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l’ingovernabile:
Agamben e il concetto
di “dispositivo”
DI MATTIA GIORDANO
I
n un breve testo molto intenso intitolato Che cos’è un dispositivo? (acquista),
eco di un altro dal medesimo titolo di Gilles Deleuze, Giorgio Agamben esplora un
concetto chiave della prospettiva filosofica di Michel Foucault, tracciandone la
genealogia, e integrandola agli sviluppi originali da lui stesso apportati. Foucault, che non
ha mai affrontato direttamente la questione, ne ha dato però una definizione precisa
contenuta nei Dits et Ecrits, di cui qui si riporta un estratto dal passo citato da
Agamben:
… co l t e r m i n e d i s p o s i t i v o , i n t e n d o u n a s p e ci e [ … ] d i fo r m a z i o n e che
i n u n cer t o m o m ent o s t o r i co ha av u t o co m e fu nzi o ne es s enzi al e d i
r i s p o nd er e a u n’ u r genza. [ … ] Ho d et t o che i l d i s p o s i t i v o è d i
natur a essenzi alm ente str ategi ca, i n che i m pli ca che si tr atti di
u n a cer t a m a n i p o l a z i o n e d ei r a p p o r t i d i fo r z a , d i u n i n t er v en t o
r azi o nal e e co ncer t at o d ei r ap p o r t i d i fo r za, s i a p er o r i ent ar l i i n
u n a cer t a d i r ez i o n e, s i a p er bl o cca r l i o p er fi s s a r l i e u t i l i z z a r l i . Il
d i s p o s i t i v o è s em p r e i s cr i t t o i n u n g i o co d i p o t er e e, i n s i em e,
s em p r e l eg a t o a d ei l i m i t i d el s a p er e, che d er i v a n o d a es s o e, n el l a
s t es s a m i s u r a , l o co n d i z i o n a n o . Il d i s p o s i t i v o è a p p u n t o q u es t o : u n
i ns i em e d i s t r at egi e d i r ap p o r t i d i fo r za che co nd i zi o nano cer t i t i p i
d i s a p er e e n e s o n o co n d i z i o n a t i [ 1 ] .
Al tempo stesso, è qui, nel costituirsi della soggettività, che si danno le linee di frattura, di
bordo, le celebri “linee di fuga”, laddove, dice Deleuze: «Foucault […] intuisce che i
dispositivi da lui analizzati non possano essere circoscritti da una linea che li inglobi, senza
che altri vettori passino al di sotto o al di sopra di essa».[3] Ovvero, il sorgere di
soggettività inaudite, impensate, di «grovigli da sciogliere»[4], proprio a partire da quel
punto in cui un dispositivo, soprattutto non essendo unico, né stabile né perfettamente
coerente, è impossibilitato a richiudersi nella sua stessa presa. Per quanto, come
nelle istituzioni totali, sembrava poterci riuscire. Comunque, la soggettività e l’Aperto
stanno lì.
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Anarchia e rivoluzione: il primitivo e la povertà tra Walter Benjamin e
Giorgio Agamben
C hi a m e r ò l e t t e r a l m e n t e d i s p o s i t i v o q u a l u n q u e co s a a b b i a i n
q u a l che m o d o l a ca p a ci t à d i ca t t u r a r e, o r i en t a r e, d et er m i n a r e,
i nt er cet t ar e, m o d el l ar e, co nt r o l l ar e e as s i cu r ar e i ges t i , l e
co nd o t t e, l e o p i ni o ni e i d i s co r s i d egl i es s er i v i v ent i . [… ] Il
l i n g u a g g i o s t es s o è fo r s e i l p i ù a n t i co d ei d i s p o s i t i v i . [ 5 ]
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Un potere riesce a funzionare nella misura in cui, potremmo dire, cerca di suturare la
distanza, la scissione, il taglio, tra soggetto dell’enunciato e soggetto dell’enunciazione.
Agamben cita, non a caso, la confessione cristiana[8], di cui possiamo cogliere il
funzionamento in quell’ “appartenenza essenziale”[9] del soggetto all’io-peccatore, suo
negativo, da scovare, indagare, far parlare e redimere. È qui, in modo estremamente
interessante, che si possono innestare tali concetti nell’ambito di una sistemazione
intellettuale ambiziosa, come Il capitalismo della sorveglianza di Shoshana Zuboff.
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La Cina e l’uguaglianza iniqua di un comunismo diviso per classi
Mattia Giordano
Note:
[1] M. Foucault, Dits et ecrits, vol. III, pp. 299-300, cit. in G. Agamben, Che cos’è un
dispositivo?, Milano, Nottetempo 2006, pp.6-7
[2] G. Agamben, Che cos’è un dispositivo?, Milano, Nottetempo, 2006, p.19
[3] G.Deleuze, Che cos’è un dispositivo?, trad. it. Antonella Moscati, Napoli, Cronocopio,
2007, p.16
[4] Ivi, p.20
[5] G. Agamben, Che cos’è un dispositivo?, Milano, Nottetempo 2006, pp. 21-22
[6] Ivi, p. 23
[7] Ivi, pp. 30-33
[8] Ivi, pp. 29-30
[9] M. Foucault, La volontà di sapere, trad. it. Pasquale Pasquino e Giovanna Procacci,
Milano, Feltrinelli, 1978, p.58
[10] Riecheggia l’intuizione deleuziana del Poscritto sulle società di controllo (1990)
[11] vedi, M. Foucault, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, trad. it. Alcesti
Tarchetti, Collana Paperbacks, n. 77, Torino, Einaudi, 1976
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Mattia Giordano
Classe 95', milanese, laurea magistrale in Psicologia, appassionato di
psicoanalisi, filosofia, teoria critica, letteratura per lo più italiana e francese.
Anche di cinema e teatro, perché ci sono, e ci saranno sempre, film e
spettacoli belli. Musicista e scrittore a tempo perso, si spera un giorno a
tempo pieno. Ha fatto un po' di tutto, quindi, probabilmente, niente.
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