INDICE
1. INTRODUZIONE
4. USARE IL FLASH
• Quando usare il flash
• Come usare il flash
6. CONCLUSIONI
2
1. INTRODUZIONE
Esatto, proprio così. Ma tu lo sai perché i fotografi matrimonialisti fanno ampio uso del
flash? No?! Beh, forse è questo il problema…
Molti fotografi, amatori ma non solo, snobbano l’uso del flash sostenendo che
preferiscono fotografare solo “in luce naturale” (che poi, vedremo dopo perché,
sarebbe molto più corretto parlare di luce ambiente). In realtà però, chi parla così di
solito lo fa perché non conosce le potenzialità del flash e non ha mai imparato a usarlo
correttamente.
Per questa ragione, il flash è uno strumento che (come il treppiede, i filtri o gli altri
accessori del fotografo) non è obbligatorio usare sempre, ma è importante conoscere.
Solo così infatti avrai la possibilità di avvalertene, quando opportuno, nel modo
corretto.
Dal punto di vista tecnico, il flash è una sorgente luminosa che emette lampi di luce
(flash per l’appunto) di durata infinitesimale, ma di una potenza tale da contribuire in
modo significativo a impressionare il sensore.
1
La luce del flash quindi va a integrare quella ambiente e a miscelarsi con questa, in
modo tale da permetterti di ottenere l’immagine che ti sei prefigurato.
In questo contesto, l’obiettivo primario di questo piccolo libro è dunque quello di farti
prendere confidenza con questo approccio alle fonti di luce addizionali. E per rendere
le cose più facili e immediatamente applicabili alla fotografia di tutti i giorni, abbiamo
deciso di partire dalle condizioni più semplici:
Nello scrivere questo manuale, non è stato nostro intento affrontare complessi schemi
luce da studio. Abbiamo infatti immaginato che questo avrebbe comportato un
inevitabile incremento della lunghezza e della complessità del trattato, a fronte di una
utilità molto limitata per la maggior parte degli amatori, anche avanzati.
Il lettore più esperto, pur essendo già a conoscenza della maggior parte delle nozioni
presentate nel libro, potrà comunque beneficiare di una guida sintetica per il ripasso
dei concetti fondamentali e di qualche spunto di riflessione per un uso più consapevole
di questo eccezionale accessorio.
2
Alla luce di tutto questo, il manuale è organizzato in quattro parti:
Augurandomi dunque che questo testo possa aprire la strada alle tue future
esplorazioni e sperimentazioni fotografiche, diamo il via al nostro percorso con la
prima sezione dedicata alla luce.
3
2. LE CARATTERISTICHE DELLA LUCE
La parola stessa fotografia letteralmente significa “scrivere con la luce”, dunque non
è necessario adottare particolari perifrasi per sottolineare quanto il controllo della luce
sia importante per ottenere un’immagine fotografica efficace.
Sì perché luce e ombra sono come Yin e Yang: una non esiste davvero senza l’altra. E
in fotografia, in particolare, sono quasi sempre le ombre a definire la qualità della luce
e non viceversa.
4
→ Le ombre contribuiscono a definire la chiave di lettura emotiva di un’immagine.
Un’immagine “dark” tende ad essere associata immediatamente a un’idea di
mistero, inquietudine (fino alla paura), eventualmente tristezza e/o violenza.
Mentre un’immagine luminosa, virtualmente senza ombre, ha un che di
angelico (e infatti viene spesso usata nelle fotografie di bambini).
La ragione di tutta questa digressione iniziale, forse l’avrai già capito, è che in questo
manuale vorrei proporti di guardare al flash più come un regolatore delle ombre che
non delle luci.
5
Questo ti permetterà in pratica di modulare la combinazione di ombre (e quindi luci)
che definiscono la scena che stai riprendendo, in modo da renderla più aderente
possibile al messaggio che vuoi trasmettere (e quindi più efficace nel comunicare al tuo
pubblico).
Vedremo nelle prossime sezioni come e perché tutto questo potrebbe essere di tuo
interesse. Prima però, è fondamentale conoscere la materia prima con la quale ti
troverai a lavorare. Come ogni buon cuoco infatti, è importante prima di tutto
prendere confidenza con gli ingredienti che dovrai utilizzare. Ed è per questo che
dedicheremo le prossime righe a definire le caratteristiche fondamentali della luce
(Tutta! Non solo quella del flash).
Dal punto di vista del fotografo, le caratteristiche della luce che devi imparare a
considerare sono fondamentalmente quattro:
1. Intensità
2. Direzione
3. Durezza
4. Colore
1. Intensità
Indica la quantità di luce disponibile. Ovviamente è cruciale per determinare una
corretta esposizione del sensore, ma non solo. Una maggiore intensità di illuminazione
infatti farà apparire i colori più brillanti e saturi, e aumenterà intrinsecamente il
contrasto.
6
2. Direzione
La direzione è una caratteristica cruciale dell’illuminazione, perché definisce di rimando
la forma e la dimensione delle ombre e, attraverso queste, ci comunicherà moltissime
informazioni sul contesto e l’intento dello scatto.
La fonte di illuminazione naturale che domina le nostre vite è il sole che, con varie
inclinazioni, proviene sempre dall’alto.
Per questa ragione il nostro cervello è abituato a percepire come “naturale” una
illuminazione dall’alto verso il basso e invece percepisce come “strana”, “misteriosa”
o “paurosa” l’illuminazione dal basso verso l’alto (hai presente quando i ragazzini
usano una torcia elettrica per illuminarsi il viso dal basso verso l’alto mentre si
raccontano le storie dell’orrore?).
Sempre per la stessa ragione, tra l’altro, anche gli impianti di illuminazione di interni
tendono a privilegiare schemi di illuminazione dall’alto verso il basso.
In secondo luogo, l’inclinazione della luce del sole cambia durante il giorno e con il
passare delle stagioni, quindi cambiare la direzione di illuminazione (più obliqua o più
verticale) invia allo spettatore utili informazioni riguardo al contesto temporale in cui
è stata scattata (o in cui vogliamo suggerire che sia stata scattata la fotografia).
7
1. ILLUMINAZIONE FRONTALE
2. ILLUMINAZIONE LATERALE
La luce arriva da un lato (per esempio una finestra) ma sempre con una certa
componente frontale (la finestra sta di lato ma un po’ davanti al soggetto,
piuttosto che dietro). Questo tipo di illuminazione esalta le ombre, pur
mantenendo una buona illuminazione del soggetto.
Per questo, è una delle modalità di illuminazione più utilizzate, per ottenere un
buon compromesso tra resa della tridimensionalità e resa cromatica/tonale.
Illuminazione laterale
8
3. RETROILLUMINAZIONE (CONTROLUCE)
Controluce
L’illuminazione completamente verticale (come quella della luce diretta del sole
nel mezzo di una giornata estiva) è forse l’unica soluzione che sarebbe meglio
evitare in tutte (o quasi) le situazioni.
Le ombre “cadono” dritte e contribuiscono poco alla profondità. Al tempo
stesso i contrasti tendono a essere alti e la resa cromatica scarsa (i raggi di luce
colpiscono le superfici verticali solo tangenzialmente).
Insomma, più svantaggi che vantaggi.
9
Illuminazione dall’alto
3. Durezza
La cosiddetta durezza della luce (o, se preferisci, il suo contrasto) determina due effetti:
1. Quanto sono nette le linee di passaggio tra zone di luce e zone di ombra
2. Quanta differenza di luce c’è tra un’area in ombra e una in piena luce
Provo a farti un esempio per intenderci. Immagina una stanza senza finestre e con le
pareti nere. L’unica fonte di luce è una piccola ma potente torcia a led.
1. Le parti del soggetto illuminate direttamente dalla torcia sono ben leggibili,
quasi illuminate a giorno, mentre le superfici non esposte alla luce della torcia
sono praticamente nere
10
2. Le ombre proiettate dal soggetto sono nette, corpose, di un nero quasi solido.
Sembrano quasi dei disegni.
Viceversa, considera una stanza con le pareti bianche. Una tenda di lino spesso (ma
chiaro) lascia filtrare la luce del sole del mattino.
11
Entrambi questi fattori contribuiscono a rendere la luce dura (nel primo caso) o
morbida (nel secondo). E la ragione è semplice: la durezza della luce dipende dalla
dimensione relativa della superficie illuminante.
Nota bene però, che l’estensione della superficie illuminante non va considerata in
assoluto, ma relativamente alla distanza dal soggetto illuminato.
Il sole per esempio, pur essendo enorme in termini assoluti, è una piccola sorgente di
luce per la Terra, proprio a causa della sua distanza. Ma se il cielo è nuvoloso, le nubi
fanno da diffusore (un po’ come la tenda che copre la finestra) trasformando la
superficie illuminante che diventa tutto il cielo coperto di nubi – molto, ma molto più
grande del puntino che è il sole nel cielo.
Quando usi il flash puoi applicare gli stessi ragionamenti. Come vedremo, hai la
possibilità di variare la durezza della luce variando la distanza del flash (più lo allontani,
più la sorgente diventa piccola in termini relativi, più la luce sarà dura; e viceversa), ma
anche utilizzando dei modificatori di luce che possano variare la superficie relativa di
emissione della luce (allargandola e quindi ammorbidendo l’effetto oppure
restringendola e quindi indurendo il contrasto).
12
4.Colore
Quella che chiamiamo luce è una miscela di fotoni a diverse lunghezze d’onda. Ogni
lunghezza d’onda viene percepita dal nostro occhio come un colore. Quella che noi
definiamo luce bianca è una miscela in cui molte lunghezze d’onda (da 380 a 760nm
circa) diverse sono miscelate quasi perfettamente alla pari, e corrisponde alla
radiazione emessa dal sole.
Il motivo per cui tutto questo ci interessa è che la composizione della luce incidente
che illumina un soggetto, ovviamente influenza anche la composizione della luce
riflessa (che poi sarà quella che impressiona il sensore) e questo può avere un effetto
estremamente rilevante sulle nostre immagini.
Quando i nostri occhi registrano la presenza di una dominante colorata nella luce
ambiente, il nostro cervello fa (in tempo reale e in automatico a livello completamente
subconscio) un’operazione di sottrazione. In questo modo, a noi appaiono
cromaticamente equivalenti una scena ripresa alla luce del sole, e una sua analoga
illuminata da lampade a incandescenza.
Ma in realtà, dal punto di vista fisico, le due situazioni sono completamente diverse. La
scena illuminata dalla lampada a incandescenza è molto più “gialla”, e questo giallo
verrà registrato dal sensore della macchina fotografica. Dunque è fondamentale
imparare a gestirlo.
13
Le diverse tonalità di colore che può acquisire la luce sono state definite in una scala
che viene chiamata “temperatura di colore”, legata all’osservazione che un corpo
riscaldato, quando arriva a incandescenza, emette una luce che cambia di colore al
crescere della temperatura del corpo stesso.
Quando diventa incandescente il corpo inizia a emettere luce rossa, che poi diventa
progressivamente gialla, bianca, azzurra, blu e poi viola, per arrivare in fine
all’ultravioletto.
Definendo quindi il colore della luce come la temperatura del corpo che la emette, una
luce fredda (1000-3000°K) sarà tendente al rosso, mentre una luce molto calda (10000-
20000°K) tenderà al blu o al violetto.
14
Il principio è semplice:
Oltretutto, ormai, la gran parte del lavoro viene svolta egregiamente dai software di
gestione delle immagini, che sono in grado di ottenere un perfetto bilanciamento nella
gran parte delle situazioni semplicemente selezionando un punto di riferimento
nell’immagine che abbia tonalità neutra (un bianco o un grigio).
Fino a che fotografo alla luce del sole infatti, sarà semplice bilanciare l’immagine.
Stessa cosa se fotografo a lume di candela.
Il flash (lo vedremo dopo) è tarato per emettere luce bianca (5500°K), le lampadine
possono emettere luce a 1800-2000°K (quasi arancio). Come faccio a bilanciare il
bianco in questa situazione?
Mi ritroverò con una parte della scena illuminata principalmente dalla luce a
incandescenza e un’altra illuminata prevalentemente dal flash. Se bilancio per la luce
flash, l’intorno illuminato a incandescenza virerà verso il giallo-arancio. Viceversa, se
bilancio per l’illuminazione ambiente, le aree illuminate dal flash vireranno verso il
verde-bluastro.
Insomma, se non l’avevo già pensata così, può diventare un gran pasticcio.
15
Per questo diventa importante tenere in conto il colore delle componenti di luce che
contribuiscono a illuminare la scena: se sono uniformi posso dimenticarle e applicare i
bilanciamenti standard. Viceversa, se sono disomogenee posso:
Ovviamente, tutto questo diventa tanto più rilevante nel contesto d’uso dei flash, che
si troveranno intrinsecamente armonizzati nella fotografia in luce solare (sono tarati
per emettere luce sostanzialmente bianca), ma che invece dovranno essere trattati con
grande attenzione quando si volesse fotografare in interni alla presenza di altre fonti
di luce (non bianca).
16
3. I FLASH E LE LORO CARATTERISTICHE
Tipologie di illuminazione
Esistono 4 tipologie principali di luci che puoi pensare di usare come fotografo:
1. I faretti a luce continua
2. I flash monotorcia
3. I flash a slitta
4. Il flash integrato (“pop-up”, su alcuni tipi di fotocamera)
Le prime due classi di di luci (torce e faretti) rappresentano la tipica soluzione da studio
fotografico e, per ragioni sia logistiche (sono tipicamente più ingombranti e pesanti, e
spesso necessitano di generatori o altre fonti di energia) che economiche (un set da
studio può comportare un investimento decisamente significativo), non ti consiglio di
prenderle in considerazione prima di aver fatto un po’ di esperienza.
Per questo non le tratteremo qui, anche se molti dei principi che discuteremo riguardo
all’uso del flash sono generali e dunque, se vorrai, potrai applicarli pari pari anche
all’illuminazione da studio quando sarà il momento.
17
Allo stesso modo, accenneremo solo brevemente qua e là al flash integrato sulla
fotocamera (per le fotocamere che ne sono dotate), in quanto lo possiamo considerare
un apparato che può essere utilizzato talvolta in mancanza di un flash a slitta, anche se
con molte più limitazioni (legate soprattutto alla scarsa potenza e alla poca mobilità).
Ci concentriamo invece sul mondo dei flash a slitta, che costituisce il miglior
compromesso tra flessibilità d’uso, resa, costo e maneggevolezza per chi vuole
cominciare seriamente a gestire l’illuminazione della scena, sia in interni che in esterni.
I flash a slitta sono unità portatili che possono essere montate direttamente sulla
fotocamera (grazie appunto alla slitta) o su appositi supporti (collegati alla macchina
fotografica via cavo o tramite sistemi wireless).
18
Regolazioni dei flash a slitta
Come abbiamo detto all’inizio di questo capitolo, i flash emettono lampi di luce. Il
lampo di un flash a slitta è direzionale e regolabile in quanto ad ampiezza e potenza.
Infatti, la testa del flash (che come abbiamo visto è orientabile) contiene una lampada
(che può essere attivata a sua volta in modo regolabile) e delle parabole che
concentrano la luce in modo da proiettare un fascio luminoso di ampiezza variabile
nella direzione da noi desiderata.
1. La direzione della luce. Come abbiamo già visto questa la possiamo gestire da
un lato posizionando la testa illuminante (sulla fotocamera o altrove) e dall’altro
orientando il fascio di luce.
2. La forma del cono di illuminazione. Le parabole contenute nella testa flash sono
regolabili in modo da concentrare di più o di meno il fascio. L’angolo del cono di
illuminazione è espresso in millimetri, corrispondenti alla lunghezza focale di un
obiettivo di analogo angolo visuale. In pratica un flash con un cono di luce di
200mm emetterà un fascio di luce con un angolo tale da illuminare la visuale di
un obiettivo da 200mm. Il modo più ovvio di usare questa regolazione è quello
di far coincidere la focale dell’obiettivo utilizzato con quella del flash, in modo
da far combaciare il campo di illuminazione con l’inquadratura (se il flash è
montato sulla fotocamera e orientato frontalmente). E’ però possibile
disaccoppiare creativamente questi valori, in modo da creare un cono di luce
che non illumini in modo uniforme tutta la scena (regolando il flash in modo da
proiettare un cono di luce equivalente a una focale superiore a quella
dell’obiettivo che stiamo usando).
3. La potenza della luce illuminante. In realtà la lampada del flash emette lampi
sempre della stessa potenza, ma quella che può variare è la durata del lampo.
Noi non ce ne accorgiamo perché il flash di luce è comunque talmente breve da
rimanere sempre istantaneo ai nostri occhi ma, variandone la durata, la
lampada può variare la quantità di luce con cui contribuisce all’illuminazione
della scena.
19
Un po’ come per la macchina fotografica, anche nel caso dei flash le regolazioni
possono avvenire in modalità manuale o automatica. Vedremo più avanti quando ti
conviene usare una o l’altra modalità e come queste interagiscano con le altre
regolazioni della fotocamera.
Quando ti trovi a comprare un flash a slitta dovrai valutare una serie di caratteristiche
tecniche rilevanti per il suo utilizzo.
Vediamo quelle più importanti.
20
La tendina dell’otturatore infatti ci mette un certo tempo a scorrere e scoprire (o
coprire) tutto il sensore. Questo tempo è pari a 1/250 – 1/300 di secondo. Questo
significa che se io dovessi usare una sola tendina che prima scopre tutto il sensore e
poi lo ricopre tutto, non potrei avere una velocità di scatto maggiore di 1/250 o 1/300,
a meno di non aumentare la velocità della tendina stessa.
Per superare questo limite, gli ingegneri hanno sviluppato un sistema a due tendine,
nel quale la seconda tendina “insegue” la prima, e comincia a ricoprire il sensore prima
che la prima tendina abbia finito di scoprirlo tutto. In questo modo, io posso accorciare
il tempo di esposizione semplicemente facendo partire la seconda tendina poco dopo
la prima, senza dover velocizzare la velocità intrinseca di movimento delle tendine
stesse.
In questo modo si possono ottenere tempi di esposizione molto più brevi, fino a 1/8000
di secondo (ormai tipico di quasi tutte le fotocamere).
Con il movimento a doppia tendina però, in ogni istante solo una piccola striscia di
sensore viene esposta alla luce, tutto il resto è coperto. Ed è qui che insorge il problema
con il flash.
Dato che il lampo del flash è istantaneo, andrà a impressionare solo la strisciolina
di sensore esposta alla luce nel preciso istante in cui il lampo viene emesso, tutto il
resto resterà “buio”.
Ed è per questo che, in condizioni normali, il flash può essere utilizzato solo per tempi
di scatto più lunghi del cosiddetto tempo di sincronizzazione, ovvero del tempo minimo
di scatto per cui il sensore resta per un attimo tutto scoperto prima che la seconda
tendina cominci a ricoprirlo.
Questo, come abbiamo visto, dipende unicamente dalla velocità a cui scorrono le
tendine, e tipicamente è di 1/250 o 1/300 di secondo, anche se tende a scendere con
il migliorare della tecnologia.
21
Ma – c’è sempre un ma – esiste una soluzione tecnica che ti permette di scattare con
il flash anche a tempi più brevi di quello di sincronizzazione, attraverso una funzione
che viene chiamata HSS (High Speed Sync).
In pratica il flash, invece che emettere un singolo lampo di luce, si mette a pulsare
inviando una raffica di lampi che mantengono illuminato il sensore mano a mano che
le due tendine lo percorrono tutto. In questo modo anche se solo una striscia di
sensore è esposta a ogni lampo, grazie all’emissione pulsante la luce del flash riesce a
impressionare tutto il sensore.
L’HSS è fantastico, perché infrange l’ultima barriera all’uso del flash in condizioni di alta
velocità di scatto, ma ha 2 controindicazioni:
ii. La potenza. La potenza massima del flash si riduce quando lo usi in modalità
HSS, quindi devi essere preparato a perdere un paio di stop. E’ il prezzo da
pagare per poter scattare ad alta velocità.
Ovviamente però, non tutti i flash possono essere regolabili nello stesso modo.
Tipicamente la focale minima per cui il flash riesce ad illuminare tutto il campo di
ripresa (senza ricorrere a diffusori o a pareti riflettenti) è di 28mm, ma invece la focale
massima (e quindi l’angolo minimo di illuminazione) può variare di molto, arrivando
anche a 200mm e più.
22
A seconda di come pensi di utilizzare il tuo flash, e con che obiettivi pensi di
accoppiarlo, questo può essere un fattore più o meno rilevante da tenere in
considerazione. Ad esempio, se vorrai ottenere degli effetti di illuminazione spot molto
concentrata solo su una piccola porzione della scena di ripresa, allora un flash che ti
permette di ottenere un fascio molto stretto (quindi che arriva a una focale equivalente
molto lunga) potrebbe essere un vantaggio per te.
4. Comandi a distanza – Tutti i flash a slitta sono pensati per poter essere montati
direttamente sulla fotocamera ma, come vedremo, spesso può essere utile disassare
la direzione della luce illuminante rispetto all’obiettivo, in modo da non ottenere
un’illuminazione del soggetto completamente frontale.
Ogni brand adotta una sua propria filosofia e delle proprie soluzioni per mettere in
comunicazione il flash con il corpo macchina (per altro, i vari produttori tendono a
inseguirsi e copiarsi l’un l’altro, quindi poi molte soluzioni le ritrovi ripetute con varianti
passando da un brand a un altro), ma sostanzialmente i sistemi di comunicazione
attualmente disponibili possono essere suddivisi in tre categorie:
A) Via cavo – Questo in pratica non è diverso dall’avere il flash montato sulla
fotocamera. Semplicemente, attraverso un cavo che fa da prolunga, avrai la
possibilità di allontanare il flash dal corpo macchina. E’ un sistema molto
semplice ed economico, perché tutta la gestione è esattamente uguale a
quando hai il flash direttamente montato sulla macchina. I contro sono legati
alla lunghezza del cavo (che ti limita nella scelta del posizionamento del flash) e
al suo ingombro (che può intralciarti nella tua attività).
B) Wireless ottico – Molti flash possono comunicare tra loro per via ottica. Nikon
sfrutta questo sistema per permetterti di comandare un flash a distanza
attraverso il flash integrato sulla fotocamera. Il vantaggio è la possibilità di
comunicare senza fili, senza bisogno di dover acquistare ricetrasmittenti
particolari. Lo svantaggio è che la comunicazione ottica tipicamente non regge
grandi distanze, è sensibile a qualunque ostacolo che si interponga tra il
trasmittente e il ricevente (anche solo una tenda), e non sempre è compatibile
con il controllo TTL.
23
C) Wireless radio – E’ il sistema che sta diventando dominante. Sono sempre di più
le fotocamere e i flash che funzionano nativamente anche da ricetrasmittenti.
In alternativa esistono accessori (trigger, vedi dopo) che ti permettono di
comandare via radio qualunque flash da qualunque fotocamera. L’unico
svantaggio è il costo. Il vantaggio è la possibilità di lavorare senza cavi, anche a
distanza considerevole, anche in presenza di ostacoli fisici tra trasmittente e
ricevente.
24
Dunque, se voglio fotografare un soggetto a 10m di distanza dovrò usare un’apertura
di:
AperturaDiaframma = NumeroGuida / 10
Più la potenza del mio flash cresce, più potrò tenere il diaframma chiuso (indicato da
un numero più grande) a parità di distanza di scatto.
Alternativamente, immaginiamo di voler scattare a f/2 per poter ottenere un bel fuoco
selettivo (vedremo poi cosa significa esattamente). Possiamo calcolare
immediatamente a che distanza dobbiamo mettere il soggetto per ottenere una
esposizione corretta:
Distanza = NumeroGuida/2
Ma…
Come abbiamo visto, oggi (per fortuna) i flash a slitta hanno la possibilità di variare la
propria potenza (in realtà cambiando la durata del lampo) e, molto spesso, possono
variare l’ampiezza del fascio regolando la parabola interna alla testa.
Questo significa che il numero guida non è più fisso, infatti:
Ne consegue che non posso più usare il numero guida per “guidare” l’impostazione del
mio flash in ogni situazione, ma devo interpolare una serie di fattori: potenza, distanza,
apertura del fascio e, con le fotocamere digitali, anche gli ISO variabili.
Se a questo aggiungiamo il fatto che tutti i flash a slitta pienamente compatibili con
una data fotocamera sono ormai gestibili anche attraverso controllo TTL (through the
lens, ovvero si possono autoregolare attraverso l’esposimetro della fotocamera), puoi
facilmente dedurre che l’utilità pratica del numero guida ormai è pressoché nulla.
25
Resta però il fatto che, se lo sai leggere, il numero guida resta l’indicazione più precisa
(o, per meglio dire, l’unica) della potenza del flash, e quindi ti può essere molto utile,
soprattutto nel momento in cui devi scegliere che strumento acquistare.
Per leggere correttamente il numero guida però devi fare attenzione ad alcuni dettagli:
Fatte tutte queste premesse, un flash con un numero guida più grande tende a darti
più flessibilità, perché è dotato di una maggiore potenza massima, e quindi è
utilizzabile in un range più ampio di condizioni. Ovviamente il contraltare è che costerà
di più.
26
Accessori per i flash a slitta
1. Le batterie – Più che di un accessorio parliamo di una necessità. I flash a slitta sono
comodi perché sono portatili e relativamente leggeri. Questo è possibile grazie al fatto
che sono alimentati a batterie, tipicamente 4 batterie stilo (AA).
Solo due consigli al riguardo.
Il primo è di utilizzare assolutamente batterie ricaricabili, sul lungo termine ne avrai un
vantaggio economico davvero consistente.
Il secondo è di non lesinare sulle batterie. Compra batterie a lunga durata e con
mantenimento prolungato della carica (significa poterti portare meno pacchi per ogni
sessione di scatti). Inoltre, tieni sempre ben separate le batterie cariche da quelle
scariche e cerca di non mescolarle. L’ideale (per preservare l’efficienza e la durata delle
batterie) è che ogni lotto da 4 venga sempre usato e ricaricato insieme, in modo da
sincronizzare le ricariche e quindi la vita delle batterie. Quindi comprati degli astucci
per tenere in ordine i gruppi di pile, e poi facci un minimo di attenzione.
Vedrai che se segui queste semplici regole ne avrai un vantaggio enorme (sia in termini
economici che di performance).
27
b. I diffusori del fascio luminoso. Sono una famiglia enorme di strumenti (dai
pannelli riflettenti, agli ombrelli, alle lightbox e beauty dish) che ti permettono
di diffondere la luce in uscita dal flash per ottenere un’illuminazione più
morbida (vedremo più avanti cosa significa).
28
4. USARE ILFLASH
Come abbiamo anticipato, è molto comune tra i fotografi (non solo dilettanti) ripudiare
l’uso di fonti di luce addizionali rispetto a quella ambiente.
Parlo di luce ambiente, e non di luce naturale, perché in realtà molto spesso ti troverai
a fotografare in situazioni nelle quali la luce ambiente è fornita, in tutto o in parte, da
fonti di luce artificiale (per esempio illuminazione di interni, illuminazione stradale, fari
e proiettori di vario genere, e così via).
Dunque, quello che distingue davvero la luce flash dalle altre fonti di luce è il fatto che
la aggiungi tu alla scena (e la controlli, sia in termini di potenza che di posizionamento),
non tanto il fatto che sia prodotta artificialmente.
Inoltre, tutti i flash sono tarati per emettere luce intorno ai 5000°K, quindi molto vicina
come tonalità alla “luce naturale”, contrariamente a molte altre fonti di luce ambiente
(neon, luci a incandescenza, ecc.) che sono soggette a dominanti molto diverse (se i
concetti di temperatura di colore e di dominante non ti sono chiari, riprendi la sezione
precedente dedicata al colore della luce).
Paradossalmente quindi, e volendo provocare un po’, potremmo quasi dire che è più
“naturale” il flash rispetto a molte altre fonti di luce meno controllate e meno
controllabili.
La luce del flash non va vista come un’alternativa alla luce ambiente, ma piuttosto
come un complemento a questa. La luce ambiente e quella flash vanno considerate
come due sorgenti di luce complementari, che puoi dosare a piacere (o quasi), come
fossero gli ingredienti di un piatto.
Il segreto è tutto qui.
29
A. QUANDO USARE IL FLASH
Ci sono piatti buonissimi cucinati senza fare uso di spezie, come ce ne sono altri in cui
le spezie diventano quasi protagoniste della ricetta. Nel mezzo, un universo di ricette
in cui le spezie partecipano, stando più o meno in sordina, all’armonia globale del
gusto, senza che chi degusta il piatto debba essere necessariamente consapevole di
quante o quali spezie sono state usate.
Un cuoco, lui sì sarà capace di de-costruire il piatto e capire come e perché sono
state usate le spezie, ma il commensale comune apprezzerà più semplicemente
l’insieme (se ben confezionato).
Con il flash è uguale. Ci sono immagini in cui l’illuminazione con il flash rappresenta
essa stessa un elemento distintivo e caratterizzante dello scatto.
Ci sono immagini in cui lo spettatore comune facilmente non si accorge della sua
presenza, ma il flash gioca un ruolo importante per la costruzione della fotografia.
30
si trovano ad affrontare il 99% dei fotografi amatori: uso di un singolo flash in un
ambiente che presenta già altre fonti luminose.
In questa situazione, l’errore comune alla maggior parte dei fotografi che poi rinnegano
l’uso della luce flash, è quello di pensare che la luce diretta del flash sia sostitutiva
rispetto a quella ambiente.
Questo succede perché partiamo da un presupposto sbagliato: c’è poca luce, quindi
decido di illuminare il soggetto puntandogli il flash addosso.
Invece no, la luce flash deve integrarsi armonicamente con la luce già presente
nell’ambiente e, se vuoi ottenere un effetto naturale, quasi sempre devi utilizzare il
flash in modo indiretto (quindi facendolo rimbalzare contro una superficie che riflette
la luce e la diffonde).
Ma andiamo con ordine. Innanzitutto, perché può tornarmi utile fotografare con il
flash?
Le situazioni più ricorrenti in cui può esserti utile usare un flash (in particolare un flash
a slitta montato sulla fotocamera) sono due:
In pratica, voglio aggiungere un po’ di luce, interferendo il meno possibile con gli
equilibri in essere.
Allora di norma quello che prediligo è una illuminazione diffusa e uniforme, che
aggiunga una certa quantità di luce senza sostanzialmente modificare l’assetto delle
luci e delle ombre già esistenti.
Come la ottengo?
La cosa più semplice è far riflettere la luce del flash su una superficie ampia e
posizionata in alto. Per esempio, in interni, un soffitto bianco è perfetto.
32
La superficie deve essere ampia in modo che la luce riflessa sia molto diffusa (puoi
rivedere il capitolo sulla durezza della luce se il concetto non ti è familiare); inoltre deve
essere posizionata in alto, perché il nostro cervello è abituato a considerare “normale”
l’illuminazione che proviene dal sole, dunque una fonte posizionata in alto tende a
essere percepita come “naturale” e poco invasiva.
1. La superficie riflettente non deve essere troppo distante (come abbiamo visto,
la potenza illuminante del flash decade molto rapidamente al crescere della
distanza quindi, se la parete che riflette è troppo lontana il tuo flash non darà
nessun contributo apprezzabile all’illuminazione). Se sei in esterna o in un
ambiente molto grande potrebbe essere quindi necessario utilizzare un
pannello riflettente (un ombrello o altri modificatori) per ottenere l’effetto
desiderato.
2. La superficie che riflette deve essere di colore neutro se il resto della luce è
solare e vuoi evitare delle dominanti marcate nella foto. In caso di illuminazione
ambiente di origine artificiale, puoi usare delle gelatine per uniformare la
temperatura di colore del flash a quella della luce già presente. In alternativa,
puoi miscelare luci di temperature diverse per ottenere effetti creativi dovuti
alle dominanti.
FLASH DIREZIONALE
33
1. Riempire le ombre
In alcuni casi, i contrasti nella scena sono troppo marcati e, soprattutto, le zone
d’ombra cadono sul tuo soggetto in modo tale da rendere meno efficace lo scatto.
Questo può succedere quando fotografi in controluce, oppure quando la scena è
illuminata da una luce dura che proietta ombre nette e non volute (per esempio se
fotografi in pieno sole nelle ore centrali del giorno, ma potrebbe essere anche solo una
finestra se è molto laterale o posteriore rispetto al soggetto).
In questi casi la fotocamera risente del suo limitato range dinamico rispetto all’occhio
umano. Tu probabilmente riesci a leggere perfettamente la scena a occhio nudo ma,
quando scatti la foto, ti rendi conto che ci sono intere porzioni del tuo soggetto
pesantemente sottoesposte a causa delle ombre o del controluce.
Per compensare questo effetto allora puoi utilizzare quello che viene chiamato un flash
fill-in, vale a dire un’illuminazione aggiuntiva che ha l’unico scopo di schiarire le zone
d’ombra e ridurre un poco il contrasto complessivo dell’immagine.
34
Per evitare l’effetto innaturale del flash sparato in faccia al soggetto, il “trucco” qui è
semplicemente quello di miscelare la luce flash a quella naturale facendo in modo che
comunque il contributo del flash sia minoritario, e non prevalichi quello della luce
ambiente. Vedremo tra poco come fare.
Se possibile, quando devi “riempire” con il flash, è sempre preferibile farlo facendo
rimbalzare la luce su un pannello riflettente (che può essere naturale, come un muro
o il soffitto, oppure un accessorio dedicato, come un ombrello o un altro modificatore
di luce).
Questo ti permette di avere della luce direzionata nel modo che preferisci (a seconda
della posizione della superficie riflettente e dell’angolo di riflessione), ma soprattutto
morbida, in modo da evitare la generazione di ombre innaturali dovute al flash, e di
rendere meno intrusiva possibile l’illuminazione supplementare.
In alcuni casi, quando la scena è troppo piatta, puoi usare lo stesso sistema per creare
degli accenti di luce che diano più profondità allo scatto. Il principio è lo stesso ma,
invece che per riempire le ombre, userai il flash per accentuare un po’ i contrasti in
modo da dare più profondità all’immagine.
Anche in questo caso, a meno che tu non stia cercando effetti particolarmente
drammatici o contrasti molto spinti, ti consiglio sempre di cercare un’illuminazione
riflessa.
In esterno, se non hai la possibilità di sfruttare superfici per riflettere la luce, cerca di
avvicinare il flash al soggetto (eventualmente usandolo staccato dalla fotocamera
grazie a un cavo o alla comunicazione radio). Paradossalmente, avvicinando il flash al
soggetto da illuminare, ne aumenti la grandezza relativa, e quindi la luce risulterà più
morbida.
Leggermente diversa è invece la situazione in cui vuoi che il flash risulti la fonte di
illuminazione primaria per il tuo soggetto.
35
I principi generali valgono anche qui nello stesso modo (la luce flash deve integrarsi
con quella ambiente e non produrre evidenti artefatti, ovviamente a meno che questo
non sia un tuo specifico intento).
→ Quando usi il flash come luce dominante può capitare più frequentemente
che ti sia utile adottare un’illuminazione diretta, soprattutto quando vuoi
ottenere un effetto più drammatico grazie a una luce più dura. In questi casi
può essere preferibile staccare il flash dalla fotocamera, per evitare
un’illuminazione dura perfettamente frontale (che rischia di appiattire
troppo il soggetto).
36
Bene, abbiamo così visto grossomodo tutti casi principali nei quali ti potrà capitare di
usare il flash. Passiamo quindi a definire le modalità principali con cui avrai la possibilità
di controllarlo.
37
B. COME USARE IL FLASH
Venendo alla pratica dell’uso del flash sul campo, dobbiamo affrontare 3 questioni
fondamentali:
Abbiamo già detto che la chiave di tutto è considerare la luce dovuta al flash come una
delle componenti del segnale registrato dal sensore, che si somma e si integra a quello
della luce ambiente.
Il nostro scopo, quando scattiamo con il flash è avere sotto controllo questa equazione,
decidendo consapevolmente quanta parte del segnale totale deve venire
dall’ambiente e quanta invece deve essere dovuta al flash.
38
Infatti, abbiamo visto come, in fotografia digitale, di norma il segnale registrato dal
sensore sia determinato dall’equilibrio tra tre fattori:
Beh, per quanto riguarda la componente ambiente del segnale non cambia nulla,
continua a essere regolata dalla stessa triade che abbiamo enunciato sopra.
Ma per quanto riguarda la componente flash uno di questi parametri lo perdi: il tempo.
Infatti, abbiamo detto che il lampo del flash può essere considerato istantaneo. Quindi
(al netto dei problemi di sync che abbiamo già discusso nella sezione sull’attrezzatura)
la durata del tempo di esposizione è ininfluente nel determinare la quantità di segnale
luminoso dovuta al flash.
Al tempo stesso però, guadagni un parametro che prima non avevi: la potenza del flash.
Cambiare la potenza del flash ovviamente cambia il contributo di segnale luminoso
fornito dalla nostra unità di illuminazione, ma non influisce sul contributo della luce
ambiente.
Tradotto in pratica, quando usiamo il flash come riempimento dobbiamo fare in modo
che, nella nostra equazione, la componente flash pesi meno di quella ambiente:
Al contrario, quando vogliamo che il flash sia la fonte luminosa dominante, i rapporti
devono invertirsi:
Alla fine è tutto qui, e tra un attimo entreremo nel dettaglio di come gestire la cosa
durante lo scatto. Prima però, c’è ancora un concetto importante che dobbiamo
introdurre, ed è quello del decadimento dell’illuminazione flash con la distanza.
Abbiamo visto come tu possa disaccoppiare la componente flash della luce rispetto a
quella ambiente giocando con le variabili tempo e potenza.
40
Il contributo dell’illuminazione flash infatti decade con l’aumentare della distanza.
Come abbiamo visto, il numero guida mette in relazione distanza e apertura del
diaframma, e più aumenta la distanza più devi aumentare l’apertura per ottenere lo
stesso segnale.
Quello che però non abbiamo discusso nel dettaglio è la velocità di questo
decadimento. Prova a pensarci: con un numero guida di 20, a 5m dobbiamo tenere
un’apertura di f/4; ma se raddoppio la distanza, passando a 10m, devo aprire a f/2.
Significa che raddoppiando la distanza perdo ben 2 stop, ovvero ho un quarto della
luce.
In fisica, questo fenomeno viene spiegato da quella che prende il nome di “legge
dell’inverso del quadrato della distanza”.
Ora, qui non ci interessa entrare nel dettaglio del perché e del come funziona questo
comportamento. Quello che invece è importante tenere presente è che il contributo
dell’illuminazione con il flash decade molto molto rapidamente mano a mano che ti
allontani rispetto al soggetto che hai preso come riferimento.
Infatti, mentre puoi considerare la luce ambiente come una base constante che non
cambia, il flash è come uno strato che si va a sovrapporre in modo disuniforme: molto
denso vicino alla sorgente luminosa, e poi via via sempre più flebile mano a mano che
ti allontani da questa.
41
Per metterla sul pratico, se il tuo soggetto è illuminato correttamente con il flash a un
metro, già a 2 metri avrai una perdita di illuminazione di 2 stop, oltre i 2 metri puoi
considerare il contributo del flash praticamente ininfluente.
Ovviamente se collochi il tuo soggetto principale a una maggiore distanza dalla luce,
anche il range complessivo di illuminazione si allargherà un po’, ma il principio resta lo
stesso, e puoi sfruttarlo per “isolare” la zona d’azione della tua luce supplementare.
1. Se usi il flash per illuminare un primo piano, tutto lo sfondo che è a più del
doppio della distanza del soggetto principale dalla luce sarà illuminato quasi
solo dalla luce ambiente.
1. Manuale
2. Automatico/TTL, perché sfrutta l’esposimetro interno della fotocamera
(through the lens) per autoregolarsi
42
Nella vita reale, a meno che tu non ti appassioni ai ritratti in posa e agli still life, è molto
probabile che nel 99% utilizzerai il flash in modalità automatica/TTL. La ragione è
semplice: la velocità di esecuzione.
Infatti, regolare il flash in manuale in modo appropriato richiede tutta una serie di
scatti preparatori, che vanno ripetuti ogni volta che cambia la distanza tra il soggetto
e la sorgente luminosa.
Questo è incompatibile con la velocità di scatto richiesta dalla maggior parte delle
situazioni più comuni, e dunque ben venga il TTL.
Detto questo però, soprattutto all’inizio, ti consiglio di prendere confidenza con il flash
usato in modalità manuale, perché ti permette di capire davvero come si traducono in
pratica tutti i principi che abbiamo enunciato fino a qui, e soprattutto ti permette di
“farti l’occhio” che ti servirà a prevedere il comportamento del flash quando non avrai
tempo di fare prove e scatti multipli.
La difficoltà più grande nell’uso del flash infatti è la pre-visualizzazione degli effetti che
avrà sull’immagine finale. Tu puoi vedere come la luce ambiente “cade” sulla scena.
Allenando l’occhio puoi imparare a leggere le ombre, e capire se la luce è più dura o
più morbida, se la tua fotografia sarà molto contrastata o molto poco.
Con il flash non è la stessa cosa, perché puoi solo immaginare la luce che sarà emessa
con il lampo e i suoi effetti potrai vederli solo registrandoli con il sensore, l’occhio non
avrà mai la percezione diretta di come il flash illumina la scena.
Certo, rispetto ai tempi della pellicola non c’è paragone: ora infatti puoi valutare quasi
in tempo reale il contributo del flash nel tuo scatto, guardando l’immagine appena
scattata sul display, o scaricandola direttamente sul computer.
Tuttavia, se non hai la possibilità di fare molti scatti di prova, resta il fatto che devi
imparare a immaginare come il flash illuminerà la scena, senza vederlo direttamente.
C’è bisogno di un allenamento specifico, e riprendere in manuale scene e soggetti
deliberatamente predisposti allo scopo è esattamente quello che serve.
43
1. Regolazione del flash in manuale
Per lavorare con il flash in modalità manuale è importante che la distanza tra il soggetto
e la sorgente di luce cambi il meno possibile (a causa della legge dell’inverso del
quadrato della distanza). Quindi per le tue prove in manuale ti consiglio almeno
inizialmente di collocare la fotocamera su un treppiede e di montare il flash sulla
telecamera o (meglio ancora) su uno stativo dedicato (in modo da poter giocare e
sperimentare con il posizionamento della luce; ne puoi trovare davvero a pochi euro –
occhio solo a comprare anche l’adattatore per poterci montare il tuo flash).
Una volta allestita la scena (anche se solo per esercizio, mettiti in condizioni in cui il
flash possa dare un contributo utile o per lo meno apprezzabile, per esempio perché la
luce ambiente genera ombre che vorresti “riempire”), trova un’esposizione che possa
essere definita “corretta” per la luce ambiente usando un tempo di esposizione
relativamente lungo (per esempio 1/15 di secondo, oppure 1/30 di secondo).
Scatta una fotografia e avrai l’immagine della “componente ambiente”, senza flash.
44
Disclaimer – Attenzione, ovviamente puoi svolgere tutti i passaggi sopra con qualche
scatto di prova in meno se ti avvali dell’aiuto di un esposimetro esterno. Ma il bello del
digitale è proprio che alla fine è più preciso guardare direttamente l’istogramma di uno
scatto di prova, piuttosto che inferire le impostazioni da una lettura esposimetrica.
Dunque (soprattutto come amatore) puoi cavartela benissimo anche con un semplice
trial-and-error.
Tornando a noi, ora che hai trovato le condizioni anche per il flash, se torni ad
aumentare il tempo di scatto in modo da avere un’esposizione corretta per la luce
ambiente, otterrai uno scatto in cui le due componenti sono relativamente bilanciate.
Et voilà.
In più però, guardando le due foto (senza flash e con il flash ma tempo ridotto di
esposizione) puoi vedere esattamente quale parte del segnale della tua immagine
finale viene dal flash, e quale viene dalla luce ambiente.
Ora immaginiamo che il flash ti sembri troppo “sparato”, ti basta abbassare la potenza
del flash (tipicamente da un minimo di ½ di stop a un massimo di 2 stop) per ridurre
progressivamente il suo contributo e renderlo una semplice luce di riempimento.
Supponiamo invece che tu voglia portare il flash ad essere la tua luce principale,
usandolo come strumento per “staccare” il soggetto dallo sfondo. Ti basterà lasciare la
potenza regolata com’è (o al massimo alzarla di 1/3 – 1/2 stop) e accorciare
leggermente il tempo di scatto (in modo da sottoesporre per la luce ambiente di 1/2 –
1 stop).
Ed ecco che magicamente il tuo soggetto risulterà più luminoso, con lo sfondo che
invece tende a scendere in una leggera penombra.
45
Come dicevo, questo approccio un po’ macchinoso in realtà è molto utile anche se non
fai still life o fotografia da studio, perché ti permetterà di acquisire “l’occhio”, ovvero
la capacità di prevedere l’effetto che avrà un certo flash posizionato in un certo posto
con un certo angolo.
Una volta che avrai preso confidenza (almeno un poco) con questa attività di pre-
visualizzazione sarai pronto per passare alla più comoda modalità TTL.
Come ti anticipavo, questa sarà la modalità che ti troverai a usare probabilmente nel
90% dei casi fuori dallo studio.
In questo modo, senza che tu debba fare nulla, il flash “troverà” automaticamente la
potenza “corretta” da usare per ogni distanza di lavoro, senza bisogno di aggiustamenti
da parte tua.
Ma come fare a equilibrare il contributo della luce ambiente rispetto alla luce flash?
E’ semplice (una volta che hai assimilato il concetto di fondo). Il sistema TTL che regola
il flash è dotato di una funzione di compensazione dell’esposizione che segue la stessa
logica della funzione di compensazione dell’esposizione della fotocamera, solo che lo
fa specificatamente per la componente flash (vedi il libretto di istruzioni per scoprire
come gestirla con il tuo specifico flash).
46
Per il flash fill-in, tendenzialmente ti troverai a impostare una compensazione nulla o
leggermente positiva per la luce ambiente (da +0 a +1 stop) in condizioni di scatto
normali) e leggermente o mediamente negativa per il flash (da -1/3 a -2 stop).
Per usare il flash come sorgente principale di luce, imposterai leggermente positiva la
compensazione del flash (da +0 a +1/2 stop), e neutra o leggermente negativa quella
dell’ambiente (da 0 a -1 stop).
Ovviamente queste sono solo indicazioni di massima da cui partire, ma che dovrai
adattare e rielaborare a seconda delle condizioni specifiche di scatto e di quello che
sarà il tuo intento.
47
5. IL FLASH COME STRUMENTO CREATIVO
Fino a qui abbiamo visto insieme quelle che sono le potenzialità del flash come
strumento tecnico di integrazione e complementazione della luce ambiente.
In quest’ultima sezione però, voglio illustrarti brevemente come scelte ben definite in
ambito di uso del flash possano diventare un nodo cardine dell’armamentario creativo
del fotografo.
Angier, nel suo testo, riprende diversi autori analizzandone le scelte tecniche in
funzione delle loro intenzioni creative. Ne ho scelti tre, che dimostrano tre
interpretazioni completamente diverse dello stesso “strumento”.
Il primo caso che voglio mostrarti è quello di un uso del flash diretto come fonte
assolutamente prevalente (quasi unica) di luce.
Questa situazione è quella che più si avvicina (dal punto di vista tecnico) al modo in cui
i neofiti (e le macchinette automatiche) sfruttano l'illuminazione artificiale.
Guarda questa foto di Chauncey Hare, tratta dal progetto Interior America (1971). Vedi
come l'immagine diventa piatta, quasi senza ombre (per via dell'illuminazione
frontale), assolutamente artificiosa? Insomma, esattamente tutte le caratteristiche
che normalmente ci portano a odiare il flash…
48
Solo che se fatta con deliberata consapevolezza, anche questa scelta può diventare un
potente veicolo espressivo.
In Interior America (1971), Hare usa un flash frontale, incorporato nella fotocamera.
L'intento del fotografo è duplice.
La luce diretta frontale ricorda le riprese della polizia scientifica sul luogo del crimine.
Il flash illumina tutto, ogni dettaglio. L'effetto poi è ulteriormente amplificato dall'uso
di una fotocamera a grande formato.
Il messaggio che passa è quello di un'analisi minuziosa, quasi pedante, dello stato delle
cose.
Inoltre, proprio questa illuminazione piatta diventa uno strumento retorico che
comunica l'impotenza, lo smarrimento e l'abbandono delle condizioni della classe
operaia ritratta da Hare con il suo lavoro.
Come vedi, anche il flash frontale può trovare la sua collocazione in un piano di lavoro
strutturato e consapevole...
49
2. Flash di accentatura e fill-in
Il secondo caso cui voglio fare accenno è meno estremo del primo, e rappresenta il tipo
di soluzione che probabilmente potrebbe tornarti utile con più frequenza.
Rineke Dijkstra, nei suoi scatti combina la luce ambiente e quella generata dal flash in
modo che contribuiscano in parti quasi uguali a definire l'immagine.
In questo esempio, il flash contribuisce poco più della luce ambiente a illuminare il
soggetto (lo puoi vedere se osservi il digradare della luce sulla sabbia). Così otteniamo
un'immagine in cui le figure di primo piano si staccano leggermente dallo sfondo,
proprio grazie al fatto di essere leggermente più chiare in conseguenza
dell’illuminazione supplementare fornita dal flash.
Questo ci permette di conferire una leggera enfasi al soggetto, mantenendo però ben
equilibrate le due fonti di luce. L'immagine resta assolutamente naturale, e solo un
occhio attento può accorgersi dell’uso di una fonte di illuminazione supplementare.
Come abbiamo visto nella sezione precedente di questo manuale, puoi impostare il
tempo in modo da sottoesporre di 1 o 2 stop (di solito meglio 1, max 1.5, per evitare
effetti troppo artefattuali) la luce ambiente, e poi invece regolerai il flash per avere
un’esposizione corretta (o una leggera sovraesposizione) del soggetto. In questo modo
il flash diventa l'illuminazione dominante della scena, e tu otterrai un effetto simile a
quello dei ritratti della Dijkstra.
Al contrario, se facciamo sì che il flash contribuisca un po' meno della luce ambiente
all'illuminazione, allora ci troviamo di fronte al cosiddetto effetto fill-in, perché la fonte
principale di illuminazione (anche per il soggetto) è quella ambientale.
50
Il flash “sparisce” e diventa davvero impercettibile, ma possiamo usarlo per smorzare
o ammorbidire ombre indesiderate.
Nel caso tu voglia tenere la luce ambiente come fonte primaria di illuminazione, puoi
impostare il tempo in modo che l'esposizione ambiente sia corretta. A questo punto
dovrai compensare la potenza del flash, così da sottoesporre di uno stop l'illuminazione
artificiale. Ed ecco l’effetto fill-in, con il flash che compensa parzialmente le ombre
generate dall'illuminazione ambientale.
NOTA TECNICA – spesso, quando vuoi fare in modo che l’illuminazione flash risulti il più
naturale possibile (e si noti il meno possibile) ti conviene usare la luce riflessa invece
che il flash puntato direttamente sul soggetto. I principi sono assolutamente gli stessi,
ma otterrai una luce più morbida (grazie alla più ampia superficie illuminante) e quindi
meno “invasiva”.
Tieni conto che, una volta che sei in grado di gestire l'equilibrio tra luce ambiente e
luce artificiale nella tua scena, virtualmente puoi fare quello che vuoi. Puoi miscelare
questi due utilizzi della luce flash nelle modalità che preferisci.
3. Open flash
La terza (e ultima) modalità di uso del flash che vorrei mostrarti è il metodo che viene
definito "open flash".
N.B. attenzione, il termine "open flash" viene usato anche per tecniche di illuminazione
tipo light painting, ma qui non ci riferiamo a questo. L'ambiguità, come vedrai tra un
attimo, nasce dal fatto che, come nel light painting, anche qui si utilizza una
combinazione di esposizioni lunghe e illuminazione con il flash, ma è completamente
diversa la gestione della luce ambiente: nel light painting la luce ambiente è assente o
molto molto scarsa mentre, nel caso che discutiamo qui, la luce ambientale è cruciale
per il raggiungimento dello scopo.
51
Il principio si fonda sul fatto che, come abbiamo detto prima, l'illuminazione flash è
insensibile al tempo di scatto. Inoltre, dato che il lampo è pressoché istantaneo,
l'immagine sarà sempre "congelata", senza alcun accenno di mosso.
Questo però ovviamente non vale per quanto riguarda il contributo fornito dalla luce
ambiente.
Immaginiamo una scena come quelle che abbiamo descritto prima, con una leggera
prevalenza di illuminazione artificiale.
Diciamo che per ottenere l'equilibrio di una esposizione flash corretta, combinata con
una sottoesposizione ambientale a -1 stop, ho impostato il diaframma a f/8 e il tempo
di scatto a 1/4sec.
A questo punto, se la scena non è perfettamente statica e/o se io non sto usando un
treppiede per scattare, potrebbe essere (o meglio, posso provocare volontariamente)
che la componente di immagine derivata dall'illuminazione ambientale risulti mossa,
mentre ovviamente la parte dell'immagine registrata grazie al flash sarà perfettamente
nitida (dato che viene registrata istantaneamente).
Questo effetto può produrre delle immagini affascinanti, che coniugano nello stesso
scatto la fissazione del dettaglio iper-nitido generata dal flash, e un senso di
sfuggevolezza, instabilità e movimento dato dal mosso.
Questo scatto di Bruce Gilden (After the Off) è un perfetto esempio dell'efficacia
comunicativa di questa tecnica, quando usata con maestria.
I due sguardi penetranti e nitidi, così come i lineamenti scolpiti e la sigaretta fumante
del soggetto più anziano sulla destra. E poi un effetto alone - "ghosting" - che conferisce
un aura di sospensione, instabilità e indeterminatezza a tutto l'intorno.
52
NOTA TECNICA: se vuoi sperimentare con l'open flash fai occhio alle impostazioni del
flash. Di norma infatti, il lampo è sincronizzato con la prima tendina dell'otturatore,
questo significa che viene impressionata per prima l'immagine data dall'illuminazione
artificiale, che poi viene seguita da una "scia" generata dal tempo lungo di esposizione
in luce ambiente. Spesso però gli effetti migliori si ottengono invertendo l'ordine: prima
la scia a tempo lungo, e poi la "chiusura" dell'immagine con il lampo del flash. Per
ottenere questo tipo di immagine devi sincronizzare il flash con la seconda tendina.
Trovi sul libretto di istruzioni della fotocamera (o dell'unità di illuminazione) come farlo.
53
6. CONCLUSIONI
Siamo giunti alla conclusione di questa breve digressione nel mondo dell'illuminazione.
Ma prima di salutarci voglio lasciarti con un compito:
Scegli una scena facile da riprendere (non è importante che si tratti di una fotografia
davvero interessante) con un soggetto in primo piano e poi diversi piani di sfondo a
distanze diverse.
Ora organizzarti per riprendere la scena in diversi momenti della giornata (quindi con
diverse condizioni di luce ambientale), e ogni volta scatta con la stessa inquadratura in
(almeno) queste quattro condizioni:
54