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Documento Gladio

Memoriale di un Gladiatore
Missioni Segrete Estere
Missioni Estere Gladio 1974-1991
1) - Nel Maggio 1970 ...
2) - Primavera dei Garofani.
3) - Operazione Tet.
4) - Primavera dei Garofani di Luanda.
5) - I Giornali Italiani.
6) - Operazione Beirut.
7) - Operazione Aden.
8) - Operazione Stefano.
9) - Operazione Alexandria.
10) - Operazione Leningrado.
11) - Operazione Costanza.
12) - Operazione Speranza.
13) - Modulo Kennedy.
14) - Operazione Tripoli.
15) - Operazione Akbar Maghreb.
16) - Operazione A.M.: Guerra del Pane.
17) - Cancellazione.
18) - Morte del Generale Manuel Ochoa "Silverado".
19) - Diffamazione e Calunnia.
20) - L'Ultima Missione.
21) - Antenati
Premessa al memoriale
Nel 1997 un certo Antonio Arconte registra un sito internet su cui
pubblica pochi giorni dopo la sua travagliata storia sotto forma di
memoriale. Non è una storia come tante, si tratta del vero e
particolareggiato racconto della vita di un gladiatore, sin dagli inzi
del reclutamento (appena sedicenne), fino alle più rischiose
operazioni militari segrete, e la cancellazione finale da parte dello
stato che cerca di insabbiare più in fretta che può questa
scomoda organizzazione. Arconte racconta dell'addestramento
durissimo nella base di Poglina, le prime missioni atlantiche, cita
sotto riconoscibili pseudonimi i più alti vertici dello stato militare
dell'epoca: Santovito, Miceli, Maletti, Hanke, Borghese. Per la
prima volta viene alla luce che Gladio ha svolto operazioni militari
all'estero: in Vietnam durante la guerra coi vietcong (a cui
afferma partecipò addirittura il "terrorista di stato" Nardi), in
Portogallo, in Libia per rovesciare Gheddafi, in quasi tutto il corno
d'Africa, persino a Leningrado. Ma ci sono cose che Arconti non
dice, se non dopo un tentativo di omicidio che subisce e lo spinge
a rivelare al periodico GQ elementi nuovi e eclatanti: il rapimento
Moro, Ustica, il caso Raul Gardini, i falsi "suicidi-omicidi" dei suoi
commilitoni, il tentativo di zittirlo con le buone (una
"persecuzione giudiziaria" riconosciuta persino secondo il
Tribunale dei diritti dell'uomo di Bruxelles) e con le cattive
(minaccie di morte e un tentato omicidio), le lettere di Craxi e
parla dei suoi superiori senza più usare pseudonimi.
Arconte dice di essere stato un fedele servitore della Nato e della
democrazia, e probabilmente è in buonafede, ma aggiunge (con
buon fegato) di aver operato per l'affermazione di una società dal
modello Ateniese, ed è convinto che le missioni a cui ha
partecipato siano state attuate solo in chiave anti-comunista. Non
si accorge o forse finge di non sapere, di aver operato per
un'organizzazione militare clandestina in mano ai servizi segreti
deviati e alla massoneria golpista (come è stato appurato in sede
giudiziaria, parlamentare e storiografica).
Allora perché Arconte viene perseguitato? Perché Arconte è uno
che sà. Non le rivela ma evidentemente è in possesso di
informazioni ancora più segretissime soprattutto di operazioni
militari "interne" (quelle più legate alla strategia della tensione e
alla loggia p2) che potrebbero renderlo pericoloso agli occhi di
quegli altissimi "mandanti" militari e politici che in quegli stessi
anni tessevano le loro trame eversive golpiste e che ora cercano
frettolosamente e brutalmente di nascondere quegli inequivocabili
scheletri dall'armadio del loro passato nient'affatto remoto.
Invece con chi se la prende Arconte? Se la prende coi soliti
comunisti. Arconte è un militare, di quelli vecchio stile da Guerra
Fredda, ha combattuto per quindici anni (rischiando la vita ogni
volta) contro il Comunsimo e oggi non riesce a capire che il Muro
è crollato, che il KGB ha inesorabilmente chiuso i battenti e che se
c'è qualcuno che ha avuto e ha tuttora interesse ad ucciderlo è
proprio quella elitè politico-militare che per anni lo ha addestrato,
pagato e infine congedato senza prevedere che un giorno lui
disobbedisse al primo comandamento Gladio (mai rivelare la
propria identità e far menzione ad alcuno delle missioni militari).
Come militare però non scherza, partecipa a tutte le missione
estere segrete e ne esce sempre vivo. Si tratta di missioni
suicida, dove il rischio di morire in battaglia è elevatissimo, forse
è proprio questo che rende il memoriale dell'Arconte ancora più
prezioso e valido. Infine viene da chiedersi, perché Arconte parla?
perché non tace come fanno gli altri veterani di Gladio? Forse
perché l'Arconte più di altri ha pagato a caro prezzo il peso della
doppia identità, ha visto quasi tutti i suoi compagni di Decuria
morire sui campi di battaglia di mezzo mondo, e proprio non ci
stà a vedere i soliti comunisti (che all'epoca erano entrati al
governo) screditare i gladiatori dalle pagine dei giornali. O più
semplicemente ha bisogno di contanti. Infatti dopo la chiusura di
Gladio, lo stato ha secretatato le schede delle migliaia di
gladiatori del secondo, terzo e quarto livello, e automaticamente
ha annullato i buoni del tesoro con cui venivano in gran parte
pagati, poiché costituivano la prova del legame tra stato e "stato
occulto" e provava che nonostante Gladio fosse un'apparato
militare costosissimo al di fuori delle regole delle democrazie
occidentali, in realtà veniva finanziato democraticamente da tutti
gli italiani.
N.B.: Segnaliamo al lettore di non prendere come verità assolute
ogni rivelazione dell'Arconte, soprattutto quelle rivelazioni a cui
Arconte è venuto a conoscenza in maniera indiretta. Informazioni
che gli giungevano a volte palesemente false, a volte
parzialmente vere, dai suoi superiori (il piano di Disinformazione
era sistematicamente applicato a tutti i gladiatori per renderli più
"malleabili" agli ordini e rientrava nei piani di addestramento
psicologico). Quel tipo di informazioni escludeva infatti qualsiasi
tipo di coinvolgimento degli Usa, dei servizi segreti italiani, della
P2, di Gladio, negli affari sporchi internazionali, scaricando ogni
volta tutte le responsabilità sul dittatore comunista di turno:
Castro, Gheddafi, Bourghiba, Kruschev...
Simone Falanca
Memoriale di un Gladiatore
Scrivo questa storia ad Ajaccio, in Corsica, in questo 10 Febbraio
1997, anniversario del Tet dell'anno della Tigre di legno, (1975),
per evitare che, con la mia morte, la cancellazione mia e dei miei
commilitoni giunga a compimento e di noi non restino altro che le
diffamazioni e le calunnie che ci sono state riservate in questi
anni di infamie. Se morirò prima di essere riuscito a portare a
termine la mia ultima missione, affido a Voi, popolo di Internet, la
nostra storia, quella vera !. La storia delle tre Centurie dei
Gladiatori di Stay-behind Italia. I Gladiatori del S.I.D : ciò che
furono e ciò che ne è stato ! !
Dio perdoni chi ci ha cancellato ... io non posso ! La storia che vi
racconto è incompleta, non posso raccontarvi ciò che non so.
Posso narrare, per filo e per segno, le operazioni della II°
Centuria di Gladio detta "Lupi" e più dettagliatamente della IX°
Decuria di cui facevo parte e ... la vita di G.71 VO 155 M (G.stava
per Gladiatore ed M per Marina Militare Italiana) . Ciò perché io
ero Lui ... prima di essere cancellato, con tutti noi!. Perdonate
qualche errore di grammatica, noi eravamo addestrati a
combattere dietro le Linee nemiche e ad imparare presto ad usare
qualsiasi tipo di arma, anche e soprattutto quelle del nemico. Ma,
del nostro addestramento, non faceva parte lo scrivere !, non
veniva considerata un arma e, ancor meno, un arma del nemico
!. Con la Nostra storia Vi dimostrerò, invece, che mai arma fu più
subdola e mortale. Si sbagliavano quanti ci addestrarono ...
avrebbero dovuto insegnarci a scrivere o, perlomeno, garantirci
scrittori amici. Cosa che non si preoccuparono mai di fare. Io,
ultimo (e forse unico) sopravvissuto di Gladio, ho dovuto
imparare a farlo e, credetemi, mai un compito mi fu più arduo,
mai un impresa fu più disperata, mai le forze più impari !. Ho
dovuto anche imparare i Codici della Legge e dei Diritti per i quali
ci siamo battuti con Onore sui campi di battaglia di mezzo mondo
... e scoprire che coloro per i quali ci siamo battuti non li
conoscono, li umiliano violandoli sistematicamente e vendendo la
Patria al miglior offerente ! Ho imparato tutto questo. Ho
dimostrato a me stesso, facendo Onore a chi non c'è più, che per
Noi nessuna impresa era ed è impossibile ... e del ritorno chi se
ne frega ! Solo ... se morirò anch'io ... cosa resterà di Noi ! ? Solo
quello che "Loro" hanno scritto ! ? Per questo ho imparato ad
usare il Computer. Per questo ho imparato ad usare Internet. Per
questo, come potrete leggere, ho denunciato l'Italia, ai sensi degli
Artt.13 e 25 della Convenzione Europea per i Diritti e le Libertà
fondamentali dell'Uomo di Strasburgo, per la violazione dei miei
Diritti e per tutti gli abusi commessi dai Pubblici Ufficiali di questa
Italia che non riconosco certo come mia Patria, ma come "Loro"
Patria. Leggerete che questa mia ultima missione dura ormai da
anni, ... da quando fui cancellato. Cancellazione certo più comoda
e conveniente, ... piuttosto che pagare gli arretrati e le
liquidazioni spettanti !. Tuttavia, non ebbi motivi provati per
denunciare il saccheggio delle Nostre spettanze. Ma, dice il
proverbio : "il Lupo perde il pelo, ma non il vizio !".
"Quei Lupi" ... non hanno perso il vizio del saccheggio ed hanno
continuato con i miei beni di famiglia. Ormai vittoriosi, non si
sono preoccupati nemmeno di non lasciare tracce dei Loro delitti.
"Questo Lupo" ... non ha perso il vizio di battersi a morte contro i
Tiranni ed i loro servi ... e così sia ! Ma se morirò prima di aver
vinto ottenendo Giustizia, i traditori codardi ed assassini della
Patria, li avrai conosciuti anche Tu ! ! !. La somma che ti viene
richiesta è un contributo alle spese. Nessuno mi aiuta in questa
guerra, gli Avvocati mi sono costati un occhio e ancora ne avrò
bisogno ed anche Internet ha i suoi costi ed io ...Non ho nessuna
intenzione di arrendermi ! ! !
Inoltre, vorrei costruire un monumento funebre alla Nostra
memoria e di tutti i caduti per la Libertà e la Democrazia! Se ce la
farò ... ad Alghero!
Del S.I.D, durante i corsi, ci fu detto che suo compito Istituzionale
era :"Assolvere ai compiti informativi (III° Centuria "Colombe") e
di sicurezza per la difesa, sul piano Militare (I° Aquile e II° Lupi),
dell'Indipendenza e dell'integrità dello Stato da ogni pericolo,
minaccia o aggressione. Le attività principali sono l'offensiva e la
difensiva ..." (e non è ciò che abbiamo fatto ! ?). Nelle pagine che
seguono, leggerai che è proprio ciò che Noi abbiamo fatto : il
nostro dovere verso la Nostra Patria e ... ci è costato caro !.
Della N.A.T.O "North Atlantic Treaty Organization", durante i
corsi, ci fu detto che era stata costituita allo scopo di assicurare,
in conformità e a integrazione delle finalità e dei principi della
Carta delle Nazioni Unite, la sicurezza internazionale e il
benessere dei rispettivi Paesi. In sostanza, si mirava a
fronteggiare, con l'aiuto Americano e attraverso una preordinata
collaborazione soprattutto militare, l'eventuale espansione della
potenza Sovietica verso l'Europa Occidentale. Ci fu anche detto
che, la "Guerra fredda", per Noi, sarebbe stata calda, anzi
caldissima! e negli anni che seguirono ci fu dimostrato quanto
erano veritiere queste parole. Nelle pagine che seguono, leggerai
che, anche in questo, sui campi di battaglia di mezzo mondo, Noi
facemmo il nostro dovere verso la Nostra Patria e ... ci è costato
altrettanto caro!.
Nel Maggio 1970, compiuti 16 anni, come tutti i primogeniti
maschi della mia famiglia, mi arruolai volontario nell'Esercito
Italiano. Nell'Estate dello stesso anno, nella scuola Militare S.A.S
di Viterbo, nell'Aula Magna della Scuola, ci fu un concorso, ed io
fui selezionato da Ufficiali del S.I.D. (Servizio Informazioni Difesa)
per i "Reparti Speciali". Non mi fu detto quali, ma accettai. Mi si
fece concludere il corso di addestramento in quella scuola.
Trasferito, dopo il corso, alla Cittadella Militare della Cechignola a
Roma, caserma Trasmissioni, dove imparai ad usare i mezzi di
radio comunicazione dell'epoca, mi fu ordinato da un alto Ufficiale
del S.I.D. di fare domanda di proscioglimento dalla ferma
volontaria, la quale, anche se non prevista dai regolamenti,
sarebbe stata accolta. Avrei dovuto presentare domanda di
arruolamento volontario in Marina Militare, dove si sarebbe
completato il mio addestramento con l'apprendimento della
qualifica di Macchinista Navale. Non mi fu spiegato perchè, ma
obbedii. Furono accettate, contemporaneamente, le mie domande
di proscioglimento dalla ferma volontaria nell'Esercito e quella con
la quale chiedevo l'arruolamento volontario a Maripers.
Nell'Estate 1971, dopo una visita all'Ammiragliato di La Spezia
"dall'Ammiraglio Henke", fui inviato alle scuole C.E.M.M. della
Maddalena, in Sardegna, dove iniziai il corso da Motorista e
Macchinista Navale. Fui iscritto anche alle matricole della Gente di
mare della Marina mercantile al n.16200 CA. Durante quel Corso,
periodicamente, venivo condotto in un campo Militare sui monti
intorno alla base di Poglina, vicino ad Alghero. Iniziava così un
corso di addestramento parallelo ed una doppia identità anche
all'interno delle forze Armate Italiane. Insieme ad altri miei
coetanei frequentavo corsi di perfezionamento alle tecniche di
guerriglia e sabotaggio in azioni da commandos, ipoteticamente,
condotte dietro le linee nemiche. La parte più dura, ma anche
quella che veniva definita "fondamentale" al superamento delle
varie fasi del corso, consisteva nell'essere lasciati nel territorio
montuoso tutt'intorno al campo con l'unico possesso di un
"Gladio", così veniva chiamata la baionetta, più lunga e robusta di
quelle in dotazione alle forze Armate Italiane. Ci venivano date 24
ore di vantaggio, dopo di che venivamo cercati dai gruppi cinofili
ed elicotteristi che, "contemporaneamente", ignari, svolgevano
addestramenti ed operazioni Anti-sequestri. Non dovevamo
essere ritrovati e/o segnalati, nè chiedere aiuto ... acqua e viveri
ad alcuno, nè rientrare al campo prima che fossero trascorsi dieci
giorni. Dovevamo temprare il corpo alla resistenza e ci
immergevamo d'inverno nelle acque del mare sotto le scogliere.
L'unico sistema concesso per non gelare era la lotta tra noi ... e
lottavamo per ore, anche dimostrando la nostra abilità nel riuscire
ad impedire che le onde, sempre molto forti in quelle scogliere, ci
sfracellassero sugli scogli. Non superare queste prove significava
essere considerati "non idonei" e rientrare nei rispettivi reparti. Ci
era fatto divieto di identificarci tra noi in maniera diversa dal
numero di matricola e di fornire gli uni agli altri, notizie utili
all'identificazione. Io ero G.71 VO 155 M (G. stava per Gladiatore,
71 era l'anno del corso, M. per Marina Militare, VO stava per
Volontario e 155 era il mio numero personale, ma, essendo il
"cucciolo", cioè il più giovane dell'ultimo corso, per tutti fui G.71).
Superai quei corsi ed anche quello da Macchinista Navale. Fui
inviato a La Spezia per il tirocinio sulle navi della Squadra
(dovevo imparare a fare il macchinista navale e lavorare in sala
macchine). Lo feci ... e feci anche molti giorni di C.P.R. (cella di
rigore) perchè la Spezia era piena di belle ragazze ed io
dimenticavo spesso (ogni volta che capitava l'occasione!) di
rientrare a bordo!
(Tre Donne: Tre Colombe?)
Nel mese di Novembre 1973, dovevo essere impiegato in una
Missione all'Estero, la prima. Dovevo presentarmi alla base di
Aviano dove avrei avuto Ordini sulla destinazione e gli obiettivi
della Missione. Da indiscrezioni su ... radio G. (Gladio), seppi che
dovevamo raggiungere una base nel Sud della Sicilia in aereo. Da
lì la II° Centuria avrebbe dovuto raggiungere, con mezzi navali, il
Golfo della Sirte fino al limite delle acque Internazionali, poi, con i
gommoni, la spiaggia di Bengasi ed una pista d'atterraggio con
aeroporto militare e stazione radar, alle spalle della città (un altro
obiettivo era una pista d'atterraggio circa 5 Km. alle spalle di
Sirte, ma era un obiettivo delle Aquile e non ne sapevo di più).
Saremmo stati aiutati dai ribelli Libici che stavano tentando di
rovesciare il regime del dittatore Libico ed instaurare una
Democrazia. Una volta preso l'aeroporto, saremmo stati raggiunti
dalla I° Centuria ed avremmo dovuto convergere su Tripoli, più
precisamente, verso un campo nomadi dove, i ribelli, ci avrebbero
guidato verso la tenda di Muhammar Gheddafi. Il tutto nel
massimo silenzio !. Pare che il numero 1 (il Generale, nostro
Comandante) volesse fare un improvvisata al Colonnello Gheddafi
che, in quel periodo, si diceva che avesse bisogno di una
"pettinata !" (queste però erano spacconate ... o no !?). Era vero,
però, che in quegli anni, Gheddafi lanciava continue minacce di
atti terroristici contro l'Italia ed era opportuno che capisse,
secondo il nostro Comando, che nessuno aveva intenzione di
tollerare le sue aggressioni. Ricevemmo un contrordine : l'aereo
sul quale ci saremmo dovuti imbarcare era stato "abbattuto". Così
ci fu detto dal Generale Comandante, il numero 1, quello che
dava gli ordini, (di persona o al telefono, dopo avermi identificato
recitando il mio numero di Matricola) a me come a tutti i miei
commilitoni. Ci disse che eravamo stati traditi, che dovevamo
essere tutti morti su quell'aereo e che solo un contrattempo
dell'ultim'ora ci aveva salvati !. Infatti, il primo ordine ci voleva
imbarcati su quell'aereo a Napoli, e poi diretti ad Aviano, per
imbarcare l'equipaggiamento ed altro personale. Altri ancora, le
Aquile, le avremmo imbarcate a Pisa sulla rotta verso la base in
Sicilia (forse Augusta). Sentii dire in quei giorni che la nostra
Missione era necessaria per impedire che il Regime filo Sovietico
della Libia di Gheddafi, portasse a termine l'Unione con la Tunisia
di Alì Ben Bourghiba. Pare che questa Unione (disastrosa per il
quadrante Sud della Difesa del Mediterraneo) fosse preparata per
i primi mesi del 1974 e che, la stessa, fosse organizzata e seguita
passo dopo passo dai migliori agenti del K.G.B. Sovietico che
avevano anche già scelto l'ubicazione di alcune nuove basi
aeronavali sulle rive del Mediterraneo Libico-Tunisino.
In seguito a questa infausta vicenda mi fu detto che sarei stato
"congedato" (previa la mia solita richiesta) con il contingente di
leva del I° '52, che si congedava a Dicembre del 1973. Obiettai
che: "se fossi stato di leva, essendo nato il 10 febbraio 1954,
sarei stato del I° '54 che ancora non era stato nemmeno
"chiamato". Mi fu ordinato di attenermi alle disposizioni
impartitemi e così feci. Fui congedato con il I° contingente del
1952 il 14 Dicembre 1973 a La Spezia. Dovetti recarmi a Roma,
al Ministero della Difesa Ufficio X° al Primo piano. Lì, il Generale,
"numero 1", mi presentò gli altri componenti della II° Centuria di
Gladio detta "Lupi": 70 ... 69 ... 68 ... etc. Conoscevo di vista solo
quelli della IX° e X° Decuria perché ci eravamo addestrati
insieme. Ero inserito nella IX° decuria. Le Centurie erano : la I°
detta delle Aquile, perché era composta da Aviatori, Elicotteristi,
Paracadutisti e roba simile ; la II° detta dei Lupi, perché
composta da uomini provenienti dalla Marina e dall'Esercito; la
III°, detta delle Colombe, perché composta anche da donne e non
veniva impiegata in operazioni di combattimento in prima linea o
oltre le linee, ma per informazioni ed assistenza logistica. Ci fu
consegnata in quella occasione una piastrina d'acciaio (con i primi
soldi me la feci rifare di platino, ci tenevamo molto!) sulla quale
era incisa la Matricola ed il gruppo sanguigno di ognuno e ci
furono impartite le istruzioni: il numero di telefono era di una
segreteria telefonica e mediamente ogni settimana, se non
impegnati in missioni, bisognava chiamare per ricevere istruzioni.
Solitamente un indirizzo dove presentarci "ovunque fosse!". Prima
di partire per le Missioni si salutava:
"AVE ITALIA MORITURI TE SALUTANT" (per questo venivamo
chiamati Gladiatori). Questo ci veniva insegnato fin dalle prime
lezioni dei corsi sui monti di Poglina, per ribadire che, dalle
Missioni, il ritorno era un imprevisto e, Noi, lo avevamo
accettato!. Ci fu insegnato che gli ordini sbagliati non si eseguono
e che sono sbagliati tutti gli ordini che violano le leggi di guerra e
di pace, i Diritti Umani ed il codice d'Onore di Gladio. Il Codice
d'Onore di un Gladiatore vieta la resa, il saccheggio, lo stupro ed
ogni azione infamante di questo genere. Impone di combattere a
morte la Tirannia e chiunque la serva, ovunque e comunque. I
Gladiatori hanno giurato fedeltà all'Occidente Democratico ed
all'Italia membro della NATO. Nessuno può violare o modificare
questo Giuramento. In nessun caso è permesso di farsi
identificare per chiedere aiuto, nemmeno ai Consolati ed
Ambasciate Italiane all'Estero. Chi cade prigioniero durante una
Missione, in nessun caso deve rivelare la sua identità. Ogni
Gladiatore è Ufficiale Comandante di se stesso. Durante le
operazioni si obbedisce a chi è stato designato per il comando.
Caduto questo, assume il Comando il più anziano. A Missione
compiuta, se è necessario prendere decisioni dalle quali
dipendono la vita e il destino di ognuno, si indirà un Assemblea
dei Gladiatori durante la quale, assunte tutte le informazioni
necessarie e disponibili, e sentito il parere di ognuno, si metterà
ai voti per alzata di mano. La Decisione, così assunta, avrà
valenza di ordini sul campo come da Leggi di guerra. Detto
questo, il numero Uno ci diede appuntamento per il giorno dopo
in Piazza Venezia, sulle scalinate dell'Altare della Patria alle ore
09.00. Fummo tutti puntuali, c'era la IX e la X Decuria al
completo : venti Gladiatori ... tutti in borghese. Presumo tutti
"congedati" come me, ma nessuno lo disse ed io nemmeno.
Ricordo che mi venne da ridere pensando al divieto di farsi
identificare anche per ciò che riguarda la provenienza : c'erano
tre Italo- Eritrei, quattro Italo- Somali e, per quanto riguarda gli
Italiani "Italiani", bastava che aprissimo bocca per farci
riconoscere. Dissi a G.70 : Infilaci almeno un "ostregheta ciò" tra
tutti quei "minchia e bedda matri !". Ridemmo tutti a crepapelle
... l'accento e le espressioni dialettali erano un problema di tutti.
Il numero Uno arrivò qualche minuto dopo di noi, in abiti civili,
salì le scale senza guardarci e lo seguimmo fino in cima. Tra le
colonne si fermò. Attese in silenzio che ci raggiungesse un altro,
in Borghese anche lui, dimostrava circa 60 anni, non aveva niente
che lo identificasse, ma sembrava esattamente quello che era :
un cappellano militare. Lo dimostrò, infatti, iniziando a recitare il
"Requiem aeternam" in Latino. Era la preghiera per le anime dei
morti, la conoscevo perché mio Padre, da bambini, era l'unica
preghiera che ci faceva recitare, ogni sera, prima di
addormentarci. Per le anime dei morti - diceva il mio vecchio, ma
non la ricordavo più ! . Il numero Uno la stava recitando ed anche
noi iniziammo a farlo. Per chi morirà senza conforto - disse - ha
avuto qui il suo funerale ... requiem stat in pax. Amen - dicemmo
tutti in coro. (Come mi insegnò il mio povero Babbo, ...però, non
trascurai di toccare ferro agguantandomi le palle). "E' una sana
abitudine !, io sono scampato così alla guerra d'Etiopia ed alla
prigionia in Kenia, sul Lago Vittoria" - diceva sempre il mio
vecchio. Colpimmo il petto col pugno destro e tendendo il braccio
salutammo :Ave Italia Morituri te salutant. (...Sarà per questo
che ci definivano fascisti ?. Una bella sciocchezza, era il saluto
Romano dei Gladiatori a Cesare, prima di iniziare i combattimenti
e la Repubblica Romana, a cui ci ispiravamo, era Democratica,
non fascista!. Rituali, forse sciocchi, ma sulle tradizioni si reggono
tutti gli eserciti, anche i reparti piccoli come il nostro e ... noi ci
credevamo grandi, grandissimi !). Alla fine il cappellano ci
benedisse e ci salutammo tutti stringendoci la mano. Mi fu detto
in quell'occasione che, in assenza di ordini, dovevo svolgere la
mia attività di Macchinista Navale presso la Marina Mercantile e
che, di volta in volta, all'occorrenza, mi si sarebbe indicata
qualche compagnia di Navigazione "Amica" e la nave diretta verso
il "teatro delle operazioni". Nella Primavera del 1974, la mia
Centuria ricevette la prima Missione. Nome in codice : Primavera
dei Garofani.
"Primavera dei Garofani". La metà delle decurie raggiunsero
Lisbona per garantire il successo della "Primavera dei Garofani di
Lisbona" che doveva rovesciare la Dittatura degli Oligarchi di
Caetano Marçelo, ostili alla Politica dell'Europa Occidentale e della
Nato, oltre che avversari delle politiche di Democratizzazione
delle Colonie Africane(nel 1974, ci fu una grave crisi interna
all'Alleanza culminata con l'uscita della Grecia dopo l'attacco
Turco a Cipro ed anche il Regime di Caetano, viste le insistenze
della Nato per l'attuazione di Riforme sulle politiche verso le
colonie Africane, minacciava di uscire dall'Alleanza). In caso di
insuccesso dovevano proteggere la vita del Generale de Spinola.
La VI° VII° VIII° IX° e X° decuria furono inviate in Angola per la
"Primavera dei garofani di Luanda", Missione: Organizzare la
resistenza ed addestrare alla Guerriglia volontari Angolani in
previsione della caduta dell'Impero coloniale Portoghese e delle
mire espansionistiche Sovietiche in Africa Occidentale. Truppe
Cubane ed Istruttori Sovietici avevano tentato più volte di
prendere il potere in Africa Sud Occidentale.
(Volontaria Portuguesa:Rita )
Il numero Uno era certo che non si sarebbero fatti sfuggire
l'occasione della smobilitazione dell'esercito coloniale Portoghese
per tentare di nuovo. Durante tutto quell'anno la Missione fu
eseguita con successo. Circa 2.000 Volontari Angolani (tra ragazzi
e ragazze) formarono una Colonna unitaria con l'appoggio sul
territorio di forze politiche Democratiche e Liberal-Socialiste Anti
Sovietiche. Fummo inviati lì come Istruttori militari. Quel periodo
è una storia troppo lunga ed io non sono certo di saperla
descrivere in maniera comprensibile e non noiosa. Infatti, si trattò
per lo più di insegnare ad operai, contadini, studenti ed
intellettuali, ( in una parola : alla popolazione civile), a non
spararsi nei piedi ; a non farsi cadere addosso le bombe a mano ;
a non abbattere (per sbaglio) a fucilate il vicino, a non aver paura
degli scoppi ! ? ... ed un minimo di Arti Marziali. Non fu davvero
un compito facile, ma il loro entusiasmo era contagioso. Avevano
molta fede nella possibilità di riuscire, finalmente, a mantenere
Libera e Democratica la loro Patria, l'Angola. Ricordo sempre la
prima volta che vidi l'altopiano del Bihe in tutto il suo splendore.
La volta lussurreggiante della Jungla, fitta e verdissima, si
estendeva sotto un cielo che iniziava a ribollire di colori, mentre il
sole annunciava un nuovo giorno. Uno strato pesante di nebbia
grigia, come una corona di cemento sospesa, cingeva le cime
delle montagne che, di quando in quando, interrompevano
l'altipiano del Bihè. Presto il sole avrebbe cominciato a diffondere
il suo calore in tutto l'altopiano. L'umidità sarebbe diventata
soffocante come una coperta calda e bagnata, avvolta intorno alla
testa. Eppure, in quei giorni felici, durante l'addestramento , tutto
sembrava calmo, tranquillo e straordinariamente bello. Niente
lasciava presagire che, presto, molto presto, tutte quelle armi
sarebbero servite per la guerra più lunga e feroce che quella
parte d'Africa ricordi. Terminato l'addestramento misero ai voti il
nome da assegnare alla loro formazione e la chiamarono :
"Colonna Libertad". (In Onore di non so chi, ... forse un
Portoghese-Brasiliano.)
(Volontaria Portuguesa)
Lasciammo l'Angola nel Dicembre di quell'anno a bordo di un
Mercantile che ci portò a Cape Town in Sud Africa, prima di fare
rotta per Genova (ero rientrato in Italia solo una volta, in aereo,
per una breve licenza di 20 giorni, nel mese di ottobre, perchè
mia madre stava male). Ci presentammo a Roma a fare rapporto
(ed a ritirare gli stipendi arretrati, per la parte che non
accantonavano in Titoli di Stato ... "per gli eredi eventuali".
Facemmo baldoria sapendo che anche la parte "Portoghese" della
missione era pienamente riuscita. L'Oligarca Caetano Marçelo era
riparato in Brasile e le truppe dei giovani Ufficiali dell'esercito
Portoghese, con un garofano rosso infilato nelle canne dei fucili
(una trovata per non spaventare la popolazione civile e fargli
capire che era un colpo di stato per instaurare la Democrazia in
Portogallo e non contro il popolo) erano entrate a Lisbona,
esattamente il 25 Aprile del 1974. Era la nostra prima Missione ed
avevamo tutti paura di sbagliare.
L'"Isola sul Me-Kong Hau-Giang
Passai il Natale ed il capodanno 1974-75 con mia Madre e mio
Padre. Fui libero fino a fine Gennaio 1975. Fui chiamato all'Ufficio
X° a Roma . Là fummo informati che in Vietnam era in corso una
grande offensiva contro l'Armata Americana che stava già
smobilitando e ritirandosi da Saigon in seguito agli Accordi di
pace. Secondo le informazioni raccolte dalla III° Centuria delle
"Colombe", alcune Divisioni Corazzate Viet-Kong, attraverso la
Cambogia, al riparo dagli attacchi aerei Americani, spostandosi di
notte, si dirigevano verso una serie di ponti di barche, preparati
da tempo e nascosti tra le rive di diversi bracci del Mekong ; ed
alcune Divisioni di fanteria, attraverso la catena dell'Annam,
sfruttando Ponti di corde sospesi tra le gole di quei monti,
stavano marciando a tappe forzate verso Saigon e la retroguardia
Americana. Le Colombe avevano procurato mappe molto precise
degli obiettivi, ma non era possibile identificarli e colpirli dal cielo.
Da ricognizioni aeree Americane effettuate, infatti, non risultava
niente, ed il comando Americano, sotto un pesante attacco,
giudicò inattendibili le informazioni delle Colombe. Loro, invece,
erano sicure che i Viet-kong, arrivando in Viet-nam dalla
Cambogia e potendo utilizzare quei ponti di barche già pronti,
sarebbero piombati su Saigon con centinaia di Carri T-54 e
centinaia di migliaia di uomini con i quali fare strage della
retroguardia U.S.A. Questo piano lo avevano chiamato :"offensiva
del Tet" e l'attacco in forze, su Saigon, contemporaneamente, da
W-SW, Nord ed E-NE, sarebbe stato sferrato il dieci febbraio
1975. Era l'ultimo giorno dell'anno della "Tigre di legno", poi,
sarebbe iniziato l'anno del Gatto di legno e, Vò Nguyèn Giap, era
nato nell'anno del "Topo d'Acqua" il più astuto, avventuroso e
agile, di movimento e di pensiero, dei segni dell'Oroscopo Cinese,
di cui Giap era fanatico conoscitore!
(Annam: Aquile?)
...non avrebbe mai iniziato un offensiva nell'anno del Gatto! ...Ma
gli Americani non conoscevano l'Oroscopo Cinese!!!
Era stata scelta quella data personalmente dal Generale Vò
Nguyèn Giap, membro del Vietminh e Capo dell'Armata Viet-
kong, anche perché portò fortuna ai Viet-Kong in tutte le
precedenti offensive iniziate in corrispondenza del capodanno
Viet, a partire da Dien Bien Phu, contro i Francesi, nel '54, e ...
nessuno è superstizioso quanto Loro ! Io la ricordo con precisione
perché era il mio compleanno, 10 Febbraio 1954, anno del
Cavallo di Legno Yang. L'America si stava già ritirando da Saigon,
stava evacuando gli ultimi reparti ed i civili. L'attacco Viet-kong
aveva solo scopo dimostrativo. Volevano dare una lezione agli
U.S.A e dimostrare tutta la Potenza del blocco Comunista in Asia.
Se fosse riuscito, per tutto l'Occidente Democratico sarebbe stato
un colpo mortale, forse la storia avrebbe avuto un altro finale.
Questo almeno era ciò che pensava il numero 1.
Aveva informato il capo della C.I.A a Roma di quanto ci aveva
detto, ma non era stato creduto e la C.I.A si atteneva ai rapporti
delle ricognizioni aeree che davano esito negativo. Il disinteresse
mostrato, verso le nostre informazioni, era tale che il numero uno
pensava che "qualcuno" desiderasse una strage di Marines, in
trappola a Saigon, che avrebbe avuto nell'opinione pubblica
Americana, da sempre poco propensa all'intervento militare in
Vietnam, gli stessi effetti che ebbe l'attacco giapponese a Pearl
Harbour. Nessuno aveva autorizzato la missione che ci proponeva
e ce lo disse. Ma avendo, Lui, la certezza assoluta, data dal
materiale fotografico in nostro possesso, di quanto preparavano i
Viet-Kong e preoccupato per l'effetto che, una simile disfatta,
avrebbe avuto in tutto l'Occidente Democratico, chiese volontari
disposti a partire. Assicurò un viaggio comodo stavolta,
addirittura in aereo ... e nessuno potè dire di no! Questa missione
fu chiamata in Onore al Generale Giap : operazione Tet
Arrivammo in Viet-nam dopo due scali, era la prima volta che
facevo un viaggio così lungo in aereo. Durante il volo ci furono
mostrate Mappe e fotografie degli obiettivi. Era incredibile quello
che avevano escogitato e realizzato i genieri Viet-Kong :
soprattutto era impressionante il "dove" avevano costruito quei
ponti sull'Annam che, fotografati dal basso, parevano costruiti tra
le nuvole. Senza considerare che erano "mobili", nel senso che,
per non farli identificare dalle ricognizioni aeree, erano costruiti in
maniera da poterli far scendere lungo i crepacci e renderli
completamente invisibili, mimetizzandoli con muschi e cespugli
vari, quando non dovevano essere utilizzati. Che dire poi delle
"Tane ?" Erano gallerie scavate sotto la Jungla, con ingressi
invisibili a chi non ci cade dentro ! ; di quelle avevamo le
coordinate geografiche, altrimenti non le avremmo potute trovare
mai. Ci fu spiegato che quello che ci veniva mostrato era tutto ciò
che chiamavano : la Pista Ho-Chi-Minh. Ci fu detto che i Servizi
Americani cercavano la Pista Ho-Chi-Minh da anni senza
successo, a parte qualche spezzone di galleria (Tana) che
credevano secondaria e che, invece, secondo le "Colombe", era
parte di quella pista che permetteva alle truppe Nord Vietnamite
di spostarsi indisturbate in territorio Sud Vietnam entrando ed
uscendo dal territorio occupato dalle forze Americane ed
attaccandoli dietro le loro linee per poi sparire nel nulla
("giustiziando", spesso, chi accusavano di collaborazionismo !).
Il fattore che aveva impedito, agli Americani, di scoprire la "pista
Ho-Chi-Minh" era, secondo i nostri servizi, che loro ne cercavano
una mentre, in realtà, ... erano quattro !. Due scendevano a Sud
attraverso la catena montuosa dell'Annam ed erano un obiettivo
della I° Centuria Aquile. Due scendevano in Cocincina sul filo del
confine Cambogiano, lungo la riva settentrionale del Me-Kong, nel
territorio occupato dai Khmer rossi. Attraversavano il fiume sui
ponti galleggianti che erano il nostro obiettivo e poi si dividevano
su ulteriori quattro direttrici di marcia, (uscendo in superficie solo
al coperto della jungla o della macchia), che si coprivano e
fiancheggiavano a vicenda per disorientare i Marines, che non
capivano mai da dove arrivava l'attacco. Non era solo ingegnoso
... era diabolico ! Chi si veniva a trovare lì in mezzo, non sapendo
di che si trattava, non aveva scampo ... era come un tiro al
piccione ! e se lo avesse saputo, ma ci fosse finito dentro lo
stesso, non avrebbe avuto scampo comunque !
Sulle mappe era tutto chiaro. In certi punti le tane correvano in
maniera parallela a distanza di circa trecento metri l'una dall'altra
e, sulle mappe, appariva il disegno con cui si coprono con listelli
di legno i ponti delle navi oppure, per capirci, quella posa di
parquet's (pavimento in legno) chiamato a "tolda di nave". Non
osservai con troppa attenzione la cartografia sulle tane, non
erano un nostro obiettivo, ma notai che, per permettere alla
fanteria di spostarsi allo scoperto della Jungla, alcune gallerie
erano indicate sotto le dighe che separavano le acque delle risaie.
Anzi, per l'esattezza, le "tane" più lunghe erano vere e proprie
gallerie costruite in bambù, rivestite di stuoie e ricoperte di terra
in maniera da apparire dighe tra le risaie. Come detto, con questo
incredibile sistema, il Generale Giap, era in grado di manovrare la
sua fanteria, dalla Cambogia fin quasi a Saigon, senza mai uscire,
completamente, allo scoperto.
Un altra cosa che notai era che, sulla carta, sia le "Tane" che
venivano dal Me-Kong che quelle che venivano dall'Annam,
dirigevano su Saigon e vi appariva il disegno di una tenaglia che
stringeva la città da Ovest e NW e Nord-NE. Pensai che questo
Generale Giap era un grande stratega ,... lo ammirammo tutti !.
Il viaggio trascorse così. Negli intervalli ci passavano fotografie di
trappole, di cui la jungla era piena, escogitate da quei
"buontemponi" Viet-Kong e che ... erano assolutamente da
evitare. Ricordo che, seduto in fondo, riuscii a farmi un caffè con
la mia moka ed il fornelletto da campo. Lo bevemmo insieme ad
uno delle Aquile, non ricordo il suo numero ... ricordo la sua
faccia.( Non lo vidi più fino al 1996, (quindi aveva ottenuto anche
lui "l'imprevisto" ritorno dal Viet-nam), ma solo per sapere che
era morto in un incidente d'auto in spagna, nel '77, come un
fesso ... o forse no ?. Lo vidi in televisione in una foto di venti
anni fa, per questo lo riconobbi. Ma è una storia incomprensibile,
dove una certa Signora Donatella di Rosa diceva di averlo
conosciuto vivo, mentre tutti dicevano che era morto, che
trafficava armi e cose di questo genere. Ormai, in Italia, è meglio
non stare a seguire tutte queste chiacchere perché è tutto
immerso nella follia più totale .
Mi addormentai nonostante gli scricchiolii ed il rumore
insopportabile che faceva quell'aereo. Pensai che avrebbero
potuto prenderne uno un pò più recente. Era un cargo e stavamo
sistemati tra casse e pacchi di non so che, ma non era roba
nostra. Alla fine arrivammo, era l'alba e non atterrammo a
Saigon, pare che tutte le piste fossero occupate per l'evacuazione
di militari e civili e che l'avanguardia (o gruppi di guerriglieri)
Viet-kong stesse già combattendo in alcuni quartieri della Città
(sembrava che i guerriglieri Viet saltassero fuori dalle fogne e
nessuno capiva come facessero e da dove venissero !) .
Atterrammo a Nord Ovest di Saigon in una specie di ex-pista
d'atterraggio. Ci dissero che eravamo tra Son-Nhut e Long-Xuyen
a circa 65 Mls. (100 Km.) da Saigon ed a 40 Mls. dal confine
Cambogiano, (ed a 55 Mls. da Kien-Thanh, la costa più vicina, ...
già, non mi dispiaceva studiare una possibilità di "imprevisto
ritorno"). Eravamo anche più vicini agli obiettivi e ci andava
meglio così. Sulle carte avevo visto che gli obiettivi delle Aquile
erano alcune croci segnate in rosso tra il confine Cambogiano e
due città sui monti dell'Annam: Da Lat e Di Linh. Mi sembrò di
vedere anche una ferrovia, ma non ne sono certo. Scendemmo
dall'Aereo protestando per la mancanza di ragazze tra il comitato
di ricevimento. Qualcuno si era convinto che, prima di partire per
il Me-Kong, avrebbe avuto il tempo di fare due salti in Discoteca,
... un pò di luci rosse, come si vede nei film ! . Scaricando il
nostro "nécessaire de voyage", (come lo chiamava uno dei nostri,
un Italo-Eritreo che, prima di arruolarsi in Italia, era stato nella
Légion étrangèr, a Djibouti, nella Somalia Francese) scherzavamo
con le Aquile che proseguivano in aereo : "... i soliti raccomandati
- dicevamo - ... i signorini vanno sui monti in aereo a ... sssciare
e noi, invece, sempre nel fango o nella polvere, con la merda fino
al collo !", ... ma era per ridere un pò. Secondo gli ordini non
dovevamo ingaggiare combattimento, solo distruggere quei ponti
di barche (avevo chiesto, durante il volo, cosa avremmo dovuto
fare se i Viet-Kong avessero avuto da ridire e, anziché
rispondermi, risero tutti, ... ma la mia era una domanda seria !).
Possibilmente gli obiettivi dovevano saltare tutti, più o meno,
nello stesso momento, per evitare di segnalare la nostra presenza
troppo presto a chi, sicuramente, quei ponti li proteggeva. Il
nostro "nécessaire de voyage" erano una ventina di Kg. di
esplosivo e 100 metri di miccia detonante a testa (più l'innesco a
lenta combustione), cinque bombe a mano, fucile F.A.L - 7,62
lungo N.A.T.O., gladio, beretta cal.9, munizioni quanto basta,
toscanelli e fiammiferi (per l'innesco delle micce), gallette e, per
contorno, come al solito, ... secondo capacità e fantasia ! Ci
separammo. La marcia per giungere sui nostri obiettivi durò circa
due giorni. Ci spostavamo stando al coperto e a parte Truppe
Americane che, sulla strada o su piste tra macchie e risaie,
dirigevano su Saigon e qualche agglomerato di capanne di
risicoltori, non incontrammo "nessuno !". Le mappe erano
davvero precise e le Colombe avevano fatto proprio un buon
lavoro. C'erano sentinelle, ma non furono un problema (se si
escludono i problemi di portafoglio perchè, fattili prigionieri, i
Kong, per ingannare il tempo, ci sfidarono ad ogni gioco
d'azzardo possibile ed immaginabile e ci stavano ripulendo come
gonzi!). Anche i genieri Viet-Kong avevano fatto un buon lavoro,
le barche usate erano solide, potevano reggere i Giganteschi Carri
sovietici che, ormai non avevamo dubbi, sarebbero dovuti
passare da lì. Il ponte era pronto sulla riva opposta alla nostra,
era ancorato sotto gli alberi, ricoperto di vegetazione e steso
lungo la riva, impossibile vederlo se non da terra. Restammo
letteralmente ammirati a guardare quell'opera di ingegno, a
raccontarlo non ci si crede. Non sapevamo nemmeno se era
giusto chiamarlo "ponte di barche". In realtà si sarebbe dovuto
chiamare : "Isola galleggiante". Infatti, era una vera e propria
isola costruita su Sampan (barche Viet) con bambù e ricoperta di
vegetazione del tutto identica a quella sulla riva. Era invisibile fino
a che non ci si arrivava di fronte. All'occorrenza, sarebbe bastato
sganciare le cime d'ormeggio a monte e si sarebbe aperto da solo
unendo le due rive e portando l'intera Armata Viet-kong ,in
arrivo, a 98 Km da Saigon.
Però, a dire il vero, guardando quella struttura, pensai che poteva
essere usata proprio come "isola galleggiante", cioè ...cosa
impediva, in effetti, a chiunque si fosse imbarcato là sopra, di
scivolare con la corrente verso Sud, verso il mare: navigando di
notte ed ormeggiandosi lungo la riva di giorno. Alle ricognizioni
aeree Americane, sarebbe sembrato un agglomerato di
vegetazione fluviale, come ce ne erano tante, anche vicine alle
risaie della Cocincina! Sarebbero potuti sbarcare fin oltre My Tho,
20 Mls circa a Sud di Saigon. Ce n'erano altre come questa ...e se
fosse stato proprio questo il piano di "Caesar" Giap? Spingerli
tutti a Saigon attaccando Hue e poi prendere la città da tutte le
direzioni, tagliando Loro anche la via al mare! Non era lo stesso
piano che aveva realizzato con successo a Dien Bien Phu? Gli
Americani ci stavano cadendo in pieno, proprio come i Francesi
nell'offensiva del Tet dell'Anno del Cavallo di legno. ... Ma che
genere di servizi informazioni avevano gli Americani?... Che
importava? tanto sarebbero saltate tutte in aria! Via radio le altre
Decurie avevano già segnalato di essere sugli obiettivi: eravamo
quasi pronti ad innescare le mine!.
Era "quasi" un peccato distruggerlo !. Minammo il ponte in più
punti, in maniera che non restasse niente da poter riparare e ci
mettemmo in contatto con gli altri per attendere che fossimo tutti
pronti. Avevamo esplosivo in eccesso, ma non era previsto che
arrivassimo tutti sugli obiettivi. (Invece avemmo fortuna e non
incontrammo proprio nessuno a parte vedere, di quando in
quando, in lontananza, sulle strade tra le risaie, colonne di mezzi
militari Americani e Sud Vietnamiti che ripiegavano verso Saigon
e, in celo, gli aerei Americani che non potevano vedere alcunchè.)
L'esplosivo che avevamo in dotazione (candelotti di dinamite) era
antiquato anche per quel tempo : una mistura preparata dai
nostri artificieri a base di nitrato d'ammonio, nitroglicerina,
dinitrololuolo e molta farina vegetale come assorbente d'urto. Le
Aquile ne avevano di più maneggevoli ancora (...non perche
erano raccomandati!, dovevano buttarsi sui monti con quella roba
sulle spalle), erano stati preparati miscelando la nitroglicerina
rispettivamente con materiali assorbenti solidi come la farina
fossile o gelatinizzandola con nitrocellulosa e altri ingredienti e
con opportuni agenti stabilizzanti. Però il peso maggiore era della
cassetta protettiva, metallica ed imbottita !. I nostri specialisti si
erano preoccupati di fornirci di materiale esplodente
sufficientemente potente ma, nello stesso tempo, di permetterci i
movimenti e di ingaggiare combattimento, se necessario, senza
esplodere come bombe umane al primo urto. Inoltre, aveva il
pregio di non avere meccanismi a rischio di mal funzionamenti.
Bastava il Toscanello acceso e sistemate le micce a dovere, o il
cavetto della dinamo per la scossa, non ci potevano essere brutte
sorprese. Il ponte era in mano nostra, dovevamo solo aspettare
di essere tutti pronti. Ingannavamo il tempo pescando un pesce
insipido (come tutti i pesci di fiume). La stessa cosa che facevano
le sentinelle Viet al nostro arrivo!. Due volte capitò che, il
Comando Viet-Kong, chiamò il posto di guardia, chiunque si
trovasse davanti alla radio in quel momento, aveva la consegna
di miagolare qualcosa tappandosi il naso e raschiare con un
chiodo il barattolo metallico sistemato vicino alla radio e, poi,
spegnere. Sarebbe sembrato un guasto o una banale
interferenza. Insomma, niente di preoccupante da meritare un
ispezione! Ora, le sentinelle Viet-Kong, stavano litigando
furiosamente con i "vecchi" nella stiva del Sampang di testa, ne
avevano fatto una specie di bisca clandestina e ne approfittai per
studiarmi la mappa. Eravamo in una zona che non è possibile
descrivere brevemente : il Mekong, entrando in Vietnam, si
divideva in due bracci, uno era segnato con il nome di "Tien-
Giang" e l'altro "Hau-Giang, ma, gli stessi, si dividono ancora in
un insieme di nove rami e tutti con il loro nome "diligentemente"
segnato sulla mappa dalle Colombe che ci informavano anche
che, l'insieme delle bocche era chiamato Cuu-Long (in Italiano : I
nove Dragoni). Il risultato di tanta precisione però, è stato che
non so dove accidenti ci trovavamo noi !. Secondo i miei calcoli
eravamo più a Nord, in territorio Cambogiano, sul braccio più
settentrionale l'Hau-Giang e ... già in Cambogia, ma il cartografo
non ero io e poi, che differenza faceva ?. Speriamo che il Dragone
mi porti fortuna - pensai, ricordandomi che mio Padre (secondo
l'oroscopo Cinese) era del segno del Drago ... cercando di
convincermi che fosse "Buon segno !".
Passarono così alcuni dei giorni più lunghi della mia vita. Alla fine
però fummo pronti e il ponte saltò prendendo pure fuoco, doveva
esserci anche un deposito di carburante sotterrato lì vicino (ben
nascosto dal momento che non l'avevamo visto!) o, più
probabilmente, era sotto il paiolato di Bambù, nella stiva dei
Sampan. Forse c'erano bidoni di carburante per rifornire i mezzi
che sarebbero arrivati lì, attraverso il Laos e sicuramente a secco.
Davvero ingegnosi, era quasi un peccato aver rovinato una simile
festa !. La quantità di esplosivo usata era tale che saltammo tutti
per aria per il rinculo dell'esplosione nonostante le precauzioni di
rito :"1) Stare sdraiati e tenersi sollevati da terra, soprattutto il
ventre, facendo leva sui gomiti. 2) Portare le mani sul viso, indice
e medio a coprire gli occhi, i pollici a tappare le orecchie (per
salvare i timpani), anulare a chiudere il naso e tenere la bocca
aperta per lo stesso motivo. 3) Chi ci tiene alle palle, dicevano gli
istruttori, farà bene a tenersi sollevato anche sulle punte dei piedi
!". Avevamo fatto sempre tesoro di questi consigli, si può morire
per un esplosione ravvicinata e solo perché la depressione,
provocata dall'esplosione, distrugge gli organi interni ...
esplodono !. Dopo l'esplosione, nonostante le precauzioni,
restammo tutti senza fiato, boccheggianti, ed io sperai che
nessuno dei resti "dell'Isola" che stavano ripiovendo giù
scegliesse proprio il mio pezzettino di foresta per atterrare ...
perché ero rovesciato a pancia per aria, in cerca d'ossigeno, e
non ero proprio certo di essermela cavata !... Forse avremmo
dovuto allontanarci ancora un pò ! ! !. Anche i prigionieri Viet-
Kong boccheggiavano, li avevamo legati, ma non per impedirgli di
scappare ... La verità era che avevano letteralmente ripulito i
vecchi e ... Loro non sapevano perdere, i Viet nemmeno, quindi,
per far cessare l'"ammuina" ed avere finalmente un pò di silenzio,
li legammo, sequestrammo: dadi, carte "Americain", dame cinesi,
carte da Black jack, chemin de fer, Napoletane e Genovesi,
bastoncini Shangai ed un mucchio di altri strumenti da
biscazzieri! più, naturalmente, il maltolto ... l'"argeant".
Restituimmo Dollari e Lire ai nostri "poveri vecchi!" (... che figura
però!) e Yuan, Rubli e quant'altro d'Orientale ai "prigionieri". Ed è
proprio questo che li rese furiosi, sembravano gatti arrabbiati!.
Ma che altro potevamo fare? se è vero che il rientro era un
imprevisto, senza soldi era puro azzardo! Li bendammo prima di
andarcene ... i loro compagni li avrebbero raggiunti presto e, visti
i risultati del loro turno di guardia al ponte, avrebbero passato un
brutto quarto d'ora davanti a Giap o a chi per Lui del Vietminh e
Noi, non volevamo che sapessero la direzione che avevamo
deciso di prendere.
Sentimmo le esplosioni delle Tane più vicine a noi, dovevano
essere anche imbottite di munizioni o non le avremmo potute
sentire esplodere da quella distanza e sottoterra. Sulle mappe
avevo visto che le tane avevano in molti punti delle "camere",
degli allargamenti, pensavo che fossero per gli alloggiamenti,
evidentemente erano, anche loro, depositi di munizioni. Noi della
II° Lupi, eravamo tutti lì :"sulla coda del Dragone", sparsi in un
raggio di circa 30 miglia tutt'intorno, su ponti e tane che
saltavano una dietro l'altra. Ora veniva la parte più
difficile:"l'imprevisto ritorno". Il sole era appena tramontato, in
quel punto della Jungla, Cambogiana, al confine col Vietnam, e la
notte scendeva rapidamente. Lassù, sulla volta lussurreggiante
della Jungla, faceva pensare ad un mondo senza conflitti. Nè
rabbia, nè sofferenza. Nel labirinto fitto e aggrovigliato della
boscaglia, nessuno che lottasse per la sopravivenza. Solo 20
uomini, stanchi e tesi, che si apprestavano a trascorrere la notte.
Era come se la terra si fosse spopolata e la natura potesse
decidere del proprio destino. Improvvisamente, quel silenzio
ovattato, irreale, venne rotto dal frastuono di dieci, cento
Kalashnikov, o erano mille? Vidi G-30, "Adamo", cadere accanto a
me, dopo l'esplosione del suo petto, colpito in pieno da una
scarica. L'attimo successivo ero sdraiato a terra e scaricavo il mio
FAL in direzione dei lampi che intravvedevo proprio di fronte a
noi. Furono attimi d'inferno. Rotolavo e sparavo. Mi ritrovai dietro
un grosso tronco, ne intravvedevo la sagoma scura. Era quello
dove, un attimo prima ma sembrava che fosse passato un secolo,
avevo poggiato il mio zaino e preso la mia moka per preparare un
buon caffè. Avevo tre bombe a mano e 2 razzi anticarro nello
zaino, di quelli che potevo lanciare innestandoli sul tromboncino
lanciabombe. Avevo anche, sempre pronte alla bisogna, nel
taschino laterale, cartucce a salve per l'innesto dei razzi. Il tronco
mi offriva riparo sufficente per le manovre necessarie e procedetti
febbrilmente. In un attimo fui pronto a lanciare. Dovevo decidere
dove e per questo dovevo osservare da dove arrivasse il maggior
volume di fuoco. Presumevo che lì ci fosse un riparo maggiore sul
quale far esplodere i razzi. Avrebbe avuto un effetto devastante: i
razzi anticarro del FAL potevano forare 40 cm di corazza
d'acciaio, ma dovevano impattare su un ostacolo rigido. Uno dei
grossi tronchi di quella Jungla andava benissimo, ma era buio, il
cielo si intravvedeva, tra il fogliame, ancora del colore violetto
che precede la notte, ma quaggiù non vedevo il mio naso. Non
erano soldati del NVA (l'armata regolare del Nord). Quelli non ci
avrebbero attaccati al buiocol rischio di spararsi addosso tra loro
e senza poter vedere l'oboettivo. Ci avrebbero circondato in
silenzio e avrebbero aspettato pazientemente l'alba ...facendoci
fuori tutti! Erano sicuramente ragazzini, ...Vietkong! I miei
commilitoni si erano sdraiati a ventaglio e rotolando rispondevano
al fuoco. Strinsi il FAL sul fianco destro e, con un passo in affondo
a sinistra, lasciai il riparo facendo immediatamente fuoco. La scia
del razzo illuminò la scena e un boato ci mostrò il gruppo
principale Vietkong saltare in aria, poche decine di metri davanti
a noi. Fu sufficente per darci il tempo di sganciarci. Fui superato
da G-47 "Alvaro": "...Via, Via, Via!" - urlava. Ma non scappava, si
fermò poco oltre per coprirci la ritirata e poi raggiungerci. ...Così
si fa! Corremmo nel buio finchè avemmo fiato, inciampando e
rialzandoci e ricadendo ancora. Alla fine ci sentimmo al sicuro e ci
predisponemmo per la notte. L'indomani avremmo dovuto
riprendere la marcia. Mi assopii senza ricordare nemmeno di aver
appoggiato la testa sullo zaino. L'indomani mattina, alle prime
luci dell'alba, fummo tutti in piedi e pronti a muovere. Nemmeno
il tempo di un caffè, ma eravamo tutti consapevoli di essere
cercati. Eravamo noi, questa volta, la selvaggina della caccia. Gli
anziani ci incitavano a correre, a far presto, ma per andare dove !
?. Senza più il peso degli esplosivi eravamo più agili, ci stavamo
allontanando verso Est-SE. Attraversavamo tratti di jungla molto
fitta e procedere era faticoso, ma anche più sicuro. A volte
procedevamo tra canne di Bambù altissime e cercavamo di non
uscire mai allo scoperto.
(Me-Kong Hau-Giang '75)
Correvo con gli altri, procedendo in fila, a qualche metro l'uno
dall'altro e tenendo sempre sotto tiro alla mia sinistra. Correvo e
pensavo che stavamo sbagliando, ripiegavamo su Saigon, non ci
saremmo mai arrivati. Ormai tra noi e gli Americani c'erano i
Viet-Kong, tutti quelli che aspettavano "l'Armata rossa" sulla pista
Ho-Chi-Minh (che non c'era più) e che sapevano che non era
stata distrutta dai Phantom USA. Ero sicuro che non avevamo
fatto la scelta giusta, che dovevamo ripiegare andando a Nord
passando il confine Cambogiano (se già non c'eravamo) e da lì
raggiungere Phnom Penh, ancora tenuta dalle truppe governative
e filo Occidentali di Lon Nol. Eravamo ad appena 100 Km da
quella Città, ed era un percorso da fare al riparo della jungla,
dicevo io. "Saigon è a quasi 200 Km da qui, ed è un percorso
coperto solo per un tratto, dopo di che ci ritroveremo ad
attraversare le risaie, a perdita d'occhio, che abbiamo visto
venendo qui", insistevo a dire. Ma, secondo le nostre Mappe, ci
saremmo trovati in un "Santuario" Viet-Kong, che stava proprio
davanti a noi (erano basi militari Nord Vietnamite in territorio
Cambogiano, lungo la linea di confine col Sud Vietnam).
Probabilmente era proprio lì che il Generale Giap stava
concentrando le sue truppe da traghettare sulla "nostra isola ...
che non c'è più !" per l'invasione del Tet !. Ce n'erano molti di
questi "Santuari" e tutti lungo il confine ... in territorio neutrale,
al sicuro ! ... evidentemente il Generale Giap era un uomo molto,
molto religioso ! ... "Senza contare che la Cambogia è quasi del
tutto in mano ai Khmer rossi di Pol Pot", ribattevano altri. "A Nord
non si passa, per passare ci dovremmo battere ... in 20 contro
l'Armata Viet-Kong e, i vincitori ( ! ?), se la dovranno vedere con
l'armata Khmer di Pol Pot" . Chiusero la mia proposta ridendo ed
io, che restavo contrario ad andare a Saigon, li feci ridere ancora
scattando sull'attenti alle parole di G.58 salutando :AVE ...! come
se avessi accettato il combattimento proposto, poi, ridendo
anch'io, mi sedetti intorno alla carta dicendo :"due sole armate
contro venti di noi ! ? ... troppo facile ! Avete ragione. Allora
perché non andare ad Ovest ?, è tutta foresta, passeremo i due
bracci del Me-Kong e dirigeremo a Khien-Thanh, Golfo del Siam.
Sono 100 Km di passeggiata da qui e se non è ancora caduta è
fatta : ci faremo rimpatriare dagli Americani. Altrimenti ci
procureremo un imbarcazione e lasceremo il Vietnam via mare,
siamo la Marina ... o no ? !".Dissi questo perché ero davvero
sicuro che era l'unica via d'uscita per noi. Insistei : "Non capite
che non si aspetteranno mai che abbiamo preso quella direzione
?. Ci cercheranno tutti e ci cercheranno da qui a Saigon". Ma non
ci fu verso di fargli cambiare opinione ... votammo e, 19 a 1,
andammo verso la rovina ... verso Saigon ! !.
Ce li trovammo addosso all'improvviso! Non so come ci
intercettarono, eravamo stati molto prudenti, forse è stato solo
che erano dappertutto ... lo sapevo che avremmo dovuto andare
verso Ovest-SW verso il golfo del Siam e Kien-Thanh. Fu davvero
dura, anche se le tane erano saltate, ci attaccavano da tutte le
parti e non finivano mai. Quelli tra noi che restavano feriti, come
avevamo deciso in Assemblea, si fermavano a proteggere la
nostra ritirata. Non c'era alcuna possibilità di trasportare i feriti e
poi ... per portarli dove ? !. Meglio una morte onorevole, da
Gladiatore, in combattimento. Chi avrebbe potuto desiderare di
meglio ?. Per noi era davvero il massimo e lo si capiva con
quell'ultimo saluto che "i Morituri" ci rivolgevano, consegnandoci
le piastrine, prima di essere abbandonati sulla pista : Ave Italia
Morituri te salutant ! e furono molti i saluti che ricevetti su quella
pista in quei giorni : Ave 60 ... Ave 59 ... Ave 58 ... AVE ! ! ! (Si,
forse, eravamo un po' esaltati, ma quando ci salutavamo così ci
sentivamo a Roma, tutti uniti su quell'altare di una Patria che era
solo nei nostri sogni di ragazzi, a casa, e poi ... che altro ci
restava ! ?) Della IX° e X° decuria riportai in Italia 19 Piastrine.
L'Armata Americana era lontana, forse aveva già ultimato
l'evacuazione di Saigon e noi, "tanto per cambiare", eravamo di
nuovo "Stay-behind" (dietro le linee). Rimasto solo e, vista la
situazione, feci una nuova Assemblea. Questa volta avevo la
maggioranza e cambiai direzione ... che diavolo ci sarei andato a
fare a Saigon , a marciare con i Viet-Kong in parata ? !. Non
sapevo che stava accadendo tutt'intorno a me, ma non tanto da
non capire che i Kong (i rossi) avevano vinto. Anche il Vietnam
era caduto ... o era stato Liberato ! ?, mah ! ... "Ai posteri l'ardua
sentenza" disse un saggio. Io, adesso, avevo il solo dovere di
tentare di essere tra quei posteri e, per riuscirci, tornai indietro,
verso il fiume. L'odore di marcio della jungla e la paura di essere
catturato da un nemico invisibile mi convinsero a valutare meglio
quella realtà. Non dovevo avere fretta. Ce l'avrei fatta, lo sentivo,
ma non dovevo avere fretta. Avevo perso il conto dei giorni, forse
erano gli ultimi e preferivo ascoltare gli uccelli cantare al mattino
ed alla sera. Mi ricordavano che un nuovo giorno era nato, un
altro era passato ... ed io ero ancora vivo !. Il silenzio era
rassicurante e, quando la stai per perdere, ogni attimo di vita lo
assapori con gioia. Anche immerso in un lurido fiume, tormentato
da insetti e a rischio sanguisughe. Una strada che conduceva a
Saigon era un fiume in piena di Civili che fuggivano verso la
direzione opposta. Dovevo prendere anch'io quella direzione, ma
da solo, non potevo certo passare per "civile Viet". Dopo essere
stato immerso nel Me-Kong quasi due giorni per sfuggire ai Viet-
kong che ci cercavano, la mia carta era quasi inservibile, ma
ricordavo perfettamente quella che avevo visto sull'aereo e la
città sul mare : Kien-Thanh, dovevo dirigermi là. Scendere lungo
il Me-Kong, pattugliato com'era dai barchini Viet-Kong, era troppo
pericoloso e poi, nessun civile fuggiasco lo faceva, significa che
non era consigliabile. Inoltre, se i civili in fuga non vanno a
Saigon, ma se ne allontanano, questa era un ulteriore conferma
che "l'imprevisto ritorno", passava per Kien-Thanh !. Mi fu
prezioso l'addestramento fatto sui monti intorno a Poglina, lì era
molto più difficile nascondersi. Non feci l'errore di aver fretta di
lasciarmi il Vietnam alle spalle. Forse è proprio questo che portò i
miei commilitoni a volersi dirigere a Saigon ... la fretta di
rientrare, la speranza di arrivare in tempo per montare su un
comodo aereo e ritrovarsi a casa in poche ore. Io no, non avevo
fretta e non ne avrei avuta !.
Stavo immerso nel fiume, sotto una piccola zattera di rami e
foglie dove stavano le mie armi, e lentamente, molto lentamente,
la pilotavo verso il centro del fiume, ma come se fosse la corrente
a farlo. Non c'era anima viva, ma la regola numero uno
dell'addestramento era : muoviti come se tutto il mondo tenesse i
riflettori su di te. Ero talmente immobile che persino piccoli
animaletti e dei pesci, attirati dal calore del mio corpo, trovavano
rifugio sotto la mia tuta mimetica. Regola numero due : tutto
quello che si muove sono "proteine" e quello che sta fermo sono
"vitamine". Non importa quanto ci avrei messo, ma sarei tornato
dal Vietnam e : "si accettano scommesse" ! - gridai col pensiero a
me stesso, ma non scommise nessuno contro di me. Mi ci vollero
solo una decina di giorni per raggiungere il mare. Dalla carta
potei calcolare che facevo una media di sei o sette Km al giorno,
ma non avevo fretta. A volte mi avvicinavo al limitare della selva
per spiare una strada dove colonne di civili, come un fiume in
piena che non scemava mai da giorni, si allontanavano da Saigon
! ! ! Anche loro, come me, non avevano fretta, ciò che contava
era riuscire ... non in quanto tempo !.
Interi villaggi di pescatori "emigravano" dal Vietnam ormai
caduto. Raggiunta la costa, imparai a spostarmi dentro le foreste
di mangrovie. Non fu affatto facile, non c'è intrigo di rami e radici
più fitto, ma mi sentivo al sicuro là in mezzo e poi, l'acqua era
salata, ero di nuovo in mare ... un buon segno per me !.
(Kien-Thanh: Mangrovie)
Spostandomi così mi stavo allontanando da Kien-Thanh, ma, al
mio arrivo nella periferia della Città, avevo visto colonne di soldati
Viet-Kong muoversi indisturbate sotto la bandiera rossa ed avevo
considerato che non era il caso di presentarmi al porto a cercare
un imbarco. Stavano già procedendo con i "rastrellamenti di
collaborazionisti", li avevo visti caricare sui camion diverse decine
di persone, sicuramente colpevoli di non essere comunisti !.
Raggiunsi il limitare di quella formazione di mangrovie a Sud di
Kien-Thanh in circa tre giorni (me l'ero presa comoda, ... non
sapevo dove andare !). Quel tratto di foresta si interrompeva su
una spiaggetta nascosta tra gli alberi. Lì c'erano alcune
imbarcazioni da pesca che, chiaramente, si preparavano a
salpare. La presenza a bordo di donne, bambini ed animali mi
diceva che erano profughi ... quindi non comunisti e stavano
scappando, ... proprio come me !. Uscii allo scoperto e,
camminando nell'acqua, li raggiunsi. Le donne ed i bambini che
giocavano sulla spiaggia fuggivano, li spaventai, ... già dovevo
essere impresentabile ! Erano gente pacifica ed io ero armato fino
ai denti, mi preparavo a vendere cara la pelle. Usai un linguaggio
universale, andai verso quello che sembrava il gruppo degli
"anziani del villaggio" tenendo il Fucile alto sopra la testa. Mi
fermai e dissi solo : I'm friend, ... were are you going ?. Vous
n'est pas un Américain ! - rispose il più anziano, in uno stentato
Francese. Ouì, Monsier, je ne suis pas un Américain, je suis un
Italien - dissi io - ... en transit pour l'Italie ! Aggiunsi, alla loro
sorpresa, facendoli ridere. Ma questo non cambiava la mia
situazione. C'erano due Giunche Cinesi e tre Sampan ed, a colpo
d'occhio, avrebbero affrontato il mare navigando al limite della
linea di galleggiamento. (Giunche Cinesi e Sampan)Indovinando i
miei pensieri, qualcuno aveva impugnato vecchi fucili da caccia,
ma non avevo alcuna intenzione di fare la guerra a donne e
bambini per ... "fuggire". Lo feci capire offrendo la mia borraccia
vuota al capo villaggio. La prese e me la riconsegnò, di li a poco,
piena d'acqua ; una donna, nel frattempo, mi aveva dato da bere
acqua di cocco (era bello essere di nuovo in mare, ma l'acqua del
fiume la potevo bere, quella del mare no). Andai a sedermi
all'ombra. Non so cosa avrei fatto, ma, di sicuro, non li avrei
obbligati a portarmi con loro, avrei continuato verso Sud ... chissà
! e se no ... Ave !.Assistei a tutti i preparativi, avevano imbarcato
anche i cani, (ma perché li mangiavano). Tentavano ormai da
tempo di far partire i motori senza riuscirci, quando mi alzai per
raggiungerli. Stando nell'acqua spiegai loro come fare, ma era
inutile. Il capo mi fece cenno di provarci io. Salii e riuscii a far
partire il motore ... era un vecchio motore Francese dell'epoca
coloniale (forse un Berliet ! ?) con avviamento a cartuccia
esplosiva e manovella. Se non si dà un colpo deciso e preciso, al
momento giusto, non esplode ... che Dio lo benedica !. Se li erano
procurati chissà dove per lasciare il Vietnam. Per la pesca
usavano le vele, ma per traversare il Golfo del Siam fino alla
penisola di Malacca gli anziani avevano "saggiamente" deciso di
superare le bonacce (niente vento), attrezzando di motore le due
Giunche che avrebbero trainato i tre Sampan. Un bel convoglio di
incoscienti non c'era che dire. Mi trovai proprio a mio agio tra loro
! Sulla Giunca, ammassati come topi, fu fatto posto anche a me
(avevo trovato imbarco da macchinista !).
(Sampan)
Potei capire che erano tutti diretti nella penisola di Malacca dai
loro Parenti. Seppi in seguito che persino navi Italiane si
trovavano in quelle acque per raccogliere i profughi, ma non fui
così fortunato. Impiegammo sette giorni a traversare il golfo della
Thailandia e raggiungere la Penisola di Malacca. Da lì, uno dei loro
parenti mi aiutò a raggiungere la ferrovia del Sud Est Asiatico
(era stata fatta dagli Inglesi e congiungeva Bangkok con
Singapore). Feci un lungo viaggio di circa 500 Kilometri (il treno
impiegò quasi due giorni!) attraverso la foresta Malese fino a
Singapore dove potei darmi una ripulita in un buon Hotel.
Vendetti le armi e l'equipaggiamento e, con quello che avevo in
tasca, trovai imbarco per l'Egitto e poi in Italia. A Roma feci
rapporto al Generale, consegnai le piastrine "superstiti" dei miei
commilitoni caduti (non erano 19, ne avevo perse alcune negli
spostamenti e credo di ricordare che ne riportai in Italia 12) e
seppi che anche altri erano rientrati.
In Italia, Giornali e Telegiornali davano la notizia che Saigon non
era ancora caduta o, più precisamente, dicevano che stava
cadendo in quei giorni. Potei vedere le immagini alla TV, quindi
era vero ... o no!?. Si vedevano sparatorie tra Marines e i
Guerriglieri di Giap, strada per strada, a Saigon. Gruppi di
Guerriglieri stavano attaccando l'Ambasciata Americana ed i
Marines resistevano per dare tempo alla Marina di evacuare
completamente la Città ... Il piano di Giap e del Vietminh! Ma,
potendo disporre delle sole avanguardie, quelle da sempre
presenti intorno a Saigon e, con il grosso dell'Armata
impossibilitato ad attraversare il Me-Kong, nè a scendere
dall'Annam, il grande assalto a Saigon del 10 Febbraio 1975 e
l'offensiva del Tet '75, il terribile piano che prevedeva il massacro
di tutte le forze Americane e Sud Vietnamite confluite su Saigon,
non potè essere messo in atto. Non avrei davvero voluto essere
nei panni di quelle sentinelle (o dovrei dire: biscazzieri!?).
Tuttavia, dalle notizie che venivano diffuse, potei capire che "Caio
Giap Cesare" (così lo chiamammo dopo aver visto di cosa era
capace, anche nelle progettazioni delle opere dei suoi genieri ...
proprio come il "nostro" Cesare) non si perse d'animo: le forze
che dal Nord dovevano attaccare Huè, come diversivo
all'accerchiamento di Saigon, furono, sicuramente, rinforzate
dalle riserve dirette a Sud; quelle presenti nei "Santuari",
frattanto, dovevano essere state impiegate in una marcia forzata
per risalire a Nord- Est e passare il confine nel tratto che
costeggia l'Annam ed attendere, fiduciosamente, la rotta
dell'esercito Sud Vietnamita che, secondo Cesare Giap, non
sarebbe mancata ...oppure, erano una forza pronta ad essere
impiegata per attaccare, "anche" alle spalle, l'Armata degli
Nguyèn del Sud!. Non aveva più scampo nessuno laggiù! Come i
Galli del "de Bello Gallico" e Pompeo, dopo che l'altro Cesare
lanciò quei dadi!. "Alea Iacta Est, Caesar Giap!" ... se avesse
rallentato l'offensiva su Huè, per attendere di ripristinare la "via
Ho-Chi-Minh", sarebbe stato sconfitto: l'Armata Americana
avrebbe lasciato, ai Sudisti, armi e mezzi a sufficienza per
contrattaccare ed il suo momento sarebbe passato, ma non fece
errori ... per questo vinse! Noi, comunque, portammo a termine
la nostra missione e non ci fu alcun massacro ...a parte il nostro!
La guerra del Vietnam stava finendo nell'unico modo possibile!
Fui lasciato libero solo pochi giorni, fino a fine Aprile '75. In
Angola la "Colonna Libertad", che avevamo addestrato l'anno
prima, era impegnata in combattimenti con altre formazioni
guerrigliere che si contendevano l'Angola dopo l'abbandono del
Portogallo. La Missione ricevuta voleva che tentassimo di formare
un fronte comune con tutte le forze Anti Comuniste presenti in
Angola, il nome in codice rimase: "Primavera dei Garofani di
Luanda".
N.d.R.: Alcuni visitatori mi hanno scritto gradite lettere dicendomi
che è incredibile quanto hanno letto su The Real History of Gladio,
in quanto nessun giornale Italiano ha mai riportato una sola
notizia di quanto hanno letto in questo sito. Devo dare atto che è
così, ma, del resto, nella pagina "I giornali Italiani" Noi stessi ci
meravigliavamo delle menzogne che leggevamo sui giornali!.
Viene considerato incredibile soprattutto che i capi militari e
politici del Nord Vietnam comunista e "proletario" fossero, in
realtà, Nobili feudatari della stirpe Imperiale degli Nguyèn,
discendenti dell'Imperatore "Già Long" (il Dragone di Giada,
Imperatore di Hue ed unificatore del Vietnam). Noi, invece, ci
meravigliavamo che tali situazioni che erano in evidenza, sotto il
naso di tutti, passassero inosservate, come se fossero scontate.
Era scontato che le "Rivoluzioni popolari", in Cina come in
Vietnam, e dovunque in Asia, in realtà, erano gestite da
Mandarini, Principi e Duchi feudali che gestivano il potere
"Rivoluzionario" con durezza e ferocia degna dei "Loro" Avi
...però, i Democratici, erano "Loro"!. Questa Nostra storia vera,
giocoforza e per ovvii motivi, è un breve riassunto. Vorrei però
aggiungere, per chi dovesse ancora avere dubbi, che risulta noto
che tutto il mondo era a conoscenza del fatto che a negoziare gli
accordi di pace a Parigi, (nel gennaio 1973, poi perfezionati nel
giugno '73, con il quale si volevano eliminare le continue
violazioni ai trattati precedenti), con Henry Kissinger, Segretario
di Stato U.S.A., veniva inviato a rappresentare Hanoi un signore
di circa sessanta anni, membro del Politburo dal 1954 e poi
segretario del Partito dei Lavoratori del Vietnam (ex partito
Comunista Indocinese), il quale rispondeva al nome di "Le Duc
Tho". Sapete che significa? Significa "il Duca di Tho"! (quale Tho?
...My-Tho, Can-Tho ...?), ma nessun giornalista ha mai fatto
alcun commento su questo ...come su tutto il resto! Io credo che
tutto ciò si commenti da solo, non vi sembra?.
I giornali Italiani non dicevano mai nulla delle nostre azioni,ma
dell'Angola parlarono molto.
(La verità e la Stampa)
Scoprimmo così che l'O.N.U. visti i massacri di popolazioni civili
inermi (vero !), aveva autorizzato Cuba ad intervenire ... con una
forza di pace ! ?. Che truppe Cubane con l'appoggio di "Istruttori
militari Sovietici" sarebbero presto sbarcate a Luanda chiamate
dall'M.P.L.A e che, questo, era "attualmente" all'attenzione del
Consiglio (... ! ?). Noi non avevamo dubbi che i piloti degli
elicotteri da combattimento Mi-24 che mitragliavano i nostri
fossero Russi e non Cubani con le "mèche". Ma, a leggere il
giornale sembrava che tutto dovesse ancora accadere ! In quel
bar in via Cavour, dove eravamo seduti a far colazione, era il
mese di agosto '75 ! ! ! !. Ma non sono sbarcati a Maggio ?- dissi
sorpreso. Era un allucinazione !, tu sei un allucinazione, ... noi
siamo un allucinazione, ... loro sono un allucinazione ! - risposero
gli altri ridendo. E questo feci anch'io ... mettendo via il giornale.
Sentii spesso di giovani che, ingannati dalla stampa,
partecipavano a cortei inneggiando ai Cubani e gridando lo slogan
: M.P.L.A ... in Angola vincerà !, oppure Viet-Minh ... Ho Chi Minh,
... Kmer Rossi ... Pol-Pot !. Capelloni in jeans ...come me, non
somigliavano certo ai militari Sovietici, né le loro idee a quelle dei
Marxisti del M.P.L.A o di quelli che, per me, risultavano essere dei
criminali contro i Diritti Umani. Certo che se avessero saputo che
la vittoria dell'M.P.L.A c'era già stata e che, questo, aveva
significato la sconfitta della Libertà in cui credevano, avrebbero
sicuramente gridato qualcos'altro !. Che potere immenso ha la
stampa ! - pensavo. Con i miei commilitoni parlavamo
dell'offensiva del Tet e di quella prima parte del 1975, davvero un
anno caldo per noi !. Mezzo mondo stava cadendo per la
Democrazia e diventava terra di conquista per i Tiranni. La
popolazione civile vi veniva perseguitata e tiranneggiata, perdeva
ogni diritto, veniva sfruttata in maniera bestiale : ... in nome
della "rivoluzione proletaria", naturalmente !
Da uomini che, però, appartenevano sempre a famiglie
aristocratiche, le quali dominavano quei popoli con pugno di ferro,
da feudatari : con diritto di vita e di morte sui loro sudditi, prima
di perdere questi poteri a causa della colonizzazione che, certo,
ha avuto i suoi torti, ma non era peggiore dei poteri che
rimuoveva.
Non era un mandarino Mao tze Tung ? ; non continuò a vivere da
Mandarino ?... e, dopo la "rivoluzione proletaria", con un potere
che nessun Mandarino Cinese ha mai avuto!.
(L'uomo dei Cobra: L'incantatore di Serpenti)
Anzi, nella magnifica e millenaria storia Cinese nessun Imperatore
dinastico ha mai avuto tanto potere nelle sue mani né, credo,
tanti morti sulla coscienza tra gli avversari perseguitati. Non era
forse un Patrizio Nguyèn ( Potente casato feudale che possedeva
il Sud ed il Nord Vietnam prima della Colonizzazione Francese)
Nguyèn Ai Quoc, noto con il nome di battaglia di Ho Chi Minh, con
cui tanti ragazzi della mia età scandivano slogan sulle strade
d'Italia e d'Europa ?. Non era forse vero che il Famoso Generale
Giap, nome di battaglia del comandante dell'Armata Viet-Kong,
era lui stesso uno Nguyèn ed il suo vero nome era Vò Nguyèn?.
Non era forse lui in persona ad ordinare la esecuzione dei
"collaborazionisti ?", ossia di chi non si sottometteva ai loro diktat
?. Non è forse vero che lo stesso Van Thieu, Presidente filo
Americano del Vietnam del Sud dal 1965, era anche lui uno
Nguyèn ? Avete mai sentito o avete mai letto sui giornali, della
Lotta intestina tra "Nguyèn del Sud Vietnam", esattamente tra
Nguyèn Cao-Ky (Vice Presidente del Sud) e Nguyèn Van-Thieu
(Presidente) che, insieme, si "sbarazzarono" con un golpe, nel
Novembre 1963, del Governo di Ngò-Dinh-Diem ...
(contemporaneamente a Dallas, in Texas, il povero J.F. Kennedy
veniva assassinato! ...davvero non vi dice niente questo?) e si
auto nominarono uno Capo delle forze aeree, l'altro delle forze
armate e poi Presidente del Consiglio. Avete mai saputo della
"notte dei lunghi coltelli" del '67, che portò all'uccisione di tutti gli
Ufficiali Sud Vietnamiti fedeli a Nguyèn Cao-Ky ad opera di quelli
fedeli a Nguyèn Van Thieu ?. Naturalmente a Nguyèn Cao-Ky non
fu torto un capello (tra Aristocratici si deve saper perdere
sportivamente), dopo il bagno di sangue si accontentò della Vice
Presidenza ! e di tutti quei morti che importa : per gli Nguyèn si
trattava solo di servi !. (Pensate che, alle successive elezioni
Presidenziali del 1971, il Nguyèn Cao Ky, ritirò la sua candidatura
a causa delle "scorrettezze elettorali" del suo avversario il Nguyèn
Van Thieu ! !). Chissà se era stato detto, ai giovani Marines morti
laggiù, che morivano per la supremazia di un gruppo di feudatari
Nguyèn sull'altro. Sono certo di no, come nessuno lo disse a noi.
Noi ci battevamo per la Democrazia, per la Libertà. Di alleanze
con banditi, criminali contro i Diritti Umani, a noi nessuno disse
mai niente. A me, aprì gli occhi un vecchio capo villaggio del Sud
Vietnam, in navigazione nel golfo del Siam : Mi disse anche che le
"vieux renard" (vecchie volpi, un animale molto malefico in
Indocina, si dice che la volpe riesca a trasformarsi in uomo
rubandogli i pensieri ma, priva di anima, riesce a fare solo il
male... si dice di persone molto malvagie), ingannavano gli
Americani facendogli credere che gli aiuti finissero alla
popolazione o per la difesa dagli Nguyèn del Nord. Invece, le
vieux renard si arricchivano sempre di più, e più durava la
guerra, più aumentava il loro potere e la loro ricchezza. In realtà,
il potentissimo Esercito che descrivevano agli Americani per
giustificare quei costi, era degno di loro. Corrotto e crudele era
capace solo di fare la guerra ai contadini saccheggiando i villaggi
e stuprando le donne !. E maintenant ils ont en train de arriver le
Nguyèn du Nord. .... non, mon amì "en transit pour l'Italie", ce
n'est pas plus possible la vie au Vietnam. Maintenant, ça suffit !.
Que deviendrons-nous ?, bien, quoi qu'il arrive, c'est finì ... voilà !
(Trad : ed ora stanno arrivando i Nguyen del Nord, no amico mio
"in transito per l'Italia", non è più possibile la vita nel Vietnam. E'
ora di finirla ! ...Che ne sarà di noi ?, bien, sia quel che sia , è
finita ... voilà !). Ricordo queste parole, perché le pronunciò con
tristezza, stando seduto vicino a me di lato al motore. Non si
mostrava mai preoccupato davanti ai suoi ... un vero capo !.
Pensavo a ciò che mi aveva detto sulla guerra Civile del Vietnam
che proseguiva da secoli. Oggi coinvolgeva anche le super
potenze, rischiavamo una guerra mondiale e tutto per una faida
tra volponi !? Era la sua visione delle cose, quella di un capo
villaggio di pescatori della Cocincina. Ma, forse, alla fine, si
trattava davvero di una faida tra Aristocratici Latifondisti che si
contendevano il potere dal XVII secolo. Gli Nguyèn del Sud che,
sconfitti i Trinh (altra Dinastia Patrizia Viet) del Nord, ora
combattevano "tra loro" l'ultima battaglia. Già, l'ultima battaglia
di una storia secolare fatta di soprusi e prevaricazioni. Nessuno
ha detto ai giovani ribelli d'Occidente di quante volte il popolo del
Vietnam si è ribellato ai Tiranni della Dinastia Nguyèn.
Una tra le più sanguinose fu quella che vide Nguyèn Ahn
scampare al massacro dei suoi, ad opera del popolo della
Cocincina in rivolta : l'insurrezione dei Tay-Son, già nel XVIII
sec., stava per riuscire a liberare il popolo del Vietnam dai Tiranni
Nguyèn. Grazie all'intercessione del vescovo di Adran, l'ultimo
sopravvissuto Nguyèn, (bis-nonno di tutti gli altri) riuscì ad avere
l'aiuto dei Francesi di Re Luigi XVI e riconquistò la Cocincina.
Riunificò il Tonchino (Nord) con la Cocincina (Sud) e,
proclamatosi Imperatore con il nome di Gia-Long, elesse la sua
capitale a Hue, nell'Annam (centro, una bellissima Città sul golfo
del Tonchino). Huè fu la prima Città che l'Esercito degli Nguyèn
del Nord "Liberò", nell'Aprile '75, dopo aver sconfitto gli Americani
e l'Esercito degli Nguyèn del Sud, che difendevano fino allo
stremo la capitale del "Nonno Nguyèn Anh, alias Gia-Long". Lo
stesso Impero Cinese lo riconobbe quale legittimo Sovrano e, da
allora, quei territori da lui riunificati furono chiamati Vietnam. La
restaurazione feudale era fatta. La Storia del Vietnam non può
scostarsi dalla storia della famiglia Nguyèn, un pò come i Savoia
con l'Italia. Quello che dovrebbe far pensare è che i protagonisti
di entrambe le parti : quella Nordista filo Sovietica e quella
Sudista filo Americana, si chiamassero tutti Nguyèn ! ! !.
E perché mai, in Occidente, nessuno ha mai raccontato ai giovani
ribelli la vita e la storia di Huynth-Phu-So, detto il "folle Bonzo"?.
Mi raccontò il capo villaggio che fu ucciso a calci e pugni (come
Matteotti in Italia) dai "prodi Vietminh" del "rivoluzionario"
Nguyèn Ai Quoc (noto Ho Chi Minh ... il poeta guerrigliero ! ?). Vi
dico io chi era Huynth-Phu-So, il folle Bonzo di Hoa-Hao ! : era
figlio di poveri contadini Vietnamiti sfruttati dall'Impero feudale
dei Trinh prima e dei Nguyèn poi, privi di ogni diritto e costretti a
lavorare come bestie, per un pugno di riso, nelle terre dei
feudatari dell'Impero Dinastico Vietnamita dei Nguyèn. Si ammalò
gravemente in giovane età e fu curato e guarito da un Bonzo
Buddista, una specie di eremita guaritore che divenne il suo
Maestro spirituale (non ne ricordo il nome, ma si rifaceva alla
dottrina del Profeta Phat-Thay-Tay-An che, ai primi dell'800,
predicava ai contadini oppressi la caduta dell'Impero ad opera di
forze del bene che sarebbero venute da Occidente a liberarli dai
feudatari corrotti e avidi dell'Imperatore). Come da Profezia, i
Francesi arrivarono qualche tempo dopo, ed i feudatari Trinh e
Nguyèn persero tutto, potere e latifondi. Anche se, poi, i Francesi,
come sempre accade, non si comportarono molto meglio con il
povero popolo Viet. Huynth-Phu-So iniziò a predicare la
Liberazione dalla Tirannia e la caduta del crudele Impero Viet,
andando tra i contadini sfruttati nelle campagne curandoli e
confortandoli nella loro disperazione parlando di speranza
nell'avvento di un regno di pace e di Giustizia. Insegnava un
Buddismo riformato, delle origini, senza i fasti dei rituali religiosi
dei cortigiani e dei mercanti del Tempio (! ?) e, attraverso le
tecniche apprese dal suo Maestro, guariva gli ammalati dei poveri
villaggi che visitava ... (non vi ricorda niente tutto questo?). Fu
ucciso dai Vietminh nel 1947, all'età di 28 anni : un "figlio dei
fiori" in meno ! Aveva avuto il pessimo gusto di nascere nel
tempo sbagliato e nel luogo sbagliato. Non so se fu ucciso per
ordine di Vò Nguyèn alias Giap o di Nguyèn alias Ho Chi Minh,
ma, "Loro", non fanno mai niente che non gli venga ordinato
dall'alto e, comunque, fu uno Nguyèn a dare l'ordine !. Ma perché
nessun figlio dei fiori o giovane ribelle occidentale ha mai saputo
niente della storia di "Gesù Huynth-Phu-So" e del movimento
Hoa-Hao che predicava la liberazione e l'avvento del regno di
pace e di Giustizia per quelle povere genti oppresse dalla
Tirannia?. Perché nessuno sa dei martiri del partito Social
Democratico Vietnamita "DAN-XA", fondato dai seguaci di So
dopo la sua morte, perseguitati, catturati ed uccisi dagli eroici
Vietminh dei "liberatori" Nguyèn ?. A me la raccontò, durante la
navigazione verso Malacca, il vecchio capo del Villaggio ... aveva
un nome lunghissimo e impronunziabile per me, che lo chiamavo
semplicemente Long (Dragone). Raccontava queste storie la sera,
al tramonto, passando di barca in barca, a rincuorare i suoi. Ebbe
la pazienza di raccontarla anche a me un pò in Francese ed un pò
a gesti ed espressioni mute, con una mimica che era degna dei
migliori teatri, credetemi. Capii che lui era uno dei seguaci di quel
Bonzo folle e, a giudicare da dove eravamo e cosa stavamo
facendo, devo dire che era più folle del Bonzo. Glielo dissi una
sera che eravamo fermi in una bonaccia per un guasto in "sala
macchine". Quella sera erano tutti intorno a me che, dopo aver
quasi smontato il circuito di alimentazione del motore, riparai il
guasto tirando fuori dal serbatoio un grosso topo morto che
aveva ostruito l'uscita della cannula di alimentazione. Long rise
molto, annuendo e traducendo ai suoi. Tra le risate generali mi
indicò dicendo in Francese : ouì je suis un fou, plus de le Bonze
fou ... " Monsier Italien en transit pour l'Italie !". Seppi che mi
chiamavano così da quando ci incontrammo : Italien en transit
pour l'Italie, e risi anch'io ... di me !.
La loro antica saggezza popolare gli diceva che non erano
liberatori quelli che arrivavano, ma gli oppressori di prima, gli
oppressori di sempre, che cambiano le insegne, le parole, gli
abiti, ma sono sempre loro, i restauratori, ... quelli che vivono
alle spalle del popolo che lavora!. Non è forse vero che erano tutti
ricchi rampolli di nobili famiglie, viziati ed abituati a vivere alle
spalle del prossimo, tutti i principali capi comunisti di cui si abbia
notizia ?. Non era un ricco Hidalgo Cubano Fidel Castro Ruz?. Non
è forse vero che, catturato durante l'unica azione di guerriglia a
cui partecipò personalmente, il 26 Luglio 1953, l'assalto alla
caserma Moncada di Santiago de Cuba, fu condannato a 15 anni
di carcere e subito graziato, dal Dittatore Batista, per
intercessione della sua famiglia?; e che, la "Revolucion Cubana",
in realtà, fu combattuta sulla Sierra da "Cienfuegos Camillo"
(precipitato con il suo aereo da turismo subito dopo la Vittoria del
1959) e da Ernesto Guevara, detto el Che, il quale, dopo aver
rinunciato ai suoi incarichi di Governo, "anche" ... per dei dissensi
avuti con Fidel Castro, partecipò alla guerriglia in Congo e in
Bolivia. Catturato dall'esercito di La Paz, (venduto in Bolivia, nel
1967, con una "soffiata" a ... chi ? ... da chi ? ... boh ! nemmeno
il corpo si è mai ritrovato) venne ucciso ; e da Manuel Ochoa,
eroe di Cuba Libre, combattente con El Che nel Congo di
Lumumba e Kabila, "Libertador" dell'Angola, Colonnello di Castro.
Ochoa sopravvisse agli incidenti che colpirono gli altri due
Colonnelli della "Revolucion" grazie al prestigio che si conquistò in
Angola (del tutto meritato secondo me). Ma, nel 1989, anche
quest'ultimo eroico Colonnello della "Revolucion Cubana" ebbe un
"incidente" : fu accusato di spacciare droga, prontamente
processato e condannato ed altrettanto prontamente impiccato,
per ordine di Castro Fidel !. Ma già, il Leader Maximo ha
rinunciato a tutto per la "Revolucion"... ma a tutto che ! ?. Ha
rinunciato a dirigere Haciende e pollai di famiglia per prendersi
tutta Cuba , popolo compreso!. Chissà quanta sofferenza per
cotanto sacrificio ! ! ! .
Avete mai letto sui giornali questa versione della Revolucion
Cubana?: Subito dopo la fuga del Dittatore Fulgencio Batista
(Gennaio '59) e la caduta del suo Regime ad opera delle forze
Democratiche progressiste Cubane, fu eletto Presidente il Giudice
Democratico Urrutia Lleò. Pochissimi mesi dopo (credo quattro)
Castro Fidel Ruz lo destituì ed insediò, in sua vece, il Comunista
filo-Sovietico Osvaldo Porticòs Torrado. Cienfuegos Camillo non fu
d'accordo, ma ebbe l'incidente aereo suddetto e... non potè farci
nulla!. Fidel Castro Ruz, diventò così Primo Ministro, mantenendo
anche il titolo di "Leader Maximo della Revolucion". Suo fratello,
Raùl Castro, entrò al Governo e... non ne uscì più!. Anche Ernesto
Guevara entrò al Governo, come Ministro dell'Economia e, poi,
come Ambasciatore, ma solo per un breve periodo ...si dimise,
come detto, per "contrasti col Leader Maximo", o meglio ... per
contrasti con i nuovi padroni della "Revolucion Cubana", quelli a
cui i Fratelli Castro l'avevano venduta per restare al potere, per
essere i "Leader Maximi" in eterno! e... sparì in Bolivia nel '67!
Ma, secondo il copione del "Modulo Kennedy", fu la CIA a farlo
fuori. Anche l'incidente aereo a Cienfuegos, il processo ad Ochoa,
le migliaia di morti ammazzati (quelli ufficialmente ammessi e
quelli "incidentati") ... tutta opera della CIA e delle potenze
Imperialiste!!!
Persino l'ultima lettera scritta da Guevara a Castro (quando capì
che era stato condannato a morte e che non aveva scampo),
nella quale si preoccupava che fossero risparmiati i figli e gli
raccomandava di dar loro un futuro, in nome di ciò che aveva
fatto per la "Revolucion": "Recuerdo quando te conoçio in casa de
Antonia" ... Ed in cambio di quella lettera, che li scagionava tutti!,
non fu capita da nessun altro che Noi! Eppure ci sembrava tutto
chiaro: el Che non accettava, come Cienfuegos prima di lui, che
la "Revolucion Cubana" fosse morta; non accettava i Diktat dei
nuovi padroni, quelli a cui i fratelli Castro avevano venduto tutto
e tutti in cambio di protezione; voleva proseguire, e addirittura
esportare la Revolucion! Nessuno di "Loro" glielo poteva impedire
ufficialmente ..."erano tutti Rivoluzionari!!!" Per questo doveva
morire e... morire da Eroe della Revolucion, ucciso dal nemico
della Revolucion. Questa è la sola cosa vera di tutta quella
vicenda: Guevara fu ucciso, effettivamente, dai nemici della
Revolucion, tradito come la Revolucion e come tutti i suoi leali
sostenitori. Naturalmente, come sempre accade, il Tradimento
della "Revolucion Cubana", non fu un Atto indolore e trovò molti
oppositori tra i veri Rivoluzionari. Infatti, ne seguì un bagno di
sangue che Castro e la sua banda scatenarono per soffocare, con
"Processi e fucilazioni di massa!", ogni residua aspirazione di
Libertà e Democrazia a Cuba. Non mancò nemmeno il solito
esodo di profughi via mare a testimoniare che la Democrazia,
nella REVOLUCION CUBANA, ... era MORTA!!!
Il Regime di Castro andò in crisi molte volte, ma c'era sempre
pronto il solito"bagno di sangue" per rimettere a posto le cose.
L'ultima grave crisi ci fu nell''89, alla caduta del muro di Berlino.
Qualcuno a Cuba si illuse che anche il muro di Castro sarebbe
potuto cadere e chiese le riforme, ma, dopo il "Processo ai
Generali coinvolti nel traffico di Droga del 1989 (!?)" (alla fine del
quale ci fu, come detto, l'impiccagione, tra gli altri, di Ochoa), il
fratellino del Dittatore, che non conosceva crisi dall'incidente
occorso a Cienfuegos e dal "precedente" bagno di sangue del
1959, collocava i suoi uomini "Fidelissimi" nei posti lasciati
vacanti dagli impiccati e... tutti ripresero a vivere felici e contenti
...anche il riconfermato Leader Maximo! Nemmeno Adolf Hitler fu
così bieco da far processare e condannare, per reati comuni ed
infamanti, i Generali che attentarono alla sua vita, per salvare la
Germania dalla sua follia!
Vi chiedo: ma cosa ci può mai essere di eroico e romantico in una
storia simile!? ...persecuzioni, tradimenti, delazioni, assassinii,
stragi, complotti, Crimini contro l'Umanità. Purtroppo, credo di
potervelo dire io: ...le menzogne della Stampa!!! già, ma perchè
ha mentito la stampa e... perchè continua a mentire?. Io l'ho
capito, ma non voglio togliere, a coloro che sono pronti a capire,
il piacere di scoprirlo da soli!
Si riempivano la bocca di paroloni e coniavano slogan su
slogan:"... EL PUEBLO UNIDO JAMAIS SERA' VENCIDO! ... ";
edificavano Repubbliche Democratiche Popolari dappertutto, ma
in quelle Repubbliche la Democrazia non sapevano nemmeno
dove stesse di casa. Erano stati di polizia dove si praticava
sistematicamente la violazione dei Diritti Umani e dove un popolo
di reietti doveva essere sfruttato in maniera bestiale e finiva
affamato, per mantenere una marea di inutili bighelloni in pompa
e ... naturalmente, carichi di medaglie ! ! !. All'epoca noi
sapevamo soltanto che Pol Pot era il nemico ... la storia più
recente ha detto a tutti chi era il "Liberatore della Cambogia" e
che razza di pazzo criminale fosse !. Ma credete che può esserci
qualche Tiranno che sia migliore ?. Se per voi la gravità dei
Crimini contro i Diritti Umani si misurano a numeri di morti
ammazzati, allora ... non siete diversi da loro. Per noi, il solo fatto
che erano Tiranni, era un crimine contro l'umanità, il resto erano
dettagli buoni per un Processo equo ed imparziale al quale anche
loro avevano, ed hanno, Diritto !. Ma, il Generale Ochoa, lo ebbe
?. Noi finivamo spesso a fare (tra noi) di questi discorsi e a
chiederci come mai, dei ragazzi che, come noi, vogliono la Libertà
e la Democrazia poi, invece, inneggiano a dei Tiranni !. Perché,
indipendentemente da ogni considerazione sugli uomini e sulla
loro storia personale che, spesso, aveva delle motivazioni e
giustificazioni profonde, restava il fatto che tutti costoro, di
sicuro, non erano dei Democratici e non concepivano che
qualcuno potesse avere il diritto di pensarla liberamente e
diversamente da loro. (N.B. : E' notizia di questi giorni, 16 Luglio
1997, che la rivista Americana "Forbes" (o simile) ha dichiarato
che Fidel Ruz Castro è uno dei 100 Uomini più ricchi del mondo
(!?). Niente da ridire ovviamente per gli altri, una ricchezza per
un imprenditore è un chiaro segno dei suoi meriti e capacità!. Ma,
quali meriti e capacità ha dimostrato un Dittatore sanguinario
come Castro?... lascio a Voi ogni ulteriore commento. Ma, è
accertato che il popolo Cubano è in miseria, come, del resto, tutti
i popoli che si lasciano governare da simili predoni!. Da parte mia
mi spiego fin troppo bene, purtroppo, perchè certe canaglie
vengano accolte da "certe autorità" come dei galantuomini e non
li si processi per i loro crimini. Forse ... perchè pagano bene?!
Davvero non importa a nessuno quanto sangue eroico ed
innocente è costata quella ricchezza? ... non proviene certo da
una libera competizione sui mercati!? ...no?).
I Patrizi Nguyèn, che guidarono la lotta di liberazione dal
colonialismo del Vietnam, erano idealisti che avevano sofferto le
persecuzioni della Tirannia, espropriati di ogni bene, il carcere e
l'esilio, ... ma, poi, essi stessi si trasformarono in Tiranni,
negando ad altri quegli stessi Diritti che furono negati a loro : il
Diritto di poter esprimere liberamente la propria opinione, per
esempio, e molti altri.
Avete mai letto sui "Giornali Italiani" la vera storia delle stragi del
1980 e l'Affare Maltese? ...no vero? ...lo immaginavo! fate click
qui: "L'Affare Maltese"
E avete mai letto su di Noi, a parte le "minchiate", la vera storia
della nostra "vecchia guardia di Gladio"?. Alcuni dei reduci
superstiti dell'ARMIR, abbandonati dalla solita Patria ingrata, sulle
steppe ghiacciate del Don, decimati dalla cavalleria Cosacca,
traditi dai Tedeschi che ripiegavano a Stalingrado senza
concordare una ritirata comune e lasciandoli soli di fronte alle
Divisioni di Stalin!, sbandati dopo l'otto Settembre '43, furono
arruolati dall'O.S.S. (l'OSS era il Servizio Segreto Anglo-
Americano durante la II° Guerra mondiale, precedente la CIA) per
combattere dietro le linee Tedesche (...Stay-Behind), oltre la
linea Gotica, con il nome di "Divisione Osoppo". Furono loro a
studiare la struttura delle Centurie e delle Decurie così come le
conobbi io: sconosciuti gli uni agli altri e suddivisi sul territorio
nemico, solo il numero uno (stando al riparo, nella Roma liberata)
era in grado di contattare tutti via radio. Attraverso tale criterio
organizzativo nessuno dei Gladiatori, fatto prigioniero, poteva
tradire ...nemmeno sotto tortura, dal momento che non
conosceva nessuno se non per il numero!. Fu G.37, (uno della
vecchia guardia "Osoppo") nel 1974, a Roma, a presentarmi una
sera Charles Bernard Moses. Era stato membro del Governo
Militare provvisorio di Roma durante l'occupazione Alleata e
Ufficiale di collegamento dell'OSS con i Gladiatori, oltre la cortina
dell'epoca ...quella "Gotica". Dopo la guerra aprì una Galleria
d'Arte, credo in Via Margutta, e continuò ad essere il Nostro
Ufficiale di collegamento. Con G.37 ricordavano, seduti davanti al
caminetto e con una bottiglia di Scotch whisky, quelle operazioni
e quelle post-belliche, compiute negli anni cinquanta, durante la
Guerra Fredda, oltre la Cortina di ferro, in Polonia ed Ungheria e
nel '68 a Praga in Cecoslovacchia. Dopo un paio di Scotch finivano
per sembrare due vecchie comari! Diventammo molto amici con
Charly: la sua casa in Via San Teodoro n.28 era accogliente e
sempre aperta per me. Charly era un bravo cuoco ed io
ricambiavo spesso invitandolo al Ristorante. Sceglieva Lui dove e
sceglieva sempre una trattoria in Via Margutta. Quando rientravo
dalle operazioni passavo sempre da Lui a fare un bagno caldo e
due chiacchere con un amico ... fino a che non lo trovai più! forse
morto anche Lui, di vecchiaia però, ...ma questa è un altra storia!
Io, che ormai credo di essere sopravvissuto per volontà di Dio,
solo per vedere e capire, anche per chi non c'è più ; che ho
provato il carcere e la persecuzione (e ancora la sto provando) ;
che ho provato sulla mia pelle cosa significa subire gli abusi del
potere, tipici delle Tirannidi ... riuscirò a non perdere la mia fede
Democratica! La Tirannia non vincerà con me, non riuscirà a
trasformarmi in uno di loro. Tutti costoro, forse, erano stati
sinceri quando si ribellarono ai Tiranni che li opprimevano, ma
troppo deboli per farcela. Lungo il cammino si sono persi !.
Considerazioni, queste, che oggi come allora, finiscono sempre
con le stesse conclusioni : hanno uffici di propaganda incredibili,
capaci di convincere l'agnello ad inneggiare al lupo gridandogli :
scannami ... scannami !. Che potere immenso ha la stampa ...
ma non sapevamo ancora quanto ! ! !.
Andai a casa, ma non feci quasi a tempo a poggiare le valige.
Dovevo raggiungere Genova per imbarcare sulla T/n Atria della
società Garibaldi che avrei incontrato ad Aden nello Yemen del
Sud, tra il mar rosso ed il golfo Persico. Da lì, poi, sarebbe
rientrata in Italia. Una missione facile, facile ... giusto ordini,
denaro e passaporti, da consegnare a nostri agenti nello Yemen
del Sud. E così la chiamarono : Operazione Aden. Visto che, "per
combinazione", l'aereo che mi avrebbe portato ad Aden, faceva
scalo a Beirut nel Libano, approfittavano per darmi ordini, denaro
e documenti, anche per i nostri agenti a Beirut e quella consegna
rientrava nell'operazione chiamata : Operazione Beirut '75
Operazione Beirut '75. Ebbi l'indirizzo di una profumeria di Beirut
e di un bazar di Aden dove avrei trovato un Italo-Somalo che
avrebbe preso in consegna quanto mi diedero : due buste da
lettera, gialle e chiuse. Il Somalo avrebbe dovuto dire nel nostro
primo incontro, la terza cifra del mio codice. A Beirut, invece,
avrei incontrato una ragazza Libanese sui vent'anni : avrebbe
conosciuto la sesta cifra. Bene ! sono entrambi il numero 1,
nessun pericolo di confondermi - dissi. Pensavo che a Roma
fossero davvero fuori di testa con questi numeri in codice. Dopo
tutti i casini che ci mandavano a sciropparci, pretendevano che ci
ricordassimo ... "la quinta lettera ... la nona cifra ... e l'animaccia
loro ! A me facevano un pò ridere quando giocavano agli agenti
segreti, ma fingevo di dargli retta seriamente, ... per non
offendere. Mi presentai a Genova, alla compagnia Garibaldi,
puntuale. C'erano parecchi altri marittimi, praticamente, tutto
l'equipaggio della T/n Atria doveva essere sostituito ad Aden. Ci
diedero i biglietti ed i documenti di imbarco e raggiungemmo
l'aeroporto.
Arrivammo in un paio d'ore a Beirut, non ricordo se era il 14 o il
15 Agosto del 1975, ma era il giorno in cui le autoblindo
Musulmane occuparono l'aeroporto di Beirut, mentre i Cristiani
Maroniti occupavano il Porto. Lo so per certo perché la
coincidenza del nostro volo per Aden ci lasciava lì per una decina
di ore. Il tempo sufficiente per recarmi alla profumeria
dell'indirizzo e ritrovarmi davanti alla più bella ragazza Araba che
avessi mai visto ... una vera meraviglia ! non so quanto tempo
rimasi a guardarla.
(Beirut: Colombe?)
Mi chiedeva qualcosa in francese ma non so cosa. Risposi come
un idiota : parlèz vous Francais ?. Si mise a ridere e disse
annuendo : un ? ... un ? ... un !. Non capivo che stava dicendo 1
: la terza o "l'animaccia loro !" del mio codice. Da noi, nel Sud,
detto in quel modo, sembra più una interrogazione ... una specie
di : "che vuoi ?". Mi ero già dimenticato anche dei documenti e
del volo per Aden. Volevo uscire con lei e glielo dissi. Non aveva
niente in contrario, ma chiudeva il negozio alle 13 e non poteva
allontanarsi prima. Annuendo mi fece capire che aspettava la
persona alla quale consegnare i documenti e che era meglio che
io andassi via. Mi impegnai a fare un giro lì intorno fino alle 13,
c'era un mercatino ed andai a visitarlo. Scoppiò un finimondo e
giuro che non ne sapevo niente. All'improvviso, alcuni gruppi di
Arabi che stavano tra le bancarelle come me, tirarono fuori dei
Kalashnikov e presero a spararsi furiosamente. Non gli importava
nulla della folla terrorizzata che correva e mi spingeva in una via
in discesa come un fiume in piena. Non potevo fare altro che
seguire la corrente, oltretutto la cosa degenerava, si sentivano
anche delle esplosioni e delle sirene. Mi ritrovai vicino ad un taxì e
lo presi al volo :... all'aeroporto - dissi. Non era più il caso di
tornare alla profumeria. Ero senza documenti personali, li aveva il
capogruppo dell'equipaggio, e quelli che avevo, destinati ad Aden,
sicuramente era meglio non mostrarli !. Raggiunsi l'aeroporto, ci
volle un bel pò . Il taxista trovava tutte le vie bloccate da
autoblindo, era pieno di soldati. Conosceva bene la città e lo
dimostrò riuscendo ad aggirare, passando nei vicoli di Beirut, tutti
i posti di blocco. Mi lasciò davanti all'ingresso, era tardi e pieno di
soldati, ed avevo sinceramente paura di non fare in tempo a
raggiungere i marittimi. Ero pratico di crisi ormai e, quella, non
era una cosa che sarebbe durata poco. Passai dalle sale merci,
correndo a fianco ad un carrello portabagagli ... andava nella
direzione giusta, la sala di transito. Erano tutti lì, in attesa che
chiamassero il nostro volo, ma lo avrebbero chiamato ?. Avevo
raggiunto la scala che mi avrebbe portato dal piano bagagli al
piano passeggeri. Imboccai la scala, mi trovai davanti ad un
soldato Libanese armato, era solo, disse : Passport !. Se mi
fermavo a spiegare perchè non ce l'avevo avrebbe chiamato i suoi
superiori, per lo meno mi avrebbero perquisito e sarei stato finito
!. Decisi in un attimo, dopo aver visto con la coda dell'occhio che
eravamo soli, di atterrarlo con un calcio di "Savate" allo stomaco
ed una gomitata alla nuca. Mi cadde addosso e lo guidai verso un
mucchio di sacchi postali, vicini al sottoscala. Ce lo misi sdraiato
e, per maggior sicurezza, lo colpii ancora alla nuca con il calciolo
del suo fucile. Non troppo forte ... non eravamo in guerra col
Libano, ma volevo essere sicuro che non si svegliasse mentre ero
ancora lì. Salii le scale d'un fiato. Raggiunsi il salone passeggeri,
l'equipaggio dell'Atria era in fondo, vicino alle vetrate. Fui fermato
da due soldati, anche loro volevano il Passport. Dissi in Italiano :
ma tutti da me lo volete il passaporto, ma che vi sembro !?. Lo
dissi ridendo, ma loro non ridevano. Mi puntarono le armi
addosso, mi fecero alzare le mani e stavano cominciando a
perquisirmi quando arrivò l'Ufficiale che aveva i documenti di
viaggio di tutti. Mostrò il mio Libretto di navigazione e disse :
"Crew member of Atria, Italian ship. We are in transit for
Aden".Smisero di perquisirmi e guardarono il Libretto. Non so se
avevano capito l'Inglese dell'Ufficiale Italiano, ma avevamo
assunto tutti un aspetto così innocuo che si rilassarono e si
allontanarono. "Ma dov'eri finito ?" - disse l'Ufficiale - "Hanno già
chiamato il volo, stanno sgomberando l'aeroporto dai voli in
transito, forse lo chiudono ... sta scoppiando una guerra civile.
Abbiamo telefonato in compagnia ce l'hanno detto loro,... non ti
allontanare che è pericoloso !". Sissignore. - risposi. Raggiunsi il
gruppo e parlai con Angelo, era stato in Marina Militare con me,
sulla stessa nave. Lui era un congedato "vero" del contingente I°
'52. All'epoca mi fece portare anche i tricolori da congedante.
Come è strana la vita, chi si sarebbe mai immaginato di
ritrovarmelo tra l'equipaggio dell'Atria ?. L'altoparlante
dell'aeroporto chiamò il volo per Jiddah (Saudi Arabia) e Aden
indicandoci il Gate. Ci dirigemmo verso l'uscita indicata. Dalle
vetrate vedevamo la pista e le autoblindo che ultimavano
l'occupazione, ma il nostro volo era sicuro. Appena usciti dalla
sala e prima di salire sul bus che ci avrebbe portato all'aereo, fui
fermato di nuovo dai soldati, mi perquisirono in cerca di armi. La
busta con i documenti però era in valigia, già sull'aereo.
Considerata la simpatia che riscuotevo tra i soldati Libanesi, alla
fine, era più al sicuro lì. Angelo rise di tutte queste "attenzioni".
Hanno visto troppi film di guerra - disse ridendo, in fila dietro di
me. Finalmente a bordo - pensai, sedendomi in una comoda
poltrona (anche se ci sto sempre troppo stretto). Era un aereo
della M.E.A. "Midle East Airlines, linee aeree Libanesi". Mi dedicai
ad ammirare la bella hostess che mi svolazzava davanti ed il
pensiero tornò alla profumeria ed a quella bella ragazza. Mi colpì,
improvvisamente, il fatto che non gli chiesi nemmeno come si
chiamava ... ma già, mi avrebbe dato un nome falso ... ed io pure
!. A dispetto di tutte le dichiarazioni di certa stampa, in Libano,
non si stava combattendo una guerra civile a "solo" sfondo
religioso. La Religione era un alibi usato da "Loro" per nascondere
il tentativo di colonizzare un altro pezzo di mediterraneo. Infatti, i
Cristiani Maroniti, erano filo occidentali, per un sistema
democratico e del libero mercato "capitalista !" ; i Musulmani
Libanesi, compresi i rifugiati Palestinesi nel Libano meridionale,
erano filo Sovietici, alleati dei Siriani di Assad. Il tutto, per noi,
rientrava nel piano di accerchiamento dell'Europa Occidentale in
atto : nel '75 erano infatti filo Sovietici (anche se, alcuni, erano
solo filo-Tiranno di turno!, erano comunque ostili alle Democrazie
occidentali.) i paesi mediterranei dell'Algeria, Tunisia,
Jammairhiya-Libia, l'Egitto, la Siria ed i Balcani. Secondo noi, era
in pieno atto un attacco del Cremlino che, partito dall'offensiva
del Tet Vietnamita, proseguiva su tutti i teatri della guerra
cosiddetta "fredda" che, però, per noi, fu davvero rovente !. Per
non dire dell'Angola e dello Zaire, perduti alla Democrazia con
Mozambico, Somalia, Etiopia, Sudan ed altri piccoli stati Africani
come il Dahomey che, con un colpo di stato, erano entrati
nell'orbita Sovietica. Dormii fino ad Aden, non mi accorsi
nemmeno di essere arrivato a Jiddah. Arrivammo ad Aden alle
prime luci dell'alba.
(Crocefixio naturae)
Operazione Stefano. Ricevetti l'ordine di presentarmi
all'Ammiragliato a La Spezia. In un Ufficio fui ricevuto dal numero
1. Mi disse che non c'era il tempo di convocarmi a Roma, il giorno
dopo dovevo imbarcare a Genova sulla M/N Fernanda Emme, un
mercantile diretto a Città del Capo in Sud Africa. Mi spiegò che si
trattava di portare in Italia un Leader della lotta all'apartheid
dell'African National Congress di Nelson Mandela. Non sapevo
cos'era l'apartheid, non avevo mai sentito nominare Nelson
Mandela e sapevo poco e niente dell'African National Congress,
ma ero abituato a non fare domande ed ascoltai attentamente le
istruzioni.
Si tratta di un movimento di liberazione della popolazione "nera"
del Sud Africa -prese a dirmi il numero 1- purtroppo è troppo
legata all'URSS, l'Occidente non può aiutarla come vorrebbe.
Eppure il blocco e le sanzioni al Sud Africa lo vorrebbero gli
Americani, non l'URSS. Ma, fatto sta, che è così. Nostri agenti
laggiù, approfittando di alcuni dissidi interni ai movimenti di
liberazione Africani, hanno contattato tempo addietro un giovane
leader dell'A.N.C. Tra loro c'è chi è insofferente al legame con
l'URSS, vorrebbe creare un Movimento Democratico per
l'autocoscienza nera, indipendente da tutti. Questo è molto
interessante per noi, ma anche per "Loro" (diede un colpetto con
la testa alle sue spalle, come faceva sempre quando voleva
indicare il K.G.B. il servizio segreto dell'URSS). Hanno identificato
il ragazzo e lo hanno venduto alla polizia Africaans ... lo vogliono
tutti morto !. proseguì il Generale - Non è una missione facile,
vogliamo salvarlo, ma non sappiamo dov'è e, se lo cerchiamo
attraverso i nostri agenti in Sud Africa, lo troverà anche chi li
pedina. Perciò devi andare tu. Perché sono il più bravo - dissi
aprendo le braccia. ... Perché sei un figlio di puttana e li fregherai
tutti - disse lui ridendo e dandomi una pacca sulla spalla,
alzandosi dal divanetto e andando verso la scrivania. Mi fece
cenno di raggiungerlo per mostrarmi delle foto. Erano di un uomo
di circa trent'anni che gridava alla folla, in un comizio, circondato
da altri. Altre lo ritraevano in un bar che leggeva il giornale,
mentre saliva in un taxi, mentre passeggiava, mentre si grattava
... di spalle, di dietro, di profilo, in camicia, in giacca e cravatta,
in jeans. Aveva una faccia simpatica, specie quando rideva. In
certe foto aveva un pizzetto non troppo folto, come cresce agli
Africani, in altre foto no. Si chiama Steven, Stefano in Italiano -
disse il numero uno - Non deve morire !. Sissignore ... non morirà
Signore - risposi altrettanto seriamente. Avrai una cabina
personale a bordo del Fernanda, con due cuccette, una è per lui.
Come portarlo a bordo sarà un problema tuo, dovrai consultarti
con i nostri laggiù ...Nessun problema signore - affermai io - nei
porti, ed a bordo, non ci sarà alcun problema e, visto quel che mi
ha detto ... (feci lo stesso cenno col capo che faceva lui per
indicare il K.G.B), sarà meglio limitare ogni contatto. Bravo
ragazzo, è proprio quel che penso anch'io, infatti, - disse
ridacchiando il Generale - incontrerai solo una persona, ..."nera"
e donna. Ha circa vent'anni, indosserà una giacca a disegni
bianchi e blù e ti aspetterà, alle ore 13.00, del primo giorno, dopo
quello di arrivo del Fernanda a Città del Capo, in Piazza ...(non ne
ricordo il nome), esattamente sotto la scritta :"Santam Gebou"
che vedrai sulla parete di un palazzo. Scegli un nome di donna.
Sandra - dissi (era scritto su uno dei ritagli di giornale che vedevo
sul tavolo). Bene, - disse lui - la avvicinerai chiamandola Sandra
e lei si identificherà con la nona lettera del tuo codice. Questi
sono i documenti di imbarco. Presentati a Genova, all'agenzia
indicata lì, domattina e non tardare, la nave è in partenza. Prendi
con te le foto, studiatele bene durante il viaggio ... avrai tempo !
disse ridendo. - Ma non devono arrivare in Sud Africa - aggiunse
seriamente. Sissignore, non ci arriveranno signore. Mi diede la
mano e dopo, facendo un passo indietro salutai : "Ave Italia
morituri te salutant".
Mi accompagnò all'uscita dell'Ammiragliato, dandomi le ultime
disposizioni : Appena sarai rientrato in Europa, o da qualsiasi
porto fuori dal Sud Africa, chiama l'Ufficio X° citando : operazione
Stefano. Verremo a prenderlo. Per chi non c'è abituato, passare
due settimane chiuso nella cabina di un vecchio mercantile non
deve essere piacevole - disse salutandomi ancora. No, non lo è
Signore, ... nemmeno per chi ci è abituato, specie quando si
finisce a girovagare per i sette mari Signore ! - dissi io, acido,
alludendo all'Atria. Lo guardai ridere mentre salivo sul taxi che,
evidentemente, aveva chiamato (... ma quando !?). Non lo avrei
visto mai più. Ma, all'epoca, non lo sapevo.
Imbarcai a Genova il 1 Giugno 1977. Fu un viaggio più lungo del
previsto, il Fernanda Emme era tenuta bene, ma era una vecchia
carretta che solo un duro lavoro, da parte dell'equipaggio,
riusciva a far navigare ancora. Infatti, erano state talmente tante
le soste in alto mare per avaria in macchina (pistoni che
fondevano, camice che bruciavano, testate che picchiavano), da
farci credere di aver preso un "autobus" per Cape Town, anziché
una nave !. Eravamo sempre tutti lì intorno, noi macchinisti, a
dare di mazza sui bulloni ed a issare sui paranchi pistoni più
grandi di noi. Col mare lungo dell'Atlantico al traverso che ci
costringeva a fare anche gli equilibristi. Senza contare la difficoltà
di impedire, contemporaneamente, il dondolio dei pezzi di
ricambio, del peso di parecchie tonnellate, che ci potevano
schiacciare come pulci ... "Dulcis in fundo" : il caldo equatoriale !.
Lo sapevo, quando mi danno missioni "facili, facili", è il momento
di disertare - pensavo in quelle occasioni temendo di finire di
nuovo smarrito chissà dove. Invece, anche se con molto ritardo :
... "ci avranno dati per dispersi"- scherzava l'equipaggio,
arrivammo a Città del Capo in una bella giornata limpida di fine
Giugno 1977. Vidi, per la prima volta, proprio davanti a noi, la
montagna piatta che sta alle spalle della Città. Il porto era pulito
e pieno di aragostine, tutti si dedicarono a pescarle ed a cena :
spaghetti all'aragosta. Il giorno dopo mi recai all'appuntamento.
Presi un taxi che mi lasciò proprio sotto la scritta indicatami :
"Santam Gebou" (non ho mai saputo che cos'era e che
significava). Sotto c'era una bella ragazza Africana, vestita con
una gonna blù scuro e la giacca come da istruzioni. Mi avvicinai e
la chiamai :"Sandra ?". Annui dicendo : M ?. Si incamminò
facendomi cenno di seguirla. Entrò dentro dei giardini pubblici e si
accomodò su una panchina. Sedetti anch'io. Credevo che tutte
queste precauzioni, alla fine, facessero apparire sospetto anche
quello che sospetto non è. Invece, capii dopo che, in Sud Africa,
essere presi assieme, un bianco ed una "nera", era punito con sei
mesi di reclusione. Una vera barbarie. Non avrei creduto possibile
una cosa simile se non l'avessi vista con i miei occhi. Nei gabinetti
pubblici c'era scritto :"for White only". Nei locali per "neri" i
bianchi non potevano entrare. Naturalmente me ne fregavo di
tutti questi divieti, erano violazioni dei Diritti Umani per me e, per
sua fortuna, nessun poliziotto razzista ebbe mai a importunarmi
durante la mia sosta lì.
(Sandra)
Nei locali per "neri", dove andavo ogni volta che potevo, c'erano
molti ragazzi bianchi. Si sentiva dell'ottima musica e si stava in
compagnie multietniche, come piaceva a me. All'ingresso, con
Sandra, agli sguardi sorpresi dicevo sempre : I'm not white, i'm
discoloured in washing machine ! . Finiva a ridere e mi facevano
entrare a sentire un pò di James Brown, di Funky e di Disco-
music come si deve !. In quelli del "for White only" c'erano solo
bianchi ed anche la musica "nera" non poteva entrare,
immaginatevi che pizza !. Scoprii anche che Nelson Mandela era
un eroe per tutti gli abrogazionisti delle leggi razziali e che era
chiuso in carcere, condannato all'ergastolo, da una decina d'anni,
perché non voleva cedere ai razzisti. Un vero Gladiatore -
pensavo. Comunque, ero in missione e non me l' ero scordato,
Sandra mi accompagnava ovunque e, oltre ad aver saputo che
Stefano si trovava a Port Elisabeth, riuscii anche ad organizzare
un incontro. La nave era diretta a Durban, una città sulla costa
orientale, nell'oceano Indiano. Da lì già sapevamo che il prossimo
scalo sarebbe stato East London e poi Port Elisabeth. Io dovevo
seguire la nave, Sandra avrebbe contattato Stefano, per lei
sarebbe stato più semplice e, per lui, meno rischioso. Si sarebbe
fatta viva al mio arrivo a port Elisabeth.
Arrivammo a Durban (... senza avarie) e ci restammo alcuni
giorni. Una bellissima città, visitai l'acquario, una meraviglia unica
per quei tempi. Un lungomare stile "America da cartolina". Ma,
una sera, divertendoci un pò in un parco giochi sul lungo mare,
vidi dei bambini "neri" fuori, aggrappati alla rete, che guardavano
tristi, tristi l'autoscontro. Era "for White only!" . Me ne andai e
non ci misi più piede.
(Bambini al Luna Park di Durban, 1977)
Il Sud Africa era un paese che violava i Diritti Umani e, cosa
ancora più grave, aveva ufficializzato le violazioni con le leggi
razziali. Proprio come fecero Hitler e Mussolini. Ma perché
nessuno gli dichiarava guerra ?.
A East London ci fermammo un giorno. Arrivammo a Port
Elisabeth ai primi di Luglio. Sandra era salita a bordo insieme a
delle ragazze che si prostituivano, un buon modo di non destare
sospetti, ma dovetti fare quasi a pugni con un marinaio che le
aveva messo gli occhi addosso (... l'aveva vista prima lui !). In
cabina mi riferì di aver incontrato Stefano Biko (così si chiamava)
e di avergli detto tutto. Ma lui non credeva affatto di essere in
pericolo di vita. Lo avevano arrestato altre volte e lo avevano
dovuto rilasciare. Non gli dava motivi per trattenerlo, inoltre, in
questo momento, non poteva lasciare il Sud Africa, stavano
organizzando delle manifestazioni e la sua presenza era
indispensabile. Ci restai di sasso. -" Lo vogliono uccidere ... glielo
hai detto questo ?"- dissi. Yes, certain. - disse Sandra -
Comunque vuole parlare con te, mi ha dato un appuntamento. E'
per stanotte, puoi sempre tentare di convincerlo tu. Si, ci
proverò, la cuccetta è pronta, è tutto pronto, manca solo lui -
risposi.
Restammo in cabina fino all'ora dell'appuntamento. Uscimmo dal
porto passando davanti alla guardiola separatamente, ma il
guardiano dormicchiava. Al ritorno, eventualmente Stefano si
fosse deciso, avrebbe russato come un orso. Attraversammo un
ponte sotto una specie di cavalcavia ed entrammo in un vicolo tra
due palazzi. Uno era in costruzione. Incontrammo quello che
credevo un bambino di circa 10 anni, invece ne aveva trenta, era
di una etnia che restava piccolina (mi disse quale, ma non mi
ricordo), era simpatico : ho 33 anni e due figli - mi disse ridendo.
Era lì per noi, al nostro arrivo, doveva andare ad avvertire
Stefano. Sparì e, nell'attesa, guardai nella strada illuminata. Era
una via commerciale, piena di negozi e di vetrine illuminate.
Vedevo alcuni manichini in smoking e qualche gioielleria, oltre al
fatto che era deserta. Il "bambino" ritornò accompagnando due
persone. Una la riconobbi subito, era l'uomo delle fotografie.
Stemmo nell'ombra del vicolo, avevano paura della polizia, ma
così potei vedere solo gli occhi ed i denti bianchissimi di chi mi
parlava. Sandra mi aiutò a farmi capire al meglio, il mio Inglese
non era perfetto. Ma alla fine sono certo che capì che non
scherzavo affatto. "So che i Russi, nonostante le apparenze
ufficiali di facciata, trafficano con il Sud Africa dell'apartheid,
anche attraverso il Mozambico, per questo vorrei allontanare il
nostro movimento da loro. Ma non credo che arriveranno ad
uccidermi, non gli conviene" - disse. Risposi che le nostre
informazioni erano sicure e che, vivo e libero, in Europa o altrove,
avrebbe potuto fare di più per la sua causa che non morto qui.
Sorrise dicendo : "I don't know my friend". Mi diede la mano e mi
disse di ringraziare chi mi aveva mandato e per l'interesse
mostrato alla loro causa, ma che non poteva lasciare il Sud Africa.
"Vi chiedo di parlare di noi e di far conoscere le nostre condizioni
di vita e la violazione sistematica dei Diritti Umani qui in Sud
Africa. - disse, aggiungendo - Come Nazione, potreste sollevare
un incidente all'O.N.U per l'ingiusta detenzione a cui viene
costretto il nostro Leader Nelson Mandela". Avevo capito che non
serviva insistere, aveva scelto e già deciso. "Lo farò !. Per ciò che
ho visto, la vostra causa è anche la mia, questi sono dei veri
Tiranni!"- dissi salutando a mia volta anche il suo amico. Se ne
andò passando dal vicolo buio, ma non abbastanza da nascondere
che aveva un fisico forte come il carattere ed il coraggio che
mostrava. Passammo il resto della notte con Sandra in una
discoteca "segreta" dove ci aveva guidato il "bambino".
L'indomani dovevo ripartire, mi aspettava una nuova traversata di
"tutto riposo", verso l'Europa. Nel viaggio di ritorno andò tutto
"quasi" bene (ma, il "quasi", è una storia troppo lunga !).
Telefonai al numero 1 da "El Aayoun" nel Sahara occidentale a
fine Settembre. Riferii tutto in breve, la linea cadeva
continuamente. Mi disse poche parole : "Stefano è stato arrestato
a Port Elisabeth (lui mi disse il 23 Luglio), da poco ho ricevuto
notizia che è stato ucciso mentre tentava la fuga, ... questa è la
versione ufficiale !". "Non è stata colpa mia - dissi - non ha voluto
salvarsi, non potevo obbligarlo!". "Lo so!" - rispose. Ed è tutto
quello che so dell'operazione Stefano. Riuscii a rientrare in Italia,
al fine, il 15 Dicembre 1977, ... una bella fortuna !. Fui libero fino
al 6 Marzo 1978, dovetti imbarcare sul "Jumbo EMME" diretto in
Libano, a Beirut, ma la missione si chiamò: Operazione
Alexandria.
Operazione Alexandria. Portai di nuovo documenti riservati ai
nostri agenti laggiù, ma poi dovevo entrare a far parte
dell'equipaggio di una nave traghetto di linea con Alexandria
d'Egitto, per questo quel nome. Cercai la profumeria del '75, ma
non c'era più ... nel senso che non c'era più il palazzo.
(Il terzo occhio della Medusa)
Anzi, non c'era più l'intero quartiere e stava per non esserci più
nemmeno la Città, ridotta ad un cumulo di rovine. Avevo sentito
che si continuava a combattere dal ferragosto del '75, ma non
credevo che fossero arrivati a questo punto. Io, in ogni caso,
nonostante la tregua dichiarata, sentivo raffiche di mitra di
quando in quando. Il mio compito consisteva nel fare
abbandonare la Città a persone che venivano accompagnate a
bordo e che era pericoloso portare all'aeroporto. Le sbarcavo nel
primo porto toccato dal traghetto, esterno al Libano : Tartus in
Siria, Tarsus o Mersina in Anatolia (Turchia), Damietta sul Nilo ed
Alexandria in Egitto. Di tutta quella operazione, di noiosa
"routine" per me, ricordo solo il nostro contatto ad Alexandria
che, una sera che lo aspettavo davanti all'ingresso del porto,
disse nel suo stentatissimo linguaggio : Andreotti Kaput ,
Andreotti Kaput !- meravigliandosi molto che io non riuscissi a
capire quel che voleva dire. Alla fine capii quel che voleva dire: "il
Governo Andreotti era caduto poche ore prima !". Al che risposi
col classico gesto universale che sta per :"chi se ne frega ? !".
Doveva accompagnarmi da Mariouth, il negoziante che riceveva i
documenti riservati provenienti da Beirut e, nei vicoli della Città
vecchia, nel retro bottega di una fumeria dove il nostro contatto
si ostinava a darmi appuntamento. Una volta mi convinse anche a
fumare il narghilè : un inserviente ci fece sedere tra i cuscini,
arrivò un altro con la pipa ad acqua, mise qualcosa che aveva
puzza di vino, sembrava mosto (! ?) sulla pipa. Sopra questo
appoggiò un pezzo di hashish, (dopo averlo reso piatto
masticandolo tra gli incisivi). Poi prese della carbonella accesa e
ce la mise sopra, passandomi la canna della pipa che dovevo
aspirare. Lo feci e sentii l'acqua gorgogliare ... sempre più forte,
fino a che non mi sembro una musica. Mi sentii proprio bene, ma,
dopo un pò, cominciai ad avere "paranoia", guardavo tutti con
sospetto ... mi sembrava di essere in pericolo !, non ripetei
quell'esperienza. In Africa provai la marijuana, era un medicinale
naturale: calmava i dolori delle ferite, calmava i morsi della fame,
faceva sentire di meno il caldo e faceva ridere !. Inoltre,
masticata, sembrava di avere pranzato ... forse conteneva
vitamine buone, chissà ?.
(Mariouth)
Comunque a me, di Andreotti o di qualsiasi altro governo, non me
ne importava niente e, se non me ne parlava lui, non ne avrei
sospettato mai nemmeno l'esistenza!. Ma lui insistette a cercare
di farmi capire che la missione era saltata, pare a causa della
caduta del governo Andreotti ... boh ! ?.
Continuai quei viaggi in attesa di ordini che non arrivarono. Mi ero
deciso a sbarcare quando, un ordine dell'Armatore, ci spedì tutti
in Nigeria, Golfo di Guinea. E ti pareva che filasse tutto liscio ! ...
in Nigeria ... sul fiume Niger, in mezzo ai coccodrilli, a sbarcare
furgoncini della Peugeot. Di nuovo un caldo infernale, su navi
senza aria condizionata (almeno in cabina, per riuscire a
dormire). Ero furioso, ma non potei farci niente. Riuscii a
rimpatriare e sbarcare a La Spezia il 3 Ottobre 1978. E questo è
tutto quello che so dell'operazione Alexandria.
Fui inviato in diverse occasioni in U.R.S.S. Con la mia qualifica di
Marittimo potevo entrare in qualsiasi paese, anche non
riconosciuto dall'Italia, senza destare sospetti e controlli
particolari. Sarebbe solo noioso raccontare del finto sbarco a
Vladivostok in Siberia, poco prima del disgelo '79 (primavera), e
della traversata dell'U.R.S.S. con la Transiberiana, di questo
marittimo che aveva perso la nave e doveva raggiungerla a
Leningrado, sul Baltico. E così fu chiamata in codice quella
missione : Operazione Leningrado
Operazione Leningrado : (Il Disgelo)
Con la mia qualifica di Marittimo potevo entrare in qualsiasi
paese, anche non riconosciuto dall'Italia, senza destare sospetti e
controlli particolari. Sarebbe solo noioso raccontare del finto
sbarco a Vladivostok in Siberia, poco prima del disgelo '79
(primavera), e della traversata dell'U.R.S.S. con la Transiberiana,
di questo marittimo che aveva perso la nave e doveva
raggiungerla a Leningrado, sul Baltico. E così fu chiamata in
codice quella missione : operazione Leningrado. Una storia
incredibile vero ?, ma proprio per questo fu creduta ... e poi,
perché non crederla ?. Non scendevo mai dal treno, ad ogni
stazione saliva a bordo la polizia, mi perquisiva accuratamente,
mi controllava i documenti e gli mostravo la giustificazione del
viaggio verso Leningrado scritta in Russo (apparentemente) dalla
stazione di polizia portuale di Vladivostok che dichiarava in
cirillico: "il qui presente marittimo, imbarcato sulla baleniera
Norvegese T/n Tromsk diretta a Leningrado, ubriacatosi in
compagnia, ha perso la nave e deve raggiungerla in treno. Si
rilascia la presente dichiarazione perché il marittimo non parla
Russo". Chiudevano tutti il foglio commentando e ridendo in
Russo.
Feci 9.000 Km di treno, quindici giorni, fino a Mosca, senza
scendere a terra. Nelle stazioni di Ussurijsk, Habarovka, Cita,
Ulan-Ude (ad Ulan ricevetti carte provenienti da Ulan-Bator
"Mongolia"), Irkutsk, Novosibirsk, Omsk ed Ekaterinenburg
venivano a bordo i nostri contatti, ed appena soli trovavano il
modo di pronunciare "in Italiano" chi la terza, chi la sesta, chi
"l'animaccia loro !", del mio codice.
(Lupi Siberiani '79)
Mi consegnavano mappe ed altri scritti in cirillico, sicuramente
codici. Io le incollavo (rivoltate) con vinavil, sulle pareti interne
della cassetta di legno (a mò di vecchia tappezzeria) contenente
l'attrezzatura da marittimo di baleniera :"vecchia incerata,
cappello para-acqua, stivali, ganci, arpioni personali, ami,
mutande e calze sporche, fornello a gas e ... la mia moka con
caffè Italiano e zucchero". Non so cosa riguardassero quelle
mappe ma, sicuramente, postazioni militari. Vi chiedete come mai
non usammo i microfilm ?... roba che va bene per i film di 007 !.
Quelli si che facevano la bella vita ! ...Grand-Hotels, caviale del
Volga, Champagne. Ma chi gli dava ai Kulaki, ed ai cacciatori di
pellicce che venivano a bordo del treno e sembravano orsi polari,
le micro camere ! ? e poi, non siete mai stati perquisiti fin dentro
i tacchi delle scarpe se pensate così. I Russi non scherzavano
mai. La cassetta la svuotavano, smontavano perfino la mia moka,
il fornello, frugavano nel caffè, ma la "tappezzeria" mezza
stracciata e sporca della cassetta ... non li ha mai insospettiti !.
So per certo che le mappe che mi consegnarono a Mosca, prima
di riprendere il treno per Leningrado, riguardavano un grande
rifugio Atomico in costruzione sotto la Città. Qualcosa di enorme,
gallerie per chilometri, una vera città sotterranea .. ! ?. I nostri
contatti a Mosca mi dissero di informare il nostro comando che i
Sovietici si stavano preparando ad un olocausto Nucleare. Ma,
vista la mancanza di tempo a nostra disposizione per spiegarmi
bene tutto, mi confermarono che, comunque, era tutto scritto nei
fogli che mi consegnarono e che finirono incollati sul fondo e sui
fianchi della cassetta. I Moscoviti mi consegnarono anche dei
negativi (erano meglio organizzati dei Siberiani) e li misi con il
resto, sotto le mappe. Finì tutto incollato dentro la cassetta, al
sicuro. A Mosca sparì tutta la documentazione Siberiana e partii in
treno (...ancora ! ?) per Leningrado dove imbarcai sul traghetto
Finlandese che mi aspettava in banchina (non aspettava me, i
nostri mezzi erano scarsi !, aspettava i passeggeri per Turku in
Finlandia). Prima, però, mi feci accompagnare in Piazza
Dzerdzinsky a Mosca, dove c'era la sede del K.G.B. "il nemico",
per una soddisfazione personale! Mi sorprese, restandomi
impresso nella memoria, vedere che tutte le finestre di
quell'enorme Palazzo Imperiale Russo erano "vezzosamente"
adornate ... con tendine ricamate!? - ...Cos'è uno scherzo?-
pensai e dissi ai Russi, non sapendo se dovevo ridere. - Niet
"scherzo" Italiano, tutto là dentro è adornato di pizzi bianchi
ricamati, poltrone dove si poggia la testa ed i braccioli, anche le
scrivanie davanti alle quali si interrogano i "sospetti" ... tutto è
bianco e ricamato ... come per "funerale!"- mi dissero i Moscoviti.
Mi venne un brivido di freddo ... eppure a Mosca era già
Primavera. - Andiamo, è molto pericoloso sostare quì. -
conclusero i Russi ed io, senza indugiare oltre, li seguii. A
Leningrado, il Traghetto, Salpava la sera ed io, approfittai di un
taxista che parlava un pò di Italiano, per farmi un "giro turistico"
della città ... davvero splendida, una Venezia del Nord! Per pochi
rubli mi portò tra ponti Imperiali sulla Neva, il fiume di
Leningrado, e le piazze più belle e maestose. Viali incredibili che lì
chiamavano "prospettive". Non ricordo i nomi di tutto ciò che vidi
... con troppa fretta purtroppo! Ma, non potrei mai dimenticare
quelle meraviglie ... vidi le cupole d'oro di Palazzo Puskin, la
Prospettiva "non so cosa", la più bella di Leningrado secondo il
Taxista, l'Ermitage (solo l'esterno), il Palazzo dell'Ammiragliato, il
Palazzo d'inverno, della Cattedrale e della fortezza dei S.S Pietro
e Paolo ... una vera meraviglia! Una Città che, come Venezia, era
sorta su centinaia di canali ed Isole, in una Laguna del Baltico.
Andate a visitarla Voi che potete, ora si chiama di nuovo San
Pietroburgo e ne vale la pena!. Anche a me piacerebbe, ma sono
stato Loro nemico, forse, per me, non sarebbe prudente andarci.
Anche se, ormai, chi lo sa più chi è l'amico e chi il nemico?... ed
io, ho ancora amici?! e... dove?. I miei documenti (consegnatimi
a Mosca) erano in regola : Ero un marittimo Italiano che doveva
imbarcare su una nave in arrivo a Leningrado e che aveva
cambiato destinazione mentre ero già in viaggio per raggiungerla
(... il marittimo di Vladivostok ? che ne so !, io non ci sono mai
stato a Vladivostok ... Dov'è ? !). Da Turku raggiunsi Stoccolma
e, via aereo, Roma.
Raggiunsi il Ministero in via XX Settembre, 8 una traversa di via
Nazionale, poche centinaia di metri a sinistra della stazione
Termini. Consegnai la cassetta all'Ufficio X° e fui libero. Dall'arrivo
a Vladivostok, al rientro a Roma, era passato circa un mese,
quasi tutto passato "oltre la Cortina di ferro" come la
chiamavamo allora. Forse fui l'unico Italiano a potersi vantare,
(...solo tra noi, ed ora ... solo con me stesso!) e negli anni della
guerra fredda, di aver navigato nel mare di Ohotska, traversato lo
stretto dei Tartari sul delta dell'Amur, le grandi foreste Siberiane,
costeggiato il lago di Bajkal, ammirato la luna di ghiaccio sulla
steppa Siberiana e quei gelidi giorni senza notte, passato gli Urali,
Mosca, Leningrado e ... tutto questo, da Gladiatore del S.I.D,
militare di Stay-Behind - N.A.T.O-Italia, in missione operativa !.
Almeno ... così sapevo io, che ancora ignoravo di essere solo un
"allucinazione !". A proposito, vi hanno mai detto i giornali che
leggete che Stay-behind significa : stare dietro le linee ?. Più
"Stay Behind" di così ! ? ... vi pare ?. E questo è tutto quello che
so dell'operazione Leningrado.
(Okhotska)
Ragazzi ... che pena i Russi, in quel gelo, anche i soldati mi
facevano pena. A volte, lungo la ferrovia, si vedevano stazioni
militari e stavano lì, in piedi ... come fantasmi semi sepolti dalla
neve. Dovunque vedevo ritratti del Dittatore di turno Leonid Ilic
Breznev ... ovviamente coperto di medaglie. Che guerre avesse
mai combattuto mi è rimasto un mistero, visto che era entrato da
chierichetto nel partito Comunista Sovietico e che, quindi, come
politico, difficilmente può aver imbracciato qualcosa di diverso da
penna e forchetta (se si esclude la sua partecipazione da politico
alla repressione della Cecoslovacchia nel '68). Ma, le medaglie,
sono un vezzo di tutti gli "eroici" Dittatori, non solo di quelli
Comunisti !. E che squallore le Città, quei viali deserti, a volte
magnifici ma, proprio per questo, più desolanti! che miseria ...
una miseria incredibile, senza fine. Eppure era una super
potenza, aveva petrolio, metalli preziosi, andavano nello spazio,
come spiegarsi questo degrado ?. La gente, invece, era simpatica.
Ogni tanto, nelle stazioni, saliva qualcuno che non era la polizia o
soldati, ... scherzavano con me, specie le ragazze ... a volte
bellissime! Ridevamo assieme di noi, solo guardandoci a vicenda.
(Colomba Siberiana)
Erano gente alla buona, cacciatori di pellicce o boscaioli, a volte
con famiglia al seguito. Mi offrivano sempre qualcosa da
mangiare, cose semplici e buone. Capii perché si chiama insalata
Russa quel cibo freddo che c'è anche da noi . Tutto, dalle carni
alle verdure, era conservato in gelatina e salse buonissime.
Ricordo una specie di "stufatino da viaggio" di miglio e semolino :
lo chiamavano Kasa, e polpettine di ricotta e panna acida. Lungo
la ferrovia potevo comprare, nei mercatini che si formavano sotto
il treno in sosta, il "saslyk" : spiedini di montone cotti alla brace ;
il besbarmuk : pezzi di carne di montone con pasta scotta ed
immersi in una salsa piccante a base di cipolle (io ci aggiungevo
dello yogurt acido... c'era da leccarsi i baffi !) e poi yogurt e
panne acidule di tutti i tipi ... la mia passione !. Ricordo anche
una bevanda rinfrescante a base di cereali fermentati, la
chiamavano "kvas"... con una punta di yogurt mi portava a
leccarmi anche le orecchie ! Poi, naturalmente, Vodka a fiumi, ma
non mi ubriacai mai : il freddo era troppo e l'alcool fungeva da
riscaldamento interno. Là, anche la luna sembrava dire : ... ho
freddo ! Ricambiavo offrendo il caffè Italiano a tutti, che era
gradito, ma preferivano il loro tè. Lo facevano alla maniera
Uzbeka : mettevano le foglie fresche in una teiera fino quasi a
colmarla e poi ci mettevano l'acqua bollente dentro, ripassandola
più volte. Era buono perché era caldo, ma era troppo forte per
me, mi legava la bocca ... come il tè che facevano i Libici ... in un
altro mondo ! Anche i miei contatti, quando mi salutavano,
dicevano qualcosa di incomprensibile e mi lasciavano pane e
yogurt per il viaggio. Scendevano lontani dalle stazioni. In alcuni
tratti, spesso a causa della neve, a volte solo perché i Macchinisti
avevano bevuto troppa Vodka (...dicevano !), il convoglio
procedeva così lentamente che salire e scendere era agevole e
tutti lo facevano quando non c'era neve troppo alta. Correvamo
appesi di fianco al treno come esquimesi dietro ai cani da slitta, ci
sgranchivamo così le gambe e riattivavamo la circolazione. Per
due volte ci siamo "sgranchiti" spalando cumuli di neve
ammassata dalla tormenta sui binari e troppo alti per permettere
al treno di passare, ... fortuna che eravamo già nella stagione del
disgelo, un pò ritardata quell'anno! Capii che anche sulla
Transiberiana c'erano treni moderni con sedili comodi e
riscaldamento efficente, ma il convoglio sul quale viaggiavo era
vecchio, un residuato della "Rivoluzione e della penetrazione
Siberiana", con panche in legno ed un riscaldamento che
sembrava non ci fosse... la mia solita fortuna ! ?. Il pane che mi
davano i contatti era integrale e senza sale, ma lo mangiavo
volentieri, era buono lo stesso. Le prime vittime del regime
comunista (inteso come dittatura) secondo me, erano loro ... poi i
soldati !. L'estate del 1979 la passai a casa, in vacanza al mare,
sotto il nostro sole. Ne avevo proprio bisogno !. Il 20 Settembre
1979 fui convocato a Roma e da lì inviato ad Istanbul, sullo
stretto dei Dardanelli, là imbarcai sulla M/n Mare Tranquillo
diretta in Romania, a Costanza, sul mar Nero. Di nuovo
oltrecortina.
Settembre 1979 : Operazione Costanza. Fui inviato a Batumi in
Georgia ed a Costanza in Romania, risalii il Danubio fino a Galati.
Filo spinato e torrette a perdita d'occhio, per giorni e giorni, ... in
tutta la mia vita non vidi mai tanto filo spinato come in quei pochi
giorni. Si trattava di portare fuori dall'U.R.S.S. perseguitati
politici, almeno così mi fu detto. Andavamo a prenderli, con i
nostri contatti, lungo il Danubio, sulla riva orientale ... il confine
dell'URSS. Era là che correva tutto quel filo spinato, sembrava
davvero che l'intero popolo Russo fosse rinchiuso in un enorme
campo di concentramento. Era molto pericoloso, il Conducator
manteneva il coprifuoco, come in tempo di guerra. Dopo le nove
di sera io, come straniero, non potevo più circolare per strada,
dovevo rientrare a bordo, per i Romeni credo che fosse spostato
più in là ... le undici o mezzanotte. Dovevamo uscire dalla città
nel pomeriggio e raggiungere il confine nel punto conosciuto ai
nostri contatti in Romania. Fortuna che era tutto coperto di alberi
che ci permettevano di stare al riparo fino a che non faceva buio.
A quel punto dovevamo attendere il segnale : tre lampeggi di una
torcia elettrica a cui dovevamo rispondere con lo stesso numero
di lampi. Significava che la via era libera ed andavamo verso il filo
spinato. Le armi le trovavamo al nostro arrivo, nascoste tra gli
alberi, e le lasciavamo là al rientro. Erano AK 47 di fabbricazione
Sovietica. Dovevamo attraversare il confine Russo passando sotto
il filo spinato ed era molto pericoloso, se ci intercettavano le
pattuglie Russe al di là, o quelle Romene al di qua, intendevamo
vender cara la pelle, non certo farci prendere vivi !. Passati al di
là della Cortina di ferro "spinato" (scommetto che neanche questo
avete mai letto sui giornali : il perché la chiamavamo "cortina di
ferro" ... non è così ?), ci guidavano i nostri contatti Ucraini
(anche l'Ucraina aveva i suoi "Gladiatori", ribelli che desideravano
la Democrazia e la Libertà !). La nave era ferma a Galati, sul
Danubio, caricava il carbone (50.000 tonnellate di carbone,
avevamo tempo), prima dell'alba, però, dovevamo essere a
bordo. Dovevamo prendere i ricercati dalla polizia politica, a volte
scienziati ... credo, lo capivo dall'aspetto, non dovevo chiedere
niente, non sapevo chi erano e loro non sapevano chi ero io, se
qualcosa andava male ... nessuno di noi era mai esistito !. Li
trovavamo, "pronti a muovere", nei cascinali delle campagne tra il
confine e Kiliya, in Ucraina, li nascondevano i contadini in attesa
di un passaggio a Occidente. La mia Missione era quella di
nasconderli a bordo e proteggerli fino allo sbarco, il più delle volte
ad Istanbul e Atene (pochi giorni di viaggio), dove qualcuno
veniva a prenderli, recitava la Password e tutto è sempre filato
via liscio. Una volta, l'intera nave fu sottoposta ad ispezione di
polizia. Ce la vedemmo davvero brutta, in cabina avevo la coppia
di profughi imbarcati a Costanza. Non ebbi il tempo di nasconderli
altrove che nell'armadietto. Nella mia cabina entrò un poliziotto
ed iniziò la perquisizione dalla scrivania. Vide i miei attrezzi da
ginnastica : sbarra a molla, manubri, pinze, pesi e ... si interessò
a quelli, era uno sportivo ed iniziò a scherzare in Romeno. Capivo
che diceva di essere un lottatore e mi sfidava. Gli feci capire che
sarebbe stato troppo facile per me, lo guardavo e ridevo. In
Romania sono molto tifosi per la lotta, si levò la giacca, voleva
proprio lottare. Tirai fuori due bottiglie di Whisky e tre stecche di
Marlboro da sotto la cuccetta (proibitissime in Romania).
"Contrabbando !"- disse. Gli feci capire che ero disposto a lottare
con lui, visto che insisteva, ma, se perdeva, mi lasciava il Whisky
e le sigarette e se ne andava, se vinceva se le prendeva senza
fare rapporto ai suoi. Accettò ed iniziammo a lottare. Era bravo,
conosceva la lotta Greco-Romana, ma non era allenato. Potevo
batterlo facilmente, solo che avevo deciso di farlo faticare un pò
... per poi farlo vincere e farlo andare via contento (dentro
l'armadio si respirava male !). Ma il Romeno non si accontentava
di vincere, voleva farmi male, mi stava torcendo il braccio ed è
stato più forte di me rovesciarmi, afferrarlo al collo e buttarlo a
terra torcendoglielo. Batteva il palmo della mano a terra per
dichiararsi sconfitto ... Sicuramente era un appassionato,
conosceva questi segnali. Si alzò borbottando in Romeno, ma mi
diede la mano ... uno sportivo. Gli diedi una bottiglia e una stecca
di sigarette, ma dovetti insistere molto per fargliela prendere.
Eppure da loro, al mercato nero, valevano quanto il suo stipendio
di un mese. Era un simpaticone e se ne andò ridendo e
bofonchiando nella sua strana lingua ... con il contrabbando sotto
la giacca. I clandestini erano terrorizzati, ma li tranquillizzai e non
ci furono più problemi fino all'arrivo, sbarcarono sullo stretto dei
Dardanelli. Vennero a prenderli sotto bordo con una lancia non so
chi, da non so dove !. La mia Missione era quella di nasconderli a
bordo e proteggerli fino allo sbarco, il più delle volte ad Istanbul e
Atene (pochi giorni di viaggio), dove qualcuno veniva a prenderli,
recitava la Password e tutto è sempre filato via liscio. Fui anche
fermato e perquisito, sia dai Russi che dai Romeni del Conducator
Ceausescu, ma recitavo bene la parte del Marinaio ubriaco e tutto
finiva a ridere. Quando andava male, tutt'al più, mi ritrovavo
costretto a bere quel loro brucia-budella che chiamano Vodka.
L'equipaggio non si accorse mai di nulla, a parte un Allievo
Macchinista che scendeva a terra con me. Non me ne potei
liberare nemmeno quella volta che, a Costanza, in Romania,
dovevo raggiungere il nostro contatto in una piazza centrale nei
pressi dei giardini pubblici. Era una bella biondina Romena e così
non si insospettì del fatto che, pur essendo appena arrivati, io
fossi atteso!, poteva pensare che c'ero già stato.
(Una Colomba ...!?)
Venne con noi all'Hotel Internazionale, dove bevemmo vino
Romeno e chiaccherammo tutta la sera in attesa che, "qualcuno"
ci informasse che la persona da imbarcare e far espatriare fosse
pronta. Lo fece un cameriere in smoking, versandoci dell'altro
vino rosso ... veramente buono il vino Romeno !. Andammo,
quindi, in taxi a prenderli. Erano in una casetta in periferia, un
agglomerato di case popolari che più popolari non si può. Si
trattava di marito e moglie, non so perché il comando era
interessato a farli fuggire dall'Est Europeo, non parlavano altro
che Romeno e Russo ed in ogni caso ... non era affar mio !. La
biondina (non me ne ricordo il nome perché tanto era falso)
parlava benissimo Italiano, tanto che pensai che fosse una
"Colomba". Cercai di interrogarla in merito ... tra una risata e
l'altra, ma si tradì come Romena, improvvisamente, con un
accento non Italiano in una frase che non fece in tempo a
correggere. Riusciva a imitare un accento del Nord Italia, non
saprei quale ... io sono del Sud. Se l'Allievo Macchinista capì
qualcosa, però, non mi fece mai domande, si limitò a chiedermi di
insegnargli qualche colpo di savate durante i turni di guardia in
sala macchine, dopo che mi scoprì allenarmi, in navigazione,
dietro il locale depuratori ... e lo feci. In navigazione la vita è
noiosa ed il tempo non manca. Non so se, poi, abbia fatto pratica
per imparare bene, sbarcai a Venezia e non lo rividi più. Fui
impiegato così fino a tutto il 1979. Andai anche in centro America,
in Guatemala, in Venezuela, a Panama, in Florida ... etc. ma solo
perchè il mercantile dove ero imbarcato riceveva l'ordine di
andarci per carico merci. In Guatemala, a Puerto Bàrrios,
incontrai un gruppo di Legionari Francesi (ex) che avevo
conosciuto in Africa ai tempi della Primavera dei Garofani. Erano
diretti a Ciudad de Guatemala ; erano stati arruolati come
specialisti della guerriglia, andavano in Nicaragua. Pagati molto
bene, mi proposero di arruolarmi con loro. C'era da simulare
attacchi, da parte di guerriglieri filo Sovietici, per "Traire le lait a
la Vache Americain" (Trad.: mungere la vacca Americana).
Spiegandosi meglio mi fecero capire che, in realtà, i Guerriglieri
filo-Sovietici sarebbero stati Loro ... avrebbero dovuto divertirsi
un pò ad attaccare qualche caserma dell'esercito e qualcos'altro
di ecclatante, tanto per smuovere un pò le acque. "La Guérilla,
aux Antilles e là-bas (indicando l'interno), ronflé a la grande, il
est notre devoir de faire les choses comme il faut ... et tirer tous
de son apathie!" (Trad.: La guerriglia nelle Antille e laggiù, russa
alla grande, è nostro dovere di fare le cose come si deve e
risvegliare tutti dalla Loro apatia!). Jean era picchiatello e disse
tutto questo ridendo,... ma non era una "boutade" per ridere!
Non potei dirgli perché, ma gli dissi che non mi interessava fare il
mercenario. Ora ero un "Marinero mercante!". Risero facendomi
l'occhietto, non sapevano perché, ma erano sicuri che mentivo,
che non ero quel che dicevo di essere ! (già, noi eravamo
condannati a non essere mai quel che dicevamo di essere).
Passammo insieme un paio di giorni a fare "fiesta" mettendo a
soqquadro Puerto Bàrrios. La periferia di Puerto Barrios era
identica a tutte le periferie delle città in quella parte di mondo, un
unico sterminato Slum. In posti come quelli, la gente cerca di
sopravvivere come può. baracche per case, bambini mezzi nudi
che corrono di quà e di là, cani che frugano tra i rifiuti, odore di
fogna a cielo aperto e dappertutto spazzatura che marcisce fino al
muro verde e improvviso di vegetazione: La Jungla che appena
subito oltre la periferia dell'ultima barracca si riappropria della
sua terra. Il posto ideale per incontrare dei pazzi come loro.
Erano completamente svitati, ma anche dei veri amici! poi
partimmo : Loro per il loro destino ed io per il mio e non li vidi
mai più.
Operazione Speranza. Nel 1980, andai in Nigeria ed
Angola.L'Angola era ridotto male, era alla fame ... della serie: "il
Socialismo non è una mercanzia che si compra al mercato!" per
citare una delle frasi ad effetto care ad Agostinho Neto.
(Forse ...è solo un sogno!)
Ma già ... era anche Lui un poeta come Andreade e Senghor,
grandi Uomini, ma l'economia e lo sviluppo economico non si
intendono di poesia !. Chiedevano gli aiuti alimentari ed io ero
imbarcato su quel mercantile, M/n Amanda della Medafrica Line,
che doveva portare migliaia di tonnellate di grano a Luanda.
Davano la colpa all'Imperialismo Americano ed al Capitalismo
Occidentale, come sempre fanno i regimi Comunisti, per
giustificare i disastri economici dovuti alla loro incapacità ed alle
loro idee strampalate. A Maggio 1980, si sarebbero dovuti
imbarcare sull'Amanda, come passeggeri, alcuni politici tra cui
Emma Bonino del partito Radicale Italiano. Avevano insistito per
viaggiare con gli aiuti, per controllare meglio che arrivassero a
destinazione correttamente. Il nostro comando voleva essere
certo che non accadessero incidenti, perciò, il 23 Gennaio 1980,
fui inviato su quel mercantile e feci due viaggi nel Golfo di Guinea
prima di quello che a Maggio avrebbe portato gli aiuti alimentari.
In occasione di quel viaggio, la nave si sarebbe chiamata :"la
nave della speranza". E questo fu il nome in codice di quella
missione : operazione speranza. Io però, nei pochi giorni che
potevo stare a Luanda, non riuscii a rintracciare nessuno.
Sicuramente chi non era morto era in prigione, oppure alla
macchia, o espatriato chissà dove. Dove prendono il potere questi
banditi è sempre così, un copione visto fin troppe volte. Rientrai
in Italia e feci rapporto sulla situazione in Angola. Andai a casa
per qualche giorno di riposo, era il 20 Maggio 1980 circa. Avrei
raggiunto la "nave della speranza", (dove già erano stati
imbarcati gli aiuti alimentari ed i passeggeri) in aereo, dopo una
settimana di meritata licenza. Dopo pochi giorni, rientrando a
casa a piedi, fui fermato dalla Polizia. Un certo Brigadiere L'aiola
mi portò in Questura insieme a due ragazzi che mi avevano
chiesto un informazione per uscire dalla Città poichè si erano
persi. Avevano pochi grammi di Marijuana con loro, ma pare che,
durante la notte, (che passai in una cella di sicurezza), in una
chiesa abbandonata del loro paese, Tardara, (che mai avevo
sentito nominare!), furono rinvenuti diversi chili di droghe leggere
tra Marijuana ed hashish. Costoro, dopo un terzo grado dei
Poliziotti ..."confessarono!?" di averli acquistati da me!. I
poliziotti, specialmente questo Brigadiere L'aiola, mi chiedevano
di confessare a mia volta: tanto ormai non potevo fare altro che
tentare di avere le attenuanti confessando, dicevano.
Naturalmente mi guardai bene dal fare una cosa simile. All'alba,
però, in cella di sicurezza, fecero entrare mio Padre che mi disse
che avevano perquisito casa nostra ed avevano trovato, dentro
un armadietto chiuso a chiave ( ! ?), tre chili di piante di
marijuana con fiori, foglie, rami e semi. Dissero che la droga o
era la mia o era la sua, oppure di mia madre. Era lì per
confessare che era sua. Naturalmente, a quel punto, confessai
che era mia. Inventai una storia credibile ed andai in carcere.
Uscito dall'isolamento di sei mesi, (nel quale ero stato tenuto per
convincermi a confessare ... chi erano i miei complici ! ?), alcuni
compagni di prigionia mi diedero i vecchi articoli che parlavano
del mio arresto. Seppi così che "i giornali" diedero la notizia del
ritrovamento di circa un chilo di hashish in una chiesa diroccata di
un paese e che un altro quantitativo analogo di piante di
marijuana era stato rinvenuto a casa dei miei genitori (!?) ; che
era esplosa una bomba nella stazione di Bologna e che fece molte
vittime. Dai giornali seppi anche che la perizia balistica diceva che
era stato usato il Semtex, un esplosivo di produzione
Cecoslovacca (un altro modulo Kennedy ! ?); che poco prima era
caduto un aereo civile ad Ustica con altre vittime e che,
contemporaneamente, un MIG-21 Libico era atterrato nella Sila,
in Calabria, ed il pilota sarebbe stato ritrovato morto a bordo (ma
queste sono cose lette sulla nostra stampa e "viste le mie
esperienze con la stampa", chissà qual'era la verità !). Sentivo
spesso in televisione che era la "strategia della tensione" e che, in
qualche modo, c'entrava Gladio (!?). Nessuno teneva in
considerazione le minacce del Dittatore Libico all'Italia che, in
quel periodo, offriva protezione Militare a Malta, la quale era nelle
mire espansionistiche di Gheddafi (eravamo pronti ad intervenire
in seguito alle notizie di un imminente sbarco Libico a Malta ...
alcuni di noi erano già a La Valletta) e, soprattutto, era un ambita
e magnifica base Navale nel Mediterraneo per la flotta Sovietica
del mar Nero! ; Nè si teneva in nessun conto l'ipotesi che l'aereo
abbattuto ad Ustica, il 27 Giugno 1980, poteva essere un
macabro avvertimento all'Italia in risposta ai dichiarati intenti di
siglare quegli accordi di cooperazione con Malta ; Né fu rilevato
che la Strage di Bologna avvenne nello stesso giorno in cui veniva
siglato quell'accordo tra Italia e Malta, "nonostante gli
avvertimenti ricevuti !" Se poi sia stato effettivamente siglato,
vista la mia situazione, non lo potevo sapere. Mi chiedevo il
perché di tutto ciò che mi accadeva e che accadeva fuori di lì ma,
allora, non seppi darmi una risposta. Rinchiuso in quelle celle mi
capitava spesso di pensare: Forse ... è solo un sogno! Un anno
dopo l'arresto, fui trasferito in una colonia penale. L'avevo chiesto
io ... per non morire d'inedia in una cella : avrei lavorato i campi
ed il tempo sarebbe passato prima. Avrei avuto anche un
televisore in cella, insomma ... un lusso!. Sapevo guidare i Carri
armati, perciò, fui messo alla guida di un cingolato Catterpillar,
un aratro da montagna che si pilotava con un sistema di pedali-
freno e leve-frizione ... esattamente come un Tank. Feci il
trattorista, aravo i campi e, finita l'aratura, zappavo, tagliavo la
legna e facevo tutti i lavori agricoli di quella colonia penale ... il
tempo passava prima. Mia madre e mio padre venivano a
trovarmi ogni quindici giorni ed erano contenti, non ci eravamo
più visti così spesso da quando mi arruolai. Anche lì, però, a
volte, mi svegliavo di soprassalto e mi chiedevo: Forse ... è solo
un sogno! Ma, abituati gli occhi al buio, vedevo la cella e i
compagni di prigionia immersi in quello squallore con me: No,
non è un sogno! - pensavo - è tutto vero, sono in prigione e ...
dovrò restarci ancora a lungo! mi prendeva sempre la rabbia in
queste occasioni, mi agitavo, imprecavo in silenzio, maledivo chi
mi aveva fatto tutto questo ... ma a che serviva?. Se è davvero
tutto un sogno mi sveglierò prima o poi! ... e questo era l'unico
pensiero in grado di calmarmi.
Modulo Kennedy.
Fu una sera, guardando il telegiornale, che assistetti all'attentato
a Papa Woitila e poi, a tutto quello che ne seguì. Quando gli
inquirenti presero Alì Agcà e seguirono la pista Bulgara, credevo
che fossero in gamba: Dritti sull'obiettivo ... così si fa! -
commentai in cella. Era un classico per "Loro", astuti e potenti,
ma assolutamente privi di estro, di fantasia. Ripetevano, come
scimmiette ammaestrate, sempre le stesse azioni. Il numero uno
diceva che i grandi vecchi della Lubianka, (il palazzo sede del
K.G.B, andai a vederlo durante l'operazione Leningrado, ... una
soddisfazione personale!) se ne andavano, uno ad uno, lasciando
dietro di Loro solo mezze tacche e ruffiani di partito, capaci solo
di ripetere a "carta carbone" sempre le stesse operazioni, gli
stessi complotti riusciti, ma studiati da altri ed in ben altri tempi:
"Buon per noi!" - chiudeva sempre. Infatti, a me sembrava di
vedere in video quel "classico" che, durante i corsi, gli anziani ci
insegnavano a riconoscere chiamandolo "modulo Kennedy" e che
era riuscito perfettamente in occasione dell'assassinio del povero
Presidente Americano, colpevole tra l'altro e soprattutto, per la
Lubianka, di riscuotere troppe simpatie nel mondo, ...
estremamente dannose per la "Propaganda del Politburo" e prima
del "Presidium".
Kennedy non riconobbe il Vietnam Comunista e la Cina di Mao e
appoggiò, invece, Formosa, che oggi si chiama Taiwan.
Kennedy sfidò il Comunismo nella sua politica terzo mondista:
aiuti economici ai paesi poveri dell'America Latina ; alleanza per il
progresso e il G.A.T.T. che, risollevando l'economia di quei paesi,
dovevano creare i presupposti di nuovi rapporti di amicizia con
quei popoli e: "prosciugare l'acqua di miseria e degrado in cui
nuotano i pesci rossi" - diceva il numero uno. Si impose
duramente per sollevare il problema razziale e la condizione degli
Afro-Americani ed il pieno rispetto delle leggi, contro la
discriminazione razziale, degli Stati Uniti. Voleva sostenere la
crescita di sistemi Democratici e non i Dittatori delle Repubbliche
delle banane di tutto il terzo mondo.Inoltre, comprese che, sul
piano militare, il Terrorismo comunista poteva essere combattuto
efficacemente solo con l'impiego di reparti speciali e creò i
"Berretti Verdi" (imitando i Gladiatori Italiani). Essi erano
Istruttori militari super addestrati in grado di preparare al meglio
truppe anti terrorismo e decise di utilizzarli per la difesa del
Vietnam del Sud dall'aggressione Comunista (non voleva cadere
in trappola inviando la US Army insomma!).
Durante il suo primo mandato ci fu lo sbarco Americano nella Baia
dei porci, mirato a rovesciare il regime Castrista e fallito
nell'Aprile 1961. Certo, è una questione di opinioni, ma, se fosse
riuscito, il popolo Cubano non sarebbe passato dalla Dittatura di
Fulgenzio Battista a quella di Fidel Castro, con la miseria che ne
seguì. Kennedy avrebbe instaurato un sistema Democratico che
avrebbe portato Libertà vera, progresso e benessere al popolo
Cubano. Il suo progetto di riforme, quelle che voleva attuare con
il suo secondo mandato, fu per la politica interna, parzialmente
realizzato da Lindon Jhonson, poi, per la politica estera, da
Reagan e portò alla caduta dell'URSS, ...solo rimandata con
quell'omicidio. Del resto, il buon programma politico dell'abile
Presidente Clinton, che tanto successo sta portando all'America in
campo economico, è palesemente la prosecuzione dello stesso
progetto Kennedyano, di cui Clinton si è sempre dichiarato
ammiratore.
Kennedy pilotò con polso fermo e in maniera magistrale la crisi
del 1962 tra USA e URSS per i missili Atomici Sovietici fatti
installare da Kruscev a Cuba che, grazie a Castro, (ed al suo
tradimento della Revolucion Cubana del '59) era totalmente in
mano al Cremlino. Sapete che il blocco navale Americano è
dovuto al fatto che il Dittatore Cubano stava trasformando l'isola
caraibica in una portaerei atomica, puntata dritta al cuore
dell'Occidente Democratico?. Ci pensate se fosse riuscito? ora
sareste tutti ridotti come i poveri popoli dell'ex URSS ... altro che
settimane bianche, Discoteche e problemi di dieta ! ! !. Sapete
che, in quegli anni, i Castristi, stavano procedendo ad epurazioni
e fucilazioni di massa dei dissidenti che non volevano vendere la
rivoluzione Cubana all'Imperialismo degli "amici" di Castro e che,
la prima vittima di ciò (ma non l'ultima) fu Cienfuegos Camillo ed
un altra Ernesto Guevara detto el Che?. Un altra delle ragioni è
nella Nazionalizzazione dei beni di cittadini Americani, residenti a
Cuba, che non sono stati risarciti per l'esproprio subito. Ora, io
non c'ero, come non c'eravate Voi, ma la Convenzione
Internazionale per i Diritti dell'Uomo non permette queste cose.
Lo stesso articolo 1 che ho invocato io contro l'Italia, impone agli
Stati (tutti gli Stati del mondo) il rispetto e la tutela dei beni dei
cittadini.
Anche gli Italiani subirono cose di questo genere da Gheddafi in
Libia, e prima ancora dai Titini Yugoslavi in Istria e Dalmazia. Mi
chiedo : "E' stato giusto che l'Italia se ne sia fregata?"; è giusto
che ci sia in Italia chi fa affari e tiene rapporti con un Regime che
viola i diritti umani che, "di quando in quando", fa strage di
oppositori e che, "continuamente", minacciava di farci conoscere
"il significato della parola terrore!?" (sono parole sue, di
Muhammar Gheddafi)". Non ve lo ricordate più?. Io ci sono stato
nella Libia di Gheddafi e vi posso dire che non è il Diavolo!. Il
Popolo Arabo della Libia, sta molto meglio e vive con un tenore di
vita molto migliore, di qualsiasi altro popolo Arabo della Regione
ed io non sono un Tribunale equo ed imparziale che possa fare un
processo al Leader Libico. Per me non è Democratico e questo è
tutto. Per Lui, come per altri Dittatori, vale la regola che, se
ancora non avesse commesso crimini contro l'Umanità ... li
commetterà. Lo impone il ruolo di Dittatore, è inevitabile! Per
altro, invece, mi è dispiaciuto sapere del bombardamento a Tripoli
e di tutti quei morti innocenti, ma anche su certi aerei, in una
discoteca a Berlino, in una Stazione e chissà dove altro ... c'erano
morti innocenti. Certi atteggiamenti, se non altro, portano a
questo genere di cose e, comunque, quel bombardamento,
produsse l'effetto di ridimensionare lo strapotere di Gheddafi in
Libia ed in tutto il mondo Arabo. Il Governo effettivo passò nelle
mani di un moderato, un altro Colonnello (sic!), Abdessalam
Jalloud, "cognato" di Gheddafi (di più non si poteva fare!). Il
Governo Libico potrebbe preoccuparsi di investire meglio gli
introiti del petrolio per lo sviluppo del paese, la fertilizzazione del
Sahara, le scuole ... il rispetto dei Diritti Umani. Non sono i soli a
violarli, sono in numerosa compagnia, io stesso accuso l'Italia di
aver violato i miei, ma se la Libia facesse un passo verso il Diritto,
sarebbe un bene per tutti, anche e soprattutto per Loro.
Era troppo amato Kennedy, dai giovani e dai Liberal ! Considerato
anche amico del "Papa Buono" Giovanni XXIII°. Inoltre, era restio
a cadere nella trappola Vietnam che doveva rendere così tanto
agli Nguyèn del Sud come del Nord ... "les vieux renard!"
(Lee H. Oswald)
Un avversario davvero pericoloso per l'URSS di Kruscev e,
soprattutto, per il suo ufficio propaganda e per le mire Latino-
Americane di Cuba. Non poteva sopravvivere per un altro
mandato. Fu assassinato il 22 Novembre 1963 a Dallas in Texas.
Il pesce-esca preparato da Loro era pronto. un Loro agente,
(Americano, ma indottrinato in URSS), con un passato ricostruito
in maniera da risultare sufficientemente ambiguo, ed abbastanza
ingenuo da non capire il gioco al quale stava giocando.
Soprattutto non doveva capire che, comunque andasse, lui non
sarebbe sopravvissuto al Presidente. ...Era perfetto!
Kennedy aveva carisma, qualcosa che non si inventa, nè si può
falsificare. Era l'unico ostacolo vero al successo della propaganda
Sovietica, la quale stava portando le masse giovanili Occidentali a
chiedere la Libertà ...inneggiando ai Tiranni! ! ! A Dallas, il 22
Novembre 1963, l'ostacolo era stato eliminato ...non solo, ma i
sospetti di un complotto cadevano sugli stessi Americani ! ! !
Contemporaneamente, in Vietnam, gli Nguyèn, su questo
perfettamente d'accordo, deponevano e assassinavano vilmente,
con un Golpe, il Presidente Ngò Dinh Diem che, con l'appoggio di
Kennedy, stava trovando una soluzione pacifica alla vertenza
Vietnamita. Sia Dhiem che Kennedy erano Cattolici Liberali e,
proprio per questo, considerati temibili avversari dei soliti folli
piani di conquista del mondo dei Tiranni di turno! ...davvero
questo non vi dice niente?. Ed il fatto che cinque anni dopo (poco
prima dell'inizio della campagna propagandistica detta '68!?) fu
eliminato il pericolo, per "Loro", che un altro Cattolico Liberale
Kennedyano venisse eletto e continuasse la politica di Kennedy è
stato assassinato (questa volta da un Arabo fanatico Shiran-
Shiran ...un Palestinese Giordano, se ricordo bene!), ...anche
questo non vi dice niente?. Non trovate significativo il fatto che
l'unica sopravvissuta della famiglia Presidenziale legittimamente
al potere nel Vietnam del Sud, Cattolica Liberale anche Lei, la
vedova signora Ngò, rifiutando sdegnata l'Asilo Americano, dai
quali si sentì tradita! trovò rifugio a Roma, presso la Santa
Sede?E' paradossalmente tipico, in chi complotta, riuscire a far
ricadere su altri le proprie nefandezze : I Re dei complotti, che di
complotto in complotto si stavano eliminando anche tra di loro ad
uno ad uno, ...non ne sapevano nulla!!!. Avete mai sentito
parlare delle "purghe di Stalin?", ... non sono certo morte con Lui
!. Senza contare le deportazioni di massa e le stragi di oppositori
che, di quando in quando, venivano a nostra conoscenza : non
sempre in U.R.S.S., a volte riuscivano ad eliminare oppositori
anche altrove ...se facevano "ombra" ai loro amici. Riguardo al
centro America poi, chiunque facesse ombra o potesse
rappresentare un pericolo per Castro,"Fidelissimo" di Mosca, (ma
"non allineato"!?), ebbe "strani incidenti". Non era lo stesso con
l'attentato al papa del 1981?. "Loro" vissero l'elezione di un papa
dell'Est, d'oltre cortina, nell'Ottobre 1978, come un atto di guerra,
ma non potevano farci nulla. I fatti di Danzica poi, di quegli
operai che scioperavano contro il Regime Comunista e pregavano
davanti ai cantieri navali con Solidarnosc e tutto ciò che accadde,
li convinse di essere in serio pericolo. Gli avvenimenti successivi
dimostrarono che non si sbagliavano. Cominciò con l'elezione di
quel papa Polacco il declino del loro Impero : l'Impero del male!.
Sapere che era stato arrestato l'attentatore e che i sospetti, per
stessa ammissione di Agcà, cadevano sui servizi segreti Bulgari,
cioè di Zivkov, Dittatore Comunista della Bulgaria dal 1954 (non
si muoveva foglia nell'Est Europeo senza che Lui non voglia ...!)
e, da sempre, di stretta osservanza alla linea Sovietica,
(soprattutto a quella dettata da Stalin), mi fece pensare che, gli
inquirenti, erano stati bravi, avevano colto nel segno. Ma, poi,
tutto è finito nel guazzabuglio che sapete e il Processo "stabilì"
che organizzò tutto Alì Agcà, un pazzo squinternato, ... da solo
(!?). E Voi ci credete?!
Non ho capito se fa il pazzo perché ha capito che era un pesce-
esca perfetto, miracolosamente sfuggito alla padella e che,
questo, significava che non doveva sopravvivere alla sua vittima
(come da modulo Kennedy). Il cadavere di un Lupo grigio,
(organizzazione terroristica di estrema destra Turca), sul piazzale
di San Pietro, sarebbe stata una sorta di firma utile, unitamente
alle campagne di certa stampa, a far ricadere i sospetti sui
"gruppi eversivi di estrema destra" ... i soliti della Stampa Italiana
: P2, Gladio, Servizi Deviati, Massoneria, CIA etc.... Che interesse
avrebbero potuto mai avere le "destre" a spararsi nelle palle non
lo si sarebbe capito, ma tutto si sarebbe risolto con un altro degli
insoluti "Misteri d'Italia !"... e vissero tutti felici e contenti ;
O fa il pazzo perché qualcosa andò storto ! Agca sbagliò il colpo,
(forse non se la sentì o ...chissà) ; forse chi era lì per uccidere lui
ci ripensò o, più probabilmente, la folla impedì che Agca fosse
ucciso ;
Oppure, una volta capito che era stato usato come pesce-esca, e
confessando, perciò, quel che sapeva per punire chi lo voleva
morto, non fu creduto e cerca, ancora adesso, facendosi credere
pazzo, di salvarsi la vita perché teme di essere ucciso ... se parla
!.
Oppure, ancora ,convincendo tutti di essere pazzo, si accredita
come innocuo : è pazzo adesso, era pazzo anche prima e ciò che
ha detto, o ha da dire un pazzo, non può nuocere a nessuno ! ;
Probabilmente è salvo, ma solo perché il potere che lo ha usato
non c'è più... almeno apparentemente ! Comunque, oggi, se ne
fregano delle rivelazioni di Agca : non porterebbero ad altro che a
sospettare cariatidi inutili ed anche Zivkov è già stato arrestato
(per chi sa quale dei suoi delitti da Tiranno), dagli stessi Bulgari
che ha Tiranneggiato per quasi mezzo secolo. A chi volete che
gliene freghi più, ormai ?. La partita con il papa, per salvare il
Loro Impero, l'hanno persa !
Tanto per capire quanto ci tenesse a quell'Impero, soprattutto
Todor Zivkov di Bulgaria, vi basti sapere che fu l'unico "non
Russo", dei vecchi membri del vecchio Presidium, (dopo i fatti
noti con il nome di "Primavera di Praga" e che diedero vita in
tutto l'Occidente Democratico alla rivoluzione Democratica e
"Liberal" chiamata 68), ad invocare ed approvare calorosamente
l'intervento dell'Armata Rossa a Praga, in Cecoslovacchia,
nell'Agosto 1968, ed i crimini che ne seguirono contro la
popolazione ribelle. Ricordate Ian Palach ?. La vecchia guardia di
Gladio era lì a Praga in quei giorni e ci raccontava di quel popolo
ribellatosi in massa ai Tiranni ed abbandonato al suo destino dal
resto d'Europa e del mondo, ma... fu inevitabile, dicevano, per
evitare un conflitto Nucleare con l'URSS. Ammiravano molto i
Cecoslovacchi, qualcuno si era anche fatto la fidanzata ... tra una
bottiglia Molotov e l'altra e... dopo l'invasione dell'Armata Rossa e
l'ordine di rientrare, non ne seppe più nulla. In quegli anni
nessuno, neanche per "Amore", poteva lasciare l'U.R.S.S.,
figuratevi se avessero saputo che si trattava di relazioni con
"Gladiatori Italiani!?". Zivkov ebbe persino parole di Dura
condanna contro Tito di Yugoslavia e Ceausescu, Conducator della
Romania, i quali erano, notoriamente, "troppo Liberal" per Zivkov
, pensate un pò che elemento da sbarco poteva essere !
Eppure, grazie al formidabile apparatcic della propaganda
Sovietica, i giovani ribelli d'Occidente continuavano a sfilare nei
cortei, inneggiando ai Tiranni che distrussero la Primavera di
Praga e molte altre "Primavere di Libertà" che seguirono quella,
nel mondo. Che razza di uffici di propaganda aveva l'U.R.S.S ! :
diabolici ed invincibili ;
In ogni caso, Agca, capì quale era il suo ruolo nel "modulo
Kennedy" (comunque lo chiamassero i Lupi grigi) e, visto anche il
risultato avuto dalla sua confessione, il "picchiatello Lupo grigio",
pur essendo da solo, ed in mano "Loro", è riuscito a salvarsi
giocandoli tutti !. Era questo il "modulo Kennedy" ! Per Noi, lo
stesso modulo, con le dovute modifiche, fu usato per Guevara in
Bolivia e Ochoa a Cuba e chissà quanti altri. La saggezza popolare
Italiana abbrevia dicendo : Butta la pietra e nasconde la mano ...
! "Loro" lo hanno perfezionato, reso più sofisticato e funzionale,
ma, in sostanza, è questo. Il fatto che nessuno accusò i Servizi
Deviati Italiani ... P2, Gladio e/o la solita CIA, mi diede la misura
della decadenza dei complottardi. In altri tempi, sarebbero riusciti
ad organizzare una "purga" anche quì da noi! ... tutti sospettati di
aver attentato alla vita del Pontefice ... !?.
Io, comunque, assistei a tutte queste azioni terroristiche da dietro
le sbarre, condannato per spaccio di marijuana (... !?), o al più,
sui campi della Colonia a zappare patate, sotto stretta
sorveglianza degli agenti di custodia: un alibi davvero di ferro! -
pensavo all'epoca, ridendo tra me e me. Durante quei due anni di
prigionia, avevo anche sentito che, il numero 1, era sospettato di
trame eversive e di essere un fascista ed un Piduista ! A me, il
Giudice, fece sapere, attraverso il mio Avvocato (a suo dire !),
che al processo (che si tenne un anno dopo il mio arresto)
avrebbe chiesto otto anni per traffico Internazionale di
stupefacenti ! ! ! Rimasi in prigione, per quasi due anni, da
innocente e non capii perchè mi fu fatto tutto questo. In prigione,
quei ragazzi, mi dissero che avevano confessato quelle assurdità
in mio danno perchè i poliziotti li avevano "minacciati di picchiarli"
se non lo avessero fatto. Si trattava solo di deboli, ... non potevo
certo prendermela con loro!. Appena libero, era il Natale 1981 (fu
un condono generale, emanato con Decreto del Presidente Pertini
a liberarmi, altrimenti ero stato condannato a tre anni !), mi
presentai a rapporto all'Ufficio X°. Il numero 1 non c'era, lo
sostituiva "momentaneamente" uno sconosciuto al quale,
comunque, riferii l'accaduto e dove ero stato tutto quel tempo. Mi
disse che ero stato fortunato, c'era chi era finito in carcere
accusato di stragi e di terrorismo e rischiava di avere l'ergastolo!.
Comunque, fui lasciato libero di godermi la ritrovata LIBERTA' per
qualche mese. Andai in America, a New Orleans ed a Baton
Rouge, sul Mississipi , con un mercantile, la M/n Maria Speranza
della compagnia Fermar, fino al 26 Luglio 1982. Al rientro, fui
incaricato di imbarcare sul M/n Vento di ponente a La Spezia per
l'operazione Tripoli.
Mu'ammar Qaddafi)
Imbarcai sul Vento il 16 Ottobre 1982 e salpammo
immediatamente, alla volta di Tripoli, in Libia. La missione, del
tipo ... "facile, facile," consisteva nel portare (e ricevere) ordini e
documenti - da e per - la Libia, a volte a Tunisi, dove facevamo
scalo a La Goulette. I nostri contatti venivano a bordo a riceverli,
o darli, negli scali Italiani di La Spezia e/o Cagliari, oppure nel
porto di La Valletta a Malta. Per non creare sospetti, con il loro
andirivieni nel porto di Tripoli, i nostri contatti avevano
organizzato, insieme a me, un piccolo contrabbando di alcolici
(severamente proibiti in Libia). In questo modo, con qualche
bottiglia di Scotch Whisky, ottenevamo il duplice scopo di
corrompere le guardie e, nello stesso tempo, di non essere
sospettati di spionaggio, ma solo di contrabbando. Io, inoltre,
ottenevo lo scopo di arrotondare qualcosa per sopperire agli
scarsi mezzi messi a disposizione dal comando : Taxi in Libia,
spese locali, mance alle guardie portuali ... etc. Proprio di quelle
"facili, facili," peccato che, in Libia, c'erano poliziotti e soldati
dappertutto e che, se andava male, saremmo stati tutti fucilati !.
Infatti, dei "contatti" a Tripoli, alcuni non li vidi più e, chiedendo
di loro, mi fu risposto in maniera eloquente passando la mano a
mò di lama, sotto la gola, dall'orecchio sinistro a quello destro !".
Ciò che sapevo non era molto ... nell'eventualità che qualcosa
andasse storto! Comunque dovevo prendere contatto con giovani
Ufficiali dell'esercito Libico che, stanchi delle follie del Colonnello
Gheddafi: "Il pazzo di Tripoli" lo chiamava R.Reagan, avevano
deciso di tentare di liberarsi di Lui e della sua banda!. Anche
l'Occidente Democratico aveva deciso di liberarsi di Lui e degli atti
di terrorismo che continuamente minacciava e, pare, finanziava.
-Tutto molto, ma molto bene! - pensavo nella mia cabina, in
navigazione continua tra Tripoli e Bengasi e La Valletta (Malta),
La Goulette (Tunisi) e La Spezia e Cagliari in Italia. Ma allora
perchè non ci fecero portare a termine la missione del Novembre
1973 ... Chi e perchè ci fermò!?. - mi chiedevo. Ma non seppi mai
darmi una risposta.
I Giovani Ufficiali dell'esercito Libico volevano sapere se
L'Occidente Democratico, l'Europa Occidentale e, soprattutto, la
vicina Italia, erano bendisposti verso la loro iniziativa. Come
avrebbero accolto la notizia che un colpo di Stato militare aveva
destituito il Governo Libico di Muhammar Gheddafi? I nostri
contatti a Tripoli, mi fecero incontrare con alcuni di questi Ufficiali
in una sala da Te in centro a Tripoli. Erano 17, seduti in gruppi da
quattro, in tavolini vicini, in maniera da poter sentire tutti quel
che dicevamo, ma senza insospettire il cameriere e la
onnipresente polizia Libica e... non solo Libica (!?). Lasciando da
parte i convenevoli, (era molto pericoloso essere lì ed insieme ad
uno straniero, anche se "Marinerò mercante!), suggerì subito una
soluzione per il primo dei loro problemi: "come avrebbe reagito
l'Occidente Democratico ad un Golpe Militare in Libia?". Parlando
al più alto in grado: un Colonnello dall'apparente età di 40 anni
(dal nome impronunziabile... "baffo grigio", lo chiamai in codice),
ma, ben inteso anche dagli altri, dissi: "Vista la simpatia e la
stima profonda che il "pazzo di Tripoli" riscuote in tutto
l'Occidente, sarete di certo ben accolti. Semmai i dubbi sorgono
sul fatto che non ci sono garanzie che non si tratti semplicemente
di una faida tra gruppi di potere... che Voi siate veramente
Democratici. Suggerisco di fare come i giovani Ufficiali
dell'esercito Portoghese nel '74, una bella Primavera dei Garofani
di Tripoli". Mi guardarono straniti ... non sapevano cos'era!?.-"...
Entrate in città con un garofano infilato nella canna dei fucili a
dimostrazione che si tratta di una rivoluzione Democratica e non
di un golpe militare." - dissi, stupito del fatto che, davvero, non
avevano mai sentito parlare della Primavera dei Garofani di
Lisbona e di Luanda. Vollero sapere tutto e mi ritrovai a fare il
"Maestro" di storia. Ascoltavano a bocca aperta le storie che
raccontavo: "... il generale Spinola, la fuga dell'Oligarca Caetano
Marçelo, l'entrata a Lisbona delle Truppe Ribelli con un Garofano
rosso infilato sulle canne dei fucili, la smobilitazione dell'esercito
coloniale Portoghese in Africa, della Colonna Libertad in Angola,
dell'invasione Sovietico-Castrista, del Generale Cubano Manuel
Ochoa ..." Seppi che la censura Libica, non permetteva di sentire
notizie non gradite al Regime e, nel '74, la RAI TV Italiana non
riusciva a riceverla nessuno. Seppi anche che, all'epoca, la
maggior parte dei presenti, aveva poco più di dieci anni. Alla fine
della "lezione di storia", il Colonnello Baffo grigio, voleva certezze
su un eventuale appoggio Occidentale, perchè disse: il regime del
Pazzo, si regge sulla protezione Internazionale, ma anche interna,
dell'URSS. Quì è pieno di spie Sovietiche, entrano come "Istruttori
militari" e meccanici per riparare i nostri mezzi aerei (Mig21) e
terrestri (carri T54), tutti di produzione Sovietica, ma, in realtà,
fanno ben altro e, so per certo, concluse Baffo grigio, che si tratta
degli uomini migliori di cui dispone il KGB. Concludemmo quella
riunione che si era protratta troppo a lungo ...per un Te! e risposi
che avrei riferito al Comando e, per il prossimo incontro ci
sarebbe stata una risposta più precisa. Uscimmo alla chetichella,
al porto ebbi problemi, era quasi mezzanotte ed il coprifuoco non
permetteva ad uno straniero di far tardi fino a quell'ora: ma ero
solo uno scemo che si era perso nei vicoli di Tripoli e non capiva
una parola, ... mi lasciarono passare senza avvertire la "polizia
speciale".
In Italia ricevetti alla Spezia la visita dell'Ufficiale di collegamento
(uno nuovo, che conosceva il mio codice, ... erano quasi sempre
"nuovi" ormai!) consegnai le carte di ritorno che mi avevano dato
i nostri contatti a Tripoli ed a La Valletta e riferii il messaggio di
Baffo grigio. Avrei avuto risposte certe nel prossimo scalo di
Cagliari o di Palermo. Uscimmo dall'Ammiragliato dove ero stato
invitato per l'incontro e la consegna dei documenti: l'Ufficiale di
collegamento non mi era piaciuto ... non sembrava uno dei nostri,
era tutto acchitato, profumava come una puttana, aveva lo
sguardo sfuggente ... non mi guardava mai negli occhi e, quando
lo salutai "stringendogli la mano", mi sembrava di aver preso la
"zampetta di un gatto". L'Ultima volta che ero stato lì,
all'Ammiragliato, c'era il Numero 1 ... che fine aveva fatto? ...
non potevo chiederlo a quello lì, e nemmeno avrei voluto!.
Rividi la mano morta (zampetta di gatto) dieci giorni dopo, a
Palermo, eravamo diretti a Tunisi e da lì a Bengasi e Tripoli. Mi
diede due passaporti ed un carteggio, chiusi in un plico sigillato,
da consegnare al nostro contatto a Tripoli e mi disse che nessuna
decisione era stata presa per "Baffo grigio". "Comunichi di
attendere risposta"- furono le sue ultime parole scendendo dal
Traghetto (mi raggiunse nella mia cabina per consegnarmi
personalmente le carte).
A Tripoli, dieci giorni dopo, riferii il messaggio al nostro contatto
... lo stesso dell'altra volta, buon segno! e gli consegnai il plico
sigillato. Due ore dopo ritornò seduto al fianco del conducente del
camion che era salito sullo scivolo del Traghetto per caricare i
container che trasportavamo sul ponte. Si fermarono con la
cabina di guida davanti all'oblò che dava nel locale macchine, gli
passai prontamente le casse di J.B & Jhonny Walker che fecero
sparire sotto la cuccetta e proseguirono verso il ponteggio di
carico containers. Allo sbarco passarono davanti alla polizia
portuale ed alla "speciale" che non sospettò di nulla ed uscirono
indisturbati dal porto con i documenti "riservati" e dieci casse di
Scotch-Whisky dirette a Tripoli-città.
Sbarcai "senza incidenti" a La Spezia, il 9 Marzo 1983. Nessuna
decisione mi era stata comunicata riguardante il Colonnello "Baffo
grigio", ma non posso escludere che altri abbiano svolto
quell'incarico.
Durante la Telefonata dei primi d'Aprile 1983, mi fu ordinato di
presentarmi in un Hotel in Rue du Maroc a Tunisi. Lì, al più
presto, sarei stato contattato da attivisti di "Akbar Maghreb" e
questo fu il nome in codice di quella missione : Operazione Akbar
Maghreb.
La missione consisteva nel prendere contatti con un movimento
patriottico Nord Africano che si definiva Akbar Maghreb e che si
prefiggeva di unificare il Nord Africa in una grande Unione
Democratica e federale del Maghreb, "Grande Maghreb" appunto.
Ebbi l'indirizzo dell'Hotel in Rue du Maroc a Tunisi e di un
magazzino in Rue Sidi Mandri n. 8 a Tetouan ai piedi del Rif, in
Marocco. Là sarei stato avvicinato da esponenti del Movimento.
(Chez Younes)
Volevano tentare di rovesciare il Regime del Dittatore Alì Ben
Bourghiba di Tunisia (filo sovietico, anche se moderato, cioè "non
allineato", ... come la Cuba di Castro, la Jugoslavia di Tito e la
Libia di Gheddafi, per esempio) e quello di Benjedid Chadli
d'Algeria (anche Lui non allineato, come gli altri!) e provocare la
rivolta dei Berberi del Rif, in Marocco, per costringere il Re,
Hassan II del Marocco, alle aperture Democratiche di una
Monarchia Costituzionale assumendo, così, anche la guida del
Movimento Akbar Maghreb. In sintesi un obiettivo ambizioso, ma
gli aderenti erano molti e tanti di più avrebbero aderito in una
seconda fase. A noi interessava la parte che riguardava il
rovesciamento dei Regimi filo Sovietici dei Dittatori d'Algeria e di
Tunisia, continuando così a spezzare l'accerchiamento Sovietico
dell'U.E.O. Inoltre, Akbar Maghreb, avrebbe indebolito la
posizione, nel mondo Arabo, del Colonnello Gheddafi e degli altri
Tiranni filo Sovietici o Integralisti Islamici che finanziavano il
terrorismo e la Tirannia nel mondo. Il Comando era anche
preoccupato dei Piani del Cremlino che, in appoggio a Muhammar
Gheddafi e per farlo uscire dall'isolamento Internazionale in cui
era tenuto, stavano organizzando unioni Anti-Occidentali tra paesi
del Maghreb e la Libia. La prossima "Unione" in preparazione era
di nuovo con la Tunisia di Ben Bourghiba, prevista esattamente
dieci anni dopo il primo tentativo ... nei primi mesi del 1984
(ancora una volta rovinammo la festa ai Sovietici, questa volta
con la Guerra del pane Maghrebina). Ero autorizzato a riferire, ad
Akbar Maghreb, che avrebbero potuto avere, in una seconda fase,
appoggio Diplomatico Internazionale se avessero dimostrato di
poter portare il Nord Africa verso le riforme Democratiche.
Gli incontri avvennero più volte in quel 1983, fino allo scoppio
della "Guerra del pane", nel capodanno '83-84. Fu chiamata così
perchè il pretesto per la rivolta popolare fu il raddoppio del prezzo
della farina. Per troppi avrebbe significato la fame ... in tutto il
Maghreb!. Organizzandomi per il viaggio, approfittai, per avere un
aspetto il più innocuo possibile, di quanto, in quei giorni, mi
chiedeva un amico d'infanzia. "Sto per diventare cieco. Una
malattia alla retina mi sta portando alla cecità. Ma, prima di
perdere la vista del tutto, mi piacerebbe vedere qualcosa di
diverso, un pò di mondo ! "- mi disse. Pensai che Franco aveva
un aspetto da ragazzo tranquillo ... proprio quello che faceva al
caso mio. "Parto per il Nord Africa - gli dissi - una "vacanza" di
qualche settimana. Prenderò il Traghetto per Tunisi, poi in treno
fino in Algeria e proseguirò con la visita del Marocco. Perché non
vieni con me ?." Si dimostrò entusiasta all'idea, ma aveva un
problema : poco denaro !.
Anche considerando solo i biglietti A/R ciò che aveva non
bastava., ... e poi c'erano gli hotel, il vitto ... etc. Avrebbe proprio
voluto farsi il viaggio e così dissi : Hai un guardaroba ben fornito
se ricordo bene !, non c'è qualcosa di vecchio, nel senso di fuori
moda, ma in buono stato, di cui ti potresti disfare ? Si -rispose
Franco. Bene !, fammi vedere. A volte, trovandomi in difficoltà
all'estero, me la sono cavata vendendomi la roba. Qualcosa si può
ricavare e, se mancherà ancora qualcosa ci penserò io.
Passammo qualche ora a riempire una valigia di abiti smessi e,
fatto questo, facemmo i biglietti per Tunisi ... la prima tappa
dell'operazione Akbar Maghreb.
A Tunisi, venduta rapidamente la "mercanzia di Franco" (grazie
all'interessamento dei miei contatti che scherzarono sul fatto che,
di sicuro, non eravamo Americani ... con le spese !), prendemmo
il treno per Algeri, dopo aver fatto visitare a Franco anche le
rovine di Cartagine. La piccantissima cucina Tunisina non era
stata di suo gradimento : "ormai, sento il peperoncino anche nel
cappuccino!" fu il suo ultimo commento, lasciando Tunisi. In
Algeria non ci fu permesso il transito. La polizia ci perquisì a
fondo e ispezionò anche il treno su cui eravamo. Trovarono
persino una moneta da 100 lire e la riconsegnarono a Franco : gli
era caduta dietro i sedili ... ! ?. Non so come, ma sapevano
qualcosa ed era il caso di fare marcia indietro senza discutere
troppo.
Rifacemmo il viaggio verso Tunisi. Feci presente la cosa al
comando che mi disse di proseguire in aereo verso Casablanca.
Avrei avuto un altro appuntamento con gli emissari Algerini di
Akbar Maghreb, forse, ad Al Hoceima. Oppure, avrebbero
mandato qualcun altro per l'Algeria. Franco fu ben felice di poter
riprendere il viaggio verso Casablanca. La città gli piacque molto,
anche il nostro agente a Casablanca gli riuscì simpatico, non
facevano che ridere di tutto durante i trasferimenti. Ci
spostavamo in autobus, davamo meno nell'occhio.
Raggiungemmo Rabat, Meknès, Fès e ci fermammo qualche
giorno ospiti di tribù Berbere sul Rif, nell'Atlante. Presi i contatti
richiesti e, a missione conclusa, rientrammo a Casablanca per
qualche giorno di relax. Visitammo la città, la Casbah, la Nouvelle
Medina, i ristoranti migliori e ... le luci rosse dei "cafè Americain"
di cui la Città era piena e dove si faceva la danza del ventre.
Rientrammo verso l'Italia dopo circa venti giorni. I soldi erano
finiti e viaggiammo in treno : Casablanca-Tangeri, traghetto per
Algesiras (in Spagna) e treno per Madrid-Barcellona-Montpellier-
Genova. Era il mese di Maggio 1983. E questo è tutto ciò che so
dell'operazione Akbar Maghreb.
Tunisi era in fiamme nel capodanno '83-84, i ribelli di Akbar
Maghreb si lanciavano sulle autoblindo con bottiglie molotov,
incendiavano i carri armati e non ripiegavano anche se falciati con
le mitragliatrici dagli elicotteri. Costò migliaia di morti quella
rivolta, ma anche il potere a Ben Bourghiba. Ero nell'Avenue Alì
Ben Bourghiba, quando i ribelli di Akbar Maghreb saltavano sulle
autoblindo con le bottiglie molotov in pugno, ed ero ancora là
quando, dopo la resa del Governo, i ribelli saltavano sulle stesse
autoblindo, con le bandiere rosse di Akbar Maghreb in pugno al
posto delle bottiglie incendiarie (Rosso era il colore scelto da A.M
per l'Unione Federale degli Stati del Maghreb, niente a che vedere
con i Sovietici, era il rosso della bandiera Tunisina e Marocchina e
della mezza luna Algerina). Il Governo cercò di salvarsi
incolpando dei massacri il Ministro degli interni, ma di lì a poco fu
costretto a dimettersi. In Algeria invece il F.I.S (Fronte Islamico
di Salvezza) dimostrò di essere più forte di A.M. ma questo fece
fallire la Guerra del pane e non diede la vittoria al F.I.S. La stessa
cosa avvenne in Marocco, dove i Berberi del Rif si ribellarono ad
un aumento delle tasse doganali che, di fatto, li affamava e dopo
alcuni scontri vittoriosi a Tetouan e Chefchaouen, ottenuta dal Re
Hassan II° l'abrogazione delle Nuove tasse, riposero le armi.
(Campo di addestramento Berberi e Tuareg di Akbar Maghreb ai
piedi dell'Atlante: Tabelballah)
Nel frattempo, nel 1984, fallito, ancora una volta, il tentativo
d'Unione con la Tunisia, la Lubianka, riuscì a portare a termine
l'Unione tra la Libia di Gheddafi ed il Regno del Marocco di Re
Hassan II°, ...ma non era ancora esecutiva!.
Fu per questo che mi venne ordinato di continuare a tenere i
contatti con gli attivisti di Akbar Maghreb anche dopo le battaglie
di Tunisi ed Algeri e di organizzare la resistenza Democratica
anche addestrando, in tutto il Maghreb, gruppi di guerriglieri da
impiegare "stay-behind" (dietro le linee), nel caso che il Maghreb,
effettivamente, fosse divenuto una colonia Sovietica ostile
all'Europa Occidentale. Tutta la storia di questo periodo si può
riassumere in un pellegrinaggio tra campi Beduin e Tuareg
(nomadi del Sahara) e Tribu Berbere dell'Atlante, durante il
quale, accompagnato dai capi di A.M. insegnai le tecniche di
guerriglia ed addestrai, così come potevo ...dati i scarsi mezzi, i
Volontari Democratici della Federazione Maghrebina a non
arrendersi alle Dittature prossime venture!.
Io fui fatto prigioniero sul Rif, a Novembre '85 (il 19-11-'95
...credo) (Forse ... è solo un sogno!) e venni imprigionato nel
Carcere di Tetouan con altri 700 Ribelli di Akbar Maghreb, ma
anche del F.I.S. Non rivelai la mia identità e fui accusato, come
tutti gli altri, di aver violato le leggi doganali del Regno. Fui
visitato in Carcere dal Console d'Italia a Tangeri al quale, certo,
non rivelai la mia identità. Gli protestai le condizioni inumane in
cui venivamo tenuti tutti e le violazioni delle Convenzioni
Internazionali sui Diritti dell'Uomo. In particolare la pratica di
punizioni corporali e torture praticate sui prigionieri: un cittadino
Tedesco, di religione ebraica, "sospettato" di essere una spia
Israeliana, era stato portato quasi alla follia attraverso la sua
chiusura, in isolamento, in una cella speciale chiamata "cascio"
(una cella dove era impossibile stare sdraiati e, periodicamente,
si veniva bagnati a secchiate d'acqua), ricordo che fu liberato
grazie all'interessamento del Consolato di Germania, si chiamava
Rainer P... ; un cittadino Spagnolo, di Barcellona, che insieme ad
altri pescatori di Malaga avevano sconfinato in acque Marocchine,
fu prelevato dalla cella che condividevamo insieme ad altri 12
prigionieri (... in una cella di cinque metri per quattro, dove
dormivamo per terra, con una vecchia coperta pidocchiosa per
unico giaciglio), legato e frustato sotto la pianta dei piedi, non
potè camminare per settimane; un giovane ribelle Maghrebino
venne tenuto nel cascio così a lungo che perse l'uso delle gambe
divenendo paralitico e ... non fu rilasciato!; numerosi altri episodi
di violazioni dei diritti umani feci presente al Console d'Italia che
venne a visitarmi in Carcere, ma non mi pare che fece nulla. Tra
le altre, denunciai le violazioni subite da me stesso, che venni
tenuto per otto giorni in un "cascio", in riva al mare, senza
mangiare e con l'unico riparo al freddo di un vecchio tappeto nel
quale mi avvolgevo la notte ...senza però potermi sdraiare a
causa della mancanza di spazio. Fu durante quel periodo che mi si
incarnirono le unghie dei piedi, ma non potei farci nulla : passerà
- pensavo, come mi diceva il mio vecchio: Tutto passa nella vita,
passerà anche questa! La stessa cosa che dissi quando mi ritrovai
aggredito dalle cimici e tormentato dalla scabbia, era un
problema comune a tutti lì dentro: "Ti danno gli anticorpi
Italiano!" - dicevano gli altri prigionieri - "senza i morsi delle
cimici e delle pulci, chissà che altra malattia da sporcizia
potremmo buscarci quì dentro". Eravamo tenuti nei sotterranei di
una vecchia fortezza Spagnola dell'epoca coloniale. Due (a volte
tre) giorni alla settimana, venivamo condotti all'aperto per
mezz'ora d'aria, eravamo talmente abituati al buio che tenere gli
occhi aperti era impossibile, lacrimavano abbagliati dalla luce e,
certo, non potevo chiedere un paio di "Ray-ban" ad una di quelle
guardie. Erano letteralmente demoniache! Devo dire, però, che a
me mi rispettarono sempre. Anche quella volta che, non potendo
davvero più camminare, chiesi ad uno di loro di strapparmi le
unghie incarnite. Lo fece rapidamente e bene, un colpo secco con
le pinze e volarono via entrambe le unghie dei pollici. Fecero male
per un pò, ma dopo qualche giorno andò meglio e pensammo alle
altre ... un vero amico!. In quel carcere potei sopravvivere grazie
all'aiuto dei prigionieri di Akbar Maghreb e delle loro famiglie.
Gente povera, ma generosa, riuscivano a portare in carcere pane
ed altre vivande e le dividevano con me e con quanti non
avevano nessuno che potesse provvedere. Il vitto che passava il
carcere era da campo di concentramento delle SS. La mattina,
per colazione, un bicchiere di acqua calda ... per chi aveva il
bicchiere! ed io non ero tra questi: serviva a riscaldare lo stomaco
e, dopo l'intirizzimento della notte, sembrava un caffè espresso
(... con un pò di fantasia!). A volte per pranzo ci portavano un
pentolone d'acqua calda dove poteva capitare di trovarci qualche
legume e/o qualche pezzo d'ortaggio, altre volte la "besara", una
polenta fatta con la farina di fave, (quella era veramente buona
...quanto rara) e a volte niente!. Ogni Lunedì e Giovedì venivamo
incatenati gli uni agli altri e trascinati nei sotterranei del
Tribunale, portati davanti alla Corte che parlava in Arabo e poi
riportati nei sotterranei della Fortezza di Tetouan. Così è stata la
routin di quei giorni per circa due mesi. Già, tutto diventa routin,
anche le cose peggiori! Erano diventate una "routin di vicinato"
anche le visite reciproche che una guardia ci permetteva con un
cittadino della Federazione Elvetica, Philip B..., un camionista
arrestato, per non so più quale infrazione doganale, durante il
transito in Marocco, e che era precipitato di colpo in quell'inferno,
facemmo amicizia, ma non potevamo stare nella stessa cella ... io
ero nella cella "especial", con i prigionieri politici, gente
pericolosa! Philip ne ebbe per poco, uscì il 6 Gennaio 1986, per
tornare nella sua amata Svizzera. Ricordo con esatteza la data
della sua Liberazione perchè mi promise che avrebbe telefonato a
mia moglie in Italia (ci era vietato, a noi sospettati di appartenere
ad Akbar Maghreb, di comunicare con chicchessia) e lo fece. Una
volta Libero, Philip, tornò alla fortezza e disse ad una guardia di
riferirmi che non aveva parlato con mia moglie, ma che qualcuno,
in Italia, al numero che gli diedi, gli aveva detto che era
all'Ospedale e che, il giorno prima, era nato mio figlio. La guardia
mi disse, attraverso le sbarre: "Italiano tienes un Hijo macho, se
lama Marco ... como Marco Polo". E, da quel momento, tutto la
fortezza-carcere di Tetouan, i prigionieri (non solo quelli di Akbar
Maghreb) ed anche le guardie, mi fecero gli auguri chiamando
mio figlio Marco Polo per giorni e giorni. Ero molto popolare, tutti
sapevano chi ero, solo i Giudici non lo sapevano ... o si !?
Il Tribunale del Marocco, riconoscendo la valenza politica delle
azioni di Akbar Maghreb, anche se non seppe mai con certezza se
ne facevo parte e cosa ci facesse un "Marinero mercante en
Transito para l'Italia sulle montagne del Rif", ordinò la mia
Liberazione dopo due mesi di Carcere, ma per poter lasciare il
Marocco dovevo pagare una multa di Dieci milioni di lire italiane.
Non avevo alcuna intenzione di pagarla. Ma, mia moglie,
informata dal Console di quello che mi era capitato e di dove ero,
senza chiedere il mio permesso, pagò quella somma con un
bonifico della nostra banca. (Mia moglie non sapeva altro di me
se non che ero un marittimo, ed in quella occasione sapeva che
ero stato arrestato perchè, sbarcato nel porto di Ceuta, -
all'epoca porto franco Spagnolo sul lato Marocchino dello stretto
di Gibilterra - fui trovato in possesso di cinque orologi non
dichiarati alla dogana Marocchina, mentre ero diretto all'aeroporto
di Tangeri per rientrare in Italia). Mia moglie era incinta e le
notizie che il consolato le dava la preoccuparono molto, per
questo pagò ! Lasciai la fortezza di Tetouan e gli amici che trovai
anche lì: il piccolo Harmido, deforme perchè colpito dalla
poliomelite da piccolo, che si arrampicava meglio delle scimmie
sulle sbarre del carcere fino a raggiungere la luce del sole, in alto,
dove stendeva, per tutti noi, il "bucato" che, nonostante tutto,
riuscivamo a fare; il giovane tedesco Fritz F... di Norinberga,
arrestato perchè, dopo una vacanza in Marocco, pensò bene di
guadagnarci vendendosi l'auto, una Mercedes fiammante, ad un
prezzo doppio rispetto a quello pagato in Germania ... non
facendo i conti con la durissima legge doganale Marocchina che
gli sequestrò l'auto, il denaro ricevuto e gli impose una multa che
non poteva pagare: duecento milioni di Dirham, mas o meno!;
Abdel Crim, Abdel Hafid, Boulima, Hakim, Ahmed e il vecchio
Berbero del Rif, di cui non ricordo il nome che, fermato dalle
guardie del Re mentre cavalcava tranquillo sulle sue montagne,
(aveva 82 anni!) fu trovato in possesso di una borsa di "Kefe", il
tabacco per la sua pipa! Gli fu detto che era droga, che si
chiamava maryjuana e che era proibita... fu arrestato perchè
oppose resistenza al sequestro del tabacco "per la sua pipa!". E
tutti gli altri ... non li rividi mai più, nemmeno loro.
Rientrai in Italia il 4 febbraio 86, col volo Tangeri-Madrid-Roma, e
mi presentai subito a fare rapporto al Ministero della Difesa Ufficio
X°. Però non lo trovai più. Credendo di avere sbagliato (mi era
capitato altre volte) uscii e rientrai più volte ... ma non avevo
sbagliato ! "Via XX Settembre ,8 ... traversa di via Nazionale, ... è
quì!" Chiesi ad un usciere, che mi sembrava di avere già visto lì in
passato, notizie sull'Ufficio X° e sul Generale (che non vedevo da
nove anni!). Mi svillaneggiò deridendomi in Romanesco e mi disse
di provare a cercarlo in Sud Africa. Gli chiesi soddisfazione, ma si
rinchiuse in un Ufficio e chiamò i Carabinieri che mi "intimarono"
di lasciare il Palazzo. Non potendo fare altro andai via. Rientrai a
casa, a conoscere mio figlio nato il 5 Gennaio 1986, mentre ero in
Carcere a Tetouan, sul Rif ... per 'Italia! Per fortuna mia moglie ...
era mia moglie e si ricordava di me ! . Conobbi mio figlio, era
bellissimo !
Dopo qualche settimana, guarito dalla scabbia, dai pidocchi, dalle
cimici e, superati i postumi dell'operazione alle unghie dei piedi
(dopo che me le estirparono nel carcere di Tetouan, mi ricrebbero
incarnite, dovetti essere operato in Italia), il tutto dovuto alle
dure condizioni del carcere di Tetouan, volli capire cosa era
accaduto. Tornai a Roma, al Ministero della Marina, Maripers,
Divisione 1 ed altri Uffici. Riuscii a farmi aiutare dicendo che si
trattava di ricostruzione di carriera a fini pensionistici, diedi i miei
dati ed il numero di matricola. Alla fine di una accurata ricerca
risultavo congedato di Leva il 14/12/ 1973 con il grado Comune di
I° classe !?. Ero un Ufficiale di Gladio ... l'ultimo grado da me
ricoperto è stato quello di Centurione che, per me, appartenente
alla Marina, equivaleva a Comandante di Vascello ... non risultava
più niente!!!
CANCELLATO ! Cancellato tutto, cancellati tutti, come bestie da
macello, carne da cannone!
(Crocefixio Gladiatorium)
Non mi ero mai sentito così. Non sapevo più che fare. Ci pensò il
Guardia Marina che mi aveva aiutato a "ricostruire la mia
carriera". Viste tutte le "menzogne" che gli avevo raccontato,
aveva chiamato i Carabinieri. Andai via prima che arrivassero ...
che avrei potuto raccontare?. Tornai a casa, tentai anche di
rintracciare qualcuno ma chi? ... come?. Quelli che avevo
conosciuto personalmente li avevo anche visti morire e della mia
Centuria, la II° Lupi, ero rimasto solo. Della I° Centuria Aquile
non avevo saputo più nulla dai tempi dell'offensiva del Tet in
Vietnam. Era una Centuria composta di Aviatori, elicotteristi,
paracadutisti e simili. Sapevo, per averlo sentito dire su
quell'aereo, che avrebbero proseguito il volo verso la catena
dell'Annam, si sarebbero dovuti paracadutare a circa 100 Km a
Nord Est di Saigon e sabotare strade e ponti, esattamente come
noi. Ma non ne seppi più nulla da allora. Anche la base di Poglina,
ad Alghero, era stata chiusa, ma io, poi, non ci sono nemmeno
mai entrato. Pensai che, se ci fossi andato, avrebbero chiamato i
Carabinieri anche lì. Da allora sentii spesso parlare di Gladio come
di una associazione a delinquere con finalità di Terrorismo,
composta di neo-fascisti. Io, invece, di fascisti tra i miei
commilitoni non ne ho mai conosciuti e mi chiedevo di chi
parlassero tutti!. Ripresi a fare il mio lavoro di "copertura",
fortuna che avevo quello!. Del Denaro che mi veniva "investito in
Titoli di Stato a Lungo Termine", fin dal 1973/74, naturalmente,
non ne seppi più nulla !
Quell'anno seppi anche di un bombardamento Americano su
Tripoli, dovuto alle intimidazioni di terrorismo che il Colonnello
Libico continuava a fare (adesso ha smesso!) e che, un migliaio di
giovani Ufficiali Libici erano stati fucilati, per ordine di Gheddafi,
perchè stavano organizzando un colpo di stato contro il suo
Regime. Sono cose che leggevo sulla stampa e già vi ho detto che
attendibilità gli do ormai! Tuttavia pensai lo stesso a "Baffo
grigio" ed a tutti quei ragazzi a Tripoli ... mi augurai che non
fossero notizie vere, ...anche perchè a nessuno sembrava
importare un gran che!
Mi occupai anche di una cooperativa edilizia. Volevamo farci una
casa con mia moglie, ma in Italia, se non ci si mette in
cooperativa non si trova nemmeno un palmo di terra dove fare
una baracca. Le vigliaccate che ho subito dalle Autorità Italiane
anche in merito a quella vicenda, sono oggetto di ulteriore ricorso
alla Commissione Europea per i Diritti dell'Uomo, Registrate al
Ricorso n.31230/96 Procedura III°, le potrete conoscere
"prossimamente quì !" non appena la Commissione toglierà il
riserbo su quegli Atti. Ma vi posso anticipare che, sulla base di
falsificazioni di prove, ottenute attraverso fotomontaggi ed un
numero incredibile, quanto evidente, di false Testimonianze, fui
condannato da simili "Loro" Autorità Giudiziarie Italiane a sei mesi
di reclusione e spogliato di ogni avere ! ! !. (Ciò anche in
violazione di tutti i miei Diritti Processuali di cui all'Art.523/5 del
C.p.p. "violazioni a pena di nullità!"). Potete già da subito, però,
farvene un idea leggendo la memoria difensiva corredata dei
documenti, che provavano l'uso di falsificazioni di fotocopie e di
false testimonianze da parte di chi mi accusò e derubò nel 1991,
approfittando di quel "provvidenziale arresto!" cliccando su:
Memoria 5-11-94 per leggere i documenti citati dovrete aspettare
che io mi sia attrezzato di scanner, vedrete che razza di porcheria
sono "certi Processi" in Italia!. Ma circa la veridicità di quanto
affermo, state tranquilli, io non mento ... non sono mica un
giornalista!!!
Quest'altro Processo vergognoso, mi ha visto condannato sulla
base di falsità documentali e testimoniali, come ho ampiamente
dimostrato in Appello, dove il 10 Febbraio '97 sono stato assolto
perché il fatto non sussiste ... DOPO SEI ANNI ! ! !. Non appena
potrò disporre di uno scanner, come detto, potrete leggere tutti
quegli Atti in questo web, vi renderete così conto in che mani
siete tutti ! in che mani è l'Italia ! ! !. Dopo sei anni la corte
d'Appello mi ha assolto : perché il fatto non sussiste !. Ma il
nostro denaro, sottrattoci dalla cooperativa edilizia con l'inganno
... non ci è stato ancora restituito !. C'è stato un Ricorso in
Cassazione, da parte della Cooperativa e della Procura Generale,
che aveva il solo scopo di permettere ai delinquenti di avere il
tempo di correre da un Notaio e spartirsi i miei beni prima che io
chiedessi il sequestro ... esattamente ciò che hanno fatto grazie a
simili complicità!. Una vergogna dietro l'altra, si comportano
come una vera banda di predoni. E, per quanto mi riguarda, ... lo
sono!
Nel 1989 lessi, sul Giornale, che il Generale Manuel Ochoa era
stato arrestato a Cuba per ordine di Fidel Castro ed accusato di
trafficare Droga insieme al Generale Noriega, ex Presidente della
Repubblica di Panama, detto "Cara de Pina" (faccia d'ananas in
Italiano) perché aveva la faccia rimasta butterata dal vaiolo, che
aveva avuto da ragazzo. Non credetti ad una sola parola di quello
che leggevo. Pensai che un idealista come lui faceva ombra al
Leader Maximo e, in una Dittatura, questo è inaccettabile. Inoltre,
ricordai quello che diceva il numero uno, circa l'attenzione
riservata dalla Lubianka alle "ombre" di Castro ed al "vizietto da
capitalista" di Ochoa di portare i Ray-ban . Senza contare che i
suoi "Barbudos" lo adoravano, e l'unico modo per eliminarlo era
questo : la Diffamazione e la Calunnia. In questo "Loro" sono
maestri, potrebbero dare lezioni a Belzebù e, Noi, ... non
escludevamo che lo avessero fatto, aprendo dei corsi apposta per
questo! Tentai di essere ammesso al Processo per testimoniare,
mi rivolsi alla loro Ambasciata. Senza nulla osta non potevo
andare all'Havana, rischiavo di restarci come un pollo!. Non mi
risposero nemmeno. Capii che era stato condannato a morte
prima ancora che iniziasse il processo.
Seppi in seguito che chiese di morire da soldato, fucilato. Ma non
gli fu concesso e fu impiccato come un bandito. Forse Voi non
capirete la gravità di questo, non siete militari, ma è stato un
grave affronto !. Il classico Modulo Kennedy non poteva essere
messo in atto con lui: non c'erano guerre, o progetti di guerriglia,
dove inviare Ochoa "insieme ad una soffiata!" (come da Modulo
Kennedy, modificato per Guevara). Ripescarono il prontuario
"purghe di Stalin" e ne fecero un'altra: un classico da manuale
anche questo. Aveva proprio ragione il numero uno : non hanno
più fantasia ... sono davvero in decadenza !
Ma Voi, ditemi, avete mai sentito di uno spacciatore di droga che,
anziché rimettersi alla clemenza della Corte, o tentare di avere la
grazia, o qualsivoglia beneficio ... pensa, invece, al suo Onore di
soldato e chiede di essere fucilato, anziché impiccato ?.
Questo era Manuel Ochoa "Silverado", Colonnello di "Cuba Libre"
con Cienfuegos e Guevara Ernesto detto el Che. Generale
Comandante della "Divisione corazzata Guevara" che, in Africa
Occidentale, nella valle del Katanga, ci rese l'Onore delle armi,
risparmiandoci la vita e rispettandoci certo di più di quanto non
abbia mai fatto la nostra stessa Patria! Un Pusher da impiccare
secondo Castro ed i suoi "amici". In realtà, Lui ed altri, caduto il
muro di Berlino, si illusero che anche il Regime Castrista potesse
cadere ... un'illusione che pagarono cara!
Credo che in quei momenti abbia riflettuto sul suo passato di
combattente per un Regime per il quale era anche disposto a
morire, ma in battaglia, non impiccato come un bandito.
(La Giustizia e la Legge)
Io, comunque, saputo dell'avvenuta esecuzione, mi recai nella
spiaggia di Poglina una sera, non visto, come un ladro che si deve
nascondere e, anche a nome di tutti coloro che c'erano e sono
stati cancellati, gli resi l'Onore delle Armi. Nemmeno Lui si era
mai arreso, nemmeno Lui lo aveva richiesto, ma anche Lui, a
"Nostro" avviso, se lo era guadagnato sul campo!!!
Sentivo di doverglielo a quel Generale Cubano a cui piacevano i
Ray-ban ... mi ricordai che, laggiù nel Katanga, pensai proprio
che non avrebbe avuto vita facile, ...nè lunga, oltre cortina, con
quei "vizi da capitalista!".
Pochi mesi dopo seguii la stessa sorte di Ochoa, fui
vigliaccamente accusato "di nuovo", da un sedicente
"collaboratore" (... collaboratore con chi? e perchè!?) di spaccio di
pochi grammi di hashish ed arrestato, processato e condannato,
da una banda di farabutti travestiti da Pubblici Ufficiali della
Repubblica Italiana, tra i quali lo stesso sottuff. L'aiola che mi
arrestò nel 1980. Ancora una volta falsificando prove e
testimonianze e impedendomi di provare che di questo si
trattava!
Io però, mi sono battuto per la Democrazia ed il Diritto, non mi si
è potuto assassinare, ho potuto rivolgermi alla protezione insita
nel nostro codice leviatanico e tentare di ottenere Giustizia, anche
se troppo lentamente e dopo tutte le indicibili umiliazioni sofferte.
Diffamazione e Calunnia.
<< Io però, mi sono battuto per la Democrazia ed il Diritto, non
mi si è potuto assassinare, ho potuto rivolgermi alla protezione
insita nel nostro codice leviatanico e tentare di ottenere Giustizia,
anche se troppo lentamente e dopo tutte le indicibili umiliazioni
sofferte. >>
Il resto è storia recente e fa parte dei miei Ricorsi alla
Commissione Europea per i Diritti Umani e delle Denunce alle
Istituzioni Nazionali, ai sensi degli art.13 e 25 della Convenzione
Europea, per gli abusi e le umiliazioni che sono stato costretto a
subire da Gaglioffi ed impostori. Ma, scrivere qui anche di questo,
sarebbe troppo lungo, noioso e costoso.
Forse, anzi sicuramente, in seguito, se questa iniziativa vedrà il
vostro favore, vi metterò in condizione di poter entrare,
attraverso Internet, fin dentro il ventre della bestia, pubblicando
tutti gli atti dei numerosi procedimenti giudiziari di condanna in
primo grado e di assoluzione in Appello, che costituiscono la
persecuzione giudiziaria che ho denunciato alla Commissione
Europea per i Diritti Umani di Strasburgo.
Potrete assistere in maniera virtuale, in prima persona, alle
simulazioni di reato ed alle calunnie, organizzate contro un
cittadino inerme, da una cosca di farabutti ed i loro complici
"traditori" insinuatisi nelle Istituzioni Repubblicane. Il tutto sarà
provato dagli stessi atti pubblici da "Loro" costruiti e falsificati.
Ma, per fare questo, dovrò attrezzarmi di uno scanner e,
soprattutto, imparare ad usarlo!
Ve ne anticipo una per tutte : In data 2 Marzo 1991, alle ore
12:00, fui tratto in arresto in un bar sotto casa mia, mentre
prendevo un caffè, da solo. Un "sedicente collaboratore" (in realtà
un noto spacciatore locale e confidente), colto in flagrante
possesso di hashish, disse alla polizia di averla acquistata da me,
poco prima del suo arresto, in una pineta vicina. Negai il tutto
(non c'era pericolo, questa volta, che incriminassero mia madre,
appena defunta, e/o mio Padre che, alla notizia della morte di
mamma, fu colto da un ictus ed era in ospedale paralizzato, tra la
vita e la morte) e, nonostante i sopralluoghi effettuati
evidenziassero l'inattendibilità delle accuse e l'impossibilità di
commettere quelle azioni, così come il "sedicente collaboratore"
aveva raccontato, fui portato in carcere. Il Commissario Malloni, il
Brigadiere L'aiola ed altri tre agenti di polizia, avevano firmato la
relazione di Servizio, 2 Marzo 1991, con la quale "Davano Atto" di
avermi visto, con la mia auto e con Carta Vincenzo (il
collaboratore) a bordo, recarmi nella pineta (indicata dal pentito)
passando da una strada che non era, in alcun modo, transitabile
... come risultò agli stessi agenti, con i sopralluoghi !. Questo
rese attendibili, per il Tribunale, le accuse del Delinquente
calunniatore .
Pochi giorni dopo, esattamente il 6 Marzo 1991, nella cella dove
ero stato rinchiuso, potei leggere, sui giornali locali, Nuova
Sardegna e Unione Sarda che ero stato arrestato in una pineta ;
in flagranza di reato ; con la droga ancora in tasca : ...mentre la
spacciavo al "confidente", il quale, a quanto leggevo sui giornali,
... non appariva più essere stato colto in possesso di alcunchè ! !
! La droga (5 grammi di hashish) sarebbe stata addosso a me e
sulla mia auto ! ? (ancora una volta la stessa trappola ... sono
davvero in decadenza!!!). Protestai vivamente e denunciai per
diffamazione a mezzo stampa i giornali e le TV locali, ma, a
tutt'oggi, dopo sei anni, nulla è stato fatto, (alla faccia
dell'obbligatorietà dell'azione penale !). Eppure, che quelle notizie
erano false, lo sapevano bene anche i Magistrati che mi
arrestarono e condannarono ! - ... Davvero un potere immenso
quello della stampa ! ! ! - ripensavo in carcere.
Nel Maggio 1994,esattamente il 16, presentai un Esposto sul
comportamento di quei Giornali all'Ordine Nazionale dei
Giornalisti, ma non mi risposero nemmeno. Lo presentai in copia
per conoscenza anche al Capo dello Stato, al Ministero di Grazia e
Giustizia ed alla Commissione Europea. Le "Autorità Nazionali"
rinviarono a Giudizio me per Calunnia a Roma!?.
La Commissione Europea, dopo aver ottenuto l'Archiviazione di
uno dei due Procedimenti per Calunnia sul medesimo Esposto del
23 Luglio '93: perchè era una chiara violazione dei miei Diritti
fondamentali di cui agli Art. 25 e degli accordi di Londra del
Maggio 1969, sta esaminando attualmente la violazione dei miei
Diritti fondamentali di cui all'Art.13 della Convenzione. Tutta
questa parte della vergogna (non certo la mia!) che vi racconto,
la potete leggere sul Collegamento ipertestuale che chiamo:
Roma VI°
Non vedendoci chiaro nel Rinvio a Giudizio per Calunnia, chiesto
dal P. M. della Procura di Roma, Dr. Buchicchio, ed ottenuto il 17-
11-94, dal G.I.P. di Roma Dr. Pazienti (in mia assenza, peraltro,
come leggerete, giustificata), ho inviato un documentato Esposto
(l'ennesimo!) alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di
Perugia (competente ad indagare sull'operato della Magistratura
Romana), chiedendogli di voler aprire un indagine finalizzata a
verificare quali fossero le reali ragioni del rinvio a giudizio per
calunnia del sottoscritto ... quando, con le stesse produzioni
documentali e testimoniali allegate all'Esposto inviato alle
massime autorità nazionali ed Europee, dimostravo che il
calunniato ero io!. Calunniato da tutti coloro che, invece, la
Procura di Roma, in persona del Dr. Buchicchio, identificava come
parti offese ... da me!?. Inoltre, chiedevo di sapere che fine
avessero fatto tutte le documentazioni probatorie allegate
all'Esposto e delle quali non si faceva menzione nel rinvio a
giudizio suddetto, ipotizzandosi perciò il reato omissione di Atti
d'Ufficio e favoreggiamento nella simulazione dei reati e delle
calunnie che avevo subito e denunciato. Potrete capire meglio
quest'altra vicenda leggendo il capitolo relativo nel collegamento
ipertestuale riguardante Perugia
Tutte le notizie riguardanti le mal'azioni dei Processi riguardanti il
sedicente "Collaboratore" Carta Vincenzo le potete apprendere
meglio nell'allegato "Revisione" e, quando sarà possibile, in tutti
gli altri Ricorsi alle Autorità Europee. Non temo smentite in
quanto si tratta di Atti Giudiziari dal tenore indubbio. Anche se,
nell'ombra, certe "Loro" autorità, mi hanno dimostrato di essere
capaci di tutto.
Fu Gesù Cristo a dire: "Chi fa il male teme la Luce e la sfugge ...
perchè nella Luce si scoprono le sue opere!" Povero Cristo, Lui
doveva saperne qualcosa di certe canaglie che agiscono
nell'ombra!
In questi ultimi tempi poi, in televisione, vedo persone mai viste
che "convegnano" su Gladio e chiedono al Presidente Scalfaro la
riabilitazione per i Gladiatori (!?). Chi mai l'avrebbe chiesta una
cosa simile? ! Ancora insulti, ancora umiliazioni. Di che cosa
dovremmo essere riabilitati Noi, di esserci fatti usare come bestie
da macello? ! .
Io mi batto da solo, contro tutti costoro, per riavere il mio Onore.
Offeso dagli abusi del Potere di certi mafiosi per i quali ci siamo
battuti sui campi di battaglia di mezzo mondo, con l'unica
attenuante che non sapevamo chi fossero!.
Noi eravamo in buona fede! (... e siamo tutti morti! Nex Naturae)
Preciso che io non lascerò l'Italia senza prima aver portato a
termine questa mia ultima missione. Ne va del mio Onore, ed io
ci tengo.
Ma per il mio futuro, spero più immediato, non vedo altra
soluzione se non la richiesta di asilo politico ad un paese ancora
Democratico. Una volta dimostrata la persecuzione giudiziaria
attraverso le giuste Sentenze della Commissione Europea che
ormai non dovrebbero tardare, potrò usufruire di quanto è
garantito dall'art. 14 della Convenzione di New York del 10
Dicembre 1948 e cercare Asilo dalla persecuzione in un altro
paese. Qui sono rimasto solo e non è più la mia Patria.
Senza nulla togliere ai meriti di quei Magistrati che
coraggiosamente mi hanno assolto, a dispetto del linciaggio a cui
ero sottoposto dagli organi d'informazione e dai corrotti e dai
calunniatori che falsificarono prove e testimonianze per
eliminarmi e derubarmi, affermo che ciò che ho vissuto e subito
non si può dimenticare. Inoltre ... tutta la banda di farabutti io
l'ho denunciata, già nel 1991, documentando le mie accuse.
Sapete il seguito che hanno avuto in Italia ? ...Il mio rinvio a
giudizio per calunnia e per ben due volte sullo stesso Esposto,
inviato alla Commissione Europea ed al Presidente Italiano ai
sensi dell'art.13 e 25 della Convenzione Europea ! Uno, come
detto, è stato Archiviato per Disposizioni della Commissione
Europea il 18 Aprile 1996, perché ledeva i miei Diritti
fondamentali di denunciare abusi e corruttele ; per l'altro si terrà
l'ultima udienza a Roma, sesta sezione Penale, il 18 Giugno
1997(N.d.R. è stato rinviato su richiesta del P.M al 17 Novembre
'97 e, il 17 Novembre, ancora una volta senza darmi la possibilità
di contestare in udienza e personalmente le accuse, come fatto
obbligo a pena di nullità dall'art. 523 -5 C.p.p. sono stato
condannato, come potrete leggere al capitolo "Romavies.htm", in
maniera non meno vergognosa delle altre!). Ciò nonostante le
prove autentiche e le testimonianze a riprova che ho denunciato il
vero, altro che calunnie ! ... Potrei mai considerare, questa,
ancora la mia Patria ? ! ... e Voi?!
Non cerco rifugio, nè protezione, solo una nuova Patria degna di
questo nome. Per me è essenziale vivere secondo gli ideali in cui
credo e tra persone che li condividano. Ho infranto il Giuramento
di non rivelare mai la mia identità, ma sono rimasto solo e ho
presunto che quel Giuramento, ora, non ha più senso.
Inoltre, forse, quanto ho denunciato nei Ricorsi alla Commissione
Europea per i Diritti e le Libertà fondamentali dell'Uomo di
Strasburgo, potrebbe essere utile ad ottenere a mia moglie e mio
figlio una nuova Patria in cui credere.
Oltre servire lo scopo che vi ho dichiarato, di non permettere che
di noi resti solo quello che i corrotti servi dei Tiranni hanno scritto
e detto.
Buona fortuna a tutti. In fede Vostro : G.71 VO 155 M.
N.B : Questa è una storia vera, ma i nomi dei protagonisti e di
alcuni luoghi sono stati modificati in osservanza degli obblighi alla
riservatezza di cui all'art.33 della Convenzione Europea.
L'inosservanza di tali obblighi renderebbe irricevibili tutti i Ricorsi
suddetti ! Quindi, ogni riferimento a fatti e persone esistenti è da
considerarsi omonimia puramente casuale. Le identità dei
protagonisti saranno rese note prossimamente qui, pubblicando
interamente tutti gli Atti dei Processi subiti, di condanna e di
assoluzione, che provano la persecuzione denunciata nei Ricorsi
alla Commissione Europea per i Diritti Umani citati, di cui al
presente elenco :
Ricorso n.31230/96 Procedura III°. 1) Ricorso riguardante la soc.
cooperativa edilizia Turrimanna e l'opera di saccheggio subita sui
beni personali e familiari con perdita dell'alloggio già assegnato
grazie alle provate falsificazioni di Atti pubblici, nonché
l'appropriazione delle mie quote per £57.000.000 dal 1991:
Violazione dell'art.6 Convenzione Europea e art.1 del protocollo
addizionale 1. L'Italia dovrà giustificare il suo operato entro il 13
Giugno '97 ... vi farò sapere! .Oggi, 25 luglio '97, Lo ha fatto ...
dicendo che:" le violazioni ci sono state, ma le facciamo a tutti,
non solo a Lui!"... non ci credete? le leggerete, appena possibile,
qui! ... anche io non volevo credere a quello che leggevo, ma è
tutto vero purtroppo!. Il 10 Febbraio 1997, come già detto, difeso
dall'Avv. Concas Pier Luigi del Foro di Cagliari, sono stato assolto
anche di queste simulazioni perché il fatto non sussiste! Il 2
Ottobre, il Giudice Istruttore della causa Civile Arconte-
cooperativa Turrimanna, attraverso la quale tento, dal 1991, di
rientrare in possesso dei miei beni sottrattimi dai lestofanti
attraverso le calunnie e le simulazioni denunciate, mi ha concesso
il sequestro di beni alla cooperativa a garanzia delle restituzioni
dovutemi spese e danni ...meglio tardi che mai!, ma nel
frattempo, i lestofanti, aiutati dai rinvii del Tribunale, si sono
assegnati le case in proprietà ...anche la mia! ed hanno prelevato
ogni denaro dalla Banca!. -- Il 22 Ottobre '97 La Commissione
Europea dei Diritti Umani ha accolto i tre Ricorsi contrassegnati
dal numero 31230/96 Procedura I° II° e III° dandomi tempo fino
al 12 Dicembre '97 per quantificare i danni materiali, morali e le
spese sostenute per far correggere l'errore e la violazione sia
davanti alle Autorità giudiziarie Italiane che sul piano Europeo,
che ritengo equo richiedere in risarcimento. Sto procedendo in tal
senso. Il 20 Maggio 1998, la Commissione Europea mi comunica
di aver preso la definitiva decisione di fare rapporto al Comitato
dei Ministri del Consiglio d'Europa sulla violazione dei miei Diritti
fondamentali sulle tre procedure suddette.
Ricorso n.31230/96 Procedura II° 2) Ricorso riguardante la
condanna di primo grado del Processo 8 Marzo 1993, per le
accuse di spaccio di hashish a C.V e di calunnia, fatti avvenuti
nell'Agosto 1991, ed assoluzione in corte d'Appello in data 14
Novembre 1995, per non aver commesso il fatto dal capo a ; e il
fatto non sussiste dal capo b Violazione dell'art.6 della
Convenzione Europea. L'Italia è stata invitata a giustificare il suo
operato entro il 13 Giugno 97... vi farò sapere! (La stessa
Risposta come sopra!). Sono stato difeso in Appello dall'Avv.
Concas Pier Luigi. In data 11 Agosto 1997, ho presentato Istanza
di risarcimento danni alla Corte d'Appello di Cagliari, come
previsto dalle nostre leggi all'Art. 542 e 427 C.p.p., chiedendogli
che i Carabinieri ed il loro collaboratore (collaboratore a fare
che?!) Carta Vincenzo, fossero condannati al risarcimento dei
danni causatimi dalle loro simulazioni e calunnie ...non ho ancora
avuto alcuna risposta. Tale Istanza l'ho allegata anche agli Atti
del Ricorso alle Autorità Europee, ...Vi farò sapere! (Idem come
sopra!) - In data 28 Ottobre 1997, La Corte d'Appello di Cagliari,
2° Collegio penale, riunita in camera di consiglio e composta dai
magistrati: Presidente Dr. Pietro Corda; Consigliere Dr. Mario
Biddau; Consigliere Dr. Salvatore Fundoni ha Deliberato che la
legge Italiana non prevede risarcimenti a chi è stato Assolto in
Appello dopo condanne di primo grado!? Ciò è falso, la Legge
Italiana attualmente in vigore dice esattamente ciò che potete
leggere sul Codice penale e di Procedura penale agli articoli
succitati. Così Deliberando, la Corte d'Appello di Cagliari, mi nega
un Diritto al risarcimento dei danni subiti ad opera di chi mi ha
perseguitato noncurante di quanto disposto dalle Nostre Leggi e
dalle Convenzioni Internazionali!
Ricorso n.31230/96 Procedura I°. 3) Ricorso riguardante la
Sentenza di assoluzione del 10 Maggio 1994 per non aver
commesso il fatto : spaccio di hashish, a V.V. reati che secondo
l'accusa avrei commesso nel 1984 e fino al 1986 ! ?. Violazione
dell'art.6 CEDU. Anche per questa procedura l'Italia deve
giustificare il suo operato entro il 13 Giugno '97... vi farò sapere!
(La stessa risposta come sopra, ... però, che vergogna!). Anche
per questa ulteriore simulazione di reato sono stato difeso
dall'Avv. Concas Pier Luigi. (Idem come sopra!). Per questa
Procedura di Assoluzione "per non aver commesso il fatto" già in
primo grado, la Legge Italiana, effettivamente, non prevede
alcuna forma di risarcimento se non c'è stata carcerazione
preventiva e, anche in quel caso risarcisce i danni in misura
variante tra le "cinquanta e le settantacinquemila lire" per ogni
giorno di detenzione!?. Tanto vale la vita e l'onore di un cittadino
Italiano per "Loro"; naturalmente questo non vale per "Loro" che
si risarciscono danni, stipendi ed indennità, milionari ...quando
non miliardari! ...Povera Italia!!!
Ricorso 22873/93 per l'arresto e la condanna per le accuse di C.V
del 2 marzo 1991. Della vicenda è in corso anche il processo di
Revisione su mia Istanza, cosa che posso allegare perché si legga
di che altra vigliaccata si tratta. E' all'attenzione della Cassazione
Italiana. Violazione dell'art.6 CEDU . Puoi leggere tutta la vicenda
al capitolo "Diffamazione e Calunnia" Le ultime notizie su questa
Procedura di Ricorso (del 21 Giugno 97) dicono che la
Commissione Europea ha ritenuto fare rapporto al Consiglio dei
Ministri del Consiglio d'Europa, attendo di riceverlo, ma non potrò
Pubblicarlo fino a che la Corte Europea non lo avrà esaminato "a
pena di inamissibilità!" ... ed io ci tengo molto ad andare davanti
alla Corte Europea come controparte dell'Italia ... beninteso di
questa Italia!. La Commissione Europea mi ha già fatto sapere
che, in base al nuovo Protocollo n.9, mi verrà riconosciuta pari
dignità dell'Italia ed in quella sede ... parlerò, finalmente, anche a
nome dei miei commilitoni caduti e cancellati, sarò anche la Loro
rabbia, la rabbia di chi c'era ed è stato cancellato! In data 118
Febbraio 1998, il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, in
virtù dell'art. 32 della Convenzione Europea, ha definitivamente
dichiarato che, nel Ricorso 22873/93 Arconte contro Italia, l'Italia
ha violato l'art. 6 della Convenzione Europea e proseguirà l'esame
del presente affare, conformemente all'art. 32 in vista
dell'adozione della risoluzione finale. Autorizzandone la
pubblicazion, effettuata, l'8 maggio 1998, dall'Unione Sarda
http://www.unionesarda.it in cronaca di Oristano.
Ricorso PX 0262 , con il quale protesto per il mancato rispetto di
parte dei miei beni, da parte delle autorità giudiziarie Italiane,
che hanno permesso con la loro inattività (recita la delibera della
Commissione Europea del 12 Aprile 1996) che i "voleurs" (ladri)
sottraessero i miei beni. Violazione dell'art.6 CEDU e dell'art.1 del
protocollo addizionale.
Ricorso PX 0263, con il quale protesto il mancato rispetto di un
altra parte dei miei beni dalle stesse autorità. Violazione dell'art.6
e dell'art.1. Ricorso PK 1551, con il quale protesto sempre per il
mancato rispetto dei miei beni da parte delle stesse autorità. Il
tutto, con il Ricorso PH 9888 dimostra il saccheggio dei miei beni
di famiglia.
Ricorso n.34235/96. Ricorso chiuso da un accordo, vista
l'inattività delle autorità giudiziarie Italiane, per evitare che, in
attesa di un intervento giudiziario, la mia famiglia finisse a vivere
di stenti. Tali Atti possono essere pubblicati da subito in quanto il
riserbo di cui all'art.33 non c'è più. Ma ho chiesto che la Corte di
Giustizia Europea proceda contro l'Italia per la persecuzione
giudiziaria che Le ho denunciato, esaminando insieme tutte
queste vessazioni elencate.
Affaire Arconte c. Italie (86/1997/870/1082) - In data 19
Settembre 1997, la Corte Europea (http://www.dhcour.coe.fr) mi
informa di aver Registrato il mio Ricorso per la persecuzione
giudiziaria ingiusta a Lei lamentata conseguente a tutti i Ricorsi
davanti alla Commissione Europea succitati che, a loro volta, sono
conseguenti a tutte le azioni giudiziarie subite dalle Autorità
Italiane che (recita la Decisione della Commissione Europea in
data 12 Aprile 1996):" a causa della Loro inattività hanno
permesso ai voleur (ladri) di continuare a sottrarmi, indisturbati, i
miei beni!!!". In data 10 marzo 1998, la Commissione Europea mi
da atto ufficialmente, con una sua raccomandata a ricevuta di
ritorno,che nei numerosi ricorsi che mi riguardano esiste una
"persecuzione" di cui è perfettamente informata, ma, essa, è
compresa nelle precedenti pronunce a mio favore già adottate
dalla Commissione: "...Tuttavia, se richiedo una pronuncia
specifica sul punto "persecuzione", dalla Commissione, La invito a
farcelo sapere ..." scrive il Segretariato il 10 marzo '98;
naturalmente ho richiesto un pronunciamento ufficiale sul punto
persecuzione e la violazione dei Diritti garantiti dall'articolo 14
della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e della
Convenzione Europea ed è stato accolto il Ricorso n. 40878/98
Arconte contro Italia, comprendente tutti quelli già accolti e per
cui l'Italia è stata già condannata.
Da tutti gli atti qui citati vi potrete rendere personalmente conto
che fine ha fatto il Diritto e che cosa si intende con : Impero del
male ! ... così lo chiamava Ronald Reagan, Presidente U.S.A e che
, l'Impero del male, ha esteso i suoi confini ben oltre la vecchia
"cortina di ferro".
La Civiltà Democratica Occidentale si regge sul Diritto. Caduto
questo ... tutto è perduto !
Ma, non fu colpa delle nostre armi, bensì della codardia e della
corruzione di un intero popolo che tollera tutto questo senza
ribellarsi ... o forse è solo per ignoranza, il che è pure peggio !.
Atene: nasce la Democrazia.
Millenni orsono, i nostri antenati, Padri fondatori dell'Occidente
Democratico, si ribellarono ai Tiranni che vivevano nel lusso
tassando ed affamando il popolo e li cacciarono dalla loro città :
Atene. Si diedero un governo scelto dal popolo e studiarono un
codice di leggi che tutti dovevano rispettare. Roma proseguì su
questa via e perfezionò quei codici e quelle leggi, che chiamarono
Diritti. Il Diritto era, al fine, un sistema studiato per sconfiggere
la miseria e portare l'Umanità fuori dalla barbarie, a non vivere da
bruti, ad evolvere ed a progredire. Iniziò così la storia
dell'Occidente Democratico che si fondava sul Diritto e sul Merito.
(Sogno di farfalle)
Ma era un sistema tanto forte agli attacchi esterni, quanto fragile
al suo interno. Infatti, bastava che, con la corruzione, il potere
nella società Democratica finisse in mani "ingiuste" perché tutto
crollasse e finisse di nuovo in miseria ! nell'abbrutimento dei
primordi ... nella barbarie !
Dicevano gli antichi : Chi lascia che l'ingiusto sieda nel posto che
è del Giusto, merita di sprofondare nell'abisso ...della Barbarie.
Questo mi fece capire perché dove la società del Diritto cadeva,
arrivava la miseria, il degrado morale e sociale ... la barbarie, e
paesi potenzialmente ricchissimi in materie prime ... come
l'Angola, finissero a distruggersi in odi razziali e guerre etniche e,
nel giro di pochi anni, a dipendere dagli aiuti alimentari ... sempre
Occidentali ! per non morire di fame.
Ditemi, Voi che leggete, andò verso un futuro di "luminoso
progresso", il popolo Cambogiano, con il "Rivoluzionario Maoista"
Pol Pot?: noi lo combattemmo e, fin da subito, lo definimmo un
Tiranno e un criminale contro i Diritti Umani!
(Le Meduse e l'Abisso)
Ditemi quanto "luminoso progresso" portò al popolo Vietnamita la
rivoluzione dei Viet-Kong ... e forse falso che, ridotto alla fame ...
dopo venti anni di malgoverno, oggi chiede aiuto all'Occidente
Democratico ed agli stessi Stati Uniti d'America?!
Io spero che li avrà, lo merita. Ho conosciuto un popolo capace di
grandi sacrifici per ottenere il Diritto di essere rispettato, in
quanto popolo, e veder riconosciuto il suo Diritto all'Indipendenza
ed all'autodeterminazione. Noi, però, combattemmo i nemici dei
popoli, di tutti i popoli, anche di quello Viet: i Tiranni, quei Tiranni
capaci di ogni bassezza e di ogni travestimento, pur di ottenere lo
scopo di sfruttare i popoli e di vivere alle loro spalle. Noi abbiamo
denunciato il tragico inganno, ai danni del popolo Vietnamita, da
parte dei suoi Tiranni di sempre e la vera storia della guerra del
Vietnam e della faida "Nguyèn", fin dal 1975. Anche per conto di
Capo Long, da sempre in fuga davanti ad uno Nguyèn in arrivo,
ma senza mai perdere la fede e la speranza in un futuro di Libertà
e di Giustizia che solo la Democrazia può garantire. Auguro ai
suoi discendenti che quel futuro sia giunto ... se lo sono
guadagnato! Ed al popolo Cubano, quanto "luminoso progresso"
ha portato la "Revolucion di Castro?". E' storia recente vedere
come sono ridotti. Ma non poterono vederlo quanti si sono battuti
per quest'altro grande inganno: Cienfuegos, Guevara, Ochoa e
chissà quanti altri ignoti che capirono ... sono stati tutti uccisi,
assassinati!!! Anche questo Noi lo avevamo detto ... forse è per
questo che siamo stati cancellati?!
Ed i popoli del Medioriente, quelli ingannati dai Marxisti e quelli
ingannati dagli Integralismi Religiosi, quale "luminoso progresso"
hanno conosciuto dopo le Rivoluzioni che hanno combattuto?.
Paesi ricchissimi in materie prime che mostrano un popolo
denutrito che si trascina la vita tra gli stenti. Quale luminoso
progresso ha conosciuto l'Iran dello Scià di Persia con l'avvento
degli Ayatollah?. Noi dicemmo fin da subito dopo l'operazione
Aden che il Regime Tirannico a cui lo Scià costringeva il popolo
Iraniano dal colpo di Stato del 1953 (organizzato dalla CIA),
avrebbe portato a conseguenze imprevedibili, ma quel rapporto
era datato '75.
Quale progresso luminoso ha portato alla Corea del Nord la
"Rivoluzione Proletaria"? Oggi sono alla fame, mentre la Corea del
Sud, stesso popolo e stessa cultura all'origine, è una potenza
economica.
E la Cina del "Mandarino proletario" Mao Tsè Tung che, di
pensierino in pensierino, ha macellato tutti coloro che non la
pensavano come lui ... o forse, semplicemente, non capivano i
suoi pensierini, quanto luminoso progresso ha avuto?. Prima delle
riforme volute da Deng Xiao Ping (sopravvissuto al macellaio,
anche se più volte portato nel macello) erano ridotti a vivere di
chicchi di riso. Ma la Cina di Formosa, con il nome di Taiwan, è
una potenza economica come, del resto, Hong Kong ... stesso
popolo e stessa cultura! La Storia più recente ci ha fatto sapere
che, ancora una volta, sono stati minacciati di invasione dalla
Repubblica popolare Cinese. Da sempre costretti a vivere l'incubo
di un invasione da parte dei "Democratici" proletari della
Repubblica Popolare, sono riusciti comunque a costruire, dalle
rovine della guerra civile e dell'esodo a cui li costrinse il "Grande
Timoniere", una potenza economica ed industriale
tecnologicamente avanzata. Da grande ammiratore della
millenaria civiltà Cinese, non dovrei capire come sia potuto
accadere che la Cina sia caduta dalla sua stessa civiltà. Ma, in
realtà, lo capisco benissimo! I motivi sono sempre gli stessi ... la
corruzione, nessuno crede più nei valori creativi, tutti sono in
vendita, anche i voti! ... e giunge la fine.
Come dicevano gli Antenati: chi lascia che l'ingiusto sieda nel
posto che è del giusto ... merita tutto quello che gli accadrà!. Io
non smetto di sperare di poter vedere di nuovo, in questa vita, la
grande Cina in piedi e non solo come potenza militare. Chiederò
al "Ching" se pensa che questo potrà accadere ... Lui lo sa!
Ching ha risposto 37 "La Casata", un solo sei al secondo posto:
"Ella non deve seguire il suo capriccio. Deve provvedere
all'interno per il Cibo. Perseveranza reca salute!"
...Auguri Grande Cina.
E che dire dei popoli dell'Europa dell'Est?. La nostra stessa
cultura, Europei come noi, perchè sono ridotti alla fame?; hanno
un territorio molto più ricco in materie prime di noi; hanno
giacimenti enormi di Petrolio, Oro, Diamanti, distese sconfinate di
terre coltivabili ... perchè sono in miseria, perchè questo
degrado?.
Nel rapporto successivo alla operazione Leningrado
denunciavamo la repressione brutale da vera Tirannia a cui erano
sottomessi i popoli, nostri fratelli, dell'Eurasia. Nello stesso
rapporto, i nostri contatti d'oltre cortina, denunciavano che, i
Tiranni, si preparavano all'Olocausto Nucleare costruendo un
rifugio Atomico sotto Mosca nel quale trovare riparo per se e per i
loro familiari ed accoliti, infischiandosene del popolo. Così come
se ne infischiavano del fatto che il popolo viveva di stenti, tra i
ghiacci Siberiani, nelle fabbriche o nelle miniere, per mantenere
"l'apparatcic" di uno Stato sempre più enorme e sempre più
inutile. ... Non vi ricorda niente questo? Non credete che, alla
fine, la verità sia semplicemente che non ci sono più di due
sistemi di governo possibili: quello Democratico di un popolo
maturo che pretende il rispetto dei suoi Diritti e, primo fra tutti, di
non essere sfruttato oltre ogni limite per mantenere inutili
bighelloni impadronitisi con l'inganno dei pubblici poteri; e quello
delle Dittature, non importa travestite da cosa, che questi Diritti
negano ad un popolo che non è maturo per pretenderli, capire e
ribellarsi alla Tirannia. Cioè la scelta di sempre: Occidente
Democratico o Oriente Totalitario , Atene o Sparta ... Democrazia
o Dittatura!
Ma è una libera scelta, che si fa ogni giorno, ogni volta che si
denuncia un abuso e non si tollerano soprusi e privilegi ... ed
anche ogni volta che, invece, si fa finta di non vedere ... di non
sentire.
Così si poterono approvare Leggi criminali contro i Diritti
dell'uomo, nell'indifferenza dei più; così si poterono trasportare,
su vagoni piombati, interi popoli diretti nei campi di sterminio;
Così si potè andare, casa per casa, a raccogliere i dissidenti da
deportare in Siberia per le "rieducazioni", o deportare interi
popoli, da un territorio ad un altro, sulla base delle follie e dei
capricci del Tiranno di turno ... come dite?... storia vecchia!?...
Pol Pot l'ho conosciuto anch'io e l'annientamento del popolo
Cambogiano è storia di non più di vent' anni orsono. Ma, è storia
vecchia la Cecenia?, ... la Bosnia? Sono storie vecchie le notizie di
eccidi efferati da parte di qualche Tiranno?.
Io ne sento molti anche in questi giorni. Ma, elencarli quì, non mi
sembra occorra e sarebbe retorica, visto che nulla posso, ormai,
per impedirli. Posso, invece, combattere efficacemente la Tirannia
per non sentirmene complice e lo faccio, con tutte le armi che la
Democrazia in cui credo mi consente: non tellerando abusi e
soprusi, facendo quanto mi è possibile per screditare i Tiranni o
aspiranti tali. Tentando così, di impedire che crescano e si
rafforzino fino al punto di poter ricommettere le efferatezze di
sempre.
Anche questo che stai leggendo è un modo di contrastarli!
Il primo dei Diritti fondamentali che ha caratterizzato la differenza
tra l'Oriente Totalitario e l'Occidente Democratico è il rispetto
della proprietà privata, di quell'art.1 del protocollo Addizionale
della Convenzione Internazionale dei Diritti Umani che l'Italia ha
più volte violato contro di me, ... ma solo contro di me ? !.
Solo il pieno ripristino dei Diritti Democratici e delle Libertà
fondamentali dell'Uomo può fermare il degrado Economico,
Sociale, Morale e Politico a cui state assistendo indifferenti e
restituirci il bene perduto!
(La cornucopia)
Dalle vicende che ho vissuto, e che solo in parte ho potuto
riassumervi, posso dire che ho assistito alla caduta del Diritto
anche qui, in Italia e quel che è peggio, tra l'indifferenza
generale.
Per quelle che sono state le mie esperienze nel mondo posso dire
: "La storia si ripete, Roma è caduta di nuovo, sarà di nuovo
invasa dai barbari e, ancora una volta, a causa della sua
corruzione !". Ma, attenti Voi che pensate che non possa
riaccadere, perchè sta già riaccadendo e, nonostante la speranza
che ancora, malgrado tutto, continuo a nutrire, forse, in realtà ...
è già troppo tardi!
Nessuno prende lezioni dalla storia, ... queste cose hanno perduto
la mia Patria.
"O mia Patria si bella e perduta ... !"
Io, però, non mi arrendo ne mi arrenderò mai !. Se tutto è
davvero finito così, se non ci sarà ritorno per Voi tutti da ... "oltre
cortina", ancora una volta non sarà stata Nostra la colpa. Io ho
fatto tutto il mio dovere per la mia Patria, ... la Patria del Diritto !.
Anche quello di non tollerare abusi e di denunciarli, con fede e
coraggio ... anche da solo contro tutti, come è sempre stato del
resto ! ... Io tornerò anche da quest' ultima Missione, l'ultima, ...
la più difficile ! AVE... ! ! !
Articolo da GQ Novembre 2000 N.14
ESCLUSIVO
NINO ARCONTE, SPIA OPERATIVA DEL SUPERSID, SVELA I
SEGRETI NASCOSTI
DIETRO A GLADIO. E RACCONTA A GQ DEL GOLPE IN TUNISIA,
DI GHEDDAFI, CRAXI E MORO, DEL GLADIATORE RAUL GARDINI:
"PER SALVARMI LA VITA DEVO
VUOTARE IL SACCO". I MISTERI DELL'AGENTE G-71-VO di Marco
Gregoretti
Gladio
La storia che raccontiamo spiega che per oltre 15 anni ha
operato, in Italia e all'estero, su mandato dei nostri governi, un
gruppo di 280 superagentisegreti. Tutti appartenenti al cosiddetto
Supersid. Una Gladio segreta sempre smentita, ancora più
clandestina di quella Gladio "stay behind", dietro le linee, di cui,
creando un caso nazionale, scrisse nel 1990, su Panorama,
l'inviata Marcella Andreoli. Sullo sfondo il potere dei servizi
segreti italiani, dei quali Gladio era una diretta derivazione, civile
e militare. Fino al 1970, il servizio segreto si chiamava Sifar
(Servizio informazioni forze armate). Poi nacque il Sid (Servizio
informazioni difesa), a cui faceva capo la prima Gladio, che fu
sciolto nel 1977. Furono istituiti il Sisde (servizio informazioni per
la sicurezza democratica) civile, e il Sismi (servizio informazioni
per la sicurezza militare), militare. li coordina il Cesis (Comitato
esecutivo servizi d'informazione e sicurezza), oggi diretto da
Fernando Masone, ex capo della Polizia di Stato.
Il caratteristico suono metallico e l'icona che raffigura un postino
volante colorato annunciano: you have a new message. Il
computer, in redazione, ha appena ricevuto una comunicazione
elettronica. Mittente: Nino, agente membro della Gladio segreta,
operativo dal 1971 nel cosiddetto Supersid, comandato dal
generale Vito Miceli e attivo in operazioni autorizzate dal governo
italiano. Cognome: Arconte. Sigla: G-71-VO-155-M (G sta per
Gladio, ''71 è l'anno di inizio corso, VO significa Volontario, M è
Marina militare). Nino ha fatto scappare dissidenti, ha fatto
viaggiare carte segrete, ha addestrato guerriglieri, ha fatto
saltare ponti. Ha vissuto per 15 anni da infiltrato in Unione
Sovietica, Libia, Tunisia, Marocco, Vietnam, Cina, Portogallo,
Angola (dove scriveva il proprio nome sul muro con il
mitragliatore MG 42). Ora ha deciso di mettersi in contatto con
GQ. Ha accettato di raccontare un elenco di verità scomode,
eclatanti e paurose, che vanno dalla appartenenza di Raul Gardini
alla struttura supersegreta "civile" di Gladio al coinvolgimento di
Gheddafi nella strage alla stazione di Bologna e nel dramma di
Ustica; da operazioni in Nordafrica per rovesciare i regimi
filosovietici a strani ordini ricevuti a Beirut, che hanno a che fare
con il rapimento di Aldo Moro. Fino a quello che è successo a lui:
nel 1986, tornato da una missione, durante la quale era stato
arrestato restando due mesi in un carcere del Marocco, scopre
che lo Stato lo ha cancellato. Gladio è stata sciolta e nessuno
glielo ha detto. L'ufficio di via XX Settembre n.8, a Roma, dove
Nino andava a rapporto, è sparito. Torna a casa sua, in Sardegna.
Ma non si rassegna. Scrive lettere chiedendo spiegazioni.
Nessuno gli risponde. Tranne Bettino Craxi. Cinque anni più tardi,
Giulio Andreotti, alla Camera, legge il famoso elenco di Gladio:
622 persone. "Era falso, ridicolo, e lo sapevano tutti. La vera
Gladio eravamo noi: 280 persone del cosiddetto Supersid e 20
istruttori del vecchio Sifar". Un giorno, mentre Nino si sta
allenando arrampicandosi su una scarpata a picco sul mare, tra
Oristano e Alghero, quattro braccia cercano di spingerlo giù. E'
troppo forte: non ce la fanno e finiscono in mare. Dopo qualche
tempo vengono ripescati due cadaveri: skipper non identificati,
scrivono i giornali. Nessuno reclama quei morti, G71VO155M va
fermato. Intimidito. Mentre il Paese discute sul falso elenco di
Gladio, non può esserci qualcuno che racconti la vera storia.
Costruiscono una falsa accusa di spaccio. Nino ha subìto 27
processi per cinque presunti grammi di hashish e 21 di olio di
Hashish. Perfino la Corte europea dei diritti dell'uomo, il 19 marzo
1998, dopo aver letto e studiato tutti i documenti processuali,
scrive che nei suoi confronti è stata messa in atto una vera
persecuzione. E che però, per risolvere, dovrebbe rivolgersi alla
magistratura italiana. "Pazzesco", dice Arconte. "Per ottenere
giustizia contro la persecuzione dovrei rivolgermi ai miei
persecutori". Era ed è incazzato nero. Uno dei dei suoi più cari
amici. Tano Giacomina, gladiatore della marina, muore in uno
strano incidente mentre si trova a Capoverde. "E dopo aver subito
intimidazioni giudiziarie simili alla mia. Eravamo soldati, è vero. E
la guerra era finita: il muro di Berlino non c'era più. Non bastava
congedarci?". Molte sue verità, come risulta a GQ, le conoscono il
coordinatore dei servizi, Franco Frattini, e il presidente della
Commissione stragi, Giovanni Pellegrino. Inoltre, sono
rintracciabili in un sito Internet:
http://www.geocities.com/Pentagon/4031 ; oppure digitare The
Real History of Gladio, su virgilio.it). Queste sono pillole della sua
vita avventurosa. "Ho preso le mie informazioni. Marco, sei pulito.
Quando vuoi venire da me in Sardegna? Ti aspetto".
La sua prima e-mail.
Da brivido lungo la schiena
Grazie dell'invito. E speriamo in bene, visto il suo primo
messaggio elettronico:"Marco, non vorrei intasare l'e-mail, ma
ritengo che essere informato su ciò di cui lei si vuole occupare sia
la cosa migliore. Io ho reso pubblica la mia storia (con il sito, ndr)
per salvarmi la vita, non ho più segreti per nessuno, ma
l'accanimento con il quale "Loro" vogliono tenere nascosta la
verità di cui sono testimone per avvertirla che sta entrando a
piedi uniti nel gran verminaio della Repubblica. Le invio anche le
lettere di Craxi, era semplicemente il presidente del Consiglio che
ordinò le operazioni di Akbar Maghreb (cioè, favorire un colpo di
Stato che portasse alla deposizione del dittatore tunisino
Bourghiba: fatto che si verificò, ndr) tra l"82-'83 e il 1986". Non
c'è niente da fare: occorre andare in Sardegna. A conoscere Nino,
di persona.
Scrivi giornalista,
scrivi prima che puoi
Nino Arconte ha due spalle enormi, braccia tozze e gambe toste.
E' silenzioso come un puma. Infatti, alle 10,30 di un sabato
mattina di settembre, entra nel Bar del pescatore di Cabras e
nessuno se ne accorge. E' vestito come un turista americano:
bermuda, camicia a fiori svolazzante, Nike. Te lo immagini con la
macchinetta fotografica infilata al polso. Uno dei tanti
travestimenti per non dare nell'occhio. "Se qualcuno mi osservava
insistentemente, facevo finta di fotografare il paesaggio". La sua
casa è a pochi metri dalla piazza. In pieno centro storico. "L'ho
costruita con le mie mani". Nel senso letterale: prendeva mattoni
e li metteva uno sull'altro... La villetta è su tre piani. In quello
sotterraneo ci sono panche per gli addominali, pesi, bilancieri. E
una mensola di legno che corre lungo il muro. Praticamente, una
lunga scrivania. Dove poggia il computer di Nino: la cassaforte
dei suoi segreti. Lui continua a ripeterlo:" Magari, chissà, fra
cinque minuti una sventagliata di mitra alla schiena, e io non ci
sono più. Forse neanche tu. Accetta un consiglio: scrivi prima
possibile questa storia. Più passa il tempo,
più sei in pericolo. Continua a morire gente in strani incidenti e
incredibili suicidi". E chi sarebbe il mandante?! "Lo sai che il Kgb
ha ancora delle foto che mi fecero in Romania, sul Danubio,
durante l'operazione Costanza? Mi hanno immortalato a Galaty,
vicino ai fili spinati, al confine con l'Ucraina, dove facevamo
passare persone e documenti. Me lo ha confermato una amica
serba dell'Otpor (movimento vicino a Kostunica, il nuovo
presidente serbo, ndr)
Quel giorno Vito Miceli,
Antonio La Bruna e gli altri...
Nino entra nell'esercito come volontario, a 15 anni: allievo
sottufficiale. Corre l'anno 1970. Il Sifar, l'allora servizio segreto, è
appena stato sciolto. Il generale Vito Miceli sta cercando civili e
militari da arruolare nel Sid, il nuovo servizio segreto. Durante il
corso a Viterbo, Nino eccelle in ogni specialità fisica e con le armi:
da 100 metri colpisce un carro armato sotto la torretta. Nelle sue
note caratteristiche, già allora, c'è scritto:"Naturale e grande
attitudine al comando. Punteggio da uno a 10: 10". Un giorno
d'estate di quell'anno, mentre si sta esercitando in un faticoso
percorso di guerra, Nino nota alcuni uomini in borghese che lo
osservano. Li incontra di nuovo più tardi, al poligono di tiro.
Infine gli chiedono di seguirlo nell'aula magna della caserma:
deve compilare un questionario. Solo a quel punto Nino chiede:"
Cosa state facendo?" "La selezione per il Sid". Uno di quegli
uomini, ricorda oggi Nino era l'allora tenente La Bruna (poi
coinvolto in tante vicende italiane:piazza Fontana, P2, ndr). Circa
un mese dopo viene chiamata alla palazzina di comando. "C'erano
mio padre Augusto, decorato in Africa come carabiniere a cavallo,
e il generale Renzo Zambonini della Polizia (allora la Polizia era
militare e non civile, ndr), amico di mio padre dai tempi di Africa.
Di nuovo La Bruna. E un altro signore che diventò poi il mio capo:
Vito Miceli, un grande uomo dei servizi segreti". E' il padre,
Augusto, a dirgli:"Sei stato selezionato per il Sid. Sei d'accordo a
essere arruolato?" Certo che lo è. Ogni anno di servizio vale il
doppio. Lo stipendio è ottimo. "E potevo passare da sottufficiale
alla carriera di ufficiale. Oggi, infatti, sono capitano di vascello".
La vita di Nino, a quel punto, cambia. Per coprire l'esistenza della
vera Gladio, ufficialmente viene congedato dall'esercito nel
dicembre 1973. In realtà entra in Marina: diventa un Lupo,
gladiatore di mare. La sua attività di copertura è quella di
macchinista navale. "Con le navi civili entravamo in qualsiasi
porto senza destare sospetti. E nella mia cabina, che aveva due
letti, potevo tranquillamente nascondere chi volevo. Dissidenti
dell'est, rifugiati politici...". Dal 1976 fa anche parte del nucleo
speciale di Gladio, Comsubmin. "Ero uno dei 280 gladiatori "stay
behind" del Supersid. Missione: proteggere l'Italia, almeno così
credevo, dentro e fuori i confini. Da chi? Soprattutto dal Kgb, il
miglior servizio segreto del mondo. Il più fantasioso, estroso,
deciso e abile. Altro che Cia:ricca e stupida"
Alla ricerca della prigione di Moro.
Prima che lo rapiscano
Da un cassetto, Nino tira fuori un quadretto con la copertina
verde rigida. Dentro ci sono tante pagine piene di date, luoghi di
partenza, destinazioni, firme, timbri. Sono le missioni a cui, di
volta in volta, il macchinista o fuochista Arconte era comandato.
Sfoglia alcune pagine, poi si ferma. "Ecco qui ! cercavo proprio
questo. Leggi, leggi, Marco" C'è scritto che il 6 marzo 1978 è
pronto a La Spezia un imbarco per lui: destinazione Libano.
Beirut. "Il contatto a Beirut era un italiano vestito da arabo. Mi
consegno una busta contenente, credo, alcuni passaporti, che
avrei dovuto consegnare ad Alessandria d'Egitto". Ma c'era una
seconda parte della missione, che Nino racconta per la prima
volta a GQ. "Avrei dovuto prendere contatti con i miei informatori.
Seguendo la solita procedura: vicino all'aeroporto c'era una
profumeria. La commessa, in realtà, era il tramite per le mie
fonti. Una volta stabilito il contatto, secondo le disposizioni, avrei
dovuto attivare la mia rete affinché fornisse la possibilità di una
mediazione per liberare Aldo Moro. La busta con quegli ordini di
prendere contatti con guerriglieri islamici o terroristi palestinesi
per liberare Moro, o almeno per cercare la sua prigione, ordini
nascosti tra alcuni passaporti senza fotografia che avevo portato
dall'Italia, li consegnai a un uomo che avevo già incontrato una
volta. Seppi dopo che era un colonnello della Folgore, un
gladiatore che si chiamava Mario Ferraro. E' stato suicidato nel
1995, impiccato alla porta del suo bagno. Un marcantonio di un
metro e novanta! (vedi più avanti a pagina 188)". A Beirut,
almeno tre giorni prima che Moro fosse rapito. "Eh, si, perché ero
partito da La Spezia il 6. E il 16. marzo, quando seppi da un
fonogramma che Moro era stato rapito dalle Brigate Rosse, mi
trovavo già ad Alessandria, a consegnare, in una profumeria nella
casbah, i documenti ricevuti a Beirut. Per essere ancora più
chiari: io vivevo tra un campo militare e un altro. Addestravo
profughi. Di Moro non mi ero mai occupato". Quando riceve
l'ordine di cercare la prigione di Moro (ribadiamo: ordine ricevuto
prima che l'allora presidente della Democrazia cristiana fosse
rapito), Arconte è all'oscuro di un altro fatto: il 30 Aprile 1977 il
Sid di Vito Miceli è stato sciolto. "Avevo parlato con Miceli, l'ultima
volta, da Lgayoune, nel Sahara spagnolo, mentre rientrava da
un'operazione in Sudafrica. Ora so, perché lo ha detto in tv
Giuliano Ferrara, che Miceli era molto legato proprio al Aldo
Moro".
In guerra, con Mu'ammar Gheddafi
Il 16 ottobre 1982 Nino si imbarco sulla nave Veneto, Operazione
Tripoli. Destinzione: Tripoli, appunto. "Missione facile facile, si
diceva: portare e ricevere documenti da e per la Libia. Peccato
che tutta la Libia pullulasse di poliziotti e di soldati. Per non dare
nell'occhio fingevamo di fare un piccolo traffico di alcolici
(severamente proibiti in Libia). In questo modo corrompevamo le
guardie e non eravamo sospettati di spionaggio. In più
arrotondavo, per pagare informatori, taxi, eccetera, gli scarsi
mezzi che ci venivano messi a disposizione. L'ordine che ricevetti
quella volta?
Contattare i giovani ufficiali dell'esercito libico che volevano
disfarsi del colonnello. Chiuso nella mia cabina, mi chiedevo:
perché non ci hanno fatto portare a termine l'operazione nel
1973? Chi ci ha fermato, e perché. Ma non ho saputo dami una
risposta". Dopo aver incontrato vari ufficiali e un tale colonnello
Baffo Grigio, che avrebbe dovuto guidare la rivolta, Nino rientra a
La Spezia il 9 marzo 1983. "Non ricevetti nessun ordine. Ma non
escludo che altri abbiano portato avanti la missione". Secondo
Nino, Gheddafi è la chiave di lettura per almeno due drammi
italiani: Ustica e la stazione di Bologna. Così la pensa, in
sintesi:"Con il dittatore libico
eravamo in guerra. nel vero senso della parola, anche se
l'opinione pubblica non lo sapeva. L'aereo passeggeri Italia,
precipitato a Ustica, l'ha tirato giù un Mg libico. Abbattuto poi da
un aereo italiano guidato da due piloti (della Gladio militare anche
loro), che non hanno mai potuto testimoniare perché sono morti
pochi giorni prima di andare dal giudice Rosario Priore. La strage
alla stazione di Bologna del 2 ottobre 1980 fu una ritorsione
contro l'Italia perché la Saipem, su incarico del premier di Malta,
Dom Mintoff, stava trivellando sulla secca di Medina. Anche se si
trovavano a 100 chilometri dalla costa secondo il colonnello quelle
erano acque libiche".
Io, Bettino e Bourghiba.
Altro che golpe morbido!
Quel riferimento a Craxi nell'e-mail non era una boutade. Nino le
ha conservate davvero le lettere ricevute dall'ex presidente del
Consiglio, morto ad Hammamet il 19 gennaio 2000. Ne ha
consegnata copia, "sottoponendomi anche alla macchina della
verità", al numero 26 di Federal Plaza, a New York: FBI Office,
U.S. Department of Justice. Gli "amerikani" dunque, hanno in
mano tre missive scritte a mano da Craxi, su carta intestata della
Camera dei Deputati. La prima è del giugno 1990, la seconda del
settembre 1994. A leggerle vengono i brividi nella schiena. Sono
risposte agli sfoghi e alle richieste di chiarimenti che Arconte
aveva rivolto alle massime cariche istituzionali. Così Craxi
risponde la prima volta, nel 1990: "Caro Arconte, ho tentato di
intervenire sulle dolorose esperienze tue e di Giacomina (Tano
Giacomina, il gladiatore amico di Nino, ndr) con scarsi risultati.
Interesserò gli organi competenti affinché sia fatta piena luce e vi
sia resa giustizia. Tuttavia, insisto a esortarvi a tacere,
nell'interesse nazionale, fino a che non si sia pronti a rendere
pubbliche le difficili verità che potrebbero provocare reazioni
illiberali. A entrambi,grazie. Bettino Craxi". Craxi era presidente
del Consiglio quando Nino partecipò all'operazione Akbar Maghreb
- guerra del pane. Lo scopo generale era quello di favorire la
crescita di un movimento di lotta nordafricano che si opponesse
alle dittature ("a noi interessavano solo quelle filosovietiche"), ma
prefiggendosi la creazione di una grande unione democratica e
federale nord africana. Questo movimento si chiamava, appunto,
Akbar Maghreb, Grande Maghreb. Il pretesto per la rivolta anti
Ben Bourghiba, dittatore tunisino, fu la guerra del pane: il
raddoppio del suo prezzo significava la fame per la popolazione.
Ecco i ricordi di Nino:" Non fu, come ha detto l'ammiraglio Fulvio
Martini (ex capo del Sismi, servizio segreto militare, ndr),
ammettendo il coinvolgimento di Gladio nel golpe anti Bourghiba,
un colpo di Stato morbido. Anzi. Tunisi era in fiamme, nel
Capodanno '84. I ribelli di Akbar Maghreb si lanciavano sulle
autoblindo con bottiglie molotov, incendiavano i carri armati e
non ripiegavano anche se falciati con le mitragliatrici dagli
elicotteri. Quella rivolta costò migliaia di morti. Maanche il potere
a Ben Bourghiba. Ero lì quando successe. Contemporaneamente,
anche in Algeria ci fu una guerra del pane. Ma fallì: gli islamici del
Fis, il Fronte islamico di salvezza, erano più forti di Akbar
Maghreb. In marocco si opposero a un aumento delle tasse
doganali: deposero le armi quando re Hassan II abrogò quelle
tasse": Il Kgb, ricorda Nino, riuscì a portare a termine l'unione tra
la Libia e il Marocco. Ma siccome quest'unione non era ancora
esecutiva, "mi fu ordinato di continuare a mantenere i contatti
con i guerrieri di Akbar Maghreb, che addestravo per impiegare,
eventualmente, stay behind (dietro le linee). In sostanza ero in
continuo pellegrinaggio tra campi Beduin e Tuareg del Sahara e
tribù berbere dell'Atlante: insegnavo loro tecniche di guerriglia e li
addestravo, così come veniva, visti gli scarsi mezzi a disposizione,
a non arrendersi alle future dittature". Nino non sa che oramai la
sua missione per conto del Dio Stato sta per finire. In un modo o
nell'altro, ma sta per finire. Il 19 novembre 1985, sul Rif, a
Tetouan, lo arrestano insieme ad altri 700 ribelli di Akbar
Maghreb, ma anche del Fis. Ironia della sorte, un mese prima, il
17 ottobre, il governo italiano, rappresentato da Giulio Andreotti,
e quello tunisino, rappresentato dall'ancora in carica Bourghiba
(che se ne andrà il 7 novembre 1987, ufficialmente per infermità
mentale), firmano un accordo bilaterale che sostanzialmente
impedisce la nazionalizzazione dei beni degli italiani. "Si evitò
1970, anche grazie all'intervento di Gladio", dice Nino.
Ricordandosi che allora restò in una prigione
per due mesi. Giorni terribili: torture, isolamento. Ma senza mai
rivelare la sua identità, neanche al console italiano che lo visitò in
carcere. Alla fine il tribunale del Marocco dovette liberarlo, anche
se precisò di non capire cosa ci facesse un "marinero mercante en
transito para l'Italia sulle montagne del Rif". Il 4 febbraio 1986,
dopo aver volato da Tangeri a Madrid e da Madrid a Roma, è
finalmente in Italia. Vuole mettersi a rapporto nel solito ufficio.
Ma non c'è più. Anche Nino è stato cancellato.
Morti sospette.
Di gladiatori segretissimi
L'ultima scheggia, è anche qui ci vorrebbe un libro, Nino la
racconta in macchina, in giro per la Sardegna. "Quello è il
precipizio dove hanno cercato di uccidermi. Questa è la vera base
di Capo Marrargiu, e non quella a 40 chilometri da qui dove
andavano i magistrati durante le inchieste su
Gladio. Vedi? C'è il cartello con i buchi dei nostri proiettili".
Attacca:" Raul Gardini era uno di noi". "Di voi chi?" "Di noi
gladiatori". Silenzio. "Non mi credi? Guarda, era un gladiatore
civile. Dava informazioni dal mondo della finanza. Aveva una
conoscenza gigantesca dei rapporti tra finanza e Pci, e degli
investimenti italiani in Unione Sovietica. Gardini lo avevo
conosciuto nel 1982: fui mandato a controllare i suoi silos sul
Mildre Grove, nel Mississippi. Dovevo evitare attentati e ritorsioni.
Una volta beccai gente che cercava di dare fuoco ai suoi depositi
di soia. Li fermammo: fu una semplice scazzottata. A bordo delle
sue navi, comunque, fino al 1982 c'era sempre qualcuno di noi.
Non ci credo neanche lontanamente che quella mattina di
mercoledì 23 luglio 1993 si sia suicidato".(su questo, per chi
volesse maggiori dettagli: www.affaritaliani.it ; cliccare Dossier -
Casi irrisolti). E poi c'è il caso Ferraro. Lo aveva conosciuto bene,
ma soltanto con nomi in codice. Quando vede la sua foto sul
giornale, sa anche il nome: colonnello Mario Ferraro, impiccatosi
nel bagno di casa sua, domenica 16 luglio 1995. In questo caso si
parla subito di presunto suicidio: era del Sismi. "Di più" dice Nino,
"Era di Gladio". Pochi giorni dopo la sua morte, sbuca fuori una
lettera nella quale Ferraro parla di una strana missione che aveva
dovuto compiere a Beirut. Una missione che, secondo la lettera,
conteneva una bugia. la rivelazione viene fatta dal Tg3. Ma poi
non se ne sa più nulla. Ora Nino racconta:" Lo avevo conosciuto
in Libano, il 14 dicembre 1975, quando i musulmani assaltarono
l'aeroporto. L'ho rivisto a Beirut nel 1978 (appunto! ndr): mi
diede dei documenti, gli consegnai dei documenti. E tornai ad
Alessandria d'Egitto". Nino non è convinto di un'altra morte:
quella del neofascista Gianni Nardi. "Ma quale neofascista! Era
solo uno che aveva la fissa dell'Italia. Era un gladiatore
paracadutista, un'Aquila. Lo avevo conosciuto nel 1971 con uno
della Gladio civile, l'attore do fotoromanzi Franco Gasparri. nel
1975 io e Nardi ci siamo incontrati in aereo: stavamo andando in
Vietnam. io sono sceso a Lonj Nui, vicino a Saigon, lui ha
proseguito verso Lanjnam per obiettivi diversi". Speriamo di aver
seguito alla lettera il consiglio di G-71-VO-155-M: "Giornalista,
scrivi prima che puoi".
Marco Gregoretti
USTICA Story
E-mail di Nino, "Un lungo elenco di morti che avrebbero potuto
dire qualche verità sul DC9 precipitato a Ustica il 27 giugno 1980,
causando 81 vittime. Giorgio Teoldi, comandante dell'aeroporto,
8-8-'80, incidente stradale. Maurizio Gari, capocontrollore a
Poggio Ballone (GR), 9-5-'81, infarto. Giorgio Furetti, sindaco di
Grosseto, 4-4-'84, investito da una moto. Licio Giorgeri, generale
al registro aeronautico italiano, 20-3-'87, attentato Unità
comuniste combattenti. Mario Alberto Dettori, di servizio al radar
quel giorno, 2-3-'87, impiccato, "suicidio". V. Zammaroni, 14-8-
'88, idem. Mario Naldini e Ivo Nutarelli, due dei sei piloti italiani
levatisi in volo il 27-6-'80 per intercettare il Mig 23 libico, 28-8-
'88, incidente Frecce tricolori a Ramstein. A. Muzio, 1-2-'91,
ucciso. Antonio Pagliara, maresciallo dell'Areonautica, 13-11-'92,
incidente stradale. Roberto Boemio, generale comandante della
regione aerea meridionale, 13-1-'93, accoltellato a Bruxelles
durante una rapina. Gian Paolo Totaro, 4-11-'94. e Franco Parisi,
sergenti dell'Aeronautica in servizio al radar di Otranto, 21-12-
'95. Impiccati, "suicidio". [Nota di MS: mancano altri, ad esempio
l'investigatore aeronautico Jeremy Crocker, sparito a Los Angeles
il 9 dicembre 1996, cinque giorni dopo aver parlato ad una radio
locale di "pezzi di aereo francese" tirati su assieme ai resti del
DC-9 ITAVIA:
http://www.lapdonline.org/get_involved/missing_persons/mp_cro
cker_jeremy.htm.

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