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Vi ho detto che l’utilità è capacità o idoneità di un bene a soddisfare un bisogno a carattere strettamente soggettivo e

noi se disponiamo di tante unità del bene possiamo distinguere un’utilità iniziale (ovvero l’utilità che io ottengo
consumando la prima unità di bene… il primo bicchiere d’acqua, la prima fetta di pane); un utilità dosale che è l’utilità
che corrisponde a ciascuna dose, a ciascuna fetta di pane, a ciascun bicchiere d’acqua; un’utilità totale che deriva dal
consumo totale del bene che ho fatto. Se io ho consumato 4 fette di pane, l’utilità totale è quella corrispondente
all’utilità della prima, della seconda, della terza e della quarta che però non sono uguali… ognuna ha un’utilità diversa.
L’ultima viene chiamata utilità marginale che è l’utilità che corrisponde all’ultima unità del bene disponibile. Se io ho
4 fette di pane, l’utilità marginale è quella della quarta fetta di pane.
Utilità iniziale: utilità della prima dose/unità del bene Utilità totale: utilità di tutte le cose consumate del bene
Utilità dosale: utilità di ciascuna dose del bene Utilità marginale: utilità dell’ultima dose disponibile del bene

Vi ho detto che le utilità dosali del bene sono diverse… l’utilità cambia da dose a dose. Perché? Se io definisco l’utilità
come la capacità del bene di soddisfare un bisogno e io sono molto assetata, il primo bicchiere d’acqua mi darà una
grandissima soddisfazione… se sono ancora assetata una volta che ho finito di bere il primo bicchiere d’acqua e passo
al secondo, il bisogno che io avverto di bere… sarà più intenso o meno intenso? Sarà meno intenso… perché in parte
l’ho già soddisfatto. Dunque, il secondo bicchiere d’acqua mi darà una soddisfazione minore rispetto al primo per cui
l’utilità iniziale, normalmente, è quella più elevata! Perché è il bisogno più urgente e va a soddisfare immediatamente
quel bisogno. Dopo di che, io posso sempre avvertire quel bisogno, ma in misura minore/ meno intensa… e dunque la
seconda unità del bene, mi darà una utilità minore rispetto alla prima, la terza anche e così via. Cosa sicura è che, noi
non avvertiamo soprattutto quando mangiamo, non avvertiamo immediatamente il senso di sazietà. Quindi, certe
volte, noi continuiamo a mangiare anche quando ormai noi siamo già sazi, ovvero il nostro bisogno di mangiare è
completamente soddisfatto. Non ce ne rendiamo conto e, certe volte per inerzia, continuiamo a mangiare.
Nel momento in cui il bisogno è soddisfatto, in termini tecnici è SATURATO, dunque, l’intensità di quel bisogno si è
azzerata… ma noi non lo percepiamo e continuiamo a consumare quel bene, le dosi successive di quel bene che noi
andiamo a consumare avranno per noi una utilità nulla. Ovvero, non andranno ad aggiungere altro all’utilità… perché
ormai hanno soddisfatto completamente il bisogno. Può anche darsi che noi ormai ci siamo saziati, continuiamo a
mangiare per inerzia… ma la fetta di pane in più/ulteriore addirittura, ci dia pesantezza/fastidio!! A quel punto non
siamo più nel campo dell’utilità ma della disutilità. Ovvero quella fetta di pane oltre alla saturazione del bisogno ci sta
creando utilità negativa… sta riducendo il nostro livello di soddisfazione. Questo, è il panorama che ci introduce allo
studio delle leggi (intese come abbiamo detto prima: regolarità di comportamento, riscontrata da parte di tutti i
soggetti sui mercati) relative all’utilità. Sono due: LEGGE DELLA VARIAZIONE DELL’UTILITÀ TOTALE e (quella
corrispondente) LEGGE DELLA VARIAZIONE DELL’UTILITÀ MARGINALE.

L’UTILITA’ TOTALE la scriviamo con Ut… e l’ipotesi è che sia funzione, cioè dipenda dalla quantità del bene. Supponiamo
che il bene sia un bene che chiamiamo x. Dunque Ut= f(x). Ossia che l’utilità totale che noi ricaviamo dal consumo di
quel bene dipende dalla quantità di quel bene.
• Questa relazione è una relazione di tipo diretto… cioè al crescere della quantità di un bene l’ipotesi è che
cresca l’utilità totale. Per convenzione, anche se non è esattissimo, noi tutte le funzioni di rette le
qualificheremo come maggiori di 0… (è un nostro linguaggio convenzionale per comprenderci). Che significa?
Se cresce x allora cresce anche Ut. Se x diminuisce allora anche Ut.
• La variabile che mettiamo tra parentesi è la variabile indipendente ed è quella che determina quelli che sono
i livelli dell'altra variabile (dipendente) – cioè i cui livelli dipendono, diciamo, da x.
Andiamo a tracciare questa funzione Ut= f(x) in un diagramma cartesiano. Poniamo normalmente (in seguito ci
saranno delle eccezioni) la variabile indipendente sull’asse delle ascisse e la variabile dipendente sull’asse delle
ordinate. Questo è il primo consiglio che vi dò: nel momento in cui tracciate il diagramma di qualsiasi tipo ricordatevi
di battezzare gli assi – ovvero di dire cosa misurate sia sull’asse delle ascisse che sull’asse delle ordinate. La relazione
è una relazione di tipo diretto… al crescere di una cresce anche l’altra.
Nello spazio cartesiano noi possiamo rappresentarla con una curva positiva e crescente… che parte dall’origine degli
assi. Perché? Perché, quando la quantità consumata è 0, è 0 anche l’utilità – ovvero, la soddisfazione di quel bisogno.
Dopo di che, cresce fino a che a un certo punto il bisogno si satura (normalmente questo punto viene indicato con z)
e se proseguendo nel consumo la dose di unità ulteriore del bene ci è indifferente… nel senso che non ci dà maggiore
utilità ma non ci crea neanche disagio, dunque disutilità, la curva diventa parallela all’asse delle ascisse. Se andiamo
avanti nel consumo e la dose successiva finisce per appesantirci/per darci fastidio allora la curva diventa decrescente.

L’ipotesi iniziale che avevamo fatto è che questo bene sia suscettibile di essere diviso in dosi tutte uguali tra loro.
Questo, ci aiuta a capire… se chiamiamo questi punti A, B, C che OA = AB = BC cioè che questi segmenti che abbiamo
individuato sull’asse delle ascisse sono tutti uguali tra di loro. Questo ci aiuta a capire come varia l’utilità totale al
variare del bene… perché io so che cresce al crescere della quantità del bene… man mano che vado avanti nel consumo
del bene, l’utilità che io ricavo da questo consumo sarà sempre maggiore.
Ma, l’ipotesi alla base di questa legge è che man mano che vado avanti nel consumo di questo bene, l’utilità totale
cresce sì, ma cresce ogni volta meno rispetto alla volta precedente. In termini più garbati, diremmo che cresce ad un
tasso di variazione via via minore… ad un ritmo via via minore… e questo lo possiamo sperimentare anche
graficamente.
• Se io comincio consumando la quantità OA vado a verificare qual è l’utilità corrispondente a OA, ricordandomi
la proiezione sulla curva e poi sull’asse delle ordinate… e ha un’utilità pari a OX.
• Vado a consumare la seconda dose del bene che sarà quantitativamente uguale alla prima e corrisponderà a
una utilità OH. L’utilità totale è cresciuta… perché è passata da OY a OH… ma l’utilità che mi ha dato la seconda
dose (YH) è minore dell’utilità della prima dose (OY). Perché? Per il discorso che abbiamo fatto prima: un primo
bicchiere d’acqua ha soddisfatto tantissimo la mia sete… ho ancora sete… ma il secondo bicchiere d’acqua mi
dà una soddisfazione minore perché in parte il bisogno è stato soddisfatto.
• In questa ipotesi che noi abbiamo fatto il bisogno viene completamente saturato con la terza dose (es. con il
terzo bicchiere d’acqua) che darà luogo a un incremento ulteriore dell’utilità totale che passa da OH a OK…
però l’utilità associata a questa terza dose, dunque l’incremento di utilità è ancora minore… perché HK è
minore di YH. Cresce l’utilità man mano che vado avanti nel consumo del bene. Ma ogni unità successiva del
bene mi arreca un’utilità minore rispetto a quella precedente.
L’UTILITA’ cresce con un tasso di variazione via via minore, finché quando abbiamo saturato completamente il bisogno,
a volte ci riusciamo a volte no… in quanto non è detto che il bene sia disponibile in quantità pari a riuscire a saturare
il bisogno… però, quando abbiamo saturato il bisogno, la successiva unità, in questo caso mi dà un’utilità pari a 0…
perché l’utilità rimane pari a OK… dunque l’utilità totale non cresce e non si riduce… Se dovessi andare ulteriormente
avanti assisto a una disutilità. Cioè quel bicchiere d’acqua mi sta dando fastidio/ mi sta dando nausea quel bicchiere
d’acqua in più e quindi io sto avendo una utilità minore rispetto a quella precedente.

Che cosa dice la legge della variazione d’utilità totale? La legge di variazione
dell’utilità totale dice che all’aumentare della quantità disponibile del bene aumenta
anche l’utilità totale associata al consumo di quel bene… ma aumenta a tassi
decrescenti, ovvero via via minori. Il che significa graficamente…. La funzione è
maggiore di 0, diretta, la curva sarà positiva e crescente. Se cresce con tassi di
variazione decrescente, cioè ogni volta meno rispetto alla precedente, la concavità
della curva sarà rivolta verso il basso (come questa che abbiamo tracciato). Qualora
dovesse crescere a tassi di variazione crescenti, cioè per ogni unità in più (non
accade), l’utilità cresce in misura più che proporzionale noi avremo una curva con la
concavità rivolta verso l’alto.

LEGGE DI VARIAZIONE DELL’UTILITA’ MARGINALE

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