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Ciao a titti

. Se i capi riconosciuti dell'Umanità che controllano gli strumenti di distruzione rinunciassero


completamente al loro uso, con piena conoscenza delle relative implicazioni, si potrebbe ottenere la pace
permanente. Questo è evidentemente impossibile, se le grandi potenze della terra non rinunciano al loro
programma imperialistico. E questo sembra a sua volta impossibile, se le grandi nazioni non cessano di
credere nella competizione che uccide l'anima e di desiderare la moltiplicazione dei bisogni e, quindi,
l'accrescimento dei beni materiali.»

Il 30 gennaio di ogni anno, per l'anniversario della morte di Mahatma Gandhi, viene praticata la Giornata
Scolastica della Non-violenza e della Pace (DENIP), fondata nel 1964.

Martin Luther King

Citazioni[modifica]

 'A guerra, Mari', nunn'a vince chi è cchiù forte, 'a vince chi è cchiù bravo a aspetta', e chisto
nisciuno 'o ssape fa' meglio di noi femmine! (Gomorra - La serie)

 A volte penso che le ferite peggiori che ti infligge la guerra non siano quelle ricevute sui corpi, ma
quelle che rimangono nelle menti. (Ai confini della realtà)

 Anche i grammatici hanno intuito la natura della guerra: alcuni sostengono che essa si chiama
«bellum» per antitesi, perché non ha niente di buono né di bello; la guerra è «bellum» nello stesso
senso in cui le Furie sono le «Eumènidi». Altri preferiscono far derivare la parola «bellum» da
«bellua», belva: perché è da belve, non da uomini, impegnarsi in uno sterminio reciproco. (Erasmo
da Rotterdam)

 Beata è la guerra, chi la fa e chi la decanta, | ma più beata ancora è la guerra quando è santa. (Rino
Gaetano)

 C'era la guerra, e tutti ne eravamo presi, e ormai sapevo che avrebbe deciso delle nostre vite. Della
mia vita; e non sapevo come. (Italo Calvino)

 Camminando, tra la folla, alle partite di calcio e in guerra, i profili si fanno vaghi; le cose reali
divengono irreali e una nebbia si distende sul cervello. Tensione ed eccitamento, stanchezza,
movimento, tutto si perde in un gran sogno grigio, così che, quando è finito, è difficile ricordare
come fu quando si sono uccisi degli uomini o si è dato l'ordine di ucciderli. Quindi gli altri che non
c'erano vi dicono com'è andata e voi rispondete vagamente:
«Già, dev'essere proprio stato così.» (John Steinbeck)

 Che cos'è la guerra? un omicidio collettivo, di gruppo, una forma di brigantaggio tanto più infame
quanto più estesa. (Erasmo da Rotterdam)

 Che le vie della guerra siano bandite dal mondo | Lascia che la giustizia getti ovunque il suo
tappeto. (Táhirih)

 Chi è che semina le guerre? Se tra uno o tra dieci anni una nuova guerra mondiale scoppierà, dove
troveremo il responsabile? Nell'ultima guerra la identificazione parve facile: bastò il gesto di due
folli che avevano in mano le leve dell'ordigno infernale, per decretare il sacrificio dei popoli
innocenti. Ma oggi quelle dittature sono cadute: oggi le sorti della guerra e della pace sono rimesse
al popolo. Questo vuol dire, infatti, democrazia: rendere ogni cittadino, anche il più umile,
corresponsabile della guerra e della pace del mondo: toglier di mano queste fatali leve ai dittatori
paranoici che mandano gli umili a morire, e lasciare agli umili, a coloro ai quali nelle guerre era
riservato finora l'ufficio di morire, la scelta tra la morte e la vita.
Ma ecco, si vede con terrore che, anche cadute le dittature, nuove guerre si preparano, nuove armi
si affilano, nuovi schieramenti si formano. Chi è il responsabile di questi preparativi? Si dice che gli
uomini, che oggi sono al potere, sono stati scelti dal voto degli elettori: si deve dunque concludere
che le anonime folle degli elettori sono anch'esse per le nuove carneficine?
Questa è oggi la terribile verità. La salvezza è solo nelle nostre mani; ma ognuno di noi, se la nuova
guerra verrà, sarà colpevole per non averla impedita. [...]
Se domani la guerra verrà, ciascuno di noi l'avrà preparata. Non potremo nascondere la nostra
innocenza dietro l'ombra dei dittatori: quando c'è la libertà, tutti sono responsabili, nessuno è
innocente. (Piero Calamandrei)

 Clemenceau aveva detto: «La guerra è una cosa troppo seria perché si possa lasciarla ai generali».
L'esperienza dimostrò che era una cosa troppo seria anche per lasciarla gli uomini politici. (A. J. P.
Taylor)

 Con disavvantaggio grande si fa la guerra con chi non ha che perdere. (Francesco Guicciardini)

 Con le guerre non si risolvono i problemi. Se ne creano dei nuovi. Tutte le guerre creano nuovi
problemi, in particolare quelle grandi, quelle mondiali. E in fondo la guerra è ingiusta. Di solito sono
leader incapaci e avventati a causare le guerre, ma poi sono le popolazioni civili e i soldati, per lo
più innocenti, che le patiscono. (Sergio Mattarella)

 Con una guerra in arrivo, cosa c'è di meglio che indire un elezione per contrarre i muscoli e far
ribollire il sangue? (Francis Urquhart, House of Cards)

 Cosa c'è di più immortale dell'amore e della guerra? (Gilbert Keith Chesterton)

 – Che si fa domani sera?


– Non si possono fare progetti così lontani.
– Oh, peccato. Questo è il brutto della guerra. Oggi qui e domani chissà, nuovi posti, nuovi volti.
Proprio quando uno comincia ad affezionarsi a...
– Io direi che questo è il bello della guerra, evita delusioni. (Scuola di spie)

 Coloro che non conoscono la guerra sono per metà dei fanciulli. (Shôhei Ôoka)

 Come al tempo delle lance e delle spade, così anche oggi, nell'era dei missili, a uccidere, prima
delle armi, è il cuore dell'uomo. (Papa Giovanni Paolo II)

 D'ogni guerra, | non il motivo, l'esito si chiede. (Lucio Anneo Seneca)

 Dell'innocente |  Sangue  versato | In scellerata guerra | Conta il Cielo le stille, e le schernite |


Lagrime tutte della stanca terra. (Vincenzo Monti)

 Dev'esserci qualcosa di sbagliato nel cervello di quelli che trovano gloriosa o eccitante la guerra.
Non è nulla di glorioso, nulla di eccitante, è solo una sporca tragedia sulla quale non puoi che
piangere. Piangi a quello cui negasti una sigaretta e non è tornato con la pattuglia; piangi su quello
che hai rimproverato e ti s'è disintegrato davanti; piangi su lui che ha ammazzato i tuoi amici.
(Oriana Fallaci)

 Di tutti i mostruosi e irrazionali fenomeni dei tempi passati, la guerra era certamente il più
insensato. In realtà era forse molto meno funesto di altri mali – quali, ad esempio, la generale
adesione alla proprietà privata della terra – ma le sue disastrose conseguenze erano così evidenti,
che persino in quei giorni di affannosa confusione si rimaneva stupiti. La guerra moderna non aveva
alcun senso o motivo fondato. Eccettuato il macello e la mutilazione di una quantità di gente, la
distruzione di un'immensa quantità di sostanze e lo spreco di innumerevoli complessi di energie,
non approdava a nulla. Le antiche guerre di nazioni barbare e selvagge alla fine trasformavano
l'umanità; alcuni si credevano una tribù superiore, sia fisicamente sia per la disciplina, e lo
dimostravano attaccando i vicini. E se vincevano toglievano loro le terre e le donne, perpetuando e
aumentando la loro superiorità. Le guerre moderne non cambiavano nient'altro che il colore delle
carte geografiche, i disegni dei francobolli e i rapporti fra alcuni personaggi, per caso, importanti.
(H. G. Wells)

 Dopo che sei stato sul campo di battaglia, dopo che hai provato la tensione e l'esaltazione dello
scontro, la guerra diventa parte di te. Una volta che hai risvegliato il guerriero che è in te, non puoi
più scacciarlo. Cerchi in continuazione nuove emozioni, nuovi brividi. (Metal Gear 2: Solid Snake)

 Dove sono i generali | che si fregiarono nelle battaglie | con cimiteri di croci sul petto? | Dove i figli
della guerra | partiti per un ideale, | per una truffa, per un amore finito male? | Hanno rimandato a
casa | le loro spoglie nelle bandiere | legate strette perché sembrassero intere. (Fabrizio De André)

 È certo assai più difficile perdere una guerra che vincerla. A vincere una guerra tutti son buoni, non
tutti son capaci di perderla. (Curzio Malaparte)

 È magnifico, ma non è guerra. (Pierre Joseph François Bosquet)

 E se la terra volesse la guerra? Come si spiega il fatto che Ares sia anche un antico dio
dell'agricoltura? E che a Marte sia assegnato un suo appezzamento, in campagna, fuori le mura
della città? A chi si sforza di comprendere la furia della guerra di secessione americana, e anche la
composta, paziente sopportazione di quella guerra, che andò avanti per quattro anni, arrivando a
toccare la Florida e il Nuovo Messico (oltre diecimila distinti scontri armati in cui rimasero uccisi
oltre seicentomila uomini e ragazzi), le motivazioni di solito elencate non paiono all'altezza di tanta
carneficina.[1] (James Hillman)

 Fa parte delle cose della guerra. Non avevamo terapeuti che ci giravano intorno ogni volta che
qualcuno sparava con una pistola per chiedere: "Stai bene? Sei sicuro di non aver un problema
terribile?". Semplicemente te ne fai una ragione e vai avanti! (Filippo di Edimburgo)

 Fare la guerra è una cosa, uccidere un uomo è un'altra cosa. (Emilio Lussu)

 Giunsi a concludere che ogni guerra, anche quella che avevamo chiamato buona e giusta per
sconfiggere il fascismo, corrompe tutti coloro che vi partecipano, avvelena la mente e l'anima della
gente su entrambi i fronti. Compresi che la guerra mette in atto un processo per cui io e tutti gli altri
eravamo diventati inconsapevoli assassini di innocenti. Perché all'inizio del conflitto decidi che la
tua parte è quella giusta e che gli altri sono i cattivi e una volta presa questa decisione smetti di
pensare e qualunque cosa tu faccia, anche la più terribile, diviene accettabile. (Howard Zinn)

 Gli uomini sono terrorizzati dal fatto che i loro cazzi siano inadeguati quindi devono entrare in
competizione per sentirsi meglio con se stessi e visto che la guerra è la competizione definitiva,
fondamentalmente gli uomini si uccidono l'un l'altro per incrementare la propria autostima. Non c'è
bisogno di essere uno storico o un politologo per cogliere il funzionamento della politica estera del
cazzo più lungo. Suona più o meno così: "Cosa?! Ce l'hanno più lungo?! Bombardiamoli!" E
ovviamente bombe, razzi e pallottole sono tutti a forma di pene. È un bisogno inconscio di lanciare
il pene negli affari altrui. Si chiama: "fottere la gente"! (George Carlin)
 Guarda la guerra che beffa, che scherzo puerile, | io che non mi ero mai spinto in un lungo cammino
| ho visto quel poco di mondo da dietro a un fucile, | ho visto altra gente soltanto da dietro a un
mirino... (Francesco Guccini)

 Guerre e violenza costringono ogni giorno migliaia di famiglie ad abbandonare le proprie case e ad
affrontare pericolosi viaggi all

Martin Luther King, Jr. con Mathew Ahmann durante la "marcia per il lavoro e la libertà" (28 agosto 1963)

Martin Luther King fu un pastore battista afro-americano nell'Alabama, leader dei diritti civili della
minoranza di colore negli Stati Uniti. È stato il più giovane premio Nobel per la pace della storia,
riconoscimento conferitogli nel 1964 all'età quindi di soli trentacinque anni. Significativo è il discorso che
tenne il 28 agosto 1963 durante la "marcia per il lavoro e la libertà" davanti al Lincoln Memorial di
Washington e nel quale pronunciò più volte la celebre frase "I have a dream" (Ho un sogno), che
sottintendeva la (spasmodica) attesa che egli coltivava, assieme a molte altre persone, perché ogni uomo
venisse riconosciuto uguale a ogni altro, con gli stessi diritti e le stesse prerogative

«La vera pace non è solo la assenza di tensione: è la presenza della giustizia[16]»

Più volte imprigionato, perseguitato dagli ambienti segregazionisti del Sud degli Stati Uniti, nel mirino
dell'FBI, King fu assassinato a colpi d'arma da fuoco prima di una marcia il 4 aprile 1968, mentre si trovava
su un balcone del Lorraine Motel di Memphis, Tennessee.

Johan Galtung

Johan Galtung (Oslo, 24 ottobre 1930) è un sociologo e matematico norvegese, fondatore nel 1959
dell'International Peace Research Institute e della rete Transcend per la risoluzione dei conflitti. È uno dei
padri della peace research (o peace studies). Le sue opere ammontano a un centinaio di libri e oltre 1 000
articoli. Le istituzioni internazionali si sono spesso rivolte a lui per consulenze tecniche in fatto di mediazioni
di conflitti.

Il punto di forza del pensiero di Galtung è quello di avere fatto della pace un concetto ben determinato, al
centro di un vastissimo campo di ricerche. Sua è la concettualizzazione di pace negativa (assenza di guerre),
positiva (tensione verso una società più giusta), nonviolenta (superamento delle ingiustizie con mezzi
nonviolenti). L'indagine di Galtung sulla pace e la nonviolenza parte da Gandhi e passa per il buddhismo,
che gli appare come l'unica filosofia in grado di spiegare pienamente l'essenza della pace.

Tenzin Gyatso

Il Dalai Lama Tenzin Gyatso al Summit per la Pace di Vancouver del 2009
Tenzin Gyatso è il XIV Dalai Lama, massima personalità del buddhismo ed esponente del pacifismo.
Presiede il governo tibetano in esilio e per questa ragione il suo ruolo politico è largamente controverso.
D'altra parte il suo messaggio di lotta non-violenta è molto diffuso attraverso la pubblicazione

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