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Introduzione

Che le fotocamere digitali generino file anziché porzioni impressionate di pellicola non dovrebbe essere un
mistero, ma non sempre si conosce esattamente come viene generato un file d’immagine. Il procedimento di
creazione dell’immagine digitale è un argomento meno evidente che però è alla base delle differenze tra un
file raw e un file jpeg.

Il vero cuore di ogni fotocamera (reflex o compatta) è il sensore, sia esso CCD oppure CMOS. Il sensore
svolge lo stesso compito in formato digitale della pellicola: registrare la luce che attraversa l’obiettivo della
fotocamera durante l’esposizione. Per eseguire questa funzione, il sensore è composto da milioni di
fotodiodi: microscopici componenti in grado di catturare la luce (fotoni) sotto forma di cariche elettriche.

L’accuratezza di questa rappresentazione dipende chiaramente dalla fotocamera e dalla profondità in bit di
cui è capace.

La profondità di bit determina la quantità di informazioni sul colore disponibili per ciascun pixel di
un’immagine. Maggiore è il numero bit di informazioni per pixel, maggiore è il numero di colori disponibili
e più precisa è la rappresentazione dei colori. Ad esempio, un’immagine con una profondità di 1 bit può
avere due valori: bianco e nero. Un’immagine con una profondità in bit pari a 8 avrà 28, ovvero 256, valori
possibili. Le immagini in scala di grigio con una profondità di 8 bit hanno 256 valori di grigio possibili.

Questo è - semplificando - il funzionamento di una fotocamera digitale. Ora è possibile fare un ulteriore
passaggio e introdurre i due protagonisti: il raw e il jpeg (o jpg). Una volta ottenute le informazioni
necessarie per generare l’immagine digitale, il percorso di creazione del file si divide, a seconda che si scelga
il salvataggio in formato raw oppure jpeg. Nel primo caso, infatti, la fotocamera genera un file di dati
contenente tutti i voltaggi misurati dal sensore, mentre nel secondo caso genera già un’immagine digitale
vera e propria, pronta all’uso.

È già ora evidente, quindi, che le "immagini" catturate in formato raw in realtà non assomigliano per niente a
delle immagini ma sono file contenenti una serie di dati e per questo richiedono qualche passaggio
supplementare rispetto ai file jpeg prima di essere visualizzati. Se si decide di salvare i propri scatti in
formato raw, infatti, per ottenere un’immagine fotografica visibile e utilizzabile è necessario convertire in
altri formati di immagine i dati registrati in raw dal sensore, utilizzando software appositi. Tutto questo
avviene dopo lo scatto e al di fuori della macchina. Nel caso dei jpeg, invece, il sensore della fotocamera
cattura sempre un raw ma il processore della fotocamera provvede a convertirlo all’istante - e
irreversibilmente - in un file jpeg.

Una piccola parentesi. Quando si scatta in formato raw, le anteprime generate immediatamente dopo lo
scatto e visualizzate sul monitor LCD della fotocamera sono in realtà delle istantanee e temporanee
conversioni in formato jpeg dei dati raw catturati dal sensore.

Raw
Il formato Raw, come indica la parola stessa è un file grezzo, esso non subisce alcun tipo di manipolazione
da parte del software interno alla fotocamera. Per questo motivo contiene tutte le informazioni ottenute in
fase di scatto, e non elaborate minimamente dalla fotocamera, registrate sotto forma di dati in formato raw.
Andiamo ad esaminare meglio le sue caratteristiche.

Profondità di bit

Abbiamo accennato alla profondità di bit poiché è un argomento fondamentale relativo ai due formati.
Se scattando abbiamo generato un file raw, quando lo carichiamo in un programma di conversione raw e lo
salviamo in un altro formato (ad esempio tiff) possiamo decidere di esportarlo fino a 16 bit per canale. Se
invece abbiamo deciso di generare con lo scatto un file in formato jpg questo sarà creato automaticamente
dal software della macchina (partendo sempre da una cattura raw) a 8 bit di profondità.
Avere a disposizione un file ricco di informazioni è molto utile quando l’immagine richiede regolazioni
particolarmente profonde e complesse. Una grande profondità in bit permette di intervenire notevolmente
sull’immagine senza incappare nella posterizzazione, ossia nella mancanza di una transazione morbida di
colori e toni che compromette la qualità complessiva dell’immagine.

Il contenuto

Raw in inglese significa "allo stato grezzo". Significa che il raw contiene tutti i dati provenienti dal sensore,
senza esclusioni, senza cioè nessuna compressione. Il file raw racchiude anche le impostazioni della
macchina (ad esempio contrasto, saturazione, temperatura colore, nitidezza, ecc.): per ogni raw infatti la
fotocamera crea un file di intestazione contenente le impostazioni della macchina, ma la cosa importante è
che questi parametri non cambiano l’immagine essendo delle pure istruzioni allegate ai dati del file grezzo.
Con lo stesso principio vengono salvati anche i meta-dati, ossia i dati EXIF relativi alle impostazioni di
scatto (ad esempio l’apertura del diaframma utilizzata, la lunghezza focale, eccetera).

Per questo motivo sono in molti a vedere nei file raw un analogia con il negativo della fotografia analogica,
dal momento che le informazioni raccolte vengono riproposte esattamente come tali. Addirittura c’è chi
definisce il raw il "negativo digitale". Ma per certi versi è ancora meglio: continuate a leggere.

Flessibilità e controllo delle regolazioni.

Il fatto che le impostazioni della macchina non vengano direttamente applicate all’immagine generata
(proprio perché non esiste ancora un immagine ma un insieme di dati) presuppone che ciò avvenga in un
secondo momento e apre un mondo di possibilità.
In pratica il file grezzo richiede uno "sviluppo", ossia la sua conversione. E lo sviluppo consiste proprio
nell’applicare, successivamente allo scatto, tutta una serie di impostazioni senza minimamente inficiare il
risultato che si sarebbe ottenuto applicandole al momento stesso dello scatto. Così, durante il processo di
sviluppo è possibile applicare ad esempio le regolazioni della temperatura del colore senza pregiudicare la
qualità dell’immagine (la modifica della temperatura colore durante la conversione raw da esattamente gli
stessi risultati di uno scatto impostato con una diversa temperatura del colore).
Inoltre,con un file in formato raw potrai recuperare molto più facilmente zone d’ombra sottoesposte o
sovraesposte proprio perché hai a disposizione molti più livelli di luminosità sui quali lavorare.

C'è da dire che anche il formato raw ha degli svantaggi che bisogna considerare in fase di scatto.

Le dimensioni.

Size matters, la dimensione conta. Volete più informazioni? Purtroppo chiaramente si paga un prezzo in
termini di peso. Un file raw ha mediamente un peso di tre o quattro volte il corrispondente file jpeg.
Per questo motivo ce ne stanno meno su una scheda di memoria e, in caso di scatti a raffica, riempiono il
buffer con più facilità. Senza contare poi il tempo di download sul computer e il tempo di archiviazione:
entrambi noiosamente lunghi. Ma chi scatta in raw queste piccole seccature finisce per apprezzarle,
compiacendosi del fatto che altri invece le soffrono a tal punto da scattare solo in jpg.

Richiedono la conversione.

Come già detto, la conversione dei file raw in altri formati è una fase obbligatoria del procedimento di
creazione dell’immagine. Per lavorare su un raw occorre un software adatto, non solo in grado di convertirlo
ma anche in grado di sfruttarne tutte le potenzialità. Ci si dovrebbe quindi orientare verso softwares
professionali come Photoshop (che semplifica molto le cose con Adobe Camera Raw), oppure Lightroom o
Aperture.
Senza acquistare software di terze parti, generalmente i costruttori forniscono i programmi dedicati al proprio
formato raw. Esatto. Per chi non lo sapesse il raw non è affatto uno standard: ogni marca ha elaborato un
formato proprietario, ottimizzato sulle proprie specifiche costruttive.
Jpg

Il formato JPEG è un formato compresso.


Quando scattiamo il pulsante della nostra fotocamera, tutte le informazioni vengono registrate sul sensore e
salvate in un file compresso. Si dice che il formato jpg è un file “lossy” (compresso con perdita) perché,
mentre viene creato il file compresso, un algoritmo si occupa di eliminare alcune informazioni per renderlo
più leggero, e quindi di dimensioni ridotte.
Le informazioni registrate sul sensore, prima di essere salvate, vengono elaborate direttamente dal software
della fotocamera ed infine viene generato un file con poche informazioni già pronte. Questo significa che il
file è immediatamente utilizzabile.
Ovviamente l’elaborazione delle informazioni avviene secondo il software della fotocamera: ovvero secondo
dei parametri standard di riferimento per nitidezza, saturazione, contrasto, bilanciamento del bianco, etc.
Le sue caratteristiche.
Dimensioni contenute. Il jpeg è un formato compresso, quindi i file sono notevolmente più leggeri delle
catture raw. Prima di scattare e salvare un immagine in formato jpeg è possibile impostare il livello di
compressione e quindi il "peso" finale in Mb del file prodotto dalla macchina. Mediamente i file jpeg pesano
da un terzo a un quarto dei corrispondenti file raw.

Più spazio e velocità a disposizione. Tutto questo risparmio di peso permette due vantaggi. Il primo, ovvio,
è che una stessa scheda di memoria può contenere molte più immagini jpeg di quante ne conterrebbe se
fossero file raw. Il secondo è una maggior rapidità di scrittura dei file. In particolare questo secondo aspetto è
apprezzabile non solo in fase di download dei file dalla macchina al computer ma anche e soprattutto in fase
di scatto: il peso contenuto dei jpeg allontana (o ritarda) la probabilità di riempire il buffer della fotocamera e
quindi consente di scattare numerose immagini in sequenza senza dover aspettare che la macchina svuoti il
buffer prima di ricominciare a scattare.

Pronti all’uso. Come dicevamo la fotocamera opera al momento dello scatto una conversione dei dati
catturati in un file d’immagine a tutti gli effetti. Un file jpeg è pronto all’uso (stampa, condivisione, eccetera)
non appena scaricato.
Il formato jpeg è inoltre uno standard molto diffuso, per non dire onnipresente. La massima diffusione
permette quindi la massima facilità nella sua condivisione, indipendentemente dalla piattaforma, dal browser
o dal sistema operativo utilizzati.
Detto ciò anche il file jpg ha delle pecche da tenere in considerazione
Riduzione della qualità dell’immagine.
Tecnicamente non c’è dubbio: il migliore jpg non può competere con un raw a livello di informazioni. La
disparità di dati contenuti nei due files è numericamente evidente e non ha bisogno di commenti. Ma a volte i
numeri non sono tutto e la minore qualità di immagine potrebbe essere solo potenziale: se non si interviene
sull’immagine il jpeg produce risultati tutt’altro che scadenti. Dal momento che la profondità del colore è di
soli 8 bit, come dicevamo, i problemi sorgono quando si interviene in modo significativo sull’immagine (il
difetto principale in questi casi è la posterizzazione, in grado di compromettere la qualità generale della
foto).

Dal momento che la compressione del jpeg è "lossy", ossia con perdita di dati durante il suo processo, il jpeg
perde informazioni ogni volta che viene salvato.

Comparsa di artefatti.
A seconda del grado di compressione deciso per il salvataggio di un file jpeg, nell’immagine si possono
creare degli artefatti digitali. Maggiore sarà la compressione più dati verranno eliminati.
Per alleggerire il peso del file, infatti, vengono eliminati selettivamente e inesorabilmente alcuni dati. In
particolare, il modo con cui opera la compressione genera una griglia nelle foto, che può essere un problema
grave per certe immagini, soprattutto quando vengono ingrandite.

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