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IL SISTEMA

LEGISLATIVO: esame delle


normative di riferimento
La gerarchia delle forme giuridiche
Le Direttive europee
La Costituzione il Codice Civile e Codice penale
L’evoluzione della normativa sulla sicurezza ed igiene del lavoro
Statuto dei lavoratori e normativa sull’assicurazione infortuni
Il D. L g s 626
Il D. L g s 81/2008
La legislazione relativa a particolari categorie: atipici, minori,lavoratrici madri,lavoro notturno,le
norme tecniche UNI CEI e loro validità
La politica sociale dell’Unione
Europea prima del 1987
• L’ Unione Europea sin dalla sua origine ha dimostrato attenzione
alla dimensione sociale del suo intervento .
• Ma la vera e propria evoluzione della politica sociale inizia dagli
anni ‘70 a fronte dell’affermazione della consapevolezza che la
crescita economica, non poteva prescindere dal progresso umano
e sociale dei cittadini europei.
• Tale consapevolezza dà luogo all’adozione, nel gennaio 1974, del
Primo programma di azione sociale comprendente iniziative nei
settori della legislazione del lavoro, della parità di condizioni,
dell’igiene e sicurezza del lavoro, con il fine di migliorare le
condizioni di vita e di lavoro. Tale programma prevede la
partecipazione delle parti sociali alle decisioni economiche e
sociali della Comunità nonché quella dei lavoratori alla vita delle
imprese.
La politica sociale dell’Unione
Europea prima del 1987
• Nel 1978 è stato adottato il primo programma di azione
quinquennale in cui veniva sottolineata l'esigenza di stabilire
regole per la protezione contro le sostanze pericolose. A tal
fine il Consiglio europeo approvava nel 1980 una direttiva
quadro, 80/1107, sulla protezione dei lavoratori contro i
rischi derivanti da un'esposizione ad agenti chimici, fisici e
biologici durante il lavoro. In particolare:
• Direttiva 82/602 relativa ai rischi connessi ad
un'esposizione al piombo metallico.
• Direttiva 83/477 riguardante l'amianto (modificata).
• Direttiva 86/188 sull'inquinamento sonoro.
• Direttiva 88/364 sulla protezione contro taluni agenti
cancerogeni.
La politica sociale dell’Unione
Europea dal 1987 al 1989
La Comunità Europea nel 1987 adotta l’Atto unico europeo con cui si
inserisce a pieno titolo nella filosofia della Comunità i problemi del
lavoro e della sua tutela.

1) gli Stati membri della Comunità si impegnano a promuovere il


miglioramento dell’ambiente di lavoro per tutelare la sicurezza e la
salute dei lavoratori;
2) il Consiglio si impegna ad adottare le prescrizioni minime in
materia di salute e sicurezza sul lavoro attraverso Direttive,
applicabili nei vari Paesi membri progressivamente.

Le direttive intendono garantire che vengano immessi sul mercato


prodotti sicuri compresi macchinari e dispositivi di
protezione individuale per uso professionale.
La politica sociale dell’Unione
Europea dopo il 1989
• Nel 1989 è stata adottata dal Consiglio una direttiva quadro importante, la
direttiva 89/391. Tale direttiva mira a garantire un elevato livello di
protezione dei lavoratori grazie all'attuazione di misure preventive di tutela
contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, e mediante
l'informazione, consultazione, partecipazione equilibrata e formazione dei
lavoratori e dei loro rappresentanti. Tale direttiva quadro serve da base a
tutta una serie di direttive particolari che coprono un'ampia gamma di settori
quali le attrezzature di lavoro, l'esposizione ad agenti cancerogeni durante il
lavoro, la tutela delle lavoratrici gestanti, la tutela dei lavoratori esposti al
rischio di atmosfere esplosive ecc.
• Sono state altresì adottate altre misure in particolare:
• La direttiva 93/104 concernente taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario
di lavoro che garantisce che i lavoratori siano tutelati contro gli effetti nocivi
per la loro salute e la loro sicurezza provocati da tempi di lavoro
eccessivamente lunghi, riposo inadeguato o ritmi di lavoro tali da perturbarne
l'andamento.
• La direttiva 96/29 Euratom che fissa le norme fondamentali di sicurezza
relativa alla protezione sanitaria dei lavoratori e della popolazione contro i
pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti.

L’evoluzione della normativa
sulla sicurezza e l’igiene del
lavoro in Italia
Alla fine dell’800, a fronte dell’aumento degli infortuni e delle
malattie professionali dovuto al processo di meccanizzazione
dell’industria ed all’impiego di sostanze chimiche tossiche, il
legislatore intervenne istituendo l’assicurazione contro gli
infortuni, obbligatoria per alcune categorie di lavoratori
dell’industria (Legge 80 del 1898), affinché fosse garantito un
trattamento risarcitorio alle vittime di infortunio. Nel 1930, nel
Codice penale (Regio Decreto del 19 ottobre 1930, n. 1398) sono
inseriti alcuni principi. Nel 1942 il Codice civile (Regio Decreto
del 16 marzo 1942, n. 262), definisce il cosiddetto “obbligo di
sicurezza” cui è tenuto l’imprenditore. Con la Costituzione della
Repubblica italiana, del 27 dicembre 1947, le normative
precedenti acquistano una valenza maggiore giacché il diritto alla
salute dell’individuo assume valore etico - sociale costituzionale e
pertanto non più solo obbligo per chi gestisce il lavoro altrui, ma
anche obiettivo da perseguire per la Repubblica. Inoltre, la
Costituzione afferma il principio dell’indennizzo del lavoratore in
determinati casi e sancisce l’obbligo del rispetto della sicurezza,
libertà e dignità umana da parte di coloro che conducono
iniziative private.
Codice Penale 1930
art. 451: Chiunque, per colpa, omette di collocare, ovvero
rimuove o rende inservibili apparecchi o altri mezzi
destinati alla estinzione di un incendio, o al salvataggio o al
soccorso contro disastri o infortuni sul lavoro, è punito con
la reclusione fino a un anno o con la multa da ……….
art. 437: Chiunque omette di collocare impianti, apparecchi
o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul
lavoro, ovvero li rimuove o li danneggia, è punito con la
reclusione da …………….. Se dal fatto deriva un disastro o un
infortunio, la pena è della reclusione da….. a ……..anni;
Questo impianto legislativo ha conferito alla disciplina
antinfortunistica la qualificazione di norme penali, la cui
violazione è punita non solo con multe, ma anche con pene
restrittive della libertà personale. L’art. 437 include per
la prima volta tra i delitti di comune pericolo l’omissione
della collocazione di impianti, apparecchi, segnali atti a
prevenire disastri o infortuni sul lavoro.
Codice Civile 1942
art. 2087 secondo il quale l’imprenditore è tenuto ad
adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo
la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono
necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità
morale dei prestatori di lavoro;
art. 2214-2117 che forniscono disposizioni relative gli
istituti di previdenza e contengono principi secondo i quali
l’imprenditore è tenuto al versamento di contributi agli
enti assicuratori e considera nullo qualsiasi patto che eluda
le normative in tema antinfortunistico;
art. 2110 che prevede l’obbligo per l’imprenditore di
corrispondere la retribuzione per il periodo di malattia o
infortunio del lavoratore.
Nell’art. 2087 si afferma, con l’obbligo imposto
all’imprenditore, un diritto alla sicurezza del lavoratore di
carattere generale.
Costituzione 1948
L’art. 32 della Costituzione sancisce quale diritto
fondamentale dell’individuo e interesse della collettività, la
tutela della salute e la garanzia di cure gratuite agli
indigenti.
La Costituzione afferma il principio dell’indennizzo del
lavoratore in determinati casi e sancisce l’obbligo del
rispetto della sicurezza, libertà e dignità umana da parte
di coloro che conducono iniziative private:
l’art. 38 che prevede siano assicurati mezzi adeguati alle
esigenze di vita dei lavoratori in caso di infortunio,
malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria;
l’art. 41 che prevede che l’iniziativa privata non possa
svolgersi in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla
libertà e alla dignità umana.
Con l’art. 41 si afferma il diritto alla sicurezza
del lavoratore sancendo il dovere del datore di
garantirlo
La “prevenzione tecnica”
• I principali provvedimenti di natura tecnica, per la prevenzione sui luoghi di
lavoro sono il DPR n. 547 del 27 aprile 1955 (norme per la prevenzione degli
infortuni sul lavoro) ed il DPR n. 303 del 19 marzo1956 (norme generali per
l’igiene del lavoro). Essi regolano i requisiti di igiene, sicurezza e
manutenzione di ambienti, macchine, impianti, prodotti, ivi incluse le
attrezzature di lavoro, nonché i mezzi personali di protezione. Tali
decreti, partono dall’assunto che il legislatore, per ogni impianto,
attrezzatura o ambiente, possa sia identificare i rischi cui sono esposti i
lavoratori, sia formulare gli obblighi di carattere tecnico cui attenersi per
evitare possibili infortuni e proteggere il lavoratore. Quest’ultimo deve
essere reso edotto sui rischi connessi alla mansione e, conseguentemente,
deve adeguare le proprie azioni alla macchina.
Entrambi i Decreti, simili nell’impostazione, sanciscono che:
1) i datori di lavoro, i dirigenti ed i preposti, nell’ambito delle rispettive
attribuzioni, hanno l’onere di garantire l’igiene e la sicurezza dell’ambiente
di lavoro e di vigilare sull’applicazione delle normative di settore (articolo 4
di entrambi);
2) i lavoratori sono obbligati ad osservare le misure di prevenzione
adottate ed a segnalare eventuali carenze (art. 6 del DPR 547/55 e art. 5
del DPR 303/56).
Inoltre, il DPR 547 prevede anche che:
3) i costruttori ed i commercianti di macchine, attrezzature, utensili, ecc.
devono provvedere all’immissione sul mercato di prodotti corrispondenti
alle norme specificamente previste .
La “prevenzione sanitaria”
Con il Testo Unico delle disposizioni per
l’assicurazione obbligatoria contro gli
infortuni sul lavoro e le malattie
professionali (DPR n. 1124 del 30 giugno
1965) il legislatore affronta la materia
prevenzionale dal punto di vista sanitario
estendendo l’obbligo assicurativo a più
tipologie di lavoratori affinché sia
garantito il risarcimento del lavoratore a
fronte di un danno già occorso .
ASSICURAZIONE CONTRO GLI
INFORTUNI SUL LAVORO E LE MALATTIE
PROFESSIONALI (L.1124 del 1965)

L’assicurazione sociale obbligatoria diretta a tutelare il lavoratore in caso di 


infortunio o malattia professionale prevista dalla Costituzione ( art. 38, c. 2)
è disciplinata dal Testo Unico delle disposizioni per l'assicurazione
obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali
approvato con DPR 30 giugno 1965, n.1124. E' gestita dall' INAIL
INFORTUNIO SUL LAVORO
Per infortunio sul lavoro si intende ogni  lesione originata, in occasione di
lavoro, da causa violenta che determini la morte della persona o ne menomi
parzialmente o totalmente la capacità lavorativa. Gli elementi integranti
l'infortunio sul lavoro sono:
- la lesione
- la causa violenta
- l'occasione di lavoro. Il concetto di "occasione di lavoro" richiede che vi sia
un nesso causale tra il lavoro e il verificarsi dei rischio cui può conseguire
l'infortunio.
MALATTIA PROFESSIONALE
La malattia professionale è un evento dannoso che agisce sulla capacità
lavorativa della persona e trae origine da cause connesse allo svolgimento
della prestazione lavorativa. La causa agisce lentamente e per gradi
sull'organismo del soggetto e deve risultare in diretta relazione con
l'esercizio di determinate attività nelle quali trovare la propria origine.
Statuto dei lavoratori
(L.300 del 1970)
Con la Legge n. 300 del 20 maggio 1970 (Statuto dei
lavoratori), viene riconosciuto, per la prima volta nella nostra
storia, il diritto dei “lavoratori, mediante loro
rappresentanze, di controllare l’applicazione delle norme per
la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e
di promuovere la ricerca, l’elaborazione e l’attuazione di tutte
le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità
fisica”.

La tutela collettiva dell'ambiente di lavoro è strettamente


legata all'azione sindacale ed alla contrattazione collettiva.
Riforma sanitaria 1978
Dicembre del 1978, il legislatore con la Legge n. 833/78 di
istituzione del Servizio Sanitario Nazionale inserisce tra gli
obiettivi principali di quest’ultimo la prevenzione delle
malattie professionali e degli infortuni sul lavoro nonché la
promozione e salvaguardia della salubrità e dell’igiene
nell’ambiente di vita e di lavoro. Tale Legge attribuisce le
funzioni di prevenzione e vigilanza alle Unità sanitarie locali
(USL) decentrate sul territorio ed istituisce all’interno
delle USL Servizi di igiene ambientale e di medicina del
lavoro. La stessa legge istituisce l’Istituto Superiore per la
prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL).
Le principali novità introdotte
dal D. Lgs. 626/94
1) L’indicazione di specifici obblighi, non delegabili, per il
datore di lavoro tra i quali, in primo luogo, la valutazione di
tutti i rischi che possono derivare dai processi lavorativi
aziendali e dall’ambiente di lavoro;
2) L’istituzione di figure sostanzialmente nuove in ambito
aziendale, quali quelle del Responsabile e degli Addetti del
Servizio di prevenzione e protezione e del Rappresentante
dei lavoratori per la sicurezza;
3) L’introduzione del rispetto dei principi ergonomici tra le
misure di prevenzione;
4) L’individuazione di misure specifiche per tipologie di lavoro
precedentemente non sottoposte a tutela quali l’uso del
videoterminale e la movimentazione manuale dei carichi;
5) La predisposizione di un organico programma di in
formazione e formazione dei lavoratori in materia di salute
e sicurezza relativo ai luoghi di lavoro in cui essi operano;
Il decreto legislativo 626 del 1994

• viene riconfermato lo svolgimento preminente delle attività di vigilanza (art. 23) da parte
delle Unità Sanitarie Locali, ora ASL.

• è previsto che le attività di vigilanza siano svolte anche dall’Ispettorato del Lavoro,
previa comunicazione ai dipartimenti di prevenzione delle ASL competenti per territorio

• A supporto delle attività di vigilanza sono state previste sanzioni, di natura penale
(arresto) o amministrativa (ammenda) secondo la gravità della violazione, le sanzioni, le
più gravi di natura penale sono poste in capo al datore di lavoro e ai dirigenti mentre

quelle più elevate di natura amministrativa sono previste per progettisti , fabbricanti e
installatori
Il decreto legislativo n.81 del
2008

Il Decreto legislativo n. 81/2008:


1) costituisce la normativa fondamentale italiana in tema di
valutazione e prevenzione da tutti i rischi sul lavoro (come il
626/94);
2) prescrive misure di tutela in tutte le aziende, grandi e piccole,
pubbliche e private;
3) comprende tutte le normative precedenti sulla salute, l’igiene e
la sicurezza sul lavoro;
4) contiene obblighi e diritti, prescrizioni e sanzioni;
5)NON contiene alcune normative particolari, per le qual vigono
altri decreti (es. D.Lgs. 15 1/2001 gli obblighi di valutazione dei
rischi per le lavoratrici in gravidanza, maternità e puerperio etc).
Il decreto legislativo n.81 del 2008:
innovazioni di carattere generale

• 1) aggiorna le definizioni, introducendone alcune nuove e


aggiornando i contenuti per altre;
• 2) amplia il campo di applicazione (oggettivo e soggettivo);
• 3) amplia le misure di tutela;
• 4) inserisce il principio della delega di funzioni di rilevanza penale;
• 5) amplia gli obblighi dei datore di lavoro, del preposto, dei
dirigenti e delle altre figure esterne (progettisti, installatori,
manutentori, fabbricanti);
• 6) amplia i diritti e i doveri su addestramento e formazione
(obbligatoria anche per preposti e dirigenti);
• 7) aggiorna le prescrizioni in tema di sorveglianza sanitaria e ruolo
del medico competente;
• 8) ampia i diritti dei RSL, introducendo gli RLS aziendali e
territoriali;
NORME CHE
HANNO REGOLATO
LA TUTELA DELLE LAVORATRICI MADRI

D.L.vo 26/03/01, n.151 Testo unico delle disposizioni

legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e

della paternità
Lavoratrici madri: compiti
del datore di lavoro.
• Il D.L.vo 151 "Testo unico delle disposizioni legislative
in materia di tutela e sostegno della maternita' e della
paternita' " prevede che il Datore di lavoro adotti le misure
adeguate per la tutela della sicurezza e della salute delle
Lavoratrici durante il periodo della gravidanza e fino a sette
mesi dopo il parto .
La tutela si applica, altresì, alle Lavoratrici che hanno
ricevuto bambini in adozione o in affidamento fino al
compimento dei sette mesi di età (art.6, comma i e 2).
Il Datore di lavoro, durante il processo di valutazione del
rischio deve verificare se nella sua azienda vi siano attività,
lavori e/o condizioni in cui si svolgono le attività, che
rientrino nella lista dei lavori vietati per legge per le
Lavoratrici gestanti, puerpere e in periodo di allattamento.
Elenco dei lavori faticosi, pericolosi e
insalubri
(Allegato A, D.L.vo 151/01)
1) È vietato il trasporto sia a braccia sia a spalle, sia con carretti a ruote
su strada o su guida, e il sollevamento dei pesi, compreso il carico e
scarico e ogni altra operazione connessa.
2) I lavori faticosi, pericolosi ed insalubri vietati sono i seguenti:

a) quelli che espongono alla silicosi e all’asbestosi;


b) i lavori che comportano l’esposizione alle radiazioni ionizzanti;
c) i lavori su scale ed impalcature mobili e fisse ;
d) i lavori di manovalanza pesante ;
e) i lavori che comportano una stazione in piedi per più di metà dell’orario o
che obbligano ad una posizione particolarmente affaticante;
f) i lavori con macchina mossa a pedale, o comandata a pedale, quando il
ritmo del movimento sia frequente, o esiga un notevole sforzo;
g) i lavori con macchine scuotenti o con utensili che trasmettono intense
vibrazioni;
h) i lavori di assistenza e cura degli infermi nei sanatori e nei reparti per
malattie infettive e per malattie nervose e mentali ;
i) i lavori agricoli che implicano manipolazione e uso di sostanze tossiche;
l) i lavori di monda e trapianto del riso
m) i lavori a bordo delle navi, degli aerei, dei treni, dei pullman e di ogni altro
mezzo di comunicazione in moto .
Elenco non esauriente di agenti e condizioni
di lavoro pericolosi, faticosi e insalubri
(Allegato B, D.L.vo 151/01)

Agenti
A) agenti fisici:
1) lavoro in atmosfera di sovra pressione elevata, ad esempio
in camere sotto pressione, immersione subacquea;
B) agenti biologici:
1) toxoplasma;
2) virus della rosolia, a meno che sussista la prova che la
Lavoratrice è sufficientemente protetta contro questi
agenti dal suo stato di immunizzazione;
C) agenti chimici: piombo e suoi derivati, nella misura in cui
questi agenti possono essere assorbiti dall’organismo umano.
Elenco non esauriente di agenti, processi e
condizioni di lavoro
(Allegato C, D.L.vo 151/01)
Agenti
1) Agenti fisici che possono comportare lesioni al feto o rischio di distacco
placentare:
a) colpi, vibrazioni meccaniche o movimenti;
b) movimentazione manuale di carichi pesanti,
c) rumore;
d) radiazioni ionizzanti;
e) radiazioni non ionizzanti;
f) sollecitazioni termiche;
g) movimenti e posizioni di lavoro, spostamenti, fatica mentale e fisica;
2) Agenti biologici
Comprende microrganismi patogeni che possono causare malattie nell’uomo e
costituire un serio rischio per i lavoratori (Enterovirus, Ebola etc)
3) Agenti chimici:
c) mercurio e suoi derivati;
d) medicamenti antimitotici;
e) monossido di carbonio;
f) agenti chimici pericolosi di comprovato assorbimento cutaneo
Condizioni di lavoro
Lavori sotterranei di carattere minerario
Lavoro notturno
(art.53, D.L.vo 151/01)
È vietato adibire le donne al lavoro, dalle ore 24
alle ore 6, dall’accertamento dello stato di
gravidanza fino al compimento di un anno di età
del bambino.
Non sono inoltre obbligati a prestare lavoro
notturno:
a) la Lavoratrice madre di un figlio di età
inferiore a tre anni;
b) la Lavoratrice o il lavoratore che sia l’unico
genitore affidatario di un figlio convivente di età
inferiore a 12 anni
c) la Lavoratrice o il lavoratore che abbia a
proprio carico un soggetto disabile.
LAVORO MINORILE :
definizione
Le legislazioni nazionali, le dichiarazioni, le convenzioni e le
raccomandazioni internazionali applicano come criterio distintivo
nella definizione di “lavoro minorile” l’età.
• La Convenzione dell’OIL (Organizzazione Internazione del Lavoro)
stabilisce che l’età minima di ammissione al lavoro non può essere
inferiore a quella prevista per il completamento della scuola
dell’obbligo e, in ogni caso, non deve essere inferiore ai 15 anni.
• La Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Fanciullo del
1989 definisce fanciullo ogni essere umano di età inferiore ai
diciotto anni.
• Nella Convenzione 182 del 1999, lo stesso OIL ha stabilito che il
termine minore si riferisce a tutte le persone di età inferiore ai 18
anni.
LAVORO MINORILE :
La normativa italiana

Con la legge 977/67 “Tutela del lavoro dei fanciulli e degli


adolescenti” la materia del lavoro minorile è stata regolata in modo
dettagliato anche attraverso l’introduzione di sanzioni a tutela del
diritto dell’infanzia alla salute e all’istruzione.
Decreto legislativo 4 agosto 1999 n. 345, di
attuazione della direttiva CE relativa alla
protezione dei giovani sul lavoro.
1) AMBITO DI APPLICAZIONE: tutti i rapporti di lavoro, ordinari e
speciali, che riguardino minori dei diciotto anni.
2) ETA' LAVORATIVA, OBBLIGO SCOLASTICO, OBBLIGO
FORMATIVO :l'età minima di ammissione al lavoro non può essere inferiore
all'età in cui cessa l'obbligo scolastico.
3) ATTIVITA' CULTURALI E SIMILI : l'impiego dei bambini e degli
adolescenti in attività lavorative di carattere culturale, artistico, sportivo o
pubblicitario e nel settore dello spettacolo debba essere preventivamente
autorizzato dalle Direzioni provinciali del lavoro competenti per territorio
4) LAVORAZIONI VIETATE : La nuova disciplina (art.7) vieta l‘utilizzo degli
adolescenti ad una serie di attività elencate nell’allegato 1 del decreto.
5) SORVEGLIANZA SANITARIA : obbligo di una visita medica precedente
all’ assunzione e di visite mediche periodiche da effettuare, a cura del
datore di lavoro, presso la ASL territorialmente competente.
6) LAVORO NOTTURNO:divieto del lavoro notturno per i minori degli anni
18. Unica eccezione (art. 17) è il caso di forza maggiore, purché il minore
abbia almeno 16 anni, che ostacola il funzionamento dell'azienda. In tal caso,
però, il datore di lavoro deve darne immediata comunicazione all'Ispettorato
del lavoro.
7) RIPOSO SETTIMANALE :I minori hanno diritto ad un periodo di riposo
settimanale di almeno due giorni, se possibile consecutivi, e comprendenti la
domenica
Decreto legislativo 4 agosto 1999 n. 345:
lavorazioni vietate
L'impiego dei minori è vietato per tutte le mansioni
che espongono a:
1) agenti fisici: pressione superiore a quella naturale,
rumori con esposizione giornaliera superiore a 90 d BA;
2) agenti biologici;
3) agenti chimici: sostanze e preparati tossici (T),
molto tossici (T +), corrosivi (C), esplosivi (E) o
estremamente infiammabili (F +);sostanze e preparati
nocivi (X n) riportanti le frasi di rischio R39, R40, R42,
R43, R46, R48, R60, R61; sostanze e preparati irritanti
(X i) riportanti la frase R43 (il cui rischio non sia
evitabile tramite l'uso di dispositivi di protezione
individuale); piombo; amianto;
4) Processi e lavoro specifici;
5) Trasporto di pesi per più di 4 ore durante la
giornata, compresi i ritorni a vuoto.  
Buone prassi, linee guida, sistemi di
gestione
Buone prassi: soluzioni organizzative o procedurali
coerenti con la normativa vigente e con le norme di buona
tecnica, finalizzate a promuovere la salute e sicurezza sui
luoghi di lavoro attraverso la riduzione dei rischi e il
miglioramento delle condizioni di lavoro, elaborate e
raccolte dalle regioni o dall’Istituto superiore per la
prevenzione e la sicurezza del lavoro (ISPESL), o
dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni
sul lavoro (INAIL).
Linee guida: atti di indirizzo e coordinamento per
l’applicazione della normativa in materia di salute e
sicurezza emanate dai Ministeri, dalle Regioni, dall’Istituto
superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro
(ISPESL) e dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro
gli infortuni sul lavoro (INAIL);
Sistema di gestione: modello organizzativo e gestionale
per la definizione e l’attuazione di una politica aziendale per
la salute e sicurezza.

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