Sei sulla pagina 1di 249

/

DOCVMENTI E MEMORIE
• RIGVARDANTI

la Vita e le Opere
DI

LEONARDO DA VINCI
IN ORDINE CRONOLOGICO

A CVKA

DI

LVCA BELTRAMI

\F'TE/
..*

MILANO
Fratelli Treves Editori
mcmxix
m Ir : smmsii mw;«|

i!y't h 'l''f‘’4i!'>t>w ^'vàia . ìi,''


-

Hit’ • •'*
DOCVMENTI E MEMORIE
RIGVAR DANTI

la Vita e le Opere
DI

LEONARDO DA VINCI
§0%fi

Busto di Leonardo, nella sede del Comune di Vinci.


Scultore Emilio Quadrelli.
DOCVMENTI E MEMORIE
RIGVARDANTI

la Vita e le Opere
DI

LEONARDO DA VINCI
IN ORDINE CRONOLOGICO

A CVRA

LVCA BELTRAMI

MILANO
Fratelli Treves Editori
mcmxix

Jx
EDIZIONE DI ÓOO COPIE

Milano — Tipografia Umberto Allegretti — Via Orti, 2.


A tempo era desiderata dagli studiosi vin-
ciani la raccolta ordinata cronologicamente
dei documenti riguardanti la vita e le opere
di Leonardo, sparsi in volumi, miscellanee,
atti di accademie, opuscoli e riviste, non
sempre di facile consultazione. Qualche ac-
cenno al proposito di attuare tale ordina-
mento non mancò per il passato : Gustavo
Uzielli, singolarmente benemerito nel campo
degli studi vinciani, ripubblicando nel 1896 il primo volume delle
sue Ricerche intorno a Leonardo da Vinci, si riservava di elen-
care in un successivo, che non vide la luce, i documenti ai
quali aveva fatto riferimento.

L’indugio nell’assolvere questo compito, può essere addebi-


tato all’intrinseca natura del lavoro di ordinare un materiale sog-
getto a continuo incremento : e quando si rifletta come i docu-
menti riguardanti Leonardo siano in buona parte — la maggiore
si potrebbe dire — il frutto di ricerche e di indagini d’archivio
effettuate in questi ultimi decenni, ed agevolate dalla riprodu-
zione dei mss. vinciani. si comprenderà come il succedersi dei
contributi di documenti e notizie abbia indotto a rinviare tale
proposito, ed oggi ancora potrebbe consigliare un ulteriore in-
Vili

dugio (1). Ma, pur non raggiungendo un risultato definitivo, il


compito riuscirà fin d’ora di reale vantaggio agli studiosi, met-
tendo a loro disposizione un materiale vinciano inedito.
Potrà la raccolta dei documenti e delle memorie che presen-
tiamo, riguardarsi incompleta, non soltanto per qualche omis-
sione — inevitabile in consimili lavori — di notizie o documenti
già pubblicati, ma per il diverso concetto che lo studioso voglia
formarsi, riguardo ai limiti entro i quali contenere la selezione
del materiale da ordinare; poiché, se prendendo alla lettera la
espressione Documenti e memorie riguardanti la vita e le opere
di Leonardo, si dovrebbe raccogliere tutto quanto Leonardo ha
lasciato, e quanto di lui e delle sue opere venne scritto — il che
assegnerebbe al compito un campo indefinito, con incerto risul-
tato finale — più pratico sarà giudicato il proposito di elencare
soltanto il materiale documentario destinato a ritrarre, dallo stesso
ordinamento cronologico, maggiore valore e significato : mentre
semplici appunti personali di Leonardo, o del tempo suo, senza
preciso riferimento a momenti, od a fatti speciali della vita sua,
non offrirebbero particolare interesse, e nemmeno le notizie prive
di diretto richiamo a tradizioni risalenti al tempo di Leonardo.
Perciò, la raccolta non venne estesa al periodo di tempo susse-
guente la morte di Francesco Melzi, allievo ed erede di Leo-
nardo, e si chiude colle notizie riferite dal Vasari e dal Lomazzo,
che dal Melzi ricevettero le ultime informazioni orali sulla vita
e le opere di Leonardo.

Ciò premesso per precisare i limiti e gli intendimenti del


presente lavoro, aggiungeremo come questo intenda di conser-
vare il carattere di raccolta destinata specialmente a facilitare la
consultazione del materiale d’interesse biografico, senza esonerare
gli studiosi vinciani dal compiere, per loro conto, l’esame delle (*)

(*) Infatti, durante la stampa di questo volume mi avviene di av-


vertire un frammento di lettera di Leonardo, nel Cod. Atl. sfuggito
al trascrittore ed agli altri studiosi vinciani, interessante per i rapporti
dell’artista con Cecilia Gallerani, verso il 1483-85 :
« M.ca d. Cecilia — Amantissima mia Diva. Lecta la tua sua-
viss.a ...»
Cod. Atl. 297. v.
IX

opere che già ebbero a pubblicare parzialmente il materiale stesso,


in relazione a determinati argomenti della vita, e dell’attività di
Leonardo.
Allo studioso riuscirà comodo, in ogni caso, il potere di-
sporre facilmente di documenti i quali, se già vennero in parte, e
ripetutamente riprodotti, non sempre con trascrizioni concordi e
complete, rimanevano in parte di difficile consultazione, obbli-
gando talvolta ad affrontare ricerche non lievi, semplicemente
per accertare se un documento, menzionato da qualche scrittore,
abbia rapporto coll’argomento che ci interessa.
La uniformità nelle trascrizioni e nelle indicazioni biblio-
grafiche, quale si poteva desiderare, non risultò possibile per la
difficoltà materiale di rivedere e conciliare le annotazioni non
sempre complete e precise che si riferiscono ai documenti già
pubblicati : e poiché di una parte soltanto dei medesimi fu pos-
sibile la diretta revisione sugli originali, per controllare discordi
trascrizioni, così venne meno la ragione dei relativi riferimenti
bibliografici, che avrebbero per taluni documenti preso uno svi-
luppo considerevole, senza pratico risultato. Lo studioso, del
resto, si trova in condizione di procurarsi, secondo gli argo-
menti che tratta, le indicazioni corrispondenti agli scritti interes-
santi le sue ricerche, avendo a disposizione vari saggi di biblio-
grafia — come ad esempio, quelli nella Raccolta Viadana, da
me promossa nel 1904 — in attesa della bibliografia generale di
Leonardo, della quale si può sperare che il Centenario odierno,
e le pubblicazioni che a questo si accompagneranno, abbiano ad
affrettare l’attuazione.

Chiuderò coll’augurio che questo intensificato interesse per


la vita e le opere di Leonardo abbia a segnare l’inizio di un
periodo di maggiore affiatamento e di maggiore disciplina negli
studi vinciani : cosicché, dalla trattazione analitica dei vari argo-
menti affrontati dalla poderosa mente di Leonardo, abbiano a
germogliare gli elementi fondamentali per uno studio dell’arti-
sta-scienziato, informato a concetti più sintetici ed organici di
quelli che sinora vennero seguiti. La tanto attesa Edizione Na-
zionale dei mss. di Leonardo, non solo, ma la selezione delle
opere e specialmente dei disegni suoi, daranno argomento per
effettuare una elaborazione del patrimonio vinciano, che consenta
X

di riconoscerne senza preconcetti l’intrinseco valore, e di ritrarne


il maggiore risultato per la scienza e l’arte. Di questo ponderoso
compito, il presente volume non vuole essere che un elemento
sussidiario, nel campo dei rapporti fra l’operosità di Leonardo,
e i casi della travagliata sua vita, in attesa che la presente ini-
ziativa in omaggio alla memoria di Leonardo, abbia ad essere
ripresa ed attuata in condizioni meno sfavorevoli di quelle che
hanno contraddistinto questo periodo di tempo precedente l’odierna
Commemorazione, rendendo diffìcile il lavoro di revisione nel
materiale vinciano e nelle pubblicazioni che vi hanno riferimento.
Una parola di ringraziamento rivolgo all’egregio Ing. Emilio
Motta, antico collega nelle indagini vinciane di archivio, al quale
debbo vari documenti inediti, fra i più importanti, inseriti nella
presente raccolta, a complemento di quelli sul tema della « Ver-
gine delle Roccie », dovuti alle ricerche del D.r Gerolamo Bi-
scaro.

Aprile 1919.
Luca Beltrami.

A pag. 104 — n° 170 — 1504 ... corrige 1500.


DIVISIONE DEI DOCUMENTI

Anni 1451-1482 . • ■ Pag. i-9 numeri X-20

» 1483-1490 . » 10-32 » 21-51


» 1490-1499 . . . . » 33-60 » 52-98
» 1499-1506 . VD
w O » 99-171
» 1506-1513 . » 108-138 » 172-218
» 1514-1519 . . . . » 139-156 » 219-247
» 1519 1570 . » 157-206 » 248-263

Poesie menzionanti Leonardo, dei secoli xv e xvi. pag. 209


Indice dei nomi ed argomenti principali . » 217
Ser Piero da Vinci nato nel 1429.

Nell’originale Uzielli, è data la discendenza, sino ai nostri giorni, del ramo di Domenico.

in Uzif.lli : Ricerche intorno a Leonardo da Vinci, Firenze Pellas, 1872.

Dall’Albero genealogico della Famiglia Vinci

D '0X1 “Jx
^ ._ai g | « S ^
<
z
o Ì! 'o 2 S
w « °-P;s rt
u < --s
1451-1482

—i—

•« Al nome di Dio, a dì 15 d’aghosto 1451


Quartier S. Spirito — Gonfalone Dragho ».
Antonio di Ser Piero di Ser Ghuido da Vinci

« Una chasa per mio abitare, posta nel borgo di Vinci, chon
orto per uso di decta chasa, confinata: dal primo, via: a II0, Piero
di Domenicho; a III0, Nanni di Venzo: a IV0, Giusto di Pietro fabro;
a V°, Papino di Nanni Vanti: a VI0, via: a VIJ° e VIIJ0, ser Piero
di Pagnecha ».

Dalla Portata di Antonio da Vinci,


(nonno • di Leonardo).

—2—

*457-
« Antonio di Ser Piero di Ser Ghuido da Vinci
Quartier Santo Spirito — Gonfalone Drago ».

« Una chasa per mio habitare, posta nel popolo di Sancta


Croce, comune di Vinci, chontado di Firenze, nel borgho di detto
■ Castello, chon orto apicchato chon detta chasa, di staiora 3, o circa,
chonfinata: da primo, via: a Ilo e IIJo Ser Piero di Pagnecha rectore
della Chiesa di Vinci; a IIIJ°, via: a V°, Papino di Nanni Banti;
a VI0, Piero di Menichella da Vinci ».

Bocche.
Antonio detto, d'anni 85
Monna Lucia, mia donna, d’anni 64
Ser Piero mio figluolo, d’anni 30
Francesco mio figluolo, stassi in villa e non fa nulla, d’anni 22
Albiera donna di detto Ser Piero et mia nuora, d’anni 21
Lionardo figluolo di detto Ser Piero non legiptimo, nato di
lui et della Chateri[n]a, al presente donna d’Achattabriga di Piero
del Vaccha da Vinci, d’anni 5,
Dalla Portata di Antonio da Vinci.

—3“
1469.
« Figliuoli et [e]redi d’Antonio di Ser Piero di Ser Ghuido da Vinci
— Ser Piero da Vinci sta al palagio del potestà ».

« Una chasa per nostro habitare, posta nel popolo di S. Croce,


comune di Vinci, contado di Firenze, nel borgho di detto chastello »
ecc. (come nelle Portate antecedenti).

Bocche.
« Monna Lucia donna fu di detto Antonio di Ser Piero di
Ser Guido d’età d’anni 74
Ser Piero figluolo fu di detto Antonio » » 4°
Francesco figluolo fu di detto Antonio » » 32
Francescha donna di detto Ser Piero » » 20
Allexandra donna di detto Francescho » » 26
Lionardo figluolo di detto Ser Piero non legiptimo » » 17
Dalla Portata di Ser Piero e Francesco figliuoli,
di Antonio da Vinci.
-3—

—4-
147° maggio.
«A Ser Piero da Vinci, procurator della casa, a dì 19, fiorini
2 larghi: sono per suo salario gli dà l’anno il convento, dell’anno
1469, finito d’aprile 1470. Lire 11 soldi 8
Archivio di Stato, Firenze — Conventi sop-
pressi : SS. Annunziata in Firenze.

-5—
«Anno domini 1472.-
Lyonardo di Ser Piero da Vinci dipintore, de’ dare
per tutto giugnio 1472 sol. sei per la gratia fatta d’ogni
suo debito avessi choll’arte per insino a di primo di luglio
1472, chome in cjuesto, a carte 2 . soldi 6
E de’ dare pella oferta del dì di Sancto Lucha, a
dì iS d’ottobre 1472, sol. cinque, e per ogni anno. soldi 5
E de’ dare pella sovenzione e sosidio dell’arte per
ogni anno sol. sedici, pagando ogni mese sol. I den. 4
inchominciando a dì primo di Luglio 1472 . soldi 16
E de’ dare per tutto novembre 1472 sol. cinque per
la sua posta fatta a dì 18 d’ottobre 1472 . soldi 5
Inscrizione di Leonardo da Vinci nella Com-
pagnia de’ Pittori, Firenze — Archivio del-
l’Accademia di Belle Arti. Libro rosso A :
1472-1520, pag. 93 v.

—6—
1472.
S. Petri Antonii S. Petri de Vincio et suorum — A. D. 1472.
Iscrizione sulla tomba di famiglia Vinci, già nel Capitolo nuovo
della Chiesa della Badia fiorentina, con arme di marmo rosso e bronzo.
Dalle carte del Dei, in LTzielli, Ricerche, Voi. 1°,
p. in.
—4—

—7-

1473. 2 agosto.
« Dì di Sca Maria della Neve a dì 2 d’agossto 1473 ».
Sopra un disegno di paesaggio toscano —
R. Galleria degli Uffizi, Firenze.

-8—

Die viiij aprilis 1476.


'Tamburi infrascriptorum offitiali aperti sunt in presentia To-
rnasi de Corsinis de S.i Marci notarii actorum camerae et mei notarii
infrascripti et famulorum dicti offitii, in quibus repertae fuerunt in-
frascriptae notifìcationes, videlicet:
Notifico a Voi Signori officiali come egli è vera cosa che Jacopo
Saltarelli fratello carnale di Giovanni Saltarelli, sta con lui all’o-
rafo in Vacthereccia, dirimpetto al buco [tamburo]: veste nero d’età
d’anni 17, o circa. E1 quale Jacopo va dietro a molte misserue et
consente compiacere a quelle persone lo ricliieghono di simili tri-
stizie. Et a questo modo à avuto a fare di molte cose, cioè servito
parecchie dozine di persone delle quali ne so buon date, et al pre-
sente dirò d’alchuno:
Bartholomeo di Pasquino orafo, sta in Vacchereccia
Lionardo di Ser Piero da Vinci, sta con Andrea de
Verrochio
Absoluti cum
conditione ut Baccino farsettaio, sta da Or San Michele in quella
retamburentur via che v’è due botteghe grandi di cimatori, che
va alla loggia de’ Cierchi: ha aperto bottega di
nuovo di farsettaio
i Lionardo Tornabuoni, dicto il teri: veste nero
Questi àuno avuto a soddomitare decto Jacopo: et così vi fo
fede .
—5

Mcccciyxxvi die vn junii.


Tamburi dictorum offitiali aperti fuerunt, etc.
Jacobus de Salterelli facit se sogdomitare a pluribus, maxime
ab infrascriptis, videlicet a

del Verrochio.
I Leonardo Ser Pasquini
Bartholomeo Pieri de vincio,
aurifice.manet cum Andrea
Leonardo de Tornabuonis alias el Teri.
Baccio farsettario in Or San Michele.
Archivio di Stato: Firenze.

—9—
147Ó-82.
Stette da giovane col Magnifico Lorenzo de Mediej, et dandoli
provisione per sè ei faceva lavorare nel giardino sulla piazza di San
Marcho di Firenze ».
Anonimo Gaddiano. Codice Magliabechiano,
XVII, 17, in Biblioteca Naz. di Firenze.
(Vedi n. 20).

— io —

1477 (s. c. 1478) die 1 mensis Januarii.


Non obstante quacumque alia locatione usque in hodiernam diem
quomodocumque et qualitercumque et cuicumque facta, locaverunt
Leonardo ser Pieri de Vincio, pictori, ad pingendum et de novo fa-
bricandum tabulam altaris capelle Sancti Bernardi dictae Domina-
tionis, site in Palatio populi fiorentini, cum ornamento, qualitate,
modo et forma, et prò pretio et aliis prout et sicut declarabitur per
operarios dicti palatii.
Avoli. Centrale di Stato, in Firenze — Delibera-
zioni dei Signori e Collegi, del 1477-1478. —
a c. 4.
—6

— II —

1477 (s. c. 1478) die 16 martii.


Deliberaverunt quod camerarius Camere Armorum det et solvet
Leonardo ser Pieri de Vincio, pictori, prò parte tabule altaris diete
Dominationis de novo fabricande et pingende per dictum Leonardum
flor. XXV largos.
Archivio e Delih. dette — a c. 26.

— 12 —

1478, 28 aprile.
« E1 s.re Ludovico (il Moro) venne heri a condolersi cum Lau-
rentio (de Medici) et offerirli la persona et quello che uoleva: dicen[do].
Sempre essere così la uoglia de la Cels. V.a et così è qui ».
Lettera di Filippo Sacramoro, legato sfor-
zesco a Firenze, in sèguito all’uccisione di
Giuliano de’ Medici.
Archivio di Stato, Milano — Doc. diplomatici
— Domìnio Sforzesco: Duca Gian Galeazzo.

— 13 ~
1478.
«.bre 1478 incominciai le due vergini marie ».
Sopra un foglio con vari disegni — R. Galleria
degli Uffizi, Firenze.

— 14 —
1479, dicembre 29.
« Bernardo di Bandino Baroncigli » su di un disegno di appic-
cato, colla descrizione delle vesti. (Già nella Raccolta W. Thiehau-
deau, ora Raccolta Bonnat).
7—

Si tratta del Baroncelli che il 26 aprile 1478 assassinò Giuliano


de’ Medici: ed arrestato a Costantinopoli, venne giustiziato in Fi-
renze, il 29 dicembre 1479.

— 15 —

1480 — Dal Riassunto del Catasto di Ser Piero Vinci.


Bocche.
« Ser Piero detto, d’età d’anni . 53
Margherita, donna di detto Ser Piero, d’età d’anni. 22
Antonio figliuolo di detto Ser Piero, d’età d’anni . 4
Giuliano figliuolo di detto Ser Piero, d’età d’anni. 1

— 16 —
1481. luglio.
Lionardo di ser Piero da Vinci si à tolto a dipignere una nostra
pala per l’altare magiore per infino di marzo 1480, la quale debba
havere compiuta infra mesi ■ 24, uel al più infra mesi 30 : et in caso
non l’avessi compiuta, perdessi quello n’avessi facto, et fussi in nostra
libertà di farne la volontà nostra: per la quale de’ havere un terzo
de una possessione in Valdelsa che fu di Simone padre di frate Fran-
cesco, la quale lasciò con questo incarico : con questo che habino ter-
mine, poi Farà compiuta, tre anni, se noi la volessimo torre in noi
per fiorini 300 di sugello: et in questo predecto tempo non ne possa
fare alcuno contracto: et lui debba mettere di suo i colori, l’oro et
ogni altra spesa n’occorressi: et più debba pagare di suo tutto quello
si spenderà per fare la dota di fior. 150 di sugello in sul Monte, a la
figliuola di Salvestro di Giovanni fior. 300
Anne havuto fior, ventotto larghi a fare noi la sopradecta dota,
perchè lui disse non havere il modo di farla, et il tempo passava, et
a noi ne veniva prejudicio fior. 28 larghi
Et più de’ dare per colori tolti per lui delli Iniesuati, che montò
fior, uno et mezzo larghi. L. quattro, sol. 2 den. 4
Archivio Centrale di Stato, Firenze — Conventi
soppressi. — Convento di S. Donato a Sco-
peto: carte di S. Jacopo Sopr’Arno. Giornale
e ricordi, 1479-1482, cart. 74.

— 17 —
1481 giugno.
M.o Lionardo dipintore per una soma di frasconi e una di legne
grosse li mandamo in Firenze, per dipintura fece de l’uriuolo, L. 1
sol. 6.
Lionardo da Vinci dipintore de’ dare a dì 25 detto (giugno)
L. 4 sol. io, sono per una oncia di azurro di L. 4 l’oncia, e per un’oncia
di giallolino, eomperamo agli Ingiesuati.
Archivio Centrale di Firenze —- Conventi sop-
pressi, San Jacopo sopr’Arno. Giornale e
ricordi. 1479-1482, cart. 75 e 79.

- 18 —

1481, agosto.
Lionardo di Ser pierò da vinci dè dare moggia uno di grano,
el quale gli portò el nostro vetturino] adì detto a casa sua propria —
st[aiora] 24 — grano, al libro rosso 154.
Archivio Centrale di Firenze — Conventi sop-
pressi, San Jacopo Sopr’Arno: Giornale e
ricordi dal 1479 al 1482: fol 77 v.
—9

— 19 —

1481, settembre 28.


« Septembre 1481, adì 28: M.° lionardo di ser pierò da vinci de’
dare a dì decto per uno barile di vino vermiglio ebbe qui a S.cto Do-
nato... ».
Archivio centrale di Stato, Firenze — Conventi
soppressi, -San Jacopo Sopr’Arno: Giornale
dal 1479 al 1482: fol. 81 v.

20 —

1482.

«. haveva 30 annj, che dal detto Magnifico Lorenzo fu man-


dato al duca di Milano a presentarlj insieme con Atalante Miglio-
rotti una lira, che unico era in sonare tale extrumento ».
Anonimo Gaddiano, Cod. Magliab., XVII, 17:
in Bibl. Naz. Firenze (Arch. St. Ital., Serie V,
tomo XII, anno 1893, p. 37).
1483-1490.

— 21 —

1482, circa.
Avendo, Signor mio Illustrissimo, visto e considerato oramai ad
sufficienzia le prove di tutti quelli che si reputono maestri e composi-
tori de instrumenti bellici: e che la invenzione e operazione di dicti
instrumenti non sono niente alieni dal comune uso; mi exforzerò,
non derogando a nessuno altro, farmi intender da vostra excellenzia,
aprendo a quella li secreti mìei: e appresso offerendoli ad ogni suo
piacimenti, in tempi opportuni operare con effecto circa tutte quelle
cose, che sub brevità’ in parte saranno qui sotto notate {e ancora in
molte più, secondo le occovvenzie de’ diversi casi).
1. Ho modi di ponti leggerissimi e forti, e atti a portare facilis-
simamente, e con quelli seguire e alcune volte (secondo le occovvenzie)
fuggire li inimici, e altri securi e inoffensibili da foco e battaglia,
facili e commodi da levare e ponere. E modi de ardere e disfare quelli
de rinimico.
2. So in la obsidione de una terra toglier via l’acqua de’ fossi,
e fare infiniti ponti, gatti, e scale, e altri instrumenti pertinenti ad
dieta expeditione.
3. Item, se, per altezza de argine, o per fortezza di loco e di sito,
non si potesse in la obsidione de una terra usare l’officio de le bom-
barde, ho modi di rumare omni {forte) rocca [ ?] o altra fortezza se
già non fusse fondata in su el saxo.
4. Ho ancora modi de bombarde comodissime e facile a portare,
e con quelle buttare minuta (sassi a di similitudine quasi) di tempesta;
e con il fumo di quelle dando grande spavento all’inimico; con grave
suo danno e confusione.

9. E quando accadesse essere in mare, ho modi de molti instru-


menti actissimi da offender e defender i navili che faranno resistenzia
al trarre de omni grosisissima bombarda, e polvere e fumi.
5. Itern ho modo per cave e vie secrete e distorte, facte senza
alcuno strepito per venire ad (uno certo) e disegnato [loco'] ancora
che bisognasse passare sotto fossi o alcuno fiume.
6. Itera, farò carri coperti, securi, e inoffensibili, e quali intrando
intra [in] li inimici con sue artiglierie non è sì (grossa) grande multi-
tudine di gente d’arme che non rompessino. E dietro a questi po-
tranno seguire fanterie assai illese | senza alcuno impedimento.
7. Itera, occurrendo di bisogno, farò bombarde, mortari e pas-
savolanti de bellissima e utile forme, fora del comune uso.
8. Dove mancassi la operazione de le bombarde, componerò
briccole, mangani, trabucchi, e altri instrumenti di mirabile efficacia,
e fora dell’usato: e insomma, secondo la varietà de’ casi, componerò
varie e infinite cose da offender e da [offendere].
10. In tempo di pace credo satisfare benissimo a paragone de
onni altro in architettura, in composizione di edifìci e pubblici e
privati, e in conducer acque de uno loco ad un altro (acto ad offender
e diffender).
Itera conducerò in sculptura di marmore, di bronzo, e di terra,
similiter in pictura, ciò che si possa fare a paragone de omni altro
e sia chi vole.
Ancora si poterà dare opera al cavallo di bronzo che sarà gloria
immortale e eterno onore de la felice memoria del Signor vostro
patre e de la inclita casa Sforzesca.
E se alcuna de le sopradicte cose a alcuno paresse impossibile
e infactibile, me offero paratissimo a farne experimento in el parco
vostro, o in quel loco piacerà a vostra Excellenzia, a la quale, umil-
mente, quanto più posso, me racomando.
Lettera di Leonardo a Lodovico il Moro [scritta
da sinistra a destra: dubbia come autografo).
Cod. Atl, fol. 391 r.
12

— 22 —

Istruzioni all’ambasciatore del Duca di Milano, Maffeo da Tre-


viglio :
« et perchè havenro inteso che la S.a M.a se delecta multo de
belle picture, presertim che habino in sè qualche devotione, et trovan-
dose de presente qua uno optimo pictore al quale, havendo veduto
experientia del ingenio suo, non cognoscemo pare [eguale] havemo dato
ordine cum epso pictore che ne facia una figura de Nostra Dona quanto
bella excellente et divota la sapia più fare, senza sparagno de spesa
alcuna et se acinga ad lopera de presente, ne facia altro lavoro finché
l’abia finita, la quale poi mandftremo ad donare alla prefata S.a M.a
Datum Mediolani, die xiii aprilis 1485.
A. Terzagus.
in Monumenta Hungariae Historica, Budapest,
1877. P 44-

— 23 —
1483, 25 aprile.
In nonfine domini anno a nativitate eiusdem millesimo qua-
dringentesimo octuagesimo tertio, indictione prima, die veneris vige-
simo quinto rnensis aprilis.
Nobiles et egregii Virii Domini Bartholomeus de Scharlionibus
fcp d. Viviani. porte ticinensis par. S. Petri in canfinadella M. prior
capelle conceptionis beate Virginis Marie constructe in Ecclesia
Sancti Francisci M. ordinis minorum et una cum eo Nobiles domini
Johannes Antonius de Sancto Angelo fq. d. Bertolamei p. Vercel-
line par. S. Johannis supra murum, d. Danzarotus de Incrosate fq.
d. Johannis p. tic. par. S. Michaelis ad clusam, d. Johannes de coyris
fq. d. Azonis p. Vere, par S. Nicolai intus, d. Beltramus de Platis
fq. d. Antonii p. tic. par. S. Viti, d. fra de Mantegatiis fq. d. Boschini
p. tic. par. S. Ambrosii in solayrolo, d. Luchinus de Palferris f. d.
Johannis .p. Vere. par. S. Naboris et Felicis, d. Simon de Barziis
13 —

fq. d. Aluisii p. tic. par. S. Laurentii maioris intus et d. Jacobus


de Petrasancta fq. d. Pauli p. tic. par. S. Vincentii in prato.
Omnes scolares et de consortio et universitate aliorum dorni-
norum scolarium diete scoile suis nominibus propriis ut scolares et
item nomine et vice ac ad partem et utilitatem aliorum dominorum
scolarium diete scole prò quibus sub obligatione et ipotecha bonorum
diete scole promisserunt et promittunt de rato habendo et non con-
traveniendo, parte una seu pluribus, et dominus magister Leonardus
de Vinciis florentinus filius domini Petri prò una alia et Evangelista
et Johannes Ambrosius fratres de Prederiis filii quondam domini
Leonardi, porte ticinensis, parochie S. Vincentii in prato intus M
prò una alia parte seu aliis et pluribus diversis partibus et quilibet
eorum in solidum ita quod quilibet eorum in solidum teneatur et
cum effectu conveniri possint cum renunciatione no vis constitu-
tionibus ut infra.
Voluntarie sponte et ex certa animi scientia et non per aliquem
errorem iuris nec facti et alias omnibus modo, iure, via, causa, et
forma quibus magis et melius suis et dictis modis et nominibus quibus
potuerint et possint,
Fecerunt et faciunt inter sese presentes et stipulantes suis et
dictis modis et nominibus quibus supra, infrascripta pacta, conven-
tiones et acordia inviolabiliter attende nda et observanda inter dictas
partes suis et dictis nominibus videlicet,
Primo, quod prefati domini prior et scolares diete scole teneantur
et debeant ac obligati sint dare et tradere anconam capelle supra-
scripte domine sancte Marie conceptionis constructe in dieta Ecclesia
.sancti Francisci M. dictis domino magistro Leonardo de Vinciis et
Evangeliste et Johanni Ambrosio fratribus de Prederiis et cuilibet
eorum ad fabricandum per modum et formam inferius ut infra vi-
delicet :
Lista de li ornamenti se anno afare alancona dela conceptione
dela gloriosa Vergene Maria posta nella ghesia de sancto francesco
in Milano.
Primo volemo che tuta lanchona videlicet li capitolli intaglie con
le figure excepto fi volti ognia cossa sia posto doro fino nel precio
de lire tre et soldi dece imp. per centenaro. Item la nostra dona nel
mezo sia la vesta de sopra brocato doro azurlotremarino. Item la
c amora brocato doro de lacha fina in cremesi a olio. Item la fodra
dela vesta brocato doro ver do aolio. Item li zeraffini posti de senaprio
14

sgraffiati. Itera lo deo padre la veste de sopra brocato doro azurlo-


tremarino. Itenr li angeli siano ornati sopra loro li camise internisati
ala fogia grecha aolio. Itera le montagnie e sassi lavorati a olio divi-
sati de più colori. Itera li quadri vodi siano angelli quatro per parte
deferentiati de luno quadro e laltro, videlicet uno quadro che cantino
et laltro che sonono. Item in tuti li altri capitoli dove sia la nostra
dona sia ornata conio quella de mezo et le altre figure grege hornate
de diversi colori alla fogia grega o moderna che siano in tuta per-
fezione cossi li caxamenti, montagnie suficte piani de dicti capitoli
et ognia cossa fatta aolio, et de reconzare lmtaglii che non stano
bene. Item le sibille ornati li campi fatti ad una cita in forma de ca-
xamenti et le figure le veste differentiate luna clelaltra tutte fatte
ad olio. Item li cornixoni pilastrate capitelli, et ognia intaglio posto
doro corno ho dicto de sopra senza alcuno collore nel mezo. Item la
tavola de mezo facta depenta in piano la nostra dona con lo suo fiolo
e li angelli facta aolio in tuta perfectione con quelli doy protetti
vanno depenti piani con li colori fini come dicto di sopra. Item la
banchetta ornata come li altri capitoli de intorno. Item tuti li volti
et le mani gambe che sono nude siano coloriti aolio in tuta perfectione.
Item il locho dove elo potino sia messo doro lavorato in guissa de
gracliza. Ego Bertolomeus scarlionus prior in testimonium ut supra
subscripsi, Johannes Antonius de Sancto Angello subscripsi, Io Lio-
nardo de Vincii in testimonio ut supra subscripsi, Io evangelista
preya subscripsi, Johannes Ambrosius de predis subscripsi.
Ouam quidem anconam predicti magister Leonardus, Jo. Evan-
gelista et Johannes Ambrosius fratres de Prederiis et quilibet eorum
in solidum, ita cpiod quilibet eorum in solidum teneantur et cum
effectu conveniri possit ut infra teneantur et debeant ac obligati
sint et ita promisserunt et promittunt obligando sese et in solidum
et omnia eorum et cuiuslibet eorum in solidum bona mobilia et im-
mobilia presentia et futura et etiam suppeletilia et utensilia dornus
et ea que alias verisimili de iure non cadunt seu non comprehenduntur
in obligatione generali, pignori prefatis dominis priori et scolaribus
diete scoile suis et dictis modis et nominibus quibus supra ibi pre-
sentibus stipulantibus et recipientibus, cum pactis, modis et formis
suprascriptis, fabricare seu fabricari facere et attendere et observare,
adimplere et executioni mandare in omnibus et per omnia prout
in suprascripta lista tenoris suprascripti continetur et fit mentio,
et quam anconam fabricatam modo et forma predictis predicti ma-
i5 —

gister Leonardus et dicti Jo. Evangelista et Johannes Ambrosius


fratres de Prederiis et quilibet eornm promisserunt et promittunt
obligando sese et in soiidum ut supra, dare et consignare prefatis
dominis priori et scolaribus diete scoile dictam anconam. fornitam
et fabricatam hinc ad festum conceptionis Beate Virginis Marie que
erit die octavo menses decembris proxime futuri, qua ancona for-
nita et fabricata ut supra et consignata ut supra prefati domini priot
et scolares diete scoile suis et dictis modis et nominibus quibus ur
supra teneantur et debeant ac promisserunt et promittunt sub obli-
gatione bonorum diete scole pignori dictis magistro Leonardo et
de Prederiis ibi presentibus, stipulantibus et recipientibus, dare,
solvere et numerare prò dieta fabricatione libras octocentum imp.
bone monete Mdi currentis et illud plus a dictis libris octo.centum
imp. quod declarabitur per Venerabilem d. fratrem Augustinum de
Ferrariis ex dominis fratribus dicti monasterii S. Francisci M.li et
duos de scolaribus diete scoile qui eligantur per dictas parte post
fabricationem diete anchone, et quam anchonam predicti uiagister
Leonardus et dicti fratres de Prederiis in soiidum ut supra teneantur
et debeant ac obligati sint facere e manutenere valoris et extimationis
dictarum librarum octocentum imp. et melius laudatam per annos
decem et proxime futuros ad minus.
Item pacto speciali apposito quod si accidet predictum magi-
strurn Leonardum recedere a presenti civitate M.li ante fabricationem
diete ancone, quod sit in ellectione dictorum dominorum prioris et
scolarium diete scoile, dare et tradere dictam anconam ad fabricandum
aliis personis prout eis melius videbitur, absque eo quod dicti domini
prior et scolares diete scoile teneantur et debeant ac cogi et artari
possint ad aliquid versus dictum magistrum Leonardum nisi ad ratam
et prò rata illius operis quod reperietur fabricatum per dictum ma-
gistrum Leonardum.
Item pacto speciali apposito ut supra quod dicti magister Leo-
nardus et predicti fratres de Prederiis tenantur et debeant ac obli-
gati sint accipere aurum prò fabricatione diete ancone a prefatis
dominis priore et scolaribus diete scoile ad computimi librarum trium
et soldorum decem imp. prò quolibet centenaro auri et prò ilio minore
precio prout declarabitur et visum fuerit prefatis dominis priori et
scolaribus diete scoile ita quod prefati domini prior et scolares diete
scoile possint et valeant ac eis liceat et licitum sit expendere in auro
ad computum librarum trium et soldorum decem imp. prò quolibet
c entenario.
i6 —

Itera quod respectu dicti auri ponendi in oppere quod dicti ma-
gister Leonardus et de Prederiis teneantur et debeant ponere in la-
borerio in dicto monasterio Sancti Francisci M.li et non alibi, respectu
vero reliquorunr possint et valeant laborare et laborari tacere ad
eorum domus habitationis ubi voluerint et sibi melius placuerit.
Ouas quideni libras octocentum imp. et ipsos quideni denarios
prefati domini prior et scolares diete scole promisserunt et promittunt
obligando sese et omnia eorum ac diete scoile bona mobilia et immo-
bilia praesentia et futura pignori dicto magistro Leonardo et Evan-
gelista et Johanni Ambrosio fratribus de Prederiis et cuilibet eorum
ibi presentibus et stipulantibus et recipientibus ita quod ipsi debi-
tores et quilibet eorum modis et formis predictis teneantur et debeant
dare, solvere et numerare dictis magistro Leonardo et de Prederiis
et cuilibet eorum in terminis et per terminos infrascriptos, videlicet
libras centum imp. hinc ad calendas mensis maii provi me futuri,
libras quadraginta imp. ornili mense post dictum mensem iulii exinde
proxime futuri, donec sequuta erit integralis solutio de dictis libris
octocentum imp., quo tempore durante prefati domini prior et sco-
lares diete scole teneantur et debeant dare et tradere seu clari et
tradi facere aurum de mense in mensem prout accidet laborare quod
quidem precium auri computetur et computare debeat in precio
dictarum librarum octocentum imp.
Renunciando exceptioni dicti contrahentes et quilibet eorum
suis et dictis modis et nominibus quibus supra, non facti et non cele-
brati huiusmodi instrumenti pactorum, conventionis et promissionis
taliter, ut supra et prefati domini prior et scolares diete scole, non
debendorum dictorum denariorum dieta occaxione et spei future
receptionis et numerationis et predictorum et infrascriptorum omnium
et singulorum non ita et taliter actorum et factorum omnique pro-
batione et deffensioni in contrarium.
Quare" prèdicti domini prior et scolares diete scole suis et dictis
modis et nominibus quibus supra prò una parte et dicti magister
Leonardus, Evangelista et Johannes Ambrosius fratres de Prederiis
prò altera parte promisserunt et vadiam dederunt et promittunt
obligando sese, videlicet prefati domini prior et scolares diete scole
bona predicte scole, et prèdicti magister Leonardus, Evangelista et
Johannes ambrosius et quilibet eorum in solidum et omnia eorum
et cuiuslibet eorum in solidum bona mobilia et immobilia, presentia
et futura et omnia suppeletilia et utensilia domus in quo alias vero-
17 —

simili de iure non cadunt seu non comprehenduntur in obligatione


generali, pignori, et ad invicem, videlicet una pars alteri et altera
alteri sic presentibus stipulantibus et recipientibus, ut presens in-
strumentum et omnia et singula in eo contenta semper in omni tem-
pore attendent, observabunt, adinplebunt et executioni mandabunt
et ratum, gratum et firmum habebunt et tenebunt in omnibus et
per omina prout supra continetur et fit narratio, et ratum, gratum
et firmum et rata grata et firma habebunt et tenebunt prout supra
infrascripta omnia et singula loie contenta et quod nullo tempore
nulloque modo contrafaciant nec veniant aliqua ratione, vel causa
de iure de facto in iudicio nec extra etiam sub refectione et restitu-
irne omnium expensarum, dampnorum et interesse litis etc.
Et hoc sub pena et nomine pene solempniter promisse et con-
ventate per dictas partes et quamlibet earum in stipulatione deducta,
prout declarabitur per Venerabilem d. fratrem Augustinum de Fer-
rariis guardianum dicti monasterii Sancti Francisci ordinis minorum
M.li quem per presentes ex nunc, tenore presentis instrumenti, eli-
gerunt et eligunt in amicum communem dictarum partium circa
predicta, dandorum et solvendorum per partem non attendentem
parti attendenti vel parti cum effectu attendere volenti cum omnibus
expensis damnis et interesse que proinde fierent aut paterentur prò
simili pena petenda exigenda, consequenda, recuperanda vel habenda
vel ab alio mutuo recuperanda, et qua pena soluta et exacta vel non
nichilominus dictum instrumentum pactorum et omnia et singula
in eo contenta sint et remaneant rata grata et firma et inviolabiliter
attendantur et observabuntur et observari debeant per dictas partes
suis et dictis modis et nominibus quibus supra.
Que omnia et singula facta fuerunt et fiunt per et inter eos con-
trahentes suis et dictis modis et nominibus quibus supra, et presens
instrumentum pluries possit expleri et in publicam formam contrahen-
tibus et cuilibet cuya intersit et quod prò eo quod instrumentum repe-
rì atur penes debitorem incisum, quod tamen hoc debitum non inte-
ligatur esse solutum nisi prius appareat de confessione vel liberatione
vel aliter probetur per testes.
Que onmia et singula facta fuerunt et fiunt, eo enim acto (lieto
et pacto speciali per et inter eos contrahentes solempni stipulatione
interveniente apposito quod si prò predictis vel aliquo predictorum
vel eorum omnium ullo tempore agi contingerit, possit illa pars contra
quam agi contingerit modo et forma predictis semper et omni tem-
— i8 —

pore die et loco ubique et sub quolibet iudice et auditore realiter et


personaliter conveniri, non obstantibus aliquibus feriis collocatis vel
aliquo interdicto.
Renuntiando etiana onmibus statutis etc.
Et constituerunt diete paites et qualibet inter sese suis et dictis
modis et nominibus quibus supra singulariter et debite refferendo
sese suis et dictis modis et nominibus quibus supra tenere et possidere
onmia earum et cuiuslibet earum modis et formis predictis bona et
res et iura nomine una pars alterius, ita quod si casus agendi evenerit
liceat et licitum sit illi parti prò qua agi contingerit ubicunque in-
venerit de bonis et rebus illius partis contra quarn agi contingerit
etiam sua propria auctoritate et de facto et sine banno nuncio et
servitore communis Mediolani et absque parabola alicuius iusdi-
centis et prout maluerit, et bona et eas res accipere robare conte-
stare saxire sequestrare recuperare capere et detinere, tenere et pos-
sidere, possessionem intrare, vendere et alienare sibi extimari tacere
et in solutum accipere et reservare usque ad plenum et completam
solutionem et integram satisfactionem omnium predictorum ac tocius
eius prò quo agi contingerit, renunciando auxilio sui fori etc.
Actum in monasterio sancti Francisci Mediolani sito in porta
Vercellina in orto forasterie dicti monasterii, presentibus Donato
de Vincemala filio ulterius d. Donati porte Verceline par. S. Petri
intus vineam et Christophoro de Capitanis filio mei notarii p. Ver-
celline, par. S. Marie ad portam ambobus civibus M. notariis ac pro-
notariis.
Testes d. Daniel de Coyris fq. d. Johannis p. Vercell. par S. Ni-
colai intus et Abondius de Carabellis fq. d. Carabelli p. Vercell. par.
S. Petri intus vineum M. notus, Augustinus de Fondutis de Crema
filius d. Johannis p. ticin. par. S. Maurilii M. omnes cives M. idonei,
vocati et rogati.
Archivio Notarile di Milano. Nolajo De Capi-
tani Antonio.
19 —

- 24 —
1483, 25 aprile.
Jhesus.
Lista de li hornamenti se anno a fare a lancona dela conceptione
dela gloriosa Vergene Maria posta nela ghexia de sancto francesco
in Milano.
Primo. Vollemo che tuta lanchona. videlicet li capitolli de in-
taglie con li figure excepto li volti, ognia cossa sia posto aoro fino
de pretio de libre III. s. X per cent.jenaro],
Item la nostra dona nel mezo. sia la vesta, de sopra, brocato
doro azurlo tramarino.
Item la camora brocato doro de lacha fina in cremesi. a olio.
Item la fodra dela vesta brocato doro verdo a olio.
Item li zarafini posti de senaprio sgraffiati.
Item lo deo. padre, la vesta de sopra brocato doro azurlo tra-
marino.
Item li angelli sieno. hornati de sopraoro. li camesi internisati
in la fogia grecha a olio.
Item le montagne, e sassi lavorati aolio divisati de più collori.
Item li quadri, vodi. sieno. angelli. iiii. per parte differentiati
deluno quadro e l’altro, videlicet. uno quadro che canteno et laltro
che soneno.
Item. in tucto. li altri capitolli dove, sia la nostra, dona, sia or-
nata. come, quella, de mezo. et li altre, figure, grege. hornati de di-
versi colori, ala fogia. grega. o moderna, che sieno. in tucta perfe-
tione cossi li caxamenti. montagne, suficte. piani de dicti capitolli.
et ognia cossa. facta ad. olio, et de reconzare fintagli che non stieno
bene.
Item. le sibillie hornati. fi campi, facte. ad una cuba in forma de.
caxamento. eli figure le veste, differentiate luna deialtra, tucte facte
ad olio.
Item fi cornixoni. pilastrati. capitelli et ognia intaglio, posto
doro come, edicto de sopra, senza alchuno collore. nel mezo.
Item. la tavolla de mezo facta. depenta in piano, la nostra dona,
con lo suo fiollo. eli angolli. facta aolio in tucta. perfetione. con
quelli doy. profecti vanno depenti piani, con fi colori, fini come
edicto de sopra.
20

Item. la bancheta. hornata. come, li altri capitolli. de intorno.


Item tucti. li volti, eternane, ganbe. che sono nude, sieno co-
lorite. aolio, in tucta perfetione.
Item elogo. dove, elo putino. sia messo doro lavorato, in guisa
de gradiza.
Ego BarTopomeus scarpionus prior in testimonium ut supra
subscripsi.
Johannes AnTontus de sancto Angello. subscripsi.
Io pionardo da Vinci in testimonio ut supra subscripsi.
Io Evangepista preya subscripsi.
JOHANEES AMBROSIUS DE PREDIS subscripsi.
Archivio Notarile di Milano. Notaio De Capi-
tani Antonio.

— 25 —
1487, 30 luglio.
« Bernardinus de Abiate, magister a lignamine qui habet onus
perficiendi modellum construendum per magistrum Leonardum flo-
rentinum debet dare receptos die xxx jullii 1487 a dom. Jacobo de
Porris thesaurarium fabrice super ratione modelli ipsius laborerij.
Scriptum ei thesaurario in credito in libro albo dati 1487 in fol.
XXXIII . lib. mi sol. VI
{Nella colonna di fianco),
Debet habere scriptos in debito infrascripto magistro Bernar-
dino de Madiis, qui est contrascriptus Bernardinus.. lib. im sol. vi
Diber albus diversarum prestantiarum n. 263,
fol. LXXXI, v. — Archivio Fabbrica Duomo,
Milano.

— 26 —
1487 die lune xxx jullij.
« Bernardino de Abiate, magistro a lignamine qui habet honus
modelum construendum per mag.rum Leonardum florentinum super
21

ratione laborerij ipsius modeli libras quatuor et soldos sex imper.


videlicet . L. iv sol. vi.
Liber mandatorum, anno Mccccqxxxvn, n. 33
— Archivio Fabbrica Duomo, Milano.

— 27 —
1487, vili augusti.
« Magistro Leonardo fiorentino qui habet onus faciendi modelum
unum tuburii praefatae ecclesiae juxta ordinationem factam in Con-
silio praefatae fabricae super ratione faciendi dictum modelum libras
octo imper. videlicet... L. vili sol. —
Liber mandatorum, anno MCCCCI.XXXVIJ — Ar-
chivio Fabbrica Duomo. Milano.

— 28 —

1487, die sabati xvm augusti.


« Magistro Bernardino de Madiis, magistro a lignamine, libras
quatuor imper. super ratione crediti sui quod habet cum praefata
fabrica occasione operum suorum per eum factorum et fiendorum
circa modelum quod construitur ad ditamen mag.ri Leonardi
fiorentini . .. L. iv sol. —.
Liber mandatorum, anno MCCCCivXXXVij, n. 37
— Archivio Fabbrica Duomo, Milano.

— 29 —

1487, die lune xxvij augusti.


« Magistro Bernardino de Madiis, mag.ro a lignamine, libras
quatuor imper. super ratione crediti sui quod habet cum prefata fa-
22

brica occasione operum suorum per eum factorum et fiendorum


circa modelum quod construitur ad ditamen mag.ri Leonardi fio-
rentini . L. nn sol. —
Liber mandatorum, anno Mccccqxxxvij, n. 38
— Archivio Fabbrica Duomo, Milano.

— 30 -

1487, die veneris xxvnj sept.


« Bernardino de madiis, magistro intaliandi lignamen et sotio,
prò ejus solutione operum xxxnn per ipsuni factorum in servitio
fabricae in faciendo modelum ad ditamen mag.ri Leonardi de Vincis
fiorentini, a mensibus duobus citra, ad computimi soldorum decem
imper. prò singulo opere prò utroque eorum in summa libras xxxnn
imper. De quibus dethramus libras duodecim et soldi sex imper.
per eum habite in partibus tribus. Restat de necto libras viginti
unam et soldos quatordecim imper. ut patet in lista una per eum
magistrum Bernardinum producta et subscripta per suprascriptum
mag. Leonardum, infillata in fillo diversorum anni presentis
L. xxi sol. xnn
Liber mandatorum, anno MCCeCLXXXVlJ, n. 42
— Archivio Fabbrica Duomo, Milano.

- 31 —
1487, xxx septembris.
« Magistro Leonardo de Vincis fiorentino, qui habet honus fa-
ciendi modelum unum tuburii praefacta majoris ecclesiae, libras octo
imper. videlicet . L. vm sol. —
Liber mandatorum, anno MCCCCnxxxvij, n. 43
— Archivio Fabbrica Duomo, Milano. —
Vedi anche Registri n. 277, fol. XLIII v,
e n. 677.
— 23 —

- 32 —

1487 agosto — 1488 gennaio.


« Leonardus florentinus prefatus qui habet onus faeiendi mo-
dellum prefatum iuxta ordinationem factam in Consilio fabrice debet
dare receptos die vin augusti 1487 a dom. Jacobo prefato super ra-
tione faciendiun dictum modellum. Scriptum ei tliesaurario in
credito in libro albo dati, in fol. xxxvi a t°. lib. vili sol. —
Item die ultimo septembris 1487 ut supra in fol. 43 a t°
lib. vili sol. —
Item die XI januarii 1488 a dom. Ingrexto de Oxio tliesaurarius
fabrice ut supra in fol. LXll a t° . lib. xi, sol. —
Liber albus diversarum prestantiarum (n. 263),
fol. qxxxi v — Arch. Fabbrica Duomo,
Milano.

— 33 —
1488, xi januarii.
« Magistro Leonardo fiorentino super ratione laborum per eum
passorum et supportatorum in fieri faciendo modelum unum tuburii
praefatae ecclesiae, libras quadraginta imper. videlicet L. xiv sol. —
Liber mandatorum, anno MCCCCqxxxvij, n. 62
— Archivio Fabbrica Duomo, Milano.

— 34 —

Signjori . padri . diputatj . sichome . ai medicj tutori curatori


de li amalati . [corpi] bisognja . intendere . che chosa . è homo che
-cosa . è vita . che chosa è sanjtà [e inte) e in che modo vna parità
vna concordanza d’elementj la mantiene . e chosi vna dischordanza
di quelj . la rujna . e disfa e conoscivto be[n] le sopra dette nature .
potrà meglio riparare che chi n’è privato.
[si come la medicina . è atta . a chontrastare a la malattia) voj sa-
pete le medicine (esser) esendo bene adoperate rendon sanjtà . ai
— 24 —

malatj . questo bene adoperate sarà . quando . il medico . con lo


intendere la lor natura . jntenderà . che chosa è homo che chosa . è
vjta che chosa è chonplessione . e così sanjtà . chonoscivte be[n]
queste bene chonoscierà il suo contrario . (e cliosì) esendo chosì ben
vi saprà riparare.
Voj . sapete le medicine . essendo . bene . adoperate . rendon
sanjtà . ai malati . [la persa sanjtà) e quelo . che bene le chonoscie
ben l’adopererà . quando ancora luj conosciera che cosa . è homo . che
chosa è vita e chonplesione . che chosa è sanjtà . chonosciendo queste
bene conoscierà i sua contrarj . essendo così piv(i) visino sarà al riparo
c[h]'alcun altro . Questo medesimo bisognja al malato . (edifitio)
domo . cioè vno medico architetto . che ’ntenda bene . che chosa è
editi(c/z<zfe)tio . e da che regole [lo e) il retto edificare diriva . e donde
dette regole sono tratte e ’n quante parte sieno divise e (c) quale
sieno le cagione che (t)tengano lo edifitio jnsieme e che lo fano pre-
manente e che natura sia . quela del pesa [peso] . e quale sia il disi-
derio de la forza e in che modo si debono . chontessere . e cholegare .
insieme . e congivnte che effetto partoriscjno . chi di queste sopra
dette cose . arà vera chognjtione . vi las(c)ierà [di sa) di sua rason
e opera sadisfatto [e quella mede) [e quale luj si sia dateli la impresa) .
Onde . per questo io m’jngiegnjerò . non ditraendo non (nomjnando)
(n)infamando . alchuno . [Onde per questo . sanza detrare o infamare’
alclnmo . mi jngiegnjerò . givsta . mia possa. ) di sadisfare in parte cho n(n)
ragionj e in parte coll’opere . alchuna volta dimostrando li effettj
per le cagionj alcuna vol(t)a . affermando . le ragionj chole sperienze
[e ’n[s)sieme) chon queste achomodando alcuna alturjtà deli archi-
tettj antichi le proue de li edifitj . fatti e qualj sieno [le ragio) le ca-
gionj . di lor ruine e di loro premanentia . ecc.
e chon quele dimonstrare . quale [quale . la chagione) prima del
carico e quale e quante sieno . le chagioni . [de rui) che danno rujna .
a lj edifitj . e quale . (e quale) e il (m)modo . della loro . stabilità e
premanenza.
Ma per non(n) essere plorisso (prolisso) . a vostre [e]cielenze dirò .
prima la inuentione . de [l uè) 1 primo . architetto del do(<2o)mo . e
c[h]iaramenti vi dimostrerò qual fussi sua intentione . affermando
quela . chol(la) principiata opera)o . edifitjo . e . [e[s)s’io vi farò)’
faciendouj questo intendere chiaramente potrette conosciere . il mo-
delo da me fatto . avere in se quella . simetrja . quella chorispon-
dentia quela [sa) chonformjtà quale s’apartiene al principiato edifitio
25

che chosa è edifitio . e donde le regole del retto . edifichare .


anno dirivatione e quante e qualj siano le parte apartenente a (c)quelle
o io o altri che lo dimostri me[glio] di me pigliatelo mettete da canto
ognj pasìone.
Cod. Atl., fol. 270 r.

— 35 -

A dì 2 d’aprile 1489 libro titolato de figura umana.


Windsor, Anatomia, I, ia fol. B 42 v.

_ 36 —
1489, 22 luglio.
Magnifico Lamentio de Medici maiori Fiorenti ae.
(omissis) « E1 Signor Lodovico è in animo di fare una digna se-
poltura al padre et di già ha ordinato che Leonardo da Vinci ne facci
il modello, cioè uno grandissimo cavallo di bronzo, suvi il duca Fran-
cesco armato : et perchè S. Ex.tia vorrebbe fare una cosa in superlativo
grado, m’a decto per sua parte vi scriva che desiderrebbe voi gli man-
dassi un maestro o due, apti a tale opera: et benché gli habbi com-
messo questa cosa in Leonardo da Vinci, non mi pare si consuli molto
la sappi condurre ».
(omissis) Raccomandandomivj. Papié xxn Julii 1489.
Petrus Alamanus Eques et orator.
Archivio Stato: Firenze — Areh. Mediceo,
avanti il Principato, filza 50, n. 159.

— 37 —
1489, agosto.
« Platinus Joanni Thomae, Plato patruo S. D.
Tetrastichon meurn his litteris inclusimi : velim prò tua humanitate
26

mi Patrue, per unum ex Famulis tuis Leonardo Fiorentino nobili


statuario quamprimum meo nomine reddendum cures. Quod a me
jam pridem ipse petierat: et ego receperam me facturum in statuam
equestrem loricatam: quam divo Francisco Sfortiae benemerenti:
gratus optimo patri filius Ludovicus Princeps positurus est. Recepì
inquam: licet imparem me tantse rei cognoscerem: cui ne a poeta
quidem egregio satisfieri posset : sed non sum ausus offitium tam de-
bitum ei denegare. Tum propter ingens studium meum erga Principem
illuni : tum non levi quadam quae mihi cum ipso Leonardo intercedit
amicitia. Neque tamen temere suspicor idem a compluribus aliis
eumclem artificem petiisse : qui multo fortasse disertius rem istam
expriment. Sed, ut dixi, ne tam pio numeri divinique principis mo-
numento, praesertium requisitus defuisse viderer : coarguique possim
ingratitudinis : hoc oneris adulisi. Nam si quem divi Francisci res
gestas celebrare oportet, is certe ego sum: quem princeps ille noster
optimus et amavit et ornavit, ornaturus amplius si vixisset. Fquidem
si te recte novi quem et divus Franciscus Sfortia dilexit, tu quoque
promes aliquid dignum tanto principe, et tale profecto quod in arce
locali debeat, ut de operibus Phidiae traditur.
Vale. Garlaschi, pridie Chalendas Septembris MCCCCyxxxix ».
Leonardus Vincia Florentinus Statuarius Pictorque nobilissimus
de se parce loquitur.
Non sum Lysippus : nec Apelles: nec Policletus:
Nec Zeusis: nec sum nobilis aere Myron.
Sum Florentinus Leonardus, Vincia proles:
Mirator veterani discipulusque memor.
Defuit una mihi symmetria prisca: peregi
Quod potui: veniam da mihi posteritas.
Fpistolse Platini cum tribus orationibus et
uno dialogo : Mediolani apud Gotardum De
Ponte, 1506.

- 38 -
1490 circa.
« ....vi piace vedere uno modello pel quale risulterà utile a voi
e a me e utilità a quelli che fieno cagione di nostra utilità. ».
South Kensington Museum, III, 236.
27

— 39 —
149° circa.
Epigrammi n. 22, per la statua equestre di Fr. Sforza, composti
da Francesco Arrigoni, e dedicati a Lodovico il Moro, Duca di Bari.
« Ill.mo Signore, essendo anchora io stato pregato che me volessi
sforzare secundo la tenuità de lo ingenio mio celebrare la statua
equestre che have facto V. S. cum qualche epigramma, non solo
presto, ma ancora volontieri lo ho facto... ».
Neap. xxv febr.
(Manca l’anno, ma si può assegnare la lettera verso l’anno 1490,
ricollegando la richiesta degli epigrammi con quella di Platino Piatti.)
In BibL Nationale — Paris, Mss. Italiens,
n. 1592. fol. 168.

— 40 —
1490, 13 gennaio.
Festa in Castello per le nozze di Gian Galeazzo Sforza e Isabella
d’Aragona, detta « Festa del Paradiso ».
Hordine de la festa et representazione che ha facto fare lo Ill.mo
et Ex.mo S.re m. L[udovico] in honore et gloria dela 111.ma et Ex.ma
M.a duchessa Isabella, consorte de lo ex.mo et felicissimo S.re Jo.
Galeaz Maria Sfortia divissimo] al presente duca di Milano, et per
darli solazo et piacere : la qual festa et representazione s’è facta in
mercordì a dì xiii de zenaro 1490...
La sala dove è stata facta ditta festa et representatione è nel
Chastello de porta Zobia, è quella che è in capo de la schalla che va
suxo a chavallo, che è dinanzi a le Chamare del preditto ex.mo duca
de Milano, et dove è dentro la cappella dove aude messa la sua Ex.
In Cod. Ital., n. 521 segn. J. 4. 21, Biblioteca
Estense, Modena.
— 41 —
1490, i3 gennajo.
Festa nel Castello di Milano « chiamata Paradiso, qual fece fare
il Signor Ludovico il Moro, a laude della Duchessa di Milano : et chia-
masi Paradiso, però che v’era fabricato, con il grand 'ingegno et arte
di Maestro Leonardo Vinci fiorentino, il paradiso con tutti li sette
pianeti che giravano, e li pianeti erano rapresentati da homini, in
forma et habito che si descriveno dalli poeti: li quali pianeti tutti
parlano in laude della prefata duchessa Isabella ».
Bellincioni: Sonetti, canzoni, capitoli, Milano
1493, c. 148 v.

— 42 —
1490 ?
« Iva sala della festa vole avere la sua collezione in modo che
prima passi dinnanzi al signore e poi a’ convitati : e sia il cammino
in modo che esso possa venire in sala, in modo non passi dinnanzi al
popolo più che l’uomo si vaglia, e sia dall’opposita parte situata a
riscontro al Signore la entrata della Sala, e le scale commode in modo
che siano ampie, in modo che le genti per quelle non abbiano, urtando
grinunasche(rati), a guastare le loro (fo)ggie quando usciss(ero) a
turba d’uomini, nè con tali inmiascherati... vuole tale Sala avere due
camere per testa, suoi destri doppi... e di questo un. uscio le tiene,
e uno per gli imm (ascherati) ».
Cod. Atl., fol. 214 r.

— 43 —
1490-98.
« Il moro in figura di ventura coi capelli e panni e mani innanzi
a Messer Gualtieri con riverente atto lo pigli per i panni da basso
venendogli dalla parte dinnanzi.
29 —

Ancora la povertà in figura spaventevole corre dietro a un gio-


vanetto : il Moro lo copra col lembo della veste e colla verga dorata
minacci tale mostro...
Cod. I, fol 138 v, Paris, Institut de France.

- 44 —

«a dì. 23 d’aprile . 1.4.9.0 ehominciaj . questo . libro e richo-


nrinciaj . il cavallo. ».
Cod. C, fol. 15 v, Paris, Institut de France.

— 45 —
« a dì 23 d’aprile 1490».
Cod. Atl., fol. 76 r.
Sul verso « molti ti gabano » e il disegno di un gabbano.

" 46 -
1490, die lune x.mo maij.
« Insuper proposito ibidem per mag.rum Leonardum florentinum
prò modelo tuburii praefatae ecclesiae, ipse mag.er Leonardus vellet
adere spalas ei areptas seu devastatas, ex quibus ipse modelum cogno-
scetur perfectus, et propterea requisivit eidem dari debere, offerens
redere et consignare ad omnem requisitionem praefatae fabricae,
attento quia ipse mag.er Leonardus satisfactus est de mercede
constructionis ipsius modeli, ordinatum est ipsum modelum eidem
m.ro Leonardo dari debere cum hac conditione quod ipse m.r Leonar-
dus dictum modelum restituat ad omnem requisitionem dom. depu-
tatorum praefatae fabricae.
Libro delle ordinazioni, anni 1466-1490, fol. 203
— Archivio Fabbrica Duomo, Milano.
— 3° —

— 47 -
i49°> die lune xvn maij.
« Mandato antedieto det thexaurarius antedictus mg.ro Leonardo
de Vincis fiorentino supra ratione unius modeli per eum construendi
de presenti, et hoc impositione nonnullorum dom. deputatorum prae-
fatae fabricae, libras duodecim imper. videlicet . . L. xn sol. —
Liber mandatorum, anno mxxxxlxxxx, ji. 22
— Archivio Fabbrica Duomo, Milano.

1490, xvn maii.


«prò m.ro Leonardo de Vitiis (sic) fiorentino pictore, Joh. Ant.°
de Landriano thexaurario numeratos et super ratione unius modeli
per eum fiendi, libras duodecim imp. videlicet .... L. xn sol. —
Registro verde, anno MCCCCLXXXX, n. 199-170
— Archivio Fabbrica Duomo, Milano.

- 48 -
1490, 8 giugno.
Mr. Bartholomeo. Questi deputati sopra la fabrica de la chiesa
magiore de questa Cità ne hanno richiesto et factone grande instancia
che vogliamo essere contenti de servirgli de quello inzegniero senexe,
quale adoperano quelli deputati sopra la fabrica del domo de Milano,
per fargli vedere epsa chiesa: et desyderando noi de compiacerli per
essere la richiesta loro honestissima, ve dicemo che dobbiate essere
con li dicti Deputati, parlando ancora al dicto inzegniero, et fare
chel vegni quà a vedere questa fabrica.
Dat. Papié 8 junij 1490.
Ludovieus Maria Sfortia etc.
Postscripta. Rechedendo ancora Magistro leonardo fiorentino et
Magistro Io. Antonio Amadeo, operarete che vengano ancora loro.
Dat. ut in litteris.
Idem Ludovieus Maria Sfortia etc.
3i

A tergo: Mag.co Equiti Amico nostro diarissimo D. Bartholameo


Chalco ducali secretano, Mediolani.
Archivio di Stato, Milano — Carteggio sfor-
zesco.

— 49 —

1490 10 giugno.
Ill.mo S.re mio observando. Se è facto intendere alli deputati
de la fabrica del Domo qui, et così al R.mo Mons.re Arcivescovo,
quale pare habia tolto precipua cura de far trovare qualche forma
a la perfectione del tiburio, quanto V.a Ex.a me ha scripto adciò
operi chel ingeniero senexe venga ad vedere la fabrica de la chiexa
majore lì : hano resposto essere già alcuni dì ch’esso ingegnerò ha
principiato uno modello del dicto tiburio, el quale desiderano molto
sia finito inanti se mova da Milano, tanto che la fantasia li serve
bene, et etiam perchè se possa presto vedere quello se possa sperare
da luy che tengono per fermo non passara octo giorni poso {dopo)
qual termine poterà poi venire a suo piacere : et quando etiam finisse
più presto el dicto modello, se porria partire et così preghano V.a
Ex.a sia contenta. Havendo significato el medesimo al Ingeniero,
me ha resposto in conformità de quello hano dicto li predicti mons.re
et Fabriceri : nondimeno che luy ad omne hora è aparecchiato exe-
quire la voluntà de V.a S.a. — Mag.ro Leonardo Fiorentino me ha
dicto sarà sempre aparechiato omne volta sij rechiesto : sichè corno
se invii el senese venera anchora luy. Mag.ro Jo Antonio Amadeo
dubito non li potrà essere, perchè se ritrova sul laco de Como, per
impresa de non picol momento: non dimeno quando V.a Ex.a vo-
lesse omnino chel li fusse, se poterà scriverli chel venga. Recomman-
dandome a quelle de continuo. Mediolani x junij 1490
Ser.or Bartholomeus Chalcus.
a tergo: 111.0 Principi et Ex.mo Doni, nubi observand.mo Dom.
Duci Barij.
Archivio di Stato, Milano, Duomo di Milano.
32

— 50 -

1490. 21 giugno.
« Itera die xxi J unii J ohanni Augustino de Berneriis hospiti
ad signum Saracini Papiae prò expensis sibi factis per dominos Fran-
ciscum Senensem et Leonardum Florentinum ingeniarios cum sociis
et fanrulis suis et cum equis, qui ambo specialiter vocati fuerunt
prò consultatione fabricae, in summa. lib. XX.
Reg.° Fabbrica Duomo di Pavia, anno 1488,
fol. 30 v.

— 51 —
1490, dicembre 8.
Viglevani vini decemb. 1490. Potestati Tri vili j. avendo nuy
deliberato de fare al presente, cum omne celerità possibile, depingere
la Sala nostra de la balla a Milano ad historia (omissis)...
. In simili forma: Referendario Papié:
Magistro Lorenzo di Fasoli, Magistro Zo. Ant.° Cagnola, Magistro
Augustino de magistro Leonardo...
Archivio di Stato, Milano— Reg. Missive 181,
fol. 244.

Nota: Il documento, menzionato da vari scrittori come riferen-


tesi a Leonardo, per erronea trascrizione di et Leonardo invece di de
Leonardo, si riferisce al pittore Agostino da Pavia. (Vedi doc. 52).
1490-1499

— 52 —

149° luglio —- 1491 aprile.


Jachomo vene a stare . cho[n] medio jl di della madalena nel
mille 490 . d’età d’anj io
Il sechondo dì li feci tagliare 2 chamjce uno paro di chalze e
vn gi[u]bone e(c)quando mj posi i danari allato per pagare dette
chose luj mi rubò — («ladro bugiardo ostinato ghiotto... » è scritto
in margine, di mano di Leonardo) -— detti dinarj della scharsella
e maj fu possibile farliele clionfessare bench’io n’avessi vera cier-
teza lire 4
Il dì seguente andaj a ciena chon jachomo andrea e detto ja-
chomo cienò per 2 e fece male per 4 imperochè ru(per)pe 3 amole
versò il ujno e dopo questo bene a ciena doue me
Ite[m] a dì 7 di settenbre . rubò uno graffio di ualluta di 22 soldi
a marcho che stana elio medio Jl quale era [di ualuta di) d’argiento
e(t) tolseglielo del suo studiolo e poi che detto marcilo [gliele.be)
n’ebe assaj cier[c]o lo tro(vò) naschosto (i)nella chassa di detto ia-
chomo l(ire) 1 s(oldi)
Item a dì 26 di gienaro . seguente [1491) esendo io in chasa di
messer galeazo da (s)sanseuerino a [ojrdinare la festa della sua giostra
e spogliandosi cierti staffieri per prouarsi alchuna veste d’omjni
saluatichi ch’a detta festa achaderno . Jiachomo s’achostò alla (s)schar-
sella d’uno di loro la qual era in sul letto chon altri pannj e tolse
quelli dinari che dentro vi trovo lire 2 s(oldi) 4
Item essendomj da maestro agostino da pauja donato in detta
chasa una pelle turchesca da fare uno paro de stivaletti . esso
3
— 34 —

iachomo infra uno mese ine la rubò e vendella a un aconeiatore


di scarpe per 20 soldi de qua[li] dinari seehondo che luj proprio
mi confessò ne comprò anjci chonfetti ■ lire 2
item anchora a dì 2 d’aprile lassciando giannantonjo uno graffio
d’argiento sopra uno suo disegnjo esso jachomo gliele rubò il qual
era di ualuta di soldi 24 l[ire] 1 s[oldi] 4
Cod. C fol. 15 v — Paris, Institut de France
sotto la frase 23 aprile 1490.

— 53 —
1491-1492,
« M.er Deonardus florentinus debet dare scriptum sibi in credito
in libro viridi mastro anni preteriti in fol. 199. .. . L. xii sol. -
(Nella colonna di fianco) :
Debet habere scriptum sibi in debito in libro albo mastro anni
1492 in fol. 88 prò resto isto . L. xii sol —
Registro n. 279, fol. 107 — Archivio Fab-
brica Duomo, Milano.

— 54 —
1491-1494-
« M.er Leonardus florentinus debet dare scriptum sibi in credito
in libro turchino mastro anni 1491 in fol. 107 .... F. xii sol. —
[Nella colonna di fianco) :
Debet habere scriptum sibi in debito in libro gialdo mastro anni
1494 in fol, 14 prò resto istius rationis . L. xii sol. —
Registro n. 283, fol. qxxxvil v. — Archivio
Fabbrica Duomo, Milano.
— 35 —

- 55 —

« Nella medesima città furono insieme Giuliano (da San Gallo)


e Leonardo da Vinci che lavorava col Duca (al quale aveva presentato
il modello per un palazzo), e parlando esso Leonardo del getto che
far voleva del suo cavallo si ebbe bonissimi documenti, la quale opera
fu messa in pezzi per la venuta dei Francesi, e così il cavallo non
si finì, nè ancora si potè finire il palazzo ».
In Vasari, Le Vite ecc.

— 56 -
M93-
«a dì 16 luglio — Caterina venne a dì 16 di luglio 1493.
South-Kensington Museum — III fol. 1 v.
Due altre citazioni di Caterina, in note di spese del 1494.

— 57 -
1492-93.
« Giobia {giovedì), a dì 27 di Settembre, tornò maestro Tommaso:
lavorò per insino a di penultimo di febrajo: a dì 18 di marzo 1493
venne Julio tedesco a stare meco: Lucia-Piero-Lionard.
South Kensington Museum — fol. Ili, c. 1 r.

- 58 -
1492-93.
A dì primo di novembre facemmo conto : Giulio restava a rimettere
mesi 4 e maestro Tommaso mesi 9: maestro Tommaso fece di poi
- 36 —

6 cancellieri, dì io: Giulio in certe molle, dì 15: lavorò poi per sè


insino a dì 27 di maggio e lavorò per me uno martinello insino a dì
18 di luglio: poi per sè insino a dì 7 di agosto, e questo un mezzo dì
per una donna : di poi per me in 2 serrature insino a dì 20 di agosto ».
Cod. H3 fol. 58 v., Paris, Institut de France.

- 59 —
1493-94-
«A dì 23 d’agosto lire 12 da Pulisona: a dì 14 di marzo 1494
venne Galeazzo a stare con meco, con patto di dare 5 lire il mese
per sue spese, pagando ogni 14 dì de’ mesi.
Dettemi suo padre fiorini due di Reno. A dì 14 di luglio ebbi
da Galeazzo fiorini 2 di Reno ».
Cod. H1 fol. 41 r, Paris, Institut de France.

— 60
« addi 29 di gienaro 1494.

Salai lire 6 in una.»


Cod. H1 fol. 64 v-142 r, Paris, Institut de
France.

6l —
1494.
Quante braccia è alto il pian delle mura.
Ouant’è larga la sala.
— 37 —

Quant’è larga la ghirlanda.


A dì 29 di gienaro 1494.
Cod. H, fol. 64. Paris, Institut de France.

— 62 —
1494.
A dì 2 di fehraro 1494 alla Sforzesscha ritrassi scalini 25 di 2/3
di braccio l’uno, largo br. 8.
Vigilie di uigievane a dì 20 di marzo 1494, ella vernata si sot-
terano.
Cod, H, fol. 65 v. Paris, Institut de France.

- 63 ~
1494.
«A dì 15 di Settembre Giulio cominciò la serratura del mio
studiolo. 1494 ».
Cod. H3 fol. 57 r, Paris, Institut de France.

- 64 -
1494.
« Magister Deonardus florentinus debet dare scriptum sibi in
credito in praefato libro albo in fol. 88, prò resto illius rationis
L. xn sol. —
Registro 11. 284 folio xiv v — Archivio Fab-
brica Duomo, Milano.
— 3« —

- 65 —
Dopo il 1494.
Spese per la sotteratura di Caterina.
Libbre 3 di cera. s. 27
per lo cataletto. s. 8
palio sopra il cataletto . s. 12
portatura e postura di croce. s. 4
per la portatura del morto '. s. 8
per 4 preti e 4 cherici . s. 20
campana, libri, spunga . s. 2
per li sotteratori. s. 16
all’antiano. s. 8

s. 106
per la lieentia ali uficiali . s. 16
il medico. s. 2
zucchero e candele. s. 12
s. 120

South Kensington Museum, II, f. 93 r.

— 66 —

1490-1499.
Nota di ingegneri ducali.
Ingeniarii ducales:
Bramantus iugeniarius et pinctor
Jo. Jac. Dulcebonus iugeniarius et sculptor
Jo. Batagius de Laude ingeniarius et murator
Leonardus de Florentia ingeniarius et pinctor.
Alii ducales ingeniarii:
Mag. Johannes Ant. Hamadeus
Mag. Johannes de Busto
— 39

Mag. Antonio da Sesto


Mag. Jacomo Stramido
Mg. Andrea Gianangelo
Mag. Benedeto de Briosco
Ingeniarii civitatis mediolani:
Lazaro de Palatio
Mafeo de Como
Bartolomeo da Valle ingen. et extimator.
G. Calvi, in Notizie Artisti.

- 67 -
1495, 24 marzo.
Ill.mo et Ex.mo s. mio. In executione de littere dela Ex.tia
vostra... (omissis) Le gronde de camerini de dre de la Camera de
la Torre se và dreto depingendo, et già glie dato el bixio et set ara
alla similitudine de quello de rocha...
Mediolani, die 24 martij, 1495.
fidelis servus Ambrosius de Ferraris
Ardi, di Stato, Milano — Ingegneri.

— 68 —
1495. 25 aprile.
Filippino Fieschi, Castellano del Castello di Porta Giovia, in
seguito a richiesta di Lodovico il Moro, comunica di avere conferito
con « quelli magistri che lavoreno sule arme et barde del Ser.mo Re
dei Romani. Mag.ro Zoanne de Costantino dice fornirà le barde
fra octo giorni, et mag.ro Leonardo dice haver fornito (ultimato)
dal canto suo : solo che gli manca le franze et doy cordoni. Mag.ro P'er-
— 40 —

rancio dice haver fornito dal canto suo, et mg.ro Francesco da Merate
dice fornirà le arme infra tre giorni. Fatta istanza de lavorare et
giorno et nocte senza perditempo ».
1495 25 aprile.
Archivio di Stato: Milano. —- Armajoli.

- 69 -
1496.
Domattina, a dì 2 di Gennaro 1496 farai fare la soatta e pruova.
Cod. Atl., fol. 318 v.

- 70 —
1496.
Mediol. 8 Juni 1496 (Concept.) D. Archiepiscopo Mediolani.
FI pictore quale pingeva li Camerini nostri hogi ha facto certo
scandalo per il quale si e absentato : et havendo nio noi adesso pen-
sare ad altro pictore per fornire l’opera et satisfare a quello da che
si han servivamo cum l’opera de questo chi e absentato ne e penso
Intendendo che rn.ro Pietro perusino si trova lì, li ce e parso darvi
cura che vogliate de parlarli cum el clicto perusino et intendere da
lui sei vole venir ad servirci cum farli Intendere dirli che venendo li
faremo condictione che tale chel si poterà ben accontentare. Ma in
questo bisognara ben advertiate che che Intendemo questo torlo quando
epso non ch’el non si troArasse obligato a quella 111.ma Sig.a perche
m tal caso non. intendemo farne parola ad epso maestro ce avisereti
de quello chel ve respondera et sei vi parerà possi si possa sperar
de haverlo.
Ludovicus maria Sfortia.
Anglus Dux Mediolani.
B. Calehus.
Arch. di Stato, Milano: Studi — Pittori.
— 4i

- 7i —
1496.
111.mo et Ex.ino s. mio obs.mo Andai heri da la 111.ma S.a et li
significai poso le altre cose quello me haveva scripto la S. vostra del
desiderio haveva la S. Vostra de havere m.ro Petro Perusino scontro
del pictor quale se e absentato da Milano. Et havendo inteso el desi-
derio de la S. Vostra credo che questa Signoria l’haveria concesso
alla Ex. Vostra etiam chel fosse dicto chel haveva tolto ad far alcuna
opera da epiesta S.a: ma lo Ill.mo principe dixe chel non era in questa
terra, et per questo non sapevano come poterlo havere : perchè erano
sei mesi chel se partise ne sapeuano dovi el fosse andato...
Venetiis die xnn Junij 1496.
Ex. V. serv. Guidantonius Archiepiscopus
Archivio di Stato, Milano: Studi - Pittori.

— 72 -
1496.
Ill.mo et Ex.mo s. mio.
... Ali Camerini in capo del Zardino non li mancherò de solici-
tudine per fare che siano forniti ad Natale...
ex Arce porte Jovis mediol. xii novembr. 1496.
V.ro S.or Bernardinus de Curti
Castellano.
Archivio di Stato, Milano : Studi - Pittori.

— 73 —
1496-98.
Signore, conoscendo, io lamente. di Vostra, ecciellentia. essere.
ochupa(ta in grandi cure io non ardisco) il ricordare, avosstra signjoria.
42

lemje. || pichole || ellarei. messe insilentio. Ma io non vorrei cliel mjo.


taciere. fussi. chausa. difare, isdegnjare vostra Signjoria essendo che
la mja vita ai uostri servjti. mi tjene. continvamente parato, avbidire.
. (tia e di raro, o ni) del cauallo non diro niente perche co-
gnjosco. i tempi et scrissi già a vostra Signjoria chomjo restai avere
el salario, di. 2. anni del presente e con due. maesstri. i quali, conti-
novo. stettono. a mjo. salario esspese di modo che alfine mj trovai,
avanzato ditta opera, circha a 15 lire. Mo sento di fare opere || di
fama || per le quali io potessi mostrare acquelli che uerano chio sono
stato bono e fa pertutto. ma io non so doue io potessi spendere le mia
opere {in più appresso) vostra signoria.
lauere io. atteso a guadagnarmi la ujta.
per non essere informata {in che essere io mj trovo come emi) vostra
signoria si richorda della comessione. del dipigniere. i camerini e
la premura che portavo a vostra Signioria. solo riciedendo acquella...
e se mi date piv alcuna comesione(w) dalcuna importanza del premio
del mjo seruitio. perche non son daessere da pari in cose assegnia-
tioni perche loro anno filtrate ]| di pi || e incombentie chebene. possano
assettare, più di me, ma non la mia arte, laquale, voglio rnvtare
e dimando mi sìa dato qualche vestimento (s io so una som).
Cod. Atl., fol. 335 v.

— 74 —
1497-
Mediol. 28 martij 1497.
Mag.cis Guidonj et Rodulpho de Balionibus.
Per satisfare alcune cose quale habiamo designato, desideramo
ha vere qui la persona de M.ro Petro per usino : perchè essendo pictore
excelleute vorìamo valerse delopera sua alla satisfactione del desi-
derio nostro : ce e parso aduncha di questo scriverne alle M. V. et
pregarle che per nostra contenteza vogliano confortare et indure
el dicto m.° Petro a venire qui et farli Intendere che venendo riceverà
tal tractamento da rny chel si accontenterà sempre de esser venuto:...
Lettera di Lodovico il Moro.
Archivio di Stato, Milano: Studi - Pittori.
— 43 —

— 75 —
i497-
La cappa di Salai a dì 4 d’aprile 1497.

Salai ruba li soldi.


Cod. L., fol. 94 v. Paris, Institut de France.

- 76 -
M97. 29 giugno.
Domino Marchesino Stange.
Noy ti hauemo dato la cura de mandare ad executione le cose
che se contengono in la introclusa lista: et anchora che te ne habiamo
facto commissione ad bocha, nientedimeno per più satisfactione nostra
hauemo voluto scriuere queste poche parole con dirte che si conio
hauemo summamente a core la expeditione de queste tale cosse, cussi
receueriamo singul.mo piacere da te quanto più presto ne farai ve-
dere lo effecto, per el quale te caricamo ad non volerli mancare de
omne solicitudine et cosse necessarie, perchè habiamo ad restare
satisfacti. Mediolani, penultimo juuii 1497.
Ludovicus M.a Sf.
B. C.

Memoria delle cose che ad fare M. Marchesino.


P.° de fare mettere el ducale de marmoro facto con le sue littere
ad porta Ludouica, poso el quale Ducale siano poste dieci medalie
de bronzo con la testa del S. Duca.
Item de solicitare le prete quale vano alli edifici] del stato et
ad Mombrayo, excepte quelle vano nel Castello de Milano: de le quale
ne ha cura m. Bernardino da corte, et poso ciascaduna desse pietre
siano poste dece medalie.
Item de vedere sei Gobbo oltra la sepnltura potesse fare parte de
lattare in l’anno presente, per el quale se intenda se tutti li marmori
— 44 —

li sono, et se ne mancasse parte, se mandino ad tore de presente, a Ve-


nezia o Carrara.
Itemi perch’ la sepultura sia finita tutta in uno tempo se soliciti
el Gobbo ad lauorare el coperchio et ad attendere ad tutte le altre
cose li vano. In modo che quando sera finito el Navello, sij fornito
el resto della sepultura.
Itera de solicitare Leonardo Fior.no perchè finischa lopera del
Refittorio delle gratie principiata, per attendere poi ad altra Fazada
d’esso Refitorio, et se faciano con luj li capituli sottoscripti de mane
sua che lo obligano ad finirlo in quello tempo se conuenera con luj.
Itern de sollicitare che se forniscila el portico de S.to Ambrosio,
al quale sono deputati li 200 ducati.
Item de sollicitare la medietate de laltro portico uts. per il quale
el S.r Duca li ha assignati 300 ducati.
Item de hauere tutti li più periti se trouino ne la arehitectura, per
examinare et fare fare uno modello per la fazada de S.ta Maria da le
gratie, hauendo rispecto ad lalteza in la quale se ha ad ridurre la ec-
clesia proportionata alla capella grande.
Item la strata da corte, el S Duca ha dicto volerla vedere.
Item de fare far la testa della quondam m.na Duchessa per met-
terla in.Medaya insieme con quella del S.
Item de fare aprire la porta, che responde ad S.to Marco et se
intituli la porta Beatrice, et se li facia mettere uno Ducale simile ad
quello de porta Ludouica, Facendoli le littere al proposito per la
p.ta Duchessa.
Item de fare solicitare el Broleto uovo ad ciò sij fornito ad Calende
de Augusto prox.
Item de fare le littere adorate in marmoro negro che vano alli re-
trati della capella.
Mediolani penult.0 junij 1497.
Ludovicus Ma Sf.
B. C.
Archivio di Stato, Milano. — Registro Ducale
senza numero, fol. 162.
45 —

— 77 -

1497 — Item per lavori facti in lo refectorio dove depinge Leo-


nardo li apostoli, con una finestra. L. 37 , 16,5. *
Libro del Capomastro ducale, c. 8a-9a, in
minuta mss del Padre Vincenzo M.a Monti.
Archivio di Stato, Milano —- Fondo Reli-
gione, parte antica: Conventi, cart.a 547.

- 78 -
1497.
Lunedì comprai br. 4 di tela, lire 13. s. 14 y2
a dì 17 di ottobre 1497.
Cod. I2, fol. 1 r. Paris, Institut de France.

— 79 -
1497-
« Il Bandello, a la molto illustre e vertuosa
heroina, la S.a Ginevra Rangona e Gonzaga ».

« Erano in Milano, al tempo di Lodovico Sforza Visconte, Duca


di Milano, alcuni Gentiluomini nel Monastero delle Gratie dei Frati
di S. Domenico, e nel Refettorio cheti se ne stavano a contemplar
il miracoloso e famosissimo Cenacolo di Christo con i suoi Discepoli,
che all’hora l’eccellente Pittore Lionardo Vinci Fiorentino dipingeva:
il quale ha ve va molto caro che ciascuno, veggendo le sue pitture,
liberamente dicesse sovra quelle il suo parere. Soleva anco spesso,
et io più volte l’ho veduto e considerato, andare la matina a buon’hora
a montar su ’l ponte, perchè il Cenacolo è alquanto da terra alto :
soleva (dico) dal nascente Sole sino all’imbrunita sera non levarsi
mai il pennello di mano, ma scordatosi il mangiare et il bere, di con-
- 46 —

tinovo dipingere. Se ne sarebbe poi stato dui, tre e quattro dì, che
non v’averebbe messo mano, e tuttavia dimorava talhora una o due
ore al giorno e solamente contemplava, considerava et essaminando
tra sè, le sue figure giudicava. L’ho anche veduto (secondo che il
capriccio o ghiribizzo lo toccava) partirsi da mezzogiorno, quando
il Sole è in Leone, da Corte vecchia ove quel stupendo Cavallo di
terra componeva, e venirsene dritto a le Gratie: et asceso sul ponte
pigliar il pennello, et una o due pennellate dar ad una di quelle figure
e di subito partir se et andare altrove.
Era in cpiei dì alloggiato alle Gratie il Cardinal Gurcense, il
vecchio, il quale si abbattè ad entrare in Refettorio per vedere il
detto Cenacolo, in quel tempo che i sovraddetti Gentiluomini v’erano
adunati. Come Lionardo vide il Cardinale, se ne venne giù a fargli
riverenza, e fu da quello gratiosamente raccolto e grandemente fe-
steggiato. Si ragionò quivi di molte cose et in particolare dell’eccel-
lenza della Pittura : desiderando alcuni, che si potessero vedere di
quelle Pitture antiche, che tanto da i buoni Scrittori sono celebrate,
per poter far giudicio, se i Pittori del tempo nostro si ponno agli
antichi agguagliare.
Domandò il Cardinale, che salario dal Duca il Pittore avesse. Le
fu da Lionardo risposto, che d’ordinario aveva di pensione due mila
Ducati, senza i doni et i presenti, che tutto il dì liberamente il Duca
gli faceva. Parve gran cosa questa al Cardinale, e partito dal Cenacolo,
a le sue camere se ne ritornò. Lionardo allora a quei Gentilhuomini
che quivi erano, per dimostrare che gli eccellenti Pittori sempre fu-
rono honorati narrò una bella historietta a cotal proposito. Io, che
era presente al suo ragionamento, quella annotai ne la mente mie
et havendola tenuta nella memoria, quando mi posi a scriver le No-
velle, quella anco scrissi. Hora faciendo la scelta d’esse mie Novelle,
et essendomi venuta questa a le mani, ho voluto che sotto il vostro
valoroso nome sia veduta e letta. Il perchè quella vi dono et al vostro
nome dedico e consacro in testimonio de la mia servitù verso voi
e de le molte cortesie vostre a me (la vostra mercè) usate. State sana ».

La Novella (58a della Parte I) ha per titolo: «Fra Filippo Lippi


fiorentino Pittore è preso da Mori e fatto schiavo, et per l'arte della
Pittura è fatto libero et honorato ».
La prigionia di Filippo Lippi, padre di Filippino Lippi, sarebbe
avvenuta verso il 1430.
— Al —

— 80 —
1497.
Mediolani 9 novembre 1497.
Guidonj et Rodulpho de Balionibus.
Desideramo havere el servitio del perusino pletore per esserne
significato che la peritia sua nel pingere e tale che resterìamo bene
satisfacti in alchune cose quale habianro in animo. E al ademplatione
del desiderio nostro non ce pare possibile usar mezo miliore de le
M. V. le quale se persuademo possino multo de epso perusino. E però
nel ritorno del messero quali li porta le altre nostre littere, la ci e
parso pregarle che se ce voglieno fare questo piacere de operare che
habiamo epso perusino per stare de continuo al servitio nostro o
per servirne a tempo limitato...
Arch. di Stato, Milano: Studi - Pittori.

— 8l —

1498 — Dal Riassunto delle Decime di Ser Piero Vinci.


Bocche.
Ser Piero d’anni. 69
Eucretia donna di detto Ser Piero. d’età d’anni 34
Antonio mio figluolo . » » 18
Giuliano ». » » » 16
Dorenzo » » » » 14
Violante mia figluola . » » 13
Domenico mio figluolo .*,. » » 12

Margherita mia figluola . » » 7

Benedetto mio figluolo . » » 6


Pandolfo » » » » 4
Ghuglelmo » » » » 2 Yz
Bartolomeo » » » » 1 Yz
Dorate figluola di detto Ser Baldassare (da
Bacchareto, zio di ser Piero) . » » 13
- 48 -

— 82 —
1498 8 febbrajo.
Excellentissimo Principi Ludovico M. Sf. Anglo Mediol. D.
Pacis et Belli ornamento, Fratris Luce ex Burgo S. Sepul. or. min.
sacre theol. profes. de Divina Propor. Epistola.
I— Essendo Ex.0 D. a di vili de febraro de nostra salute gli anni
1498 correndo, ne l’inexpugnabile arce de l’inclyta vostra Città de
Milano dignissimo luogo de sua solita residentia, a la presentia di
quella constituto in lo laudabile e scientifico duello de molti de ogni
grado celeberrimi e sapientissimi accompagnata: in compagnia deli
perspicacissimi Arcliitecti e ingegneri : e, di cose nove assidui inventori,
leonardo da venci compatriota nostro fiorentino, qual de sculptura
getto e pictura con ciascuno el cognome verifica. Cornino ladmiranda
e stupenda equestre statua la cui altezza de la cervice a piana terra :
sono braccia 12, cioè 36 tanti de la qui presente linea a. b., e tutta
la sua ennea massa a libre circa 200000 ascende, che di ciascuna
l’oncia comune fia el duodecimo, a la sanctissima invicta vostra
paterna memoria dicato da l'invidia di quelle de Fidia e Prasitele
in monte cavallo al tutta alinea...

«... et che agli occhi nostri evidentemente appare nel prelibato


simulacro de l’ardente desiderio de nostra salute, nel qual non è
possibile con maggiore attenzione vivi gli apostoli imaginare al suono
della voce de l’ineffabil verità e quando disse: unus vestrum me tra-
diturus est. Dove con acti e gesti l’uno e l’altro, e l’altro e l’uno con
viva e afflicta admiratione par che parlino, si degnamente con sua
ligiadra mano el nostro Lionardo lo dispose ».
Luca Pacioso, Divina Prop. Bibl. Arnbr.,
Milano.

- 83 -
1498, 17 marzo.
« il ferro trafilato di una mina fatta di una parte del molo di Genova,
fu trafilato di minor potentia di questo ».
(Annotazione di Leonardo, che lascia supporre siasi recato a Ge-
49

nova con Lodovico il Moro, entrato in questa città, il 17 marzo,


dove da una tempesta era stata distrutta « pars moli paulo ante
constructa »: il Moro visitava il porto all’indomani, e « darsinam
retici jussit ».
Cod. Atl., fol. 2 r.

~ 84 -
1498, marzo 22.
Alo Ill.mo et Vn.co S.re mio lo ex.mo S.re Duca de Mediol.
Ill.mo et Ex.mo S.re mio.
Non havendo cosa alcuna necessaria de l’aviso a la Ex. V. non
gli tacerò che li 111.mi Figliuolini soy tuti stano benissimo. Così lo
R.mo Cardinal, e che ali lavorerii de le gratie non si perde tempo
alcuno, per modo che credo atenderano li magistri ale promesse
facte (omissis).
Et a la bona gratia de la Ex. V. mi raccomando.
Mediolani 22 martii 1498.
De V. 111.ma S.ria servullo Gualtero.
Archivio di Stato: Milano. Missive Ducali.

- 85 -
1498, aprile 20.
Ill.mo et Ex.mo S.re mio
Questa mattina ritrovai lo magn.0 oratore de Ferara, al qual fezi
intendere quanto la Excel.ia V.a me commisse; per la imprestanza
de li 50 homini d’armi de lo Ill.mo S.e don Alfonso, et la paga de li
150, ringratia la Ex.a V.a
A la Saleta negra se è facto quanto la comisse, non solo fleto
sul muro la corona, ma metutogli quella o vero parte se è remutata
tuta de misura, d’acordio messer Ambrosio (Ferravi) con mag.ro
Leonardo per modo che la stae bene et non si perderà tempo a finirla.
4
50

(omissis)
Datum Mediolani xx aprilis 1498. servili.10 Gualtero.
A lo 111.ino et Unico S.r mio lo Ex.mo Sig. Duca de Milano etc.
Archivio di Stato: Milano. Missive Ducali.

— 86 -
1498, aprile 21.
111.mo et Ex.mo S.re mio
(omissis) A la Saleta negra non si perde tempo. Lunedì se de-
sarmerà la camera grande da le asse, cioè da la tore. M.ro Leo-
nardo promete finirla per tuto Septembre, et che per questo si potrà
etiam golder : perchè li ponti chel tara lasarano vacuo de soto per tuto.
Domani se gli manderano le littere se hanno a ponere in la sa-
letta con la forma de la petra: in duy modi per far quello che più
piacerà ala E.a V.a et credo sarà bene potendo abreviare le lettere
perchè la tavola non potrà esser mancho de quella che è a le gratie
del putino, che pur è grande {omissis).
Mediolani 21 aprilis 1498. Servi.10 Gualtero.
(a tergo) : A lo Ill.mo ed Unico S.r mio lo Exc.mo Sig. de Milano.
Archivio di Stato: Milano. Missive Ducali.

- 87 -
1498, aprile 23.
Ill.mo et Ex.mo S.re mio.
Per exeguire quanto me comete la Ex. V. ho parlato [ogi] con lo
canzeler del Marchese... Li 111.mi Figliuolini soy stanno bene: messer
lo texorero sta meglio, ma molto stracho. Messer Bergonzo con la
sua febbre alquanto in lizientia. La Camera grande da le asse è di-
sconza, et alo camarino non si perde tempo, et a la bona gratia de
la Ex. V. mi racomando.
Mediolani 23 aprilis 1498.
De V.ra 111.ma S. Servullo Gualtero.
Archivio .di Stato: Milano. Missive Ducali.
— 5i

- 88 —
1498, 26 aprile.
« Essendone hogi accaduto vedere certi belli retracti de man de
Zoanne Bellino siamo venute in ragionamento de le opere de Leonardo
cum desiderio de vederle al parangone di queste havemo, et ricordan-
done che ’l v’ha retracta voi dal naturale vi pregamo che per il pre-
sente cavallaro, quale mandiamo a posta per questo, ne vogliati man-
dare esso vostro retracto, perchè ultra che ’l ne satisfarà al parangone
vederemo anche voluntieri il vostro volto et subito facta la compara-
tione vi lo rimetteremo...»
Lettera di Isabella d’Este a Cecilia Berga-
mini — Archivio di Stato: Mantova.

— 89 —
1498. 29 aprile.
111.ma et. Ex.ma D.na mea hon.ma Ho visto quanto laS.aV.a
me ha scripto circa ad haver caro de vedere el ritratto mio, qual mando
a quella, et più voluntiera lo mandaria quanto assomigliasse a me:
et non creda già la S.a V.a che proceda per difecto del maestro che
in vero credo non se truova allui un paro, ma solo è per esser fatto
esso ritratto in una età sì imperfecta che io ho poi cambiata tutta
quella effigie, talmente che vedere epso et me tutto insieme non è
alchuno che giudica esser fatto per me. Tuttavolta la S.a V.a prego
ad haver caro el mio bon voliere, chè non solo el ritratto ma io sono
aparechiata ad fare magior cosa per compiacere a quella, alla quale
sono deditissima schiava et infinite volte me le reccomando.
Ex Mediolano, die 29 aprilis 1498.
De la Ex.a V.a Serva
Scicilia Bergamini Visconta.
Lettera ad Isabella d’Este — Archivio di
Stato: Mantova.
52 —

— 90 —

1498, 2 ottobre.
In Nomine Domini anno a Nativitate ejusdem millesimo qua-
clringentesimo nonagesimo octavo, indictione secunda, die martis
secundo mensis octobris.
Cambium et permutationem inter sese modis et nominibus
quibus infra singulariter reft'erentes bona fide et sine fraude ad pro-
priurn liberum franchum et absolutum ab omni onere fleto censu
condictione prestatione et servitute alierà dandis prestandis faciendis
seu etiam substinendis fecerunt et faciunt Magnifici et prestantissimi
viri domini Antonius de Landriano Ducafis Consiliarius et Thexau-
rarius generalis, filius quondam Magnifici Domini Accursii porte Cu-
manae Mediolani, par. Sancti Cipriani: Brugontius Botta ex Dominis
Magistris Ducalium intratarum ordinariorum, filius quondam magni-
fici domini Johannis porte Vercelline Mediolani par. Sanctae Mariae
ad portam: et Gualterius de Bottapetri Ducalis judex datiorum filius
quondam Magnifici domini Baptistae portae Vercelline Mediolani
par. Sancti Johannis supra murum: procuratores et mandatarios,
et procuratorio et mandatario nomime Illustr.mi Principis et Excell.mi
doni. doni. Ludovici Mariae Sfortiae Angli Ducis Mediolani etc. Con-
stituti per instrumentum traditum et rogatum per me Notarium in-
frascriptum anno indictione et die in eo contentis parte mia, et Do-
minus Gabriel de Sujclio, filius quondam donimi Johannis porte Ver-
celline Mediolani par. Sancte Marie Secrete procuratore et procu-
ratorio nomine magnificae doni. EHsabete de Trovamalis reliete
quondam magnifici doni. Luce de Crottis, constitutus per instrumentum
procure traditum et rogatum per Henricum de Septara Notarium
Mediolani die mercuru quinto mese septembris proxime preteriti seu
anno indictione et die in eo contentis, parte altera.
In quoquidem cambio et permutatione dictus cloni. Gabriel
dicto nomine dedit et dat prefatis dominis procuratoribus et manda-
tario dato nomine presentibus stipulantibus et recipientibus petiam
uname terre orti seu Zardiui sitam et jacentem in porta Vercellina
Mediolani par. Sancto Martini ad corpus foris, cui coheret ab una
parte prefato doni. doni. Duci, ab alia Stanghellini Canetarn et filio-
rum mediante Redeffoso, ab aha illorum de Vicomercato mediante
53 —

accessio et ab alia Magistri Leonardi pictoris, salvo et reservato


quod si erratum foret in predictis coherentiis vel aliqua earum quod
hoc propterea non noceat veritatis, nec veris coherentiis sed semper
et stari clebeat ventati et veris coherentiis.
Prefato vero doni. Procuratores et nrandatarij dicto nomine de-
derunt et dant dicto Domino Gabrieli presenti et dicto nomine
stippulanti et recipienti perticas sex usque in septem inter Mona-
sterium Sancti Hieronimi et Leonardum Vincij pictorem, et quanta-
cumque sit comprehendarum in dictis terminis terre vinee site in
dieta porta Vercellina par. Sancti Martini ad corpus foris, ex et de
petia una terre vinee magne nuncupate Sancti Victoris quibus per-
ticis sex usque in septem coheret ab una parte Monasterii seu bona
data per prelibatum Principimi Monasterio Sancti Hieromini, ab
alia Magistri Leonardi seu bona data per prelibatum principem dicto
Magistro Leonardo Vincio pictori, ab alia prefati principis salvo er-
rore coheret ul supra. Item omnia jura axia accessia usus vias uti-
litates et commoditates ingressus regressus et egressus pertinentias
et spectantes dictis omnibus et superiore vicisim in cambium datis
et prefatis dominis cambiantibus dictis, modis et nominibus singu-
lariter refferendo in eis et eorum causa et occaxione. Lo tenore quod
de cetero usque imperpetuum diete partes cambiantes dictis modis
et nominibus singulariter et debite reffectione cum suis heredibus
et successoribus et cui vel quibus dederint. Dummodo hij cui vel
quibus, dieta domina Elisabeta et ejus heredem et successorem de-
derit seu dederint sint sub dictione et ex subditis prefati Illuni doni,
doni. Ducis predictam vicisim et ad invicem dictis nominibus in
cambium data singulariter refferendo habeant teneant gaudeant et
possideant et de eis et in eis faciant et facere possint et valeant quid-
quid voluerint et sibi placureit sine contradictione una pars dictis
modis et nominibus alterius et altera alterius dictis modis et nomi-
nibus et cujuslibet alterius persone cuius fuissent aut dicerentur
fuisse dieta superius vicisim et ad invicem in. cambium data in toto
nec in parte. Cedendo etc. Renuntiando exceptione predicte partes
et utraque earum dictis modis et nominibus non facti et non celebrat
hujusmodi instrumenti cambi taliter ut supra et predictorum et
infrascriptoruin omnium et singulorum non ita et taliter actorum et
factorum omnique probationi et deffensioni in contrarium. Item re-
nuntiando predicte partes cambiantes dictis modis et nominibus
exceptioni quod aliquo tempore non possint dicere opponere nec
— 54 —

allegare seu sese dictis nominibus seu prefatum Iil.mum doni. doni.
Ducetti et ejus cauxam fore deceptos antelexos, etc.
Itera renuntiando et derrogando etc.
Et generaliter renuntiando, et derrogando etc.
Que omnia et singula pacta fuerunt, sunt ac fiunt eo enim acto
dicto et pacto speciali inter eas partes cambiantes, dictis modis et
nominibus apposito et solemni stippulatione vallato in principio
medio et fine liujus contractus et per toturn hunc contractum vide-
licet quod ipsam Dominarti possit et valeat incidere et seu levare omnia
iignamina arbores et hedefitia existentia super dictis bonis in cam-
bium datis per dictum doni. Gabrielem dicto nomine prefatis domi-
n.is mandatariis.
Et que omnia etc.
Insuper prefati doni, procuratores et mandatarj dicto nomine
juraverunt, etc.
Et de predictis rogatium fuit per me Antonium de Bombellis,
Notarium publicum confici debere instrumentum unum et plura
uuius et ejusdem tenoris.
Actum in arce castri porte J ovis mediolani presentibus J ohanne
Baptista de Burziis filio quondam spectibilis Antonii et medicine doc-
toris, doni. Magistri Antonii porte Ticinensis par. Sancti Georgii in
pallatio: et Jo. Aluvsio de Valle filio quondam doni. Baptistae porte
Cumane par. Saneti Cipriani, ambobus Mediolani Notariis et pro-
tonotariis. Interfuerunt ibi testes: Magnificus doni. Jo. Jacobus
Ferufinus ducalis secretarius filius domini Clementis porte Ver-
celline Mediolani par. Sancti Johannis supra murum: spectabiles
doni. Franciscus de latliuada filius doni. Joli. Antonii porte nove
mediolani par. Sanctii Eusebij : doni. Job. Franciscus de Cajnarchis
filius quondam doni. Alujsii porte Vercelline Mediolani par. Saucte
Marie ad portami et spectabibs doni. Ambrosius de Ferrarijs filius
quondam domini Aluysii porte Vercelline Mediolani par. Sancti
Protaxji in. Campo intus, onir.es idonei vocati et rogati.
In Archivio Stampa — Solicino: Milano.
— 55 —

— 91 —
1498, dicembre 13.
Char.me noster
Volemo che tu daghi ad Leonardo fiorentino exibitore presente,
undece ducati, quali gli damo in pagamento de tante corde de leuto
e viole che lui ne ha date, expedendolo subito a ciò se ne possa andare
al viagio suo, et questa è nostra intentione. Godij (Coito) xm decembris
1498.
Lettera al Tesoriere, di Francesco Marchese
di Mantova, Archivio di Stato, Mantova.
(Si tratta veramente di Leonardo?).

— 92 -
1490-98.
Piacenza è terra di passo come Fiorenza.
{Venerabili) Magnifici Fabbriceri ! {parendo a me fare in parte)
intendendo io vostre magnificenze {volere) avere preso partito di
fare certe imagine opere di bronzo delle quali io vi darò alcuno ri-
cordo : Prima che voi non siate tanto veloci e tanto presti a {pigliare
partito) a fare allogazione che per essa celerità sia tolto la via del
potere fare buona elezione d’opera e maestro, perche Italia si affit-
tisce di buoni ingegni qualche uomo {di picho) che per la sua insuffi-
cienza abbia appresso a’ vostri successori a vituperare sè e la vostra
età, giudicando che questa età fosse mal fornita di uomini di buon
giudizio che di buoni maestri, vedendo nell’altre città e massime nella
città de Fiorentini quasi ne medesimi tempi esser dotata di sì belle
e magnie opere di bronzo intra le quali le porte del loro battistero
— la qual Fiorenza siccome Piacentia è terra di passo, dove concorre
assai forestieri, i quali vedendo le opere belle o buone d’esse fanno
a se medesimi impressione quella città essere fornita di degni abita-
tori — vedendo l’opere testimonie d’essa opinione — e per il contrario
vedendo tanta spesa di metallo operato si tristamente che meli ver-
gogna alla città sarebbe che esse porte fossero di semplice legname.
— 56 —

perchè la poca spesa della materia non parrebbe meritevole di grande


spesa di magistero onde che...
Le principali (chosa delle città) parti che per le città si ricerchino
si sono i duomi di quelle, dei quali, appressatisi, le prime cose che
all’occhio appariscano sono le porte [per le quali) donde in esse chiese
passare si possa.
Guardate, signori fabbricieri che la troppa celerità (e prestezza)
del volere voi con tanto prestezza dare spedizione alla allegagione
di tanta magja opera, quanto io sento che per voi s’è ordinato, non
sia cagione che quello che per onor di dio e degli uomini si fà, non
torni in gran disonore de vostri giudizi e della vostra città, dove, per
esser terra degna e di passo, èc oncorso d’innumerabili forestieri. E
questo disonore accaderebbe quando per le vostre indiligenze {per) voi
prestaste fede a qualche vantato che per le sue frappe o per favore, che
di quà dato gli fosse, da voi avesse a impetrare simile opera per la
quale a sè e a voi avesse a partorire lunga e grandissima {vergognai)
infamia. Che non posso fare che io non mi crucci a ripensare quali
{sieno li quegli) uomini siano quelli {dai quali io sia) con me {elio)
abbiano conferito volere in simile impresa entrare {e) senza pensare
alla loro sufficienza — senza dire altro: chi è maestro di boccali, chi
di corazze, chi campanaro, chi sonagliere (insino) e insino a bom-
bardiere, fra i quali uno del Signore s’è vantato che, tra l’essere lui
compare di Messer Ambrogio Ferrere -— che à qualche commissione
-— dal quale lui a buone promessioni, e se quello non basterà che
[vel sera) monterà a cavallo e andrà (a trovar) dal Signore {eh) e {che
vi porterà) impetrerà tali lettere che per voi mai simile opera non
gli sarà denegata. Mo guardate dove {i maestri di bono ingegno) i mi-
seri studiosi atti a simili opere, sono ridotti quando con simili uomini
hanno a gareggiare — {di simili virtù che con tanti studi sono venuti
in qualche grado di disegno) con che speranza e possono aspettare"
premio di lor virtù !
Aprite gli occhi e vogliate ben. credere che {modo) i vostri di-
nari {si debbano spendere) non si spendano in. comprare le vostre
vergogne. Io vi so annunziare che di questa terra voi non trarrete
se non opere di forte {e più deb) e di vili e grossi magisteri. Non
c’è uomo che vaglia — e credetelo a me salvo {quel) Leonardo
Fiorentino che fà il cavallo del Duca Francesco di bronzo, che non
ne bisogna fare stima perche à che fare il tempo di sua vita, e du-
bito che, per l’essere sì grande opera, che non la finirà mai.
Cod. Atl., fol. 323 r.
57

Ecci uno il quale il Signore per fare questa sua opera, a tratto
di Firenze che è degno maestro, ina à tanta tanta faccenda nolla
finirà mai,
Cod. Atl., fol. 323 v.

— 93 -
1496-1498.
FI no mi rincresce tanto d’essere....
Assai mi rincresce d’essere in necessità, ma più mi dole che quella
sia causa dello interrompere il desiderio mio, il quale è sempre di-
sposto a ubbidir vostra Eccellenzia....
E mi rincresce assai che tu m’abbi richi[esto], trovato in neces-
sità, e che l’avere io a guadagnare (il pane) il vieto m’abbi a ’nterrom-
pere.
Assai mi rincresce che l’avere a guadagnare el vieto m’abbi a
interrompere (l’opera de il sadisfare ad alcuni piccioli de) il segui-
tare (alcuna) l’opera che già vostra S. me commise: ma spero in
breve avere guadagnato tanto, che potrò sadisfare ad animo riposato
a vostra Eccellenza, alla quale mi raccomando; e se vostra Signoria
si credessi ch’io [ave]ssi dinari, quella s’ingannerebbe, perche ò te-
nuto 6 bocche 36 mesi e ò auto 50 ducati.
Forse che vostra Eccellenzia non commise altro a (l) messer
Gualtieri, credendo che io avessi dinari....
Cod.. Atl., fol. 315 v.

— 94 —
1499.
«Mi trovo lire 218 a di primo d’aprile 1499 ».
(Riassunto di varie somme di danaro, presso Leonardo).
Cod. Atl. fol. 284 v.
- 58 -

— 95 —
1499, 26 aprilis.
Ludovicus Maria Sfortia dux Mediolani dono dedit d. Leonardo
Vincio Fiorentino pietori celeberrimo, pert. n. 16 soli seu fundi ejus
vineoe quam ab Abate seu Monasterio S. Victoris in suburbano
porte Vercelline proxime acquisierat, ut in eo spatio soli prò ejus
arbitrio aedificare, colere hortos, et quidquid ei, vel posteris ejus,
vel quibus dederit ut supra libuerit, tacere et disponere possit.
In Archivio Civico. Vedi C. Amoretti Vita
di Leonardo.

1499, 26 aprile.
Dux Mediolani etc. Leonardi Guincij Fiorentini pictoris cele-
berrimi virtùtem nulli veterani pictorum tum nostro cum etiam peritis-
simorum judicio profecto cedentem ijs piane testantibus, (jue multifa-
riam jussu nostro opera agressus est, mirum artificis ingenium si consu-
maverit longe uberius testatura. Nos usque adeo promeriusse non
inficiabimur : ut nisi eum aliquo munere ornaverimus, parum nobis
ipsis satisfacere posse censeamus. Igitur ut etiam et mansionis apud
nos sue quam nobis hactenus gratam gratiorem etiam futuram in
dies confidimus initium faciamus. Tenore presentium ex certa scientia
motu proprio et de potestatis nostre plenitudine omnibusque alias
modo jure via causa et forma quibus validius et efficatius fieri potest
eidem Leonardo ratione benemeritorum de nobis suorum et ad raris-
sima virtutis ornatimi, prò se ejusque filijs et discendentibus ac eius
heredibus in infinitum et quibus dederit quovismodo damus conce-
dimus et donamus titillo pure, mere et irrevocabilis donationis inter
vivos perticas numero sexdecim soli seu fundi eius vinee quam ab Ab-
batia seu Monasterio sancti Victoris in suburbano porte Vercelline
huius inclite urbis nostre Mediolani, canonica et apostolica dispensa-
tione intercedente proxime aquisivimus, ut in eo spatio soli prò eius
arbitrio edificare, colere liortos et etiam quidquid ei vel posteris eius
vel quibus dederit ut supra, libuerit facere et disponere possit de
quibus perticis sexdecim terre ita coneessis terminos et circonstantias
coherentes alteris nostris aperte declaramus. Transferentes in ipsum
Leonardum omnia jura onmesque actiones reales personales mixtas
et ipothecarias utiles et directas nobis et camere nostre quomodo-
« — 59 —

cumque spectantes et pertinentes ac spectantia et pertinentia in


dicto solo seu fundo vinee sibi ut supra concesso ac ipsum Deonardum
procuratoreni in rem propriam constituentes ipsumque ponentes ac
ponimus in locum jus et statum nostrum prò dictis bonis ut dictum
est donatis. Constituentesque nos eius nomine ipsorum bonorum pos-
sessionem tenere donec ipse eam corporaliter apprehendiderit cuius
accipiende liberam ei ex nunc potestatem facimus. Bt apprehensa
possessione de ipso spatio ut frui gaudere et in eo coli tacere et dispo-
nere prò ut sibi libuerit tamquam de re propria et prò ut nos possemus
si presentem donationem non fecissimus, supplentes omnem defectum
cuiusbbet solemnitates tana juris quam facti que in premissis inter-
venire debuisset. Mandantes magistris Intratarum nostrarum utriusque
Camere et ceteris omnibus officialibus Magistratibus et subditis
nostris presentibus et futuris quibus spectet quatenus ipsum Deo-
nardum ipsarum sexdecim perticarum terre vinee superdicte posses-
sione ponant et ipsum eiusque filios, et descendentes et eius succes-
sores et quibus dederit sic libere disponere possit ut de re propria
ut dictum est conservet et has nostras concessionis et donationis
litteras observent et faciant inviolantes observari. In quorum fidem etc.
Daturn Mediolani, die xxvi aprilis 1499.
Subscriptum «Lodovicus Maria Sfortia» et signatura « Jo Ja.
Ferufinus » cum sigillo ducati in cera alba solito.
Arch. di Stato, Milano: Reg. O fol. 182.

— 96 —
1499, agosto.
« a dì primo d’agosto 1499 scrissi qui de moto e peso ».
Cod. Atl., f. 104 r.

— 97 -
1499.
Disegni dei cinque corpi regolari nella Divina proportione « i
quali sono stati facti dal degnissimo pictore, prospectivo, architecto,
— 6o —

musico e de tutte virtù doctato Lionardo da Uinci Fiorentino nella


città de Milano, quando a li stipendii de lo Bxcellentissnno Duca
di quello, Ludovico Maria Sforza Anglo ci retrovavamo nelli anni
di nostra salute 1496 fin al 99, d’onde poi d’asiemi per diversi successi
in quelle parti ci partemmo e a Firenze pur insiemi trahemmo do-
micilio et cetera ».
L. Pacioni, Divina propovtione ecc., pars I,
cap. VI, c. 28 v.

— 98 —

«... fa fare 2 casse coperte da mulattiere, ma meglio fra le co-


perte da letto che sono 3, delle quali lascierai una a Vinci. Togli le
foclrere delle grazie... (omissis) ».
Co4. Atl., fol. 247 r.
(In vari appunti riferibili a preparativi di partenza di Leonardo
da Milano nel 1499).

1499, dicembre 14.


Due lettere di cambio di Leonardo per spedizione di denaro
a Firenze. Vedi 11.0 101.
1499-1505

— 99 -
1499-
Pareri di diversi Architetti e Capimastri, circa la causa della
Rovina che minacciava la chiesa de S. Salvadore dell’Osservanza,
hoggi chiamata S. Francesco a monte, i quali pareri furono riferiti
a SS.ri Consoli dall’Arte de’ mercatanti, l’anno 1499.

« Leonardo da Vinci, disse quanto a S. Salvadore et a rimedi di


quello secondo ha dato il disegno, e per quello si vede da’ mancamenti
dell’edifitij, e dall’acque, che vanno tra le falde delle pietre vi sono
dove si fanno i mattoni, e quivi in parte sono tagliate le falde, e quella
parte dell’edifitio, dove sono tagliate le falde, et il mancamento, e
che rifendendo e tagliando le falde si rimetterebbe. B tener nette le
fogne ».

Il compagno di Leonardo, legnajolo, disse quanto a S. Salvadore


levar Tacque e molte altre cose ».
Archivio di Stato -— Firenze.
(Il Milanesi riferì il documento all’anno 1506).

— IOO —

Dopo il 1499.
Paolo di Vannoccio in Siena.
La saletta di sopra per li apostoli.
62 —

Edititi di Bramante.
Il Castellano fatto prigione.
Il Visconte strascinato e poi morto il figliuolo.
Gian della Rosa toltoli i danari.
Bergonzo principiò e noi volle, e però fuggì le fortune.
Il duca perso lo stato e la roba e libertà, e nessuna sua opera si
finì per lui.
Cod. L, fol. i r, Institut de France, Paris.

- IOI —

1500, 7 e 14 gennaio.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di 5. Maria Nuova

(1500-1507).

Leonardo da Vinci cittadino fiorentino de avere


addj vij di gennajo 1499 (1500 a nativitate) fior,
trecento larghi d’oro in oro: avemo per luj da Fran-
ceschi di Roma e di Milano e per loro da’ redi di
Piero di Gino Capponi di Firenze, e quali denari ei
paghorono per vighore d’una lettera di cambjo fatta
per insino adj xmj di Dicembre passato, rechò Gio-
vanbattista di Benidetto di Ghoro chontanti e so-
pradetti denari s’anno a pagliare a ongni sua
posta. fior. 300 di oro
in oro

E addj xmj di Gennajo 1499 (1500 a nativitate)


fior, treciento larghi d’oro in oro: avemo per lui da
Taddeo Gliaddi di Firenze rechò Giovanbattista
de Benidetto de Ghoro per tanti rimesici da Mi-
lano per lettera d’aviso de dì xmj di dicembre
passato 1499 di Salvestro di Dino da Milano, da
detti Ghaddi fata a [ijstanza del sopradetto Dio-
63 —

nardo da Vinci, fanno chome di sopra. fior. 300 di oro


in oro

fior. 600
Arch. dello Spedale di S. Maria Novella, Libro
Depositi, segn. D, cart. 266.
1500 24 aprile.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
Iyionardo di Ser Piero da Vinej chontrascrito
de' dare a dj xxnn [aprile] (r) 1500, fior, cinquanta
d’oro larghi in oro, cioè fior, larghi in oro: porto
contanti . F. 50 larghi in oro

— 102 —

1500.
Quse vero in refectionis domo, ipsius (Ludovici) pariter jussu,
apostolorum tabula depicta est, (piani multorum per longissimas
horas defixit obtutus ».
Dialogo mss. di Giorgio Rovegnatino, col poeta
Taegio.

— 103 —
1500, marzo 13.
Gusnasco scrive ad Isabella d’Este:
« E lè a Venecia Lionardo Vinci, el quale m’ a mostrato uno re-
trato de la S.a V.a che è molto naturale a quela. Sta tanto bene fato,
non è possibile melio ».
Archivio di Stato — Mantova.
(’) Era il i° mese dell’anno.
64 -

— 104 —
:i 500.
« ... no me sé determinar si es àrbol o monstruo entre àrboles: pero
corno yo supiere, diré lo quel dèi he comprehendido, renritiéndome
à queir mejor lo sepa pintar o dar à entender, por que es mas para
verle pintado de man de Verruguete u ótro ex5elente pintor corno
él o aquel Leonardo de Vince, o Andrea Mantena, famosos pintores
que yo conocì en Italia, que no para darle à entender con palabras ».
Gonzales Fernando de Oviedo.
In Historia generai y naturai de las Indias,
Madrid, 1851, parte I, p. 362.

— 105 -
1500, 11 agosto.
Francesco Malatesta, agente del Marchese di Mantova a Fi-
renze, scrive al Marchese:
« Mando alla 111.ma S.a V.a el disegno de la chasa de Agnolo
Tovaglia facto per man propria de Leonardo Vinci, el qual se recho-
manda come servitore suo a quella et similmente a la S.a de Madona.
Dm.no Agnolo dice che ’l vorà poi venire a Mantua per poter dare
judicio qual serà stato migliore architetto, o la S.a V.a o lui: benche’l
sia certo de dover esser superato da quella, si che facile est inventis
addere, si perchè la prudentia de la S.a V.a non è da equiparare a lui.
El prefato Leonardo dice che a fare una chosa perfecta bisogneria poter
transportare questo sito che è qui, là dove voi fabrichare la S.a V.a
che poi quella haria la contenteza sua. Non ho facto far colorito el
disegno nè fatoli anotare li ornamenti de verdura, di hedera, di busso,
di cupressi nè di lauro, come sono qui per non parerme molto de
bisogno: pur se la S.a V. vorà, il prefato Leonardo se offerisse a farlo
cossi de pictura che di modello, come vorà la p.ta S.a V.a».
Archivio di Stato: Mantova.
- 65

— 106 —
1501, 27 marzo.
Fratri Petro de Nuvolaria
«R.me. Se Leonardo Fiorentino pictore se ritrova lì in Fiorenza
pregamo la R. P. V. voglia informarse che vita è la sua, cioè se l’à
dato principio ad alcuna opera, corno n’è stato referto haver facto
et che opera è quella, et se la crede che il debba fermarse qualche
tempo lì, tastandolo poi V. R. corno sa lei se'l pigliaria impresa de
farne uno quadro nel nostro studio, che quando se ne contentasse,
remetteressimo le inventione et il tempo in arbitrio suo, ma quando
la lo ritrovasse renitente vedi almancho de indurlo a farne uno qua-
dretto de la Madonna devoto e dolce corno è il suo naturale.
Apresso lo pregarà ad volerne mandare uno altro schizo del
retracto nostro, perocché lo 111.0 S.e nostro consorte ha donato via
quello che 1 ce lassò qua, che ’l tutto haveremo non mancho grato
da la R. V. che da esso Leonardo, offerendome...»
Mantue, xxvn martij 1501.
Lettera di Isabella d’Este — Archivio di
Stato: Mantova.

— 107 —
1501, 3 aprile.
« 111.ma et Ex.ma D.na etc. Hora ho havuta di V.a Exa. et farò
cum omni celerità et diligencia quanto quella me scrive : ma per
quanto me occorre, la vita di Leonardo è varia et indeterminata forte,
sì che pare vivere a giornata. Ha facto solo dopoi che è ad Firenci uno
schizo in uno cartone : finge uno Christo bambino de età cerca uno
anno che uscendo quasi de bracci ad la mamma, piglia uno agnello
et pare che lo stringa. La mamma quasi levandose de grembo ad
S.ta Anna, piglia el bambino per spiccarlo da lo agnellino (animale
immolatile) che significa la Passione. Santa Anna alquanto levandose
da sedere, pare che voglia ritenere la figliola che non spicca el bambino
da lo agnellino, che forsi vole figurare la Chiesa che non vorrebbe
5
66 —

lussi impedita la passione di Christo. Et sono queste figure grande al


naturale, ma stano in piccolo cartone, perchè tutte o sedeno o stano
curve et una stae alquanto dinanci ad l’altra verso la man sinistra:
et questo schizo ancora non è finito. Altro non ha facto, se non dui
suoi garzoni fano retrati, et lui a le volte in alcuno inette mano: dà
opra forte ad la geometria, impacientissimo al pennello. Questo
scrivo solo perchè V.aExa. sapia che io ho havuta la sua. Farò l’opra
et presto darò adviso ad V.a Ex.a, ad la quale mi raccomando et prego
Dio la conservi in sua grafia».
Florencie, 3 aprilis MDI.
serv. obs.
Fr. Petrus Nuvolarie
carm. Vie. Gen.
Archivio di Stato: Mantova.

— 108 —
1501, 4 aprile.
111.ma et Ex.ma Signora.
Questa settimana santa ho inteso la intenzione di Leonardo pit-
tore per mezzo de Salai suo discepolo e di alcuni altri suoi affezionati,
li quali per farnela più nota me gli menarono il mercoledì santo. In-
sunmra li suoi esperimenti matematici l’hanno distratto tanto dal
dipingere che non può patire il pennello. Pur me assicurai di farli
prima intendere con destrezza il parere di V. E. Poi vedendolo molto
disposto a voler gratificare V. E. gli dissi il tutto liberamente e si
rimase in questa conclusione : se si potrà spiccare dalla maestà del
re di Francia senza sua disgrazia, come sperava, alla più longa fra
un mese servirebbe più presto V. E. che persona del mondo. Ma che
ad ogni modo fornito ch’egli avesse un quadrettino che fa ad uno
Roberteto favorito del re di Francia, farebbe subito il ritratto e lo
manderebbe a V. E. Gh lasciai due buoni sollecitatori. Il quadrettino
che fa è una madama che siede come se volesse inaspare fusi, e il
bambino posto il piede nel canestrino dei fusi ha preso l’aspo e mira
attentamente quei quattro raggi che sono in forma di croce, e come
— 67

desideroso di essa croce ride e tienla salda, non la volendo cedere


alla mamma che pare gliela voglia torre. Questo è quanto ho potuto
fare con lui. Jeri fornì la predica mia che Dio voglia faccia tanto
frutto, quanto è stata copiosamente udita.
Da Firenze 4 aprile 1501.
Frate Petrus de Nuvolaria
Carmelit. Vie. Generale.
Lettera a Isabella d’Este. — Archivio di
Stato: Mantova.

— 109 —
1501, luglio 29.
Istrumento fatto in Firenze, col quale Lionardo pittore e scul-
tore dichiara di avere ricevuto da Pietro di Messer Giovanni da Op-
preno, milanese, il canone di affìtto di un terreno posto in Milano
a porta Vercellina.
In Vite del Vasari. — Edizione Milanesi, voi. IV,
pag. 89.

— HO —

1501, luglio 31.


Ill.ma et Ex.ma D.na d.na observ:ma
«La littera ad Leonardo firentino che a questi dì m’indrizò la
S.aV.a affine che fidatamente li desse bon recapito li consignai in
man propria sua, facendogli intendere se ’l volea respondere, che dan-
domi le littere le mandarla a salvamento a prefata S.aV.a; cusì mi
rispose che faria, lecto che lui havesse epsa sua littera, e finaliter
soprastando al respondere, mandai un mio a lui per intendere quel
volea fare. Fecime rispondere che per hora non li accadeva fare altra
risposta a la S.a Va. se non ch’io la advisasse che epso havea dato
— 68 —

principio ad fare quello che desiderava epsa S.aVa. da lui. Questo


insorua è quanto io ho potuto retrare da decto Leonardo; se altro
occore ch'io possa servire la S. V. quella mi comande come a suo
fidel servitore, a la qualle di continuo mi racomando. Quae foelix
ac diu benevaleat ».
Florentie, ultimo iulij 1501
111. D. V. servit.
Manfredus de Manfredis
ducalis orator.
Archivio di Stato: Mantova.

— Ili —

1501, settembre 19.


« M. Zoanne, havendo nui ordinato che el se facesse la forma de
terra per potere zetare uno cauallo de metallo, da ponere suso la
piaza qui de terra noua, è accaduto, chel maestro quale ge haueua
dato principio, è stato morto, per modo che non vedemo come potiamo
fare questa opera, per non gli essere cpii alcuno che sappia continuarla
nè finirla. Et essendo nui molto desiderosi de questo effecto, et ricor-
dandose che lì a Milano se ritrova facta la forma de uno Cauallo, il
quale il S.r Ludovico haueua in animo di fare zetare, la quale forma
fu facta per uno M.ro Leonardo, quale è bono maestro in simile cosa:
ha ut ni o pensato che non se adoperando epsa forma là oltre, la seria
bona et apta per zetare questo nostro Cavallo; per tanto volemo
che subito siati cum el R.mo et Ill.mo Cardinale Rhoano, et che
factoli intendere questo nostro bisogno pregiati sua S.a R.ma che
quando lei non ne habia bisogno, voglia esser contenta di farne dare
dieta forma, cum la quale noi faremo zetare dicto nostro cauallo,
quando S.a R.ma non na habia bisogno, perchè non voressemo in-
comodarla de cosa alcuna de la quale la prehendesse piacere, se ben
se persuademo che epsa non pensi molto a tale opera. Cum subiun-
gerli che tale cosa mi sarà summamente grata per li rispecti ante-
dicti, et lo ascriveremo a singulare piacere et contenteza. Ricordandove
che dieta forma quale è lie a Milano come havemo dicto, ognidie
— 69 —

se va guastando perchè non se ne ha cura: et quando il prefato R.mo


Mons.r sia contento de farine questo al piacere come speremo che
sarà contenta sua S.a R.ma vui subito ce ne darete adviso perchè
nui manderemo persona a posta che haverà cura de fare condure
in qua dieta forma cum quella dextreza et boti modo che se conviene
perchè la non se guasti: et non manchati di fare circa ciò ogni bono
officio, perchè siamo compiaciuti de Sua R.ma S.a ala quale ne offe-
rireti et raccomandereti ».
Ferrarioe. 19 settembre 1501.
Lettera di Ercole 1° Estense a Giovanni
Valla, suo residente in Milano. — Ar-
chivio di Stato: Modena.

— 112 —
1501, settembre 24.
« Oggi ho facto l’ambassata al R.mo Mons.re Roano per il fatto
de quella forma del cavallo che fece fare el S.re Ludovico et in effecto
sua S.ria dice che quanto a lei l’è contentissima che la V.a S.a l’habia:
ma che hauendolo veduto la M.tà del Re, che la non si atentarebe dar-
velo se la non dicesse una parola al Re. Io confortarci la V.a S.a
scrivesse a Bart.io de Cavaleris che ne parlasse al Re, che sunto certo
che la sua Maestà sarà contenta ».
24 tótt. 1501.
Risposta del Valla al Duca di Ferrara.
Archivio di Stato: Modena.

113 —
1501 19 nov.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
Lionardo de dare a dj io di Novembre 1501, fior,
cinquanta larghi d’oro di detto ehontanti per parte
de chontrascriti (vedasi n.° 101) . fior. 50 larghi in oro
70 —

— 114 —
1501.
« gli fu scritto [a Michelangelo, in Roma] da alcuni amici che venisse,
perchè quel marmo che era nell’opera guasto, il quale Pier Soderiui,
fatto gonfaloniero a vita di quella città, aveva avuto ragionamento
molte volte di farlo condurre a Lionardo da Vinci ».
Vasari, in Vita di Michelangelo.

(Si riferisce al blocco di marmo, malamente abbozzato da Barto-


lomeo Pietro da Settignano, dal quale Michelangelo cavò il David,
in sèguito all’incarico avuto in data 16 agosto 1501. Uno schizzo di
Leonardo, per il David, si trova nei foglietti di Windsor. Vedi Rou-
veyre, Notes et dessins sur les attitudes de l’homme, Paris, 1901, f. 1 r.

— 115 —
1502, maggio 3.
« Haveressimo piacere che li facesti vedere a qualche persona che
ne avesse juditio, corno seria lionardo depintore quale staseva a Mi-
lano, che è nostro amico, se ’1 se ritrova adesso a Fiorenza, aut altro
che te parerà, intendendo el parere suo cossi circa la belleza corno il
pretio» (vedi n.° 116).
Da lettera di Isabella d’Este al Malatesta,
3 maggio 1502 — Copialettere, lib. 30.
Archivio di Stato : Mantova.

— 116 —
1502, maggio 12.
111.ma Madona mia.
« Per Alberto chavalaro mando a la S.a V.a li disegni de li vasi
che quella me ha scripto per la sua de 2 del presente, disegnati per
— 7i

iusta misura et choloriti de li proprij cholori, ma non con el proprio


lustro, perchè questo è imposibile a li depintori a saperlo fare. Et
perchè la S.a V.a possa ellegere quello che più li piacerà, m’è parso
mandar li disegni de tutti quattro li vasi. Li ho facti vedere a Leo-
nardo Vinci depintore, sì come la S.a V.a me scrive: esso li lauda
molto tutti, ma specialmente quello di christallo, perchè è tutto de
un pezo integro e molto netto, dal piede e coperchio in fora che è
de argento sopra indorato, et dice el prefato Leonardo che mai vide
el mazor pezo. Quello di agata anchora li piace, perchè è cosa rara
et è gran pezo et è uno pezo solo, excepto el piede e coperchio che
è pur d’argento indorato, ma è rotto sì come la S.a V.a potrà vedere
per le virgule signate in el corpo di esso vaso.
Quello de diaspis simplice e uno pezo netto et integro, et ha el
piede come ho ditto de sopra de argento sopra dorato.
Quello de amatista, ovvero diaspis, sì come Leonardo lo bateza,
che è di varie misture di cholori et è trasparente, ha el piede de oro
masizo et ha tante perle et rubini intorno che sono indichate di presio
de 150 due. Questo molto piace a Leonardo, per esser chosa nova et
per la diversità de cholori mirabile. Tutti hanno intagliato nel corpo
del vaso littere majuschule, che dimostrano el nome de Laurenzo
Medice.
Circha a li precij de li vasi io non li posso far chalare più di
quello che ho scripto, perchè li venditori dichono che a loro li furono
dati in pagamento per quello precio, et che non ne vogliono perdere
uno dinaro per rehavere el credito suo integro...»
Florentiae 12 maij 1502.
E. 111.ma D. V.
Servitor
Franciscus de Malatestis.

El vaso de christallo due. 350


El vaso de diaspis con perle e piede d’oro e rubini due. 240
El vaso de diaspis semplice due. 150
El vaso de agata. due. 200
Archivio di Stato: Mantova.
72

— 117 -
1502, agosto 18.
Caesar Borgia de Francia Dei Gratia Dux Romandiole Valen-
tieque Princeps Hadrie Dominus Plumbini eie. Ac||Sancte Romane
Ecclesie Confalonerius et Capitaneus Generalis : Ad Tutti nostri Loco-
tenenti, Castellani, Capitanij, Conductori, Officiali, || Soldati et sub-
diti, A li quali de questa peruerra notitia, Commettemo et Comman-
damo che al nostro Prestant. et Dilectissimo Familiare Archi || tecto
et Ingengero Generale Leonardo vinci dessa ostensore, el quale de
nostra Commissione ha da considerare li Lochi et Forteze de li Stati ||
nostri, Ad ciò che secundo la loro exigentia et suo iudicio possiamo
prouederli, Debiano dare per tutto passo libero da qualunque publico
pagamento || per se, et li soi, Amichevole recepto et lassarli uedere,
mesurare, et bene extimare quanto uorrà. Et ad questo effecto Com-
mandare homini ad||sua requisitione, et prestarli qualunque adiuto
adsistentia, et Fauore recercara, volendo che dell’opere da farse
neli nostri Domini j Qualunque || Ingengeri sia astrecto conferire con
lui et con el parere suo conformarse. Ne de questo presuma alcuno
fare lo contrario per quanto li sia||charo non incorrere in la nostra
Indignatione. Datum Papié, die decimo octavo Augusti, Anno Do-
mini Millesimo Quingentesimo secundo, Ducatus — vero — nostri
— Romandiole — secundo — CAESAR.
Mandato 111.mi Domini Ducis, Agapitus, Geraldinus, F. Martius.
Dalla pergamena originale: in Archivio della
Duchessa Josephine Melzi Barbò — Milano.

- I 18 —
1502, luglio-settembre.
colombaja da Urbino a dì 30 di luglio 1502.
Cod. L, fol. 7 v
alla fiera di San Lorenzo a Cesena.
Cod. L, fol. 46 v.
— 73

el dì di Santa Maria mezagosto a Cesena 1502.


Cod. L, fol. 36 v.
porto ciesenaticho a dì 6 di settembre 1502 a ore 15.
Cod. L, fol. 66 v. Paris, Institut de France.

— 119 —
1502, agosto i°-8.
« Dì primo d’agosto 1502 a Pesaro, la libreria ».
« Fassi una armonia colle diverse cadute d’acqua, come vedesti
alla fonte di Rimini, come vedesti addì 8 d’agosto 1502 ».. .
Cod. L, sulla copertina, e a fol. 78 r. Paris,
Institut de France.

120 —

1502 (?).
Ill.mo et px.mo Signore. Alias li vostri fidelissimi servidori
Johanne Ambrosio preda et leonardo de vinci fiorentino se conve-
neteno cum li scolari de la conceptione de sancto francesco de Milano,
de farli una ancona de figure de relevo misa tuta de oro fino et uno
quadro de una nostra dona depinta a olio et dui quadri cum dui
angeli grandi depinti similiter a olio, cum hoc che doveseno eligere
ala extimatione de diete opere dui de dicti scolari et lo patre frate
Augustino per lo tertio, et facta dieta extimatione, et montando
diete opere più de octocento libre de imperiali quale sono andate
in spexe che dicti scolari fusseno obligati satisfare ah dicti suppli-
canti del suprapiù de diete fibre octocento supra secundo sarebe
declarato per dicti tri. Ft non obstante che diete due opere siano de
valore de ducati CCC corno apare per una lista de dicti supplicanti
74

data a dicti scolari et che dicti supplicanti habiano instato cuin li


dicti commissarj vogliano fare la dieta extimatione cum lo suo sa-
cramento, attamen non la voleno fare nisi de equitate volendo loro
estimare la dieta nostra dona facta a olio per lo dicto fiorentino
solum ducati XXV, licet sia de valore de ducati cento corno apare
per una lista de essi supplicanti et lo quale pretio de ducati cento
hano trovato da persone quale hano voluto comprare dieta nostra
dona: ex quo sono astricti havere recorso da V. S.
Supplicando humelmente ala prelibata V. S. che premissis at-
tentis, et che dicti scolari non sono in talibus experti, et quod cechus
non iudicat de colore, se dignia provedere senza più dilatione de tempo
aut che dicti tri commissarij fazano secondu lo suo sacramento la
extimatione de diete due opere, aut che siano electi dui extimatori
in talibus experti, videlicet uno per parte, (piali habiano ad extimare
diete due opere, et che secundo la dieta extimatione sia statini per
dicti scolari satisfacto ah dicti supplicanti aut che essi scolari lasano
ah dicti exponenti dieta nostra dona facta a olio, consciderato che
solum la dieta ancona da relevo monta le diete fibre octocento im-
periali quale hano hauto dicti suplicanti, le quale sono andate in
spexa ut supra, corno è justo et conveniente et credono sia mente
de V. Signoria alla quale se recomandano.
A tergo:
Supplicatio Johannis Ambrosij de
predis et Leonardi de vineijs fiorentini.
Archivio Notarile di Milano.

— 121 —

1503 marzo, 9.
Ludovicus dey gratia Franchorum Neapolis et Jerusalem rex,
Dux Mediolani etc. dilecto nostro pretori Mediolani salutem.
Intelleximus per supplicationem anexam Jo. Ambrosij de Pre-
derijs pictoris Mediolanensis cuius tenore considerato eam ad vos
mitendam duximus et volumus ac sumarie cognoscatis de pactis
— 75 —

initis inter supplicante!!! et fratres scole sancte marie in supplica-


tane memorate, et satisfieri faciatis ipsis supplicantibus justa con-
venta inter eos. Dat. Mediolani, clie nono martij 1503, regni nostro
anno quinto. Per regem ducem Mediolani ad rellationem consilij
signat. Tristanus Calchus, a tergo Semphorianus et sigillat. vero et
solito regali sigilo in cera rubea more solito.
Serenissime Rex. Usque de anno 1483 inita fuerunt pacta inter
dominos scolares scole sancte marie conceptionis in ecclesia sancti
Francisci Mediolani ex una, et Bvangelistam et Jo. Ambrosiani de
Prederijs et Feonardum de Vinzijs florentinum ex altera, continen.
quod dictì de Prederijs teneantur fabricare et ornare anchonam ad
altare prefate conceptionis justa listam in instrumento dictorum
pactorum, instrumentum in quo in ter cetera continetur quod te-
neantur facere imaginem beatissime virginis in tabula lignea plana
depincta ad oleum cum omnimoda perfectione et quod prò preclictis
continentijs prefati domini scolares teneantur prò pretio et merchato
et mercede numerare predictis de Prederijs et mag.ro Leonardo
libras octo centrini imper. et illud plus quod declaratum foret per
dominimi fratrem Augustinum de Ferrarijs professimi in dieta ec-
clesia sancti Francisci ac duos arbitros elligendos ex dictis scolaribus
de quibus plenius constat in dicto instrumento pactorum quod
Majestati vestre exhibetur. Veruni ex parte dictorum de Prederijs
opus perfectum est nec superest nisi ut ab arbitros elligendos id
ipsum extimetur et postmodum justa conventa fiat satisfactio ipsis
operarijs sed licet pluries hoc ipsum requixiverunt ipsi de Prederijs
videlicet ut opus extimaretur ad effectum ut satisfactionem recipere
possent atamen nunquam potuerant dictos scolares inducere et con-
venta servare quia imo quantum respectu tabule de quasupra re-
perto emptore sublata est omnis dificultas extimationis cum jure
cautum sit et tantum valet quantum vendi possit, atamen adirne
negarunt alternatum facere vel pretium solvere vel tabulam pictori
reddere extimantes ipsi pretium esse merceclem mercenarij dive vir-
gini vacare ex equidem iniquam et ab omni honestate alienum est.
Qua propter supplicat R. M. V. idem Jo. Ambrosius ad predicta in
solidum obligatus et qui opus perfecit utsupra quibus dignetur ad
se evocari facere dictos scolares sive eorum procuratorem et siudicos
et auditis eadem partibus providere quod inter ipsas partes conventa
serventur et quod predicti scolares alterum de duobus fatiant, vel
tabulam de qua supra restituant vel pretium ab emptoribus obiatuni
76 —

solvant, aliter indebite dicti supplieantes privati remanebunt mer-


cede sua quod non creditur fore mentis R. Majestatis V. cui se co-
mitit etc.
Archivio Notarile, Milano.

— 122

1503, 23 marzo-giugno.
« Cum sit quod alias per et inter dominos priorem et scolares
scole conceptionis beate Virginis marie constructe in ecclesia sancti
francisci Mediolani » furono fatte convenzioni con « magistrum leo-
nardum de vinzijs de fìorentia florentinum » per una parte e con
«dominos Evangelistam et Jo. Ambrosium fratres de praderijs »
per un’altra parte;
dalle quali convenzioni e patti risulta che i confratelli della
Concezione erano obbligati « dare et tradere dictis mag.ro leonardo,
evangeliste et Jo. Ambrosio ad fabricandam, ornandam et pingendam
anehonam altaris seu capelle diete scole conceptionis justa et secundum
listarn » contenuta nell’istromento dei patti, per prezzo di L. 800
imper. ed il soprapiù a giudizio delle parti (rog. A. de Capitani —
25-IV-1483).
« Cumque sit quod prefati mag.ri Leonardus et fratres de pra-
derijs dictam anehonam fabricaverunt et ornaverunt in forma prout
perspici possit, et ipsam anehonam jam pluribus annis preteritis
consignaverunt prefatis d. Priori et scolaribus » come da dichiarazione
di Ambrogio de Predis, a me notajo ora fatta.
« Cumque dictus d. Evangelista » morisse nel frattempo, lasciando
suo figlio Leonardo.
« Cumque abinde cifra dictus Magister leonardus florentinus se
absentavit a presenti civitate et dominio Mediolani, qua de causa,
ad supplicationem » di detto Preda furono ottenute lettere del Re
di Francia dirette al podestà di Milano, come da testo incluso [vedi
il lesto alla data g marzo 1503].
« Cumque sit ad istantiam » di detto Preda fossero presentate
dette lettere regie dinanzi al podestà, alle quali i confratelli della
— 77

Concezione fecero opposizione « allegantes absentiam dicti magistrati


leonardi de Ventijs et alijs deductis et opppsitis in dictis exceptio-
nibus, et prout in actis » del Podestà appare.
Ora in presenza di me notajo et testimoni eletti Ambrogio Gaf-
furi, sindaco e procuratore dei confratelli della Concezione « ad ef-
fectum ne eidem Ambrosio dictis nominibus... ullo unquam future
tempore imputari possit de aliqua culpa, mora vel negligentia et ne
infrascriptus Mag.r Leonardus de Vnzijs de florentia cui denuntiatur
ut infra prethendere possit aliquam ignorantiam vel excusationem
vel se aliqualiter excusare valeat seu queat, volens et intendens
dictus Ambrosius dictis nominibus uti et gaudere beneficio statutorum
comunis Mediolani et alias omnibus modo, jure, via, causa et forma
quibus magis et rnelius dictis nominibus seu dictis dominis principa-
libus suis in aliquo nocere nec prejudicare possit, accessit ad domum
solite liabitationis dicti magistri Leonardi de Venzijs de florentia sita
in curia arenglii Mediolani, videlicet in porta romana, parr. s. Andree
ad murum ruptum Mediolani, ubi tempore recessus dicti magistrati
Leonardi habitabat, nullis repertis personis sed reperta habitatione
vacliua.
Deinde accessit ad curiam Arenghi Mediolani per medium (x) diete
solite habitationis suprascripti magistri Leonardi et in qua habitabat
dictus Mag.r Leonardus tempore eius recessus utsupra repertis et
presentibus de euntibus et redeuntibus per dictam curiam audienxie
infetti gent (2).
Deiude accessit ad scallas pallatij broleti novi Comuni Mediolani
er ad offitium statutorum comunis Mediolani » e denunciava ed inti-
mava, e notificava « predicto magistro Lionardo et in predictis locis
et partibus » le lettere regie colla annessa supplica del Preda contra
detti confratelli della Concezione, nonché le loro eccezioni « propo-
sitas post presentationem prefatarum litterarum regiarum » e quanto
seguito dopo. E con quanta istanza poteva, richiese da detto m.ro Leo-
nardo « cui fit presens denuntia utsupra et in dictis locis et partibus...
quatenus eundem Ambrosium sindichum et procuratorem utsupra
seu prefates dominos principales suos ac diete scole relevare indempnem
et ejus dictis nominibus ac dictis principalibus suis nomine quosupra
bona indempnia prestare a dicto domino Joh. Ambrosio et a predictis (*)

(*) Stava prima scritto : in conira/a domns.


(-) Stava prima scritto: stratam.
litteris et supplicatione ac secutis exinde, et deinde » comparire di-
nanzi al podestà comujissario delegato o ai suo vicario o luogote-
nente, « ad excusandum, relevandum indempnem et indenipnia pre-
standum et conservandum dicto Ambrosio dictis nominibus... a dieta
lite motta utsupra » e che « suscipiat in se et super se ejus proprijs
expensis, dampnis et interesse dicti mag.ri Leonardi causa prefa-
tarum litterarum regalium « di quanto in esse contenute, prote-
stando contro nr.ro Leonardo tutte le spese e che « non intendit
fore obligatum in aliquo versus dictum mag.rum Leonardum » per
causa di quanto in dette lettere.
Ed in fede di tutto Ambrogio Gaffuri, procuratore della Conce-
zione presenta copia delle lettere regie coll’inclusa supplica e « totum
processum agitatum in causa » di esse lettere, per quanto però sol-
tanto servano alla parte sua « et oft'ert fieri facere copiam predicto
Mag.ro Leonardo cui denunciatur utsupra ».
Archivio notarile, Milano — Notaio Battista
Capitani di Antonio.

— 123 —

1503 4 marzo.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova.

h (1500-1507).
E a dj mi di marzo 1502 (1503 a nativitate)
fior, cinquanta d’oro, larghi in oro portò di
detto chontanti. fior. 50 -—larghi in oro
Sabato, a di 5 di marzo ebbi da Santa Maria Nova ducati 50
d’oro, restowene 450, de quali 5 ne detti il medesimo dì a Salai
che me li aveva prestati.
Cod. Atl. f. 77 v.
79

— 124 —
1503, aprile 8-20.
Ricordo come a dì 8 d’aprile 1503 io Leonardo da Vinci prestai
a Vante miniatore ducati 4 d’oro, in oro : portogli Salai e li dette in
sua propria mano: disse rendirmele infra lo spatio di 40 giorni.
Ricordo come nel sopradetto giorno io rendei a Salai ducati
3 d’oro, i quali disse volersene fare un pajo di calze rosate co sua for-
nimenti, e li restai a dare ducati 9, posto che lui ne de’ dare a me du-
cati 20, cioè 17 prestati a Milano e 3 a Venezia.
Ricordo come io diedi a Salai braccia 21 di tela da fare camicie
a s. io il braccio, le quali li diedi a dì 20 d’aprile 1503.
British Museum, 229 v.

— 125 —
1503 14 g^gno.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
E a dj 14 di giungnio 1503 fior, cin-
quanta d’oro larghi in oro : porto di detto
chontanti. fior. 50 — larghi in oro

— 126 —
1503, 24 luglio.
Ex castris . Franciscus Ghuiduccius 24 Jul. 1503.
. Appresso fu qui hieri con una [littera] de V. Sig.a Alexandro
delli Albizi insieme con Leonardo da Vinci et certi altri, et veduto
el disegno insieme con el ghovernatore, doppo molte discussioni et
dubij, conclusesi che l’opera fussi molto ad proposito, o sì veramente
Arno volgersi qui, o restarvi con un canale, che almeno vieterebbe
8o —

che le colline da nimici non potrebbono essere offese: come tncto


referiranno loro a bocha a V.a S.a
Francesco Guiducci alla Balìa di Firenze: dal
Campo contra Pisa, 24 luglio 1503 (Archivio
corr. Lettere alla Balìa — originale).

— 127 —
1503, luglio.
« Spese extraordinarie: dieno dare a dì 26 di luglio, lire 56 sol. 13
per loro, a giouanni piffero, e sono per tanti asegna auere spexi in vet-
ture di 6 chavalli e spese di uitto per andare con lionardo da vinci
a liuellare arno in quello di pisa, e levallo del letto suo».
Archivio di Stato, Firenze — Libro d’entrata
e di uscita dei Magn. Signori.

— 128 —
1503 10 settembre.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
B a dj i° di Settembre fior, cinquanta
d’oro larghi in oro, portò di detto contanti fior. 50 — larghi in oro

— 129 —
1504 ottobre.
Conto Corrente di Leonardo da Vinci
colla Compagnia dei Pittori — Firenze.
Dare.
Lionardo di Ser Piero da Vinci de’ dare a dì
18 d’ottobre, s. 7 d. 4 per l’anno chominciato detto
Sr

dì e finito come seghile, a d. 4 la settimana.. Sol. 17 den. 4


E a dì 18 di ottobre s. 7 sono per la festa
di Sancto Lucha. » 7 » 4
E de’ dare d. sette per suo vant.0 a libro del
vanto d° . » — » 7
Avere.

Lionardo di Ser Piero da Vinci de’ avere s.


dieci per 30 pinti ( ?) pagati (illeggibile). Sol. io den. -
De’ avere a dì 16 di Febraio 1504 s. sette a
entrata per parte di suo debito. » 7 »
Vecchio Archivio Acc. Fiorentina di Belle Arti,
Libro rosso A, cart. 91 » e 92 r.

— 130 —
1503, 24 ottobre.
I Signori e Collegi comandano al Massajo della Camera dell’Arme
di consegnare a Leonardo la chiave della Sala del Papa e di altre
stanze attigue.
Archivio di Stato, Firenze. Dai Protocolli: De-
liberazioni Signori e Collegi, anni 1501-1504.

— 131 —
1503 21 novembre.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
E a dj 21 di novembre fior, cinquanta d’oro
larghi in oro, portò di detto contanti. fior. 50 — larghi in oro
6
— 82

- 132 —
1503- 16 dicembre.
mdiii die xv decembris.
Magnifici et excelsi domini domini Priores, et Vexillifer Justitiae
populi Fiorentini deliberaverunt... quatenus... commodent eorum Do-
minationi omnia lignamina expedientia ad fulciendum et sustinendum
tectum tinelli aule, vulgo diete la Sala del Papa, sita in conventu
seu monasterio S.te Marie Novelle de Florentia.
Arch. di Stato, Firenze, Deliberazioni dei Si-
gnori, voi. 166, fol. 126 V.

- 133 -
Prima del 1504.
Padre carissimo. A l’ultimo del passato ebbi la lettera mi scri-
vesti, la quale in brieve spazio, mi dette piacere e tristizia. Piacere,
in quanto che per quello io intesi voi essere sano, di che ne rendo
grazie a dio; ebbi dispiacere intendendo il disagio vostro...
Cod. Atl., fol. 62 v. (scritto non a rovescio).

- 134 -
1503 (1304) die vili Januarii.
Item dicti domini... deliberaverunt precipi operariis Opere Sancte
Marie Floris de Florentia quatenus... commodent eorum Dominationis
infrascripta lignamina ad conficiendum in Sala Pape de Florentia
certum quid circa picturam fiendam per Leonardum de Vincio prò
palatio dictorum Dominorum : et sint dieta lignamina illius quali-
tatis prout requisiti fuerint ex eorum parte per Benedictum de Buchis
ad id ab eis deputatum et ad omnern ejus requisitionem. Et de ipsis
lignaminibus retineatur computum per ipsos operarios ad hoc ut
- 83 -

finita dieta pictura huiusmodi commodatio legittime appareat : que


lignamina hec sunt, videlicet : quattro piane : quattro porrenti lunghi :
dieci pezzi d’imposte da impanchare, et qualche pezo de spranghe
da finestra ».
Arch. di Stato, Firenze, Deliber. dei Signori,
voi. 168, fol. 36.

- 135 -

mdiii (1504) die 25 mensis januarii.


Prefati operarij — Viso qualiter statua vel seu David est quasi
finita: et desiderantes eam locare et eidem dare locum commodum
et congruum, et tale locum tempore quo debet mieti et mictenda
est in tali loco, esse debere locum solidum et resolidatum, ex relatu
Michelangeli, magistri dicti gigantis, et Consulum artis lane : et desi-
derantes tale consilium mitti ad effectum et modum predictum;
omni modo deliberaverunt — convocari et coadunari ad hoc ut eli-
gatur dictus (locus) infrascriptos homines et architectores quorum
nomina sunt ista — et vulgariter notata — et eorum dieta ad-
notavi de verbo ad verbum.
Andrea della Robbia Lorenzo della Golpaja
Betto Buglioni Bonaccorso di Bartoluccio
Giovanni Cornuola Salvestro gioiellieri
Vante miniatore Michelangelo orafo
L’Araldo di palazzo Cosimo Roselli
Giovanni piffero Chimenti del Tasso
Francesco d’Andrea Granaccio Sandro di Botticello pittore
Biagio pittore Giovanni, alias vero Giuliano,
Piero di Cosimo pittore et Ant.° de S.co Gallo
Guasparre orafo Andrea da Monte a S. Savino
Ludovico orafo e maestro di gietti pittore (in margine: è a
E1 Riccio orafo Genova)
Gallieno ricamatore Lionardo da Vinci
David dipintore Pietro Perugino in Pinti pittore
Simon del Pollajuolo Lorenzo di Credi pittore
Philippo de Philippo dipintore Bernardo della Ciecha legnajolo.
— 84 -

Comparuerunt dicti omnes supranominati in audientia diete


Opere, et tanquam moniti et advocati a dictis operariis ad peri-
hendum et deponendum dictum et voluntatem, et locum dandum
ubi et in quo ponenda est dieta statua : et a primo narranda de verbo
ad verbum que retulerunt ex ore proprio vulgariter:
Parere di Leonardo : « Io confermo che stia nella loggia, dove
« à détto detto Giuliano, in su el muricciuolo, dove s’appichano le
« spalliere allato el muro chon ornamento decente, et in modo non
« guasti le cerimonie delli uffici».
Archivio dell’opera di S. Maria del Fiore:
Delìb. Operavi, dal 1496 al 1507, c. 186.

— 136 —
28 febr. 1504.
A Benedicto di Lucha Buchi legnaiuolo, lire 29 per fare el ponte
con la sellala et con tucti gli ingegni necessari et sue apartenenze,
fatto al Lionardo da Vinci nella Sala del papa, per disegnare el cartone.
A M.ro Antonio di Giovanni, muratore lire 16 s. io per opera
havere rachoncio tutti e tecti di S.ta Maria Novella, cioè della Sala etc.
et per fare uno uscio della camera di Lionardo, che va al dicto cartone.
Lionardo di S.r Piero da Vinci dipintore, lire 140 per parte
di sua opera.

— 137 —
28 febb. 1504.
A Giouandomenico di Filippo cartolajo 1. 26, s. io per una fisima
et quaderni 18 di fogli a sol. 12 et sol. 11 el quaderno, ebbe Lionardo
da Vincio per fare el cartone alla sala, e per quadratura et apianatura
di decti fogli.
A Francesco et Pulinari del Garbo spetiali lire 40, sol. 19, den. 9
per libbre 39. oncie 4 di cera bianca per impannare finestre al palagio
del Podestà et della Sala del Consiglio et per la finestra de frati et
- S5

della Sala de Signori, et traile camere et a Dieci et altrove, et tremen-


tina biacha spugna et altro, et dato a Lionardo da Vili ciò.
A Meo del Fontana cartolajo 1. 4, s. 2 per 8 quaderni di fogli
reali, dati a Lionardo da Vinci per incartare finestre saluatiche a
San età Maria Novella, dove dipigne el cartone a sol. 4, den. io el
quaderno.
A Francesco et Lorenzo Ruspoli linaiuoli 1. xxi, sol. ini, den. 8
per braccia 8 y2 di tela per impannare finestre in palagio de Signori,
et nella Sala del Papa per fare l’opera commessa a Lionardo da Vincio,
et per uno lenzuolo et 3 teli, dato a decto Lionardo, per orlare el
cartone.
A Piero di Zanobi funaiolo 1. 25, s. 9, d. 8 per pezi 70 dasse d’abeto
per chiudere le finestre della Sala del Papa, et per 100 bullecte dal-
l’anberchiare et auti el canapo dati a Lionardo da Vinci per fare
el ponte al detto cartone.
A Tano di Domenico legnajuolo 1. 13. s. 11, d. 6 per più legname
dato a Benedecto Buchi per fare el ponte et la schala a Lionardo
da Vinci.
A Maestro Antonio di Giovanni muratore lire 16 sol. io per
opere 12 di maestro per havere rachoncio tutti e tecti di Santa Maria
Novella, cioè della Sala et per 9 embrici conpro per dicti tecti et per
opere 11 di manovale, messe in decti tecti, et per fare uno uscio
della camera di Leonardo decto, che va al decto cartone.
A Benedecto Tornaquinci 1. 3, s. io per uno legno d’olmo di
braccia 5 per fare uno subbio al ponte nella sala del Papa a lionardo
da Vinci.

— 138 —
1504-
.ri fiorentini.
Neri di Gino Capponi.
Bernardetto de Medici.
Nicolò da Pisa.
Conte Francesco.
Micheletto.
Pietro Gian Paolo.
— 86

Guelfo Orsino.
Messer Rinaldo degli Albizzi.
Comincisi da l’orazion di Niccolò Piccinino a’ soldati et Fuori-
usciti fiorentini, tra quali era Messer Rinaldo degli Albizzi e altri
Fiorentini.
Di poi si faccia come lui prima montò a cavallo armato, e tutto
lo esercito li andò drieto.
40 squadre di cavalli.
2000 pedoni andarono con lui (e di questi 300 guardarono le ban-
diere bisciare).
El patriarca la mattina, di bona ora, montò in sur un monte
per scoprire il paese: cioè colli, campi e valle irrigata da uno fiume,
et vide dal borgo a San Sepolcro venir Nicolò Piccinino con le genti
e con gran polvere, e scopertolo, tornò al capo delle genti e parlò
loro. Parlato ebbe, pregò Dio ad mani giunte, e vide una nugola,
dalla quale usciva San Piero, che parlò al patriarca.
500 cavalli furon mandati dal patriarca per impedire e raffrenare
10 impeto ecc.
Nella prima schiera Francesco, figlio di Nicolò Piccinino, e venne
11 primo ad investire il ponte, che era guardato dal papa e fiorentini
Dopo il ponte da mano sinistra mandò fanti per impedire li nostri,
e quali (si) ripugnorono. De’ quali era capo Micheletto, il quale Capo
M. per corte aveva in guardia lo esercito.
Qui, a questo ponte si fa una grande pugna : vinsono fi nostri
e lo inimico è scacciato.
Qui Guido e Astorre suo fratello, Signore di Faenza, con molte
genti, si rifeciono e ristaurarono la guerra, e urtarono tanto forte le
genti fiorentine, che ricuperarono il ponte, e vennono sino a li pa-
diglioni. Contro a’ quali venne Simonetto con 600 cavalli ad urtare
li inimici, e li cacciò un’altra volta del luogo, e riacquistorno il ponte,
e drieto a lui venne altra gente con 2000 cavalli, e così lungo tempo
si combattè variamente. D di poi il patriarca, per disordinar lo ini-
mico, mandò Nicolò da Pisa innanzi e Napoleone Orsin o, giovane senza
barba, e drieto a costoro gran moltitudine di gente. E qui fu fatto un
altro grande fatto d’arme : e in questo tempo Nicolò Piccinino spin.se
innanzi el reparto delle sue genti, le quali feciono un’altra volta incli-
nare e’ nostri : e se non fussi stato che il patriarca si mise in mezzo,
e con parole e fatti avesse ritenuto quelli capitani, sarebbono iti
li nostri in fuga. E fece el patriarca piantare certe artiglierie al colle,
— 87 —

con quali sbaragliava le fanterie delli inimici: e fu questo disordine


tanto, che Nicolò cominciò a rivocare il figlio e tutte l’altre genti,
e si misono in fuga verso il borgo. E qui si fece una grande strage di
uomini, nè si salvarono se non i primi che fuggirono o si nascosono.
Durò il fatto d’arme fino al tramontare del sole : e il patriarca attese
a ritirar le genti e sepellire li morti, e dapoi ne fè uno trofeo ecc.
Cod. Atl., fol. 74 v.

- 139 —
1504 27 aprile.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale dì S. Maria Nuova
(1500-1507).
E. a dj 27 di aprile 1504 fior, cinquanta
d’oro larghi in oro. portò di detto contanti fior. 50 — larghi in oro

— 140 —
1504 die mi mensis Maii.
Pro Leonardo de Vincio.
... Itera, dicti Domini... deliberaverunt etc. infraseriptam deli-
berationem infra vulgari sermone descriptam, videlicet :
Atteso e magnifici et excelsi Signori Signori Priori di Libertà
et Gonfaloniere di Giustitia del popolo Fiorentino, come havendo
più mesi fa Lionardo di Ser Piero da Vinci, cittadino Fiorentino,
tolto a dipignere uno quadro della Sala del Consiglio grande, et sen-
doci già per detto Lionardo cominciata tal pictura in sur un cartone,
et havendo etìam per tal cagione presi fior, xxxv lar. doro in oro, et
desiderando e prefati magnifici Signori, che tale opera si conducila
quanto più presto si può al suo desiderato fine, et che a detto Leo-
nardo si paghi per tal conto di tempo in tempo qualche somma di
denari: però e prefati magnifici Signori... deliberarono etc. che il
detto Lionardo da Vinci debba havere interamente finito di dipignere
el detto cartone et rechatolo alla sua intera perfectione per infino a
— S8 —

tutto el mese di Febbrajo proxime futuro de 1504 (1505) ogni excep-


tione et gavillatione rimossa : et che al detto Lionardo si dia et paghi
fior, xv lar. doro in oro, per ciascuno mese a buon conto, intendendosi
cominciato el primo mese addi xx del mese d’Aprile proximo pas-
sato. Et in caso, che el detto lionardo non habbia fra detto tempo
finito detto cartone, allora e prefati magnifici Signori lo possino co-
stringere per qualunche modo opportuno alla intera restitutione di
tutti quelli danari havessi havutj, per conto di tale opera insino a
detto dì : et debba detto lionardo quel tanto di cartone fusse facto
rilasciarlo a detti magnifici Signori libero, et che fra detto tempo,
che detto Lionardo si obbligha havere fornito il disegno di detto car-
tone. Et potrebbe essere, che a detto lionardo venissi bene comin-
ciare a dipignere et colorire nel muro della sala detta, quella parte
che lui havessi disegnata et fornita in detto cartone, però sono con-
tenti, quando questo achaggia, e prefati magnifici Signori darli quel
salario ciascuno mese che sarà conveniente per fare tale dipintura
et quello di che dallora saranno d’accordo con detto lionardo. Et
così spendendo detto lionardo tempo in dipignere insul muro detto,
sono contenti detti magnifici Signori prorogarli et allungharli el
tempo soprascripto, fra il quale detto Leonardo si obbligha a fornire
il cartone in quei modo et infine a quel termine che allora saranno
daccordo detti magnifici Signori et detto Lionardo. Et perchè e
potrebbe ancora essere, che Lionardo fra quello tempo, che lui ha
preso a fornire el cartone, non havessi occasione di dipignere in detto
muro, ma seguitassi di finire tal cartone, secondo l’obligo soprascripto,
allora son contenti detti magnifici Signori non potere tal cartone-
così disegnato et fornito alloghare a dipignere a uno altro, ne alie-
narlo in alcuno modo da detto lionardo, sanza expresso consenso suo,
ma lasciare fornire tal dipintura a lionardo detto, quando sia in
termine da poterlo fare et dargliene a dipignere in sul muro, per
quella subventione ciascuno mese, che allora seranno dachordo et
che sara conveniente: Questo nondimeno sempre dichiarato, che
detti fiorini xxxv lar. d’oro in oro ricevuti per detto lionardo et
tutto quello che per lo advenire riscevera, come di sopra si dice, debba
per contratto confessato havere presi et promettere pigliarli per lo
advenire per conto et prezo della dieta pictura a buon conto di quello
che sara dichiarato altra volta pe detti magnifici Signori pe tempi
existenti il detto lionardo dovere riscevere per prezo di detta pr-
etura etc.
- 89 -

Qui Leonardus incontinenti constitutus in presentia mei no-


tarti infrascipti et infrascriptorum testium, audito et intellecto et
eidem verbo ad verbum per me notarium infrascriptum vulgariter
lecta suprascripta deliberatione et omnibus in ea contentis, et volens
teneri ad predicta et infrascripta, ideo sponte et ex certa scientia
et ornili meliori modo per se et suos heredes etc. fuit confessus etc.
recepisse suprascriptam quantitatem flor. xxxv lar. auri in auro:
et prontisti; etc. dictis magnificis I)ornitiis... et mihi eorum notario
infrascripto, ut... omne id quod in futurum recipiet vigore suprascripte
deliberationis recipere occasione et suo computo et modis et formis
in suprascripta deliberatione contentis, et insuper etiarn prontisti...
ad plenum executioni mandare omnia et singula alia in suprascripta
deliberatione contenta etc...
Actum in palatio dictorum magnificorum Dominorum presen-
tibus Nicolao domini Bernardi de Machiavellis cancellario dictorum
Dominorum, et Marco Zatis ser Johannis de Romena ci ve Fiorentino,
testibus etc.
Arch. di Stato, Firenze, Deliberaz. della Si-
gnoria, voi. 168, fol. 40 v.

— 141 —
1504, maggio 14.
D.no Angelo Tobaliae
M. Angelo. Per lettere vostre scripte in Ferrara havereti inteso
che siamo contente che '1 Perugino facci la historia nostra doppo
chel ce promette finirle fra dui mesi et mezo, sì che ve pregamo ad
non mancarli de diligentia. Apresso desyderando noi summamente
haver qualche cosa de Leonardo Vincio, il quale et per fama et per
presentia conoscemo per ex.mo pictore, gli scrivemo per la alligata
che ’l voglij farmi una figura de uno Christo giovenetto de anni do-
dece: non vi rincresca presentarli la lettera et cum giunta quelle pa-
role vi piaceranno, col proposito confortarlo ad servirne che ’l serrà
da noi ben premiato. Se ’l se scusasse che per l’opera che l’ha princi-
piata a quella Ex.ma S.ria non haveria tempo, poteti responderli
che questo serrà un pigliare recreatione et exaltazione, quando da
la historia sarà fastidito, pigliando il tempo cum suo piacere et coni-
90 —

modo : l’è vero elle quanto più presto ce lo darà finito et tanto maggior
obligo gli haveremo: et alli piaceri vostri ce offerimo. Mant. xiiij
maij mdiiij.
Archivio di Stato: Mantova.

— 142 —
1504, maggio 14.
D.no Leonardo Vincio pictori
« M. Leonarde. Intendendo che seti fermato in Fiorenza siamo
filtrate in speranza de poter consequire quel che tanto havemo desi-
derato, de havere qualche cosa de vostra mano : quando fusti in questa
terra et che ne retrasti de carbono, ne promettesti fami ogni mo’
una volta di colore. Ma perchè questo sarìa quasi impossibile non
havendo vui comodità di trasferirvi in quà vi pregamo che volendo
satisfare a l’obligo de la fede che haveti cum noi, voliati convertire
el retratto nostro in un’altra figura che ne sarà anchor più grata,
cioè fami uno Christo giovenetto de anni circa duodeci, che seria
de quella età che l’haveva quando disputò nel tempio, et facto cum
quella dolceza et suavità de aiere che haveti per arte peculiare in
excellentia. Se seminio da voi compiaciuti de questo nostro summo
desyderio, sapiati che ultra el pagamento, che vuy medesimo voreti,
vi restammo obligati che non pensammo in altro che in farvi cosa grata,
et ex nunc ne offerimo ad ogni comodo et piacere vostro, expectando
da voi votiva resposta, et ali piaceri vostri ce offerimo ».
Mantue, xiiij maij 1504.
Lettera di Isabella d’Este. Archivio distato:
Mantova.

- 143 —
1504, maggio 27.
« Io hebbi le lettere de V.a S.a insieme con quella de Leonardo
da Vinci, al quale la presentai et lo persuadei et confortai con efficace
9i

ragioni a dovere per ogni modo compiacere la Ex.a V.a di quella


figura de Christo piccoliuo, secondo la domanda sua. Lui troppo me
ha promesso di farlo ad certe ore et tempi che li sopravanzeranno
ad una opera tolta a fare qui da questa Signoria. Io non mancherò
de solecitare et esso Leonardo et etiam lo Perugino de quella altra :
l’uno et l’altro mi promette bene et pare habbino desiderio grande
de servire la S.a V.a tamen me dubito forte non habbino a fare insieme
ad gara de tarditate: non so chi in questo supererà l’altro; tengho per
certo Lionardo habbi a essere vincitore, tuttavia dal canto mio
con ambedui farò estrema diligentia ».
27 maggio 1504.
Lettera di Angelo del Tovaglia a Isabella
d’Este. Archivio di Stato: Mantova.

— 144 -
1504, maggio 27.
«La rnatina di Santo Zanobio a dì 29 de maggio nel 1504 ebbi
da Lionardo da Vinci ducati d’oro, e cominciai a spendere ».
British Museurn, 148 r.

- 145 —
1504, 30 junii.
A Benedecto di Luca Buchi legnaiuolo 1. cento trentanove
sol. xv per più lavori facti da dì 11 di marzo 1503 (1504) a tutto
dì 29 di giugno presente... et per uno uscio facto a Lionardo da Vinci... .
A Giovanni di Landino foruajo 1. vii, sol v per libre 88 di farina
stacciata bianca, data a Lionardo da Vinci in dua volte per impa-
stare el cartone.

I5°4> 30 Juni.
A lionardo di S.r Piero da Vinci, dipintore, fiorini 45 larghi
d’oro in oro, per sua provisione di mesi tre ad ragione di fiorini 15 larghi
92

in oro el mese, cominciati a dì primo d’aprile 1504 et finiti per tucto


dì 30 di giugno 1504, pagati sopra el cartone et dipintura à affare,
come al dieto giornale car. 47; in tutto lire 315.
Firenze: Deliberaz. Operai Palazzo, filza 21

— 146 —
1504, 30 d’agosto.
A Piero di Zanobi funaiuolo 1. quarantacinque, sol. xv per libre 60
di ferro a sol. i°, den. 8 la libra et libre 16 dacciajo a sol 3, den 8 la
libra per raconciare la canpana grossa, et per più fune et canapi per
il ponte di Leonardo da Vinci et per più auti et di più sorte.
A P'ilippo d’Antonio fabro 1. xxi, sol. v, den. mi per anelle x
di libre 25 per la ruota, doue s’attigne l’aqua in palagio, et per auti
per confichare dette anelle et per biette di ferro per il carro di Leo-
nardo da Vinci ecc.
Firenze: Deliberaz. Operai Palazzo, filza 21.

— 147 —
1504 -— giugno, agosto.
La mattina di Sancto Piero, addì 29 di giugno 1504, tolsi du-
cati io, de’ quali ne diedi 1 a Tommaso mio famiglio per ispendere
Lunedì mattina fiorini 1 a Salai per spendere in casa.
Martedì tolsi soldi 1 per mio spendere.
Mercoledì sera fiorini 1 a Tommaso innanti cena.
Sabato mattina fiorini 1 a Tomaso.
Lunedì mattina, fiorini 1 manco soldi io.
Giovedì a Salai soldi 1 fiorino, manco soldi io.
Pel giubbone fiorini 1.
Pel giubbone e per berretta fiorini 2.
Al calzajolo fiorini 1.
A Salai fiorini 1.
Venerdì (sabato) mattina a dì 19 di luglio, (fiorini) fiorini 1 manco
soldi 6, restommi fiorini 7 e 22 in. cassa.
— 93

Martedì a dì 23 di luglio, fiorini x a Tommaso.


Lunedì mattina a Tommaso fiorini 1.
(.Mercoledì mattina fiorini 1 a Tommaso).
Giovedì mattina, addì primo d’agosto, fiorini 1 a Tommaso.
Domenica di 4 d’agosto fiorini 1.
Venerdì addì 9 d’agosto 1504 tolgo ducati io dalla cassa.
Cod. Atl. fol. yi v.

— 148 —
1504.
« A dì g di luglio 1504 mercoledì a ore sette morì ser Piero da
Vinci, notajo al palazzo del podestà, mio padre, a ore sette: era di
età d’anni ottanta, lasciò dieci figlioli maschi e due femmine ».
Ms. Britisli Museum, fol. 272 r.

« Mercoledì, a ore 7 morì ser Piero da Vinci a dì 9 di lu-


glio 1504 ».
Cod. Atl., fol. yi v.
Corrige: il 9 luglio 1504 era un martedì.

— 149 —
1504, agosto 3.
Sabato mattina venne Jacopo Tedesco a stare con meco in
casa: convennesi che io li facessi le spese per uno carlino il dì.
Britlxish Museum, 271 v.

— 150 —
1504, agosto.
Venerdì a dì 9 d’agosto 1504 tolsi fiorini io d’oro: anne dato
addì venerdì a dì 9 d’agosto grossoni quindici cioè fior. 5 s. 5 anne
— 94 —

dato a me fior. i° d’oro a dì 12 d’agosto: anne dato addì 14 d’agosto


grossoni 32 a Tomaso, e addì 18 del detto grossoni 5 a Salai, a dì 8
di settembre grossoni 6 al fattore per ispendere cioè il dì della donna :
a dì 16 di Settembre detti grossoni 4 a Tomaso in Domenica.
British Museum, 271 v.

~ 151 —
30 agosto 1504.
A Francesco et Pulinari, spetiali lire io, sono per libre 28 di biacha
Alexandrina a sol. 6 la libra, et per libre 36 di bianchetta soda a
s. 12 la libra, et libre 2 di gesso ebbe Lionardo da Vincio per dipingere.
Archivio di Stato Firenze: Deliberaz. operai
Palazzo.

— 152 —
1504, ottobre.
Leonardo Vincio pictori.
« M.r Leonardo. Li mesi passati ve scrivessimo che desyderavimo
havere uno Christo giovine de anni circa duodeci de mane vostra:
mi facesti respondere per m. Angelo Tovalia che di bona voglia el
faresti, ma per le molte allegate opere che haveti a le mani dubitamo
non vi raccordati de la nostra, perhò n’è parso farvi questi pochi
versi, pregandovi che quando seti fastidito de la historia fiorentina
vogliate per recreatione mettervi a fare questa figuretta, che ce fareti
cosa grat.ma et a vui utile. Bene valete.
Mantuse, ultimo octobris mdiiij.
Lettera di Isabella d’Este a Leonardo. Ar-
chivio di Stato: Mantova — Copialettere,
lib. 17).
— 95 —

— 153 —
31 ottobr. 1504.
A Lionardo di S.r Piero da Vinci, dipintore, lire 210 per sua pro-
visione di mesi dua, cioè di giugno et luglio 1504.
Firenze: Delìberaz. Operai Palazzo: filza 21,
fol. 62.

- 154 —
31 die. 1504.
A [e]rede di Marcilo del Forese e compagni, mereiai, per più bullecte
e nastri per impannare la finestra dove lavora Lionardo da Vinci
lire 3, sol. ii,8.

31 die. 1504.
A Francesco et Pulinari di Simone di Salamone del Garbo, spetiali,
per libr. x di cera biancha e spugne e trementine per incerare finestre
et per il cartone di Michelagnolo, et a Lionardo da Vinci, per insino
a tutto dì 3 del presente, lire io, s. 6.
Firenze: Delìberaz. Operai ecc.

— 155 —
1504, circa.
Minuta di lettera di Leonardo, al fratello Domenico, (nato nel
1484).
« Amatissimo mio fratello, solo quessta per auisarti come ne
dì passati io ricevetti una tua, per la quale io intesi tu auere auto
erete (erede), della quale cosa intendo (tu) come ai fatto strema alegreza,
il che (conoss) stimando io tu essere (savio) prudente al tutto son chiaro,
come i’ sono tanto alieno de l’auere bono giuditio quanto tu dalla
— 96 -

prudenza, conciosiachè tu ti se’ rallegrato d’auerti creato un sollecito


nemico, il quale con tutti li sua s[t]udi disiderara libertà, la quale non
sarà sanza tua morte ».
Cod. Atl., fol. 202 v. a.

- 1556 —

1505-
« di 24 detto (gennajo 1505) andò a giustizia un giovane e fu impic-
cato: e medici e scolari dello studio che c’era molto copioso di dot-
tori e valentuomini lo chiesero agli Otto per fare una notomia, e
fu conceduto loro e feciorla in Santa Croce in certe loro stanze, e durò
insino a dì i° di febbrajo 1505 ogni dì due volte. Vi furono e medici
e fuvvi anche il mio maestro Antonio ogni dì a vedere ».
Diario di Luca Landucci, anni 1450-1516 —
Firenze 1883, J. del Badia.

~ 157 -

1505, gemi- 22.


111.ma et Ex. Madama. Hoggi lo R.do Abbate fiesulano et io
siamo stati uno pezo col perugino et dictoli el parere nostro sopra
lopera, lo havemmo persuaso con enfinite rasone a darli presta et
bona perfectione. Tanto chel ne ha promisso de usare ogni sua arte
diligentia et sollicitudine per satisfare al honore et debito suo et
al desiderio de V. Ex. Certificandola che havendoli io mandato uno
alevo de Leonardo Vinci, zovane per la sua età assai valente nominato
Salai, ha laudato molto la fantasia et ha corretto alquanto alchune
cosette chel p.to R.do Abbate et io havevamo diete al perusino.
Cossi non mancheremo de fare ogni cosa perchè V. 111.ma S.a habia
el contento suo. Esso Salai haveria gran desiderio di fare qualche
97

cosa galante per V. Ex. et però havendo quella voluntà di qualche


quadreto o altra cosa, me ne po dare adviso, et del pretio me sforzarò
haverne a piacere.
Florentiae 22 jan. 1505.
Servitor Aloysius Ciocha.
111.me et Ex.me D.ne meae unice
E ne Isabelle Exten. Marcliionissae Mantuae dignissime.
Archivio di Stato, Mantova.

- 158 -
1505 24 febbraio.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
L. a dj 24 di febrajo 1504 (1505 a nati-
vitate) fior, venticinque d’oro larghi in oro:
porto di detto contanti. fior. 25 — larghi in oro

- 159 —
1504 (1505), 28 febr.
Al Nuntiato dipintore per 4 ruote per fare il carro a Lionardo
da Vincio, ovvero ponte, 1. 7.
Giovanni D’Andrea, piffero, per ha vere fatto fare el ponte a
Iaonardo da Vinci, lire 79 s. 11,
A Giuliano di Lapo ferraiuolo per libre 8 dauti (aguti) a sol. 4.8
la libra et per libre 93 di ferro, dato a Giovanni piffero per il ponte
di Lionardo da Vinci a sol. 1, den. 8 la libra. 1. io. sol. 14.
Firenze: Deliberai. Operai Palazzo — filza 21
fol. 70.
7
98 -

— i6o —

1504 (1505) die xmi martii.


Item dicti Domini... deliberaverunt, quod principiatur operariis
opere Sancte Marie Floris, quatenus commodent ligna et assides,
ex quibus confeetus est pons, vel prò conficiendo ponte prò pictura
Leonardi de Vincio, benda in Sala magna consilii, et de omnibus
teneant computimi et conficiant scripturas, adeo quod finita pictura
predicta dictus pons, ligna, assides reponantur et restituantur ad
dictam Operam.
Arch. di Stato, Firenze, Deliberazioni, voi. 169,
fol. 25 v.

— l6l —
1505, marzo 14.
«... come il cortone uccello di rapina ch’io vidi andando a Fiesole
sopra il locho di Barbiga nel 5 (1505) addì 14 di marzo ».
in Amoretti; Vita di L.

— 162 —

1505, i° aprile.
Il Duca di Ferrara significa all’agente suo il desiderio di posse-
dere un Bacco che pare fosse allora nelle mani di Ant. M. Pallavicino.
Rispondeva il Seregno, il 17 aprile, facendo le scuse del Pallavicino
per avere egli già promesso il dipinto al Cardinale di Rohan.
(Vedi in poesie: Bacchus Leonardi Vincij).
Archivio di Stato, Modena.
— 99 —

— 163 —
1505 15 aprile.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
L. a dj 15 d’aprile 1505 fior, venticinque d’oro
larghi in oro porto contanti . fior. 25 in oro

— 164 —
1505, 14 aprile.
« 1505 martedì sera a dì 14 d’aprile venne Lorenzo a stare con
mecho, disse essere de età d’anni 17 ».
A dì 15 del detto aprile ebbi scudi 25 doro dal chamerlengo di
Santa Maria Nuova.
in Amoretti; Vita di L.

— 165 —
30 apr. 1505.
A Lucha di Sirnone funaiuolo per cento tegholiui et per uno ca-
tino di terra et una mezzina per uso di Lionardo da Vincio, in sul
palchetto alla pictura . 1. 2 sol. 11
A Filippo di Matteo segatore per segatura di più legnj seghati
per fare un paio di capre a Lionardo da Vinci. 1. 1 sol. —
A Pietro di Zanobi funaiuolo per 1200 auti (aguti) di bargha per
gli armari e contignoli dati a M.° Domenico et per fune per le campane
et per 40 pezi d’asse per il ponte a Lionardo da Vincio e per 1. 26
d’auti a sol. 4.8 la libra et per più tozetti . 1. 27 s. 7 d. 8
A Benedecto di Lucha Buchi legnaiuolo per uno paio di capre
a Leonardo da Vinci in sul palchetto in tutto. 1. 141. s. 6
30 aprile 1505.
A Lorenzo di Marcilo manovale, per opere 3 e x/2 nella Sala del
Consiglio alla pictura fa Leonardo da Vinci, a soldi 9 el dì, Idre
1, s. 2.6.
IOO

A Francesco et Ser Piero Pinadoro spetiali, per lib. 260 di gesso


da murare et per lib. 89 on. 8 di pece grecha per la pictura, a s. 3 la
libra, et per lib. 343 di gesso Volterrano, a deli. 5 la libra, et lib. 11 011. 4
d’olio di lino seme, a s. 4 la libra, et per lib. 20 di biacha Alexandrina
a s. 4 d. 8 la libra, et per libre 2 on. io % di spugna Vinitiana a s. 25
la libra: ebbe ogni cosa Lionardo da Vinci per decta pictura.
A Lionardo di S.r Piero da Vinci, pagliati per lui a Mariotto
Ghalilei camerlengo in dogana, per ghabella d’uno suo fardello di
sue veste fatto venire da Roma. — lire 18 . s. 9 . d. 8.
A (e)reda di Lorenzo Peri, cartolai per 3 quaderni di fogli Bolognesi
reali, per la pictura, dati a Lionardo da Vinci, a s. 11 el quaderno.
A Raffaello d’Antonio di Biagio, dipintore, per opere 14 lavorò
alla pittura di Lionardo da Vinci nella sala del Consiglio a sol. 2 el dì
— lire 14.
Alla pictura della sala grande, per più colori et vaselle comprati
a Lionardo da Vinci, et fiorini 5 d’oro pagliati a Ferrando spagnolo
dipintore, et a Thomaso di Giovanni che macina e colori, dati sopra
da Giovanni Piffero, — lire 59 s. 13, den. 8.
A lionardo di S.r Piero da Vincie, dipintore, fior. 50 lar. per
parte di sua faticha per far la pictura — lir. 350.

31 agosto 1505.
A Ferrando Spagnolo dipintore per dipignere con lionardo da
Vinci nella Sala del Consiglio, fiorini 5 larghi, e a Tomaso di Giovanni
Masini suo garzone, per macinare i colori, fiorini 1 in oro — lire 42.

31 agosto 1505.
A Francesco Nuti per libre 8 dolio di lino seme, ebbe Lionardo
da Vinci per la pictura al. 18 il centenaro. 1. 1, s. 8, d. 8

— 166 —
31 ottobre 1505.
A Francesco et Lorenzo Ruspoli linaiuoli per braccia 27 di tela
grossa, per fare spalliere al ponte di Lionardo da Vinci nella sala
del Consiglio a sol. 12 la canna — 1. 19.S. 8,
IOI

A Pullinari Simone del Gharbo, spetiale, per on. n d’olio di noce,


dato a Lionardo da Vinci, a s. i l’oncia, et per on. io di biaccha, et
per libr. 4 on. 6 di cera biancha per incerare le diete finestre impan-
nate, et per lib. 60 di gesso da murare — 1. 5 . s. 14.
Firenze: Deliberaz. Operai Palazzo, filza 21,
fol. 76.

— 167 —
1505 ?
Il gonfalonieri cancelli il libro e ’l sere mi facci una scritta de’
denari ricevuti e poi io murerò liberamente.
Cod. Atl., fol. 77 r.

— 168 -
1506, 13 febbrajo.
Bernardino de Predis quondam Leonardo, e Leonardo de Predis
quondam Evangelista, abitanti in parr. S. Vincenzo in prato, eleg-
gono procuratore loro Giov. Ambrogio de Predis, fratello de Bernar-
dino, a chiedere e ricevere quanto loro spetta dagli Scolari della
Concezione in S. Francesco di Milano.
Arch. Notarile di Milano, Rogito Notajo Pier
Martire Pusterla.

1506, 13 febbrajo.
Giov. Ambrogio de Predis, abitante in parr. S. Maria podoue
elegge i sopraindicati de Predis ai suoi procuratori, a richiedere per
la somma fino a L. 634 imp., cioè detto Bernardino per la somma di
L. 342, e detto Leonardo per egual somma.
Arch. notarile di Milano, Rogito Notajo Pier
Martire Pusterla.
102

— i6g —

1506 Indictione nona, die sabbati quarto mensis aprilis hora vige-
sinia tertia vel circa.
Reverendus D. frater Augustinus de Ferrarijs frater et guar-
dianus ecclesie seu monasteri] S.ti Francisci Mediolani et habitans
in dicto monasterio qui prius habuit licentiam a superiore suo etc.
et spectabilis dominus Cesar de Cremona fil. q.m Magnifici domini
(in bianco), porte Vercelline, parochie S. Petri intus vincaia unus ex
scolaribus et prior scole capelle gloriosissime Virgiuis Marie nuncu-
pate de la Conceptione constructe in dieta ecclesia S.ti Francisci
ambo deputati seu electi una cum domino Paulo de S.to Nazario
similiter ex scolaribus diete scole ad declarandum pretium androne
diete Chapelle iuxta formam instrumenti superinde confecti rogati
per dominum Antonium de Capitaneis notarium Mediolani etc. Ad
declarationem animi sui et aliis omnibus modis jure, via, causa et
forma quibus melius potuerunt et possunt, dixerunt et protestati
fuerunt et dicunt et protestantur quod ipsi domini frater Augustinus
et Cesar deputati seu electi ut supra convenerunt et seu reperuerunt
sese in capitulo diete ecclesie S.ti Francisci prò expediendo dictam
declarationem juxta formam eorum commissionis et quod parati
fuerunt et sunt devenire ad dictam expeditionem et ibidem morati
sunt per multurn spatium temporis spectando suprascriptum do-
minum Paulum qui monitus erat et prò terminum tempus et in-
stantie declarandi prò pretio Ancone diete capelle Conceptionis iuxta
formam instrumenti rogati prout dixerunt per dominum Antonium
de Capitaneis not. Mediolani etc. comissam venerabili domino fratri
Augustino de Ferrarijs et spectabilibus d. d. Cesari de Cremona et
Paulo de S.to Nazario ex scolaribus diete scole per et inter dictas
partes, et hoc a die hodie in antea usque ad kalendas mensis maij
prox. futur. Cum declaratione quod prefati D. Comissarij possint
C]uolibet die et qualibet hora hinc ad dictas kalendas mensis maij
prout eisdem dd. Comissarijs melius placuerit, facere dictam eorum
declarationem non expectato fine diete prorogationis et etiam cum
declaratione de voluntate dictarum partium utsupra quod prehemp-
toria emanata prò in de valeant et teneant ac eundem sortiantur ef-
fectum prout si emanata esseut proessendo illis die et hora quibus
fiet dieta declaratio etc.
Renuntiando etc. Promittentes etc. suis et dictis nominibus
utsupra. Et de predictis etc. Actum utsupra.
Archivio notarile Milano, Notajo Battista
Riva (parrocchia S. Maria alla porta).

Die suprascripto, paulo post suprascriptum instrumentum pro-


testationis factum etc. spectabilis domini Cesar de Cremona fil. q.
domini Caroli, d. Jacobus de Petrasancta, d. Jo. Ambrosius Balbus,
d. Bernardinus de Petrasancta, d. Philippus Guaschonus, d. Fran-
ciscus de Zerbis et dominus Jo. Angelus de Gallis suis nominibus ut
scolares diete scole capelle Conceptionis constructe in ecclesia S.ti
Francisci Mediolani et item nominibus et vice et ad partem et utili-
tatem aliorum dominorum scholarium diete scole prò quibus pro-
mittunt de rato habendo et non contravenendo etc. Renuntiando
novis constitutionibus etc. pignori infrascripto domino Jo. Ambrosio
suo et infrascriptis nominibus stippolanti parte una et dominus
Jo. Ambrosius de Prederijs fil. q.m domini (in bianco) porte Vercel-
line Mediolani, parr. s. Marie pedonis suo nomine proprio, et item
nominibus et vice et ad partem et utilitatem dominorum fratrum
de Prederijs fil. q.m d. pvangeliste, p. Ticinensis Mediolani par. S. (in
bianco) nepotum suorum et magistri Leonardi de Vincijs fiorentini fil.
cpm domini (in bianco) nunc absentis a civitate et ducatu Mediolani,
prò quibus omnibus etiam promittit de rato etc. et de non contrave-
niendo etc. Renuntiando novis constitutionibus pignori suprascriptis
dominis scolaribus suis et dictis nominibus stipulantibus parte altera,
Voluntarie etc.
Et aliis omnibus modo etc. Prorogaverunt et prorogant deve-
niendo ad dictarn expeditionem in dicto capitulo clicto die hodie in
vesperis et non comparuit seu non venit et quod per eos non stent
nec stant quin deveniant ad dictarn expedictionem etc. et per eos
fiant fienda et expediantur et exequantur et expedienda et exequenda
per eos utsupra etc.
Renuntiando etc. Et de omnibus etc.
Actum in parlatorio suprascripti Monasterij S.ti Francisci. In-
terfuerunt ibi testes dominus Bartolomeus de Pardis fil. q.m d. Jo.
Patri, porte Romane Mediolani par. s. J ohannis ad fontes, dominus Bar-
tholomeus de Canibus fil. q.m d. Maynini liabit. Ripalte, diocesis Ter-
donensis, et dominus Nicolaus de Gafurris fil. q.m d. Beiini, p. Tici-
nensis Mediolani, par. s. Victoris ad Putheum, omnes noti idonei etc.
Archivio notarile Milano, Notajo Battista Riva.
— io4 ~

— 170 —
1504, aprile 27.
In nomine domini. Anno a Nativitate ejusdem Millesimo quin-
gentesimo sexto, indictione nona die lune vigesimo septimo mensis
aprilis in vesperis. Cum alias factum fuerit instrumentum pactorum
et conventionum per et inter dominus fune priorem et scolares ca-
pelle seu scole conceptionis beate Virginis Marie constructe in ec-
clesia sancti Francisci Mediolani etc. ex una et Magistrum Leonardum
de Vincijs fiorentinum filium domini Petri ex una alia et dominos
Evangelistam et Jo. Ambrosium fratres de Prederijs fil. q.m d. Leo-
nardi ex una alia seu alijs pluribus coutinentie in effectu cpiod prefati
d. tunc prior et scolares tenerentur et deberent dare anchonam capelle
suprascripte ad fabricandam suprascriptis dominis Leonardo, Evan-
geliste et Jo. Ambrosio per modum et formam prout latius in instru-
mento superinde confecto continetur, Et quamquidem Anconam etc.
predicti Mag.r Leonardus, Evangelista et Jo. Ambrosius et quilibet
eorum insolidum cum renunciatione novarum Constitutionum obli-
gati erant fabricare et attendere et observare et dare et consignare
fornitam dictis dominis priori et scolaribus etc. inde ad festum con-
ceptionis Gloriosissime Virginis quod fuit die octavo mensis decembris
anni 1483 prox. preteriti, et quod fornita et consigliata dieta ancona
utsupra prefati domini Prior et scolares obligati essent sub obliga-
tione bonorum diete scole dare et solvere dictis magistro Leonardo
et d. Evangeliste et Jo. Ambrosio libras octocentum imperialium et
illud plus quod declaretur per venerabilem dominum fratrem Au-
gustinum de Ferrarijs ex dominis fratribus dicti Monasteri] et duos
ex scolaribus diete scole eligendis per dictas partes post fabricationem
diete ancone. Et quam Anconam dictus Magister Leonardus et dicti
de Prederijs obligati essent facere et manutenere valoris et estima-
tionis librarum octocentum imper. et melius per annos decem tunc
prox. futuros ad minus et etiam cum pacto quod si accideret quod
dictus Magister Leonardus recederet a civitate Mediolani ante fa-
bricationem diete Ancone quod esset in electione dictorum domini
prioris et scolarium dare dictam anconam ad fabricandum aliis per-
sonis prout eis dominis priori et scolaribus melius videbitur et quod
arctari non possent ad aliquid versus dictum Magistrum Leonardum
nisi ad ratam prò rata illius operis quod reperiretur fabricatum per
dictum Magistrum Leonardum etc. prout latius in eo instrumento
105

pactorum continetur, traditum et rogatimi per dominum Antonimn


de Capitaneis notarium Mediolani die xxv Aprilis dicti anni 1483
prox. preteriti sen anno, indictione et die in eo contentis. Cumque dicti
fratres de Prederijs suis et nomine dicti magistri Leonardi etc. re-
ceperint a suprascriptis dominis priore et scolaribus etc. libras septem
centum triginta imper. occasione et seu prò parte solutionis predic-
torum Ancone et ntsupra prout latius apparet per instrumentum con-
fessioni superinde confectum rogatum per Petrum de Pegijs notarium
Mediolani die...
Cumque etiam dicti de Prederijs seu alter eorum in alia parte
receperint a dictis dominis Priore et scolaribus seu agentibus prò eis
alias libras centum impenalium prò et occasione solutionis predicte
Ancone et tabule prout ad libros prefate scole apparet. Cumque
etiam sit quod dieta Ancona non fuerit finita in predicto tempore
nec etiam de presenti sit finita etc. Cumque etiam sit quod dictus
Magister Leonardus recesserit a dieta civitate Mediolani jam plu-
ribus annis prox. preteritis non fìnitis dictis laborerijs. Cumque etiam
sit quod decesserit dictus dominus Evangelista relieto Leonardo eius
filio legitimo et herede. Cumque etiam sit quod occasione predictorum
etc. versa sit lis et contentio per et inter dominos Priorem et scolares
diete scole ex una et dictum dominum Jo. Ambrosium de Prederijs
ex una alia occasione predictorum ancone etc. ac numeratiouis seu
solutionis predictorum denariorum utsupra et etiam abinde depen-
dentibus etc. Et proinde etiam supplicatimi fuerit Serenissimo Regi
Francie et duci Mediolani etc. per utranque partem seu agentes prò
eis et facta fuerit commissio spectabili J. U. Doctori domino Bernar-
dino de Busti de collegio dominorum J urisperitorum Mediolani per
modum et formam prout latius in ea commissione continetur. Cumque
noviter facta fuerit et fit electio de spectabilibus dominis Cesare
de Cremona et Paulo de S.to Nazario ex scolaribus diete scole per
et inter dominos Priorem et scolares diete scole ex una et dictum
Jo. Ambrosium de Prederijs suo et nominibus dicti Magistri Leonardi
de Vintijs et dicti filij et heredis quondam domini Evangeliste ex alia
prò declaratione fienda una cum prefato domino fratre Augustino
de Ferrariis de et prò predictis. Cumque etiam sit quod prefatus
D. frater Augustinus de Ferrarijs habuerit licentiam a superiore suo
acceptandi predictam electionem et procedendi ad expedictionem etc.
prout apparet per instrumentum rogatum ut dixerunt per Ambrogium
de Gafurris notarium Mediolani anno presenti et die in eo contentis.
— io6 —

Cumque etiam sit quod prefati D. frater Augustinus, Cesar et Paulus


viderint et diligenter consideraverint dictam Anconam et tabulam
et aloquti fuerint cura dictis partibus aliquando simul, aliquando
separatini et etiam cum pluribus in sinrili arte peritis etc. et etiam
viderint et audiverint quicquid proinde dicere et hostendere voluerunt
predicte partes etc. Cumque emanatimi fuent perhemptorie mandato
preiatorum dominorum fratris Augustini, Cesaris et Pauli utsupra
dicto domino Jo. Ambrosio et alijs etc. ad instantiam dictoriun do-
minorum prioris et scolarium diete scole prò expeditione eorum de-
clarationis etc.
Modo prefati Domini frater Augustinus de Ferrarijs ordinis
fratrum minorimi S.ti Francisci liabitans in dicto Monasterio S.ti
Francisci Mediolani, dominus Cesar de Cremona fil. q.m Magnifici
domini Caroli, porte Vercelline Mediolani, parrochie s. Petri intus
vineam et dominus Paulus de S.to Nazario fil. q.m domini Jo. Da-
miani habit. in loco de Sidriano, plebis Corbete, ducatus Mediolani,
ambo ex scolaribus prefate scole et omnes electi utsupra et quilibet
eorum prò tribunali sedentes super quodam banclio posito in capitulo
magno dicti Monasterij S.ti Francisci Mediolani, cpiod banchum et
quem locum in liac parte prefati electi elegerunt et eligunt prò eorum
loco, bancho et tribunali idoneis prò infrascriptis onmibus et singulis
spetialiter peragendis omnibus modo, jure, via, causa et forma quibus
melius potuerunt et possunt, declaraverunt et declarant dictos Ma-
gistrum Leonardum et Jo. Ambrosium suo et dictis nominibus tueri
et obligatos fore ad finiendum seu fiuiri faciendum bene et diligenter
predictam tabulam seu anconam super qua depicta est figura glo-
riosissime Virginis Marie. Et lioc in termino duorum annorum prox.
futurorum per manum dicti magistri Leonardi, dunmiodo dictus Ma-
gister Leonardus veniat ad hanc civitatem Mediolani in dicto termino
et non aliter. Et dictos dominos priorem et scolares citra tamen obli-
gatione ipsorum dominorum scolarium et bonorum suorum teneri et
obligatos esse ad dandum et solvendum ex bonis diete scole dictis
dominis Jo. Ambrosio et consortibus prò ornili et toto eo quod ipsi
D. Jo. Ambrosius et consortes petere et consequi possent a prefatis
dominis scolaribus seu super bonis ipsius scole, libras ducentum im-
perialium prò resto eorum dominorum Jo. Ambrosij et consortum
diete Ancone et etiam tabule super qua depincta est dieta imago
gloriosissime Virginis Marie cum filio et S.to Joanne Baptista. Et
hoc in tot bonis immobilibus diete scole sitis hi territorio de Casorate
107 —

aut in denarijs in terniino duorum annorum prox. futurorum videlicet


libras centum imper. singulo anno. Ab alijs autem vicissirn petitis
per dictas partes liberaverunt et liberant dictas partes et eorum bona.
Et de predictis rogatimi fuit per me Baptistam de Rippa no-
tarium infrascriptum et in hac parte notarium predictorum domi-
norum electorum publicum confici debere instrumentum unum et
plura unius et ejusdem tenoris.
Actum in suprascripto capitulo sito utsupra. Interfuerunt ibi
testes dominus Petrus de Clivate fil. q.m domini Tliadei, p. Vercel-
line Mediolani, par. S. Petri intus vineam, dominus Michael de Ma-
chachanis fil. cpm d. Gabrielis p. Ticinensis Mediolani, par. s. Petri
in caminadella, ambo noti et Thadeus de Guencijs de Chignolo fil.
q.m Zanini, p. Ticinensis Mediolani, par. s. Petri in caminadella,
omnes idoney vocati et rogati.
Archivio notarile Milano, Notajo Battista
Riva.

— 171 -
1504-1507.
Descrizione e preventivo, in ducati 3040, per il monumento fu-
nerario del Maresciallo G. G. Trivulzio, in Cod. Atl., fol. 179 v.
« Sepulcro di Messer Giovanni Jacomo da Treulzo».
Spesa della manifattura e materia del cavallo. . .. 1582
Spesa de marmi della sepoltura . 389
Spesa della manifattura ne’ marmi . 1075
somma onni cosa insieme giunta, son ducati . . 3046
Con testamento 2 agosto 1504, il Trivulzio disponeva di essere
sepolto nella Chiesa di S. Nazaro, in « arca marmorea elevata a terra
saltem brachia 8 vel circha, laborata » colla spesa di ducati 4000,
computata la spesa «in ornamento ecclesie predicte S.ti Nazarij,
iuxta discreionem » dell’erede, nipote Gian Francesco Trivulzio.
Arch. Notarile di Milano (notajo Gabriele
Sovico).

Nei successivi testamenti del Trivulzio 1507, 1517 e 15x8 non


vi è cenno della tomba.
1506-1513.

— 172 —
1506 30 aprile.
Dall’Atto di arbitrato per la successione dei figli di Ser Piero da Vinci :
i° atto di divisione.
« Anno doni, millesimo quingentesimo sexto, et die trigesima
mensis aprilis.
Fit breviter fides per me notarium infrascriptum, qualiter su-
prascripta die per spectabiles viros Franciscum Pieri de Machiavellis
et Philippum Neri de Rinuccinis et Antonium Gulielmi de Pazis
arbitros etc. electos etc. a domina Lucretia filia olim Gulielmi de
Cortigianis et uxore olim Ser Pieri Antonii de Vinci tutrice et suo
debito tempore curatrice Benedicti, Pandolfi, Guglielmi, Bartholomei,
et Johannis minorum et Dominicho fratribus et filiis dicti Ser Pieri
de Vincio ex parte altera, per quod inter alia que in dicto laudo con-
tinetur fuit laudatum, ut supra, videlicet:
In primis quidem, cum inveniamus et nobis constet inter dictos
fratres fuisse et esse litem et questionem etc. occasione bonorum
comunium inter dictos fratres : et volentes dictas partes et fratres
dividere ex dictis pupillis etc., et diete eorum tutrici adiudicare etc.
quinque partes ex novelli integralibus partibus etc. prò parte ipsius
domine, dicto nomine adjudicamus infrascripti bona iimnobilia,
videlicet: (segue descrizione ed Inventario)'.
Archivio Centrale di Stato in Firenze — Con-
vento della Castellina, Filza 11, Ins. 2, n. 1.
io9 —

— 173 —
1506, maggio 3.
111.ma Madonna mia obser.ma.
«Ritrovandomi qui in Firenze sono ogni hora procuratore di
V.a Ex.a con Lionardo da Vinci mio nipote et non resto con ogni
studio d’instare apresso lui si disponga a satisfare al desyderio di
V.a Ex.a circa la figura domandata da voi et da lui promessa già
più mesi sono, come costì per sua lettera a me mostrai alla prefata
Ex.a V.a, et lui al tutto me ha promesso comincerà in breve l'opera
per satisfare al desiderio di V.a S.a alla cui grafia assai si racomanda.
Et se infin serò qui in Firenze, mi significherete haver appetito più
d’una figura che d’una altra, curerò che Lionardo satisfaccia allo
appetito di quella, alla qual sopra ogni altro mio desyderio penso di
gratificare.
Visitando la illustre Madonna Augustina con sommo piacere
intese da me V.a S.a essere arrivata a Mantova con prosperità: et
10 soggiunsi che la Ex.a V.a si racomandava et offeriva a Sua Signoria,
11 che li fu molto grato et parse a quella scrivere alla S. aV.a la intro-
clusa. Nè altro al .presente mi occorre. Idio sempre feliciti la Ex.a V.a
alla qual humilmente mi racomando.
Florentise iij Maij mdvi.
servitor
Alexander de Amatoribus.
Archivio di Stato, Mantova.

- 174 -
1506, maggio 12.
D.no Alex.ro de Amadoribus.
M. Alex.ro Mi è stato grato per la lettera vostra de ni instantis
intendere che habiati facto le visitationi nostre alla S.ra Confalonera,
come per una di sua Sig.ria siamo anche certificate: nè manco ci piace
la dextreza che usati cum Leonardo Vincio per dispornelo ad satis-
farmi di quelle figure che gli havimo rechieste: che dii tutto vi rin-
no

gratiamo exhortandovi ad continuare et di novo r.mi alla S.ra Con-


faloniera. Bene valete.
Sachette, xil maij 1506.
B. Capilupus.
Archivio di Stato, Mantova — Copialettere,
lib. 18.

- 175 -
1506 20 maggio.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
L. a dj 20 di magio 1506 fior, cinquanta d’oro
larghi d’oro: porto di detto contanti. fior. 50 in oro

— 176 —
1506, maggio 30.
Contratto rogato da ser Nicolò Nelli, in Firenze, in base al quale
Leonardo si impegnava a presentarsi alla Signoria entro tre mesi,
colla multa, in caso contrario, di fiorini 150 d’oro: dei quali si faceva
mallevadore Leonardo Bonafé spedalengo di S. Maria Novella, dove
l’artista aveva in deposito il suo denaro.
In Vite del Vasari ediz. Milanesi, voi. IV,
pag. 45 n.

~ 177 —
506, agosto 18.
Fxcelsi Donimi Honorandi. Perchè havemo bisogno ancora de
Maestro Leonardo per fornire certa opera che li habiamo facto prin-
Ili

cipiare, ne farà gran piacere le Ex.e V.re et così le pregamo fare,


de prolungare lo tempo che hano dato ad esso M.ro Leonardo per
dì, non obstante la promessa per lui facta, afìn ch’el possa dimorare
ad Milano, et in dicto tempo fornire certa nostra opera. Alle quali
me ricomando etc.
Datum Mediolani 18 augusti 1506.
le tout v.re d’Amboyze
Regius citra montes locumtenens generalis magnus Mag.r
et Mareschallus. Francie.

- 178 -
1506, agosto 19.
Excelsi dom.ni honorandi. Havendo facto intendere a lo Ill.mo
Mons.re el gran maestro et locumtenente regio generale di qua li
monti, maestro leonardo fiorentino v.ro esserli per ogni modo ne-
cessario se ne vada al presente de le Excell.ie v.e per debito ha quelle
come loro subdito, et ultra questo per satisfactione del J uramento
et cautione in li quali se è obligato, el prefato Ill.mo Mons.re al qual
per certo pocho tempo ha bisogno de l’opera di esso maestro leonardo,
et molto desidera li sia concesso almancho per tuto el proximo mese
de septembre, vi scrive sopra questo le lettere, quale vedranno le
V.e Excell.ie per alligate. Et pregila quelle li voglano in questo com-
piacere. Et conoscendo io l’affectione ha il prefato Ill.mo Mon.re
in questa cosa, mi è parso anchora volerne scrivere qualche poco a
le prefate Excell.ie v.e significandoli che in questo farano cossa
gratissima al prefato Mons.re Ill.mo de la quale glene haverà obligo
grandissimo, concedendo ch’el prefato maestro Leonardo possa stare
in queste parte per el dicto tempo, et che per questo non incorra
pena alcuna, a la quale sia obligato. Et subito passato dicto termine
se trovarà senza fallo alcuno dale v.e Excell.ie per satisfare a quelle
in ogni cosa, come è debito et conveniente.
Valeant le prefate V.e E.e a le quali me ricomando et offerisco
ad ogni loro piacere.
Ex Mediolano die xvmj Augusti 1506.
II2

Se degnano V.e S.rie dare subito risposta al prefato libino Mons.re


et a me, et ne farano piacere singalarissimo.
deditissimus
J afredus Karolì.
Archivio di Stato Firenze: Lettere Signoria,
filza 62.

— 179 -
1506, agosto 28.
Domino de Ciamonte et Domino J afredo Karoli vicecancellario
mediolani, eiusdem exempli, die 28 aug. 1506.
111.me Doni. etc. Heri ricevemo una di V.a Excell.a et visto el
desiderio suo, havendo in animo compiacerla sempre in quello che
ci sarà possibile, siamo contenti che M.° Lionardo possa soprastare
tutto il mese di septembre proximo con buona gratia nostra, ad ciò
V.a S.a se ne possa valere in quello li occorre, et volendo ancora stare
di costà più tempo ogni volta ci renda indrieto li denari presi per
l’opera, quale non e’ altro non ha incominciato, saremo contenti lo
facci et di ciò ce ne rimettiamo a lui ».
Arch. di Stato, Firenze, Registri del Carteggio
della Signoria, anni 1504-1507, carte 161.

— 180 —
1506, ottobre 9.
...Ancliora ci scusa la S.a V.ain concordar un dì Leonardo, il quale
non si è portato come doveva con questa republica: perchè ha preso
buona soma de danaro e dato un piccolo principio a una opera grande
doveva fare, et per amore della S.a V.a si è comportato già da debi-
tore ( ?) Desideriamo non esser ricerchi di più, perchè l’opera ha ad
satisfare allo universale, et noi non possiamo senza nostro caricho
farla più sostenere. alla S.a V.a
9 ottobre 1506.
Archivio di Stato Firenze : Minute di Pier So-
derihi, filza 121.
1 r3 —

— 181 —
1506, dicembre 16.
Magnifici et excelsi viri tanquam fratres honorandi.
Le opere egregie, quale ha lassato in Italia, et maxime in questa
città, Magistro Leonardo da Vinci, vostro concittadino hanno por-
tato inclinatione a tutti che le hanno vedute, de amarlo singular-
mente, ancora che non l’havessino mai veduto. Et noi volemo con-
fessare essere nel numero de quelli che l’amavano prima che mai
per presentia lo cognoscessemo. Ma doppoi che qua l’havemo mane-
giato et cum experientia provato le virtute sue, vedemo veramente
che el nome suo, celebrato per pictura, è obscuro a quello che meritarla
essere laudato in le altre parte, che sono in lui de grandissima vir-
tute: et volemo confessare che in le prove facte da lui da qualche
cosa che li havemo domandato, de disegni et architectura et altre
cose pertinenti alla condictione nostra, ha satisfacto cum tale modo,
che non solo siamo restati satisfacti de lui, ma ne havemo preheso
admiratione. Per il che essendo stato el piacere vostro de lassarcelo
questi dì passati per gratificatione nostra, quando non vi ringracias-
simo, venendo lui in patria, ci pareria non satisfare a animo grato.
Et però vi ne ringratiamo quanto più possemo: et se uno homo de
tanta virtute convene ricommendarlo alli suoi, ve lo ricommandiamo
quanto più possemo et ve certificamo che mai da voi gli poterà essere
facta cosa, o in augumento de li beni et commodi suoi, o de lo honore
suo, che insieme cum lui non siamo per haverne singularissimo apia-
cere, et ancora alle Magn.tie v.e obligo, alle quali se offerimo etc. etc.
Mediolani xvi decembr. 1506.
D’Amboyze.
Archivio di Stato Firenze: Lettere alla Si-
gnoria, filza 62.

— 182 —
1506-1507.

Magister Ambrosius de Castello f. q. Gotardi, porte Vercelline


par. S. Martini ad corpus extra muros mediolani.
8
— Ego eram et suro, vicinus stratae mediante petie terre vince
post ista capitula descripte, site extra portanr vercellinam inter
viam que est penes fossatuni civitatis mediolani, cui coheret ab una
parte fossatum predictum comunis mediolani mediante strata pu-
blica, ab alia strata nova seu monesterium S. Victoris foris medio-
lani; ab alia Leonardi fiorentini pictoris: ab alia Donati de Prata.
Magister Jacobus de Marinonibus f. q. d. Johanniscui petie
terre coheret ab una parte strata contigua fossato comunis Medio-
lani, ab alia strata nova, ab alia Leonardi fiorentini pictoris et te-
netur per ut dicitur, Leoninum Biliam, et ab alia Donati de Prata.
Magister Baptista de Alibertis de Abbiate f. q. dom. Silvestri
porte Vercelline, par. S. Martini ad corpus foris — laborante me
teste et laborari faciente de annis 1498 et 1499 proxime preteritis in
monasterio Sancte Marie gratiarum extra portanr Vercellinam Me-
diolani, ad construendum et construi faciendum sacrastiam et certa
alia hedificia in dicto monasterio S. Marie gratiarum, audivi multis
vicibus publice dici a multis personis, de quibus me non recordor,
excepto Leonardo fiorentino pictore, et ab Andrea ferrariensi, cpiod
111. d. d. Ludovicus Maria Sfortia tunc ducatum Mediolani ac infra-
scriptam petiam terre obtinens et possidens, donaverat priorisse et
monialibus S. Lazari petiam terre post capitula descriptam, prò in
ea construendo sen construi faciendo unum monasterium prò dictis
dominabus.
i°, 50, e 6° Teste, nella lite fra le monache di S. Lazzaro e gli
eredi Beniamino da Intra, detto Franzosino.
iVrch. di Stato: Milano, Fondo di Religione,
Monache di S. Lazzaro, Busta 157.

- 183 -
1506 die xn Januarii [1507].
Ex.tis D.nis D. et Prioribus.
Magnifici et Excelsi Domini etc. Io ho scripto alla giornata et
al presente scrivo ai Sig.i X de tutte le occurrentie secondo il consueto :
et però per questo altro non ne dirò. Et la presente solo per fare
intendere alle Ex.a Sa V.a come, essendo stamattina alla presentia
del Christianissimo, Sua Maestà mi chiamò, dicendo: E bisogna che
e v.ri Signori mi servino. Scrivete loro che io desidero servirmi di
Maestro Lionardo, loro pictore, quale si trova a iElano, desiderando
che mi faccia alcune cose: et vedete che quelli Signori lo gravino et
li comandino che mi serva subito, et che non si parta da Milano
fino al mio venire. Lui è bono maestro, et io desidero havere alcune
cose di mano sue: et scrivete in modo a Firenze che sortisca questo
effecto, et lo fate subito, mandandomi la lettera (quale sarà la pre-
sente che comparirà, per via di Milano). Io resposi a Sua M.tà che
trovandosi Lionardo ad Milano, le S.e V.e li comanderebbero che
ubidissi Sua M.tà benché essendo in casa sua, lei medesimo non li
potrebbe mancho comandare di quelle, et che essendo ritornato
costà, le S.e V.e lielo manderebbono a Milano ad omni sua richiesta.
S.a M.tà non potrebbe più desiderarlo. Et tutto questo è nato da
un piccol quadro, suto (stato) condocto ultimamente di qua di sua
mano: quale è suto tenuto cosa molto excellente. Io nel parlare do-
mandai a S.a M.tà che opere desidera da lui? Et mi rispose: Certe
tavolette di n.ra donna et altro, secondo che mi verrà alla fantasia:
et forse anche li farò ritrarre me medesimo. Io nel parlare cum S.a M.tà
per più scaricho de V.e S.e in omni evento, discorrendo seco la per-
fectione insieme cum le altre qualità sue. Sua M.tà subjungendomi
che ne haveva notitia, mi domandò se lo conosceva ? et respondendogli
io che mi era amicissimo, mi subiunse : Scriveteli voi subito un verso
che non parta da Milano intanto che V.re S.re li scrivino da Firenze etc.
Et per questa cagione io ho facto un verso al sopradecto Lionardo
facendoli intendere il buono animo di questa M.tà et confortandolo
ad esser savio etc. Le excelse S.e V.e per satisfare al gran desiderio
di questa M.tà si sforzeranno che decto effecto segua : et io al presente
farò senza dire altro etc. etc. Blesis.
Fr. Pandolfini alla Signoria — Archivio delle
Riformazioni, filza 62.

— 184 —
1507 gennaio 14.
A nos très chers et grans amys, alliez et confederez, les Princes
et Gonfalonier perpetuel de la Seigneurie de Florence.
— ii6 —

Loys par la grace de Dieu Roy de France, Due de Millan, Seigneur


de Gennes etc.
Très ehers et grans amys. Pour ce que Nous avons nécéssairement
abesognes de Maistre Léonard a Vince, paintre de votre cité de Fleu-
rence, et que entendons de luy taire fer quelque ouvrage de sa main,
incontinent que nous serons à Millan, qui sera en bref, Dieu aidant,
Nous vous prions tant et si affectueusement que taire pouvons, que
vous vueilez estre contents que le dit maistre Léonard besongne
pour Nous pour ung temps qui il aura achevé l’ouvrage que Nous
entendons luy taire fer. Ft incontinent toutes letres que vous receves,
luy escripvez que insynes à notre venue a Millan il ne bouge de dela;
et en Nous attendant, lu3r ferons dire et deviser l’ouvrage que Nous
entendons qu’il fait: mais escripvez luy de sorte qu’il ne se parte
de la dite ville infines à notre venue ainsi que j’ay dit à votre Ambas-
sadeur, pour le vous escripre : et vous ferez très grant plaisir en ce
faisant. Très-chers et grans amys, notre Seigneur vous ait en sa
garde. Escript de Blois, le xim jour de Janvier.
Loys.
Firenze, Archivio di Stato. Rifornì. Atti pub-
blici, 1508.

- 185 -
1507, 22 gennajo.
Leonardo Vincio.
Die qua supra 1506 [1507].
La Maestà del Christiauissimo Re et lo ambasciatore nostro
che si truova appresso quella, ci scrivono desiderare che tu soprastia
costì sino alla venuta sua in Italia, sopra di che ad noi non occorre
dirti altro, senonche ci sarà sempre gratissimo che tu serva Quella
Maestà in tutti i bisogni et desiderij suoi, perchè crediamo habbia ad
riuscirtene et commodo et lionore, e noi desideriamo compiacerli
in ciascun'altra cosa, habbiamoti volontieri significato lo aduiso et
la ricerca che ce ne suta facta da quello Christiauissimo Re.
Lettera della Signoria di Firenze a Leonardo,
Archivio di Stato, Firenze, Carteggio 1504-
1507 Missive n. 55, fol. 173 v.
117

— 186 —
1507, 22 gennajo.
Francesco Pandulphino.
Die 22 januarij 1506 (1507).
Questo dì habbiamo recevuto per homo ad posta una littera
dela Maestà del Re de 14, et una tua de 12 presente, circa el desiderio
che quella ha che Lionardo da Vinci non parta de Milano fino alla
venuta sua in Italia, di che immediatamente ci siamo resoluti se-
condo l’intentione sua : et però tu li farai intendere che noi non pos-
siamo haver maggiore piacere che farli cosa grata, et che non solo
Lionardo predicto, ma ogni altro nostro homo la serva nei desideri
et bisogni sua, et così per questo medesimo corriere s’è scripto ad
Milano, et secondo il juditio nostro dovrà sanza dubio seguirne lo
effecto.
Lettera della Signoria di Firenze all’amba-
sciatore Francesco Pandolfino, Archivio di
Stato, Firenze, Carteggio 1504-1507, Mis-
sive n. 55, fot. 173.

- 187 -
1507, 20 aprile.
« Regis Magistratis Intratarum ducalium extraordinari arum et
Camere possessionum etc. Ad executionem litterarum 111.mi dom.i
dom.i Caroli de Ambosia magni Magistri et Marescalli P'rancie regii
citramontes Locumtenentis generalis, tenoris hujusmodi, videlicet.
Dilecti nostri. Tocando il caso de magistro Lionardo Fiorentino
ve dicemo et commettemo, che lo remettiate nel primo stato, come
esso era de la vigna sua inante che la gli fusse tolta per la Camera, et
non gli fareti chel ne habia a patire spesa pur de uno soldo.
Datum Seravallis 20 aprilis 1507.
D’Amboyze
Regius citra montes Locumtenens generalis
magnus magister et marescallus Francie.
ii8 —

1507, 27 aprile.
Decreto.
Harum serie reponimus et remittimus, repositumque et remissum
declaramus Magistrum Leonardum de Guintiis Florentinum, in et
ad actualem possessionem et tenutam seu quasi petie illius vinee
site extra portam Vercellinam Mediolani in suburbijs apud fossam
urbis, nuncupate vinee Sancti Victoris, de qua ipse Magister Leonardus
donationem seu concessionem habuerat ab 111. ino domino Ludovico
Sfortia, tunc ducatum Mediolani tenente, et de qua ipse Leonardus
fuerat privatus seu spoliatus et data fuerat insolutum Magnifico Doni.
Leonino Bilie College nostro, prò parte solutionis donationis sue
regie, postquam nomine Ser.mi Regis Gir.mi adeptus fuit ducatus
et status Mediolani, ita ut ipse Magister Leonardus sit in illis statu
et gradu in quibus erat tempore prefati 111.mi Domi Ludovici se
prò Duce Mediolani gerentis, respectus diete petie terre post factam
concessionem supra recitatami. Interea mandamus oimiis et singulis
quibus spectat vel spectabit ut ipsum Leonardum in et ad dictam pos-
sessionem et tenutam seu quasi predicte petie terre admittent nec
eum perturbent, nec molestent in ea, nec in premissis deficiant prò
quanto regiam caripendunt gratiam et penam mille ducatorum cu-
piunt evitare.
Datura Mediolani, sub fide soliti sigilli magistratus Mediolani
die 27 Aprilis 1507.
Signata Johannes Petrus Bossius, et sigillata sigillo predicti
magistratus consueto in cera rubea, more solito.
Archivio di Stato, Milano. Registro Pauigarola
O., pag. 178.

— 188 —
1507 12 maggio.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
E. dee dare a dj xn di magio 1507 fior, cen-
tocinquanta d’oro larghi in oro. porto debe a-
vere a libro de depossiti S. T. a 18. fior. 150 in oro
Il totale dei depositi a partire dal 24 aprile
1500, figura ammontare a . fior. 600
Archivio dello Spedale di S. Maria Novella
Libro Depositi, seg. D, a cart. 266.

— 189 —
1507, luglio 26.
A noz très chers et grans amys, alliez et confédérez le Gonfa-
lonnier perpétuel et Seigneurerie de Fleurence.
Loys, par la gràee de Dieu, Roy de France, Due de Milan, Sei-
gneur de Gennes.
Très-chiers et grans amys. Nous avons esté advertiz que nostre
cliier et bien amé Léonard da Vincy, nostre paintre et ingénieur or-
dinaire, a quelque différend et procès pendant à Fleurence, a l’en-
contre de ses frères, pour raison de quelques héritaiges: et pour ce
qu’il ne pouroit bonnement vacquer à la poursuicte du dit procès pour
l’ochupation contumelie qu’il a près et alentour de nostre personne :
aussi que nous désirons singulièrement que fin soit mise au dit procès
en la meilleure et plus brefve expédition de justice que taire se pourra;
à ceste cause nous en avons bien voulu vous escripre, et vous prions
que icelui procès et différend vous veuillez taire vuyder en la meilleure
et plus briefve expédition de justice que taire se pourra: et vous nous
ferez plaisir très agréable en ce faisant. Tres chiers et grans amys, notre
Seigneur vous ait en sa garde.
Escript à Millan, le xxvj.me jour de Juillet.
Loys.
Robertet
Firenze — Archivio di Stato: Diplomatico: Ri-
fornì. Atti pubblici, 1507.

— 190 —
1507, luglio.
(omissis)
Ancora Ricordo a v. E.tia (che parli a) la facenda che o cum Ser
J ubano mio fratello capo de li altri fratelli, Ricordandoli come se
120

offerse da conciar le cose mie fra noi fratelli de., cioè de la eredità
de mio Patre, e quella constringa a la expeditione qual conteneva
la littera che lui me mandò.
Cod. Atl. fol. 342 v.
fi

.ome di dio (?) a dì 5 di Luglio 1507.


Cara mia dileta madre e mie sorelle e mio cognato, e advisovi
chome sano per la grazia. et cossi spero di voj. per richordarvi
quello che avete a fare di una spada che io vi lasciai, portatela
alla piazza delli Strozzi a rnaso dele viole, e la tegna a ogni modo
perchè e la mimporta assai e rachomandovi quelle veste. E richor
dovi la Dianjra, fatele vezzo, acioche ella non dicha chio non mi
ricordi di lei. E ancora mi rachomando a patro mio chognato e di-
tegli che noi sareno chosta a presto ( ?) per tuto el mese di setem-
bre, tuti restareno ben . epoi tornereno in qua per resto, e spe-
dirò la facenda di pietro in modo chesso remara chontento, e...:
Cod. Atl. fol. 132 r.

- 191 —
1507, agosto 15.
Excelsi Domini. Vene lì maestro Leonardo Vinci pittore del Chri-
stianissimo Re, al quale cum grandissima dificultà havemo dato licentia,
per essere obligato fare una tavola ad esso molto carissima, volendo
determinare certe sue differentie vertiscano tra luy et certi soi
fratelli per una heredità gli ha lassato uno suo zio. Per il che, ad ciò
possa presto ritornare ad finire l’impresa comenzata esso M.ro Leo-
nardo, pregamo le V.e Ex.e voliano expedirlo presto et che essa sua
causa sia expedita, prestandoli omne adjuto et favore justo: et le
Ex.e V.re tarano piacere alla M.tà Ch.ma et ad noi, alle quale se ri-
comandiamo.
Datum Mediolani, 15 augusti 1507.
Le tout vostre
d’Amboyze
Regius etc. etc.
Archivio di Stato Firenze. Carteggio Signoria,
filza 63.
I2I

— IQ2 —
1507, agosto 26.
In nomine domini. Anno a nativitate eiusdem millesimo quingen-
tesimo septimo, Indictione decima, die jovis vigessimo sexto mensis
augusti. Fiat narativa de instrumento uno sententie seu declarationis
facte per venerabilem dominum fratrem Augustinum de Ferrarijs
ae spectabilis dominus Cesarem de Cremona et Paulum de Sancto na-
zario electos per et inter infrascriptos de Predis ac Leonardum de
Vineijs florentinum, et spectabiles dominos priorem et scollares scoile
conceptionis B. V. Marie constructe in ecclesia sancti Francisci Me-
diolani diversis ex partibus et hoc in executione cujusdam Instrumenti
pactorum facti inter ipsas partes rogat. per dominum Antonium de
Capitaneis notar, mediolan. In qua sententia seu declaratione inter
cetera declaraverunt dictos dominos priorem et scollares diete scoile
teneri et obligatos esse ad dandum et sol vendimi eisdem de Predis
et magistro Leonardo libras ducentum imperialium, in terminis in
ea limitatis prò ornili et toto eo quod ipsi de Predijs et de Vintijs
petere possent versus illos dominos scollares et bona diete scoile
occaxione ipsius instrumenti pactorum utsupra et etiam cjualibet
alia occaxione vel prout in dieta declaratione continetur rogat. ut
dixerunt per Baptistam de Rippa notar, mediolan. etc. die...
Modo suprascriptus dominus Jo. Ambrosius de Predis fil. q.m
Leonardi, P. Fumane, parr. S. Johannis ad quatuor faties Mediolani
suo nomine proprio et item tanquam proeurator et procuratorio no-
mine Leonardi de Predis fil. q.m domini Evangeliste ac domini Ber-
nardini de Predis eius fratris ad hec et alia solempniter constitutus,
prout patet instrumento procure rogat. ut dixit per Petrum Martirem
de Pusterlla notar, mediolan. etc. Et etiam nomine et vice et ad partem
et utilitatem dicti magistri Leonardi de Vinzijs fiorentini, et prò
quibus et quilibet eorum sub obbligatione et ypoteca bonorum suorum
promixit et promitit de rato liabsndo et quod presens instrumentum
et omnia et singula in eo contenta habebit ratum etc. ac ratificabit
si opus fuerit etc. etiam sub reffectione omnium expensarum etc.
Etiam renuntiando duabus novis constitutionibus etc. pignori in-
frascripto domino (in bianco) stippulauti cum reservationibus et
sine preiuditio iurium suorum et diete scholle etc. et non aliter etc.;
cum aliter etc.
122

Ad instantiam spectab. dominorum Cessaris de Cremona fil.


q.m d. Caroli procuratoris diete scoile et Jo. Ambrosii de Balbis
fil. q.m d. Antonii amborum P. Vercelline, parr. s. Petri intus Vi-
neam Mediolani, ibi presentirmi et stipulantium suis nominibus
propriis et item nomine et vice et ad partem et utilitatem aliorum
dominorum scollarium diete scoile et diete seholle et prò eis prius
ratifficando et approdando dictam sententiam seu declarationem et
omnia et singula in ea contenta etc. habita prius, ut dixit ad peti-
tionem etc. de ea piena notitia et scientia etc., contentus et confessus
fuit et confitetur ac dixit et protestatur se suo et dictis nominibus
recepisse et habuisse et quod ibidem presentialiter etc. recepit et
habuit a dictis doni, scollaribus utsupra ibi presentibus et hanc con-
fessionem stipulantibus ad dantibus et numerantibus ibidem presen-
tialiter utsupra suis et nominibus quibus supra cum reservationibus
tamen semper utsupra et non ali ter etc. cum aliter etc. libras centum
imperialium bone monete etc. et qui denarii numerati fuerunt per
dictum dominum J.o Ambrosium etiam nomine diete scoile prò parte
solutionis illarum librarum ducentum imper. de quibus in dieta sen-
tentia seu declaratione utsupra narrata fit mentio rogat. utsupra.
Renuntiando etc. Promitens etc. Et prò predictis per dictum
dominum Jo. Ambrosium suo et dictis nominibus quibus supra aten-
dendis observandis adiniplendis et execrrtioni mandalidis et ejus
precibus instantia et rogatu extitit fideiussor dominus Jo. Stephanus
de Laude fil. q.m d. Viscontij P. Cumane, parr. s. Carpofori intus
confitentem quod se constituit principalem debitorem atenditorem etc.
omnium et singulorum prodictorum etiam insolidum ita quod in-
solidum teneatur etc. cum renuntiis novarum constitutionum etc.
obligando etc. pignori prefatis d. scollaribus diete scoile ibi presen-
tibus etc. cum reservationibus semper utsupra.
Insuper dicti domini Joh. Ambrosius de Predis suo et dictis
modis et nominibus — et d. Jo. Steffanus fideiussor et uterque
eorum iuraverunt etc. habere ratum etc. et non contravenire etc.
Actum in domo liabitationis prefati d. Job. Ambrosij sita ut-
supra, presentibus Jo. Petro de Septara fil. domini Erasmi, p. Tici-
nensis, parr. S. Petri in Caminadela et Petro Francesco de Orombellis
fil. d. Maffioli, p. Vercelline, parr. s. Marie ad portami prò notariis.
Testes d. Thimoteus de Lomazio fil. q.m d. magistri Petri, p. Tici-
nensis, parr. s. Marie ad circulum intus, d. Beruardus de Balbis
fil. q.m d. Michaelis habitans in loco Castrinovi, diocesis l'erdonensis
123

et Aloysius de Canniate fil. q.m d. Antonii, p. Cumane, parr. s. Pro-


tasij in campo foris, oinnes idoney etc.
Archivio notarile Milano, Notajo Ambrogio
Gaffuri.

- 193 —
1507, settembre.
Ill.mo ac. R.me D.ne meo unico D. Hip. Card.li Estensi D. meo cosano
P'errariae.
111.me ac R.me D.ne D.ne mi, hu. comen. uts.
Pochi giorni sono ch’io venni da Milano, et trouando che uno
mio fratello maggiore non mi vuol servare uno testamento: facto
da 3 anni in qua che è morto nostro padre: ancor che la ragione sia
per me : non di meno per non mancare a me medesmo in una cosa che
io stimo assai non ho voluto ommettere di richiedere la R.ma S. V.
di una littera commendatizia et di favore, qui a el S.or Raphaello
Iheronymo, che è al presente uno de n.ri excelsi Sig.ri ne quali questa
mia causa si agita et particularmeute e suta dal Ex.tia del gonfalo-
niere rimessa nel pres.to S.or Raphaello et sua S.ia la ha a decidere,
et terminare prima vengha la festa di tutti e santi. Et però Mons.or
mio io prego quanto più so e posso V. R. S. che scriva una littera
qui al decto S.or Rapii, in quel dextro et affectuoso modo che lei saprà
Racomanclandoli leonardo Vincio sviscerati.mo Ser.re suo come mi
appello, et sempre voglio essere : ricercandolo e gravandolo mi voglia
fare una sola ragione, ma expeditione favorevole, et io non dubito
puncto per molte relationi mi son facte : che sendo el S.or Raphaello
a V. S. affetionat.mo la cosa mi succederà ad votum. Il che attri-
buirò ala littera di V. S. R. a la quale iterum mi racomando. Et bene
valeat.
Florentiae xviii ybris 1507 E. V. R. D.
Eeonardus Vincius pictor
S.tor Humil.
Archivio Palatino — Modena.
124 —

— 194 —
1508, 22 marzo.
« Chominciato in Firenze in casa Piero di Baccio Martelli addì
22 di marzo 1508: ecquesto fia un raccolto sanza ordine, tratto di
molte carte le quali io ho qui copiate sperando poi di metterle alli
lochi loro, secondo le materie di che esse tratteranno : credo che avanti
eh io sia al fine di questo io ci arò a riplicare una medesima cosa più
volte, sì chè lettore non mj biasimare perchè le cose son molte e la
memoria non le può riservare e dire : questa non voglio scrivere perchè
dianzi la scrissi, e s io non volessi cadere in tale errore, sarebbe ne-
cessario che per ogni caso eh io ci volessi copiare su, che e per non
repricarlo, io auessi sempre a rilegere tutto il passato, e massime stante
col lunghi intervalli di tempo allo scrivere da una volta a un altra ».
British. Museum, Arundel mss., p. 79, n. 263.

— 195
1508, settembre 12.
«Cominciato a Milano a dì 12 di settembre 1508».
Cod. F, 1. v — Paris, Institut de France.

— 196 —
1508-1513.
ecci, signor, molti gentiluomini che faranno infra loro questa
spesa, lasciando loro godere l’entrata dell’acque, mulini e passaggio
di navili. F quando e sarà renduto loro il prezzo, loro renderanno
il naviglio di Martesana.
South Kensington Museum, Londra, Mss. For-
ster A. 32, fol. 15 r.
125 —

— 197 —
1508 circa.
« Un altro de primi scrittori del mondo sprezza quell’arte dove è
rarissimo, ed èssi posto ad imparar filosofia, nella quale ha così strani
concetti e nuove chimere, che esso, con tutto la sua scrittura, non
sapria dipingerla ».
Baldassare Castiglione nel Cortegiano, stam-
pato in Venezia, nel 1508.

— 198 —
1508, ottobre 12.
«Comprato in Milano a dì 12 ottobre 1508».
in Amoretti, Vita di L.
1508, ottobre. (
«A dì d’ottobre 1508, ebbi scudi 30: 13 ne prestai a Salai per
compiere la dota alla sorella, e 17 ne restò a me ».
Cod. F — Paris, Institut de France.

— 199 —
1508, ottobre 23.
Millesimo quingentesimo octavo, Indictione xija, die lune xxiij
mensis octobris.
Fiat narrativa de instrumento uno, sententia-seu declarationis etc.
Ponatur narrativa prout est in alia confessione rogat. per me no-
tarium die xxvj augusti 1507.
Modo prefatus dominus Jo. Ambrosius de Predis fil. q.m d.
Leonardi P. Cumane, parr. s. Joannis ad quatuor faties Mediolani
suo nomine proprio et item tamquam procurator et procuratorio
126

noniine Leonardi de Predis fil q.m d. Evangeliste ac d. Bernardini


de Predis ejus fratris per instrumentum procure rogatimi ut dixit
per Petrum Martirem de Pusterla et etiam tamquam procurator
et procuratorio nomine Leonardi de Vinzijs per instrumentum pro-
cure rogatum ut dixit per (in bianco) notarium mediolanensem etc.
Et prò quibus promixit de rato habendo et ratificari fatiendo etc.
videlicet quod dictus dominus Leonardus infra octo dies proxime
futuros ratificabit presens instrumentum sub pena ducatorum decem
auri et in auro etc.
Fecit confessionem domino Cessari de Fabis grossis de Cremona fil.
q.m d. Caroli priori infrascripte scoile, nec non d. Jo. xAmbrosio de
Balbis fil. q.m d. Antonij habitantibus ambolus P. Vercelline, parr.
s. Petri inter Vineam Mediolani scollaribus suprascripte scoile Con-
ceptionis beatissime Virginis Marie constructe in ecclesia Sancti
Francisei Mediolani ibi presentibus et stipulantibus suis nominibus
proprijs et scollarium diete scoile et item nomine et vice aliorum d.
scollarium diete scoile et prò eis numeratos ibidem presentialiter
per prefatum d. Jo. Ambrosium et hoc utsupra Libras centum im-
perialium, prò completa solutione et prò onmi et toto eo quod dicti
de Predis et magister Leonardus de Vinzijs, eisdem domino priori
et scollaribus diete scoile et super bonis diete scoile putare pote-
rant etc. causa et occasione suprascripti instrumenti pactorum de
quo supra et defendentium ab eo etc. et etiam occaxione diete de-
clarationis de qua supra ac etiam qualibet alia causa et occa-
xione etc.
Dicens etc.
Computatis in presenti confessione libris centum imperialium
numeratis eidem domino Jo. Ambrosio pront apparet instrumento
confessionis rogat. per e notarium die xxvj augusti 1507 et alijs
solutionibus et confessionibus.
Renindiando etc.
Promitens etc.
Actum in domo habitationis prefati domini Jo. Ambrosij de
Balbis sita utsupra presentibus Jo. Petro Septara fil. domini Erasm-
P. Ticinensis, parrochie s. Petri in Caminadella et Aluysio de Raude
fil. d. Johannis. P. Horientalis, parr. s. Steffani in brolo intus proi
notarijs domino Bertola de Tantijs, de Cassiano fil. q.m d. Donati
P. Vercelline parr. s. Naborris et Felicis intus, dominus Jacobus
de Bripio fil. q.m d. Antonij P. Ticinensis, parr. s. Marie ad circulum
127

et Zanetus de Ferrarijs fil. q.m Francescliini P. Vercelline, parr.


s. Petri intus Vineam Mediolani omnes idoney etc.
Archivio notarile Milano. Notajo Ambrogio
Gaffuri in parr. di S. Pietro in Camina-
della.

Die suprascripto.
Fiat mentio de suprascripto In.strumen.to con.fession.is utsupra.
Modo suprascriptus magister Leonardus de Vinzijs fil. q.m d.
Petri, Porte horientalis, parrochie ,s. Babille foris, voluntarie etc.
Et omnibus modis etc.
Etiam ad instantiam mei notarij stipulantis nomine prefatorum
prioris et scollarium diete scoile et prò eis.
Ratificat et aprobat dictum instrumentum confessioni utsupra
rogatum per me notarium utsupra in omnibus et per omnia prout
jacet et ubi expediat simile instrumentum fecit et facit prout factum
extitit per dictum dominum Jo. Ambrosium.
Renuntiando etc.
Promitens etc.
Actum in domo habitationis dicti magistri Leonardi utsupra
presentibus suprascriptis Jo. Petro Septara et Aluysio de Raude
prò notarijs. Testes d. Bernardinus de Mutina fil. q.m Andree P.
Cumane, parr. S. Bartholamey intus, d. Petrus Franciscus de Restis
fil. d. Jo. Antoni] P. Ticinensis, parr. S. Vincenti] in Prato intus,
dominus Dionisius de Elio fil. q.m d. Ambrosij, P. Ticinensis, parr.
s. Mariae Beltradis intus, omnes idoney etc.
Archivio Notarile Milano, Notajo Ambrogio
Gaffuri.

— 200 —
1508-09.
Ricordo dei dinari che io ho auto dal re per mia provisione (da)
dal luglio 1508, insino aprile prossimo 1509.
Prima {da) scudi 100, poi 100, poi 70, e poi 50, e poi 50, e poi 20,
e poi 200 franchi a 48 soldi l’uno.
Cod. Atl., fol. 192 r.
— 128 —

— 201 —

1509, aprile 28.


Avendo io lungo tempo cerco di quadrare l’angolo di due lati
curvi cioè l’angolo e il quale à due lati curvi di eguale curvità, cioè
curvità nata d’un medesimo cerchio: al presente la vigilia di calendi-
maggio nel 1509 io ho trovato il proposito a ore 22 in domenica. Io
so adunque (secondo che nel roverscio di questa faccia A si dimostra)
che la superficie ab levata del suo sito e renduta la medesima valuta
colla portion c che ’l triangolo de rettilineo vale di punto el trian-
golo curvilineo ec vo’ dire il triangolo curvilineo abd. Adunque quella
quadratura del triangolo e fia trovata nel triangolo rettilineo cd.
Windsor, Mss. XVII, f. 7 r.

— 202 —

«Navilio di San Crisstofano di Milano facto addì 3 di maggio


1509».
Cod. Atl., fol. 387 r.

— 203 —
1510.
Nel Memoriale di molte statue e pitture della Città di Firenze,
fatto da Francesco Albertini prete, e Baccio da Montelupo scultore,
stampato d’Antonio Turbini, 1510.

Pag. 13: Quartieri di S. M. Novella


«. nel secundo (claustro) il quale è lungo br. 120 è una cap-
pella bellissima presso alla Sala pontificale, dove sono i disegni di
Leonardo Vinci ».
I 29 —

Pag. 16: In Palazzo majore


«.Nella Sala grande nuova del consiglio majore, lunga br. 104
larga br. 40, è una tavola di fra Philippo, li cavalli di Leonardo Vinci,
et li disegni di Michelangelo.».
Pag. 17: Nelli Ingesuati et altri lochi
«. Lascio in Sancto Salvi tavole bellissime, et un Angelo
di Leonardo Vinci ».

— 204 —
1510.
Convenzione per il muro divisorio fra la vigna di Leonardo
da Vinci, e il giardino del Monastero di S. Vittore in Milano — 6
marzo 1510.
« Non secus ut infra scriptum est in Imbreviaturis meij Baptiste
Cattaneij pub. Mediolani notarij infrascripti, reperitur, videlicet.
In nomine Domini anno a nativitate ejusdem millesimo quingen-
tesimo decimo, indictione tertiadecima die mercurij sexto mensis
martij.
Reverendus domini frater Hyeronymus de Bugatis prior ac
frater professus monasterij Sancti Hyeronimi ordinis Jesuatorum
porte Vercelline Mediolani suo nomine proprio ut prior, et item
tanquam sindicus et procurator ac sindacano et procuratorio no-
mine aliorum dom.um fratrum, professorum et residentium dicti
monasteri ad hec et alia solemniter constitutus per instrumentum
sindacatus rogatum per me notarium infrascriptum, notarium Me-
diolani parte una, seu pluribus.
Et dom.us Petrus de Oppreno. filius quondam domini Joannis
porte Vercelline parocchie S.ti Martini ad corpus foris Mediolani
suo nomine proprio, et item nomine et vice et ad partem et utili-
tatem Dom i Magistri Leonardi de Vinziis de Florentia et Jo. Jacobi
dictum Salibeni de Oppreno filij sui, et prò quibus sub obligatione
et hippoteca bonorum suorum promissit et promittit de rato habendo,
etc., et sub refectione omnium expensarum etc. parte altera, seu
pluribus.
9
Voluntarie, etc. et alias crrnibus modo, etc.
Fecerunt et faciunt inter se et suis, et dictis nominibus infra-
scripta pacta c onventiones prcmissicnes et obligationes inviolabi-
liter attendendas et observandas, eie.
Primo, qued respectu muri noviter constructi et fabricati no-
mine et ad instantiam suprascriptorum patris et filij de Oppreno et
utriuscpie seu alterius eorum contigui, seu propinqui cuidam cessie
constructe et facte nomine et ad instantiam prefatorum dominorum
prioris et fratrum elicti monasteri] dividentis ortum seu zardinum
prefatorum dominorum fratrum ab orto seu vinea dictorum patris
et filii de Oppreno comuniter aoquisitum sit utrique parti prò me-
dietate dictorum dominorum patris et filij de Oppreno, et hoc tantum
quantum ascendit in latitudine brachiorum novem a terra supra
et non ultra, ita tamen qued si in futurum contingat tam per ipsos
patrem et filium de Oppreno et utrumque seu alterum eorum quam
per quascumque aliarn persone m et personas construi et hedifficari
facere murum de lapidibus et cemento dividentem ortum prefatorum
prioris et fratrum dicti monasteri] ab orto dictorum patris et filij
de Oppreno seu magistri Leonardi, eundo per rectam lineam a cessia
dividente bone dictorum ccntrahentium tantum quantum durant
eorum bona in latitudine dictorum brachiorem novem a terra supra*
ut supra, quod sit et intelligatur jus acquisitum utrique parti usque
ad dictam altitudinem dictorum brachiorum novem, ut supra. Ita
et taliter C]uod respectu dicti muri tam constructi quam construendi
nomine quo supra, usque ad dictam altitudinem, teneantur et obli-
gati sint fieri facere deversus utramque partes fenestras polatinas
ad effectum ut inspici et comprendi possit in futurum quod sit co-
mune ipsarum smbarum partium usque ad dictam altitudinem de
qua supra, et caso quod contingerit per ipsos patrem et filium de
Oppreno, seu ut supra altiare, seu altiari facere dictum murum di-
videntem ut supra, a dictis brachiis novem supra, quod tunc et eo
caso sit in totum dictorum patris et filij de Oppreno seu ut supra,
et non dictorum dominorum prioris et fratrum dicti monasterij.
respectu ut supra, et hoc quoniam ita conventum extitit inter contra-
hentes suis et dictis nominibus.
Renuntiando, etc. Ouare, etc. et cum pactis executivis, etc.
Actum in orto seu zardino dictorum dom.um prioris et fratrum
dicti monasterij sito ut s. presentibus Sanctino de Verga f. q. dom*
Defendentis, et Cesare de Capitaneis filio mei notarij infrascripti
ambobus porte verceline par. Sanctorum Naboris et Felicis Mediolani
ac protonotariis. Testes: D. Jo. Quirinus de Jordanis, f. q. d.ni An-
tonij porte romane, par. S. Tede mediolani, Magister Paulus de Mozate
f. q. d.ni Andree porte vere. par. S. Martini ad corpus foris mediolani,
Petrus de Mapello f. q. Stephani habitans in loco de Oppreno plebis
Vicomercati Ducatus Mediolani, ambo noti et ornnes idonei etc.
D. S. Ego predictus Baptista Cattaneus notarius pub. Mediolani
prò fide ut s. subscripsi.
Archivio di Stato, Milano.

— 205 —
1510, agosto,
a di 14 augusto p.a cauata de relevo di Francescho da Melzo
de anni 17.
Disegno a matita rossa — Biblioteca Ambro-
siana, Milano.

1510, ottobre 21.


Facto verbo de stadiis fiendis in ecclesia majori, ordinatum est
quod vocentur infrascripti, videlicet :

nec non magistri J. de Homodeus, Andreas de Fusina prepos. Fa-


bricse ingen. ac Magister Leonardus Florentinus et Christophorus
Gobbus -— Adunanza Giovedì 24 ott.
Ann. Fabbr. Duomo, voi. Ili, p. 153.
1510.
« Questa vernata del 510 credo spedire tutta tal notomia #.
Windsor — Anatomia, fogli A, f.° 2 v.

— 206 —
1510-11.
IIIIc XXXVI. A M.e Deonnard painctre iiijc livres: Estat de
Millan pour l’année finissant mil Vc dix.
A M.e Leonnard Vincy. florentin iiijc livres t(ournoises) Estat
de Millan mil Vc onze.
Chroniques de Louis XII par Jean d’AuTON,
par R. Maulde de la Clavière, Paris, 1891,
t. II, p. 386.

— 207 —
1510-11.
Se non si se...
Se si dice che manca 72 ducati al re d’entrata, tollendo tale
acqua a Sancto Cristofano.
Questo Sua Maestà sa che quel che dà a me ei lo toghe a sè. Ma
qui non si tò niente al re, ma tosi a chi n’à rubata perchè nel moderare
le (se dicano) bocche, che ànno allargate li rubatori dell’acqua...
Se si dice che questo (impedisce loro) è in danno di molti,
questo non è altro che ritorre ahi ladri quello che ànno a restituire.
La qual cosa il magistrato al continuo ritoglie sanza mia cagione,
e avanza più di 500 oncie d’acqua, e a me n’è (s) stabilita sol 12
once
Se si dice questa mia acqua valere assai l’anno, qui s’affitta
l’oncia, in tal bassezza di canale, sol 7 ducati, di 4 lire l’uno, per oncia
l’anno, che son 70
Se dicano questo impedire la navicazione, questo non è vero
perchè (Vacqua che serve alla) le bocche che servano a tal (navicazione
son) adacquamento, son da la navicazione in su.
Cod. Atl., f. 93 r.

— 208 —
1510-11.
Bon di messer Francessco,
Puollo fare Idio che di tante lettere ch’io v’ò scritto, che mai
voi no m’abiate rissposto. Or aspettate ch’io vengha costà per Dio
ch’io vi farò tanto scrivere che forse vi rincresscerà.
T33 —

Charo mio messer Francessco. Io mando costì Salai per intendere


dalla magnificentia del presidente che fine a [a]uta quella moderatione
dell’acqua che alla mia parti[t]a fu ordinata per li bochelli del na-
vilio perchè el magnifico presidente mi promise che subito fatta tal
moderatione, io sarei spedito. Ora egli è più tempo ch’io intesi che’l
navilio s’acconciava e similmente i sua bocchelli, e immediate
scrissi al presidente e a voi, e poi ripricai e mai ebbi rissposta. Adunque
voi degnerete di rispondermi quel ch’è seguito, e non essendo per
ispedirsi non v’incresca per mio amore di sollecitarne un pocho il
presidente, e così messer Girolamo de Cusano, al quale voi mi raco-
manderete e offereretemi a sua Magnificentia.
Cod. Atl., f. 372 v.

— 2og —
1510-1511 (?).
Magnifico presidente (questa sol per ricordare a v) io mando
costì Salai, mio discepolo, il quale (di questi fia Vapporta) di questa
fia apportatore, e da lui intenderete a bocca la causa del mio tanto
sopra.

Magnifico (mio) Presidente (averi) io ò.


Esendomi io più volte ricordato delle proferte fattemi da vostra
(si) Excellentia più volte, ò preso sicurtà di scrivere e di ricordare
a quella la promessa fattami (alla partita mia di costà) a l’ul-
tima partita, c[i]oè la posessione di quelle 12 once d’acqua do-
natemi dal cristianissimo re. Vostra Signoria sa che io non
entrai in essa posessione perchè in quel tempo che la mi fu do-
nata era carestia d’acqua nel navilio sì pel gran secho come pel
non essere ancora moderati li sua bochelli: ma mi fu promesso
da vostra Ecelentia che fatta tal moderatione io arei l’attento
mio. Di poi intendendo esser aconc.[i]o il navilio, io scrissi più volte
a vostra Signoria e a messer Girolamo da Cusano che à apresso di
sè la carta di tal donazione, e così scrissi al Corigero, e mai ebbi
risposta. Ora io mando costì Salai mio discepolo aportatore di questa,
— 134 —

al'quale vostra Signoria potrà dire a bocha tutto quel ch’è seguito,
della qual cosa priegho vostra Eccellentia.
Io credo esser costì in questa passqua per esser presso al fine dei
mio piategare, e porterò con meco due quadri di Nostra Donna che
io ò cornine[i]ate e òlle ne tempi che mi sono avanzati condotte in
assai bon porto.
Altro non mi acade.
Cod. Atl., f. 372 r.

— 210 —

I5IO-I5H (?)•
Io ho sosspecto che la pocha mia remuneratione de’ gran benefiti
che io ho ricevuti da vostra Eccelentia non v’abbino alquanto fatto Sde-
gnare con mecho : ecquesto è che di tante lettere che io ho scritte a vostra
[Eccelle) Signoria, io non n’o mai auto risspossta. Hora io mando cosstì
Salai per fare intendere a vostra Signoria come io sono quasi al fine del
mio letigio che io ho co’ mia frategli e come io credo trovarmi cosstì
in questa passqua, e portare con mecho due quadri di due nosstre
donne di varie grandezze, le quali son fatte pel cristianissimo nostro
re o per chi a vosstra Signoria piacerà. Io arei ben caro di sapere
alla mia tornata di cosstà dove io avessi asstare per isstanza, perchè
non vorrei dare più noja a Vostra Signoria : he ancora avendo io lavo-
rato pel cristianissimo re, se la mia provisione hé per correre o no.
Io scrivo al presidente di quella acqua che mi donò il re, della
quale non fui messo in posessione perche in quel tempo u’era carestia
nel navilio per causa de gran secchi, e perchè i sua bocchelli non eran
moderati: ma ben mi promisse che fatta tal moderatione io ne sarei
messo in posessione : sichè io priegho vosstra Signoria che no le in-
cresca, che ora che tali bochelli son moderati, di fare ricordare al
presidente la mia expeditione c[i]oè di darme la posessione d’essa
acqua, perchè alla venuta mia isspero farvi su strumenti e cose che
saran di grande piacere al nostro crisstianissimo re.
Altro no mi accade: sono sempre a’ vostri comandi.
Cod. Atl., fol. 317 r e 372 v.
135

— 211 —

I5IO-I5H (?)•
Magnifico Signore.
L’amore che Vostra Ecellentia m’a sempre dimostro, e’ benefiti
ch’io ò ricevuti dacquella al continuo mi son dinanzi. Io sosspetto
che la pocha remuneratione de gran benefiti ch’io ho ricevuto da
Vostra Eccellentia non v’abino fatto alquanto turbare con mecho:
ecquesto è che di più lettere che io ò scritto a vosstra Eccellentia
non ò mai auta rissposta.
Hora io mando costi Salai per fare intendere a Vosstra Signoria
come io son quasi al fine del mio letigo co’ mia fratelli, e come io
credo esser cosstì in questa passqua e portare co[n] mecho due quadri
dove sono due nostra Donne di varie grandeze, le quale io ò comin-
ciate pel cristianissimo re o per chi a voi piaccia. Arei ben caro di
sapere alla mia tornata di costà dove io o a stare per istantia, perchè
non vorei dare più noia a Vostra Signoria : e ancora avendo io lavo-
rato pel cristianissimo Re, se la mia provisione è per correre o no.
Io scrivo al presidente di quell’acqua che mi donò il re, della
quale non fui messo in possessione per esserne carestia nel navilio
per causa di gran sechi, e perchè i sua bochelgli non eran moderati,
ma ben mi promise che fatta tal moderatine e’ ne sarei messo in
possessione: sichè io vi priegho che scontrandosi in esso presidente
non vi incresca che, ora che tali bochelli son moderati, di ricordare
a detto presidente di farmi la posessione d’essa acqua che mi parve
intendere che in gran parte stava a lui.
Altro non mi achade: i’ sono sempre à vostri comandi.
Cod. Atl., f. 372 v.

— 212 —

15x1, gennajo 2.
« Monbracco sopra Saluzzo sopra la Certosa un miglio al pie di
Monviso à una miniera come marmo di Carrara sanza macule ch’è
della durezza del porfido o più, della quale il compare mio maestro
Benedetto a inpromesso di darmene una tavoletta per li colori, a
dì 2 di genaro 1511 ».
Cod. G iv. — Paris, Institut de France.

— 213 —

1511 a dì 26 di Settembre Antonio si rupe la gamba à a stare


40 dì.
Cod. G — Paris; Institut de France.

— 214 —
1511, dicembre io e 18.
« A dì io di dicembre a ore 15 fu appiccato il fuoco ».
« A dì 18 di dicembre 1511 a ore 15 fu fatto questo secondo in-
cendio da Svizzeri a Milanoj al luogo detto DCXC ».
Windsor, xxxvm.

— 215 —
1513, 25 marzo.
Leonardo è menzionato in uno dei Registri della Fabbrica del
Duomo di Milano «habitans cum magnifico dom.° Prevostino Viola».

— 216 —
1513, 30 aprile.
A Francesco di Chappello legnaiolo lire 8, s. 12 per br. 43 d’asse di
°/3 d’albero levo PJnieri Lotti disse per armare intorno le fighure
137

dipinte nella Sala grande della guardia, di mano di Lionardo da Vinci,


per difenderle die le non sieno guaste.
Archivio di Stato, Firenze. Delib. Op. Palazzo,
filza 25, fol. 24.

— 217 —
1513, sett. 24.
« Partii da Milano per roma addì 24 di sectembre 1513 chou
giovanfranciesscho de Melzi, Salai, lorenzo e il Fanfoja ».
Cod. E, fol. 1 v. Paris, Institut de France.

Probabile riferimento a questo viaggio, della nota:


« 13 ducati per 500 libbre, di qui a Roma: 120 miglia è da Fi-
renze a Roma, 180 miglia di qui a Firenze ».
Cod. Atl., 400 v.

— 218 —
1513, i° dicembre.
« Qui a piè si fara richordo di tutti i lavori fatti fare da m. Giu-
liano Lenno in palazzo e altrove, veduti questo dì primo di dicembre
1513 per maestro Rinieri da Pisa e m. Bartolomeo Marinari e per
me Francesco Maguloti ».
Cose sanno affare a belvedere nelle stanze di m.r Eionardo da
Vinci.
n. 134 Uno tramezzo di tavole dabeto lungo pai. 20 e
alto pai. 20 sono canne 2, vagliono a K. 20. . . . d. 8
n. 135 E1 solaro lungo pai. 20 e largo pai. io, sono canne 2
vagliono a K. 20.. d. 4
n. 136 p. tramutare una finestra e alzarla. d. 2
— 138

n. 137 Amattonato sopra detto solaro e farre ia finestra et


e lungo palmi 35 e lar. pai. 20 cioè ammattonato,
sono canne 7 vagliono a K. io. d. 7
n. 138 Uno tramezzo nella cucina di tavole d’abeto e 1
armaro lungo p. 20 e alto pai. io, sono canne 2 e
vagliono a K. 20 .. d. 4
n. 139 p. 5 finestre d. io . d. io
n. 140 p. 4 tavole dalbucco da mangiare con trespoli, vagliono d. 6
n. 141 p. 3 palchetti . d. 1
n. 142 p. 1 cassone . d. 3
n. 143 p. 8 schabelli . d. 4
n. 144 p. 3 panche da sedere. d. 3
n. 145 p. uno cerrignolo . d. 1
n. 146 p. uno tramezzo facto d’asse lungo pai. 56 e alto pai.
23, vale . d. 25
n. 147 p. uno bancho da macinare colori. d. 1
Arch. Fabbrica di S. Pietro, Libretto delti
Conti, 1513.

K = carlini di 2 denari.
Fa nota delle cose che Leonardo da Vinci ottenne in prestito
per mobigliare le sue stanze al Belvedere, si trova nel Libro dei ri-
cordi 1513 nell’Archivio Fabbrica di S. Pietro, contenente misure e
stime per varie costruzioni eseguite per ordine di Bramante, per
riparazioni al palazzo Vaticano. Vedi Corrado Ricci, in Fascicolo
X, Raccolta Vinciana, 1919.
1514-1519

— 219 —
1514, luglio 7.
« finjta addì 7 di luglio a ore 23 a beluedere, nello studio fattomi
dal magnificho, 1514 ».
Nota ad una dimostrazione geometrica —
Cod. Atl., fol. 90 v.

— 220 —

1514, settembre 25.


«a Parma alla Campana a dì 25 di settembre 1514».
Cod. E, 80 v. Paris, Institut de France.

— 221 —

1514, settembre 27.


«Sulla riva del Po vicino a Sant’Angelo nel 1514 addì 27 di
settembre ».
in Amoretti: Vita di L.
140

— 222 —

I5i4< dicembre 14.


Charo marito salute e simile spero, di voi deo gratia.
Io [scrivo] li questi pochi versi per avisarvi sichome sono sana.
Dipoi la vostra partita non o inteso chosa alchuna di voi, del che
mi maraviglio molto non m’abiate schritto, stimo per la grande ochu-
pazione voi restate dallo scrivermi, benché o facende o non facende,
so che io vi sono a mente, chome voi siete a mente a me, chosì spero
essere a mente a voi.
È stato a Francesco un certo Bastiano orafo e dicie avervi pre-
stato una chatena e un chiavachuore, e fa mille pazie, e dicie voi
sapere di chi tali chose sono, e meravigliasi molto voi non aver lasciato
che gli sieno state rendute. Non so quale chatena si sia, ma mi penso
sia quella che io porto al chollo: sichè avisatemi quello debo fare
circha a questo caso; e tanto quanto mi avisarete, tanto farò: altri-
menti non sono per fare chosa nessuna.
Pensate che io credo che se ne sia adirato molto, e dubito non
se ne vada in quelli luoghi che lui cerchi di riavere le chose sue. Non
altro per questa.: Cristo di male vi guardi. Vostra
Lesandra in Firenze.
Fatta addì 14 decembre 1514.

Erami schordato il dirvi che voi mi rachomandiate a vostro


fratello Lionardo vuorno excellentissimo e singularissimo... E sopra
ogni altra chosa mi rachomando e riracomando e riracomando som-
mamente a voi, e stievi a mente che Firenze è bello chome Roma, ma-
xime esendovi la vostra donna e vostra figliuola.
A tergo: D.110 S.r Giuliano di Ser Piero da Vinci in Roma
E sia data in sua propria mano Roma.
Lettera di Alessandra al marito Giuliano da
Vinci. Cod. Atl., fol. 287 v.

aggiunta posteriore : « La Lesandra a perduto el ceruello e però è


diventata donna ombrosa ».
— 14 r —

— 223 —
I5I4-I5-
Sonimi accertificato che esso lavora a tutti, e che fa bottega
per il popolo : per la qual cosa io non voglio (la) che lavori per me
a provisione, ma che e’ si paghi de lavori che fa per me: e per
ch’elli à bottega e casa del Magnifico, che sia tenuto a mandare i
lavori del Magnifico inanti a tutti.
Cod. Atl., fol. 92 r.

— 224 —
1515-
1515. Spese fatte per M.r Pagholo Vittori maiordomo dello
Ill.o S. nell’andata da Bolongia e in Bolongia e altrove.
Nota delle provvisioni à da pagare per me in nome del nostro
Ill.o S.re Bernardo Bini e chompagnia da Roma (omissis).
a L.do da Vinci per sua provisione ducati XXXIII e più du-
cati VII al detto per la prò visione di Giorgio tedescho, che sono in
tutto. Due. 40
(omissis).
Carte Strozziane, Antico num. 926 A-V, Filze
di carte 318, num. cart. 37-38.

— 225 —
I5I4"I5-
Tanto mi son rallegrato, Illustrissimo mio Signore, del deside-
rato acquisto di vostra sanità che quasi il (mio) male mio da me s’è
fuggito. Ma assai mi rincresce il non avere io potuto integralmente
sadisfare alli desideri di vostra eccellenza, mediante le malignità di
cotesto ingannatore (tedesco il qual) tedesco, per il quale non ò la-
sciato indrieto cosa alcuna, colle quali io abbia creduto farli piacere :
e prima (secondariamente) invitarlo ad abitare (eh) e vivere con
meco, (mo) per la qual cosa io vedrei al continuo l’opra che lui
142

facessi, e con facilità ricorreggere li errori, e oltre di questi impare-


rebbe la lingua taliana, mediante la quale lui con facilità potrebbe
parlare senza interprete; (e oltre a di questo) e prima li sua danari li
furono sempre dati innanzi {al mese) al tempo, al tutto fu. Di poi
la richiesta di costui fu di avere li prodelli (finiti di legname) finiti
{di punto) di legname, come li aveano a essere di ferro, e quali volea
portare nel suo paese : la qual cosa io li negai, dicendoli ch’io li darei
{di) in disegno la larghezza lunghezza e grossezza e figura di ciò di
essi avessi a fare, e così restammo mal volontieri.
La seconda cosa fu che si fece un’altra bottega, con nuove morse
e strumenti nella camera dove dormiva, e quivi lavorava per altri:
di poi andava a desinare {alla guardi) co’ svizzeri della guardia, dove
sta gente sfaccendata, della qual cosa lui tutti li vinceva : di lì se ne
usciva, e ’l più delle volte se n’andavan dua o tre di loro colli scop-
pietti ammazzando uccelli per le anticaglie, e questo durava insino
a sera.
Al fine ò trovato come questo maestro Giovanni delli Specchi è
quello che à fatto il tutto per due cagioni: e la prima perchè lui à
auto a dire che la venuta mia {ar) qui li à tolto {il s) la conversazione
e ’l favore di vostra signoria, che sempre ve{nendo) : l’altra è che {fa-
cendolo) (che) la stanzia di questo (s mi) ferreri dice convenirsi a lui
per lavorare {di) li specchi, e di questo n’è fatto dimostrazione, che,
oltre al farmi costui nimico, li à fatto vendere ogni sua (.) e lasciare
a lui la sua bottega, {la) nella qual lavora con molti lavoranti assai
specchi pe’ mandare alle fiere.
Cod. Atl., fol. 247 v.

— 226 —

Illus.mo (s) mio signore. Aven


Assai mi rallegro, {della) illustrissimo mio signore, del vostro
Tanto mi son rallegrato, (0) illustrissimo mio signore, {del grande
acquisto) del {famoso) desiderato acquisto di vostra sanità, che io
quasi (il io affatto riavuta la sanità mia son sono all’ultimo del mio male)
el mal mio da me s’è fuggito della quasi rin(a)tegrata sanità di vostra
143

eccellenzia (che ’l mia). Ma assai mi rincresce [della malignità) il non


avere io potuto integralmente saddisfare alli desideri di vostra eccel-
lenzia, mediante la malignità (che) di cotesto ingannatore (e) al quale
non ò lasciato (ass) indrieto (nessuna) cosa alcuna, colle quale (Illustr)
io li abbia potuto giovare, (e) che per me non li sia stata fatta: e
prima la sua (danari) provisione manzi al tempo immediate li era
pagata, la quale io credo che volentieri negherebbe (negata) se io
non avessi la scritta attestata di man dello interpetre: e vedendo
io che per me non si lavorava, se non quando i lavori d’altri (eran
finiti) li mancavano (de’ quali lui era sollecito (cercatore) investiga-
tore), io (lo volsi e lo feci) lo prega (re)i che dovessi mangiare con meco,
e lavorare di lime apresso di me, perchè, oltre al conto... [in margine]
ben l’opre, elli acquisterebbe il linguaggio italiano : lui sempre (lo
promise e mai lo volle fare (in margine). E questo faceva ancora perchè
quel Giovan tedesco, che fa li specchi, ogni dì li era (n) in bottega, e
voleva vedere e intendere ciò che si faceva, e pubblicava per la terra,
biasimando [.]do quel che non intendea: e questo faceva, perchè
lui mangiava (colli tedeschi che so) con que’ della guardia del papa, e
poi se n’andava in compagnia, colli scoppietti ammazzando uccelli
per queste anticaglie, e così seguitava da dopo desinare a sera; e
se io mandavo Lorenzo (a ricordarli) a sollecitarli il lavoro, lui [.]
cruciava e di(ss)ceva che non volea tanti maestri sopra capo (e che
se) (ila) e che il lavorar suo era per la guardaroba (del s) di vostra ec-
cellenzia, e (s cosj) passò dua mesi, e così seguitava : (se no) e un di
(le) trovando Gianicolo della Guardaroba (ed al...) domandandolo
(se li) (ave) se ’l tedesco avea finito l’opre del magnifico, e lui mi disse
non esser vero, ma che solamente li avea dato a metter due scop-
piette; di poi, facendolo io sollecitare, lui (com) lasciò la bottega, e
cominciò a lavorare in camera, e perde assai tempo nel fare un’altra
morsa e lime e altri strumenti a vite, e quivi (/) lavorava mulinelli
da torcere seta e o[ro] i quali nascondeva, quando nessun de’ mia
v’entrava, e con mille bestemmie e rimbrotti in modo che nessun de’
mia voleva più entrare.
Cod. Atl., f. 247 v.
144

— 227 —
i5I4'I5-
Tanto mi son rallegrato, illustrissimo mio Signore, del desiderato
acquisto di vostra sanità che quasi il male mio da me s’è fuggito,
di che Iddio ne sia laudato. Ma assai mi rincresce el non avere io
potuto integralmente saddisfare alli desideri di vostra eccellenzia
mediante la malignità di cotesto ingannatore tedesco, per il quale
non ò lasciato indrieto cosa alcuna, colle quali io abbia creduto farli
piacere. E prima li sua danari li furono iute(g)rumente pagati, in-
nanzi al (tempo che li avessi meritati) del mese nel quale correr dovea
(di) la sua provesione: secondariamente invitarlo ad abitare e vivere
con meco: per la qual cosa io farei piantare un desco a piedi d’una
di queste finestre, dove lui potessi lavorare di lima e finire le cose de
sotto fabbricate, e cosi vedrei al continuo l’opera che lui facessi, e
con facilità si ricorreggerebbe. E oltre a di questo, imparerebbe la
lingua taliana mediante la quale lui con facilità parlare potrebbe
senza interprete.
Cod. Atl., fol. 283 r.

— 228
I5I4-I5-
Lo volli tenere a mangiar meco, (lo vo) stando a.
Andava a mangiare colla guardia, dove, (stando in giu) olrre
allo star due o tre ore a tavola, ispessisime volte il rimanente del giorno
era consumato coll’andare in collo scoppiet(V)to ammazzando uc-
celli per queste anticaglie.
E se nessuno de’ mia li entrava in bottega (e po) e’ faceva lor
rabbuffi, e se alcun lo riprendeva, elli diceva che lavorava per il
guarderoba, e nettare armadure e scoppietti.
Alli danari subito il principio del mese sollecitissimo a riscoterli.
E per non essere sollecitato lasciò la bottega, e se ne fece una in ca-
mera, e lavorava per altri, e se in (lu) ultimo li feci dire...
Vedendo io (no) costui (no) rare volte stare a botteghe, e che con-
sumava assai, io li feci dire che, se li piaccia, che i' farei co’ lui mer-
cato di ciascuna cosa che lui facessi, e a stima, e tanto li darei quanto
145

noi fussimo d’accordo: elli si consigliò col vicino e lasciolli la stanzia,


vendendo ogni cosa, e venne a trovare.
Quest’altro m’à impedito l’anatomia col papa, biasimandola, e
così allo spedale, e empiè di botteghe da specchi tutto questo belve-
dere e lavoranti, e così a fatto nella stanza di maestro Giorzo.
Questo non fece opera nessuna, che ogni giorno non conferissi
con Giovanni el qual le bandiva (eb) bandiva per la terra, dicendo
lui esser maestro di tal arte; e quel che lui non intendeva diceva
10 non sapere quello che far mi volessi, accusando me della sua igno-
ranza.

Non posso per via di costui far cosa segreta, perchè quell’altro
11 è sempre alle spalle, perchè l’una stanza riesce nell’altra.
Ma tutto il suo intento era insignorirsi di quelle due stan[ze]
per far lavorar di specchi.
(E ses) E s’io li mettevo [.] a fare la mia centina, ella si pu-
bricava etc.
Dissi che otto ducati li fu promesso ogni mese, cominciando il
primo dì che si mise in via, o, il più tardi, quando e’ vi parlò, e che voi
l’accettasti e...
Cod. Atl., fol. 182 v.

— 229 —
1515-

«.Fra Goa et Rasigut, o ver Carmania, vi è una terra detta


Cambaia, doue l’Indo fiume entra nel mare, è habitata da gentili
chiamati Guzzaratti, che sono grandissimi mercatanti. Vestono
parte di essi all’apostolica, et parte all’uso di Turchia, non si cibano
di cosa alcuna, che tenga sangue : nè fra essi loro consentano che si
noccia ad alcuna cosa animata, come il nostro Leonardo da Vinci.
Vivono di risi, latte et altri cibi manunati ».
da Lettera del viaggiatore fiorentino Andrea Corsali, inviata da
Cochin il 6 gennajo 1915, a Giuliano de’ Medici.
G. B. Ramusio, Primo volume delle navigationi
et viaggi etc., in Venetia, anno mdl jol. 194 v.
IO
— 146 —

— 230 —
I5I5> gennaio 9.
« partissi il magnificho girli ano de medici addi 9 di giennajo
1515 in sull’aurora da(r)roma per andare a(s)sposare la moglie in
savoja — e in tal di ci fu la morte de re di trancia ».
Mss. G — Paris, Institut de France, sul verso
della copertina.

— 231 —

1515, ottobre.
« Et hors icelle ville aux faulx bourgz porte verseline est leglise
saincte Marie de grace couvent des pères prescheurs de Sainct do-
minique la plus belle et singuliere eglise de toutes les autres eglises
de Millan. en laquelle a plusieurs singularitez... ».
« La singularité des autres est la cene que nostre Seigneur fist a
ses apotres, paincte en plat a lentree du refectoire sur le coste de la
porte par ou lon. entre leans qui est une chose par excellence singu-
liere car a veoir le pain clessus la table diriez que c’est pain naturelle-
ment fait et non artificiellement. Le vin les voirres le vaisseaulx
table et nappe avec les viandes au cas pareil et les personnaiges de
mem.se. Et a l’autre bout en hault ung crucifix non si bien faict que
la diete céne. Le dit refectouer a de longueur xi,vin pas et de largeur
douze ».
Le couronnement du Roy Francois premier etc.
Fait l’an mil cinq cens quinze, redigé par
Pasquier le Moyne — Paris Gillet-Couteau
1525-
147 —

— 232 —
1515. dicembre.
Da Milano a Zanobi Boni, mio Castaldo.
li 9 dicembre 1515.
Non furono secondo la espettatione mia le quatro ultime caraffe
et ne ò auto rammarico. Le vite de Fiesoli in modo miliori allevati,
furnire devriano all’Italia nostra del più ottimo vino, come a Ser Ot-
taviano. Sapete che dissi etiandio che sarebbe a cuncimare la corda
quando posa in el macignio, con la maceria di calcina di fabriche o
muralie demoliti, et questa assiuga la radicha, et lo stello; e le folie
dall’aria attranno le substantie conveniente alla perfectione del
grapolo. Poi pessimamente alli dì nostri facemo il vino in vasi di-
scuoperti et così per l’aria fuggi l’exentia in el bollimento, et altro
non rimane che un umido insipiente culorato dalle buccie e dalla
pulpa: indi, non si muta come fare si debbe, di vaso in vaso, et per
lo che viene il vino inturbidato et pesante nei visceri.
Conciosiacosachè si voi et altri faciesti senno di tale raggioni
berremmo vino excellente.
M. N. D. vi Salvi.
Leonardo.

Lettera pubblicata per la prima volta dal Brown, in Life of


Leonardo da Vinci, riferendo che l’orginale, scritto da destra a sinistra,
era stato comprato dal sig. Bourdillon, nel 1822, da una signora abi-
tante presso Firenze. Non vi è altro notizia che possa chiarire i
dubbi sulla autenticità della lettera.

— 233 —
I5i5-
« Ritratto di M. Artus, Maestro di Camera del Re Francesco 1°
nella Giunta con papa Leone X (14 die. 1515) ».
Sopra un disegno a matita rossa — Bibl.
Ambrosiana.
148 —

— 234 —
15*6.
« Il nostro Re Christianissimo da per sè stesso n’ha fatto [al Cel-
imi] la medesima provvisione che S.a Maestà dava a Leonardo da
Vinci pittore, quali sono scudi 700 l’anno ».
In Celimi, Vita ■— Firenze, Le Monnier, 1852.

- 235 —
1516.
Misura.
San pagliolo di Roma a 5 navi e 8[o] colonne ed è largho dentro
alla la[r]gheza delle sue navi br. 130 e dall[e] scale dello altare mag-
giore alla porta br. 155, e da esse scale al [uljtimo muro di rieto al-
l’altare maggi[o]re br. 7[o] el porticho è lungo br. 130 e largo br. 17.
Fatto alli (? ago)sto 1516».
Cod. Atl., fol. 172 v.

— 236 —
1517-
« dì dell’Ascensione in anbosa 1517 di maggio nel clu (Cloux) ».
Cod. Atl., fol. 103 r.

— 237 -
1517, i° ottobre.
Festa ad Argentan. Francesco 1° « coudutto dove era il Leone,
lo battete cura una virga, et epso Leone si aperse et dentro era tutto
d’azuro, che significava amore secondo il modo di qua ». i° ottobre 1517.
Da lettera di Rinaldo Ariosto, a Fed.° Gon-
zaga: simile di frate Anastasio Turrioni allo
stesso Gonzaga, in data 3 ott. 1517, e in
Diari di M. Sanudo.
149 —

— 238 —
1517» IO ottobre.
« In uno de li borghi el Sig.re con noi altri andò ad veder M.r Lu-
nardo Vinci firentino, uecchio de più de i.xx annj, pictore in la età
nostra excellent.mo quale mostrò ad s. 111.ma tre quatri, uno di certa
dona Firentina facta di naturale ad istantia del quondam mag.co
Juliano de Medici. L’altro di San Joane Bap.ta giouane et uno dela
Madona et del figliolo che stan posti in grembo di S.ta Anna tucti
perfectissimi, e ben vero che da lui per esserli uenuta certa paralesi
ne la dextra, non se ne può expectare più cosa bona. Ha ben facto
un creato Milanese chi lauora assai bene, et benché il p.to M. Lunardo
non possa colorir con quella dulceza che solea, pur serve ad far di-
segni et insegnar ad altri. Questo gentilhomo ha composto de no-
tomia tanto particularmente con la demonstratione de la pictura
si de membri come de muscoli, nervi, vene, giunture, d’intestini
tanto di corpi de homini come de done, de modo non è stato mai
facto anchora da altra persona. Il che habbiamo visto oculatamente
et già lui ne dixe haver facta notomia de più de xxx corpi tra ma-
sculi et femine de ogni età. Ha anche composto la natura de Tacque,
de diverse machine et altre cose, secondo ha riferito lui, infinità di
volumi et tucti in. lingua vulgare, quali se vengono in. luce saranno
proficui et molto delectevoli ».
Dall’Itinerario di Monsignor R.1110 et libino il Cardinale de Ara-
gonia, per me doni. Antonio de Beatis.

- 239 -
1517, 29 dicembre.
« In lo monasterio di Santa Maria de le Gratie, quale fo facto
dal Signor Ludovico Sforza, assai bello et bene acteso, fo visto nel
refectorio de frati che son del ordine di San Domenico de observantia,
una cena pietà al muro da messer Lunardo Vinci, quel trovaimo in
Amboys, che è excellentissima, benché incomincia ad guastarse
— 150 —

non so se per la humidità che [rende] il muro o per altra [injadver-


tentia ».
Dall’Itinerario di Monsignor R.mo et Ill.mo il Cardinale de Ara-
gonia, per me dom. Antonio de Beatis.
Cod. XF, 28 B, Bibl. Naz. di Napoli. — con-
fronta Cod. XIV E, 35, nella medesima Bi-
blioteca.

— 240 —
1518, maggio 3-6.
Feste in Amboise per il matrimonio di Lorenzo de’ Medici con
Maddalena de la Tour d’Auvergne, nipote del Re.
Lettera di Stazio Gadio, 3 maggio 1518. Ar-
chivio di Stato: Mantova.

1518, giugno 19.


Feste a Cloux, con apparato richiamante il Paradiso, composto
da Leonardo nel 1490, nel Castello Sforzesco — Lettera di Galeazzo
Visconti.
Archivio di Stato: Mantova.

— 241 —
I5I7-18-
« A maistre Lyenard de Vince, paintre ytalien, la somme de
2000 écus soleil, pour sa pensimi d’icelles deux années (1517-1518).
« A mes. Francisque de Melce, ytalien, gentilhomme, qui se
tient avec le dit M.e Lyenard: 800 écus (pour deux ans).
— 151 —

« A Salay, serviteur de M.e Lyenard de Vince, paintre du Roy,


pour ses Services, cent écus d’or ».
Paris, Archives Nation. (dossier KK 289).

« A mons. le Ventie . des chevaulx de l’escuyerie dn Roy .


laisser payemet, ou envoyer à M.r Lyonard flerentin paintre du Roy
. afìe.s du dit S.r».
Amboise.
Cod. Atl., f. 174 v.

— 242 —
1518, 20 maggio.
Luigi Gonzaga scriveva da Amboise al marchese di Mantova:
«. mò quarto o quinto giorno acadendomi parlare cuna el
Chr.mo Re et narandomi d’un certo suo pittore reputato qui excel-
lente, mi disse che molto se delectava haver figure de tutti i primi
di questa arte, et mi dimandette se V.a Ex.a avea pictore alcuno
valentomo. Io li risposi che quella havea un nominato m. Costa
quale era persona assai laudata. Sua M.a mi disse che volentieri ha-
verebe una sua qualche figura nuda, over una qualche Venere... ».
Ardi, di Stato, Mantova.

— 243 —
1518.
« Vigilia di Sancto Antonio tornai da Romorantino in Ambuosa
e ’l re (di Frarì) si partì due dì binanti da Romorantino ».
Cod. Atl., fol. 336 v.

1518, giugno 24.


A 24 di giugno, il dì di S. Giovanni 1518 in Ambuosa nel pa-
lazzo del Cloux.
Cod. Atl., fol. 249 r.
152

— 244 —
(1518) 1519 23 aprile.
Testamento.
Sia manifesto ad ciascheduna persona presente ed advenire,
che nella Corte del Re nostro Signore in Amboysia avanti ad noy
personalmente constituito Messer Leonardo de Vince pictore del Re
al presente comorante nello locho dicto du Cloux appresso de Am-
boysia, el qual considerando la certezza de la morte et l’incertezza
del hora di quella, ha cognosciuto et confessato nela dieta corte,
nanzi de noy, nela quale se sommesso et somette circa ciò bavere facto
et ordinato, per tenore clela presente, il suo testamento et ordinanza
de ultima volontà, nel modo qual se sèguita.
Primeramente el racomanda l’anima sua ad nostro Signore Messer
Domine Dio, alla gloriosa Virgine Maria, a Monsignore Sancto Mi-
chele, e a tutti li beati Angeli e Santi del Paradiso.
Item el dicto Testatore vole essere seppellito drento la giesia
de sancto Fiorentino de Amboysia, el suo corpo essere portato lì
per li capelani de quella.
Item che il suo corpo sia accompagnato dal dicto locho fin nela
gesia de sancto Fiorentino per il colegio de dieta giesia cioè dal Rectore
et Priore, o vero dali Vicarii soy et Capellani della giesia de sancto
Dionisio d’Amboysia, etiam li Frati minori del dicto locho, et avante
de essere portato il suo corpo nela dieta giesia, esso Testatore vole
siano celebrate ne la dieta chiesia de Sancto Fiorentino tre grande
messe con diacono et sottodiacono, et il di che se diranno diete tre
grande messe che se dicano anchora trenta messe basse de Sancto
Gregorio.
Item ne la dieta chiesia de Sancto Dionisio simil servitio sia
celebrato corno di sopra.
Item nela Chiesia de dicti Frati et religiosi minori simile servitio.
Item el prefato Testatore dona et concede ad Messer Francesco
de Melzo, Gentilomo de Milano, per remuneratione de’ servitii ad
epso gratia lui facti per il passato, tutti et ciaschaduno li libri che el
dicto Testatore ha de presente, et altri Instrumenti et Portracti
circa l’arte sua et industria de Pictori.
Item epso Testatore dona et concede a sempre mai perpetua-
niente a Battista de Vilanis suo servitore la metà zoè medietà de
uno iardino che ha fora a le mura de Milano, et l’altra metà de epso
iardino ad Salay suo servitore nel qual iardino il prefato Salay ha
153 —

edificata et constructa una casa, la qual sarà e resterà similmente


a sempre mai peipetudine al dicto Salai, soi heredi, et successori,
et ciò in remuneratione di boni et grati servitii, che dicti de Vilanis
et Salay suoi servitori hanno facto de qui inanzi.
Item epso Testatore dona a Maturina sua fantescha una veste
de bon paro negro federata de pelle: una socha de panno et doy
ducati per una volta solamente pagati : et ciò in remuneratione si-
milmente de boni servitii ha lui facta epsa Maturina de qui inanzi.
Item vole che ale sue exequie siano sexanta torchie le quale
saranno poi tate per sexanta fioveri ali quali saranno dati denari per
portarle a discretiore del dicto Melzo, le quali torze seranno divise
nele quàtro chiesie sopradicte.
Item el dicto Testatore dona ad ciascheduna de diete Chiesie
sopradicte dieci libre cera in candele grosse che seranno messe nele
diete chiesie per servire al dì che se celebreranno dicti servitii.
Item che sia dato ali poveri del ospedale di Dio alli poveri de
Sancto Lazaro de Amboysia, et per ciò fare sia dato et pagato alh
Tesorieri depsa confraternita la summa et quantità de soysante dece
soldi tornesi.
Item epso Testatore dona et concede al dicto messer Francesco
Melce presente et acceptante il resto della sua pensione et summa de’
danari cjual a lui sono debiti del passato fino al dì della sua morte
per il reeevoir ovvero Tesaurario generai M. Johan Sapin, et tutte
et ciaschaduna summa de’ danari che ha receputo dal p.° Sapin
de la dieta sua pensione, et in caxo chel decede inanzi al prefato
Melzo, e non altramente, li eguali danari sono al presente nella
possessione del dicto Testatore nel dicto loco de Cloux corno el
dice. Et similmente el dona et concede al dicto de Melze tucti
et ciascheduni suoi vestimenti cjuali ha al presente ne lo dicto
loco de Cloux tam per remuneratione de boni et grati servitii, a lui
facti da qui inanzi, che per li suoi salari vacationi et fatiche chel
potrà avere circa la executione del presente Testamento, il tutto
però ale spese del dicto Testatore.
Ordina et vole che la summa de quattrocento scudi del Sole
che ha in deposito in man del Camerlingo de Sancta Maria de Nove
nela città de Fiorenza siano dati ah soy fratelli carnali residenti in
Fiorenza con el profitto et emolumento che ne po esser debito fino
al presente da prefati Camerlinghi al prefato Testatore per casone
de dicti scudi quattrocento de poi el dì che furono per el prefato
Testatore dati et consegnati alli dicti Camerlinghi.
154

Itera vole et ordina dicto Testatore che dicto Messer Francisco


de Melzo sia et remane solo et in sol per il tutto executore del Testa-
mento del prefato Testatore, et che questo dicto Testamento sortisca
suo pieno et integro effecto, et circa ciò che è narrato et decto havere
tenere guardare et observare epso messer Leonardo de Vince Te-
statore constituto ha obligato et obbliga per le presente epsi soy
heredi et successori con ogni soy beni mobili et immobili presenti et
advenire et ha renunciato et renuncia per le presente expressamente
ad tucte et ciaschaduna le cose ad. ciò contrarie.
Datum ne lo dicto loco de Cloux ne le presencie de magistro
Spirito Fieri Vicario nela chiesia de Sancto Dionicio de Amboysia,
M. Guilelmo Croysant prete et capellani, Magistro Cipriane Fulchin,
Fratre Francesco de Corton et Francesco da Milano, religioso del
convento de frati minori de Amboysia, testimonii ad ciò ciamati
et vocati ad tenire per il judicio de la dieta Corte, in presentia del
prefato M. Francesco de Melze acceptante et consentiente, il quale ha
promesso per fede et sacramento del corpo suo per lui dati corporal-
mente ne le mane nostre di non mai fare venire dire ne andare in
contrario. Bt sigillato a sua requesta dal sigillo regale statuito a li
contracti legali d’Amboysia, et in segno de verità. Dat. a dì xxrn
de Aprile mdxviii avanti la Pasqua.
Bt a dì xxm depso mese de Aprile mdxviii ne la presentia di
M. Guilelmo Borian notaio regio ne la Corte de Baliagio d’Amboysia
il prefato m. Leonardo de Vince ha donato et concesso per il suo te-
stamento et ordinanza de ultima voluntà supra dieta al dicto M. Bap-
tista de Vilanis presente et acceptante il dritto de laqua che qdam.
bone memorie Re Ludovico XII ultimo defuncto ha alias donato a
epso de Vince suxo lo fiume del naviglio di Sancto Cristoforo ne lo
Ducato de Milano, per gauderlo per epso De Vilanis a sempre mai in
tal modo et [w]orma che el dicto Signore ne ha facto dono in pre-
sentia de M. Francesco de Melzo Gentilhomo de Milano et io.
Bt a dì prefato nel dicto mese de Aprile ne lo dicto anno mdxviii
epso m. Leonardo de Vinci per il suo testamento et ordinanza de
ultima volontà sopradecta ha donato al prefato m. Baptista de Vi-
lanis presente et receptante tutti et ciaschaduni mobili et utensili
de caxa soy de presente ne lo dicto loco du Cloux, in caxo però che
el dicto de Vilanis surviva al prefato m. Leonardo de Vince; in pre-
sentia del prefato m. Francesco de Melzo et io Notaio ecc. Boreau.
Biblioteca Melzi (in copia) : Milano.
155 —

— 245 —
15x9 10 giugno-
Ser Giuliano e fratelli suoi honorandi.
Credo siate certificati dela morte di maestro Lionardo fratello
vostro, e mio quanto ottimo padre, per la cui morte sarebbe impossi-
bile che io potesse esprimere il dolore che io ho preso : e in mentre che
queste mie membra si sosterranno insieme, io possederò una perpetua
infelicità, e meritamente perchè sviscerato et ardentissimo amore
mi portava giornalmente. È dolto ad ognuno la perdita di tal uomo,
quale non è più in podestà della natura. Adesso Iddio onnipotente
gli conceda eterna quiete. Esso passò dalla presente vita alli 2 di
Maggio con tutti li ordini della Santa Madre Chiesa e ben disposto.
E perchè esso aveva lettera del Cristianissimo Re, che potesse testare,
e lasciare il suo a chi li paresse: e sento quod Eredes supplicantis
sint reqnicolae: senza la qual lettera non potea testare che valesse,
che ogni cosa sarebbe stato perso, essendo così quà costume, cioè di
quanto s’appartiene di quà, detto maestro Lionardo fece testamento
il quale vi avrei mandato se avessi avuto fidata persona. Io aspetto
un mio zio quale vienrni a vedere trasferendo sè stesso di poi costì
a Milano. Io glielo darò, et esso farà buono ricapito non trovando
altro in questo mezzo. Di quanto si contiene circa alle parti vostre
in esso testamento non v’è se non che detto maestro Lionardo ha
in Santa Maria nuova nelle mani del Camarlingo segnato, e numerate
le carte, 400 scudi di Sole, li quali sono a 5 per 100 e alli 16 d’ottobre
prossimo saranno 6 anni passati, e similmente un Podere a Fiesole,
quali vuole sia distribuito infra voi. Altro non contiene circa alle
parti vostre nec plura, se non che vi offero quello vaglio e posso,
prontissimo e paratissimo alle voglie vostre e di continuo raccoman-
dandomi.
Dato in Ambriosa, die primo Junij 1519.
Datemene risposta per i Gondi.
Tanquam fratri vestro
Franciscus Mentius.
Presso Conte Passerini, Firenze: (copiata dalle
carte Dei) : Ritratti ed Elogi di Uomini
illustri toscani, Lucca 1771, voi. 20.
— 156

— 246 —

« Fut inhumé dans le cloistre de cette eglise M.e Lionard de Vincy


noble millanois 1 .er peinctre et ingénieur et architecte du Roy, mescha-
nischien d’estat et anchien directeur de peincture du Due de Milan.
Ce fut faict le douc.me jour d’aoust 1519.
H. HERXUISON, Actes d’Etat civil d’artistes
francais. Orléans, 1873, p. 453.

— 247 —
1519 29 agosto.
Da Procura fatta da Battista de Vilanis a Girolamo Melzi:
«. Nel 1519 li 29 agosto in Antboysa il predetto Batista de’
Vilanis, al presente servitore del nobil huonio m. I'raneesco da Melzo
gentilliomo di Milano pensionarlo del Re nostro Signore, nomena e
constituisce etc. il nobil homo et magnifico M. Hieronvmo de Melzo
Gentilliomo residente in Milano suo certo nunzio, e gli dà piena auto-
rità et mandamento de pigliare possessione de la suddetta medietà
del jardino lasciatogli da Leonardo de Vince e di poter dividere et
partire la detta medietà con m. Salay ratificando la divisione che
sarà da lui fatta ecc. : anzi gli dà autorità di poterla vendere, alienare
ecc. a quel prezzo a lui parerà ecc. ratificando ecc. e dando qua-
lunque facoltà e pegno ».
{Amoretti, da nota Olir occhi).
1520-1570.

— 248 —
1520.
Conto Corrente di Leonardo da Vinci con lo Spedale di S. Maria Nuova.
Leonardo di Ser Piero da Vinci contrascripto
de’ dare a 11 maggio 1520, fior. 25 d’oro larghi per
lui a ser Giuliano di Ser Piero da Vinci suo fratello
carnale : portò cont. fior. 25 [25—■]
E a 18 Luglio fior, settantacinque d’oro di
Sole per lui a Lorenzo e Antonio fratelli e figli di
Ser Piero da Vinci, portò Lorenzo per se, e come
procuratore d’Antonio suo fratello roghato ser
Bartholommeo di Ser Mattia da Bibbiena sotto
di 22 Giugno 1520 . fior. 75
E a detto fior, trentasette sol. io d’oro di
Sole per lui a Ser Giuliano suo fratello, portò con-
tanti per la sua parte . fior. 37 io
E a detto fior, centocinquanta d’oro di Sole per
lui Benedetto e Guglielmo, Bartholomeo e Giovanni
fratelli e figliuoli di Ser Piero da Vinci, sono per
tanti fatti creditore al nostro libro rosso segnato G
a. car. 302, per la parte loro che tocca della contra-
scrita somma . fior. 150 —
E a di 7 dicembre 1520 fior, diciasette larghi
soldi io, per lui a Domenico di Ser Piero da Vinci:
portò contanti per parte della parte sua. fior. 17 s. io
E a di 4 di gennajo fiorini venti d’oro di Sole
per lui a Domenico di Ser Piero sopraddetto e per
lui a Giuliano suo fratello: portò contanti per resto fior. 20 —
fior. 325
Lionardo di Ser Piero d’Antonio da Vinci di-
pintore de’ avere a di x d’ottobre 1513 fior, treciento
d’oro di Sole rechò a[dì] detto contanti per riavere
a sua posta . fior. 300 [300]
E a 18 di Luglio 1520 fior, venticinque d’oro
larghi per lui da Ser Giuliano di Ser Piero da Vinci
rechò contanti. fior. 25
fior. 325 —
Archivio Spedale S. Maria Novella, Libro De-
positi 1509-1537, segn. F, cart. 193.

- 249 —
1520, 22 giugno.
Dall’Atto di procura fatta da Antonio da Vinci, a suo fratello Lorenzo.
In Dei nomine. Amen.
Anno Domini nostri Jesu Christi ab ipsius salutifera incama-
tione Millesimo quingentesimo vigesimo, Inditione octava et die vi-
gesima secunda mensis Junii.
(Omissis).
Item, ad petendum et exigendum et recipiendum omnem quan-
titatem denariorum prò rata sibi tangiente, vigore testamenti facti
per Leonardum fratrem carnalem dicti Antonii quod ipse posuit
dimisit et relasavit in Ospitale Sanctae Mariae Novae de Florentia,
penes hospitaliarum dicti hospitali, vigore testamenti sub suo tem-
pore et datali ut dicit dictum Antonius constituens ad ejus istantiam.
(Omissis).
Ardi. Gen. Pubblico dei Contratti, in Firenze,
M 362, a cart. 26.
159

— 250 —
1520, 8 luglio.
Dall’Atto di procura fatta da Bartolomeo e Giovanni da Vinci alla
loro madre Lucrezia de Cortigiania.
In Dei nomine. Amen.
Anno Domini nostri Jesu Christi ab ipsius salutifera incarna-
tione Millesimo quingentesimo vigesimo, Inditione quinta et die
octava mensis Julii.
(Omissis).
Item ad petendum et exigendum et recipiendum omnem quan-
titatem denariorum prò rata eorum tangente, vigore testamenti facti
per Leonardum fratrem camalem dictorum Bartholomei et Johannis
quod ipse posuit dimisit et relaxavit in hospitale Sanctae Mariae
Novae de Florentia, penes hospitalium dicti hospitalis, vigore testa-
menti sub suo tempore et datali ut dixerunt dicti Bartholomeus et
Johannes ad eorum instantiam etc.
(Omissis).
Archivio Gen. pubblico dei Contratti, in Firenze,
M. 362, cari. 27.

— 251 —

Dopo la descrizione di una giostra a Milano :


. et perchè ho fatto mentione de la casa de Melzi, aviso la V.a
Ex.a che un fratello di questo che ha giostrato, fu creato de Leo-
nardo da Vinci et herede, et ha molti de suoi secreti, et tutte le sue
opinioni, et dipinge molto ben. per quanto intendo, et nel suo ra-
gionare mostra d’haver iuditio et è gentilissimo giovane. L’ho pre-
gato assai volte chel ven.ghi a Ferrara, promettendogli che V.ra S.a
il vederà con bona ciera, et dopo ch’io son venuto l’ho replicato
ad un suo Barba gentilhomo molto da bene, et honorato, che a lui
non I10 potuto dirlo, perchè sta in villa per la febbre quartana. Se
i6o —

piacerà a V.a Ex.a ne farò anchora maggiore instantia. Credo ch’egli


habbia quelli libricini de Leonardo de la Notomia, et de molte altre
belle cose.
Recordo a V.a Ex.a queste cosette, perchè li infermi sogliono
esser svogliati et desiderare varie cose. Et mi raccomando in sua
bona gratia.
Di Milano, alli 6 de Marzo 1523.
Lettera di Alberto Bendidio, residente in Mi-
lano, del Duca di Ferrara, Alfonso I. Ar-
chivio di Stato, Modena.

— 252 —
1520-30.
Leonardum pictorem mollissimum, cujus in huuc diem picturae
vivunt.
Bernardino Areuno, De bello veneto, fol. 98,
Codice Ambrosiano.

— 253 —
1526, 15 sett.
Il Guicciardini così comincia una lettera a Roberto Acciajoli,
riassumendo una del Machiavelli:
« Scrissi a V.a S.a a’ 13 del presente, gli mandai una lettera del
Machiavelli dal Campo di Cremona, uno disegno di quelle trincee,
fatto non per mano di Leonardo da Vinci... ».
Guicciardini, Opere inedite, voi. IV,p. 367.
16 r

— 254 —
I54° (?)•
Lionardo da Vinci cittadino fiorentino, quantunque [non] fussi
legittimo figliuolo di Ser Piero da Vinci, era per madre nato di buon
sangue. Fu tanto raro et universale, che dalla natura per suo miracolo
esser produtto dire si puote : la quale non solo della bellezza del corpo,
che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù
volse anchora farlo maestro. Assai valse in mateihatica et in prospet-
tiva non meno, et operò di scultura, et in disegno passò di gran lunga
tutti li altri. Hebbe bellissime inventioni, ma non colorì molte cose,
perchè si dice mai a sè medesimo avere satisfatto, et però sono tanto
rare le opere sue. Fu nel parlare eloquentissimo et raro sonatore di
lira, et fu maestro di quella d’Atalante Migliorotti. Attese e dilettossi
de semplici et fu valentissimo in tirari et in edifizi d’acque, et altri
ghiribizi, nè mai co l’animo suo si quietava, ma sempre con l'ingegno
fabricava cose nuove. Stette da giovane col magnifico Lorenzo de’
Medici, et dandoli provisione, per sè il faceva lavorare nel giardino
sulla Piazza di San Marco di Firenze. Aveva 30 anni che da detto
magnifico Lorenzo fu mandato al Duca di Milano, insieme con Ata-
lante Migliorotti a presentarli una lira, che unico era in sonare tale
extrumento. Tornò dipoi in Firenze dove stette più tempo, et dipoi
o per indignatione che si fussi o per altra causa, in mentre che lavo-
rava nella Sala del Consiglio de’ Signori si partì et tornossene in Mi-
lano, dove al servitio del Duca stette più anni : et dipoi stette coi
Duca Valentino et ancora poi in Francia in più luoghi. Et tornossene
in Milano : et in mentre che lavorava il cavallo per gettarlo di bronzo,
per revolutione dello stato tornò a Firenze e per 6 mesi si trouò in
casa Giovan Francesco Rusticlii scultore nella via di Martelli. Et tor-
nossene a Milano, et dipoi in Francia al servitio del re Francesco,
dove portò assai de’ sua disegni, de’ quali ancora ne lasciò in Firenze,
, nello Spedale di S. Maria Nuova, con altre masserizie, et la maggior
parte del cartone della Sala del Consiglio, del quale è il disegno del
gruppo de cavalli che oggi in opera si vede, rimase in Palazo: et
morse presso a Ambosia, città di Francia, d’età d’anni 72 a un suo
luogo chiamato Cloux dove ha ve va fatte le sue habitationi; et lasciò
per testamento a messer Francesco da Melzio gentile homo milanese
tutti i danari contanti, panni, libri, scritture disegni et instrumenti
n
IÓ2

et ritratti circa la pittura et arte et industria sua che quivi si trovava,


et fecelo executore del suo testamento. Et lasciò a Batista da Villani,
suo servitore la metà d’uno suo giardino che haveva fuori di Milano,
et l’altra metà a Salai suo discepolo. Et lasciò 400 ducati a’ sua fra-
telli, che-haveva in deposito in Firenze nello Spedale di Santa Maria
Nuova, dove doppo la sua morte da loro non fu trovato più di 300
ducati.
FRbbe più discepoli, tra' quali fu Salai milanese, Zoroastro da
Peretola, il Riccio Fiorentino dalla Porta alla +, Ferrando spagnolo
mentre lavorava la Sala in Palazo de’ Signori.
Ritrasse in Firenze dal naturale la Ginevra d’Amerigho Benci
la quale tanto bene, più che non il ritrattò, ma la propria Ginevra
pareva.
Fece una tavola di nostra Donna cosa excellentissima.
Dipinse anchora uno San Giovanni.
Et anchora dipinse Adamo et Èva d’acquerello, hoggi in casa
messer Ottaviano de’ Medici.
Ritrasse dal naturale Piero Francesco del Giocondo.
Dipinse a. una testa di megera con mirabili et rari aggruppa-
menti di serpi, hoggi in guardaroba dello Ill.mo et Fx.mo Signor
Duca Cosimo de’ Medici. Fece per dipingere nella Sala grande del
Consiglio del Palazo di Firenze, il cartone della guerra dei Fiorentini
quando ruppono a Anghiari Nicholò Piccinino capitano del Duca
Filippo di Milano : il quale cominciò a mettere in opera in detto luogho,
come anchora oggi si vede, et in vernice.
Cominciò a dipignere una tavola nel detto Palazo, la quale dipoi
in sul suo disegno fu finita per Filippo di Fra Filippo.
Dipinse una tavola d’altare al Sig. Lodovico di Milano: per in-
tendenti che l’han vista s’è detto essere delle più belle et rare cose
che in pittura si vegghino. La quale dal detto Signore fu mandata
nella Magna, a hlmperatore.
Dipinse anchora a Milano uno Cenaculo: cosa excellentissima.
Et in Milano similmente fece uno cavallo d’ismisurata grandezza,
suvvi il Duca Francesco Sforza : cosa bellissima : per gittarlo in bronzo :
ma universalmente fu giudicato essere impossibile e maxime perchè
si diceva volerlo gittare di un pezzo. La quale opera non hebbe per-
fectione.
Fece infiniti disegni, cose meravigliose, et infra li altri una Nostra
Donna et una Santa Anna che andò in Francia, et più notomie, le
quali ritraeva in nello spedale di S. Maria Nuova di Firenze.
— >6;, —

Lionardo da Vinci fu nel tempo di Michele Agnolo: et di Plinio


cavò quello stucco con il quale coloriva, ma non l’intese bene: et
la prima volta lo provò in uno quadro nella Sala del Papa che in tal
luogo lavorava, et davanti a esso, che l’haveva appoggiato al muro,
accese un gran fuoco, dove per il gran calore di detti carboni rasciughò
et secchò detta materia : et di poi la volse mettere in opera nella Sala,
dove giù basso il fuoco agiunse et seccholla: ma lassù alto, per la
distantia grande non vi aggiunse il calore et colò.
Era di bella persona, proportionata, gratiata et bello aspetto.
Portava uno pitocco rosato corto sino al ginocchio che allora s’usa-
vano i vestiri lunghi : haveva sino al mezzo il petto una bella capellaia
et inanellata et ben composta.
Et passando ditto Lionardo insieme col G. da Gavina de Santa
Trinità, dalla pancaccia delli Spùri, dove era una ragunata d’huommi
da bene et dove si disputava un passo di Dante, chiamaro detto Lio-
nardo, dicendogli che dichiarasse loro quel passo: et a caso a punto
passò di quivi Michele Agnolo et chiamato da uno di loro rispose
Leonardo : Michele Agnolo ve lo dichiarerà egli. Di che parendo a Mi-
chele Agnolo l’havessi detto per sbeffarlo, con ira gli rispose : dichia-
ralo pur tu che facesti uno disegno d’uno cavallo per gittarlo in bronzo
e non lo potesti gittare et per vergogna lo lasciasti stare. Et detto
questo voltò le rene e andò via. Dove rimase Lionardo che per le dette
parole diventò rosso. E anchora Michele Agnolo volendo mordere
Lionardo gli disse: et che t’era creduto da que caponi de’ Milanesi.
Anonimo Gaddiano, Cod. Magliab. XVII, 17,
in Bibl. Naz. Firenze

— 255 —
1529.

J’aurois icy coleur de dire et descrire les louanges et perfections


du dict Compas et de la Reigle, mais ie le laissairay pour quelque
aultre plus studieux que je ne suis a y passer le temps. Je nen diray
pour ceste fois autre chose, si non que iamais homme ne scriptura bien
en lettre attique ny en autre lettre sans compas ne sans Reigle. Et que
en toutes choses ou il n’y a de proportion qui consiste subz compas
164 —

et Reigle il n’y a ordre ne raison. Parquoy doncques Seigneurs et


devots Amateur de Science aymes le conrpas et la Reigle en vous
y recreant et exerceant pour cognoistre la raison et verité des bonnes
choses. Les Italiens souverains en Perspective, Painture, et Jniagerie,
ont tousiours le compas et la Reigle en la main, aussi sont ils les plus
parfaicts a reduyre au point, a representer le naturel, et a bien faire
les umbres qu’on saclie en Chrestienté, Ilz ont dauvantage une grace
quilz ont froicts et studieux avec soubrieté de boyre de manger de
parler legierement et de ne eult trop tost trouver en compagnye, en
quoy faisant ilz aprennent plus seureusement et myeulx, et se don-
nent reputation, quilz nestiment pas petite chose. Nous navons pas
tant de telles belles vertus en cest endroit quilz ont, aussi nen voyons
nous pas dessa qui soient à comferer a feu messire Léonard Vince,
a Donatel, a Raphael Durbin ny a Michellange. Je ne veulx pas dire
quii n’y aye entre nous des beaulx et bons esprits mais encore y a
il faulte du continuer le compas et la Reigle ».
In Champ fleury, di Goffredo Tory de Bourges,
Paris, 1529.

— 256 —
1540 circa.
adhibenda est cura cupidis et alacribus ingeniis ne ut implumes
aviculae non piane siccatis alis festinantius provolent, sicut in di-
spari, sed non omnino dissimili facultatae, carioribus discipuhs prae-
cipere erat solitus Leonardus Vincius, qui picturam aetate nostra
veterum ejus artis arcana solertissime detegendo, ad amplissimam di-
gnitatem provexit : illis namque intra vigesimum, ut diximus, ae-
tatis annum penicillis et coloribus peritus interdicebat quum juberet
ut plumbeo graphio tantum vacarent priscorum operum egregia
monumenta diligenter excerpendo, et simplicissimis tractibus imi-
tando Natmae vim, et corporum lineamenta, quae sub tanta motuum
varietate ocuhs nostris efferuntur : quin etiam volebat, ut humana ca-
davera dissecarent, ut tororum atque ossium flexus et origines, et
cordarum adjumenta considerate perspicerent, quibus de rebus
— 165 —

ipse subtilissimum volumen adjectis singulorum artuum picturis con-


fecerat. Ne quid praeter naturarci in officina sua pingeretur. Scilicet
ut non prius avida juvenum ingenia penicillorum illecebris et co-
lorum amoenitate traherentur, quam ab exercitatione longe fructuo-
sissime comniensuratas rerum effigies recte et procul ab exempla-
ribus exprimere didicissent ».
Frammenti di Paolo Giovio, in Tiraboschi,
Storia della Leti. Ital.

— 257 —
1540 circa.
« Dicono che Leonardo de Vinzo Toscano valente scultore vo-
lendo fare un cavallo de metallo al Duca di Milano, non si fidò di una
fornace sola, ma ne volse tre, le quali potessero disfare il metallo che
in esso cavallo vi andava: la ragione che dava, diceva che il fuoco
d’una fornace non poteva far venire in bagno tanta quantità di metallo,
perchè non poteva arrivare per insino al fondo: ancora che di sopra
si vedesse il metallo disfatto, non per questo era disfatto quello da
basso : per la gran quantità e per il grave peso non si puoi maneggiare
con perticoni ancora che sii disfatto : e in verità incontrò una volta
a maestro Giov. Cutura d’Avignone facendo artelierie in Pavia e pose
tanto metallo in fornace, che di sopra era in bagna, e da basso era
come latte caggiato, e così non potè venire in getto, ecc. ».
Franc. de Marchi, Architettura militare, ediz.
1810, Roma, De Marinis, t. Ili, p. 203.

— 258 —

Leonardus a Vincio, ignobili Etruriae vico, magnani picturae


addidit claritatem, negans ab iis recte posse tractari, qui disciplinas
i66 —

nobilesque artes veluti necessario picturae famulantes non atti-


gissent. Plasticam ante alia penicillo praeponebat, veluti archetypuni
ad planas imagines exprimendas. Optices vero praeceptis nih.il an-
tiquius duxit, quorum subsidiis fretus luminum et umbrarum ra-
tiones diligentissime vel in minimis custodivit. Secare quoque no-
xiorum hominum cadavera in ipsis medicorum scholis inhumano
faedoque labore didicerat, ut varii membrorum flexus et conatus
ex vi nervorum vertebr arumque naturali ordine pingerentur. Pro-
pterea particularum omnium formam in tabellis usque ad exiles
venulas interioraque ossium mira solertia figuravit, ut ex eo tot an-
norum opere infinita exempla ad artis utilitatem excuderentur. Sed
dum in quaerendis pluribus angustae arti adminiculis morosius va-
caret, paucissima opera levitate ingenii naturalique fastidio, repu-
diatis semper initiis absolvit.
In admirationem tamen est Mediolani in pariete Christus cum
discipulis discumbens, cujus operis libidine adeo accensum Ludovicum
regem ferunt, ut anxie spectando proximos interrogavi an circum-
ciso pariete tolti posset, ut in Galliam vel diruto eo insigni Ceonaculo
protinus asportaretur. Extat et infans Christus in tabula cum matre
Virgine Annaque avia colludens, quam Franciscus rex Galliae coem-
ptarn in sacrario collocavi. Manet etiam in comitio Curiae Florentinae
pugna atque victoria'de Pisanis, praeclare admodum sed infeliciter
inchoata vitio tectorii colores juglandino oleo intritos singulari con-
tumacia respuentis : cujus inexpectatae injuriae justissimus dolor
interrupto operi gratiae plurimum addidisse videtur.
Finxit etiam ex argilla colosseum equum Rudovico Sfortise, ut
ab eo pariter aeneus superstante Francisco patre illustri imperatore
funderetur: in cujus vehementer incitati ac anhelantis habitu et
statuariae artes et rerum naturae eruditio summa deprehenditur.
Fuit ingenio valde comi, nitido, liberali, vultu autem longe
venustissimo: et cum elegantiae omnis delitiarumque maxime tliea-
tralium mirificis inventor ac arbiter esset, ad lyram ,scite caneret,
cunctis per omnem aetatem principibus mire placuit.
Sexagesimum et septimum agens annum in Gallia functus est,
eo majore amicorum luctu, quod in tanta adolescentium turba qua
maxime officina ejus florebat, nullurn celebrem discipulum reli-
querit ».
Ex Codice Pauli Jovii, extante in Biblioth.
Autonii Josephi, a Turre Rezzonici,
— i67 —

— 259 -
1549-
... cotesto pittor eccellente dipinge l’istoria di Cristo e delli sua
discepoli, cioè la tavola della Cena di Jesù, e tal pittura si vide in
la città di Milano, la qual pittura Francesco Cristianissimo re di
Francia volse portare nel suo reame. Nondimeno egli non potè sod-
disfare al suo desio, per esser tal cosa pinta sul muro.
Michelangelo Biondo.
N. B. La notizia è contenuta nel cap. XIV intitolato Della me-
moria di Maniegna mantovano e delle sue pitture. Erroneamente il
Cenacolo è attribuito a « Mantegna mantovano, pittore raro di quei
tempi ».

— 260 —
2550-1568.
Lionardo da Vinci pittore e scultore fiorentino nella ia
edizione « La terza et ultima parte delle Vite degli architetti pittori
et scultori, di Giorgio Vasari aretino, in Firenze MDL, e MDLXVIII ».
Avvertenza. La prima edizione comprende le parti in corsivo,
escludendo le parti racchiuse fra [...]. Nella 2a edizione sono escluse
le parti in corsivo, e comprese quelle fra [...].
Grandissimi doni si ueggono piouere da gli influssi celesti, ne’
corpi umani molte uolte naturalmente; et sopra naturali taluolta
straboccheuolmente accozzarsi in un corpo solo, bellezza, grazia, &
virtù; in una maniera che douunque si uolge quel tale, ciascuna sua
azzione è tanto diuina, che lasciandosi dietro tutti gli altri huomini,
manifestamente si fa conoscere, per cosa (come elle è) largita da Dio,
& non acquistata per arte umana. Questo lo uidero gli huomini in
Lionardo da Vinci; nel quale oltra la bellezza del corpo, non lodata
mai a bastanza, era la grazia più che infinita in qualunque sua az-
zione : & tanta, & si fatta poi la uirtù, che dounq; lo animo uolse nelle
cofe diffìcili, con facilità le rendeua assolute. La forza in lui fu molta
& congiunta con la destrezza; l’animo e ’l ualore tempre regio & ma-
gnanimo: Et la fama del suo nome tanto s’allargò, che non solo nel
suo tempo fu tenuto in pregio, ma peruenne ancora molto più ne’
posteri dopo la morte sua. Et neramente il cielo ci manda talora alcuni,
che non rapresentano la umanità sola, ma la diuinità isstessa, accio da
quella come da modello, imitandolo, possiamo accostarci con l’animo
e con Veccellenzia dell’intelletto alle parti somme del cielo. Et per espe-
rienza fi vede quegli che con qualche studio accidentale si uolgono a se-
guire l’orme di questi mirabili spiriti, se punto sono dalla natura aiutati,,
quando il medesimo non sono che essi, tanto al manco s’accostano a le
diuine opere loro, che partecipano di quella diuinità. Adunque mira-
bile & celeste fu Lionardo nipote [figliuolo] di Ser Piero da Vinci,
che neramente bollissimo zio & parente gli Ju, nell’aiutarlo in gioua-
nezza. E massime nella erudizione & principii delle lettere nelle quali
egli arebbe fatto profitto grande, se egli non fusse stato tanto uario
& instabile. Perciò che egli si mise a imparare molte cose, & comin-
ciate poi l’abbandonaua. Ecco nell’abbaco egli in pochi mesi che e’
u’attese, fece tanto acquisto: che mouendo di continuo dubbi & dif-
ficoltà al maestro che gli insegnaua, bene spesso lo confondeua. Dette
alquanto d’opera alla musica, ma tosto si risoluè a imparare a sonare
la Lira, come quello che da la natura aueua spirito eleuatissimo &
pieno di leggiadria. Onde sopra quella cantò diurnamente allo im-
prouiso. Nondimeno benché egli a si uarie cose attendesse non lasciò
mai il disegnare, & il fare di rilieuo, come cose che gli andauano a
fantasia più d’alcun’altra. Veduto questo Ser Piero, & considerato
la eleuazione di quello ingegno, preso un giorno alcuni de suoi di-
segni, gli porto ad Andrea del Verrocchio, che era molto amico suo.
& lo pregò strettamente che gli douesse dire, se Lionardo attendendo
al disegno, farebbe alcun’ profitto. Stupì Andrea nel uedere il gran-
dissimo principio di Lionardo, & confortò Ser Piero che lo facessi
attendere, onde egli ordinò con Lionardo, che e’ douesse andare a
bottega di Andrea. Il che Lionardo, fece uolentieri oltre a modo.
Et non solo esercitò una professione, ma tutte quelle oue il disegno
fi interueniua : Et auendo uno intelletto tanto diuino & marauiglioso,
che essendo bollissimo Giometra non solo operò nella scultura [facendo
nella sua giovanezza di terra alcune teste di temine che ridono, che
vanno formate per l’arte di gesso, e parimente teste di putti che pa-
revano usciti di mano d’un maestro] ma nell’architettura [ancora fé’
molti disegni così di piante come d’altri edifizj, e fu il primo ancora,
— 169 —

che, giovanetto, discorresse sopra il fiume d’Arno per metterlo in


canale da Pisa a Fiorenza. Fece disegni di mulini, gualchiere, ed
ordigni che potessino andare per forza d’acqua :] ma la profes-
sione sua uolse che fosse la pittura. Mostrò la natura nelle azzioni
di Lionardo tanto ingegno, che ne' suo ragionamenti faceua con ragioni
naturali tacere i dotti. Fu pronto & arguto, &■ con una perfetta arte di
persuasione mostraua le difficultà del suo ingegno, che nelle cose de’
numeri faceua muouere i monti, tiraua i pesi, fra le altre parole
[studiò assai in ritrar di naturale, e qualche volta in far modegli di
figure di terra; e adosso a quelle metteva cenci molli interrati, e poi
con pazienza si metteva a ritrargli sopra a certe tele sottilissime di
rensa o di panni lini adoperati, e gli lavorava di nero e bianco con la
punta del pennello, che era cosa miracolosa; come ancora ne fa fede
alcuni che ne ho di sua mano in sul nostro Libro de’ disegni: oltre
che disegnò in carta con tanta diligenza e sì bene, che in quelle finezze
non è chi vi abbia aggiunto mai; che n’ho io una testa di stile e chiaro
scuro, che è divina : ed era in quell’ingegno infuso tanta grazia da Dio
ed una demostrazione sì terribile, accordata con l’intelletto e memoria
che lo serviva, e col disegno delle mani sapeva sì bene esprimere il
suo concetto, che con i ragionamenti vinceva e con le ragioni confon-
deva ogni gagliardo ingegno. Bd ogni giorno faceva modegli e disegni
da potere scaricare con facilità monti, e forargli per passare da un
piano a un altro, e per via di lieve e di argani e di vite mostrava po-
tersi alzare e tirare pesi grandi: e modi da votar porti, e trombe da
cavare de’ luoghi bassi acque, che quel cervello mai restava di ghi-
ribizzare; de’ quali pensieri e fatiche se ne vede sparsi per l’arte
nostra molti disegni, ed io n’ho visti assai. Oltreché perse tempo
fino a disegnare gruppi di corde fatti con ordine, e che da un capo
seguissi tutto il resto fino all’altro, tanto che s’empiessi un tondo;
che se ne vede in istampa uno difficilissimo e molto bello, e nel mezzo
vi sono queste parole: Leonardus Vinci Academia. E fra questi
modeli e disegni ve n’era uno col quale più volte a molti cittadini
ingegnosi che allora governavano Fiorenza] mostraua uolere alzare
il tempio di San Giouanni di Fiorenza & sottometterui le scalee,
senza rumarlo, & con si forti ragioni lo persuaderla che pareua pos-
sibile, quantunque ciascuno poi che e’ si era partito, conoscesse per
se medesimo, la impossibilità di cotanta impresa. Era tanto piaceuole
nella conuersazione, che tiraua a se gli animi delle genti. Et non auendo
egli, si può dir nulla, & poco lauorando, del continuo tenne seruitori
& caualli, de quali si dilettò molto, & particolarmente di tutti gli
altri animali, i quali con grandissimo amore & patienzia fopportaua
& goueruaua. Et mostrollo, che spesso passando da i luoghi, doue
fi uendeuano ucelli, di tua mano cauandoli di gabbia, & pagatogli
à chi li uendeua, il prezo che n’era chiesto, li lasciaua in aria a uolo,
restituendoli la perduta libertà. Laonde, uolse la natura tanto fauo-
rirlo, che douuncpie e’ riuolse il pensiero il ceruello & l’animo, mostrò
tanta diuinità nelle cose sue, che nel dare la perfezione, di prontezza
uiuacità, bontade, vaghezza, et grazia, nessuno altro mai gli fu pari.
Tremasi [Vedesi bene] che Lionardo per l’intelligenzia de l’arte co-
minciò molte cose, & nessuna mai ne finì, parendoli che la mano
aggiugnere non potesse alla perfezzione de l’arte ne le cose che egli
si imaginaua conciosi a che si formaua nella idea alcune diffieultà
tanto marauigliose, che con le mani ancora che elle fussero eccellen-
tissime, si sarebbono espresse mai. Et tanti furono i suoi capricci, che
filosofando de le cose naturali, attese a intendere la proprietà delle
erbe, continuando & osseruando il moto del cielo, il corso de la Luna,
& gli andamenti del sole. Per il che fece ne l’animo, un concetto si eretico
che e’ non si accostaua a qualsiuoglia religione stimando per auuentura
assai più lo esser filosofo, che Christiano. Acconciossi [dunque, come s’è
detto] per uia di Ser Piero suo zìo nella sua fanciullezza a l’arte con
Andrea del Verocchio : Il quale f accendo una tauola, doue San Giouanni
battezaua chbisTO, Lionardo lauorò uno angelo, che teneua alcune
uesti ; & benché fosse giouanetto lo condusse di tal maniera, che molto
meglio de le figure d’Andrea staua l’angelo di Lionardo. Il che fu
cagione, eh’Andrea mai piu non uolle toccare colori, sdegnatosi che
un fanciullo ne sapesse piu di lui. Li fu allogato per una portiera, che
fi aueua a fare in Fiandra d’oro & di seta tessuta, per mandare al Re
di Portogallo, un cartone d’Adamo & d’Eua, quando nel Paradiso
terrestre peccano: doue co ’l pennello fece Lionardo di chiaro &
feuro lumeggiato di biacca un prato di erbe infinite con alcuni animali,
che in uero può dirsi, che in diligenza & naturalità al mondo diuino
ingegno far non la possa si simile. Quiui è il fico oltra lo scortar de
le foglie, & le uedute de rami, condotto con tanto amor, che l’ingegno
si smarisce a pensare, come uno huorno possa auere tanta pacienzia.
Euui ancora un palmizio che ha la rotondità de le ruote de la palma
lauorate con si grande arte & marauigliosa, che altro che la pazienzia
& l’ingegno di Lionardo no lo poteua fare. La quale opera altrimenti
non si fece; onde il cartone è oggi in Fiorenza nella felice casa del Ma-
gràfico Ottauiano de Medici donatogli non ha molto dal zio di Lio-
nardo. Dicesi che Ser Piero da Vinci zio di Lionardo essendo alla villa
fu ricercato domesticamente da vn suo contadino, il quale d’un fico
da lui tagliato in su ’l podere, aueua di sua mano fatto una rotella,
che a Fiorenza gne ne facesse dipignere & che egli contentissimo &
volentieri lo fece, sendo molto pratico il vilano nel pigliare vcelii &
ne le pescagioni, & seruendosi grandemente di lui Ser Piero a questi
esercizii. Laonde fattala condurre a Firenze, senza altrimenti dire
a Lionardo di chi ella si fosse, lo ricercò che egli ui dipignesse suso
qualche cosa. Lionardo arrecatosi vn giorno tra le mani questa rotella,
veggendola torta, mal lauorata & goffa, la dirizzò co ’l fuoco; & datala
a vn torniatore, di roza & gòffa che ella era, la fece ridurre delicata
& pari; Et appresso ingessatala, & acconciatala a modo suo, cominciò
a pensare quello che ui si potesse dipignere su, che auesse a spauentare
chi le venisse contra; rappresentando lo effetto stesso, che la testa
già di Madusa. Portò dunque Lionardo per questo effetto ad vna sua
stanza doue non entraua se non e’ solo, Lucertole, Ramarri, Grilli,
serpi, Farfalle, Locuste, Nottole, & altre strane spezie di simili ani-
mali: Da la moltitudine de quali uariamente adattata insieme, cauò
vno animalaccio molto orribile & spauentoso; il quale auuelenaua
con l’alito, & faceua l’Aria di fuoco: Et quello fece uscire d’una pietra
scura & spezzata, buffando veleno da la gola aperta, fuoco da gli
occhi, & fumo dal naso si stranamente, che e’ pareua monstruosa &
orribil cosa. Et penò tanto a farla, che in quella stanza era il morbo
de gli animali morti troppo crudele, ma non sentito da Lionardo,
per il grande amore che e’ portaua alla arte. Finita questa opera,
che piu non era ricerca, ne dal villano ne dal zio; Lionardo gli disse,
che ad ogni sua comodità mandasse per la rotella, che quanto a lui
era finita. Andato dunque Ser Piero una mattina a la stanza per la
rotella; & picchiato alla porta, Lionardo gli aperse dicendo, che
aspettasse un poco: & ritornatosi nella stanza acconciò la rotella al
lume in su ’l leggìo, & assettò la finestra, che facesse lume abbacinato,
poi lo fece passar dentro a vederla. Ser Piero nel primo aspetto non
pensando alla cosa subitamete si scosse, non credendo che quella fosse
rotella, ne manco dipinto quel figurato che e’ ui uedeua : Et tornando
co ’l passo a dietro, Lionardo lo tenne, dicendo, questa opera serue
per quel che ella è fatta: pigliatela dunque & portatela: che questo
è il fine, che dell’opere s’aspetta. Parse questa cosa piu che miracolosa
a Ser Piero; & lodò grandissimamente il capriccioso discorso di Lio-
172

nardo: poi comperata tacitamente da vn mereiaio vna altra rotella


dipinta d’un cuore, trapassato da vno strale, la donò al villano che ne
li restò obligato sempre mentre che e’ visse. Appresso uendè Ser Piero
quella di Lionardo secretamente in Fioreza a certi mercatanti, cento
ducati : Et in breue ella peruene a le mani di Francesco Duca di Milano
uendutagii CCC. ducati da detti mercatanti. Fece poi Lionardo una
Nostra donna in vn quadro, ch’era appresso Papa Clemente vii. molto
eccellente; Et fra l’altre cose, che u’erano fatte, contrafece vna ca-
raffa piena d’acqua con alcuni fiori dentro, cloue oltra la marauiglia
della uiuezza aueua imitato la rugiada dell’acqua sopra, si che ella
pareua più uiua che la uiuezza. Ad Antonio Segni suo amicissimo
fece in su un foglio un Nettuno condotto cosi di disegno con tanta
diligenzia, che e’ pareua del tutto viuo. Vedeuasi il mare turbato,
& il carro suo tirato da’ caualli marini con le fantasime, l’Orche, &
noti, & alcune teste di Dei marini bellissime. Il quale disegno fu
donato da Fabio fuo figliuolo a M. Giouanni gaddi, con questo epi-
gramma.
Pinxit Virgilius Neptunum; Pinxit Homerus
Dum maris undisoni per uada flectit equos.
Mente quidem uates illuni conspexit uterque
Vincius ast oculis; iureque uincit eos.
[Vennegli fantasia di dipingere in un quadro a olio una testa
d’una Medusa, con una acconciatura in capo con uno aggruppamento
di serpe, la più strana e stravagante invenzione che si possa immagi-
nare mai ; ma come opera che portava tempo, e come quasi interviene
in tutte le cose sue, rimase imperfetta. Questa è fra le cose eccellenti
nel palazzo del duca Cosimo, insieme con una testa d’uno angelo,
che alza un braccio in aria, che scorta dalla spalla al gomito venendo
innanzi, e l’altro ne va al petto con una mano. & cosa mirabile che
quello ingegno, che avendo desiderio di dar sommo rilievo alle cose
che egli faceva, andava tanto con l’ombre scure a trovare i fondi de’
più scuri, che cercava neri che ombrassino e fussino più scuri degli
altri neri, per fare che ’l chiaro, mediante quegli, fussi più lucido; ed
infine riusciva questo modo tanto tinto, che non vi rimanendo chiaro,
avevon più forma di cose fatte per contraffare una notte, che una
finezza del lume del dì : ma tutto era per cercare di dare maggiore
rilievo, di trovar il fine e la perfezione dell’arte. Piacevagli tanto
quando egli vedeva certe teste bizzarre, o con barbe o con capegli
173 —

degli uomini naturali, che arebbe seguitato uno che gli fussi piaciuto,
un giorno intero ; e se lo metteva talmente nella idea, che poi arrivato
a casa lo disegnava come se l’avesse avuto presente. Di questa sorte
se ne vede molte teste e di temine e di maschi, e n’ho io disegnate
parecchie di sua mano con la penna nel nostro libro de’ disegni tante
volte citato; come fu quella di Amerigo Vespucci, ch’è una testa di
vecchio bellissima, disegnata di carbone, e parimenti quella di Sca-
ramuccia capitano de’ Zingani, che poi ebbe messer Donato Valdam-
brini d’Arezzo, canonico di San Lorenzo, lassatagli dal Giambullari.
Cominciò una tavola dell’Adorazione de’ Magi, che v’è su molte cose
belle, massime di teste; la quale era in casa d’Amerigo Benci dirim-
petto alla loggia dei Peruzzi, la quale anche ella rimase imperfetta
come l’altre cose sua.
Avvenne che morto Giovali Galeazzo duca di Milano, e creato
Lodovico Sforza nel grado medesimo 1’ anno 1494] fu condotto a
Milano con gran riputazione Lionardo a ’l Duca Francesco, il quale
molto si dilettaua del suono de la lira, perche sonasse : & Lionardo
portò quello strumento, ch’egli aueua di sua mano fabricato d’ar-
gento gran parte, accioche l’armonia fosse con maggior tuba & piu
sonora di voce. Laonde superò tutti i musici, che quiui erano concorsi
a sonare, oltra ciò fu il migliore dicitore di rime a l’improuiso del tempo
suo. Sentendo il Duca i ragionamenti tanto mirabili di lionardo;
talmente s’innamorò de le sue virtù, che era cosa incredibile. Et pre-
gatolo gli fece fare in pittura una tauola d’altare dentroui una natiuità
che fu mandata dal Duca a 1’ Imperatore. Fece ancora in Milano
ne’ frati di San Domenico a Santa Maria de le grazie vn cenacolo,
cosa bellissima & marauigliosa, & alle teste de gli apostoli diede tanta
maestà & bellezza; che quella del christo lasciò imperfetta; non
pensando poterle dare quella diuinità celeste, che a l’imagine di
CHRISTO si richiede. La quale opera rimanendo cosi per finita, è stata
da i Milanesi tenuta del continuo in grandissima venerazione, & da gli
altri forestieri ancora, atteso che Lionardo si imaginò & riuscigli di
esprimere quel sosspetto che era entrato ne gli Apostoli, di voler’
sapere chi tradiua il loro maestro. Per il che si vede nel viso di tutti
loro l’amore, la paura, & lo sdegno, o ver il dolore, di non potere
intendere lo animo di christo. La qual cosa non arreca minor ma-
rauiglia, che il conoscersi allo incontro l’ostinazione, l’odio e ’l tradi-
mento in Giuda senza che ogni minima parte dell’opera, mostra vna
incredibile diligenzia. Auuenga che infino nella touaglia è contraf-
174 —

fatto l’opera del tessuto, d’una maniera che la rensa stessa non mostra
il vero meglio.
[Dicesi che il priore di quel luogo sollecitava molto importuna-
mente Lionardo che finissi l’opera, parendogli strano veder talora
Lionardo starsi un mezzo giorno per volta astratto in considerazione;
ed arebbe voluto, come faceva dell’opere che zappavano nell’orto,
che egli non avesse mai fermo il pennello; e non gli bastando questo,
se ne dolse col duca, e tanto lo rinfocolò, che fu costretto a mandar
per Lionardo, e destramente sollecitarli l’opera; mostrando con buon
modo che tutto faceva per l’importunità del priore. Lionardo, cono-
scendo l’ingegno di quel principe esser acuto e discreto, volse (quel
che non avea mai fatto con quel priore) discorrere col duca largamente
sopra di questo: gli ragionò assai dell’arte, e lo fece capace che gl’in-
gegni elevati talor che manco lavorano, più adoperano; cercando
con la mente l’invenzioni, e formandosi quelle perfette idee, che poi
esprimono e ritraggono le mani a quelle già concepute nell’intelletto.
E gli soggiunse che ancor gli mancava due teste da fare; quella di
Cristo, della quale non voleva cercare in terra e non poteva tanto pen-
sare, che nella imaginazione gli paresse poter concepire quella bellezza
e celeste grazia, che dovette essere quella della divinità incarnata.
Gli mancava poi quella di Giuda, che anco gli metteva pensiero, non
credendo potersi imaginare una forma da esprimere il volto di colui,
che dopo tanti benefìzj ricevuti, avessi avuto l’animo sì fiero, che si
lussi risoluto di tradir il suo signore e creator del mondo; pur, che
di questa seconda ne cercherebbe, ma che alla fine, non trovando
meglio, non gli mancherebbe quella di quel priore tanto importuno
e indiscreto. La qual cosa mosse il duca maravigliosamente a riso,
e disse ch’egli avea mille ragioni. E così il povero priore, confuso,
attese a sollecitar l’opera dell’orto, e lasciò star lionardo; il quale
finì bene la testa del Giuda, che pare il vero ritratto del tradimento
ed inumanità. Quella di Cristo rimase, come si è detto, imperfetta.]
La nobiltà di questa pittura si per il compimento, si per essere finita
con vna incomparabile diligenzia, fece venir voglia al Re di Francia,
di condurla nel Regno: onde tentò per ogni via, se ci fussi, stato ar-
chitetti, che con trauate di legnami, & di ferri, l’auessino potuta
armare di maniera; che ella si fosse potuta fare, tanto la defideraua.
Ma Tesser’ fatta nel muro, fece che sua Maestà se ne portò la voglia ;
& ella si rimase a’ milanesi. [Nel medesimo refettorio, mentre che lavo-
rava il Cenacolo, nella testa, dove è una Passione di maniera vecchia.
— i?5 —

ritrasse il detto Lodovico con Massimiliano suo primogenito, e dal-


l’altra parte la duchessa Beatrice con Francesco altro suo figliuolo,
che poi furono amendue duchi di Milano; che sono ritratti divina-
mente], Mentre che egli attendeua a questa opera, propose al Duca
fare un cauallo di bronzo di marauigliosa grandezza; per metterui
in memoria l’imagine del Duca. Et tanto grande lo cominciò, &
riusci, che condur non si putè mai. Ecci opinione, che Lionardo, come
dell’altre cose sue faceua, lo cominciasse, perche non si finisse,
perchè sendo di tanta grandezza in volerlo gettar d’un pezzo
10 cominciò, accio fosse difficultà di condurlo a perfezzione [vi si
vedeva difficultà incredibile : e si potrebbe anco credere che
dall’effetto molti abbin fatto questo giudizio, poiché delle cose
sue ne son molte rimase imperfette. Ma, per il vero, si può credere
che l’animo suo grandissimo ed eccellentissimo, per esser troppo
volonteroso, fusse impedito, e che il voler cercare sempre eccellenza
sopra eccellenza e perfezione sopra perfezione, ne fusse cagione;
talché l’opra fusse ritardata dal desìo, come disse il nostro Petrarca.
E nel vero quelli che veddono il modello che Lionardo fece di terra
grande, giudicano non aver mai visto più bella cosa nè più superba;
11 quale durò fino che i Francesi vennono a Milano con Lodovico re
di Francia, che lo spezzarono tutto. Enne anche smarrito un modello
piccolo di cera, ch’era tenuto perfetto, insieme con un libro di notomia
di cavagli fatto da lui per suo studio. Attese dipoi, ma con maggior
cura, alla notomia degli uomini, aiutato e scambievolmente aiutando
in questo messer Marcantonio della Torre, eccellente filosofo, che al-
lora leggeva in Pavia, e scriveva di questa maniera: e fu de’ primi
(come odo dire) che cominciò ad illustrare con la dottrina di Galeno
le cose di medicina, e a dar vera luce alla notomia, fino a quel tempo
involta in molte e grandissime tenebre d’ignoranza; ed in questo
si servì maravigliosamente deH’ingegno, opera e mano di Lionardo,
che ne fece un libro disegnato di matita rossa e tratteggiato di penna,
che egli di sua mano scorticò e ritrasse con grandissima diligenza;
dove egli fece tutte le ossature, ed a quelle congiunse poi con ordine
tutti i nervi e coperse di muscoli; i primi appiccati all’osso, ed i se-
condi che tengono il fermo, ed i terzi che muovano; ed in quegli a
parte per parte di brutti caratteri scrisse lettere, che sono fatte con
la mano mancina a rovescio; e chi non ha pratica a leggere, non l’in-
tende, perchè non si leggono se non con lo specchio. Di queste carte
della notomia degli uomini n’è gran parte nelle mani di messer Fran-
— 176 —

cesco di Melzo gentiluomo milanese, che nel tempo di Lionardo era


bellissimo fanciullo e molto amato da lui, così come oggi è bello e
gentile vecchio, che le ha care e tiene come per reliquie tal carte,
insieme con il ritratto della felice memoria di Lionardo: e chi legge
quegli scritti, par impossibile che quel divino spirito abbi così ben
ragionato dell’arte e de’ muscoli e nervi e vene, e con tanta diligenza
d’ogni cosa. Come anche sono nelle mani di..., pittor milanese, al-
cuni scritti di Lionardo, pur di caratteri scritti con la mancina a ro-
vescio, che trattano della pittura e de’ modi del disegno e colorire.
Costui non è molto che venne a Fiorenza a vedermi, desiderando
stampar questa opera, e la condusse a Roma per dargli esito; nè so
poi che di ciò sia seguito.
E per tornare alle opere di Lionardo] venne al suo tempo in
Milano il Re di Francia: onde pregato Lionardo di far qualche cosa
bizarra, fece vn Lione, che camino parecchi passi poi s’aperse il petto,
& mostro tutto pien di gigli. Prese in Milano saraì MILANESE per suo
creato il quale era vaghissimo di grazia & di bellezza, auendo begli
capegli, ricci, & inanellati, de quali lionardo fi dilettò molto; & a
lui insegnò molte cose dell’arte & certi lauori, che in Milano fi dicono
effere di Salai furono ritocchi da Lionardo. Ritornò a Fiorenza, doue
trouò, che i frati de’ Serui aueuano allogato a Filippino l'opere della
tauola dello aitar maggiore della Nunziata; per il che fu detto da lio-
nardo, che volentieri aurebbe fatto vna simil cofa. Onde Filippino
inteso ciò, come gentil persona ch’egli era, fe ne tolse giù: & i frati
perche Lionardo la dipignesse se lo tolsero in casa, facendo le spese
allui & a tutta la sua famiglia. Et cosi li tenne in pratica lungo tempo,
ne mai cominciò nulla. In questo mezo [Finalmente] fece vn cartone
dentroui vna Nostra dona & vna Santa Anna con vn’ CHRlSTo; la
quale non pure fece marauigliare tutti gli artefici; ma finita ch’ella fu,
nella stanza durarono duoi giorni di andare a vederla gli huomini
& le donne, i giuoani e i vecchi come si và a le feste solenni, per vedere
le marauiglie di Lionardo, che fecero stupire tutto quel popolo.
Per che si vedeua nel viso di quella Nostra dona, tutto quello che di
semplice & di bello, può con semplicità & bellezza dare grazia a vna
madre di christo : volendo mostrare quella modestia & quella vmiltà
che in vna vergine contentissima di allegrezza del vedere la bellezza
del suo figliuolo, che con tenerezza sosteneua in grembo; & mentre
che ella con onestissima guardatura abasso scorgeua vn Santo Giouanni
piccol fanciullo che si andaua trastullando con vn pecorino : non senza
177 —

vn ghigno d’una Santa Anna che colma di letizia, vedeua la sua pro-
genie terrena esser’ diuenuta celeste. Confiderazioni veramente dallo
intelletto & ingegno di Leonardo. [Questo cartone, come di sotto si
dirà, andò poi in Francia], Ritrasse laGineura d’Amerigo Benci cosa
bellissima: & abbandonò il lauoro a’ frati, i quali lo ritornarono a
Filippino, il quale fopra venuto egli ancora dalla morte non lo putè
finire. Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto
di Monna Lisa sua moglie; & quattro anni penatoui lo lasciò imper-
fetto la quale opera oggi è appresso il Re Francesco di Francia in
Fontanableo, Nella qual testa chi voleua vedere quanto l’arte po-
tessi imitar la natura, ageuolmente si poteua comprendere, perche
quiui erano contrafatte tutte le minuzie che si possono con sottigliezza
dipignere. Auuenga che gli occhi aueuano que’ lustri & quelle acqui-
trine, che di continuo si veggono nel viuo: & intorno a essi erano
tutti que rossigni liuidi, & i peli, che non senza grandissima sotti-
gliezza si posson fare. Le ciglia per auerui fatto il modo del nascere
i peli nella carne, doue piu folti, & doue piu radi, & girare secondo i
pori della carne, non poteuano essere piu naturali. Il naso con tutte
quelle belle aperture, rossette & tenere si vedeua essere viuo. La bocca
con quella sua sfenditura con le sue fini vnite dal rosso della bocca
con la incarnazione del viso, che non colori ma carne pareua vera-
mente. Nella fontanella della gola, chi intentissimamente la guardaua,
vedeua battere i polsi : & nel vero si può dire che questa fussi dipinta
duna maniera, da far tremare, & temere ogni gagliardo artefice, &
sia qual si vuole: vsoui ancora questa arte che essendo mona Lisa
bellissima, teneua mentre che la ritraeua, chi sonasse o cantasse &
di continuo buffoni che la facessino stare allegra, per leuar via cpiel
malinconico che suol dare spesso la pittura ai ritratti che si fanno. Et
in questo di Lionardo vi era vn ghigno tanto piaceuole che era cosa
piu diuina che humana a vederlo, Et era tenuta cosa marauigliosa,
per non essere il viuo altrimenti. Per la eccellenzia dunque delle opere
di questo diurnissimo artefice, era tanto cresciuta la fama sua, che
tutte le persone che si dilettauano de l’arte, anzi la stessa Città
intera desideraua che egli le lasciasse qualche memoria: Et ragio-
nauasi per tutto, di fargli fare qualche opera notabile & grande,
donde il publico fusse ornato, & onorato di tanto ingegno, grazia, &
giudizio, quanto nelle cose di Lionardo si conosceua. Et tra il gonfa-
lonieri & i cittadini grandi si praticò, che essendosi fatta di nuouo la
gran sala del consiglio [l’architettura della quale fu ordinata col giu-
12
I7S -

dizio e consiglio suo, di Giuliano San Gallo, e di Sinione Poliamoli


detto Cronaca, e di Michelagnolo Buonarroti e Baccio d’Agnolo
(come a’ suoi luoghi più distintamente si ragionerà); la quale finita
con grande prestezza, fu per decreto pubblico ordinato che a Lionardo]
vi si douesse dargli a dipignere qualche opera bella : & cosi da Piero
Soderini Gonfaloniere allora di Giustizia, gli fu allogata la detta
sala. Per il che volendola condurre Lionardo, cominciò vn cartone
alla sala del Papa luogo in Santa Maria Nouella, dentroui la storia
di Niccolò Piccinino capitano del Duca Filippo di Milano, nel quale
disegnò vn groppo di caualli, che combatteuano vna bandiera, cosa
che eccellentissima & di gran magistero su tenuta per le mirabilissime
considerazioni che egli ebbe nel far quella fuga. Perciocché in essa
non si conosce meno la rabbia, lo sdegno, & la vendetta ne gli huonnni,
che ne’ caualli: tra quali due intrecciatisi con le gambe dinanzi non
fanno men vendetta co i denti, che si faccia chi gli caualca nel com-
battere detta bandiera; doue apiccato le mani vn soldato, con la
forza delle spalle, mentre mette il cauallo in fuga, riuolto egli con
la persona, agrappato l’aste dello stendardo, per sgusciarlo per forza
delle mani di quattro che due lo difendono con vna mano per vno,
& l’altra in aria con le spade tentano di tagliar l’aste; mentre che vn
soldato vece Ilio con vn berretton rosso gridando tiene vna mano
nelle aste, & con l’altra inalberato vna storta, mena con stizza vn
colpo, per tagliar’ tutte a due le mani a coloro che con forza digri-
gnando i denti, tentano con fierissima attitudine, di difendere la loro
bandiera: oltra che in terra fra le gambe de’ cauagli v’è dua figure
in iscorto, che combattendo insieme, mentre vno in terra ha sopra vno
soldato, che alzato il braccio quanto può, con quella forza maggiore
gli mette alla gola il pugnale, per finirgli la vita: & quello altro con
le gambe & con le braccia sbattuto, fa ciò che egli può per non volere
la morte. Nè si può esprimere il disegno che Lionardo fece negli abiti
de’ soldati variatamente variati da lui : simile i cimieri & gli altri
ornamenti ; senza la maestria incredibile che egli mostrò nelle forme
e lineamenti de’ cauagli: i quali Lionardo meglio ch’altro maestro
fece, di brauura, di muscoli, & di garbata bellezza. La notomia di
essi scorticandoli disegnò con quella de gli huomini, & l’una & l’altra
ridusse alla vera luce moderna. Dicesi che per disegnare il detto car-
tone fece vno edifizio artificiosissimo che stringendolo s’alzaua; e
allargandolo, s’abbassaua. Et imaginandosi di volere a olio colorire
in muro, fece vna composizione d’vna mistura si grossa, per lo incoi-
179

lato del muro: che continuando a dipignere in detta sala, cominciò


a colare, di maniera, che in breve tempo abbandonò quella. Aueua
Lionardo grandissimo animo, e in ogni sua azzione era generosissimo,
Dicesi, che andando al banco per la prouisione, ch’ogni mese da Piero
Soderini soleua pigliare: il cassiere gli volse dare certi cartocci di
quattrini; & egli non li volse pigliare: rispondendogli: io non sono
Dipintore da quattrini. Essendo incolpato d’auer giuntato, da Piero
Soderini fu mormorato contra di lui; perche Dionardo fece tanto
con gli amici suoi, che ragunò i danari & portelli per restituire; ma
Pietro non li volle accettare. Andò a Roma col Duca Giuliano de
Medici nella creazione di Papa Leone, che attendeua molto a cose
Filososiche, & massimamente alla alchimia, doue formando vna pasta
di vna cera, mentre che’ caminaua faceua animali sottilissimi pieni
di vento, ne i quali soffiando, gli faceua volare per l’aria: ma cessando
il vento, cadeuano in terra. Fermò in vn ramarro, trouato dal vigna-
ruolo di Beluedere, il quale era bizzarrissimo, di scaglie di altri ra-
marri scorticate ali adosso co mistura d’argenti viui : che nel mouersi
quando caminaua tremauano; & fattoli gli occhi corna & barba, dome-
sticatolo, & tenendolo in vna scatola, tutti gli amici, ai quali lo mo-
strava, per paura faceua fuggire. Vsaua spesso far minutamente di-
grassare & purgare le budella d’vn castrato : & talmente venir sottili ;
che si sarebbono tenuto in palma di mano; Et aueua messo in vn’altra
stanza vn paio di mantici da fabbro, a i quali metteua capo delle dette
budella; & gonfiandole, ne riempieua la stanza, la quale era grandis-
fima; doue bisognaua che fi recasse in vn canto chi vera, mostrando
quelle trasparenti & piene di vento, da ’l tenere poco luogo in prin-
cipio, esser venute a occuparne molto, aguagliandole alla virtù. Fece
infinite di queste pazzie ; & attese alli specchi ; & tentò modi stranis-
fimi nel cercare olii per dipignere, & vernice per mantenere l’opere
fatte. [Fece in questo per messer Baldassarri Turini da Pescia, che
era datario di Leone, un quadretto di una Nostra Donna col figliuolo
in braccio, con infinita diligenzia ed arte. Ma, o sia per colpa di chi
lo ingessò, o pur per quelle sue tante e capricciose misture delle ma-
stiche e de’ colori, è oggi molto guasto. E in un altro quadretto ri-
trasse un fanciulletto, che è bello e grazioso a maraviglia: che oggi
sono tutti e due in Pescia appresso a messer Giulio Turini]. Dicesi,
che gli fu allogato vna opera dal Papa, perche subito cominciò a
stillare olii & erbe per far la vernice; perchè fu detto dal Papa Leon,
oime costui non è per far nulla, da che comincia a pensare alla fine
iSo —

innanzi il principio dell’opera. Era sdegno grandissimo fra Michele


Agnolo Buonaruoti & lui; per il che partì di Fiorenza Michelagnolo
per la concorrenza, con la scusa del Duca Giuliano, essendo chiamato
dal Papa per la facciata di San Lorenzo. Lionardo intendendo ciò
partì, & andò in Francia, doue il Re auendo auuto opere sue, gli era
molto affezzionato : & desideraua che’ colorisse il cartone della Santa
Anna: ma egli, secondo il suo costume, lo tenne gran tempo in parole.
Finalmente venuto vecchio, stette molti mesi ammalato; & vedendosi
vicino alla morte, disputando de le cose catoliche, ritornando nella via
buona; si ridusse a la fede Christiana [si volse diligentemente informare
delle cose catoliche e della nostra buona e santa religione cristiana,
e poi con molti pianti] confesso & contrito, se bene e’ non poteua
reggersi in piedi; sostenendosi nelle braccia de suoi amici &
serui, volse diuotamente pigliare il santissimo Sacramento fuor de ’l
letto. Sopraggiunseli il Re, che spesso & amoreuohnente lo soleua vi-
sitare : per il che egli per riuerenza rizzatosi a sedere sul letto, contando
il mal suo, & gli accidenti di quello mostraua tuttauia quanto aueua
offeso Dio & gli huomini del mondo; non auendo operato nell’arte,
come si conueniua. Onde gli venne vn paroxismo messaggiero della
morte. Per la qual cosa rizzatosi il Re, & presoli la testa per aiutarlo
& porgergli fauore, accio che il male lo alleggerisse; lo spirito suo,
che diurnissimo era, conoscendo non potere auere maggiore onore,
spirò in braccio a quel Re, nella età sua d’anni lxxv. Dolse la perdita
di Lionardo fuor di modo a tutti quegli, che l’aueuano conosciuto;
perche mai non fu persona, che tanto facesse onore alla pittura. Egli
con lo splendor dell’aria sua, che bellissima era, rasserenarla ogni animo
mesto; & con le parole volgeua al si, e al no ogni indurata intenzione.
Egli con le forze sue riteneua ogni violenta furia: & con la destra
torceua vn ferro d’vna campanella di Muraglia : & vn ferro di Cauallo,
come se’ fusse piombo. Con la liberalità sua raccoglieua & pasceva
ogni amico pouero & ricco; pur che egli auesse ingegno & virtù. Or-
naua & onoraua con ogni azzione qual si voglia disonorata & spogliata
stanza: Per il che ebbe veramente Fiorenza grandissimo dono nel
nascere di Lionardo: & perdita piu che infinita nella sua morte. Nella
arte della pittura aggiunse costui alla maniera del colorire ad oho,
vna certa oscurità; donde hanno dato i moderni gran forza & rilieuo
alle loro figure : Et nella statuaria fece proue nelle tre figure di bronzo
che sono sopra la porta di San Giovanni da la parte di Tramontana
fatte da giovan Francesco Rustici, ma ordinate co ’l Consiglio di
iSi

Lionardo; Le quali sono il piu bel getto & di disegno, & di perfezzione,
che modernamente si sia ancor’ visto. Da Lionarclo habbiamo la No-
tomia de’ caualli: & quella degli huomini assai piu perfetta. Laonde
per tante parti sue si diuine, ancora che molto piu operasse con le
parole, che co’ fatti, il nome & la fama sua, non si spegneranno già mai.
Per il che fu detto in vn suo Epitaffio.
Vince costui pur solo
Tutti altri; & uince Fidia, & uince Apelle:
Et tutto il lor uittorioso stuolo.
Ed un altro ancora, per veramente onorarlo, disse
Leonardvs Vincivs. Qvid plvra? divi-
nvm ingenivm, divina manvs,
emori in sinv regio
mervere.
Virtvs et fortvna hoc monvmentvm
contingere graviss. impen
sis cvravervnt.
Et gentem, & patriam noscis: Uhi gloria & ingens
Nota est, hac tegitur nam Leonardus humo.
Perspicuas picturae umbras, Oleoque colores
Illius ante alios docta manus posuit.
Imprimere ille hominum, diuum quoque corpora in aere:
Et pictis animam fingere nouit equis.
Fu discepolo di lionardo giovanantonio boi/Traffio Milanese per-
sona molto pratica & intendente [che l’anno 1500 dipinse in nella
chiesa della Misericordia fuor di Bologna in una tavola a olio, con
gran diligenza, la Nostra Donna col figliuolo in braccio, San Giovanni
Battista, e San Bastiano ignudo, e il padrone che la fe’ fare, ritratto
di naturale ginocchioni; opera veramente bella; ed in quella scrisse
il nome suo e Tesser discepolo di Lionardo. Costui ha fatto altre opere
ed a Milano ed altrove: ma basti aver qui nominata questa che è la
migliore] & cofì MARCO VGGIONI che in Santa Maria della Pace, fece
il Transito di Nostra donna & le nozze di Canagalilee.
Vasari, Vite, edizioni 1550 e 1568.
182 -

— 261 —
1559-
... et oltra ciò si occupò nella forma del cavallo di Milano, oue
sedeci anni continui consumò: et certo che la dignità dell’opera era
tale, che non si poteva dire ha vere perduto il tempo et la fatica. Ma
la ignorantia et trascuragine di alcuni, li quali si come non conoscono
la virtù, così nulla l’estimano, la lasciò poi vituperosamente roinare
et io vi ricordo et non senza dolore et dispiacere il dico, una così no-
bile et ingegnosa opera fatta bersaglio a’ balestrieri guasconi...
Ricordi di Monsign. Sabba Castigbioni, Mi-
lano, 1559, Ricordo CIX, fol. 115 v.

— 262 —
1570.
Lodovico il Moro « diede mille scudi l’anno a Giasone Maini,
trecento a Giorgio Merula d’Alessandria istorico, cinquanta a Leo-
nardo da Vinci pittore eccellente fiorentino, che pinse il miracoloso
Cenacolo di Cristo alle grazie ».
Gaspare Bugati, Storia universale.

- 263 —

Notizie riguardanti Leonardo, contenute nelle opere del pittore Lo-


mazzo, secondo lo spoglio fatto da E. Solmi, in « Archivio Sto-
rico Lombardo », anno 1907.

1. — Ritratto di Leonardo.
Hebbe la faccia con li capelli longi, con le ciglia, e con la barba
tanto longa, che egli pareva la vera nobiltà del studio, quale fu già
altre volte il druido Hermete o l’antico Prometeo. (Tempio, p. 58).
iSi -

2. — Suo carattere.

Pittori più. nobili di amabili costumi : sì come sono stati il saggio


Leonardo ecc. (Tempio, p. 38).

3. -— Il busto di Cristo fanciullo.

Anch’io mi trovo una testicciola di terra di un Christo, mentre


■ch’era fanciullo, di propria mano di Leonardo A Vinci, nella quale si
vede la semplicità e purità del fanciullo, accompagnata da un certo
che, che dimostra sapienza, intelletto e maestà, e l’aria che pure
è di fanciullo tenero, e pare haver del vecchio savio, cosa veramente
■eccellente ». (Trattato, p. 127.
La medesima morbidezza, sicome espresse Leonardo Vinci, si
ricerca ancora in Christo pargoletto, e negl’altri fanciulli che richie-
dono le membra tonde, soavi e piene di dolcezza, senza muscoli
■crudi ed aspri. (Trattato, p. 289).

4. — La rotella di legno.

E l’unico Leonardo Vinci, il quale dimostrò le forme de gli ani-


mali e serpi viventi in mostri mirabili, dipingendo fra l’altre cose
sopra una rotella la horribile e spaventevole faccia di l’una delle
furie infernali, la quale fu mandata a Lodovico Sforza, Duca di Mi-
lano, doppo la quale ne fece poi un’altra, che hora si ritrova in Fio-
renza. (Trattato, p. 676).

5. — Leonardo poeta e musico,


a).

Così si trova che il dotto Leonardo Vinci soleva molte volte


poetare, e fra gli altri suoi sonetti, che sono difficili a ritrovare, si
legge quello:

Chi non può quel che vuol, quel che può voglia, ecc.
(Trattato, p. 282).
1S4 —

b).

Nel quarto (coro) delle lire, il nostro Leonardo Vinci pittore,


Alfonso da Ferrara ed Alessandro Strigio mantovano o Gio. Maria
Parocchianino Pavese. (Trattato, p. 347).

c).

La statua del quarto è d’oro, che dimostra lo splendore e l’ar-


monia de i lumi in Leonardo Vinci, Fiorentino, pittore, statuario e
plasticatore, peritissimo di tutte le sette arti liberali, suonatore di
lira tanto eccellente, che superò tutti i Musici del suo tempo e gen-
tilissimo Poeta, il quale ha lasciato scritti molti libri di matematica
et di pittura. (Tempio, p. 42).

6. — Suoi studi di paesi.

Negl’arbori altresì si è trovato una bella inventione da Leo-


nardo di far, che tutti i rami si facciano in diversi gruppi bizarri,
la qual foggia usò canestrandogli tutti Bramante ancora. (Trattato,
p. 430).

7. — La statua equestre di Francesco Sforza,


a).

Negli spaventi e pericoli si gli ha da dare sembiante e moto di


paura e spavento, come si vede nel Cavallo di Santo Georgio, di Ce-
sare da Sesto, mentre s’accosta al Dragone, in cui si vede viva e
divinamente espresso quello impeto, con che si sforza di ritrarre il
piede, e fuggire l’horribile vista del Dragone; e tuttavia a viva forza
è ritenuto dal Santo, fin che dà fine alla magnanima impresa. Del quale
io n’ebbi già un disegno con altri diversi di Leonardo, il quale in ciò
non fu meno eccellente che si fosse nel resto, siccome si può vedere
fra le altre cose da un Cavallo di rilievo di plastica, fatto di sua mano,,
che ha il Cavalier Leone Aretino statouario. (Trattato, p. 177).
E tutte queste particolarità d’iutendono del cavallo più bello,
svelto e agile di ciascun membro, e di questo mi intendo descriverne
la giusta e vera proporzione, imitando Leonardo Vinci che è stato
eccellente e unico in plasticare e pingere i cavalli, come si vede nella
sua anatomia. (Trattato, p. 71.)

c).

Cavalli unicamente disegnati da Leonardo. Finalmente nella


compositione de i membri de’ cavalli, ch’egli rappresentò in tutti
quelli atti et affetti, che naturalmente possono stare, è stato tale che
senza dubbio ha superato i migliori antichi e moderni, tanto nella
pittura e disegni quanto nel rilievo. (Tempio, p. 55).

8. — Leonardo era mancino.

Leonardo Vinci Fiorentino, sommo e unico pittore e plastica-


tore e acutissimo investigator de le sue arti, de le quali ne scrisse,
e parimenti dell’acque e macchine molti libri, di mano manca, come
già fece nel pingere l’antico Cavaliero Turpilio pittore Venetiano.
(Trattato, p. 691).

9. — Disegni d’argomento militare.

Ma ritornando a professori dell’armi, eccellente appresso a'


nominati fu Gentile dei Borri, al quale Leonardo Vinci disegnò tutti
gl’huomini a cavallo, in qual modo potevano l’uno dall’altro difen-
dersi con uno a piedi, e ancora quelli ch’erano a piedi come si pote-
vano l’uno e l’altro difendere e offendere per cagione delle diverse
armi. La qual opera è stato veramente grandissimo danno che non
sia stata data in luce per ornamento di questa stupendissima arte.
(Trattato, p. 384).
iS6 —

io. — Sua arte di disegnare i panni.


a) .

Per i panni, falde e crespe si ha molto d’avvertire circa a questo,


per non essere cosa di poca consideratione, anci tale nella pittura
che per la sua difficoltà da pochi è stata intesa, sì che si veggono
così pochi pittori haver accompagnati panni, come hanno fatto
Raffaello, Leonardo e Gaudentio, secondo i suoi colori, e gravità
del panno, ed appresso deila carne, dando più lustrezza a quelle
parti che più sono propinque alle ossa, come sono i nodi delle dita,
le spalle, le ginocchia e simili apparimenti, che dopoi riescono più
soavi le parti carnose: e questa è la vera strada che a lor imitatione
si deve tenere». (Trattato, p. 228 sg.).

b) .

I modi temperati, che non tengono nè del grave, nè del leggiero,


sono quelli che si veggono nelle falde di panni come di rascia, e d’altri
panni di lana fini, i quali per ciò si lasciano convenevolmente muovere
dall’aria, e reggere dalle membra Immane per loro commodo; e così
facendo bellissime e temperate falde, seguono il nudo benissimo, ed
ancora vanno leggiadramente e vagamente scherzando intorno a’
lumbi. Et di qui Raffaello, Michel’Angelo, Leonardo, Gaudentio,
Alberto Durerò e gl’altri eccellentissimi, in panneggiare, hanno tolto
il modo e la maniera del dar moto a’ suoi panni, sì come dal più bello
degù altri, per servirsene generalmente ne’ mantelli dei santi ecc.
(Trattato, p. 183). Cfr. anche p. 455 sg.

11. — La Vergine delle Roccie.


a).

Et ancora nella tavola che si vede nella Cappella della Con-


ceptione in Santo Francesco di Milano, della quale occorrerà ragio-
nare anco nel libro dei lumi, dove si vede un Santo Giovanni Battista,
mentre in ginocchio con le mani aggionte se inchina a Christo il
moto dell’ubedienza, e riverenza puerile, e nella Vergine il moto
— iSj —

d’una allegra speculatione, mentre rimira questi atti; e nel’angelo


il moto della Angelica beltà in atto di considerare la gioia, che da
quel misterio era per risultarne al mondo; in Christo fanciullo la
divinità e sapienza; e però la Vergine sta in ginocchio tenendo con
la destra S. Giovanni, stendendo la sinistra in fuori in scorto, e così
l’Angelo tenendo Christo con la mano sinistra, il quale stando assiso
mira S. Giovanni e lo benedice. (Trattato, p. 171).

b).

Or per essempio della vera arte di disporre eccellentemente i


umi ci potrà servire invece di tutti quella tavola di Leonardo Vinci,
oltre molti altri suoi disegni allumati, che è in Santo Francesco in
Milano, dove è dipinta la Concettione della Madonna, la quale in
questa parte, per non trattar qui dell’altre sue eccellenze, è mirabi-
lissima e veramente singolare ». (Trattato, p. 212).

c).

Il che conviene anco osservar negli Angeli, si come vediamo che


hanno fatto Gaudenzio, Leonardo, il Boccacino, il Mazzolino, acco-
modando la leggerezza d’essi panni alla natura e qualità loro. {Trat-
tato, p. 455).

d).

. in Milano in Santo Francesco la Concettione della Vergine.


(Tempio, p. 231).

12. — Il De divina proportione.

Però non starò a toccare delle proportioni celesti, delle quali


già scrissero gl’antichi, trahendo dagli atti Immani in piedi regolata-
mente tutte le proportioni geometrice principali, e de’ moderni frate
Luca del Borgo, che di più ha disegnati tutti i suoi contorni ed angoli
perfetti e non perfetti co ’l braccio di Leonardo Vinci. {Trattato,
P- 325)-
i88 —

13. — Leonardo tremava nel dipingere.


a) ..

Così Leonardo parea che d’ogni hora tremasse, quando si ponea


a dipingere, e però non diede mai fine ad alcuna cosa cominciata,
considerando quanto fosse la grandezza dell’arte, talché egli scor-
geva errori in quelle cose, che a gli altri pareano miracoli. (Tempio,
p. xi4).
b) .

Molti altri simili moti si truovano posti nelle pitture che fanno
ridere le genti, i quali così di leggieri non scapparebbono da le mani
de i pittori, se in ciascuna cosa che si dipinge, si considerasse il suo
essere, per piccola che fosse, come faceva l’accurato Leonardo, e
Cesare da Sesto, dalle cui mani non usciva mai opera che del tutto
non fosse perfetta. Et però anco nelle minute herbette si veggono le
fatture loro perfette, e mosse secondo la loro ragione. (Trattato,
p. 185).

14. — Suo modo di colorire.


a) .

Pittori perfetti nel colorare secondo l’arte: Leonardo Vinci..,


(Tempio, p. 101).
b) .

Sono ancora altri colori trasparenti, i quali si adoprano sopra


le abbozzature a dar il lustro a quelle cose che lo ricercano: per il
che si adopera l’asphalto per dar il lucido ai capelli biondi e castanei;
e parimenti il falzato finissimo mischiato con la lacca. Le quali cose
tutte soleva usar molto Leonardo. (Trattato, p. 198).

c) .

Per il rosso la pietra rossa detta apisso, la quale era usitatissima


da Leonardo Vinci. (Trattato, p. 192).
15. — Ornamento delle sue forme,
a).

Et in questa parte fu singolare Raffaello, e Leonardo. (Tempio,


p. 149).

b).

Al Vinci ho dato il Leone, inrperochè quanto questo animale


è più nobile di tutti gli altri, tanto più nobile è la forma di questo
illustre pittore, che appunto, sì come Leone gli altri animali, atter-
risce tutti, quando si pongono a mirar nelle sue cose, et a voler imi-
tarle. (Tempio, p. 58).

16. — Leonardo e i suoi moti.


a) .

I moti del Vinci sono della nobiltà delbanimo, della facilità,


della chiarezza d’imaginare, della natura di sapere, pensare et fare,
del maturo consiglio, congiunto con la beltà delle faccie, della giu-
stitia, della ragione, del giuditio, del separamento delle cose ingiuste
dalle rette, dell’altezza della luce, della bassezza delle tenebre, del-
l’ignoranza, della gloria profonda della verità, et della carità regina
di tutte le virtù. (Tempio, p. 46 sg.).

b) .

Questa gran prudenza Irebbero compitamente i pittori et scul-


tori antichi, per quanto ogn’un può scorgere dalle opere loro maravi-
gliose. Poi è stata gran tempo perduta, et ritornata a nascere in al-
cuni pochi moderni, sì come in Leonardo, nel Buonarroti, in Rafaello
et in Gaudentio. I quali la dimostrarono in tutte le figure, ma spe-
cialmente ne i Santi, con tanto stupore delle genti, et gloria loro, che
sono tenuti come chiarissimi soli, che co 1 suo lume abbagliano le
picciole stelle altrui, cioè di quelli che sono solamente periti ed esperti
nel designare, e sono privi di questa cognitionè, senza la quale non
sanno in qual loco o parte tirare il lor pennello o*stile. Però, essendo
loro dotati di tal prudenza et di molte altre dote, che si son notate
nel secondo libro, sono da noi come cosa mandataci da Dio hono-
rati. (Tempio, p. 118).

c).

Così fra i moderni Rafaello, per conseguir questa parte di na-


sconder l’arte, cedeva a Michel Angelo nella anatomia de i corpi, a
Leonardo ne i moti divini et celesti, come di Christo et della Vergine,
e parimenti ne i lumi, e finalmente a Titiano nella pratica di colo-
rare. (Tempio, p. 118).

d) .

I moti anch’essi devono essere tra loro varij si come princi-


palmente veggonsi in Rafaello, Gaudentio, Polidoro, Michel Angelo
et Lionardo. (Trattato, p. 146).

e) .

Nè manco di Michel’Angelo fu intendente ed avvertito in questa


parte Leonardo Vinci, con gl’altri cinque ch’ho nominato nel secondo
capitolo della necessità del moto, i quali sono come lumi e scorte
agli altri pittori. (Trattato, I, p. 297).

/)•
Leonardo ha espresso i moti e decori di Homero. (Trattato,
p. 283).'

17. — Suoi studi sulle proporzioni,


a).

Or chi volesse intendere le minute parti delle proporzioni e


trasportazioni sue da l’un corpo all’altro, vegga le opere disegnate
di mano di Leonardo Vinci. (Trattato, p. 100).
i9i —

b).

11 pregio di formar i corpi Venerei, cioè con la proportione di


Venere, fu dato al gran pittore Raphaello Sancio d’Urbino; de’ So-
lari a Leonardo Vinci Fiorentino. (Trattato, p. ioi).

18. — Soavità de’ suoi lumi,


a).

In questa consideratione fu principalissimo Leonardo. (Tempio,


p. 148).

b).

E principalmente vi si hanno da rappresentare i lumi lustri,


ed i suoi ricacciamenti, per essere capelli untuosi, sì che vengano a
risplendere più che le carni, e poi non si vogliono rappresentare per
essere veduti d’appresso, ma sì di lontano, senza tratti di pennello,
ma con lumi impastati con quella gratia che velocemente hanno
espressi gli principali pittori in questa parte, come Antonio da Cor-
reggio, Giorgione di Castelfranco, Ticiano, Raffaello, Polidoro, Leo-
nardo. [Trattato, p. 182).

c) .

Ne la quale osservatione d’effetti che fa la luce co 1 colore,


furono miracolosi ed eccellenti Rafaello d’Urbino, Leonardo Vinci,
Antonio da Correggio e Titiano. i quali con tanta sagacità, prudenza
ed arte imitarono il colore insieme con la luce, che le figure loro paiono
piuttosto naturali, che artificiali. Onde tra l’altre cose si vedono ne
le carnagioni delle sue pitture certe macchie, che Timperio de l’arte
non sa imaginarsene la cagione. Ma questi valentissimi huomini lo
fecero con grandissima arte, perchè osservarono che la luce, quando
percuote la carne, fa cotali effetti ed altri simili. (Trattato, p. 27),

d) .

Leonardo nel dar il lume mostra che habbi temuto sempre di


non darlo troppo chiaro, per riservarlo a miglior loco et ha cercato
192 —

di far molto intenso lo scuro, per ritrovar li suoi estremi. Onde con
tal arte ha conseguito nelle faccie e corpi, che ha fatti veramente
mirabili, tutto quello che può far la natura. Et in questa parte è
stato superiore a tutti, tal che in un parola possiam dire che ’l lume
di Leonardo sia divino. (Tempio, 51).

e).

Questo istesso s’intende anco in fianco: e perciò tutti i pittori


che hanno osservato questa dottrina sono divenuti eccellenti, e giunti
al sommo di quest’arte, come Leonardo Vinci, e molti altri. (Trat-
tato, p. 217).

/)•
Però si darà il lume in tal luoco, siccome la parte che dalla sua
banda rende il corpo ombrato del suo colore, e dall’altra scorrerà
dolcemente, generando parimenti una ombra con certa soavità e dol-
cezza, qual si vede nelle pitture di Leonardo e di altri, dove si vede
che l’una figura non ombra totalmente tutte un’altra, eccetto se non
gli fosse ristretta a canto nell’ombra sopra il piano. (Trattato, p. 239).

g)-

L’ombra non può stare senza il suo corpo, che non è altro ch’essa
pittura, siccome gentihnente lo descrisse Leonardo. (Trattato, p. 487).

19. -— Il Cenacolo,
a).

Non tacerò anco d’un altro certo modo di colorare, che si dice
a pastello, il quale si fa con punte composte particolarmente in pol-
vere di colori, che di tutti si possono comporre. Il che si fa in carta,
e fu molto usato da Leonardo Vinci, il quale fece le teste di Christo e
clegl’Apostoli, a questo modo eccellenti e miracolose in carta. (Trat-
tato', p. 192 sg.).
193 —

b) .

Fra i moderni Leonardo Vinci, pittore stupendissimo, dipin-


gendo nel refettorio di Santa Maria delle Gratie in Milano, una cena
di Cristo con gli Apostoli; ed havendo dipinto tutti gli Apostoli,
fece Giacomo maggiore ed il minore di tanta bellezza e maestà,
che volendo poi far Christo, mai non potè dar compimento e per-
fettione a quella santa taccia, con tutto ch’egli fosse singolarissimo;
onde così disperato non vi potendo far altro, se ne andò a consigliarsi
con Bernardo Zenale, il quale per confortarlo gli disse: o Leonardo,
è tanto e tale quest’errore c’hai commesso, ch’altro ch’iddio non lo
può levare. Imperocché non è in podestà tua nè d’altri di dar maggior
divinità e bellezza ad alcuna figura di quella ch’hai data a Giacomo
maggiore e minore, sì che sta di buona voglia, e lascia Christo così
imperfetto, perchè non lo farai essere Christo appresso a quelli Apo-
stoli; e così Leonardo fece, come hoggidì si vede, benché la pittura
sia rovinata tutta. (Trattato, p. 50 sg.).

c) .

Avvertendo nel resto di non commettere mai ch’egli in qua-


lunque attione si veda fare atto vile, ed indecente a tanta maestà;
ma s’è possibile penetrare tanto oltre con l’intelletto che si sforzi
di rappresentarvi dentro la Deità, con l’eccellenza e differenza della
forma, statura, colore, moto, collocazione e lume dagli altri corpi,
che si fingono intorno a lui, cosa tanto difficile che lo stesso Leonardo
non potè conseguirla nel Christo che dipinse nel Rifettorio delle
Gratie di Milano. (Trattato, p. 530).

d).

Leonardo Vinci, nelle cui opere non si scorse mai alcuno errore,
quanto a questa parte. Del che fra tutte l’altre sue cose, ne fa chia-
rissima pruova la maravigliosa cena di Christo e de’ suoi Apostoli,
che si vede dipinta nel rifettorio di Santa Maria delle Gratie in Mi-
lano, nella quale espresse di maniera i moti delle passioni de gl'animi
di quelli Apostoli, ne i volti ed in tutto il resto del corpo, che ben si
può dire che il vero non fosse punto diverso da questa rappresenta-
13
194 —

zione; e che quell’opera sia stata una delle maravigliose opere di


pittura, che giarnai in alcun tempo fosse stata fatta da alcuno pit-
tore, per eccellente che fosse, a oglio, del qual modo di dipingere ne
fu a quel tempo inventore Giovanni da Brugia. Imperocché in quelli
Apostoli appartatamente si vede l’ammiratione, lo spavento, la
doglia, il sospetto, l’amore e simili passioni ed affetti; in che tutti
allhora si trovarono, e finalmente in Giuda il tradimento concetto
nell’animo con un sembiante di punto simile ad un traditore. Si che
ben dimostrò quanto perfettamente intendesse i moti che l'animo
suol cagionare ne i corpi, de’ quali sicome di necessariissima parte
al Pittore quasi in tutto questo libro ne sarà trattato. (Trattato,
p. in).

20. — Faccie mostruose,

a).

K la medesima eccellenza ha mostrato ancora nel comporre


figure brutte e mostruose, con bellissimo e diverso garbo, secondo
che se l’andava imaginando con quel suo genio che nella Divinità
continuvamente rimirava. Le quali sono sparse per tutto il mondo,
oltre quelle disegnate col lapis rosso, che tiene Aurelio Lovino Pit-
tore Milanese. Ove ne sono alcune che ridono tanto alla gagliarda
per forza d'un'arte grandissima, che appena lo può far l’istessa na-
tura. (Tempio, p. 54 sg.).

b).

Ho voluto spiegar a dilungo questa inventione, acciò che di


qui s’impari con quali maniere tutti quelli che ridono, habbiano da
pigliar in certo modo moto l’uno dall’altro; e così accrescendosi il
riso dall’uno all’altro ridurlo al colmo, e far che sino i morti, se fosse
possibile, ridano, che quivi consiste la forza della pittura, come di-
ceva Leonardo. Il quale perciò molto si dilettò di disegnare vecchi e
villani diformi che ridessero, i quali si veggono ancora in diversi
luoghi, tra’ quali forsi da cinquanta, designati di sua mano, ne tiene
Aurelio Louino uno libricciuolo. (Trattato, p. 360).
— 195

c).

E sopra tutti Leonardo, del qual si raconta che non faceva moto
in figura, che prima non lo volesse co ’l suo studio accompagnato
vedere un tratto nel vivo, non per altro che per cavarne una certa
vivacità naturale, con la qual doppo, aggiongendovi l’arte, faceva
veder gl’huomini dipinti meglio che i vivi. Raccontasi da huomini di
quel tempo, suoi domestici, che volendo egli una volta fare un quadro
di alcuni contadini che havessero a ridere (tutto che non lo facesse
poi, ma solamente lo disegnasse), scelse certi huomini quali giudicò
a suo proposito, ed havendoglisi fatti familiari, co ’l mezzo d’alcuni
suoi amici gli fece un convito, ed egli sedendogli appresso, si pose a
raccontare le più pazze e ridicole cose del mondo, in modo che e’
gli fece, quantunque non sapessero di che, ridere alla smascellata.
D’onde egli, osservando diligentissimamente, tutti i loro gesti con
que’ detti ridicoli che facevano, impresse nella mente, e poi doppo
che furono partiti si ritirò in camera, ed ivi perfettamente gli disegnò
in tal modo, che non movevano meno essi a riso i riguardanti, che si
havessero mosso loro le novelle di Leonardo nel convito. Dicono an-
cora ch’egli si dilettava di andar a vedere i gesti de condannati,
quando erano condotti al supplicio, per notar quelli inarcamenti
di ciglia e quei moti d’occhi e della vita. (Trattato, p. 106 sg.).

d). '
Et ben che molti altri mostri si potessero ricordare e dipingere,
e fra tutti quelli che ritrasse Leonardo Vinci in Milano: uno de i
quali era bellissimo fanciullo, co ’l membro in fronte e senza naso
e con un’altra faccia di dietro della testa, co ’l membro \ irile sotto il
mento, e l’orecchie attaccate a i testicoli, le quali due teste havevano
le orecchie di fauno; e l’altro mostro haveva in cima del naso il mem-
bro, e ne i lati del naso gl’occhi, e nel resto era parimenti bellissimo
fanciullo, che tutti due si trovano in disegno di sua mano, appresso
di Francesco Borella scultore; nondimeno parmi più tosto doversi
far menzione di quelli che quasi ordinariamente in alcune parti del
mondo, per suo scherzo e ghiribizzo, produce la natura, secondo che
si legge appresso diversi liistorici e altri scrittori celebrati. (Trattato
P: 637)-
— 196 —

2i. — Sue composizioni lascive.


Nelle cose lascive si hanno da fuggire tutte quelle parti, che pos-
sono offendere gl’occhi de’ continenti; ma vanno espresse in modo
che nulla di lascivo si veda, ma si cuopra con destrezza e gratia.
Che ancora molti arguti e prudenti pittori tengano che non si possa
fare alcuna cosa, se non vi si frammettono di questi magisteri ed
atti lascivi, come hanno usato Raffaello, Cesare Sesto, Michel’Angelo,
Leonardo, ecc. (Trattato, p. 284).

22. •— Suo studio del vero.

Si verrà in cognitione d’una certa corruttela nel dipingere, la


quale veramente, sì come nemica al vero, ha da essere fuggita, sì
come l’hanno fuggita Leonardo Vinci, Raffaello e gli altri buoni
pittori. (Trattato, p. 227).

23. — Sua universalità.


a) .

Leonardo ricevè dal Sole il valore del formar tutto quello che
possa ingegno humano già mai speculare et imaginare nelle sette
arti liberali-, e dii dimostrare pratticamente in disegno, quello che
altri non che fare, ma nè pur potrebbe capire. (Tempio, p. 130).

b) .

Hebbe costui cognitione delle buone arti e possedette la mistione


dell’una e dell’altra, sì come vedesi da molti libri da lui scritti, e
disegnati alla mancina. (Tempio, p. 58).

24. -— Suoi disegni da imitarsi.


Oltre costui [Alberto Durer], per lo studio e per la maniera con-
venevole, e più propinqua alla vera italiana, le opere e disegni di
197 —

Rafaello di Urbino si debbono havere continuamente manzi gl’occhi,


con quelli di Leonardo Vinci, se pur haverà tanta grazia dal cielo
il compositore di poterli col suo giudicio penetrare et conoscere, per
farsegli esemplari d’imitare. (Tempio, p. 112).

25. -— Paragone, fra la pittura e la scoltura.

Nel qual modo va discorrendo ed argomentando Leonardo Vinci


in un suo libro, letto da me questi anni passati, ch’egli scrisse di
mano stanca a’ prieghi di Lodovico Sforza, Duca di Milano, in deter-
minazione di questa questione, se è più nobile la pittura o la scoltura,
dicendo che quanto più un’arte porta seco fatica di corpo e sudore,
tanto più è vile, e men pregiata. Però che tal arte non è manco sog-
getta alle materie grosse, che alle sottili, cioè alle immaginationi
della mente, le quali non possono in maniera alcuna essere espresse,
dove vi è interrompimento di cosa a loro contraria. Il che si vede chia-
ramente essere nella scoltura, dove v’interviene marmo, ferro ed
altre simili materie di fatica di corpo e strepito, tutte cose nemiche
dello studio, il quale non può mai tanto mettervisi ed applicarvisi,
che tuttavia però per questa cagione grandemente non s’interrompa
e l’opera non riesca in gran parte men bella e perfetta di quello, che
l’artefice avanti che dasse di piglio allo scalpello s’haveva nella sua
idea concetto ed imaginato. Tal che non si può in vermi modo negare,
che quest’arte de la scoltura per essere il proprio intrico di sassi,
fatiche e simili incornmodi e consequentemente essendo nemica al-
l’imaginatione e contemplatione, di eccellenza e di pregio non ceda
alla pittura, la quale per il contrario è arte lontana dalle fatiche,
dagli strepiti e dalle materie grosse. Il che appunto è proprio dell’arti
e scienze liberali. Però ella fra tutte l’altre è molto più atta ad espri-
mere in figura tutte le cose imaginate per mirabili che siano nell’Idea.
Perchè il pittore può ritirarsi in loco quieto e rimoto da tutti gli stre-
piti, che lo possono distornare, ed interrompere, ed ivi in quella soli-
tudine e quiete con lo stile sottilissimo, overo con la penna, andar
tacitamente esprimendo quanto ha concetto nella mente e dargli
felice compimento, senza che il difetto della materia lo impedisca.
Però questo solo essercitio stimo io al deboi mio giudicio essere
il più eccellente e divino che sia al mondo, poiché l’artefice viene quasi
a dimostrarsi quasi un’altro Dio. E queste sono per il più proprie
— 198

parole scritte da Leonardo nel detto suo libro, alle quali ne seguono
molte altre in questa materia, che io ho voluto frametter qui per
esser venuto a proposito di ragionare delle arti, acciò che con l’au-
torità di tanto huomo filosofo, architetto, pittore e scultore, che non
meno seppe fare che insegnare, si disingannino quelli che altrimenti
sentono della eccellenza di queste due arti. (Trattato, p. 158 sg.).

26.’ •— La meccanica.

Nella seconda si contiene la levatoria, la trattoria, la spirale e


tutte le macchine così di levar acqua come d’offendere e difendere.
Nelle quali furono tra gl’antichi grandissimi Archimede, Philone, Di-
nocrate, Polibio, il sopradetto Gianello, Galeazzo Alessio, Pelegrino
de’ Pelegrini, Gio. Battista Clariccio, e Giovan Dominico Lonati
e de’ scrittori come il Vinci, il Cardano, l’Agricola e l’Orlandi.
La terza parte sostantiale, detta edificatione, una si dice privata
e l’altra publica. La privata è di due sorti, una urbana, che contiene,
per essempio, stanze, librarie e cubiculi ; e l’altra rustica, che contiene
torchi, presepi, molini e simili, de i quali Leonardo ne disegnò trenta
carte di chiaro e scuro, che sono pervenuti nelle mani d’Ambrogio
Figino, dove si veggono alcuni molini che maculano con acqua, ed
altri senza, tutti fra sè diversi ; ed oltre lui ne disegnarono il Civerchio
e il Butinoue, i quali furono da Gaudentio donati a Cesare Cesariani
commentator di Vitruvio. (Trattato, p. 652).

, 27, — Sua armonia divina.


E però ciascuno di loro pose ogni studio, et industria per com-
prender perfettamente questa armonica beltade e principalmente
Leonardo, Michel Angelo e Gaudentio. I quali pervennero alla cogni-
tione della proportione armonica per via della Musica e con la consi-
cleratione della fabrica del corpo nostro; il quale anch’egli con musico
concento è fabbricato... Imperochè sì cerne huomini d’ingegno, ed
erudition grandissima considerarono che la consonanza dell'anima
è fatta del debito temperamento et proportione delle sue virtù ed
operati oni.
E con tali ragioni rappresentarono questi huemini più che liu-
199

mani, proportiouatissimi i corpi e i moti, e gli affetti delle anime ar-


monici. E con ciò si sono acquistata quella fama e quel glorioso grido
che di loro sempre più chiarori suona in tutte le parti del mondo.
Perchè con lo studio che vi posero, e con la pratica che vi congiun-
sero s’agguagliarono, secondo sè, a i celesti governatori, co’ quali
hanno havuto una naturai armonia e con quella procedendo, hanno
felicemente dimostrato al mondo tutte quelle parti e bellezze in
pittura ch’in loro largamente havea infuse il grande Iddio, imitando
nel più bello et eccellente modo, la natura e spiegando quello tutto
che la mente humana può imaginare. (Tempio, p. 120 sg.).

28. •— La Sant'Anna.

Come già per essempio fece Leonardo Vinci, nel Cartone della
Santa Anna, che fu poi trasferito in Francia, ed hora si trova in
^Milano appresso Aurelio Louino, pittore, e ne vanno attorno molti
disegni, dove egli espresse nella Vergine Maria, l’allegrezza ed il
giubilo che sentiva vedendosi nato un così bel fanciullo, qual era
Christo, e considerando d’esser fatta degna di esser sua Madre; ed
in Santa Anna similmente la gioia ed il contento ne sentiva, vedendo
la figliuola Madre di Dio et ella beatificata. (Trattato, p. 171).

29. — Sua prospettiva.


a) .

Si come gl’antichi pittori prospettivi trassero dalla piramide


tutte le proportioni naturali, volsero ancora ritrarne la bellezza
de’ corpi co ’l miglior modo ed ordine che fosse possibile, si come
in uno specchio... Così gli eccellenti pittori moderni hanno seguito
questa istessa via, si come il Petrucci, Raffaello, Leonardo, Gaudentio,
il Parmigiano, e molti altri, e l’hanno seguita sicome via reale in
prospettiva, come ogni mediocre pittore può facilmente osservare
nell’opere loro. (Trattato, p. 315 sg.).

b) .

Leonardo, sì come nell’altre cose, in questa parte è stato più


tosto singoiar che raro, e ben l’ha mostrato con tanti trattati et
200

disegni, che lia lasciato doppo di sè. E soleva egli dire che, oltre la
prospettiva, et gli scorti, era necessario ancora che il chiaro fosse la
più cara cosa che nelle pitture si vedesse. (Tempio, p. 52).

c).

Ed ancora le testudini, gli arieti, le catapulte e simili altri or-


digni e machine da guerra, possano lanciar le sue palle, le irezze,
le aste, le spade, e le altre armi, sì che aggiungano al termine loro
desiderato in prospettiva. Di che i primi inventori sono stati Leo-
nardo ecc. (Trattato, p. 354.)

30. ■— La battaglia d’Anghiari.


а) .

Ma avvertiscano i pittori che ne gl’huomini e ne’ cavalli ed altri


animali, non si dovrebbono in tutto esprimere i moti così estremi,
se non si è sforzato più che da gran necessità di effetto sforzato e ter-
ribile. Imperò che apportano spesso piuttosto offensione che diletto
alla vista, eccetto se non si fosse più che eccellente nel dimostrarli,
si come fece nella sala del conseglio di Fiorenza Leonardo, dove gli
espresse con atti stupendi e scorti maravigliosi, alla concorrenza de’
quali il Buonarroti, fece il suo maraviglioso Cartone de' nudi. (Trat-
tato, p. 299).
б) .

... nel consiglio di Fiorenza la miracolosa battaglia contro Attila


(sic) (Tempio, p. 132).

31. •— La rovina della Battaglia d’Anghiari e del Cenacolo.


Lionardo ha colorito quasi tutte l’opere sue ad oglio, la qual
maniera de colorire fu ritrovata prima da Gio. da Bruggia, essendo
certa cosa che gli antichi non la conobbero. E però si legge che il
gran Protogene da Cauno coperse quattro volte una sua pittura
acciochè, cadendo una, restasse l’altra. Il simil fece Apelle nella sua
tanto lodata Venere che durò iufin al tempo di Augusto; e fu conser-
201

vata da Nerone, sì tarlata come ella era. Parimenti se lasciati gli


antichi parliamo de’ moderni tempi, si vedono a’ tempi di I non ardo
le pitture colorite a tempra. Et io ho havuto due quadri, uno del Man-
tegna, et l’altro di Bramante, così coloriti, che liavevauo stesa sopra
mia certa acqua viscosa, i quali io ho netati, e fattili venire come se
fossero pur hora fatti. Hora Lionardo fu quello che, lasciato l’uso
della tempera, passò all’oglio, il quale usava assottigliar con i lam-
bichi, onde è causa che quasi tutte le opere sue si sono spiccate da
i muri, sì come fra l’altre si vede nel consiglio di Fiorenza la mira-
bile Battaglia, et in Milano la Cena di Cristo in Santa Maria delle
Gratie, che sono guaste per l’imprematura ch’egli gli diede sotto.
Di che habbiamo grandemente da dolerci, che opere così eccellenti
si perdano, restandoci solamente i disegni, i quali certo nè il tempo,
nè la morte, nè altro accidente sarà mai per vincere, ma con grandis-
sima lode, e gloria di lui viveranno in eterno. Costui nel colorito ha
servito a la grandezza del disegno, e l’ha pienamente conseguita
tal che la forma degli huomini, così grandi come piccioii, ha rappre-
sentata con una nobil furia di colorito, esprimendo in loro diligente-
mente gli andamenti, suoi, dandogli le ombre e i lumi variamente,
con veli sopra veli. Et nell’altre cose minori, come nelle berre, nelle
chiome, ne i capelli, ne i fiori, uell’herbe, ne i sassi, e singolarmente
ne i panni, ha così vagamente et artificiosamente dato i colori che
occhio mortai niente più sa desiderare. (Tempio, p. 49 sg.).

32. —■ Sue teste mirabili.

Leonardo l’ha servata nel esprimer singolarmente la Divinità


di Christo con la Virginità nella Virgine, nelle teste degli Angioli
et anco nel far ritratti, benché appena tre o quattro se ne ritrovino
che habbino finite le teste. Ma quelli sono tali che qualunque altro
fia di chi pittor si vuole, gli resta inferiore, come anco in tutte le
altre opere sue cede ogni altra per nobile che sia et eccellente. Nella
compositione de i moti non è stato manco maraviglioso esprimendoli
nelle faccie con tal efficacia, che si vedono ridere e piangere, con tanto
artificio che non si può pur intendere, non che conseguire. (Tempio,
P- 54)-
202

Idealizzava le figure.

Onde s’uno Imperatore è sproportionato non deve il pittore


esprimere tutta quella sproportione nel ritratto: e se sarà troppo
scolorito, Ira d’aiutarlo con un poco di vivacità di colore; ma di tal
modo, e con tal temperamento, che ’l ritratto non perda la similitu-
dine, e che ’l difetto de la Natura si cuopra accortamente con il velo
de l’arte. Bd in questi moti furono rari Leonardo, Rafaello, Michel
Angelo, Polidoro e Gaudenzio. (Trattato, p. 31).

33. — Evidenza del suo rilievo.


Il medesimo, ma con maggior ombra, hanno osservato Leo-
nardo Vinci, Raffaello d’Urbino, Gaudentio e Cesare da Sesto, nelle
sue figure, le quali perciò hanno un rilievo mirabile sì che paiono nascer
fuori dal quadro. (Trattato, p. 237).

34. — La Gioconda.
Cotali sono gl’avvertimenti del comporre i ritratti in generale
e particolare, i quali quanto siano necessarii massime nel rappresen-
tare gl’omamenti, gl’atti e gesti convenienti a Principi, a virtuosi,
et alle femine che si ritranno, si può comprendere ne’ ritratti fatti
dagl’eccellenti pittori, per altro ancora famosissimi e da celebri scol-
tori. Fra quali si veggono quelli di mano di Leonardo, ornati a guisa
di primavera, come il ritratto della Gioconda e di Mona Lisa, ne’
quali ha espresso tra l’altre parti maravigliosamente la bocca in
atto di ridere. (Trattato, p. 434).

35. -— L’Anatomia,
a).

Il quarto che è Leonardo, ha servato la proportione del Sole,


e così perfettamente la possedeva, che ne ha scritto diversi libri,
ove ha disegnato tutti gli atti d’un corpo. Oltre che ha disegnato
203 -

la notomia, la proportione de i cavalli, e lo scorticamento de’ membri


Immani, con tanta diligenza e rilievo, che io tengo certo, niun altro
poterlo agguagliare fuor che il grande Apolline Dio et governatore
delle scienze. (Tempio, p. 45).

b).

Onde è necessario che vediamo in qual modo fra loro si compon-


gano, acciò che sapendo il fondamento del corpo, facilmente gli si
possano le altre parti aggiungere, secondo quel precetto che già Leo-
nardo lasciò scritto nella sua Anatomia del corpo umano, là dove par-
lando de l’ossa ed incatenatura loro, dice non essere possibile che ’l
pittore faccia con ragione un corpo senza sapere come stiano Tossa
principalmente sotto. Perciò che sono la vera lunghezza delle membra
ed il giusto termine, onde può di leggieri avvenire che una figura
si storpi, non avvertendo per essempio che Tosso non si può torcere
nè spezzare, nè più che tanto alzare o volgersi ne i giunti. (Trattato,
p. 613 sg.).

36. — La Leda.
Il che chi desidera di veder nella pittura miri l’opere finite (benché
siano poche) di Leonardo da Vinci, come la Leda ignuda, et il ri-
tratto di Monna Lisa napoletana, che sono nella fontana di Belao
in Francia, e conoscerà quanto l’arte superi et quanto sia più potente
in tirare a sè gli occhi degli intendenti, che l’istessa natura. (Tempio,
p. 6).
b).

E Leonardo Vinci l’osservò facendo Leda tutta ignuda co ’l


cigno in grembo, che vergognosamente abbassa gl’occhi. (Trattato,
p. 164).

37. — La zuffa del drago col leone,


a).

Come già fece Leonardo Vinci, il quale dipinse un Drago in zuffa


con un Leone con tant’arte, che mette in dubbio chiunque lo riguarda
- 204 —

chi di loro' debba restare vittorioso; tanto espresse egli in ciascuno


i moti difensivi ed offensivi : della qual pittura io ne hebbi già un di-
segno, che molto m’era caro. (Trattato, p. 178).

b).

Con la medesima via riferì Francesco Melzo che Leonardo fece


un Drago, che combatteva con un Leone, cosa molto mirabile a ve-
dere, e parimente i cavalli che fece per donare a Francesco Valesio,
re di Francia. (Trattato, p. 336).

38. — La Pomona.

Di Leonardo è la ridente Pomona da una parte coperta da tre


veli, che è cosa diffìcilissima in quest'arte, la quale egli fece a Fran-
cesco Valesio primo re di Francia. (Tempio, p. 132).

3.9. — II leone dai gigli-

li finalmente molte altre simili meraviglie, delle quali a tempi


nostri ancora ne ha fatto Leonardo Vinci, il quale, secondo che mi
ha raccontato il Signor Francesco Melzo, suo discepolo, grandissimo
miniatore, soleva fare, di certa materia, uccelli che per l’aria volavano,
ed una volta dinanzi a Francesco primo Re di Francia fece caulinare
da sua posta in una sala, un Leone, fatto con mirabile artificio, e
do poi fermare apprendosi il petto, tutto ripieno di gigli e diversi fiori.
Il che fu di tanta meraviglia a quel Re, ed a tutti i circonstanti che
ben poterono poi credere che volasse la cohuuba di legno d’Archita
Tarantino. (Trattato, p. 106).

40. -— Leonardo e Francesco I.

Principi che amarono i pittori così ne gli antichi come ne i mo-


derni tempi : Francesco Valesio Re di Francia [amò] Leonardo Vinci.
{Tempio, p. 26).
— 205

4i. — Morte di Leonardo.


a)

Leonardo fu carissimo a molti Principi, ma sommamente a


Francesco Valesio primo Re di Francia, talmente che essendo per
morire lu da lui sostenuto nelle braccia, morte veramente gloriosa
poi che gli successe nelle mani d’un tanto Re. (Tempio, p. 58).

b) .

Pianse mesto Francesco Re di Franza


Quando il Melzi che morto era gli disse
Il Vinci, che’n Milan mentre che visse
La cena pinse ch’ogn’altr’opra avanza.
(Rime, p. 93).

42. — Imitatori di Leonardo.


Il quarto, Leonardo, è stato imitato da Cesare da Sesto e da
Lorenzo Lotto, i quali hanno usato di dar i lumi a suoi lochi con quella
maestria che usò già l’antico pittore da Cauno. (Tempio, p. 149 e sg.).

43. — I manoscritti.
a) .

E que’ pochi che l’hanno intese e speculate, non le hanno però


ad alcuno insegnate, nè scritte, salvo Vincenzo Foppa, Andrea Man-
tegna, Leonardo e Bernardo Zenale, delle cui opere, scritte di man
loro oscuramente, però io ne ho assai veduto. (Trattato p. 64).

b) .

Doppo lui eccellenti sono stati Leonardo Vinci, del quale si


ritrovano diversi dissegni, in più mani, e principalmente in casa di
Francesco Melzo, gentiluomo Milanese, suo discepolo, oltre l’Ana-
tomia dei cavalli, che egli ha fatto. (Trattato, p. 614 sg.).
— 206 -

c).

Ma sopra a tutti questi scrittori è degno di memoria Leonardo


Vinci, il qual insegnò l’anatomia de i corpi liumani, e de i cavalli,
ch'io lio veduto apresso a Francesco Melzo, designata divinamente
di sua mano. Dimostrò anco in figura tutte le proportioni de i membri
del corpo liumano; scrisse della prospettiva de i lumi, del modo di
tirare le figure maggior del naturale, e molti altri libri, dove insegnò
quanti moti et effetti si possano considerare nella Mathematica, e
mostrò l’arte del tirare i pesi con facilità, de i quali tutta l’Europa
è piena, e sono tenuti in grandissima stima da gli intendenti, perchè
giudicano non potersi far di più di quello che egli ha fatto.
Oltre di ciò egli ritrovò l’arte d’intornir gli ovati, che è cosa degna
di molta meraviglia, la quale fu poi insegnata da un discepolo del
predetto Melzi, a Dionigi fratello del Maggiore, che la essercita ora
felicissimamente. Disegnò varie sorte di ruolini da macinare col
mezzo de cavalli, che sono sparsi per tutto il mondo, insieme con di-
verse rote di levar le acque in alto, insegnò il modo di far volar gli
uccelli, andar i Leoni per forza di ruote, e fabbricare animali mostruosi,
e con tanto ingegno designò le faccie mostruose, che niun altro mai,
come che molti siano stati in questa parte eccellenti ha potuto ag-
guagliarlo.
Ma di tante cose niune se ne ritrovano in stampa, ma solamente
di mano di lui, che in buona parte sono pervenute nelle mani di Pompeo
Leoni, statouaro del Catolico Re di Spagna, che gli hebbe dal figliuolo
di Francesco Melzi, e n’è venuto di questi libri ancora nelle mani
del vS. Guido Mazenta, Dottore virtuosissimo, il quale gli tiene molto
caid. (Tempio, p. 17 sg.).
POESIE MENZIONANTI LEONARDO
(Secoli xv e xvi)

I.

Godi Milano che drento a le tue mura


Degli homini excellenti hoggi hai gli onori
Del Vinci e suoi disegni e suoi colori
Et moderni et gli antichi hanno paura.
B. Beujnctoni, Le Rime (1493).

IL
SOPRA IL RITRACTO DI MADONA CICILIA
QUAL FECE MAESTRO LEONARDO.

Poeta - Di che t’adiri ? a chi invidia hai natura ?


Natura - Al Vinci che ha ritratto una tua stella;
Cecilia si bellissima hoggi è quella
Che a’ suoi begli occhi el sol par umbra oscura
Poeta - L’honor è tuo, se ben con sua pictura
La fa che par che ascolti e non favella,
Pensa: quanto sarà più viva e bella,
Più a te sia gloria in ogni età futura.
Ringratiar dunque Ludovico or poi
Et l’ingegno e la man de Leonardo
Che a posteri di lei voglian far parte.
— 20S —

Che lei vedrà, così ben che sia tardo


Vederla viva, dirà : basti ad noi
Comprender or quel che è natura et arte.
B. BelunCIONI, Le Rime (1493).

III.
D. LEONARDO PHO FIORENTINO G. P.

Poni per cui si fiuta ove si trulla


A bergamaschi e intenderai luor schermi
E tien a doy de trey ben gli ochi fermi
E1 sapor gustarai de la medulla:
Sin che vai chava thebbi u’ si trastulla
Fra quelli boschi solitarij et herrni
Per varij monstri et mille strani vermi
P'osti balordo et anchor posto in culla:
Non so se sei fadapio o stercho in petto
Che ritener ti puossa e poggia et orza
Con penna in man a scriver per diletto
PI quand il gran Neptuno lira smorza
A doprar longie alhora a far giubetto
De tuoi compagni se ti fesser forza
Che pur sol de la scorza
Richo saresti da far fodre a veste
Et opra sempre haresti sin le feste.
Sonetto di GuidoTTO Prestinari, berga-
masco. Sec. xv.
209 —

IV.
LEONARDUS VINCI A (sic) FLORENTINUS
STATUARIUS PICTORQUE NOBILISSIMUS
de se parce loquitur:
Non sum Eysippus: nec Apelles: nec Policletus
Nec Zeusis : nec sum nobilis aere Myron :
Sum Florentinus Leonardus Vincia proles:
Mirator veterum discipuluscj[ue memor.
Defuit una mihi symmetria prisca : peregi
Ouod potui: veniam da mihi posteritas.
Piati P. Epigrammaton etc. a. 1502.

V.

Vedi che in corte fa far di metallo


per memoria dii padre un gran colosso
i credo fermamente e senza fallo
che gretia e Roma mai vide el più grosso
Guarde pur come e bello quel cauallo
Leonardo Vinci a farlo sol s’è mosso.
Statura bon pictore e bon geometra
un tanto ingegno rar dal ciel s’impetra.
E se più presto non s’è principiato
la voglia del Signor fu semper pronta
non era un Lionardo ancor trovato
qual di presente tanto ben l’impronta
che qualunche ch’el vede sta amirato
e se con lui al parangon s’afrunta
Fidia : Mirone : Scoppa e Praxitello
diran ch’ai mondo mai fusse al più bello.
BaIvDASS. Taccone: Coronatione e Sponsalitio
de la Serenissima Regina M. Bianca Ria. Sf.
Augusta — Impressit Leonardum pachel
MCcccExxxxm.
14
210

VI.
Francisci Sphortiae equus maximus
Ouisquis colosson principis vides : asta.
Franciscus, auctor Sphortiae sacer gentis,
Ille ille bello est maximus, toga major.
Fortunee alumnus,. redditum aetheri numen,
Postquam aureum urbi saeculum tulit sceptris,
Par, gentium victor, Numae Ouirinoque
Pietatem amat Mauri, ac opus Leonardi
Vinci aestimat : vidisti ? abi, hospes et gaude.
Pancini Curtii: Epigrammaton et Sylvarum,
Mediolani 1521, voi. I, liber IV, pag. 49.

VII.
I.

Ut bene respondet naturae ars docta : dedisset


Vincius, ut tribuit cetera, sic ammani.
Noluit, ut similis magis haec foret: altera sic est:
Possidet illius Maurus amans animam.

II.

Hujus, quam cernis, nomen Lucretia: Divi


Omnia cui larga contribuere mauu.
Rara huic forma data est; pinxit Leonardus: amavit
Maurus : pictorum primus hic : ille ducum.

III.

Naturam, et superas hac laesit imagine Divas


Pictor: tantum hominis posse manum haec doluit.
Ulae longa dari tam magnae tempora formae :
Ouae spatio fuerat deperitura brevi.
211

Has laesit mauri causa : defendet et ipsum


Maurus : maurum homines laedere : diique timen t
Cod. Atl. fol. 167 v.

Vili.
I.

— Per tribuire solo i’ iu’ afatico


al sacro tono de la nimphal musa,
bagniato da Licona e da Medusa,
de Phebo de Pernaso tucto amico.
— Qual ce fa degno d’ogne stillo antiquo
l’ardente Gioue ogni suo vitio brusa,
facendo a nui visiva d’arte fusa
sopr’ un cavai el padre Lodovico.
— Sol una machina e senza scarpello,
Uchalion non ce à tal natura !
Magnerà quel de Phidia e Praxitello.
— Non fer le antiqui mai si gran scultura,
ne ymaginosse com’el so modello:
che devorasse il cel i’ n’ho paura:
per therna 1’ ayer scura,
— Tenendo il vince eh’ abia immortai palma
perchè de Joue tien la invita palma.

II.

Victoria vince et vinci tu victore


Vinci, colle parole un proprio Cato,
e col disegno di sculpir sì grato
che honor ti porti col ferro pictore.
Tal che dell’arte tua ogni autore
resta dal vostro stil vinto e privato :
di Scopa pare el to lauore ornato,
o Praxitel che fu vero sculptore.
2 12

Po’ che di marmo fa Vinci un col core


divino aspecto sopra ogn'altro intaglio,
togliendo de’ l’antichi el bon valore.
Donde per Vinci dire in alto saglio,
scrivendo de’ Romani el bel lavore:
per mecter piede ancor nel vostro soglio
ignudo mi ci spoglio.
Bagnando l’ochi con oglio e saliva
perch’ à di noi ella palma e l’uliva.

In altre 133 terzine che fanno seguito ai sonetti, vi è un’altro


richiamo al Vinci:
—- A te cordial, caro, ameno socio,
Vinci, mi è caro non l’aver per vitio,
Se a scriver fossi stato colmo d’ozio
— Appol ti guardi dogni to desastro
Che bramo veder te più che il giuditio.
Antiquarie Prospetiche Romane, Composte per
prospectivo Melanese depictore (senza data,
nè luogo di stampa) 1499-1506, car. 1 v.

IX.

dal i° Sonetto:

« Quel bon pittor egregio, che dipinse


Tanta beltà sotto il pudico velo,
Superò l’arte, e se medesmo vinse ».

20 Sonetto:
Mirand’ il Vinaio in sè Madonna, ratto
Gli disse amor: — Troppo alto è ’l tuo concetto.
Se ivi ritrarci il bel sembrante grave,
Ch’ in vista è si soave,
213 —

Può sol dar fin in mente al gran ritratto


Chi la immortai vaghezza in sè fint’ have:
Per eh’ ivi sol di trar può l’intelletto
Sì chiaro e vago obietto.
Or dunque ritrarai tu ad altra gente
Cosa, eh’ a pena in sè ritrà la mente ?

3° Sonetto:
Chiaro e gentil mio Vincio, invali dipinge
Chi tenta oggi ritrar Madonna in carte,
Perchè non bastò l’arte
A ritrar Calme sue bellezze eterne.
Col suo veder tant’alto non attinge
Ingegno uman, nè tant’umor discerne
Bellezze sì superne
Che chiaro possa almen ritrarne in parte.
Per finger lei sotto il bel negro velo
Convinsi Quel, che pria formolla in cielo.
Enea Irpino di Parma, Canzoniere, cod. mss.
R. Bibl. Parma. Segn. HH V. 31 n. 700.
(Sonetti in onore di Costanza d’Avalos, e
del ritratto eseguito da Leonardo).

X.

E quei che furo a’ nostri dì, o sono ora


Leonardo, Andrea Mantegna, Gian Bellino
Duo Dossi, e quel che a par sculpe e colora,
Michel, più che mortale, Angel divino:
Bastiano, Rafael, Tiziano ch’onora
Non men Cador, che quei Venezia e Urbino :
E gli altri di cui tal l’opra si vede,
Oual della prisca età si legge e crede.
L. Ariosto, Orlando Furioso, Cauto xxxiii,
ott. 2a.
214 —

XI.
Pinxit Vergilius Neptunus, pinxit Homerus,
Dum maris undisoni per vada flectit equos:
Mente quidem Vates illuni conspexit uterque,
Vincius est oculis, jureque vincit eos.
In Vasari, Vita di Leonardo.

XII.

BACCHUS LEONARDI VINCIJ

« Ter gemili uni postliac mortales cr edite Baeelium


Me peperit docta Vincius ecce manu ».
Distico di Flavio Ant.° Giraldi: Biblioteca
Comunale di Ferrara.

XIII.
Et forsan superat Leonardus Vincius omiies,
Tollere de tabula dextera, sed nescit.
Et instar protogenis multis unam perficit annis.
Verini, De Illustratione urbis Florentiae, Pa-
rigi 1583.

XIV.

Ve hor sovienmi ciò che, da gli antichi,


Osservò il Vinci e scrisse, a suo parere,
Ogni diletto nostro et nostra doglia
Star in sì e no voler, saper, potere.
Lomazzo, Rime, p. 109.
— 215

Il Mantegna e Leonardo Fiorentino


v’eran col Rosso e fra Sebastiano.
Domazzo, Rime, p. 125.

E d’altri che ritrar già Raffaello


E1 Vinci, el Sarto e quel da Castel Franco
Il gran Durerò...
Domazzo, Rime, p. 400.

Colui che vinse gl’altri in questa parte,


Del dar sopra i colori i chiari lumi
Con arte tal che la natura istessa
Restò sommersa pe'r sì gran rilievo,
Seppe congiunger s* co’ i chiari lumi
D’anatomia, che pare ch’ella stessa
D’ossa e i muscol contorni, e ch’il rilievo
Gli dii cotal, ch’ognun stupito parte.
Nelle faccie divine hebbe l'istessa
Arte, donde vediam con par rilievo
Gli Angeli et Dio, ch’ei pinse in ogni parte
Ma pochi illustra Dio con cotai lumi.
Diede a panni e a’ cavalli anco il ridevo
E tal arte scoperse in maggior parte •
Dandogli così ciliari i scuri lumi
Che vinta cede la natura stessa.
Domazzo, Rime, p. 93.

Da Protogene il Vinci, illustre e chiaro. *


Domazzo, Rime, p. 91.

Pianse mesto Francesco Re di Pranza


Quando il Melzi che morto era gli disse
Il Vinci, che’ n Milan mentre che visse
Da cena pinse eli’ ogni altr’opra avanza.
Domazzo, Rime, p. 93.
INDICE

Abbiate (da) Bernardino, 25, 26 Arrigoni Francesco, 39.


28, 29, 30. Artus, 233.
Accademia Vinciana, 254, 260. Assedio di Pisa, 126, 127.
Acciaioli Roberto, 253. Avalos (d’) Costanzo, poesie IX.
Accattabriga di Piero del Vacca, 2.
Adamo ed Èva (cartone), 254, 260. Bacco (dipinto), 162 e poesie XII
Adorazione dei Magi (dipinto), 16, Bandello Matteo, 79.
17, 18, 19, 260. Barbiga, 161.
Agapito, 117. Barde dipinte, 68.
Agostina Soderini, 173, 174. Baroncelli Bernardo, 14.
Agostino da Pavia, 51, 52. Battaggio da Lodi, 66.
Alamanno Pietro, 36. Battaglia d’Anghiari, (dipinto e spe
Albizzi (degli) Alessandro, 126. se) 138, 140, 146, 153, 159, 1Ó5
» » Rinaldo, 138. 216, 254, 258, 260, 263.
Alibertis (de) Battista, 182. Battesimo di Cristo (dipinto), 260
Amadeo G. Antonio, 48, 49, 66, 205. Beatis (de) Antonio, 238, 239.
Amatori (degli) Alessandro, 173, 174. Beatrice d’Este (vedi Este).
Amboise, 236, 240, 242, 243, 244,254. Bellincioni, 41 e poesie I.
Amboise (d’) Carlo, 177, 178, 179, Bellini Giovanni, 88.
180, 181, 187, 191, 254. Belvedere, in Vaticano, 218, 219.
Anatomia, 35, 156, 205, 238, 251, Benci Amerigo, 254, 260.
254, 256, 258, 260, 263. » Ginevra (ritratto), 254, 260
Andrea da Ferrara, 182. Ben didio Alberto, 251.
Angelo (tavola), 203, 260. Benedetto Maestro, 212.
Anna (S.) (cartone), 107, 260. Bergamini Cecilia (vedi Gallerani)
» » (dipinto), 238, 254, 257, Bergonzio (vedi Botta).
258, 263, Bernardo (S.) (pala), io, 11.
Anonimo Gaddiano, 9, 20, 254. Bernerio Agostino, 50.
Antonio, 213. Billia Leonino, 182, 187.
Aragona (d’) Lodovico, cardinale, Biondo Angelo, 259.
238, 239. Boltraffio G. Antonio, 260.
Arcimboldi Guido Ant. arcivesc., 71. Bonafè Leonardo, 176.
Argentali, 237. Boni Zanobi, 232.
Ariosto Lodovico, poesie X. Boreau notajo, 244.
- 218 -

Borgia Cesare, 117, 254. Cosimo de’ Medici, 254, 260.


Borri (de’) Gentile, 263. Costantino da Vaprio, 68.
Botta Bergonzio, 87, 90, 100. Credi (di) Lorenzo, 135.
Bottapetri Gualtiero (vediGualtieri). Cristianissimo Re (vedi Luigi XII,
Bramante, 66, xoo, 218, 263. o Francesco I).
Briosco Benedetto, 66, 212 ? Cristo giovane (dipinto), 141, 142,
Buchi Benedetto, 134, 136, 145, 143, 152, 263.
165. Cristoforo Gobbo (vedi Solari).
Bugati Gerolamo, 204. Cristoforo (S.) naviglio, 202, 207,
» Gaspare, 262. 209, 244.
Crivelli Lucrezia, poesie X.
Calco Bartolomeo, 48, 49, 70. Cusano (da) Gerolamo, 208, 209.
» Tristano, 121. Cutura Giovanni, 257.
Camera dell’Arme, il, 130.
» delle Asse, 86, 87. D’Amboise Cario (vedi Amboise).
» della Torre, 67, 86, 87. David (scoltura), 114, 135.
Camerini, 67, 70, 72, 87. Diritti d’acqua di Leonardo, 207,
Capilupo B, 174. 208, 209, 210, 211, 244.
Capitani (de) notajo, 122, 192, 204. Disegni di Leonardo, 7, 13, 103,
Capponi Gino, 101. 104, 106, 203.
Caricature, 260, 263. « Divina proportione », 82,97, 2^3-
Castello (da) Ambrogio, 182. Dolcebono Giov. Giacomo, 66.
Castiglioni Baldassare, 197. Donato (S.) di Scopeto, (pala) 16,
» Sabba, 261. 17, 18, 19.
Caterina, 56, 65. Drago e leone (dipinto), 263.
Caterina d’Accattabriga, 2. Duca di Ferrara (vedi Ercole I).
Cattaneo Battista notajo, 204. Duomo di Milano, 25, 26, 27, 28,
Cavaleris (de) Bart., 112. 29, 3°, 3L 32, 33. 34, 46, 47,
Cavallo, o statua equestre di France- 48, 49, 53, 54, 64, 2°5, 215.
sco Sforza, 21, 36, 37, 38, 39, 44.
55, 73, 79, 82, 92, ili, 112, 203, Ercole I Estense, in, 112, 162.
254, 257, 260, 261, 263 e poesie Eredità paterna, 172, 189, 190, 191,
V, VI, Vili. 193, 210, 211.
Cenacolo e Refettorio delle Grazie, Este (d’) Beatrice, 40, 76, 86.
76, 77, 79, 82, 84, 86, 102, 231, Este (d’) Ippolito, Cardinale, 193.
239, 254, 257, 258, 259, 260, Este (d’) Isabella, 88, 89, 103, 106,
262, 263 e poesie XIV. 11 o, 115, 141, 142, 144, 152, 157,
Cesena. 118. 173-
Cesenatico (Porto di), 118.
Chaumont (vedi Amboise). Faufoja, 217.
Ciocca Luigi, 157. Ferrando Spagnolo (Ferrando de
Cloux, 236, 240, 243, 244, 254. Llanos), 68, 165, 254.
Compagnia dei pittori, 5, 129. Ferrari Agostino frate, 23, 120,
Corsali Andrea, 229. 121, 169, 170, 192.
Corsini Tomaso notajo, 8. Ferrari Ambrogio, 67, 85, 92.
Corte (da) Bernardino, 72, 76, 100. Ferufìno Giov. Giac., 90.
Cortegiani Lucrezia, 81, 172, 250. Fiesole, 161, 232, 245.
Corvino Mattia, 22, 260. Filippo Lippi (vedi Lippi).
- 219

Foppa Vincenzo, 263. Le Moyne Pasquier (vedi Pasqaier).


Francesco, Marchese di Mantova, 91. Leno Giuliano, 218.
Francesco I, 233, 234, 237, 242, Leonardo da Pavia, 51.
243, 245, 258, 259, 260, 263. Leone X (Giovanni de’Medici), 260.
Fusina Andrea, 205. Leoni Pompeo, 263.
Lippi Filippo, 135, 179.
Gaffuri Ambrogio notajo, 122, 192, Lodovico il Moro (vedi Sforza).
199,
Lomazzo, 163 e poesie XIV.
Galeazzo, 59.
Lorenzo de’ Medici, 9, 12, 20, 36,
Gallerani Cecilia Bergamini, 88, 89 116 — 238, 254.
poesie II e nota in prefazione. Lorenzo da Pavia (vedi Gusnasco
Genova, 83. Lorenzo).
Geometria, 97, 107, 108, 201, 219. Lorenzo, 164, 217, 226.
Ghirlanda del Castello, 61. Luigi XII, 108, in, 112, I2X, 123,
Giacomo, 52.
183, 184, 185, 186, 187, 189,
Giacomo Andrea, 52.
191, 207, 209, 210, 230, 245.
Giaffredi Carlo, 178, 179. Lettere di Leonardo, 21, 34, 73, 93,
Giardino di Leonardo (vedi Vigna). 133, 155. 190, 193.208, 210,211,
Giorgio tedesco, 224, 228. 225, 226, 227.
Giov. Antonio, 52.
Giovanni delli Specchi, 225, 226, Machiavelli Nicolò, 140, 253.
228.
Madiis (de) (vedi Abbiate).
Giovanni (S.)(dipinto), 238, 254, 260.
Maffeo da Treviglio, 22.
Giovio Paolo, 256, 258. Magnifico (vedi Lorenzo o Giuliano
Giocondo (del) Francesco, 254, 260. de’ Medici),.
» » Lisa, 238, 260, 263. Malatesta Francesco, 105, 115, 116.
Giuliano de Medici 12, 14, 223, Manfredi Manfredo, no,
229, 230, 238, 260. Mantegna, 104, 259, 263.
Giulio tedesco, 57, 58, 59, 63. Marchi (de) Francesco, 257.
Gonfaloniera (v. Agostina Soderini). Maria (S. )delle Grazie (v. Cenacolo).
Gonzaga Francesco, 91, 105.
Maria (S.) Nuova di Firenze, 101,
» Luigi, 242. 113. 123, 125, 128, 131, 139, 158,
Gonzales Fernando, 104.
163, 164, 166, 175, 176, 188, 244,
Gualtieri, 43, 84, 85, 86, 87, 90, 93. 245, 248, 249, 250, 254.
Guiducci Francesco, 126.
Martelli Piero, 194.
Gurcense il Vecchio (vedi Perault Martesana, 196.
Raimondo).
Martini di Giorgio, senese, 48, 49,
Gusnasco Lorenzo, 103.
5°-
Homodeus (vedi Amadeo). Masini Tomaso, 57, 58, 68, 147,
150, 165, 167, 254.
Ingesuati, 16, 17, 203. Massimiliano I, 68.
Incendi a Milano, 214. Mazenta Guido, 263.
Ippolito d’Fste (vedi d'Este). Medici (de) Giovanni (vedi Leone X).
Isabella d’Este (vedi d’Este). Medici (de) Giuliano (vedi Giu-
Jacopo tedesco, 149. liano).
Melzi Francesco 205, 208, 217, 241,
Landriano Antonio, 47, 90. 244. 245. 247> 25L 254, 260, 263
■-.Lazzaro (S.) monache, 182. e poesie XIV,
220

Melzi Gerolamo, 245, 247, 251. Porta (della) 254.


Menila Giorgio, 262. Porta Beatrice, 76.
Michelangelo, 114, 135, 154, 203, Portate delia Famiglia Vinci, 1, 2,
254, 255, 260, 263. 7, 81.
Migliorotti Atalante, 20, 254. Porte di bronzo, 92.
Moni bracco, 212. Preda Bernardino, 168, 169, 170,
Monna Lisa (vedi Giocondo). 192, 199.
Morte di Leonardo, 245. Preda ^vangelista, 23, 24, 120, 112,
122, 168, 192, 199.
Nelli Nello notajo, 176. Preda Giov. Ambrogio, 23, 24, 120.
Nettuno (disegno), 260. e poesia XI 121, 122, 168. 169, 170, 192, 199.
Nostra donna, e madonne (dipinti), Preda Leonardo, 122, 168, 169, 170,
13, 22, 106, 108, 183, 209, 210, 192, 199.
254, 260.
Nuvolara Pietro, 106, 107, 108. Ramusio, 229.
Refettorio delle Grazie (vedi Cena-
colo).
Oggiono Marco, 260. Riccio Fiorentino, 135, 254.
Oppreno Pietro, 109, 204. Rimini, 119.
Orologio di S. Donato, 17. Rinaldi Ariosto, 238.
Ottaviano (Medici), 232, 254, 260. Rippa (da) Battista notajo, 192.
Ritratti di Lodovico e Beatrice, 260.
Paciolo Luca, 82, 97, 263. Ritratto di Leonardo, 260, 263.
Pagamenti a Leonardo: Robbia (della) Andrea, 135.
per Tiburio Duomo (vedi Duomo) ; Robertet, tesoriere di Francia, 108,
per Battaglia d’Anghiari 136, 140, 189.
146, 153, 165, 167, 180. Rohan (Cardinale di), in, 112,
Per Pala di S. Donato di Sco- 162.
peto, 16, 17, 18. 19; Romorentin, 243.
per Pala di S. Bernardo, io, 11; Rosa (della) Gian, 100.
Pandolfìni Francesco, 183, 186. Rosselli Cosimo, 135.
Paolo (S.) di Roma, 235. Rotella (dipinto), 260, 263.
« Paradiso, festa », 40, 41, 238. Rovegnatino (Padre) Giorgio, 102-.
Parma, 220. Rustici G. Francesco, 254, 260.
Pasquier le Moyne, 231.
Pavia, Duomo, 48, 49. Sacramoro Filippo, 12.
Perault Raimondo, 79. Sala del Papa, 130, 132, 134, 136,
Perugino, 70, 71, 74, 80, 133, 141, 137. 203, 254, 260.
143, 157- Sala del Consiglio Maggiore, 138,
Pesaro, 119. 140, 160, 165, 203, 216, 254.
Piacenza, 92. Sala delle Asse (vedi Camera delle
Piatti Giovanni, 37. asse).
Piatti, detto Piattino, 37, 39. Salai, 60, 75, 108, 123,, 124, 147,
Piccinino Nicolò, 138, 254, 260. 150, 157, 198, 208, 209, 210, 211,
Piffero Giovanni d’Andrea, 127, 135, 217, 241, 244, 247, 254, 260.
159, 165. Saletta negra, 85, 86.
Pollajolo Simone, 135, 260. Saltarelli Jacopo, 8.
Poinona (dipinto), 263. Salvadore (S.), 99.
221

Sangallo Giuliano, 55, 135, 260. Urbino, 118.


» Antonio, 135.
Sanseverino Galeazzo, 52. Valentino (vedi Borgia Cesare).
Sant’Angelo, sul Po, 221. Valla Giovanni, ni, 112.
Sapin Giovanni, 244. Valle (della) Bartolomeo, 66.
Scolture di Leonardo, 260, 263. Vante miniatore, 124, 135.
Senese (vedi Martini di Giorgio). Vasari, 260.
Sepoltura di Beatrice d’Este, 76, 86. Vergine delle Roccie ;
Sepoltura di Leonardo, 246. Contratto, 23.
Sesto (da) Cesare, 263. * Descrizione, 24.
Settignano Bartolomeo, 114. Supplica, 120.
Sforza Beatrice, 40, 76. Istanza al Re, 121,
Sforza Francesco, 36, 37, 39, 9-, 122.
260.
Arbitrato, 169, 170.
Sforza Galeazzo M. 40, 260. Pagamenti, 192, 199.
» Lodovico, 12, 21, 36, 37, Verrocchio Andrea, 8, 260.
39, 4°,.4L 43, 48, 49, 67, 68, 70, Verruguete, 104.
74, 79, 82, 83, 94, 95, 97, 102, Vespucci Amerigo, 260.
in. 182, 187, 239, 254, 260, 263. Vigevano, 62.
Sforza Isabella, 40, 41. Vigna di Leonardo, 90, 95, 109, 182,
Sforzesca, 62. 187, 204, 244, 254.
Soderini Pietro, 114, 167, 180, 260. Villani Battista, 244, 247, 254.
Solari Cristoforo, 76, 205. Vinci, comuue, , 1, 2, 3, 98.
Spese e conti vari di Leonardo, 73, Vinci Albiera, 2.
78, 93, 94, 98, 124, 127, 144, 147, Alessandra, 3, 222.
150, 153, I54> i64, !98. Antonio, 1, 2, 6 — 15, 81,
Stanga Marchesmo, 76. 248, 249.
Stazio Gadio, 228. Benedetto, 81, 172, 248.
Stramito Giacomo, 66. Domenico, 81, 155, 172, 248.
Stipendio di Leonardo : Francesca, 3.
da Lodovico il Moro, 79, 261 ; Francesco, 2, 3.
dal Re di Francia, 200, 206, 234, Giuliano, 7, 15, 81, 222, 245,
241. 248.
Svizzeri a Milano, 214. Lorenzo, 81, 243, 248, 249.
Lucrezia, 81, 172, 250.
Tomaso di Giov. Masini (vedi Ma- Lucia, 2, 3.
sini) .
Margherita, 15.
Torre (della) Marcantonio, 260. Piero, 1, 2, 3, 4, 6, 7, 13, 81,
Tory Goffredo, 255. 133, i48, 172, 26°-
Tovaglia (del) Angelo, 105, 141, Vittore (S.) convento, 90, 95, 182,
143, I52- 204.
Trattato della Pittura, 260, 263. Vittori Paolo, 224.
Treviglio (da) Maffeo, 22.
Trivulzio G. Giacomo (sepoltura),
171. Zenale Bernardo, 260, 263.
Turini Baldassare, 260. Zoroastro da Peretola (vedi Masini
Turrioni Anastasio, 238. Tomaso).
'k-:. :
W"':à

ACHDI-V;
• M?DI •
■ vici • j
Causa il forte
rincaro delle
materie prime
AUMENTO
PROVVISORIO

25%
Fratelli Treves
Milano

È uscito :

Polifilo : Leonardo e i disfattisti suoi,


con settanta illustrazioni e un’appendice
« Leonardo architetto » di Luca Beltrami
pag. xvi-275.
Lire OTTO

Milano — FRATELLI TREVES, Editori — 1919


r
fc-jfè r**i$ faììfty)

m
1451-1482.

•a Al nome di Dio, a dì 15 d'aghosl'—


Ouartier S. Spirito — GonfaloiE
— CvJ
Antonio di Ser Piero di Ser t-

« Una chasa per mio abitare, ET


orto per uso di decta ehasa, confina—
di Domenicho; a III0, Nanni di Veij=-.
=o
a V°, Papmo di Nanni Vanti: a \ I— r~
di Pagnecha ». r|
.— O)
DaE
— 00

—N

— 2~ io

1457- Hi in
« Antonio di Ser Piero di Ser Ghui=—
Ouartier Santo Spirito — G' =-
.—

«Una chasa per mio habit E_


Croce, comune di Vinci, chontad( = m
Castello, chon orto apicehato choi -
— c\i

Potrebbero piacerti anche