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N.

1 dicembre 2020

DROMO
Rivista per un terzo pensiero

PUNTI DI ROTTURA
Covid 19, analisi e scenari del post-emergenza
DROMO

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DROMO

DROMO
Rivista per un terzo pensiero

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DROMO

Una giovane donna, in tenuta sportiva, sdraiata


su di un tappetino, sudata e felice: in eviden-
za i due arti superiori artificiali, così come l’arto
inferiore sinistro. Il destro, anch’esso artificiale,
è lì distaccato dal corpo a pochi centimetri. Ed
Raffaele Bracalenti, direttore editoriale
di Dromo, psicoterapeuta e presidente ecco l’esclamazione ironica della donna: “Sono
IPRS. a pezzi”. Nulla più di questa immagine è in gra-
do di restituire la trasformazione che il corpo ha
subito: sempre più un ibrido, integrato, ripara-
to, ricostituito grazie alle biotecnologie. C’è chi
ritiene obsoleto parlare di corpo umano, essen-
do ormai giunti al transumanesimo. E tutta-
via, a parte le trasformazioni biotecnologiche,
quell’immagine ci dice anche molto su come
sia cambiata l’immagine sociale del corpo e di
quella che una volta era considerata la disabi-
di Raffaele Bracalenti

lità; corpi che venivano celati, con imbarazzo,


Perché
Dromo

poiché distanti da un’idea sociale di normalità.


L’idea stessa di ciò che è intimo, privato, non
esibibile sembra, fortunatamente, profonda-
mente trasformata. Senza seguire i più arditi
transumanisti nelle ipotesi di una radicale, pro-
fonda trasformazione dell’essere umano, tanto
da collocarci, per l’appunto, in un tempo in cui
l’idea stesa di mortalità dovrà essere ripensata,
è però indubbio che il corpo di cui si occupa la
medicina, ma anche qualsiasi altra professione
di cura, non è più lo stesso, così come il rappor-
to che ognuno di noi, nel mondo occidentale,
almeno, stabilisce con esso. La cosiddetta bio-
politica che da Foucault a Agamben ci ha aller-
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DROMO
DROMO

In questa pagina: Bebe Vio (Venezia, 4 marzo 1997), schermi-


trice italiana, campionessa mondiale ed europea in carica di
fioretto individuale paralimpico.

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tati all’uso che il potere può fare del controllo relazionali, sembra che alcuni vagheggino an-
capillare del nostro corpo e delle pratiche ne- cora una certo ormai distante e probabilmente
cessarie per garantirne il buon funzionamento, non da rimpiangere autocratica famiglia pseu-
non poteva, forse, predire la tendenza sempre dopatriarcale. Che, poi, la socialità fosse stata
più diffusa ad un rapporto con un corpo sem- ripensata e riplasmata da un uso pervasivo del-
pre più macchina non soltanto per la presenza le tecnologie digitali, bene anche questo, è un
di molteplici protesi con le quali dobbiamo in- dato così frequentemente ripetuto da appari-
teragire, ma anche per il controllo che ognuno re una stanca banalità. E molte volte abbiamo
di noi esercita, con vari device, delle sue per-
formance (dalla frequenza cardiaca, al consu-
mo di calorie, alla pressione arteriosa, ai valori
È in atto da anni una pro-
ematici). Dei cambiamenti che hanno investito fonda rivoluzione nel con-
la famiglia, la cellula naturale della società, così
come recita la nostra Costituzione, molto si par- cetto di genitorialità con cui
la ovunque: è un fenomeno così pervasivo che la maggior parte dei pro-
è impossibile non constatare la frammentazio-
ne delle famiglie tradizionali e la ricostituzione fessionisti ormai lavora: non
in agglomerati sempre più cangianti, o le nuo- più ruoli, funzioni, generi
ve configurazioni arcobaleno, più o meno assi-
stite dalle biotecnologie. E tuttavia questa tra- sessuali distinti
sformazione è sovente indicata come la causa
di tante patologie sociali. In particolare ci si la- sentito ripetere che la virtualità induce/eviden-
menta da anni che l’evanescenza o la morte del zia il timore della presenza del corpo dell’altro,
padre destrutturi le menti e la vita intrapsichica esponendoci tutti al rischio di precipitare nello
delle nuove generazioni: se il padre è morto e stato di hikikomori; così come la predominan-
la sua legge non può strutturare edipicamente za dei social network stimoli il narcisismo e il
i nostri figli, che ne sarà di loro? In realtà è in vacuo esibizionismo. Analisi sociologiche e psi-
atto da anni una profonda rivoluzione nel con- cologiche non hanno potuto evitare confronti
cetto di genitorialità con cui la maggior parte con i bei tempi che furono, confronto dal quale
dei professionisti ormai lavora: non più ruoli, la contemporaneità è naturalmente uscita per-
funzioni, generi sessuali distinti, ma compe- dente perché vuota, esibita, superficiale rispet-
tenze relazionali comuni a padri e madri, o me- to alla concretezza delle relazioni, potremmo
glio alle figure genitoriali di riferimento, questo dire pasoliniane, di un tempo. Poi il coronavirus
conta. Saper ascoltare, saper stabilire una rela- ha fatto piazza pulita di tutto questo buon sen-
zione affettiva, saper aiutare, saper sostenere e so e ci siamo trovati tutti a magnificare la vir-
accogliere. E così, mentre tanto cambia nelle tualità. Persino i più rigidi psicoanalisti hanno
configurazioni famigliari e nella funzione attri- fatto ricorso alle sedute virtuali, scoprendone,
buita ai naturali caregiver, sempre più sostenu- come per ogni cosa, pregi e difetti. L’asino car-
ti, controllati, integrati da altre figure educative, ducciano ha smesso di rosicchiare il suo cardo,
anch’esse chiamate a mostrare le stesse abilità e si è accorto che il treno sta cambiando il mon-
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do. E forse vale la pena salirci. Le professioni di pensiero ha nella nostra lingua e che potrebbe
cura si occupano di corpi, di emozioni, di fami- rimandare tanto al logos quanto al nous della
glie e relazioni amicali, di processi educativi e cultura greca.
contesti lavorativi. Il bisogno di protezione, di Questa proposta editoriale è sorta, come pro-
amore, di realizzare i propri desideri sono forse i getto, prima della pandemia e dei suoi effetti,
medesimi da sempre e forse non cambieranno: ma la pandemia è giunta come fatto straordi-
per il resto è innegabile che molto è cambiato nario e se vogliamo rivoluzionario. Dice Sloter-
poiché l’essere umano è un animale culturale dijk che la rivoluzione genera schiume, ovvero
prima che politico e la cultura cambia e ci tra- configurazioni instabili, che lentamente torne-
sforma. Ci pare, però, che queste trasformazio- ranno a configurazioni più stabili. Oggi tocca
ni che impegnano storici, politici e soprattutto a noi, immersi nella schiuma del coronavirus,
scienziati, nello sforzo di ridisegnare il mondo provare a leggere cosa sta accadendo.
che sarà, lascino al momento disorientati e for- Come ogni fatto rivoluzionario questa pande-
se spaventati proprio coloro che si occupano mia ha un epicentro e, se vogliamo, un luogo
dell’uomo e delle sue relazioni: gli operatori del simbolo. Nel nostro Paese la Lombardia: siamo
sociale, i professionisti della salute mentale, gli voluti partire da lì, unendo l’indagine giorna-
educatori, spesso peraltro alle prese con quanti listica alla riflessione più di taglio saggistico.
fanno fatica a salire sul treno di questo cambia- L’ambizione è quella di creare anche un luogo
mento epocale. di riflessione e incontro che leghi generazioni.
Questa rivista vuole proporsi come un luogo Ci auguriamo buona fortuna e buona lettura a
nel quale queste professioni, che paiono obso- chi vorrà leggerci.
leti retaggi di un mondo che fu, sappiano far-
si interpreti del loro ruolo, ricollocando questo Questa rivista vuole propor-
ruolo in questo spazio tempo presente che è
già futuro, evitando di divenire i servi sciocchi
si come un luogo nel qua-
di un potere sempre più occhiuto e pervasivo e le queste professioni, che
quindi asserviti ad una acritica idea di progres-
so, ma neppure costretti alla costante difesa di paiono retaggi di un mon-
un passato che non c’è più. do che fu, sappiano farsi
Dromo, ovvero il punto di riferimento che age-
vola la navigazione, è parso scelta opportuna interpreti del loro ruolo,
sia per l’inevitabile rimando a Odisseo quale ricollocando questo ruo-
modello dell’umano cercare di chi a questa ri-
vista contribuisce, sia per il ruolo che vorrebbe lo in questo spazio tempo
assumere per coloro che ad essa si rivolgeran- presente che è già futuro,
no come lettori. La locuzione per il terzo pen-
siero accoglie sia il senso generatore che la evitando di divenire i servi
nostra cultura attribuisce al terzo, compresa
la funzione costitutivamente riconciliativa del
sciocchi di un potere sem-
terzo settore, con l’ambiguità che il termine pre più pervasivo
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DROMO

O VE M B RE
DAL 19 N
in collaborazione con

E D IC O LA
IN

DONNE SUL FRONTE


STORIE DI GIORNALISTE, CONFLITTI E FRONTIERE
STORIE DI GIORNALISTE, CONFLITTI E FRONTIERE

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DROMO

BERGAMO ANNO ZERO


DI TIZIANO RUGI

“QUEL PRECISO MOMENTO DI


UN'EPIDEMIA, QUANDO TUTTO PUÒ
CAMBIARE ALL'IMPROVVISO,
È IL PUNTO CRITICO ”.
- MALCOLM GLADWELL

DAL 15 OTTOBRE
IN EDICOLA

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DROMO

14 Lombardia a pezzi - Infografica


di Mattia Ammirati e Sara Dellabella

16 Dietro la sanità lombarda


di Valeria Negrini

24
sommario
Le ragioni di un fallimento/1
di Tiziano Rugi

28 Un’altra prima linea


di Andrea Armocida

34 Le ragioni di un fallimento/2
di Tiziano Rugi

38 L’angelo della storia


di Raffaele Bracalenti

42 Tutti sulla stessa barca


di Chiara Peri

46 Controverso
di Pietro De Santis

52 Distacco e distanza
di Mariella De Santis

58 Spillover
di Giacomo Anitori
DROMO

64 Clinica del re-incontro


di Luciana Bianchera e Antonio Tari

70 Mancanza di respiro
di Giorgio Cavicchioli e Luciana Bianchera

sommario
76 Re-intrecciare la trama e l’ordito
di Chiara Punzi

82 Ci sarà tempo? Ci sarà volontà?


di Isabella Mastropasqua

88
Mindfulness: dalla riduzione del
disagio all’ecologia
di Antonino Raffone

92 Scatti a casa
a cura di Isabella Mastropasqua

Ripensare la professione,

96 riscoprire il potere
di Gianmario Gazzi

100 La cultura incapace di comprendere


di Lucia Guarano

104 Spunti di un terzo pensiero


di Chiara Peri e Chiara Punzi
DROMO

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DROMO
DROMO

SERV
SERVICES AND RIGHTS FOR VICTIMS OF CRIME
E' un progetto che riunisce
un partenariato di sei Paesi Europei
(Italia, Spagna, Portogallo, Romania e
Germania), per rafforzare i servizi a
supporto delle vittime di reato.
COORDINATOR

E' un progetto che promuove un'azione

INTIT
coordinata fra Istituti di Ricerca e
Universita' europee, a sostegno del
cambiamento sistemico e dell'apprendimento
reciproco, nel lavoro con i minori vittime di INtegrated Trauma Informed
Therapy for Child
abuso e maltrattamento. Victims of Violence

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DROMO

BERGAMO CREMONA
Il comitato “Noi denunceremo” ha già Cremona è la provincia italiana con il mag-
consegnato ai magistrati circa 200 espo- gior numero di contagiati in rapporto alla
sti. I pm della Procura di Bergamo stan- popolazione, pari all’1,88 %. In valori asso-
no indagando sulle morti per Covid nelle luti ha avuto 6.732 positivi e 1.124 morti.
strutture per anziani, sulla mancata cre- Eppure non è mai stata inclusa in nessuna
azione della zona rossa in bassa Val Se- zona rossa. Il primo caso a Cremona viene
riana. Nella provincia italiana più colpita accertato poche ore dopo il paziente uno
dall’epidemia, con oltre diecimila morti, di Codogno, nella notte tra il 21 e il 22 feb-
i parenti delle vittime chiedono giustizia. braio. Da quel momento i casi continuano
ad aumentare.

MILANO
L’8 marzo 2020 un decreto del Presiden-
te del Consiglio decreta la Lombardia
“zona rossa”. In quella notte in centinaia
di fuorisede prendono d’assalto i treni
diretti al sud. Non c’è divieto assoluto di
spostamento, ma deve esserci un “com-
provato motivo”. Solo pochi giorni più
tardi, la misura sarà estesa a tutto il terri-
torio nazionale.

Lombardia a pezzi
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DROMO

MANTOVA
Un film sul Covid. L’idea nasce da un’i-
niziativa dell’Asst di Mantova, insieme
all’associazione culturale Koinè. Il cor-
to verrà realizzato in collaborazione con
Mantova Film Commission, ed è prodotto
dall’azienda sociosanitaria territoriale di
Mantova, My Sound, Strongvilla e Fonda-
zione Comunità Mantovana, con il patro-
cino di Mantova Film Commission.

VARESE
“Non ci siamo risparmiati, abbiamo donato
mascherine, occhiali e camici, tutti i DPI in
nostro possesso a medici di base e ospeda-
li, persino alla polizia municipale; abbiamo
coinvolto decine di colleghi cercando di fare
rete in tutta Italia e ora, passata l’emergenza
coronavirus, mi ritrovo con 19 multe da 98,24
euro da pagare”. La colpa? “Essere passato,
anche sei volte in un giorno, in ztl attiva in pe- Illustrazione di Mattia Ammirati
riodo di lockdown”. Alberto Ciatti, cofondato- Testi di Sara Dellabella
re dell’associazione “Diamoci una M.O.O.S.S.”

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FOCUS LOMBARDIA

I numeri del terzo settore


Le cooperative sociali aderenti a Confcoope-
rative-Federsolidarietà Lombardia1 sono poco
meno di 1.200, danno lavoro a 58.000 persone,
Dietro la sanità

hanno circa 56.000 soci e producono un fattura-


to di 1,7 miliardi di euro.
Le donne rappresentano il 63% dei soci e il 71%
degli occupati e sono il 40% dei presidenti o rap-
presentanti legali. Le cooperative sociali opera-
no in tutti i settori sociosanitari e educativi (re-
sidenziali, diurni, ambulatoriali, domiciliari rivolti
a disabili, minori, famiglie, anziani, persone con
Lombarda

problemi di dipendenza e di salute mentale,


persone detenute, immigrati e migranti, senza
dimora), e in molte aree imprenditoriali (servi-
zi ambientali, pulizie, ristorazione, informatica,
attività turistico-ricettive e culturali, agricoltura
sociale e trasformazione prodotti, manutenzio-
di Valeria Negrini

ne del verde e del territorio, data entry, facilities


per le imprese, etc.) attivando percorsi di inseri-
mento lavorativo2.
Questa breve premessa per dare un’idea di cosa
intendiamo quando parliamo di cooperazione
sociale, di quale sia la forza economica, produt-
tiva, occupazionale e sociale di un modello di
impresa che proprio in Lombardia ha visto negli
anni ’60 nascere le prime esperienze di coope-
razione sociale, ben 30 anni prima che la legge
381/1991 ne definisse perimetri e regole. Una re-
altà imprenditoriale che persegue fini sociali e
non speculativi presente in maniera capillare in
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FOCUS LOMBARDIA

tutte le aree del territorio, nelle città così come volto, anche il sistema cooperativo.
nei Comuni più piccoli, nei quartieri periferici Come tutti i cittadini e cittadine, anche le coo-
così come nelle zone delle valli lombarde. peratrici e i cooperatori sociali sono stati attra-
Va da sé quindi che quanto è accaduto nel no- versati, sul lato umano, da sentimenti di paura,
stro Paese e in Lombardia a partire dalla fine di sgomento, dolore e smarrimento che hanno
febbraio abbia interessato, o meglio abbia tra- prodotto la consapevolezza che possedere (e
1 Confcooperative Lombardia è una struttura territoriale della Confederazione Cooperative Italiane, una delle prin-
cipali organizzazioni giuridicamente riconosciute di rappresentanza, assistenza e tutela del movimento cooperativo e delle
imprese sociali. Gli scopi di Confcooperative Lombardia sono: - la promozione del movimento cooperativo e dei valori che
lo animano; - la tutela e la rappresentanza di tutte le cooperative associate, raggruppate in diversi settori di appartenenza
(agricolo, edilizio abitativo, produzione e lavoro, cultura e tempo libero, solidarietà sociale, sanità, consumo); - l’assistenza
tecnica, amministrativa, legislativa, sindacale e finanziaria delle cooperative associate; - la vigilanza sulle cooperative asso-
ciate attraverso lo strumento della revisione. Confcooperative Lombardia associa oltre 2.500 cooperative operanti in tutti i
settori produttivi, con 540 mila soci e oltre 99 mila occupati, che fatturano 8,6 miliardi di euro. In Lombardia Confcooperative
è articolata in 8 Unioni Provinciali e Interprovinciali, con sede presso i capoluoghi delle varie province lombarde, e in 6 Fe-
derazioni regionali FedAgriPesca, Habitat, Lavoro e Servizi, Federsolidarietà, Cultura Turismo Sport, Federazione Lombarda
delle Banche di Credito Cooperativo, e 2 comitati di settore (settore Sanità e settore Consumo e Utenza) che rappresentano
per le imprese aderenti il punto di riferimento per tutte le esigenze legate alle specifiche di ciascun settore.
2 Le cooperative sociali di inserimento lavorativo (Cooperative B) in Lombardia danno lavoro a quasi 6.000 persone
considerate “svantaggiate” ai sensi dell’art. 4 della Legge 381/1991. In particolare inseriscono al lavoro 4.300 disabili ai sensi
della Legge 68/1999, 550 persone con problemi di salute mentale, 400 persone ammesse alle misure alternative alla deten-
zione, 630 persone con problemi di dipendenza, 20 minori in situazione di fragilità familiare.
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FOCUS LOMBARDIA

avere diritto) alla salute sia qualcosa di non ne- poter lavorare garantendo la tutela e la sicurez-
goziabile, qualcosa che permette di esercitare za ai propri dipendenti e alle persone assistite.
appieno anche tutti gli altri diritti e doveri. E che
quanto di inefficiente, scarso, sbagliato è acca- Le maggiori difficoltà
duto deriva dal non aver adempiuto a quell’ob- I mesi di maggiore diffusione della pandemia e
bligo di tutela individuale e collettiva che l’art. 32 il conseguente lockdown hanno lasciato segni e
della Costituzione sancisce. ferite profonde nel nostro Paese. Lavoro in una
Abbiamo drammaticamente compreso che la città, Brescia, nella quale durante le settimane di
salute è il presupposto per il godimento di tutti marzo l’unico suono che si sentiva era l’urlo delle
gli altri diritti costituzionali, ed è per questo che sirene delle ambulanze, ripetuto più volte nella
essa è un diritto fondamentale della persona, stessa giornata e amplificato, prima e dopo, da
prima ancora che del cittadino. Ogni persona un silenzio surreale; dove le pagine dei giornali
(anche gli evasori) ha infatti diritto a essere cu- locali dedicati ai necrologi erano il doppio delle
rato e a ricevere tutta l’assistenza necessaria in altre, dove sono state centinaia le persone che
condizioni di uguaglianza. hanno perso un familiare, un’amica o un amico,
Dal punto di vista professionale abbiamo dovu- dove per lungo tempo non si è potuto nemme-
to da subito fare il conto con un mare tempe- no salutare e seppellire i morti. Un’esperienza
stoso di delibere, ordinanze, rapporti nazionali e totalmente e dolorosamente inedita.
regionali (migliaia di pagine a volte nel giro di In questa situazione la cooperazione sociale ha
qualche giorno) che andavano studiate, spesso fatto tutto quello che ha potuto per stare vicino
interpretate o decodificate, e poi applicate. In alle persone, per garantire i servizi essenziali, in
Lombardia abbiamo dovuto assumerci respon- mezzo a non poche difficoltà. La sospensione o
sabilità enormi di fronte a una situazione inedita chiusura di alcune attività ha costretto molte co-
e sconosciuta, in assenza di direttive chiare e di operative sociali a chiedere ammortizzatori so-
accompagnamento da parte di Regione e ATS, ciali per il personale (sono 436 le cooperative che
a partire dall’approvvigionamento dei DPI, per i hanno fatto richiesta di FIS o CIGD per 22.894 la-
quali tutte le strutture sanitarie e socioassisten- voratrici e lavoratori, per un totale di 4.656.890
ziali non profit sono state a lungo penalizzate. ore di lavoro perse) anticipando in molti casi gli
Fino almeno a metà del mese di aprile infatti la assegni con riflessi negativi sulla liquidità e sul-
maggior parte delle cooperative (ma vale anche la sostenibilità finanziaria delle stesse imprese.
per le altre organizzazioni del privato sociale) si Difficoltà aggravate e che permangono tuttora
sono dovute “arrangiare” nel reperimento di ma- anche per il fatto che non tutti i Comuni hanno
scherine, guanti, visiere, camici e disinfettanti adempiuto a quanto disposto prima dall’art. 48
perché, specie nella prima fase d’emergenza, lo del DL Cura Italia e poi dall’art. 109 del DL Rilan-
Stato e la Regione hanno pensato alle sole strut- cio, nonostante i ripetuti appelli e solleciti inol-
ture pubbliche, ospedaliere e non. In Lombardia trati dall’associazione.
solo il supporto avuto dalle fondazioni di comu- Interi settori erano e sono ancora in attesa; pen-
nità legate alla Fondazione Cariplo, che hanno siamo a chi gestisce asili nido o scuole materne,
provveduto a reperire e donare DPI alle onlus a chi offre i servizi di assistenza educativa nelle
del territorio, ha permesso alle cooperative di scuole o a chi, nelle stesse, si occupa di mense,
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FOCUS LOMBARDIA

pulizie, trasporti. Altri settori hanno invece visto sistematica, attendibile e coordinata dei dati (tra
incrementare il loro lavoro: igiene ambientale, Regione, Protezione Civile, ATS, Comuni). La co-
pulizie specialistiche, informatica. struzione di una sanità di territorio non si improv-
Molte hanno lavorato per “proteggere” anche visa, ed era impossibile che nel giro di poche set-
coloro di cui si preferisce spesso ignorare l’esi- timane una Regione che da decenni spinge in
stenza: i senza dimora, gli immigrati, le persone un’altra direzione potesse porre rimedio ad anni
detenute che possono essere ammesse a misu- di disinvestimento territoriale. Ma nemmeno ha
re alternative se solo qualcuno fuori dal carcere provato, come dimostra la scelta, nelle settima-
sa e vuole dare loro una opportunità. ne più dure dell’epidemia, di investire ingenti ri-
Le cooperative sociali che lavorano nel settore sorse nella costruzione di ospedali da campo e
dei servizi sociosanitari hanno invece dovuto non sul potenziamento ad esempio delle USCA3
affrontare problemi di natura diversa; se an- (che avrebbero dovuto essere presenti nella mi-
che alcune di queste hanno dovuto accedere sura di una squadra ogni cinquantamila abitan-
ad ammortizzatori sociali, in particolare quante ti), che pure altre regioni avevano già messo in
gestiscono centri diurni per anziani e disabili o campo, mentre la Lombardia, a metà aprile, ne
ambulatori sanitari, i problemi maggiori sono aveva costituite appena 50 su 200.
stati di altra natura, e alcuni permangono a di- Ripartire dunque da una tutela e assistenza
stanza di sei mesi dall’inizio della diffusione del- del territorio non solo potenziata, ma riformata,
la pandemia. Certamente in Lombardia è indi- meno basata sulle prestazioni e più sulla presa
spensabile non solo fare chiarezza rispetto alle in carico e sulle interrelazioni (anche di respon-
responsabilità che hanno provocato la morte di sabilità) tra ATS, ASST, MMG e PdL, Enti Gestori,
molte, troppe persone, anziane e non, ma è as- Enti del terzo settore, Enti Locali.
solutamente necessario ripensare l’infrastruttu- Ripartire evitando, a mio avviso, che nella pole-
ra, l’organizzazione, il modello stesso del sistema mica che contrappone sanità pubblica-sanità
sanitario, sociosanitario e sociale. privata ci si dimentichi che c’è un privato diver-
Nella nostra Regione è mancata la sanità di so da quello votato unicamente alla massimiz-
territorio, la capacità di affrontare il virus pre- zazione del profitto. Un privato non profit, fatto
venendo e limitando il contagio. Non è bastata da imprese e cooperative sociali che proprio in
l’eccellenza delle strutture ospedaliere perché questi mesi è stato anch’esso in prima linea per
di fronte a un fenomeno quale quello scatenato rispondere ai bisogni, alle richieste, alle paure
da questo coronavirus era necessaria una robu- dei cittadini. Nonostante le mancate, parziali o
sta e capillare presenza sul territorio: medici di tardive risposte da parte delle istituzioni, ha sa-
base e pediatri competenti, rapporti continui tra puto organizzarsi e affrontare le difficoltà, si è
medici e aziende sanitarie, una mappatura det- mosso per trovare i DPI, si è ingegnato per tro-
tagliata dei contagi, il contenimento immedia- vare modalità per non lasciare sole le persone,
to dei nuovi focolai, la diagnostica a domicilio. È per trovare spazi adeguati ad accogliere i dimes-
mancato un sistema di raccolta e trasmissione si dagli ospedali non ancora in grado di tornare
3 Il DL n. 14 del 9 marzo 200, all’art. 8 istituisce le USCA (Unità Speciali Continuità Assistenziale) in ragione di 1 ogni
50.000 abitanti per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero.
Possono far parte dell’unità speciale: i medici titolari o supplenti di continuità assistenziale;l’unità speciale è attiva sette
giorni su sette, dalle ore 8.00 alle ore 20.00.
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FOCUS LOMBARDIA

alla loro casa; ha continuato a lavorare nei servizi luzioni individuali che tendono a isolare anco-
essenziali e non, tutelando la salute delle perso- ra di più la persona fragile o con bisogni sociali
ne senza dimora, dei migranti, dei minori e fa- intensi; si fonda soprattutto su trasferimento di
miglie nelle comunità, dei disabili e anziani nelle risorse monetarie e non sull’offerta di servizi
strutture residenziali, delle persone con proble- (pensiamo alla spesa pensionistica, al RdC, e, in
mi di salute mentale e di dipendenza, delle fa- Lombardia, alle varie “misure e bonus” previste
miglie segregate nelle loro case per il periodo di da innumerevoli delibere regionali); è parallelo
quarantena. a un diffuso mercato informale; non riesce a ri-
Sarebbe ingiusto, oltre che controproducente, comporre i servizi e la spesa privata con la spesa
una volta usciti dall’emergenza, dimenticarsi di pubblica.
questo mondo e tornare a quelle logiche che Un sistema che non è stato in grado, fino ad
vedono la pubblica amministrazione rivolgersi oggi, di diminuire le diseguaglianze sociali ed
al terzo settore solo spinta dalla preoccupazione economiche e che si trova a fare i conti con un
del contenimento della spesa. futuro, che è già quasi presente, in cui ci trove-
remo di fronte a un raddoppio delle persone in
Un sistema di welfare vecchio e inadeguato povertà (da 5,2 milioni in Italia a 10 milioni) e a
Più in generale, in Lombardia, ma non credo quasi 1,2 milioni di nuovi disoccupati.
solo in questa Regione, la pandemia ha messo Che questo possa generare tensione, rabbia,
in luce non solo un sistema sanitario che accan- non è un rischio, è già realtà di questi giorni, così
to alle eccellenze ospedaliere non ha adeguata- come è già realtà il gioco meschino e spietato di
mente investito sulla sanità di territorio, ma ha chi sfrutta e perfino alimenta il disagio per tor-
puntato il dito su un sistema di welfare sociale naconto elettorale, per visibilità politica.
inadeguato, prima ancora che insufficiente. Anche nel campo dell’istruzione e dell’educazio-
Il nostro sistema di welfare presenta da tempo ne l’emergenza sanitaria ha seguito il paradosso
inefficienze che, se non corrette, porteranno del nostro sistema di welfare; impatti più conte-
a una implosione del sistema e a una crescita nuti su chi aveva e ha maggiori risorse, impatti
esponenziale del numero di persone che rimar- pesanti su coloro che già presentavano difficoltà
ranno escluse. È un welfare che si occupa preva- e fragilità. Lo stop così prolungato della scuola
lentemente degli stessi target da 30 anni (anzia- sollecita a mettere in atto pensieri e proposte
ni, disabili, minori sottratti alle famiglie) mentre per colmare questa diseguaglianza nel diritto
è debole o assente sulle nuove emergenze so- allo studio, per scongiurare che questo gap por-
ciali (NEET, separazioni genitoriali, immigrazio- ti ad aumentare la già elevata percentuale, nel
ne, solitudine, povertà); non risponde in modo Paese, di dispersione scolastica4 . Non si può im-
adeguato ai bisogni crescenti derivati dalla non maginare né tanto meno realizzare una ripresa
autosufficienza; vede il prevalere di logiche di e uno sviluppo economico e sociale se, in futuro,
servizio prestazionali e un orientamento a so- saremo un popolo sempre più ignorante e poco

4 La dispersione scolastica in Lombardia è oltre 13 %, di poco al di sotto della media nazionale (che si attesa al 14,5
%). Un dato che è migliorato, visto che dieci anni fa era di 6,2 punti percentuali più alto. Un Paese sempre più “vietato ai
minori”, in cui i cosiddetti Neet (coloro che non studiano e non lavorano) sono in Italia 1 su 4 tra i giovani 15-29enni (23,4 %),
mentre la Lombardia si attesta su una percentuale più bassa, fermandosi al 15,1 %, ma comunque in crescita di 2,5 punti
rispetto a dieci anni fa. - Rapporto POLIS
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FOCUS LOMBARDIA

istruito. Ne va non solo del diritto allo studio, ma si sono già riorganizzate, facendo tesoro anche
della qualità di una classe imprenditoriale e po- di quanto appreso e sperimentato nei mesi più
litica che si candida a guidare e governare l’Italia duri della pandemia, rafforzando reti territoriali
nel prossimo futuro. o creandone di nuove, costruendo relazioni con
Scegliere dove e come investire le straordina- le Fondazioni di Origine Bancaria, le Fondazioni
rie risorse messe a disposizione dal Governo e di Comunità, con le aziende, per poter attingere
dall’Europa rappresenta la prima prova alla qua- risorse e costruire insieme progettualità e mo-
le sono chiamate le istituzioni. Ricostruire il Pa- delli di intervento che consentano di colmare i
ese, infatti, non è solo una questione di risorse
disponibili5, ma anche verso quali priorità, quali
scelte quelle risorse verranno indirizzate, quale La pandemia ha messo in
visione di società sapremo proporre, quali mo- luce un sistema sanitario
delli e strumenti utilizzare, quali interventi spe-
cifici, oltre a quelli messi in campo per la pro- che accanto alle eccellenze
tezione del reddito delle famiglie e a sostegno ospedaliere non ha ade-
delle imprese, per difendere e rafforzare le in-
frastrutture sociali, di cui, ad esempio, le coope- guatamente investito sulla
rative e imprese sociali, così come tutto il mon-
do del volontariato e dell’associazionismo, sono
sanità di territorio
un elemento fondamentale.
vuoti lasciati nelle risposte che lo Stato offre per
Terzo settore durante e dopo la pandemia risolvere un problema, organizzando, in questo
Il mondo del volontariato e della cooperazione vuoto, una nuova offerta.
ha dato prova, ancor prima della pandemia, di Sicuramente anche le realtà del terzo settore
sapere e potere fornire risposte sia di emergenza devono affrontare la fase che si apre da qui in
che strutturali alle diverse problematiche socia- avanti con un approccio diverso, mirato a co-
li, oltre che economiche. In questi mesi non ha struire soluzioni non tanto e non solo alle con-
dimostrato solo resilienza, ma anche proattività. seguenze di un problema, ma alle cause, spes-
Certamente ci saranno realtà che non riusciran- so profonde e complesse, che quel problema
no a proseguire nelle loro attività, o perché poco hanno determinato. Per questo va proposta e
strutturate o perché troppo dipendenti unica- costruita un’alleanza, un patto solido e diverso
mente da risorse pubbliche, o perché poco so- anche con la pubblica amministrazione, con la
lide patrimonialmente. Ma molte, moltissime quale il terzo settore condivide finalità e obiettivi

5 M. Luciani. “… quando si dice che vi sono diritti che soffrono del condizionamento delle esigenze di bilancio si fa
un’affermazione in astratto condivisibile, ma in concreto opinabile. Le risorse di bilancio disponibili, in effetti, non sono vera-
mente un dato, bensì una variabile indipendente. Per essere più precisi: il totale delle risorse economiche disponibili per un
concreto sistema sociale è rappresentato, ovviamente, da una quantità definita e non illimitata, ma non è affatto un dato
la distribuzione di quel totale. Nondimeno, nei sistemi costituzionali avanzati (dei Paesi economicamente progrediti), queste
risorse sono così elevate che il problema sta assai meno nel loro totale che non – appunto – nella loro distribuzione tra i vari
impieghi. La questione, allora, non è se vi siano o meno le risorse per soddisfare adeguatamente il diritto alla salute, ma se
vi sia o meno la volontà politica di destinare a questo impiego le somme necessarie, distogliendole da altre utilizzazioni”.I
Livelli Essenziali delle Prestazioni in materia sanitaria tra Stato e Regioni - Massimo Luciani (2011)
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FOCUS LOMBARDIA

pur nella diversità dei modelli e degli strumenti il “lavoro a distanza” possa rappresentare una
gestionali e organizzativi. Una relazione impron- delle risposte, certo parziali, a queste nuove esi-
tata a una logica collaborativa e di corresponsa- genze con conseguenze positive anche sull’am-
bilità, attraverso la quale mettere a fattor comu- biente delle nostre città e sull’occupazione delle
ne risorse, competenze, idee di una pluralità di donne. Penso che già ora dobbiamo immagi-
soggetti che però condividono il perseguimen- nare che la scuola e i servizi educativi (asili nido
to dell’interesse generale. A condizione però di e simili) non saranno sufficienti a garantire un
uscire, per dirla in modo chiaro, dall’ambiguità equo diritto all’istruzione e alla cura dei nostri
che vede da un lato il terzo settore osannato
(nei dibattiti, conferenze, convegni) e valorizzato
(nelle norme della ancora “grande incompiuta”
Le realtà del terzo settore
Riforma del TS) dall’altro ignorato nel negarne devono affrontare la fase
o limitarne la voce e la rappresentanza nei mo-
menti di programmazione di politiche, di ap-
che si apre da qui in avanti
provazione di atti normativi, ridotto a gestore o, con un approccio diverso
peggio ancora, a fornitore che “vale” solo se fa il
prezzo più basso e non se presenta la proposta bambini e bambine, studenti e studentesse,
migliore. Questo atteggiamento significa morti- ma dovranno, questi luoghi, essere affiancati da
ficare una realtà che non produce solo ricchez- progettualità, servizi, spazi nuovi, soprattutto a
za ed occupazione, ma che da tempo sa e vuole tutela delle componenti più fragili o in difficol-
guardare anche là dove spesso la politica pre- tà. Penso a come sia indispensabile recuperare
ferisce, non vuole, non sa guardare. È indispen- velocemente il divario digitale che la pandemia
sabile quindi che tutti gli attori (pubblici e del ha palesato, l’ancor scarso utilizzo di tecnologie
privato sociale) abbandonino vecchie logiche, anche nell’ambito della cura, attraverso investi-
vecchi schemi per affrontare scenari sicuramen- menti da un lato e formazione dall’altro, sia per
te diversi da prima la cui unica certezza è che il settore pubblico che per il settore del privato
saranno inediti, e che ancora non riusciamo a sociale. Penso che il sistema della cura e dell’as-
vederli chiaramente. Eppure per costruire un fu- sistenza domiciliare - agli anziani, ma non solo
turo diverso dobbiamo prima riuscire, insieme, - necessiti di una radicale revisione; già oggi è al-
a immaginarlo, a partire dalle novità cui ci ha tamente insufficiente e la scelta di dedicare una
costretto la pandemia: penso a come possiamo/ quota consistente di risorse pubbliche al raffor-
dobbiamo immaginare una diversa organizza- zamento di questi servizi contenuta nel DL. 34
zione del lavoro, degli spazi, degli esercizi com- risponde a questa necessità6. Non si tratta però
merciali, degli uffici pubblici, una diversa orga- solo di incrementare le risorse - cosa ovviamen-
nizzazione della mobilità, e a come, ad esempio, te necessaria -ma bisogna anche immaginare

6 Il “Decreto Rilancio” contiene un nuovo finanziamento dello Stato per l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI).
L’assistenza territoriale riceve infatti quasi il 40% dei 3,25 miliardi di Euro complessivamente dedicati alla sanità, pari a 1,25
miliardi. I restanti stanziamenti sono assegnati ai servizi ospedalieri e a nuovi investimenti sul personale. La parte principale
delle risorse per il territorio serve a rafforzare le attività tradizionali di cure domiciliari previste dai Lea (alle quali sono desti-
nati 734 milioni). La seconda voce di spesa per il territorio sono gli infermieri di famiglia/comunità (332 milioni), seguiti dal
telemonitoraggio (72 milioni) e dalle Unità Assistenziali di Continuità Assistenziale (Usca) (61 milioni).
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FOCUS LOMBARDIA

nuovi modelli di servizio domiciliare, più aperto ti nel nostro Paese in molti settori dell’economia,
alle opportunità offerte dalla tecnologia, capace della pubblica amministrazione, della società.
di uscire dalla logica della somma parcellizzata Dobbiamo soprattutto evitare che la fase di ri-
di prestazioni, con la tendenza ad occuparsi solo presa non si realizzi a scapito di intere fasce di
degli aspetti sanitari e di patologia. La non auto- popolazione; lasciare fuori, ancora una volta, dal-
sufficienza si declina in molti aspetti e profili di la speranza di una vita migliore troppe persone
fragilità, a seconda dell’età, del contesto familia- significa alimentare divisioni e fratture, nutrire
re e relazionale, nonché culturale ed economi- coloro che del malcontento, delle giuste rivendi-
co. Sviluppare un vero sistema territoriale per la cazioni, delle inevitabili fatiche e rinunce, fanno
domiciliarità è un’urgenza in tutto il Paese, non incetta per perimetrare ed escludere.
solo in Lombardia, cui si può rispondere solo con Le imprese dell’economia sociale possono con-
un incremento di risorse e insieme con un cam- tribuire a rafforzare la coesione sociale perché
bio di paradigma e dove l’alleanza tra pubblico orientate al bene comune e perché svolgono
e privato sociale non solo è strategica, ma indi- una funzione “aggregativa” concreta, riparando
spensabile. Il Pubblico non deve solo ”controlla- e ricucendo là dove si sono aperti strappi (negli
re e vigilare” o limitarsi a erogare bonus/voucher individui e nelle comunità), includendo attraver-
monetari, ma svolgere un ruolo di regia che ri- so il lavoro persone che da soggetti passivi desti-
esca a valorizzare e coinvolgere tutti i soggetti natari di assistenza diventano cittadini partecipi
territoriali attivi nel settore, per avviare una sta- della vita sociale ed economica. Sono imprese
gione di co-produzione dei servizi tesa a riveder- che proprio perché nascono dai problemi delle
ne l’organizzazione, il sistema di monitoraggio e persone e dalla vicinanza ai loro bisogni sono
valutazione, la modalità di finanziamento. più capaci di interpretarli, di proporre soluzioni e
risposte adeguate, di scovare e utilizzare risorse
Una alleanza per rafforzare le istituzioni demo- nascoste o inespresse.
cratiche E mentre producono servizi di interesse genera-
La disponibilità, grazie all’Europa, di una quan- le, di fatto elaborano un nuovo rapporto tra isti-
tità di risorse inimmaginabili fino a pochi mesi tuzioni pubbliche e sociali7. Rispettare, valorizza-
fa chiama tutti a grandi responsabilità, perché re, sostenere le imprese sociali ed, in generale,
sappiamo che questo comporterà un aumento il mondo del terzo settore significa cementare
del nostro già enorme debito pubblico. Se non una alleanza con uno degli attori capaci di speri-
vogliamo condannare le future generazioni a un mentare, aprire nuove strade, innovare nella di-
domani di povertà e ristrettezze, dobbiamo usa- rezione di una società che si sviluppa coniugan-
re queste risorse soprattutto come un capitale do la ripresa economica con i valori democratici
da investire per colmare i ritardi e i divari presen- e con una sostenibilità sociale ed ambientale.
7 Ruolo e funzione efficacemente e magistralmente riassunti nelle motivazioni riportate nella sentenza della Corte
Costituzionale 131/2020, là dove, pronunciandosi in merito al giudizio di legittimità costituzionale della legge della Regione
Umbria n. 2/2019 (Disciplina delle cooperative di comunità), recita «gli ETS, in quanto rappresentativi della “società solidale”,
del resto, spesso costituiscono sul territorio una rete capillare di vicinanza e solidarietà, sensibile in tempo reale alle esigenze
che provengono dal tessuto sociale, e sono quindi in grado di mettere a disposizione dell’ente pubblico sia preziosi dati in-
formativi (altrimenti conseguibili in tempi più lunghi e con costi organizzativi a proprio carico), sia un’importante capacità
organizzativa e di intervento: ciò che produce spesso effetti positivi, sia in termini di risparmio di risorse che di aumento della
qualità dei servizi e delle prestazioni erogate a favore della “società del bisogno”».
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FOCUS LOMBARDIA

«La Lombardia ha fallito perché ha tralasciato


per anni la medicina del territorio».
Tutti gli errori della giunta Fontana secondo il
presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo
Le ragioni di un

Guido Marinoni.

«È come se la Lombardia non avesse superato


uno stress test: in ordinaria amministrazione
tutto andava bene, e anzi le eccellenze lombar-
fallimento /1

de garantivano anche un ritorno d’immagine;


in una situazione di emergenza il sistema ha
fallito». Guido Marinoni, presidente dell’Ordine
dei medici della provincia di Bergamo, che ha
assistito impotente al dilagare del virus nella
sua città, è irremovibile: la Regione Lombardia
ha fatto tanti, troppi sbagli».

Dottor Marinoni, i dati sui contagi e i morti in


Lombardia sono imparagonabili con le altre
di Tiziano Rugi

regioni italiane. Cosa è andato storto?

«Mi permetta di iniziare con una similitudine.


Ricorda il disastro del Vajont? La diga del Vajont
era un capolavoro di ingegneria, un’eccellenza
italiana. Eppure fu costruita nel punto sbaglia-
to. Non si tennero nella dovuta considerazione
tutta una serie di aspetti, che si rivelarono poi
determinanti nella catastrofe.
Lo stesso è avvenuto in Lombardia: uno dei ser-
vizi sanitari migliori d’Italia. E lo ha dimostrato
l’eccellente lavoro degli ospedali come il Papa
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FOCUS LOMBARDIA

In questa pagina: copertina volume Bergamo anno zero,


Tiziano Rugi, Round Robin editrice, Roma, 2020.

sarebbero stati indispensabili per i medici di


medicina generale, che sono stati mandati allo
sbaraglio e sono diventati veicolo involontario
di trasmissione del virus».

Cosa intende quando afferma che «sono stati


mandati allo sbaraglio»?

«Letteralmente mandati a combattere il nemi-


co a mani nude. Nei piani pandemici andrebbe
considerato il problema dei dispositivi di prote-
zione. Invece, nelle prime settimane a nessuno
di loro sono state fornite neppure le masche-
Giovanni XXIII di Bergamo. Se però non pensi rine. E per questa ragione si sono ammalati in
ai tamponi, se non pensi all’igiene pubblica, se massa.
non pensi alla medicina del territorio, se non Su 600 medici di medicina generale nella pro-
pensi alle Rsa, ecco quello che accade». vincia di Bergamo, 150 sono stati contagiati dal
Covid-19 e sei sono morti.
Come Ordine dei medici di Bergamo vi siete Molti pazienti, soprattutto nelle settimane cen-
più volte espressi a favore di un uso più esteso trali di marzo, non potevano essere ricoverati
dei tamponi. Quali sarebbero stati i vantag- in ospedale perché i reparti traboccavano e il
gi? medico di famiglia era l’unica persona a curarli.
Meno medici a lavoro ha voluto dire meno aiuto
«Lo strumento dei tamponi consente di confer- ai malati.
mare le diagnosi, gestire l’isolamento delle per- E quelli che hanno continuato a lavorare maga-
sone e rende più facile il tracciamento dei casi ri erano asintomatici e hanno involontariamen-
sospetti. Ma è stato ingiustificatamente trala- te contribuito a diffondere il virus. Se avessero
sciato. A lungo i tamponi venivano fatti solo agli avuto le mascherine questo non sarebbe suc-
ospedalizzati. Invece era soprattutto sul territo- cesso, ma non mi sembra che le istituzioni ini-
rio che sarebbero stati più utili. E sicuramente zialmente lo avessero capito...».
25
FOCUS LOMBARDIA

La Protezione civile non si è impegnata per Colpa anche dell’eccessiva privatizzazione


trovare mascherine sufficienti? del sistema sanitario lombardo?

«Senza dubbio, e dopo alcune settimane la si- «Il problema secondo me è di governance. Se
tuazione si è risolta. Ma sono state le prime set- pubblico e privato fossero davvero sullo stesso
timane a fare il danno. E mi permetta di dire, piano, i privati sarebbero un aiuto notevole per
anche se non voglio entrare in polemiche, che la sanità pubblica, perché sono più flessibili e
c’è stata una falla nel canale di approvvigiona- possono investire più rapidamente.
mento. Però deve esserci una governance estrema-
Non si trovavano dispositivi perché tutti veniva- mente forte e strutturata. E la storia recente
no distribuiti agli ospedali o ai Comuni. Questo dimostra che qualche problema in Lombardia
ha creato una situazione paradossale: i medici c’è stato. In genere, però, la responsabilità è
di famiglia non riuscivano ad avere mascherine
mentre i vigili urbani che facevano controlli in Il problema secondo me è
strada con un rischio evidentemente minore ne
avevano a sufficienza». di governance. Se pubblico
e privato fossero davvero
Perché sostiene che la medicina territoriale è
stata trascurata? sullo stesso piano, i privati
sarebbero un aiuto note-
«È una conseguenza della riforma della sanità
Lombarda voluta nel 1997 da Roberto Formigo- vole per la sanità pubbli-
ni e confermata dalla legge 23 del 2015, la cosid-
detta riforma Maroni. In Lombardia le aziende
ca, perché sono più fles-
sanitarie e le aziende ospedaliere sono separa- sibili e possono investire
te e hanno diverse funzioni. La Asl, divenuta Ats
con la legge Maroni, principalmente pianifica
più rapidamente
le prestazioni sanitarie necessarie e l’Asst, cioè sempre nella cattiva gestione e nell’assenza di
l’azienda ospedaliera, eroga servizi. controlli.
Da quando è stata fatta questa separazione, Controlli che sono mancati anche nel caso del-
le risorse sono state concentrate sulle aziende le Rsa, una delle altre catastrofi della Regione
ospedaliere mentre la sanità territoriale, sia per Lombardia. Sul tema Rsa il danno più grande
quanto riguarda i Dipartimenti di igiene e pre- sono state le informazioni contraddittorie forni-
venzione, sia per la medicina territoriale, è sta- te da Ats nella prima settimana. I più respon-
ta gravemente trascurata: quando si è trattato sabili tra i direttori sanitari delle Rsa avevano
di scegliere tra gli ospedali ad alta tecnologia immediatamente limitato l’accesso ai parenti e
o spendere nella medicina del territorio, che è soprattutto avevano chiuso i centri diurni, quelli
quella che nella quotidianità aiuta le persone, la in cui i familiari lasciano gli anziani durante la
scelta è andata in una precisa direzione». giornata e li tornano a prendere la sera.
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FOCUS LOMBARDIA

Invece Ats li ha costretti, pena la revoca della zienti erano curati a domicilio, ma ben presto
concessione, a riaprirli: un evidente errore per- sono iniziate a mancare le bombole d’ossigeno.
ché i centri diurni sono il servizio con più con- Utilizzare strutture che hanno una propria rete
tatti con l’esterno. Non solo: al di là dei casi su per l’erogazione dell’ossigeno è apparsa come
cui sta indagando la magistratura sulle Rsa che la soluzione. Ma se andiamo a vedere i dati sono
impedivano al personale di indossare masche- veramente poche le Rsa che hanno accettato di
rine per non spaventare gli ospiti, anche le al- accogliere pazienti Covid e tra queste la mag-
tre Rsa sono state lasciate senza dispositivi di gior parte avevano a disposizione palazzine se-
protezione, con conseguenze ancora più dram- parate.
matiche rispetto ai medici di base vista l’età dei Qui l’errore può essere stato di non prevedere
pazienti». équipe di operatori sanitari diverse per pazienti
positivi e non.
Cosa ne pensa della delibera regionale “incri- Nei casi in cui la separazione non c’è stata, no-
minata”? nostante fosse prevista come obbligatoria dalla
delibera regionale, indagherà la magistratura.
«La delibera della Regione in cui si chiedeva alle Lo scaricabarile della giunta sui direttori sani-
Rsa di accogliere positivi Covid paucisintomati- tari delle Rsa non assolve tuttavia la Regione,
ci aveva una logica: con gli ospedali pieni, i pa- visto che spettava a lei il compito di vigilare».

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FOCUS LOMBARDIA

«Francesco è ricoverato in terapia intensiva»,


questa è la prima informazione che dilaga nel
salone principale del Centro di Aiuto di Stazio-
ne Centrale del Comune di Milano (CASC) lu-
nedì 24 febbraio 2020. Il CASC è la principale
porta di accesso per le persone senza dimora
che sostano sul territorio milanese; nel 2017
l’amministrazione comunale ha voluto qualifi-
care il Casc strutturando una equipe integrata
di 25 operatori psicosociali (15 educatori, 6 assi-
prima linea

stenti sociali e 4 coordinatori) che lavorano set-


te giorni alla settimana con apertura al pubbli-
co dalle 9 alle 20. L’integrazione sociosanitaria
è garantita dalla presenza continuativa di un
presidio di medici e personale infermieristico
Un’altra

di ATS che effettuano quotidianamente visite


di medicina generale e il test Mantoux per i
di Andrea Armocida

nuovi accessi candidati ai dormitori milanesi.


Francesco è il primo educatore del CASC col-
pito dal Covid, tra l’equipe inizia a serpeggiare
il sospetto del contagio, sospetto ribadito dalle
telefonate di ATS a tutti i colleghi che hanno
partecipato alla cena di lavoro due settimane
prima del 24 Febbraio. Il primo esito organiz-
zativo che ne scaturisce è l’autoisolamento,
caldamente suggerito dall’autorità sanitaria
competente, a quattro operatori che hanno
avuto contatti ravvicinati con il collega in tera-
pia intensiva.
L’utenza del CASC pare incredula rispetto a
quanto veicolato a livello mediatico dai princi-
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FOCUS LOMBARDIA

pali mezzi di informazione nazionali e milane- ca organizzativa statica ad una estremamente


si, le persone senza dimora si accampano fuori incerta dove si sovrappone inevitabilmente la
dalla porta in attesa di ottenere accoglienza in dimensione politica cittadina alla metodolo-
uno dei dormitori dove possono trovare riparo gia del lavoro sociale. Il primo grande scoglio
dal clima rigido milanese che ogni anno mie- è sostare nell’incertezza delle future disposi-
te vittime. Lo staff di coordinamento inizia ad zioni governative e regionali e riorganizzare i
interrogarsi su come riorganizzare i turni degli Servizi Sociali senza avere chiari i confini in cui
operatori tenendo conto dei quattro opera- muoverci! Questo meccanismo psicologico
tori in meno che in autoisolamento si danno coinvolge tutti i livelli della catena di comando
disponibili a lavorare telefonicamente e a con- del Settore Politiche Sociali: dall’Assessorato ai
cludere il lavoro svolto con l’utenza nelle setti- due dirigenti che da remoto e in presenza la-
mane precedenti. Alcuni operatori dell’equipe vorano senza sosta fino alle quattro di notte,
allargata riportano una febbricola a 37,5 e i sin- agli operatori del CASC che, intimoriti dai po-
tomi Covid più certi (tosse secca, spossatezza, tenziali contagi dall’utenza e verso l’utenza più
perdita del gusto, etc.). fragile, vivono il dilemma umano e deontolo-
Contestualmente, la Direzione politiche emer- gico del come aiutare senza mettere a rischio
genze sociali inizia una interlocuzione serrata e farsi mettere a rischio.
con ATS, Protezione Civile ed Emergency. Due La riflessione generale impone di metaboliz-
settimane dopo mi vedo coinvolto in sopral- zare il cambiamento puntando su un dialo-
luoghi con colleghi che non conosco, alcuni go fiduciario intraistituzionale (Settore Casa e
di loro sono stati in Afghanistan per costruire Sport) ed interistituzionale (Ospedali Milane-
ospedali da campo per fronteggiare la peste si, Protezione Civile ed Emergency). Sin dalle
e altri in Congo per l’emergenza sanitaria Ebo- prime settimane abbiamo l’impressione che il
la. Una domenica mattina vengo ingaggiato corto circuito organizzativo del comparto so-
per un sopralluogo in uno dei luoghi più de- ciosanitario milanese ricada anche sul nostro
solanti del capoluogo meneghino, gli ex mer- settore e che si possa fronteggiare solo ten-
cati generali, e assisto attonito ad una discus- tando di intraprendere un modello di gover-
sione tecnica su come allestire un capannone nance multilivello con gli altri attori, ma non
dismesso di 9000 metri quadri per ospitare è facile fare collimare linguaggi, paradigmi e
1000 persone senza dimora sparpagliate per approcci diversi. Il governatore Fontana non
la città e senza alcuna voglia di essere confi- ha imbarazzo a mostrarsi al mondo con la
nate in un luogo del genere. Le parole d’ordi- mascherina e ancora i tamponi non vengono
ne che imparo dai colleghi di Protezione Civile somministrati neppure ai cluster più fragili:
ed Emergency sono “compartimentazione” di l’utenza e gli operatori delle Residenze Sanitari
spazi e di tempi lavoro e “distanziamento so- Anziane (RSA), dove le persone iniziano a mo-
ciale”. Nonostante gli sforzi concettuali per im- rire a centinaia.
maginare come riorganizzare tutti i dormitori Il Settore Emergenze Sociali e Politiche per l’In-
milanesi, non è banale ragionare su dati prati- clusione del Comune di Milano a cui afferisce
ci che tengano conto della dinamicità della si- il CASC, decide di vicariare alcune competen-
tuazione, perché implica passare da una logi- ze sanitarie accordandosi con il Settore Casa e
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FOCUS LOMBARDIA

requisendo una palazzina da adibire a unità di so a bassissima soglia anche a quelle persone
offerta sociosanitaria per persone senza dimo- che non hanno i connotati per l’ingresso nelle
ra e profughi Covid positivi ma asintomatici o strutture collettive (test Mantoux e screening
persone che hanno terminato la quarantena; sanitario per l’idoneità alla vita comunitaria), o
individua all’interno del Parco sportivo Saini chiuderlo perché troppo a rischio. La decisio-
due enormi palestre per trasferire centinaia di ne è quella di tenerlo aperto sino al 31 marzo
senza dimora e offrendo loro una accoglienza garantendo riparo temporaneo in attesa che
H24 qualificandone la permanenza attraver- il clima metereologico migliori. Contestual-
so l’offerta di attività ricreative e risocializzan- mente a tutti questi inevitabili cambiamenti
ti che possano lenire, almeno in parte, la fru- organizzativi gli operatori sociali si confronta-
strazione del distanziamento fisico e sociale ai no con un nuovo modo di lavorare dove viene
quali vengono caldamente invitati. progressivamente limitato il lavoro in presen-
Occorre deliberare lo stanziamento di fon- za e si fa largo il lavoro in remoto, utilizzando
di per trasformare i dormitori in luoghi adat- spesso e volentieri i propri mezzi telematici
ti all’isolamento sociale, garantendo anche il (Smartphone e tablet) e dilatando esponen-
vitto e un necessario servizio di sicurezza per zialmente l’orario di reperibilità.
prevenire comportamenti disfunzionali al cor- Ad aprile il lockdown è ormai una realtà im-
done sanitario dettato dall’emergenza Covid. posta e lo staff di coordinamento del Casc si
A metà marzo, oltre agli annunci mediatici di interroga sulle conseguenze sociali e umane
Regione Lombardia sull’istituzione di un gran- del distanziamento fisico imposto alle perso-
de Ospedale Covid nella ex Fiera di Milano (sul ne senza dimora e sul nuovo modello di pros-
quale il Settore Politiche Sociali del Comune simità sociale che gli educatori e gli assistenti
di Milano non ottiene alcuna indicazione), il sociali stanno sperimentando. Immaginare di
comparto sanitario apre l’hotel Michelangelo praticare nel quotidiano il lavoro sociale a di-
nei pressi di Stazione Centrale, dove viene de- stanza con una utenza così fragile necessità
stinata l’utenza Covid Positiva che necessita di di buone competenze telematiche e di cre-
isolamento e i nostri medici ATS del presidio dere in una prossimità operativa fatta di video
sanitario all’interno del CASC vengono precet- chiamate, video conferenze tra colleghi a cui
tati con turni di lavoro massacranti. Essendo mai prima si era dovuto fare cosi largo utilizzo.
ormai iniziati i primi inevitabili contagi all’inter- Rinunciare alla presenza fisica per costruire e
no dei Dormitori Milanesi, ora aperti all’utenza consolidare il rapporto fiduciario con l’utenza,
24 ore su 24, urge istituire procedure e spazi impone di ri-pensare le persone senza dimo-
di compartimentazione definiti e vengono ra con aree di resilienza mai indagate prima
requisiti alcuni Centri Anziani in pieno centro (uso di smartphone, capacità di resistere alla
per isolare la platea di persone senza dimora frustrazione e forte adattamento al contesto
che diversamente diventerebbe veicolo diffu- ambientale imposto istituzionalmente).
so di contagio. L’utenza confinata nei dormitori inizia da su-
Il primo grosso dilemma etico, terminato il Pia- bito a dare i primi segni di frustrazione e gli
no Freddo, che ogni anno coinvolge circa 1000 operatori in presenza sono a loro volta frustra-
persone senza dimora, è se garantire un acces- ti e intimiditi dai rigurgiti di insofferenza delle
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FOCUS LOMBARDIA

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FOCUS LOMBARDIA

persone senza dimora che non possono uscire tuite per migliorare il morale e lo stato di forte
dai dormitori neppure per poche ore al giorno prostrazione fisica e psicologica a cui è sotto-
(pur in assenza di regole formali che abbiano posta ormai da alcuni mesi l’utenza senza di-
consistenza giuridica e possano davvero rap- mora: corsi di balli africani, canto e narrazione
presentare dei deterrenti ai quali la sorveglian- delle proprie biografie pre-Covid. Una piccola
za possa ispirarsi autorevolmente). A fronte ma significativa iniziativa gratuita viene offer-
dei primi segni di burnout degli operatori più ta grazie al Centro Culturale Musulmano Co-
esposti viene istituito un supporto psicologico/ reis: la distribuzione di datteri e di un estratto
psichiatrico offerto dal Servizio di Etnopsichia- della Sura di Maria del Corano ai praticanti del
tria dell’Ospedale Niguarda nelle more di un Ramadan all’interno dei dormitori. Per questo
protocollo di intesa (quello che ha istituito la vengono ingaggiati i coordinatori dei dormito-
Rete Milanese Vulnerabili nel 2013) ormai sca- ri milanese e gli operatori delle unità mobili di
duto e non riconfermato. All’utenza fragile ita- strada che pur a regime ridotto continuano la
loro attività per intercettare le persone più fra-
La domanda sottesa è gili che non hanno ancora varcato la soglia dei
dormitori.
come cambierà il manda- Valutata la situazione generale, la direzione
to istituzionale dei Servizi Politiche Sociali del Comune di Milano, pur
fornendo tutti gli ausili necessari agli operato-
Sociali comunali, anche ri sociali che lavorano in presenza (mascheri-
e non per ultimo tenendo ne, gel igienizzante, plexiglass per le scrivanie,
etc.) decide di promuovere un nuovo paradig-
conto della drastica crisi ma di lavoro sociale chiedendo agli operatori
economica in atto in smart working di spostarsi su presidi socia-
li non istituzionali quali le docce pubbliche e
liana, spesso con gravi carichi sanitari pregres- i dormitori gestiti dal terzo settore Milanese.
si, si aggiunge una percentuale intorno al 40% Da questo momento tutti ci rendiamo conto
di persone senza dimora migranti (regolari e che occorre dare dinamicità alla pratica socia-
irregolari) che, fuoriusciti dai canali istituziona- le ed educativa e contestualmente immagina-
li della accoglienza del sistema Siproimi e CAS, re nuovi dispositivi di ingaggio della platea di
sostavano in strada da alcuni mesi. nuovi poveri che nei prossimi mesi esprimerà
Il supporto psicologico sino a giugno 2020 vie- il tessuto milanese.
ne utilizzato pochissimo, per essendo apprez- Tutti gli operatori si chiedono quale pratica so-
zato in termini di offerta potenziale e gratuita ciale immaginare nei prossimi mesi di lavoro e
agli operatori sociali dei dormitori, perché vie- la domanda sottesa è come cambierà il man-
ne percepito come non essenziale rispetto ai dato istituzionale dei Servizi Sociali comunali,
bisogni di sicurezza e di autotutela sanitaria a anche e non per ultimo tenendo conto della
cui gli operatori si sentono chiamati in questa drastica crisi economica in atto e della riduzio-
prima fase di forte emergenza sociale e sanita- ne del budget disponibile per la spesa ordina-
ria. Alcune attività non ordinarie vengono isti- ria delle varie unità di offerta sociosanitarie.
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FOCUS LOMBARDIA

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FOCUS LOMBARDIA

Testimonianza di Melania Cappuccio, direttore


sanitario della Rsa Cardinal Gusmini di Vertova
(BG).
Le ragioni di un

«Il 22 febbraio, due giorni dopo la scoperta del


caso di Codogno, ero di guardia notturna. Alle
6,30 ricevo una chiamata d’urgenza per una
malata che ha una dispnea importante. In base
fallimento /2

all’anamnesi sembra un edema polmonare acu-


to, cioè un accumulo di liquido nei polmoni, una
patologia frequente tra gli anziani pazienti delle
Rsa. La visito, ma il quadro oggettivo non sup-
porta la mia ipotesi. Non è come pensavo. I sin-
tomi sono piuttosto quelli di una polmonite con
febbre alta». Melania Cappuccio in quel momen-
to ha un brivido. Medico geriatra, è la direttrice
di una delle più importanti case di riposo della
Val Seriana, la Fondazione Cardinal Gusmini di
Vertova. Capisce subito che se il virus entra nel-
di Tiziano Rugi

la struttura può avere effetti devastanti perché


lì viene accolta e curata la parte più fragile ed
esposta della popolazione.
«La mattina in cui ho avuto il sospetto di avere
nella struttura un paziente Covid ho immedia-
tamente telefonato all’Ats per verificare se ci
fossero stati casi in provincia di Bergamo. Ero
preoccupata perché la signora era stata dimes-
sa dal Papa Giovanni XXIII, ma ottengo risposta
negativa. L’unica cosa che faccio quella sera è
affiggere agli ingressi della struttura il decalogo
del ministero della Salute sui comportamenti
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DROMO

da seguire contro il nuovo coronavirus». Il gior- miciliare integrata.


no successivo, domenica 23 febbraio, accade A questo punto Cappuccio tenta un escamota-
però un nuovo fatto preoccupante: «La mattina ge: «Il centro diurno integrato di fatto resta aper-
ricevo nell’hospice un paziente non oncologico to, ma solo sulla carta, perché quando arrivano
dimesso dall’ospedale Pesenti-Fenaroli di Alza- due famiglie con anziani con febbre e raffreddo-
no Lombardo. Poche ore dopo sul cellulare leg- re non li faccio entrare. Metto in atto le indicazio-
go la notizia della chiusura del pronto soccorso ni di Ats per filtrare le visite dei parenti: al mas-
dell’ospedale perché all’interno della struttura simo uno per ogni ospite, solo per dieci minuti
ci sono due malati Covid». Cappuccio telefona e non più di tre familiari contemporaneamente
immediatamente al collega che aveva dimesso nel reparto, tutti con l’obbligo di mascherina».
il paziente accolto la mattina nella Rsa per avere Su 105 ospiti della Rsa vuol dire in ogni caso più
informazioni: «Mi dice che era sullo stesso piano di cento persone che entrano da fuori, si siedono
ma non nella stessa stanza dei pazienti positivi, accanto ai genitori, li aiutano a vestirsi, a cammi-
quindi non è considerato a rischio». La dottores- nare: se uno di loro è positivo il rischio di conta-
sa Cappuccio tuttavia è consapevole che l’Rsa è gio è altissimo.
un ecosistema delicato che deve essere protetto. L’Ats intanto invia per due giorni consecutivi due
È allarmata, inizia a pensare agli scenari possibili. dipendenti a verificare se i servizi sono stati riat-
Come prima misura quello stesso giorno dà in- tivati: «A questo punto telefono all’azienda sani-
dicazione di non accettare pazienti con disturbi taria per ribadire la mia intenzione a chiudere e
respiratori, di bloccare gli ingressi dei familiari mi viene detto di non fare passi più affrettati di
alla casa di cura e chiudere il centro diurno. quelli del ministero della Salute per non gettare
«Rimango in struttura a dormire, ancora non nel panico gli ospiti della struttura e quindi limi-
so quale sarà il comportamento più idoneo vi- tarsi a non accettare pazienti con sintomi».
sto che ho avuto un contatto con un sospetto, Evitare il panico: sembra questa la priorità delle
ma in tarda serata la centrale telefonica dell’e- istituzioni in quei giorni. Quando, una settima-
mergenza mi informa che sia io che il personale na dopo, arriveranno indicazioni per misure più
possiamo andare a casa, non essendovi stato un restrittive, ormai è tardi e le precauzioni di Cap-
contatto diretto tra i due pazienti». puccio e degli altri direttori sanitari sono inuti-
Lunedì 24 febbraio inizia a controllare con il ter- li: il virus è già entrato nelle case di riposo della
mo-scanner la temperatura del personale all’in- Lombardia.
gresso e all’uscita della struttura per verificare Sabato 29 febbraio alle 10 del mattino la Fonda-
che non sia superiore a 37.3°, ma dopo pochi zione Cardinal Gusmini accetta un paziente on-
giorni gli viene comunicato che è una violazione cologico dimesso dall’ospedale di Alzano Lom-
della privacy e deve accontentarsi di un’autocer- bardo. Poche ore dopo, alle 17, Cappuccio riceve
tificazione. Martedì 25 febbraio, due giorni dopo un fax con la risposta del tampone che gli era
l’arrivo del paziente sospetto Covid – le tempisti- stato fatto: positivo. Le peggiori previsioni si sono
che sono importanti – riceve una mail dall’Ats di avverate. La direttrice sanitaria lo mette imme-
Bergamo: gli viene intimato di riaprire immedia- diatamente in isolamento in una stanza separa-
tamente i servizi territoriali e semi-residenziali, ta, blinda la casa di riposo, mobilita il personale,
cioè il centro diurno integrato e l’assistenza do- sorveglia i malati per individuare rapidamente la
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FOCUS LOMBARDIA

comparsa di sintomi simil-influenzali. Tutto que- E sul mercato si acquistano a prezzi costosissimi
sto non basta, alcuni ospiti sono già stati conta- e dopo poco diventano introvabili, anche perché
giati: «Molti nei giorni precedenti erano stati tra- la Protezione civile sequestra il materiale per in-
sportati in ospedale per delle visite, ad esempio viarlo agli ospedali. Il personale comincia ad am-
una radiografia, e poi erano tornati nella casa di malarsi e contribuisce a diffondere il contagio
riposo, altri, come un paziente di Nembro, erano tra gli anziani. Alla Fondazione Cardinal Gusmini
stati operati in ospedale e proseguivano la de- lavorano 280 operatori sanitari: nell’ultima setti-
genza nella nostra struttura». mana di marzo 102 sono in malattia, più del 30 %.
Alcuni hanno la febbre, altri sono in isolamento
«Alcuni giorni mi dicevo fiduciario perché hanno avuto contatti con per-
sone positive e altri hanno avuto lutti in famiglia
che era tutto inutile quello a causa del Covid-19. Su cinque medici, quattro

che stavo facendo e sentivo sono a casa con la febbre.


La dottoressa Cappuccio è l’unica in servizio. Si
su di me tutta la responsa- ammala ma dopo quattro giorni di febbre torna

bilità per la salute dei pa- a lavoro. Non si arrende, chiede aiuto persino a
medici in pensione, come Antonio Loda, l’ex di-
zienti e dei dipendenti» rettore sanitario della Rsa che viene ad aiutare
a titolo volontario, nonostante i pericoli per un
Da quel momento l’epidemia dilaga e la situa- settantenne.
zione all’interno delle case di riposo diventa «Alcuni giorni mi dicevo che era tutto inutile
emergenziale. I pazienti mano a mano iniziano quello che stavo facendo e sentivo su di me tut-
ad avere febbre, tosse, basse saturazioni, difficol- ta la responsabilità per la salute dei pazienti e
tà di respirazione: a fine marzo su 105 ospiti la dei dipendenti, che si erano affidati alle mie de-
metà ha sintomi simil-influenzali. Inizia una cor- cisioni». C’è anche orgoglio però nelle parole del-
sa a isolare stanze e malati, ad attrezzarsi come la dottoressa, per la consapevolezza di aver fatto
piccoli reparti Covid ospedalieri. Ma le residenze tutto il possibile, nonostante i pochi strumenti a
per anziani non sono ospedali, hanno carenza di disposizione.
farmaci e di ossigeno. E ai medici mancano le «Ci sono stati anche dei “sopravvissuti”, malati
professionalità specialistiche: «Sono un medico che nonostante l’età hanno avuto la capacità di
geriatra che lavora con le malattie croniche, nel guarire. Almeno il 50 % dei sintomatici sospetti
giro di pochi giorni sono stata catapultata a di- ce l’ha fatta e ognuno di loro è stato una vittoria
ventare infettivologo, pneumologo e medico di personale» spiega Cappuccio e la voce tradisce
medicina preventiva per affrontare una patolo- autentica commozione. L’altro 50% purtroppo
gia acuta e a volte acutissima senza conoscerla non ce l’ha fatta e 23 persone hanno perso la
e avere le competenze sufficienti». vita. Forse sarebbe bastata solo un po’ di atten-
La situazione peggiora rapidamente. Nel giro di zione in più e meno superficialità nel prendere
una settimana i dispositivi di protezione sono le decisioni da parte della Regione per limitare
esauriti. Ats non garantisce la distribuzione. la strage.

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FOCUS LOMBARDIA

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DROMO

Professioni

È accaduto almeno tre volte negli ultimi quindici


anni. Mi chiama la sorella e mi dice che è agitato,
non dorme, perde peso. Sembra sempre confuso
e molto ansioso. Ormai lo sa, deve fargli prende-
re una dose modesta di antipsicotico e indurlo
a prendere contatto con me. In genere non ci
L’angelo della

sono problemi, mi telefona volentieri. Ogni volta


riprende il percorso analitico per un anno e mez-
zo, forse due. Si ristabilizza, affronta nodi del suo
passato. Poi interrompe. Quando torna mi dice
che sapeva che il percorso non era concluso e
che c’è ancora da ricordare, analizzare, capire. È
come se avesse bisogno di avanzare, consolidare,
e poi lasciare con la certezza di tornare. Anche
questa volta mi richiama, con quel suo parlare,
quando è confuso, in cui non è chiaro se quello
di Raffaele Bracalenti

che mi dice è un pensiero già pensato che la sua


voce pronuncia con un poco di ritardo o, al con-
trario, è un pensiero in anticipo, non ancora pen-
storia

sato e che, per questa ragione, non gli è ancora


chiaro. Mi parla brevissimamente della leggera
delusione per il rendimento scolastico di suo fi-
glio, figlio su cui aveva riposto grandi attese. Gli
dico di prendere un appuntamento. Siamo già
fuori restrizioni Covid, ma nella mia mente pen-
so che sarà un appuntamento telefonico. Sono
ormai anni che faccio sedute non in presenza,
soprattutto con persone che abitano lontano.
Qualche giorno dopo vedo in agenda l’appunta-
mento. Passa un’ora e non chiama. Poi, in ritardo,
mi chiama. Ho il tempo per parlarci e chiedere
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DROMO

cosa sia accaduto. Mi dice che pensava di venire a logia e le ore passate a cercare libri, aprendoli,
studio, poi aveva cambiato idea e poche altre pa- sfogliandoli. Oggi compro libri da Amazon. La
role. Riconosco quello stato di confusione. Il suo nostalgia struggente di quel tempo non lo farà
domandarsi e domandarmi cosa fare. Mi pare di tornare.
ritrovarmi in una situazione conosciuta e lo invi- Eravamo già abituati a rinunciare ai luoghi ipersi-
to a riprendere un altro appuntamento. Dopo tre gnificati degli studi degli analisti da quando, pro-
giorni i famigliari mi comunicano che si è tolto prio in quegli anni, la psicoanalisi iniziò a essere
la vita. È un trauma del tutto inatteso, ma non praticata nei servizi pubblici, in cui gli studi, più o
voglio parlare di possibili errori clinici o della mia meno retrò, rassicuranti, accoglienti, avevano la-
angoscia. Per la prima volta, dopo anni di sedute sciato il passo ai non luoghi delle strutture pub-
non in presenza, quando ormai anche i più rigidi bliche. E tuttavia oggi sembra si debba rinuncia-
psicoanalisti tutti studio e lettino si sono conver- re all’incontro con la presenza dell’Altro.
titi all’uso delle tecnologie, questo trauma mi fa La seduta era, e ancora forse sarà, per un poco,
esplodere in testa il nuovo scenario nel quale ci un rituale. C’è l’andare; l’ingresso nel luogo depu-
troviamo ad operare. È chiaro, l’ultimo atto ana- tato; l’incontro con oggetti, sedie, divani, e infine
litico è stato quell’indecisione tra il venire alla se- con il terapeuta. In questa ritualità che si fa con-
duta o fare la seduta telefonicamente. suetudine, si coglie lo stile del paziente, oltre che
Sarà stato il millenovecentoottanta. Doveva es- quello dell’analista. La costruzione di quel rito e
sere la fine di luglio e eravamo a pochi passi dal le sue inevitabili trasformazioni nel tempo.
Duomo di santo Stefano a Vienna. Esattamente Il tempo appena trascorso ci ha proiettati in una
in Berggasse 19. La casa museo di Freud. Con realtà completamente diversa. L’ingresso nello
crescente emozione entro nello studio. Il divano, spazio-tempo della seduta è il gesto di una tele-
i tappeti, i reperti archeologici. Tutto già noto. fonata o di una connessione. Un attimo prima si
Una descrizione che è parte della storia della psi- era altrove ed ecco, all’improvviso, si è nel setting,
coanalisi quanto il sogno di Dora. seppure un setting del tutto diverso. Da dove si
Siamo a Roma. Stessi anni. Un vecchio palazzo chiama o da dove ci si connette? Sempre dallo
del centro, vicino Piazza Venezia. Lo studio di stesso luogo, o forse sempre da un luogo diver-
Sandro Gindro, il mio maestro. Tre rampe di sca- so? Ed è qualche cosa che dobbiamo esplorare
le. Una piccola sala d’attesa. D’improvviso si apre o è del tutto indifferente cosa il paziente facesse
una nicchia in legno, come un ingresso segreto, un attimo prima e se questa volta ha deciso dii
che dà accesso ad uno studio arredato con mo- collegarsi dalla camera da letto o dalla cucina,
bili del seicento veneziano. La stanza ha su tre o dal treno, o dal parco pubblico? E lei dottore,
lati una boiserie in legno laccato verde. Dentro, dove è? A casa, a studio, in montagna? Il luogo
Sandro è in piedi con quel sorriso che illumina deputato della cura si è dissolto nella rete.
un volto in cui la cecità non è riuscita a spegnere La storia della religione ci dice che il primo atto
né al luce né la vitalità degli occhi. Un carisma fondativo è la divisione dello spazio, quel gesto
avvolgente o, se si vuole, un’umanità carismatica. che divide il luogo del culto e della divinità dal re-
Come per associazione ricordo a pochi passi dal- sto. Il passaggio dalla consultazione in presenza
lo studio di Sandro una vecchia e storica libreria a quella on line comporta la smaterializzazione
romana, specializzata in arte classica e archeo- del luogo della cura e in un certo senso la sua
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DROMO

laicizzazione. È evidente, e di questo molto si dimenticando le responsabilità della psicoanalisi


parla, che la smaterializzazione coinvolge anche nel non aver saputo confermare le promesse fat-
l’analista così che non è improprio evocare sce- te, come ben si accorse Freud nel disilluso testo
nari secondo alcuni utopici, per altri distopici, di del 1939. E tuttavia, vogliamo dire che in quegli
un analista sostituito da un software come fosse anni la scommessa a cui si applicò la psicoanalisi
il Big Blue degli scacchi. Senza giungere a tan- era anche quella di aiutare a fare i conti con un
to, ciò che ora si realizza è la fuoriuscita dei corpi paternalismo che era anche terapeutico e, quin-
– cosa rimane così della two-bodies therapy? – di, con modelli pedagogici e di cura fondati su
dallo spazio di cura. La questione teorica è quali
nuovi problemi clinici e etici ponga all’analista
una relazione che si è indebolita spogliandolo
Se la psicoanalisi è stata
dei suoi orpelli ma anche assottigliando la forza ed è un pensiero del so-
del legame terapeutico attraverso questo distan-
ziamento. Inoltre il nuovo setting che si va defi- spetto, essa ha forse con-
nendo riduce gli elementi osservabili dal pun- tribuito a democratizzare le
to di vista clinico, costringendo a puntare tutto
sulla parola. In effetti il corpo sembra costretto relazioni attraverso il dub-
all’esilio anche nello spazio terapeutico. Nuove bio e la diffidenza verso
forme sintomatiche segneranno il tentativo del
corpo di trovare una diversa centralità anche nei ogni forma di potere
processi di cura? Chissà. Certo, questo processo
sembra confermare il declino dello statuto della rapporti saturi di potere, che la psicoanalisi ha
psicoterapia, soprattutto quella a indirizzo psico- contribuito a ripensare. Se Ricoeur aveva ragione
analitico, ormai professione di cura tra le altre, dal e la psicoanalisi è stato ed è un pensiero del so-
counseling alla cartomanzia, dispensata nel web spetto, essa ha forse contribuito a democratizza-
e non più nei sacrari dell’inconscio. Una parte del re le relazioni attraverso il dubbio e la diffidenza
pensiero psicoanalitico ritiene questo processo il verso ogni forma di potere, anche se non sappia-
segno di una catastrofica trasformazione sociale, mo quanto profondo e reale sia questo cam-
di un imbarbarimento in cui temi quali le dina- biamento, e anche, se, come per ogni fenome-
miche della società consumistica, il declino del no sociale, si possono cogliere anche segni che
padre, la scomparsa dell’inconscio, l’affermarsi di vanno nella direzione opposta. Certo però che i
nuovi sintomi potremmo dire psicologicamen- processi di validazione dei saperi appaiono più
te meno evoluti e quindi meno aggredibili dalle complessi e meno legati alle classiche istituzio-
terapie che lavorano sull’inconscio, paiono tutti ni quali accademie, università, chiese, e, se è ben
fenomeni connessi quasi per sferrare l’ultimo noto il rischio delle fake news, è altrettanto vero
attacco alla psicoanalisi, ultimo baluardo, come che questo comporta la necessità di ognuno di
i monasteri cistercensi, di un possibile pensiero guadagnarsi sul campo e sempre rinnovare con-
critico. senso e riconoscimento. E a ciò non sfugge ogni
Insomma, se la merce non vende più la colpa è tipo di relazione terapeutica. Lo spirito del tempo
del mercato, non di chi produce quella merce, potrebbe trovare rappresentazione nell’opera di
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DROMO

Silone attraversata proprio dal senso di diffiden- le macerie, piuttosto che concedersi un benevolo
za verso ogni tipo di chiesa e ideologia, e incar- e nostalgico sguardo sui tempi che furono. Così,
nato in una sorta di “gran rifiuto” operoso. Forse se è vero che le relazioni tra esseri umani dovran-
è attendersi troppo, e tuttavia non crediamo sia no attraversare nuove e impreviste evoluzioni,
necessariamente questo il tempo della barbarie, vogliamo credere che ci sarà più bisogno di chi
e se certamente condividiamo le preoccupazioni sa guardare nella profondità delle dinamiche in-
per i molti e inquietanti problemi che il presen- consce e sa produrre una riflessione critica, che
te ci riserva, guardiamo al passato come l’angelo non, invece, semplificate e spesso asservite ana-
della storia di Benjamin che del passato osserva lisi della realtà.

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DROMO

Professioni

Quando, il 9 marzo scorso, in tutta Italia sono


state disposte le misure di contenimento dell’e-
mergenza epidemiologica, è iniziato un lungo
periodo di limitazione della libertà individuale e
di trasformazione radicale delle abitudini quoti-
diane. Alcune immagini, trasmesse dalla tv e dai
media, sono probabilmente destinate a rimane-
re impresse nella memoria più di altre.
Tra le più intense, quelle della preghiera del Ve-
stessa barca

nerdì Santo celebrata da papa Francesco in una


piazza San Pietro deserta e sferzata dalla piog-
gia. Un uomo anziano che avanza faticosamente
Tutti sulla

sul sagrato, i lunghi silenzi, il verso dei gabbiani


e, in lontananza, l’eco di un’ambulanza.
“Vedere in televisione quella scena mi ha colpito
molto” racconta D., un giovane richiedente asi-
lo che da oltre due anni vive in un Centro di Ac-
coglienza Straordinaria in una periferia romana,
in attesa che si concluda la procedura relativa
alla sua richiesta di protezione internazionale. D.
di Chiara Peri

parla un ottimo italiano, si informa regolarmen-


te sui media italiani e internazionali attraverso
lo smartphone e la tv e per questo quando le
nuove regole sono state affisse alle bacheche
del centro non è rimasto sorpreso come molti
dei circa 100 ospiti della struttura. “Ho ripensato
spesso alle parole che il papa ha usato in quel
momento: siamo tutti sulla stessa barca. Il virus
non fa differenze tra ricchi e poveri, fra stranieri e
italiani, e neppure tra bianchi e neri, nonostante
quello che alcuni continuano a pensare. Dobbia-
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DROMO

mo tutti fare la nostra parte in questa situazio- nome. Persino rispetto alla gestione di eventuali
ne”. 1 casi sospetti o positivi, nel 60% dei casi il gestore
Fin dall’inizio però è apparso chiaro che non tut- ha ricorso a una “soluzione fai da te”: c’è chi ha
te le persone coinvolte la vedevano nello stesso messo a disposizione, all’interno della struttura,
modo. Molti ospiti, ad esempio, non compren- una stanza con bagno, chi ha trasferito la per-
devano il senso di alcuni divieti, specialmente sona positiva in un appartamento o in un altro
alla luce di alcune contraddizioni evidenti. Sono centro. Solo nel 28% dei casi i positivi sono stati
state vietate riunioni e assembramenti, eppure trasferiti in una struttura dedicata e istituita da
i pasti hanno continuato ad essere serviti nella un ente pubblico: nel 37% dei casi attivata dalla
sala mensa. I servizi igienici erano, come al solito, ASL; nel 29% dei casi dal Comune, nel 27% dalla
in comune e non è stato diminuito il numero di Regione e nel 6% dalla Prefettura.
persone in ciascuna stanza. Non una risposta di sistema, insomma, ma una
In qualche caso, anzi, è stato aggiunto addirittu- interpretazione delle regole compatibile con la
ra un posto. “Quando alcune persone sono state situazione specifica e con le risorse effettiva-
spostate da una stanza all’altra, si è creata molta mente disponibili. Per quanto riguarda il clima
agitazione. Correva voce che alcune persone fos- all’interno dei centri di accoglienza, il racconto
sero malate e che per questo stessero svuotan- di D. conferma quanto testimoniato anche dal
do una stanza dove isolarle. Io, avendo un buon progetto “Guide Mascherate – Messaggi audio
rapporto con gli operatori, sono riuscito a capire a distanza di un metro!”, un audio reportage in
il senso di quei cambiamenti: al centro era stato 7 puntate realizzato dall’associazione Laborato-
chiesto di lasciare una stanza libera in caso di rio 53 di Roma e fruibile sulla piattaforma Soun-
necessità e per questo motivo avevano deciso dcloud3.
di fare alcuni spostamenti. Ma non c’era nessun Si oscillava tra due estremi: la convinzione che le
allarme e nessun caso sospetto. Sarebbe forse misure imposte fossero eccessive e immotivate
bastato dare qualche spiegazione in più per ri- e la paura, anche sproporzionata, nei confronti
sparmiarci tutti molta inutile tensione”. degli altri. La tensione ha accentuato spesso la
Un monitoraggio realizzato dal Tavolo Asilo e dal diffidenza e l’incomprensione tra migranti ospiti
Tavolo immigrazione e salute in 200 strutture di della stessa strutture e anche tra ospiti e opera-
accoglienze italiane2 conferma l’impressione di tori. La frustrazione è stata acuita dal fatto che,
D.: in mancanza di indicazioni chiare e coordi- venuta meno quasi ogni fonte di reddito aggiun-
nate, i gestori hanno cercato di mettere in sicu- tivo per gli ospiti, tutti hanno dovuto dipendere
rezza ospiti e operatori attraverso iniziative auto- in misura ancor maggiore di prima dal centro, ad

1 Queste le parole usate da Papa Francesco: “Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una
tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso
tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci
siamo tutti»: Meditazione in occasione del momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia, Sagrato della Basi-
lica di San Pietro, venerdì 27 marzo 2020. Il testo completo è reperibile a questo link: http://www.vatican.va/content/france-
sco/it/homilies/2020/documents/papa-francesco_20200327_omelia-epidemia.html.
2 Il report è stato visionato in anteprima da Redattore Sociale, che ne ha dato notizia: E. Camilli, “Covid19. Prassi
improvvisate e difformi: ecco cosa è successo nei centri d’accoglienza”, Redattore Sociale 1 luglio 2020.
3 Gli episodi possono essere ascoltati qui: https://soundcloud.com/guideinvisibili/sets/guide-mascherate-messaggi.
Il format, ideato da Marco Stefanelli, raccoglie in brevi messaggi vocali storie, aneddoti, suoni, considerazioni di migranti
che hanno vissuto la quarantena forzata nei centri di accoglienza o in case condivise da famiglie “allargate”.
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DROMO

esempio per i pasti. In un lungo tempo vuoto, di la prima volta - parte della medesima “comunità
inattività forzata, sono emerse prepotentemente di destino” degli operatori e della comunità nel
le esperienze pregresse di ciascuno. Quelle trau- suo complesso, specialmente nelle regioni più
matiche, come la prigionia e la violenza subìta, in colpite. La possibilità di fruire di narrazioni col-
Libia o in altri Paesi, hanno reso particolarmente lettive perché si possiedono gli strumenti lingui-
pesante per alcuni la reclusione e l’accresciuta stici, culturali e interpretativi per sentirsi inclusi
incertezza sui tempi e sull’esito delle procedure. in esse può rappresentare un importante fatto-
L’esperienza della pandemia nelle strutture di re di resilienza, laddove al contrario estraneità
accoglienza offre molti spunti per un ripensa- e isolamento contribuiscono ad amplificare ed
mento complessivo dell’intero sistema, che sarà esasperare le fragilità. Naturalmente le modalità
utile riconsiderare anche più “a freddo”. con cui tali narrazioni vengono diffuse giocano
Qualche considerazione può però essere fatta un ruolo decisivo per la loro fruibilità: il messag-
fin d’ora4. Le criticità sono state palesemente gio del Papa, costruito con una combinazione
maggiori nei CAS di grandi dimensioni, dove particolarmente felice di parole, gesti, simboli e
dopo l’ultima revisione dei capitolati risultano silenzi, è risultato particolarmente efficace.
eliminate o ridotte figure professionali quali me- Per un ripensamento, più che mai necessario,
diatori, insegnanti di italiano, psicologi. Al con- del sistema di accoglienza italiano sarebbe uti-
trario, l’accoglienza integrata e diffusa sembra le individuare con maggiore precisione gli ele-
aver risposto meglio allo stress test del Covid-19. menti che favoriscono o impediscono una rela-
Gli operatori – in un numero proporzionalmen- zione significativa e salutare del migrante con
te adeguato e qualificati per affrontare le sfide la comunità in cui vive. Pur nell’inevitabile sog-
di una repentina ri-professionalizzazione – sono gettività e unicità di ciascun caso (la migrazione
stati presenti “a distanza” e i servizi sono stati ri- accomuna in esperienze solo in apparenza simili
organizzati rapidamente. Laddove l’accoglienza persone altrimenti diversissime), una riflessione
è ancora organizzata in appartamenti, l’espe- sugli aspetti bruscamente messi in luce da una
rienza del lockdown è stata molto più simile a situazione di effettiva eccezionalità presenta
quella della maggioranza dei residenti, anche nuove prospettive per migliorare l’adeguatezza
rispetto alla relazione con i servizi sanitari terri- del sistema di accoglienza, anche rispetto all’o-
toriali. biettivo di favorire una effettiva e rapida autono-
Forse per interpretare gli atteggiamenti, assai di- mia dei migranti che vi accedono. La pandemia
versi fra loro, con cui i migranti forzati hanno vis- ha poi svelato una volta di più che riconoscere la
suto questo periodo particolare, si potrebbe par- comune vulnerabilità, anche di fronte alle tante
tire dalla domanda suscitata dall’affermazione di disuguaglianze che attraversano le nostre co-
Papa Francesco da cui questo articolo ha preso munità, può rendere queste ultime più solidali
le mosse: quanto ciascuno di loro durante la pan- e coese. La guerra tra poveri, irresponsabilmente
demia si sentiva effettivamente sulla stessa bar- stuzzicata da ideologiche dichiarazioni a effetto,
ca dei propri vicini di casa? Alcuni di loro, come non è inevitabile. E certamente contribuisce a
D., si sono sentiti – talora, paradossalmente, per far affondare la barca.

4 Si vedano ad esempio quelle i di C. Marchetti, “Vicini di casa”, in Fare comunità. La pandemia e i migranti, a
cura del sito Comune.info. Il dossier è consultabile al link https://comune-info.net/fare-comunita-la-pandemia-e-i-migranti/
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DROMO

Professioni

La sera di martedì 11 giugno 1630, a Milano ac-


cadde un evento doppiamente memorabile:
il cardinale Federico Borromeo guidò una so-
lenne processione per chiedere a Dio, con l’in-
tercessione di San Carlo Borromeo, la grazia di
interrompere l’epidemia. La processione impo-
nente e drammatica si snodò per le principali
strade della città; prelati e nobili vestiti ricca-
mente, popolani coperti di stracci: chi a cavallo,
Controverso

chi camminando, chi strisciando di fianco alla


corrente umana, chi stramazzato al suolo; fio-
camente illuminati dalla luce delle torce, in una
calura insopportabile per l’ammassamento.
Vi parteciparono tutti i cittadini che riuscivano
a stare in piedi.
Il contagio, favorito dall’assembramento me-
morabile, scatenò la peste con intensità altret-
di Pietro De Santis

tanto memorabile: i malati aumentarono in


modo impressionante. Chi manifestava i sinto-
mi della peste veniva semplicemente portato
via e scaricato in un luogo di sofferenza e di
morte. Scomparivano le persone care, che non
sarebbero state mai più viste.
Il grande cardinale Federico, personalità colta
ed intelligente, immaginava l’epidemia come
la punizione divina – chi non ricorda l’Edipo Re
di Sofocle? – causata dal comportamento im-
morale degli esseri umani, e l’argomento resta
attuale; egli ricordava la precedente pestilen-
za del 1576, il cui numero relativamente basso
di morti era attribuito all’iniziativa di San Carlo
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DROMO

Borromeo che ottenne l’estensione del Giubi- dover rinunciare alla seduta “per motivi di fa-
leo a Milano: la processione, secondo Federico, miglia”, formula generica che indica un grave
rappresentava perciò il farmaco. impedimento. Mercoledì 11 marzo mi telefonò
Naturalmente la fine della peste e il Giubileo di ancora, per chiedere notizie sulla mia salute:
Milano furono correlati al contrario: l’epidemia avute le rassicurazioni, mi comunicò la scom-
della peste spinse San Carlo a richiedere l’e- parsa del padre – in senso figurato e reale dato
stensione del Giubileo a Milano; nell’attesa del- che non lo poté più vedere – e la sua propria
la concessione si attenuò la forza del contagio; malattia. Non ho più visto né sentito quel pa-
quando fu proclamato il Giubileo la peste stava ziente: una sorta di contrappunto contempora-
già scomparendo. Sarebbe stata drammatica neo all’episodio della Madre di Cecilia di man-
l’inversione temporale: ma questa considera- zoniana memoria.
zione, fa parte del senno di poi. Un po’ di letture impongono ulteriori riflessioni.
Venerdì 10 aprile 2020, nella città di Roma, il Secondo Ezio Mauro (Liberi dal male, Feltrinel-
papa Francesco ha celebrato la processione li, 2020) tre fatti concomitanti caratterizzano
della Via Crucis in una piazza San Pietro rigo- questa pandemia: l’emergenza sanitaria, l’e-
rosamente vuota se non per la presenza di mergenza economica, l’emergenza politica. Le
dieci/dodici persone officianti, poste a debita validissime e drammatiche considerazioni non
distanza. Quest’iniziativa, il cui valore spettaco- si configurano però come la novità del terzo
lare è stato memorabile, si contrapponeva alle millennio: anche la peste di Milano, di man-
normali tradizioni celebrative nei pressi del Co- zoniana memoria, presentava medesime ca-
losseo, capaci di richiamare decine di miglia- ratteristiche, ben illustrate nel grande roman-
ia di fedeli. Attraverso questa scelta il papa ha zo: l’emergenza sanitaria (la madre di Cecilia),
condiviso la teoria farmacologica del distanzia- l’emergenza economica (l’assalto ai forni del
mento. pane), l’emergenza politica (i moti di piazza e
Altrove, altri potenti hanno preferito la posizio- La caccia agli untori). Piuttosto si potrebbe ri-
ne scelta nel 1630, il cui valore farmacologico levare che il virus, capriccioso ed enigmatico, ci
attuale sarebbe indirizzato verso la guarigione abbia imposto un salto all’indietro nel tempo:
dalla pandemia economica e politica, forse. in ambito sanitario, economico, politico e – ad-
Un mio paziente acattolico – e fortemente av- dirittura – che abbia favorito la ricomparsa dei
verso alla morale religiosa – in una seduta te- viceré, che ora prendono il nome di governa-
lefonica si rammaricava della povertà di quella tori.
cerimonia pasquale, per quanto teatralmente Patrick Zylberman (Tempêtes microbiennes,
efficace, e mi chiedeva se fossi d’accordo con Gallimard 2013) mise in evidenza la tendenza
lui nel ritenere il comportamento del papa dell’OMS a proporre, in ogni opportuna occa-
espressione della corruzione dei tempi, della sione, il peggiore scenario possibile al fine di
privazione delle libertà, della fine della demo- suscitare il terrore sanitario. Questa cassandria-
crazia. na scelta di politica sanitaria, oltre a non pia-
Mercoledì 26 febbraio fu l’ultima volta che vidi cere in generale, lascia insorgere il sospetto di
un altro paziente, medico ospedaliero. La set- favorire qualche interesse specifico; ma non va
timana successiva mi telefonò scusandosi di disconosciuta l’esigenza di un organismo che
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DROMO

sappia raccogliere e ridistribuire correttamen- rituali maniaco depressivi – con esibizioni sui
te i dati sulle emergenze. Il terrorismo sanitario, terrazzi e alle finestre al grido di Viva l’Italia e
oltre all’aspetto retorico della questione, produ- Andrà tutto bene, più o meno… finché la paura
ce come effetto secondario l’attivazione di un è stata intensa e la speranza viva.
meccanismo ancestrale: quando propone di Giorgio Agamben (Quodlibet, 11 maggio 2020)
essere cicale – e cioè maniacali, magari in pri- si è domandato se la nostra società potrà an-
mavera –, ci invoglia invece al comportamento cora definirsi umana – in epoca covid19 & post
delle formiche depresse e ossessive; quando –; oppure se la perdita dei rapporti sensibili –
esorta alla trasformazione in formiche – come il volto, l’amicizia, l’amore – possa essere vera-
ottusi e depressi esecutori, magari in estate –, mente compensata da una sicurezza sanitaria,
suscita invece il desiderio opposto. A onor del astratta e presumibilmente del tutto fittizia. La
vero si è notato un momentaneo tentativo di domanda è lecita e importante, anche se sem-
trasformazione in cicaloformiche – attraverso bra far riferimento ad una età dell’oro, che non
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c’è mai stata. Infatti non ci si può non doman- te umana – delle più bizzarre e variopinte ma-
dare se la nostra società si sarebbe potuta de- scherine.
finire, fino all’otto marzo duemilaventi, umana: La conclusione del ragionamento proposta
perché l’elenco delle perdite di umanità era già nell’articolo sembra invece abbastanza incon-
ricco e a più riprese deplorato: dall’avvento dei trollata: il problema della libertà personale; la
social, di internet, della televisione, degli aerei, deriva delle democrazie se lo stato di eccezione
dei treni, delle carrozze, della ruota e dell’uo- diviene norma; il dubbio sul senso da dare agli
mo sapiens stesso. L’ultimo in elenco è stato spostamenti nel mondo, del cercare qualcosa
l’avvenimento di gran lunga il più drammati- senza sapere cosa… neanche Siddharta (Her-
co, avendo dato l’avvio, circa centomila anni fa, man Hesse, 1922) e Milarepa (UgTsang Smyon
all’inizio della nostra storia – che è la storia tout He-ru-ka, 1488) remano tanto indietro… come
court – e alla contemporanea fine del rispetto se questa non fosse, per l’appunto, la vicenda
delle altre creature viventi e inanimate, a causa umana: un viaggio – con o senza – esperienza
della comparsa del più feroce assassino. di nulla.
Ma con questo non si vuole svalutare il dram- Conclude Baldassarro che gli uomini non sono
ma delle separazioni imposte a causa del co- gli algoritmi, non sono i numeri che indicano le
vid19. preferenze e i gusti, ma esseri pensanti: dimen-
Argomentare particolarmente ricco è quel- ticando, in questa deriva romantica post-man-
lo di Andrea Baldassarro (Huffington Post, 15 zoniana, che appunto gli algoritmi e i numeri
maggio 2020) che si è concentrato, con gran- ci fanno esseri pensanti e che attraverso di essi
de puntualità, sulla professione psicoanalitica rinasce ogni giorno la favola umana.
e sugli aspetti che la riguardano: l’angoscia Il termine dromo, interessante perché effime-
dell’altro – che è anche angoscia di se stessi, in ro, indica un percorso solo immaginato, virtual-
quanto ciascuno di noi rappresenta anche l’al- mente individuabile grazie alla scelta di alcuni
tro –; il desiderio della sopravvivenza fisica ed punti di riferimento. Inizialmente mi disorien-
economica; la fase depressiva cui dovrebbe se- tava la difficoltà di metterne a fuoco il signifi-
guire quella maniacale. Rileva inoltre come la cato; poi è arrivato il ricordo di una fobia antica
psicoanalisi abbia dovuto far uso rapidamente che forse non esiste più: la paura di viaggiare in
della tecnologia digitale e del lavoro “in remo- treno, siderodromofobia.
to”, e di come si sia mostrata compiaciuta di Questo termine risulta di per sé contraddittorio
questa trasformazione radicale che pare non perché la strada ferrata rappresenta una costri-
abbia nociuto ai trattamenti in corso; di come zione solo temporanea e virtuale, visto che pro-
invece sia preoccupante la futura presenza dei pone invece una moltitudine quasi illimitata di
corpi nella stanza d’analisi, che susciterà un mete: si tratta di una fobia relativa alla libertà
nuovo timore per i dispositivi di protezione. del viaggio o alla costrizione dei binari?
L’esperienza diretta ci fa dissentire immedia- Altre parole composte aiutano a comprendere
tamente sull’ultimo punto della questione: i di più: autodromo, velodromo indicano percor-
dispositivi di protezione rendono la presenza si chiusi, che lasciano traiettorie aperte. Simile
dei corpi decisamente più corporea e persino contraddizione ben si adatta all’attuale situa-
buffa con l’esibizione – questa sì profondamen- zione sociale.
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DROMO

Fedele all’idea contenuta nel titolo “controver- sul rogo.


so”, mi domando di quale nuova limitazione Oltrepassando il personale delirio – e premesso
delle libertà si stia attualmente parlando: Pa- che tutti dovremo morire per quanto non ne
solini, nei lontanissimi anni ’70, temeva l’omo- siamo intimamente convinti – l’impressione è
logazione e l’impoverimento culturale causati che ciò che terrorizzi davvero non sia la conte-
dalla televisione, salutati invece come libera- statissima virulenza del virus, ma il doversi sen-
zione dalle nuove generazioni, nelle quali ero tire partecipi di una società fragile paragonata
incluso; la prevalenza delle terminologie anglo- a quella degli “anziani” o dei “malati cronici”,
fone assume il colore della libertà e della com-
prensione, mentre la forte perdita nel vocabo-
lario personale della lingua madre diviene un
L’impressione è che ciò che
limite importante per la formulazione del pen- terrorizzi davvero non sia
siero; la globalizzazione dell’economia, trasfor-
mando molte vite nel regno del bengodi, sot- la contestatissima virulenza
trae al pensiero – ed anche al sospetto di ogni del virus, ma il doversi sen-
pensiero – idee interessanti, relegate nel regno
del ridicolo, se non dell’impossibile. tire partecipi di una so-
Anche il perturbante del distanziamento – che cietà fragile
è uno degli argomenti portanti di ogni discus-
sione per le conseguenze in psicoterapia – do- magari asintomatici.
vrebbe lasciare un po’ perplessi: la pratica del- Gli anziani, i malati cronici, le persone affette
la psicoanalisi ha fatto del distanziamento il da malattie rare, vivono costantemente nel ri-
principale algoritmo della cura, la cui efficacia catto del terrore sanitario: molti di noi non solo
è stata provata in molti decenni, e questa pan- ritengono adeguato a queste categorie fragili
demia ha dimostrato in maniera possibilmen- tale stile di vita ma, anche, contribuiscono at-
te ancora più evidente. tivamente a terrorizzare gli individui che ne
Infine non sfugge l’equivoco del sopra menzio- fanno parte – soprattutto se anziani o bambini
nato terrore sanitario che, nel corso della storia – in perfetta “buona coscienza” fin tanto che si
recente, è andato man mano a sostituire il ter- sentono partecipi della categoria degli adulti,
rore del peccato: dalla morte dell’anima – attra- in buona salute, inclusi nel ciclo produttivo; e
verso una regressione significativa – alla morte qualcuno aggiungerebbe magari bianchi e an-
tout court. glosassoni…
Gli officianti del benessere sanitario mondiale, La brava e inquieta poetessa russa Marina Iva-
probabilmente non meno paludati di altri offi- novna Cvetaeva sosteneva che alla stupidità
cianti in altri tempi, promettono indulgenze a (della borghesia) fosse in grado di opporsi solo
chi osservi i nuovi comandamenti – ad alcuni la poesia; parafrasandone le intenzioni si po-
dei quali va sicuramente concesso valore –; e trebbe sostenere che contro la stupidità del
nella confusione che regna sotto il sole qual- terrorismo culturale possa opporsi solo la mi-
cuno si oppone ad essi per guadagnare spazi gliore qualità della vita possibile. E magari an-
economici e politici, nell’attesa di essere posto che un po’ di poesia.
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Professioni

Minneapolis, Minnesota, aprile 2020. Susan


piange. Alle sue spalle vedo un ambiente che
mi pare più simile ad una roulotte che a una
casa. Lei singhiozza e dice “my home”, “doing
nothing”. Quindi per lei è casa. Poi dice “social”
“workers” e poi “illness”. Non ho difficoltà con
l’inglese ma la connessione è instabile e lei ha la
voce tremula. Da lei è giorno, da una finestrella,
che poi mi pare un finestrino, vedo una luce ter-
sa. Lì è circa mezzogiorno, a Roma le ventuno.
Finalmente ascolto una frase compiuta. Dice
Distacco e

che essere chiusa in casa mentre altri hanno


bisogno di tutto, assistenza, denaro, lavoro, la
fa sentire inutile. La sua salute la costringe alla
distanza

massima cautela e quindi lei deve stare a casa o


appena fuori. La sua assistente sociale la chiama
di Mariella De Santis

attraverso Zoom per vedere come sta. Riman-


go sempre impressionata da come facciamo
diventare nostri il dentista, l’ortopedico, lo psi-
cologo, l’assistente sociale, quasi che l’uso del
possessivo ne aumenti la potenza d’aiuto nei
nostri confronti. Io e lei siamo lì con altre cinque
donne (la circostanza del genere è una casua-
lità) dopo una sessione di meditazione con un
noto ricercatore americano. Le dico, senza aver-
ci mai pensato prima: ti rendi conto di quanto
stai facendo tu lì, in isolamento, per centinaia
di persone? Se sei malata eviti diffusioni, se non
lo sei eviti di contagiarti e questo va a benefi-
cio di te, di chi non si ammala, dei medici, degli
infermieri, di chi lavora negli ospedali. Facendo
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DROMO

niente stai facendo tantissimo per molti. Susan dovrei provare simpatia per un pedofilo? Chissà
smette di singhiozzare, le si illuminano gli occhi. quante vite ha rovinato. C’era un fremito dolo-
Dice: non ho mai pensato a questo. Non ho mai roso nella sua voce. Un brivido scivolò sulla mia
visto che poteva essere così. Cambia tutto, non pelle. Mi rivolsi a tutti dando una risposta tecni-
sono passiva, sto facendo qualcosa anche io. ca, accessibile e abbastanza corretta. Dissi che
Trattengo delle parole chiave. Ho poche energie le persone con cui lavoriamo le incontriamo per
e il pensiero di sintesi aiuta. Niente, casa, malat- una peculiare esperienza o situazione della loro
tia, solitudine, inutilità. vita e noi diamo a quella parte la nostra compe-
1998, Val d’Aosta, convento di monaci. Con l’a- tenza professionale. Non ci è chiesto di diven-
bate parliamo di Dio, della solitudine dell’uomo tare amici e non è neanche utile. Ma la parte di
e della solitudine del religioso, del mio senti- noi che agisce non giudica. È distante ma non
mento di fede agonico. Poi lui guarda verso un distaccata. Nella distanza ognuno di noi decide
monastero sull’altro lato della strada di mon- quanto sta vicino o quanto lontano, nel distacco
tagna e dice: lì ci sono le nostre sorelle di clau- la misura è rigida. Quand’anche fosse vicina, è
sura. Non sa quanto conforto ci dia la loro pre- rigida. Distacco e distanza non si misurano nel-
ghiera. Quanto ci renda forti. La sentiamo senza la dicotomia vicino o lontano ma nella qualità
nessuna distanza. Io chiedo: e voi pregate per di tendersi e accorciarsi, secondo quello che è
utile e necessario allo scopo della relazione di
aiuto. E il diritto di muoversi non è solo dell’ope-
«L’errore sta nel pensare ratore ma di entrambi. Solo che il professionista
che un processo sgradevo- ha il dovere di sapere quando lo fa e deve farlo
nell’interesse dell’obiettivo di lavoro concorda-
le possa produrre solo risul- to. Non siamo scissi ma non ci con-fondiamo.
tati sgradevoli» A questo sì, ci credevo. Qualche lezione dopo,
inevitabilmente, si sarebbe parlato di empatia.
Frans de Waal Si forma? Si sviluppa? Cresce? Scompare? Oggi
questa è una parola quasi usurata, se ne parla
loro? Certo, mi risponde, ma la loro preghiera è come del seme del bene e invece gli studi più
più forte perché non è intaccata dai rumori del accurati ci dicono che non è esattamente così,
mondo. È salito inatteso questo ricordo, chiama- anzi, l’empatia ha un lato oscuro che va ben co-
to da Susan. Forse quella remota conversazione nosciuto (Legrenzi, 2020).
mi ha fatto dire quello che ho detto a Susan. Ma Si parla del modello della matrioska (de Waal,
ci credo? 2008) per indicare i lunghi processi di stratifica-
Ai miei studenti in università facevo fare mol- zione emotivi che partono da esperienze di con-
ta riflessione ed esercitazione sulla differenza tagio emozionale presenti anche in diverse spe-
tra distacco e distanza nella relazione di aiuto. cie animali che poi assumono tratti di empatia
Era un rischio ma insegnavo loro ad aver molta cognitiva e che attraverso il processo di assimi-
fiducia nelle parole e nel loro etimo per capire lazione e immedesimazione in un’esperienza
dove stavano, cosa stavano davvero dicendo. Lu- che non sia la propria permette di riconoscere
igi dai grandi liquidi occhi neri mi disse: perché non solo i sentimenti e le emozioni dell’altro
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DROMO

ma anche configura la nostra disponibilità alla di testimonianze che vengono periodicamente


considerazione del suo punto di vista e dei vis- pubblicate sul sito del Consiglio Nazionale degli
suti altrui. E siamo quindi allo strato più esterno Assistenti Sociali (CNOAS)1 che offrono spazio
della matrioska, il più distante dal nucleo. Se di- ad alcune narrazioni dal vivo, senza apparati di
stacchiamo una delle bambole cave interne da teorizzazioni o metodologiche di alcune espe-
una matrioska, avremo alterato l’oggetto. Que- rienze di lavoro:
sto ci dice che l’empatia è un processo evoluti- “Non mi piaceva Alexandra, perché a pelle non
vo di specie e anche personale e che da come può piacerti un’anima sfigurata da tutto il male
usiamo distanza e distacco dipende anche la
nostra capacità di usarla verso fini non danno-
si per l’altro. Nel tempo della pandemia Covid19
«Non mi piaceva Alexan-
molte cose interessanti sono accadute, attra- dra, perché a pelle non può
verso la rete si sono manifestate azioni collettive
orientate al supporto, alla solidarietà, sulla cui piacerti un’anima sfigurata
durevolezza e persistenza ancora non possiamo da tutto il male del mondo.
esprimerci. E nuove modalità di lavoro si sono
attivate nelle professioni di aiuto a partire da Devi prima ingoiarla, dige-
una ridefinizione degli strumenti e delle tecni- rirla; solo dopo puoi acco-
che usuali. Il colloquio è l’esempio più lampante.
Di fatto utente e operatore hanno operato den- glierla e amarla»
tro un contesto di isolamento e forse solitudine
e sovviene facilmente l’elegante distinzione che del mondo. Devi prima ingoiarla, digerirla; solo
Hannah Arendt operò tra isolation, solitude, lo- dopo puoi accoglierla e amarla”.
neliness (Arendt, 1948) per tratteggiare quelle D.C. Piemonte (12 luglio 2020);
condizioni al contempo individuali e collettive “Le dico come si definisce per ora il procedi-
che possono essere le basi per stravolgimenti di mento amministrativo, lei si lamenta un po’, poi
un sistema politico. Qui si desidera soffermarci ci salutiamo. Forse la rivedrò un’altra volta, ma
su un microcosmo all’interno delle cosmogonie ho la sensazione di non essere riuscita a toccare
esperenziali e fattuali connesse alla pandemia nulla di lei. A 19 anni ha già visto e vissuto tanto,
che è quello della relazione di aiuto e della con- troppo. Chissà se ce la farà, lei, ad andare oltre”.
servazione o mutazione di alcuni tratti ad essa E. M. Toscana (7 giugno 2020);
ritenuti pertinenti. Parliamo dei costrutti quindi “Io per prima dico e mi dico: “È il mio lavoro”
di empatia, distacco, distanza, aiuto, controllo (sottintendendo quasi un distaccato “mi paga-
che sono stati attivati, mantenuti o forse disat- no per farlo”, “ho studiato per fare questo”), fac-
tivati nella prassi quotidiana sia con gli utenti cio riferimento alla normativa, alla tutela dei di-
che tra colleghi. Desidero riportare alcuni stralci ritti umani, agli obblighi dello Stato italiano per

1 www.conoas.it- le storie- Le storie pubblicate sono testimonianze dirette o raccolte, di vicende personali e/o pro-
fessionali degli assistenti sociali. Non hanno la pretesa di essere esempi universali, né di suggerire soluzioni, ma di raccon-
tare, per chi scrive, cosa significhi questo lavoro. Anche in questi difficilissimi giorni.
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DROMO

cui lavoro. Ma sappiamo tutti, noi operatori del Sono le undici di sera ma non posso aspettare
sociale, che quella è solo la cornice: l’immagine domani. Chiamo Norma, un’anziana sola e iso-
di fronte a cui fermarsi ad osservare, la sostanza, lata che rischia una grave depressione: mi chia-
è un’altra”. ma tutti i giorni perché vorrebbe un cagnolino
S. G. Veneto (5 luglio 2020); di cui prendersi cura. Mi capita spesso mentre
“9 marzo 2020. Al lavoro si respira un’aria nuo- torno a casa da lavoro, con la testa ancora in uf-
va , il timore e l’incredulità hanno preso il po- ficio, di pensare quali siano davvero i bisogni di
sto del solito impegno quotidiano e del solito prima necessità, ad oggi non credo di avere una
sprint: armi potenti per affrontare con forza le risposta”.
giornate di lavoro a contatto con la sofferenza. N.A.M. Liguria (21 maggio 2020);
Siamo sempre noi, ma la frenesia e l’energia che “Parla almeno per dieci-quindici minuti di fila,
tutti i giorni si respirano in un Servizio di Territo- la signora; non risparmia dettagli e circostanze.
rio come il mio nel comune di una grande città Parla. Adesso è stanca, però, e non capisce come
del Piemonte, appaiono frenati all’improvviso. mai non ci sia nessuno che vada a casa sua per
Sembriamo immobili, non sappiamo come si fare un prelievo alla figlia. Alla fine si congeda,
andrà avanti e come sarà il nostro prossimo fu- un po’ più calma di quando le ho risposto al te-
turo. I giorni passano, tutto si modifica in modo lefono. Non mi ha detto neanche il suo nome e
naturale”. io non l’ho potuta aiutare. Ma ho fatto per lei l’u-
S.T. Piemonte (28 maggio 2020); nica cosa che un assistente sociale può, e deve,
“Decido di rispondere anche se è tardi, e se fos- fare sempre, di presenza o al telefono, se ha ri-
se un’urgenza nell’emergenza? È l’operatore sorse economiche o se non ne ha, se ha tempo
della Protezione Civile: hanno trovato Mango! o se è oberato di lavoro. L’unica indispensabile e
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insostituibile: ascoltare”. riodo emergenziale ma oltrepassando i confini


S.R. Sicilia (21 maggio 2020). tra mondi diversi (quelli dell’organizzazione e
Non è difficile intuire quali siano gli episodi ri- della risposta ai bisogni) inventando timidi, for-
portati prima dell’instaurarsi del lockdown e lo se avventurosi fronti contro la malattia in tutti i
sappiamo immediatamente per l’evidenza del- suoi aspetti di minaccia all’integrità dell’indivi-
la presenza fisica, della vicinanza dei corpi e di duo e della comunità. Il distacco fisico sembra,
come essa renda quasi più facile una sorta di per paradosso, aver attenuato la distanza e ora
autovalutazione del sé professionale. L’eserci- si dovrà capire se tutto questo rientrerà nella
zio della distanza lascia lo spazio necessario alla norma operativizzata e rassicurante del passa-
riflessione. È quell’intercapedine tra una ma- to o se c’è qualcosa che rimane nelle comunità
trioska e l’altra che permette il riconoscimento sociali e professionali. Sembrano essere emerse
dell’oggetto come tale. Il rischio del distacco è le vite minori, pallide, dispensabili come quella
sempre presente quando qualsiasi persona con dell’ultima narrazione senza neanche un nome
cui abbiamo a che fare in virtù del lavoro che ma che ha potuto campeggiare di presenza in
esercita ci dice, apparentemente con modestia, un incondizionato ascolto. Ma lo scopo del lavo-
che sta solo facendo il proprio lavoro. Lì si insi- ro sociale professionale si definisce oltre l’atto e
nua la difesa dello spazio relazionale al quale il gesto del momento o dell’emergenza e quindi
l’umanità non deve accedere ma quando poi la vera domanda è: quale potere hanno speri-
entriamo in quelle che evidentemente sono mentato gli operatori nel maneggiare la distan-
cronache dal lavoro in tempi di Covid19, si assi- za e il distacco anche verso le organizzazioni di
ste inaspettatamente ad una sorta di vicinanza lavoro? Quale uso dei dispositivi si è disposti ad
parossistica. Certo, lo chiedevano le circostanze, esplorare affinché la propria azione professio-
ma c’era anche la protezione del dispositivo tec- nale risponda meglio a deontologia, metodo-
nologico (telefono o pc) a permetterlo. L’assenza logia e tecnica a favore di un empowerment di
del corpo rende meno minaccioso il rischio di comunità e civismo? I professionisti con cui ho
non saper stare nella distanza, di trasformarla parlato sembra che, al netto della fatica data
in distacco. Dopo trentadue anni di professione, dall’adattamento e dall’inventiva richiesto dal-
trovo difficile immaginare che in contesti ordi- la situazione, abbiano fatto esperienza di usci-
nari di lavoro si ritenga proprio dovere procu- ta da una condizione di loneliness incontrando
rare un cucciolo ad una signora sola o si possa non solo la marginalità degli utenti ma anche le
impiegare tempo in ufficio nell’ascolto illimitato condizioni di isolation senza la rimozione delle
di qualcuno che forse non dovrebbe neanche quali nessun margine potrà essere oltrepassato.
accedere al servizio in cui operiamo. Al di là di A me pare che possano aprirsi gli spazi di una
considerazioni di metodo che non sono lo sco- negoziazione congiunta tra chi porta compe-
po di questo scritto, è l’organizzazione che non tenza tecnica, chi determina il valore economi-
lo permetterebbe. Quindi in qualche modo gli co delle esistenze, il potere politico e forme di
operatori hanno determinato in maniera auto- collettività che nel post Covid19 vanno sostenu-
noma tempi, modi e spazi di lavoro. Forse anche te perché possano determinare la distanza da
con un maggior dispendio di energia, sicura- esercitare nella dinamica delle relazioni sociali
mente nel consapevole coinvolgimento del pe- senza più esserne distaccate.
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DROMO

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DROMO

Professioni

Sono stati spesi fiumi di parole sulla pandemia


causata dal coronavirus SARS-CoV-2 ed è plau-
sibile credere che ciò avverrà ancora per lungo
tempo. I più sensibili potranno dire che è anco-
ra troppo presto, che la ferita è ancora troppo
fresca e che il quadro è ancora troppo confuso
per azzardare un’analisi di un evento di tale por-
tata. I più cinici al contrario sentenzieranno che
non c’è nulla di nuovo sotto il sole e che fatti di
questo genere si sono ciclicamente presentati
nella storia del mondo. La verità, come sempre,
non è univoca e si presta a numerose interpre-
tazioni. A mio modesto parere ciò che conta di
più è concentrarsi sulla peculiarità di questo av-
Spillover

venimento; e cioè la crisi profonda che ha cau-


sato nella società in un quadro già delicato e
precario. I meteorologi parlerebbero di “tempe-
di Giacomo Anitori

sta perfetta”. Il virus è riuscito infatti a danneg-


giare violentemente tutti i tessuti e gli apparati
complessi che ha incontrato sul suo cammino,
sia quelli biologici su scala microscopica, che
quelli socio-economici, geo-politici e scientifici
su scala macroscopica.
Trattando gli aspetti inerenti alla scienza medi-
ca, innanzitutto, è necessario effettuare un di-
stinguo tra i suoi due pilastri fondanti: il mondo
dell’università e della ricerca e quello della pra-
tica clinica. Questi due capisaldi sono in conti-
nua comunicazione secondo una logica a vol-
te dialettica, altre collaborativa; il fine ultimo di
questo scambio è il miglioramento delle cure
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DROMO

disponibili. Il periodo pandemico non fa ecce- i bisogni e le aspettative dei pazienti e i mezzi
zione da questo punto di vista e se in ambito messi a disposizione dello Stato nonché nu-
accademico si cerca il vaccino migliore e si stu- merosi compromessi tra i precetti della scienza
diano le caratteristiche del virus con i suoi mec- medica accademica e le necessità empiriche
canismi patogenetici per individuare farmaci dettate dalla pratica clinica territoriale.
e cure efficaci. In ambito clinico si assistono i Nelle fasi iniziali della pandemia, in questo sin-
pazienti e si somministrano farmaci secondo golare microcosmo dai delicati equilibri, è en-
le più recenti linee guida e protocolli validati da trato violentemente lo stress dovuto ad una
evidenze empiriche; si raccolgono inoltre dati mole impressionante di comunicazioni, email e
da piccole coorti di pazienti ed anche dai risul- circolari inviate dagli organi preposti che si sono
tati di esami autoptici. riversate nei nostri PC e sulle nostre scrivanie,
La mia prospettiva, quella di MMG o Medico di purtroppo spesso con ridondanza e scarsità di
Medicina Generale, è quella di un clinico del contenuti. Tutto ciò si aggiungeva alla regolare
territorio. Una figura piuttosto particolare per- attività ambulatoriale e domiciliare da svolge-
ché rappresenta il primo contatto medico che re, seppure già con qualche velata preoccupa-
il malato ha con il mondo della sanità. Nel Re- zione. Con l’aumentare dei casi di contagio da
gno Unito veniamo definiti “gatekeeper” ovvero coronavirus gli studi medici si sono adeguati
guardiani, a sottolineare la funzione di filtro e di cercando di garantire il distanziamento, la di-
sentinella che operiamo nei confronti di proble- sinfezione con igienizzanti, l’uso obbligatorio
matiche sanitarie e sociali. Indirizziamo infatti i delle mascherine, gli ingressi su appuntamento
pazienti verso le cure più opportune attraverso e la gestione telefonica e informatica di proble-
il processo diagnostico. Nella realtà italiana la matiche non urgenti o burocratiche. L’uniformi-
terminologia più usata è quella di “medico di tà auspicata sulla carta però si è scontrata con
base”. All’inizio ho ritenuto questo termine scre- l’eterogeneità dei territori, un problema presen-
ditante, perché poneva la nostra professione ai te da sempre per varie questioni, ma che si è
piedi di una scala gerarchica ben chiara, con acuito durante l’emergenza COVID-19. Diverse
il territorio ai piedi del sistema e le prestazioni le regioni, le città, le aziende sanitarie e diverse
specialistiche e gli ospedali ai vertici della sani- quindi le direttive e l’organizzazione dei servizi
tà. Con il tempo tuttavia ho imparato ad attribu- territoriali. Il contatto diretto con i pazienti e le
irgli un significato collaterale e positivo. Siamo loro paure non ha poi di certo facilitato questa
alla base poiché siamo comunque necessari e transizione. La fascia più anziana dei pazienti e
imprescindibili all’esistenza del sistema sanita- soprattutto quella dei cosiddetti frequent at-
rio nazionale. Il complesso delle cure primarie ci tenders ha avuto molte difficoltà con i contatti
individua come parte fondamentale del proces- telefonici, l’uso delle prescrizioni dematerializ-
so diagnostico e di cura e ciò accade in virtù di zate e gli appuntamenti scaglionati in studio,
un rapporto unico che viene a crearsi tra il MMG essendo abituata ad accalcarsi nello studio
e i suoi pazienti. Si tratta di un rapporto fatto di per una misurazione pressoria o per la lettura
fiducia, indispensabile per instaurare la cosid- e commento dei referti di analisi e diagnostica
detta alleanza terapeutica tra medico e pazien- per immagini. In alcuni casi purtroppo, nono-
te. Questa presuppone una contrattazione tra stante il martellamento mediatico, si sono pre-
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sentati in studio pazienti con febbre e sintomi fatte in mancanza di DPI adeguati. Non nego,
respiratori, riferiti magari durante la visita medi- in un caso, di essere stato in ansia per 48 ore
ca e inizialmente omessi. La vera criticità del pe- prima di sapere che il tampone fatto ad un mio
riodo pandemico tuttavia è stata rappresentata paziente sospetto era risultato fortunatamente
dall’organizzazione delle visite domiciliari. Spes- negativo. Anche in caso di contatti con possi-
so queste ultime hanno messo il MMG di fronte bili casi di COVID-19 le direttive dall’alto erano,
alla scelta di tutelare la sua salute o quella del in assenza di sintomi da parte dell’operatore sa-
paziente nei casi di sintomi compatibili con un nitario, di recarsi al lavoro con adeguati DPI. La
quadro di COVID-19 iniziale. La causa di questa maggioranza dei pazienti non complicati inve-
tremenda situazione è da ricercare nella man- ce è stata gestita telefonicamente. Voglio pre-
canza di dispositivi di protezione individuale, i mettere che non è facile rimanere calmi e ra-
cosiddetti DPI; mascherine FFP2, guanti, camici zionali quando si accusano sintomi compatibili
monouso, visiere e occhiali protettivi, copriscar- con quelli di una malattia potenzialmente gra-
pe, copricapi. Questo l’armamentario necessa- ve e fatale, amplificata da tutti i mass media. I
rio per ogni valutazione di un soggetto sospet- pazienti si sono ovviamente riversati al telefono,
to per COVID-19. Sfortunatamente, sul territorio sui social e sui client mail con un carico di lavoro
questo non è mai arrivato. Siamo stati informati costantemente in crescita in questo frangente.
che come medici di famiglia, liberi professioni- I contatti con l’Ufficio Igiene, l’ente preposto a
sti convenzionati con il SSN e quindi non dipen- coadiuvare il territorio nella lotta al coronavirus,
denti a tutti gli effetti, avremmo dovuto provve- sono stati problematici. Effettuare una richiesta
dere autonomamente a reperire i DPI necessari. di tampone per via telematica o a mezzo mail
Nulla da eccepire su questo. In “tempo di pace” poteva significare dover monitorare i pazienti
abbiamo sempre acquistato tutto il necessario per svariati giorni, dovendoli seguire e rassicura-
e l’avremmo fatto anche stavolta, non foss’altro re anche per tre o quattro settimane. Fortuna-
che ordinare guanti, FFP2, alcool etilico e ca- tamente dopo l’istituzione delle U.S.C.A. (Unità
mici monouso comportava un’attesa di 30-40 Speciali di Continuità Assistenziale), formate da
giorni mediamente, a prezzi talvolta speculati- medici deputati a visite a sospetti casi di CO-
vi. Di trovare questo materiale nei negozi fisici VID-19 e ad esecuzione di tamponi, la situazione
non se ne parlava. Ricordo di aver telefonato a è migliorata. Conseguentemente anche la co-
diverse ferramenta per chiedere se avessero a municazione con l’Ufficio Igiene si è fatta meno
disposizione alcool e guanti, senza successo. congestionata.
Ritengo che chi di dovere avrebbe fatto bene a Nel mentre patologie come neoplasie, diabe-
riservare delle quote di mercato di questi mate- te mellito e malattie cardiovascolari, per citare
riali a corsie preferenziali di acquisto da parte di quelle di maggior impatto, hanno continuato a
professionisti della sanità che ne avevano estre- colpire con la stessa forza di sempre, trovando
mo bisogno. purtroppo una risposta sub ottimale da parte di
In conseguenza a questa paralisi istituziona- centri ospedalieri e diagnostici. Le visite, la dia-
le e commerciale, soprattutto nelle fasi iniziali gnostica per immagini e le analisi cliniche han-
pre-lockdown, le visite domiciliari ai pazienti no subito dei rallentamenti a causa dei minori
con problematiche più importanti sono state posti disponibili per direttive di distanziamento
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sociale; l’accesso alle strutture in elezione era è avvenuto solo in un’ottica di accentramento
interdetto in presenza di sintomi sospetti e gli delle risorse proprio verso i centri ospedalieri.
stessi pazienti hanno mostrato ritrosia all’in- Eppure, ho letto sui social da parte di molti col-
gresso in pronto soccorso nel caso di proble- leghi specialisti commenti tutt’altro che lusin-
matiche acute, poiché stazionare in quegli am- ghieri nei confronti dei MMG, i quali volenti o
bienti poteva voler dire rischiare un contagio da nolenti rappresentano il vertice della medicina
coronavirus. del territorio. Anche categorie collaterali come
La crisi pandemica ha portato anche all’acuirsi quella dei farmacisti non sono rimaste indietro,
di problematiche lavorative. La questione prin- tacciandoci addirittura di aver chiuso gli studi
cipale da sviscerare a tal proposito è quella di medici e di aver reindirizzato verso di loro i pa-
una serpeggiante invidia sociale tra le classi at- zienti. Faccio solo una considerazione a riguar-
trici delle vicende attuali. Prendo ad esempio i do: sui 176 colleghi deceduti per COVID-19 nel
professionisti della sanità. Tra ospedale e terri- momento in sui scrivo queste righe, 58 sono i
MMG. Circa il 32% sul totale comprendente tut-
Televisione, giornali e social te le branche mediche esistenti. Non credo sia
necessario dire altro se non che hanno perso la
hanno recitato i loro mantra: vita cercando di svolgere con dignità e profes-
“andrà tutto bene”, “sani- sionalità il loro lavoro, al letto dei malati o visi-
tando in studio.
tari eroi”. Hanno però pec- Accantonata la questione del “bellum intesti-
cato di superficialità ricono- num” è necessario porre attenzione anche al
ruolo dei mass media. Televisione, giornali e so-
scendo il ruolo salvifico dei cial hanno a lungo recitato i loro mantra: “andrà
reparti di terapia intensiva tutto bene”, “applaudiamo dai balconi”, “sanitari
eroi”. Hanno però peccato spesso di superficiali-
ma relegando la medicina tà riconoscendo certamente il ruolo salvifico dei
di famiglia e le cure terri- reparti di terapia intensiva e dei pronto soccor-
so, che sono stati dei veri e propri baluardi della
toriali sullo sfondo speranza nel periodo angosciante dell’acuzie
pandemica, ma di fatto relegando la Medicina
torio dovrebbe esistere una naturale continui- di Famiglia e le cure territoriali sullo sfondo.
tà; una fluidità di persone, mezzi, informazioni Prendo ad esempio un articolo della Stampa di
dovrebbe transitare continuamente tra questi Torino di alcuni giorni fa che denuncia la diffi-
due principali poli di cura. La realtà è tuttavia coltà diagnostica dei MMG e la loro presenza
spesso diversa. Molti esperti ad esempio hanno in studio per 14 ore settimanali. Precisiamo: un
segnalato ai mass media l’inadeguatezza delle MMG che ha in carico dai 1000 ai 1500 pazienti
attività territoriali, senza peraltro proporre idee deve garantire una presenza di 3 ore al giorno in
significative per cambiare lo status quo. Anni ambulatorio dal lunedì al venerdì secondo l’ACN
di tagli alla sanità hanno sicuramente spun- o accordo collettivo nazionale. Ecco che il tota-
tato le armi di chi lavora sul territorio, ma ciò le diventa di 15 ore a cui si aggiungono le due
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di reperibilità mattutina del sabato, dalle 8:00 due motivi principali. Il primo è quello della sua
alle 10:00. Ovviamente questo orario è teorico, particolare, direi anche unica, condizione “ibri-
poiché il numero di pazienti che chiedono visite da”. Un libero professionista ma convenzionato
o prestazioni ci costringe in media a restare in con il SSN, che raccoglie in sé pro e contro del
ambulatorio circa due ore oltre la chiusura uffi- lavoro autonomo e degli incarichi statali. Il se-
ciale. Va considerato poi che quando il Medico condo è quello dell’attività di certificatore INPS,
di Famiglia non è in ambulatorio deve assolve- che ha permesso di comprendere le difficoltà e
re obbligatoriamente ad altri compiti quali vi- le criticità che le diverse categorie di lavoratori
site domiciliari per urgenze mediche, visite do- hanno mostrato durante la pandemia.
miciliari programmate per patologie croniche Molti sono i commenti, le recriminazioni e gli
invalidanti e per i pazienti delle case di riposo, scontri tra cittadini a questo proposito, sia sui
preparazione di prescrizioni dematerializzate e mass media che nella vita quotidiana. Risulta
cartacee, compilazione di modulistica per con- chiaro, in definitiva, come sia in atto uno scolla-
cessione ausili, attività di certificazione INPS di mento tra le lamine della società attuale a cau-
malattia nonché INAIL per infortuni sul lavoro sa dei sovvertimenti provocati dalla pandemia.
e malattia professionale, contattabilità telefoni- Difficili e sudate conquiste sociali del passato ri-
ca dalle ore 8:00 alle ore 20:00 che spesso quasi schiano di sconfinare oggi nell’assistenzialismo
combacia con l’orario nel quale ci si rende re- e nella propaganda.
peribili. La media giornaliera effettiva è di 9 ore Diritti acquisiti ritenuti inalienabili, sperequa-
di lavoro, con un monte ore che spesso arriva a zioni e profonde differenze nelle tutele lavorati-
superare le 50 ore settimanali. ve potrebbero portare a tensioni crescenti e ad
Ci sono ovviamente delle eccezioni che con- un crollo del welfare state come lo conosciamo,
fermano la regola per quanto riguarda la car- incluso il SSN che, per quanto se ne possa dire,
ta stampata. Sul Corriere Della Sera/Cronache rappresenta ancora un fiore all’occhiello del no-
dell’11 Giugno è apparso un articolo firmato da stro Paese.
Beppe Severgnini in cui si riconosce al MMG un I colleghi anglofoni, per definire il fenomeno del
ruolo essenziale di collante sociale e di sentinel- passaggio del SARS-CoV-2 dagli animali all’uo-
la, in virtù della profonda conoscenza dei propri mo, hanno utilizzato il termine “spillover”. Riten-
pazienti e del loro stato di salute nella sua inte- go questo vocabolo molto più interessante del
rezza; fisica, psichica e sociale. nostro omologo “salto di specie”, sia dal punto
Non è un caso però, perché il nonno e lo zio di di vista medico che linguistico poiché la sua
Severgnini sono stati Medici condotti, progeni- traduzione italiana più immediata è quella di
tori e archetipi degli attuali MMG. “traboccamento, fuoriuscita”. Riesce a definire
Le polemiche comunque non si sono fermate a bene il meccanismo di scappamento del virus
questo livello, coinvolgendo l’intero mondo del che si adatta a colonizzare una specie diversa
lavoro. Diverse categorie si sono trovate in con- dall’ospite iniziale, per contatti ripetuti e rav-
trasto per un forte sbilanciamento tra obblighi vicinati; allo stesso tempo esprime in qualche
e tutele tra varie figure professionali e varie ti- modo l’idea di una “misura colma”, costringen-
pologie di contratto. Il punto di vista del MMG doci a riflettere su limiti e confini da non supe-
è privilegiato per un’analisi della questione, per rare, non solo dal punto di vista biologico.
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Professioni

Molte voci hanno tentato in questo periodo di


pandemia di spiegare l’inesplicabile in quel biso-
gno diffuso di trovare risposte che ha colto tutti,
di proporre argomenti che ci rassicurassero di
fronte alle ansie suscitate dal sentimento di “ca-
tastrofe” che abbiamo vissuto e stiamo, tuttora,
vivendo. In questi mesi, in cui l’alternanza di no-
tizie sui contagi, sulle vicende della contagiosità,
si sono combinate con l’oscillazione degli stati
d’animo degli operatori sociali, educatori, psico-
re-incontro

logi, équipe della cui formazione e supervisione


Clinica del

ci occupiamo, ci siamo attrezzati per accogliere


i vissuti di angoscia, speranza, sorpresa di decine
di operatori, famiglie, pazienti, migranti, consa-
pevoli che tutto questo si intreccia con le nostre
stesse paure, disagi, l’insofferenza per le restri-
di Luciana Bianchera

zioni e lo sgomento per alcuni comportamenti


istituzionali. La separazione e il distanziamento
vissuti, per contro, ci hanno permesso di colle-
garci con amici e colleghi di tutto il mondo, per
e Antonio Tari

condividere le situazioni nei nostri paesi, nelle


nostre realtà private e di lavoro e cercare di met-
tere un pensiero ad una catena di agiti con sfon-
do di paura, confinamento, violente interruzioni
delle pratiche dell’ordine quotidiano. Lavoran-
do prevalentemente con dispositivi a distanza,
abbiamo potuto far intervenire nei momenti di
formazione e supervisione colleghi spagnoli, ar-
gentini, cileni, senza che nessuno di noi si muo-
vesse da casa, dal suo servizio o studio.
La sola circolazione possibile è stata quella delle
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narrazioni, delle emozioni e delle idee. In effetti, do la possibilità che egli stesso riacquisti la ca-
crediamo che ricorderemo, nel tempo a venire, pacità di far fronte alle sue difficoltà”.
questo anno, come il tempo della intensificazio- Prendersi cura implica anche, talvolta, mettere i
ne delle idee, dello studio, della ricerca. bisogni dell’altro davanti ai propri. Questo è suf-
Le riflessioni che seguono sono inerenti ad una ficiente a stabilire la presenza di un “conflitto di
lezione tenuta a due voci tra Luciana Bianchera, ambivalenza” nelle relazioni di Cura. L’ambiva-
Responsabile Scientifico di Sol.Co. Mantova e il lenza attraverserà il legame, interessando ogni
dottor Antonio Tarì Garcia, psichiatra, psicoana- soggetto, paziente, terapeuta, medico paziente,
lista, membro e già Presidente di Area3, in Spa-
gna. L’espressione che abbiamo utilizzato, nel
momento dell’ingresso della fase due del conta-
«Gli uomini temono il pen-
gio, nella elaborazione dei nostri programmi di siero come null’altro al
sostegno formativo, con gli operatori, nelle no-
stre istituzioni è stata “clinica della ripresa”. An- mondo, più della rovina, più
tonio in quella occasione mi faceva notare che, della morte.
curiosamente, in castigliano ripresa ha una va-
rietà di traduzioni, tutte molto interessanti per Il pensiero è sovversivo e
questo momento tra cui “re-incontro”, riunione, rivoluzionario, distruttivo e
ritrovamento.
terribile, non ha pietà per i
Alcuni pensieri sulla cura
Il nostro schema di riferimento, quello della psi-
privilegi, le istituzioni con-
canalisi operativa, apre ad una idea della cura solidate e le comode abi-
come qualcosa di inerente a tutte le pratiche so-
ciali, sanitarie e pedagogiche, un processo che
tudini. Il pensiero guarda
vede il soggetto come prodotto dei legami so- all’abisso dell’inferno e non
ciali in cui vive e trasforma i suoi giorni in tempo
significativo, un approccio in cui mente, corpo
è spaventato.
e comportamento sociale si intrecciano in una È forte, veloce e libero, è la
unità essenziale che la cura investe in maniera
integrata. Così malattia mentale non prescinde luce del mondo e la gloria
da corpo e relazioni e malattia fisica non esula dell’uomo»
dallo stato mentale e dalle condizioni di vita di
soggetti. Gruppi, istituzioni e comunità. Trovia- Bertrand Russel
mo particolarmente rilevante questa definizio-
ne che J. Leal offre della Cura: “prendersi cura formatore, alunno e avrà a che fare con la ricer-
dell’utente o del paziente significa prendersi ca di in continuo equilibrio tra avere cura di sé
cura di trasformare i modi di vivere e sentire la mentre si ha cura dell’altro, con tutte le implica-
sofferenza del soggetto e lavorando globalmen- zioni che hanno a che fare con l’essere ricono-
te nella vita quotidiana del paziente, supportan- sciuti in qualità di soggetti, accolti, apprezzati.
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Il lavoro di cura, come il lavoro terapeutico, è, per ca; si può essere perfino fisicamente presenti
molti versi, un processo riparativo. ma psichicamente assenti. Per evitare l’ansia si
Frequentemente la motivazione più importante può alimentare e partecipare ad un eccesso di
nella scelta di un lavoro di cura è l’attitudine alla burocratizzazione fino a che il paziente sparisce
riparazione, del proprio mondo interno in primo tra le carte. Categorizzare, eccedere in procedu-
luogo e, naturalmente, di chi soffre, successi- re, controllare, tutto è orientato a non vedere la
vamente. Lavorare con persone fragili espone i persona. Quando questo accade i professionisti
professionisti a frequenti esperienze di fallimen- di solito si presentano come un agglomerato
to, esperienze che alimentano profondi senti- di abilità professionali senza individualità, sog-
menti di colpa e svalutazione, rendendo difficile gettività, senza qualità umane, qualcosa che
tale attività. La realtà psichica degli utenti, ancor fa pensare ad una erosione dell’affettività e dei
più se molto problematica, evoca costantemen- processi di identificazione. Talvolta compare an-
te questa esperienza poiché inevitabilmente il che la delega delle responsabilità ai superiori,
peggioramento delle condizioni delle persone dei quali, in alcuni casi non vi è nessuna stima,
assistite viene sperimentato inconsciamente scarso dialogo, alcuna condivisione di approcci
dai professionisti come un fallimento delle pro- scientifici”.
prie capacità riparative. “In altri casi, si presenta l’attitudine all’attribuzio-
Questo punto è di fondamentale importanza ne della responsabilità per la sofferenza o il disa-
nel lavoro con i migranti, le cui sorti spesso non gio emotivo agli altri membri dell’organizzazio-
dipendono, se non in minima parte, dal lavoro ne, colleghi della propria équipe o di altri servizi,
degli operatori ma da complessi apparati legi- trasformando il disagio intrapsichico in disagio
slativi che si mostrano anche nella loro para- interpersonale, creando le basi per l’emergere di
dossalità. Dunque conosciamo bene gli effetti conflitti tra i gruppi professionali. Questo è un
dolorosi che il trattamento produce negli ope- punto molto interessante perché qui troviamo
ratori sociali: impotenza quando gli interventi l’elemento di congiunzione tra la sofferenza psi-
producono pochi cambiamenti significativi, an- co-sociale e l’analisi istituzionale”.
goscia di fronte ad aspettative eccessive e ritiri Riteniamo che l’esperienza della pandemia e
delusi degli utenti, rabbia per comportamenti di il confinamento abbiano portato a comporta-
pazienti talvolta di natura analoga all’egocentri- menti in cui era evidente un’esacerbazione di
smo infantile, dolore per la mancanza di com- questi meccanismi difensivi soprattutto di fron-
pliance. Incertezza e confusione di fronte a pro- te alla ripresa del lavoro in presenza. In alcuni
cessi di istupidimento del pensiero o violenza. casi abbiamo visto la difficoltà di riprendere, in
Questo porta inevitabilmente gli operatori a di- altri, al contrario, un atteggiamento caratteriz-
fendersi dalla frustrazione. zato dalla creatività che consentirebbe, ora, la
Tra le tecniche difensive più frequenti eviden- possibilità di ridefinire e ripensare il lavoro.
ziamo: Siamo effettivamente di fronte ad una certa oscil-
“L’evitamento degli utenti o pazienti, agito at- lazione, tra le resistenze alla ripresa ed alcune
tribuendo loro caratteristiche di immutabilità, invenzioni che potremmo definire decisamente
fissità, ostilità verso i processi di apprendimen- trasformative. Il fenomeno delle resistenze po-
to. La presa di distanza può essere reale o fisi- trebbe essere inteso come una rivendicazione
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del “ diritto alla pigrizia” di cui parlava Paul Lafar- ne norme implicite dell’istituito, potendo così,
gue, dominati dalle paure del contagio, o da veri ora, esaminare certe pratiche deliranti, frustran-
fenomeni di ritiro sociale, come conseguenza a ti, prive di senso, impersonali.
lutti o traumi. Un emergente per noi centrale è Questa “resistenza” alla ripresa dell’attività sa-
la negazione dei bisogni di cure psicologiche, di rebbe allora meno legata alla fatica che l’attività
scolarizzazione, di sostegno psichico, come se il stessa provoca, quanto al modo non creativo di
Covid avesse funzionato come un buco nero che eseguirla, come sottolinea H. Foladori in un arti-
ingoia tutto il resto, al punto che nel discorso de- colo dedicato al burn-out. Sempre più, sia nella
gli operatori della cura o da certi loro comporta- salute mentale che nella sanità e nell’assistenza
menti, si rivela una sorta di negazione dell’utilità sociale, stiamo assistendo a una robotizzazione
del proprio ruolo professionale. del lavoro che rallenta qualsiasi iniziativa, gene-
L’insoddisfazione spesso riscontrata nel ritorno ra frustrazione e ostacola la capacità dei profes-
alla routine riabilitativa, psicopedagogica, psi- sionisti di riflettere collettivamente. Potremmo
chiatrica è sostenuta con affermazioni del tipo: dire che ai professionisti dell’Istituzione è sta-
“non è possibile tornare a come si faceva prima”, to chiesto un sempre maggiore adattamento
o “molte attività in presenza non portavano a passivo e, tornando sul tema delle ambivalenze
nulla”, giustificando così l’assistenza dei pazienti e forse delle ambiguità, ci pare di poter afferma-
a distanza e sostenendo la bontà di occuparsi di re che questa richiesta è stata accettata piutto-
gran parte delle richieste per telefono. Date que- sto letteralmente. Un altro fattore su cui vorrem-
ste premesse, sorgono immediatamente delle mo porre l’attenzione è il consolidamento, negli
domande sulla necessità di dettagliare quali ultimi anni, di una gerarchia che si limita al ten-
fossero questi interventi inutili e in particolare tativo di protocollare l’assistenza.
quali le motivazioni per continuare a realizzarli. Ipotizziamo che questo sia frutto di un impoveri-
Crediamo che le risposte darebbero origine a mento delle competenze dei leader, di una vera
problemi istituzionali molto interessanti. e propria crisi della leadership, che nel processo
Oltre alla necessità di rivedere pratiche ineffi- di aziendalizzazione ha perso di vista la cultura
cienti, osserviamo e sentiamo che gli stati emo- essenziale per progettare, gestire, valutare la sa-
tivi spesso spiacevoli, che ci vengono presentati lute e la cura, come modo di affrontare le ansie
in questo periodo, si depositano su questi inter- che sorgono dalla crisi di leadership e autorità di
venti “insignificanti” e che l’Istituzione non aiu- quella stessa gerarchia.
ta e non aiutava a gestire. Riprendere le attivi- La logica del fare è stata così imposta anche nel
tà significa mettersi non solo di fronte ai nuovi campo sociosanitario, senza lasciare troppo spa-
aspetti della situazione ma, evidentemente, an- zio alla logica del pensare.
che di fronte a vecchi problemi. Questo periodo Ma aspettarsi la soluzione dall’autorità, quando
di confinamento ci ha permesso di sperimenta- si afferma che è incapace, costituisce un para-
re una prospettiva diversa, come se avesse rotto dosso che condanna professionisti e gruppi all’i-
“l’evidenza dell’ovvio”. Come se il confinamento nibizione e alla paralisi e blocca non soltanto il
e la temporanea separazione fisica dall’istituzio- raggiungimento degli obiettivi della salute ma
ne avessero permesso qualche forma di discri- anche la configurazione di un’identità profes-
minazione, di differenziazione e analisi, di alcu- sionale attiva e creativa.
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L’incontro con la cura portunità di problematizzare la vita quotidiana


“Siamo ottimisti nel raggiungere una soluzio- istituzionale che siamo abituati a pensare come
ne, nel trovare qualcosa di diverso, una speran- naturale, ovvia (Laing), per poterla finalmente
za. Ma una speranza che non dovrebbe essere vedere e analizzare con i suoi dilemmi, le sue ri-
messianica, perché il messia è sempre un falso petizioni, le sue paradossalità, la costruzione pa-
profeta. La speranza deve essere in noi, come togena che talvolta contiene.
espressione delle nostre contraddizioni, perché Sicuramente Covid e distanziamento ci hanno
l’altro, il malato, è uno di noi.” Franco Basaglia. fatto sperimentare una “vulnerabilità condivisa”
Ora proveremo a mettere a fuoco alcuni spira- sotto forma di sentimenti ed esperienze simili a
gli di luce, in un panorama così delicato e com- quelli delle persone con disturbi psicotici: senti-
plesso, poggiando la nostra ulteriore riflessione menti minacciosi (la vita e la morte possono es-
sugli elementi “positivi” che, per certi versi, il sere proprio dietro l’angolo), paranoia (contami-
confinamento avrebbe portato con sé. In primo nare o essere contaminati, chiunque può essere
luogo, la confusione ed il disorientamento che un pericolo), isolamento emotivo.
noi professionisti abbiamo sperimentato nella Alcuni di noi si sono ammalati, hanno vissuto
nuova situazione sembrano aprire la possibilità terribili situazioni di dolore e ricovero, altri han-
di avvicinare gli utenti-pazienti con uno sguardo no subito lutti traumatici, repentini, senza la
“vergine” sui loro bisogni, in particolare al biso- possibilità di essere onorati.
gno di gruppo. Allo stesso tempo appare estre- Ed è forse questa scoperta che ci ha permesso
mamente opportuno cosa stiamo offrendo loro, di ri-ascoltare, con rispetto e umiltà il sogget-
sopportando di mettere in discussione gli inter- to che si rivolge a noi per chiedere aiuto, sen-
venti che di solito effettuiamo. Abbiamo l’op- za negargli la sua competenza e conoscenza.
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Quando come professionisti siamo in grado ti, sospendere la domanda iniziale e ridefinire
di metterci “al posto di non sapere” e siamo in la domanda attuale, reale, autentica. In breve,
grado di riconoscere che forse gli utenti han- spezzare il legame stereotipato tra domanda e
no importanti conoscenze sulla loro sofferenza, offerta istituzionale, “senza memoria e senza de-
l’intervento diventa un compito intersoggettivo siderio” come avrebbe affermato Bion.
molto appassionante. Un altro elemento che ha Dunque per superare i vecchi e tuttora attivi
contribuito a questo riposizionamento è forse schemi riduzionistici della psichiatria, è neces-
che, con il confinamento, siamo stati in grado di sario essere in grado di espandere e problema-
tizzare la lettura della domanda, poiché paralle-

È come se il confinamen- lamente nella domanda clinica ci sono incluse


altre richieste, una richiesta di riconoscimento
to avesse permesso di affettivo, uguaglianza nei vari settori della vita
(lavoro, casa, tempo libero) la necessità di es-
ridistribuire le carte, ri- sere soggetto con pari diritti al resto della citta-
pensare ciò che vogliamo, dinanza (A. Honnet). Come Basaglia suggeriva,
la malattia dovrebbe essere messa, di tanto in
metterci attorno al com- tanto, tra parentesi, per potersi occupare dei bi-
pito in una condizione di sogni esistenziali della persona, amore, affettivi-
tà, riconoscimento, lavoro, casa, denaro….
uguaglianza con i pazienti, Per questo, la cura deve diventare un vero com-
sospendere la domanda pito comunitario derivante da incroci e incontri
tra professionisti, utenti e cittadini, conoscenze
iniziale e ridefinire la do- e gruppi per pensare concretamente alla salute

manda attuale mentale delle popolazioni nel tentativo di collet-


tivizzare la responsabilità sociale nella salute. La
intravedere più chiaramente l’esistenza di pro- lotta per la salute richiede la partecipazione di
iezioni dei nostri aspetti malati sull’altro. Come tutti i dispositivi sanitari, di reti sociosanitarie e
direbbe Searles, forse ora siamo più consapevoli sociali, di cura delle relazioni familiari ma anche
del rischio di depositare le nostre parti malate di solidarietà, di amicizia, conoscenza dell’altro.
sui pazienti, (riferendosi ad esempio agli psico- Ma tutto questo non può prescindere dalla più
tici), spesso disposti ad essere il nostro e l’altrui ampia organizzazione sociale e politica.
“bersaglio”. Di fronte a una relazione che di soli- Abbiamo iniziato questo testo parlando dell’am-
to è così facilmente stereotipata, di fronte all’as- bivalenza e vogliamo concludere con una cita-
senza di domanda da parte dei pazienti, impe- zione di Zygmunt Bauman: “Imparare a convi-
dita dai protocolli e procedure già configurate, vere con l’ambivalenza è stato ed è tuttora un
si riapre un campo di ricerca e sperimentazione. compito complesso. L’apprendimento di come
È come se il confinamento avesse permesso di vivere insieme e di aiutarsi a vicenda per affron-
ridistribuire le carte, ripensare ciò che vogliamo tare le sfide del mondo ambivalente è ancora in
giocare, metterci attorno al compito in una con- sospeso. Dipende da ognuno di noi e da tutti noi
dizione di maggiore uguaglianza con i pazien- insieme”.
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DROMO

Professioni

L’idea di una clinica sociale, come punto di vi-


sta e modalità di intervento basata sulle relazio-
ni e l’intersoggettività, ribadisce la collocazione
del pensiero e della pratica clinica “fuori dalle
mura”, all’interno delle relazioni, dei vincoli tra
individui, gruppi, istituzioni e comunità, nei con-
testi della vita quotidiana.
Il riferimento teorico è quello della psicoanalisi
operativa e della teoria degli ambiti proposta da
J. Bleger, che oggi può essere ampliata ad un
quinto ambito, l’ambito globale, come propone
Leonardo Montecchi.
Mancanza

È proprio Montecchi a produrre una interessan-


di respiro

te riflessione relativa a questo spazio di ricerca


e lavoro oggi essenziale, visto anche quanto la
pandemia ha coinvolto, a livello globale, moltis-
di Giorgio Cavicchioli
e Luciana Bianchera

sime comunità e le reti che le collegano.


Egli parla di una “mancanza di respiro”, che
emerge anche nei drammatici eventi accaduti
a Minneapolis, con gli effetti globali che ne sono
scaturiti. J. Bleger parla di una comunità come
un “gruppo vasto di persone che vivono insieme
in un territorio determinato, legate da vincoli e
funzioni o inseriti in una organizzazione comu-
ne.” Nell’ambito comunitario si può quindi in-
dividuare un certo grado di specifica coesione
sociale dei suoi membri, che ne sollecita la ri-
conoscibilità. Un ambito comunitario ha inoltre
i suoi pregiudizi e le sue stereotipie, che sono
anche punti di riferimento fissi e sicuri che met-
tono al riparo dalle ansie confusionali collegate
70
DROMO

71
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all’apprendimento del nuovo e dell’ignoto. Una di studio, ricerca e intervento della psicoigiene è
sorta di stereotipia o di pregiudizio comunitario primariamente quello della prevenzione, inteso
del momento che stiamo vivendo, per esempio, proprio come promozione delle condizioni favo-
può consistere nel pensare che solo il sistema revoli alla salute.
sanitario iperspecializzato sia il soggetto in gra- Risulta quindi centrale, oggi, l’apertura di possi-
do e legittimato a fronteggiare il fenomeno che bili scenari di ricerca e lavoro sui “sintomi della
stiamo vivendo, eludendo così tutta la parte so- salute”, seguendo i pensieri già proposti alcu-
ciale della questione. ni decenni orsono da A. Bauleo e M. De Brasi.
Assistiamo allora ad un effetto dissociativo nella
struttura comunitaria, dovuto alle pratiche di di-
stanziamento e isolamento, da un lato utili per «L’irrecuperabilità del mala-
il contenimento del contagio, dall’altro danno- to è spesso implicita
se per il tessuto socio-affettivo all’interno della
comunità. Come per la maggior parte dei far- nella natura del luogo che
maci, ad un effetto terapeutico desiderato se lo ospita»
ne possono associare altri iatrogeni; effetti col-
laterali che recano danni o hanno conseguenze Franco Basaglia
negative su altri aspetti della salute. In questo
caso vediamo chiaramente un effetto collatera- Possiamo pensare che sia necessario attivare,
le negativo sulla socialità e sul tessuto connet- negli individui, nelle famiglie, nei gruppi, nelle
tivo comunitario, con conseguenze sulla salute istituzioni e nella comunità, tutto ciò che risul-
psicofisica degli individui e dei gruppi, come ti favorevole per un passaggio dalla condizio-
dimostra l’esperienza clinica attuale. L’utilizzo ne di asfissia, evidenziata dalla pandemia - ma
ipertrofico della rete internet sembra, da que- già presente anche prima di essa, nel rischio di
sto punto di vista, una sorta di risposta del “si- alienazione per le attuali dinamiche socio-poli-
stema immunitario comunitario” che si attiva tiche - alla ricerca di una condizione di desiderio
cercando di ristabilire un fattore di salute messo che diventi pensiero ed azione per ri-generare
a repentaglio: la connessione, la prossimità, la salute. In questo senso, la ricerca di una nuova
relazionalità. Anche l’azzeramento di ogni attivi- condizione più favorevole alla salute dovrebbe
tà gruppale in presenza è un fenomeno che, dal avvalersi di una capacità di mettere in discus-
punto di vista socio-comunitario, manifesta un sione la condizione precedente alla pandemia,
aspetto della malattia comunitaria, del trauma e non solo di concentrarsi sul superamento del-
secondario che stiamo vivendo. la pandemia stessa. In altre parole, non cerca-
Pensando alla necessità attuale di ri-produrre re il ritorno ad una condizione precedente, ma
salute, la nozione di “psicoigiene” risulta cen- aprirsi alla ricerca di una nuova condizione che
trale. Possiamo intendere per psicoigiene la possa contenere e favorire una evoluzione, una
gestione delle risorse psicologiche per far fron- trasformazione di ciò che c’era prima.
te ai problemi attinenti alle condizioni in cui si A questo scopo, un pensiero che troviamo sug-
svolge la vita della comunità considerata in se gestivo, e che ora è solo il caso di accennare,
stessa e non in relazione alla malattia. L’ambito riguarda il rapporto con l’ambiente, da un lato,
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e il ripensare alla priorità dei bisogni, dall’altro: visione di un sistema sanitario iperspecializzato,
abbiamo bisogno di un continuo aumento della chiuso nell’istituzione ospedaliera. Un modello
produzione di oggetti di consumo o dovremmo clinico e dei sistemi e approcci di cura che non
piuttosto occuparci maggiormente delle condi- si rapporti e non si confronti con il territorio, con
zioni nelle quali viviamo, ci nutriamo e respiria- la comunità vivente e con i soggetti sociali che
mo? la abitano.
È importante, contemporaneamente, in questa I modelli di welfare che, almeno in parte, deriva-
fase di “riapertura”, occuparci di quelle “zone no dalle visioni cliniche sottostanti, non posso-
grigie” in cui si operano resistenze, regressioni no configurarsi più come strutturati a partire da
o rimozioni e che, di certo, non facilitano il com- una disparità di poteri, dove il potere maggio-
pito di produzione di salute. Una comunica- re (e quindi la concentrazione di risorse, anche
zione sociale intrisa di pregiudizi o che utilizza economiche) è lasciato esclusivamente nelle
metafore e immagini come quelle belliche, che mani dell’iperspecializzazione. Ciò porta, infatti,
producono gli “eroi della guerra al virus”, può alla inevitabile configurazione di un rapporto tra
configurare una sorta di zona grigia. Tutto ciò curanti e curati dove i secondi sono relegati nei
che non consente, di fatto, un pensiero libero e ruoli di consumatori passivi e compratori vou-
quindi omologa la percezione e la rappresenta- cherizzati, e il sistema di cura, da corpo curante
zione sociale su strade obbligate – per esempio diviene “centro commerciale” delle prestazioni
sul format mentale del nemico da combattere sanitarie.
– ha come effetto l’aumento dell’angoscia para- Vi è inoltre un forte rischio, in questo tipo di mo-
noide. Sentiamo sempre più forte l’urgenza di delli, che il potere accentrato sulle specializza-
contrapporci alla diffusione di un pensiero uni- zioni determini, la perdita delle connessioni tra
co, abilitando e sostenendo forme, spazi e tem- discipline, professionalità, servizi ed istituzioni
pi generativi di pensiero libero. diverse ma che concorrono, o alla salute del-
Così, pensando ad una clinica della ripresa, fina- la comunità, rimarcando o a volte producendo
lizzata alla ri-produzione di salute, riprendendo quelle dissociazioni comunitarie cui abbiamo
alcuni pensieri espressi anche da O. Saidon, la accennato. L’idea della integrazione sociosani-
clinica “tradizionale” non può essere separata taria diviene così una chimera o un’impossibili-
da una clinica istituzionale, cioè da una clinica tà nel momento in cui la clinica perde di vista la
che si occupi anche delle istituzioni. Per fare centralità delle relazioni e dei vincoli tra le parti
questo risulterebbe necessario concentrarsi e si concentra, invece, sulle singole parti scisse
sull’osservazione e l’analisi dei processi istituen- dai loro contesti o dalle altre parti del medesi-
ti, processi, cioè, che sono in grado di modifica- mo organismo di cui sono componenti in reci-
re o sovvertire l’istituito. proca interrelazione.
Anche oggi, allora, per poter pensare a un nuo- Sembra che qualcosa di analogo sia successo in
vo respiro sociale, risulta una strada generativa Lombardia, nella gestione dell’epidemia, dove i
e necessaria l’attivarsi per poter facilitare l’emer- malati sono stati usati come mezzo per lo scam-
sione di nuovi processi istituenti. bio di titoli per la vendita/acquisto di prestazio-
Un movimento che può al contrario configu- ni (e quindi di somme di denaro pubblico), per
rarsi come asfissiante e dominante, deriva dalla esempio tra amministrazione regionale e RSA,
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in assenza di qualunque possibilità di cura che istituzione ospedaliera durante la pandemia.


tenesse conto degli aspetti sociali, familiari, co- Ha vissuto, nelle fasi più difficili del contagio,
munitari, territoriali della malattia. Molti anziani un’esperienza contemporaneamente di grande
lombardi sono diventati desaparecidos, In molti complessità e difficoltà ma anche di forte sod-
casi è stata negata la possibilità ai loro familia- disfazione, per certi aspetti perturbante, per la
ri di vivere, nemmeno in una forma minimale, presenza di un gruppo di lavoro molto coeso ed
quell’importante rituale che è l’accompagna- affettivo; una vera famiglia professionale, o, po-
mento alla morte. Quali traumi secondari ver- tremmo dire, una nuova e diversa famiglia isti-
tuzionale.
Al termine del periodo più difficile, l’istituzione
Molti anziani lombardi sono smembra il gruppo, disorganizza le funzioni e le
diventati desaparecidos.In modalità di lavoro, e B. torna a lavorare in repar-
to, “come se nulla fosse successo o quasi”. Nel
molti casi è stata negata la reparto rivive le scissioni, i conflitti sommersi, le
possibilità ai loro familiari rigidità dei ruoli, la modalità cieca e prepoten-
te di gestire il potere. La sua sofferenza diventa
di vivere, nemmeno in una così il sintomo non solo individuale ma anche
forma minimale, quel ritua- istituzionale di una impossibilità o incapacità di
apprendere dall’esperienza.
le che è l’accompagnamen- Ciò accade sotto la forza di ostacoli conoscitivi
to alla morte ed affettivi che non consentono di stabilizza-
re una trasformazione nella famiglia istituzio-
nale che, seppur prodotta in risposta ad una
ranno determinati in queste famiglie? emergenza, aveva attivato un’ipotesi istituente.
Tutto ciò, ovviamente, è successo sopra la te- Quella trasformazione era forse stata una rispo-
sta sia dei singoli operatori sanitari, sia dei ma- sta creativa e funzionale, un’alchimia di affetti
lati, resi pedine di una scacchiera istituzionale, e relazioni utile non solo a prendersi cura dei
e quindi politica, che non teneva conto delle pazienti ma anche a curare certi aspetti degli
co-implicazioni tra malattia, malato e sistema di operatori e della loro gruppalità. Una trasforma-
vincoli interpersonali, gruppali/familiari, istitu- zione potenzialmente in grado di sovvertire e
zionali e comunitari che si andava attivando a ribaltare vincoli doloranti e depositi cronicizzati
partire dall’ondata virale. in scissioni, negazioni, attacchi persecutori. Ma,
In chiusura, una vignetta clinica che ci pare illu- come sappiamo, l’istituzione tende a riprodurre
strare un emergente particolare di questi pro- le forme del problema di cui si occupa. Torna a
cessi che hanno caratterizzato certi territori in riconfigurarsi nei modi e nelle forme delle sue
questo momento storico. La signora B. arriva proprie difese e processi disfunzionali.
chiedendo un aiuto psicologico, lamentando La depressione di B. è forse l’inconscio tentativo,
dolori diffusi e un grande senso di tristezza e sofferente, di denunciare tutto ciò, rappresen-
demotivazione al lavoro. È un’operatrice sani- tando anche il portavoce di una malattia istitu-
taria che ha avuto un ruolo importante in una zionale.
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Professioni

È un torrido pomeriggio di luglio e mi agito su


la trama e l’ordito

una sedia scricchiolante, sotto al gazebo di le-


gno che fa ombra al bene confiscato. Mi guar-
do attorno inquieta e conto le pagine nervo-
samente. Devo preparare un altro esame, e
come ogni anno non ho saputo resistere alla
Re-intrecciare

tentazione di venire a respirare quest’aria acre


di grano ed animali da cortile, fumo e fiori di
limone.
Cerco invano di concentrarmi, quando un
suono familiare attira la mia attenzione e mi fa
sollevare la testa dalle pagine. Con il suo pas-
so dondolante e i suoi inconfondibili vocalizzi
Erasmo, che mi ha vista da lontano, mi sta ve-
nendo incontro con un gran sorriso ed il suo
modo, musicale di comunicare. Come siamo
abituati a fare, mi alzo e gli corro incontro con
le braccia aperte, arrivo in fretta a poco più di
un metro da lui e all’improvviso mi blocco, in-
di Chiara Punzi

terdetta. Erasmo si è fermato e ha teso le brac-


cia in avanti, e ora le agita con i palmi rivolti
verso di me ad esprimere un ALT.
Mi guardo attorno per qualche istante nel
piazzale assolato mentre la polvere torna len-
tamente a posarsi sullo sterrato, e compren-
do. Erasmo mi sta insegnando la nuova rego-
la che i suoi operatori gli hanno trasmesso in
questi mesi difficili: non ci possiamo abbrac-
ciare, per quest’anno dovremo trasmettere
la gioia di rivederci con un nuovo linguaggio
non verbale.
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DROMO

Sono all’ombra del gazebo della Cooperativa struttura il suo intervento sociosanitario allo
Sociale “Al di là dei Sogni”, in un bene confi- scopo di conseguire tale “funzionamento”.
scato alla Camorra a Maiano di Sessa Aurunca, Ed è proprio nella dimensione del sociosani-
in provincia di Caserta. Tutto intorno a me si tario che tale metodica nasce, si struttura ed
coltiva la terra e si trasformano i prodotti che intende permanere profondamente: il BdS fu
questa restituisce alle mani delle “persone disegnato da Angelo Righetti5 precisamente
svantaggiate” che la lavorano: uomini e don- nel tentativo di ricomporre “a valle” una fram-
ne provenienti da condizioni di vulnerabilità mentazione esistente “a monte” del sistema di
ed emarginazione, dalla tossicodipendenza
al carcere, fino all’internamento manicomia- Tutto intorno a me si colti-
le. Per ciascuno di loro è stato disegnato un
Progetto Terapeutico Riabilitativo Individua- va la terra e si trasforma-
lizzato (PTRI), a tempo determinato, affinché
ciascuno raggiunga e conquisti il miglior gra-
no i prodotti che questa
do di “funzionamento” possibile, per dirlo con restituisce alle “persone
il linguaggio della psichiatria.
Attraverso l’intessitura di una rete affettiva che
svantaggiate” che la la-
contenga la persona e la riabiliti ad una socia- vorano: uomini e donne
lità feconda1, il senso di appartenenza ad una
casa rispondente ai propri gusti e bisogni e la
provenienti da condizioni
responsabilità su di essa2, e l’apprendimento di vulnerabilità ed emargi-
e la pratica di un lavoro congruo alle proprie
inclinazioni e competenze3, la metodica appli- nazione, dalla tossicodipen-
cata in questo remoto angolo nella provincia denza al carcere
di Caserta4, chiamata Budget di Salute (BdS),

1 Cit. Righetti, ‘Atlante’ a cura di Antonio Esposito, op. cit. 2018, p. 379:
“I) L’area/diritto apprendimento/socialità/affettività:
Alla persona in “Budget di salute” devono essere fornite occasioni di apprendimento, applicazione e sviluppo delle cono-
scenze acquisite […].
Obiettivo delle attività dovrà essere l’apprendimento e l’acquisizione di un’abilità, prima non posseduta, e/o lo sviluppo
della stessa, avendo cura di identificare ciò che la persona è capace di fare. […]
La persona dovrà poter usare le proprie capacità di espressione politica, artistica, religiosa; […] dovrà essere sostenuta nel
formarsi una concezione di ciò che è bene e nell’impegnarsi in una riflessione critica su come programmare la propria
vita.”
2 Cit. Righetti, ‘Atlante’ a cura di Antonio Esposito, op. cit. 2018, p. 379:
“II) L’area/diritto casa/habitat sociale
La casa/habitat sociale costituisce obiettivo da conseguire ed eventuale possesso da esercitare, in forma singola o mutual-
mente associata (gruppi di convivenza).
Le abitazioni attraverso il “Budget di salute” entrano nella disponibilità delle persone-utenti. […]
I “Budget di salute” prioritariamente orientati verso l’area casa/habitat sociale avranno l’obiettivo di limitare nel tempo i
sostegni attivi di supporto erogati, sostituendoli con la personale e ragionevole capacità di autogestione degli utenti stessi
e seguiti dallo specifico servizio domiciliare. […]
Il supporto assistenziale da parte dei servizi sanitari competenti si attua, con i livelli di intensità necessari, soprattutto pres-
so il domicilio dell’utente.”
3 Cit. Righetti, ‘Atlante’ a cura di Antonio Esposito, op. cit. 2018, p. 380:
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cura, che vedeva - e vede ancora oggi - corre- ad ammalarsi non erano soltanto le persone
re su due binari ben distinti il sistema di assi- fragili, ma anche gli operatori che ruotavano
stenza sociale e quello di assistenza sanitaria. intorno ad esse, a mostrare che “non può esi-
Al centro, le cosiddette “persone svantaggia- stere una persona sana dentro un ambiente
te”. Nella scelta dei suoi destinatari, infatti, il malato” 7.
BdS si qualifica come uno strumento di presa Sulla scia di Barton, Franco Basaglia pervenne
in carico di ogni donna o uomo che si trovino a destrutturare il concetto stesso di “luogo di
in una condizione di fragilità per le più svaria- cura”, arrivando ad abbattere il “luogo di cura”
te ragioni, allo scopo di colmare quel gap di per antonomasia: il manicomio.
possibilità che ha tolto loro dignità e cittadi- Il “luogo di cura” diventava nulla più che il “luo-
nanza. Dignità e cittadinanza, dunque, come go di vita” della persona, all’interno del quale si
condizioni necessarie al “funzionamento” di facevano spazio gli operatori della cura: coloro
ogni essere umano. Condizioni le quali, esat- che si facevano ordito, sul quale intrecciare i
tamente come per qualsiasi altra persona, si fili della propria inconfondibile trama, coloro
sostanziano in una casa, un lavoro ed un’af- che, “in punta di piedi”, edificavano un’impal-
fettività. In definitiva, volendo riassumere il catura attorno al sofferente, che lo contenes-
senso del BdS e correndo il rischio di essere se, abbracciasse, sostenesse, proteggesse8.
banale, condizioni funzionali al tentativo am- Di tale lezione del passato, che continua a
bizioso di restituire felicità, una felicità-diritto vivere nel modello sociosanitario del BdS,
di ciascuno. quest’ultimo aspetto legato alla protezione,
Alla base ciò che già mostrava Russell Barton oggi, fa riflettere. La pandemia di Covid-19 ha
nel 19596: tenere una persona in un ambien- comportato un’impellente e indispensabile
te estraneo, laddove non addirittura ostile, ne bisogno di protezione, una protezione di sé e
alterava gli equilibri intrapsichici nella forma dell’altro, la prima inscindibile dall’ultima.
di una patologia la quale si esprimeva con un Il conseguimento di tale protezione è stato in-
linguaggio corporeo. Notava ancora Barton: dividuato dal Governo e dalle autorità scienti-

“III) Area/diritto formazione/lavoro:


L’obiettivo in quest’area è la formazione professionale e la pratica di un’ attività come inserimento e sostegno alla costru-
zione di forme reddituali attive delle persone-utenti, privilegiando a tutte le età la capacità di tutti di potersi rendere utili
agli altri secondo le proprie possibilità, con finalità emancipative o economiche, oppure come partecipazione attiva e
fruitiva, in qualità di soci lavoratori o fruitori di ambienti operosi, produttivi e ad alto scambio interumano.
Le organizzazioni del “terzo settore” e del privato imprenditoriale promuovono e attuano insieme a Comuni, Province, Asl,
organizzazioni produttive, associative e culturali, i patti territoriali (L. 68/99) per la formazione-lavoro, che, partendo dalle
persone svantaggiate e prioritariamente da quelle catturate dal mercato dell’assistenza, ricostruiscono e rilanciano la
cultura del capitale sociale della comunità attraverso forme di welfare generativo di lavoro e ambiente qualitativi.”
4 Il BdS è riconosciuto ed applicabile nelle seguenti Regioni (nell’ordine cronologico col quale hanno emanato la
normativa che ne ha approvato l’utilizzo): Friuli-Venezia-Giulia, Emilia-Romagna, Piemonte, Sicilia, Campania.
5 Angelo Righetti, psichiatra che fu protagonista del processo di superamento dei manicomi in Italia, riconosciuto
dall’OMS quale esperto sull’argomento delle “disabilità”, è tra gli ideatori del sistema dei “Budget di salute” che ha realizza-
to in diverse regioni italiane. Autore di decine di pubblicazioni scientifiche e di diversi volumi, tra cui si ricorda “Il budget di
salute e il welfare di comunità. Metodi e pratiche”, Laterza, Roma-Bari 2013.
6 Cfr. “Institutional Neurosis”, Russell Barton, prima ed. 1959
7 Intervento di Angelo Righetti presso l’incontro “I nuovi LEA sociosanitari e gli interventi sociali”, Casal di Principe,
31/07/2020
8 Cfr. “Una normale solitudine”, di Emiliano Bastianoni
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fiche nella casa. Non, quindi, all’interno dell’i- “avere il Covid” perché tre anni prima lo aveva
stituzione sanitaria, in quei “luoghi di cura” morso un cane, ha avuto i suoi operatori intor-
sui quali l’attuale sistema si fonda, nella quasi no a fare con lui un lento lavoro di razionaliz-
totalità dei casi. Il “fascino discreto del mani- zazione, che pian piano lo ha liberato.
comio”9, che ancora ci fa cercare per i nostri Orietta (altro nome di fantasia), che prima
anziani o disabili il “posto letto” della struttura della pandemia trasformava la sua angoscia
con i fiori alle finestre10, questa volta poi tanto in un’iperattività nei lavori della cooperativa,
seducente non è stato. quando si è trovata barricata in casa e non
Il Covid-19 è stato uno “stress test” per un si- ha saputo che altro fare oltre a lavare il pavi-
stema che ne è uscito tristemente perdente. mento splendente del suo appartamento di
Le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), di- 50 m2, è stata aiutata dalle lunghe telefonate
venute drammaticamente famose in tempo che, tutte le mattine, le scandivano la giorna-
di Covid-19, sono state i veri e propri focolai del ta, dandole i compiti necessari a non smarrirsi
contagio. Basti ricordare che le prime quat- nel tempo.
tro regioni per numero di decessi sono anche E, allora, laddove la gestione dell’emergenza
prime per numero di posti letto nelle RSA. La non è avvenuta sulla scala mondiale del DSM
ragione appare da ricercare nella standardiz- e degli altri vari manuali di standardizzazione,
zazione degli interventi terapeutici, vigente bensì sulla scala umana delle specifiche e si-
in tali strutture, dovuta ai grandi numeri ed al tuate fragilità, perfino Mauro e Orietta hanno
carattere meramente assistenziale delle stes- saputo dominare l’eco dell’emergenza nelle
se. Una standardizzazione, questa, che ha for- loro menti.
nito risposte uguali a bisogni diversi. Il contesto è stato proprio quello dell’ordito
Penso ad esempio alla tristissima vicenda di che guida la mano nel disegno della trama,
cronaca che ha visto protagonista Wanda, dell’impalcatura che sorregge e protegge,
settantacinquenne originaria di Ariano Irpino, ovvero delle dinamiche familiari che esistono
che è entrata nell’ospedale San Paolo di Mila- nella casa dove Mauro ed Orietta vivono, in
no positiva al Covid-19 e senza sostanziali co- virtù dei loro BdS.
morbilità, ed è morta cinque giorni dopo, con- E, allora, persino ad Erasmo, sordomuto dal-
tenuta ai quattro arti e in corso di trattamento la nascita e figlio di contadini al quale nessu-
con altissime dosi di psicofarmaci, a causa no ha mai insegnato il linguaggio dei segni
dell’angoscia e intolleranza generata nella si- né a leggere e scrivere, si è potuto spiegare,
gnora dal casco “Cpap” che doveva indossare11. con il linguaggio di Erasmo, che per un po’ di
Mauro (nome di fantasia), che seduto sotto al tempo non potrà più abbracciare chi lo viene
mio stesso gazebo nella provincia di Caserta si a trovare per mangiare, in sua compagnia, le
è trovato preda ad un delirio di influenzamen- melanzane sott’olio che ha sapientemente
to somatico durante il quale era convinto di piantato.

9 Cfr. “Il fascino discreto del manicomio”, di Franco Basaglia


10 Citando Righetti, si intende qui l’insieme delle strutture del “privato accreditato, cui oggi è demandato il con-
trollo sociale dei cosiddetti “devianti””, dall‘Atlante’ a cura di Antonio Esposito, op. cit. 2018, p. 368
11 https://www.tpi.it/cronaca/malata-covid-morta-legata-imbottita-di-morfina-storia-wanda-20200514602675/
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QUINTO
NON UCCIDERE
di Emanuele Bissattini
NOIR

DA MAGGIO 2021
IN TUTTE LE LIBRERIE

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Professioni

Delle tante forme di sofferenza di cui si è parla-


to durante la prima fase della pandemia, poco
o nulla si è detto di quel segmento del sociale
Ci sarà volontà?

costituito dai ragazzi in area penale dai 14 ai


25 anni, che la pandemia ha incontrato nelle
Ci sarà tempo?

comunità educative, negli Istituti penali per i


minorenni o attraverso progetti in area penale
esterna.
Forse non se ne è parlato perché non ci sono
state rivolte in carcere o perché non si sono
verificate morti, o perché il sistema della giu-
stizia minorile ha tenuto, o forse perché degli
adolescenti che commettono reati non si ama
parlare. Non parliamo di grandi numeri, se si
di Isabella Mastropasqua

pensa alla popolazione adulta in carico al siste-


ma penale, ma si tratta pur sempre di ragazzi
affidati allo Stato perché se ne prenda cura e
li accompagni a riprogettarsi un futuro nella
legalità.
La pandemia ha sorpreso loro e gli operato-
ri che se occupano. Tribunali chiusi, udienze
sospese, storie penali che si allungano maga-
ri quando l’udienza è vicina, tirocini formativi,
attività sociali, sportive, di volontariato, tutte
bloccate. Per i ragazzi in istituto penale e in
comunità sono improvvisamente diventate
impossibili le visite dei famigliari; quelli in area
penale esterna, invece, sono rimasti chiusi in
famiglie problematiche e in case con pochi
spazi e poche risorse tecnologiche.
Per questo segmento silenzioso, altrettanto
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silenziosamente hanno lavorato educatori e tensione verso l’offerta di opportunità, spesso il


assistenti sociali. Il loro lavoro ha dovuto man- tempo per la vicinanza, per l’ascolto, viene con-
tenere alta l’attenzione e la tensione educati- tratto. Nel passaggio dal “fare” al “sostare” è
va, per evitare di disperdere i risultati raggiunti, nata la necessità di riflettere su quale significa-
per dare continuità alla relazione e al progetto to dare e su come costruire il sostare in rete, a
educativo. Ora, nonostante il rinnovarsi della distanza, al cellulare o al pc, senza appiattire il
problematicità sanitaria, è arrivato il momento contatto a una semplice raccolta di informazio-
di ragionare sulle azioni poste in essere e sulla ni, resa asettica dallo strumento tecnologico.
loro sostenibilità, in modo che si possa rendere Si è così riaperto un mondo su nuove e vecchie
stabile ciò che ha funzionato nella crisi, con i competenze del lavoro sociale; sulla necessità
dovuti adattamenti. del ritorno della pedagogia applicata al socia-
Il Covid 19 ha richiesto di riposizionare il focus le; sul come interpretare ascolto e prossimità, a
del progetto educativo: dal “fare” al “sostare” distanza; su come gestire i gruppi in rete, con
educativo. Il lavoro con gli adolescenti in area quali argomenti (tra amici, con le famiglie, tra
penale è caratterizzato dalla dimensione del le famiglie, sulla legalità, sui sentimenti, ecc);
“fare” e del “far fare”. Il progetto stesso, “che sul come i nostri ragazzi usano i social, e per
il giudice ha ratificato”, lo richiede. In questa cosa li usano.
83
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Ecco che una popolazione di operatori, non monizzarla né mitizzarla, riconoscendone van-
sempre adeguatamente attrezzata sul piano taggi e svantaggi.
delle competenze informatiche e delle attrez- Ci siamo stupiti di come la tecnologia abbia
zature a disposizione, ha tirato fuori creatività ampliato la possibilità di lavorare in équipe,
e fantasia per fronteggiare la crisi, per conti- consentito a ragazzi anche territorialmente
nuare a stare con i ragazzi. In tutta Italia sono lontani di essere ascoltati (senza aspettare la
partiti progetti o micro-azioni per mantenere i disponibilità dell’auto di servizio), di entrare
legami, per connettere fuori e connettere den- nelle comunità, di stare con i gruppi di ragazzi
tro l’esperienza del Covid, una piazza virtuale di per parlare con loro.
ragazzi e di operatori che ha consentito aper- Certo, la tecnologia ha messo in evidenza an-
ture impreviste. che le povertà sociali ed economiche. Il tema
È importante, adesso, dare valore a questa del divario e della possibile esclusione degli
esperienza del lavoro sociale in rete, senza de- ‘ultimi’ (i ragazzi che hanno meno strumenti o
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vivono condizioni di maggiore fragilità, in terri- taforme digitali e social (in particolare Skype
tori nei quali insistono meno risorse) deve fare e Whatsapp), si è costruito un vero e proprio
riflettere sul rischio di una ulteriore penalizza- “itinerario esperienziale” teso a sensibilizzare
zione, che potrebbe alimentare sentimenti di i minori/giovani adulti destinatari delle azioni
esclusione. Non tutti i ragazzi disponevano progettuali su tematiche di varia natura, volte
della rete in casa, eppure ci si è incontrati sul a favorire una maggiore responsabilizzazione
cellulare con i gruppi di whatsapp, per vedere rispetto all’evento reato e la promozione di ri-
insieme e discutere film, per scrivere storie, per flessioni sui temi della giustizia e della legalità.
fare video, foto, canzoni, tutti strumenti rein- Si sono alternati incontri di riflessione del grup-
terpretati per parlare della paura, della fatica a po ristretto dei minori/giovani partecipanti in
stare chiusi in comunità, dell’isolamento in at- discussioni guidate sui temi delle emozioni,
tesa del tampone. Gli strumenti sono diventati della gestione costruttiva dei conflitti, dell’a-
risorse. scolto attivo delle regole e della cittadinanza
Vi presento due storie: attiva e la convivenza civile (con l’intento di
“accompagnare” i ragazzi in un percorso che
#iorestoinmap (la MaP è la sospensione del conduce ad una visione fuori dal binomio re-
processo e messa alla prova nel processo pe- ato=pena verso un rapporto riparato, che ap-
nale minorile). paga e rinsalda il rapporto individuo /società,
Per garantire la continuità degli interventi e puntando principalmente alla sensibilizzazio-
la prosecuzione di percorsi educativi, rimodu- ne ed al recupero della relazione rotta con la
lare le modalità di approccio e affiancamento vittima), ad incontri informativi/formativi allar-
ai minori, l’Ufficio di Servizio Sociale per i Mi- gati con la partecipazione di rappresentanti
norenni di Catanzaro ed il Servizio di Giusti- della comunità territoriale, durante i quali i ra-
zia riparativa e mediazione della Calabria, con gazzi hanno affrontato temi relativi alle dipen-
intraprendenza e creatività, per rispondere denze, incontri con vittime aspecifiche, crimi-
all’emergenza, hanno messo in campo l’idea nalità organizzata.
progettuale #iorestoinmap. Tale iniziativa è L’esperienza ha favorito una ripresa di contat-
nata per supportare i percorsi che rischiavano ti dei partecipanti con l’ambiente esterno, col
di interrompersi o di subire delle “deviazioni” territorio, con la “comunità” e ha insieme sti-
impreviste e difficili da affrontare a causa del- molato riflessioni profonde sui propri vissuti e
la pandemia. L’utilizzo di strumenti telematici, sul self empowerment, riempiendo di conte-
pc e/o smartphone, e di piattaforme digitali, nuto il percorso di MaP che altrimenti avrebbe
è apparsa una valida risorsa per consentire la subito, durante il lockdown, una interruzione
ripresa dei contatti e del dialogo con ragaz- indipendente dalla loro volontà.
zi e giovani adulti in area penale esterna per
accompagnarli nella difficile fase di lockdown, Scatti a casa
per mantenere l’attenzione viva sul confronto Si tratta di un concorso fotografico che chie-
educativo e responsabilizzante aprendo di- deva di rappresentare con uno scatto come i
scussioni e favorendo riflessioni su una serie di ragazzi con provvedimenti penali e civili vives-
tematiche significative. Attraverso l’uso di piat- sero il periodo di isolamento dovuto al Covid.
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Mobilitati tutti gli assistenti sociali e gli educa- d’aiuto”, le emozioni, il non verbale, l’assenza di
tori delle comunità educative della Regione Ca- contatto.
labria, sono state raccolte circa 200 fotografie. Abbiamo verificato la validità di questi stru-
Fotografie dal balcone, fotografie di momenti menti per:
di vita quotidiana, dai giochi da tavolo alla Pa- Dare continuità al progetto educativo e al la-
squetta in balcone, fotografie delle cose amate voro dei gruppi.
e della propria stanza, fotografie di piccoli amici, Considerare le opportunità che possono offri-
cani e gatti, fotografie di tramonti, di mare, di re setting differenti dal servizio.
paesaggi. Foto bellissime che hanno messo in Raggiungere ragazzi e loro famiglie che vivo-
evidenza il desiderio di cercare e di riconoscere no in territori non agevolmente collegati.
il bello, che hanno parlato della nostalgia verso Promuovere il confronto tra colleghi all’inter-
le cose di tutti i giorni, degli affetti, di sé stessi, no del servizio e con le diverse sedi territoriali.
della vita di comunità. Ogni scatto è stato ac- Implementare il lavoro interprofessionale con
compagnato da una didascalia, in modo da cre- i servizi del territorio.
are un momento di intimità e di condivisione. Ridurre il lasso di tempo tra la proposta di in-
Impossibile ma necessario è stato selezionarne contro di équipe e la sua effettiva realizzazione
12, per farne un calendario. È stata costituita una e, conseguentemente, l’attivazione degli inter-
giuria di ragazzi ospiti dell’Istituto penale per i venti.
minorenni, che hanno motivato le loro scelte e “Inventare” un modo nuovo di lavorare a di-
realizzato un regolamento, un bando, una se- stanza per gli operatori della giustizia minori-
lezione, condivisi con gli assistenti sociali e gli le utilizzando lo storytelling, la costruzione di
educatori. Il calendario Scatti a casa è stato so- video, la scrittura di canzoni, e scoprire talenti
stenuto da realtà produttive e sociali che hanno e capacità che altrimenti non avremmo rico-
premiato i giovani fotografi. Servirà a ricordare, nosciuto.
durante il 2021, l’esperienza trascorsa del Covid. È auspicabile che i processi creativi generati-
Molti servizi della Giustizia minorile hanno av- si nell’emergenza non si perdano nella ripresa
viato progetti simili a questi, hanno lavorato con della quotidianità, anzi è importante che ven-
i gruppi, usato le diverse piattaforme disponibili gano analizzati, studiati e raffinati per diventa-
per incontrare e continuare a stare vicino ai ra- re strumenti di lavoro, opportunità per miglio-
gazzi. E adesso, nella seppur differente ripresa rare la qualità del lavoro sociale ed educativo
delle restrizioni nei territori e nella prospettiva in affiancamento e ad integrazione alle attività
di un ritorno alla semi normalità, cosa resta di in presenza. È auspicabile che il fai da te tec-
questi processi? nologico degli operatori venga sostenuto da
Le piattaforme tecnologiche devono diventa- processi formativi non solo sull’uso delle tec-
re uno strumento utile al lavoro, ma in tal sen- nologie applicate al sociale, ma per migliorare
so richiedono degli approfondimenti formativi e qualificare la dimensione pedagogica di tali
su come sia possibile impostare un’esperienza strumenti.
educativa da remoto, su come si possa utilizzare Ci saranno tempo e volontà perché non si di-
questo strumento nel rapporto con minori e fa- mentichino le opportunità che questa pande-
miglie, su come gestire a distanza “la relazione mia, insieme a tanto dolore, ci ha offerto?
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Professioni
Mindfulness: dalla riduzione

La mindfulness è definibile come consapevo-


lezza o presenza mentale basata su un ade-
guato training mentale, che permette allo
stesso tempo di aumentare l’attenzione pre-
del disagio all’ecologia

stata a ciò che accade, ai vissuti nel momen-


to presente, e di ridurre il disagio causato da
una non appropriata reattività agli eventi che
conduce a stress e ad altre forme di sofferenza
psicofisica (Kabat-Zinn, 2005). La mindfulness
è inoltre caratterizzata da un atteggiamento
aperto di accettazione verso l’esperienza, sia
essa piacevole, spiacevole o neutra.
Pertanto lo sviluppo della mindfulness attra-
verso esercizi meditativi è associato ad au-
mentate capacità di attenzione, di consape-
volezza situazionale e di flessibilità cognitiva,
a una più efficace regolazione delle emozioni
di Antonino Raffone

e dello stato del sistema nervoso autonomo,


e ad un’aumentata capacità di relazionarsi
in modo aperto e accogliente alle esperienze
spiacevoli o dolorose.
Lo stato mentale mindful può essere inol-
tre caratterizzato in contrasto con stati della
mente in cui l’attenzione si dissocia involon-
tariamente dal campo di esperienza nel mo-
mento presente, come, ad esempio, nel cosid-
detto divagare della mente, che si manifesta
attraverso pensieri inconsapevoli, fantasie e
proiezioni di sé nel passato o nel futuro, oppu-
re nell’agire con il “pilota automatico”, ovvero
senza consapevolezza delle proprie azioni e
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delle proprie emozioni. Pertanto la mindful- zione redatta da una Commissione Parlamen-
ness permette di rimanere in contatto con- tare britannica nell’ottobre del 2015 dal titolo
sapevole e di accettazione con l’esperienza “Mindful Nation UK” ha enfatizzato l’impor-
nel qui ed ora, portando potenzialmente ad tanza strategica della mindfulness in quattro
incontrare e apprezzare ogni momento della ambiti chiave per la nazione: clinico, educati-
propria vita e a fare amicizia con il cambia- vo, lavorativo e penitenziario. Il sistema sanita-
mento incessante in essa, piuttosto che es- rio nazionale inglese utilizza un intervento ba-
serne disturbati e sperimentare il disagio che sato sulla mindfulness come una delle terapie
deriva dai cambiamenti e dal non potere con- più efficaci per la depressione.
trollare gli eventi. La mindfulness può essere una risorsa impor-
Diverse ricerche hanno evidenziato che pro- tante per ridurre lo stress e il disagio psicologi-
grammi o interventi basati sulla mindfulness co associati al Covid-19.
portano alla riduzione dello stress e di stati di Una recente rassegna di Brooks e al. (2020)
disagio psicologico, aumentando la calma, la relativa all’impatto psicologico del periodo
concentrazione, la resilienza e la lucidità dei di quarantena dovuto al Covid-19, pubblicata
praticanti. Il training basato sulla mindfulness sulla prestigiosa rivista medica Lancet, ha ri-
ha inoltre effetti salutari sui principali network portato che la maggior parte degli studi rivela
del cervello, migliorandone il funzionamento, effetti psicologici negativi connessi alla qua-
oltre a ridurre gli effetti dell’invecchiamento rantena, come sintomi da disturbo post-trau-
neurocognitivo, in termini di neuroplasticità matico da stress, confusione e rabbia. I fattori
funzionale e strutturale. stressanti hanno incluso la durata della qua-
Basandosi su adattamenti e contestualizza- rantena, paure di contrarre l’infezione, fru-
zioni secolari di pratiche meditative onorate strazione, noia, la percezione di non avere un
dal tempo e sulla loro integrazione con aspetti adeguato accesso a risorse e di non ricevere
psicoeducativi di più recente sviluppo, gli in- informazioni adeguate, nonché perdite eco-
terventi basati sulla mindfulness hanno cono- nomiche.
sciuto una grande diffusione nel mondo nelle La rassegna ha anche riportato che diversi ri-
ultime decadi, in diversi contesti e ambiti della cercatori ritengono che gli effetti connessi a
società. tali stati mentali negativi e fattori stressanti
Per esempio, negli Stati Uniti e nel Regno Uni- durino a lungo nel tempo. Si ritiene inoltre che
to, tra altre nazioni del mondo, la mindfulness gli stati mentali negativi riportati e gli effetti
ha diffuse applicazioni terapeutiche, educati- associati allo stress, con particolare riferimen-
ve e di ambito aziendale, con importanti utiliz- to ad ansie, confusione, frustrazione e rabbia,
zi in grandi aziende come Google, oltre che in in combinazione con abitudini, aspettative,
scuole, centri clinici e altri contesti. Una rela- credenze e comportamenti associati a dipen-

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denze, possano avere giocato un ruolo nel climatico globale e dei dissesti ecologici e di
causare comportamenti inappropriati o irre- sostenibilità nel pianeta.
sponsabili durante il lockdown per il Covid-19. L’aumento di consapevolezza può assume-
Praticare la mindfulness nel periodo attuale, in re una portata ecologica, regolando sia stati
cui i contagi da Covid-19 sono in circolazione, mentali di reattività ad una minaccia percepi-
con restrizioni sociali e incertezze diffuse, può ta nel caso del Covid-19, che di dipendenza e
quindi aiutare ad attenuare la proliferazione abitudine rilevanti sia per la vita con il Covid-19
di pensieri negativi e stati mentali negativi che per le scelte in relazione all’ecologia e al
che tendono ad alimentarsi reciprocamente, cambiamento climatico.
come nei casi della depressione e dell’ansia. Si può quindi assumere che un’aumentata
Inoltre, la mindfulness può essere proposta flessibilità mentale connessa alla pratica del-
in modo economico in gruppi, e fruita anche la mindfulness e della compassione porti gli
in modalità online. La pratica della mindful- individui ad essere più liberi dalle proprie pau-
ness può inoltre essere utilmente associata ad re, ansie, dipendenze, abitudini e frustrazioni,
esercizi meditativi di benevolenza e compas- ed allo stesso tempo a comportamenti verso
sione verso sé stessi e gli altri, che portano a l’ambiente e la società che siano più consape-
un senso di agio, apertura e accettazione, oltre voli e responsabili in termini ecologici e di so-
ad aumentare il livello di ossitocina, un ormo- stenibilità, oltre che nella prevenzione di con-
ne e neuromediatore associato a condizioni di tagi da Covid-19.
benessere psicofisico, distensione e agio. Al riguardo, con un gruppo internazionale di
Inoltre la coltivazione della presenza menta- esperti nell’International Panel for Behavioral
le può contribuire a mantenere un livello di Change (IPBC) con sede a Parigi, siamo im-
attenzione sostenuta e di calma che aiuta il pegnati a sviluppare ricerche e interventi per
mantenimento di comportamenti vigili e re- il cambiamento di atteggiamenti e compor-
sponsabili, utili per la prevenzione di contagi, tamenti umani per l’ecologia, la riduzione del
e la consapevolezza delle situazioni, di benefi- cambiamento climatico e un futuro sostenibi-
cio per sé stessi e per gli altri in contesti sociali. le, in cui programmi ecologici di mindfulness
La pratica della mindfulness può inoltre pre- e compassione possono giocare un ruolo rile-
venire l’insorgenza di disturbi e vulnerabilità a vante.
lungo termine associati al Covid-19, sulla base
di studi precedenti sugli effetti benefici della Bibliografia
mindfulness sul disturbo post-traumatico da
stress, sull’ansia, sulla depressione e sull’inson- - Brooks, S.A., Webster, R.K., Smith, L.E., et al.
nia. Si può quindi plausibilmente assumere (2020). The psychological impact of quaranti-
che il training di mindfulness porti all’aumen- ne and how to reduce it: rapid review of evi-
to dei livelli di consapevolezza, di equilibrio dence. The Lancet, 395, 912-920.
emozionale e motivazionale, nonché di attitu- - Kabat-Zinn, J. (2005). Vivere momento per
dine alla cura di sé e degli altri, di rilevanza sia momento. Sconfiggere lo stress, il dolore, l’an-
per la corrente crisi mondiale per il Covid-19, sia e la malattia con la mindfulness. Milano:
che per l’importante sfida del cambiamento TEA.
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Reportage

Il Centro per la Giustizia Minorile per la Cala-


bria durante il periodo più duro della pande-
mia ha indetto un concorso fotografico inti-
tolato “Scatti a casa” a cui hanno partecipato
i ragazzi in area penale esterna di tutta la Ca-
labria, i ragazzi ospiti nelle comunità educati-
ve con provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria
minorile di natura penale, civile ed ammini-
strativa. Ai ragazzi è stato chiesto di fotografa-
re qualcosa che esprimesse il proprio vissuto
rispetto al momento che stavano vivendo, ac-
compagnando lo scatto con una didascalia
dei sentimenti suscitati dal momento di emer-
genza sanitaria nazionale.Sono pervenute cir-
ca 200 fotografie, selezionate da una giuria co-
a cura di Isabella Mastropasqua

stituita da alcuni ragazzi dell’Istituto Penale


per i Minorenni di Catanzaro. Le 12 foto scelte
compongono il calendario Scatti a casa 2021.  
La Giustizia minorile ha voluto lasciare un se-
gno di speranza in un periodo di incertezza e
paura, aiutando minori e giovani a guardare
oltre, ad avere la capacità di riconoscere il bello
a casa

che gira loro intorno, su cui costruire la propria


Scatti

vita.

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Pensieri in
ordine
Ripensare la professione,

“Questa rivista vuole proporsi come un luogo


nel quale queste professioni, che paiono retag-
gi di un mondo che fu, sappiano farsi interpreti
del loro ruolo, ricollocando questo ruolo in que-
sto spazio tempo presente che è già futuro,
evitando di divenire servi sciocchi di un potere
sempre più pervasivo”.
riscoprire il potere

Le parole di Raffaele Bracalenti, nella presen-


tazione di questa nuova rivista, credo servano
da piccolo buffetto e da aiuto nel collocare al-
cune riflessioni su cui da tempo le professioni
di aiuto – assistenti sociali per primi – si stanno
interrogando.
Nelle poche righe citate si possono intravede-
re temi e nodi critici che spiegano la necessità
di questa rivista, come un nuovo luogo per un
approccio critico e riflessivo. Credo che Dromo
di Gianmario Gazzi

potrà esserlo se manterrà lo stile, anche provo-


catorio, di questo primo numero.
Dico “provocatorio” perché è inutile continuare,
come è stato per tanto tempo, a evitare di con-
frontarsi su temi scomodi come quello del sen-
so dell’azione professionale, del rapporto con
il potere e della riappropriazione della respon-
sabilità della propria storia. In questo presente
che è già futuro sembra, spesso, che tutto sia
capitato per caso, che sia sempre stato così o
che sia possibile, viceversa, smaterializzare tut-
to.
Nel mondo reale non basta un CTRL+ALT+CANC
a riavviare il sistema.
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Nel reale servono dibattito, fatica, consapevo- flessione sulla nostra autorappresentazione e,
lezza e soprattutto visioni e desideri. di riverbero, sulla consapevolezza del potere.
In questo breve contributo iniziale, vorrei lan- Per questo, nel mio contributo, troverete più
ciare qualche piccola, fastidiosa provocazio- domande che affermazioni.
ne, per rinforzare le righe citate che colgono il Partiamo dall’idea, dalla visione e dal ruolo ri-
tema di un ripensamento anche della nostra spetto alla nostra professione che abbiamo
difficile e dura professione di assistenti sociali. nella testa.
Sono l’avvio di un dibattito che spero lungo e a Siamo disposti - premettendo che non siamo
più voci, non una conclusione o una soluzione. più nel secolo scorso - a uscire, il prima possibi-
Credo che oggi più che mai sia necessario un le, dallo schema consueto dell’Assistente socia-
pensiero articolato per comprendere le possi- le dipendente pubblico, sovraccarico di “casi”,
bili direzioni da intraprendere in questo spa- sempre schiacciato sull’urgenza, che si occupa
zio-tempo. del signor X e della signora Y?
Quando si dice ripensamento, soprattutto in Questo probabilmente potrebbe essere un
Italia e da parte di chi ha ruoli di rappresen- primo passo per il percorso di riflessione che
tanza istituzionale, subito si pensa alla via più Bracalenti indica. Dobbiamo, parlo per tutte le
semplice: l’ennesima “riforma della riforma” di professioni, recuperare una consapevolezza di
un qualche testo normativo o di istituzioni del ruolo e potere, ma per fare questo non accet-
secolo scorso. Rimuoviamo spesso - altra co- tiamo più (almeno noi assistenti sociali) di esse-
stante di questa nostra epoca – un’enormità di re solo una sorta di cerotto istituzionale.
norme bellissime e scritte benissimo, ma com- Ben inteso, gli interventi riparativi e/o d’urgen-
pletamente disattese. za vanno fatti, ma non basta più e non è mai
Ritengo che questo ripensamento debba esse- stato sufficiente.
re inteso come un processo riflessivo che parta La professione, proprio perché tale, deve essere
da noi, singoli professionisti, per primi. oggi capace di uscire dall’esecuzione e affron-
Provocherei, per prima cosa, avviando una ri- tare limiti e deficienze del sistema. Non pos-

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siamo, ed è ancor più evidente nel tempo del hanno fatto lottando per chi non poteva lottare,
Covid, limitare l’azione dell’assistente sociale per chi è più debole, per chi era diverso, per chi
alla sfera del fare. Come mostrano le ricerche, era escluso. Questa è la nostra funzione ancora
il servizio sociale professionale ha fatto la diffe- oggi, non muta nel mondo attuale, già proiet-
renza proprio dove è stato capace di proporre tato al futuro.
cambiamenti e innovazioni. La narrazione che non si possa incidere è erra-
In questa prospettiva quanto viene detto da ta, distorta e in alcuni casi auto-assolutoria. La
Bracalenti ha ancor più significato. storia stessa della professione ricorda che così
Che senso ha una professione che continua a non è: basta riprendere un qualsiasi testo di
replicare se stessa? storia del servizio sociale.
Qui viene utile un’altra affermazione voluta- Certo, nel mondo del futuro non basterà essere
mente provocatoria: rimanere in possesso del orgogliosi della funzione avuta, per essere più
potere. forti serve affrontare il cambiamento, coscienti
Immagino già le facce dei colleghi e le loro pro- di non essere meri funzionari.
babili imprecazioni a questa provocazione: “Ma Fa il servo sciocco chi ha convenienza a farlo.
se siamo marginali? Non ci calcola nessuno!”, Un professionista, l’assistente sociale, può, in
“Quale potere, che siamo pochi e malconci?”, questo nuovo mondo, evitare questo rischio
“Di quali Assistenti sociali parla… ma è mai stato se saprà essere consapevole del proprio pote-
in un servizio?”. re, che nasce non solo dal lavoro diretto con un
Ecco, torno a quello che ho scritto prima: chi certo numero di persone, ma dal fatto di dare
lo ha detto che l’assistente sociale non ha po- voce a quelle persone. Denunciare le iniquità
tere e che non possa incidere, se non gli stessi non significa solo organizzare singole azioni,
professionisti che sono sopravvissuti al periodo ma saper proporre soluzioni valide anche per
d’oro del welfare? tutti gli altri.
Il passo successivo, se vogliamo discutere vera- Le professioni, tutti i singoli professionisti, in
mente, è quello di affrontare la scarsa autosti- questo tempo, hanno il dovere di porsi queste
ma o autoconsapevolezza - indotta da politiche domande, di accettare la sfida, oppure, come
scellerate, scarsa ricerca e da un gergo ai più detto in premessa, li aspetta una naturale
incomprensibile – che gli stessi professionisti estinzione, come in tutte le fasi che il pianeta
sociali hanno nel rappresentarsi tra loro e con il ha vissuto.
mondo che li circonda. Serve quindi uno spazio dove rendere possibili
Posso dire che dal mio osservatorio privilegiato questi pensieri e dibattiti. Una rivista che guar-
nel tempo, proprio per scarsa considerazione da al lavoro sociale professionale non solo e
di sé e della importanza di queste professioni, non tanto come prodotto dei professionisti, ma
si è fatto molto poco per assumere piena com- come laboratorio per un’idea di umanità e di
prensione del potere che abbiamo. vita nelle comunità sociali. Un nuovo strumen-
Non vorrei che si dimenticasse quanto i social to che, dal mio punto di vista, potrà moltiplica-
worker hanno fatto per i diritti delle persone re la riflessione critica innanzitutto del sogget-
nella storia. Non lo hanno fatto da dipendenti o to persona, che deve corrispondere all’azione
con riconoscimento giuridico/contrattuale. Lo professionale.
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“La cultura come ecosistema


Cultura ha mostrato una fragilità, so-
prattutto, nella sua capacità di
comprendere”. Per Marino Si-
nibaldi, direttore di Rai Radio
3, la cultura di fronte alla pan-
demia ha fatto e sta facendo
molta fatica. “Per delle ragioni
La cultura incapace

oggettive, innanzitutto, per-


ché siamo di fronte ad una catastrofe di dimen-
sioni epocali e anche perché è un fenomeno
inedito davanti al quale siamo tutti disarmati:
non abbiamo categorie, cure, strutture, non
di comprendere

abbiamo modelli”.
Lucia Guarano intervista Marino Sinibaldi

L’importanza delle parole. Qual è, secondo


te, la parola di questi mesi travagliati?

Le parole hanno dei percorsi strani. Il Covid-19,


ad esempio, ha reso popolari parole come pan-
demia e altre, piccole o banali, sono diventa-
te esplosive. Una è la parola cura, quella più
programmatica, una parola piccola, semplice
nella sua brevità ed usata moltissimo. Anche
l’attività di cura è molto diffusa e riguarda di-
versi aspetti della nostra vita, però è come se
ci fosse una specie di marginalità di questa pa-
rola. Una parola fondamentale, ma marginale;
un’attività fondamentale ma marginale, spes-
so relegata ad un ambiente domestico e asso-
ciata alla figura femminile.
La parola non ha avuto mai un’altezza, una no-
biltà, nemmeno una sua intensità o drammati-
cità. L’altra parola fondamentale è fragilità, pa-
rola che allude all’area di debolezza che il Covid
ha portato così fortemente alla luce ponendo
il tema della nostra finitezza specie ad alcune
generazioni o fasce geografiche e sociali.
In generale, è come se il Covid avesse fatto
emergere anche la fragilità della nostra so-
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cietà, della trama dei rapporti e dei modelli nuo a pensare di avere ragione.
economici ed ambientali. È come se un intero Gli intellettuali, invece di aiutare tutti ad elabo-
modello di vita fosse stato spazzato via. rare mentalmente il fatto che gli spazi andas-
sero svuotati, ad elaborare alternative e pro-
Fare cultura durante la pandemia. Quali in- poste, cioè modelli diversi, si sono comportati
segnamenti ci porteremo dietro? come il ristoratore che non vuole chiudere, e
questa è una cosa vergognosa.
‘Paion traversie ma sono opportunità’ diceva Rimarrà la domanda del perché, al momento
Gian Battista Vico… Da un punto di vista cultu- dell’appuntamento con la storia, gli intellettua-
rale, siamo legati ad un modello per cui pen- li non hanno capito che cosa stesse accaden-
siamo che tutto questo finisca e si configuri do. Difendere l’idea dei cinema aperti mentre
come una parentesi. Invece è probabile che la chiudevamo le scuole mi sembrava un’idea
pandemia lasci qualcosa di stabile. E questo è folle e un po’ ipocrita.
uno dei primi problemi culturali. Tutta retorica con interviste in prima pagina
Io sono molto colpito dal fatto che la reazione per dichiarare che la cultura non si tocca. È
intellettuale è comunque quella di un evento ovvio che la cultura non si tocca, ma c’è una
che in larga parte è confermativo di quello che pandemia.
già si pensava. Più o meno, tutti gli intellettuali
hanno trovato nella pandemia la conferma di Riusciremo a fare buon uso della catastro-
qualcosa che dicevano prima. Sul piano politi- fe?
co questo è ancora più evidente.
Pensiamo all’uso fatto della pandemia con- Inevitabilmente si fa buon uso della catastrofe.
tro i migranti. C’è nella funzione intellettuale, Io, quotidianamente, mi occupo solo di riuscire
soprattutto oggi, una tendenza a trovare solo ad andare in onda, di fare cultura e comunica-
conferme a quello che si pensa. zione in una situazione difficilissima.
Non è quindi in grado di darci strumenti di Abbiamo imparato molto: a tenere le perso-
comprensione reali. ne a casa e a mandarle in onda. Lo studio ra-
Il mio modello, invece, è uno per il quale l’intel- diofonico, che per me è il luogo più bello del
lettuale dovrebbe avere una grande capacità mondo, oggi è un luogo tossico perché è fatto
di pensare la realtà e quindi di adattare e mu- proprio per non far entrare un rumore, un re-
tare il pensiero della stessa. C’è una citazione spiro, una luce. Sono studi sigillati e li abbiamo
di Keynes che mi ha accompagnato per tutti dovuti svuotare studiando tutte le tecnologie
questi mesi: quando i fatti cambiano, io cam- possibili.
bio opinione. Chiaramente, cambiare opinione Ciascuno nel suo campo sta facendo esperien-
ha il rischio della subalternità, del trasformi- ze di sopravvivenza e di riforma dei modelli di
smo, però stiamo vedendo l’opposto: figure comunicazione che sicuramente rimarranno.
che ripetono le stesse cose. Abbiamo imparato a fare delle cose a distanza,
Mi è capitato di intervenire pubblicamen- cose anche intense e significative. Alla Radio
te, abbastanza pesantemente, sul tema delle abbiamo imparato moltissimo, cose enormi e
aperture dei musei e dei teatri perché ero tra i sottili. In realtà, se stai a casa con un supporto
pochi a pensare che andassero chiusi. E conti- puoi andare in onda e questa cosa cambierà
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il modello di lavoro anche se mancherà molto Così può sopravvivere? Certo, ma ci vedo un li-
l’elemento del confronto, della condivisione. mite. Nelle forme e nei comportamenti cultu-
Qualcosa rimarrà? Se non altro come consa- rali, temo che questa pandemia ammazzi una
pevolezza o riserva mentale per cui penserai serie di cose già deboli, ad esempio istituzioni
a delle cose che facevi automaticamente, ma culturali, case editrici, librerie. E anche su que-
ci sarà anche un’altra pulsione: quella di chiu- sto punto gli intellettuali devono fare battaglie
dere questa parentesi il più in fretta possibile concrete, non di principio, chiedere e ottenere
e ricominciare a fare esattamente tutto quello risorse, che si stanno ottenendo.
che facevamo prima, che ora sembra favoloso. Non dobbiamo dire ‘che scandalo, ci sono le
Si depositerà l’idea che il singolo conta? Noi bare’. Lo scandalo è la morte. Lo scandalo è
abbiamo perso fiducia nel comportamento la pandemia, non il DPCM. La rimozione e la
individuale perché ci sembra di essere impo- negazione, principali reazioni psicologiche, le
tenti, invece avremo imparato dalla pandemia stiamo vedendo tutte in atto.
che il comportamento individuale è epocale. Ci sono dei modelli tossici che portavamo
Una semplice cosa come restare a casa, ci è avanti e quelli non dobbiamo farli tornare
sembrata rilevante. come erano prima. Dobbiamo dare dei model-
E infatti lo è stato. Si sono alzati nella nostra li nuovi, imparare qualcosa. Questo è il lavoro
vita dei confini dove prima non c’era nulla e della cultura che comincia adesso.
questa è una cosa che rimarrà.
Un compito della cultura sarebbe quello di sor- Come è cambiata la comunicazione duran-
vegliare e orientare, perché ha una funzione te la pandemia?
orientativa.
Invece c’è chi si lamenta e dà voce all’infantili- Noi ci siamo arrivati con ancora in vita il mondo
smo quando la cultura implica un elemento di dei media tradizionali che ha dominato il seco-
responsabilità e consapevolezza. lo alle nostre spalle, con già in sposa la nuova
Noi a Roma abbiamo realizzato “Insieme”, con dimensione dei social media.
non poche preoccupazioni. Cominciamo a ve- Abbiamo affrontato la pandemia avendo a di-
dere cosa possiamo raccogliere, cambiare e sposizione sia i giornali, le tv che i tweet e i post
adattare. di Facebook e penso che, dopo una prima fase
E poi essere pronti a ripartire ed evitare che di attenzione, abbiamo ceduto all’emotività,
ammazzino tutto quello che c’è di fragile ades- alla strumentalizzazione.
so. Queste sarebbero le cose da fare ora. A un certo punto sui social è prevalsa una dis-
seminazione di rivendicazioni, irrispettosa del-
Cosa ci aspetta da adesso in avanti? la dimensione della pandemia e dei morti. Non
perché bisogna stare zitti e sopportare, ma a
Ci saranno cambiamenti nel profondo. Avre- partire dai luoghi della cultura, bisogna inse-
mo un problema con tutto ciò che è contatto gnare la responsabilità per quello che accade.
e confronto. Io associo la curiosità e la cono- Il rispetto e l’indulgenza per il dramma che sta
scenza ad una spinta fisica di andare a toccare accadendo.
e vedere.
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Cultura
Spunti di un terzo

Moltissimo è stato scritto sulla pandemia da


Covid-19, tanto in termini di letteratura scien-
tifica che, più in generale, nell’ambito del di-
battito culturale sulle implicazioni e sulle con-
seguenze di un’emergenza che nasce sanitaria
ma ha necessariamente un impatto più ampio.
Si è pensato quindi di proporre due spunti di
riflessione.
Il primo si snoda attraverso quattro proposte di
lettura di articoli scientifici internazionali, ac-
cessibili via web, e parte dalla modalità con cui
la pandemia è stata generalmente presentata:
di Chiara Peri e Chiara Punzi

un rischio di contrarre una malattia infettiva


respiratoria acuta, potenzialmente letale.
pensiero

Il mondo intero, dunque, sul piano sanitario,


biologico, infettivologico, virologico si è posi-
zionato di conseguenza: ciascuna nazione ha
provveduto a costituire il proprio comitato tec-
nico-scientifico.
L’aspettativa rispetto alle misure di conteni-
mento, variamente declinate, è stata che qua-
lunque “sacrificio” sarebbe stato ben accolto
dalla società civile, in considerazione del fatto
che la salute è più importante di qualsiasi altro
aspetto della vita. Vale però la pena di sottoli-
neare due aspetti.
Il primo è l’implicita scelta di intendere la sa-
lute come uno stato di benessere meramente
biologico-organico, fotografato nel momen-
to presente, senza alcuna proiezione nel me-
dio-lungo termine. Il secondo è il rischio, con-
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creto e tangibile, che gli effetti delle misure, dei maestra di vita, e che ciò che se ne ricava possa
“sacrifici” richiesti, sconfinino ampiamente dal contribuire a cambiare il corso degli eventi? Si
dominio nel quale la causa è stata circoscritta, tratta certamente di un esercizio affascinan-
rendendo assai più opinabile la valutazione ri- te e disperato, che presuppone una profonda
schio/beneficio a cui talora ci si appella. Le con- fede nell’umanità. Chi sarebbero infatti i desti-
seguenze riguardano, a tutti gli effetti, la salute natari delle lezioni impartite dalla pandemia?
delle persone, a patto di delimitarne l’ambito Forse politici illuminati, o potenziali animatori
sulla base della più completa definizione data di nuove forme di democrazia partecipata ca-
dall’OMS ne diede nel 1948: uno stato comple- pace di integrare le manchevolezze di quel-
to di benessere fisico, sociale e mentale. le esistenti. O piuttosto l’unico destinatario è
È innegabile che, nei mesi, il malessere sociale proprio l’essere umano in quanto tale: deinòs,
e mentale sia andato aumentando, e sia stato terribile e meraviglioso, come descritto nel pri-
spesso trascurato o addirittura demonizzato, mo stasimo dell’Antigone di Sofocle, capace di
certamente acuito dalle misure adottate per “fare il male quanto il bene” e, allo stesso tem-
preservare quello fisico. Passato il tempo delle po, potenzialmente attratto dal fascino dell’ar-
scelte affrettate davanti a un evento nuovo e gomentazione razionale e capace di vedere
imprevisto, è sicuramente urgente recuperare quel che non c’è (ancora) e di alzare lo sguardo
uno sguardo più equilibrato. Gli articoli selezio- verso l’orizzonte (magari condiviso).
nati sono un contributo in questo senso.
La seconda pista di riflessione prende spunto “Using social and behavioural science to
da un tentativo ancora più ambizioso di Edgar support COVID-19 pandemic response” –
Morin: dare dalla pandemia una lettura ancor Nature human behaviour, vol 4, may 2020,
più articolata e complessa, per trarre da un’e- 460-471
sperienza epocale globalmente condivisa un
vero e proprio insegnamento multidimensio- È oramai acclarato come le misure di conteni-
nale. È possibile credere ancora che la storia sia mento del Covid-19 ricadano sulla salute psichi-
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ca, sulle relazioni interpersonali e sull’equilibrio In ultimo, l’articolo indaga le possibilità di for-
di un determinato contesto storico-culturale. nire un supporto reale per attuare strategie di
L’articolo si propone di impiegare gli strumenti adattamento allo stress, tentando di rimediare
delle scienze sociali e comportamentali – psi- alla banalizzazione con la quale, talvolta, que-
cologia, sociologia ed antropologia in primis – ste misure sono state presentate. Prendendo
al fine di comprendere i fenomeni di risposta ad esempio il “distanziamento sociale”, gli au-
all’emergenza. tori argomentano come le autorità potrebbero
Ove questo risulti praticabile, gli autori pro- impiegare maggiori risorse per comprendere
pongono di utilizzare questi strumenti per in profondità, spiegare e prevenire gli effetti
imparare a muoversi all’interno dei più diversi delle misure a medio-lungo termine sulla sa-
contesti e per migliorare l’efficacia della comu- lute mentale, immunologica e cardiovascolare.
nicazione scientifica. Inoltre, le scienze sociali Una tale attenzione, sensibile e competente,
trovano impiego nell’obiettivo di allineare l’in- potrebbe condurre ad una maggiore com-
teresse individuale con quello collettivo e di pliance. Soprattutto, potrebbe giovare allo sta-
apprendere le tecniche di una leadership che to di salute di una società civile prostrata, se è
accresca la fiducia della società civile. vero che “salute” è anche sentire che il proprio
Approfondendo l’analisi, gli autori indagano la malessere non è banale, ma ha valore.
percezione del rischio e a tal riguardo eviden-
ziano l’enorme portata che una malattia infet- “Paul E., Brown G.W., Ridde V., COVID-19:
tiva evoca di per sé. L’immaginario è quello di time for paradigm shift in the nexus betwe-
un’umanità memore di tragedie quali la peste, en local, national and global health”. BMJ
il colera, la “spagnola”. Global Health 2020;5:e002622. doi:10.1136/
Alla luce di tale suggestione, analizzano la di- bmjgh-2020-002622
mensione emozionale connessa alla pande-
mia, che si carica di nuove energie ogni qual- Se è vero che ogni crisi cela un’opportunità,
volta l’immaginario incontra le comunicazioni quella che l’umanità sta attraversando in que-
delle autorità nei vari bollettini sull’emergenza. sto momento è un’opportunità senza prece-
Il dominio emozionale più spesso coinvolto è denti. Già con Ebola, rammentano gli autori,
ovviamente quello della paura. Ma, psicologi- gli stati si erano impegnati a un cambio di pa-
camente, l’attenzione selettiva di una persona radigma nella governance della salute a livello
si focalizza sugli aspetti dell’informazione con- globale, riconoscendo l’esigenza di una gestio-
sensuali alla qualità dell’emozione che sta pro- ne coordinata sui piani locale-nazionale-globa-
vando, indirizzandone le scelte comportamen- le. La promessa, però, è stata in massima parte
tali. E allora, appellarsi alla paura, come rivela disattesa, e oggi si osserva uno scenario in cui
la metanalisi citata, genera reazioni opposte a è quasi soltanto il patogeno ad esser cambiato.
seconda del senso di auto-efficacia che il sog- I virus e le epidemie sono sempre esistite, ma
getto prova: mentre un buon senso di auto-ef- il Covid-19 ha messo in ginocchio i sistemi sani-
ficacia condurrà a reagire energicamente alla tari per aver smascherato una grave lacuna di
minaccia, la sua mancanza causerà un com- preparazione e prevenzione. Anni di politiche
portamento difensivo ed evitante. di austerità, basate sul criterio dell’efficienza
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DROMO

tecnica, hanno ridotto i sistema sanitari a meri enormi passi avanti attraverso la semplificazio-
erogatori di risposte al problema («response ne, ma ha forse imprigionato la scienza in tale
mode to case-by-case threats»), consumando estrema semplificazione.
la capacità di fronteggiare le emergenze. Tut- La crisi è l’ennesima – forse ultima – chance
to ciò che esula dagli algoritmi standardizzati per l’umanità di passare dal paradigma a bre-
di diagnosi e cura – tanto in termini di affluen- ve termine di “reazione al problema” ad uno a
za numerica quanto di complessità – è stato medio-lungo termine di sistematizzazione e
vittima dei tagli alle spese, colpevole di stare prevenzione, restituendo alla salute la dovuta
stretto nel «minimising inputs and increasing complessità.
outputs».
Il mondo del Covid-19 è lo stesso che ha visto https://theconversation.com/why-a-one-si-
negli ultimi anni un aumento esponenziale di ze-f its-all-approach-to-covid-19-could-ha-
premature morbilità e mortalità dovute, per ve-lethal-consequences-134252?fb-
esempio, alla depressione, all’inquinamento c l i d = I w A R 0 N Vc R 9 C 2 c 0 z 9 T4 M u G O L X -
dell’aria, alle catastrofi naturali cagionate dai vDLxdJ7NM9ukAbRfWEJ9DdEEwMxDkLi-
cambiamenti climatici, all’antibiotico-resisten- z7N2ho
za. Un’emergenza, quest’ultima, che è stimato “Why a one-size-fits-all approach to CO-
ucciderà 300 milioni di persone entro il 2050. VID-19 could have lethal consequences”
Così, la tradizionale frontiera tra “patologie in-
comunicabili” – affezioni croniche e/o difficil- Già prima non sembravano degne del mondo
mente obiettivabili – e patologie “tradizionali” “civile” molte notizie che ogni giorno il tele-
si è andata via via assottigliando con la sco- giornale si limitava a gracchiare nelle case di
perta del cosiddetto biosocial contagion. Così un Occidente molto distratto, ma negli ultimi
potrebbe definirsi, secondo gli Autori, il ruolo mesi è avvenuto senza dubbio qualcosa di in-
patogenetico dell’ineguaglianze sociali, che in- degno. Le prescrizioni per arginare il Covid-19
terferiscono con il “naturale” andamento di un hanno avuto in ogni luogo pretesa di validità
contagio biologico. Allora, se questo è vero, il universale, private del dovuto relativismo cul-
mondo del Covid-19 sta in realtà fronteggian- turale. Lungi dall’essere un tedioso problema
do una più complessa syndemic: una sinergia epistemologico, questo significa che l’“Occi-
di epidemie che coesistono nel tempo e nello dente” - ancora una volta - ha imposto il pro-
spazio, interagiscono tra loro, generano severe prio modello di salute sul resto del mondo.
complicanze e condividono comuni determi- I Paesi più fragili hanno infatti subìto total-
nanti sociali. mente l’assenza di adattamento delle misure
Occorre dunque aprire gli occhi sul grande er- ai propri, diversi contesti, poiché ai tavoli del-
rore di fondo sul quale si basa l’inadeguatezza la WHO questo problema culturale – che ha
del modello odierno: il paradigma pasteuriano strettamente a che fare con la vita delle per-
«una malattia-un patogeno-una cura¬». sone – non è mai arrivato all’ordine del giorno.
Questo modello, imponendo come gold stan- In ogni dove, inoltre, si è imparato a usare le
dard lo studio a controllo randomizzato che parole dell’epidemiologia rispetto al virus, stu-
isola una variabile dalle altre, ha consentito diando i tassi a menadito, ma si è dimenticato
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di applicare quelle stesse parole alle misure di Si dà il caso, però, che in Africa gli over 65 non
contenimento. superino il 6,09% della popolazione, i sistemi
Da queste premesse nascono gli interrogativi sanitari non abbiano mai avuto la forza di ri-
che si pongono gli autori: come si può prescri- spondere ai cittadini, nemmeno con un afflus-
vere il “distanziamento sociale” senza che un so normale, e che ogni nuova recessione vada
comitato tecnico-scientifico ne abbia calcola- ad aggravare i numeri già spaventosi di disoc-
to il tasso di letalità (CFR, “Case-fatality rate”)? cupazione, povertà, malnutrizione e fame. In
E ancora, come si può prescindere dall’inserire altri termini, significa vedere crescere ancora
nel calcolo le variabili contestuali, se è ancora la mortalità, specialmente infantile.
fresca la lezione che il fallimento di indiscrimi- Inoltre, in Sud Africa, ad esempio, l’economia
nati interventi per l’HIV in Africa impartì all’Oc- si regge quasi esclusivamente sul turismo, e le
cidente? città sono estremamente sovraffollate; ciò si-
La comunità internazionale avrebbe dovuto gnifica che potrebbe ripetersi il triste scenario
imparare da tempo che il contesto socio-cul- londinese della peste: solo l’aristocrazia si poté
turale locale può neutralizzare interventi sani- trasferire nelle campagne, ed i poveri non po-
tari efficaci altrove; pare, invece, che così non terono sfuggire al contagio. In ultimo, in una
sia stato. popolazione poverissima, a nulla valgono le
Gli autori analizzano gli obiettivi delle misure, prescrizioni igieniche. Se non si può mangiare,
il loro prezzo e la loro efficacia in quel contesto non si compra sapone: “you can’t eat soap”.
particolare che è il continente africano. E allora, se le misure non sono efficaci, se il
Come nel resto del mondo, gli obiettivi delle prezzo da pagare è insostenibile, e se gli obiet-
misure attuate in Africa erano quelli di proteg- tivi, pressoché irraggiungibili, sarebbero vani
gere gli anziani ed “appiattire della curva” dei anche una volta raggiunti, urge chiedersi che
contagi. La ratio è trasformare il picco in una senso abbia tutto questo.
meno minacciosa linea curva, evitando il so- L’approccio neo-colonialista “one-size-fits-all”
vraffollamento degli ospedali che impedisce potrebbe, in contesti confinanti rispetto a chi
al sistema sanitario di prendere in carico tutti i lo stabilisce, causare ben più morti del Covid-19.
pazienti. Presupposto fondamentale è, pertan-
to, che lo Stato possa garantire libero accesso h t t p : //d a i l y n o u s . c o m / 2 0 2 0 / 0 3 / 0 9 /
a una sanità pubblica e gratuita. thinking-rationally-coronavirus-co-
Prezzo da pagare - come anche in Occidente vid-19-guest-post-alex-broadbent/
- la recessione economica, l’aumento della di- “Thinking Rationally About Coronavirus CO-
soccupazione e l’annientamento di alcuni set- VID-19” by Alex Broadbent – Dailynous
tori produttivi, turismo in primis.
Occorre poi valutare l’efficacia delle misure L’autore si propone di impiegare gli strumen-
in tale contesto, ovvero verificare se chiudere ti della filosofia per analizzare lo scenario di
scuole, negozi e luoghi di lavoro comporti ef- emergenza da Covid-19. Spiegare il panico in-
fettivamente distanziamento fisico, e se pre- torno al Covid-19 significa chiedersi cos’abbia
scrivere l’incremento dell’igiene personale sia di speciale questo Coronavirus rispetto alle mi-
sufficiente a produrlo. gliaia di altri Coronavirus, abituali conviventi
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dell’uomo. cede con il delineare i passaggi di un’attenta


La minaccia percepita a causa di una patologia analisi costo-beneficio cui ciascuna misura di
non si limita alla probabilità che un malato ne contenimento dovrebbe, a suo parere, esser
muoia: ogni uomo sa di dover morire. Nel XIX sottoposta.
secolo l’abitante di una periferia povera che Tra i parametri emergono, in particolare, l’ef-
avesse contratto la tubercolosi aveva il 100% fettività della misura, la sua tempestività e l’i-
di probabilità di morirne, a fronte del 50% che dentificazione di “beneficiari” e “lesi” dalle con-
questo stesso aveva di soccombere al Colera. seguenze della suddetta.
Eppure, il Colera era notevolmente più temuto. Pur apparendo razionale ed intuitiva la scelta
Questi era una “mitragliatrice”, killer rapido ma di mettere in quarantena una nave da crocie-
impreciso, la TBC un “cecchino”. ra con 79 contagiati, tale non si è dimostrata
La paura, dunque, non risiedeva tanto nella quando, dalla quarantena, ne sono usciti 619.
probabilità di morire, quanto nella rapidità con Dunque l’analisi dell’effettività di una misura, a
la quale la morte sarebbe sopraggiunta. Non ben guardare, talvolta richiede una scelta con-
stupirà questa considerazione, se solo si pen- tro-intuitiva.
sa alla quantità di consumatori di sigarette al Ancora, al considerare se una misura vada in-
mondo, ben noti i dati di morbilità e mortalità trapresa, appare altrettanto importante valuta-
a lungo termine. Inoltre, un’epidemia che de- re quando farlo. Se bisogna chiudere le scuole,
corre in fretta può sovraccaricare un sistema meglio prima che dopo, in modo da accelerar-
sanitario, e dunque, al fattore rapidità, si asso- ne anche la riapertura.
cia anche questa seconda minaccia. Di ciascuna misura intrapresa occorre, secon-
Nella seconda parte dell’articolo, l’autore pro- do l’Autore, individuare chi ne beneficerà e chi
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ne farà le spese; spesso, infatti, le due parti non vicissitudini” che, attraverso le trasformazio-
coincidono. La chiusura di una scuola è a tutela ni, le rivoluzioni e le catastrofi del Novecento,
del diritto alla salute, essenzialmente, degli an- hanno forgiato la sua visione, caratterizzata in
ziani, ma erode il diritto educativo dei minori. egual misura di resistenza e di meraviglia. An-
Entrambi sono diritti inalienabili della persona che nell’ennesima fase emergenziale in cui si è
umana, e non è di certo facile trovarli sui piatti trovato a vivere, il filosofo mette in guardia dai
opposti della bilancia. Allora, per quanto un si- giudizi affrettati di un’opinione pubblica “dro-
mile ragionamento scomodi coraggiose que- gata di immediatezza”. Come in tutte le crisi af-
stioni morali, è venuto il tempo di accorgersi frontate precedentemente, Morin si tiene sal-
che, forse, questo è un coraggio dovuto a chi do nell’ennesimo turbine storico, tenendo ben
reca i segni dei sacrifici. desto il suo spirito critico e autocritico. Senza
cedere alla tentazione di ridurre la lettura a un
Edgar Morin, Cambiamo strada. Le 15 lezio- aspetto particolare (perché, se una lezione Mo-
ni del Coronavirus, Raffaello Cortina, Milano rin ha appreso dalla storia è che “tutto ciò che
2020 “La speranza non è una certezza, com- sembrava separato è in realtà inseparabile”),
porta la coscienza dei pericoli e delle minac- l’autore procede a discernere ordinatamente
ce, ma ci fa prendere posizione e lanciare la quello che il Coronavirus ha da insegnare, pro-
scommessa.” cedendo, per così dire, a cerchi concentrici.
Le prime “lezioni” parlano al singolo e prendo-
La speranza è un tema ricorrente, nell’ultima no le mosse dall’esperienza diretta, simile se
opera di Edgar Morin, che a 99 anni non solo pure non identica, che ciascuno ha vissuto sul-
non è morto (anche se una radio francese, il la propria pelle: il confinamento, la trasforma-
mese scorso, ne ha pubblicato il necrologio, zione dei ritmi e delle abitudini quotidiane, ma
costringendolo a definire – su Twitter – tale an- più ancora quella che Morin definisce “la con-
nuncio “prematuro”), ma non ha perso affatto danna a riflettere sulle nostre vite, sulla nostra
la voglia di “svegliare o risvegliare le coscienze” relazione con il mondo e sul mondo stesso”.
e di continuare a scommettere sulla possibilità Da qui, il passaggio alla dimensione collettiva
di un futuro migliore, di una rigenerazione cul- è naturale: nelle lezioni successive l’interroga-
turale e politica per l’umanità. L’autore precisa tivo di fondo, “Come vivi?”, si amplia in “Come
che la sua speranza è “senza alcuna euforia”, viviamo insieme?”, per poi arrivare, nelle ulti-
ma si percepisce comunque, nelle argomen- me, a indagare con uno sguardo globale la na-
tazioni di Morin, un irrefrenabile entusiasmo tura multidimensionale della crisi che stiamo
intellettuale e un’urgenza di interpretare e attraversando, che al di là degli aspetti sanitari,
esplicitare la lezione, o piuttosto le 15 lezioni, gestionali e economici, si configura a tutti gli
che l’attuale pandemia può dare all’umanità: il effetti come una “crisi dell’intelligenza”. È ur-
virus infatti è il nostro Oracolo di Delfi e, come gente prendere coscienza che le insufficienze
tale, “non dice né nasconde, ma accenna” (Era- di risposta dei sistemi alla pandemia, che sono
clito). Se ce ne fosse bisogno, nel preambo- sotto gli occhi di tutti, pur potendo essere ricon-
lo l’autore si accredita per il suo ruolo di Pizia dotte a responsabilità specifiche, individuali,
contemporanea ripercorrendo i “cent’anni di derivano tutte da una distorsione di compren-
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sione più generale, una sorta di “enorme buco politica dell’umanità) a favorire la possibilità
nero della nostra mente, che ci rende invisibili per ciascuno di vivere nella realizzazione di sé,
le complessità del reale”. Una debolezza strut- a condizione di abbracciare le contraddizioni
turale del sistema di conoscenze occidentale, dell’Homo complexus, senza necessariamente
che ci fa tenere separato ciò che è inseparabile privilegiare l’una o l’altra delle sue dimensioni.
e induce a ridurre a un solo elemento ciò che Riconoscersi insieme sapiens e demens, faber
forma un tutto al contempo uno e molteplice, e mythologicus, oeconomicus e ludens, non
creando un paradosso apparentemente insu- significa arrendersi al caos e al fallimento, ma
perabile: “non è soltanto la nostra ignoranza, anzi arricchire la gamma di risorse a cui possia-
ma anche la nostra conoscenza, a renderci cie- mo attingere per fronteggiare le sfide che la
chi”. Eppure colpisce, in queste 15 lezioni, come pandemia pone. Morin ne conta nove, parten-
lo sguardo esplicitamente critico e a tratti indi- do dalla sfida esistenziale per arrivare fino al
gnato dell’autore su ciascuno dei singoli aspet- pericolo di un grande processo regressivo, ar-
ti, non ultimi quelli relativi alle carenze di azio- ticolato a sua volta in regressioni intellettuali e
ne politica dimostrata dal sistema francese e morali, regressione della democrazia e regres-
più in generale dagli stati europei (i passaggi sioni belliche. La prospettiva è dunque suffi-
relativi alla iper-burocratizzazione e alla dere- cientemente spaventosa per costituire una
sponsabilizzazione del singolo in un sistema forte motivazione per cambiare strada. Non si
basato su una rigida dicotomia dirigente-ese- tratta di vagheggiare una restaurazione di un
cutore richiamano gli amari film di Ken Loach passato perduto o di credere ciecamente in un
“Io, Daniel Blake” e il più recente “Sorry we mis- futuro utopico promesso dall’una o dall’altra
sed you”) trasmetta comunque la sensazione ideologia, ma di ricercare una rigenerazione
che il futuro sia ancora aperto a una possibilità permanente, di cui Morin vede una concreta
diversa, a un sovvertimento completo. Nell’ul- possibilità nelle “miriadi di sorgenti” che sono
timo secolo, sembra suggerire Morin, si sono comparse un po’ ovunque nel mondo in rispo-
verificate trasformazioni anche più improbabi- sta alla crisi pandemica: idee, iniziative di soli-
li: “trovo normale aspettarmi l’inatteso”. darietà, capovolgimenti di dinamiche e di pro-
Proprio l’esperienza della crisi del Coronavirus spettive. Miriadi di rivoli, in sé poco significativi,
può stimolare, potenzialmente, un risveglio ma “che se si congiungessero formerebbero
delle menti, presupposto indispensabile per ruscelli che potrebbero confluire in corsi d’ac-
cambiare strada. Una coscienza piena della co- qua, i quali a loro volta potrebbero confluire in
munità di destino di tutti gli uomini, evidenzia- un grande fiume”.
ta dalla pandemia, può contribuire a una rige- In questo sguardo poetico sul mondo dell’an-
nerazione dell’umanesimo, dando un carattere ziano filosofo si esprime il messaggio più po-
concreto al suo universalismo, finora astratto. tente del libro e forse anche una sorta di canto
La chiave è rieducarci alla complessità, nel suo del cigno: la vera resistenza consiste nell’ali-
significato etimologico: ogni analisi, ogni poli- mentare la fonte della speranza in tempi in cui
tica deve essere complessa, “tessuta insieme”. tutto sembra concorrere al trionfo della dispe-
Se infatti la politica non può creare la felicità razione, e lo spettro della Morte plana sull’u-
individuale, non può che essere la politica (una manità.
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DROMO

Gianmario Gazzi
hanno collaborato Presidente Consiglio Nazionale Ordine Assi-
stenti Sociali

Valeria Negrini
Presidente di Confcooperative-Federsolidarietà
Lombardia e Portavoce del Forum terzo settore
della Lombardia

Antonio Tari Garcia


Psichiatra e psicoterapeuta, coordinatore del
Centro de Día Romareda (Zaragoza)

Luciana Bianchera
Psicopedagogista clinica e responsabile scien-
tifica e della formazione del Consorzio Sol.Co.
Mantova

Chiara Peri
ricercatrice IPRS

Chiara Punzi
Laureanda in medicina

Giorgio Cavicchioli
Psicologo e psicoterapeuta

Pietro De Santis
Psicoterapeuta, socio fondatore dell’IPRS

Andrea Armocida
Coordinatore Centro Aiuto Stazione Centrale -
Settore Emergenze ed Inclusione Sociale Comu-
ne di Milano
DROMO

hanno collaborato
Mariella De Santis
Assistente sociale specialista e scrittrice

Giacomo Anitori
Medico di medicina generale, ASUR Marche

Tiziano Rugi
Giornalista ed editor

Isabella Mastropasqua
Dirigente dell’Ufficio II Prevenzione della devianza e
promozione della Giustizia riparativa del Dipartimen-
to per la Giustizia Minorile e di Comunità.

Antonino Raffone
Professore Dipartimento di Psicologia della Sapienza
e presso School of Buddhist Studies, Philosophy and
Comparative Religions, Nalanda University, India.

Direttore editoriale: Raffaele Bracalenti


Direttore responsabile: Lucia Guarano
Caporedattore: Emanuele Bissattini
Art director: Francesca Spina
Editing: Federica Fiandaca

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Fonte foto pag. 9: Freepic
Fonte foto pag. 79: di Chiara Punzi
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Una su tre
Viaggio intorno alla violenza di genere

Con-vivere
Luoghi e forme della vita comunitaria

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