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Conferenza di Jalta

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La conferenza di Jalta fu un vertice tenutosi dal 4 all'11 febbraio 1945 presso Livadija (3 km a ovest
di Jalta), inCrimea, durante la Seconda guerra mondiale, nel quale i capi politici dei tre principali
paesi Alleati presero alcune decisioni importanti sul proseguimento del conflitto, sull'assetto futuro
della Polonia, e sull'istituzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. La conferenza era identificata
nei documenti segreti con il nome in codice "Argonaut".
I tre protagonisti furono Franklin Delano Roosevelt, Winston Churchill e Iosif Stalin, capi rispettivamente
dei governi degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito e dell'Unione Sovietica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]


L'incontro si tenne in Crimea, nel Palazzo di Livadija, vecchia residenza estiva di Nicola II a Jalta, fra il
4 e l'11 febbraio1945, pochi mesi prima della sconfitta della Germania nazista nel conflitto mondiale.
Esso fu il secondo ed il pi importante di una serie di tre incontri fra i massimi rappresentanti delle
grandi potenze alleate, iniziati con laConferenza di Teheran (28 novembre 1 dicembre 1943) e
conclusisi con la Conferenza di Potsdam (17 luglio-2 agosto 1945).

Contenuto degli accordi[modifica | modifica wikitesto]


Nel dettaglio, gli accordi ufficialmente raggiunti a Jalta inclusero:

una dichiarazione in cui si affermava che l'Europa era libera, e che invitava allo svolgimento di
elezioni democratiche in tutti i territori liberati dal giogo nazista;
la proposta di una conferenza (da tenere nell'aprile 1945 a San Francisco) in cui discutere
l'istituzione di una nuova organizzazione mondiale, le Nazioni Unite(ONU); in particolare a Jalta si
consider l'istituzione del Consiglio di sicurezza;
lo smembramento, il disarmo e la smilitarizzazione della Germania, visti come "prerequisiti per la
pace futura"; lo smembramento (che prevedeva che USA, URSS, Regno Unito e Francia gestissero
ciascuno una zona di occupazione) doveva essere provvisorio, ma si risolse nella divisione della
Germania in est edOvest che fin solo nel 1989;
furono fissate delle riparazioni dovute dalla Germania agli Alleati, nella misura di 22 miliardi di
dollari;
in Polonia si sarebbe dovuto insediare un "governo democratico provvisorio", che avrebbe dovuto
condurre il paese a libere elezioni nel pi breve tempo possibile;
riguardo alla Jugoslavia, fu approvato l'accordo fra Tito e ubai (capo del governo monarchico in
esilio), che prevedeva la fusione fra il governo comunista e quello in esilio;
i sovietici avrebbero dichiarato guerra al Giappone entro tre mesi dalla sconfitta della Germania; in
cambio avrebbero ricevuto la met meridionale dell'isola diSachalin, le isole Curili e avrebbero visti
riconosciuti i loro "interessi" nei porti cinesi di Port Arthur e Dalian;
tutti i prigionieri di guerra sovietici sarebbero stati rimandati in URSS, indipendentemente dalla loro
volont.

Inoltre in Romania e Bulgaria furono insediate delle Commissioni Alleate per governare tali Paesi,
appena sconfitti. Nella relazione finale venne inserito l'impegno a garantire che tutti i popoli potessero
scegliere i propri governanti, impegno palesemente disatteso nei decenni successivi.

La conferenza di Jalta nella storiografia[modifica | modifica wikitesto]


Gran parte delle decisioni prese a Jalta ebbero profonde ripercussioni sulla storia mondiale fino alla
caduta dell'Unione Sovietica del 1991. Per quanto, nei mesi immediatamente successivi, sovietici ed
anglo-americani proseguissero con successo la loro lotta contro tedeschi e giapponesi, molti vedono
nella conferenza di Jalta il preludio della Guerra fredda.
Ancora oggi, nei manuali di storia la conferenza di Jalta viene descritta come l'evento in cui i tre leader
mondiali si spartirono l'Europa in sfere d'influenza. Bench fosse gi chiaro, alla fine del conflitto, che

l'Unione Sovietica sarebbe stata la forza dominante nell'Europa Orientale e Centrale. Tale stato di cose
fu deciso prima sui campi di battaglia russi nel 1942-1943, poi dall'incapacit degli Alleati di aprire un
secondo fronte fino al giugno del 1944. Altri studiosi invece ritengono che si debba far riferimento agli
accordi raggiunti alla Conferenza di Teheran, cui seguirono quelli presi a Mosca nell'ottobre del 1944,
come vero inizio della divisione del mondo in blocchi contrapposti.[senza fonte]
Secondo Indro Montanelli[1],
Su Jalta non si mai smesso di discutere. Gli ammiratori di Roosevelt - e sono tanti, non solo in America - sostengono
che a Jalta, poi, in fondo non successe nulla. Non vero, essi dicono, che l'Occidente "vendette" alla Russia mezza
Europa: a prendersela aveva gi provveduto l'Armata Rossa. Ed vero. Ma altrettanto vero che Jalta, contentandosi di
un generico impegno di Stalin a rispettare la volont dei popoli, gli diede via libera e "regal", come ha scritto Will,
"alle baionette sovietiche una rispettabile fodera di pergamena.

Proseguiva:
Certi particolari, su cui le stesse testimonianze sono concordi, la dicono pi lunga degli stessi "protocolli". A Jalta,
Stalin aveva fissato la propria residenza in mezzo a quelle dei due ospiti inglese e americano in modo da poterne
controllare i movimenti e gli incontri: non dubitava ch'essi avessero concordato una strategia comune contro di lui, e
che ogni giorno, prima di affrontarlo, si sarebbero confrontati e accordati tra loro. Era lontano dall'immaginare che
Churchill aveva disperatamente ma inutilmente cercato di stabilire una preventiva intesa con Roosevelt che, per non
indispettire Stalin, non aveva nemmeno voluto viaggiare con lui. Eden racconta che i due s'incontrarono soltanto
all'arrivo, quando l'americano invit l'inglese a pranzo, ma con l'impegno che non si sarebbe parlato di politica.
Roosevelt aveva salvato l'Europa dal nazismo: nessuno potr mai disconoscergli questo merito. Ma lo aveva fatto per
odio del nazismo, non per amore dell'Europa. Detestava il vecchio continente, Inghilterra compresa, non vedeva l'ora di
ridimensionarlo a un ruolo di comprimario spogliandolo dei suoi possedimenti coloniali, ed era pronto a sacrificarlo come fece - all'ingordigia di terre e di dominio del satrapo sovietico, per il quale stravedeva. C' da chiedersi se avrebbe
potuto resistergli: la bomba atomica non era ancora scoppiata. Ma accertato che non fece nemmeno il tentativo.
Qualcuno dice che non ne aveva pi la forza, malato com'era (mor due mesi dopo). Ma prove di fermezza non ne aveva
date nemmeno prima, nemmeno quando i sovietici avevano calato il sipario, o meglio il sudario, sulla Polonia,
sottraendola anche allo sguardo dell'Occidente. Churchill aveva chiesto a Stalin precise garanzie per l'indipendenza di
quell'infelice Paese, per il quale il suo era sceso in guerra. E Stalin le aveva date: la Polonia sarebbe stata consegnata ai
suoi combattenti per la libert. Purtroppo, quando i russi arrivarono, di questi combattenti ce n'erano pochi. Quelli che
non erano finiti nellefosse di Katyn, erano caduti nella rivolta di Varsavia, che i sovietici, accampati sull'altra sponda
della Vistola, avevano seguito coi binocoli, senza muovere un dito per darle manforte. I loro storici dicono che in quel
momento non erano preparati ad attraversare il fiume. Ma per consentire l'atterraggio agli apparecchi britannici che
disperatamente cercavano di rifornire del cielo i ribelli con lanci di armi e viveri, e che non avevano abbastanza
autonomia per tornare dalle basi di partenza, di preparazione non ne occorreva nessuna. Eppure gliene negarono il
permesso. Questo era accaduto cinque mesi prima di Jalta. Roosevelt aveva quindi gi visto in che conto Stalin teneva i
propri impegni, quando gli chiese di rispettare la volont liberamente espressa dei popoli, sui cui territori bivaccava
l'Armata Rossa, e se ne content.

Montanelli concludeva con un'amara constatazione:


...basta essere onesti per riconoscere che con essi l'Occidente si arrese all'Unione Sovietica consentendole di
accaparrarsi mezza Europa e di spegnervi quelle libert, per difendere le quali esso era sceso in guerra contro il
nazismo. Nessuno pu negare n sminuire l'importanza di Jalta. Essa fu una tappa e una svolta nella storia di questo
secolo. giusto, a quarant'anni di distanza, ricordarla. I sovietici, come un fasto. Noi occidentali, come un lutto.

In un'altra occasione[2], egli scrisse: [...] con tutta la sua Bibbia, la diplomazia di Roosevelt si concluse
a Jalta. Questa tesi storiografica tuttora condivisa e articolata da altri storici, come il giornalista
britannico Paul Johnson[3], e intellettuali di area conservatrice anglosassone, ad esempio Ann Coulter.
Joachim Fest ha opinato che [4],
Jalta...fu certo un tradimento, il tradimento di met dell'Europa. E una leggenda. Di cui nel dopoguerra dell'Europa
divisa, alcuni statisti, come il generale de Gaulle, furono propagandisti assidui... la questione chiave: quel
compromesso tra le democrazie occidentali e Stalin non era inevitabile. Washington e Londra non erano obbligate dalla
situazione a cedere al Cremlino l'intera Europa orientale. A guerra in corso avevano ancora in pugno un formidabile
strumento di pressione: le forniture militari soprattutto americane, senza cui l'Armata rossa non avrebbe potuto
combattere e avanzare. Se solo avessero minacciato il blocco delle forniture, la Storia avrebbe forse preso un corso
diverso. Non lo fecero, per cecit. Non capisco come fu cos cieco anche Churchill.

Per Sergio Romano[5] furono tre le ragioni che hanno creato il mito di Jalta:
1. Uno scritto del 1958 di Charles de Gaulle, che recita: La sovietizzazione dell'Europa Orientale
non era che la conseguenza fatale di quanto era stato convenuto a Jalta. Il generale
francese Charles de Gaulle fu profondamente irritato per non essere stato invitato a Jalta. E
trasse da questa analisi i motivi per condurre la politica autonoma della Francia nello
scacchiere mondiale.
2. Il partito repubblicano americano dell'epoca, per vocazione anti-rooseveltiano. In opposizione al
Presidente degli USA, questo partito sostenne che Franklin Delano Roosevelt abbia
presenziato al vertice gi stanco e malato, e quindi si sia lasciato convincere da Stalin a
cedergli la met dell'Europa.
3. La propensione dell'uomo a trovare sempre un unico fatto che spieghi tutto, un'unica causa
degli eventi, quando invece le vicende storiche sono il risultato di una molteplicit di fattori che
sfuggono quasi sempre al loro controllo.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]


1. ^ Jalta, 4 febbraio 1985, editoriale sul Giornale. Ora in Indro Montanelli: La stecca nel coro. 1974-1994:
una battaglia contro il mio tempo, a cura di Eugenio Melani, pp. 305-307
2. ^ Chi ha vinto, 10 agosto 1974, editoriale sul Giornale Nuovo. Ora Indro Montanelli: La stecca nel coro.
1974-1994: una battaglia contro il mio tempo, a cura di Eugenio Melani, p. 21.
3. ^ Great, yes, but not the greatest. Paul Johnson reviews Franklin Delano Roosevelt by Conrad Black, 24
novembre 2003, The Daily Telegraph
4. ^ Cos l'Europa fin divisa, 28 gennaio 2005, editoriale sulla Repubblica, p. 45.
5. ^ a b Sergio Romano, Il mito di Jalta e la storia della Guerra fredda, Corriere della Sera, 2006.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Edward R. Stettinius jr., Roosevelt and the Russians: The Yalta Conference, Doubleday, Garden
City, 1949
Arthur Conte, Jalta o la spartizione del mondo, trad. di Maria Sgarzi, Gherardo Casini Editore,
Roma, 1968
Andr Fontaine, Storia della guerra fredda, 2 volumi: 490pp. e 588pp., trad. di R. Dal Sasso, Il
Saggiatore, Milano, 1968-1971
Nikolai Tolstoy, Victims of Yalta, Hodder & Stoughton, London, 1974; Victims of Yalta. The Secret
Betrayal of the Allies 1944-1947, Pegasus Books, 2013, ISBN 978-1-60598-454-4
Diane Shaver Clemens, Yalta (Yalta, Oxford University Press, New York, 1970), trad. Manuela
Disegni, XII-401 pp., Collana Piccola Biblioteca n.254, Einaudi, Torino, 1975
Da Jalta a Fulton. Le origini della guerra fredda nella corrispondenza dei tre Grandi, a cura di
Giorgio Gattei, Collana Strumenti n.37, La Nuova Italia, Firenze, 1975
Russell D. Buhite, Decisions at Yalta: An Appraisal of Summit Diplomacy, Scholarly Resources,
Wilmington, 1986
Paul Kennedy, Ascesa e declino delle grandi potenze, Garzanti Libri, Milano, 1989
Pierre Lellouche, Il Nuovo Mondo. Dall'ordine di Jalta al disordine delle nazioni, Collana
Grandangolo, Il Mulino, Bologna, 1994 ISBN 978-88-15-04515-7
Henry Kissinger, L'arte della diplomazia, trad. di G. Arduin, Collana Saggi, Sperling & Kupfer,
Milano, 1996-2014 ISBN 978-88-200-2099-6
Jost Dlffer, Jalta, 4 febbraio 1945. Dalla guerra mondiale alla guerra fredda, trad. di E. Morandi,
Collana Biblioteca Storica, Il Mulino, Bologna, 1999 ISBN 978-88-15-07260-3
William I. Hitchcock, Il Continente diviso. Storia dell'Europa dal 1945 a oggi, trad. di C. Corradi,
Collana Saggi n.23, Carocci, Roma, 2003 ISBN 978-88-430-2717-0
Ann Coulter, Tradimento. Come la sinistra liberal sta distruggendo l'America, 357 pp., Rizzoli,
Milano, 2004
John Lewis Gaddis, La guerra fredda. Cinquant'anni di paura e speranza, Collezione Le Scie,
Mondadori, Milano, 2005; Collana Oscar Storia, Milano, 2008ISBN 978-88-04-58084-3

Eric Alterman, When Presidents Lie: A History of Official Deception and its Consequences, Viking,
New York, 2004
David Reynolds, From World War to Cold War: Churchill, Roosevelt, and the International History
of the 1940s, Oxford University Press, Oxford, 2006
David Reynolds, Summit. I sei incontri che hanno segnato il Ventesimo secolo (Summits. Six
Meetings that Shaped the Twentieth Century, 2007), trad. di Francesco Zago, Collana Storica,
Corbaccio, Milano, 2009 ISBN 978-88-7972-958-1
Federico Romero, Storia della guerra fredda. L'ultimo conflitto per l'Europa, Einaudi, Torino,
2009 ISBN 978-88-06-18829-0
Keith Lowe, Il Continente selvaggio. L'Europa alla fine della Seconda Guerra Mondiale (Savage
Continent. Europe in the Aftermath of World War II, Penguin Books, London, 2012), trad. di Michele
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Fraser J. Harbutt, Yalta 1945: Europe and America at the Crossroads, Cambridge University Press,
2014 ISBN 0-521-67311-9

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