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Elementi di didattica
di Patrizia Arena
Capitolo 1
Le sfide dell’insegnamento della
Storia oggi
– L’alunno riconosce elementi signi cativi del passato del suo ambiente di
vita.
– Riconosce ed esplora in modo via via più approfondito le tracce storiche
presenti nel territorio e comprende l’importanza del patrimonio artistico
e culturale.
– Usa la linea del tempo per organizzare informazioni, conoscenze, periodi
e individuare successioni, contemporaneità, durate, periodizzazioni.
– Individua le relazioni tra gruppi umani e contesti spaziali.
– Organizza le informazioni e le conoscenze, tematizzando e usando le
concettualizzazioni pertinenti.
– Comprende i testi storici proposti e sa individuarne le caratteristiche.
– Usa carte geo-storiche, anche con l’ausilio di strumenti informatici.
– Racconta i fatti studiati e sa produrre semplici testi storici, anche con
risorse digitali.
– Comprende avvenimenti, fatti e fenomeni delle società e civiltà che
hanno caratterizzato la storia dell’umanità dal Paleolitico alla ne del
mondo antico con possibilità di apertura e di confronto con la
contemporaneità.
– Comprende aspetti fondamentali del passato dell’Italia dal Paleolitico
alla ne dell’Impero romano d’Occidente, con possibilità di apertura e di
confronto con la contemporaneità.
Nelle Indicazioni nazionali per i percorsi liceali del 2010, dopo l’elenco dei
principali nuclei tematici da affrontare nel biennio, è riportato: «Lo studio
dei vari argomenti sarà accompagnato da una riflessione sulla natura delle
fonti utilizzate nello studio della storia antica e medievale e sul contributo di
discipline come l’archeologia, l’epigrafia e la paleografia».
Per poter arrivare al raggiungimento di questi obiettivi, bisogna che ogni
docente o futuro docente abbia una profonda consapevolezza di quali siano
gli strumenti e le metodologie di cui può e deve avvalersi nella sua azione
didattica e di quali siano le nalità insite nella scelta di ognuno di essi.
I metodi didattici
2.1.1 Il tempo
Nello studio della Storia gli alunni della scuola primaria, ma anche gli
studenti della secondaria, possono incontrare difficoltà più o meno grandi
nella comprensione del concetto di tempo con le sue molteplici nozioni e
sfaccettature (orizzonte temporale, stima della durata, nozione astratta di
tempo come dimensione omogenea, tempo storico, prospettiva temporale),
che diventano insormontabili quando l’insegnamento/apprendimento della
Storia viene ridotto ad un mero elenco di fatti con le loro date. I bambini
delle prime classi della scuola primaria, come è stato dimostrato dagli studi a
partire da quelli di J. Piaget e P. Fraisse, possono acquisire le nozioni
temporali, non solo la relazione di prima-dopo, ma anche il concetto di
durata e di orizzonte temporale, grazie ad una serie di attività, tra cui
basilare è la ri essione sul tempo vissuto (storia della propria infanzia –
ricordi dei genitori – storia del proprio gruppo sociale – osservazione di
tracce del passato più vicino individuabili nella realtà quotidiana). Nelle
Indicazioni nazionali del 2012 per la scuola dell’infanzia, nel campo di
esperienza «La conoscenza del mondo», importanti traguardi per lo
sviluppo delle competenze riguardano proprio l’educazione alla temporalità
o meglio l’acquisizione di quelli che costituiscono i parametri e le
convenzioni del tempo sociale:
I libri di testo, che si usano in aula durante le lezioni e che gli alunni
impiegano per lo studio a casa, sono dei pilastri importanti nel processo di
apprendimento degli studenti e nell’attività di insegnamento. Vanno
visionati con attenzione e scelti con scrupolo, perché possono agevolare lo
studio degli studenti oppure renderlo più complicato. Bisogna essere
consapevoli del fatto che ogni libro di Storia è contraddistinto da un proprio
stile di esposizione e dall’uso di uno speci co registro linguistico, che sono
riconducibili all’autore del testo e alle scelte da lui operate nella fase di
scrittura. Visto che sono due elementi che possono ingenerare non poche
difficoltà nella lettura e nella decodi ca del messaggio da parte degli
studenti, e a maggior ragione da parte di quelli con Disturbi Speci ci di
Apprendimento, ad essi deve prestare attenzione ogni docente al
momento della scelta del manuale da adottare. È necessario analizzare i
manuali, sia nel testo che nel paratesto, in modo da poter comprendere
come sono strutturati e se possono ‘funzionare’ per tutti gli alunni, perché,
se il libro è organizzato male, lo studente avrà difficoltà nella costruzione
della sua conoscenza, quindi nell’apprendimento. Bisogna che il docente sia
consapevole di quali ostacoli essi possano presentare per gli alunni, sia nella
lettura che nella comprensione del contenuto che nel processo di
apprendimento. Gli alunni dislessici hanno difficoltà a decodi care un testo
scritto, che si palesa con un’insufficiente accuratezza e uenza della lettura,
legate ad una mancata automatizzazione della lettura stessa. Pertanto la
decodi ca di un testo storico richiede loro molte energie e può porre molti
ostacoli. La stessa considerazione vale per i bambini stranieri, immigrati o
adottati, la cui lingua madre (L1) è diversa da quella del Paese in cui vivono
e, quindi, da quella che viene usata a scuola (L2), i quali manifestano
problemi nello studio della Storia dovuti alla loro condizione linguistica e
culturale. Differenze ovviamente sussistono tra gli stranieri nati in Italia, che
riescono generalmente a superare l’ostacolo linguistico, anche se tale
risultato non sempre assicura uno sviluppo automatico delle competenze
necessarie alla corretta decodi ca e comprensione di un testo di Storia, e gli
stranieri neoarrivati, che non conoscono la lingua, le regole inerenti il
funzionamento della scuola e gli stili di insegnamento, spesso molto diversi
da quelli del contesto di provenienza. Molti bambini e ragazzi, poi, vivono in
famiglie caratterizzate da una condizione di svantaggio socio-economico e
quindi in contesti contraddistinti da fragilità e precarietà, da assenza di
relazioni sociali signi cative, da povertà. Ciò incide sulle loro capacità
linguistiche, sul processo di apprendimento dei saperi e sulla motivazione
allo studio.
Per una didattica inclusiva il docente, nella scelta del libro di testo,
dovrebbe prendere in considerazione la lunghezza dei periodi, il lessico
adoperato, il registro, e dovrebbe prediligere un testo caratterizzato da
periodi non troppo lunghi e complessi, con poche subordinate, senza incisi.
Per la scuola primaria l’uso della coordinazione è preferibile, così come
quello di frasi in forma attiva con il soggetto esplicito e di subordinate più
semplici come le causali, le nali, le temporali. In caso di studenti con
dislessia severa e anche di studenti L2 si può prevedere la riscrittura di
singoli paragrafi o capitoli per la loro sempli cazione. Si tratta di
un’operazione prevista, infatti, dalla normativa vigente (Legge n. 170 dell’8
ottobre 2010 e Linee Guida per il Diritto allo studio degli alunni e degli
studenti con disturbi specifici di apprendimento, allegate al D.M. 5669 del 12
luglio 2011). È per questo motivo che editori e autori per molti manuali
predispongono anche la versione con il testo semplificato. Quando il libro
in adozione in una classe non la prevede, è il docente a dover intervenire,
operando le sempli cazioni che si rendono necessarie in funzione dei singoli
casi.
Le parole stesse impiegate da uno storico possono generare confusione o
incomprensioni nei discenti. I termini del lessico specifico non devono
essere mai dati per scontati dal docente, ma sempre spiegati, magari
partendo dalle conoscenze pregresse degli studenti. Anche i titoli dei
capitoli o dei paragrafi possono generare disorientamento, perché non
forniscono gli elementi fondamentali che permettano un’immediata
comprensione di quello che sarà il contenuto del capitolo o del paragrafo.
Spesso essi sono ripresi dalle opere storiogra che, che non sono destinate a
studenti del primo o del secondo ciclo di istruzione, ma ad altri storici o a
persone con un elevato livello di preparazione, e non sono stati riformulati a
ne didattico, con lo scopo di rendere più chiare le tematizzazioni. Ad
esempio si potrà trovare «La caduta di Atene», «La crisi del III secolo»
oppure «I rapporti tra Cristianesimo e Impero», che dovrebbero essere
sempli cati e trasformati per dare un senso immediatamente comprensibile
agli studenti. Spesso nei testi di Storia, per necessità di sintetizzare, sono
usate le personificazioni (ad esempio Roma attaccò Cartagine), che
possono risultare ambigue, dal momento che non sono immediatamente
desumibili i soggetti dell’azione (l’esercito, i consoli, il senato?). Nella frase
usata come esempio un bambino può incontrare un’ulteriore difficoltà nella
decodi ca del verbo «attaccare», che in quella fascia d’età, nella quotidianità,
viene usato spesso nel senso di incollare e non nel suo signi cato militare.
Allo stesso modo vengono sovente usate delle metafore allusive a fatti o
processi storici, ad esempio «Le civiltà dei umi tramontano» oppure
«Intorno ad Alessandro Magno si era fatto il vuoto», che non facilitano la
comprensione immediata del senso del messaggio, anzi lo rendono oscuro
soprattutto per i bambini. Questi, nella fascia d’età della scuola primaria,
hanno spesso problemi con l’uso delle metafore, che non fanno parte ancora
del loro bagaglio di conoscenze, e gli studenti che presentano Disturbi
Speci ci di Apprendimento, anche più grandi d’età, usando gran parte delle
proprie energie nella lettura e nella decodi ca del testo (quando non
dispongono di audiolibri, sintesi vocali o altri sussidi), possono avere molte
difficoltà dinanzi a personi cazioni, metafore e altre gure retoriche, così
come gli studenti stranieri e quelli italiani con un patrimonio linguistico
limitato.
Nella scelta dei manuali, bisogna che il docente valuti un ulteriore
fattore: il rapporto tra le informazioni presenti nel testo su un determinato
argomento e quelle taciute che, rivelandosi indispensabili, possono indurre
lo studente a costruire una conoscenza difettosa, perché gli vengono a
mancare delle informazioni necessarie per comprendere il tema trattato, i
rapporti di causa ed effetto, le trasformazioni.
◾ 2.3 Le mappe
Come per tutti gli studenti, ma in modo perspicuo per quelli con
Bisogni Educativi Speciali, sono utilissimi i vari strumenti che organizzano
le informazioni e rendono in maniera visiva le strutture dei testi. Quindi
nell’insegnamento della Storia parliamo non soltanto delle linee del tempo e
dei gra ci temporali, ma anche delle mappe mentali e concettuali, degli
schemi di relazione, delle schedature di informazioni, delle tabelle e
tavole sinottiche, ecc., che sono funzionali a ridurre la quantità di dati
informativi, a riorganizzare questi ultimi, a concettualizzare,
problematizzare, spiegare.
Le Indicazioni nazionali del 2012 fanno esplicito riferimento alle mappe
e agli organizzatori gra ci della conoscenza: «Altrettanto valore deve essere
dato alla strategia di utilizzare mappe e schemi e nel sollecitarne l’adozione
durante le interrogazioni. Organizzare un semplice discorso orale su un tema
affrontato in classe con un breve intervento preparato in precedenza o
un’esposizione su un argomento di studio utilizzando una scaletta» (p.32).
Inoltre, a proposito dei traguardi per lo sviluppo delle competenze al
termine della scuola secondaria di primo grado, si attribuisce grande
importanza all’acquisizione di queste competenze: «Espone oralmente
all’insegnante e ai compagni argomenti di studio e di ricerca, anche
avvalendosi di supporti specifici (schemi, mappe, presentazioni al computer,
ecc.)» (p.33).
Bisogna tener presente che gli alunni con DSA processano generalmente
molto bene le informazioni provenienti dal canale visivo-non verbale e
quindi, avendo difficoltà con lo stile di apprendimento visivo-verbale (letto-
scrittura), sviluppano una preferenza per lo stile di apprendimento visivo-
non verbale, basato sull’uso di immagini, disegni, fotogra e, mappe
concettuali, gra ci ecc. Sono pro cui pertanto l’impiego di questi ultimi per
ricordare i termini fondamentali del lessico speci co e per riassumere il
materiale da studiare; l’uso di diverso colore nel testo, per evidenziare le
parole chiave, e nelle mappe, per differenziare i vari contenuti e livelli
gerarchici; la creazione di immagini mentali di quanto viene ascoltato o
letto, utili per il recupero delle conoscenze.
Le mappe costituiscono una forma di rappresentazione grafica del
pensiero e, in quanto tali, aiutano a identi care i concetti e collegarli tra
loro, a ri ettere, a memorizzare, a progettare e a prendere decisioni;
favoriscono un lavoro di riorganizzazione mentale continua e di
individuazione delle strutture concettuali della disciplina. Il loro uso ha
come vantaggio la riduzione dei tempi di rilettura dei testi e la loro
costruzione da parte degli alunni, non la mera fruizione passiva di quelle
preconfezionate fornite dal docente o reperite in rete, è utile per l’auto-
organizzazione dell’apprendimento e favorisce la capacità di studio. Diversi
sono del resto i soware che consentono di produrre autonomamente delle
mappe ai docenti e ai discenti, come Inspiration e Kidspiration, Personal
Brain, Conception, CMapTools, MindMeister, XMind, Mind Manager 2002.
Di conseguenza le mappe costituiscono uno strumento efficace per tutta la
classe, non soltanto per pochi. Come ha puntualizzato Ivo Mattozzi nel suo
lavoro sulla «mente laboratoriale» a proposito dell’utilizzo di questi
strumenti nell’insegnamento della Storia, esse semplificano molte
operazioni: l’esecuzione di operazioni cognitive, la sintesi dei testi,
l’esposizione dei contenuti appresi, la dimostrazione di tesi, la
riorganizzazione di più conoscenze in una conoscenza che le riassume.
Pertanto, in una ri essione sulla didattica della Storia per gli alunni con
Bisogni Educativi Speciali, giova soffermarsi sulle mappe concettuali e sulle
mappe mentali, in modo che i docenti abbiano tutti gli strumenti per poterle
strutturare in modo corretto e utilizzare costantemente, non soltanto con gli
alunni con problematiche particolari, ma con tutta la classe. Ricordiamo
brevemente che le mappe concettuali sono state messe a punto negli anni
Settanta dagli psicologi J. Novak e D. Gowin, che indicarono le strategie per
sviluppare e utilizzare questo strumento nella didattica. La mappa
concettuale è la rappresentazione gra ca di concetti espressi in forma
sintetica (parole-concetto) all’interno di una forma geometrica (nodo) e
collegati fra loro da linee o frecce che esplicitano la relazione attraverso
parole-legamento. Nella costruzione di una mappa concettuale vanno usate
non soltanto le parole-concetto, ma anche le parole-legame, che rendono
espliciti i rapporti sussistenti tra i nodi individuati, perché con tale
organizzazione si possono fare affermazioni e determinare conoscenze (vedi
oltre, Scheda didattica, p. 51). Queste mappe costituiscono degli strumenti
gra ci schematici, più o meno complessi, nalizzati a rappresentare
informazioni, dati, fatti presenti in un testo, nel nostro caso storico, e
favoriscono l’acquisizione della conoscenza, attraverso la focalizzazione sulle
relazioni e sui collegamenti tra i concetti inseriti nei nodi. Da tale premessa
esplicativa appare chiaro quanto esse siano utili nella didattica della Storia,
sia nel primo che nel secondo ciclo di istruzione. Nello studio della Storia,
avendo per oggetto quadri di civiltà, fenomeni, epoche, esse conterranno i
dati cronologici, quelli spaziali, quelli informativi (senza prescindere dai
nomi dei protagonisti) insieme ai concetti fondamentali. Le mappe
concettuali sono efficaci per rappresentare gra camente e sinteticamente i
concetti principali e fondanti di un capitolo, di un paragrafo o di un’intera
sezione di un manuale; pertanto favoriscono e guidano lo studio,
migliorando la qualità e la quantità dell’apprendimento. Se organizzate con
struttura verticale ramificata dall’alto verso il basso, con i concetti
disposti secondo la progressione delle idee nello sviluppo espositivo-
argomentativo di un campo di conoscenza, quindi con concetti-chiave non
situati necessariamente in posizione piramidale, con collegamenti anche
trasversali, esse risultano efficaci per favorire la comprensione e
l’interpretazione di unità cognitive di diverso grado di complessità. Se
organizzate con struttura verticale ramificata dall’alto verso il basso, con i
concetti disposti gerarchicamente, a partire da quello principale ubicato in
posizione superiore, esse consentono di andare dal più importante al meno
importante, dal generale al particolare, dall’astratto al concreto. Le mappe
concettuali permettono di organizzare le conoscenze e memorizzare i
contenuti con maggiore efficacia, di rafforzare la comprensione mediante
processi di rielaborazione e manipolazioni siche e mentali, di rappresentare
dinamicamente i processi cognitivi. Possono fungere anche da
organizzatori anticipati di conoscenze future, perché sempli cano e
potenziano l’interazione tra le conoscenze pregresse degli alunni e quelle da
acquisire. Favorendo il collegamento tra le nuove informazioni e quelle già
possedute, così come una ri essione su tutte queste, concorrono allo
sviluppo dei processi di apprendimento signi cativo.
Le mappe mentali sono state teorizzate da T. Buzan all’inizio degli anni
Settanta, a partire dagli studi per reperire un metodo efficace per prendere
appunti. Esse costituiscono la rappresentazione gra ca del pensiero e delle
informazioni per libere associazioni mentali e sono costruite con una
struttura a raggiera, con una parola o espressione chiave al centro, a partire
da cui si diramano altri nodi collegati a quello centrale, in modo più o meno
stretto. A tali nodi possono, a loro volta, esserne connessi altri, che vanno a
creare una rete di idee. Esse hanno una serie di vantaggi, come mostrare con
chiarezza l’idea centrale e quelle più significative, che sono più vicine al
centro, rendere facilmente individuabile il legame tra i concetti, aggiungere
nuovi collegamenti, favorire la memorizzazione. Però, come sostenuto da
una parte degli studiosi, la loro struttura a raggiera è forse più adatta alla
rappresentazione gra ca di brainstorming sollecitati a partire da un’idea, un
concetto, che non a quella di unità cognitive mediamente complesse. Le
mappe mentali possono essere impiegate nella didattica già nella scuola
dell’infanzia oppure dall’inizio della scuola primaria nell’ambito di attività
ludiche, cinestetiche e manipolatorie.
Le mappe multimediali combinano gli aspetti positivi delle mappe
concettuali e di quelle mentali, unendo ad essi la possibilità di introdurre
collegamenti a video o ad altri materiali di approfondimento, di usare la
sintesi vocale, di inserire immagini in modo rapido e essibile. Per queste
loro caratteristiche rispondono bene alle esigenze cognitive degli allievi con
Disturbi Speci ci di Apprendimento.
Ricapitolando quelli che sono i vantaggi dell’utilizzo delle mappe da
parte degli studenti con DSA, bisogna sottolineare che esse mostrano i
collegamenti logici tra concetti, rispondendo all’inefficiente organizzazione
sequenziale; rappresentano delle sintesi attraverso parole chiave o brevi
frasi, rispondendo alla lentezza nella lettura e alla difficoltà nell’accesso
autonomo alle informazioni; agevolano il recupero delle informazioni
grazie alla scaletta dei punti principali durante le veri che scritte e orali,
rispondendo alle difficoltà nel recupero delle informazioni in memoria e alle
difficoltà di accesso al lessico speci co; uniscono immagini a parole,
favorendo lo stile di apprendimento visivo; rendono visibile l’ordine di
presentazione degli argomenti, rispondendo alle difficoltà nei processi di
automatizzazione e a quelle procedurali; favoriscono la scrittura secondo
schemi preorganizzati, rispondendo a buone capacità ideative e a difficoltà
speci che di scrittura (Stella-Grandi 2011). Pertanto in virtù di queste loro
peculiari caratteristiche, della loro struttura e logica sono uno degli
strumenti privilegiati di una didattica inclusiva e signi cativa.
Conviene accennare qui anche a un altro strumento molto utile da usare
con gli studenti con Bisogni Educativi Speciali e con tutta la classe, il
lapbook, una mappa tridimensionale e interattiva che gli alunni possono
costruire, da soli o in gruppo, con la guida dei docenti. Si tratta di una
cartelletta di cartoncino, di dimensioni variabili, all’interno della quale
vengono inseriti minibook e template diversi, sfogliabili e ripiegabili,
predisposta appositamente per raccogliere i principali contenuti concernenti
un argomento speci co. I vari concetti fondamentali, dopo una loro
selezione iniziale, vengono proposti attraverso brevi descrizioni, disegni,
fotogra e, fogli ritagliati e ripiegati in varie forme, flip flap, tasche, pop-up,
decorazioni, perché il lapbook è un’aggregazione dinamica e creativa di
contenuti (G. Gottardi – G.G. Gottardi 2016;
https://www.laboratoriointerattivomanuale.com/lapbook). È uno strumento
che ha il grande vantaggio di favorire la lettura, la comprensione,
l’elaborazione personale, l’interiorizzazione delle conoscenze, la creatività, lo
sviluppo delle capacità manuali, la sperimentazione, la cooperazione, la
motivazione. Promuove l’inclusione, dal momento che, se realizzato in
classe, le varie attività svolte vanno a coinvolgere tutti gli alunni, facendo
emergere le abilità di ognuno e potenziando le capacità sociali. Inoltre,
richiedendo e favorendo l’utilizzo di vari canali comunicativi e di diverse
abilità, consente agli studenti di sperimentare e di trovare il proprio metodo
di apprendimento personale. Il lapbook può essere usato come strumento
compensativo in vario modo, a seconda del tema che esso sviluppa. Può, ad
esempio, consentire di effettuare la ricostruzione mentale in autonomia di
fronte alla realizzazione di un compito, andando a compensare la memoria
di lavoro; può essere usato, grazie alle diverse fasi della sua realizzazione, per
l’individuazione dei concetti chiave di un tema, l’articolazione delle loro
relazioni, una loro spiegazione sintetica, approfondimenti e ampliamenti
successivi; può essere di supporto per l’esposizione orale di un argomento
studiato al ne di una veri ca o del ripasso. Ponendo l’alunno al centro del
proprio processo di costruzione della conoscenza, rende l’apprendimento
significativo.
III 201-300
IV 301-400
V 401-500
VI 501-600
VII 601-700
VIII 701-800
IX 801-900
X 901 -1000
II MILLENNIO XI 1001-1100
XII 1101-1200
XIII 1201-1300
XIV 1301-1400
XV 1401-1500
XVI 1501-1600
XVII 1601-1700
XVIII 1701-1800
XIX 1801-1900
XX 1901-2000
III MILLENNIO XXI 2001-2100
XXIX 2900-2801
XXVIII 2800-2701
XXVII 2700-2601
XXVI 2600-2501
XXV 2500-2401
XXIV 2400-2301
XXIII 2300-2201
XXII 2200-2101
XXI 2100-2001
II MILLENNIO XX 2000-1901
XIX 1900-1801
XVIII 1800-1701
XVII 1700-1601
XVI 1600-1501
XV 1500-1401
XIV 1400-1301
XIII 1300-1201
XII 1200-1101
XI 1100-1001
I MILLENNIO X 1000-901
IX 900-801
VIII 800-701
VII 700-601
VI 600-501
V 500-401
IV 400-301
III 300-201
II 200-101
I 100-1
Indicatori Domande
Autore / committente Chi ha creato il documento? Chi l’ha scritto? Chi l’ha scolpito?
Chi l’ha inciso? Chi ne ha ordinato la realizzazione?
Codice (scritto o orale, Quale linguaggio usa per comunicare? Parole? Disegni?
iconico ecc.) Forme?
Indicatori Domande
Autore / committente Chi ha creato il documento? Chi l’ha scritto? Chi l’ha scolpito?
Chi l’ha inciso? Chi ne ha ordinato la realizzazione?
Codice (scritto o orale, Quale linguaggio usa per comunicare? Parole? Immagini?
iconico ecc.) Forme?
Contenuto Che cosa ci dice riguardo…? Quali tipi di… sono presenti?
Trova tutte le parole che si riferiscono a…
Intenzionalità della fonte È un resto di…? È stato ritrovato in uno scavo archeologico? È
(fonte intenzionale o un testo scritto da un autore per informare di…? È un testo
preterintenzionale, scritto da un autore per sostenere la sua interpretazione di un
testimonianza o resto) avvenimento/tradizione/legge? È un testo scritto da un autore
senza intenzione di informare su un evento?
Indicatori Domande
Autore / committente Chi ha creato il documento? Chi l’ha scritto? Chi l’ha scolpito?
Chi l’ha inciso? Chi ne ha ordinato la realizzazione?
Lingua originale Qual era la lingua usata? Ci sono problemi di lingua? Esistono
problemi di decifrazione?
Codice (scritto o orale, Quale linguaggio usa per comunicare? Parole? Disegni?
iconico ecc.) Forme?
Contenuto Che cosa ci dice riguardo a…? Quali tipi di… sono presenti? È
incentrata sul nostro tema di studio? Oppure appartiene a un
diverso campo di pertinenza e ci fornisce informazioni sul
nostro tema marginalmente? Quali preconoscenze hai riguardo
al tema principale? E riguardo al periodo?
Intenzionalità della fonte È un resto di…? È stato ritrovato in uno scavo archeologico? È
(fonte intenzionale o un testo scritto da un autore per informare di…? È un testo
preterintenzionale, scritto da un autore per sostenere la sua interpretazione di un
testimonianza o resto) avvenimento/tradizione/legge?
Indicatori Domande
Informazioni sul tema di Che cosa ci dice riguardo a…? Quale idea ci trasmette riguardo
studio a…?
* Adattata da B. Partisotti (a cura di), Guida per l’insegnante del manuale G. Solfaroli Camillocci, C.
Grazioli, M. Farina, Chronos, SEI, Torino 2003, p. 285.
Indicatori Domande
Destinazione d’uso Qual era la sua funzione? Ornava una casa? Ornava un edificio
pubblico? Faceva parte di un corredo funebre? Era destinato
agli dei?
Destinatario A chi era rivolto? Qual era il pubblico?
* Adattate da IRRE Emilia Romagna, Progetto ESSE «Didattica della storia e delle scienze sociali»,
Per La Costruzione Di Un Curricolo In Continuità: Operazioni Sulle Fonti Scritte Primarie E Secondarie,
Bologna 9 settembre e 25 ottobre 2002, Sintesi delle elaborazioni dei gruppi di lavoro a cura di Claudio
Dellucca e Filomena Massaro.
Individuazione di – Codice
inferenze dirette – Supporto
– Forma
– Funzione
* Adattate da IRRE Emilia Romagna, Progetto ESSE «Didattica della storia e delle scienze sociali»,
Per La Costruzione Di Un Curricolo In Continuità: Operazioni Sulle Fonti Scritte Primarie E Secondarie,
Bologna 9 settembre e 25 ottobre 2002, Sintesi delle elaborazioni dei gruppi di lavoro a cura di Claudio
Dellucca e Filomena Massaro.
Individuazione di – Codice
inferenze dirette – Supporto
– Forma
– Funzione
* Adattate da IRRE Emilia Romagna, Progetto ESSE «Didattica della storia e delle scienze sociali»,
Per La Costruzione Di Un Curricolo In Continuità: Operazioni Sulle Fonti Scritte Primarie E Secondarie,
Bologna 9 settembre e 25 ottobre 2002, Sintesi delle elaborazioni dei gruppi di lavoro a cura di Claudio
Dellucca e Filomena Massaro.
Individuazione di – Codice
inferenze dirette – Supporto
– Forma
– Funzione
* Adattate da IRRE Emilia Romagna, Progetto ESSE «Didattica della storia e delle scienze sociali»,
Per La Costruzione Di Un Curricolo In Continuità: Operazioni Sulle Fonti Scritte Primarie E Secondarie,
Bologna 9 settembre e 25 ottobre 2002, Sintesi delle elaborazioni dei gruppi di lavoro a cura di Claudio
Dellucca e Filomena Massaro.
Individuazione di – Codice
inferenze dirette – Supporto
– Forma
– Funzione
* Adattate da IRRE Emilia Romagna, Progetto ESSE «Didattica della storia e delle scienze sociali»,
Per La Costruzione Di Un Curricolo In Continuità: Operazioni Sulle Fonti Scritte Primarie E Secondarie,
Bologna 9 settembre e 25 ottobre 2002, Sintesi delle elaborazioni dei gruppi di lavoro a cura di Claudio
Dellucca e Filomena Massaro.
Comprendere le Creazione di
differenze tra gli schemi;
scopi cognitivi revisione di
dei diversi tipi di schemi
rappresentazione
della
conoscenza.
Completamento;
riconoscimento
delle parole-
concetto;
riconoscimento
delle parole-
legame;
revisione di
mappe;
realizzazione di
mappe;
realizzazione di
mappe digitali.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI