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ABSTRACT. Questo lavoro è finalizzato allo sviluppo di un modello fisicamente basato per la
valutazione del rischio da frane sismoindotte a scala regionale. Il modello si basa sul metodo degli
spostamenti di Newmark, che fornisce il valore finale dello spostamento accumulato durante l’evento
sismico. La stabilità del pendio viene valutata confrontando lo spostamento di Newmark con lo
spostamento massimo ammissibile. Il modello è applicato ad un’area di studio suddivisa in una griglia
regolare in cui per ogni cella sono definite le proprietà geometriche, la pressione interstiziale e le
caratteristiche fisico-meccaniche. Il risultato è una mappa che segnala le celle potenzialmente instabili
nell’area di studio. Il modello è stato applicato impiegando il terremoto che ha colpito l’Italia centrale nel
settembre 1997.
1. Introduzione
L’analisi di eventi franosi sismoindotti può essere condotta secondo diversi livelli di approfondimento.
Nell'approccio originariamente proposto da Silvestri et al. (2004) vengono individuati quattro livelli
sinteticamente descritti in Tabella 1:
I metodi per la valutazione della stabilità dei pendii in condizioni sismiche possono essere distinti
in due categorie: metodi pseudo-statici e metodi degli spostamenti. I primi consistono nel simulare
l’effetto del sisma attraverso forze inerziali statiche applicate al baricentro della massa di terreno
instabile; nei metodi degli spostamenti, o di Newmark, il terreno in condizioni limite viene assimilato ad
un corpo rigido che può muoversi rispetto al terreno stabile quando il coefficiente sismico supera il
valore critico (e conseguentemente quando l’accelerazione supera l’accelerazione critica ).
a) b)
Figura 1. a) Schema di modello a blocco rigido e b) procedura di integrazione dell’equazione del moto.
L’approccio usato in questo lavoro rientra nei metodi con livello di approfondimento II e è basato sul
metodo degli spostamenti di Newmark (Figura 1). L'azione sismica è definita da una funzione
temporale, tipicamente da un accelerogramma, mentre la risposta del pendio è valutata in termini di
spostamenti accumulati, eseguendo l'integrazione nel tempo dell'equazione del moto relativo tra la
massa potenzialmente instabile e la formazione di base. Si focalizza dunque l'attenzione sull'effetto
della variabilità temporale dell'azione sismica sulla stabilità dei pendii e, in particolare, sugli
(1)
Il livello di sicurezza del pendio è valutato confrontando gli spostamenti calcolati durante le fasi
di equilibrio dinamico con lo spostamento massimo ammissibile :
(3)
Il vantaggio offerto dal metodo di Newmark è la possibilità di pesare l’effetto del contenuto in
frequenza e della durata dell’input sismico, producendo un’analisi più realistica rispetto al metodo
pseudo-statico in cui l’unico parametro sintetico del moto è l’accelerazione di picco.
Il metodo di Newmark viene applicato in questo lavoro in una forma semplificata, utilizzando per
le leggi di attenuazione dell’input sismico le correlazioni empiriche proposte da Tropeano (2010).
Il modello di calcolo descritto nel paragrafo precedente è stato implementato in ambiente Matlab. L’area
di studio è stata discretizzata in una griglia di celle di 20 m di lato. Per ogni cella sono stati definiti: la
pendenza, lo spessore della copertura, la profondità della superficie freatica, la classe litologica, la
coesione, l’angolo d’attrito, il peso specifico e la categoria di sottosuolo. Inoltre, tra le variabili in input,
sono stati definiti i seguenti parametri del sisma di progetto: la magnitudo, le coordinate epicentrali e il
tempo di ritorno.
a) b) c) d)
Figura 2. Mappe dei dati di input: a) classi litologiche; b) categorie di sottosuolo; c) coesione; e, d) angolo d’attrito.
Il modello di riferimento per ogni cella è quello di pendio indefinito, valido se la possibile superficie
di scorrimento si può considerare parallela alla superficie topografica e se il rapporto tra la lunghezza e
lo spessore del volume del corpo in frana è maggiore di 10. La pericolosità sismica di base è stata
calcolata come proposto dalle Norme Tecniche per le Costruzioni (Ministero delle Infrastrutture, 2008),
attraverso tecniche di interpolazione spaziale e sul tempo di ritorno.
Per applicare il metodo degli spostamenti è necessaria la definizione dell'input sismico, che può
avvenire tramite: (i) accelerogrammi, naturali o artificiali, che definiscono la storia temporale di
(4)
che forniscono il periodo mediano e la durata significativa a partire dal momento magnitudo
e dalla distanza di Joyner & Boore (assunta pari alla distanza epicentrale).
(5)
(6)
in cui è l’accelerazione critica, ricavata nell’ipotesi di validità del pendio indefinito e le altre
grandezze sono state definite sopra.
Il modello è stato applicato ad un’area di studio di circa 60 km2 nel comune di Nocera Umbra, zona
particolarmente colpita dal terremoto del 26 settembre 1997, scelto come sisma di progetto. I risultati,
visualizzati in ambiente Gis, forniscono la distribuzione spaziale degli spostamenti finali, delle pressioni
interstiziali e della sismicità di base (Figura 3). Nella Figura 3a gli spostamenti sono stati suddivisi in
due classi: (i) e (ii) ; la soglia critica oltre la quale si parla di frana è di 10
cm, tuttavia sono mostrati nella mappa anche spostamenti di un ordine di grandezza inferiore. Gli
eventi franosi reali sono contrassegnati da cerchietti azzurri, mentre le celle instabili sono rosse o
arancioni. Escludendo dall’analisi le frane da crollo avvenute in roccia, non valutabili dal modello di
pendio indefinito, si può osservare che c’è una buona corrispondenza tra le frane realmente avvenute e
quelle indicate in Figura 3a, soprattutto nella parte sud-orientale e nord-occidentale dell’area.
a) b) c)
5. Bibliografia
Silvestri, F., Aiello, V., Barile, A. (2004). Seismic zonation of slope stability: methodologies and applications to a
test area in Southern Italy. Proc. III ICEGE – XI SDEE, Berkeley, 2, 351-358. StallionPress, Singapore.
Tropeano, G. (2010). Previsione di spostamenti di pendii in condizioni sismiche. Tesi di dott. Università degli Studi
di Palermo.
Ministero delle Infrastrutture (2008). DM 14/1/2008. Norme Tecniche per le Costruzioni. Gazzetta Ufficiale della
Repubblica Italiana.