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Fotoritocco
Docente: Angelo Lussiana
e-mail: corsofotoritocco@email.it
tel. 349 443 8686
I pixel
Visivamente i pixel sono spesso paragonati alla grana fotografica; si vedrà che
questo vale a livello estetico, ma che essi sono molto più complessi.
Per ottenere una media qualità di stampa (da 120 pixel per pollice) e un’alta
qualità di stampa (da 300 pixel per pollice) occorre un’immagine digitale di
almeno 1200 pixel di lato lungo.
Dividendo i dati si ottiene un’informazione sulle dimensioni massime di stampa
di media qualità, in questo caso 10 cm.; a 300 pixel per pollice la dimensione
massima del lato lungo di stampa risulta 4 cm., ma la qualità è più che
raddoppiata.
Una MFD da otto milioni di pixel presenta fotogrammi con lato lungo di circa
3400 pixel, ciò significa che potremo ottenere una stampa A4 (210 × 297 mm.)
utilizzando 120 pixel per pollice; volendo aumentare la qualità di stampa a 300
pixel per pollice si riduce la dimensione massima di stampa a 11,33 cm.
Il numero di pixel sul lato lungo diviso per la qualità di stampa (pixel
per pollice) fornisce delle dimensioni massime per mantenere la
qualità desiderata.
1600 x
2.0 980 KB 125 x 180 mm
1200
2048 x
3.0 1.2 MB 250 x 200 mm
1536
2592 x
5.0 2.3 MB 280 x 350 mm
1944
Un chiarimento è necessario per DPI (dots per inch: puntini a video per
pollice) e PPI (points per inch: puntini a stampa per pollice): quando si indica il
numero di puntini usati in una unità di misura lineare, si comunica al
programma che gestirà il file cosa fare con i pixel. Supponendo di
avere il file di un’immagine dal lato lungo di 1280 pixel, posso dire al
programma di usare questi pixel impiegandone 72 per pollice o 300
per pollice: ciò che varia è la dimensione dell’immagine mentre la nitidezza
della stampa varierà proporzionalmente alle dimensioni e alla distanza di
osservazione. Volendo dare un’informazione utile sulla qualità dell’immagine si
deve indicare il numero di pixel che ne compone i due lati, ad esempio 640 ×
480 o 4000 × 3000, entrambe le immagini possono essere stampate a 300 dpi,
varieranno le dimensioni di stampa, da 5 a 34 cm. per gli esempi riportati.
Profondità colore
Ciascun punto dell’immagine è codificato e trasmesso come successione di uno
e di zero bit: con otto bit, cioè la possibilità di codificare ciascuno dei trentadue
colori con otto successioni di zero e di uno, avremo a disposizione
duecentocinquantasei sfumature di colore per tre serie, di cui una per il rosso,
una per il verde, una per il blu. Dalla loro combinazione si possono ottenere
tutti i colori possibili (16.777.216). Sembra che dieci bit per canale siano
sufficienti per raggiungere i limiti assoluti della vista umana in quasi tutte le
circostanze. RGB è il modello di colori additivo.
Quando il file è in formato RGB significa che ciascun pixel è descritto in tre
livelli, uno per colore: red, green, blue. La sovrapposizione dei tre colori
produce luce bianca, negli altri casi di abbinamento vengono generati i colori
complementari, yellow, cyan, magenta. Ricordo inoltre che le immagini
composte da pixel vengono definite bitmap, ogni bit ha una propria precisa
posizione e qualità; le immagini vettoriali invece sono composte da modelli
matematici.
Fotografando in formato JPG o TIFF, prima che il file sia salvato nella scheda di
memoria subisce quattro passaggi automatici nella MFD:
1. il sensore raccoglie l’impulso determinato da ogni singolo pixel e lo converte
da analogico a digitale, in questo momento i dati si presentano grezzi, RAW,
non interpretati dai successivi passaggi;
2. un algoritmo, ovvero una matrice di quantizzazione che pesa i coefficienti di
frequenza di ordine più basso in maniera più marcata rispetto agli stessi di
ordine maggiore, per adattarsi alla vista umana attribuisce ai singoli pixel il
valore brillantezza e colore;
3. a questo punto sono attribuite ai dati RAW le impostazioni personalizzate di
ripresa, ISO, qualità dell’immagine, bilanciamento del bianco ecc.;
4. il file immagine, elaborato in formato JPG e compresso o in formato TIFF e
non compresso, è scritto sulla scheda di memoria.
Scheda di memoria
Essendo importante poter scattare anche più di una foto al secondo, occorre
scegliere una scheda di memoria con velocità adatta a gestire la quantità di
informazioni fornite dal sensore in un tempo più limitato possibile. 30X indica
una velocità di trasferimento e lettura di 9 MB/secondo.
Nuovi prodotti
Le novità sul mercato della fotografia digitale offrono, sia per il fotoamatore
che per il professionista, occasione di riflessione sulle migliorie tecniche e
stilistiche e spunti per idee creative su cui lavorare.
Le MFD sono divenute oggetti tecnologici preziosi e con uno stile attuale. Tutte
le proposte sul mercato sono curate nell’estetica sia minimale che curvilinea e
anatomica, con bellissimi colori metallizzati dal bronzo al viola al rosa, non più
solo nere.
Schermi led a sfioramento da 3-3,5 pollici, funzioni per ridurre l’effetto mosso e
le vibrazioni con vari sistemi di stabilizzazione dell’immagine, programmi per
ritratti intelligenti con rilevamento automatico dei volti, con modalità sorriso e
avviso occhi chiusi, zoom fino a 26X (circa il corrispettivo 26/650 mm.) e oltre,
sensori retroilluminati da 10,3 a 14 megapixel. In alcuni casi le prestazioni
avanzate del sensore consentono l’integrazione della nuova funzione
automatica HDR che permette, tramite l’unione di diverse immagini della
stessa scena con esposizione differente, di raggiungere una gamma tonale non
ottenibile con una singola fotografia. Un argomento di questi giorni è il 3D.
Altro settore d’innovazione è quello della manegevolezza, resistenza e durata
della MFD con impermeabilità a polvere e acqua, su alcuni modelli fino a 5-10
m. di profondità, della resistenza agli urti e cadute fino a 2 m. di altezza,
dell’essere in grado di funzionare a temperature di molto sotto dello zero, o
potersi controllare con i guanti, tramite colpetti o inclinazione: tap control.
Modalità di scatto
Ecco alcune tra le più interessanti e comuni modalità digitali di scatto proprie
dalla MFD, atte all’ottimizzazione e manipolazione dell’impulso luminoso in
condizioni critiche e frequenti solitamente non ben espresse dagli automatismi
tradizionali e quindi da interpretare, rappresentate da icone e simboli per una
più facile lettura e comprensione da parte di utenti anche senza conoscenze
fotografiche.
In questo caso non solo tempi e diaframmi vengono coinvolti, ma in automatico
tutte le impostazioni della MFD interagiscono nell’intento di adattarsi a una
situazione: sensibilità ISO, temperatura colore, bilanciamento del bianco,
autofocus, flash, stabilizzatore.
• Tramonto;
• ritratto, rilevamento del volto e del sorriso;
• paesaggio con cieli blu e colori saturi;
• fotografia notturna, anche ritratto con flash e senza;
• sport e soggetti in movimento;
• spiaggia con riflessi e alte luci;
• interno e luce artificiale;
• bambini e animali;
• acquario;
• fuochi d’artificio, astronomica con cavalletto;
• subacquea;
• fogliame e verdi intensi;
• neve.
Il vantaggio del file RAW rispetto ad altri formati consiste nella qualità
e quantità delle informazioni contenute, grazie alle quali è possibile
un intervento di post produzione più vasto e preciso.
Per essere registrati nella scheda di memoria i file RAW richiedono un tempo
più lungo e occupano molto spazio rispetto ad altri formati, inoltre devono
essere elaborati uno per volta in post produzione.
RAW + JPG
Ogni singolo pixel, colpito dalla stessa quantità di luce in momenti diversi,
genera segnali elettrici di intensità leggermente diversa, pixel vicini stimolati in
modo uniforme restituiscono segnali non uniformi, tutto ciò si traspone in una
certa irregolarità e granulosità (rumore) nell’immagine finale. Anche in assenza
totale di luce i pixel producono un debole e variabile segnale di fondo che
genera rumore.
Le dimensioni dei pixel non sono standard; avere pixel di dimensioni maggiori,
e non solo in gran quantità, produce un segnale più pulito e dove il rapporto
segnale/rumore è più vantaggioso. Il rumore del sensore aumenta in
proporzione diretta all’aumentare della sensibilità ISO impiegata, la quale è
considerata, in digitale, come possibilità di amplificazione di un segnale debole.
MFD compatte ed economiche reagiranno a sensibilità ISO superiori a 400, con
rumore di fondo che diviene man mano più avvertibile e negativo.
La massima nitidezza
Software di riferimento: Ulead PhotoImpact v.12 (la versione successiva è Corel PhotoImpact X3,
praticamente identica, di fatto la 13, cambia il nome della casa di software: la Ulead nel frattempo è
stata acquisita dalla Corel)
PhotoImpact 12 è un potente e completo programma di fotoritocco e di illustrazione grafica, pur
mantenendo un’eccellente intuitività che ne permette un uso, già ad un livello superiore a quello
base, senza lo studio del manuale.
Negli anni ha subito varie trasformazioni per adeguare caratteristiche e funzioni al panorama
contemporaneo, dando vita a un set di strumenti e menu completi che ne fanno un'applicazione di
editing delle immagini potente ed efficace.
• Ritoccare velocemente le
immagini
• Utilizzare le più ampie
funzionalità
• Creare pagine Web
• Creare Video o DVD
• Catalogare, organizzare le foto
• Ottenere foto da apparecchi
esterni
• Creare una nuova immagine
• Utilizzare il programma
preimpostato per creare
calendari, biglietti da visita,
locandine, foto album.
• Uscire senza scegliere.
Effettuata la scelta vi chiederà se volete salvare l’attuale configurazione di PhotoImpact: di regola
basta rispondere No o Cancella, per non correre il rischio di modificare una delle configurazioni
standard. Può esser utile solo se l’attuale scrivania è stata creata da voi modificando quella standard
ed intendete ritrovarla ancora in futuro. Click su Exit se intendete mantenere l’ultima utilizzata.
oppure
• click sul menù a discesa di fianco alla finestrella che vi sta indicando quale sia l’attuale
modo.
Ora siamo dentro al programma e possiamo iniziare a lavorare sulle nostre immagini: per farlo basta
semplicemente aprirne una o, se vogliamo costruire una nostra immagine, aprirne una nuova.
Apertura di immagini
Ci sono vari modi per aprire un’immagine: il più veloce, se PhotoImpact è stato associato al tipo di
file (.jpg,.Gif, ecc.), è quello di dare un doppio click sull’immagine che avete in quel momento
aperta sul monitor: esempio, state navigando attraverso la vostra cartella immagini, avete impostato
la cartella in modalità visualizza anteprima, sfogliate le immagini e ne individuate una o più che vi
piacerebbe ritoccare. Selezionate la/le diapositive e date doppio click col sinistro del mouse:
l’immagine si aprirà in PhotoImpact, se già avviato, altrimenti lo avvierà in automatico. Se
PhotoImpact non è invece associato al tipo di file, fate click con il destro e dal menù contestuale
scegliete Edit in PhotoImpact con il sinistro.
Io sconsiglio l’utilizzo di questo sistema: preferisco che le immagini si aprano nel lettore veloce di
immagini, compreso nel programma Ulead Instant Viewer, accessorio di PhotoImpact contenuto in
Ulead Photo Explorer 8.5, così da poterle visionare a tutto schermo una dopo l’altra.
Ulead Instant Viewer si apre facendo semplicemente doppio click col sinistro sul file individuato in
Windows Explorer, naturalmente solo se è stato associato a quel tipo di file.
Raggiunta l’immagine che vi interessa ritoccare, un tocco sulla barra spaziatrice fa avanzare una ad
una le immagini, dal menu, con il sinistro del mouse, attivate File e scegliete Edit in in
PhotoImpact:
Instant Viewer resta aperto in
background ed automaticamente
l’immagine si apre in
PhotoImpact, se questo è già
avviato; se no lo avvia
automaticamente.
Altro modo per aprire un’immagine, da PhotoImpact fare click su File, scorrere su Open… e fare
click con il sinistro: si apre Windows Explorer attraverso il quale si potrà scegliere la cartella e
quindi il file da aprire. Più velocemente, fare click col sinistro sull’icona Open.
Ancora, una scorciatoia da tastiera: tasto CTRL premuto e quindi pressione su tasto O (Open)
Se si tratta di un’immagine lavorata di recente potrete utilizzare dal menu, click su File, scegliere
Open Recent Files e quindi scorrere sul nome del file da recuperare e confermare premendo il tasto
sinistro del mouse.
Invece per creare una nuova immagine, da PhotoImpact fare click su File, scorrere su New, si apre
un altro menù a discesa, col sinistro del mouse scegliere il tipo di immagine su cui si intende
lavorare. Più velocemente, fare click col sinistro sull’icona New Imagine o da tastiera CTRL+N
(New)
Nella sezione Canvas si può scegliere il colore dello sfondo su cui si costruirà l’immagine:
• Withe lascerà bianco lo sfondo
• Custom color permette di scegliere una tinta dalla tabella colori
• Background Color usa il colore indicato nelle impostazioni di Background Color nella
barra degli strumenti
• Transparent nasconde il bianco, lasciando trasparente lo sfondo: verrà rappresentato da uno
sfondo a scacchi grigio.
Nella sezione Image Size si imposteranno le misure dell’immagine che si vuole creare: varie
opzioni permettono di inserirle in Pixel, in cm o in Pollici, di utilizzare misure standard da scegliere
da un menù a discesa e ancora, con le stesse misure dell’immagine attiva o dell’immagine in
Clipboard, cioè dell’ultimo Copia o CTRL+C richiesto.
Tra le opzioni User-Defined (definite dall’utente) si evidenzia la possibiltà di invertire l’altezza e
larghezza agendo sul pulsante con le due frecce, una in su e l’altra in giù, mentre il pulsante a fianco
permette di recuperare formati già salvati ai quali è possibile aggiungere formati personalizzati.
Nella sezione Preview possiamo vedere come apparirà la futura immagine rispetto al supporto di
stampa, ritratto o panorama, verticale o orizzontale, o rispetto allo schermo espresso nelle misure
classiche 640x480, 1024x768, ecc.
Due parole ancora sulla modalità di visualizzazione: così come si vede dall’immagine abbiamo due
finestre, una per ogni immagine disposte in modo casuale. Possiamo regolare la visualizzazione
tramite il menù da Window scegliendo la modalità di visualizzazione a cascata (Cascade), una
finestra sopra l’altra (Tile Horizontally), una di fianco all’altra (Tile Vertically) ed infine, Arrange
Icons per sistemarle come ci pare.
Se invece allarghiamo al massimo una delle finestre di immagine tramite il tasto centrale dei tre di
opzione sul bordo blu in alto a destra della finestra immagine, sullo spazio di lavoro avremo solo
quell’immagine e non sarà possibile trascinare oggetti da una all’altra immagine: potremmo farlo
solo con copia e, aperta l’immagine di destinazione, con incolla.
In tale modalità non sarà nemmeno possibile trascinare un oggetto da un’immagine fuori sullo
spazio di lavoro ed ottenerne automaticamente una nuova con le stesse dimensioni dell’oggetto
spostato.
E’ bene sapere da subito come salvare un’immagine, soprattutto per non rischiare di gettare
mezz’ore di lavoro nel cestino.
Altro consiglio: aprite l’immagine da elaborare e immediatamente salvatela con altro nome per non
rischiare di salvarla con modifiche non definitive o, peggio, con modifiche che poi vorrete
cancellare; una volta salvata non è più possibile ritornare al vecchio originale.
Nel caso sia un’immagine che avete già rinominato, quindi richiesto un SaveAs (salva come) dal
menu principale File sarà sufficiente fare click con il sinistro del mouse sull’icona Salva
e l’immagine attuale a video verrà registrata sulla
precedente: se invece, come nell’esempio a
fianco trattatasi di immagine nuova, la
riconoscete perché PhotoImpact le chiama
Untitled – 1,2,3, ecc., in automatico, cliccando sull’icona Salva, vi apparirà la classica finestra di
dialogo di Windows di Salva con nome con alcune possibili opzioni di salvataggio.
Avrete la possibilità di scegliere da Explorer in quale cartella salvarla Salva in, di darle un nome, di
default viene proposto quello che appariva sulla cornice blu dell’immagine in PhotoImpact, Untitled
– 2, per l’esempio precedente, di indicare il tipo di file, Salva come, viene proposta l’estensione
UFO, propria dei file
progetto di
PhotoImpact, di
attivare le opzioni a
seconda del tipo di file,
Options, di rinunciare
all’operazione di
salvataggio con
Annulla, di decidere se
inserire l’immagine in
un album o no.
Il pulsante per le
opzioni di file permette
di decidere come
salvare l’immagine: se
con o senza
compressione, in che
percentuale di
compressione e di che
tipo. Sono opzioni
diverse per ogni tipo di
file.
Sappiate che per un file UFO è bene lasciare l’opzione che prevede la non compressione, mentre
per i file JPG è bene verificare se l’opzione di compressione sia a 100, di default è a 90%: in questo
modo non salverete rischiando di perdere eccessiva qualità ogni volta che l’immagine verrà riaperta
e risalvata. Se fosse al 50% dopo tre passaggi vi ritrovereste un’immagine al 12.5% di qualità dalla
prima.
Se per qualche motivo sarà necessario aumentarne la compressione, ricordatevi che PhotoImpact
ricorderà tale impostazione per tutti i successivi salvataggi, in quel formato, di ogni altra
immagine: alla prima occasione, meglio però farlo subito, salvando un qualsiasi scarabocchio,
riportate a 100% il cursore relativo alla qualità di salvataggio, così al prossimo Salva non rischierete
di non ricordarvene. Rallenta il lavoro, però piuttosto che scordarvene, attivate la casella Invoke
options dialog box: ogni volta che salverete vi verrà riproposta questa finestra di dialogo e sarete
messi al corrente degli attuali settaggi.
La scorciatoia da tastiera per Salva è CTRL+S,
quella per Salva con Nome CTRL+Maiusc+S
Esiste ancora una modalità per giungere velocemente al salvataggio nei tre principali formati
utilizzati per comporre pagine Web: dal menù scegliere Web, quindi dal menù a discesa Image
Optimizer. Le opzioni sono solo per quei tre tipi di files JPG, GIF e PNG, e le stesse che abbiamo
ritrovato nelle modalità di salvataggio precedenti: in più vi è la possibilità di tagliare l’immagine o
ridimensionarla per comprimerla nella dimensione necessaria.
La prima in alto, la freccia, quando selezionata permette col sinistro del mouse di attivare un
oggetto per spostarlo entro l’immagine o tra immagini e di gestirne la posizione rispetto all’area
dell’immagine.
Noterete che quando viene attivato, ognuno di questi strumenti fa adattare con comandi diversi la
Barra degli attributi, quella appena sopra l’area di lavoro disposta in orizzontale: questa quella
dello strumento freccia:
Il gruppo seguente regola la sfumatura del contorno, vedi cerchi blu, di uno o più oggetti
contemporaneamente: è attivo solo per oggetti del tipo immagine.
Le quattro frecce che seguono modificano l’ordine gerarchico di un oggetto rispetto all’altro: la
freccia in su porta un oggetto davanti ad un altro, quella in giù lo abbassa di un livello,quelle in su
ed in giù con un trattino sopra e sotto portano direttamente al primo piano o al livello più basso
dell’immagine.
Semplicemente: quando si disegna la
prima figura questa occuperà l’unico
livello al momento disponibile; la seconda
figura verrà costruita un livello più alto,
coprirà infatti la figura precedente; la terza
sarà su di un livello ancora più alto e
coprirà le due inferiori e così via, finchè
dell’ultima potremmo dire che sarà nella
posizione frontale: Send to Back (in
fondo), Send to Front (di fronte),
Send Forward (manda avanti), Send
Backward (manda indietro).
Nella figura, un click sulla freccia in su manderà il cerchio sopra al quadrato, un secondo click la
spedirà anche sopra al triangolo.
La stessa azione si può ottenere ad oggetto selezionato, cliccando col destro del mouse, scorrere il
menu come visto in Sfumatura sino ad Arrange dove troveremo le stesse opzioni. Questo vale
anche per l’allineamento, scorrere e selezionare Align.
Il gruppo successivo, allineamento, composto ancora da quattro simboli, muro a sinistra con frecce
che spingono oggetti a sinistra, l’altro all’opposto, muro a destra e frecce che spingono oggetti
verso destra, così come, i due a seguire, verso l’alto e verso il basso, ci sta ad indicare la
possibilità di allineare con
l’oggetto più a sinistra, destra,
in alto o in basso una serie di
oggetti disposti casualmente
nell’immagine.
Selezione
La seconda icona del box degli
strumenti è quella della
selezione: ha un sottomenu
attivabile facendo click col
sinistro sulla piccola freccia a
fianco del simbolo attualmente
attivo.
Per le prime tre opzioni restano immutati i tre simboli presenti sulla barra degli
attributi: il primo deve esser attivato per poter procedere ad una prima
selezione. Notare che ogni nuovo tentativo di selezione, elimina il precedente sullo
stesso livello. Per aggiungere o togliere aree alla prima selezione attivare i pulsanti
+ (più) per incrementare l’area selezionata, includendo altri particolari, - (meno)per
togliere eccessi di selezione.
Terminata la selezione, riselezionare il primo dei pulsanti, click col mouse, per poter
agganciare e spostare, copiare, duplicare la selezione appena effettuata.
Il pulsante seguente, il quarto nel caso del metodo 1 di selezione, permette di scegliere tra diverse
forme geometriche: rettangolo, quadrato, ellisse e cerchio.
Il quinto serve per effettuare selezioni con bordo sfumato regolabile dal comando accanto tramite
numero da 0 a 150.
Gli ultimi quattro permettono: il riposizionamento del tratteggio di selezione, ad esempio per
meglio centrare l’oggetto da selezionare. Una volta fissata la posizione esatta di selezione bisogna
cliccare ancora su questo bottone per poter attivare la selezione e spostarla altrove.
Quello seguente agisce sulla conservazione o meno dell’immagine base, il prossimo, sulla
possibilità di selezionare un’area al di sopra di un oggetto ed, infine, l’ultimo per confermare,
un click e tutto il resto dell’immagine sparisce lasciando la sola selezione come nuova immagine.
Metodo 2, tramite lasso: dalla barra degli attributi sparisce il bottone di selezione forma e le
opzioni per impostare misure fisse. Al loro posto un quadratino di selezione per attivare o no Smart
Lasso ed uno di impostazione del grado di precisione nel tracciare i bordi della selezione.
Quando Smart Lasso non è inserito, iniziare la selezione fissandone tramite click del mouse il
punto di inizio, senza necessità di tener premuto il pulsante sinistro, muovere il mouse lungo il
bordo da tracciare e cliccare di tanto in tanto per fissare la traccia di selezione. Ritornati sul punto
iniziale doppio click per chiudere il lasso ed attivare la selezione.
Con Smart Lasso attivato, impostare un valore di larghezza entro la quale la traccia assumerà per
buoni i colori da considerare limiti del bordo di selezione. Fare
alcuni tentativi per verificare quale valore sia più adatto alla
selezione che vi accingete a fare. Variando il valore varierà
l’ampiezza del cerchio che vi indica l’area di intervento della
selezione.
Iniziare con un primo click per fissare il punto di inizio, muovere il mouse lungo il bordo da seguire
per la selezione: la traccia sarà fedele, entro quel limite impostato di valore, alla differenza di colori
del percorso che state tracciando e vi si adatterà automaticamente. Di tanto in tanto fissate
comunque un punto di ancoraggio per non rischiare di perdere la traccia segnata e giunti al punto di
partenza date doppio click.
Se andate fuori traccia, potete tornare verso l’ultimo ancoraggio e ripartire da quello: oltre un
ancoraggio è possibile andare solo eliminandolo con il tasto Backspace, quello con la freccia a
sinistra in alto a destro sopra il tasto Enter della tastiera.
Raggiunto l’ancoraggio di partenza appariranno due pulsanti nuovi: uno per generare la selezione,
equivale a fare doppio click
che è più veloce, l’altro per
cancellarla.
Generata la selezione si
attiverà ancora un pulsante:
quello per la modifica dei
nodi, per meglio regolare
la selezione. I nodi di una
polilinea possono essere
spostati, eliminati o
aggiunti e agendo su
ognuno di essi è possibile
dare differenti curvature
alla linea adiacente.
Impostando Linea si vuol selezionare tutti i colori vicino per similarità al valore impostato nella
casella che la linea tracciata sull’immagine toccherà, mentre con Area impostato saranno di
riferimento quei colori compresi nell’area tracciata. Il valore più basso cercherà colori molto simili,
quello più alto sarà più tollerante e incorporerà nella selezione colori sempre più distanti
dall’originale.
Qui è stata tracciata una linea sul rosso del vino qui un’area su un più ampio ventaglio di sfumature.
Selezione con curve di Bezier: in realtà si disegna al di sopra dell’area da selezionare per mezzo
delle curve di Bezier ed una volta ottenuto il contorno desiderato, tramite il pulsante si trasforma il
tracciato creato in un tracciato di selezione. Verrà evidenziata un’area con un tratteggio, portatevi
sopra col mouse e fate click col destro: scegliete Convert to Object e dopo aver selezionato nel Box
degli strumenti il primo pulsante in alto, la freccia, potrete utilizzare la selezione.
Vale per tutte le selezioni: quando avete delle aree selezionate e vi siete un po’ persi nel selezionare,
per ripulire l’immagine dai tratteggi di selezione andate a clickare sul menù Selection e scendete
sino a selezionare None: date un clic e l’immagine non presenterà più selezioni. Ricordo il tasto
ESC da tastiera per eliminare una selezione parzialmente eseguita da Lazzo.
Modifica il contorno
Aggiunge ombra
Aggiunge un bordo
Tipo di oggetto da disegnare
Scelta del tipo di poligono e del numero di
lati o punte
modo di disegno: Spline, Bezier o a mano libera.
I primi due da sinistra, li conosciamo: scelta del colore e forma del poligono.
Il poligono che disegneremo sarà pieno, tutto colorato del colore evidenziato nella prima casella o
del materiale eventualmente attivo: piatto se avremo attivato il modo 2D object, altrimenti in 3D per
gi altri modi. Avrà più o meno spigoli o punte a seconda del numero immesso nella casella “Scelta
del tipo di poligono”.
Alcuni esempi: