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È uno dei dati più significativi emersi dalla ricerca “Modern Family: com’è cambiata
la famiglia in 30 anni”. Si parte da un dato di fatto: la parcellizzazione: «In questi
trent’anni la popolazione è rimasta intorno ai 60 milioni, ma le famiglie sono passate
da 19 milioni a 25», dice Fabrizio Fornezza, presidente di Eumetra MR. «Sono
aumentati i single, oggi 8,4 milioni, e i divorzi».
L’Istat ci dice che nel 2018 i matrimoni civili hanno superato quelli religiosi (anche
perché aumentano le seconde nozze), ci si sposa sempre più tardi, crescono le
convivenze (oggi 1 milione 368mila).
Le unioni civili, nel 2018, sono state 2808, soprattutto nelle grandi città. Il numero di
figli, intanto, continua a calare: ormai il tasso di fecondità è sceso a 1,29 figli per
donna.
In un mondo che mette ansia «la famiglia tiene, dà fiducia nella sua pluralità», dice
Barbara Poggio, docente di Sociologia del lavoro all’università di Trento. Sono
cambiate però le relazioni tra le generazioni; meno gerarchiche, più paritarie. Per
questo, il 71 per cento degli intervistati ritiene che la propria famiglia sia più felice
rispetto a quella d’origine.
«I genitori sono cresciuti secondo un modello verticale di rapporti; oggi invece le
relazioni sono orizzontali, più rilassate», continua Fornezza. «I genitori condividono
con i figli i punti di riferimento culturali. Le dinamiche sono più semplici, solide,
perché si parla una sola lingua». Trent’anni fa, i ragazzi ascoltavano Welcome to the
Jungle dei Guns N’ Roses; mamma e papà Mina e Gino Paoli. Oggi fanno i cori tutti
insieme con Oh, Vita! di Jovanotti. E seguono i talent sui canali satellitari.
Protagonisti i single e i papà
L’altro cambiamento è nella partecipazione dei padri, sempre più presenti nella vita
domestica. Ma attenzione a non chiamarli “mammi”: è svilente (umiliante),
restrittivo. «Non si vergognano di emozionarsi in sala parto, si sentono
responsabilizzati.
Modelli non ne hanno perché i loro, di padri, brillavano per assenza». In una società
meno rigida nell’organizzazione, nei ruoli e negli spazi, si prova a essere uomini in
modo diverso da quello delle generazioni precedenti: «Finalmente la cura è anche
roba da maschi» conclude Magaraggia.