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Esperienze nei gruppi di Bion

Dal punto di vista metodologico si possono considerare due approcci ai fenomeni di gruppo:
1. Approccio che si avvale degli “elementi” tratti dal campo analitico duale e li riferisce alle
situazioni di gruppo per spiegarne gli eventi inconsci in termini, ad esempio, proiettivi
transferenziali. Questo metodo è stato impiegato da Freud e da lui definito come una modalità di
Psicoanalisi applicata, con limiti di validità e portata, che ha aperto alla ricerca analitica l’orizzonte
del collettivo e del sociale.
2. Il secondo approccio per contro utilizza “elementi” analitici contestuali, cioè tratti direttamente
dai fenomeni inconsci registrati dai partecipanti nelle situazioni di gruppo. Questa prospettiva è
stata introdotta da Bion in questo libro.

Bion afferma la necessità, per la comprensione completa dei fenomeni mentali, di una sorta di
“visione binoculare” dell’individuo, raggiunta attraverso la combinazione dei due metodi
complementari costituiti dall’analisi individuale e da quella di gruppo. In tal modo si può accertare
che i fenomeni mentali presentano costantemente un doppio aspetto o una doppia faccia,
ciascuna delle quali si manifesta nei due campi opposti ma collegati delle relazioni individuali e di
gruppo.

Bion cominciò a occuparsi per la prima volta di gruppi durante la seconda guerra mondiale,
quando si trovò a dirigere un reparto di riabilitazione in un ospedale psichiatrico militare. Poté
constatare che stimolare un’attività di cooperazione in un gruppo poteva determinare
un’attenuazione di nevrosi nei singoli; in quel periodo creò la prima autentica comunità terapeutica
con un esperimento conosciuto col nome di “esperimento di Northfield”.
Avvalendosi degli ulteriori sviluppi della psicoanalisi e in specie delle scoperte di Melanie Klein
sull’identificazione proiettiva, Bion arricchisce notevolmente la comprensione dei fenomeni di
gruppo. Egli sostiene che l’individuo in un gruppo torna a usare dei meccanismi mentali primitivi,
attraverso i quali perde la propria individualità e accetta di far parte del gruppo. Perché si possa
parlare di gruppo, gli individui che lo compongono devono sperimentare questa regressione.

L’esperimento di Northfield (6 settimane)


Fu riunito tutto il reparto, composto da un centinaio di uomini, e fu annunciato che per l’avvenire
sarebbe entrato in vigore il seguente regolamento:
1) Ognuno doveva fare giornalmente un’ora di educazione fisica;
2) Ognuno doveva far parte di almeno uno dei seguenti gruppi: lavori manuali, corsi per
corrispondenza organizzati dall’esercito, carpenteria, falegnameria, ecc.;
3) Ognuno, se voleva, poteva formare un gruppo nuovo;
4) Chi si sentiva incapace di intervenire alle riunioni del suo gruppo doveva andare nella sala di
riposo la quale sarebbe stata sorvegliata da un’infermiera militare e doveva essere mantenuta in
silenzio; l’infermiera avrebbe preso i nomi di chi stava d’abitudine nella sala riposo.
5) Ogni giorno ci sarebbe stata un’adunata per fare delle comunicazioni e i problemi del reparto.
Nell’intenzione dell’autore era il primo passo verso la preparazione dei seminari terapeutici.

Poco dopo l’entrata in vigore delle norme, gli uomini iniziarono a lamentarsi con Bion del fatto che
molti pazienti approfittavano della libertà; non solo la sala di riposo era piena di gente che
bighellonava. Bion diede a queste lamentele una risposta generica: questo male riguardava
l’intera società; questa fredda risposta non soddisfò chi protestava e avrebbe voluto una punizione
o comunque qualche provvedimento per quei tali. Bion propose che si mettessero a studiare
questo fenomeno e facessero delle nuove proposte. La determinazione di Bion, a non cercare
soluzioni di nessun tipo, fece si che il reparto affrontasse il lavoro con serietà scientifica.
Dalla maggioranza fu proposta l’istituzione di uno scuola di ballo, e lezioni si tennero nelle ore
dedicate di solito a un trattenimento serale. Questo illustra come un’idea poté svilupparsi dallo
stadio di impulsi nevrotici e quasi selvaggi fino a condurre a un’attività pratica di senso comune.
Nel frattempo le adunate erano diventate operose, vitali e costruttive,i gruppi avevano cominciato
a funzionare bene al di fuori delle ore di adunata, tra gli uomini e gli ufficiali c’era un rapporto di
cordialità e collaborazione; c’era una tenue ma inequivocabile sensazione di essere tutti impegnati
in un compito valido e importante.
C’era la necessità di organizzare seminari di terapia di gruppo, ma perché una terapia di gruppo
riesca è necessario che la società raggiunga una maggiore capacità di vedere se stessa prima
che venga dato un sincero appoggio a coloro che tentano in questo modo di occuparsi delle radici
profonde della morale nazionale.

Applicazione della terapia di gruppo in una piccola corsia


Nella divisione ospedaliera della stessa istituzione ebbe luogo un esperimento di terapia di gruppo
con i pazienti di una corsia di 14-16 letti.
Ognuno ebbe con lo psichiatra un colloquio iniziale per indagare la sua storia personale;
successivamente ci furono delle discussioni di gruppo. I pazienti, poi, potevano recarsi nella
stanza dello psichiatra per discutere individualmente l’argomento discusso nel gruppo ed esporre i
propri punti di vista personali. Le conversazioni terapeutiche avevano per oggetto le difficoltà
personali che i pazienti trovavano nel mettere al primo posto il benessere del gruppo, durante la
loro appartenenza al gruppo stesso. L’effetto di un simile approccio al problema delle nevrosi era
notevole, c’era una estrema prontezza a voler discutere sia in pubblico che in privato.
Il tentativo sembrò mostrare che è possibile per il clinico rivolgere la propria attenzione alla
struttura del gruppo e alle forze che agiscono in quella struttura, senza perdere il contatto con i
suoi pazienti. Lo scopo era definire il “buon spirito di gruppo”.
All’ora convenuta cominciano ad arrivare i membri del gruppo che cominciano a parlare tra loro e,
quando si è riunito un certo numero, cadde il silenzio. Bion è al centro dell’attenzione del gruppo e
avverte che tutti si aspettano che faccia qualcosa. Decise di confessare le sue ansie al gruppo
che non vengono bene accolte; c’è quasi un’indignazione, l’autore non replica niente, ma si limita
a sottolineare che il gruppo non può ottenere da lui ciò che si sente autorizzato ad aspettarsi.
Noi siamo costantemente influenzati da quello che sentiamo essere l’atteggiamento del gruppo
verso di noi e siamo, coscientemente o inconsciamente, sviati dall’idea che ne abbiamo. Ad un
certo punto si arriva ad una crisi perché i membri possono aver scoperto che appartenere a un
gruppo di cui io faccio parte è un’esperienza che non desiderano avere.

Considerazioni:
1. La futilità della conversazione di gruppo: All’interno del gruppo la situazione è carica di
emozioni che esercitano un’influenza potente sull’individuo, con il risultato che vengono stimolate
le sue emozioni a danno delle sue facoltà critiche.
2. La natura del contributo dell’autore: le sue interpretazioni sembrano riguardare questioni di
nessuna importanza per chiunque al di fuori di lui stesso.
3. I pazienti si riuniscono con l'aspettativa di essere un gruppo formato da un medico e da pazienti
e che il medico dovesse dettare le regole dell'organizzazione, ma di fatto l'atteggiamento di Bion
disattendeva tutto questo e provocava delle reazioni riparatorie:
emerge immediatamente l'emotività del gruppo.
4. La vita mentale del gruppo è complessa,nel gruppo sembrano coesistere due tendenze opposte
 una parte + ancorata alla realtà verso la realizzazione del compito (gruppo di lavoro) = ogni
gruppo si riunisce per “fare qualcosa” e questo costituisce l’aspetto del funzionamento mentale del
gruppo che riguarda l’obiettivo cosciente, è necessaria la cooperazione cosciente dei membri.Ha
come cultura di gruppo un approccio razionale e sceglie il leader in funzione della sua
competenza al raggiungimento dell'obiettivo. Una caratteristica fondamentale è la disponibilità di
questo gruppo alla crescita, al confronto, al cambiamento, all'accettazione della differenza,
all'apprendimento; e ciò non implica di certo un risparmio di rabbia, disagio, frustrazione.
 ma all’interno del gruppo compaiono delle tendenze emotive molto potenti che favoriscono o
ostacolano gli individui nel raggiungimento di quest’obiettivo, ed essi sembrano comportarsi come
se avessero degli “assunti di base” in comune, ovvero delle emozioni primitive, inconsce,
convinzioni gruppali onnipotenti e magiche, con cui il gruppo pensa di poter raggiungere l'obiettivo
senza passare attraverso la frustrazione provocata dall'apprendimento. Sono dei meccanismi
messi in atto dal gruppo per fronteggiare le proprie angosce e le proprie paure che vanno a
costituire la cultura di gruppo in quel dato momento.
Bion individua tre tipi di assunti di base: attacco-fuga, di accoppiamento, di dipendenza.
A differenza del gruppo di lavoro, qui non c'è cooperazione conscia che lega i membri del gruppo
ma la "valenza", cioè la spontanea inclinazione, disposizione del membro ad aderire a quell'
assunto di base dominante.
5. Quando si forma un gruppo, viene a crearsi un'unità che risulta diversa dalla somma delle parti
e in cui l'obiettivo primario diventa la preservazione del gruppo, aldilà delle esigenze dei singoli.
Ciò che Bion chiama mentalità di gruppo = l'espressione unanime del volere del gruppo, a cui i
singoli contribuiscono in maniera anonima in un dato momento (ad es. quando il gruppo si
coalizza contro chiunque voglia aiutare il conduttore-Bion mettendolo a disagio) ed alla quale
l’individuo contribuisce in modo inconscio, che lo mette a disagio se pensa o si comporta in
maniera deviante rispetto agli assunti di base; è quindi un meccanismo di intercomunicazione
destinato a garantire che la vita del gruppo sia in accordo con gli assunti di base.
La volontà collettiva del gruppo spesso può essere in contrasto con gli obiettivi dei singoli
provocando difficoltà nel perseguirli. In soccorso a questo, entra in gioco la cultura di gruppo data
dall'incontro tra volontà collettiva del gruppo ed esigenze individuali, cioè l'organizzazione, la
struttura e i compiti che il gruppo decide di raggiungere o evitare e che ben esprime il tipo di
emotività che domina il gruppo in quel momento. Bion presuppone, quindi, l’esistenza di una
mentalità di gruppo inconscia (principio organizzatore inconscio), la cui manifestazione è ciò che
egli definisce “cultura del gruppo”.
Questi sottogruppi sono peraltro rintracciabili nella società e sono l’Esercito (attacco-fuga), la
Chiesa (dipendenza) e l’Aristocrazia (accoppiamento), impostazione che permette a Bion di
confermare la validità dell’intuizione di Freud, quella che ritiene libidica la natura del legame tra il
capo e il gruppo (però solo nei gruppi dove prevalgono gli assunti di base di accoppiamento).
Rovescia invece la tesi freudiana del rapporto fra leader e gruppo, specificando che non tanto il
capo genera il gruppo quanto invece è il gruppo a sceglierlo perché possiede qualità che lo
rendono adatto a esprimere le richieste del gruppo, la capacità di perdere la propria individualità,
di trasformarsi in un automa e di esprimere le richieste emotive del gruppo di base.
A. Gruppo in assunto di base:
Gruppo in assunto di base di attacco-fuga= La convinzione magica e onnipotente è quella che
esista un nemico e che le uniche tecniche possibili per perseguire l'autoconservazione del gruppo
siano l'attacco e la fuga. In questo caso si preferisce l'azione al pensiero che è visto come
minaccia per il mantenimento dello status quo del gruppo e o si cerca di fuggire oppure si tende
ad attaccare. Nel perseguire quest'assunto di base si ricerca anche un leader che diriga l'azione e
quando, come nel caso di Bion come terapeuta, questo viene disatteso, lo si sostituisce con un
membro appartenente al gruppo che colluda con l'idea paranoica gruppale dell'esistenza di un
nemico da attaccare o da cui fuggire.

Gruppo in assunto di base di accoppiamento= Il clima emotivo del gruppo è guidato dalla
convinzione magica secondo cui la risoluzione dei problemi del gruppo sia possibile per mezzo
della nascita di un essere, una specie di messia. E solo in questo caso, affinchè si alimenti questa
speranza, è tollerata la riunione di due membri del gruppo. La nuova creatura in realtà non si
concretizzerà mai, perchè ogni pensiero nuovo comporta un cambiamento e quindi una sofferenza
psichica, perciò temuto e allontanato. In caso contrario avviene lo scisma.

Gruppo in assunto di base di dipendenza= La convinzione irrazionale di questo tipo di gruppo è


legata all'esistenza di un'entità, esterna al gruppo capace di soddisfare tutte le esigenze del
gruppo, proteggendo il gruppo da qualsiasi sforzo di adoperarsi per raggiungere l'obiettivo. In tal
senso il gruppo si muove per cercare un leader da cui dipendere, come il terapeuta, e se non
trova risposta alla propria domanda di protezione ci si rivolge ad un altro leader o si cerca di
entrare in un altro gruppo, esterno.

Pertanto in base all'accettazione o meno di nuove idee, di cui "il mistico" si fa portatore, si assiste
tra gruppo e mistico ad un rapporto:
- conviviale se c'è coesistenza ma senza condizionamenti reciproci;
- simbiotico se c'è confronto e crescita;
- parassitario se c'è invidia che porta alla povertà intellettuale e morte del gruppo.

Il rifiuto di apprendere dall’esperienza: In ogni gruppo alcuni pazienti non mostrano fiducia nella
loro capacità di apprendere dall’ esperienza, atteggiamento che si può ridurre all’ostilità per il
processo di sviluppo: questa alternativa all’attività di gruppo rappresenta qualcosa di simile a
raggiungere la pienezza dello stato adulto senza necessità di preparazione e di sviluppo.
Se l’individuo fosse disposto ad affrontare le sofferenze dello sviluppo, potrebbe liberarsi del
gruppo di dipendenza; ma il fatto che egli desideri uno stato in cui, senza subire le sofferenze
della crescita, possa essere attrezzato per la vita di gruppo, si trasforma in una spinta verso il
gruppo strutturato per l’accoppiamento o per l’attacco-fuga.

Esiste un sentimento di sicurezza in ognuno degli stati emotivi associati ai tre assunti di base:
- nel gruppo di dipendenza= sentimenti di inadeguatezza e frustrazione e dipende dal fatto di
attribuire onnipotenza a un membro del gruppo.
- nel gruppo attacco-fuga la sicurezza è attenuata dal fatto che il gruppo esige coraggio e spirito di
sacrificio; ma ciò che è importante è il modo in cui un sentimento si combina con altri sentimenti,
che a volte sono indesiderati o addirittura detestati. All’individuo non rimane che ricorrere allo
splitting per isolarsi dal gruppo; egli cerca di sentirsi al sicuro tramite la sua appartenenza al
gruppo, ma si sforzerà di scartare i sentimenti spiacevoli associati a questa sicurezza.
Caratteristiche comuni a tutti i gruppi di base
1) La partecipazione a un’attività regolata da un assunto di base non richiede:
- nessuna preparazione, esperienza o sviluppo psichico in quanto è istantanea, inevitabile e
istintiva;
- nessuna capacità di cooperazione (a differenza del gruppo di lavoro), ma dipende solo dalla
presenza della “valenza” nell’individuo (capacità del singolo di combinarsi istantaneamente e
involontariamente con un altro per condividere un assunto di base e agire in base ad esso).
2) Gli stati emotivi associati ali assunti di base sono di ansia, paura, odio, amore e simili.
3) Implicano l’esistenza di un capo, sebbene nel gruppo di accoppiamento sia “inesistente” e nel
gruppo di dipendenza al posto del capo ci può essere la storia del gruppo.
4) Caratteristiche di mentalità: il tempo non svolge alcun ruolo, e che è assente ogni processo di
sviluppo, gli stimoli a uno sviluppo trovano una risposta ostile. Per evitare ogni sviluppo, il gruppo
si lascia sopraffare dalla mentalità di un assunto di base.
5) Sembra che gli assunti di base siano formazioni secondarie a una scena primaria primitiva che
si svolge a livello di oggetti parziali ed è associata ad ansie psicotiche e a meccanismi di splitting
di identificazione proiettiva che Melanie Klein ha descritto come posizioni schizo-paranoide e
depressiva. Più è disturbato il gruppo, più sono facilmente rintracciabili le fantasie e i meccanismi
primitivi.
6) Più il gruppo corrisponde al gruppo di base, meno farà un uso razionale della comunicazione
verbale. Il gruppo di lavoro capisce l’uso particolare dei simboli contenuto nella comunicazione a
differenza del gruppo basato su un assunto di base che, oltre a non capirli, usa un linguaggio
degradato e semplificato.
7)si costituiscono in modo involontario, automatico e inevitabile; è possibile pensare che non si
possono considerare come stati mentali distinti.
Ogni stato ha in sé una qualità la quale suggerisce che può essere il reciproco di uno degli altri
due stati o forse che può essere solo un altro aspetto di quello che si pensava essere un assunto
di base diverso.Le modificazioni che presentano i vari sentimenti, variamente combinati nell’uno o
nell’altro assunto di base, dipendono dal “cemento” che li unisce:
a) colpa e depressione nel gruppo di dipendenza;
b) speranza messianica nel gruppo di accoppiamento;
c) ira e odio nel gruppo attacco-fuga.

B. Il gruppo di lavoro /gruppo razionale: si riunisce per svolgere un compito specifico;


Caratteristiche di questo gruppo sono:capacità di cooperazione, forte struttura psicologica, l’idea
dello sviluppo, infatti il gruppo accetta la validità dell’apprendimento dall’esperienza; e un
approccio razionale o scientifico al problema.Ogni gruppo si riunisce per fare qualcosa; le persone
cooperano secondo le proprie capacità, e questa cooperazione volontaria si basa su un certo
grado di abilità intellettuale del singolo. Poiché questa attività è collegata a un compito, essa è
fondata nella realtà, i suoi metodi sono razionali e pertanto scientifici. La dimostrazione della
funzione di un gruppo di lavoro deve includere:
- lo sviluppo di un pensiero concepito in modo da poter essere tradotto in azione;
- la teoria su cui esso si basa;
- la convinzione che, per la cura, basterà che cambi l’ambiente senza che cambino anche gli
individui;
- la dimostrazione del tipo di fatto che viene ritenuto “reale”.
Per spiegare il legame tra il gruppo di lavoro e un assunto di base Bion postula l’esistenza di
fenomeni “proto-mentali”. Il sistema proto-mentale è qualcosa in cui il fisico e lo psicologico si
trovano in uno stato indifferenziato; è da questa matrice che hanno origine gli stati emotivi propri
di un assunto di base che rafforzano, pervadono e dominano la vita mentale del gruppo.
Gli assunti di base inattivi restano confinati all’interno del sistema proto-mentale: se il gruppo si
trova nell’assunto di base di dipendenza, gli assunti di base di attacco-fuga e accoppiamento non
possono superare i limiti della fase proto-mentale; solo lo stadio proto-mentale del gruppo di
dipendenza è libero di evolversi in uno stato differenziato, nel quale lo psichiatra può individuare la
sua azione di assunto di base.
Perciò, in qualsiasi gruppo, la matrice delle malattie che si presentano può trovarsi in queste due
sedi: o nei rapporti tra l’individuo e il gruppo di base e tra l’individuo e se stesso nella misura in cui
partecipa a mantenere il gruppo di base; oppure nello stadio proto-mentale degli altri due assunti
di base.

La Valenza: disposizione dell’individuo a entrare in combinazione col gruppo nel determinare gli
assunti di base e nell’agire secondo essi; se la sua attitudine alla combinazione è forte si parlerà
di valenza alta, se è modesta di valenza bassa. Secondo Bion un individuo non può non avere
una valenza e si serve di questo termine per descrivere dei fatti che avvengono al livello del
sistema proto-mentale. La valenza in fisica indica la capacità di combinazione degli atomi, quindi
comporta il massimo di indeterminatezza che Bion utilizza per riferirsi alla capacità dell’individuo di
combinarsi in modo istantaneo con altri individui in un modello prestabilito di comportamento: gli
assunti di base.

Lo scisma: ln base alla sua personalità, ogni membro aderisce a uno dei seguenti sottogruppi:
a) un sottogruppo si oppone a ogni ulteriore progresso, facendo appello a un sentimento di lealtà
verso il capo del gruppo di dipendenza e alla tradizione. I membri manipolano il capo affermando
di cercare di aiutarlo. L’attività mentale si stabilizza quindi a un livello di piattezza e tranquillità. Ha
molti membri primitivi e poco razionali che aumentano costantemente di numero, ma non
presentano nessun processo di sviluppo
b) il sottogruppo inverso comprende coloro che apparentemente sostengono la nuova idea; anche
questo sottogruppo però cerca di raggiungere lo stesso risultato del primo, sia pure in modo
diverso. Diventa così esigente nelle sue richieste che non riesce più a raccogliere nessun
aderente, facendo così scomparire lo spiacevole confronto tra iniziato e non-iniziato, tra primitivo e
razionale, che è il nucleo del conflitto di sviluppo. Si sviluppa, ma su un fronte ristretto e con pochi
adepti, che anch’esso evita il confronto tra nuova idea e stato primitivo.
Questo scisma può essere considerato il contrario di ciò che avviene quando il gruppo cerca di
porre fine all’oscillazione attraverso l’assorbimento di gruppi esterni: il gruppo scismatico tenta di
risolvere i suoi problemi tramite una guerra interna, l’altro tramite una guerra esterna.

Secondo Bion, uno degli aspetti più sorprendenti di un gruppo è il fatto che, nonostante l’influenza
degli assunti di base, il gruppo razionale o di lavoro alla fine riesce a trionfare.
Il gruppo di lavoro specializzato
Ha il compito di stimolare l’attività di un particolare assunto di base ad esempio, la Chiesa è
soggetta ai fenomeni del gruppo di dipendenza, l’Esercito a quelli del gruppo attacco-fuga. Gli
assunti di base divengono pericolosi nella misura in cui si tenta di tradurli in azione, e il gruppo di
lavoro specializzato cerca di tenerlo presente compiendo il processo inverso, cioè traducendo
l’azione in termini di mentalità basata su un assunto di base.
L’Aristocrazia può costituire il gruppo di lavoro specializzato che svolge le funzioni del gruppo di
accoppiamento, ossia fornisce uno sbocco ai sentimenti connessi con le idee di procreazione e
alla speranza messianica, che è un’anticipazione del desiderio sessuale, senza far nascere il
timore che tali sentimenti determineranno sviluppo.

Differenze Bion e Freud:


1) Nella psicoanalisi considerata come parte di un gruppo di accoppiamento, il Messia o l’idea
messianica, occupa una posizione centrale e il legame tra gli individui è libidico. L’idea messianica
si manifesta nel presumere che il singolo paziente meriti la straordinaria attenzione dell’analista e
che sarà messa a punto una tecnica che salverà l’umanità. Bion ritiene che al termine libido vada
sostituito quello di cooperazione nel descrivere i legami del gruppo di lavoro.
2) Sulla nozione di capo:
- Freud: qualcuno da cui il gruppo dipende e sulla cui personalità modella le proprie qualità;
questo deriva dal fatto che Freud considera l’identificazione un processo di introiezione da parte
dell’Io.
- Bion: è un prodotto dell’assunto di base cosi come ogni altro membro del gruppo e dipende
dall’introiezione e dall’identificazione proiettiva. Il capo è un individuo che, con la sua personalità,
lo rende adatto all’annullamento della propria individualità richiesto dalle esigenze della leadership
di un gruppo di base. il capo non ha maggiore libertà di essere se stesso di quanta non ne
abbiano i membri del gruppo.
3) Per Freud il gruppo è una ripetizione di rapporti con oggetti parziali, quindi i gruppi si
avvicinerebbero ai modelli di comportamento nevrotico, mentre per Bion a quello psicotico.
L’individuo che frequenta un gruppo per curarsi crede che sperimenterà qualcosa che lo condurrà
alla guarigione; egli ha una specie di shock quando realizza che ciò che accade nel gruppo non
diminuisce le sue ansie, ma vede aumentare i suoi sentimenti di inferiorità e rafforzare il senso
della propria solitudine e nullità.

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