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COPYRIGHT DISCLAIMER

QUESTA EDIZIONE DI “INTRODUZIONE ALLA STREET PHOTOGRAPHY” E’ RISERVATA


ESCLUSIVAMENTE AGLI STUDENTI DEL “CORSO ACCELERATO DI TECNICA FOTOGRAFICA”
di REFLEX-MANIA.

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scritto in queste pagine. Utilizzando questo prodotto l’utente accetta in pieno di essere il
solo responsabile delle conseguneze che derivino dal suo utilizzo.

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INDICE

0 - PREFAZIONE

1 - INTRODUZIONE ALLA STREET PHOTOGRAPHY


1.1 - STORIA DELLA STREET PHOTOGRAPHY
1.2 - COME AVVICINARSI ALLA FOTOGRAFIA DI STRADA

2 - ATTREZZATURA
2.1 - LA MACCHINA FOTOGRAFICA
2.2 - GLI OBIETTIVI
2.3 - GLI ACCESSORI

3 - LA COMPOSIZIONE

4 - A LEZIONE DAI GRANDI FOTOGRAFI DI STRADA


4.1 - ALLA RICERCA DELL’ATTIMO PERFETTO
4.2 - ANTICONFORMISMO E ROTTURA DEGLI SCHEMI
4.3 - EFFETTI OTTICI NELLA FOTOGRAFIA DI STRADA
4.4 - A CACCIA DI PERSONAGGI
4.5 - MAESTRI DI IRONIA E SARCASMO
4.6 - LA FOTOGRAFIA DI STRADA COME DENUNCIA SOCIALE
4.7 – IL SURREALE DELLA VITA QUOTIDIANA

5 - IL PROGETTO NELLA FOTOGRAFIA DI STRADA

6 - POSTFAZIONE

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0 - PREFAZIONE
Introduzione alla Street Photography è il quarto manuale pubblicato dalla redazione di Reflex-
Mania, ed il primo dedicato a quello che, nel gergo, si definisce “un genere fotografico”.

Si tratta di una categoria puramente convenzionale: la Fotografia, quella con la F maiuscola, è


infatti una sola.

Da un punto di vista didattico però, soprattutto quando ci si rivolge a chi inizia il suo percorso in
questa meravigliosa passione, parlare di generi fotografici ha indubbiamente un valore.

Si indicano i materiali e le attrezzature più tipici, si individuano i temi e le caratteristiche ricorrenti,


si sottolineano le tecniche peculiari, si approfondiscono gli autori che di quel genere sono stati
iniziatori e maestri.

L’importante è che tutto questo, per chi legge, non diventi un vincolo o un canone, ma sia
semplicemente una solida struttura da cui partire per sviluppare la propria visione di fotografia.

Dentro Introduzione alla Street Photgraphy non troverai dunque punti di arrivo, ma punti di
partenza e stimoli ad esplorare di più, ad andare oltre quello che è scritto su queste pagine.

Abbiamo cercato di rispettare questa impostazione anche nella struttura stessa del manuale, ricca
di rimandi ad articoli e gallerie fotografiche.

Ti basterà cliccarci sopra e (almeno con la maggior parte degli e-reader), si apriranno le pagine di
approfondimento.

Non voglio dilungarmi oltre dunque, perché hai tanto da leggere e tanto da fotografare: la
Fotografia, in ultima analisi, è un’arte pratica, che impari davvero solo se la fai.

Permettimi semplicemente, prima di proseguire, di rivolgerti l’augurio che tanto tempo fa hanno
fatto a me e che – chi legge la mia newsletter lo sa – è diventato da anni anche la mia firma.

Buona luce!

Erik e la redazione di Reflex-Mania

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1 - INTRODUZIONE ALLA STREET PHOTOGRAPHY

Le città sono il regno del caos e della frenesia, luoghi densi e vitali intrisi di umanità, ecosistemi in
continuo movimento e spesso attraversati da un più o meno sottile senso di inquietudine sociale
e instabilità. Strade e piazze sono il palcoscenico dove si manifesta tutta la vitalità e le
contraddizioni della città.

Ed è qui che la street photography nasce e trova ispirazione, mossa dal desiderio di raccontare il
mondo e l’uomo con un approccio spontaneo, senza pose o location prestabilite.

Questo stile nasce ai primi del ‘900 con l’avvento delle prime macchine portatili, per immortalare
scene di vita quotidiana in contesti pubblici urbani. Una sorta di reportage sociale istintuale, in
equilibrio tra il fascino e lo squallore, la semplicità e la complessità della vita di città.

Se mi chiedessero di descrivere con tre parole la fotografia di strada userei queste:

forte, vera, audace

Porta con sé tutta l’intensità e l’autenticità delle immagini di reportage, e si eleva sulle ali di una
grande libertà espressiva.

Questo genere fotografico documenta - scatto dopo scatto - le caratteristiche più profonde della
società, mentre la vita che scorre davanti all’obiettivo si mescola con quella del fotografo stesso.

Orientarsi nella miriade di stimoli che la strada offre ogni giorno è forse una delle sfide più grandi
della street photography. Ecco perché la passione del fotografo deve affiancarsi a un metodo,
un timone capace di guidare il pensiero, l’obiettivo e il cuore.

Dalle regole di composizione alla costruzione di un progetto fotografico, in questo libro


scopriremo insieme i fondamenti, le tecniche e, soprattutto, l’intenso rapporto fra la vita di strada
e i fotografi che hanno fatto la storia di questo stile artistico.

Nessuno di loro percorre le vie cittadine scattando in maniera casuale. L’attrazione comune per
la documentazione della vita più autentica li porta a narrare storie attraverso le immagini,
racconti che diventano il ritratto di uno spaccato di società. Per ottimizzare i loro intenti attingono
- ognuno secondo il proprio stile - a ciò che per sua natura l’ambiente urbano offre: luci e ombre,
riflessi, colori e geometrie.

Vedremo come imparare a riconoscere le possibilità offerte da tali espedienti sia più importante
dell’avere un’attrezzatura corposa. La fotografia di strada è rapida e intuitiva, devi poterti
destreggiare con naturalezza e avere dimestichezza con lo strumento che hai tra le mani.

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Cogliere l’attimo diventa un processo sempre più familiare, emozionante e soddisfacente
affinando via via la capacità di osservazione e di elaborazione delle idee. Non temere di sbagliare;
anche i fotografi professionisti mostrano spesso solo una manciata di scatti tra mille e più
realizzati. L’esperienza unita a un intento che parte dal cuore ti farà arrivare lontano, aprirà scorci
di mondo inaspettati, sfumature della realtà che non vedrai l’ora di immortalare.

Possiamo dire che la street photography rappresenta anche una prova di empatia e umanità: si
deve ascoltare la propria voce interiore con i desideri che porta con sé, ma è necessario ascoltare
anche chi abbiamo di fronte. Qualora decidessimo di puntare la nostra lente su altre persone,
rispetto e discrezione devono diventare compagni fedeli nel nostro viaggio attraverso le vie della
quotidianità.

Fare tesoro delle competenze tecniche e al contempo approfondire la storia dei grandi maestri
della fotografia di strada ti permette di ottenere una particolare sicurezza e confidenza. I tuoi
propositi e il tuo talento potranno così manifestarsi con maggior spontaneità ed entusiasmo. Per
assurdo imparare le regole ti consente di soffermarti meno su di esse: l’occhio impara a
riconoscere i meccanismi in maniera più istintuale, senza che lo scatto si ritrovi chiuso, vincolato
e limitato dai tecnicismi.

Nella street photography la libertà espressiva è un ingrediente fondamentale. Imparare a


conoscerla, alimentarla e sfruttarla al meglio è la chiave per ottenere scatti ricchi di tensione
emotiva e personalità. Ecco, questo libro nasce per aiutarti a sviluppare uno stile personale e per
spiegarti come costruire il tuo rapporto con la vita di strada. Ispirarti, invitarti a sperimentare, a
lasciarti guidare dalle scene di vita quotidiana, attraverso le giuste tecniche ma soprattutto il
giusto approccio.

Partiremo quindi dalle origini e dai principi della street photography. Impareremo a scegliere
l’attrezzatura più adatta a questo stile artistico e le tecniche migliori per ottenere scatti di grande
effetto. Sarà poi il momento di addentrarci nel profondo delle esperienze di alcuni dei maggiori
esponenti. Cercheremo di scoprire come sono riusciti a congiungere il proprio mondo interiore
con quello della strada, regalandoci immagini eterne, impresse tanto sulla pellicola quanto nei
pensieri di chi le guarda.

Vorrei che tu potessi immaginare - durante la lettura - di essere per strada accanto agli street
photographer che hanno caratterizzato la storia del ‘900, facendo tesoro della loro pratica, dei
loro punti di vista ed espedienti.

Non mi resta che augurarti buona lettura


e buona fotografia.

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1.1 - STORIA DELLA STREET PHOTOGRAPHY

Briosa, incalzante, fatta di ampi spazi luminosi ma anche di angoli oscuri: è così che potremmo
descrivere una tipica strada di città, vitale e a tratti anche irruenta. Ed è proprio così, sulla scia di
questa dualità di luci e ombre, che è nata e cresciuta la street photography, un movimento
artistico dalla storia tanto recente quanto dinamica.

La street photography prende forma a Parigi a partire dagli anni '30, attraverso figure come Henri
Cartier-Bresson, Brassaï e André Kertész. Le origini di questo stile, tuttavia, risalgono già a qualche
decennio prima con Eugène Atget, il padre legittimo della fotografia di strada. Egli lavora per le
vie di Parigi dal 1890 e fino agli anni '20, e a lui va il merito di aver interpretato la strada come un
luogo iconico, denso di significati e di suggestioni interessanti da inquadrare.

Visita la pagina di Eugène Atget sul sito del MoMa

A differenza della maggior parte della street photography successiva, lo sguardo di Eugène Atget
punta principalmente a soggetti non umani. Nonostante questo, non ci sono dubbi sul fatto che i
suoi lavori abbiano uno stile ben diverso dalla fotografia architettonica.

Nessun intento idealizzante, nessuna volontà di trasfigurare forme e spazi urbani e allontanarli
dal loro contesto. Gli scatti di Atget - anche quelli privi di persone - raccontano con estremo
realismo l’epoca e la società di riferimento.

La strada, in questo modo, diventa uno strumento potente di


scoperta e comprensione dell’essere umano.

In tal senso Eugène Atget è stato spesso descritto come il primo vero fotografo moderno,
interessato alla realtà più che alla sua rappresentazione idealizzata, una tendenza invece tipica
della fotografia pittorialista.

L’attenzione di Atget si sposta tutta sui dettagli della vita quotidiana, immortalati nella loro
autenticità: scorci di vicoli e parchi, cortili, facciate di palazzi e negozi, testimoni di una società in
continua evoluzione.

Per passare dai primi timidi passi di street photography a un’identità artistica definita, dobbiamo
aspettare le opere di Henri Cartier-Bresson. Il celebre fotografo francese fu uno dei primi a
utilizzare una macchina fotografica di piccolo formato - una Leica 35mm con lente da 50mm - che
diventerà testimone silenziosa e instancabile di tutta la storia del XX secolo.

Movimento, spontaneità, prontezza di scatto: eccolo, l’inizio di una nuova epoca artistica. Qui
l’azione umana in strada incontra quello che Cartier-Bresson definirà come il “momento
decisivo”, di cui ti parlerò nei prossimi capitoli. E così l’Occhio del Secolo (questo il soprannome
attribuito a Henri Cartier-Bresson) si fece strada in un percorso di notorietà internazionale,
sospeso tra fotografia surrealista, fotogiornalismo e street photography.

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Spostandoci dall’altra parte dell’oceano Atlantico - e più precisamente negli USA - il panorama
artistico sembra trovare il proprio punto di fuoco nell’esperienza urbana del dopoguerra. In
questo scenario fanno capolino personaggi dal grosso calibro come Robert Frank, uomo e
fotografo assetato di conoscenza e verità. Le sue opere sono un’insaziabile raccolta di istanti della
scena americana degli anni '60, un racconto unico dei suoi dettagli più contraddittori.

Un altro nome destinato a lasciare il segno è Garry Winogrand, un vero pioniere della fotografia
di strada. Cultore degli aspetti quotidiani della società a stelle e strisce, sua è la tecnica di scattare
a raffica camminando per ore tra la gente. Questo metodo lo porterà a realizzare, durante la sua
carriera, centinaia di migliaia di fotografie.

Frank e Winogrand, insieme ad altri nomi come Diane Arbus e Lee Friedlander, costituiranno una
cerchia di fotografi che, dalla metà del XX secolo, daranno il proprio contributo alla diffusione
della fotografia di strada negli Stati Uniti. È sempre negli USA che trovano il proprio spazio nella
storia della fotografia di strada anche artisti come Cohen e Meyerowitz.

Fra i due, in particolare, Mark Cohen è tra i primi a scattare senza un’accurata ricerca o
preparazione: si guarda intorno, punta un soggetto e scatta. L’attesa, lo sguardo nel mirino e la
precisione di esecuzione lasciano il posto a inquadrature tagliate di netto, profondità di campo
ridotta al minimo, linee frammentate, primi piani e visioni ravvicinate. La sua fotografia è
invadente, anche nell’uso molto abbondante del flash: Cohen si immerge con tutto se stesso
nell’istante, con il solo obiettivo di annullare la distanza tra fotografo e soggetto per afferrare
dettagli e frammenti di umanità.

All’irriverente Joel Meyerowitz, invece, si deve l’introduzione dell’uso del colore nella fotografia
di strada, a partire dal 1972. L’artista statunitense racconta gli anni Sessanta attraverso un rapido
formato 35mm e alternando il bianco e nero al colore che, fino ad allora, era stato sempre
confinato più a fini commerciali che artistici. Il suo occhio assorbe tutta la vita delle strade
newyorkesi, contribuendo a fare della street photography un’arte a tutti gli effetti, dotata di una
propria credibilità e autorevolezza.

Un altro street photographer influenzato dall’utilizzo del colore è il britannico Martin Parr, classe
1952. Il suo uso intenso e insistente di tonalità sgargianti mette in luce, spesso in chiave ironica,
dettagli e stranezze della società anglosassone. Un umorismo non fine a se stesso, che ha
l’intento di far riflettere l’opinione pubblica sulle classi sociali, sul consumismo e sul dilagante
turismo di massa.

Con Fan Ho, fotografo, attore e regista cinese, si ritorna invece all’utilizzo prevalente del bianco
e nero. Innamorato fedele della sua Rolleiflex - una reflex biottica tedesca - sin dall’età di 14 anni,
ha speso tutta la sua via a fotografare e creare paesaggi sospesi in bilico tra il surreale e il
malinconico. I suoi scatti mirano alla pancia e al cuore delle persone, così da trasmettere le
sensazioni del momento e catapultare lo spettatore nel contesto.

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L’approccio è sempre stato molto affine a quello di un attore di teatro, che punta a coinvolgere
ed eliminare qualsiasi separazione fra palcoscenico e platea. “Approaching shadow” del 1954 è
senza dubbio una delle sue opere più famose, che racconta la tensione emotiva e l’approccio
cinematografico che si celava dietro al suo mirino.

Fan Ho – Approaching Shadow

Con David Alan Harvey ritorniamo negli Stati Uniti, a tu per tu con una street photography fatta
di storie intense ed emozioni forti. A soli 11 anni decide di acquistare una Leica per poi pubblicare,
poco più che ventenne, il suo primo progetto fotografico dal titolo “Tell It Like It Is”, dedicato alla
vita di una famiglia di colore in Virginia. Al centro di tutte le opere di Harvey c’è lui, l’essere
umano, in tutta la sua più onesta - e a tratti feroce - umanità.

Composizione, luci e ombre sono dosati con sapienza in ogni suo scatto, ma sono l’anima, il
sentimento e le percezioni gli ingredienti speciali che fanno davvero la differenza.

”Non immortalare ciò che appare, ma ciò che senti”

è forse una delle citazioni più celebri di Harvey, e tanto basta a raccontare il suo contributo alla
street photography.

Avremo modo di approfondire un po’ molti degli autori citati, ed altri ancora. La seconda parte di
questo ebook sarà tutta dedicata ai nomi che hanno trasformato la fotografia di strada in una
delle espressioni più emblematiche del ‘900. Scopriremo come si sono immersi nei vari contesti
urbani e sociali del tempo, quali caratteristiche li hanno resi memorabili e cosa possono insegnarci
ancora oggi.

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La storia della fotografia di strada è un percorso che parla di sperimentazioni e istanti rubati alla
quotidianità, in un’immersione totale nel momento. Scegliere di lanciarsi alla scoperta di questo
stile artistico significa, in un certo senso, diventare invisibili e confondersi nella più ordinaria
umanità che, ogni giorno, si riversa nelle strade di città. Mescolarsi tra la folla, diventare ricettivi
verso tutto ciò che accade attorno a noi, e lasciare all’improvvisazione e alla fuggevolezza di un
istante la capacità di raccontare tutta la magia del presente.

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1.2 - COME AVVICINARSI ALLA FOTOGRAFIA DI STRADA

C’è un aspetto molto interessante che emerge dalla storia della street photography: è uno stile
che impone un’immersione totale nella realtà che lo circonda, diventando esso stesso parte di
tutto ciò che gli accade intorno. Sfuggente fra i passanti, impetuoso tra i violenti, oppure solitario,
stanco, gioioso, distratto. L’obiettivo della macchina fotografica si dissolve e si mescola fra le
strade, raccogliendo tutti quei dettagli che, nel nostro quotidiano, tenderemmo a lasciarci
sfuggire.

Per ottenere questo risultato è importante imparare a vivere ogni singolo momento, e tenere
sempre a mente due ingredienti cruciali:

1. lo scatto fermerà un particolare attimo di vita di strada, raccontandolo con tutto il carico
emotivo ed espressivo che stai vivendo in quel singolo istante;

2. immergersi non significa esagerare: dovrai imparare a mimetizzarti, a non attirare troppo
l’attenzione e diventare quasi invisibile tra la folla e i palazzi.

Esserci senza esserci, rubare istanti di vita alla vita stessa, lasciarsi inghiottire dalla dinamicità e
dall’imponenza delle strade di città senza mai sparire del tutto.

Ma da dove si parte? Prima ancora della tecnica e della strumentazione, c’è un altro aspetto
prezioso di cui voglio parlarti.

La strada e la giusta attitudine

Osservare, mimetizzarsi, interpretare e intrappolare il giusto attimo in uno scatto non è un


processo immediato. Una sessione fotografica potrà portarti via ore, richiederti lunghe
camminate, appostamenti, tentativi.

Non solo: oltre a saper fermare QUEL particolare istante e QUEL dettaglio nel tipico caos della
città, dovrai anche prenderti cura di te e delle tue percezioni. E trovare l’incastro perfetto tra ciò
che accade in strada e quello che senti dentro di te.

Dovrai quindi allenarti nella costruzione di un linguaggio tutto tuo, che ti permetta di esprimere
quello che vivi in prima persona. Ognuno di noi ha il proprio modo di sentire e interpretare la
realtà, e la street photography - più di tante altre forme d’arte - si compone di fotogrammi sempre
diversi l’uno dall’altro, che corrispondono ad altrettanti attimi di vita che non torneranno mai più.

Per coltivare questa attitudine c’è una sola regola fondamentale: scendi in strada e scatta. E
mentre lo fai prova a esercitarti seguendo queste sette linee guida, che ti aiuteranno a costruire
il giusto approccio a questo stile artistico.

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#1 Scegli una fotocamera di piccolo formato

Per lanciarti con più facilità nella vita brulicante delle strade di città, leggerezza e rapidità devono
diventare i tuoi migliori amici. Per questa ragione ti consiglio di preferire un corpo macchina
piccolo o tascabile, che ti aiuterà a dare meno nell’occhio. Libera la tua mente dagli stereotipi del
fotografo professionista, pieno di borse e attrezzature ingombranti, e impara a confonderti nella
massa. Un modello di piccole dimensioni puoi tenerlo in mano o in tasca senza problemi, così da
avere il dito sempre pronto allo scatto in qualsiasi momento. In questo ambito il meglio lo danno
senz’ombra di dubbio le macchine mirrorless.

A questo link troverai un articolo sempre aggiornato sulle mirrorless con il miglior rapporto
qualità / prezzo.

#2 All’inizio, prova a fotografare insieme a qualcuno

Per non attirare troppo l’attenzione, di solito si preferisce lavorare in solitaria, così da confondersi
più facilmente tra la folla. Se però stai muovendo i tuoi primi passi, ritrovarti con la sola compagnia
della tua macchina fotografica potrebbe bloccarti un po’. Se dovessi sentirti a disagio o in
difficoltà, non ti demoralizzare: invita una persona amica a unirsi a te, e affrontate la strada
insieme. Svanirà tutta la paura della solitudine, e anche l’imbarazzo e il disagio dei primi scatti.
Avrai inoltre al tuo fianco un punto di vista aggiuntivo e diverso dal tuo, con cui allenarti a
osservare il contesto urbano.

Fotografare in compagnia può dare un po’ troppo nell’occhio, quindi almeno a


lungo termine nessuno street photographer lo fa. Tuttavia agli inizi può essere
stimolante, istruttivo e divertente. Se pensi possa aiutarti a rompere il ghiaccio,
perché no?

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#3 Più tempo, più attimi

Fai della pazienza la tua priorità. Ore spese a camminare per le strade, tra decine di persone che
vanno e vengono in tutte le direzioni: è lì in mezzo, in quell’incessante groviglio di umanità, che si
nasconde il tuo scatto. Datti tempo, e aspetta. I minuti che passano sono preziosi passi in avanti
verso l’attimo giusto, quello che il tuo istinto riconoscerà come significativo, anche in base alla
luce adatta e al contesto.

#4 Lasciati guidare dalle persone

Rompere il ghiaccio in un luogo affollato è molto più facile: in ogni momento avrai attorno a te
decine e decine di spunti per fotografare. Una manifestazione pubblica, una piazza gremita o un
mercato sono ambienti perfetti per lasciarti andare e allenare l’occhio. Buttati nella mischia e
sperimenta più che puoi. Potrai scegliere fra situazioni statiche adatte per uno studio - come le
fasi di lavoro di un artigiano dedito nelle sue attività manuali - oppure lasciarti guidare
dall’entusiasmo degli artisti di strada, per natura abituati a essere ripresi (ricordati di lasciare una
mancia, apprezzeranno tantissimo). Dopo una prima fase di osservazione - in maniera sempre
molto discreta ed educata - scambia due chiacchiere con le persone, e cerca di stabilire un
contatto sincero, di fiducia, e soprattutto umano.

Mi raccomando: mai fotografare di nascosto, soprattutto se il soggetto è in primissimo piano e


riconoscibile o se ti ha detto o fatto intendere di non apprezzare. Se invece il tuo lavoro ha
generato interesse e curiosità, inizia a scattare con naturalezza, e approfittane anche per spiegare
perché questi individui hanno catturato la tua attenzione: oltre a creare una connessione, potresti
ottenere in cambio un maggior coinvolgimento. Un fotogramma dopo l’altro scoprirai fino a che
punto entrare nel loro spazio vitale, e come farlo senza invasività. Anche i bambini, in quest’ottica,
sono davvero straordinari: grazie alla loro spontaneità ti aiuteranno a ottenere risultati autentici
e ricchi di tensione emotiva. Ricordati di richiedere prima il permesso dei genitori.

#5 Non solo persone

La street photography non si limita soltanto alle persone, ma abbraccia tutto ciò che la strada
offre. Anche gli animali, ad esempio, sono soggetti molto interessanti per via della loro
disinvoltura e naturale simpatia. Riescono a risultare estremamente buffi, divertenti o persino
infastiditi, aggiungendo sfumature di carattere perfette per rendere uniche le tue fotografie. Non
tralasciare nemmeno i paesaggi urbani, in tutti i loro dettagli. Le città sono fatte di palazzi, certo,
ma non solo. Dettagli architettonici raffinati, lampioni, insegne al neon, vetrine, e ancora le luci
delle auto e il buio dei vicoli, e poi il degrado e l’abbandono: le strade parlano e si raccontano
anche quando sono deserte.

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Il grande Elliott Erwitt, di cui in seguito parleremo, ha costruito molta
della sua narrattiva fotografica intorno ai cani (e ai loro padroni). Anche
noi, nel nostro piccolo, possiamo farne un soggetto interessante.

#6 Torna spesso sugli stessi luoghi

Quando si inizia a fotografare si tende a pensare che sia più facile trovare l’ispirazione e una buona
foto in posti diversi ed esotici. Nella street photography, però, più approfondisci la conoscenza di
un luogo, migliori saranno i risultati dei tuoi scatti, ed è per questo che ti raccomando di tornare
più volte negli stessi posti.

In questa maniera:
→ riuscirai davvero a prendere confidenza con il luogo e con chi lo frequenta;
→ ti verrà più facile anticipare e prevedere le possibili situazioni interessanti;
→ potrai andare oltre la superficie e scoprire i dettagli nascosti, la vera anima del luogo.

#7 A colori o in bianco e nero?

Come considerazione generale ricorda che nelle foto a colori l'accostamento cromatico diventa
di per sé l'elemento compositivo dominante, mentre nel bianco e nero è la geometria della
composizione a farla da padrone. La scelta fra l’uno e l’altra può dunque dipendere dal contesto
in cui stai fotografando, così come dal tuo gusto personale. Certo, la street photography ha
iniziato la sua storia con il bianco e nero, ma solo perché all’epoca quella era l’unica possibilità.
Eppure, nonostante lo sviluppo della fotografia a colori, il bianco e nero continua a resistere ed
essere apprezzato da tantissimi artisti contemporanei.

Ci sono alcune caratteristiche che rendono vantaggioso il monocromatico. In primo luogo


evidenzia più facilmente il lato malinconico e delicato del reale, mettendo bene in risalto dettagli,
ombre, contrasti e sfumature. In secondo luogo, se sullo sfondo della scena ci sono degli oggetti
colorati poco rilevanti, essi potrebbero costituire una distrazione per lo spettatore, e allontanarlo
dal soggetto primario. Per ripristinare il fuoco, quindi, il bianco e nero può rivelarsi parecchio utile:

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il contenuto viene immortalato in tutta la sua essenzialità, evitando che il colore - e non la
composizione - determini il centro dell’attenzione e la lettura dell’opera.

D’altra parte anche il colore è uno strumento molto funzionale per la fotografia di strada. A
differenza del bianco e nero, esso racconta le cose così come il nostro occhio è abituato a vederle,
aggiungendo realismo ai tuoi scatti. Inizia prendendoti il tempo necessario per vagare per le
strade e osservare a fondo l’ambiente urbano in cui ti trovi. Guarda veicoli, edifici, vestiti,
cartelloni pubblicitari, luci e riflessi della vita di città: si aprirà davanti ai tuoi occhi una complessa
tela cromatica, tutta a tua disposizione.

Il modo più semplice e diretto per avvicinarti all’uso del colore è focalizzarti sulle tonalità
primarie. Il giallo di un impermeabile, il rosso di un semaforo, il verde di una t-shirt: una volta
allenato l’occhio sui primari, saprai individuare i toni complementari e tutte le loro sfumature. Se
poi deciderai di lavorare in condizioni di luce solare diretta, verrà data ancora più enfasi alla
saturazione. In questo modo la resa delle varie cromie migliorerà, in particolar modo nelle
situazioni di contrasto tra i colori forti e il nero dell’ombra.

Conoscere la Ruota di Itten ti aiuta a scegliere


meglio i colori da inserire nella tua composizione.

Un errore comune è quello di trasformare un cattivo scatto a colori in uno in bianco e nero, con
la speranza di migliorare il risultato. Sebbene la fotografia in bianco e nero possa nascondere
qualche piccolo errore, resta il fatto che un'inquadratura sbagliata o anonima resterà tale anche
in monocromia.

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Street photography e il diritto alla privacy

La questione della privacy è senza dubbio la principale spina nel fianco di qualsiasi street
photographer, soprattutto in Italia dove le leggi lasciano ampio spazio all’interpretazione e alla
confusione.

Partiamo proprio da questo concetto: le normative variano a seconda dello stato in cui ti trovi a
scattare. Assicurati quindi di conoscere le leggi di riferimento e verifica eventuali aggiornamenti
rilasciati dal paese in cui ti trovi. Esistono alcune nazioni molto elastiche, come ad esempio Stati
Uniti e Gran Bretagna, che - casualmente? - sono state proprio le più prolifiche per la street
photography. Qui le uniche restrizioni riguardano persone nella loro intimità domestica, oppure
ambientazioni con divieti specifici, o ancora luoghi privati. Se le tue opere verranno utilizzate per
scopi pubblicitari, invece, ti basterà ottenere una liberatoria dal soggetto fotografato. Insomma,
tutto abbastanza facile da comprendere.

In Italia il problema si pone solo nel momento in cui desideri pubblicare le foto, perché - almeno
in teoria - quelle per tuo archivio privato non avrebbero bisogno di alcun permesso. In linea di
massima possiamo riassumere il tutto in questi cinque semplici punti:

→ se le foto hanno finalità commerciali, dovrai sempre ottenere le dovute autorizzazioni.


Fanno eccezione gli scatti per scopi giornalistici, che rientrano sotto il diritto di cronaca
fintanto che non danneggiano la dignità del soggetto inquadrato;
→ se i volti delle persone sono coperti o comunque non riconoscibili, non è necessario alcun
permesso;
→ se ti trovi in un luogo pubblico potrai fotografare liberamente, anche facciate di edifici
privati;
→ evita ambientazioni particolari o “sensibili”, come luoghi strategici, edifici militari e, più
in generale, suolo privato, senza aver ricevuto un’autorizzazione preventiva;
→ qualora dovessi avere bisogno di una liberatoria per fotografare minorenni, ricordati di
farla firmare a entrambi i genitori.

Una precisazione per quanto riguarda il tema delle denunce a seguito di pubblicazione: il soggetto
fotografato ha il pieno diritto di contestare lo scatto, ma dovrà dimostrare - cosa non semplice -
che quest’ultimo ha danneggiato la sua dignità.

Se vuoi approfondire l’argomento ti consiglio una lettura del decreto legislativo 101 del 2018 -
ultimo aggiornamento, ad oggi, del decreto 196 sulla privacy - e gli articoli 96, 97 e 98 della legge
633/1941, relativa al diritto d’autore.

A prescindere dalle leggi nazionali, sarà spesso il buon senso ad aiutarti nelle situazioni più dubbie.
Le normative ti specificano cosa puoi o non puoi immortalare; se però il soggetto interessato non
è d’accordo, fatti questa domanda: “Se io - o un mio familiare - fossi al posto suo, come
reagirei?”. E davanti all’eventualità di rinunciare a uno scatto, chiediti sempre se abbia più valore
la fotografia in questione o la volontà della persona che hai davanti.
La street photography, ricordati, è fatta anche di rispetto e naturalezza.

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2 - ATTREZZATURA

La street photography, al pari di molti altri stili artistici, fonda buona parte della sua espressività
nel legame intenso che si sviluppa tra il fotografo e il contesto. Frammenti di vita, tensione
emotiva, contrasti e dinamicità sono solo alcuni degli ingredienti che si mescolano sulla strada, in
una ricetta di cui entra a far parte anche l’occhio nascosto dietro al mirino.

Da questo punto di vista l’attrezzatura, e in particolare la fotocamera, diventa un prolungamento


del tuo sentire, un supporto capace di catturare il momento decisivo, per dirla alla Cartier-
Bresson.

Fra poco ti darò quindi alcuni spunti e consigli su come scegliere dell’attrezzatura “a prova di
strada”, ma ci tengo a fare una premessa importante.

Ogni volta che devi scegliere un pezzo del tuo corredo fotografico, ricordati che devi acquistare
uno strumento che sia capace di “mettersi a tuo servizio”, e non il contrario. Il tuo occhio e la tua
attenzione dovranno essere completamente al servizio della vita di strada.

Tutto quello che non ti agevola in questo senso, non ti serve.

Ricorda, inoltre, che la street photography spesso ti chiederà di metterti in secondo piano e
cedere il passo alla scena. In altre situazioni, invece, ti inviterà a raggiungere la prima linea, a
buttarti nella mischia e diventare parte integrante - ma fluida - della vita di strada.

In poche parole, dovrai essere estremamente flessibile e con l’occhio pronto all’azione, oltre che
allo scatto. Questo spesso si traduce in una cosa sola: un sacco di movimento. Ecco che allora
l’attrezzatura pesante e ingombrante diventa solo un fastidioso intralcio, trasformando in limite
quello che avrebbe dovuto essere uno strumento a tuo supporto.

E non dimentichiamoci di lui, il meteo, che tanto condiziona la strada, la sua vitalità, luminosità
e, ovviamente, il tuo comfort. Cambiare obiettivo sotto la pioggia o durante un’improvvisa folata
di vento non è proprio il massimo della praticità.

La strada insomma, prima ancora che con la macchina giusta, va affrontata con la mentalità giusta.
Se no perderai attimi preziosi, ti farai notare quando invece vuoi passare inosservato, ti farai
prendere di sorpresa dagli eventi e rovinerai l’attrezzatura.

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2.1 - LA MACCHINA FOTOGRAFICA

Per prima cosa, ti serve una fotocamera da maneggiare con rapidità e precisione, e che ti assicuri
la massima comodità e mobilità.

Ma come fare per trovare la soluzione più adatta alle tue sessioni di street photography? Ci sono
alcuni dettagli che è importante considerare per fare la scelta più adatta. In linea teorica, però,
potremmo dire che qualsiasi macchina fotografica potrebbe essere perfetta per questo tipo di
scatti. Ma se quello che vuoi è un’esperienza davvero eccellente, tieni a mente questi pochi - ma
buoni - consigli:

→ ingombro ridotto ai minimi termini;


→ grande resistenza e ottimi materiali;
→ estrema praticità e maneggevolezza.

La scelta del corpo macchina nella fotografia di strada: leggerezza,


resistenza e praticità per il prolungamento del tuo occhio.

Continua nella lettura, e scoprirai alcuni consigli di acquisto pratici con qualche riflessione che ti
aiuterà a identificare il corpo macchina giusto per te.

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Come scegliere il corpo macchina: le caratteristiche cruciali per la
street photography

Le principali specifiche tecniche di cui devi tenere conto prima dell’acquisto sono riassumibili in
sette dettagli chiave. Vediamoli insieme.

Velocità di scatto
Immagina la strada come una tela dipinta, che cambia ogni frazione di secondo. Uno sguardo, un
contrasto, un gioco di luci particolare: tutto potrebbe andare perduto, senza la giusta velocità di
scatto.
Pensa di dover immortalare uno skater o un ragazzo in bmx, durante le loro acrobazie sospesi
nell’aria. Uno scatto a raffica molto rapido è ideale per aiutarti ad afferrare la giusta frazione
della sequenza, la giusta tensione muscolare, la giusta luce.

Autofocus
Sempre nell’ottica di scattare in maniera efficiente e funzionale, potrà esserti utile un autofocus
veloce e reattivo su soggetti dinamici. Ti aiuterà a ridurre parecchio il rischio di foto mosse o fuori
fuoco, e ti permetterà di concentrare tutta la tua attenzione sulla composizione e le tue
sensazioni.
Qualora poi l’autofocus non fosse all’altezza della situazione, potrai passare alla messa a fuoco
manuale o al metodo dell’iperfocale, che vedremo più avanti.

Otturatore
Come abbiamo già accennato all’inizio di questo libro, per uno street photographer la discrezione
è un elemento molto importante. A meno che tu non decida di portare il tuo mirino nella mischia
per realizzare primi piani d’impatto o inquadrature con tagli netti, dovrai mimetizzarti alla
perfezione.

Un otturatore silenzioso è una di quelle caratteristiche che ti consente di non attirare troppo
l’attenzione e rendere lo scatto e la tua macchina fotografica quasi invisibile.

Stabilizzazione
È molto probabile che sarai sempre in movimento, con la tua macchina tra le mani e l’indice
sempre pronto al clic. Avere dalla tua parte uno stabilizzatore sarà prezioso per evitare foto
mosse, a meno che non si tratti di una tua precisa scelta stilistica.
Molti brand prevedono lo stabilizzatore integrato sull’obiettivo, altri sulla fotocamera stessa,
entrambe soluzioni tecniche ugualmente valide.

Comandi
Abbiamo parlato di velocità e stabilità come alcune delle principali caratteristiche da tenere in
considerazione. C’è un altro aspetto da non dimenticare, e che contribuisce a quello che possiamo
definire comfort di scatto. Fotografare può essere parecchio faticoso e stancante, ma se ami
questa forma d’arte sai che il tempo trascorso all’aperto è tutto a beneficio degli scatti migliori.

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Diverso è, però, quando la gestione del corpo macchina diventa fonte di stress, con comandi
complicati da gestire e una praticità pari allo zero. Alcuni modelli sono più indicati per situazioni
da studio fotografico o paesaggistica, quando hai tutto il tempo e la tranquillità che vuoi.
Regolare la macchina, settare le funzionalità e sentire di avere lo scatto pronto in poche mosse
è, invece, un requisito essenziale per la street photography. Verifica quindi che il tuo modello
abbia comandi intuitivi e grande semplicità d’uso.

Ingombro
La parola chiave per questo genere fotografico è leggerezza. Per questa ragione il modello ideale
deve essere compatto e facile da maneggiare. Un peso ridotto al minimo e dimensioni contenute
aiutano ad alleviare la fatica delle tue sessioni fotografiche, ma anche a ridurre l’imbarazzo e il
timore nei confronti dei soggetti da te fotografati.

Mirino
Esistono due principali tipologie di mirino, quello ottico e quello elettronico, entrambi con una
serie di pro e contro che permettono di accontentare le più svariate esigenze.

Il mirino ottico presenta una serie di aspetti positivi, come:


1. l’esatta corrispondenza con quello che vedresti a occhio nudo;
2. la possibilità di osservare la scena anche a fotocamera spenta;
3. la presenza - a camera accesa - di alcune informazioni preziose, come la messa a fuoco e
le guide per una corretta inquadratura.

Fra gli svantaggi di questo strumento, te ne segnalo due. Il primo punto della lista che hai appena
letto costituisce in realtà anche una grossa criticità. Se infatti non hai sufficiente dimestichezza
con le varie regolazioni (ISO, diaframma, tempi, etc), dal tuo mirino ottico vedrai quello che
vedono i tuoi occhi, ma non quello che la tua macchina fotograferà. Potresti quindi ritrovarti con
foto sovraesposte, scure, mosse o di bassa qualità.

In secondo luogo durante lo scatto il mirino ottico diventa nero, per via del sollevamento dello
specchio all’interno del corpo macchina. Nel caso di tempi di ripresa da 1/60 in su, se ci sono
soggetti in movimento, potresti avere qualche difficoltà.

Un mirino elettronico ti permette di visualizzare sin da subito come verrà la tua fotografia, anche
se su dimensioni davvero ridotte. In aggiunta offre, oltre alle classiche informazioni di fuoco e
inquadratura, una serie di dettagli aggiuntivi relativi alla configurazione di scatto da te impostata.

Questi vantaggi si incastrano perfettamente con le principali esigenze della street photography:
ti aiutano a non perdere il momento decisivo e, con essa, quel prezioso istante di vita che ha
catturato il tuo interesse.

I migliori corpi macchina che rispecchiano queste caratteristiche sono, in genere, le mirrorless.

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Attenzione: non sto dicendo che una reflex non sia adatta alla fotografia di strada. Nell’ottica,
però, di consigliarti una soluzione poco ingombrante, leggera e di facile gestione, le mirrorless
sono davvero un ottimo supporto. Se tuttavia preferisci tenere le porte aperte a vari generi
fotografici e linguaggi, la reflex rimane una grande compagna di avventure, soprattutto oggi che
le case produttrici realizzano modelli sempre più leggeri e compatti.

Le funzioni utili, quelle sacrificabili, e quelle dannose


Il supporto di uno schermo LCD mobile rientra fra le caratteristiche aggiuntive utili che mi sento
di consigliarti, ma che non ritengo indispensabili. Questo tipo di schermo ti permette di osservare
l’inquadratura in maniera perfetta, a prescindere dalla tua posizione. Vuoi riprendere un dettaglio
dall’alto ma non hai modo di alzarti rispetto al soggetto della foto? Vorresti scattare da un angolo
particolare ma per farlo devi posizionare la camera contro un muro? Con uno schermo regolabile
potrai fare a meno di stare dietro il mirino, e verificare comunque il tuo scatto.

Se scegli una mirrorless, ti consiglio anche di munirti di una seconda batteria: rispetto alla reflex
l’autonomia è più limitata, proprio per via del mirino elettronico.

Un flash incorporato può fare comodo, ma non è indispensabile. Puoi sostituirlo con un più
performante flash esterno a slitta, o anche fare del tutto a meno del flash. Questo ti preclude
alcuni scatti, ma è anche vero che ti fa viaggiare più leggero.

Infine, se c’è un aspetto che puoi lasciar perdere del tutto, quello è il lato “trendy” dei tuoi acquisti
fotografici. Non farti attrarre da modelli di ultima generazione, se le funzionalità aggiuntive (e i
costi extra che ne derivano) non ti portano beneficio in termini pratici.

E ricorda che l’occhio, abbinato alla tua capacità di sentire e vivere la strada, ti permetterà di
ottenere risultati incredibili a prescindere dalla tipologia di fotocamera che avrai in mano.

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2.2 - GLI OBIETTIVI

Avrai forse iniziato a percepire che in questo libro c’è un elemento ricorrente, che si ripropone a
prescindere dalla tematica. Scrivo spesso, infatti, della capacità del fotografo di sentire e
immergersi nella strada, di farne parte fino quasi a scomparire.

Una metropoli, un quartiere malfamato, una manifestazione di piazza o un mercato tradizionale:


ogni cambio di strada, di orario, di periodo dell’anno e prospettiva potrà regalarti scenari sempre
nuovi.

Bene, è molto probabile che agli inizi del tuo rapporto con la street photography ti verrà più
naturale sperimentare, testare, concederti il tempo di osare un po’. Se al contrario hai già mosso
i tuoi primi passi, potresti aver già individuato i tuoi scorci preferiti e il contesto in cui emerge al
meglio la tua espressività. Inoltre anche le tue esigenze concrete in fatto di strumentazione. Ma
perché ti dico tutto ciò?

Leggerezza, semplicità, velocità e minimalismo: abbiamo visto che sono questi gli aspetti
essenziali da considerare quando ti troverai a scegliere il tuo corpo macchina. Per quanto riguarda
gli obiettivi, invece, la questione è ben diversa e dipende, in buona parte, da te.

In tal senso ti invito a leggere le prossime righe prestando attenzione proprio al tuo rapporto con
la fotografia di strada. Solo così, infatti, potrai decidere al meglio come comporre la tua
attrezzatura.

Parlando di obiettivi, si tratta di scegliere il livello di versatilità e le caratteristiche specifiche per


le tue esigenze.

Non esiste la lente perfetta in assoluto per la street photography,


ma solo quella più in linea con il tuo occhio e il tuo istinto di fotografo.

Il grandangolo
L’obiettivo grandangolare è molto versatile e dinamico, ed è senz’altro un riferimento per coloro
che si avvicinano al mondo della street photography.

Si distingue dagli altri obiettivi per via della sua lunghezza focale corta, che si traduce in una
notevole ampiezza d’angolo di campo.

Piccola parentesi di approfondimento. La lunghezza focale è quel numerino espresso in millimetri


che si trova impresso sopra ogni obiettivo. Si tratta di una misurazione che indica la distanza tra
il sensore (che si trova all’altezza del mirino) e il centro ottico del tuo obiettivo.

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Si considerano grandangolo gli obiettivi:

→ con lunghezza focale inferiore a 35 mm, se stiamo usando una fotocamera con sensore
full frame;
→ con lunghezza focale inferiore a 24 mm, se stiamo usando una fotocamera con sensore
APS-C. La differenza è dovuta al fenomeno del “crop factor”, per cui i sensori di dimensioni
più piccole registrano un angolo di campo ridotto a parità di lunghezza focale.

Un grandangolo consente di mettere a fuoco anche soggetti in primissimo piano. In aggiunta,


l’angolo di campo ampio garantisce una maggiore estensione della scena rispetto agli altri
obiettivi.

Ci sono anche due piccole criticità da tener presente se sceglierai di acquistare un grandangolo.

La prima riguarda l’effetto di distorsione che si verifica quando hai un soggetto piuttosto vicino
al tuo obiettivo. Ciò che si trova in primo piano potrebbe allungarsi e deformarsi in maniera
tutt’altro che naturale, e le linee degli edifici e dell’orizzonte tenderanno a incurvarsi. Se vuoi
giocare con simmetrie e altri effetti geometrici, questo potrebbe crearti dei problemi.

In secondo luogo, avere un'immagine più ampia significa che dovrai avere molta cura dei vari
elementi che entreranno a far parte della tua inquadratura. Il rischio infatti potrebbe essere
quello di avere foto confuse e sporcate da dettagli poco rilevanti, e che non aiutano la lettura
dello scatto.

D’altro canto la distorsione prospettica causata dalla vicinanza conferisce una forte drammaticità
all'inquadratura e dà all'osservatore l'illusione di essere "dentro" la scena.

Proprio per questa ragione i grandangoli relativamente spinti (28mm o anche 24mm su full frame)
sono ottiche molto usate dai reporter di guerra. Robert Capa, forse il più grande reporter di guerra
di tutti i tempi, amava dire:

“Se le tue fotografie non sono abbastanza buone,


significa che non eri abbastanza vicino.”

Anche senza bisogno di andare in guerra, un grandangolo ti spinge a entrare davvero nel mezzo
dell’azione. Buttarti nella scena, calcare la prima linea, respirare la stessa aria dei tuoi soggetti:
questo è il suggerimento che traspare dalle parole di Capa, e che la street photography invita a
raccogliere appieno.

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L’ottica 50mm
Questa potremmo definirla come la scelta classica per la fotografia di strada perché consente il
giusto equilibrio fra vicinanza al soggetto e distacco. Bada bene: classica non significa né scontata,
né tantomeno da principianti. Henri Cartier-Bresson, per intenderci, ha costruito tutta la sua arte
proprio attraverso un’ottica 50mm.

La maggior parte di questo tipo di lenti fisse ha un’elevata apertura massima di diaframma, un
dettaglio non da poco. Ciò ti permette, infatti, di lavorare con tempi e ISO più bassi anche in
situazioni di scarsa luminosità, come di notte o in un locale buio.

Con questa lunghezza focale, inoltre, hai il vantaggio di inquadrare le scene proprio come le
vedresti a occhio nudo. In altre parole la tua foto avrà lo stesso angolo di campo di 43-45° al quale
è abituata la nostra vista, il che rende tutto molto semplice da gestire.

Un obiettivo 50mm ti consente di fotografare sia a ridosso del soggetto che a debita distanza,
trasformandosi in uno strumento altamente versatile e adatto a tanti, tantissimi scenari.

Il teleobiettivo
Scattare da lontano – almeno per i puristi - significa snaturare la vera essenza della fotografia di
strada. Viene meno l’adrenalina dell’entrare nella scena e, in un certo senso, si smorza la tensione
emotiva. Ma la ragione del loro scarso utilizzo in street photography risiede anche in un dettaglio
di natura pratica, tipico dei teleobiettivi, e cioè nella loro tendenza a schiacciare e appiattire lo
scatto.

Ciò detto, è innegabile che anche un teleobiettivo possa regalare ottime fotografie, soprattutto
se avverti un blocco e non riesci a buttarti nella mischia con facilità. Timidezza, confusione,
nervosismo, sono tutte condizioni più che normali per chi scende in strada per la prima volta.

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Scattare da lontano è un buon modo per frapporre la giusta distanza fra te e il soggetto
fotografato. Può essere utile anche per eseguire scatti laddove ti è stato proibito l’accesso, oppure
per riprendere con la giusta messa a fuoco scene troppo dense di persone in movimento.

La relativa schiacciatura prospettica porta inoltre a ottenere immagini molto bidimensionali: la


ridotta fuga riduce la percezione di profondità che invece è enfatizzata dalle ottiche
grandangolari.
Per questo i teleobiettivi si prestano molto a fotografie geometriche che tendono a sottolineare
gli aspetti puramente grafici dell'immagine (pensa per esempio ai paesaggi urbani di Franco
Fontana). Inoltre, l’inquadratura è di solito ritagliata su un particolare ben preciso, così da
rimuovere elementi di disturbo sullo sfondo e far risaltare il soggetto in questione.

Insomma, anche con un teleobiettivo


è possibile fare della buona street photography.

Resta però il fatto che il teleobiettivo è una lente molto pesante e ingombrante e, senza la dovuta
esperienza, non è facile utilizzarlo nella fotografia di strada. Se sei agli inizi, quindi, ti consiglio di
optare per una fotocamera maneggevole e un 50mm o un grandangolo.

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2.3 - GLI ACCESSORI

A questo punto del libro avrai probabilmente intuito quanto l’approccio minimalista, fluido e
leggero della street photography vada in contrasto con tutta l’attrezzatura che siamo soliti
collegare all’immagine di un fotografo professionista.

Ciò non significa però che non si possano fare delle eccezioni o che sia proibito sperimentare,
anche dal punto di vista dell’uso di accessori. Prendila così: inizia in maniera semplice, e impara
prima di tutto a stare nella strada e a muoverti con disinvoltura. Quando avrai costruito questa
base su cui appoggiare la tua tecnica e la sensibilità artistica, sarà più facile e meno stressante
provare a usare qualche strumentazione aggiuntiva. Vediamo quale e perché.

Parliamo di filtri
I filtri ottici sono un accessorio piuttosto comune in fotografia e soprattutto nella paesaggistica,
molto meno nella street photography. A volte però possono tornare utili.

Il polarizzatore viene usato spesso per avere più controllo nella gestione dei riflessi e della
saturazione del colore. Se devi per esempio inquadrare una persona oltre la vetrina di un bar, il
polarizzatore diventa prezioso perché riduce i riflessi. Come effetto collaterale perderai però circa
uno STOP di luminosità, che dovrai compensare o aprendo il diaframma o diminuendo la velocità
di scatto.

Un filtro ND (Neutral Density) può invece esserti utile quando vuoi ridurre in maniera marcata la
luce in entrata. Questo è il caso, per esempio, di quando vuoi allungare i tempi di scatto e, allo
stesso tempo, limitare il rischio di sovraesposizione, come quando vuoi catturare il movimento
delle persone che passeggiano davanti a un monumento.

La domanda da cui partire, però, dovrà essere sempre e solo una: per aggiungere questi filtri, sto
sacrificando la praticità e la rapidità del mio scatto? Ne vale davvero la pena?

Treppiede sì, treppiede no


Strade brulicanti, mille istanti preziosi di vita che si sviluppano davanti ai tuoi occhi, una smorfia,
un movimento improvviso imperdibile. Con tutto quello che scorre e muta fra i vicoli e gli incroci
delle città, non potrai rimanere immobile a lungo: i migliori scatti dovrai afferrarli al volo, quasi
strapparli all’attimo cui appartengono e tirarli verso di te.

Davanti a questa immagine di te alle prese con la street photography, riesci a immaginarti con un
treppiede in mezzo ai piedi? Difficile, molto difficile. Un accessorio del genere ti vincola a una
prospettiva fissa, impedendoti di seguire l’ispirazione del momento e provare inquadrature
diverse.

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Un limite non da poco insomma, per uno stile artistico che punta a cogliere il “momento decisivo”
in tutta la sua spontaneità e fuggevolezza. Ecco spiegato perché il treppiede è uno strumento
davvero poco utilizzato nella fotografia di strada, poiché richiede di rinunciare a rapidità,
flessibilità e leggerezza in un colpo solo.

Anche in questo caso, tuttavia, esistono alcune circostanze in cui può avere senso provare a
sfruttare il treppiede per qualche scatto interessante tra le vie della città. Attimi di grande
affollamento, scarsa luminosità o, addirittura, la notte con tutto il suo fermento oscuro: aumenta
i tempi, così come il numero di scatti e tentativi, e vedrai che qualcosa di interessante verrà fuori.

Flash e street photography: un connubio insolito?

Dopo aver tanto parlato di semplicità e arte della mimetizzazione, parlare di flash ti sembrerà un
po’ anomalo. Non temere, lo è per davvero e hai tutte le ragioni per pensarlo.

Il flash, al di là dei suoi scopi pratici di gestione e correzione della luminosità e delle ombre, è un
supporto molto versatile che ti permette di realizzare scatti di grande impatto, se utilizzato ad
arte. Drammaticità, surrealismo, intensità e teatralità estrema sono alcuni degli effetti più
comuni che vanno ad aggiungersi, con esso, alle tue fotografie.

Per quanto riguarda la street photography però, il flash comporta due conseguenze piuttosto
significative.

Innanzitutto impone al fotografo di rinunciare alla propria condizione di mimetizzazione e uscire


allo scoperto: il lampo del flash non passa inosservato. In secondo luogo influisce inevitabilmente
sul soggetto fotografato. Le persone, davanti a un flash, hanno quasi sempre una reazione
emotiva. Sorpresa, sospensione, spavento, magari anche fastidio per l’invadenza inaspettata.

Quando esegui più scatti in sequenza, nel primo la persona avrà ancora un’espressione naturale,
mentre nei successivi è quasi inevitabile trovarti davanti smorfie e sguardi strani che non avresti
potuto raccogliere in altro modo.

L’irruenza della luce abbagliante può allora diventare essa stessa un’ulteriore carica di energia
che contribuisce allo scatto. Il risultato finale è un soggetto in primo piano che predomina la
scena, e che emerge rispetto allo sfondo con estrema chiarezza, lucentezza e, a volte, anche
prepotenza.

Gli scatti di Marc Cohen, Bruce Gilden, Eric Kim, Martin Parr, Satoki Nagata sono solo alcuni degli
esempi di street photography in cui il flash diventa protagonista. Si tratta di una scelta che mira a
giocare con le luci e i contrasti netti, oppure a estremizzare il rapporto tra chi sta dietro l’obiettivo
e tutto quello che sta davanti. O ancora, a fare entrambe le cose contemporaneamente.

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La parola d’ordine, se vuoi utilizzare il flash nella tua street photography, è sempre una sola:
sperimentare. Usa il flash nelle tue inquadrature dal basso per aumentare la tensione emotiva.
Approfitta delle giornate di tempo brutto o incerto per prendere confidenza con questo nuovo
accessorio. Impara a creare effetti surreali giocando con le luci artificiali delle auto e delle insegne.
Scopri come utilizzare questo accessorio non soltanto come strumento per gestire i contrasti, ma
per esaltare l’espressività dei tuoi soggetti.

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3 - LA COMPOSIZIONE

L’espressività della street photography tende - in un certo senso - a mettere la composizione in


secondo piano. Bada bene, non sto dicendo di ignorarla o farne a meno. Diciamo piuttosto che
dovrai imparare a costruirla nella tua mente, anziché elaborarla in fase di scatto.

In quel momento dovrai focalizzarti sul riconoscere un’emozione e seguire la tua intuizione.
Unendo una buona dose di conoscenza tecnica, riuscirai in tempi brevi a registrare quello che
l’occhio vede e che la mente ha già individuato come lo scatto perfetto. Vediamo qualche consiglio
pratico.

Inquadratura: impara a cogliere l’attimo

Uno degli aspetti più stimolanti della fotografia di strada è la necessità di cogliere l’attimo. Tutto
è veloce, spesso frenetico, in poche frazioni di secondo devi individuare e catturare la storia che
vuoi raccontare. Come diceva Henri Cartier-Bresson si devono “porre sulla stessa linea di mira la
mente, gli occhi e il cuore”.

Catturare l’attimo perfetto: un esempio di attenzione


all'inquadratura e alla composizione attraverso l’uso di simmetrie.

Una volta presa dimestichezza con tale approccio - ben lontano dallo studio fotografico - rimarrai
senza parole davanti ai tuoi scatti. Certo, dovrai abituarti a un minor controllo dell'inquadratura,
ma questo non significa ignorare gli aspetti formali della composizione fotografica. Diciamo che ti
servirà tempo per imparare a gestire al meglio la rapidità della street photography, e a viverla
come un punto di forza e non un limite.
Scopriamo quindi come imparare a catturare l’attimo perfetto.

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Messa a fuoco: quale scegliere?

Abbiamo visto che una delle caratteristiche della fotografia di strada è la velocità: il mondo
tutt’attorno si muove frettoloso, e quindi mente e mani devono stare al passo ed essere
altrettanto rapide.

In più ti troverai spesso di fronte a diversi elementi da includere nella stessa immagine, e molto
probabilmente vorrai concentrare l’attenzione su un numero limitato di essi, o addirittura uno
solo. Per non parlare poi di quando c’è scarsa luce o poco contrasto sul tuo soggetto.

In queste situazioni è facile che l’autofocus della tua macchina fotografica non sia in grado di
aiutarti più di tanto, perché non capisce esattamente dove vuoi mettere a fuoco. Ti ritroverai così,
molto più spesso di quanto capita in qualunque altro genere fotografico, a dover utilizzare la
messa a fuoco manuale che - credimi - è tutt’altro che facile per chi non ha dimestichezza.

Sarà inevitabile, soprattutto agli inizi, tornare a casa sconsolati con una quantità di foto poco
nitide. Solo la determinazione e la costanza nell’esercitarti a scattare ti aiuterà a ottenere i tuoi
primi risultati gratificanti.

Oltra alla messa a fuoco automatica e manuale esiste infine una terza opzione molto utile,
rappresentata dalla messa a fuoco iperfocale. Possiamo considerare questa modalità un buon
compromesso, che ti permette di impostare una distanza minima di messa a fuoco, entro la quale
tutto sarà nitido.

Prima dell’avvento dell’autofocus era la tecnica preferita da tutti gli street photographer, ed è
usata ampiamente ancora oggi in tutte quelle situazioni in cui c’è bisogno di velocità e l’autofocus
è facile che faccia cilecca.

Questione di geometrie

Quando il nostro occhio si trova davanti a uno scatto, si comporta in maniera molto simile a
quando legge un libro. La differenza è che l’alfabeto della fotografia è composto da immagini, o
meglio da elementi che possono rendere l’immagine un best seller indimenticabile, così come un
libricino di poco conto.

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Sfrutta le geometrie dell’ambiente urbano

L’occhio interpreta l’immagine attraverso i cosiddetti “punti forti”, che sono zone che ci
colpiscono prima e più di altre. Per individuarli una delle regole dell’alfabeto visivo è la regola dei
terzi: ti basterà suddividere il fotogramma in 3 segmenti uguali per mezzo di linee che vanno da
lato a lato del rettangolo. Così, nei punti di intersezione delle linee potrai individuare i “punti
forti”.

Attenzione a non trasformare questa griglia in una gabbia! Sii consapevole della sua esistenza,
senza impazzire a ricercarla e rispettarla in ogni foto: usa piuttosto la geometria a tuo favore.
L’ambiente della strada ne è pieno, dall’architettura agli elementi naturali, dagli oggetti alle
persone stesse.

Henri Cartier-Bresson faceva largo uso della composizione geometrica nelle sue foto: egli creava
un miscuglio di linee verticali, diagonali, ombre, curve armoniose, il tutto volto a rispettare e
accentuare il suo stile.

Ti consiglio di provare a fare esattamente la stessa cosa: ricerca elementi geometrici per esaltare
il tuo stile e per facilitare la lettura del tuo alfabeto.

Come sfruttare i riflessi


Nella sezione dedicata al filtro polarizzatore abbiamo parlato di come evitare i riflessi. Ma la verità
è che, nella fotografia di strada, spesso vale la pena cercarli intenzionalmente.
La vetrata di una bottega, lo specchietto di una macchina, un laghetto nel mezzo di un parco, una
pozzanghera: le occasioni per sfruttare i riflessi in un contesto urbano sono infinite.
I fotografi di strada hanno creato in questo modo scatti meravigliosi. Basti pensare a Vivian Maier
e ai suoi famosi autoritratti, o a Lee Friedlander, che amava immortalare i passanti riflessi sulle
vetrine dei negozi.

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Vai alla scoperta dei riflessi: pozzanghere, specchi e vetrine sono
solo alcuni esempi di quello che puoi trovare.

Il primo consiglio è quello di drizzare le antenne, o meglio, di tenere gli occhi ben aperti: allenati
a individuare quanti più riflessi possibili camminando tra una via e l’altra della città. Una volta
individuato il riflesso che fa al caso tuo, decidi se vuoi sfruttare unicamente quello, o se preferisci
ritrarre sia il riflesso che il soggetto riflesso.
Equilibrio e simmetria sono importanti, così come la messa a fuoco e l’illuminazione. Se mantieni
il diaframma più chiuso, per esempio, avrai più probabilità di ottenere un riflesso perfettamente
a fuoco, aumentando la profondità di campo. Controlla che la luce non sia troppo forte sul riflesso,
e che il contrasto sia bilanciato con il resto dell’immagine, per mantenere l’armonia.

Infine - al contrario di tutto quello che ti ho detto finora sulla velocità nella street photography

- ti invito a vivere la strada senza fretta.

I riflessi sono una delle poche eccezioni nella fotografia di strada, per le quali penso possa valere
la pena aspettare ogni tanto. Magari hai trovato quello giusto, ma non il soggetto da ritrarre.
Aspetta, preparati allo scatto, e attendi che la storia che vuoi raccontare passi davanti al tuo
obiettivo.

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Giochi di ombre

Suggestivo, tenebroso, ironico o misterioso: qualunque sia il senso dei tuoi scatti, grazie alle
ombre puoi sbizzarrirti a mettere in pratica il tuo talento e le tue idee.
Impara a sfruttare luci e ombre a tuo favore. Le ombre alle volte nascondono, altre volte possono
aiutarti a mettere in risalto un soggetto o un dettaglio.

Con luci e ombre puoi ottenere effetti ottici particolari e potenti mentre scatti in strada

Presta attenzione a equilibrio e proporzioni, e tieni sempre a mente un fattore importante: dove
ti posizioni! Questo può fare tantissimo la differenza.

Le ombre inoltre sono un’ottima scusa per sperimentare scatti notturni e serali. La luce dei
lampioni, l’illuminazione di un bar, i fanali delle macchine, sono tante le fonti luminose che di
conseguenza ti offrono giochi di ombre interessanti e suggestivi. Lasciati ispirare per esempio
dagli scatti di Brassaï, innamorato fedele di una misteriosa e intrigante Parigi notturna.

Di giorno trovo divertente e stimolante anche approfittare di scorci urbani che spezzano la luce
in maniera particolare, come vetrate, tende perforate e fronde degli alberi. Anche per le ombre
puoi affidarti alla geometria, oppure prediligere effetti più astratti e curvilinei.

Ricordati sempre che il modo in cui decidi di catturare un’ombra, è il modo in cui decidi di fornire
una chiave di lettura al tuo spettatore: sarà un ulteriore modo per guidare l’occhio all’interno del
tuo racconto visivo.

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La potenza dei colori

Infine, nel tuo alfabeto fotografico, ricorda che l’uso sapiente dei colori può guidare l’occhio tanto
quanto la geometria. Puoi prendere a riferimento una tonalità per creare la storia fotografica
attorno a essa, oppure partire dall’emozione che vuoi trasmettere, e cercare il colore che meglio
la rappresenta.

Gioca con i colori: guideranno ancora di più l’occhio


all’interno delle tue fotografie

L’importanza dei cromatismi ci viene confermata direttamente dalla scienza: esiste una vera e
propria Teoria dei colori, e di conseguenza una ruota dei colori. Non dico di girare per strada con
una fotocopia della ruota in mano da utilizzare all’occorrenza; studiala preventivamente e
assimila i concetti principali, così da poterla visualizzare quando sarai in cerca del tuo scatto.

I colori complementari non avranno più segreti per te, così come i colori simili tra loro, da
accostare per un effetto armonico. Puoi provare ad aggiungere anche un solo tocco di colore a
una foto neutra per un effetto catalizzante: un cappotto rosso in una giornata di pioggia, o un bel
vestito verde acceso in mezzo a possenti edifici di cemento.
Tieni a mente che i colori caldi avranno sempre un maggiore impatto, in quanto colori dominanti.

E i fondali? Per strada, tra pareti variopinte, murales e portoni, hai una tavolozza di colori pronta
per essere sfruttata. E a questo punto basta un solo soggetto di passaggio per dare movimento e
dinamicità alla tua foto.

Sperimenta, inventa, e divertiti con passione.

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4 - A LEZIONE DAI GRANDI FOTOGRAFI DI STRADA

Considera le regole viste finora come la tua cassetta degli attrezzi, da dove andare a prendere
tutto quello che ti serve per affrontare la strada con i giusti strumenti. Ma se vuoi davvero tirare
fuori tutto il potenziale espressivo, la tensione emotiva, gli scenari più surreali, violenti, intensi e
toccanti dei tuoi scatti, attenerti alle regole non ti basterà.

La verità è che tutti i più famosi street photographer hanno saputo usare tecnicismi e conoscenze
di composizione sottomettendoli, in un certo senso, alle proprie esigenze. Per nulla schiavi delle
regole e delle teorie, essi hanno dosato con astuzia e intelligenza la tecnica con il solo scopo di
far risaltare sempre un’idea, un messaggio, un punto di vista preciso e ragionato.

La macchina fotografica è il loro strumento espressivo di un messaggio che va ben oltre l’estetica
fine a se stessa. Il modo di pensare e vedere le cose, i soggetti, gli scenari urbani contenuti in ogni
inquadratura raccontano con forza tutta la vibrante energia di un istante unico ed eterno.

Conoscere ciò che guida il pensiero e la mano dei grandi fotografi ci dà quella consapevolezza
utile per poter scendere in strada con una motivazione ancora più forte. Grazie a loro impariamo
che non esistono trucchetti e stratagemmi, e nemmeno chissà quali strumentazioni. La potenza
dei loro scatti deriva tutta da un’eccezionale capacità di osservazione, forse una delle lezioni più
difficili da apprendere per ogni street photographer.

L’esperienza, la costanza, il coraggio di sperimentare, ma soprattutto la volontà di affinare la


propria sensibilità interiore senza, per questo, rinunciare alla tecnica e all’istinto: è questa la tua
ricetta personale che dovrai sviluppare, scatto dopo scatto. E per farlo, lasciamo che siano alcuni
fra i nomi più celebri della street photography a darci spunti e consigli utili.

Nei paragrafi a seguire faremo la conoscenza di fotografi molto diversi fra loro, tutti però
accomunati da alcuni ideali e punti di vista analoghi. Il desiderio di raccontare la vita quotidiana
nella sua intensità emotiva, a volte drammatica e a volte ironica. Una sensibilità spiccata e un
bisogno incontrollabile di ricercare in ogni scatto gli aspetti più autentici (e spesso anche terribili)
dell’umanità. La minuziosa raccolta di momenti di vita ordinari e spesso dimenticati e ignorati
tra la frenesia, l’ipocrisia e l’indifferenza delle società moderne.

Il nostro percorso di scoperta inizia insieme a colui che si merita ancora oggi l’appellativo di
“occhio del secolo”: Henri Cartier-Bresson.

Bresson mette in scena una perfezione tecnica e stilistica unica, sempre dedita alla ricerca
dell’attimo perfetto. Dagli schemi più tradizionali passeremo poi alla loro completa rottura,
ripercorrendo le orme di Klein e Winogrand.

Sarà poi la volta di personaggi come Vivian Maier e Lee Friedlander, con il loro sapiente uso di
effetti ottici come ombre, specchi e altre superfici riflettenti.

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Con Elliott Erwitt e Diane Arbus indagheremo la fase di ricerca e selezione dei soggetti fotografici,
quando curiosità e arte diventano strumenti per studiare a fondo la natura umana. E insieme a
Martin Parr, Richard Kalvar e Pau Buscatò vedremo come ironia e sarcasmo possano raccontare
la vita quotidiana in maniera originale, coinvolgente e vibrante.

Passeremo poi ai fotografi che hanno fatto della propria arte un mezzo di denuncia sociale
potente e diretto, atto a smuovere le coscienze: Robert Frank, Lewis Hine, Sebastião Salgado. E,
infine, sogneremo tra le immagini surreali e oniriche di Philip-Lorca diCorcia, affinando la nostra
conoscenza riguardo all’utilizzo delle fonti di luce e degli accostamenti cromatici.

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4.1 - ALLA RICERCA DELL’ATTIMO PERFETTO

Una delle principali sfide della street photography consiste nell’imparare a riconoscere e
immortalare il momento decisivo. Sto parlando di quell’attimo unico, speciale e denso di
significati, capace di lasciare lo spettatore a bocca aperta.

Come si fa a riconoscere il momento giusto? E come è possibile catturarlo in tempo?

Cartier-Bresson, l’occhio del secolo


Un poco più che ventenne Henri Cartier-Bresson, una Leica 35mm e - come abbiamo già visto in
precedenza - uno scatto di Munkacsi sulle sponde del lago Tanganyika: questi gli ingredienti che,
agli inizi degli anni ‘30, avvieranno la carriera di uno dei fotografi più celebri di tutto il Novecento.

Guarda la Foto

Nello scatto di Martin Munkacsi tre ragazzini africani corrono, di spalle, verso il lago Tanganyika.
L’energia vitale, fresca e gioiosa di un momento ordinario sembra riversarsi fuori dai confini della
foto e contagiarci. Siamo davanti a un istante unico e atemporale, uno scatto dal sapore eterno.
Henri Cartier-Bresson davanti a questa immagine senza età capisce all’improvviso tutta la potenza
della fotografia, e la sua incredibile capacità di fermare il tempo.

Il suo approccio è sempre in bilico fra spontaneità e preparazione. Anziché lasciarsi guidare
dall’improvvisazione, egli preferisce studiare a fondo i momenti da catturare e attenderli con
pazienza. Questo non significa affidarsi interamente alla posa: l’istante viene sempre immortalato
nella sua spontaneità, ma in maniera equilibrata e attenta.

Uno dei principi seguiti da Cartier-Bresson è quello dell’anticipazione. Aspettare l’attimo può
portare il dito a premere troppo tardi sull’otturatore e perdere per sempre il giusto scatto.
L’attimo decisivo va catturato in una frazione di secondo, e per questa ragione il fotografo deve
in qualche modo anticiparlo nella sua mente. Diventa quindi di fondamentale importanza non
soltanto allenarsi a lunghi e pazienti appostamenti, ma anche allo studio attento e consapevole
del mondo attorno a sé.

Questo studio riguarda anche tutto ciò che può tornare utile in termini di composizione: ciò che
colpisce in particolare degli scatti di Cartier-Bresson è l’attinenza perfetta alle regole e a ogni
genere di tecnicismo fotografico. Nonostante questo a spiccare è prima di tutto l’emozione: le
sue fotografie colpiscono dritte al cuore e raccontano con forza l’autenticità di ogni attimo.

Il suo approccio non invita ad attenersi alla regola con il mero scopo di rispettarla. L’intento è
piuttosto quello di rappresentare al meglio la quotidianità con la naturalezza e le emozioni che
porta con sé. Conoscere bene le regole e abituare l’occhio a individuarle a un primo sguardo è
fondamentale per poter agire in modo veloce e spontaneo allo stesso tempo.
Lo stile di Henri Cartier-Bresson sfrutta linee diagonali, orizzontali e verticali, così come forme e
curve naturalmente presenti nell’architettura. Lo studio dell’ambiente circostante risulta
fondamentale per valutare e calibrare anche le fonti luminose senza l’uso dell’esposimetro.

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Un gruppo di persone stese su un prato, un uomo che salta una pozzanghera, dei preti che
conversano fuori da una chiesa: anche la scena più scontata e apparentemente priva di interesse
acquista un posto importante e prezioso nel mondo.

Cartier-Bresson non si preoccupa di impostazioni accessorie: quando si trova in strada si


concentra solo sulla ricerca dell’attimo da catturare attraverso la sua ottica fissa da 50 mm, simile
dunque alla visione umana.

Una strumentazione così essenziale - che prevede un solo obiettivo a lunghezza focale fissa -
rappresenta un vantaggio. Familiarizzare con esso permette di calibrare distanze e prospettive in
base alla dimensione naturale del mondo, così come lo si vede a occhio nudo. E di conseguenza
le possibilità di riuscita di uno scatto decisivo aumentano.

Individuare l’attimo giusto non basta: l’interpretazione soggettiva del fotografo è fondamentale.
Un’immagine memorabile deve trasmettere la sensazione di irripetibilità e di intensità di
significati, grazie non solo all’espressività dei soggetti ma anche all’operato del fotografo stesso.

Alla competenza tecnica dovrebbe affiancarsi anche la pratica dell’empatia. Quando senti che è
la giornata giusta per scattare, scendi in strada con la tua macchina fotografica, e porta con te il
cuore aperto tanto quanto gli occhi.

Allenati con pazienza a riconoscere le strutture visive che rendono migliore la tua composizione,
così che di volta in volta il processo ti risulti più naturale. Pensa alla regola dei terzi e proiettala
mentalmente sulla scena, in modo che non sia per te un elemento di disturbo per interpretare
quello che succede, ma solo un aiuto per rappresentare al meglio ciò che vedi e che senti.

Può tornarti utile - almeno in un primo momento - concentrarti su un solo determinato scenario,
e studiare la vita che scorre in quell’unico contesto. Il trucco è imparare ad anticipare l’occhio e a
prendere dimestichezza sia con gli aspetti tecnici di composizione che quelli umani e intuitivi di
percezione della scena.

Unire spontaneità, razionalità ed esperienza ti aiuterà a individuare, “organizzare” e


catturare ogni attimo decisivo che si verificherà davanti ai tuoi occhi.

Approfondisci: Cartier-Bresson, l’occhio del secolo

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4.2 - ANTICONFORMISMO E ROTTURA DEGLI SCHEMI

Garry Winogrand: tutto è fotografabile

Instancabile, irrequieto, divertito e fintamente impacciato. Così si muove Garry Winogrand, a


zonzo per le strade di New York prima, e di Los Angeles poi, con la sua fedele Leica e una grezza
sacca a tracolla sulla spalla. Lui e quel suo continuo portare la macchina fotografica davanti agli
occhi, sempre con una rapidità incredibile.

Annoverato tra i più grandi fotografi di strada tra gli anni ‘60 e ‘80, Winogrand non si è mai
riconosciuto in questo appellativo. La vita che scorre tra le vie della città, e che lui ha catturato
per passione e necessità: è quello il suo reale interesse, più di qualsiasi etichetta o definizione.

Il suo amore profondo per le persone alle prese con la loro realtà quotidiana lo ha portato, nel
corso della sua vita, a collezionare fino a 5 milioni di scatti.

L’ossessione per una rappresentazione reale della condizione umana porta Winogrand all’utilizzo
di una Leica con obiettivo grandangolare e messa a fuoco manuale. Il grandangolo gli permette
di catturare il suo maggiore interesse: l’attimo presente, e tutto quello che si trova al suo interno.

Il suo occhio raccoglie pezzi di vita, uno scatto dopo l’altro, senza distinzioni tra momento
principale o secondario: ogni attimo è unico e irripetibile. La risata spontanea di una donna che
mangia un gelato per strada, lo sguardo tra due passanti, alcuni anziani che aspettano l’autobus
alla fermata mentre una ragazza, nello stesso squarcio di vita, si gratta il braccio.

Approfondisci: Gary Winogrand, lo street photographer da 12 rullini al giorno

La perfezione non interessa a questo fotografo instancabile, che preferisce inseguire e perseguire
una vera e propria improvvisazione compulsiva. Il grandangolo gli permette di percepire al meglio
ogni cosa, bella, brutta, strana, importante o ridicola che sia.

In più l’osservatore ha così l’impressione di potersi avvicinare incredibilmente ai soggetti. Dando


uno sguardo alla maggior parte dei suoi scatti è facile immaginarsi il rumore dei tacchi sull’asfalto,
l’odore del fumo di una marmitta, il movimento delle chiome a ritmo di musica a un party.

Il momento che Winogrand cattura con tanta maestria e spontaneità riesce a


prendere di nuovo vita davanti agli occhi dello spettatore.

Per comunicare la realtà del momento l’ottica grandangolare però non basta, soprattutto
quando - come nel caso di Winogrand - non si presta troppa attenzione alla composizione prima
dello scatto, preferendo improvvisare. Cosa fare quindi per ottenere una buona quantità di foto
valide? Semplice: scattare di continuo, fino a 12 rullini al giorno o anche più.

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Inoltre per Winogrand l’interazione è un momento fondamentale nei rapporti di strada. Per
questa ragione, invece di annullarsi o nascondersi partecipa appieno al contesto che sta per
fermare sulla pellicola del rullino, in tutta la sua autenticità e spontaneità. Il continuo avvicinare
la sua Leica all’occhio è quasi un bisogno di confermare a se stesso che la realtà attraverso
l’obiettivo corrisponda a quella che scorre davanti ai suoi occhi. Non si limita a essere un
osservatore: egli partecipa in maniera attiva, a quel momento unico che, si sa, non tornerà più.

Per rappresentare la vita nella sua spontanea imperfezione, egli sperimenta anche composizioni
insolite, con una certa quantità di distorsione. In particolare elabora una tecnica di scatto
inclinato che non rispettava la linea dell’orizzonte così com’è, orizzontale, ottenendo di
conseguenza un effetto di movimento e dinamicità unico. Non a caso molti fotografi di strada
successivamente hanno preso in prestito questo stesso stratagemma.

La composizione fotografica tradizionale è lontana dallo scopo e dall’interesse di Winogrand, che


fugge il rigore con tagli inusuali, dal risultato disinteressato e casuale e, allo stesso tempo,
energico e potente.

L’innovazione di William Klein

Se ci fossimo trovati, in una bella giornata del 1940, a visitare il MoMA di New York, avremmo
molto probabilmente incrociato un ragazzino di 12 anni, che tutto solo si aggirava tra le sale con
aria sicura e curiosa. Ancora non sapeva che, un giorno, avrebbe visto le sue stesse opere esposte
nel suo museo preferito.

William Klein nasce a New York nel 1928, e mostra ben presto un approccio fotografico unico,
che lo porta a differenziarsi in maniera netta rispetto ai suoi colleghi. E a costruire la sua fama.
Se Winogrand non si attiene alle regole perché le trova inutili al proprio scopo, per Klein ribaltare
gli schemi tradizionali diventa una vera e propria missione. Ciò che lo annovera nell’Olimpo dei
padri della fotografia di strada è la capacità di andare ben oltre la semplice ribellione: William
Klein dà vita a un nuovo metodo espressivo.

Nella Grande Mela questo artista visionario e ironico si divide tra fotografia di moda e di strada.
Inizia in questo modo a sperimentare e reinterpretare i dogmi della fotografia classica: messa a
fuoco, composizione, fino a qualsiasi altro aspetto che, se non rispettato, era stato fino ad allora
considerato errore.

Della strada raccoglie gli aspetti più crudi e vitali. Le sue foto appaiono inusuali, a tratti
sgradevoli, ma soprattutto magnetiche e piene di energia. Rifiuta e ribalta la precisione e
l’equilibrio perseguiti da Henri Cartier-Bresson, deforma le proporzioni col grandangolo, abbonda
con le sfocature, fa ampio uso dell’esposizione multipla, annulla le distanze.

Approfondisci: William Klein, un genio fuori fuoco

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Klein, grazie a una mente artistica e anticonformista, ribalta qualsiasi canone a cui l’occhio dello
spettatore è abituato, portavoce di un nuovo linguaggio fotografico anche nella moda. Porta le
modelle in strada, iniziando a scattare in un contesto inaspettato, ben diverso dallo studio di posa.
Sfrutta la luce naturale, contrasti intensi, obiettivi grandangolari, composizioni anomale.

Una delle regole che William Klein infrange con molta frequenza è quella relativa alla distanza.
Nella sua ricerca di stratagemmi che gli permettano di rompere gli schemi classici, si spinge oltre
la distanza tra osservatore e spettatore. Lui stesso dice che si deve essere vicini a chi si sta per
immortalare al punto da poterne riconoscere il colore degli occhi.

Molte volte la sua lente si insinua tra la persone, e su alcune si posa come una lente di
ingrandimento. Non di rado l’effetto ottenuto è rappresentato da un’intensa sfocatura e tagli
azzardati che, al posto di risultare fastidiosi, attraggono incredibilmente l’attenzione
dell’osservatore.

L’interazione è parte integrante della fotografia di Klein come lo era per Winogrand; ma se per
quest’ultimo era un qualcosa di inevitabile, frutto di un’attrazione ossessiva per ogni attimo di
vita, per William Klein essa è necessaria. L’interazione fa scendere il fotografo dal piedistallo,
rende la gente più incline alla spontaneità, e meno alla posa.

Ecco quindi che le persone si mostrano per quello che sono davvero. Klein studia il metodo da
utilizzare, non la scena da ricreare: cattura la totalità della vita di strada, episodi piacevoli, grintosi
o tranquilli, così come momenti ironici, violenti, o grotteschi.

Oggi, con un po’ di fortuna, potremmo incontrarlo nel luogo che ha sempre considerato casa:
Parigi. Sono convinto che, pur con 79 anni in più sulle spalle, lo riconosceremmo per la stessa aria
curiosa di quel dodicenne che si aggirava tra le sale del MoMA molti anni fa.

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4.3 - EFFETTI OTTICI NELLA FOTOGRAFIA DI STRADA

Nei capitoli precedenti abbiamo visto un tipo di fotografia che vuole essere specchio della realtà
e ladra fugace di attimi. Abbiamo parlato di artisti pronti a rompere gli schemi, e di altri fedeli alla
regola, eppure tutti sempre pronti a rappresentare la verità del quotidiano.

Macchina fotografica e vita di tutti i giorni sono quindi i comuni denominatori degli street
photographer. È però nello stile e nelle modalità di espressione individuale che si manifesta
l’incredibile varietà di approccio, tecnica e rapporto con la strada. Il punto di partenza non sta
nel mirino, né tanto meno nell’occhio. Parte dal sentire del fotografo, dalle sue idee, dal vissuto.

In questo universo di linguaggi utilizzati per raccontare la vita che scorre per le strade, troviamo
spesso l’uso di diversi effetti ottici. I fotografi vanno in cerca di elementi utili per rispecchiare al
meglio la realtà, comunicare con essa, moltiplicare i punti di vista. Riflessi e ombre aiutano spesso
a trasmettere un messaggio visivo più potente di quanto non potrebbe essere se fosse espresso
a parole.

Gli effetti ottici possono infatti essere utilizzati all’interno di composizioni ordinate per
aumentare o sottolineare la precisione e la geometria dello scatto. Guardiamo le ombre negli
scatti di Henri Cartier-Bresson: il fotografo ne fa uso per sezionare ancora meglio l’immagine, nel
pieno rispetto della regola dei terzi.

D’altra parte, gli effetti ottici sono utili anche per rompere la regola e sperimentare composizioni
particolari, prospettive audaci e meno scontate. Ombre imponenti e irregolari che coprono gran
parte di uno scatto. Una superficie riflettente che deforma un soggetto, che lo moltiplica, o ancora
che permette di unire scene differenti e creare qualcosa di inaspettato.

Riflessi e ombre per interagire con la realtà


La strada offre una moltitudine di riflessi da utilizzare per i propri scatti, come abbiamo già visto.
Vetrine, specchi, pozzanghere, finestre, il lago all’interno di un parco. Lee Friedlander, fotografo
americano attivo soprattutto negli anni ‘60, vaga per New York in cerca di luoghi, oggetti e
persone che gli permettano di tracciare un ritratto sociale della sua epoca.

La fotografia di strada gli permette anche di dare vita a un’interazione potente e autentica col
mondo che lo circonda e - in un secondo momento - con lo spettatore. Uno dei suoi messaggi
chiave è che in ogni foto ci sarà inevitabilmente un po’ di chi l’ha scattata e del suo modo di vedere
e leggere la realtà. Il fotografo è sempre presente e, grazie a riflessi e ombre, Friedlander rende
la sua presenza ancora più reale, esponendosi sulla pellicola in maniera palese e invadente.

Non per tutti è così. Per Winogrand e Klein interagire significa dichiarare apertamente l’intento
di uno scatto. L’istante viene immortalato in tutta la sua unicità, alla quale contribuisce anche la
presenza del fotografo che, tuttavia, cerca di non farsi notare troppo. Friedlander invece c’è
eccome: il fotografo è partecipe in qualsiasi momento e - se l’intento è quello di rappresentare la
realtà nella sua totalità - egli non deve nascondersi affatto. Così come lascia un’impronta col suo
stile, la lascia anche con la sua presenza.

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Seguendo questa linea di pensiero, la macchina fotografica rappresenta uno strumento
indispensabile, non di certo un ostacolo: serve per catturare e raccontare una scena, non per
nascondere il fotografo dietro l’obiettivo.

I riflessi possono contenere al loro interno tanti elementi che interagiscono tra di loro - volenti o
nolenti - trasmettendo sentimenti talvolta contrastanti, e creando un messaggio dinamico e
spesso profondo. Cartelli stradali, insegne, gente povera e persone facoltose; tutto quanto nella
stessa storia. Può esserci un vero e proprio universo rappresentato in un unico scatto: aspetti
quotidiani del mondo della strada si amalgamano all’anima del fotografo, il quale comunica per
immagini sovrapposte nella stessa immagine.

Autoritratti inaspettati: tra disturbo, ironia e autoaffermazione


Possiamo definire molti degli scatti di Lee Friedlander autentici autoritratti. In alcune immagini la
sua invadenza ci trasmette inquietudine, mentre in altre possiamo cogliere l’ironia che con molta
probabilità ci vuole comunicare, in particolare quando sfrutta le ombre. Spesso egli sovrappone
la propria immagine a quella di un’altra persona; altre volte vediamo spuntare la sua ombra in
maniera inaspettata - tra genialità e umorismo - all’interno di una scena.

Approfondisci: Lee Friedlander, dalla musica jazz alla street photography

Come già abbiamo visto, le ombre in fotografia sono utili sia per distogliere l’attenzione da un
punto, così come per attirare ancora di più lo sguardo. Friedlander usa le ombre come segnali
forti, lampanti e ingombranti, spesso associati alla sua persona. L’attenzione cade spesso sulla
sua sagoma scura prima ancora che sulle zone in luce dei suoi scatti.

Si tratta di un approccio di autoaffermazione molto simile a quello di Vivian Maier: anche questa
fotografa vaga tra strade americane - divisa tra New York, Los Angeles e Chicago - alla ricerca di
superfici riflettenti. Lo scopo? Catturare la propria immagine riflessa, nelle vetrine, in uno
specchio sollevato da due facchini durante un trasloco, in un pomello argentato.

Approfondisci: Vivian Maier, una non-fotografa di successo

Tecniche simili, obiettivi molto differenti. Non basta infatti lanciarsi alla ricerca di un riflesso per
allinearsi con altri fotografi di strada. È sempre l’intento, lo scopo, la motivazione che ti spingerà
a scattare ciò che veramente determinerà il tuo risultato finale. Lo stesso discorso vale quando ti
troverai a utilizzare lo stesso tipo di obiettivo, o lo stesso corpo macchina usato da qualcun altro;
l’immagine ottenuta sarà diversa a seconda dell’occhio che ci guarda attraverso, di quello che
cerca e di che cosa vuole dire.

Vivian Maier è una bambinaia appartenente a uno status sociale basso. Odia le attenzioni e cerca
- riuscendoci - di mantenere una grande privacy per tutta la sua vita, tant’è che il suo contributo
fotografico verrà alla luce solo due anni prima della sua morte. Non le interessa condividere un
messaggio col mondo, le interessa trovare se stessa e osservare con occhio modesto le stranezze
e gli eventi che avvengono nel suo quotidiano.

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Quando cattura la sua immagine lo fa con un forte desiderio di affermazione. Per lei ritrarsi è una
necessità, così come lo era per Winogrand scattare a raffica quello che vedeva attorno a sé. Vivian
Maier trova nei riflessi un modo per confermare a se stessa che esiste e che conta qualcosa nel
mondo che la circonda. Se facciamo attenzione al suo sguardo, possiamo riconoscere un misto di
concentrazione e malinconia.

Per imparare a sfruttare gli effetti ottici a tuo piacimento il mio consiglio è quello
di sperimentare. Esci di casa con la macchina fotografica e vai alla ricerca di riflessi
e ombre da sfruttare per costruire e mettere in risalto il tuo stile.

I grandi fotografi possono aiutarti a muovere i primi passi nel trovare il tuo linguaggio personale.
Se ti piace rispettare la regola, segui l’estro di Henri Cartier-Bresson e cerca elementi ottici per
accentuare le geometrie, le diagonali, e i punti di forza. Se preferisci essere più libero, gioca con
la tua ombra come faceva Friedlander, o ricerca specchi di ogni tipo e in ogni dove pensando a
Vivian Maier. Deforma le proporzioni sfruttando superfici riflettenti inconsuete come la fiancata
di un’automobile, un bicchiere di vetro, uno specchio d’acqua accarezzato dal vento.

Osserva, lasciati ispirare, sperimenta e crea il tuo alfabeto visivo.

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4.4 - A CACCIA DI PERSONAGGI

La fotografia di strada non presuppone di dover scattare indistintamente tutto ciò che ti capita a
tiro. Si tratta piuttosto di imparare a coltivare una sensibilità e una connessione personali verso
quello che accade intorno a te. Scoprirai, per esempio, di riuscire a provare un’attrazione
maggiore verso alcuni soggetti rispetto ad altri.

L’operosità degli artigiani al lavoro, l’aspetto estetico spesso stravagante dei giovani di oggi, fra
tagli di capelli particolari, tatuaggi e altre forme di espressività. Gente che aspetta, che va in
bicicletta, corre sui mezzi pubblici, o ancora anziani in contrapposizione a contesti estremamente
moderni. Le possibilità, per strada, sono infinite. E con esse i contrasti, le connessioni, i linguaggi.

Il tuo interesse per un soggetto particolare può essere figlio di una passione o curiosità personale
che ti porti dentro da tempo, ma può anche svilupparsi proprio mentre sperimenti con la
macchina fotografica, tra una via e l’altra della città. La presenza di soggetti simili a te per aspetto
o “sentimento” può suggerirti uno scatto con più facilità, ma anche gli opposti possono rivelarsi
uno stimolo davvero interessante. Potresti infatti subire il fascino di persone con un aspetto e
abitudini completamente diverse dalle tue.

Ascolta il tuo istinto, vedi dove ti conduce e osserva come la tua


fotografia riesce a trasmettere ciò che provi.

È bene ricordare però che non tutti gli street photographer hanno focalizzato il loro lavoro su una
determinata cerchia di soggetti. Molti di loro sono diventati famosi anche per aver immortalato
spaccati di società particolari, o per aver ritratto ciò che nessuno fino a quel momento aveva avuto
il coraggio di raccontare. Altri sono riusciti a comunicare un messaggio profondo attraverso
soggetti apparentemente scontati e in maniera talvolta ironica.

Garry Winogrand ha dedicato tutta una parte del suo lavoro alle donne e alla loro emancipazione.
Robert Doisneau - soprattutto a inizio carriera - ci ha regalato uno sguardo attento e focalizzato
sui bambini che giocano in strada. Elliott Erwitt ha creato una curiosa e preziosa collezione di
immagini che ritraggono i cani e i loro padroni.

Elliott Erwitt tra cani e padroni


“I cani sono come gli umani, solo con più capelli”. Con questa frase in testa Elliott Erwitt si aggira
tra una strada e l’altra, e la stessa frase l’ha portato alla pubblicazione di quattro libri dedicati ai
soggetti a quattro zampe. Erwitt, membro dell’agenzia Magnum, abbassa il punto di vista ad
altezza canina, immortalando del padrone spesso solo la parte finale delle gambe.

In verità questo fotografo va ben oltre caviglie e polpacci: dietro a una grande ironia di facciata,
la sua fotografia racconta aspetti propri dell’animo umano in tutta la loro profondità.
Erwitt è attratto dai cani in maniera emozionale: li trova umani, spontanei, facili da trovare e
difficili da disprezzare.

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La spontaneità dei cani è spesso contrapposta alla compostezza dei loro padroni. Per lasciare
massima espressività agli animali, non di rado Erwitt utilizza alcuni stratagemmi come suonare
una trombetta o - letteralmente - abbaiare. Una delle sue foto più famose si deve proprio a questo
tipo di interazione: Erwitt abbaia e il cane, rispondendo, salta.

Approfondisci: Elliott Erwitt, il fotografo dell’ironia

In tutto questo la sua fotografia mantiene un senso perfetto della composizione. Riesce a
catturare in un istante la naturalezza del soggetto, senza per questo venir meno a un senso di
equilibrio globale. Elliott Erwitt sostiene l’importanza dell’essere presenti, dell’accorgersi
dell’umanità che ci sta intorno: basta osservare, saper riconoscere e organizzare visivamente la
scena.

Diane Arbus tra diversità ed emarginazione


Diane Arbus, fotografa statunitense di metà ‘900, fa dell’attrazione per l’inconsueto la sua
missione. Il suo sguardo ricerca soggetti emarginati e spesso deformi per esplorare la propria
deformità ed emarginazione. L’obiettivo non è quello di rappresentare una realtà sconvolgente
con tono polemico. La Arbus, circondata da personaggi bizzarri e insoliti, dopo una prima fase di
timore per l’estraneo si sente compresa e a proprio agio.

Approfondisci: Diane Arbus, la fotografa dei “freaks” e degli emarginati

L’intento di Diane Arbus è quello di esortarci ad avere un occhio aperto su una parte di mondo
normalmente nascosta ma che, nonostante ciò, ha valore tanto quanto tutto il resto. Questa
fotografa sensibile ci invita a sorridere e provare interesse piuttosto che pietà, a non girare lo
sguardo dall’altra parte. Raccoglie scatti crudi e potenti, specchio di un’umanità disprezzata e
temuta, che merita invece di essere riconosciuta e accolta.

Diane Arbus va alla ricerca di personaggi strani, prostitute, nani e giganti, circensi, disabili che
risiedono negli istituti. Instaura un rapporto di complicità con i soggetti che fotografa, così da
metterli a proprio agio e, allo stesso tempo, sentirsi lei stessa sicura e accettata.

Instaurare un rapporto con i protagonisti dei suoi scatti è forse il punto cardine di tutto il suo
operato. La stessa Arbus si definisce un’antropologa oltre che fotografa. Prima di collezionare
scatti, colleziona i segreti che le confidano i suoi personaggi.

Qualsiasi soggetto tu decida o senta di voler prediligere, lavora molto sull’empatia e la


connessione con le persone. Scegliere il soggetto giusto significa anche farlo sentire a proprio
agio dall’altra parte dell’obiettivo. Un po’ di imbarazzo può essere normale, ma se la persona che
hai deciso di ritrarre si mostra piuttosto contrariata, forse è meglio spostare l’attenzione da
un’altra parte.

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L’interazione educata e discreta con i soggetti che stai per fotografare ti permette
di rilassare l’atmosfera, e renderti conto se lo scatto è gradito.

Prova a interagire quando ti è possibile, così da creare una connessione che ti aiuti a rilassare
l’atmosfera. Ricorda sempre che hai davanti un soggetto umano, proprio come te.

Se ti preme accorciare le distanze per puntare tutto sulla relazione con il tuo soggetto, prova a
scattare con un obiettivo da 50mm, soprattutto se hai intenzione di catturare ritratti singoli. Se
invece preferisci allargare la scena e giocare con le prospettive, affidati a un grandangolo. E - a
meno che tu non voglia seguire le orme di William Klein di cui abbiamo parlato qualche capitolo
fa - fai attenzione anche alla messa a fuoco.
Per incoraggiare un contatto umano con i tuoi soggetti usa la macchina fotografica come mezzo
necessario per imprimere su pellicola il vostro incontro. Non viverla come un ostacolo o uno
strumento di difesa. Pensa agli aspetti tecnici in un primo momento e, una volta in strada,
abbandonati alle sensazioni che provi. Cogli uno sguardo, un particolare che ti suscita un
desiderio di connessione con qualcuno tra la folla.

Osserva, ascolta e scatta.

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4.5 - MAESTRI DI IRONIA E SARCASMO

Ironia e sarcasmo sono due ingredienti che, nel corso dei secoli, sono riusciti a permeare ogni
ambito artistico, dalla pittura al teatro, dalla musica alla scultura. E raramente - per non dire mai
- l’umorismo è stato utilizzato come strumento fine a se stesso. Al contrario, si tratta di un’arma
potente ed efficace, capace di trasmettere messaggi e valori davvero profondi.

E che dire della fotografia?

Nella street photography in particolare sono diverse le personalità che hanno scelto questa forma
espressiva. Per farlo, spesso questi artisti hanno scelto di rinunciare a scatti più classici, finalizzati
a soddisfare un’estetica appagante e gradevole. Fotografi dotati di un’estrema intelligenza e
creatività che ha permesso loro di spingersi oltre, salvando su pellicola aspetti dell’umanità tanto
scontati quanto straordinari, nel bene e nel male.

Martin Parr e il sarcasmo


Tra questi fotografi spicca Martin Parr, maestro assoluto dell’arte del sarcasmo. Parr dice
apertamente di voler “esagerare la realtà”, e lo fa scattando aspetti quotidiani che, dopo una
prima occhiata divertita, ci fanno aggrottare le sopracciglia e iniziare a riflettere più a fondo. Ogni
sua foto contiene un significato nascosto, che iniziamo a leggere appena capiamo che la bellezza
estetica non è presente proprio perché Martin Parr vuole raccontarci qualcos’altro. Qualcosa di
più importante.

Con un approccio in apparenza ludico ma in verità profondamente documentaristico e


antropologico, questo fotografo riesce a mostrare aspetti amari e decadenti della società, in
particolare del turismo di massa, ponendosi a metà tra lo scherno e la critica. Molti dei suoi scatti
potrebbero sembrare, a un primo sguardo, quasi dei fermo-immagine estrapolati da una
telenovela.

Approfondisci: Martin Parr, uno dei più controversi fotografi contemporanei

Colori saturi, imbarazzanti foto di gruppo, cibo spazzatura o gelati sbrodolati sulle facce dei
bambini. Signore austere intente a cuocersi sotto al sole, sommerse di monili dorati a incorniciare
visi mal truccati. Parr ci rivela il lato nascosto del quotidiano, quello che abbiamo sotto gli occhi
ma che spesso non vediamo come dovremmo a causa del filtro dell’apparenza.

Martin Parr non scatta per gratificare l’occhio, ma per stimolare la mente. Obiettivi macro e
flash ad anello sono gli strumenti che gli permettono di esagerare i particolari e concentrarsi sui
colori, sempre accesi e potenti. Parr sa bene cosa vuole comunicare, per questo il suo approccio
è molto studiato: non cattura scene a caso, ma ragiona e opera per progetti. Il tema del turismo
di massa ne è un esempio.

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Per capire la fotografia di Martin Parr si deve risolvere quello che potremmo definire come un
indovinello contenuto in ogni suo scatto. Le immagini nascondono una chiave di lettura ben
precisa, con la quale comprendere i suoi pensieri, il suo modo di vedere il mondo. Usa strumenti
visivi semplici per dire cose complesse. Una volta capito il messaggio nascosto, siamo chiamati a
osservare noi stessi il mondo in maniera diversa.

Richard Kalvar e l’ironia della quotidianità


Diverso da quello di Parr è l’approccio di Richard Kalvar, fotografo newyorkese con un talento
particolare nel rendere speciale ogni cosa catturata dal suo obiettivo. L’ironia di Kalvar è più
morbida, serve per raccontare la bellezza che si cela in ogni ambito del quotidiano e dell’umanità
stessa. Questo artista riesce ad afferrare la comicità proprio nel momento in cui la normalità
perde - per una frazione di secondo - l’equilibrio.

Richard Kalvar abitua la mente all’ottimismo, alla pazienza assaporata con occhi ridenti. Non c’è
spazio per la frustrazione in fase di scatto: anche quando l’ispirazione sembra mancare, qualcosa
arriverà sempre.
Le sue opere giocano a catturare l’attimo che gli permette di estraniarsi dalla compostezza della
realtà. Per questa ragione, tra l’altro, il suo stile predilige il bianco e nero al colore, a differenza
di Martin Parr.

Nella rappresentazione del ridicolo, Kalvar è sempre acuto e profondo, mai superficiale. Nei suoi
scatti troviamo anche animali come protagonisti, spesso molto umanizzati, tanto da permetterci
di provare un sentimento empatico forte: cani che giocano e che sembra si scambino un
abbraccio, un altro cane seduto a terra gobbo e rassegnato; un orso che sembra in preda a una
risata dopo una caduta maldestra.

La giocosità di Pau Buscatò


Intuizione e creatività sono la benzina che alimenta l’operato di Pau Buscatò. A differenza di Parr,
questo fotografo spagnolo pone meno attenzione all’organizzazione e più al senso estetico. Pur
rispettando sempre la composizione, il suo lavoro non si limita mai all’impostazione tecnica: si
intuisce una costante ricerca di stimoli per l’immaginazione che lo allontanino dai preconcetti e
dal convenzionale.

A un’estrema accuratezza si affianca una giocosità creativa e innovativa: Buscatò ricerca


connessioni tra soggetti e lo stravolgimento dell’ordinario in chiave spiritosa e geniale. Le regole
logiche di composizione si uniscono a scene bizzarre della quotidianità, spesso legate a oggetti di
uso comune.

Approfondisci: Pau Buscatò

Fa largo uso di accostamenti cromatici tra oggetti che sembrano non avere nulla in comune, ma
che si trovano nella stessa scena al momento giusto, quando l’occhio di Buscatò è lì pronto a
individuarli. Altre volte si avvale di illusioni ottiche che strappano un sorriso e permettono di
immaginare un’altra dimensione della realtà.

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Parti dal pensiero e acuisci lo sguardo
Quello che accomuna questi fotografi è la volontà di trasmettere messaggi che vadano oltre
l’apparenza, sfruttando l’ironia e il sarcasmo. A volte lo si può fare per rendere più tollerabili e
diretti concetti che non vogliamo accettare o che la società vuole nascondere - come nel caso di
Parr. Altre volte l’ironia aiuta a mostrare anche la bellezza dell’imperfezione e dell’imprevisto, o
a trasmettere l’importanza dell’immaginazione nella vita di tutti i giorni.

Ironia e sarcasmo in fotografia richiedono di preparare la propria mente a essere brillante e


sveglia, oltre a maturare una capacità di osservazione piuttosto allenata. Per avvicinarti a questo
tipo di approccio non è lo strumento che usi a fare la differenza, ma l’allineamento del tuo
pensiero con ciò che vedi. Pensare a cosa vuoi trasmettere e a cosa stai cercando è il punto di
partenza; sviluppare la tua attitudine a osservare e a scoprire è il passo successivo.

Sperimenta immortalando l’ironia presente nella vita di tutti i giorni

Abbandona i preconcetti e non temere la gestione dell’attrezzatura. Tieni mente e occhi aperti,
senza ansia e senza fretta. Siediti su una panchina e attendi che il mondo ti passi davanti. Oppure,
se preferisci, cammina senza meta e impara a scrutare quanto più nel profondo possibile gli
aspetti della quotidianità: forme, colori, gesti, persone singole o gruppi. Non appena ti accorgerai
di qualcosa che colpisce il tuo pensiero e nel contempo ti genera un compiacimento divertito,
avrai trovato la tua scena.

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4.6 - LA FOTOGRAFIA DI STRADA COME DENUNCIA SOCIALE

La fotografia di strada è reale, viva, ed è in grado di trasmettere tanti messaggi quante sono le
sfaccettature della vita stessa. Lo sguardo può così viaggiare tra storie e particolari presenti nella
realtà di tutti i giorni, per raccontare la quotidianità in maniera chiara, incisiva e potente.

Alcuni street photographer utilizzano i propri scatti per farsi portavoce di analisi e critiche sociali
relative al loro tempo, unendo l’arte fotografica alla chiarezza precisa e a volte pungente delle
proprie immagini. Attraverso la documentazione schietta e intensa di temi difficili, mettono in
luce storie e dettagli che diventano spesso motivo di imbarazzo e fastidio per un mondo che vuole
apparire incontestabile e giusto.

Il loro sguardo costituisce un punto di vista diretto sulle ingiustizie sociali; gli scatti divengono
strumenti di consapevolezza emotivi ed efficaci per invogliare il cambiamento.

Da questi principi prende forma un capolavoro fotografico e pilastro di denuncia sociale: “The
Americans” di Robert Frank. Questo fotografo di strada - svizzero naturalizzato statunitense -
raccoglie una serie di 85 scatti realizzati durante un viaggio negli USA nel ‘55, nel pieno del sogno
americano. Ebbene, con i suoi lavori Frank ci mostra quanto quel sogno non sia stato altro che
un’utopia mai diventata realtà.

Approfondisci: Robert Frank, il fotografo che non si accontentava delle apparenze

Con un approccio intuitivo, accorto e innovativo, Robert Frank capovolge la medaglia e mostra
la vera faccia di un’America alienata dal consumismo, dal razzismo e dalla solitudine. Nulla a che
vedere con la speranza e la prosperità che il patriottismo americano finge con astuzia e
convinzione. Frank, schivo e riservato, si aggira per le città in cerca della verità e, in particolare,
di uno o due elementi che gli permettano di descrivere il posto che sta visitando e osservando.

La sua lente fotografa ogni tipologia di soggetto che possa raccontare l’America del ‘55 e che la
possa raccontare visivamente nel profondo. Fuori da ogni tipo di schema preimpostato - sia
tecnico che mentale - si affida spesso e volentieri a sovraesposizioni e sottoesposizioni per
rendere le immagini più forti ed emozionali.

Sguardi persi nel vuoto ed espressioni angosciate; un uomo chino e triste di fronte a un jukebox,
in una sala buia e desolata; coppie annoiate e apatiche che condividono la scena, senza
trasmettere alcuna traccia di umanità e sensibilità. Il tutto accomunato dalla potenza malinconica
del bianco e nero.

Robert Frank osserva e riporta la realtà come la vede e come essa è; guarda l’America con gli
occhi e l’animo di un uomo che ci vive, ma che allo stesso tempo rimane un outsider incapace di
cedere alla finzione dilagante. Fra lui, i soggetti e gli scenari immortalati c’è sempre una certa
distanza, quasi un volersi mantenere sempre distaccato e in continuo movimento. Il suo animo
scruta, indaga, carpisce, ma non interagisce.

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Lewis Hine e le prime denunce sociali in fotografia
Prima di Frank, all’inizio del ‘900, il fotografo Lewis Hine porta su pellicola un grido silenzioso di
protesta che va dallo sfruttamento minorile sul lavoro fino all’immigrazione. Hine analizza una
faccia della società che viene vissuta in sordina, mentre dovrebbe fare un gran rumore. Lo stesso
Lewis fu costretto a lavorare - sfruttato - in fabbrica, per mantenere la famiglia dopo la morte del
padre.

L’aver vissuto questa esperienza in prima persona lo porta a maturare una sensibilità ancora più
pungente verso le questioni sociali; non per nulla, prima di diventare fotografo, Hine si laurea e
lavora come professore di sociologia. Il suo occhio possiede quell’accortezza che appartiene a chi
sa dove e cosa guardare, e sa anche approfondire e studiare quello che vede.

Gli scatti di Hine sono accusatori, e allo stesso tempo elogiano il sacrificio e la forza dei lavoratori
sfruttati. Il fotografo si immerge all’interno delle fabbriche, guarda negli occhi quei bambini magri
e sporchi di fuliggine alle prese con attrezzi di ferro e telai, quando tra le mani dovrebbero avere
solo giocattoli. I bambini si prestano tranquilli e stanchi davanti all’obiettivo, e concedono un
sorriso di tanto in tanto, come a ricordare che la loro età dovrebbe essere ricca di spensieratezza.

La documentazione di Lewis Hine non solo risveglia la consapevolezza e un desiderio ardente di


cambiamento, ma mette in atto un vero e proprio processo di riforma sociale che sfocerà in una
normativa atta a porre fine al lavoro minorile.

Sebastião Salgado e le ingiustizie nel mondo


La passione di Salgado per la fotografia - e in particolare per quella documentaristica e di denuncia
- nasce nel 1973 dopo un viaggio in Africa. Durante questo viaggio sfrutta la macchina fotografica
della moglie, accorgendosi presto che ciò che desidera di più è abbandonare il lavoro da
economista, e dedicare la sua vita agli scatti.

Le foto di Salgado sono di una bellezza potente, energica; parlano in una maniera talmente forte
e magnetica che è impossibile non ascoltare. Dalla siccità che pervade le regioni africane fino alla
vita di rifugiati ed emigrati, dalle condizioni dei contadini in Brasile alle deforestazioni.

Complice un 35mm e l’utilizzo costante del bianco e nero, Salgado muove anima e obiettivo in
direzione delle ingiustizie che pervadono il mondo, sia a livello sociale che climatico. La sua abilità
consiste nel saper mostrare nello stesso scatto la meraviglia del mondo e la decadenza dolorosa
che accompagna popoli e natura.

Non c’è un solo elemento di troppo, nessuna esagerazione o teatralità progettata per il gusto di
stupire: Salgado ha un fuoco dentro che lo spinge ovunque il suo obiettivo possa catturare un
messaggio per smuovere le coscienze e invitare all’azione.

Denunciare una situazione tramite la fotografia non è un atto obbligato, figlio di un incarico
professionale o un approccio da reportage. Lo scatto di denuncia è una sorta di grido spontaneo
che nasce dal profondo, da un rifiuto totale delle ingiustizie e dell’ipocrisia moderna. Un fuoco
interiore simile a quello che sprona Salgado, così come Hine e Frank.

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La coscienza deve saper portare con coraggio la macchina fotografica, stando sempre un passo
avanti all’obiettivo.

Approfondisci: Sebastião Salgado, uomini, natura e vita

Se hai a cuore una certa situazione, studiala attentamente: l’inquinamento dato dall’eccessivo
uso di plastica, i senzatetto della tua città, gli emarginati, i diversi, le minoranze. Sfrutta i toni che
senti più adatti per rendere chiaro e intenso il tuo messaggio: puoi affidarti anche tu al bianco e
nero, oppure optare per macchie di colore accese che guidino l’occhio dell’osservatore nel tuo
racconto visivo.

Pensa a come ottimizzare la composizione e sfruttare luci e ombre per porre l’attenzione sugli
elementi più importanti della scena. E – soprattutto – ragiona con l’anima. Lasciati guidare dal
tuo perché, senti la motivazione che cresce, e preparati a condividere con il pubblico il tuo pezzo
di verità, invitando le persone ad aprire gli occhi e diventare parte della tua narrazione.

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4.7 – IL SURREALE DELLA VITA QUOTIDIANA

La street photography è a tutti gli effetti una forma d’arte e, come tale, viene spesso utilizzata
come strumento di espressione dell’immaginazione, più che della realtà stessa. Il mondo così
come lo conosciamo si apre a nuove prospettive: è qui che la vita di strada si carica di una
dimensione surreale davvero particolare.

Lo scopo di questa interpretazione della street photography è quello di stimolare l’occhio tanto
quanto il ragionamento, raccontando di verità nascoste, di mondi nello stesso mondo, ma anche
di fantasia e illusioni.

Philip-Lorca diCorcia è uno degli artisti che più si cimenta in questa impresa. Le sue immagini
sono avvolte dal mistero, guardarle è come spiare un momento sospeso in bilico tra il mondo
conosciuto e una dimensione onirica. Davanti ai suoi scatti la prima impressione è fatta di
domande: cosa sta succedendo? Cosa sto guardando?

Il flusso delle vita che scorre sembra fermarsi, assistiamo a scene ricche di messaggi, di poesia e
assurdità; nonostante questo chi le guarda non può fare a meno di provare a riflettere. Philip-
Lorca diCorcia si attiene in modo scrupoloso alla forma e alla tecnica: e così, alla sana confusione
e incredulità che si genera nella mente, si contrappone uno studio accurato dei parametri estetici
e dei dettagli.

La luce è uno strumento potente usato all’interno degli scatti di questo artista. Bagliori caldi e
freddi si alternano senza sosta, creando una sorta di guida silenziosa alla comprensione. Le fonti
luminose vengono accentuate o attenuate in modo sapiente, così da mostrare i soggetti quasi
avvolti da un’aura ultraterrena, sospesi e rapiti in un momento senza tempo.

Anche i colori sono usati con astuzia e con un’attenzione artistica degna di un pittore: nelle
immagini prodotte da diCorcia i colori complementari si alternano e si sposano con una tale
perfezione da lasciare lo sguardo appagato ed estasiato. Dai toni pastello ai colori più forti e
contrastanti, ogni scatto è caratterizzato da un equilibrio talmente perfetto da sembrare esso
stesso estraneo a questa terra.

La lente di Philip-Lorca diCorcia agisce di nascosto, non c’è mai un’interazione tra quello che sta
accadendo e l’uomo dietro l’obiettivo. La scena viene raccontata a debita distanza, senza per
questo rinunciare a un racconto preciso e dettagliato. Niente viene appositamente ricreato o
programmato: la realtà rimane, nella sua piena autenticità, ma a essa si aggiunge un punto di
vista inaspettato – o meglio, più di uno – tramite cui illustrare i fatti.

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Surrealismo e creatività interpretativa

Da dove partire?, Il mio consiglio è quello di iniziare da illusioni ottiche e riflessi che senza bisogno
di stratagemmi particolari, raddoppiano e alterano la dimensione del reale, lasciando spazio
all’immaginazione. Guarda gli scatti di Matt Stuart fra murales, cartelloni pubblicitari e ombre
combinati tra loro con astuzia.

Prova poi a giocare con i colori: guarda come li accosta Philip-Lorca diCorcia, o Alex Webb nella
serie di scatti dedicata alla variopinta Haiti. In particolare puoi sfruttare la potenza dei colori
complementari: anche poche tonalità precise e vivide in una foto possono cambiare di parecchio
la lettura.

Dedica un po’ di tempo allo studio delle fonti luminose; da dove provengono, cosa illuminano, la
loro tinta e intensità. Divertiti a sperimentare con la composizione, con i piani visivi e con i punti
di vista. Puoi dare un’occhiata alle fotografie - apparentemente - semplici di Marcin Ryczek: anche
poche linee e uno o due soggetti possono conferire alle immagini una potenza espressiva unica.

Guarda l’immagine “l’uomo che dà da mangiare ai cigni”

Cercare l’inconsueto nella vita di tutti i giorni ti permette di individuare e accostare situazioni
che nello stesso scatto possono risultare anomale e particolari. Ricorda che per ottenere
un’immagine surreale non basta inquadrare qualcosa di insolito: prova a stimolare il pensiero e
l’immaginazione, invita le persone a porsi delle domande. Tieni sempre alta la curiosità: quella
del tuo spettatore, ma in primo luogo la tua.

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5 - IL PROGETTO NELLA FOTOGRAFIA DI STRADA

Come hai potuto vedere durante la lettura di questo manuale, la fotografia di strada ti permette
di esprimerti in maniera libera, unendo il tuo pensiero e stile personale alla varietà di situazioni
che la quotidianità ci offre. Questa moltitudine di stimoli è meravigliosa, ma allo stesso tempo
può mandarti in confusione, soprattutto se stai muovendo i primi passi in questo mondo.

Per questa ragione può essere utile imparare a guidare mente e occhio alla ricerca di punti di
riferimento. Avere un’idea prima ancora di trovarsi in strada ti permetterà di agire con metodo e
precisione, senza nulla togliere alla spontaneità e alla sorpresa.

Un progetto fotografico ci abitua a ragionare con coerenza, ad avere uno scopo ed esprimerci con
chiarezza. La creatività e il messaggio che vogliamo trasmettere si possono amalgamare alla
perfezione, così da poter raccontare una storia ricca tanto di contenuto quanto di attrattiva
estetica.

Pensa al progetto come alla stesura di un tema: avere una linea guida che indirizza il tuo pensiero
e le tue azioni ti dà la possibilità di rimanere fedele al tuo argomento e di esprimere meglio il
concetto che ti sta a cuore. Potrai inoltre ispirare gli altri in maniera diretta suggerendo -
immagine dopo immagine - un modo di interpretare la realtà attraverso una storia chiara e
toccante.

Come scegliere il tema del proprio progetto fotografico?

Come abbiamo detto la quotidianità offre una moltitudine di spunti e incentivi dai quali lasciarsi
ispirare e influenzare, ma è importante partire da un pensiero insito in noi. La street photography
può essere il mezzo perfetto per mostrare il tuo stile, il tuo modo di osservare il mondo e il tuo
punto di vista riguardo a diverse tematiche.

I tuoi scatti possono rappresentare qualcosa di inaspettato anche attraverso momenti e situazioni
in apparenza semplici e ordinari.

Quello che rende speciali e uniche le foto è l’interazione tra il tuo modo di osservare e
pensare da una parte, e dall’altra le persone e gli scenari tutt’intorno a te.

Puoi decidere di partire da un tema che ti affascina, oppure lasciarti ispirare dai progetti dei grandi
fotografi di strada. Cerca i significati nascosti nell’ordinario: la strada è un universo ricco di
messaggi e occasioni che non aspettano altro di essere colte da qualcuno capace di scovarle.

Nei capitoli precedenti abbiamo avuto modo di vedere diversi fotografi alle prese con i propri
progetti: Elliott Erwitt e l’attenzione ai cani e ai padroni raccontata con la potenza dell’ironia;
Garry Winogrand e la sua ossessione per l’immagine della donna emancipata; Robert Frank e la
rappresentazione degli Stati Uniti negli anni ‘50, con l’intento di smascherare la falsità del sogno
americano.

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E poi Diane Arbus e gli emarginati della società, fotografati in un misto tra attrazione e bisogno di
autoaffermazione. Oppure Vivian Maier, sempre in cerca di superfici riflettenti in giro per la città,
così da concretizzare la sua presenza, darle un senso di sicurezza tangibile e un posto giusto nel
mondo.

Aspetti da tenere a mente e consigli pratici


Dopo aver scelto il nostro progetto, la coerenza è un aspetto importante da considerare: una volta
individuata l’idea, bisogna definire gli elementi chiave per raccontare la tua storia. Come ogni
racconto che si rispetti, anche quello visivo deve mantenere uno stile narrativo riconoscibile, che
stimoli l’interesse del lettore e desti la sua curiosità nel proseguire la lettura.

Per farlo puoi partire da un’idea iniziale forte e ben delineata. Scegli l’argomento che ti interessa,
come per esempio la volontà di raccontare un aspetto sociale: il consumismo, la povertà, le
tradizioni - dalla colazione al bar agli anziani che scrutano la vita che passa per le piazze - i mestieri
dimenticati. Buttati in strada e vai a caccia di tutte le situazioni che occhio e cuore percepiscono
come coerenti con l’idea di partenza.

In alternativa puoi puntare tutto su un filo conduttore che dia voce al tuo messaggio. Può essere
un colore presente in maniera decisa e caratteristica in ogni tuo scatto, che guidi l’occhio
all’interno dell’immagine singola e nell’insieme delle fotografie del tuo progetto. Oppure possono
essere le geometrie a condurre il gioco, permettendo di individuare caratteristiche comuni date
dall’intersezione di linee e diagonali, o anche dalla presenza di una figura geometrica costante.

L’importante, in particolare se decidi di puntare sugli aspetti tecnici, è ricordarti che devono
essere funzionali al racconto. La tua raccolta dovrà essere un insieme di esigenza espressiva e
propositi personali, emozioni, comprensione, prontezza e buona composizione.

Imparare a lavorare per progetti affinerà il tuo occhio e la tua intuizione e, allo stesso tempo, ti
permetterà di accrescere la tua competenza pratica. L’intero processo fotografico sarà per te
mano a mano più spontaneo ed efficiente, dandoti la possibilità di concretizzare un pensiero con
sempre maggiore velocità.

Anche catturare uno scatto fortunato sarà un’impresa più semplice e probabile: renderti conto di
essere al posto giusto nel momento giusto diventerà per te immediato e naturale. Il merito di
tutto questo? Sicuramente l’esperienza acquisita grazie alla costanza dei tuoi scatti, ma anche
l’impegno nel farlo con uno scopo concreto e prestabilito.

In questo senso possiamo definire la street photography come una sfida costante con il proprio
modo di osservare, interpretare e sentire la strada. Una particolarità che la rende un genere
incredibilmente stimolante, un terreno dove mettersi alla prova per testare le proprie doti
emotive e creative, oltre a quelle meramente tecniche.

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Nel corso degli anni ha contribuito a raccogliere e documentare eventi importanti nella storia
dell’umanità, così come attimi di quotidianità capaci di far immedesimare lo spettatore nello
scatto. Il segreto di una tale intensità è solo e soltanto uno: il punto di vista rimane sempre ad
altezza d’uomo, senza grandi effetti speciali né filtri particolari.

“Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che
vengano fotografate”,

diceva Diane Arbus. Ed è lì, fra i dettagli più autentici e la grande umanità della vita di strada, che
si nasconde la vera essenza della street photography.

Non ti resta che accettare la sfida della fotografa statunitense. E allenarti a raccontare la strada
con i tuoi occhi.

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6 - POSTFAZIONE

All’inizio della lettura ti avevo promesso non punti d’arrivo, ma punti di partenza. Non regole e
vincoli, ma struttura.

Spero di aver mantenuto le promesse, e spero soprattutto che questo manuale ti sia piaciuto e ti
abbia ispirato.

Ai seguenti link puoi trovare alcuni altri nostri altri manuali in vendita su Amazon:

Oltre la Regola dei Terzi. Manuale di Composizione Fotografica

21 (S)-Consigli: Ovvero, cosa fare, ma soprattutto cosa NON fare, per crescere come fotografo

Dacci dentro col CORSO ACCELERATO DI TECNICA FOTOGRAFICA!

Ricorda che leggere e studiare, in fotografia, sono solo l’inizio! Bisogna anche, necessariamente
prendere la macchina fotografica e uscire a scattare.

Vieni spesso a trovarci sul blog di Reflex-Mania.

Non dimenticare che sei parte di una community da un milione di lettori all’anno, e che sul blog
troverai più di 300 articoli gratuiti dedicati ad ogni aspetto della fotografia: attrezzatura, tecnica,
tutorial, autori.

Ora però, caro amico appassionato di fotografia, è davvero arrivato il momento di salutarci.

Lo faccio nella stessa maniera che hanno insegnato a me molto tempo fa, la stessa con la quale
abbiamo cominciato questo manuale, la stessa che, se ti piace, può essere anche la tua.

Buona luce!

Erik e la redazione di Reflex-Mania

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