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FUSIONE A CONFINAMENTO MAGNETICO

La fusione a confinamento magnetico promette una vera e propria rivoluzione in campo


energetico perché, una volta sviluppata a livello industriale, permetterebbe di avere a
disposizione una fonte di energia pulita, sicura e praticamente inesauribile. Studiare,
progettare e realizzare macchine in grado di gestire reazioni fisiche simili a quelle che
avvengono nel cuore delle stelle è il traguardo tecnologico a cui tendono le più grandi
eccellenze mondiali nella ricerca in ambito energetico. 
L’obiettivo a cui tutto il mondo sta lavorando è realizzare la prima centrale a fusione in
grado di immettere in rete energia elettrica a zero emissioni di gas climalteranti.
La fusione nucleare è il processo in virtù del quale i nuclei leggeri di due isotopi
dell’idrogeno  si fondono fino a creare un nucleo più pesante, come l’elio con
contemporaneo rilascio di energia secondo il PRINCIPIO DI EINSTEIN.

L’idrogeno viene utilizzato sotto forma di due suoi isotopi e cioè il deuterio e il trizio, i cui
nuclei, oltre a un protone, possiedono rispettivamente uno e due neutroni. Il sole invece
usa l’isotopo di idrogeno con un solo protone, il prozio, di gran lunga più abbondante
nell’Universo (99,98%).

Due atomi di idrogeno hanno la stessa carica per cui tendono a respingersi
elettrostaticamente secondo la forza di Coulumb : per fonderli insieme, quindi, è
necessario raggiungere temperature di centinaia di milioni di gradi.

L’agitazione termica che permette la fusione avviene in un gas ionizzato ad altissima
temperatura chiamato plasma.

Il principale nodo tecnico da sciogliere è proprio la gestione del plasma che deve essere
confinato in alto vuoto, in uno spazio limitato e non entrare in contatto con le superfici
della macchina, data la sua elevatissima temperatura.

Una delle tecniche utilizzate per il confinamento del plasma è il confinamento magnetico.

Per far questo si utilizza il cosiddetto tokamak, acronimo russo che sta per "camera
toroidale magnetica": un dispositivo a forma di ciambella (toroide) in cui, attraverso un
potentissimo campo magnetico generato da super magneti posti intorno alla camera, il
plasma ad altissima temperatura viene generato e fatto orbitare vorticosamente all’interno
della ciambella senza permettergli di entrare a contatto con le pareti.

Per “accendere” un reattore a fusione si immette nel tokamak una miscela di deuterio e


trizio, la si riscalda con opportuni accorgimenti portandola prima allo stato di plasma e
quindi, aumentando ancora di più la temperatura, alle condizioni di fusione. Il processo di
fusione libera neutroni molto energetici, che vengono assorbiti in un  “blanket”: uno
spesso rivestimento che contiene la camera di fusione. L’idea innovativa di MIT e CFS è di
impiegare un sale fuso nel blanket, che conterrà litio arricchito nel suo isotopo di massa
NOTE: [Digitare qui]
6; quando viene colpito da un neutrone, il litio si rompe in un atomo di trizio e uno di elio.
Il trizio viene poi separato dal sale e usato per rifornire il tokamak, miscelandosi al
deuterio. In questo modo il tokamak diventa praticamente “autosufficiente”. In tutti
questi processi, dalla cattura dei neutroni al raffreddamento della camera di reazione, il
sale fuso diventa molto caldo (più di 600 °C). per cui viene fatto fluire verso uno
scambiatore termico, che ne estrarrà il calore per alimentare un impianto di generazione
elettrica o di stoccaggio termico, per poi rientrare nel blanket. In questo modo si potrà
estrarre dal reattore una enorme quantità di energia.

NOTE: [Digitare qui]

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