nella
Crisi nostra vecchia Europa.
e speranza Comincerò allora con il leggervi una poe-
Le nostre democrazie di welfare sono sia, appunto, di speranza. Una di quelle a
messe a dura prova dalle politiche adottate cui si fa ricorso nei momenti più duri. È di
dall’Europa per far fronte alla crisi finan- un poeta di Santa Lucia, isola dei Caraibi,
ziaria dalla quale siamo travolti. Una crisi più esattamente delle Piccole Antille. Un
che ci ostiniamo a chiamare finanziaria, poeta che, come accade da quelle parti,
rimuovendo la dolorosa evidenza che si scrive in lingua inglese: il premio Nobel
tratta di una crisi di spirito vitale, insieme per la letteratura Derek Walcott. Al quale,
esistenziale e culturale. vale qui la pena ricordare, un giornalista
Ancor prima delle amare medicine in que- ebbe a chiedere cosa provasse a esprimersi
stione, in bilico tra il curativo e il distruttivo, nella lingua dei colonizzatori, ricevendone
è stata questa crisi, comunque la vogliamo questa risposta, che sarà bene non dimen-
18 | Animazione Sociale novembre | 2012 studi
ticare, mentre leggeremo i suoi bellissimi da due o tre decenni. Un nonnulla, commi-
versi: è soltanto dalla lacerazione, queste le surato alla storia dell’umanità.
parole di Walcott, che nasce la creazione. «Io È il vortice di una società i cui confini coin-
sono solamente un negro rosso che ama il cidono sempre più con quelli dell’intero
mare, / ho avuto una buona istruzione co- pianeta, dopo un’intera vita della specie –
loniale, / ho in me dell’olandese, del negro su questo sguardo lungo, antropologico,
e dell’inglese, / sono nessuno, o sono una credo che dovremmo sostare più di quanto
nazione», fa dire a uno de suoi personaggi, non siamo abituati – vissuta in comuni-
ed è chiaramente un’autoritratto. tà confinate e chiuse su se stesse, tenute
È da lì, dall’aver accolto dentro di sé quella insieme da rassicuranti fraternità tra co-
lacerazione, quell’aspro conflitto, che è nata nosciuti. Quella che uno dei padri della
la sua arte. La poesia s’intitola Amore dopo sociologia, émile Durkheim, chiamava
amore (Walcott, 1992, p. 99): solidarietà meccanica.
Non a caso la definiamo spesso, questa
Tempo verrà nostra neonata, sconfinata società, società
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato dell’incertezza. La prima società dell’in-
alla tua porta, nel tuo proprio specchio, certezza della storia umana. Ci sarebbe da
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro, stupirsi, se non fossimo disorientati. Se non
e dirà: Siedi qui. Mangia. fossimo, semplicemente, in crisi.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore La fraternità tra sconosciuti di cui stiamo
a se stesso, allo straniero che ti ha amato parlando, non è da porre in alternativa,
per tutta la tua vita, che hai ignorato beninteso, con le più usuali fraternità tra
per un altro, e che ti sa a memoria. conosciuti – nativi, familiari, correligio-
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate, nari, amici e così via. Ma essa dice, credo,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine. la portata e l’urgenza di una sfida a saper
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola. accogliere l’ignoto e l’incertezza nei nostri
incontri, che investe ormai tutti i livelli delle
nostre reciprocità, micro e macro-sociali,
Fraternità micro e macro-ecologiche, compreso dun-
e società-mondo que il più ravvicinato degli incontri. Quello
Fraternità, dicevamo dunque. Ma occorre che ogni giorno porta nel nostro specchio
precisare: fraternità tra sconosciuti: gli sco- la nostra immagine più intimamente nostra,
nosciuti che incontriamo nei faccia a faccia per tornare alla bella poesia di Walcott. Il
della nostra vita quotidiana, sempre più nu- più improbabile, a dispetto delle apparen-
merosi; e gli sconosciuti, ancor più numerosi, ze. Il più difficile di tutti gli incontri, come
che non incontreremo mai nei nostri faccia sa bene il discendente di schiavi africani,
a faccia. Sconosciuti virtuali e immaginari, che ha ottenuto il Nobel facendo propria
ma che si affacciano e si affacceranno sem- la lingua dell’Impero.
pre più alla soglia dei nostri pensieri, delle Ma senza riconoscere la rilevanza di que-
nostre paure, dei nostri desideri, in questo sto incontro, gli altri sarebbero mancanti.
vortice inarrestabile della società-mondo in Penso alla miriade vorticosa di incontri di
formazione, nel quale siamo trascinati da cui è intessuta, momento per momento, la
appena una manciata di secoli, ma con l’in- nostra partecipazione quotidiana agli am-
tensità che oggi stiamo sperimentando, solo biti sociali e associativi più diversi, piccoli e
Animazione Sociale novembre | 2012 studi | 19
Il fantasma
della libertà
E vengo alla seconda metà dell’ipotesi, per
continuare a cercare di comprendere per
quali «buone ragioni» masse crescenti di
donne e di uomini abbiano trovato (e tro-
ti ricordiamo che sono dodici gli anni di arti-
vino) nell’individualismo neoliberista una
coli di Animazione Sociale a tua disposizione
risposta convincente ai dilemmi delle loro su www.animazionesociale.it
esistenze e coesistenze: l’idea che la libertà 960 pagine all'anno. Dal 1998 al 2009,
individuale sarebbe stata – sarebbe – il ma- più di 10.000 pagine in totale
gico trasformatore delle paure da perdita Per accedervi dovrai solo registrarti: vai su
delle protezioni verticali, pater-materne, in www.animazionesociale.it e clicca su «Regi-
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volta – e ancor prima, dovremmo dire, a che puoi trovare sull’etichetta con cui Ani-
mazione Sociale giunge al tuo indirizzo.
rigore, o quanto meno insieme – alla base
Riceverai una e-mail di conferma quando il
stessa della crisi del principio gerarchico.
tuo profilo sarà abilitato.
Sono le nostre stesse aspirazioni alla libertà, A quel punto potrai scaricare e stampare il
infatti, ad aver alimentato questa crisi. materiale in formato pdf.
E qui la parola crisi, faccio osservare, mo- Gli articoli sono rintracciabili con un comodo
stra un’altra faccia, più generativa che pre- motore di ricerca. La ricerca avviene attraver-
occupante: la libertà è tutt’uno con la crisi so una mascherina in cui possono essere
delle certezze garantite da gerarchie simbo- inseriti autore/curatore/titolo/anno di pub-
liche e sociali. È apertura di orizzonti mai blicazione/rubrica di riferimento.
prima pensati. E ci mette necessariamente
Per qualunque problema o dubbio contatta
in crisi.
la redazione di Animazione Sociale
al tel. 011 3841048
La libertà felice al centro o scrivi a
dell’immaginario neoliberista animazionesociale@gruppoabele.org
Limito la sottolineatura di questa faccia Buona navigazione nell'archivio online!
generativa della crisi a un cenno appena,
Attenzione:
per ragioni di tempo, ma va da sé che essa ricordati di conservare l’etichetta di spedizione o
è di importanza primaria, per chi abbia a di memorizzare il tuo «codice abbonato» per poterti
iscrivere al servizio.
24 | Animazione Sociale novembre | 2012 studi
cuore la crescita del bene comune in de- Gaber, e uno più radicalmente libertino-
mocrazia. Ma torniamo al punto: il sogno libertario-individualista, dove, potremmo
di libertà felice al centro dell’immaginario dire, «libertà è uno spazio libero», tout
neoliberista. court. O con la partecipazione convertita
Già il primo liberismo, quello degli animal grazie alle nuove tecnologie comunicative
spirits del primo capitalismo assumeva la in emozionante spettacolo di se stessa.
libertà egocentrica come dogma centrale, Quale dei due immaginari di libertà sia stato
refrattario ai vincoli di uguaglianza e fra- fin qui più in grado di rispondere alle in-
ternità – vizi privati come fondamento delle quietudini, alle paure e alle speranze in usci-
pubbliche virtù, per dirla con il noto lavoro ta dalla cornice del principio gerarchico, è
del filosofo libertino Bernard Mandeville sotto i nostri occhi. Libertà immaginaria, la
(1714). Ma fino ancora a pochi decenni or chiama il sociologo Mauro Magatti (2009),
sono, quel primo liberismo si è sviluppato in in un libro bello e importante che porta ap-
stretta connessione con principi simbolici e punto questo titolo.
istituzionali – pubbliche virtù, se vogliamo Ha prevalso non tanto il diritto di persegui-
– che ne permeavano o ne delimitavano le re la felicità, quanto la fantasia che la felicità
concrete manifestazioni economiche, nella eterna sia a portata di mano, e più di recen-
cornice di un tutto sociale più ampio. Un te, a portata di un clic, o meglio ancora di
tutto sociale regolato, nelle sue reciprocità un touch. Senonché, come ha scritto Amos
quotidiane, da principi ordinatori colletti- Oz, «l’illusione di una felicità durevole, è in
vamente incorporati in modo spontaneo, e realtà un ossimoro. O calma piatta o vetta.
dunque caratterizzati da quella «verticalità» La felicità eterna non è tale, proprio come
che dicevamo sopra. Ancora i primi decenni un orgasmo perenne non è un orgasmo»
successivi al dopoguerra, ricordati in prece- (2004, p. 45).
denza, erano caratterizzati da appartenenze E perché l’ideale neoliberista dell’orgasmo
spirituali, ideologiche, familiari, professio- perenne, tanto vistosamente illusorio, ha
nali, politiche, aziendali e altro, alquanto so- ottenuto questo credito straordinario?
lide, nel bene come nel male, che nel nostro Chiedo ancora qualche briciolo di atten-
Paese erano investite di valore istituzionale zione, prima di passare alle conclusioni. La
dalla Costituzione Repubblicana. risposta, di nuovo, a me pare molto sempli-
ce: perché a dispetto delle apparenze, molto
Il permanere intatto a dispetto delle apparenze, esso ha saputo
dello spirito autoritario conservare intatto lo spirito autoritario,
Ma gli anni ’60 e ’70 hanno dato vita al unilateralmente assertivo, potremmo dire
sogno di liberazione e di orizzontalizzazio- la volontà di potenza, del principio ordina-
ne, non credo di esagerare, più poderoso di tore sacrale-gerarchico, con la sua capacità
tutta la storia, desacralizzando via via ogni di dispensare rassicuranti certezze.
principio d’autorità verticale. Ben presto, Lo ha saputo conservare, semplicemen-
due diversi immaginari di libertà si sono te, trasferendo la sua aura magica verso il
contesi il campo: uno solidarista e uno basso, nell’intimo delle singole individualità
individualistico, potremmo dire per farla separate le une dalle altre, orgogliosamente
molto breve. Uno dove «la libertà non è uno proiettate verso l’autosufficienza. Una sorta
spazio libero, libertà è partecipazione», per di politeismo di massa, tanti dèi quanti gli
dirla con le parole di quel tempo di Giorgio individui. Politeismo peraltro anche riven-
Animazione Sociale novembre | 2012 studi | 25
dicato con tutti i crismi filosofici del caso, permanente con l’attimo precedente e con
di destra e di sinistra, per prendere a pre- quello quello successivo. Né, ovviamente,
stito impropriamente, ma spero utilmente, con gli alter in competizione per il mede-
una categoria della politica. È la filosofia simo attimo di celebrità.
dello Yes I can, potremmo sintetizzare. Del E per questa via, in fondo semplicissima,
mondo «costruito intorno a te», come recita la logica mercantile del narciso-liberismo
lo slogan di una nota banca italiana. si candida a soluzione unica per ogni incer-
tezza e per ogni ansia che sorga nei nostri
L’esorcismo superstizioso incontri e scontri quotidiani con gli alter
di incertezze e ansie sconosciuti.
L’individuo persuaso di non avere altro dio L’aura magico-sacrale delle origini viene
al di fuori di sé, può così colmare euforica- così ad assumere nel nostro tempo una
mente – ma dovremmo dire meglio: esorciz- forma inedita, degerarchizzata e dispersa
zare superstiziosamente – le incertezze e le liquidamente, molecolarmente, per l’intero
ansie generate dalla caduta del rassicurante tessuto sociale ed ecologico. E noi, presunti
principio gerarchico, delle solidarietà mera- maturi cittadini della società globale, ob-
mente meccaniche, riservate ai già ben co- bediamo per lo più, attimo per attimo, in
nosciuti, e dalla crescita esponenziale della tempo reale, come si dice, ai capricci di que-
massa di altri sconosciuti che si affacciano sta divinità plurale e multiforme, chiaman-
alla sua porta. Che si fanno prossimi. E dai dola magari «mercati», e alla sua inesausta
quali si è chiamati, lo si voglia o no, a farsi richiesta di sacrifici di vario genere, anche
prossimi (Manghi, 1999/2000). Insieme molto crudeli, così come i nostri antenati
sulla scena globale, nelle nostre città, nelle facevano con i loro feticci. A differenza dei
nostre dinamiche organizzative, nelle no- nostri antenati, credendoci tuttavia liberi.
stre quotidiane reciprocità, nei recessi più Senza altre autorità gerarchiche su noi stessi
misteriosi delle nostre interiorità. che il nostro ego gaudens.
Queste incertezze e queste ansie trovano
una risposta convincente nell’immaginario
neoliberista in quanto il linguaggio mer- La sfida
cantile e utilitaristico che lo contraddistin- del legame fraterno
gue – competizione come legge naturale, Piaccia o meno questo immaginario, sta di
affermazione dei migliori, negoziabilità di fatto che masse crescenti di donne e di uo-
ogni «valore», leggibilità della interazioni mini, in questo primissimo affacciarsi, nella
umane come «scambio» tra individui au- storia umana, della società-mondo, hanno
tocentrati – trasforma magicamente ogni trovato e trovano in esso risposte forti alle
sconosciuto in un simile, ogni alter in un loro ansie e alle loro speranze.
alter ego, un alter non più minaccioso (o E da qui, se si hanno a cuore i destini reali
non solo minaccioso) ma familiare, in del mondo e delle persone che lo abitano
quanto analogamente posseduto, si sup- sempre più densamente, e non i destini
pone, dal medesimo, naturalissimo animal idealizzati in nome delle proprie proie-
spirit dell’homo œconomicus. Oggi sempre zioni ideali o ideologiche, si deve riparti-
più, ripetiamolo, œconomicus narcissus, re, per saper coltivare il senso collettivo,
proiettato nel consumo vistoso dell’atti- personale, sociale ed ecologico insieme, del
mo che fugge, senza legami di memoria bene comune. Per reimmaginare il nostro
26 | Animazione Sociale novembre | 2012 studi
Quali
capacitazioni
nella precarietà?
Ci accomuna il compito
di cambiare la nostra vita
e il nostro modello di sviluppo
zazione, e a seconda delle istituzioni che ci inconfutabile la connessione tra tutela affet-
diamo, creiamo le condizioni per la preva- tiva, cura relazionale e sociale e crescita delle
lenza di comportamenti altruistici o basati competenze, ma è verificabile una stretta in-
prevalentemente sull’utilitarismo. terdipendenza tra le due dimensioni. Altra
Un altro caposaldo degli orientamenti indi- cosa è la dipendenza assistenzialistica che
vidualisti riguarda l’idea e la prassi fonda- annichilisce l’autonomia.
te sul soggetto singolo che si definirebbe e Le azioni educative, di sostegno sociale e
creerebbe da solo, facendo leva solo su se di espressione di noi stessi si connettono
stesso. Abbiamo verifiche ed evidenze che perciò saldamente al rapporto tra capacità
le cose non stanno così. Sia nella creazio- e opportunità che incontriamo. Ognuno è
ne delle basi elementari della personalità responsabile dei modi in cui valorizza quel-
e della storia individuale, sia in ognuna le possibilità ed elabora quei vincoli, ma
delle esperienze adulte, è la relazione la il progetto e l’invenzione di una vita sono
fonte principale della nostra individuazio- strettamente interdipendenti con la rete di
ne. Siamo esseri naturalmente relazionali relazioni in cui la storia di quella vita si in-
e la nostra mente relazionale è allo stesso scrive e scrive.
tempo incarnata, situata nei contesti della
vita e estesa agli altri. Non è possibile leg-
gere la nostra esperienza e l’elaborazione Le competenze
dei vincoli e delle possibilità della vita di come fatto pubblico
ognuno, se non assumendo una prospettiva Le competenze individuali, come la salute
relazionale. e l’educazione, la cultura, l’ambiente e il
Allo stesso tempo possiamo sostenere che il paesaggio, l’acqua e l’aria, sono un fatto
dualismo tra mente e corpo e tra emozioni pubblico, non solo un fatto privato. Una
e cognizione è un retaggio persistente ma società si distingue per gli investimenti che
fallace, in quanto proprio l’integrazione tra realizza o non realizza in ognuno di questi
emozione, pensiero e azione si mostra la ambiti e in ambiti affini.
via più efficace per comprendere che cosa
significhi essere umani. Non basta affidarsi
allo spontaneismo
C’è interdipendenza Il processo di capacitazione, pertanto, ne-
tra capacità e opportunità cessita di essere letto e interpretato, alla
Si può giungere a ipotizzare con attendibi- luce di una prospettiva relazionale e so-
lità, alla luce di queste premesse aggiorna- ciale, eminentemente pubblica. Anche se
te, che ogni competenza, da quelle origi- i sistemi pubblici di welfare non sono stati
narie a quelle create come apprendimento in grado di raggiungere livelli appropriati
dall’esperienza, emerga dalla «base sicura» di efficienza, componendo in maniera suf-
e tutelante che ci deriva dalle relazioni pri- ficientemente buona libertà e democrazia,
marie con i caregiver e dalla vita relazionale se non in alcuni casi, questo non vuol dire
di ognuno di noi, dove abbiamo possibilità che non sia possibile riuscirci. Soprattutto a
e vincoli educativi per «tirarle fuori». partire dalla verifica dei fallimenti sistemati-
Ogni individuo umano emerge dalla elabora- ci dell’individualismo liberista, in termini di
zione continua del confronto tra autonomia uguaglianza e giustizia sociale. Il problema
e dipendenza. Non solo, quindi, si mostra dell’individualismo è che non serve denun-
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ciarne la natura: mostra di fallire sul suo prire come non vi sia il corrispondente psi-
terreno, quello della pretesa di generare chico e operativo possibile, per tali pressioni
equilibri spontanei e sufficientemente giusti e pretese comportamentali. Senza considera-
tra capacità e opportunità. re la domanda necessaria sulla desiderabilità
Per sostenere la messa in forma di sé di indivi- di una società e di forme di vita siffatte.
dui consapevoli, capaci di pensiero e azione,
di autonomia e collaborazione, sono neces- Di fronte al compito
sarie scelte politiche pubbliche appropriate, di cambiare le nostre vite
basate sulla giusta combinazione tra libertà Dobbiamo cambiare la nostra vita, ha so-
e contenimento, tra autonomia individuale stenuto un importante studioso contempo-
e dipendenza reciproca. La responsabilità raneo come Peter Sloterdijk, e dobbiamo
individuale, intesa come capacità e possibi- cambiare il nostro modello di sviluppo,
lità di rispondere, esige attenzione alle con- come è evidente a noi tutti, riconoscendo
dizioni che generano quella capacità. Non il valore generativo del vincolo e la centra-
solo: richiede un interlocutore autorevole e lità del limite.
dedicato che accolga la risposta dopo averne In questo contesto si tratta di riflettere
sostenuto condizioni e possibilità. sull’esistenza stessa di un individualismo
costruttivo e di un «individualismo ego-so-
Non basta prescrivere lidale», per individui per i quali ogni fatto
l’essere attivi e competivi individuale è di per se stesso già relazionale
La pressione sociale sugli individui perché e sociale, e ogni capacità si crea nelle rela-
abbiano un atteggiamento costantemente zioni la cui efficacia è relativa a una com-
attivo e competitivo diviene insostenibile posizione appropriata tra contenimento e
per almeno due ragioni. autonomia.
La prima riguarda il modello di vita sotteso
a tale pressione. Nessun individuo può esi-
stere e condurre una vita accettabile in con-
Capacità
dizioni di pressione che richiedono di essere a zero opportunità?
costantemente attivi e competitivi. Sarebbe Luigi Pagliarani, per indicare la sottigliez-
importante porsi delle domande sul sistema za e la profondità delle differenze, diceva
sociale e sul modello di vita che esprime spesso che tra uno schiaffo e una carezza
quella pressione. Ogni posizione attiva di è questione di velocità. Tra autonomia e
noi esseri umani, basata su competenze e abbandono vi è una profonda e sottile
apprendimento, richiede appropriatezza differenza. Tra la capacitazione e la posi-
del compito, tempo e spazio di scoperta. I zione di incitamento a farcela da soli – con
linguaggi usati per indicare competenze e relativa punizione e colpevolizzazione per
prestazioni, oggi, spesso rivelano sintomi di chi non ce la fa –, a proposito della preca-
patologia relazionale, sociale e, quindi, indi- rietà esistenziale e lavorativa dei giovani,
viduale: soprattutto quando si sente parlare rischia di crearsi una situazione analoga.
di «risposte in tempo reale»; di «eccellenza Si interviene poco e malvolentieri rispetto
delle prestazioni»; di «prestazioni multita- al problema e non si perde occasione per
sking»; di «qualità totale». colpevolizzare chi non si capaciterebbe
Nel momento in cui si cerchi di uscire abbastanza, purché lo faccia arrangian-
dall’ideologia dominante, non è difficile sco- dosi con le proprie forze. Viene in mente,
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1 | Nussbaum M., Coltivare l’umanità, Carocci, Roma 3 | Standing G., Precari. La nuova classe esplosiva, il
2006. Mulino, Bologna 2012.
2 | Sen A., Sviluppo e libertà. Perché non c’è crescita 4 | Morelli U. et al., Come si sentono i lavoratori precari,
senza democrazia, Mondadori, Milano 2001. in «Educazione Sentimentale», 19, 2013.
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Se si sostiene, come fa Alain Ehrenberg, che un’entità originaria quale l’autogen, fa di noi
la fonte dell’efficacia di questa elaborazio- esseri umani degli individui che tendono a
ne «è la relazione e l’individuo» (5), allora crearsi con l’autogenerazione (7).
individui agenti del proprio cambiamento
possono esserci se si creano le condizioni Ma l’autogenerazione avviene
per educare alle relazioni che favoriscono nelle relazioni con i caregiver
la creatività e la libertà; se si crea una socie- Tuttavia, l’autogenerazione di se stessi mo-
tà relazionale e non una società individua- stra di avvenire sistematicamente nelle rela-
lista. Ciò è possibile in quanto ogni essere zioni con i caregiver in ogni età della vita.
umano ha un’inclinazione naturale nel pro- Un neonato costruisce la propria mente
vare interesse e nel cercare le vie dell’altro nella relazione empatica con la madre e
e dell’inedito, e quindi ogni individuo è con gli affetti propri delle altre relazioni
naturalmente motivato e spinto ad agire. primarie. Un anziano vive essenzialmente
Vi è in noi esseri umani, in ragione della dei beni relazionali (relational goods) che
nostra competenza simbolica che ci rende qualificano le forme di assistenza di cui può
protési a concepire l’inedito e l’inesistente, disporre e fruire, anche quando non è au-
un’autodeterminazione e una motivazione tosufficiente.
autonoma che sostengono costantemente Nella storia di ognuno si possono ricono-
lo sviluppo della personalità. scere i segni positivi o negativi delle relazio-
ni educative che ha vissuto e vive. La qualità
Siamo capaci della vita di lavoro dipende dalle condizioni
di autogenerazione economiche di quel lavoro, ma allo stesso
La teoria dell’autodeterminazione riguarda tempo in maniera determinante dal contrat-
la coscienza di sé e la vitalità ed è applicabi- to psicologico che alimenta quella relazione
le al lavoro, alla salute, ai rapporti umani, lavorativa. La dinamica tra capacitazione
allo sport, all’educazione. Recentemente e opportunità coincide con la vita stessa e
Terrence Deacon ha identificato nell’in- con la sua espressione. Sono, infatti, mol-
completezza e nell’assenzialità uno dei teplici le ricerche che evidenziano alcune
caratteri fondativi dei sistemi viventi, ri- questioni decisive che sostengono la falsifi-
conoscendo che noi diveniamo quello che cazione dell’individualismo, anche di quello
siamo proprio nel costante processo di in forma per così dire «buona», tendente
elaborazione di quell’incompletezza e di cioè a evidenziare il valore dell’individuo.
quell’assenzialità (6). L’intenzionalità che ci Non è certo il valore dell’individuo a esse-
contraddistingue farebbe così di noi degli re in discussione, bensì le vie e i processi
esseri portatori di un goal-directed beha- dell’individuazione, le condizioni, cioè, per
vior. È importante richiamare l’individua- diventare individui.
zione, da parte della biologia evolutiva e Gli studi che stanno cercando di definire le
della neurobiologia, della caratterizzazione caratteristiche della coscienza di sé tendono
autopoietica dei sistemi viventi adattativi, a evidenziare la rilevanza della relazione fin
una connotazione distintiva che, in base a dall’emergenza del cosiddetto minimal self.
lto La consapevolezza
Si parla mnotà debole delle proprie competenze
della v olo
i
dei giovana partire Le competenze non sono cose. Riguardano
e questo a le distinzioni mentali della nostra esperien-
da un’ide lità za di vita in modo connesso con la consa-
di raziona tà «forti» pevolezza di possederle, dovuta alla nostra
e di volonono disposizione simbolica e sense-maker.
che non s te.
mai esisti È dell’uomo rappresentare
simbolicamente l’azione
Quella disposizione prende forma nella
relazione con gli altri e, più precisamente,
Il rapporto tra la microcoscienza di sé, le re- nella narrazione di un’esperienza. Siamo
lazioni e il contesto appare sempre più evi- perfino affascinati dalla capacità di un co-
dente (8). Investigata non solo a livello speri- librì di volare in un ambiente impervio ad
mentale, ma anche mediante un approccio alta velocità, o da un ragno che tesse una
in prima persona, i risultati mostrano la bellissima tela. Ma per quello che ne sap-
relazione come luogo dell’individuazione di piamo si tratta, in entrambi i casi, di azioni
sé. Cercando di definire le caratteristiche immediate e pratiche. La rappresentazione
distintive dell’emergere della coscienza di simbolica dell’azione e dell’esperienza è una
sé, il ponte sottile che si configura connet- possibilità evolutiva di noi esseri umani (12).
te la coscienza, il sé minimale e il cervel- Per noi una cosa e un’azione non sono mai
lo all’esperienza (9). Nella stessa direzione solo quella cosa e quell’azione.
sono orientate le analisi che connettono il sé Anche la conoscenza e l’agire taciti che
all’agency, alla capacità attiva e progettuale prendono tanta parte della nostra esperien-
individuale (10). L’attività neurale, quindi, za quotidiana rientrano in questa distinzio-
è sempre più evidentemente associata con ne. Tutte le volte che scriviamo o parliamo
la riflessione su di sé, resa possibile, in ter- mentre stiamo pensando a cosa scrivere o
mini di riconoscimento, dalle relazioni con a cosa dire, senza dover reimparare in quel
gli altri. Per quanto si esplorino i correlati momento a scrivere e a parlare, stiamo met-
neurali della coscienza di sé, i risultati delle tendo in atto un apprendimento che abbia-
analisi rinviano sempre al rapporto tra co- mo fatto rientrare, assimilato, accomodato
scienza di sé, emergenza di un sé minimale, e messo a regime, in una circostanza in cui
cervello e relazioni, in un processo di simu- lo abbiamo selezionato e riconosciuto fra
lazione e risonanza incarnata (11). tutte le possibilità disponibili.
8 | Zeki S., A Theory of Micro-Consciousness, in Velmans gy and Embodied Cognitive Science, University of
M., Schneider S. (a cura di), The Blackwell Companion Jyvässkyla, Finland, september 2006.
to Consciousness, Blackwell, Oxford 2007. 11 | V. Gallese, Embodied Simulation: From Neurons
9 | Kiverstein J., Consciousness, the Minimal Self and to Phenomenal Experience, in «Phenomenology and
Brain, in Radman Z. (a cura di) Consciousness. Mo- the Cognitive Sciences», 4, 2005, pp. 23-48.
delling the Problem, in pubblicazione. 12 | Tattersall I., Il cammino dell’uomo. Perché siamo
10 | Gallagher S., Self and Agency, Phenomenolo- diversi dagli altri animali, Garzanti, Milano 2003.
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13 | Suchman L. A., Plans and Situated Actions, Cam- 14 | Goleman D., Leadership That Gets Results, in
bridge University Press, New York 1987; Sanghi S., «On Managing Peoples», Harvard Business School
The Handbook of Competency Mapping, Sage Publi- Publishing Corporation, Boston 2011.
cations, London 2004.
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appartenenza, presente nel conformismo e mai esistite, invocate come via d’uscita «in-
non nell’indifferenza, a distinguere le due dividuale», accanto al cosiddetto «bene co-
esperienze. Se, inoltre, l’indifferenza è sot- mune», dalla crisi di opportunità che genera
trazione al legame, essa è diversa anche dal emarginazione. La progettualità, la propo-
dissenso emotivo, dal ritiro: l’indifferenza sitività, la capacità di concepire e mettere in
è l’uscita; il dissenso è la voce. pratica la propria autonomia non vengono
Le manifestazioni e le esternazioni riguar- dal nulla. Se vince una posizione di attesa
danti i giovani e quella che è stata definita di passiva in cui predomina la sensazione di
volta in volta la generazione dei «bamboc- aver già perso ogni possibilità, la proget-
cioni», dei «passivi», degli «indifferenti», tualità ne esce pregiudicata.
degli «annoiati», quasi sempre da parte di A proposito delle giovani generazioni e delle
chi ha figli garantiti in termini di opportu- opportunità lavorative, i risultati delle ricer-
nità indipendentemente dalle loro capacità, che dicono che in nessun modo i lavoratori
sono un segno del degrado civile del nostro precari sono rinunciatari. Essi non si rico-
tempo. noscono in questo modello vigente di vita e
di sviluppo, ma mostrano di avere un’altra
A che cosa dunque cultura del lavoro rispetto a un solo impiego
fare resistenza? fisso per tutta la vita. Allo stesso tempo essi
Al di fuori di ogni posizione giustificazio- non rifiutano offerte di lavoro di qualsiasi
nista e assolutoria, e sottolineando la cen- natura siano. La loro progettualità indivi-
tralità della responsabilità individuale, se duale pare essere fortemente in atto, ma le
le generazioni in difficoltà oggi sono senza relazioni e i legami sociali per costruirsi ca-
opportunità per le loro legittime aspettative pacità evolute e per incontrare opportunità
non possono essere ritenute responsabili di anche minime sembrano la principale causa
buona parte delle cause dell’emarginazione della loro condizione precaria.
di parti enormi di se stesse.
Il legame sociale e la relazionalità non sono
dimensioni astratte. Esse si concretizzano, Dalla dipendenza
per presenza o per assenza, nell’educazione all’emancipazione
familiare e scolastica o nel suo fallimento; Non si comprende perché si debba accre-
nella finanziarizzazione dell’economia e ditare l’«individualismo» per poi definirlo
nella pervasività del liberismo individua- «ego-solidale», se sappiamo con evidenza
lista o in una società e in un’economia fon- che ogni soggetto crea se stesso nel gioco
date sull’etica, sulla giustizia e la libertà; nel tra autonomia e dipendenza nelle relazio-
disinvestimento dalla cultura in senso lato ni che vive e in cui si individua. Nessun
o nel considerare l’educazione, la cultura individuo emerge senza un attaccamento
e la conoscenza come spina dorsale di una affettivo e appassionato con coloro dai
società civile. quali dipende in maniera originaria e fon-
damentale.
Ma è sufficiente la volontà Una riflessione sulla dipendenza e sul suo
per uscire dall’emarginazione valore per la crescita e per l’emancipazio-
Si parla molto della volontà debole dei ne individuale è quanto mai opportuna in
giovani e questo a partire da un’idea di ra- un’epoca di individualismo diffuso.
zionalità e di volontà «forti» che non sono Ognuno di noi è, per certi aspetti ideologi-
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camente e naturalmente, propenso ad affer- ità nel tempo della nostra individuazione,
mare la propria autonomia e a porla al centro le scelte morali e la nostra stessa capacità
delle proprie aspettative. Siamo meno dispo- di agire sono situate nelle relazioni con gli
sti invece a riconoscere che una condizione altri. In quelle relazioni prende corpo o non
ineludibile e indispensabile per affermare emerge affatto la nostra motivazione.
almeno in parte quell’autonomia è la rela-
zione di dipendenza da chi, contenendoci, ci Vincoli e possibilità
consente di esprimerci autonomamente. nel teatro delle relazioni con gli altri
Certo, dobbiamo ancora riconoscere
La provvisorietà di un sé molti dei processi che connettono, oltre
che prende forma nelle relazioni ogni dualismo, la nostra natura biologica
Ci siamo a lungo soffermati sul paradosso evolutiva e corporea con le manifestazioni
dell’io, scambiandolo per realtà. Eppure, fenomenologiche della nostra esperienza,
quando lo ricerchiamo in noi stessi, come ma possiamo ritenere agevolmente che le
sosteneva David Hume, troviamo solo un scene della nostra vita e dei nostri vincoli e
fascio di percezioni. Quell’io interno a me delle nostre possibilità si giochino nel teatro
stesso che dovrebbe essere il primo ente in- delle relazione con gli altri.
contrato nel centro della mia esperienza, è Quell’indivisibilità dell’«uno» che l’indivi-
di fatto talmente sfuggente da accreditare il dualismo pone al centro della soggettività
sospetto di essere di fronte a una illusione continua a essere falsificata dai risultati di
accettabile, forse, solo nel linguaggio di ogni ricerca sul senso e sul significato di essere
giorno come espressione di senso comune. umani. Sono le relazioni nei contesti della
Allora, probabilmente, l’errore consiste nel vita, nell’animazione sociale, nell’educa-
considerare l’io come una sostanza e non zione, nel lavoro, nella cura, a consentirci
come un processo che prende forma nelle di elaborare un percorso sufficientemen-
relazioni con gli altri. La fonte dell’individua- te buono per vivere le nostre vite. La crisi
zione sono le relazioni e allora ogni ipotesi di dell’assistenzialismo deresponsabilizzante
individualismo autofondante incontra buoni non ha come uniche alternative l’individua-
motivi di falsificazione. La connessione tra la lismo, il tecnicismo e il mercato. Nelle dina-
nostra base naturale, il cervello, e le relazioni miche complesse mediante le quali ognuno
nei fenomeni della vita quotidiana danno vita giunge a un certo livello di autorealizzazio-
a una considerazione neurofenomenologica ne, elaborando l’angoscia della bellezza che
di noi stessi, in cui l’agentività individuale ogni progetto comporta e facendo i conti
integra la mente relazionale incarnata e ne è con il rischio del tradimento di sé, le rela-
espressione, capace di simulazioni incarnate zioni sono il luogo di tutte le possibilità e
e di empatia, da cui emerge l’individuazione di tutti i problemi. I gruppi e le istituzioni
interminabile di ognuno. sono la via per creare una società fondata
Non siamo soli, l’uomo solo non esiste. sulla giustizia e la libertà.
Anche il sé iniziale, originario e originale,
che si forma nei primi momenti e tempi
della vita, trae consistenza immateriale dalla
relazione e mostra la plasticità, l’incostanza Ugo Morelli è docente all’Università di Ber-
gamo e fondatore di Polemos, scuola di ricer-
e la provvisorietà di un sé che diviene nella ca e formazione sul conflitto: ugo.morelli@
relazione con l’altro e gli altri. La continu- gmail.com - www.ugomorelli.eu