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DOCVMENTI E MEMORIE
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la Vita e le Opere
DI
LEONARDO DA VINCI
IN ORDINE CRONOLOGICO
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DI
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MILANO
Fratelli Treves Editori
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DOCVMENTI E MEMORIE
RIGVAR DANTI
la Vita e le Opere
DI
LEONARDO DA VINCI
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la Vita e le Opere
DI
LEONARDO DA VINCI
IN ORDINE CRONOLOGICO
A CVRA
LVCA BELTRAMI
MILANO
Fratelli Treves Editori
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EDIZIONE DI ÓOO COPIE
Aprile 1919.
Luca Beltrami.
Nell’originale Uzielli, è data la discendenza, sino ai nostri giorni, del ramo di Domenico.
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1451-1482
—i—
« Una chasa per mio abitare, posta nel borgo di Vinci, chon
orto per uso di decta chasa, confinata: dal primo, via: a II0, Piero
di Domenicho; a III0, Nanni di Venzo: a IV0, Giusto di Pietro fabro;
a V°, Papino di Nanni Vanti: a VI0, via: a VIJ° e VIIJ0, ser Piero
di Pagnecha ».
—2—
*457-
« Antonio di Ser Piero di Ser Ghuido da Vinci
Quartier Santo Spirito — Gonfalone Drago ».
Bocche.
Antonio detto, d'anni 85
Monna Lucia, mia donna, d’anni 64
Ser Piero mio figluolo, d’anni 30
Francesco mio figluolo, stassi in villa e non fa nulla, d’anni 22
Albiera donna di detto Ser Piero et mia nuora, d’anni 21
Lionardo figluolo di detto Ser Piero non legiptimo, nato di
lui et della Chateri[n]a, al presente donna d’Achattabriga di Piero
del Vaccha da Vinci, d’anni 5,
Dalla Portata di Antonio da Vinci.
—3“
1469.
« Figliuoli et [e]redi d’Antonio di Ser Piero di Ser Ghuido da Vinci
— Ser Piero da Vinci sta al palagio del potestà ».
Bocche.
« Monna Lucia donna fu di detto Antonio di Ser Piero di
Ser Guido d’età d’anni 74
Ser Piero figluolo fu di detto Antonio » » 4°
Francesco figluolo fu di detto Antonio » » 32
Francescha donna di detto Ser Piero » » 20
Allexandra donna di detto Francescho » » 26
Lionardo figluolo di detto Ser Piero non legiptimo » » 17
Dalla Portata di Ser Piero e Francesco figliuoli,
di Antonio da Vinci.
-3—
—4-
147° maggio.
«A Ser Piero da Vinci, procurator della casa, a dì 19, fiorini
2 larghi: sono per suo salario gli dà l’anno il convento, dell’anno
1469, finito d’aprile 1470. Lire 11 soldi 8
Archivio di Stato, Firenze — Conventi sop-
pressi : SS. Annunziata in Firenze.
-5—
«Anno domini 1472.-
Lyonardo di Ser Piero da Vinci dipintore, de’ dare
per tutto giugnio 1472 sol. sei per la gratia fatta d’ogni
suo debito avessi choll’arte per insino a di primo di luglio
1472, chome in cjuesto, a carte 2 . soldi 6
E de’ dare pella oferta del dì di Sancto Lucha, a
dì iS d’ottobre 1472, sol. cinque, e per ogni anno. soldi 5
E de’ dare pella sovenzione e sosidio dell’arte per
ogni anno sol. sedici, pagando ogni mese sol. I den. 4
inchominciando a dì primo di Luglio 1472 . soldi 16
E de’ dare per tutto novembre 1472 sol. cinque per
la sua posta fatta a dì 18 d’ottobre 1472 . soldi 5
Inscrizione di Leonardo da Vinci nella Com-
pagnia de’ Pittori, Firenze — Archivio del-
l’Accademia di Belle Arti. Libro rosso A :
1472-1520, pag. 93 v.
—6—
1472.
S. Petri Antonii S. Petri de Vincio et suorum — A. D. 1472.
Iscrizione sulla tomba di famiglia Vinci, già nel Capitolo nuovo
della Chiesa della Badia fiorentina, con arme di marmo rosso e bronzo.
Dalle carte del Dei, in LTzielli, Ricerche, Voi. 1°,
p. in.
—4—
—7-
1473. 2 agosto.
« Dì di Sca Maria della Neve a dì 2 d’agossto 1473 ».
Sopra un disegno di paesaggio toscano —
R. Galleria degli Uffizi, Firenze.
-8—
del Verrochio.
I Leonardo Ser Pasquini
Bartholomeo Pieri de vincio,
aurifice.manet cum Andrea
Leonardo de Tornabuonis alias el Teri.
Baccio farsettario in Or San Michele.
Archivio di Stato: Firenze.
—9—
147Ó-82.
Stette da giovane col Magnifico Lorenzo de Mediej, et dandoli
provisione per sè ei faceva lavorare nel giardino sulla piazza di San
Marcho di Firenze ».
Anonimo Gaddiano. Codice Magliabechiano,
XVII, 17, in Biblioteca Naz. di Firenze.
(Vedi n. 20).
— io —
— II —
— 12 —
1478, 28 aprile.
« E1 s.re Ludovico (il Moro) venne heri a condolersi cum Lau-
rentio (de Medici) et offerirli la persona et quello che uoleva: dicen[do].
Sempre essere così la uoglia de la Cels. V.a et così è qui ».
Lettera di Filippo Sacramoro, legato sfor-
zesco a Firenze, in sèguito all’uccisione di
Giuliano de’ Medici.
Archivio di Stato, Milano — Doc. diplomatici
— Domìnio Sforzesco: Duca Gian Galeazzo.
— 13 ~
1478.
«.bre 1478 incominciai le due vergini marie ».
Sopra un foglio con vari disegni — R. Galleria
degli Uffizi, Firenze.
— 14 —
1479, dicembre 29.
« Bernardo di Bandino Baroncigli » su di un disegno di appic-
cato, colla descrizione delle vesti. (Già nella Raccolta W. Thiehau-
deau, ora Raccolta Bonnat).
7—
— 15 —
— 16 —
1481. luglio.
Lionardo di ser Piero da Vinci si à tolto a dipignere una nostra
pala per l’altare magiore per infino di marzo 1480, la quale debba
havere compiuta infra mesi ■ 24, uel al più infra mesi 30 : et in caso
non l’avessi compiuta, perdessi quello n’avessi facto, et fussi in nostra
libertà di farne la volontà nostra: per la quale de’ havere un terzo
de una possessione in Valdelsa che fu di Simone padre di frate Fran-
cesco, la quale lasciò con questo incarico : con questo che habino ter-
mine, poi Farà compiuta, tre anni, se noi la volessimo torre in noi
per fiorini 300 di sugello: et in questo predecto tempo non ne possa
fare alcuno contracto: et lui debba mettere di suo i colori, l’oro et
ogni altra spesa n’occorressi: et più debba pagare di suo tutto quello
si spenderà per fare la dota di fior. 150 di sugello in sul Monte, a la
figliuola di Salvestro di Giovanni fior. 300
Anne havuto fior, ventotto larghi a fare noi la sopradecta dota,
perchè lui disse non havere il modo di farla, et il tempo passava, et
a noi ne veniva prejudicio fior. 28 larghi
Et più de’ dare per colori tolti per lui delli Iniesuati, che montò
fior, uno et mezzo larghi. L. quattro, sol. 2 den. 4
Archivio Centrale di Stato, Firenze — Conventi
soppressi. — Convento di S. Donato a Sco-
peto: carte di S. Jacopo Sopr’Arno. Giornale
e ricordi, 1479-1482, cart. 74.
— 17 —
1481 giugno.
M.o Lionardo dipintore per una soma di frasconi e una di legne
grosse li mandamo in Firenze, per dipintura fece de l’uriuolo, L. 1
sol. 6.
Lionardo da Vinci dipintore de’ dare a dì 25 detto (giugno)
L. 4 sol. io, sono per una oncia di azurro di L. 4 l’oncia, e per un’oncia
di giallolino, eomperamo agli Ingiesuati.
Archivio Centrale di Firenze —- Conventi sop-
pressi, San Jacopo sopr’Arno. Giornale e
ricordi. 1479-1482, cart. 75 e 79.
- 18 —
1481, agosto.
Lionardo di Ser pierò da vinci dè dare moggia uno di grano,
el quale gli portò el nostro vetturino] adì detto a casa sua propria —
st[aiora] 24 — grano, al libro rosso 154.
Archivio Centrale di Firenze — Conventi sop-
pressi, San Jacopo Sopr’Arno: Giornale e
ricordi dal 1479 al 1482: fol 77 v.
—9
— 19 —
20 —
1482.
— 21 —
1482, circa.
Avendo, Signor mio Illustrissimo, visto e considerato oramai ad
sufficienzia le prove di tutti quelli che si reputono maestri e composi-
tori de instrumenti bellici: e che la invenzione e operazione di dicti
instrumenti non sono niente alieni dal comune uso; mi exforzerò,
non derogando a nessuno altro, farmi intender da vostra excellenzia,
aprendo a quella li secreti mìei: e appresso offerendoli ad ogni suo
piacimenti, in tempi opportuni operare con effecto circa tutte quelle
cose, che sub brevità’ in parte saranno qui sotto notate {e ancora in
molte più, secondo le occovvenzie de’ diversi casi).
1. Ho modi di ponti leggerissimi e forti, e atti a portare facilis-
simamente, e con quelli seguire e alcune volte (secondo le occovvenzie)
fuggire li inimici, e altri securi e inoffensibili da foco e battaglia,
facili e commodi da levare e ponere. E modi de ardere e disfare quelli
de rinimico.
2. So in la obsidione de una terra toglier via l’acqua de’ fossi,
e fare infiniti ponti, gatti, e scale, e altri instrumenti pertinenti ad
dieta expeditione.
3. Item, se, per altezza de argine, o per fortezza di loco e di sito,
non si potesse in la obsidione de una terra usare l’officio de le bom-
barde, ho modi di rumare omni {forte) rocca [ ?] o altra fortezza se
già non fusse fondata in su el saxo.
4. Ho ancora modi de bombarde comodissime e facile a portare,
e con quelle buttare minuta (sassi a di similitudine quasi) di tempesta;
e con il fumo di quelle dando grande spavento all’inimico; con grave
suo danno e confusione.
— 22 —
— 23 —
1483, 25 aprile.
In nonfine domini anno a nativitate eiusdem millesimo qua-
dringentesimo octuagesimo tertio, indictione prima, die veneris vige-
simo quinto rnensis aprilis.
Nobiles et egregii Virii Domini Bartholomeus de Scharlionibus
fcp d. Viviani. porte ticinensis par. S. Petri in canfinadella M. prior
capelle conceptionis beate Virginis Marie constructe in Ecclesia
Sancti Francisci M. ordinis minorum et una cum eo Nobiles domini
Johannes Antonius de Sancto Angelo fq. d. Bertolamei p. Vercel-
line par. S. Johannis supra murum, d. Danzarotus de Incrosate fq.
d. Johannis p. tic. par. S. Michaelis ad clusam, d. Johannes de coyris
fq. d. Azonis p. Vere, par S. Nicolai intus, d. Beltramus de Platis
fq. d. Antonii p. tic. par. S. Viti, d. fra de Mantegatiis fq. d. Boschini
p. tic. par. S. Ambrosii in solayrolo, d. Luchinus de Palferris f. d.
Johannis .p. Vere. par. S. Naboris et Felicis, d. Simon de Barziis
13 —
Itera quod respectu dicti auri ponendi in oppere quod dicti ma-
gister Leonardus et de Prederiis teneantur et debeant ponere in la-
borerio in dicto monasterio Sancti Francisci M.li et non alibi, respectu
vero reliquorunr possint et valeant laborare et laborari tacere ad
eorum domus habitationis ubi voluerint et sibi melius placuerit.
Ouas quideni libras octocentum imp. et ipsos quideni denarios
prefati domini prior et scolares diete scole promisserunt et promittunt
obligando sese et omnia eorum ac diete scoile bona mobilia et immo-
bilia praesentia et futura pignori dicto magistro Leonardo et Evan-
gelista et Johanni Ambrosio fratribus de Prederiis et cuilibet eorum
ibi presentibus et stipulantibus et recipientibus ita quod ipsi debi-
tores et quilibet eorum modis et formis predictis teneantur et debeant
dare, solvere et numerare dictis magistro Leonardo et de Prederiis
et cuilibet eorum in terminis et per terminos infrascriptos, videlicet
libras centum imp. hinc ad calendas mensis maii provi me futuri,
libras quadraginta imp. ornili mense post dictum mensem iulii exinde
proxime futuri, donec sequuta erit integralis solutio de dictis libris
octocentum imp., quo tempore durante prefati domini prior et sco-
lares diete scole teneantur et debeant dare et tradere seu clari et
tradi facere aurum de mense in mensem prout accidet laborare quod
quidem precium auri computetur et computare debeat in precio
dictarum librarum octocentum imp.
Renunciando exceptioni dicti contrahentes et quilibet eorum
suis et dictis modis et nominibus quibus supra, non facti et non cele-
brati huiusmodi instrumenti pactorum, conventionis et promissionis
taliter, ut supra et prefati domini prior et scolares diete scole, non
debendorum dictorum denariorum dieta occaxione et spei future
receptionis et numerationis et predictorum et infrascriptorum omnium
et singulorum non ita et taliter actorum et factorum omnique pro-
batione et deffensioni in contrarium.
Quare" prèdicti domini prior et scolares diete scole suis et dictis
modis et nominibus quibus supra prò una parte et dicti magister
Leonardus, Evangelista et Johannes Ambrosius fratres de Prederiis
prò altera parte promisserunt et vadiam dederunt et promittunt
obligando sese, videlicet prefati domini prior et scolares diete scole
bona predicte scole, et prèdicti magister Leonardus, Evangelista et
Johannes ambrosius et quilibet eorum in solidum et omnia eorum
et cuiuslibet eorum in solidum bona mobilia et immobilia, presentia
et futura et omnia suppeletilia et utensilia domus in quo alias vero-
17 —
- 24 —
1483, 25 aprile.
Jhesus.
Lista de li hornamenti se anno a fare a lancona dela conceptione
dela gloriosa Vergene Maria posta nela ghexia de sancto francesco
in Milano.
Primo. Vollemo che tuta lanchona. videlicet li capitolli de in-
taglie con li figure excepto li volti, ognia cossa sia posto aoro fino
de pretio de libre III. s. X per cent.jenaro],
Item la nostra dona nel mezo. sia la vesta, de sopra, brocato
doro azurlo tramarino.
Item la camora brocato doro de lacha fina in cremesi. a olio.
Item la fodra dela vesta brocato doro verdo a olio.
Item li zarafini posti de senaprio sgraffiati.
Item lo deo. padre, la vesta de sopra brocato doro azurlo tra-
marino.
Item li angelli sieno. hornati de sopraoro. li camesi internisati
in la fogia grecha a olio.
Item le montagne, e sassi lavorati aolio divisati de più collori.
Item li quadri, vodi. sieno. angelli. iiii. per parte differentiati
deluno quadro e l’altro, videlicet. uno quadro che canteno et laltro
che soneno.
Item. in tucto. li altri capitolli dove, sia la nostra, dona, sia or-
nata. come, quella, de mezo. et li altre, figure, grege. hornati de di-
versi colori, ala fogia. grega. o moderna, che sieno. in tucta perfe-
tione cossi li caxamenti. montagne, suficte. piani de dicti capitolli.
et ognia cossa. facta ad. olio, et de reconzare fintagli che non stieno
bene.
Item. le sibillie hornati. fi campi, facte. ad una cuba in forma de.
caxamento. eli figure le veste, differentiate luna deialtra, tucte facte
ad olio.
Item fi cornixoni. pilastrati. capitelli et ognia intaglio, posto
doro come, edicto de sopra, senza alchuno collore. nel mezo.
Item. la tavolla de mezo facta. depenta in piano, la nostra dona,
con lo suo fiollo. eli angolli. facta aolio in tucta. perfetione. con
quelli doy. profecti vanno depenti piani, con fi colori, fini come
edicto de sopra.
20
— 25 —
1487, 30 luglio.
« Bernardinus de Abiate, magister a lignamine qui habet onus
perficiendi modellum construendum per magistrum Leonardum flo-
rentinum debet dare receptos die xxx jullii 1487 a dom. Jacobo de
Porris thesaurarium fabrice super ratione modelli ipsius laborerij.
Scriptum ei thesaurario in credito in libro albo dati 1487 in fol.
XXXIII . lib. mi sol. VI
{Nella colonna di fianco),
Debet habere scriptos in debito infrascripto magistro Bernar-
dino de Madiis, qui est contrascriptus Bernardinus.. lib. im sol. vi
Diber albus diversarum prestantiarum n. 263,
fol. LXXXI, v. — Archivio Fabbrica Duomo,
Milano.
— 26 —
1487 die lune xxx jullij.
« Bernardino de Abiate, magistro a lignamine qui habet honus
modelum construendum per mag.rum Leonardum florentinum super
21
— 27 —
1487, vili augusti.
« Magistro Leonardo fiorentino qui habet onus faciendi modelum
unum tuburii praefatae ecclesiae juxta ordinationem factam in Con-
silio praefatae fabricae super ratione faciendi dictum modelum libras
octo imper. videlicet... L. vili sol. —
Liber mandatorum, anno MCCCCI.XXXVIJ — Ar-
chivio Fabbrica Duomo. Milano.
— 28 —
— 29 —
— 30 -
- 31 —
1487, xxx septembris.
« Magistro Leonardo de Vincis fiorentino, qui habet honus fa-
ciendi modelum unum tuburii praefacta majoris ecclesiae, libras octo
imper. videlicet . L. vm sol. —
Liber mandatorum, anno MCCCCnxxxvij, n. 43
— Archivio Fabbrica Duomo, Milano. —
Vedi anche Registri n. 277, fol. XLIII v,
e n. 677.
— 23 —
- 32 —
— 33 —
1488, xi januarii.
« Magistro Leonardo fiorentino super ratione laborum per eum
passorum et supportatorum in fieri faciendo modelum unum tuburii
praefatae ecclesiae, libras quadraginta imper. videlicet L. xiv sol. —
Liber mandatorum, anno MCCCCqxxxvij, n. 62
— Archivio Fabbrica Duomo, Milano.
— 34 —
— 35 -
_ 36 —
1489, 22 luglio.
Magnifico Lamentio de Medici maiori Fiorenti ae.
(omissis) « E1 Signor Lodovico è in animo di fare una digna se-
poltura al padre et di già ha ordinato che Leonardo da Vinci ne facci
il modello, cioè uno grandissimo cavallo di bronzo, suvi il duca Fran-
cesco armato : et perchè S. Ex.tia vorrebbe fare una cosa in superlativo
grado, m’a decto per sua parte vi scriva che desiderrebbe voi gli man-
dassi un maestro o due, apti a tale opera: et benché gli habbi com-
messo questa cosa in Leonardo da Vinci, non mi pare si consuli molto
la sappi condurre ».
(omissis) Raccomandandomivj. Papié xxn Julii 1489.
Petrus Alamanus Eques et orator.
Archivio Stato: Firenze — Areh. Mediceo,
avanti il Principato, filza 50, n. 159.
— 37 —
1489, agosto.
« Platinus Joanni Thomae, Plato patruo S. D.
Tetrastichon meurn his litteris inclusimi : velim prò tua humanitate
26
- 38 -
1490 circa.
« ....vi piace vedere uno modello pel quale risulterà utile a voi
e a me e utilità a quelli che fieno cagione di nostra utilità. ».
South Kensington Museum, III, 236.
27
— 39 —
149° circa.
Epigrammi n. 22, per la statua equestre di Fr. Sforza, composti
da Francesco Arrigoni, e dedicati a Lodovico il Moro, Duca di Bari.
« Ill.mo Signore, essendo anchora io stato pregato che me volessi
sforzare secundo la tenuità de lo ingenio mio celebrare la statua
equestre che have facto V. S. cum qualche epigramma, non solo
presto, ma ancora volontieri lo ho facto... ».
Neap. xxv febr.
(Manca l’anno, ma si può assegnare la lettera verso l’anno 1490,
ricollegando la richiesta degli epigrammi con quella di Platino Piatti.)
In BibL Nationale — Paris, Mss. Italiens,
n. 1592. fol. 168.
— 40 —
1490, 13 gennaio.
Festa in Castello per le nozze di Gian Galeazzo Sforza e Isabella
d’Aragona, detta « Festa del Paradiso ».
Hordine de la festa et representazione che ha facto fare lo Ill.mo
et Ex.mo S.re m. L[udovico] in honore et gloria dela 111.ma et Ex.ma
M.a duchessa Isabella, consorte de lo ex.mo et felicissimo S.re Jo.
Galeaz Maria Sfortia divissimo] al presente duca di Milano, et per
darli solazo et piacere : la qual festa et representazione s’è facta in
mercordì a dì xiii de zenaro 1490...
La sala dove è stata facta ditta festa et representatione è nel
Chastello de porta Zobia, è quella che è in capo de la schalla che va
suxo a chavallo, che è dinanzi a le Chamare del preditto ex.mo duca
de Milano, et dove è dentro la cappella dove aude messa la sua Ex.
In Cod. Ital., n. 521 segn. J. 4. 21, Biblioteca
Estense, Modena.
— 41 —
1490, i3 gennajo.
Festa nel Castello di Milano « chiamata Paradiso, qual fece fare
il Signor Ludovico il Moro, a laude della Duchessa di Milano : et chia-
masi Paradiso, però che v’era fabricato, con il grand 'ingegno et arte
di Maestro Leonardo Vinci fiorentino, il paradiso con tutti li sette
pianeti che giravano, e li pianeti erano rapresentati da homini, in
forma et habito che si descriveno dalli poeti: li quali pianeti tutti
parlano in laude della prefata duchessa Isabella ».
Bellincioni: Sonetti, canzoni, capitoli, Milano
1493, c. 148 v.
— 42 —
1490 ?
« Iva sala della festa vole avere la sua collezione in modo che
prima passi dinnanzi al signore e poi a’ convitati : e sia il cammino
in modo che esso possa venire in sala, in modo non passi dinnanzi al
popolo più che l’uomo si vaglia, e sia dall’opposita parte situata a
riscontro al Signore la entrata della Sala, e le scale commode in modo
che siano ampie, in modo che le genti per quelle non abbiano, urtando
grinunasche(rati), a guastare le loro (fo)ggie quando usciss(ero) a
turba d’uomini, nè con tali inmiascherati... vuole tale Sala avere due
camere per testa, suoi destri doppi... e di questo un. uscio le tiene,
e uno per gli imm (ascherati) ».
Cod. Atl., fol. 214 r.
— 43 —
1490-98.
« Il moro in figura di ventura coi capelli e panni e mani innanzi
a Messer Gualtieri con riverente atto lo pigli per i panni da basso
venendogli dalla parte dinnanzi.
29 —
- 44 —
— 45 —
« a dì 23 d’aprile 1490».
Cod. Atl., fol. 76 r.
Sul verso « molti ti gabano » e il disegno di un gabbano.
" 46 -
1490, die lune x.mo maij.
« Insuper proposito ibidem per mag.rum Leonardum florentinum
prò modelo tuburii praefatae ecclesiae, ipse mag.er Leonardus vellet
adere spalas ei areptas seu devastatas, ex quibus ipse modelum cogno-
scetur perfectus, et propterea requisivit eidem dari debere, offerens
redere et consignare ad omnem requisitionem praefatae fabricae,
attento quia ipse mag.er Leonardus satisfactus est de mercede
constructionis ipsius modeli, ordinatum est ipsum modelum eidem
m.ro Leonardo dari debere cum hac conditione quod ipse m.r Leonar-
dus dictum modelum restituat ad omnem requisitionem dom. depu-
tatorum praefatae fabricae.
Libro delle ordinazioni, anni 1466-1490, fol. 203
— Archivio Fabbrica Duomo, Milano.
— 3° —
— 47 -
i49°> die lune xvn maij.
« Mandato antedieto det thexaurarius antedictus mg.ro Leonardo
de Vincis fiorentino supra ratione unius modeli per eum construendi
de presenti, et hoc impositione nonnullorum dom. deputatorum prae-
fatae fabricae, libras duodecim imper. videlicet . . L. xn sol. —
Liber mandatorum, anno mxxxxlxxxx, ji. 22
— Archivio Fabbrica Duomo, Milano.
- 48 -
1490, 8 giugno.
Mr. Bartholomeo. Questi deputati sopra la fabrica de la chiesa
magiore de questa Cità ne hanno richiesto et factone grande instancia
che vogliamo essere contenti de servirgli de quello inzegniero senexe,
quale adoperano quelli deputati sopra la fabrica del domo de Milano,
per fargli vedere epsa chiesa: et desyderando noi de compiacerli per
essere la richiesta loro honestissima, ve dicemo che dobbiate essere
con li dicti Deputati, parlando ancora al dicto inzegniero, et fare
chel vegni quà a vedere questa fabrica.
Dat. Papié 8 junij 1490.
Ludovieus Maria Sfortia etc.
Postscripta. Rechedendo ancora Magistro leonardo fiorentino et
Magistro Io. Antonio Amadeo, operarete che vengano ancora loro.
Dat. ut in litteris.
Idem Ludovieus Maria Sfortia etc.
3i
— 49 —
1490 10 giugno.
Ill.mo S.re mio observando. Se è facto intendere alli deputati
de la fabrica del Domo qui, et così al R.mo Mons.re Arcivescovo,
quale pare habia tolto precipua cura de far trovare qualche forma
a la perfectione del tiburio, quanto V.a Ex.a me ha scripto adciò
operi chel ingeniero senexe venga ad vedere la fabrica de la chiexa
majore lì : hano resposto essere già alcuni dì ch’esso ingegnerò ha
principiato uno modello del dicto tiburio, el quale desiderano molto
sia finito inanti se mova da Milano, tanto che la fantasia li serve
bene, et etiam perchè se possa presto vedere quello se possa sperare
da luy che tengono per fermo non passara octo giorni poso {dopo)
qual termine poterà poi venire a suo piacere : et quando etiam finisse
più presto el dicto modello, se porria partire et così preghano V.a
Ex.a sia contenta. Havendo significato el medesimo al Ingeniero,
me ha resposto in conformità de quello hano dicto li predicti mons.re
et Fabriceri : nondimeno che luy ad omne hora è aparecchiato exe-
quire la voluntà de V.a S.a. — Mag.ro Leonardo Fiorentino me ha
dicto sarà sempre aparechiato omne volta sij rechiesto : sichè corno
se invii el senese venera anchora luy. Mag.ro Jo Antonio Amadeo
dubito non li potrà essere, perchè se ritrova sul laco de Como, per
impresa de non picol momento: non dimeno quando V.a Ex.a vo-
lesse omnino chel li fusse, se poterà scriverli chel venga. Recomman-
dandome a quelle de continuo. Mediolani x junij 1490
Ser.or Bartholomeus Chalcus.
a tergo: 111.0 Principi et Ex.mo Doni, nubi observand.mo Dom.
Duci Barij.
Archivio di Stato, Milano, Duomo di Milano.
32
— 50 -
1490. 21 giugno.
« Itera die xxi J unii J ohanni Augustino de Berneriis hospiti
ad signum Saracini Papiae prò expensis sibi factis per dominos Fran-
ciscum Senensem et Leonardum Florentinum ingeniarios cum sociis
et fanrulis suis et cum equis, qui ambo specialiter vocati fuerunt
prò consultatione fabricae, in summa. lib. XX.
Reg.° Fabbrica Duomo di Pavia, anno 1488,
fol. 30 v.
— 51 —
1490, dicembre 8.
Viglevani vini decemb. 1490. Potestati Tri vili j. avendo nuy
deliberato de fare al presente, cum omne celerità possibile, depingere
la Sala nostra de la balla a Milano ad historia (omissis)...
. In simili forma: Referendario Papié:
Magistro Lorenzo di Fasoli, Magistro Zo. Ant.° Cagnola, Magistro
Augustino de magistro Leonardo...
Archivio di Stato, Milano— Reg. Missive 181,
fol. 244.
— 52 —
— 53 —
1491-1492,
« M.er Deonardus florentinus debet dare scriptum sibi in credito
in libro viridi mastro anni preteriti in fol. 199. .. . L. xii sol. -
(Nella colonna di fianco) :
Debet habere scriptum sibi in debito in libro albo mastro anni
1492 in fol. 88 prò resto isto . L. xii sol —
Registro n. 279, fol. 107 — Archivio Fab-
brica Duomo, Milano.
— 54 —
1491-1494-
« M.er Leonardus florentinus debet dare scriptum sibi in credito
in libro turchino mastro anni 1491 in fol. 107 .... F. xii sol. —
[Nella colonna di fianco) :
Debet habere scriptum sibi in debito in libro gialdo mastro anni
1494 in fol, 14 prò resto istius rationis . L. xii sol. —
Registro n. 283, fol. qxxxvil v. — Archivio
Fabbrica Duomo, Milano.
— 35 —
- 55 —
— 56 -
M93-
«a dì 16 luglio — Caterina venne a dì 16 di luglio 1493.
South-Kensington Museum — III fol. 1 v.
Due altre citazioni di Caterina, in note di spese del 1494.
— 57 -
1492-93.
« Giobia {giovedì), a dì 27 di Settembre, tornò maestro Tommaso:
lavorò per insino a di penultimo di febrajo: a dì 18 di marzo 1493
venne Julio tedesco a stare meco: Lucia-Piero-Lionard.
South Kensington Museum — fol. Ili, c. 1 r.
- 58 -
1492-93.
A dì primo di novembre facemmo conto : Giulio restava a rimettere
mesi 4 e maestro Tommaso mesi 9: maestro Tommaso fece di poi
- 36 —
- 59 —
1493-94-
«A dì 23 d’agosto lire 12 da Pulisona: a dì 14 di marzo 1494
venne Galeazzo a stare con meco, con patto di dare 5 lire il mese
per sue spese, pagando ogni 14 dì de’ mesi.
Dettemi suo padre fiorini due di Reno. A dì 14 di luglio ebbi
da Galeazzo fiorini 2 di Reno ».
Cod. H1 fol. 41 r, Paris, Institut de France.
— 60
« addi 29 di gienaro 1494.
6l —
1494.
Quante braccia è alto il pian delle mura.
Ouant’è larga la sala.
— 37 —
— 62 —
1494.
A dì 2 di fehraro 1494 alla Sforzesscha ritrassi scalini 25 di 2/3
di braccio l’uno, largo br. 8.
Vigilie di uigievane a dì 20 di marzo 1494, ella vernata si sot-
terano.
Cod, H, fol. 65 v. Paris, Institut de France.
- 63 ~
1494.
«A dì 15 di Settembre Giulio cominciò la serratura del mio
studiolo. 1494 ».
Cod. H3 fol. 57 r, Paris, Institut de France.
- 64 -
1494.
« Magister Deonardus florentinus debet dare scriptum sibi in
credito in praefato libro albo in fol. 88, prò resto illius rationis
L. xn sol. —
Registro 11. 284 folio xiv v — Archivio Fab-
brica Duomo, Milano.
— 3« —
- 65 —
Dopo il 1494.
Spese per la sotteratura di Caterina.
Libbre 3 di cera. s. 27
per lo cataletto. s. 8
palio sopra il cataletto . s. 12
portatura e postura di croce. s. 4
per la portatura del morto '. s. 8
per 4 preti e 4 cherici . s. 20
campana, libri, spunga . s. 2
per li sotteratori. s. 16
all’antiano. s. 8
s. 106
per la lieentia ali uficiali . s. 16
il medico. s. 2
zucchero e candele. s. 12
s. 120
— 66 —
1490-1499.
Nota di ingegneri ducali.
Ingeniarii ducales:
Bramantus iugeniarius et pinctor
Jo. Jac. Dulcebonus iugeniarius et sculptor
Jo. Batagius de Laude ingeniarius et murator
Leonardus de Florentia ingeniarius et pinctor.
Alii ducales ingeniarii:
Mag. Johannes Ant. Hamadeus
Mag. Johannes de Busto
— 39
- 67 -
1495, 24 marzo.
Ill.mo et Ex.mo s. mio. In executione de littere dela Ex.tia
vostra... (omissis) Le gronde de camerini de dre de la Camera de
la Torre se và dreto depingendo, et già glie dato el bixio et set ara
alla similitudine de quello de rocha...
Mediolani, die 24 martij, 1495.
fidelis servus Ambrosius de Ferraris
Ardi, di Stato, Milano — Ingegneri.
— 68 —
1495. 25 aprile.
Filippino Fieschi, Castellano del Castello di Porta Giovia, in
seguito a richiesta di Lodovico il Moro, comunica di avere conferito
con « quelli magistri che lavoreno sule arme et barde del Ser.mo Re
dei Romani. Mag.ro Zoanne de Costantino dice fornirà le barde
fra octo giorni, et mag.ro Leonardo dice haver fornito (ultimato)
dal canto suo : solo che gli manca le franze et doy cordoni. Mag.ro P'er-
— 40 —
rancio dice haver fornito dal canto suo, et mg.ro Francesco da Merate
dice fornirà le arme infra tre giorni. Fatta istanza de lavorare et
giorno et nocte senza perditempo ».
1495 25 aprile.
Archivio di Stato: Milano. —- Armajoli.
- 69 -
1496.
Domattina, a dì 2 di Gennaro 1496 farai fare la soatta e pruova.
Cod. Atl., fol. 318 v.
- 70 —
1496.
Mediol. 8 Juni 1496 (Concept.) D. Archiepiscopo Mediolani.
FI pictore quale pingeva li Camerini nostri hogi ha facto certo
scandalo per il quale si e absentato : et havendo nio noi adesso pen-
sare ad altro pictore per fornire l’opera et satisfare a quello da che
si han servivamo cum l’opera de questo chi e absentato ne e penso
Intendendo che rn.ro Pietro perusino si trova lì, li ce e parso darvi
cura che vogliate de parlarli cum el clicto perusino et intendere da
lui sei vole venir ad servirci cum farli Intendere dirli che venendo li
faremo condictione che tale chel si poterà ben accontentare. Ma in
questo bisognara ben advertiate che che Intendemo questo torlo quando
epso non ch’el non si troArasse obligato a quella 111.ma Sig.a perche
m tal caso non. intendemo farne parola ad epso maestro ce avisereti
de quello chel ve respondera et sei vi parerà possi si possa sperar
de haverlo.
Ludovicus maria Sfortia.
Anglus Dux Mediolani.
B. Calehus.
Arch. di Stato, Milano: Studi — Pittori.
— 4i
- 7i —
1496.
111.mo et Ex.ino s. mio obs.mo Andai heri da la 111.ma S.a et li
significai poso le altre cose quello me haveva scripto la S. vostra del
desiderio haveva la S. Vostra de havere m.ro Petro Perusino scontro
del pictor quale se e absentato da Milano. Et havendo inteso el desi-
derio de la S. Vostra credo che questa Signoria l’haveria concesso
alla Ex. Vostra etiam chel fosse dicto chel haveva tolto ad far alcuna
opera da epiesta S.a: ma lo Ill.mo principe dixe chel non era in questa
terra, et per questo non sapevano come poterlo havere : perchè erano
sei mesi chel se partise ne sapeuano dovi el fosse andato...
Venetiis die xnn Junij 1496.
Ex. V. serv. Guidantonius Archiepiscopus
Archivio di Stato, Milano: Studi - Pittori.
— 72 -
1496.
Ill.mo et Ex.mo s. mio.
... Ali Camerini in capo del Zardino non li mancherò de solici-
tudine per fare che siano forniti ad Natale...
ex Arce porte Jovis mediol. xii novembr. 1496.
V.ro S.or Bernardinus de Curti
Castellano.
Archivio di Stato, Milano : Studi - Pittori.
— 73 —
1496-98.
Signore, conoscendo, io lamente. di Vostra, ecciellentia. essere.
ochupa(ta in grandi cure io non ardisco) il ricordare, avosstra signjoria.
42
— 74 —
1497-
Mediol. 28 martij 1497.
Mag.cis Guidonj et Rodulpho de Balionibus.
Per satisfare alcune cose quale habiamo designato, desideramo
ha vere qui la persona de M.ro Petro per usino : perchè essendo pictore
excelleute vorìamo valerse delopera sua alla satisfactione del desi-
derio nostro : ce e parso aduncha di questo scriverne alle M. V. et
pregarle che per nostra contenteza vogliano confortare et indure
el dicto m.° Petro a venire qui et farli Intendere che venendo riceverà
tal tractamento da rny chel si accontenterà sempre de esser venuto:...
Lettera di Lodovico il Moro.
Archivio di Stato, Milano: Studi - Pittori.
— 43 —
— 75 —
i497-
La cappa di Salai a dì 4 d’aprile 1497.
- 76 -
M97. 29 giugno.
Domino Marchesino Stange.
Noy ti hauemo dato la cura de mandare ad executione le cose
che se contengono in la introclusa lista: et anchora che te ne habiamo
facto commissione ad bocha, nientedimeno per più satisfactione nostra
hauemo voluto scriuere queste poche parole con dirte che si conio
hauemo summamente a core la expeditione de queste tale cosse, cussi
receueriamo singul.mo piacere da te quanto più presto ne farai ve-
dere lo effecto, per el quale te caricamo ad non volerli mancare de
omne solicitudine et cosse necessarie, perchè habiamo ad restare
satisfacti. Mediolani, penultimo juuii 1497.
Ludovicus M.a Sf.
B. C.
— 77 -
- 78 -
1497.
Lunedì comprai br. 4 di tela, lire 13. s. 14 y2
a dì 17 di ottobre 1497.
Cod. I2, fol. 1 r. Paris, Institut de France.
— 79 -
1497-
« Il Bandello, a la molto illustre e vertuosa
heroina, la S.a Ginevra Rangona e Gonzaga ».
tinovo dipingere. Se ne sarebbe poi stato dui, tre e quattro dì, che
non v’averebbe messo mano, e tuttavia dimorava talhora una o due
ore al giorno e solamente contemplava, considerava et essaminando
tra sè, le sue figure giudicava. L’ho anche veduto (secondo che il
capriccio o ghiribizzo lo toccava) partirsi da mezzogiorno, quando
il Sole è in Leone, da Corte vecchia ove quel stupendo Cavallo di
terra componeva, e venirsene dritto a le Gratie: et asceso sul ponte
pigliar il pennello, et una o due pennellate dar ad una di quelle figure
e di subito partir se et andare altrove.
Era in cpiei dì alloggiato alle Gratie il Cardinal Gurcense, il
vecchio, il quale si abbattè ad entrare in Refettorio per vedere il
detto Cenacolo, in quel tempo che i sovraddetti Gentiluomini v’erano
adunati. Come Lionardo vide il Cardinale, se ne venne giù a fargli
riverenza, e fu da quello gratiosamente raccolto e grandemente fe-
steggiato. Si ragionò quivi di molte cose et in particolare dell’eccel-
lenza della Pittura : desiderando alcuni, che si potessero vedere di
quelle Pitture antiche, che tanto da i buoni Scrittori sono celebrate,
per poter far giudicio, se i Pittori del tempo nostro si ponno agli
antichi agguagliare.
Domandò il Cardinale, che salario dal Duca il Pittore avesse. Le
fu da Lionardo risposto, che d’ordinario aveva di pensione due mila
Ducati, senza i doni et i presenti, che tutto il dì liberamente il Duca
gli faceva. Parve gran cosa questa al Cardinale, e partito dal Cenacolo,
a le sue camere se ne ritornò. Lionardo allora a quei Gentilhuomini
che quivi erano, per dimostrare che gli eccellenti Pittori sempre fu-
rono honorati narrò una bella historietta a cotal proposito. Io, che
era presente al suo ragionamento, quella annotai ne la mente mie
et havendola tenuta nella memoria, quando mi posi a scriver le No-
velle, quella anco scrissi. Hora faciendo la scelta d’esse mie Novelle,
et essendomi venuta questa a le mani, ho voluto che sotto il vostro
valoroso nome sia veduta e letta. Il perchè quella vi dono et al vostro
nome dedico e consacro in testimonio de la mia servitù verso voi
e de le molte cortesie vostre a me (la vostra mercè) usate. State sana ».
— 80 —
1497.
Mediolani 9 novembre 1497.
Guidonj et Rodulpho de Balionibus.
Desideramo havere el servitio del perusino pletore per esserne
significato che la peritia sua nel pingere e tale che resterìamo bene
satisfacti in alchune cose quale habianro in animo. E al ademplatione
del desiderio nostro non ce pare possibile usar mezo miliore de le
M. V. le quale se persuademo possino multo de epso perusino. E però
nel ritorno del messero quali li porta le altre nostre littere, la ci e
parso pregarle che se ce voglieno fare questo piacere de operare che
habiamo epso perusino per stare de continuo al servitio nostro o
per servirne a tempo limitato...
Arch. di Stato, Milano: Studi - Pittori.
— 8l —
— 82 —
1498 8 febbrajo.
Excellentissimo Principi Ludovico M. Sf. Anglo Mediol. D.
Pacis et Belli ornamento, Fratris Luce ex Burgo S. Sepul. or. min.
sacre theol. profes. de Divina Propor. Epistola.
I— Essendo Ex.0 D. a di vili de febraro de nostra salute gli anni
1498 correndo, ne l’inexpugnabile arce de l’inclyta vostra Città de
Milano dignissimo luogo de sua solita residentia, a la presentia di
quella constituto in lo laudabile e scientifico duello de molti de ogni
grado celeberrimi e sapientissimi accompagnata: in compagnia deli
perspicacissimi Arcliitecti e ingegneri : e, di cose nove assidui inventori,
leonardo da venci compatriota nostro fiorentino, qual de sculptura
getto e pictura con ciascuno el cognome verifica. Cornino ladmiranda
e stupenda equestre statua la cui altezza de la cervice a piana terra :
sono braccia 12, cioè 36 tanti de la qui presente linea a. b., e tutta
la sua ennea massa a libre circa 200000 ascende, che di ciascuna
l’oncia comune fia el duodecimo, a la sanctissima invicta vostra
paterna memoria dicato da l'invidia di quelle de Fidia e Prasitele
in monte cavallo al tutta alinea...
- 83 -
1498, 17 marzo.
« il ferro trafilato di una mina fatta di una parte del molo di Genova,
fu trafilato di minor potentia di questo ».
(Annotazione di Leonardo, che lascia supporre siasi recato a Ge-
49
~ 84 -
1498, marzo 22.
Alo Ill.mo et Vn.co S.re mio lo ex.mo S.re Duca de Mediol.
Ill.mo et Ex.mo S.re mio.
Non havendo cosa alcuna necessaria de l’aviso a la Ex. V. non
gli tacerò che li 111.mi Figliuolini soy tuti stano benissimo. Così lo
R.mo Cardinal, e che ali lavorerii de le gratie non si perde tempo
alcuno, per modo che credo atenderano li magistri ale promesse
facte (omissis).
Et a la bona gratia de la Ex. V. mi raccomando.
Mediolani 22 martii 1498.
De V. 111.ma S.ria servullo Gualtero.
Archivio di Stato: Milano. Missive Ducali.
- 85 -
1498, aprile 20.
Ill.mo et Ex.mo S.re mio
Questa mattina ritrovai lo magn.0 oratore de Ferara, al qual fezi
intendere quanto la Excel.ia V.a me commisse; per la imprestanza
de li 50 homini d’armi de lo Ill.mo S.e don Alfonso, et la paga de li
150, ringratia la Ex.a V.a
A la Saleta negra se è facto quanto la comisse, non solo fleto
sul muro la corona, ma metutogli quella o vero parte se è remutata
tuta de misura, d’acordio messer Ambrosio (Ferravi) con mag.ro
Leonardo per modo che la stae bene et non si perderà tempo a finirla.
4
50
(omissis)
Datum Mediolani xx aprilis 1498. servili.10 Gualtero.
A lo 111.ino et Unico S.r mio lo Ex.mo Sig. Duca de Milano etc.
Archivio di Stato: Milano. Missive Ducali.
— 86 -
1498, aprile 21.
111.mo et Ex.mo S.re mio
(omissis) A la Saleta negra non si perde tempo. Lunedì se de-
sarmerà la camera grande da le asse, cioè da la tore. M.ro Leo-
nardo promete finirla per tuto Septembre, et che per questo si potrà
etiam golder : perchè li ponti chel tara lasarano vacuo de soto per tuto.
Domani se gli manderano le littere se hanno a ponere in la sa-
letta con la forma de la petra: in duy modi per far quello che più
piacerà ala E.a V.a et credo sarà bene potendo abreviare le lettere
perchè la tavola non potrà esser mancho de quella che è a le gratie
del putino, che pur è grande {omissis).
Mediolani 21 aprilis 1498. Servi.10 Gualtero.
(a tergo) : A lo Ill.mo ed Unico S.r mio lo Exc.mo Sig. de Milano.
Archivio di Stato: Milano. Missive Ducali.
- 87 -
1498, aprile 23.
Ill.mo et Ex.mo S.re mio.
Per exeguire quanto me comete la Ex. V. ho parlato [ogi] con lo
canzeler del Marchese... Li 111.mi Figliuolini soy stanno bene: messer
lo texorero sta meglio, ma molto stracho. Messer Bergonzo con la
sua febbre alquanto in lizientia. La Camera grande da le asse è di-
sconza, et alo camarino non si perde tempo, et a la bona gratia de
la Ex. V. mi racomando.
Mediolani 23 aprilis 1498.
De V.ra 111.ma S. Servullo Gualtero.
Archivio .di Stato: Milano. Missive Ducali.
— 5i
- 88 —
1498, 26 aprile.
« Essendone hogi accaduto vedere certi belli retracti de man de
Zoanne Bellino siamo venute in ragionamento de le opere de Leonardo
cum desiderio de vederle al parangone di queste havemo, et ricordan-
done che ’l v’ha retracta voi dal naturale vi pregamo che per il pre-
sente cavallaro, quale mandiamo a posta per questo, ne vogliati man-
dare esso vostro retracto, perchè ultra che ’l ne satisfarà al parangone
vederemo anche voluntieri il vostro volto et subito facta la compara-
tione vi lo rimetteremo...»
Lettera di Isabella d’Este a Cecilia Berga-
mini — Archivio di Stato: Mantova.
— 89 —
1498. 29 aprile.
111.ma et. Ex.ma D.na mea hon.ma Ho visto quanto laS.aV.a
me ha scripto circa ad haver caro de vedere el ritratto mio, qual mando
a quella, et più voluntiera lo mandaria quanto assomigliasse a me:
et non creda già la S.a V.a che proceda per difecto del maestro che
in vero credo non se truova allui un paro, ma solo è per esser fatto
esso ritratto in una età sì imperfecta che io ho poi cambiata tutta
quella effigie, talmente che vedere epso et me tutto insieme non è
alchuno che giudica esser fatto per me. Tuttavolta la S.a V.a prego
ad haver caro el mio bon voliere, chè non solo el ritratto ma io sono
aparechiata ad fare magior cosa per compiacere a quella, alla quale
sono deditissima schiava et infinite volte me le reccomando.
Ex Mediolano, die 29 aprilis 1498.
De la Ex.a V.a Serva
Scicilia Bergamini Visconta.
Lettera ad Isabella d’Este — Archivio di
Stato: Mantova.
52 —
— 90 —
1498, 2 ottobre.
In Nomine Domini anno a Nativitate ejusdem millesimo qua-
clringentesimo nonagesimo octavo, indictione secunda, die martis
secundo mensis octobris.
Cambium et permutationem inter sese modis et nominibus
quibus infra singulariter reft'erentes bona fide et sine fraude ad pro-
priurn liberum franchum et absolutum ab omni onere fleto censu
condictione prestatione et servitute alierà dandis prestandis faciendis
seu etiam substinendis fecerunt et faciunt Magnifici et prestantissimi
viri domini Antonius de Landriano Ducafis Consiliarius et Thexau-
rarius generalis, filius quondam Magnifici Domini Accursii porte Cu-
manae Mediolani, par. Sancti Cipriani: Brugontius Botta ex Dominis
Magistris Ducalium intratarum ordinariorum, filius quondam magni-
fici domini Johannis porte Vercelline Mediolani par. Sanctae Mariae
ad portam: et Gualterius de Bottapetri Ducalis judex datiorum filius
quondam Magnifici domini Baptistae portae Vercelline Mediolani
par. Sancti Johannis supra murum: procuratores et mandatarios,
et procuratorio et mandatario nomime Illustr.mi Principis et Excell.mi
doni. doni. Ludovici Mariae Sfortiae Angli Ducis Mediolani etc. Con-
stituti per instrumentum traditum et rogatum per me Notarium in-
frascriptum anno indictione et die in eo contentis parte mia, et Do-
minus Gabriel de Sujclio, filius quondam donimi Johannis porte Ver-
celline Mediolani par. Sancte Marie Secrete procuratore et procu-
ratorio nomine magnificae doni. EHsabete de Trovamalis reliete
quondam magnifici doni. Luce de Crottis, constitutus per instrumentum
procure traditum et rogatum per Henricum de Septara Notarium
Mediolani die mercuru quinto mese septembris proxime preteriti seu
anno indictione et die in eo contentis, parte altera.
In quoquidem cambio et permutatione dictus cloni. Gabriel
dicto nomine dedit et dat prefatis dominis procuratoribus et manda-
tario dato nomine presentibus stipulantibus et recipientibus petiam
uname terre orti seu Zardiui sitam et jacentem in porta Vercellina
Mediolani par. Sancto Martini ad corpus foris, cui coheret ab una
parte prefato doni. doni. Duci, ab alia Stanghellini Canetarn et filio-
rum mediante Redeffoso, ab aha illorum de Vicomercato mediante
53 —
allegare seu sese dictis nominibus seu prefatum Iil.mum doni. doni.
Ducetti et ejus cauxam fore deceptos antelexos, etc.
Itera renuntiando et derrogando etc.
Et generaliter renuntiando, et derrogando etc.
Que omnia et singula pacta fuerunt, sunt ac fiunt eo enim acto
dicto et pacto speciali inter eas partes cambiantes, dictis modis et
nominibus apposito et solemni stippulatione vallato in principio
medio et fine liujus contractus et per toturn hunc contractum vide-
licet quod ipsam Dominarti possit et valeat incidere et seu levare omnia
iignamina arbores et hedefitia existentia super dictis bonis in cam-
bium datis per dictum doni. Gabrielem dicto nomine prefatis domi-
n.is mandatariis.
Et que omnia etc.
Insuper prefati doni, procuratores et mandatarj dicto nomine
juraverunt, etc.
Et de predictis rogatium fuit per me Antonium de Bombellis,
Notarium publicum confici debere instrumentum unum et plura
uuius et ejusdem tenoris.
Actum in arce castri porte J ovis mediolani presentibus J ohanne
Baptista de Burziis filio quondam spectibilis Antonii et medicine doc-
toris, doni. Magistri Antonii porte Ticinensis par. Sancti Georgii in
pallatio: et Jo. Aluvsio de Valle filio quondam doni. Baptistae porte
Cumane par. Saneti Cipriani, ambobus Mediolani Notariis et pro-
tonotariis. Interfuerunt ibi testes: Magnificus doni. Jo. Jacobus
Ferufinus ducalis secretarius filius domini Clementis porte Ver-
celline Mediolani par. Sancti Johannis supra murum: spectabiles
doni. Franciscus de latliuada filius doni. Joli. Antonii porte nove
mediolani par. Sanctii Eusebij : doni. Job. Franciscus de Cajnarchis
filius quondam doni. Alujsii porte Vercelline Mediolani par. Saucte
Marie ad portami et spectabibs doni. Ambrosius de Ferrarijs filius
quondam domini Aluysii porte Vercelline Mediolani par. Sancti
Protaxji in. Campo intus, onir.es idonei vocati et rogati.
In Archivio Stampa — Solicino: Milano.
— 55 —
— 91 —
1498, dicembre 13.
Char.me noster
Volemo che tu daghi ad Leonardo fiorentino exibitore presente,
undece ducati, quali gli damo in pagamento de tante corde de leuto
e viole che lui ne ha date, expedendolo subito a ciò se ne possa andare
al viagio suo, et questa è nostra intentione. Godij (Coito) xm decembris
1498.
Lettera al Tesoriere, di Francesco Marchese
di Mantova, Archivio di Stato, Mantova.
(Si tratta veramente di Leonardo?).
— 92 -
1490-98.
Piacenza è terra di passo come Fiorenza.
{Venerabili) Magnifici Fabbriceri ! {parendo a me fare in parte)
intendendo io vostre magnificenze {volere) avere preso partito di
fare certe imagine opere di bronzo delle quali io vi darò alcuno ri-
cordo : Prima che voi non siate tanto veloci e tanto presti a {pigliare
partito) a fare allogazione che per essa celerità sia tolto la via del
potere fare buona elezione d’opera e maestro, perche Italia si affit-
tisce di buoni ingegni qualche uomo {di picho) che per la sua insuffi-
cienza abbia appresso a’ vostri successori a vituperare sè e la vostra
età, giudicando che questa età fosse mal fornita di uomini di buon
giudizio che di buoni maestri, vedendo nell’altre città e massime nella
città de Fiorentini quasi ne medesimi tempi esser dotata di sì belle
e magnie opere di bronzo intra le quali le porte del loro battistero
— la qual Fiorenza siccome Piacentia è terra di passo, dove concorre
assai forestieri, i quali vedendo le opere belle o buone d’esse fanno
a se medesimi impressione quella città essere fornita di degni abita-
tori — vedendo l’opere testimonie d’essa opinione — e per il contrario
vedendo tanta spesa di metallo operato si tristamente che meli ver-
gogna alla città sarebbe che esse porte fossero di semplice legname.
— 56 —
Ecci uno il quale il Signore per fare questa sua opera, a tratto
di Firenze che è degno maestro, ina à tanta tanta faccenda nolla
finirà mai,
Cod. Atl., fol. 323 v.
— 93 -
1496-1498.
FI no mi rincresce tanto d’essere....
Assai mi rincresce d’essere in necessità, ma più mi dole che quella
sia causa dello interrompere il desiderio mio, il quale è sempre di-
sposto a ubbidir vostra Eccellenzia....
E mi rincresce assai che tu m’abbi richi[esto], trovato in neces-
sità, e che l’avere io a guadagnare (il pane) il vieto m’abbi a ’nterrom-
pere.
Assai mi rincresce che l’avere a guadagnare el vieto m’abbi a
interrompere (l’opera de il sadisfare ad alcuni piccioli de) il segui-
tare (alcuna) l’opera che già vostra S. me commise: ma spero in
breve avere guadagnato tanto, che potrò sadisfare ad animo riposato
a vostra Eccellenza, alla quale mi raccomando; e se vostra Signoria
si credessi ch’io [ave]ssi dinari, quella s’ingannerebbe, perche ò te-
nuto 6 bocche 36 mesi e ò auto 50 ducati.
Forse che vostra Eccellenzia non commise altro a (l) messer
Gualtieri, credendo che io avessi dinari....
Cod.. Atl., fol. 315 v.
— 94 —
1499.
«Mi trovo lire 218 a di primo d’aprile 1499 ».
(Riassunto di varie somme di danaro, presso Leonardo).
Cod. Atl. fol. 284 v.
- 58 -
— 95 —
1499, 26 aprilis.
Ludovicus Maria Sfortia dux Mediolani dono dedit d. Leonardo
Vincio Fiorentino pietori celeberrimo, pert. n. 16 soli seu fundi ejus
vineoe quam ab Abate seu Monasterio S. Victoris in suburbano
porte Vercelline proxime acquisierat, ut in eo spatio soli prò ejus
arbitrio aedificare, colere hortos, et quidquid ei, vel posteris ejus,
vel quibus dederit ut supra libuerit, tacere et disponere possit.
In Archivio Civico. Vedi C. Amoretti Vita
di Leonardo.
1499, 26 aprile.
Dux Mediolani etc. Leonardi Guincij Fiorentini pictoris cele-
berrimi virtùtem nulli veterani pictorum tum nostro cum etiam peritis-
simorum judicio profecto cedentem ijs piane testantibus, (jue multifa-
riam jussu nostro opera agressus est, mirum artificis ingenium si consu-
maverit longe uberius testatura. Nos usque adeo promeriusse non
inficiabimur : ut nisi eum aliquo munere ornaverimus, parum nobis
ipsis satisfacere posse censeamus. Igitur ut etiam et mansionis apud
nos sue quam nobis hactenus gratam gratiorem etiam futuram in
dies confidimus initium faciamus. Tenore presentium ex certa scientia
motu proprio et de potestatis nostre plenitudine omnibusque alias
modo jure via causa et forma quibus validius et efficatius fieri potest
eidem Leonardo ratione benemeritorum de nobis suorum et ad raris-
sima virtutis ornatimi, prò se ejusque filijs et discendentibus ac eius
heredibus in infinitum et quibus dederit quovismodo damus conce-
dimus et donamus titillo pure, mere et irrevocabilis donationis inter
vivos perticas numero sexdecim soli seu fundi eius vinee quam ab Ab-
batia seu Monasterio sancti Victoris in suburbano porte Vercelline
huius inclite urbis nostre Mediolani, canonica et apostolica dispensa-
tione intercedente proxime aquisivimus, ut in eo spatio soli prò eius
arbitrio edificare, colere liortos et etiam quidquid ei vel posteris eius
vel quibus dederit ut supra, libuerit facere et disponere possit de
quibus perticis sexdecim terre ita coneessis terminos et circonstantias
coherentes alteris nostris aperte declaramus. Transferentes in ipsum
Leonardum omnia jura onmesque actiones reales personales mixtas
et ipothecarias utiles et directas nobis et camere nostre quomodo-
« — 59 —
— 96 —
1499, agosto.
« a dì primo d’agosto 1499 scrissi qui de moto e peso ».
Cod. Atl., f. 104 r.
— 97 -
1499.
Disegni dei cinque corpi regolari nella Divina proportione « i
quali sono stati facti dal degnissimo pictore, prospectivo, architecto,
— 6o —
— 98 —
— 99 -
1499-
Pareri di diversi Architetti e Capimastri, circa la causa della
Rovina che minacciava la chiesa de S. Salvadore dell’Osservanza,
hoggi chiamata S. Francesco a monte, i quali pareri furono riferiti
a SS.ri Consoli dall’Arte de’ mercatanti, l’anno 1499.
— IOO —
Dopo il 1499.
Paolo di Vannoccio in Siena.
La saletta di sopra per li apostoli.
62 —
Edititi di Bramante.
Il Castellano fatto prigione.
Il Visconte strascinato e poi morto il figliuolo.
Gian della Rosa toltoli i danari.
Bergonzo principiò e noi volle, e però fuggì le fortune.
Il duca perso lo stato e la roba e libertà, e nessuna sua opera si
finì per lui.
Cod. L, fol. i r, Institut de France, Paris.
- IOI —
1500, 7 e 14 gennaio.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di 5. Maria Nuova
(1500-1507).
fior. 600
Arch. dello Spedale di S. Maria Novella, Libro
Depositi, segn. D, cart. 266.
1500 24 aprile.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
Iyionardo di Ser Piero da Vinej chontrascrito
de' dare a dj xxnn [aprile] (r) 1500, fior, cinquanta
d’oro larghi in oro, cioè fior, larghi in oro: porto
contanti . F. 50 larghi in oro
— 102 —
1500.
Quse vero in refectionis domo, ipsius (Ludovici) pariter jussu,
apostolorum tabula depicta est, (piani multorum per longissimas
horas defixit obtutus ».
Dialogo mss. di Giorgio Rovegnatino, col poeta
Taegio.
— 103 —
1500, marzo 13.
Gusnasco scrive ad Isabella d’Este:
« E lè a Venecia Lionardo Vinci, el quale m’ a mostrato uno re-
trato de la S.a V.a che è molto naturale a quela. Sta tanto bene fato,
non è possibile melio ».
Archivio di Stato — Mantova.
(’) Era il i° mese dell’anno.
64 -
— 104 —
:i 500.
« ... no me sé determinar si es àrbol o monstruo entre àrboles: pero
corno yo supiere, diré lo quel dèi he comprehendido, renritiéndome
à queir mejor lo sepa pintar o dar à entender, por que es mas para
verle pintado de man de Verruguete u ótro ex5elente pintor corno
él o aquel Leonardo de Vince, o Andrea Mantena, famosos pintores
que yo conocì en Italia, que no para darle à entender con palabras ».
Gonzales Fernando de Oviedo.
In Historia generai y naturai de las Indias,
Madrid, 1851, parte I, p. 362.
— 105 -
1500, 11 agosto.
Francesco Malatesta, agente del Marchese di Mantova a Fi-
renze, scrive al Marchese:
« Mando alla 111.ma S.a V.a el disegno de la chasa de Agnolo
Tovaglia facto per man propria de Leonardo Vinci, el qual se recho-
manda come servitore suo a quella et similmente a la S.a de Madona.
Dm.no Agnolo dice che ’l vorà poi venire a Mantua per poter dare
judicio qual serà stato migliore architetto, o la S.a V.a o lui: benche’l
sia certo de dover esser superato da quella, si che facile est inventis
addere, si perchè la prudentia de la S.a V.a non è da equiparare a lui.
El prefato Leonardo dice che a fare una chosa perfecta bisogneria poter
transportare questo sito che è qui, là dove voi fabrichare la S.a V.a
che poi quella haria la contenteza sua. Non ho facto far colorito el
disegno nè fatoli anotare li ornamenti de verdura, di hedera, di busso,
di cupressi nè di lauro, come sono qui per non parerme molto de
bisogno: pur se la S.a V. vorà, il prefato Leonardo se offerisse a farlo
cossi de pictura che di modello, come vorà la p.ta S.a V.a».
Archivio di Stato: Mantova.
- 65
— 106 —
1501, 27 marzo.
Fratri Petro de Nuvolaria
«R.me. Se Leonardo Fiorentino pictore se ritrova lì in Fiorenza
pregamo la R. P. V. voglia informarse che vita è la sua, cioè se l’à
dato principio ad alcuna opera, corno n’è stato referto haver facto
et che opera è quella, et se la crede che il debba fermarse qualche
tempo lì, tastandolo poi V. R. corno sa lei se'l pigliaria impresa de
farne uno quadro nel nostro studio, che quando se ne contentasse,
remetteressimo le inventione et il tempo in arbitrio suo, ma quando
la lo ritrovasse renitente vedi almancho de indurlo a farne uno qua-
dretto de la Madonna devoto e dolce corno è il suo naturale.
Apresso lo pregarà ad volerne mandare uno altro schizo del
retracto nostro, perocché lo 111.0 S.e nostro consorte ha donato via
quello che 1 ce lassò qua, che ’l tutto haveremo non mancho grato
da la R. V. che da esso Leonardo, offerendome...»
Mantue, xxvn martij 1501.
Lettera di Isabella d’Este — Archivio di
Stato: Mantova.
— 107 —
1501, 3 aprile.
« 111.ma et Ex.ma D.na etc. Hora ho havuta di V.a Exa. et farò
cum omni celerità et diligencia quanto quella me scrive : ma per
quanto me occorre, la vita di Leonardo è varia et indeterminata forte,
sì che pare vivere a giornata. Ha facto solo dopoi che è ad Firenci uno
schizo in uno cartone : finge uno Christo bambino de età cerca uno
anno che uscendo quasi de bracci ad la mamma, piglia uno agnello
et pare che lo stringa. La mamma quasi levandose de grembo ad
S.ta Anna, piglia el bambino per spiccarlo da lo agnellino (animale
immolatile) che significa la Passione. Santa Anna alquanto levandose
da sedere, pare che voglia ritenere la figliola che non spicca el bambino
da lo agnellino, che forsi vole figurare la Chiesa che non vorrebbe
5
66 —
— 108 —
1501, 4 aprile.
111.ma et Ex.ma Signora.
Questa settimana santa ho inteso la intenzione di Leonardo pit-
tore per mezzo de Salai suo discepolo e di alcuni altri suoi affezionati,
li quali per farnela più nota me gli menarono il mercoledì santo. In-
sunmra li suoi esperimenti matematici l’hanno distratto tanto dal
dipingere che non può patire il pennello. Pur me assicurai di farli
prima intendere con destrezza il parere di V. E. Poi vedendolo molto
disposto a voler gratificare V. E. gli dissi il tutto liberamente e si
rimase in questa conclusione : se si potrà spiccare dalla maestà del
re di Francia senza sua disgrazia, come sperava, alla più longa fra
un mese servirebbe più presto V. E. che persona del mondo. Ma che
ad ogni modo fornito ch’egli avesse un quadrettino che fa ad uno
Roberteto favorito del re di Francia, farebbe subito il ritratto e lo
manderebbe a V. E. Gh lasciai due buoni sollecitatori. Il quadrettino
che fa è una madama che siede come se volesse inaspare fusi, e il
bambino posto il piede nel canestrino dei fusi ha preso l’aspo e mira
attentamente quei quattro raggi che sono in forma di croce, e come
— 67
— 109 —
1501, luglio 29.
Istrumento fatto in Firenze, col quale Lionardo pittore e scul-
tore dichiara di avere ricevuto da Pietro di Messer Giovanni da Op-
preno, milanese, il canone di affìtto di un terreno posto in Milano
a porta Vercellina.
In Vite del Vasari. — Edizione Milanesi, voi. IV,
pag. 89.
— HO —
— Ili —
— 112 —
1501, settembre 24.
« Oggi ho facto l’ambassata al R.mo Mons.re Roano per il fatto
de quella forma del cavallo che fece fare el S.re Ludovico et in effecto
sua S.ria dice che quanto a lei l’è contentissima che la V.a S.a l’habia:
ma che hauendolo veduto la M.tà del Re, che la non si atentarebe dar-
velo se la non dicesse una parola al Re. Io confortarci la V.a S.a
scrivesse a Bart.io de Cavaleris che ne parlasse al Re, che sunto certo
che la sua Maestà sarà contenta ».
24 tótt. 1501.
Risposta del Valla al Duca di Ferrara.
Archivio di Stato: Modena.
113 —
1501 19 nov.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
Lionardo de dare a dj io di Novembre 1501, fior,
cinquanta larghi d’oro di detto ehontanti per parte
de chontrascriti (vedasi n.° 101) . fior. 50 larghi in oro
70 —
— 114 —
1501.
« gli fu scritto [a Michelangelo, in Roma] da alcuni amici che venisse,
perchè quel marmo che era nell’opera guasto, il quale Pier Soderiui,
fatto gonfaloniero a vita di quella città, aveva avuto ragionamento
molte volte di farlo condurre a Lionardo da Vinci ».
Vasari, in Vita di Michelangelo.
— 115 —
1502, maggio 3.
« Haveressimo piacere che li facesti vedere a qualche persona che
ne avesse juditio, corno seria lionardo depintore quale staseva a Mi-
lano, che è nostro amico, se ’1 se ritrova adesso a Fiorenza, aut altro
che te parerà, intendendo el parere suo cossi circa la belleza corno il
pretio» (vedi n.° 116).
Da lettera di Isabella d’Este al Malatesta,
3 maggio 1502 — Copialettere, lib. 30.
Archivio di Stato : Mantova.
— 116 —
1502, maggio 12.
111.ma Madona mia.
« Per Alberto chavalaro mando a la S.a V.a li disegni de li vasi
che quella me ha scripto per la sua de 2 del presente, disegnati per
— 7i
— 117 -
1502, agosto 18.
Caesar Borgia de Francia Dei Gratia Dux Romandiole Valen-
tieque Princeps Hadrie Dominus Plumbini eie. Ac||Sancte Romane
Ecclesie Confalonerius et Capitaneus Generalis : Ad Tutti nostri Loco-
tenenti, Castellani, Capitanij, Conductori, Officiali, || Soldati et sub-
diti, A li quali de questa peruerra notitia, Commettemo et Comman-
damo che al nostro Prestant. et Dilectissimo Familiare Archi || tecto
et Ingengero Generale Leonardo vinci dessa ostensore, el quale de
nostra Commissione ha da considerare li Lochi et Forteze de li Stati ||
nostri, Ad ciò che secundo la loro exigentia et suo iudicio possiamo
prouederli, Debiano dare per tutto passo libero da qualunque publico
pagamento || per se, et li soi, Amichevole recepto et lassarli uedere,
mesurare, et bene extimare quanto uorrà. Et ad questo effecto Com-
mandare homini ad||sua requisitione, et prestarli qualunque adiuto
adsistentia, et Fauore recercara, volendo che dell’opere da farse
neli nostri Domini j Qualunque || Ingengeri sia astrecto conferire con
lui et con el parere suo conformarse. Ne de questo presuma alcuno
fare lo contrario per quanto li sia||charo non incorrere in la nostra
Indignatione. Datum Papié, die decimo octavo Augusti, Anno Do-
mini Millesimo Quingentesimo secundo, Ducatus — vero — nostri
— Romandiole — secundo — CAESAR.
Mandato 111.mi Domini Ducis, Agapitus, Geraldinus, F. Martius.
Dalla pergamena originale: in Archivio della
Duchessa Josephine Melzi Barbò — Milano.
- I 18 —
1502, luglio-settembre.
colombaja da Urbino a dì 30 di luglio 1502.
Cod. L, fol. 7 v
alla fiera di San Lorenzo a Cesena.
Cod. L, fol. 46 v.
— 73
— 119 —
1502, agosto i°-8.
« Dì primo d’agosto 1502 a Pesaro, la libreria ».
« Fassi una armonia colle diverse cadute d’acqua, come vedesti
alla fonte di Rimini, come vedesti addì 8 d’agosto 1502 ».. .
Cod. L, sulla copertina, e a fol. 78 r. Paris,
Institut de France.
120 —
1502 (?).
Ill.mo et px.mo Signore. Alias li vostri fidelissimi servidori
Johanne Ambrosio preda et leonardo de vinci fiorentino se conve-
neteno cum li scolari de la conceptione de sancto francesco de Milano,
de farli una ancona de figure de relevo misa tuta de oro fino et uno
quadro de una nostra dona depinta a olio et dui quadri cum dui
angeli grandi depinti similiter a olio, cum hoc che doveseno eligere
ala extimatione de diete opere dui de dicti scolari et lo patre frate
Augustino per lo tertio, et facta dieta extimatione, et montando
diete opere più de octocento libre de imperiali quale sono andate
in spexe che dicti scolari fusseno obligati satisfare ah dicti suppli-
canti del suprapiù de diete fibre octocento supra secundo sarebe
declarato per dicti tri. Ft non obstante che diete due opere siano de
valore de ducati CCC corno apare per una lista de dicti supplicanti
74
— 121 —
1503 marzo, 9.
Ludovicus dey gratia Franchorum Neapolis et Jerusalem rex,
Dux Mediolani etc. dilecto nostro pretori Mediolani salutem.
Intelleximus per supplicationem anexam Jo. Ambrosij de Pre-
derijs pictoris Mediolanensis cuius tenore considerato eam ad vos
mitendam duximus et volumus ac sumarie cognoscatis de pactis
— 75 —
— 122
1503, 23 marzo-giugno.
« Cum sit quod alias per et inter dominos priorem et scolares
scole conceptionis beate Virginis marie constructe in ecclesia sancti
francisci Mediolani » furono fatte convenzioni con « magistrum leo-
nardum de vinzijs de fìorentia florentinum » per una parte e con
«dominos Evangelistam et Jo. Ambrosium fratres de praderijs »
per un’altra parte;
dalle quali convenzioni e patti risulta che i confratelli della
Concezione erano obbligati « dare et tradere dictis mag.ro leonardo,
evangeliste et Jo. Ambrosio ad fabricandam, ornandam et pingendam
anehonam altaris seu capelle diete scole conceptionis justa et secundum
listarn » contenuta nell’istromento dei patti, per prezzo di L. 800
imper. ed il soprapiù a giudizio delle parti (rog. A. de Capitani —
25-IV-1483).
« Cumque sit quod prefati mag.ri Leonardus et fratres de pra-
derijs dictam anehonam fabricaverunt et ornaverunt in forma prout
perspici possit, et ipsam anehonam jam pluribus annis preteritis
consignaverunt prefatis d. Priori et scolaribus » come da dichiarazione
di Ambrogio de Predis, a me notajo ora fatta.
« Cumque dictus d. Evangelista » morisse nel frattempo, lasciando
suo figlio Leonardo.
« Cumque abinde cifra dictus Magister leonardus florentinus se
absentavit a presenti civitate et dominio Mediolani, qua de causa,
ad supplicationem » di detto Preda furono ottenute lettere del Re
di Francia dirette al podestà di Milano, come da testo incluso [vedi
il lesto alla data g marzo 1503].
« Cumque sit ad istantiam » di detto Preda fossero presentate
dette lettere regie dinanzi al podestà, alle quali i confratelli della
— 77
— 123 —
1503 4 marzo.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova.
h (1500-1507).
E a dj mi di marzo 1502 (1503 a nativitate)
fior, cinquanta d’oro, larghi in oro portò di
detto chontanti. fior. 50 -—larghi in oro
Sabato, a di 5 di marzo ebbi da Santa Maria Nova ducati 50
d’oro, restowene 450, de quali 5 ne detti il medesimo dì a Salai
che me li aveva prestati.
Cod. Atl. f. 77 v.
79
— 124 —
1503, aprile 8-20.
Ricordo come a dì 8 d’aprile 1503 io Leonardo da Vinci prestai
a Vante miniatore ducati 4 d’oro, in oro : portogli Salai e li dette in
sua propria mano: disse rendirmele infra lo spatio di 40 giorni.
Ricordo come nel sopradetto giorno io rendei a Salai ducati
3 d’oro, i quali disse volersene fare un pajo di calze rosate co sua for-
nimenti, e li restai a dare ducati 9, posto che lui ne de’ dare a me du-
cati 20, cioè 17 prestati a Milano e 3 a Venezia.
Ricordo come io diedi a Salai braccia 21 di tela da fare camicie
a s. io il braccio, le quali li diedi a dì 20 d’aprile 1503.
British Museum, 229 v.
— 125 —
1503 14 g^gno.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
E a dj 14 di giungnio 1503 fior, cin-
quanta d’oro larghi in oro : porto di detto
chontanti. fior. 50 — larghi in oro
— 126 —
1503, 24 luglio.
Ex castris . Franciscus Ghuiduccius 24 Jul. 1503.
. Appresso fu qui hieri con una [littera] de V. Sig.a Alexandro
delli Albizi insieme con Leonardo da Vinci et certi altri, et veduto
el disegno insieme con el ghovernatore, doppo molte discussioni et
dubij, conclusesi che l’opera fussi molto ad proposito, o sì veramente
Arno volgersi qui, o restarvi con un canale, che almeno vieterebbe
8o —
— 127 —
1503, luglio.
« Spese extraordinarie: dieno dare a dì 26 di luglio, lire 56 sol. 13
per loro, a giouanni piffero, e sono per tanti asegna auere spexi in vet-
ture di 6 chavalli e spese di uitto per andare con lionardo da vinci
a liuellare arno in quello di pisa, e levallo del letto suo».
Archivio di Stato, Firenze — Libro d’entrata
e di uscita dei Magn. Signori.
— 128 —
1503 10 settembre.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
B a dj i° di Settembre fior, cinquanta
d’oro larghi in oro, portò di detto contanti fior. 50 — larghi in oro
— 129 —
1504 ottobre.
Conto Corrente di Leonardo da Vinci
colla Compagnia dei Pittori — Firenze.
Dare.
Lionardo di Ser Piero da Vinci de’ dare a dì
18 d’ottobre, s. 7 d. 4 per l’anno chominciato detto
Sr
— 130 —
1503, 24 ottobre.
I Signori e Collegi comandano al Massajo della Camera dell’Arme
di consegnare a Leonardo la chiave della Sala del Papa e di altre
stanze attigue.
Archivio di Stato, Firenze. Dai Protocolli: De-
liberazioni Signori e Collegi, anni 1501-1504.
— 131 —
1503 21 novembre.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
E a dj 21 di novembre fior, cinquanta d’oro
larghi in oro, portò di detto contanti. fior. 50 — larghi in oro
6
— 82
- 132 —
1503- 16 dicembre.
mdiii die xv decembris.
Magnifici et excelsi domini domini Priores, et Vexillifer Justitiae
populi Fiorentini deliberaverunt... quatenus... commodent eorum Do-
minationi omnia lignamina expedientia ad fulciendum et sustinendum
tectum tinelli aule, vulgo diete la Sala del Papa, sita in conventu
seu monasterio S.te Marie Novelle de Florentia.
Arch. di Stato, Firenze, Deliberazioni dei Si-
gnori, voi. 166, fol. 126 V.
- 133 -
Prima del 1504.
Padre carissimo. A l’ultimo del passato ebbi la lettera mi scri-
vesti, la quale in brieve spazio, mi dette piacere e tristizia. Piacere,
in quanto che per quello io intesi voi essere sano, di che ne rendo
grazie a dio; ebbi dispiacere intendendo il disagio vostro...
Cod. Atl., fol. 62 v. (scritto non a rovescio).
- 134 -
1503 (1304) die vili Januarii.
Item dicti domini... deliberaverunt precipi operariis Opere Sancte
Marie Floris de Florentia quatenus... commodent eorum Dominationis
infrascripta lignamina ad conficiendum in Sala Pape de Florentia
certum quid circa picturam fiendam per Leonardum de Vincio prò
palatio dictorum Dominorum : et sint dieta lignamina illius quali-
tatis prout requisiti fuerint ex eorum parte per Benedictum de Buchis
ad id ab eis deputatum et ad omnern ejus requisitionem. Et de ipsis
lignaminibus retineatur computum per ipsos operarios ad hoc ut
- 83 -
- 135 -
— 136 —
28 febr. 1504.
A Benedicto di Lucha Buchi legnaiuolo, lire 29 per fare el ponte
con la sellala et con tucti gli ingegni necessari et sue apartenenze,
fatto al Lionardo da Vinci nella Sala del papa, per disegnare el cartone.
A M.ro Antonio di Giovanni, muratore lire 16 s. io per opera
havere rachoncio tutti e tecti di S.ta Maria Novella, cioè della Sala etc.
et per fare uno uscio della camera di Lionardo, che va al dicto cartone.
Lionardo di S.r Piero da Vinci dipintore, lire 140 per parte
di sua opera.
— 137 —
28 febb. 1504.
A Giouandomenico di Filippo cartolajo 1. 26, s. io per una fisima
et quaderni 18 di fogli a sol. 12 et sol. 11 el quaderno, ebbe Lionardo
da Vincio per fare el cartone alla sala, e per quadratura et apianatura
di decti fogli.
A Francesco et Pulinari del Garbo spetiali lire 40, sol. 19, den. 9
per libbre 39. oncie 4 di cera bianca per impannare finestre al palagio
del Podestà et della Sala del Consiglio et per la finestra de frati et
- S5
— 138 —
1504-
.ri fiorentini.
Neri di Gino Capponi.
Bernardetto de Medici.
Nicolò da Pisa.
Conte Francesco.
Micheletto.
Pietro Gian Paolo.
— 86
Guelfo Orsino.
Messer Rinaldo degli Albizzi.
Comincisi da l’orazion di Niccolò Piccinino a’ soldati et Fuori-
usciti fiorentini, tra quali era Messer Rinaldo degli Albizzi e altri
Fiorentini.
Di poi si faccia come lui prima montò a cavallo armato, e tutto
lo esercito li andò drieto.
40 squadre di cavalli.
2000 pedoni andarono con lui (e di questi 300 guardarono le ban-
diere bisciare).
El patriarca la mattina, di bona ora, montò in sur un monte
per scoprire il paese: cioè colli, campi e valle irrigata da uno fiume,
et vide dal borgo a San Sepolcro venir Nicolò Piccinino con le genti
e con gran polvere, e scopertolo, tornò al capo delle genti e parlò
loro. Parlato ebbe, pregò Dio ad mani giunte, e vide una nugola,
dalla quale usciva San Piero, che parlò al patriarca.
500 cavalli furon mandati dal patriarca per impedire e raffrenare
10 impeto ecc.
Nella prima schiera Francesco, figlio di Nicolò Piccinino, e venne
11 primo ad investire il ponte, che era guardato dal papa e fiorentini
Dopo il ponte da mano sinistra mandò fanti per impedire li nostri,
e quali (si) ripugnorono. De’ quali era capo Micheletto, il quale Capo
M. per corte aveva in guardia lo esercito.
Qui, a questo ponte si fa una grande pugna : vinsono fi nostri
e lo inimico è scacciato.
Qui Guido e Astorre suo fratello, Signore di Faenza, con molte
genti, si rifeciono e ristaurarono la guerra, e urtarono tanto forte le
genti fiorentine, che ricuperarono il ponte, e vennono sino a li pa-
diglioni. Contro a’ quali venne Simonetto con 600 cavalli ad urtare
li inimici, e li cacciò un’altra volta del luogo, e riacquistorno il ponte,
e drieto a lui venne altra gente con 2000 cavalli, e così lungo tempo
si combattè variamente. D di poi il patriarca, per disordinar lo ini-
mico, mandò Nicolò da Pisa innanzi e Napoleone Orsin o, giovane senza
barba, e drieto a costoro gran moltitudine di gente. E qui fu fatto un
altro grande fatto d’arme : e in questo tempo Nicolò Piccinino spin.se
innanzi el reparto delle sue genti, le quali feciono un’altra volta incli-
nare e’ nostri : e se non fussi stato che il patriarca si mise in mezzo,
e con parole e fatti avesse ritenuto quelli capitani, sarebbono iti
li nostri in fuga. E fece el patriarca piantare certe artiglierie al colle,
— 87 —
- 139 —
1504 27 aprile.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale dì S. Maria Nuova
(1500-1507).
E. a dj 27 di aprile 1504 fior, cinquanta
d’oro larghi in oro. portò di detto contanti fior. 50 — larghi in oro
— 140 —
1504 die mi mensis Maii.
Pro Leonardo de Vincio.
... Itera, dicti Domini... deliberaverunt etc. infraseriptam deli-
berationem infra vulgari sermone descriptam, videlicet :
Atteso e magnifici et excelsi Signori Signori Priori di Libertà
et Gonfaloniere di Giustitia del popolo Fiorentino, come havendo
più mesi fa Lionardo di Ser Piero da Vinci, cittadino Fiorentino,
tolto a dipignere uno quadro della Sala del Consiglio grande, et sen-
doci già per detto Lionardo cominciata tal pictura in sur un cartone,
et havendo etìam per tal cagione presi fior, xxxv lar. doro in oro, et
desiderando e prefati magnifici Signori, che tale opera si conducila
quanto più presto si può al suo desiderato fine, et che a detto Leo-
nardo si paghi per tal conto di tempo in tempo qualche somma di
denari: però e prefati magnifici Signori... deliberarono etc. che il
detto Lionardo da Vinci debba havere interamente finito di dipignere
el detto cartone et rechatolo alla sua intera perfectione per infino a
— S8 —
— 141 —
1504, maggio 14.
D.no Angelo Tobaliae
M. Angelo. Per lettere vostre scripte in Ferrara havereti inteso
che siamo contente che '1 Perugino facci la historia nostra doppo
chel ce promette finirle fra dui mesi et mezo, sì che ve pregamo ad
non mancarli de diligentia. Apresso desyderando noi summamente
haver qualche cosa de Leonardo Vincio, il quale et per fama et per
presentia conoscemo per ex.mo pictore, gli scrivemo per la alligata
che ’l voglij farmi una figura de uno Christo giovenetto de anni do-
dece: non vi rincresca presentarli la lettera et cum giunta quelle pa-
role vi piaceranno, col proposito confortarlo ad servirne che ’l serrà
da noi ben premiato. Se ’l se scusasse che per l’opera che l’ha princi-
piata a quella Ex.ma S.ria non haveria tempo, poteti responderli
che questo serrà un pigliare recreatione et exaltazione, quando da
la historia sarà fastidito, pigliando il tempo cum suo piacere et coni-
90 —
modo : l’è vero elle quanto più presto ce lo darà finito et tanto maggior
obligo gli haveremo: et alli piaceri vostri ce offerimo. Mant. xiiij
maij mdiiij.
Archivio di Stato: Mantova.
— 142 —
1504, maggio 14.
D.no Leonardo Vincio pictori
« M. Leonarde. Intendendo che seti fermato in Fiorenza siamo
filtrate in speranza de poter consequire quel che tanto havemo desi-
derato, de havere qualche cosa de vostra mano : quando fusti in questa
terra et che ne retrasti de carbono, ne promettesti fami ogni mo’
una volta di colore. Ma perchè questo sarìa quasi impossibile non
havendo vui comodità di trasferirvi in quà vi pregamo che volendo
satisfare a l’obligo de la fede che haveti cum noi, voliati convertire
el retratto nostro in un’altra figura che ne sarà anchor più grata,
cioè fami uno Christo giovenetto de anni circa duodeci, che seria
de quella età che l’haveva quando disputò nel tempio, et facto cum
quella dolceza et suavità de aiere che haveti per arte peculiare in
excellentia. Se seminio da voi compiaciuti de questo nostro summo
desyderio, sapiati che ultra el pagamento, che vuy medesimo voreti,
vi restammo obligati che non pensammo in altro che in farvi cosa grata,
et ex nunc ne offerimo ad ogni comodo et piacere vostro, expectando
da voi votiva resposta, et ali piaceri vostri ce offerimo ».
Mantue, xiiij maij 1504.
Lettera di Isabella d’Este. Archivio distato:
Mantova.
- 143 —
1504, maggio 27.
« Io hebbi le lettere de V.a S.a insieme con quella de Leonardo
da Vinci, al quale la presentai et lo persuadei et confortai con efficace
9i
— 144 -
1504, maggio 27.
«La rnatina di Santo Zanobio a dì 29 de maggio nel 1504 ebbi
da Lionardo da Vinci ducati d’oro, e cominciai a spendere ».
British Museurn, 148 r.
- 145 —
1504, 30 junii.
A Benedecto di Luca Buchi legnaiuolo 1. cento trentanove
sol. xv per più lavori facti da dì 11 di marzo 1503 (1504) a tutto
dì 29 di giugno presente... et per uno uscio facto a Lionardo da Vinci... .
A Giovanni di Landino foruajo 1. vii, sol v per libre 88 di farina
stacciata bianca, data a Lionardo da Vinci in dua volte per impa-
stare el cartone.
I5°4> 30 Juni.
A lionardo di S.r Piero da Vinci, dipintore, fiorini 45 larghi
d’oro in oro, per sua provisione di mesi tre ad ragione di fiorini 15 larghi
92
— 146 —
1504, 30 d’agosto.
A Piero di Zanobi funaiuolo 1. quarantacinque, sol. xv per libre 60
di ferro a sol. i°, den. 8 la libra et libre 16 dacciajo a sol 3, den 8 la
libra per raconciare la canpana grossa, et per più fune et canapi per
il ponte di Leonardo da Vinci et per più auti et di più sorte.
A P'ilippo d’Antonio fabro 1. xxi, sol. v, den. mi per anelle x
di libre 25 per la ruota, doue s’attigne l’aqua in palagio, et per auti
per confichare dette anelle et per biette di ferro per il carro di Leo-
nardo da Vinci ecc.
Firenze: Deliberaz. Operai Palazzo, filza 21.
— 147 —
1504 -— giugno, agosto.
La mattina di Sancto Piero, addì 29 di giugno 1504, tolsi du-
cati io, de’ quali ne diedi 1 a Tommaso mio famiglio per ispendere
Lunedì mattina fiorini 1 a Salai per spendere in casa.
Martedì tolsi soldi 1 per mio spendere.
Mercoledì sera fiorini 1 a Tommaso innanti cena.
Sabato mattina fiorini 1 a Tomaso.
Lunedì mattina, fiorini 1 manco soldi io.
Giovedì a Salai soldi 1 fiorino, manco soldi io.
Pel giubbone fiorini 1.
Pel giubbone e per berretta fiorini 2.
Al calzajolo fiorini 1.
A Salai fiorini 1.
Venerdì (sabato) mattina a dì 19 di luglio, (fiorini) fiorini 1 manco
soldi 6, restommi fiorini 7 e 22 in. cassa.
— 93
— 148 —
1504.
« A dì g di luglio 1504 mercoledì a ore sette morì ser Piero da
Vinci, notajo al palazzo del podestà, mio padre, a ore sette: era di
età d’anni ottanta, lasciò dieci figlioli maschi e due femmine ».
Ms. Britisli Museum, fol. 272 r.
— 149 —
1504, agosto 3.
Sabato mattina venne Jacopo Tedesco a stare con meco in
casa: convennesi che io li facessi le spese per uno carlino il dì.
Britlxish Museum, 271 v.
— 150 —
1504, agosto.
Venerdì a dì 9 d’agosto 1504 tolsi fiorini io d’oro: anne dato
addì venerdì a dì 9 d’agosto grossoni quindici cioè fior. 5 s. 5 anne
— 94 —
~ 151 —
30 agosto 1504.
A Francesco et Pulinari, spetiali lire io, sono per libre 28 di biacha
Alexandrina a sol. 6 la libra, et per libre 36 di bianchetta soda a
s. 12 la libra, et libre 2 di gesso ebbe Lionardo da Vincio per dipingere.
Archivio di Stato Firenze: Deliberaz. operai
Palazzo.
— 152 —
1504, ottobre.
Leonardo Vincio pictori.
« M.r Leonardo. Li mesi passati ve scrivessimo che desyderavimo
havere uno Christo giovine de anni circa duodeci de mane vostra:
mi facesti respondere per m. Angelo Tovalia che di bona voglia el
faresti, ma per le molte allegate opere che haveti a le mani dubitamo
non vi raccordati de la nostra, perhò n’è parso farvi questi pochi
versi, pregandovi che quando seti fastidito de la historia fiorentina
vogliate per recreatione mettervi a fare questa figuretta, che ce fareti
cosa grat.ma et a vui utile. Bene valete.
Mantuse, ultimo octobris mdiiij.
Lettera di Isabella d’Este a Leonardo. Ar-
chivio di Stato: Mantova — Copialettere,
lib. 17).
— 95 —
— 153 —
31 ottobr. 1504.
A Lionardo di S.r Piero da Vinci, dipintore, lire 210 per sua pro-
visione di mesi dua, cioè di giugno et luglio 1504.
Firenze: Delìberaz. Operai Palazzo: filza 21,
fol. 62.
- 154 —
31 die. 1504.
A [e]rede di Marcilo del Forese e compagni, mereiai, per più bullecte
e nastri per impannare la finestra dove lavora Lionardo da Vinci
lire 3, sol. ii,8.
31 die. 1504.
A Francesco et Pulinari di Simone di Salamone del Garbo, spetiali,
per libr. x di cera biancha e spugne e trementine per incerare finestre
et per il cartone di Michelagnolo, et a Lionardo da Vinci, per insino
a tutto dì 3 del presente, lire io, s. 6.
Firenze: Delìberaz. Operai ecc.
— 155 —
1504, circa.
Minuta di lettera di Leonardo, al fratello Domenico, (nato nel
1484).
« Amatissimo mio fratello, solo quessta per auisarti come ne
dì passati io ricevetti una tua, per la quale io intesi tu auere auto
erete (erede), della quale cosa intendo (tu) come ai fatto strema alegreza,
il che (conoss) stimando io tu essere (savio) prudente al tutto son chiaro,
come i’ sono tanto alieno de l’auere bono giuditio quanto tu dalla
— 96 -
- 1556 —
1505-
« di 24 detto (gennajo 1505) andò a giustizia un giovane e fu impic-
cato: e medici e scolari dello studio che c’era molto copioso di dot-
tori e valentuomini lo chiesero agli Otto per fare una notomia, e
fu conceduto loro e feciorla in Santa Croce in certe loro stanze, e durò
insino a dì i° di febbrajo 1505 ogni dì due volte. Vi furono e medici
e fuvvi anche il mio maestro Antonio ogni dì a vedere ».
Diario di Luca Landucci, anni 1450-1516 —
Firenze 1883, J. del Badia.
~ 157 -
- 158 -
1505 24 febbraio.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
L. a dj 24 di febrajo 1504 (1505 a nati-
vitate) fior, venticinque d’oro larghi in oro:
porto di detto contanti. fior. 25 — larghi in oro
- 159 —
1504 (1505), 28 febr.
Al Nuntiato dipintore per 4 ruote per fare il carro a Lionardo
da Vincio, ovvero ponte, 1. 7.
Giovanni D’Andrea, piffero, per ha vere fatto fare el ponte a
Iaonardo da Vinci, lire 79 s. 11,
A Giuliano di Lapo ferraiuolo per libre 8 dauti (aguti) a sol. 4.8
la libra et per libre 93 di ferro, dato a Giovanni piffero per il ponte
di Lionardo da Vinci a sol. 1, den. 8 la libra. 1. io. sol. 14.
Firenze: Deliberai. Operai Palazzo — filza 21
fol. 70.
7
98 -
— i6o —
— l6l —
1505, marzo 14.
«... come il cortone uccello di rapina ch’io vidi andando a Fiesole
sopra il locho di Barbiga nel 5 (1505) addì 14 di marzo ».
in Amoretti; Vita di L.
— 162 —
1505, i° aprile.
Il Duca di Ferrara significa all’agente suo il desiderio di posse-
dere un Bacco che pare fosse allora nelle mani di Ant. M. Pallavicino.
Rispondeva il Seregno, il 17 aprile, facendo le scuse del Pallavicino
per avere egli già promesso il dipinto al Cardinale di Rohan.
(Vedi in poesie: Bacchus Leonardi Vincij).
Archivio di Stato, Modena.
— 99 —
— 163 —
1505 15 aprile.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
L. a dj 15 d’aprile 1505 fior, venticinque d’oro
larghi in oro porto contanti . fior. 25 in oro
— 164 —
1505, 14 aprile.
« 1505 martedì sera a dì 14 d’aprile venne Lorenzo a stare con
mecho, disse essere de età d’anni 17 ».
A dì 15 del detto aprile ebbi scudi 25 doro dal chamerlengo di
Santa Maria Nuova.
in Amoretti; Vita di L.
— 165 —
30 apr. 1505.
A Lucha di Sirnone funaiuolo per cento tegholiui et per uno ca-
tino di terra et una mezzina per uso di Lionardo da Vincio, in sul
palchetto alla pictura . 1. 2 sol. 11
A Filippo di Matteo segatore per segatura di più legnj seghati
per fare un paio di capre a Lionardo da Vinci. 1. 1 sol. —
A Pietro di Zanobi funaiuolo per 1200 auti (aguti) di bargha per
gli armari e contignoli dati a M.° Domenico et per fune per le campane
et per 40 pezi d’asse per il ponte a Lionardo da Vincio e per 1. 26
d’auti a sol. 4.8 la libra et per più tozetti . 1. 27 s. 7 d. 8
A Benedecto di Lucha Buchi legnaiuolo per uno paio di capre
a Leonardo da Vinci in sul palchetto in tutto. 1. 141. s. 6
30 aprile 1505.
A Lorenzo di Marcilo manovale, per opere 3 e x/2 nella Sala del
Consiglio alla pictura fa Leonardo da Vinci, a soldi 9 el dì, Idre
1, s. 2.6.
IOO
31 agosto 1505.
A Ferrando Spagnolo dipintore per dipignere con lionardo da
Vinci nella Sala del Consiglio, fiorini 5 larghi, e a Tomaso di Giovanni
Masini suo garzone, per macinare i colori, fiorini 1 in oro — lire 42.
31 agosto 1505.
A Francesco Nuti per libre 8 dolio di lino seme, ebbe Lionardo
da Vinci per la pictura al. 18 il centenaro. 1. 1, s. 8, d. 8
— 166 —
31 ottobre 1505.
A Francesco et Lorenzo Ruspoli linaiuoli per braccia 27 di tela
grossa, per fare spalliere al ponte di Lionardo da Vinci nella sala
del Consiglio a sol. 12 la canna — 1. 19.S. 8,
IOI
— 167 —
1505 ?
Il gonfalonieri cancelli il libro e ’l sere mi facci una scritta de’
denari ricevuti e poi io murerò liberamente.
Cod. Atl., fol. 77 r.
— 168 -
1506, 13 febbrajo.
Bernardino de Predis quondam Leonardo, e Leonardo de Predis
quondam Evangelista, abitanti in parr. S. Vincenzo in prato, eleg-
gono procuratore loro Giov. Ambrogio de Predis, fratello de Bernar-
dino, a chiedere e ricevere quanto loro spetta dagli Scolari della
Concezione in S. Francesco di Milano.
Arch. Notarile di Milano, Rogito Notajo Pier
Martire Pusterla.
1506, 13 febbrajo.
Giov. Ambrogio de Predis, abitante in parr. S. Maria podoue
elegge i sopraindicati de Predis ai suoi procuratori, a richiedere per
la somma fino a L. 634 imp., cioè detto Bernardino per la somma di
L. 342, e detto Leonardo per egual somma.
Arch. notarile di Milano, Rogito Notajo Pier
Martire Pusterla.
102
— i6g —
1506 Indictione nona, die sabbati quarto mensis aprilis hora vige-
sinia tertia vel circa.
Reverendus D. frater Augustinus de Ferrarijs frater et guar-
dianus ecclesie seu monasteri] S.ti Francisci Mediolani et habitans
in dicto monasterio qui prius habuit licentiam a superiore suo etc.
et spectabilis dominus Cesar de Cremona fil. q.m Magnifici domini
(in bianco), porte Vercelline, parochie S. Petri intus vincaia unus ex
scolaribus et prior scole capelle gloriosissime Virgiuis Marie nuncu-
pate de la Conceptione constructe in dieta ecclesia S.ti Francisci
ambo deputati seu electi una cum domino Paulo de S.to Nazario
similiter ex scolaribus diete scole ad declarandum pretium androne
diete Chapelle iuxta formam instrumenti superinde confecti rogati
per dominum Antonium de Capitaneis notarium Mediolani etc. Ad
declarationem animi sui et aliis omnibus modis jure, via, causa et
forma quibus melius potuerunt et possunt, dixerunt et protestati
fuerunt et dicunt et protestantur quod ipsi domini frater Augustinus
et Cesar deputati seu electi ut supra convenerunt et seu reperuerunt
sese in capitulo diete ecclesie S.ti Francisci prò expediendo dictam
declarationem juxta formam eorum commissionis et quod parati
fuerunt et sunt devenire ad dictam expeditionem et ibidem morati
sunt per multurn spatium temporis spectando suprascriptum do-
minum Paulum qui monitus erat et prò terminum tempus et in-
stantie declarandi prò pretio Ancone diete capelle Conceptionis iuxta
formam instrumenti rogati prout dixerunt per dominum Antonium
de Capitaneis not. Mediolani etc. comissam venerabili domino fratri
Augustino de Ferrarijs et spectabilibus d. d. Cesari de Cremona et
Paulo de S.to Nazario ex scolaribus diete scole per et inter dictas
partes, et hoc a die hodie in antea usque ad kalendas mensis maij
prox. futur. Cum declaratione quod prefati D. Comissarij possint
C]uolibet die et qualibet hora hinc ad dictas kalendas mensis maij
prout eisdem dd. Comissarijs melius placuerit, facere dictam eorum
declarationem non expectato fine diete prorogationis et etiam cum
declaratione de voluntate dictarum partium utsupra quod prehemp-
toria emanata prò in de valeant et teneant ac eundem sortiantur ef-
fectum prout si emanata esseut proessendo illis die et hora quibus
fiet dieta declaratio etc.
Renuntiando etc. Promittentes etc. suis et dictis nominibus
utsupra. Et de predictis etc. Actum utsupra.
Archivio notarile Milano, Notajo Battista
Riva (parrocchia S. Maria alla porta).
— 170 —
1504, aprile 27.
In nomine domini. Anno a Nativitate ejusdem Millesimo quin-
gentesimo sexto, indictione nona die lune vigesimo septimo mensis
aprilis in vesperis. Cum alias factum fuerit instrumentum pactorum
et conventionum per et inter dominus fune priorem et scolares ca-
pelle seu scole conceptionis beate Virginis Marie constructe in ec-
clesia sancti Francisci Mediolani etc. ex una et Magistrum Leonardum
de Vincijs fiorentinum filium domini Petri ex una alia et dominos
Evangelistam et Jo. Ambrosium fratres de Prederijs fil. q.m d. Leo-
nardi ex una alia seu alijs pluribus coutinentie in effectu cpiod prefati
d. tunc prior et scolares tenerentur et deberent dare anchonam capelle
suprascripte ad fabricandam suprascriptis dominis Leonardo, Evan-
geliste et Jo. Ambrosio per modum et formam prout latius in instru-
mento superinde confecto continetur, Et quamquidem Anconam etc.
predicti Mag.r Leonardus, Evangelista et Jo. Ambrosius et quilibet
eorum insolidum cum renunciatione novarum Constitutionum obli-
gati erant fabricare et attendere et observare et dare et consignare
fornitam dictis dominis priori et scolaribus etc. inde ad festum con-
ceptionis Gloriosissime Virginis quod fuit die octavo mensis decembris
anni 1483 prox. preteriti, et quod fornita et consigliata dieta ancona
utsupra prefati domini Prior et scolares obligati essent sub obliga-
tione bonorum diete scole dare et solvere dictis magistro Leonardo
et d. Evangeliste et Jo. Ambrosio libras octocentum imperialium et
illud plus quod declaretur per venerabilem dominum fratrem Au-
gustinum de Ferrarijs ex dominis fratribus dicti Monasteri] et duos
ex scolaribus diete scole eligendis per dictas partes post fabricationem
diete ancone. Et quam Anconam dictus Magister Leonardus et dicti
de Prederijs obligati essent facere et manutenere valoris et estima-
tionis librarum octocentum imper. et melius per annos decem tunc
prox. futuros ad minus et etiam cum pacto quod si accideret quod
dictus Magister Leonardus recederet a civitate Mediolani ante fa-
bricationem diete Ancone quod esset in electione dictorum domini
prioris et scolarium dare dictam anconam ad fabricandum aliis per-
sonis prout eis dominis priori et scolaribus melius videbitur et quod
arctari non possent ad aliquid versus dictum Magistrum Leonardum
nisi ad ratam prò rata illius operis quod reperiretur fabricatum per
dictum Magistrum Leonardum etc. prout latius in eo instrumento
105
— 171 -
1504-1507.
Descrizione e preventivo, in ducati 3040, per il monumento fu-
nerario del Maresciallo G. G. Trivulzio, in Cod. Atl., fol. 179 v.
« Sepulcro di Messer Giovanni Jacomo da Treulzo».
Spesa della manifattura e materia del cavallo. . .. 1582
Spesa de marmi della sepoltura . 389
Spesa della manifattura ne’ marmi . 1075
somma onni cosa insieme giunta, son ducati . . 3046
Con testamento 2 agosto 1504, il Trivulzio disponeva di essere
sepolto nella Chiesa di S. Nazaro, in « arca marmorea elevata a terra
saltem brachia 8 vel circha, laborata » colla spesa di ducati 4000,
computata la spesa «in ornamento ecclesie predicte S.ti Nazarij,
iuxta discreionem » dell’erede, nipote Gian Francesco Trivulzio.
Arch. Notarile di Milano (notajo Gabriele
Sovico).
— 172 —
1506 30 aprile.
Dall’Atto di arbitrato per la successione dei figli di Ser Piero da Vinci :
i° atto di divisione.
« Anno doni, millesimo quingentesimo sexto, et die trigesima
mensis aprilis.
Fit breviter fides per me notarium infrascriptum, qualiter su-
prascripta die per spectabiles viros Franciscum Pieri de Machiavellis
et Philippum Neri de Rinuccinis et Antonium Gulielmi de Pazis
arbitros etc. electos etc. a domina Lucretia filia olim Gulielmi de
Cortigianis et uxore olim Ser Pieri Antonii de Vinci tutrice et suo
debito tempore curatrice Benedicti, Pandolfi, Guglielmi, Bartholomei,
et Johannis minorum et Dominicho fratribus et filiis dicti Ser Pieri
de Vincio ex parte altera, per quod inter alia que in dicto laudo con-
tinetur fuit laudatum, ut supra, videlicet:
In primis quidem, cum inveniamus et nobis constet inter dictos
fratres fuisse et esse litem et questionem etc. occasione bonorum
comunium inter dictos fratres : et volentes dictas partes et fratres
dividere ex dictis pupillis etc., et diete eorum tutrici adiudicare etc.
quinque partes ex novelli integralibus partibus etc. prò parte ipsius
domine, dicto nomine adjudicamus infrascripti bona iimnobilia,
videlicet: (segue descrizione ed Inventario)'.
Archivio Centrale di Stato in Firenze — Con-
vento della Castellina, Filza 11, Ins. 2, n. 1.
io9 —
— 173 —
1506, maggio 3.
111.ma Madonna mia obser.ma.
«Ritrovandomi qui in Firenze sono ogni hora procuratore di
V.a Ex.a con Lionardo da Vinci mio nipote et non resto con ogni
studio d’instare apresso lui si disponga a satisfare al desyderio di
V.a Ex.a circa la figura domandata da voi et da lui promessa già
più mesi sono, come costì per sua lettera a me mostrai alla prefata
Ex.a V.a, et lui al tutto me ha promesso comincerà in breve l'opera
per satisfare al desiderio di V.a S.a alla cui grafia assai si racomanda.
Et se infin serò qui in Firenze, mi significherete haver appetito più
d’una figura che d’una altra, curerò che Lionardo satisfaccia allo
appetito di quella, alla qual sopra ogni altro mio desyderio penso di
gratificare.
Visitando la illustre Madonna Augustina con sommo piacere
intese da me V.a S.a essere arrivata a Mantova con prosperità: et
10 soggiunsi che la Ex.a V.a si racomandava et offeriva a Sua Signoria,
11 che li fu molto grato et parse a quella scrivere alla S. aV.a la intro-
clusa. Nè altro al .presente mi occorre. Idio sempre feliciti la Ex.a V.a
alla qual humilmente mi racomando.
Florentise iij Maij mdvi.
servitor
Alexander de Amatoribus.
Archivio di Stato, Mantova.
- 174 -
1506, maggio 12.
D.no Alex.ro de Amadoribus.
M. Alex.ro Mi è stato grato per la lettera vostra de ni instantis
intendere che habiati facto le visitationi nostre alla S.ra Confalonera,
come per una di sua Sig.ria siamo anche certificate: nè manco ci piace
la dextreza che usati cum Leonardo Vincio per dispornelo ad satis-
farmi di quelle figure che gli havimo rechieste: che dii tutto vi rin-
no
- 175 -
1506 20 maggio.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
L. a dj 20 di magio 1506 fior, cinquanta d’oro
larghi d’oro: porto di detto contanti. fior. 50 in oro
— 176 —
1506, maggio 30.
Contratto rogato da ser Nicolò Nelli, in Firenze, in base al quale
Leonardo si impegnava a presentarsi alla Signoria entro tre mesi,
colla multa, in caso contrario, di fiorini 150 d’oro: dei quali si faceva
mallevadore Leonardo Bonafé spedalengo di S. Maria Novella, dove
l’artista aveva in deposito il suo denaro.
In Vite del Vasari ediz. Milanesi, voi. IV,
pag. 45 n.
~ 177 —
506, agosto 18.
Fxcelsi Donimi Honorandi. Perchè havemo bisogno ancora de
Maestro Leonardo per fornire certa opera che li habiamo facto prin-
Ili
- 178 -
1506, agosto 19.
Excelsi dom.ni honorandi. Havendo facto intendere a lo Ill.mo
Mons.re el gran maestro et locumtenente regio generale di qua li
monti, maestro leonardo fiorentino v.ro esserli per ogni modo ne-
cessario se ne vada al presente de le Excell.ie v.e per debito ha quelle
come loro subdito, et ultra questo per satisfactione del J uramento
et cautione in li quali se è obligato, el prefato Ill.mo Mons.re al qual
per certo pocho tempo ha bisogno de l’opera di esso maestro leonardo,
et molto desidera li sia concesso almancho per tuto el proximo mese
de septembre, vi scrive sopra questo le lettere, quale vedranno le
V.e Excell.ie per alligate. Et pregila quelle li voglano in questo com-
piacere. Et conoscendo io l’affectione ha il prefato Ill.mo Mon.re
in questa cosa, mi è parso anchora volerne scrivere qualche poco a
le prefate Excell.ie v.e significandoli che in questo farano cossa
gratissima al prefato Mons.re Ill.mo de la quale glene haverà obligo
grandissimo, concedendo ch’el prefato maestro Leonardo possa stare
in queste parte per el dicto tempo, et che per questo non incorra
pena alcuna, a la quale sia obligato. Et subito passato dicto termine
se trovarà senza fallo alcuno dale v.e Excell.ie per satisfare a quelle
in ogni cosa, come è debito et conveniente.
Valeant le prefate V.e E.e a le quali me ricomando et offerisco
ad ogni loro piacere.
Ex Mediolano die xvmj Augusti 1506.
II2
— 179 -
1506, agosto 28.
Domino de Ciamonte et Domino J afredo Karoli vicecancellario
mediolani, eiusdem exempli, die 28 aug. 1506.
111.me Doni. etc. Heri ricevemo una di V.a Excell.a et visto el
desiderio suo, havendo in animo compiacerla sempre in quello che
ci sarà possibile, siamo contenti che M.° Lionardo possa soprastare
tutto il mese di septembre proximo con buona gratia nostra, ad ciò
V.a S.a se ne possa valere in quello li occorre, et volendo ancora stare
di costà più tempo ogni volta ci renda indrieto li denari presi per
l’opera, quale non e’ altro non ha incominciato, saremo contenti lo
facci et di ciò ce ne rimettiamo a lui ».
Arch. di Stato, Firenze, Registri del Carteggio
della Signoria, anni 1504-1507, carte 161.
— 180 —
1506, ottobre 9.
...Ancliora ci scusa la S.a V.ain concordar un dì Leonardo, il quale
non si è portato come doveva con questa republica: perchè ha preso
buona soma de danaro e dato un piccolo principio a una opera grande
doveva fare, et per amore della S.a V.a si è comportato già da debi-
tore ( ?) Desideriamo non esser ricerchi di più, perchè l’opera ha ad
satisfare allo universale, et noi non possiamo senza nostro caricho
farla più sostenere. alla S.a V.a
9 ottobre 1506.
Archivio di Stato Firenze : Minute di Pier So-
derihi, filza 121.
1 r3 —
— 181 —
1506, dicembre 16.
Magnifici et excelsi viri tanquam fratres honorandi.
Le opere egregie, quale ha lassato in Italia, et maxime in questa
città, Magistro Leonardo da Vinci, vostro concittadino hanno por-
tato inclinatione a tutti che le hanno vedute, de amarlo singular-
mente, ancora che non l’havessino mai veduto. Et noi volemo con-
fessare essere nel numero de quelli che l’amavano prima che mai
per presentia lo cognoscessemo. Ma doppoi che qua l’havemo mane-
giato et cum experientia provato le virtute sue, vedemo veramente
che el nome suo, celebrato per pictura, è obscuro a quello che meritarla
essere laudato in le altre parte, che sono in lui de grandissima vir-
tute: et volemo confessare che in le prove facte da lui da qualche
cosa che li havemo domandato, de disegni et architectura et altre
cose pertinenti alla condictione nostra, ha satisfacto cum tale modo,
che non solo siamo restati satisfacti de lui, ma ne havemo preheso
admiratione. Per il che essendo stato el piacere vostro de lassarcelo
questi dì passati per gratificatione nostra, quando non vi ringracias-
simo, venendo lui in patria, ci pareria non satisfare a animo grato.
Et però vi ne ringratiamo quanto più possemo: et se uno homo de
tanta virtute convene ricommendarlo alli suoi, ve lo ricommandiamo
quanto più possemo et ve certificamo che mai da voi gli poterà essere
facta cosa, o in augumento de li beni et commodi suoi, o de lo honore
suo, che insieme cum lui non siamo per haverne singularissimo apia-
cere, et ancora alle Magn.tie v.e obligo, alle quali se offerimo etc. etc.
Mediolani xvi decembr. 1506.
D’Amboyze.
Archivio di Stato Firenze: Lettere alla Si-
gnoria, filza 62.
— 182 —
1506-1507.
- 183 -
1506 die xn Januarii [1507].
Ex.tis D.nis D. et Prioribus.
Magnifici et Excelsi Domini etc. Io ho scripto alla giornata et
al presente scrivo ai Sig.i X de tutte le occurrentie secondo il consueto :
et però per questo altro non ne dirò. Et la presente solo per fare
intendere alle Ex.a Sa V.a come, essendo stamattina alla presentia
del Christianissimo, Sua Maestà mi chiamò, dicendo: E bisogna che
e v.ri Signori mi servino. Scrivete loro che io desidero servirmi di
Maestro Lionardo, loro pictore, quale si trova a iElano, desiderando
che mi faccia alcune cose: et vedete che quelli Signori lo gravino et
li comandino che mi serva subito, et che non si parta da Milano
fino al mio venire. Lui è bono maestro, et io desidero havere alcune
cose di mano sue: et scrivete in modo a Firenze che sortisca questo
effecto, et lo fate subito, mandandomi la lettera (quale sarà la pre-
sente che comparirà, per via di Milano). Io resposi a Sua M.tà che
trovandosi Lionardo ad Milano, le S.e V.e li comanderebbero che
ubidissi Sua M.tà benché essendo in casa sua, lei medesimo non li
potrebbe mancho comandare di quelle, et che essendo ritornato
costà, le S.e V.e lielo manderebbono a Milano ad omni sua richiesta.
S.a M.tà non potrebbe più desiderarlo. Et tutto questo è nato da
un piccol quadro, suto (stato) condocto ultimamente di qua di sua
mano: quale è suto tenuto cosa molto excellente. Io nel parlare do-
mandai a S.a M.tà che opere desidera da lui? Et mi rispose: Certe
tavolette di n.ra donna et altro, secondo che mi verrà alla fantasia:
et forse anche li farò ritrarre me medesimo. Io nel parlare cum S.a M.tà
per più scaricho de V.e S.e in omni evento, discorrendo seco la per-
fectione insieme cum le altre qualità sue. Sua M.tà subjungendomi
che ne haveva notitia, mi domandò se lo conosceva ? et respondendogli
io che mi era amicissimo, mi subiunse : Scriveteli voi subito un verso
che non parta da Milano intanto che V.re S.re li scrivino da Firenze etc.
Et per questa cagione io ho facto un verso al sopradecto Lionardo
facendoli intendere il buono animo di questa M.tà et confortandolo
ad esser savio etc. Le excelse S.e V.e per satisfare al gran desiderio
di questa M.tà si sforzeranno che decto effecto segua : et io al presente
farò senza dire altro etc. etc. Blesis.
Fr. Pandolfini alla Signoria — Archivio delle
Riformazioni, filza 62.
— 184 —
1507 gennaio 14.
A nos très chers et grans amys, alliez et confederez, les Princes
et Gonfalonier perpetuel de la Seigneurie de Florence.
— ii6 —
- 185 -
1507, 22 gennajo.
Leonardo Vincio.
Die qua supra 1506 [1507].
La Maestà del Christiauissimo Re et lo ambasciatore nostro
che si truova appresso quella, ci scrivono desiderare che tu soprastia
costì sino alla venuta sua in Italia, sopra di che ad noi non occorre
dirti altro, senonche ci sarà sempre gratissimo che tu serva Quella
Maestà in tutti i bisogni et desiderij suoi, perchè crediamo habbia ad
riuscirtene et commodo et lionore, e noi desideriamo compiacerli
in ciascun'altra cosa, habbiamoti volontieri significato lo aduiso et
la ricerca che ce ne suta facta da quello Christiauissimo Re.
Lettera della Signoria di Firenze a Leonardo,
Archivio di Stato, Firenze, Carteggio 1504-
1507 Missive n. 55, fol. 173 v.
117
— 186 —
1507, 22 gennajo.
Francesco Pandulphino.
Die 22 januarij 1506 (1507).
Questo dì habbiamo recevuto per homo ad posta una littera
dela Maestà del Re de 14, et una tua de 12 presente, circa el desiderio
che quella ha che Lionardo da Vinci non parta de Milano fino alla
venuta sua in Italia, di che immediatamente ci siamo resoluti se-
condo l’intentione sua : et però tu li farai intendere che noi non pos-
siamo haver maggiore piacere che farli cosa grata, et che non solo
Lionardo predicto, ma ogni altro nostro homo la serva nei desideri
et bisogni sua, et così per questo medesimo corriere s’è scripto ad
Milano, et secondo il juditio nostro dovrà sanza dubio seguirne lo
effecto.
Lettera della Signoria di Firenze all’amba-
sciatore Francesco Pandolfino, Archivio di
Stato, Firenze, Carteggio 1504-1507, Mis-
sive n. 55, fot. 173.
- 187 -
1507, 20 aprile.
« Regis Magistratis Intratarum ducalium extraordinari arum et
Camere possessionum etc. Ad executionem litterarum 111.mi dom.i
dom.i Caroli de Ambosia magni Magistri et Marescalli P'rancie regii
citramontes Locumtenentis generalis, tenoris hujusmodi, videlicet.
Dilecti nostri. Tocando il caso de magistro Lionardo Fiorentino
ve dicemo et commettemo, che lo remettiate nel primo stato, come
esso era de la vigna sua inante che la gli fusse tolta per la Camera, et
non gli fareti chel ne habia a patire spesa pur de uno soldo.
Datum Seravallis 20 aprilis 1507.
D’Amboyze
Regius citra montes Locumtenens generalis
magnus magister et marescallus Francie.
ii8 —
1507, 27 aprile.
Decreto.
Harum serie reponimus et remittimus, repositumque et remissum
declaramus Magistrum Leonardum de Guintiis Florentinum, in et
ad actualem possessionem et tenutam seu quasi petie illius vinee
site extra portam Vercellinam Mediolani in suburbijs apud fossam
urbis, nuncupate vinee Sancti Victoris, de qua ipse Magister Leonardus
donationem seu concessionem habuerat ab 111. ino domino Ludovico
Sfortia, tunc ducatum Mediolani tenente, et de qua ipse Leonardus
fuerat privatus seu spoliatus et data fuerat insolutum Magnifico Doni.
Leonino Bilie College nostro, prò parte solutionis donationis sue
regie, postquam nomine Ser.mi Regis Gir.mi adeptus fuit ducatus
et status Mediolani, ita ut ipse Magister Leonardus sit in illis statu
et gradu in quibus erat tempore prefati 111.mi Domi Ludovici se
prò Duce Mediolani gerentis, respectus diete petie terre post factam
concessionem supra recitatami. Interea mandamus oimiis et singulis
quibus spectat vel spectabit ut ipsum Leonardum in et ad dictam pos-
sessionem et tenutam seu quasi predicte petie terre admittent nec
eum perturbent, nec molestent in ea, nec in premissis deficiant prò
quanto regiam caripendunt gratiam et penam mille ducatorum cu-
piunt evitare.
Datura Mediolani, sub fide soliti sigilli magistratus Mediolani
die 27 Aprilis 1507.
Signata Johannes Petrus Bossius, et sigillata sigillo predicti
magistratus consueto in cera rubea, more solito.
Archivio di Stato, Milano. Registro Pauigarola
O., pag. 178.
— 188 —
1507 12 maggio.
Dal Conto corrente di Leonardo con lo Spedale di S. Maria Nuova
(1500-1507).
E. dee dare a dj xn di magio 1507 fior, cen-
tocinquanta d’oro larghi in oro. porto debe a-
vere a libro de depossiti S. T. a 18. fior. 150 in oro
Il totale dei depositi a partire dal 24 aprile
1500, figura ammontare a . fior. 600
Archivio dello Spedale di S. Maria Novella
Libro Depositi, seg. D, a cart. 266.
— 189 —
1507, luglio 26.
A noz très chers et grans amys, alliez et confédérez le Gonfa-
lonnier perpétuel et Seigneurerie de Fleurence.
Loys, par la gràee de Dieu, Roy de France, Due de Milan, Sei-
gneur de Gennes.
Très-chiers et grans amys. Nous avons esté advertiz que nostre
cliier et bien amé Léonard da Vincy, nostre paintre et ingénieur or-
dinaire, a quelque différend et procès pendant à Fleurence, a l’en-
contre de ses frères, pour raison de quelques héritaiges: et pour ce
qu’il ne pouroit bonnement vacquer à la poursuicte du dit procès pour
l’ochupation contumelie qu’il a près et alentour de nostre personne :
aussi que nous désirons singulièrement que fin soit mise au dit procès
en la meilleure et plus brefve expédition de justice que taire se pourra;
à ceste cause nous en avons bien voulu vous escripre, et vous prions
que icelui procès et différend vous veuillez taire vuyder en la meilleure
et plus briefve expédition de justice que taire se pourra: et vous nous
ferez plaisir très agréable en ce faisant. Tres chiers et grans amys, notre
Seigneur vous ait en sa garde.
Escript à Millan, le xxvj.me jour de Juillet.
Loys.
Robertet
Firenze — Archivio di Stato: Diplomatico: Ri-
fornì. Atti pubblici, 1507.
— 190 —
1507, luglio.
(omissis)
Ancora Ricordo a v. E.tia (che parli a) la facenda che o cum Ser
J ubano mio fratello capo de li altri fratelli, Ricordandoli come se
120
offerse da conciar le cose mie fra noi fratelli de., cioè de la eredità
de mio Patre, e quella constringa a la expeditione qual conteneva
la littera che lui me mandò.
Cod. Atl. fol. 342 v.
fi
- 191 —
1507, agosto 15.
Excelsi Domini. Vene lì maestro Leonardo Vinci pittore del Chri-
stianissimo Re, al quale cum grandissima dificultà havemo dato licentia,
per essere obligato fare una tavola ad esso molto carissima, volendo
determinare certe sue differentie vertiscano tra luy et certi soi
fratelli per una heredità gli ha lassato uno suo zio. Per il che, ad ciò
possa presto ritornare ad finire l’impresa comenzata esso M.ro Leo-
nardo, pregamo le V.e Ex.e voliano expedirlo presto et che essa sua
causa sia expedita, prestandoli omne adjuto et favore justo: et le
Ex.e V.re tarano piacere alla M.tà Ch.ma et ad noi, alle quale se ri-
comandiamo.
Datum Mediolani, 15 augusti 1507.
Le tout vostre
d’Amboyze
Regius etc. etc.
Archivio di Stato Firenze. Carteggio Signoria,
filza 63.
I2I
— IQ2 —
1507, agosto 26.
In nomine domini. Anno a nativitate eiusdem millesimo quingen-
tesimo septimo, Indictione decima, die jovis vigessimo sexto mensis
augusti. Fiat narativa de instrumento uno sententie seu declarationis
facte per venerabilem dominum fratrem Augustinum de Ferrarijs
ae spectabilis dominus Cesarem de Cremona et Paulum de Sancto na-
zario electos per et inter infrascriptos de Predis ac Leonardum de
Vineijs florentinum, et spectabiles dominos priorem et scollares scoile
conceptionis B. V. Marie constructe in ecclesia sancti Francisci Me-
diolani diversis ex partibus et hoc in executione cujusdam Instrumenti
pactorum facti inter ipsas partes rogat. per dominum Antonium de
Capitaneis notar, mediolan. In qua sententia seu declaratione inter
cetera declaraverunt dictos dominos priorem et scollares diete scoile
teneri et obligatos esse ad dandum et sol vendimi eisdem de Predis
et magistro Leonardo libras ducentum imperialium, in terminis in
ea limitatis prò ornili et toto eo quod ipsi de Predijs et de Vintijs
petere possent versus illos dominos scollares et bona diete scoile
occaxione ipsius instrumenti pactorum utsupra et etiam cjualibet
alia occaxione vel prout in dieta declaratione continetur rogat. ut
dixerunt per Baptistam de Rippa notar, mediolan. etc. die...
Modo suprascriptus dominus Jo. Ambrosius de Predis fil. q.m
Leonardi, P. Fumane, parr. S. Johannis ad quatuor faties Mediolani
suo nomine proprio et item tanquam proeurator et procuratorio no-
mine Leonardi de Predis fil. q.m domini Evangeliste ac domini Ber-
nardini de Predis eius fratris ad hec et alia solempniter constitutus,
prout patet instrumento procure rogat. ut dixit per Petrum Martirem
de Pusterlla notar, mediolan. etc. Et etiam nomine et vice et ad partem
et utilitatem dicti magistri Leonardi de Vinzijs fiorentini, et prò
quibus et quilibet eorum sub obbligatione et ypoteca bonorum suorum
promixit et promitit de rato liabsndo et quod presens instrumentum
et omnia et singula in eo contenta habebit ratum etc. ac ratificabit
si opus fuerit etc. etiam sub reffectione omnium expensarum etc.
Etiam renuntiando duabus novis constitutionibus etc. pignori in-
frascripto domino (in bianco) stippulauti cum reservationibus et
sine preiuditio iurium suorum et diete scholle etc. et non aliter etc.;
cum aliter etc.
122
- 193 —
1507, settembre.
Ill.mo ac. R.me D.ne meo unico D. Hip. Card.li Estensi D. meo cosano
P'errariae.
111.me ac R.me D.ne D.ne mi, hu. comen. uts.
Pochi giorni sono ch’io venni da Milano, et trouando che uno
mio fratello maggiore non mi vuol servare uno testamento: facto
da 3 anni in qua che è morto nostro padre: ancor che la ragione sia
per me : non di meno per non mancare a me medesmo in una cosa che
io stimo assai non ho voluto ommettere di richiedere la R.ma S. V.
di una littera commendatizia et di favore, qui a el S.or Raphaello
Iheronymo, che è al presente uno de n.ri excelsi Sig.ri ne quali questa
mia causa si agita et particularmeute e suta dal Ex.tia del gonfalo-
niere rimessa nel pres.to S.or Raphaello et sua S.ia la ha a decidere,
et terminare prima vengha la festa di tutti e santi. Et però Mons.or
mio io prego quanto più so e posso V. R. S. che scriva una littera
qui al decto S.or Rapii, in quel dextro et affectuoso modo che lei saprà
Racomanclandoli leonardo Vincio sviscerati.mo Ser.re suo come mi
appello, et sempre voglio essere : ricercandolo e gravandolo mi voglia
fare una sola ragione, ma expeditione favorevole, et io non dubito
puncto per molte relationi mi son facte : che sendo el S.or Raphaello
a V. S. affetionat.mo la cosa mi succederà ad votum. Il che attri-
buirò ala littera di V. S. R. a la quale iterum mi racomando. Et bene
valeat.
Florentiae xviii ybris 1507 E. V. R. D.
Eeonardus Vincius pictor
S.tor Humil.
Archivio Palatino — Modena.
124 —
— 194 —
1508, 22 marzo.
« Chominciato in Firenze in casa Piero di Baccio Martelli addì
22 di marzo 1508: ecquesto fia un raccolto sanza ordine, tratto di
molte carte le quali io ho qui copiate sperando poi di metterle alli
lochi loro, secondo le materie di che esse tratteranno : credo che avanti
eh io sia al fine di questo io ci arò a riplicare una medesima cosa più
volte, sì chè lettore non mj biasimare perchè le cose son molte e la
memoria non le può riservare e dire : questa non voglio scrivere perchè
dianzi la scrissi, e s io non volessi cadere in tale errore, sarebbe ne-
cessario che per ogni caso eh io ci volessi copiare su, che e per non
repricarlo, io auessi sempre a rilegere tutto il passato, e massime stante
col lunghi intervalli di tempo allo scrivere da una volta a un altra ».
British. Museum, Arundel mss., p. 79, n. 263.
— 195
1508, settembre 12.
«Cominciato a Milano a dì 12 di settembre 1508».
Cod. F, 1. v — Paris, Institut de France.
— 196 —
1508-1513.
ecci, signor, molti gentiluomini che faranno infra loro questa
spesa, lasciando loro godere l’entrata dell’acque, mulini e passaggio
di navili. F quando e sarà renduto loro il prezzo, loro renderanno
il naviglio di Martesana.
South Kensington Museum, Londra, Mss. For-
ster A. 32, fol. 15 r.
125 —
— 197 —
1508 circa.
« Un altro de primi scrittori del mondo sprezza quell’arte dove è
rarissimo, ed èssi posto ad imparar filosofia, nella quale ha così strani
concetti e nuove chimere, che esso, con tutto la sua scrittura, non
sapria dipingerla ».
Baldassare Castiglione nel Cortegiano, stam-
pato in Venezia, nel 1508.
— 198 —
1508, ottobre 12.
«Comprato in Milano a dì 12 ottobre 1508».
in Amoretti, Vita di L.
1508, ottobre. (
«A dì d’ottobre 1508, ebbi scudi 30: 13 ne prestai a Salai per
compiere la dota alla sorella, e 17 ne restò a me ».
Cod. F — Paris, Institut de France.
— 199 —
1508, ottobre 23.
Millesimo quingentesimo octavo, Indictione xija, die lune xxiij
mensis octobris.
Fiat narrativa de instrumento uno, sententia-seu declarationis etc.
Ponatur narrativa prout est in alia confessione rogat. per me no-
tarium die xxvj augusti 1507.
Modo prefatus dominus Jo. Ambrosius de Predis fil. q.m d.
Leonardi P. Cumane, parr. s. Joannis ad quatuor faties Mediolani
suo nomine proprio et item tamquam procurator et procuratorio
126
Die suprascripto.
Fiat mentio de suprascripto In.strumen.to con.fession.is utsupra.
Modo suprascriptus magister Leonardus de Vinzijs fil. q.m d.
Petri, Porte horientalis, parrochie ,s. Babille foris, voluntarie etc.
Et omnibus modis etc.
Etiam ad instantiam mei notarij stipulantis nomine prefatorum
prioris et scollarium diete scoile et prò eis.
Ratificat et aprobat dictum instrumentum confessioni utsupra
rogatum per me notarium utsupra in omnibus et per omnia prout
jacet et ubi expediat simile instrumentum fecit et facit prout factum
extitit per dictum dominum Jo. Ambrosium.
Renuntiando etc.
Promitens etc.
Actum in domo habitationis dicti magistri Leonardi utsupra
presentibus suprascriptis Jo. Petro Septara et Aluysio de Raude
prò notarijs. Testes d. Bernardinus de Mutina fil. q.m Andree P.
Cumane, parr. S. Bartholamey intus, d. Petrus Franciscus de Restis
fil. d. Jo. Antoni] P. Ticinensis, parr. S. Vincenti] in Prato intus,
dominus Dionisius de Elio fil. q.m d. Ambrosij, P. Ticinensis, parr.
s. Mariae Beltradis intus, omnes idoney etc.
Archivio Notarile Milano, Notajo Ambrogio
Gaffuri.
— 200 —
1508-09.
Ricordo dei dinari che io ho auto dal re per mia provisione (da)
dal luglio 1508, insino aprile prossimo 1509.
Prima {da) scudi 100, poi 100, poi 70, e poi 50, e poi 50, e poi 20,
e poi 200 franchi a 48 soldi l’uno.
Cod. Atl., fol. 192 r.
— 128 —
— 201 —
— 202 —
— 203 —
1510.
Nel Memoriale di molte statue e pitture della Città di Firenze,
fatto da Francesco Albertini prete, e Baccio da Montelupo scultore,
stampato d’Antonio Turbini, 1510.
— 204 —
1510.
Convenzione per il muro divisorio fra la vigna di Leonardo
da Vinci, e il giardino del Monastero di S. Vittore in Milano — 6
marzo 1510.
« Non secus ut infra scriptum est in Imbreviaturis meij Baptiste
Cattaneij pub. Mediolani notarij infrascripti, reperitur, videlicet.
In nomine Domini anno a nativitate ejusdem millesimo quingen-
tesimo decimo, indictione tertiadecima die mercurij sexto mensis
martij.
Reverendus domini frater Hyeronymus de Bugatis prior ac
frater professus monasterij Sancti Hyeronimi ordinis Jesuatorum
porte Vercelline Mediolani suo nomine proprio ut prior, et item
tanquam sindicus et procurator ac sindacano et procuratorio no-
mine aliorum dom.um fratrum, professorum et residentium dicti
monasteri ad hec et alia solemniter constitutus per instrumentum
sindacatus rogatum per me notarium infrascriptum, notarium Me-
diolani parte una, seu pluribus.
Et dom.us Petrus de Oppreno. filius quondam domini Joannis
porte Vercelline parocchie S.ti Martini ad corpus foris Mediolani
suo nomine proprio, et item nomine et vice et ad partem et utili-
tatem Dom i Magistri Leonardi de Vinziis de Florentia et Jo. Jacobi
dictum Salibeni de Oppreno filij sui, et prò quibus sub obligatione
et hippoteca bonorum suorum promissit et promittit de rato habendo,
etc., et sub refectione omnium expensarum etc. parte altera, seu
pluribus.
9
Voluntarie, etc. et alias crrnibus modo, etc.
Fecerunt et faciunt inter se et suis, et dictis nominibus infra-
scripta pacta c onventiones prcmissicnes et obligationes inviolabi-
liter attendendas et observandas, eie.
Primo, qued respectu muri noviter constructi et fabricati no-
mine et ad instantiam suprascriptorum patris et filij de Oppreno et
utriuscpie seu alterius eorum contigui, seu propinqui cuidam cessie
constructe et facte nomine et ad instantiam prefatorum dominorum
prioris et fratrum elicti monasteri] dividentis ortum seu zardinum
prefatorum dominorum fratrum ab orto seu vinea dictorum patris
et filii de Oppreno comuniter aoquisitum sit utrique parti prò me-
dietate dictorum dominorum patris et filij de Oppreno, et hoc tantum
quantum ascendit in latitudine brachiorum novem a terra supra
et non ultra, ita tamen qued si in futurum contingat tam per ipsos
patrem et filium de Oppreno et utrumque seu alterum eorum quam
per quascumque aliarn persone m et personas construi et hedifficari
facere murum de lapidibus et cemento dividentem ortum prefatorum
prioris et fratrum dicti monasteri] ab orto dictorum patris et filij
de Oppreno seu magistri Leonardi, eundo per rectam lineam a cessia
dividente bone dictorum ccntrahentium tantum quantum durant
eorum bona in latitudine dictorum brachiorem novem a terra supra*
ut supra, quod sit et intelligatur jus acquisitum utrique parti usque
ad dictam altitudinem dictorum brachiorum novem, ut supra. Ita
et taliter C]uod respectu dicti muri tam constructi quam construendi
nomine quo supra, usque ad dictam altitudinem, teneantur et obli-
gati sint fieri facere deversus utramque partes fenestras polatinas
ad effectum ut inspici et comprendi possit in futurum quod sit co-
mune ipsarum smbarum partium usque ad dictam altitudinem de
qua supra, et caso quod contingerit per ipsos patrem et filium de
Oppreno, seu ut supra altiare, seu altiari facere dictum murum di-
videntem ut supra, a dictis brachiis novem supra, quod tunc et eo
caso sit in totum dictorum patris et filij de Oppreno seu ut supra,
et non dictorum dominorum prioris et fratrum dicti monasterij.
respectu ut supra, et hoc quoniam ita conventum extitit inter contra-
hentes suis et dictis nominibus.
Renuntiando, etc. Ouare, etc. et cum pactis executivis, etc.
Actum in orto seu zardino dictorum dom.um prioris et fratrum
dicti monasterij sito ut s. presentibus Sanctino de Verga f. q. dom*
Defendentis, et Cesare de Capitaneis filio mei notarij infrascripti
ambobus porte verceline par. Sanctorum Naboris et Felicis Mediolani
ac protonotariis. Testes: D. Jo. Quirinus de Jordanis, f. q. d.ni An-
tonij porte romane, par. S. Tede mediolani, Magister Paulus de Mozate
f. q. d.ni Andree porte vere. par. S. Martini ad corpus foris mediolani,
Petrus de Mapello f. q. Stephani habitans in loco de Oppreno plebis
Vicomercati Ducatus Mediolani, ambo noti et ornnes idonei etc.
D. S. Ego predictus Baptista Cattaneus notarius pub. Mediolani
prò fide ut s. subscripsi.
Archivio di Stato, Milano.
— 205 —
1510, agosto,
a di 14 augusto p.a cauata de relevo di Francescho da Melzo
de anni 17.
Disegno a matita rossa — Biblioteca Ambro-
siana, Milano.
— 206 —
1510-11.
IIIIc XXXVI. A M.e Deonnard painctre iiijc livres: Estat de
Millan pour l’année finissant mil Vc dix.
A M.e Leonnard Vincy. florentin iiijc livres t(ournoises) Estat
de Millan mil Vc onze.
Chroniques de Louis XII par Jean d’AuTON,
par R. Maulde de la Clavière, Paris, 1891,
t. II, p. 386.
— 207 —
1510-11.
Se non si se...
Se si dice che manca 72 ducati al re d’entrata, tollendo tale
acqua a Sancto Cristofano.
Questo Sua Maestà sa che quel che dà a me ei lo toghe a sè. Ma
qui non si tò niente al re, ma tosi a chi n’à rubata perchè nel moderare
le (se dicano) bocche, che ànno allargate li rubatori dell’acqua...
Se si dice che questo (impedisce loro) è in danno di molti,
questo non è altro che ritorre ahi ladri quello che ànno a restituire.
La qual cosa il magistrato al continuo ritoglie sanza mia cagione,
e avanza più di 500 oncie d’acqua, e a me n’è (s) stabilita sol 12
once
Se si dice questa mia acqua valere assai l’anno, qui s’affitta
l’oncia, in tal bassezza di canale, sol 7 ducati, di 4 lire l’uno, per oncia
l’anno, che son 70
Se dicano questo impedire la navicazione, questo non è vero
perchè (Vacqua che serve alla) le bocche che servano a tal (navicazione
son) adacquamento, son da la navicazione in su.
Cod. Atl., f. 93 r.
— 208 —
1510-11.
Bon di messer Francessco,
Puollo fare Idio che di tante lettere ch’io v’ò scritto, che mai
voi no m’abiate rissposto. Or aspettate ch’io vengha costà per Dio
ch’io vi farò tanto scrivere che forse vi rincresscerà.
T33 —
— 2og —
1510-1511 (?).
Magnifico presidente (questa sol per ricordare a v) io mando
costì Salai, mio discepolo, il quale (di questi fia Vapporta) di questa
fia apportatore, e da lui intenderete a bocca la causa del mio tanto
sopra.
al'quale vostra Signoria potrà dire a bocha tutto quel ch’è seguito,
della qual cosa priegho vostra Eccellentia.
Io credo esser costì in questa passqua per esser presso al fine dei
mio piategare, e porterò con meco due quadri di Nostra Donna che
io ò cornine[i]ate e òlle ne tempi che mi sono avanzati condotte in
assai bon porto.
Altro non mi acade.
Cod. Atl., f. 372 r.
— 210 —
I5IO-I5H (?)•
Io ho sosspecto che la pocha mia remuneratione de’ gran benefiti
che io ho ricevuti da vostra Eccelentia non v’abbino alquanto fatto Sde-
gnare con mecho : ecquesto è che di tante lettere che io ho scritte a vostra
[Eccelle) Signoria, io non n’o mai auto risspossta. Hora io mando cosstì
Salai per fare intendere a vostra Signoria come io sono quasi al fine del
mio letigio che io ho co’ mia frategli e come io credo trovarmi cosstì
in questa passqua, e portare con mecho due quadri di due nosstre
donne di varie grandezze, le quali son fatte pel cristianissimo nostro
re o per chi a vosstra Signoria piacerà. Io arei ben caro di sapere
alla mia tornata di cosstà dove io avessi asstare per isstanza, perchè
non vorrei dare più noja a Vostra Signoria : he ancora avendo io lavo-
rato pel cristianissimo re, se la mia provisione hé per correre o no.
Io scrivo al presidente di quella acqua che mi donò il re, della
quale non fui messo in posessione perche in quel tempo u’era carestia
nel navilio per causa de gran secchi, e perchè i sua bocchelli non eran
moderati: ma ben mi promisse che fatta tal moderatione io ne sarei
messo in posessione : sichè io priegho vosstra Signoria che no le in-
cresca, che ora che tali bochelli son moderati, di fare ricordare al
presidente la mia expeditione c[i]oè di darme la posessione d’essa
acqua, perchè alla venuta mia isspero farvi su strumenti e cose che
saran di grande piacere al nostro crisstianissimo re.
Altro no mi accade: sono sempre a’ vostri comandi.
Cod. Atl., fol. 317 r e 372 v.
135
— 211 —
I5IO-I5H (?)•
Magnifico Signore.
L’amore che Vostra Ecellentia m’a sempre dimostro, e’ benefiti
ch’io ò ricevuti dacquella al continuo mi son dinanzi. Io sosspetto
che la pocha remuneratione de gran benefiti ch’io ho ricevuto da
Vostra Eccellentia non v’abino fatto alquanto turbare con mecho:
ecquesto è che di più lettere che io ò scritto a vosstra Eccellentia
non ò mai auta rissposta.
Hora io mando costi Salai per fare intendere a Vosstra Signoria
come io son quasi al fine del mio letigo co’ mia fratelli, e come io
credo esser cosstì in questa passqua e portare co[n] mecho due quadri
dove sono due nostra Donne di varie grandeze, le quale io ò comin-
ciate pel cristianissimo re o per chi a voi piaccia. Arei ben caro di
sapere alla mia tornata di costà dove io o a stare per istantia, perchè
non vorei dare più noia a Vostra Signoria : e ancora avendo io lavo-
rato pel cristianissimo Re, se la mia provisione è per correre o no.
Io scrivo al presidente di quell’acqua che mi donò il re, della
quale non fui messo in possessione per esserne carestia nel navilio
per causa di gran sechi, e perchè i sua bochelgli non eran moderati,
ma ben mi promise che fatta tal moderatine e’ ne sarei messo in
possessione: sichè io vi priegho che scontrandosi in esso presidente
non vi incresca che, ora che tali bochelli son moderati, di ricordare
a detto presidente di farmi la posessione d’essa acqua che mi parve
intendere che in gran parte stava a lui.
Altro non mi achade: i’ sono sempre à vostri comandi.
Cod. Atl., f. 372 v.
— 212 —
15x1, gennajo 2.
« Monbracco sopra Saluzzo sopra la Certosa un miglio al pie di
Monviso à una miniera come marmo di Carrara sanza macule ch’è
della durezza del porfido o più, della quale il compare mio maestro
Benedetto a inpromesso di darmene una tavoletta per li colori, a
dì 2 di genaro 1511 ».
Cod. G iv. — Paris, Institut de France.
— 213 —
— 214 —
1511, dicembre io e 18.
« A dì io di dicembre a ore 15 fu appiccato il fuoco ».
« A dì 18 di dicembre 1511 a ore 15 fu fatto questo secondo in-
cendio da Svizzeri a Milanoj al luogo detto DCXC ».
Windsor, xxxvm.
— 215 —
1513, 25 marzo.
Leonardo è menzionato in uno dei Registri della Fabbrica del
Duomo di Milano «habitans cum magnifico dom.° Prevostino Viola».
— 216 —
1513, 30 aprile.
A Francesco di Chappello legnaiolo lire 8, s. 12 per br. 43 d’asse di
°/3 d’albero levo PJnieri Lotti disse per armare intorno le fighure
137
— 217 —
1513, sett. 24.
« Partii da Milano per roma addì 24 di sectembre 1513 chou
giovanfranciesscho de Melzi, Salai, lorenzo e il Fanfoja ».
Cod. E, fol. 1 v. Paris, Institut de France.
— 218 —
1513, i° dicembre.
« Qui a piè si fara richordo di tutti i lavori fatti fare da m. Giu-
liano Lenno in palazzo e altrove, veduti questo dì primo di dicembre
1513 per maestro Rinieri da Pisa e m. Bartolomeo Marinari e per
me Francesco Maguloti ».
Cose sanno affare a belvedere nelle stanze di m.r Eionardo da
Vinci.
n. 134 Uno tramezzo di tavole dabeto lungo pai. 20 e
alto pai. 20 sono canne 2, vagliono a K. 20. . . . d. 8
n. 135 E1 solaro lungo pai. 20 e largo pai. io, sono canne 2
vagliono a K. 20.. d. 4
n. 136 p. tramutare una finestra e alzarla. d. 2
— 138
K = carlini di 2 denari.
Fa nota delle cose che Leonardo da Vinci ottenne in prestito
per mobigliare le sue stanze al Belvedere, si trova nel Libro dei ri-
cordi 1513 nell’Archivio Fabbrica di S. Pietro, contenente misure e
stime per varie costruzioni eseguite per ordine di Bramante, per
riparazioni al palazzo Vaticano. Vedi Corrado Ricci, in Fascicolo
X, Raccolta Vinciana, 1919.
1514-1519
— 219 —
1514, luglio 7.
« finjta addì 7 di luglio a ore 23 a beluedere, nello studio fattomi
dal magnificho, 1514 ».
Nota ad una dimostrazione geometrica —
Cod. Atl., fol. 90 v.
— 220 —
— 221 —
— 222 —
— 223 —
I5I4-I5-
Sonimi accertificato che esso lavora a tutti, e che fa bottega
per il popolo : per la qual cosa io non voglio (la) che lavori per me
a provisione, ma che e’ si paghi de lavori che fa per me: e per
ch’elli à bottega e casa del Magnifico, che sia tenuto a mandare i
lavori del Magnifico inanti a tutti.
Cod. Atl., fol. 92 r.
— 224 —
1515-
1515. Spese fatte per M.r Pagholo Vittori maiordomo dello
Ill.o S. nell’andata da Bolongia e in Bolongia e altrove.
Nota delle provvisioni à da pagare per me in nome del nostro
Ill.o S.re Bernardo Bini e chompagnia da Roma (omissis).
a L.do da Vinci per sua provisione ducati XXXIII e più du-
cati VII al detto per la prò visione di Giorgio tedescho, che sono in
tutto. Due. 40
(omissis).
Carte Strozziane, Antico num. 926 A-V, Filze
di carte 318, num. cart. 37-38.
— 225 —
I5I4"I5-
Tanto mi son rallegrato, Illustrissimo mio Signore, del deside-
rato acquisto di vostra sanità che quasi il (mio) male mio da me s’è
fuggito. Ma assai mi rincresce il non avere io potuto integralmente
sadisfare alli desideri di vostra eccellenza, mediante le malignità di
cotesto ingannatore (tedesco il qual) tedesco, per il quale non ò la-
sciato indrieto cosa alcuna, colle quali io abbia creduto farli piacere :
e prima (secondariamente) invitarlo ad abitare (eh) e vivere con
meco, (mo) per la qual cosa io vedrei al continuo l’opra che lui
142
— 226 —
— 227 —
i5I4'I5-
Tanto mi son rallegrato, illustrissimo mio Signore, del desiderato
acquisto di vostra sanità che quasi il male mio da me s’è fuggito,
di che Iddio ne sia laudato. Ma assai mi rincresce el non avere io
potuto integralmente saddisfare alli desideri di vostra eccellenzia
mediante la malignità di cotesto ingannatore tedesco, per il quale
non ò lasciato indrieto cosa alcuna, colle quali io abbia creduto farli
piacere. E prima li sua danari li furono iute(g)rumente pagati, in-
nanzi al (tempo che li avessi meritati) del mese nel quale correr dovea
(di) la sua provesione: secondariamente invitarlo ad abitare e vivere
con meco: per la qual cosa io farei piantare un desco a piedi d’una
di queste finestre, dove lui potessi lavorare di lima e finire le cose de
sotto fabbricate, e cosi vedrei al continuo l’opera che lui facessi, e
con facilità si ricorreggerebbe. E oltre a di questo, imparerebbe la
lingua taliana mediante la quale lui con facilità parlare potrebbe
senza interprete.
Cod. Atl., fol. 283 r.
— 228
I5I4-I5-
Lo volli tenere a mangiar meco, (lo vo) stando a.
Andava a mangiare colla guardia, dove, (stando in giu) olrre
allo star due o tre ore a tavola, ispessisime volte il rimanente del giorno
era consumato coll’andare in collo scoppiet(V)to ammazzando uc-
celli per queste anticaglie.
E se nessuno de’ mia li entrava in bottega (e po) e’ faceva lor
rabbuffi, e se alcun lo riprendeva, elli diceva che lavorava per il
guarderoba, e nettare armadure e scoppietti.
Alli danari subito il principio del mese sollecitissimo a riscoterli.
E per non essere sollecitato lasciò la bottega, e se ne fece una in ca-
mera, e lavorava per altri, e se in (lu) ultimo li feci dire...
Vedendo io (no) costui (no) rare volte stare a botteghe, e che con-
sumava assai, io li feci dire che, se li piaccia, che i' farei co’ lui mer-
cato di ciascuna cosa che lui facessi, e a stima, e tanto li darei quanto
145
Non posso per via di costui far cosa segreta, perchè quell’altro
11 è sempre alle spalle, perchè l’una stanza riesce nell’altra.
Ma tutto il suo intento era insignorirsi di quelle due stan[ze]
per far lavorar di specchi.
(E ses) E s’io li mettevo [.] a fare la mia centina, ella si pu-
bricava etc.
Dissi che otto ducati li fu promesso ogni mese, cominciando il
primo dì che si mise in via, o, il più tardi, quando e’ vi parlò, e che voi
l’accettasti e...
Cod. Atl., fol. 182 v.
— 229 —
1515-
— 230 —
I5I5> gennaio 9.
« partissi il magnificho girli ano de medici addi 9 di giennajo
1515 in sull’aurora da(r)roma per andare a(s)sposare la moglie in
savoja — e in tal di ci fu la morte de re di trancia ».
Mss. G — Paris, Institut de France, sul verso
della copertina.
— 231 —
1515, ottobre.
« Et hors icelle ville aux faulx bourgz porte verseline est leglise
saincte Marie de grace couvent des pères prescheurs de Sainct do-
minique la plus belle et singuliere eglise de toutes les autres eglises
de Millan. en laquelle a plusieurs singularitez... ».
« La singularité des autres est la cene que nostre Seigneur fist a
ses apotres, paincte en plat a lentree du refectoire sur le coste de la
porte par ou lon. entre leans qui est une chose par excellence singu-
liere car a veoir le pain clessus la table diriez que c’est pain naturelle-
ment fait et non artificiellement. Le vin les voirres le vaisseaulx
table et nappe avec les viandes au cas pareil et les personnaiges de
mem.se. Et a l’autre bout en hault ung crucifix non si bien faict que
la diete céne. Le dit refectouer a de longueur xi,vin pas et de largeur
douze ».
Le couronnement du Roy Francois premier etc.
Fait l’an mil cinq cens quinze, redigé par
Pasquier le Moyne — Paris Gillet-Couteau
1525-
147 —
— 232 —
1515. dicembre.
Da Milano a Zanobi Boni, mio Castaldo.
li 9 dicembre 1515.
Non furono secondo la espettatione mia le quatro ultime caraffe
et ne ò auto rammarico. Le vite de Fiesoli in modo miliori allevati,
furnire devriano all’Italia nostra del più ottimo vino, come a Ser Ot-
taviano. Sapete che dissi etiandio che sarebbe a cuncimare la corda
quando posa in el macignio, con la maceria di calcina di fabriche o
muralie demoliti, et questa assiuga la radicha, et lo stello; e le folie
dall’aria attranno le substantie conveniente alla perfectione del
grapolo. Poi pessimamente alli dì nostri facemo il vino in vasi di-
scuoperti et così per l’aria fuggi l’exentia in el bollimento, et altro
non rimane che un umido insipiente culorato dalle buccie e dalla
pulpa: indi, non si muta come fare si debbe, di vaso in vaso, et per
lo che viene il vino inturbidato et pesante nei visceri.
Conciosiacosachè si voi et altri faciesti senno di tale raggioni
berremmo vino excellente.
M. N. D. vi Salvi.
Leonardo.
— 233 —
I5i5-
« Ritratto di M. Artus, Maestro di Camera del Re Francesco 1°
nella Giunta con papa Leone X (14 die. 1515) ».
Sopra un disegno a matita rossa — Bibl.
Ambrosiana.
148 —
— 234 —
15*6.
« Il nostro Re Christianissimo da per sè stesso n’ha fatto [al Cel-
imi] la medesima provvisione che S.a Maestà dava a Leonardo da
Vinci pittore, quali sono scudi 700 l’anno ».
In Celimi, Vita ■— Firenze, Le Monnier, 1852.
- 235 —
1516.
Misura.
San pagliolo di Roma a 5 navi e 8[o] colonne ed è largho dentro
alla la[r]gheza delle sue navi br. 130 e dall[e] scale dello altare mag-
giore alla porta br. 155, e da esse scale al [uljtimo muro di rieto al-
l’altare maggi[o]re br. 7[o] el porticho è lungo br. 130 e largo br. 17.
Fatto alli (? ago)sto 1516».
Cod. Atl., fol. 172 v.
— 236 —
1517-
« dì dell’Ascensione in anbosa 1517 di maggio nel clu (Cloux) ».
Cod. Atl., fol. 103 r.
— 237 -
1517, i° ottobre.
Festa ad Argentan. Francesco 1° « coudutto dove era il Leone,
lo battete cura una virga, et epso Leone si aperse et dentro era tutto
d’azuro, che significava amore secondo il modo di qua ». i° ottobre 1517.
Da lettera di Rinaldo Ariosto, a Fed.° Gon-
zaga: simile di frate Anastasio Turrioni allo
stesso Gonzaga, in data 3 ott. 1517, e in
Diari di M. Sanudo.
149 —
— 238 —
1517» IO ottobre.
« In uno de li borghi el Sig.re con noi altri andò ad veder M.r Lu-
nardo Vinci firentino, uecchio de più de i.xx annj, pictore in la età
nostra excellent.mo quale mostrò ad s. 111.ma tre quatri, uno di certa
dona Firentina facta di naturale ad istantia del quondam mag.co
Juliano de Medici. L’altro di San Joane Bap.ta giouane et uno dela
Madona et del figliolo che stan posti in grembo di S.ta Anna tucti
perfectissimi, e ben vero che da lui per esserli uenuta certa paralesi
ne la dextra, non se ne può expectare più cosa bona. Ha ben facto
un creato Milanese chi lauora assai bene, et benché il p.to M. Lunardo
non possa colorir con quella dulceza che solea, pur serve ad far di-
segni et insegnar ad altri. Questo gentilhomo ha composto de no-
tomia tanto particularmente con la demonstratione de la pictura
si de membri come de muscoli, nervi, vene, giunture, d’intestini
tanto di corpi de homini come de done, de modo non è stato mai
facto anchora da altra persona. Il che habbiamo visto oculatamente
et già lui ne dixe haver facta notomia de più de xxx corpi tra ma-
sculi et femine de ogni età. Ha anche composto la natura de Tacque,
de diverse machine et altre cose, secondo ha riferito lui, infinità di
volumi et tucti in. lingua vulgare, quali se vengono in. luce saranno
proficui et molto delectevoli ».
Dall’Itinerario di Monsignor R.1110 et libino il Cardinale de Ara-
gonia, per me doni. Antonio de Beatis.
- 239 -
1517, 29 dicembre.
« In lo monasterio di Santa Maria de le Gratie, quale fo facto
dal Signor Ludovico Sforza, assai bello et bene acteso, fo visto nel
refectorio de frati che son del ordine di San Domenico de observantia,
una cena pietà al muro da messer Lunardo Vinci, quel trovaimo in
Amboys, che è excellentissima, benché incomincia ad guastarse
— 150 —
— 240 —
1518, maggio 3-6.
Feste in Amboise per il matrimonio di Lorenzo de’ Medici con
Maddalena de la Tour d’Auvergne, nipote del Re.
Lettera di Stazio Gadio, 3 maggio 1518. Ar-
chivio di Stato: Mantova.
— 241 —
I5I7-18-
« A maistre Lyenard de Vince, paintre ytalien, la somme de
2000 écus soleil, pour sa pensimi d’icelles deux années (1517-1518).
« A mes. Francisque de Melce, ytalien, gentilhomme, qui se
tient avec le dit M.e Lyenard: 800 écus (pour deux ans).
— 151 —
— 242 —
1518, 20 maggio.
Luigi Gonzaga scriveva da Amboise al marchese di Mantova:
«. mò quarto o quinto giorno acadendomi parlare cuna el
Chr.mo Re et narandomi d’un certo suo pittore reputato qui excel-
lente, mi disse che molto se delectava haver figure de tutti i primi
di questa arte, et mi dimandette se V.a Ex.a avea pictore alcuno
valentomo. Io li risposi che quella havea un nominato m. Costa
quale era persona assai laudata. Sua M.a mi disse che volentieri ha-
verebe una sua qualche figura nuda, over una qualche Venere... ».
Ardi, di Stato, Mantova.
— 243 —
1518.
« Vigilia di Sancto Antonio tornai da Romorantino in Ambuosa
e ’l re (di Frarì) si partì due dì binanti da Romorantino ».
Cod. Atl., fol. 336 v.
— 244 —
(1518) 1519 23 aprile.
Testamento.
Sia manifesto ad ciascheduna persona presente ed advenire,
che nella Corte del Re nostro Signore in Amboysia avanti ad noy
personalmente constituito Messer Leonardo de Vince pictore del Re
al presente comorante nello locho dicto du Cloux appresso de Am-
boysia, el qual considerando la certezza de la morte et l’incertezza
del hora di quella, ha cognosciuto et confessato nela dieta corte,
nanzi de noy, nela quale se sommesso et somette circa ciò bavere facto
et ordinato, per tenore clela presente, il suo testamento et ordinanza
de ultima volontà, nel modo qual se sèguita.
Primeramente el racomanda l’anima sua ad nostro Signore Messer
Domine Dio, alla gloriosa Virgine Maria, a Monsignore Sancto Mi-
chele, e a tutti li beati Angeli e Santi del Paradiso.
Item el dicto Testatore vole essere seppellito drento la giesia
de sancto Fiorentino de Amboysia, el suo corpo essere portato lì
per li capelani de quella.
Item che il suo corpo sia accompagnato dal dicto locho fin nela
gesia de sancto Fiorentino per il colegio de dieta giesia cioè dal Rectore
et Priore, o vero dali Vicarii soy et Capellani della giesia de sancto
Dionisio d’Amboysia, etiam li Frati minori del dicto locho, et avante
de essere portato il suo corpo nela dieta giesia, esso Testatore vole
siano celebrate ne la dieta chiesia de Sancto Fiorentino tre grande
messe con diacono et sottodiacono, et il di che se diranno diete tre
grande messe che se dicano anchora trenta messe basse de Sancto
Gregorio.
Item ne la dieta chiesia de Sancto Dionisio simil servitio sia
celebrato corno di sopra.
Item nela Chiesia de dicti Frati et religiosi minori simile servitio.
Item el prefato Testatore dona et concede ad Messer Francesco
de Melzo, Gentilomo de Milano, per remuneratione de’ servitii ad
epso gratia lui facti per il passato, tutti et ciaschaduno li libri che el
dicto Testatore ha de presente, et altri Instrumenti et Portracti
circa l’arte sua et industria de Pictori.
Item epso Testatore dona et concede a sempre mai perpetua-
niente a Battista de Vilanis suo servitore la metà zoè medietà de
uno iardino che ha fora a le mura de Milano, et l’altra metà de epso
iardino ad Salay suo servitore nel qual iardino il prefato Salay ha
153 —
— 245 —
15x9 10 giugno-
Ser Giuliano e fratelli suoi honorandi.
Credo siate certificati dela morte di maestro Lionardo fratello
vostro, e mio quanto ottimo padre, per la cui morte sarebbe impossi-
bile che io potesse esprimere il dolore che io ho preso : e in mentre che
queste mie membra si sosterranno insieme, io possederò una perpetua
infelicità, e meritamente perchè sviscerato et ardentissimo amore
mi portava giornalmente. È dolto ad ognuno la perdita di tal uomo,
quale non è più in podestà della natura. Adesso Iddio onnipotente
gli conceda eterna quiete. Esso passò dalla presente vita alli 2 di
Maggio con tutti li ordini della Santa Madre Chiesa e ben disposto.
E perchè esso aveva lettera del Cristianissimo Re, che potesse testare,
e lasciare il suo a chi li paresse: e sento quod Eredes supplicantis
sint reqnicolae: senza la qual lettera non potea testare che valesse,
che ogni cosa sarebbe stato perso, essendo così quà costume, cioè di
quanto s’appartiene di quà, detto maestro Lionardo fece testamento
il quale vi avrei mandato se avessi avuto fidata persona. Io aspetto
un mio zio quale vienrni a vedere trasferendo sè stesso di poi costì
a Milano. Io glielo darò, et esso farà buono ricapito non trovando
altro in questo mezzo. Di quanto si contiene circa alle parti vostre
in esso testamento non v’è se non che detto maestro Lionardo ha
in Santa Maria nuova nelle mani del Camarlingo segnato, e numerate
le carte, 400 scudi di Sole, li quali sono a 5 per 100 e alli 16 d’ottobre
prossimo saranno 6 anni passati, e similmente un Podere a Fiesole,
quali vuole sia distribuito infra voi. Altro non contiene circa alle
parti vostre nec plura, se non che vi offero quello vaglio e posso,
prontissimo e paratissimo alle voglie vostre e di continuo raccoman-
dandomi.
Dato in Ambriosa, die primo Junij 1519.
Datemene risposta per i Gondi.
Tanquam fratri vestro
Franciscus Mentius.
Presso Conte Passerini, Firenze: (copiata dalle
carte Dei) : Ritratti ed Elogi di Uomini
illustri toscani, Lucca 1771, voi. 20.
— 156
— 246 —
— 247 —
1519 29 agosto.
Da Procura fatta da Battista de Vilanis a Girolamo Melzi:
«. Nel 1519 li 29 agosto in Antboysa il predetto Batista de’
Vilanis, al presente servitore del nobil huonio m. I'raneesco da Melzo
gentilliomo di Milano pensionarlo del Re nostro Signore, nomena e
constituisce etc. il nobil homo et magnifico M. Hieronvmo de Melzo
Gentilliomo residente in Milano suo certo nunzio, e gli dà piena auto-
rità et mandamento de pigliare possessione de la suddetta medietà
del jardino lasciatogli da Leonardo de Vince e di poter dividere et
partire la detta medietà con m. Salay ratificando la divisione che
sarà da lui fatta ecc. : anzi gli dà autorità di poterla vendere, alienare
ecc. a quel prezzo a lui parerà ecc. ratificando ecc. e dando qua-
lunque facoltà e pegno ».
{Amoretti, da nota Olir occhi).
1520-1570.
— 248 —
1520.
Conto Corrente di Leonardo da Vinci con lo Spedale di S. Maria Nuova.
Leonardo di Ser Piero da Vinci contrascripto
de’ dare a 11 maggio 1520, fior. 25 d’oro larghi per
lui a ser Giuliano di Ser Piero da Vinci suo fratello
carnale : portò cont. fior. 25 [25—■]
E a 18 Luglio fior, settantacinque d’oro di
Sole per lui a Lorenzo e Antonio fratelli e figli di
Ser Piero da Vinci, portò Lorenzo per se, e come
procuratore d’Antonio suo fratello roghato ser
Bartholommeo di Ser Mattia da Bibbiena sotto
di 22 Giugno 1520 . fior. 75
E a detto fior, trentasette sol. io d’oro di
Sole per lui a Ser Giuliano suo fratello, portò con-
tanti per la sua parte . fior. 37 io
E a detto fior, centocinquanta d’oro di Sole per
lui Benedetto e Guglielmo, Bartholomeo e Giovanni
fratelli e figliuoli di Ser Piero da Vinci, sono per
tanti fatti creditore al nostro libro rosso segnato G
a. car. 302, per la parte loro che tocca della contra-
scrita somma . fior. 150 —
E a di 7 dicembre 1520 fior, diciasette larghi
soldi io, per lui a Domenico di Ser Piero da Vinci:
portò contanti per parte della parte sua. fior. 17 s. io
E a di 4 di gennajo fiorini venti d’oro di Sole
per lui a Domenico di Ser Piero sopraddetto e per
lui a Giuliano suo fratello: portò contanti per resto fior. 20 —
fior. 325
Lionardo di Ser Piero d’Antonio da Vinci di-
pintore de’ avere a di x d’ottobre 1513 fior, treciento
d’oro di Sole rechò a[dì] detto contanti per riavere
a sua posta . fior. 300 [300]
E a 18 di Luglio 1520 fior, venticinque d’oro
larghi per lui da Ser Giuliano di Ser Piero da Vinci
rechò contanti. fior. 25
fior. 325 —
Archivio Spedale S. Maria Novella, Libro De-
positi 1509-1537, segn. F, cart. 193.
- 249 —
1520, 22 giugno.
Dall’Atto di procura fatta da Antonio da Vinci, a suo fratello Lorenzo.
In Dei nomine. Amen.
Anno Domini nostri Jesu Christi ab ipsius salutifera incama-
tione Millesimo quingentesimo vigesimo, Inditione octava et die vi-
gesima secunda mensis Junii.
(Omissis).
Item, ad petendum et exigendum et recipiendum omnem quan-
titatem denariorum prò rata sibi tangiente, vigore testamenti facti
per Leonardum fratrem carnalem dicti Antonii quod ipse posuit
dimisit et relasavit in Ospitale Sanctae Mariae Novae de Florentia,
penes hospitaliarum dicti hospitali, vigore testamenti sub suo tem-
pore et datali ut dicit dictum Antonius constituens ad ejus istantiam.
(Omissis).
Ardi. Gen. Pubblico dei Contratti, in Firenze,
M 362, a cart. 26.
159
— 250 —
1520, 8 luglio.
Dall’Atto di procura fatta da Bartolomeo e Giovanni da Vinci alla
loro madre Lucrezia de Cortigiania.
In Dei nomine. Amen.
Anno Domini nostri Jesu Christi ab ipsius salutifera incarna-
tione Millesimo quingentesimo vigesimo, Inditione quinta et die
octava mensis Julii.
(Omissis).
Item ad petendum et exigendum et recipiendum omnem quan-
titatem denariorum prò rata eorum tangente, vigore testamenti facti
per Leonardum fratrem camalem dictorum Bartholomei et Johannis
quod ipse posuit dimisit et relaxavit in hospitale Sanctae Mariae
Novae de Florentia, penes hospitalium dicti hospitalis, vigore testa-
menti sub suo tempore et datali ut dixerunt dicti Bartholomeus et
Johannes ad eorum instantiam etc.
(Omissis).
Archivio Gen. pubblico dei Contratti, in Firenze,
M. 362, cari. 27.
— 251 —
— 252 —
1520-30.
Leonardum pictorem mollissimum, cujus in huuc diem picturae
vivunt.
Bernardino Areuno, De bello veneto, fol. 98,
Codice Ambrosiano.
— 253 —
1526, 15 sett.
Il Guicciardini così comincia una lettera a Roberto Acciajoli,
riassumendo una del Machiavelli:
« Scrissi a V.a S.a a’ 13 del presente, gli mandai una lettera del
Machiavelli dal Campo di Cremona, uno disegno di quelle trincee,
fatto non per mano di Leonardo da Vinci... ».
Guicciardini, Opere inedite, voi. IV,p. 367.
16 r
— 254 —
I54° (?)•
Lionardo da Vinci cittadino fiorentino, quantunque [non] fussi
legittimo figliuolo di Ser Piero da Vinci, era per madre nato di buon
sangue. Fu tanto raro et universale, che dalla natura per suo miracolo
esser produtto dire si puote : la quale non solo della bellezza del corpo,
che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù
volse anchora farlo maestro. Assai valse in mateihatica et in prospet-
tiva non meno, et operò di scultura, et in disegno passò di gran lunga
tutti li altri. Hebbe bellissime inventioni, ma non colorì molte cose,
perchè si dice mai a sè medesimo avere satisfatto, et però sono tanto
rare le opere sue. Fu nel parlare eloquentissimo et raro sonatore di
lira, et fu maestro di quella d’Atalante Migliorotti. Attese e dilettossi
de semplici et fu valentissimo in tirari et in edifizi d’acque, et altri
ghiribizi, nè mai co l’animo suo si quietava, ma sempre con l'ingegno
fabricava cose nuove. Stette da giovane col magnifico Lorenzo de’
Medici, et dandoli provisione, per sè il faceva lavorare nel giardino
sulla Piazza di San Marco di Firenze. Aveva 30 anni che da detto
magnifico Lorenzo fu mandato al Duca di Milano, insieme con Ata-
lante Migliorotti a presentarli una lira, che unico era in sonare tale
extrumento. Tornò dipoi in Firenze dove stette più tempo, et dipoi
o per indignatione che si fussi o per altra causa, in mentre che lavo-
rava nella Sala del Consiglio de’ Signori si partì et tornossene in Mi-
lano, dove al servitio del Duca stette più anni : et dipoi stette coi
Duca Valentino et ancora poi in Francia in più luoghi. Et tornossene
in Milano : et in mentre che lavorava il cavallo per gettarlo di bronzo,
per revolutione dello stato tornò a Firenze e per 6 mesi si trouò in
casa Giovan Francesco Rusticlii scultore nella via di Martelli. Et tor-
nossene a Milano, et dipoi in Francia al servitio del re Francesco,
dove portò assai de’ sua disegni, de’ quali ancora ne lasciò in Firenze,
, nello Spedale di S. Maria Nuova, con altre masserizie, et la maggior
parte del cartone della Sala del Consiglio, del quale è il disegno del
gruppo de cavalli che oggi in opera si vede, rimase in Palazo: et
morse presso a Ambosia, città di Francia, d’età d’anni 72 a un suo
luogo chiamato Cloux dove ha ve va fatte le sue habitationi; et lasciò
per testamento a messer Francesco da Melzio gentile homo milanese
tutti i danari contanti, panni, libri, scritture disegni et instrumenti
n
IÓ2
— 255 —
1529.
— 256 —
1540 circa.
adhibenda est cura cupidis et alacribus ingeniis ne ut implumes
aviculae non piane siccatis alis festinantius provolent, sicut in di-
spari, sed non omnino dissimili facultatae, carioribus discipuhs prae-
cipere erat solitus Leonardus Vincius, qui picturam aetate nostra
veterum ejus artis arcana solertissime detegendo, ad amplissimam di-
gnitatem provexit : illis namque intra vigesimum, ut diximus, ae-
tatis annum penicillis et coloribus peritus interdicebat quum juberet
ut plumbeo graphio tantum vacarent priscorum operum egregia
monumenta diligenter excerpendo, et simplicissimis tractibus imi-
tando Natmae vim, et corporum lineamenta, quae sub tanta motuum
varietate ocuhs nostris efferuntur : quin etiam volebat, ut humana ca-
davera dissecarent, ut tororum atque ossium flexus et origines, et
cordarum adjumenta considerate perspicerent, quibus de rebus
— 165 —
— 257 —
1540 circa.
« Dicono che Leonardo de Vinzo Toscano valente scultore vo-
lendo fare un cavallo de metallo al Duca di Milano, non si fidò di una
fornace sola, ma ne volse tre, le quali potessero disfare il metallo che
in esso cavallo vi andava: la ragione che dava, diceva che il fuoco
d’una fornace non poteva far venire in bagno tanta quantità di metallo,
perchè non poteva arrivare per insino al fondo: ancora che di sopra
si vedesse il metallo disfatto, non per questo era disfatto quello da
basso : per la gran quantità e per il grave peso non si puoi maneggiare
con perticoni ancora che sii disfatto : e in verità incontrò una volta
a maestro Giov. Cutura d’Avignone facendo artelierie in Pavia e pose
tanto metallo in fornace, che di sopra era in bagna, e da basso era
come latte caggiato, e così non potè venire in getto, ecc. ».
Franc. de Marchi, Architettura militare, ediz.
1810, Roma, De Marinis, t. Ili, p. 203.
— 258 —
— 259 -
1549-
... cotesto pittor eccellente dipinge l’istoria di Cristo e delli sua
discepoli, cioè la tavola della Cena di Jesù, e tal pittura si vide in
la città di Milano, la qual pittura Francesco Cristianissimo re di
Francia volse portare nel suo reame. Nondimeno egli non potè sod-
disfare al suo desio, per esser tal cosa pinta sul muro.
Michelangelo Biondo.
N. B. La notizia è contenuta nel cap. XIV intitolato Della me-
moria di Maniegna mantovano e delle sue pitture. Erroneamente il
Cenacolo è attribuito a « Mantegna mantovano, pittore raro di quei
tempi ».
— 260 —
2550-1568.
Lionardo da Vinci pittore e scultore fiorentino nella ia
edizione « La terza et ultima parte delle Vite degli architetti pittori
et scultori, di Giorgio Vasari aretino, in Firenze MDL, e MDLXVIII ».
Avvertenza. La prima edizione comprende le parti in corsivo,
escludendo le parti racchiuse fra [...]. Nella 2a edizione sono escluse
le parti in corsivo, e comprese quelle fra [...].
Grandissimi doni si ueggono piouere da gli influssi celesti, ne’
corpi umani molte uolte naturalmente; et sopra naturali taluolta
straboccheuolmente accozzarsi in un corpo solo, bellezza, grazia, &
virtù; in una maniera che douunque si uolge quel tale, ciascuna sua
azzione è tanto diuina, che lasciandosi dietro tutti gli altri huomini,
manifestamente si fa conoscere, per cosa (come elle è) largita da Dio,
& non acquistata per arte umana. Questo lo uidero gli huomini in
Lionardo da Vinci; nel quale oltra la bellezza del corpo, non lodata
mai a bastanza, era la grazia più che infinita in qualunque sua az-
zione : & tanta, & si fatta poi la uirtù, che dounq; lo animo uolse nelle
cofe diffìcili, con facilità le rendeua assolute. La forza in lui fu molta
& congiunta con la destrezza; l’animo e ’l ualore tempre regio & ma-
gnanimo: Et la fama del suo nome tanto s’allargò, che non solo nel
suo tempo fu tenuto in pregio, ma peruenne ancora molto più ne’
posteri dopo la morte sua. Et neramente il cielo ci manda talora alcuni,
che non rapresentano la umanità sola, ma la diuinità isstessa, accio da
quella come da modello, imitandolo, possiamo accostarci con l’animo
e con Veccellenzia dell’intelletto alle parti somme del cielo. Et per espe-
rienza fi vede quegli che con qualche studio accidentale si uolgono a se-
guire l’orme di questi mirabili spiriti, se punto sono dalla natura aiutati,,
quando il medesimo non sono che essi, tanto al manco s’accostano a le
diuine opere loro, che partecipano di quella diuinità. Adunque mira-
bile & celeste fu Lionardo nipote [figliuolo] di Ser Piero da Vinci,
che neramente bollissimo zio & parente gli Ju, nell’aiutarlo in gioua-
nezza. E massime nella erudizione & principii delle lettere nelle quali
egli arebbe fatto profitto grande, se egli non fusse stato tanto uario
& instabile. Perciò che egli si mise a imparare molte cose, & comin-
ciate poi l’abbandonaua. Ecco nell’abbaco egli in pochi mesi che e’
u’attese, fece tanto acquisto: che mouendo di continuo dubbi & dif-
ficoltà al maestro che gli insegnaua, bene spesso lo confondeua. Dette
alquanto d’opera alla musica, ma tosto si risoluè a imparare a sonare
la Lira, come quello che da la natura aueua spirito eleuatissimo &
pieno di leggiadria. Onde sopra quella cantò diurnamente allo im-
prouiso. Nondimeno benché egli a si uarie cose attendesse non lasciò
mai il disegnare, & il fare di rilieuo, come cose che gli andauano a
fantasia più d’alcun’altra. Veduto questo Ser Piero, & considerato
la eleuazione di quello ingegno, preso un giorno alcuni de suoi di-
segni, gli porto ad Andrea del Verrocchio, che era molto amico suo.
& lo pregò strettamente che gli douesse dire, se Lionardo attendendo
al disegno, farebbe alcun’ profitto. Stupì Andrea nel uedere il gran-
dissimo principio di Lionardo, & confortò Ser Piero che lo facessi
attendere, onde egli ordinò con Lionardo, che e’ douesse andare a
bottega di Andrea. Il che Lionardo, fece uolentieri oltre a modo.
Et non solo esercitò una professione, ma tutte quelle oue il disegno
fi interueniua : Et auendo uno intelletto tanto diuino & marauiglioso,
che essendo bollissimo Giometra non solo operò nella scultura [facendo
nella sua giovanezza di terra alcune teste di temine che ridono, che
vanno formate per l’arte di gesso, e parimente teste di putti che pa-
revano usciti di mano d’un maestro] ma nell’architettura [ancora fé’
molti disegni così di piante come d’altri edifizj, e fu il primo ancora,
— 169 —
degli uomini naturali, che arebbe seguitato uno che gli fussi piaciuto,
un giorno intero ; e se lo metteva talmente nella idea, che poi arrivato
a casa lo disegnava come se l’avesse avuto presente. Di questa sorte
se ne vede molte teste e di temine e di maschi, e n’ho io disegnate
parecchie di sua mano con la penna nel nostro libro de’ disegni tante
volte citato; come fu quella di Amerigo Vespucci, ch’è una testa di
vecchio bellissima, disegnata di carbone, e parimenti quella di Sca-
ramuccia capitano de’ Zingani, che poi ebbe messer Donato Valdam-
brini d’Arezzo, canonico di San Lorenzo, lassatagli dal Giambullari.
Cominciò una tavola dell’Adorazione de’ Magi, che v’è su molte cose
belle, massime di teste; la quale era in casa d’Amerigo Benci dirim-
petto alla loggia dei Peruzzi, la quale anche ella rimase imperfetta
come l’altre cose sua.
Avvenne che morto Giovali Galeazzo duca di Milano, e creato
Lodovico Sforza nel grado medesimo 1’ anno 1494] fu condotto a
Milano con gran riputazione Lionardo a ’l Duca Francesco, il quale
molto si dilettaua del suono de la lira, perche sonasse : & Lionardo
portò quello strumento, ch’egli aueua di sua mano fabricato d’ar-
gento gran parte, accioche l’armonia fosse con maggior tuba & piu
sonora di voce. Laonde superò tutti i musici, che quiui erano concorsi
a sonare, oltra ciò fu il migliore dicitore di rime a l’improuiso del tempo
suo. Sentendo il Duca i ragionamenti tanto mirabili di lionardo;
talmente s’innamorò de le sue virtù, che era cosa incredibile. Et pre-
gatolo gli fece fare in pittura una tauola d’altare dentroui una natiuità
che fu mandata dal Duca a 1’ Imperatore. Fece ancora in Milano
ne’ frati di San Domenico a Santa Maria de le grazie vn cenacolo,
cosa bellissima & marauigliosa, & alle teste de gli apostoli diede tanta
maestà & bellezza; che quella del christo lasciò imperfetta; non
pensando poterle dare quella diuinità celeste, che a l’imagine di
CHRISTO si richiede. La quale opera rimanendo cosi per finita, è stata
da i Milanesi tenuta del continuo in grandissima venerazione, & da gli
altri forestieri ancora, atteso che Lionardo si imaginò & riuscigli di
esprimere quel sosspetto che era entrato ne gli Apostoli, di voler’
sapere chi tradiua il loro maestro. Per il che si vede nel viso di tutti
loro l’amore, la paura, & lo sdegno, o ver il dolore, di non potere
intendere lo animo di christo. La qual cosa non arreca minor ma-
rauiglia, che il conoscersi allo incontro l’ostinazione, l’odio e ’l tradi-
mento in Giuda senza che ogni minima parte dell’opera, mostra vna
incredibile diligenzia. Auuenga che infino nella touaglia è contraf-
174 —
fatto l’opera del tessuto, d’una maniera che la rensa stessa non mostra
il vero meglio.
[Dicesi che il priore di quel luogo sollecitava molto importuna-
mente Lionardo che finissi l’opera, parendogli strano veder talora
Lionardo starsi un mezzo giorno per volta astratto in considerazione;
ed arebbe voluto, come faceva dell’opere che zappavano nell’orto,
che egli non avesse mai fermo il pennello; e non gli bastando questo,
se ne dolse col duca, e tanto lo rinfocolò, che fu costretto a mandar
per Lionardo, e destramente sollecitarli l’opera; mostrando con buon
modo che tutto faceva per l’importunità del priore. Lionardo, cono-
scendo l’ingegno di quel principe esser acuto e discreto, volse (quel
che non avea mai fatto con quel priore) discorrere col duca largamente
sopra di questo: gli ragionò assai dell’arte, e lo fece capace che gl’in-
gegni elevati talor che manco lavorano, più adoperano; cercando
con la mente l’invenzioni, e formandosi quelle perfette idee, che poi
esprimono e ritraggono le mani a quelle già concepute nell’intelletto.
E gli soggiunse che ancor gli mancava due teste da fare; quella di
Cristo, della quale non voleva cercare in terra e non poteva tanto pen-
sare, che nella imaginazione gli paresse poter concepire quella bellezza
e celeste grazia, che dovette essere quella della divinità incarnata.
Gli mancava poi quella di Giuda, che anco gli metteva pensiero, non
credendo potersi imaginare una forma da esprimere il volto di colui,
che dopo tanti benefìzj ricevuti, avessi avuto l’animo sì fiero, che si
lussi risoluto di tradir il suo signore e creator del mondo; pur, che
di questa seconda ne cercherebbe, ma che alla fine, non trovando
meglio, non gli mancherebbe quella di quel priore tanto importuno
e indiscreto. La qual cosa mosse il duca maravigliosamente a riso,
e disse ch’egli avea mille ragioni. E così il povero priore, confuso,
attese a sollecitar l’opera dell’orto, e lasciò star lionardo; il quale
finì bene la testa del Giuda, che pare il vero ritratto del tradimento
ed inumanità. Quella di Cristo rimase, come si è detto, imperfetta.]
La nobiltà di questa pittura si per il compimento, si per essere finita
con vna incomparabile diligenzia, fece venir voglia al Re di Francia,
di condurla nel Regno: onde tentò per ogni via, se ci fussi, stato ar-
chitetti, che con trauate di legnami, & di ferri, l’auessino potuta
armare di maniera; che ella si fosse potuta fare, tanto la defideraua.
Ma Tesser’ fatta nel muro, fece che sua Maestà se ne portò la voglia ;
& ella si rimase a’ milanesi. [Nel medesimo refettorio, mentre che lavo-
rava il Cenacolo, nella testa, dove è una Passione di maniera vecchia.
— i?5 —
vn ghigno d’una Santa Anna che colma di letizia, vedeua la sua pro-
genie terrena esser’ diuenuta celeste. Confiderazioni veramente dallo
intelletto & ingegno di Leonardo. [Questo cartone, come di sotto si
dirà, andò poi in Francia], Ritrasse laGineura d’Amerigo Benci cosa
bellissima: & abbandonò il lauoro a’ frati, i quali lo ritornarono a
Filippino, il quale fopra venuto egli ancora dalla morte non lo putè
finire. Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto
di Monna Lisa sua moglie; & quattro anni penatoui lo lasciò imper-
fetto la quale opera oggi è appresso il Re Francesco di Francia in
Fontanableo, Nella qual testa chi voleua vedere quanto l’arte po-
tessi imitar la natura, ageuolmente si poteua comprendere, perche
quiui erano contrafatte tutte le minuzie che si possono con sottigliezza
dipignere. Auuenga che gli occhi aueuano que’ lustri & quelle acqui-
trine, che di continuo si veggono nel viuo: & intorno a essi erano
tutti que rossigni liuidi, & i peli, che non senza grandissima sotti-
gliezza si posson fare. Le ciglia per auerui fatto il modo del nascere
i peli nella carne, doue piu folti, & doue piu radi, & girare secondo i
pori della carne, non poteuano essere piu naturali. Il naso con tutte
quelle belle aperture, rossette & tenere si vedeua essere viuo. La bocca
con quella sua sfenditura con le sue fini vnite dal rosso della bocca
con la incarnazione del viso, che non colori ma carne pareua vera-
mente. Nella fontanella della gola, chi intentissimamente la guardaua,
vedeua battere i polsi : & nel vero si può dire che questa fussi dipinta
duna maniera, da far tremare, & temere ogni gagliardo artefice, &
sia qual si vuole: vsoui ancora questa arte che essendo mona Lisa
bellissima, teneua mentre che la ritraeua, chi sonasse o cantasse &
di continuo buffoni che la facessino stare allegra, per leuar via cpiel
malinconico che suol dare spesso la pittura ai ritratti che si fanno. Et
in questo di Lionardo vi era vn ghigno tanto piaceuole che era cosa
piu diuina che humana a vederlo, Et era tenuta cosa marauigliosa,
per non essere il viuo altrimenti. Per la eccellenzia dunque delle opere
di questo diurnissimo artefice, era tanto cresciuta la fama sua, che
tutte le persone che si dilettauano de l’arte, anzi la stessa Città
intera desideraua che egli le lasciasse qualche memoria: Et ragio-
nauasi per tutto, di fargli fare qualche opera notabile & grande,
donde il publico fusse ornato, & onorato di tanto ingegno, grazia, &
giudizio, quanto nelle cose di Lionardo si conosceua. Et tra il gonfa-
lonieri & i cittadini grandi si praticò, che essendosi fatta di nuouo la
gran sala del consiglio [l’architettura della quale fu ordinata col giu-
12
I7S -
Lionardo; Le quali sono il piu bel getto & di disegno, & di perfezzione,
che modernamente si sia ancor’ visto. Da Lionarclo habbiamo la No-
tomia de’ caualli: & quella degli huomini assai piu perfetta. Laonde
per tante parti sue si diuine, ancora che molto piu operasse con le
parole, che co’ fatti, il nome & la fama sua, non si spegneranno già mai.
Per il che fu detto in vn suo Epitaffio.
Vince costui pur solo
Tutti altri; & uince Fidia, & uince Apelle:
Et tutto il lor uittorioso stuolo.
Ed un altro ancora, per veramente onorarlo, disse
Leonardvs Vincivs. Qvid plvra? divi-
nvm ingenivm, divina manvs,
emori in sinv regio
mervere.
Virtvs et fortvna hoc monvmentvm
contingere graviss. impen
sis cvravervnt.
Et gentem, & patriam noscis: Uhi gloria & ingens
Nota est, hac tegitur nam Leonardus humo.
Perspicuas picturae umbras, Oleoque colores
Illius ante alios docta manus posuit.
Imprimere ille hominum, diuum quoque corpora in aere:
Et pictis animam fingere nouit equis.
Fu discepolo di lionardo giovanantonio boi/Traffio Milanese per-
sona molto pratica & intendente [che l’anno 1500 dipinse in nella
chiesa della Misericordia fuor di Bologna in una tavola a olio, con
gran diligenza, la Nostra Donna col figliuolo in braccio, San Giovanni
Battista, e San Bastiano ignudo, e il padrone che la fe’ fare, ritratto
di naturale ginocchioni; opera veramente bella; ed in quella scrisse
il nome suo e Tesser discepolo di Lionardo. Costui ha fatto altre opere
ed a Milano ed altrove: ma basti aver qui nominata questa che è la
migliore] & cofì MARCO VGGIONI che in Santa Maria della Pace, fece
il Transito di Nostra donna & le nozze di Canagalilee.
Vasari, Vite, edizioni 1550 e 1568.
182 -
— 261 —
1559-
... et oltra ciò si occupò nella forma del cavallo di Milano, oue
sedeci anni continui consumò: et certo che la dignità dell’opera era
tale, che non si poteva dire ha vere perduto il tempo et la fatica. Ma
la ignorantia et trascuragine di alcuni, li quali si come non conoscono
la virtù, così nulla l’estimano, la lasciò poi vituperosamente roinare
et io vi ricordo et non senza dolore et dispiacere il dico, una così no-
bile et ingegnosa opera fatta bersaglio a’ balestrieri guasconi...
Ricordi di Monsign. Sabba Castigbioni, Mi-
lano, 1559, Ricordo CIX, fol. 115 v.
— 262 —
1570.
Lodovico il Moro « diede mille scudi l’anno a Giasone Maini,
trecento a Giorgio Merula d’Alessandria istorico, cinquanta a Leo-
nardo da Vinci pittore eccellente fiorentino, che pinse il miracoloso
Cenacolo di Cristo alle grazie ».
Gaspare Bugati, Storia universale.
- 263 —
1. — Ritratto di Leonardo.
Hebbe la faccia con li capelli longi, con le ciglia, e con la barba
tanto longa, che egli pareva la vera nobiltà del studio, quale fu già
altre volte il druido Hermete o l’antico Prometeo. (Tempio, p. 58).
iSi -
2. — Suo carattere.
4. — La rotella di legno.
Chi non può quel che vuol, quel che può voglia, ecc.
(Trattato, p. 282).
1S4 —
b).
c).
c).
b) .
b).
c).
d).
Molti altri simili moti si truovano posti nelle pitture che fanno
ridere le genti, i quali così di leggieri non scapparebbono da le mani
de i pittori, se in ciascuna cosa che si dipinge, si considerasse il suo
essere, per piccola che fosse, come faceva l’accurato Leonardo, e
Cesare da Sesto, dalle cui mani non usciva mai opera che del tutto
non fosse perfetta. Et però anco nelle minute herbette si veggono le
fatture loro perfette, e mosse secondo la loro ragione. (Trattato,
p. 185).
c) .
b).
b) .
c).
d) .
e) .
/)•
Leonardo ha espresso i moti e decori di Homero. (Trattato,
p. 283).'
b).
b).
c) .
d) .
di far molto intenso lo scuro, per ritrovar li suoi estremi. Onde con
tal arte ha conseguito nelle faccie e corpi, che ha fatti veramente
mirabili, tutto quello che può far la natura. Et in questa parte è
stato superiore a tutti, tal che in un parola possiam dire che ’l lume
di Leonardo sia divino. (Tempio, 51).
e).
/)•
Però si darà il lume in tal luoco, siccome la parte che dalla sua
banda rende il corpo ombrato del suo colore, e dall’altra scorrerà
dolcemente, generando parimenti una ombra con certa soavità e dol-
cezza, qual si vede nelle pitture di Leonardo e di altri, dove si vede
che l’una figura non ombra totalmente tutte un’altra, eccetto se non
gli fosse ristretta a canto nell’ombra sopra il piano. (Trattato, p. 239).
g)-
L’ombra non può stare senza il suo corpo, che non è altro ch’essa
pittura, siccome gentihnente lo descrisse Leonardo. (Trattato, p. 487).
19. -— Il Cenacolo,
a).
Non tacerò anco d’un altro certo modo di colorare, che si dice
a pastello, il quale si fa con punte composte particolarmente in pol-
vere di colori, che di tutti si possono comporre. Il che si fa in carta,
e fu molto usato da Leonardo Vinci, il quale fece le teste di Christo e
clegl’Apostoli, a questo modo eccellenti e miracolose in carta. (Trat-
tato', p. 192 sg.).
193 —
b) .
c) .
d).
Leonardo Vinci, nelle cui opere non si scorse mai alcuno errore,
quanto a questa parte. Del che fra tutte l’altre sue cose, ne fa chia-
rissima pruova la maravigliosa cena di Christo e de’ suoi Apostoli,
che si vede dipinta nel rifettorio di Santa Maria delle Gratie in Mi-
lano, nella quale espresse di maniera i moti delle passioni de gl'animi
di quelli Apostoli, ne i volti ed in tutto il resto del corpo, che ben si
può dire che il vero non fosse punto diverso da questa rappresenta-
13
194 —
a).
b).
c).
E sopra tutti Leonardo, del qual si raconta che non faceva moto
in figura, che prima non lo volesse co ’l suo studio accompagnato
vedere un tratto nel vivo, non per altro che per cavarne una certa
vivacità naturale, con la qual doppo, aggiongendovi l’arte, faceva
veder gl’huomini dipinti meglio che i vivi. Raccontasi da huomini di
quel tempo, suoi domestici, che volendo egli una volta fare un quadro
di alcuni contadini che havessero a ridere (tutto che non lo facesse
poi, ma solamente lo disegnasse), scelse certi huomini quali giudicò
a suo proposito, ed havendoglisi fatti familiari, co ’l mezzo d’alcuni
suoi amici gli fece un convito, ed egli sedendogli appresso, si pose a
raccontare le più pazze e ridicole cose del mondo, in modo che e’
gli fece, quantunque non sapessero di che, ridere alla smascellata.
D’onde egli, osservando diligentissimamente, tutti i loro gesti con
que’ detti ridicoli che facevano, impresse nella mente, e poi doppo
che furono partiti si ritirò in camera, ed ivi perfettamente gli disegnò
in tal modo, che non movevano meno essi a riso i riguardanti, che si
havessero mosso loro le novelle di Leonardo nel convito. Dicono an-
cora ch’egli si dilettava di andar a vedere i gesti de condannati,
quando erano condotti al supplicio, per notar quelli inarcamenti
di ciglia e quei moti d’occhi e della vita. (Trattato, p. 106 sg.).
d). '
Et ben che molti altri mostri si potessero ricordare e dipingere,
e fra tutti quelli che ritrasse Leonardo Vinci in Milano: uno de i
quali era bellissimo fanciullo, co ’l membro in fronte e senza naso
e con un’altra faccia di dietro della testa, co ’l membro \ irile sotto il
mento, e l’orecchie attaccate a i testicoli, le quali due teste havevano
le orecchie di fauno; e l’altro mostro haveva in cima del naso il mem-
bro, e ne i lati del naso gl’occhi, e nel resto era parimenti bellissimo
fanciullo, che tutti due si trovano in disegno di sua mano, appresso
di Francesco Borella scultore; nondimeno parmi più tosto doversi
far menzione di quelli che quasi ordinariamente in alcune parti del
mondo, per suo scherzo e ghiribizzo, produce la natura, secondo che
si legge appresso diversi liistorici e altri scrittori celebrati. (Trattato
P: 637)-
— 196 —
Leonardo ricevè dal Sole il valore del formar tutto quello che
possa ingegno humano già mai speculare et imaginare nelle sette
arti liberali-, e dii dimostrare pratticamente in disegno, quello che
altri non che fare, ma nè pur potrebbe capire. (Tempio, p. 130).
b) .
parole scritte da Leonardo nel detto suo libro, alle quali ne seguono
molte altre in questa materia, che io ho voluto frametter qui per
esser venuto a proposito di ragionare delle arti, acciò che con l’au-
torità di tanto huomo filosofo, architetto, pittore e scultore, che non
meno seppe fare che insegnare, si disingannino quelli che altrimenti
sentono della eccellenza di queste due arti. (Trattato, p. 158 sg.).
26.’ •— La meccanica.
28. •— La Sant'Anna.
Come già per essempio fece Leonardo Vinci, nel Cartone della
Santa Anna, che fu poi trasferito in Francia, ed hora si trova in
^Milano appresso Aurelio Louino, pittore, e ne vanno attorno molti
disegni, dove egli espresse nella Vergine Maria, l’allegrezza ed il
giubilo che sentiva vedendosi nato un così bel fanciullo, qual era
Christo, e considerando d’esser fatta degna di esser sua Madre; ed
in Santa Anna similmente la gioia ed il contento ne sentiva, vedendo
la figliuola Madre di Dio et ella beatificata. (Trattato, p. 171).
b) .
disegni, che lia lasciato doppo di sè. E soleva egli dire che, oltre la
prospettiva, et gli scorti, era necessario ancora che il chiaro fosse la
più cara cosa che nelle pitture si vedesse. (Tempio, p. 52).
c).
Idealizzava le figure.
34. — La Gioconda.
Cotali sono gl’avvertimenti del comporre i ritratti in generale
e particolare, i quali quanto siano necessarii massime nel rappresen-
tare gl’omamenti, gl’atti e gesti convenienti a Principi, a virtuosi,
et alle femine che si ritranno, si può comprendere ne’ ritratti fatti
dagl’eccellenti pittori, per altro ancora famosissimi e da celebri scol-
tori. Fra quali si veggono quelli di mano di Leonardo, ornati a guisa
di primavera, come il ritratto della Gioconda e di Mona Lisa, ne’
quali ha espresso tra l’altre parti maravigliosamente la bocca in
atto di ridere. (Trattato, p. 434).
35. -— L’Anatomia,
a).
b).
36. — La Leda.
Il che chi desidera di veder nella pittura miri l’opere finite (benché
siano poche) di Leonardo da Vinci, come la Leda ignuda, et il ri-
tratto di Monna Lisa napoletana, che sono nella fontana di Belao
in Francia, e conoscerà quanto l’arte superi et quanto sia più potente
in tirare a sè gli occhi degli intendenti, che l’istessa natura. (Tempio,
p. 6).
b).
b).
38. — La Pomona.
b) .
43. — I manoscritti.
a) .
b) .
c).
I.
IL
SOPRA IL RITRACTO DI MADONA CICILIA
QUAL FECE MAESTRO LEONARDO.
III.
D. LEONARDO PHO FIORENTINO G. P.
IV.
LEONARDUS VINCI A (sic) FLORENTINUS
STATUARIUS PICTORQUE NOBILISSIMUS
de se parce loquitur:
Non sum Eysippus: nec Apelles: nec Policletus
Nec Zeusis : nec sum nobilis aere Myron :
Sum Florentinus Leonardus Vincia proles:
Mirator veterum discipuluscj[ue memor.
Defuit una mihi symmetria prisca : peregi
Ouod potui: veniam da mihi posteritas.
Piati P. Epigrammaton etc. a. 1502.
V.
VI.
Francisci Sphortiae equus maximus
Ouisquis colosson principis vides : asta.
Franciscus, auctor Sphortiae sacer gentis,
Ille ille bello est maximus, toga major.
Fortunee alumnus,. redditum aetheri numen,
Postquam aureum urbi saeculum tulit sceptris,
Par, gentium victor, Numae Ouirinoque
Pietatem amat Mauri, ac opus Leonardi
Vinci aestimat : vidisti ? abi, hospes et gaude.
Pancini Curtii: Epigrammaton et Sylvarum,
Mediolani 1521, voi. I, liber IV, pag. 49.
VII.
I.
II.
III.
Vili.
I.
II.
IX.
dal i° Sonetto:
20 Sonetto:
Mirand’ il Vinaio in sè Madonna, ratto
Gli disse amor: — Troppo alto è ’l tuo concetto.
Se ivi ritrarci il bel sembrante grave,
Ch’ in vista è si soave,
213 —
3° Sonetto:
Chiaro e gentil mio Vincio, invali dipinge
Chi tenta oggi ritrar Madonna in carte,
Perchè non bastò l’arte
A ritrar Calme sue bellezze eterne.
Col suo veder tant’alto non attinge
Ingegno uman, nè tant’umor discerne
Bellezze sì superne
Che chiaro possa almen ritrarne in parte.
Per finger lei sotto il bel negro velo
Convinsi Quel, che pria formolla in cielo.
Enea Irpino di Parma, Canzoniere, cod. mss.
R. Bibl. Parma. Segn. HH V. 31 n. 700.
(Sonetti in onore di Costanza d’Avalos, e
del ritratto eseguito da Leonardo).
X.
XI.
Pinxit Vergilius Neptunus, pinxit Homerus,
Dum maris undisoni per vada flectit equos:
Mente quidem Vates illuni conspexit uterque,
Vincius est oculis, jureque vincit eos.
In Vasari, Vita di Leonardo.
XII.
XIII.
Et forsan superat Leonardus Vincius omiies,
Tollere de tabula dextera, sed nescit.
Et instar protogenis multis unam perficit annis.
Verini, De Illustratione urbis Florentiae, Pa-
rigi 1583.
XIV.
ACHDI-V;
• M?DI •
■ vici • j
Causa il forte
rincaro delle
materie prime
AUMENTO
PROVVISORIO
25%
Fratelli Treves
Milano
È uscito :
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1451-1482.
—N
— 2~ io
1457- Hi in
« Antonio di Ser Piero di Ser Ghui=—
Ouartier Santo Spirito — G' =-
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