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it - Forum Canon Italia Canoniani Canonians: [B]GUIDA PRATICA PER L’USO DI FLASH CON FOTOCAMERE CANON[/B] 09/04/10 15.43

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Staff GUIDA PRATICA PER L’USO DI FLASH CON FOTOCAMERE CANON

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07/01/2006 - Non esiste una documentazione ufficiale della casa riguardante la materia, e spesso la scarna informazione esistente sui manuali in dotazione e fotocamere e flash
PicsOfLastWeek Fino al 28-04-2010
non solo non aiuta a capire, ma crea ulteriore confusione.
Banning
- Il comportamento della fotocamera nelle varie modalità operative (Av, Tv, P, M) cambia apparentemente senza un nesso logico creando una forte confusione
12713 Discussioni nell’utilizzatore; il realtà il nesso c’è, solo che occorre conoscerlo bene.
In mezzo al mar(sapi10)
- Spesso con l’uso del flash non si riesce ad ottenere un risultato valido; questo non solo dipende dalle due questioni precedenti, ma anche dal fatto che per
utilizzare il flash è indispensabile avere un bagaglio tecnico di base, senza il quale, è proprio il caso di dirlo, si brancolerà nel buio.

Abbiamo deciso quindi, con un notevole sforzo, di raccogliere le tantissime informazioni presenti in rete e di preparare una trattazione esauriente su come poter
lavorare correttamente con il flash.

Premessa importante:

Questa trattazione ha come scopo fornire un riferimento per gli utilizzatori di flash su fotocamere, ed è basata su alcuni presupposti, in particolare:

Non verranno trattati flash compatibili di altre marche in quanto essi vengono progettati tramite reverse-engineering, visto che canon non pubblica le specifiche dei
suoi flash, di conseguenza conoscere il funzionamento di tali apparecchi sulle varie fotocamere richiede un’esperienza che esula dalle nostre capacità.

E' data per scontata la perfetta conoscenza delle funzioni sia del flash, sia della fotocamera: la trattazione qui esposta riguarda un notevole numero di
modelli tra fotocamere e flash per cui è impossibile dare indicazioni specifiche precise sulle manovre da compiere sul singolo modello; verranno trattati i
principi, ma la loro attuazione spetta a voi.

Studiatevi quindi i relativi manuali alla perfezione. Il miglior


negozio Canon
La maggior parte delle domande sciocche poste nei forum provengono dalla mancata conoscenza del funzionamento di base della propria attrezzatura.
A Brescia le
Il protocollo di gestione flash attualmente utilizzato da canon è ETTL-II anche se sul flash appare solo il simbolo ETTL, ed è a questo che faremo riferimento. reflex e le
compatte Canon
Sistemi più vecchi usavano i sistemi A-TTL, TTL, ma sono oramai di scarsa diffusione in quanto relativi a fotocamere attualmente non in produzione da molti anni. e tutti i loro
accessori
Verranno tuttavia trattati per completezza di informazione e per riferimento per gli appassionati dei vecchi apparecchi. www.newfreephoto.it

Data la vastità della materia trattata è impossibile pretendere che sia il frutto della nostra esperienza, potrebbero quindi essere presenti errori, in questo caso vi
Flash Speedlite
prego di segnalarcelo per provvedere alla correzione.
Canon
Dovunque si parli dei flash 430EX e 580EX, si intende la trattazione valida anche per i modelli successivi 430EX II e 580EX II, salvo specificato diversamente. Risparmia subito
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E’ importante sapere che Canon contraddistingue le fotocamere dividendole in due fasce: Speedlite Canon
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Fotocamere tipo B

Fate quindi riferimento al manuale della vostra fotocamera per sapere se essa è di tipo A oppure B in quanto il comportamento del flash può variare in relazione a Canon 350d
questo fatto. Offerte esclusive
e ampia scelta
La presente guida sarà articolata in questo modo: Acquistare è
facile e
1) FAQ – Ossia le domande di uso frequente che sono solitamente quelle che si pone chi inizia ad utilizzare il flash. divertente!
2) Parte teorica dove verranno illustrate nozioni tecniche indispensabili per la comprensione del funzionamento del flash. www.eBay.it
3) Una guida pratica all’uso del flash, in varie situazioni e modalità operative.
4) Guida di riferimento per le caratteristiche dei flash.
Statistiche 5) Suggerimenti sull’uso del flash.

Canoniani: 41001 Non troverete di sicuro una rassegna di tempi/diaframmi da utilizzare nelle varie situazioni perché priva di senso; le regolazioni si impara a farle con l’esperienza,
Ultimo Canoniano : avendo ben saldi in mente i principi tecnici fondamentali.
interceptor
Lista Canoniani
Vi esortiamo a leggere attentamente la presente guida prima di porre domande nel forum, in quanto, con buona probabilità, la risposta è contenuta qui.

Messaggi privati: Infine, dato che altri siti sfruttano la documentazione da noi prodotta e la ridistribuiscono ai loro iscritti cosa che mi fa piacere fino ad un certo punto, visto che
19284 dietro tanti manuali online c'è il nostro lavoro di ricerca, scansione e preparazione, per questa guida non intendiamo divulgare il file in formato PDF, dovrete
leggervela online sul nostro sito.
Commenti: 158357

SOMMARIO
Immagini: 68157

Files: 454 PARTE PRIMA - FAQ

Articoli: 83 PARTE 2 – NOZIONI TECNICHE SUL FUNZIONAMENTO DEL FLASH

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Pagine: 160 2.1 - Controllo dell’esposizione flash.


2.2 - Principi di misurazione flash.
Visitatori 2.3 - Misurazione flash TTL (through the lens).
2.3.1 - Perfezionamento del flash TTL : Canon AIM. 2.4 - A-TTL (TTL avanzato).
Visitatori Correnti : 98 2.5 - Limiti del sistema A-TTL.
Membri : 28 2.6 – Il sistema E-TTL
2.7 - Limiti del sistema E-TTL.
Per visualizzare la lista 2.8 - E-TTL II.
degli utenti collegati alla
2.9 - Obiettivi EF Canon con dati della distanza per E-TTL II.
community, devi essere
2.10 - Modalità flash FP.
un utente registrato.
Iscriviti 2.11 - TTL, E-TTL e le fotocamere EOS a pellicola.
2.12 - TTL, E-TTL e le fotocamere EOS digitali.
2.13 - Disattivazione della misurazione E-TTL.
2.14 - Unità flash compatibili con il sistema EOS.

PARTE TERZA – MODALITÀ DI UTILIZZO DEL FLASH

3.1 - Nota importante


3.2 - Soggetto e sfondo nella fotografia con il flash.
3.3 - Flash di riempimento.
3.4 - Rapporto flash di riempimento.
3.5 - Riduzione automatica del flash di riempimento.
3.6 - Sincronizzazione lenta.
3.7 - Sincronizzazione X flash.
3.8 - Confusione generata dalla fotografia al flash nel sistema EOS.
3.9 - Unità flash multiple.
3.10 - Sistemi di misurazione per lo sfondo quando si usa il flash.
3.11 - Sistemi di misurazione flash.
3.12 - Evitate di mettere a fuoco e di ricomporre l’inquadratura.
3.13 - Terminologia per il flash.
3.14 - L’effetto occhi rossi.
3.15 - Problema di sincronizzazione sulla prima tendina.
3.16 - Sincronizzazione sulla seconda tendina.
3.17 - Teoria della temperatura del colore.
3.18 - Voltaggio del circuito di innesco.
3.19 - Flash slave.
3.20 - Esposimetri.

PARTE QUARTA - GUIDA DI RIFERIMENTO

4.1 - Flash indiretto: rotazione e inclinazione.


4.2 - Teste flash zoom (motorizzate)
4.3 - Copertura della testa flash: Unità flash.
4.4 – Elenco Fotocamere.
4.5 - Luce AF ausiliaria.
4.6 - Fotocamere e luci AF ausiliarie.
4.7 - Compensazione dell’esposizione flash (FEC).
4.8 - Elenco di fotocamere/flash dotati di funzione FEC.
4.9 - Simulazione della compensazione dell’esposizione flash.
4.10 - Blocco dell’esposizione flash (FEL).
4.11 - Bracketing dell’esposizione flash (FEB).
4.12 - Attivazione della sincronizzazione sulla seconda tendina
4.13 - Elenco dei flash e fotocamere con di s.s.t.
4.14 - Avviso fuori portata flash.
4.15 - Flash manuale.
4.16 - Livello di esposizione flash.
4.17 - Modalità scatto rapido.
4.18 - Flash stroboscopico.
4.19 - Conferma dell’esposizione flash.
4.20 - Funzionamento del sistema E-TTL senza cavi.
4.21 - Rapporti.
4.22 - Trasmettitore ST-E2 senza cavi.
4.23 - Inconvenienti dell’E-TTL senza cavi.
4.24 - Elenco fotocamere e flash con controllo senza cavi.
4.25 - Flash di modellatura.
4.26 - Modo risparmio energia (SE).
4.28 - Terminali prese PC (Pronto-Compur).
4.29 - Funzioni personali sulle unità flash.
4.30 - Flash di prova (scatto manuale).
4.31 - Innesco manuale del flash per la luce pennellata.
4.32 - Rumori.
4.33 - Sicurezza del flash.
4.34 - Il Cavo slitta accessori.
4.35 - Diffusori flash.
4.36 - Supporti flash
4.37 - Batterie esterne.
4.38 - Estensione della portata del flash.

PARTE QUINTA – SUGGERIMENTI SULL’USO DEL FLASH

PARTE PRIMA – FAQ

1 - Su una fotocamera con flash integrato il flash esterno è veramente necessario?

Questa domanda viene posta così frequentemente che, insieme all’altra domanda canonica “quale flash per la mia fotocamera?” è tra le domande meno sopportate
in un forum di fotografia.
In effetti la domanda non ha alcun senso se non si conoscono gli interessi e le esigenze fotografiche dell’utente.
E’ come se chiedeste: “Quale auto dovrei acquistare?” La risposta dipende dalle vostre esigenze e dal vostro budget.
Allora di cosa bisogna tenere conto nell’acquisto di un flash esterno?
Se desiderate semplicemente qualcosa da usare per scattare delle istantanee, allora il flash integrato che scatta automaticamente è più che sufficiente. Non è in grado
di produrre molta luce, non ha quindi una grande portata e non garantisce una qualità elevata, ma in genere non si pretende molto dalle istantanee.
I flash interni sono però pratici e non comportano alcun peso o ingombro aggiuntivo, sono perfetti per l’utilizzo come luce di riempimento.
Tuttavia, se desiderate addentrarvi nel mondo della fotografia più avanzata, avrete probabilmente bisogno di un buon flash esterno oppure dovrete evitare il più
possibile l’uso del flash e fare affidamento sulla sola luce ambiente, cosa che peraltro richiede obiettivi luminosi. Come detto prima, la luce prodotta da un flash
interno è molto dura, mentre le unità flash esterne consentono di ammorbidirla facendola rimbalzare su pareti o soffitti o applicando appositi diffusori. Ma,
soprattutto, un flash esterno può essere allontanato dalla fotocamera, utilizzando un cavo di prolunga o un collegamento senza cavi. Questo è importante perché i
flash montati sulla macchina fotografica producono un’illuminazione diretta molto artificiosa.
A questo punto, tutto dipende da quanto volete spendere e quale peso siete disposti a portarvi in giro.
Tuttavia, ricordate che il flash non è la panacea per risolvere i problemi di luce delle vostre riprese fotografiche. E’ ovviamente uno strumento prezioso, ma spesso
il sistema migliore per rovinare una bella fotografia è proprio quello di bombardare la scena con un flash. Scattare una foto basandosi sulla luce naturale disponibile
vi costringe a soffermarvi per osservare la luce intorno a voi, il che alla fine può aiutarvi a fare una foto migliore.

2 – Perché le foto fatte col flash sono brutte e la luce è sgradevole?

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Questo è l’effetto prodotto dal flash.


In genere, la luce è morbida quando proviene da un’area ampia. I flash portatili, invece, presentano un’area di emissione molto piccola, quindi producono una luce
che crea forti ombre e contrasti. Le unità flash tendono inoltre ad essere montate proprio sopra all’obiettivo della fotocamera, producendo un effetto innaturale.
Il modo più semplice per ammorbidire la luce nelle foto con il flash è di farla rimbalzare su una grande superficie. Pareti e soffitti sono perfetti, così come i
pannelli riflettenti portatili. Potete anche acquistare dei diffusori da applicare al flash. Per ulteriori informazioni consultate la sezione riguardante la qualità della
luce.

3 - Perché fotografando le persone spesso gli occhi diventano rossi?

Si tratta di un problema comune alle unità flash integrate nelle fotocamere. La luce proveniente dal flash si riflette nei vasi sanguigni che percorrono la retina
dell’occhio.
La luce ritorna quindi alla fotocamera, producendo quel tipico colore rosso.
Il sistema migliore per ridurre al minimo l’effetto occhi rossi è di usare un flash esterno anziché quello integrato. Il problema è spiegato dettagliatamente nella
sezione occhi rossi, dove troverete anche una spiegazione del fenomeno “occhi verdi”, caratteristico delle riprese che hanno come soggetto gatti e cani.

4 – Perché in alcune foto fatte col flash appare un cono d’ombra?

State utilizzando il flash interno della fotocamera e avete anche installato un obiettivo molto grande oppure un obiettivo dotato di un grande paraluce. In entrambi i
casi, qualcosa intercetta la luce emessa dal flash.
Per risolvere il problema, provate ad utilizzare un obiettivo diverso, a ritrarre l’obiettivo zoom, a rimuovere il paraluce oppure ad usare un’unità flash esterna. E’
anche possibile che siate troppo vicini (meno di un metro) al soggetto.

5 – Perché scattando due foto in rapida successione, la seconda viene nera?

Tutte le unità flash richiedono alcuni secondi per ricaricarsi tra uno scatto e il successivo. Alcuni flash sono dotati della funzione “scatto rapido” che consente loro
di produrre il lampo anche se il condensatore interno non è ancora completamente carico.
Se la seconda foto risulta scura significa che il vostro flash non prevede la funzione di scatto rapido. Per cui, dovete attendere che l’unità si carichi completamente
(l’indicatore sul retro del flash si deve accendere) prima di scattare la seconda fotografia. Se invece il vostro flash è dotato della funzione di scatto rapido, avete
probabilmente scattato la seconda foto troppo presto, senza concedere all’unità il tempo necessario per raggiungere un livello di carica adeguato.
Il problema può essere attenuato con l’uso di batterie migliori o di un pacco esterno batterie (compatibile solo con alcuni modelli di flash).

6 – Applicando un diffusore sul flash occorre fare qualche compensazione?

I diffusori riducono ovviamente la quantità di luce prodotta dal flash. Lo stesso effetto si ottiene facendo rimbalzare la luce emessa dall’unità flash su una parete o
in un ombrello fotografico.
Tuttavia, se utilizzate la misurazione automatica E-TTL, la fotocamera effettua automaticamente la compensazione, senza richiedere alcuna regolazione da parte
vostra.
La portata del flash è inferiore, ma non dovreste avere problemi di esposizione a patto che non vi allontaniate troppo dal soggetto, nel qual caso vi trovereste fuori
portata. E’ facile che i diffusori dimezzino la portata del flash, ovviamente in funzione del tipo utilizzato.

7 - Cercando di scattare una foto con il flash la fotocamera ha richiesto un tempo di otturazione troppo lungo.

Questo si verifica quando si cerca di scattare una foto con il flash in condizioni di scarsa illuminazione e la fotocamera è impostata in modalità Av (priorità dei
diaframmi) o ripresa notturna (se prevista).
In modalità Av, notturna e Tv (priorità dei tempi) la fotocamera misura la luce ambiente e schiarisce il soggetto in primo piano usando il flash. La macchina non
considera il flash quale fonte di illuminazione principale, quindi il tempo di otturazione viene impostato come se il flash non fosse utilizzato.
In condizioni di scarsa illuminazione, questo comporta tempi di otturazione lunghi. In caso di tempi di otturazione molto lunghi avrete quindi bisogno di un
treppiedi per evitare la sfocatura delle immagini dovuta al tremolio della fotocamera durante l’esposizione.
In alternativa, potete selezionare la modalità Full Auto (rettangolo verde) o Programma (P), che automaticamente misura l’esposizione del soggetto illuminato dal
flash e non dello sfondo. Questi modi garantiscono un tempo di otturazione tale da consentire di utilizzare la fotocamera senza ricorrere ad un treppiedi.
L’inconveniente è però che le foto scattate in ambienti bui presentano spesso sfondi neri o scarsamente illuminati.
Troverete una trattazione più ampia di queste problematiche nella terza sezione.

8 - Ho cercato di scattare una foto con il flash e la fotocamera non mi ha consentito di impostare un tempo di otturazione molto elevato.

Ogni modello di fotocamera prevede un tempo di otturazione massimo che può essere utilizzato con il flash. Questo tempo, noto come sincronizzazione flash o
tempo sincro x, va da 1/90 di sec. sulle fotocamere di fascia bassa a 1/250 di sec. sulle macchine professionali (1/500 di sec. sulla 1D digitale, modello oramai
superato).
Se disponete di una fotocamera di nuova generazione e di un flash serie EX, potete utilizzare il modo FP per superare questo limite (per ulteriori informazioni,
consultate la sezione FP).

9 - Ho scattato una foto con il flash e lo sfondo è risultato completamente nero o molto scuro.

Questa domanda si riallaccia alla domanda 7. In modalità P (programma) e in tutte le modalità dei programmi preimpostati che utilizzano il flash, fatta eccezione
per il modo ripresa notturna (qualora la fotocamera ne sia dotata), la macchina usa il flash come fonte di illuminazione principale per il soggetto in primo piano.
Se la luce ambiente è molto bassa, lo sfondo risulterà quindi scuro. Questo perché il flash non illumina lo sfondo e il tempo di otturazione è troppo breve per
esporlo in modo adeguato.
Occorre ricordare che la luce emessa da un flash alimentato a batteria è piuttosto debole. Non potete pretendere che una piccola unità flash possa illuminare soggetti
molto lontani o di grande estensione. Potete solo aspettarvi di illuminare i soggetti in primo piano o l’area di sfondo più vicina, quale l’interno di una stanza.
Per evitare il problema degli sfondi neri dovete scattare le foto in modalità Av, Tv o M.
Se la luce ambiente è molto bassa dovrete utilizzare un treppiedi per evitare la sfocatura delle immagini causata dal tremolio della fotocamera durante il tempo
richiesto per ottenere una corretta esposizione dello sfondo. Ottimi risultati si ottengono anche utilizzando una pellicola ad alta sensibilità (quale ISO 800) e
un’apertura elevata (il valore f-stop più basso consentito dall’obiettivo in uso).

10 - Le misurazioni effettuate dalla mia fotocamera in modalità P e Av sono molto diverse quando attivo il flash

Le fotocamere EOS sono state progettate per operare in modi diversi a seconda della modalità di utilizzo.

La conoscenza di questo comportamento è essenziale per la comprensione del funzionamento del flash

Le modalità P, Av, Tv e M effettuano le misurazioni flash in modo diverso. Per i dettagli, consultate la sezione “3.8 - Confusione generata dalla fotografia con il
flash nel sistema EOS”. Di seguito, viene fornita una veloce spiegazione del problema, che ripropone alcuni punti già trattati nelle precedenti domande.

La fotocamera misura la luce ambiente e quella flash in modo indipendente.

La modalità P (programma) prevede tempi di otturazione compresi tra 1/60 di sec. e il massimo tempo di sincronizzazione flash consentito dalla fotocamera. Questo
per permettervi di scattare le vostre foto senza utilizzare un treppiedi, anche quando la luce è scarsa. La fotocamera cerca poi di illuminare il soggetto in primo
piano usando il flash. Le modalità Av (priorità dei diaframmi) e Tv (priorità dei tempi) impostano l’apertura o il tempo di otturazione necessario per ottenere
un’esposizione corretta, in funzione delle condizioni di luce presenti. Quindi schiariscono il soggetto in primo piano usando il flash. In presenza di scarsa
illuminazione è necessario adottare un treppiedi per evitare la sfocatura delle immagini.
Il modo M (esposizione manuale) consente d’impostare l’apertura e il tempo di otturazione desiderati. La macchina usa quindi il flash per controllare
automaticamente l’illuminazione del soggetto in primo piano.

PARTE 2 – NOZIONI TECNICHE SUL FUNZIONAMENTO DEL FLASH

Il principio di base del flash elettronico è sempre lo stesso: si carica un condensatore utilizzando una fonte di energia elettrica, quindi l’energia accumulata viene
applicata agli elettrodi di un tubo di vetro che contiene xenon (la lampada) provocandone la ionizzazione con la conseguente emissione di un lampo di luce, della
durata di una frazione di secondo.
Siccome l’emissione di luce è istantanea a seguito della alimentazione elettrica fornita al tubo, la principale forma di controllo su di essa è rappresentata dalla durata
dell’impulso elettrico, che viene interrotto da un componente dalla circuiteria del flash. I vecchi flash manuali richiedevano il calcolo della distanza dal soggetto e
l’impostazione della durata del flash da parte dell’utente, un’operazione scomoda e potenziale fonte di errore. Le unità flash moderne invece automatizzano
completamente questo processo grazie all’uso di componenti elettronici digitali.

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2.1 - Controllo dell’esposizione flash.

Nelle normali riprese fotografiche è possibile utilizzare due sistemi per controllare la quantità di luce ambiente che penetra nella fotocamera ed espone la pellicola.
Si può regolare il tempo di otturazione, influendo sulla durata dell’esposizione, dato che la luce ambiente rimane essenzialmente invariata in questo contesto.
Oppure è possibile regolare l’apertura, ossia il diaframma presente nella maggior parte delle ottiche, che controlla la quantità di luce che penetra nell’obiettivo (si
possono anche utilizzare ottiche diverse o aggiungere dei filtri grigi, ma in questa sede non verranno trattati).
La fotografia con il flash è invece diversa, poiché contempla l’uso di brevissimi lampi di luce. Un punto importante da ricordare in questo tipo di fotografia è che il
tempo di otturazione della fotocamera non ha alcun rapporto con l’esposizione flash (un’eccezione è rappresentata dal modo FP, di cui parleremo in seguito).
La luce proveniente da una sorgente continua può essere influenzata dai tempi di otturazione, mentre i lampi del flash sono così veloci (nell’ordine di decimillesimi
di secondo) che un otturatore meccanico non ha la possibilità di limitare la quantità di luce emessa da un flash che colpisce la pellicola. Il tempo di otturazione
quindi puo’ regolare solo la luce ambiente.
Sono disponibili quattro sistemi principali per controllare la quantità di luce emessa dal flash che espone la pellicola.

1) È possibile regolare l’apertura del diaframma.


Tuttavia, le aperture influiscono anche sulla quantità di luce ambiente che colpisce la pellicola, con il rischio di ottenere lo scurimento dello sfondo chiudendo
troppo il diaframma.

2) Si può regolare la distanza tra l’unità flash e il soggetto.


La diminuzione della luce segue note leggi fisiche (propagazione secondo la legge dell’inverso del quadrato) e può quindi essere calcolata con precisione, ma
naturalmente sarebbe scomodo dover spostare continuamente l’unità flash solo per regolare l’esposizione.
Questo potrebbe andar bene in uno studio fotografico, ma non per la fotografia giornalistica o sportiva. Inoltre, la modifica della distanza flash/soggetto influisce
sulla grandezza relativa della fonte luminosa, portando a diverse qualità di luce (luce vicina dura contro luce lontana morbida).

3) È possibile frapporre vari diffusori o schermi di luce tra l’unità flash e il soggetto, ma questi potrebbero risultare scomodi e ingombranti.

4) Si può regolare la durata dell’impulso flash come detto in precedenza, influendo così sull’intensità della luce prodotta. Questo è il principale metodo di controllo
adottato con i flash elettronici.
L’essenza della misurazione flash è la seguente: occorre regolare la durata dell’impulso flash per esporre correttamente la pellicola e ottenere i risultati fotografici
desiderati. Determinare l’esatta durata del flash non è però cosa facile; per questo i produttori di fotocamere hanno sviluppato nel corso degli anni vari sistemi
automatici per effettuare questo calcolo.

2.2 - Principi di misurazione flash.

La misurazione flash differisce notevolmente da quella della normale luce ambiente, per i motivi sopra indicati. La misurazione della luce ambiente è eseguita
prima dell’apertura dell’otturatore. Le fotocamera tradizionali EOS, ad esempio, attivano l’esposimetro interno quando si preme a metà il pulsante di scatto. Il
lampo flash che illumina il soggetto viene invece emesso dopo aver premuto completamente il pulsante di scatto. Questo significa che il lampo appare dopo che lo
specchio si è spostato verso l’alto (bloccando l’esposimetro) e l’otturatore si è aperto.
Sono disponibili due sistemi di misurazione automatica del flash. E’ possibile misurare il lampo flash nel momento in cui viene emesso oppure emettere un lampo
di prova a bassa potenza (preflash) con una data luminosità, e basare i propri calcoli sui dati rilevati dalla fotocamera a seguito del preflash prima dell’apertura
dell’otturatore.
Questi due metodi di misurazione sono utilizzati dai sistemi automatici di misurazione flash adottati da Canon: il primo si applica ai flash TTL e A-TTL mentre il
secondo ai flash E-TTL. Le unità flash dotate di funzionalità E-TTL supportano anche la modalità FP. Di seguito viene fornita una spiegazione di queste tecnologie.

2.3 - Misurazione flash TTL (through the lens).

Con i primissimi flash elettronici, il fotografo doveva calcolare personalmente la distanza. Successivamente, la prima generazione di flash elettronici automatici
utilizzò sensori esterni per determinare la corretta impostazione dell’esposizione flash. Questi sensori, installati sul lato anteriore dell’unità flash, registravano
semplicemente la luce emessa dalla lampada flash e riflessa dal soggetto, quindi interrompevano l’alimentazione quando il livello di luce rilevato era sufficiente a
garantire un’esposizione soddisfacente
Naturalmente, questi sensori esterni potevano facilmente essere tratti in errore. L’area coperta dal sensore poteva, ad esempio, essere maggiore o inferiore di quella
coperta dall’obiettivo in uso. Nel 1986 la Canon incluse la lettura flash TTL nella sua fotocamera T90, inserendola poi come funzione standard nelle fotocamere
della linea EOS. E’ per questo motivo che la T90 Canon è l’unica fotocamera non appartenente alla gamma EOS ad essere dotata di sistema TTL.
La lettura flash TTL opera misurando il lampo di luce emesso dal flash che viene riflesso dal soggetto attraverso l’obiettivo. Il sistema misura la luce che cade sul
piano pellicola, in tempo reale, usando il sensore OTF (off the film). L’emissione di luce da parte della lampada flash viene interrotta quando il sensore determina
che la quantità di luce prodotta è sufficiente ad ottenere un’esposizione flash soddisfacente.
Il sensore OTF è nascosto all’interno della fotocamera e può essere visto selezionando il modo bulb (specchio sollevato e otturatore aperto) e aprendo il dorso della
macchina. E’ una piccola lente orientata all’indietro e inclinata di 45° verso la superficie della pellicola, ed è installata sul fondo della fotocamera nell’area nera
rigata di fronte alla tendina dell’otturatore. Il foro/i fori rettangolari o a croce installati davanti al sensore sono i sensori dell’autofocus. La sequenza operativa del
sistema TTL è la seguente:

1) Quando il pulsante di scatto viene premuto a metà, la fotocamera rileva normalmente il livello della luce ambiente. Il tempo di otturazione e l’apertura del
diaframma vengono impostati dalla macchina o dall’utente, in base al modo selezionato: P, Av, Tv o M. In modalità P, la fotocamera imposta un tempo di
otturazione compreso tra 1/60 di sec. e la sincronizzazione X. Nelle altre modalità, la macchina effettua la normale misurazione (ad eccezione di alcune fotocamere
dotate di una funzione personale che consente di utilizzare la sincronizzazione X nel modo Av).
2) Quando il pulsante di scatto viene premuto completamente, la fotocamera sposta lo specchio verso l’alto e apre l’otturatore, esponendo la pellicola.
3) L’unità flash invia tensione al tubo flash, illuminando la scena. Il tempo di scatto del flash dipende dal tipo di sincronizzazione impostato: sulla prima o sulla
seconda tendina.
4) La durata del lampo viene determinata dal sensore OTF, che effettua la misurazione basandosi su dei valori medi. Se la foto viene scattata in condizioni di luce
intensa (10 EV o superiore), viene applicata la riduzione automatica del riempimento (sempre che questa non sia stata disattivata da una funzione personale), che
consente di ridurre l’intensità del flash di un valore compreso tra 0,5 e 1,5 stop.
5) Non appena l’unità flash rileva che il soggetto in primo piano è stato adeguatamente illuminato (misurando in tempo reale la luce flash riflessa), interrompe
l’invio di tensione al tubo flash causando l’immediato spegnimento della torcia.
6) L’otturatore rimane aperto per tutta la durata prevista dal tempo di otturazione.
7) Lo specchio si abbassa e l’otturatore si chiude. Se l’unità flash è dotata di un indicatore di conferma dell’esposizione flash, questo si illumina qualora la
misurazione flash sia considerata adeguata.

Nota: dato che il sensore registra la luce riflessa dalla superficie della pellicola, i risultati ottenuti possono variare in funzione delle proprietà riflettenti della
pellicola utilizzata. Qualcuno sostiene che tutte le fotocamere EOS dotate di flash TTL sono state calibrate per operare con le caratteristiche di emulsione delle
normali pellicole a colori e potrebbero quindi presentarsi dei problemi quando si utilizzano le pellicole per diapositive, che hanno una tolleranza di esposizione
molto limitata.
Fotocamere che supportano il sistema TTL: T90 e tutte le fotocamere tradizionali EOS, tranne il modello EF-M.
I modelli digitali non supportano il flash TTL.
Unità flash che supportano il sistema TTL: Tutti gli Speedlite serie ‘E’ ed il modello 300TL: 160E, 200E, 220EX, 300EZ, 380EX, 420EZ, 420EX, 430EZ, 540EZ,
550EX, 480EG, MR-14EX, MT-24EX, 300TL, e gli attuali 430EX, 430EX II, 580EX, 580EX II.

2.3.1 - Perfezionamento del flash TTL: Canon AIM.

La misurazione TTL è più affidabile dei sistemi che utilizzano i sensori esterni (che comunque canon ha reintrodotto nell’attuale 580EXII, introducendo la funzione
aggiuntiva 'E'), ma può comunque incorrere in errore. Ad esempio, quando si riprende un soggetto ad alto potere riflettente o un soggetto in un ambiente bianco, la
quantità di luce riflessa è elevata e la foto ottenuta potrebbe risultare sottoesposta dato che la fotocamera disattiva il flash troppo presto. Lo stesso fenomeno si
verifica con un soggetto decentrato. Un altro problema è dato dal fatto che la misurazione flash viene eseguita ad otturatore aperto, per cui la fotocamera non riesce
a combinare il flash con la misurazione della luce ambiente. Canon ha perfezionato il controllo TTL sulle proprie fotocamere a più punti di messa a fuoco
aggiungendo una funzione chiamata AIM (“Advanced Integrated Multi-point Control System”), che è fondamentalmente una misurazione flash a più segmenti.

Se la fotocamera prevede più punti di messa a fuoco, disporrà di più zone di lettura.

Questo consente alla fotocamera di regolare l’esposizione flash sul punto di messa a fuoco selezionato, aumentando così la possibilità di ottenere un’esposizione
flash corretta per i soggetti decentrati.
Il sistema AIM dimostra che, per fotografare con il flash, è meglio utilizzare punti di messa a fuoco decentrati piuttosto che il punto centrale, e ricomporre quindi
l’immagine. (a meno che non si utilizzi il blocco dell’esposizione flash, spiegato di seguito). Per ulteriori informazioni sull’AIM consultate la sezione sistemi di
misurazione flash. Nei manuali a corredo dei modelli di fotocamere EOS meno recenti, dotati di misurazione flash a più segmenti, non veniva utilizzato il termine
“AIM” (Canon ha inventato questo termine commerciale verso la metà degli anni ’90). Il fatto che la vostra fotocamera a più punti di messa a fuoco non riporti
l’indicazione AIM non significa che ne sia sprovvista.
Nikon ha migliorato il proprio sistema di misurazione flash TTL integrando nei calcoli anche la distanza del soggetto (il loro sistema “3D”), che viene rilevata

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leggendo la distanza di messa a fuoco dall’obiettivo.


Canon ha provveduto integrando nei calcoli anche la distanza del soggetto nella propria tecnologia flash solo nel 2004, con l’introduzione di E-TTL II. Tuttavia,
occorre ricordare che i dati sulla distanza, sebbene importanti, non hanno alcuna utilità con il flash indiretto o i sistemi di diffusione della luce, poiché il lampo non
colpisce direttamente il soggetto; in entrambi i casi la distanza tra il flash e il soggetto è più elevata di quella tra obiettivo e soggetto.

2.4 - A-TTL (TTL avanzato).

Il primo passo compiuto da Canon nella riprogettazione dell’esposizione flash è rappresentato dalla creazione del sistema di misurazione A-TTL, o TTL avanzato,
introdotto con la fotocamera T90 e riproposto in tutte le fotocamere tradizionali della serie EOS.
Le unità flash A-TTL (solo Speedlite serie EZ e 300TL) emettono un breve lampo di luce durante la fase di misurazione (ossia, quando il pulsante di scatto viene
premuto a metà). Questo preflash viene registrato da un sensore esterno installato sul lato anteriore del flash e utilizzato per determinare l’apertura di diaframma atta
a garantire un’adeguata profondità di campo, soprattutto nelle riprese a distanza ravvicinata. L’unità flash emette quindi il lampo definitivo dopo l’apertura
dell’otturatore.
La sequenza operativa del sistema A-TTL è la seguente:
1) Quando il pulsante di scatto viene premuto a metà, la fotocamera misura il livello di luce presente. In modalità P e Tv, il valore di apertura del diaframma viene
calcolato e memorizzato, ma non impostato. In modalità Av e M, il valore di apertura viene invece impostato dall’utente.
2) L’unità flash emette un preflash (che può essere una luce quasi a infrarossi emessa da una lampada secondaria installata sul lato anteriore della fotocamera o una
luce bianca emessa dalla lampada principale, in base al modello di flash e alla modalità operativa) mentre viene eseguita la lettura della luce ambiente, per
determinare la distanza approssimativa tra il flash e il soggetto principale. Solo nel modo P, viene calcolato il corretto valore di apertura del diaframma per
l’esposizione del soggetto.
3) Solo in modalità P, i due valori di apertura (per la luce ambiente e il flash) vengono confrontati quando il pulsante di scatto viene premuto a fondo. La
fotocamera in genere imposta il valore più basso, soprattutto se la distanza rispetto al soggetto è piuttosto ridotta. Nei modi Av e M, l’apertura viene impostata
dall’utente, mentre nel modo Tv viene definita in funzione delle impostazioni di misurazione della luce ambiente.
4) Se la foto viene scattata in condizioni di luce intensa (10 EV o superiore), viene applicata la riduzione automatica del riempimento (sempre che questa non sia
stata disattivata da una eventuale funzione personale), che consente di ridurre l’intensità del flash di un valore compreso tra 0,5 e 1,5 stop.
5) Infine, la fotocamera sposta lo specchio verso l’alto e apre l’otturatore, esponendo la pellicola.
6) L’unità flash emette quindi il lampo per illuminare la scena. Il tempo di scatto del flash dipende dal tipo di sincronizzazione impostato: sulla prima o sulla
seconda tendina. La sua durata è definita dal sensore OTF, esattamente come avviene per il flash TTL.
7) L’otturatore rimane aperto per tutta la durata prevista dal tempo di otturazione.
8) Lo specchio si abbassa e l’otturatore si chiude. Se l’unità flash è dotata di un indicatore di conferma dell’esposizione flash, questo si illumina qualora la
misurazione flash sia considerata adeguata. Fotocamere che supportano il sistema A-TTL: Tutte le fotocamere EOS che supportano il flash TTL (vedere sopra).
Unità flash che supportano il sistema A-TTL: Speedlite 300EZ, 300TL (solo T90), 420EZ, 430EZ, 540EZ.

2.5 - Limiti del sistema A-TTL.

Il sistema A-TTL, nonostante il suo nome, ha un valore piuttosto limitato. Il suo uso in modalità indiretta su alcune unità flash, quali 420EZ e 430EZ, comporta
l’emissione di accecanti lampi di luce bianca ogni volta che il pulsante di scatto viene premuto a metà. Queste unità flash utilizzano un piccolo tubo A-TTL
separato per emettere una discreta luce rossa durante la fase di preflash, ma solo quando la torcia è rivolta in avanti; se la torcia è inclinata o ruotata, viene invece
fatto scattare il tubo principale (luce bianca).
E, se questo non dovesse bastare, il preflash non viene nemmeno utilizzato dalla maggior parte delle fotocamere EOS quando è selezionata la modalità Av, Tv o M,
poiché diversamente dal modo P l’apertura del diaframma non viene impostata automaticamente per la misurazione flash. Diversamente dal sistema E-TLL, il
preflash A-TTL non viene mai utilizzato per la misurazione flash. Il preflash A-TLL è stato adottato nelle prime fotocamere EOS (620, RT e 1) solo per fornire
informazioni all’indicatore della portata del flash. Canon dovette abbandonare l’intero sistema per motivi di brevetto alla fine degli anni ’80, ma il preflash A-TTL
nelle modalità diverse dal modo P continua a sopravvivere come un’inutile appendice di molte unità flash A-TTL.
E’ interessante notare che il flash 540EZ evita questi problemi semplicemente selezionando automaticamente il sistema TTL in modalità indiretta. Infatti, l’unità
540EZ non usa il sistema A-TTL in modalità Av e Tv, diversamente dalle precedenti unità flash. Presumibilmente, Canon pensò che gli acquirenti del flash 540EZ
non sarebbero stati anche possessori di una fotocamera 630, RT o 1.
Poiché il sensore A-TTL è installato sul lato anteriore dell’unità flash, dietro ad una lente in plastica e non all’interno della fotocamera, dove effettuerebbe la
misurazione attraverso l’obiettivo, è presumibile che l’applicazione di un filtro molto pesante sull’obiettivo possa provocare problemi di misurazione, dato che il
filtro non copre anche il sensore. E, a proposito dei sensori installati sul flash, occorre prestare attenzione a non bloccarli con la mano o altro oggetto, sempre per lo
stesso motivo. Alcuni diffusori possono rappresentare un problema poiché la luce da essi diffusa può penetrare inavvertitamente nel sensore A-TTL.
Infine, nonostante la complessità del circuito preflash, il sistema A-TTL finisce nella maggior parte dei casi con l’impostare un’apertura piuttosto piccola, per
garantire un’ampia profondità di campo, che non sempre è ciò che si desidera.
In breve, la misurazione A-TTL assicura un’esposizione flash e una profondità di campo adeguate in modalità P, per le riprese più semplici e veloci, ma non è
molto indicata per le riprese che contemplano tecniche di illuminazione più sottili e complesse e non è assolutamente applicabile alle modalità Av, Tv e M. E-TTL
(TTL valutativa).

2.6 – Il sistema E-TTL

Nel 1995 Canon ha lanciato la fotocamera EOS 50, con cui ha anche presentato una nuova tecnologia flash: la misurazione E-TTL (Evaluative Trough The Lens,
cioè valutazione attraverso l'obiettivo). Il sistema E-TTL prevede l’emissione di un preflash a bassa potenza da parte della lampada principale, che viene utilizzato
per determinare l’esposizione flash corretta. Esso misura la riflettenza della scena con il preflash, quindi calcola la giusta emissione del lampo per ottenere un
soggetto dai toni intermedi, basandosi sui dati raccolti. L’utilizzo del preflash non presenta gli stessi inconvenienti del sistema A-TTL. Questo per due motivi.
Prima di tutto, il preflash E-TTL viene emesso immediatamente prima dell’apertura dell’otturatore e non quando il pulsante di scatto è premuto a metà.
Diversamente dal preflash A-TTL, quello E-TTL viene usato per determinare realmente l’esposizione flash e non viene emesso durante la misurazione della luce
ambiente. Per alcuni utenti potrebbe essere una sorpresa scoprire che il sistema E-TTL prevede l’emissione di un preflash. Infatti, utilizzando le
impostazioni normali, il processo è talmente rapido da passare quasi inosservato, sebbene potreste vederlo di sfuggita prima dell’oscuramento dello
specchio, fatta eccezione per la sincronizzazione sulla seconda tendina.
In secondo luogo, il preflash viene analizzato dallo stesso sistema di lettura valutativa adottato dalla fotocamera per misurare la luce ambiente. Questo significa che
la misurazione viene eseguita attraverso l’obiettivo, è più precisa di quella effettuata da sensori esterni e non viene compromessa dalla luce riflessa sulle superfici
esterne e sul piano della pellicola. Diversamente dalla misurazione flash TTL, il sensore E-TTL è nascosto nell’alloggiamento del pentaprisma (o dello specchio a
90° con inversione d’immagine nelle fotocamere EOS di fascia bassa, detto ‘pentaspecchio’).
Il sistema E-TTL è anche generalmente superiore ai sistemi TTL e A-TTL per quanto riguarda il flash di riempimento. Gli algoritmi E-TTL consentono infatti di
applicare una luce di riempimento più naturale e delicata alle fotografie diurne. L’esposizione E-TTL è inoltre legata al punto di messa a fuoco AF selezionato,
consentendo di ottenere una polarizzazione dell’esposizione a grana più fine di quella ottenuta con la maggior parte dei sensori flash TTL multi-zona.
La normale sequenza operativa del sistema E-TTL, escludendo la funzione opzionale di blocco dell’esposizione flash (FEL) o il funzionamento senza cavi, è la
seguente:
1) Quando il pulsante di scatto viene premuto a metà, la fotocamera rileva il livello di luce ambiente. Il tempo di otturazione e l’apertura del diaframma vengono
impostati dalla fotocamera o dall’utente in funzione della modalità selezionata: PIC (icona), P, Av, Tv o M.
2) Quando il pulsante di scatto viene premuto completamente, l’unità flash emette immediatamente un preflash a bassa potenza (luce bianca).
3) La luce riflessa da questo preflash viene analizzata dallo stesso sistema di lettura valutativa adottato dalla fotocamera per misurare la luce ambiente. La macchina
determina e memorizza la corretta durata del flash. L’intera area del sensore viene valutata e confrontata con la misurazione ambiente, dando rilievo all’area
circostante il punto di messa a fuoco attivo. Se è impostato il modo di messa a fuoco manuale, viene utilizzata la misurazione media o centrale.
4) Se la foto viene scattata in condizioni di luce intensa (10 EV o superiore), viene applicata la riduzione automatica del riempimento (sempre che questa non sia
stata disattivata da una funzione personale), che consente di ridurre l’intensità del flash di un valore compreso tra 0,5 e 2 stop. Tuttavia, l’algoritmo di riduzione
automatica E-TTL non è mai stato reso noto, per cui nessuno al di fuori di Canon ne conosce l’esatto funzionamento.
5) Lo specchio si sposta verso l’alto e l’otturatore si apre, esponendo la pellicola, o il chip del sensore in caso di fotocamera digitale.
6) L’unità flash emette quindi un lampo di potenza pari a quella precedentemente calcolata, per illuminare la scena. Il tempo di scatto del flash dipende dal tipo di
sincronizzazione impostato: sulla prima o sulla seconda tendina. Il sensore OTF nella fotocamera, se presente, non viene usato in modalità E-TTL.
7) L’otturatore rimane aperto per tutta la durata prevista dal tempo di otturazione.
8) Lo specchio si abbassa e l’otturatore si chiude. Se l’unità flash è dotata di un indicatore di conferma dell’esposizione flash, questo si illumina qualora la
misurazione flash sia considerata adeguata. Fotocamere che supportano il sistema E-TTL: Tutte le fotocamere EOS di tipo A (vedere di seguito).
9) Unità flash che supportano il sistema E-TTL: Tutti gli Speedlite serie EX: 220EX, 380EX, 420EX, 550EX, 430EX, 430EX II, 580EX, 580EX II, MR-14EX, MT-
24EX.

2.7 - Limiti del sistema E-TTL.

Uno svantaggio del sistema E-TTL è che a causa del preflash le persone che battono velocemente le palpebre possono apparire nelle fotografie con gli occhi
socchiusi.
Normalmente, il preflash scatta immediatamente prima del lampo principale, ma quando si utilizza la sincronizzazione sulla seconda tendina con un tempo di
otturazione lento, coloro che battono rapidamente le ciglia potrebbero reagire al lampo di preparazione. Questo potrebbe rappresentare anche un problema per i
fotografi naturalisti.
Un altro problema è che l’uso del preflash può innescare le unità flash slave che operano rilevando la luce emessa dalla fotocamera sulla quale è installato il flash
principale (unità ottiche slave analogiche). L’esposizione flash risulta pertanto errata, poiché l’unità slave ottica viene attivata troppo presto. Il preflash può anche
causare errori di rilevazione da parte degli esposimetri flash, rendendo estremamente difficile la misurazione flash manuale.

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Teoricamente, l’E-TTL è un sistema molto automatizzato purtroppo però non è ben documentato per l’utente finale. Ad esempio, come detto in precedenza, Canon
non ha mai pubblicato informazioni dettagliate sull’algoritmo di riduzione automatica del flash di riempimento E-TTL. Occorre fare un po’ di esperimenti per
riuscire a capire quale possa essere la risposta del sistema a determinate condizioni. Inoltre, la libertà di selezione o scelta da parte dell’utente nelle modalità
operative è piuttosto limitata. La maggior parte delle unità flash non consentono, per esempio, di scegliere manualmente la misurazione flash TTL, A-TTL o E-TTL
desiderata.
Il sistema E-TTL ha posto problemi anche a molti utenti di fotocamere digitali proprio per la modalità con cui viene eseguito. Alcune delle questioni sollevate sono
state affrontate con la creazione del sistema E-TTL II, descritto nella sezione seguente.
Infine, non tutte le funzioni E-TTL sono supportate dai vari corpi macchina di tipo A e unità flash E-TTL. Alcune funzionalità E-TTL senza cavi e altre funzioni,
quali la luce di modellatura, per esempio, richiedono l’uso dei nuovi corpi EOS di tipo A, quali EOS 3 o EOS 30, e delle unità flash quali 550EX o 420EX e
seguenti.

2.8 - E-TTL II.

Introdotto nel 2004 con la fotocamera digitale EOS 1D mark II e la fotocamera a pellicola EOS 30V, il sistema E-TTL II è una versione migliorata del normale E-
TTL e include due importanti innovazioni.

a) Miglioramento degli algoritmi di misurazione flash.

In primo luogo, il sistema E-TTL II esamina tutte le zone di lettura valutativa sia prima sia dopo lo spegnimento del preflash E-TTL. Le aree che presentano
variazioni di luminosità relativamente piccole vengono quindi ponderate per la misurazione. Questo per evitare il problema che si pone comunemente con l’uso del
flash E-TTL con i materiali ad alto potere riflettente, dove le immagini illuminate dal flash presentano punti luminosi speculari, che compromettono la misurazione.
Normalmente E-TTL II utilizza algoritmi valutativi per la misurazione flash, ma la EOS 1D mark II è stata dotata di una nuova funzione personale (CF 14-1) che
consente, qualora l’utente lo desideri, di usare la lettura media ponderata al centro anziché quella valutativa (e cosi’ tutte le EOS-1D successive)

b) Integrazione dei dati della distanza in alcuni calcoli.

In secondo luogo, il sistema E-TTL II può utilizzare i dati della distanza disponibili. Molti obiettivi EF (vedere l’elenco qui di seguito) includono codificatori rotanti
che possono rilevare la distanza di messa a fuoco. Ad esempio, se la fotocamera è puntata su un oggetto che si trova a 4 metri di distanza, l’obiettivo invia i dati
relativi alla distanza di messa a fuoco alla fotocamera.
In alcuni casi i dati della distanza vengono inclusi nei calcoli per determinare la corretta potenza del flash. Questo si rivela particolarmente utile quando si utilizza
il sistema di messa a fuoco e ricomposizione dello scatto senza impostare il FEL, poiché aiuta a ridurre gli errori di misurazione flash. Canon descrive questo nuovo
sistema come misurazione dei dati flash su una superficie piana invece che su un punto.
Finora, i dati della distanza non hanno mai trovato una vera applicazione nelle fotocamere EOS. Alcune modalità PIC (icona) incorporano apparentemente i dati
della distanza nei calcoli dell’esposizione, ma questo è tutto. E-TTL II è la prima applicazione utile di queste informazioni implementata da Canon.

Casi in cui i dati della distanza non vengono utilizzati.

I dati della distanza non sempre vengono utilizzati da E-TTL II. Tre sono i casi più significativi, a parte quello in cui le informazioni non sono disponibili perché
l’obiettivo non è in grado di fornirle. Questi tre casi sono: il flash indiretto, il flash macro e il flash E-TTL senza cavi.
Quando si utilizza il flash indiretto (la testina del flash non è in posizione perfettamente diritta), la fotocamera non ha modo di conoscere la distanza percorsa dalla
luce emessa dal flash per raggiungere il soggetto. La luce si diffonde su pareti, soffitti o pannelli riflettenti e non è rivolta direttamente sul soggetto della ripresa.
Poiché il flash indiretto è una tecnica utilizzata comunemente per migliorare la qualità delle scene illuminate dal flash, il vantaggio principale offerto dal sistema E-
TTL II in questo caso è il semplice miglioramento della misurazione flash valutativa.
Gli altri due casi sono simili. Con il flash macro, la distanza dal soggetto è troppo limitata per consentire all’obiettivo di rilevare informazioni utili, mentre con il
flash E-TTL senza cavi la fotocamera non conosce la posizione in cui sono collocate le unità flash rispetto al soggetto. Il sistema E-TTL II può comunque usare i
dati della distanza se l’unità flash è collegata alla fotocamera tramite un cavo OC-2/OC-3.
Questo va in aiuto di coloro che utilizzano supporti flash esterni, sebbene significhi che posizionando l’unità flash più vicino o più lontano dal soggetto rispetto alla
fotocamera, o discostando l’unità flash dall’asse dell’obiettivo e tenendo la torcia bloccata in avanti, si potrebbe compromettere leggermente la misurazione flash.
Non è possibile disattivare direttamente l’uso dei dati della distanza se questi sono integrati nell’obiettivo, sebbene si possa adottare la semplice precauzione di
posizionare la torcia del flash in una posizione indiretta leggermente decentrata che disattiverebbe i dati senza alterare significativamente la portata del flash.

Per riassumere, vi sono due punti importanti da ricordare. Primo, il sistema E-TTL II non richiede la modifica delle unità flash o degli obiettivi usati con la
fotocamera E-TTL II (le modifiche sono tutte interne al corpo macchina). Secondo, il sistema E-TTL II pur usando i dati della distanza quando disponibili e
appropriati (ossia, quando si utilizza il flash diretto), non impedisce l’utilizzo di ottiche meno recenti.
Fotocamere che supportano il sistema E-TTL II: EOS 1D mark II e digitali successive, EOS 30V/33V/7S/Elan 7N/Elan 7EN.
Unità flash che supportano il sistema E-TTL II: Tutti gli Speedlite serie EX: 220EX, 380EX, 420EX, 550EX, 430EX, 430EX II, 580EX, 580EX II MR-14EX, MT-
24EX.

2.9 - Obiettivi EF Canon con dati della distanza per E-TTL II.

Gli obiettivi elencati di seguito sono in grado di riportare i dati della distanza, utilizzabili dalle fotocamere predisposte. Questo elenco è stato pubblicato da Canon
USA nel marzo 2004 ed è ragionevolmente completo.
La maggior parte degli obiettivi con funzionalità di raccolta dei dati della distanza sono dotati di motori di messa a fuoco USM. Infatti, le prime tre ottiche con
codificatori della distanza furono lanciate nel 1990 contemporaneamente alla EOS 10/10S. Si tratta degli obiettivi :

35-135mm 4-5.6 USM


70-210mm 3.5-4.5 USM
100-300mm 4.5-5.6 USM.

Non è chiaro di quale sia la risoluzione di un normale decodificatore della distanza di un obiettivo. Le foto disponibili degli anelli decodificatori di un obiettivo
suggeriscono una certa approssimazione dei dati raccolti: ciascuna combinazione di contatti della distanza riporta ad una data gamma di distanze.

Non ci sono informazioni circa la capacità degli obiettivi di altre marche, compatibili con gli attacchi per ottiche EF, di riportare i dati della distanza.

Questo l’elenco degli obiettivi dotati di decodificatore della distanza (sugli ultimi obiettivi prodotti non abbiamo ancora informazioni):

Ottiche fisse

EF 14 2.8L II USM
EF 20 F/2.8 USM
EF 24 F/1.4L USM
EF 24 F/1.4L II USM
EF 28 F/1.8 USM
EF 35 F/1.4L USM
EF 50 F/1.2L USM
MP-E 65 F/2.8 1-5x Macro
EF 85 F/1.2 L II USM
EF 85 F/1.8 USM
EF 100 F/2 USM
EF 100 F/2.8 Macro USM (versione attuale)
EF 100 F/2.8 Macro (fuori produzione)
EF 135 F/2L USM
EF 180 F/3.5L Macro USM
EF 200 F/2L IS USM
EF 200 F/2.8L II USM (versione attuale)
EF 200 F/2.8L USM (fuori produzione)
EF 300 F/2.8L IS USM
EF 300 F/4L IS USM
EF 300 F/4L USM (fuori produzione)
EF 400 F/2.8L IS USM
EF 400 F/4 DO IS USM
EF 400 F/5.6L USM
EF 500 F/4L IS USM
EF 600 F/4L IS USM
EF 800 F/5.6L IS USM

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EF 1200 5.6L USM


EF-S 60 F/2.8 Macro USM

Zoom

EF 16-35 F/2.8L II USM


EF 17-35 F/2.8L USM (fuori produzione)
EF 17-40 F/4L USM
EF 20-35 F/3.5-4.5 USM
EF 24-70 F/2.8L USM
EF 24-85 F/3.5-4.5 USM
EF 24-105 F/4L IS USM
EF 28-70 F/2.8L USM (fuori produzione)
EF 28-80 F/3.5-5.6 USM (fuori produzione)
EF 28-105 F/3.5-4.5 USM (fuori produzione)
EF 28-105 F/3.5-4.5 II USM
EF 28-105 F/4-5.6 USM
EF 28-105 F/4-5.6
EF 28-200 F/3.5-5.6 USM
EF 28-200 F/3.5-5.6 (fuori produzione)
EF 28-300 F/3.5-5.6L IS USM
EF 35-135 F/4-5.6 USM (fuori produzione)
EF 70-200 F/2.8L IS USM
EF 70-200 F/2.8L USM
EF 70-200 F/4L IS USM
EF 70-200 F/4L USM
EF 70-210 F/3.5-4.5 USM (fuori produzione)
EF 70-300 F/4.5-5.6 DO IS USM
EF 90-300 F/4.5-5.6 USM
EF 90-300 F/4.5-5.6
EF 100-300 F/4.5-5.6 USM
EF 100-400 F/4.5-5.6L IS USM
EF-S 10-22 F/3.5-4.5 USM
EF-S 18-55 F/3.5-5.6
EF-S 18-55 F/3.5-5.6 IS
EF-S 17-85 F4-5.6 IS USM
EF-S 17-55 F/2.8 IS USM
EF-S 18-200 F/3.5-5.6 IS
EF-S 55-250 F/4-5.6 IS

Se l’obiettivo utilizzato non appare nel precedente elenco, potrebbe significare che non è dotato della funzione di raccolta dei dati della distanza, anche se è
ragionevole credere che tutti gli obiettivi di fascia L prodotti dopo marzo 2004 ne debbano essere dotati (per gli altri non abbiamo informazioni precise)

Ecco una lista degli obiettivi EF più recenti che non dispongono di detta funzione.
È interessante notare che gli obiettivi 50 F/1.4 USM e 85 F/1.2L I USM sono inclusi nell’elenco:

EF 15 F/2.8 fisheye
EF 14 2.8L USM
EF 24 F/2.8
EF 28 F/2.8
EF 35 F/2.0
EF 50 F/1.4 USM
EF 50 F/1.8 II
EF 85 F/1.2L USM
EF 135 F/2.8 SF
EF 16-35 F/2.8L USM
EF 28-80 F/3.5-5.6 II
EF 28-90 F/4-5.6 II USM
EF 28-90 F/4-5.6 II
EF 35-80 F/4-5.6 III
EF 55-200 F/4.5-5.6 II USM
EF 75-300 F/4-5.6 IS USM
EF 75-300 F/4-5.6 III USM
EF 75-300 F/4-5.6 II
EF 80-200 F/4.5-5.6 II

2.10 - Modalità flash FP (piano focale o sincronizzazione ad alta velocità).

La sincronizzazione dell’esposizione flash con entrambe le tendine degli otturatori sul piano focale ha sempre rappresentato un grande problema, sia ai tempi delle
lampade flash monouso sia oggi, con le unità flash elettroniche. Per questo, le lampade flash progettate per l’utilizzo con gli otturatori sul piano focale furono
ulteriormente sviluppate. Queste lampade, dette lampade FP, emettevano rapidamente il lampo di luce e riuscivano a mantenerne inalterata la potenza per tutta la
durata dell’apertura dell’otturatore.
Con il sistema E-TTL, Canon ha implementato una modalità flash FP elettronica, con la quale ha ovviato ad alcuni limiti presentati dalla sincronizzazione X.
Il flash FP consente di scattare le foto utilizzando i tempi di otturazione desiderati, e funziona facendo pulsare la lampada flash ad elevata velocità (50 KHz), in
modo da simulare una luce costante a discapito della potenza di luce totale. In pratica ogni impulso luminoso illumina la porzione di tendina che scorrendo inquadra
la scena.
FP è l’acronimo di “focal plane – piano focale”, per analogia con le vecchie lampade flash FP, qualcuno preferisca utilizzare la traduzione “fast pulse – impulso
veloce”, dato che è proprio così che funziona la modalità FP. Questo modo è utile per le riprese in esterni, quando si utilizza il flash di riempimento e un’apertura
di diaframma elevata.
Normalmente, non è possibile effettuare riprese in esterni e usare il flash di riempimento senza ridurre l’apertura dell’obiettivo o adottare una pellicola a bassa
sensibilità; per esempio usare il flash di riempimento di giorno in un ritratto dove si vuole sfocare lo sfondo con una ampia apertura del diaframma. Tuttavia, la
sostituzione della pellicola è una vera seccatura mentre la riduzione dell’apertura dell’obiettivo aumenta la profondità di campo. Nel caso di un ritratto, ad esempio,
il fotografo potrebbe voler sfocare lo fondo e l’unico modo per farlo è quello di scattare con un’apertura elevata. Ma un’elevata apertura di diaframma lascia entrare
più luce, fenomeno che non è possibile compensare aumentando il tempo di otturazione se poi ci si imbatte nei limiti imposti dalla sincronizzazione X della
fotocamera.
Il flash FP risolve il problema facendo sì che il tempo di otturazione superi i limiti della sincronizzazione X e raggiunga il tempo massimo della fotocamera
(generalmente da 1/2000 o 1/4000 fino ad 1/8000 di sec.). Il maggior inconveniente è che facendo pulsare la luce si riduce la sua potenza generale e quindi la sua
portata.
In modalità FP, la portata del flash si riduce circa di un terzo. Con un’unità flash potente, quale la 580EX, questo potrebbe non rappresentare un grande problema,
soprattutto se il soggetto illuminato è vicino. Seri problemi potrebbero invece sorgere con le unità flash più piccole (quale la 220EX), quando il soggetto della
ripresa è lontano o si sta utilizzando una pellicola a bassa sensibilità. La riduzione della portata del flash non dovrebbe, naturalmente, rappresentare un grosso
problema se la modalità FP viene utilizzata semplicemente come flash di riempimento e non come fonte di illuminazione principale per il soggetto.
Nota importante: la modalità FP non aiuta a bloccare l’azione, nonostante essa venga definita come “sincronizzazione ad alta velocità”.
Per bloccare l’azione sulla pellicola è sufficiente usare la normale fotografia con il flash, dove il lampo è velocissimo. Invece, quando si utilizza il modo FP, l’unità
flash emette degli impulsi luminosi per simulare un lampo di maggiore durata, che non consente di bloccare facilmente l’azione, anche con tempi di otturazione
elevati.
La definizione “sincronizzazione ad alta velocità” indica che questo modo consente di sincronizzare l’esposizione flash con i più elevati tempi di
otturazione, non di scattare foto di oggetti in rapido movimento.
Il modo FP Canon è associato alla tecnologia E-TTL, per cui è disponibile solo quando si utilizzano i flash della serie EX con le fotocamere di tipo A.
Esistono però due eccezioni alla regola. La prima, è che la fotocamera EOS 1N di tipo B può essere riprogrammata da Canon, sostenendo una spesa elevata, in
modo da supportare il modo FP ma non altre funzioni associate con il sistema E-TTL. La seconda, è che le fotocamere reflex digitali dotate di flash integrato (10D,
300D, e seguenti) supportano la modalità FP solo con le unità flash esterne e non con i flash interni E-TTL.
La modalità FP è segnalata sulle fotocamere di tipo A e sulle unità flash con il simbolo di una piccola saetta e dalla lettera H, per “high speed sync –
sincronizzazione ad alta velocità.”
Fotocamere che supportano la modalità FP: Tutte le fotocamere EOS di tipo A più la EOS 1N, se riprogrammata.

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Unità flash che supportano la modalità FP: Tutti gli Speedlite serie EX: 220EX, 380EX, 420EX, 550EX, 430EX, 430EX II, 580EX, 580EX II MR-14EX, MT-24EX.

2.11 - TTL, E-TTL e le fotocamere EOS a pellicola.

Attualmente, tutte le fotocamere EOS tradizionali supportano la misurazione flash TTL.


Le fotocamere Canon progettate prima della EOS 50 nel 1995 non supportano il sistema E-TTL.

Con il lancio di questo modello, Canon ha diviso le proprie fotocamere in due tipi: A e B. Le macchine di tipo A, diversamente da quelle di tipo B, supportano le
tecnologie E-TTL, FEL e FP.

Con le unità flash la distinzione è facile: se il nome dell’unità termina con la lettera X (quale 580EX, MT-24EX) si tratta di un’unità E-TTL, in tutti gli altri casi
(quale 430EZ, 480EG) non lo è.
E’ importante, comunque, tenere presente tre punti.
Prima di tutto, Canon ha continuato a progettare e a vendere fotocamere di tipo B ancora per molti anni dopo il lancio della EOS 50 (si pensi alla EOS 3000 e alla
famosa EOS 5), per cui la data di acquisto della fotocamera non è significativa per determinare se si tratta di una macchina di tipo A o B.
In secondo luogo, Canon ha adottato l’uso convenzionale delle sigle A/B nel 1995, per cui le fotocamere prodotte in precedenza non vengono descritte nei relativi
manuali come macchine di “tipo B”.
Infine, tipo A significa semplicemente che la fotocamera supporta il modo E-TTL, FEL e FP; non è quindi detto che la macchina supporti altre funzioni flash più
recenti, quali il flash di modellatura e i rapporti flash senza cavi.
Per concludere:
1) Tutte le unità flash della serie EX (dotate di sistema E-TTL) supportano anche la misurazione TTL, alla quale si convertono automaticamente quando vengono
utilizzate su fotocamere di tipo B. Tuttavia, nessuna unità flash EX supporta la misurazione A-TTL.
2) Poiché tutte le fotocamere EOS tradizionali (di tipo A e B) supportano la misurazione sia TTL sia A-TTL, possono utilizzare le unità flash di serie E nel modo
TTL e di serie EZ nel modo A-TTL. Tutte le fotocamere EOS digitali supportano il solo sistema E-TTL o i due sistemi E-TTL ed E-TTL II (vedere di seguito).
3) Se sia la fotocamera che l’unità flash supportano il sistema E-TTL (la fotocamera è di tipo A e il flash appartiene alla serie EX), allora utilizzeranno il sistema in
questione, a meno che questo non venga disattivato (vedere di seguito “disattivazione del sistema E-TTL”).

2.12- TTL, E-TTL e le fotocamere EOS digitali.

Tutte le attuali fotocamere digitali Canon dotate di slitta accessori (sia le fotocamere reflex con ottiche intercambiabili sia le fotocamere digitali compatte)
supportano il sistema E-TTL (o entrambi i sistemi E-TTL ed E-TTL II) e non quello TTL o A-TTL. Anche le fotocamere digitali Canon con flash interni retrattili
sono solo E-TTL .
Le fotocamere digitali, non utilizzando la pellicola, non possono nemmeno usare i normali sensori flash per la misurazione TTL. La superficie a specchio del
sensore di acquisizione delle immagini CMOS o CCD possiede proprietà riflettenti molto diverse da quelle della pellicola.
Inoltre, Canon è passata al sistema E-TTL, mantenendo il flash TTL solo a supporto dei prodotti più datati.
Questo significa che solo le unità flash EX Canon o quelle di altre marche che supportano il sistema E-TTL possono essere utilizzate con gli attuali modelli
di fotocamere digitali Canon.
Le unità flash E ed EZ non funzionano correttamente (non è possibile effettuare la misurazione automatica attraverso l’obiettivo). Si possono utilizzare le
unità flash EZ manuali, quali la 540EZ, in modalità flash manuale ma questo richiede una misurazione flash esterna.
Sfortunatamente, il sistema E-TTL ha posto particolari problemi agli utenti delle EOS digitali. Molti di loro riferiscono seri problemi di esposizione quando
utilizzano un flash E-TTL con la loro fotocamera reflex digitale Canon, particolarmente la D30 e la D60. Alcuni di questi inconvenienti derivano dall’abitudine di
mettere a fuoco e ricomporre l’immagine senza utilizzare la funzione di blocco dell’esposizione flash (FEL), per cui l’area intorno alla quale il flash effettua la
lettura risulta errata. Ma molti problemi non possono essere imputati a questo. Il problema principale sembra derivare dal modo in cui, su queste fotocamere, il
sistema E-TTL vincola l’esposizione flash al punto di messa a fuoco.
Per questo motivo, i primi utilizzatori di EOS digitali hanno abbandonato il sistema E-TTL per tornare alle unità flash automatiche di vecchio stile. Altri
impostavano d’abitudine la messa a fuoco manuale una volta raggiunta la messa a fuoco corretta, dato che la fotocamera utilizza la lettura della media ponderata al
centro in modalità di messa a fuoco manuale.
Tuttavia, con il digitale si dispone almeno delle funzioni istogramma e visualizzazione dell’immagine sul pannello posteriore, che consentono di verificare la qualità
della foto scattata con il flash.
Inoltre, Canon è consapevole del problema. La EOS 10D prevede algoritmi E-TTL modificati che utilizzano la lettura della media ponderata al centro per il flash E-
TTL, anche se l’obiettivo è impostato in modalità di messa a fuoco automatica.
Il sistema E-TTL II, introdotto con la EOS-1D mark II, analizza invece tutte le aree di misurazione prima e dopo lo scatto del preflash per garantire una lettura
migliore.
Questo si applica all’intera gamma di fotocamere reflex digitali Canon, dalla D30 in poi. Non è chiaro come la prima generazione di fotocamere reflex digitali
Canon, sviluppate in collaborazione con Kodak (le EOS DCS1, DCS3 e D2000 ormai fuori produzione da lungo tempo), supportino il flash.

2.13 - Disattivazione della misurazione E-TTL.

Vi sono casi in cui la misurazione TTL è preferibile a quella E-TTL. Un tipico esempio è lo studio fotografico in cui le unità ottiche slave possono essere tratte in
errore dal preflash E-TTL. Le unità flash 580EX, 550EX, MR-14EX e MT-24EX consentono di disattivare il sistema E-TTL grazie ad una funzione personale, ma
sono gli unici Speedlite Canon dotati di questa capacità. Tutte le altre unità flash EX (220EX, 380EX, 420EX, 430EX) funzionano sempre in modalità E-TTL se
installate su una fotocamera dotata di tale sistema, anche se la fotocamera in questione è in grado di supportare il flash TTL. E’ interessante notare che queste stesse
unità tuttavia utilizzano il modo TTL se vengono montate su una fotocamera di tipo B.
Un modo per aggirare l’ostacolo è di acquistare l’Adattatore per slitta accessori Canon per unità flash multiple collegate via cavo. Questo adattatore funziona solo
in modalità TTL, per cui il flash E-TTL inserito su di esso sarà costretto a funzionare con il sistema TTL. Si tratta comunque di un approccio piuttosto costoso.
Un’altra possibilità è di sigillare con nastro adesivo uno dei contatti sulla slitta accessori. Coprendo il contatto inferiore sinistro (l’ultimo contatto a sinistra del
gruppo di quattro contatti presenti sulla slitta accessori, quello più vicino al retro della fotocamera, guardandola dall’alto) si disattivano tutte le funzionalità E-TTL
(sebbene vengano anche disattivate la sincronizzazione sulla seconda tendina e le modalità flash FP e FEL).
Le fotocamere EOS digitali non fanno scattare il flash se questo è impostato in modalità TTL. Esse operano infatti solo con il flash E-TTL o E-TTL II, escludendo i
sistemi TTL e A-TTL.

2.14 - Unità flash compatibili con il sistema EOS.

Il presente documento riguarda principalmente due tipi di tecnologie flash ideate da Canon per le proprie fotocamere EOS: i flash retrattili integrati nella maggior
parte delle fotocamere di fascia media e bassa e i flash Speedlite esterni collegabili a qualsiasi fotocamera appartenente alla gamma in questione.
Non tratteremo quindi le unità flash da studio (grandi unità flash per studi fotografici, generalmente alimentate da rete tramite specifici alimentatori e non da
batteria).

1) Flash interno.

Molte fotocamere EOS Canon di fascia medio-bassa sono dotate di unità flash integrate nell’alloggiamento dello specchio o del prisma, sulla parte superiore della
macchina fotografica. Alcuni flash sono motorizzati e si attivano automaticamente in tutte le modalità base (PIC o icona), tranne Sport e Panorama, se la fotocamera
ne ritiene necessario l’uso, oppure in seguito alla pressione di un pulsante, se la macchina è impostata in una delle modalità avanzate (zona creativa). Altri flash
devono essere attivati manualmente dall’utente.
Queste unità flash interne sono perfette per le istantanee ma non per la fotografia di qualità, per una serie di motivi. Prima di tutto, sono molto piccole e hanno una
potenza limitata (numero guida 11 o 13). In secondo luogo, sono posizionate vicino all’asse dell’obiettivo e possono facilmente causare l’effetto occhi rossi. In terzo
luogo, poiché la loro estensione al di sopra del corpo della fotocamera è piuttosto limitata, potrebbero venire facilmente bloccate da obiettivi di grandi dimensioni o
dotati di grandi paraluce. Infine, non possono essere inclinate o ruotate e in genere hanno una copertura di soli 28mm o 35mm, in modalità grandangolo. Essendo
però integrati nella fotocamera, questi flash sono ovviamente molto pratici e maneggevoli, nonché utili per l’applicazione del flash di riempimento durante le riprese
in esterni. Inoltre, si ricaricano molto rapidamente, dato che utilizzano la batteria al litio della fotocamera come fonte di alimentazione (una soluzione che può
risultare piuttosto dispendiosa, visto che comporta un velocissimo consumo della batteria in questione).
Nessuna fotocamera EOS consente di utilizzare il flash interno quando sulla slitta accessori è montata un’unità flash esterna. Infatti, i flash esterni impediscono
fisicamente a quello interno di sollevarsi. In più, le fotocamere EOS con flash interni motorizzati dispongono di piccoli interruttori elettrici incorporati nella slitta
accessori che rilevano la presenza di un dispositivo e non consentono al flash interno di scattare. Questi interruttori possono però incepparsi, rendendo impossibile
l’uso del flash interno anche in assenza di un dispositivo esterno.
Nessuna fotocamera EOS professionale (1, 1v, 3, ecc.) è dotata di unità flash integrata, sia per i motivi sopra enunciati sia per la difficoltà di impermeabilizzare il
meccanismo di scatto del flash. Tutte le fotocamere EOS tradizionali usano solo il sistema TTL per il controllo del flash interno. Al momento, le sole fotocamere
EOS che utilizzano il sistema E-TTL per controllare il flash integrato sono quelle digitali (D30, D60, 10D, 300D/Digital Rebel/Kiss Digital), anche se le loro unità
flash interne non supportano il modo FP.

2) Tipi di unità flash esterne Canon.

In questa sede vengono trattati tre tipi principali di unità flash esterne: flash con attacco a slitta standard, flash con impugnatura e flash macro (come detto in
precedenza, i flash da studio alimentati a corrente AC non vengono presi in considerazione).
Nomenclatura delle unità flash esterne.

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Canon ha prodotto una serie di unità flash compatibili con le fotocamere EOS, assegnando loro dei nomi quali “Speedlite 580EX II”. Le singole parti che
compongono il nome hanno il seguente significato:
1) Speedlite è il nome di prodotto assegnato a tutti i dispositivi flash Canon.
2) 580 esprime il numero guida massimo (ossia la potenza del flash espressa in metri) moltiplicato per 10, per farlo apparire più accattivante.
3) ‘E’ significa che il flash funziona con le fotocamere EOS.
4) ‘X’ significa che il flash supporta la tecnologia E-TTL/E-TTL II. Al momento, solo le unità flash il cui nome termina con la lettera X supportano l’E-TTL.
5) ‘II’ Identifica la seconda versione dello stesso modello che integra e migliora le funzioni del modello precedente.
6) Le unità flash il cui nome termina con “Z”, quale 430EZ, sono dotate di motori zoom (adottati ovviamente anche sui successivi flash EX) e supportano il sistema
A-TTL ma non quello E-TTL. Il flash 480EG dispone di un’impugnatura incorporata. I flash che terminano solo con la lettera “E”, quale il 200E, sono modelli base
privi di testa zoom, che non supportano il sistema E-TTL.
Questo sistema di attribuzione del nome segue una logica precisa, ma è comunque facile confondere i vari modelli con numeri guida identici. Ad esempio, le unità
flash 420EZ e 420EX, sebbene molti simili nel nome, sono di fatto diverse. La prima è stata un modello di punta, ma supporta solo i sistemi TTL e A-TTL ed è ora
piuttosto sorpassata. La seconda è considerata un’unità flash di fascia media nell’attuale gamma Canon, e sebbene sia tecnologicamente più sofisticata e supporti
sia il sistema E-TTL sia le unità flash slave senza cavi, manca della modalità stroboscopica e dei controlli manuali.

Unità flash Speedlite Canon più datate.

Le unità flash Speedlite Canon più datate, il cui nome non include la lettera E, non sono state progettate per le fotocamere EOS.
All’epoca erano disponibili modelli Speedlite A (es.: 199A) per le vecchie fotocamere Canon di serie A, quali la A1 e la AE1, e modelli Speedlite T (es.: 277T) per
le fotocamere Canon di serie T, quale la T50 (ma non la T90), oltre ad altri modelli per usi specifici.
Potete montare questi vecchi flash sulla vostra fotocamera EOS e funzioneranno perfettamente, ma tenete presente che non sono in grado di usare il moderno
sistema di misurazione flash. Per cui, dovrete utilizzarli in modalità automatica, sempre che dispongano di questa opzione (impostate un tempo di otturazione pari
alla sincronizzazione X della vostra fotocamera), oppure impostare la potenza e calcolare la distanza del flash, se sono dotati di controlli manuali, o ancora far
scattare il flash alla massima potenza.
Non sappiamo se tutti i prodotti Speedlite precedenti abbiano voltaggi di scatto sicuri. Qualcuno suggerisce che i flash di serie T sono sicuri mentre la maggior parte
di quelli di serie A e le unità flash più avanzate presentano una situazione non molto chiara; dovreste quindi controllare di persona.
L’unica eccezione è l’unità flash 300TL. Progettata per la vecchia fotocamera Canon T90, le sue funzioni non sono supportate dalle fotocamere EOS (quali la sua
versione del sistema FEL e della sincronizzazione sulla seconda tendina), ma può comunque essere utilizzata come unità flash TTL di base, anche se il suo nome
non contiene la lettera E.

PARTE TERZA – MODALITÀ DI UTILIZZO DEL FLASH CON LE FOTOCAMERE EOS.

3.1 - Nota importante:

Le quattro principali modalità della zona “creativa” delle fotocamere EOS Canon (P, Tv, Av e M) gestiscono ognuna la misurazione flash in modo
completamente diverso. Queste differenze sono probabilmente una delle principali fonti di confusione nel campo della fotografia flash con le fotocamere
EOS Canon.

Ecco alcuni dei termini e dei concetti importanti che dovreste conoscere.

3.2 - Soggetto e sfondo nella fotografia con il flash.

La fotografia con il flash presenta tipicamente due aree principali. Il primo piano o soggetto è l’area intorno al punto di misurazione dell’autofocus. L’illuminazione
ambiente dello sfondo costituisce la restante parte dell’inquadratura.
Questa distinzione è importante perché tutti i flash portatili hanno una portata limitata.
La fotocamera, quindi, gestisce la misurazione del soggetto e dello sfondo in modo diverso e indipendente.

3.3 - Flash di riempimento.

La fotografia con il flash assume due forme principali. Nella normale fotografia con il flash, il flash rappresenta la principale sorgente luminosa per la ripresa. La
misurazione flash viene eseguita per il soggetto in primo piano, mentre lo sfondo viene misurato dal sistema di lettura dell’esposizione disponibile sulla fotocamera.
Questo può comportare una sottoesposizione dello sfondo, che risulterà pertanto scuro, in presenza di una luce ambiente bassa.
Quasi tutti pensano che il flash serva solo a scattare le foto in ambienti bui. Invece, può anche essere utilizzato in ambienti luminosi o di giorno, per schiarire le
ombre, ridurre il forte contrasto del soggetto in piena luce o vivacizzare le immagini senza con questo rappresentare la principale fonte luminosa della foto.
Questo uso del flash è detto “flash di riempimento”, o di “schiarita” ed è spesso fonte di sorpresa per i meno esperti che vedono un fotografo utilizzare il flash per
le riprese in esterni in giornate soleggiate o in ambienti perfettamente illuminati. In queste situazioni, il flash di riempimento funge da riflettore portatile,
aggiungendo della luce extra dove necessario.
Un tipico esempio di applicazione del flash di riempimento è il ritratto di una persona che indossa un cappello in una giornata soleggiata. Le falde del cappello
possono gettare ombre scure sul suo volto e un piccolo flash può aiutare a schiarirle. Un altro esempio è quello di un soggetto in controluce: non è infatti possibile
utilizzare semplicemente la compensazione dell’esposizione per esporre il soggetto in modo corretto, dato che l’illuminazione dello sfondo risulterebbe troppo forte.
Si potrebbe anche desiderare che gli occhi del soggetto riflettano un piccolo bagliore di luce. Talvolta, i fotografi naturalisti usano il flash tenendosi a grande
distanza dal soggetto per lo stesso motivo: il flash non serve ad illuminare l’animale ma solo a farne brillare gli occhi.
In tutti questi casi state utilizzando contemporaneamente due diverse fonti di luce: la luce ambiente, ossia la luce disponibile intorno a voi, prodotta dal sole o da
una sorgente artificiale, e la luce emessa dal flash, che si aggiunge alla precedente. Di norma, la quantità di luce ambiente che colpisce la pellicola viene controllata
dall’apertura del diaframma e dal tempo di otturazione, mentre l’intensità del flash è controllata dalla misurazione flash. Regolando l’emissione dell’unità flash si
regola essenzialmente il rapporto tra l’area illuminata dal flash e quella illuminata dalla luce ambiente. Si potrebbe controbattere che i due casi di cui sopra, flash e
luce ambiente come fonti di illuminazione principale, sono solo una distinzione artificiosa e che tutte le riprese effettuate con il flash sono fotografie di
riempimento: nel primo caso la luce ambiente è tanto bassa da essere insignificante, mentre nel secondo accade il contrario. Tutto sommato questo è vero, ma penso
che la distinzione serva, soprattutto quando ci si riferisce alla modalità operativa dei modi full auto e P rispetto ai modi Tv, Av e M.
Diversamente da altri sistemi fotografici, le fotocamere EOS Canon si predispongono automaticamente nel modo flash di riempimento quando è selezionata la
modalità Tv, Av o M. Il flash di riempimento viene attivato anche in modalità P se i livelli di luce ambiente sono sufficientemente elevati. Non è disponibile un
interruttore o pulsante dedicato all’attivazione del flash di riempimento.
Per i dettagli, consultate la sezione 3.8: Confusione generata dalla fotografia con il flash nel sistema EOS.

3.4 - Rapporto flash di riempimento.

Il “rapporto flash di riempimento” è comunemente descritto come il rapporto tra la combinazione di luce ambiente/flash di riempimento e il solo flash di
riempimento. Il sistema EOS Canon, tuttavia, consente in genere di regolare il flash di riempimento modificando gli stop dell’emissione flash, in incrementi di 1/2
o 1/3 di stop. Qual è il rapporto tra questi due tipi di descrizione del flash di riempimento?

• Un rapporto di 1:1 indica che l’unità flash è l’unica fonte luminosa (0 ambiente + 1 flash) per cui la ripresa non viene eseguita con l’applicazione del flash di
riempimento.
• Un rapporto di 2:1 indica che la luce ambiente e quella del flash sono presenti in eguale misura (1 ambiente + 1 flash). Questo significa 0 stop di compensazione
in presenza di una scena uniformemente illuminata, e si traduce in genere in un flash di riempimento con risultati piuttosto innaturali.
• Un rapporto di 3:1 indica che la quantità di luce ambiente è doppia rispetto a quella flash (2x ambiente + 1 del flash). Questo rapporto richiede la riduzione del
flash di riempimento di 1 stop, dato che ogni stop equivale al raddoppiamento o al dimezzamento della quantità di luce.
• Un rapporto di 5:1 indica che la quantità di luce ambiente è quattro volte quella del flash (4x ambiente + 1 del flash). La differenza è di –2 stop. I fotografi usano
un flash di riempimento compreso tra 1 e 2 stop per schiarire le ombre senza produrre un risultato innaturale.

Tuttavia, il termine “rapporto” è sviante e viene interpretato in modo diverso. Talvolta le persone parlano di rapporto 1:1 quando la luce ambiente e quella di
riempimento sono di pari intensità. Quindi, un rapporto di 2:1 indicherebbe un flash di riempimento di –1 stop e 4:1 un flash di riempimento di –2 stop. In questo
caso, si fa più riferimento all’emissione luminosa piuttosto che alla luce riflessa.
Il concetto di rapporto funziona perfettamente negli studi fotografici, dove il controllo sull’illuminazione è totale. Si può spegnere la luce principale e misurare
quella di riempimento con un esposimetro, si possono spostare le luci per modificarne l’intensità, ecc. Ma questi controlli non sono possibili nelle riprese in esterni.
Per tutti questi motivi, parleremo solo di numero di stop di compensazione usati dal flash. Il termine “rapporto” viene anche utilizzato per la fotografia flash
quando vengono usati più flash, soprattutto unità multiple senza cavi nel caso della configurazione flash E-TTL senza cavi.

3.5 - Riduzione automatica del flash di riempimento.

Definita anche “riduzione automatica dell’emissione del flash”.


Le fotocamere EOS Canon usano automaticamente l’esposizione flash normale senza alcuna compensazione quando la quantità di luce ambiente è bassa: 10 EV o
inferiore. Tuttavia, quando la quantità di luce ambiente è elevata (13 EV o superiore), la fotocamera seleziona automaticamente il modo flash di riempimento e
riduce il livello di emissione luminosa. In modalità TTL questo viene ottenuto riducendo di 1,5 stop l’emissione del flash. Tra 10 e 13 EV, la fotocamera abbassa
gradualmente l’emissione dell’unità flash di mezzo stop per ogni EV.

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Il flash E-TTL opera in modo simile, sebbene apparentemente l’emissione luminosa venga ridotta di 2 stop quando la luce ambiente è intensa. Canon non ha,
tuttavia, divulgato il proprio algoritmo di riduzione del flash E-TTL di riempimento, per cui il suo funzionamento rimane a livello di congettura. Sembrerebbe che
l’algoritmo confronti il livello di luminosità di ciascuna zona prima e dopo il preflash, per compensare le aree ad alto potere riflettente.
Alcune fotocamere EOS di fascia medio-alta consentono di disattivare la riduzione automatica del flash di riempimento utilizzando una funzione personale.
Consultate la sezione compensazione dell’esposizione flash per i dettagli. Qualsiasi compensazione flash applicata manualmente si aggiunge a quella automatica, a
meno che questa non sia stata disattivata tramite una funzione personale.

3.6 - Sincronizzazione lenta.

In pratica è l'uso di tempi di otturazione più lenti del tempo sincroX.

Esistono due sistemi con cui la fotocamera può scattare una foto con il flash in condizioni di scarsa luminosità. Si può utilizzare un tempo di otturazione breve per
ridurre la sfocatura generata dal movimento della fotocamera e far sì che il flash emetta una quantità di luce sufficiente ad illuminare gli oggetti in primo piano
lasciando buio lo sfondo, oppure estendere il tempo di otturazione per mettere maggiormente in luce lo sfondo e illuminare con il flash il soggetto in primo piano.
Quest’ultima tecnica è detta slow sync, sincronizzazione tempi lunghi o “trascinamento” dell’otturatore.

Questo sistema è applicabile solo in modalità Tv, Av e M (non è possibile utilizzarlo nel modo P oppure nella maggior parte delle modalità PIC (icona)). L’unica
eccezione è rappresentata dal modo PIC scena notturna disponibile in molte fotocamere EOS, che utilizza l’esposizione tempi lunghi con il flash sulla prima
tendina.

Un tipico esempio è l’istantanea scattata da un turista che desidera riprendere una persona di fronte ad un famoso monumento, di notte. Usando dei tempi di
otturazione veloci, il soggetto apparirà perfettamente illuminato dal flash su uno sfondo completamente nero, a meno che il monumento non sia intensamente
illuminato o si utilizzi una pellicola molto sensibile. Invece, rallentando il tempo di otturazione si può ottenere una foto in cui la persona risalta su uno sfondo
adeguatamente esposto.
Lo svantaggio è ovvio. Rallentando il tempo di otturazione si rende necessario l’uso di un treppiedi per evitare la sfocatura delle immagini causata dal movimento
della fotocamera, specialmente con tempi di otturazione pari a 1/15 di secondo o più lunghi.
Talvolta la sincronizzazione tempi lunghi viene utilizzata per conferire un effetto di movimento alle foto con il flash. Una foto scattata con il flash e un tempo di
otturazione lento consente di ottenere un interessante mix di soggetto illuminato dal flash e sfocatura del movimento illuminato dalla luce ambiente. L’effetto è
difficile da prevedere, ma può dare risultati sorprendenti quando riesce.

3.7 - Sincronizzazione X flash.

Il sincronismo è un elemento critico della fotografia con il flash. Il lampo del flash è estremamente breve (in termini di millisecondi) e deve essere emesso quando
l’otturatore è completamente aperto. Se venisse emesso mentre l’otturatore si sta ancora aprendo o chiudendo, allora l’otturatore stesso potrebbe impedire
l’esposizione di tutta l’area dell’immagine.
Gli otturatori delle moderne fotocamere reflex sono dotati di un paio di tendine mobili che scorrono lungo l’apertura. Esse si spostano verticalmente perché la
distanza è inferiore a quella che dovrebbero percorrere orizzontalmente, e sono due per ridurre al massimo i tempi di otturazione. Con tempi di otturazione elevati
l’apertura è rappresentata di fatto da una fessura tra due tendine, che scorrono in verticale sull’area dell’immagine.
Questo costituisce un problema per la fotografia con il flash. Se solo una fessura è esposta quando il flash scatta, allora non sarà possibile illuminare l’intera area
dell’immagine. Un flash elettronico è sempre più breve della massima velocità di scatto raggiungibile dal meccanismo dell’otturatore.
Le fotocamere presentano sistemi di otturazione diversi, alcuni più veloci di altri. Ma ogni fotocamera prevede un tempo massimo di otturazione in cui il lampo
flash può esporre l’intera area dell’immagine sulla pellicola. Questo tempo di otturazione massimo compatibile con il flash è detto “sincronizzazione X flash”,
oppure “sincro-x” o ancora “sync-x”.
La sincronizzazione X e la sincronizzazione flash sono la stessa cosa sulle fotocamere moderne, dato che tutte utilizzano un flash elettronico.

3.8 - Confusione generata dalla fotografia con il flash nel sistema EOS.

Nota importante: l'esposizione della fotocamera e l'esposizione del flash sono distinte tra loro e gestite separatamente, a seconda della modalità utilizzata; in
particolare nella modalità manuale è possibile gestire l'esposizione dello sfondo tramite i controlli della fotocamera e quella del flash tramite i controlli su di esso, in
modo da ottenere il migliore risultato.
Questo concetto è il cardine della fotografia col flash, e deve essere compreso alla perfezione.

Il principale motivo di confusione nella fotografia con il flash nel sistema EOS deriva dalla diversa modalità di gestione dell’illuminazione flash da parte dei modi
P, Tv, Av e M, soprattutto in condizioni di scarsa luminosità. La seguente tabella mostra la modalità operativa di ciascun modo, con unità flash attivata. Si parte dal
presupposto che il modo FP non sia attivato, sebbene possa essere disponibile nella configurazione fotocamera/unità flash in uso.

EXIF

Ed ecco una descrizione dettagliata:

Flash usato su fotocamera in modalità Programma (P)

Il principio fondamentale della modalità Programma (P) applicata alla fotografia con il flash è che la fotocamera cerca di impostare un tempo di otturazione
elevato per consentire al fotografo di reggere la sua fotocamera senza ricorrere all’uso del treppiedi.
Se questo comporta uno scurimento dello sfondo, pazienza.

La modalità Programma opera in due modi, in funzione della luce ambiente presente:

1) Se la luce è sufficientemente brillante (oltre i 13 EV), la modalità P presume che vogliate schiarire il soggetto in primo piano. Quindi misura la luce ambiente e
usa il flash, generalmente a bassa potenza, per schiarire il soggetto in questione.

2) Se la luce è scarsa (inferiore a 10 EV), la modalità P presume che vogliate illuminare il soggetto in primo piano con il flash. Quindi, imposta un tempo di
otturazione compreso tra 1/60 di secondo e la sincronizzazione X massima (vedere sopra) consentita dalla fotocamera in uso. L’apertura del diaframma viene
calcolata dal programma incorporato nella macchina.

Poiché la fotocamera cerca di mantenere un tempo di otturazione tale da consentire al fotografo di reggere la macchina senza ricorrere ad un treppiedi, alla fine si
otterrà uno sfondo buio o nero se si scatta una foto con il flash in modalità P in condizioni di scarsa illuminazione.
Nella maggior parte delle fotocamere EOS, se non addirittura in tutte, la modalità P non è modificabile quando si usa il flash (interno o Speedlite). Si noti inoltre
che il modo DEP non funziona correttamente con il flash: se si prova ad usarlo vengono ripristinate le impostazioni di misurazione del modo P.

Flash usato su fotocamera in modalità Tv (priorità dei tempi).

In questa modalità, la fotocamera consente di modificare il tempo di otturazione, quindi sceglie automaticamente l’apertura più indicata per ottenere una
corretta esposizione dello sfondo.
La durata (potenza) del flash è determinata dal sistema di misurazione. In altre parole, la fotocamera opera sempre in modalità flash di riempimento, cercando di
esporre adeguatamente lo sfondo, diversamente da quanto avviene nel modo P.
Se il valore massimo di apertura del diaframma inizia a lampeggiare nel mirino significa che lo sfondo della scena non è sufficientemente illuminato. Per cercare di
esporre lo sfondo, occorre compensare riducendo il tempo di otturazione. In caso contrario, la fotocamera cercherà di esporre il soggetto in primo piano con il flash,
mentre lo sfondo risulterà scuro. Naturalmente, con tempi di otturazione lenti è richiesto l’uso del treppiedi, per evitare la sfocatura delle immagini causata dal

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tremolio della fotocamera.


Come sempre, la fotocamera impedirà di superare il limite massimo di sincronizzazione X incorporato, a meno che non sia attivato il modo FP, se disponibile. Se il
valore minimo di apertura del diaframma inizia a lampeggiare nel mirino, allora la scena è troppo illuminata. In tal caso, sarà necessario attivare il modo FP, se
disponibile, oppure montare un filtro di densità neutra sulla fotocamera o usare una pellicola a bassa sensibilità. Oppure disattivare del tutto il flash e usare
semplicemente un riflettore per convogliare la luce ambiente sul soggetto.
Alcuni utenti hanno riferito che in modalità Tv la loro fotocamera di tipo A sottoespone lo sfondo di massimo uno stop in condizioni di scarsa illuminazione, con
flash E-TTL attivato. In tal caso, provate a confrontare l’apertura di diaframma con il modo M, che non presenta questo inconveniente. Una soluzione potrebbe
essere la compensazione dell’esposizione.

Flash usato su fotocamera in modalità Av (priorità dei diaframmi).

La modalità Av consente di impostare la profondità di campo specificando l’apertura del diaframma.


La fotocamera sceglie quindi un tempo di otturazione compreso tra 30 secondi e la sincronizzazione X massima disponibile, al fine di ottenere una
corretta esposizione dello sfondo.
Se il tempo di otturazione è talmente lento da dover ricorrere all’uso del treppiedi per evitare lo sfocamento delle immagini causato dal tremolio della fotocamera,
pazienza. In condizioni di scarsa illuminazione, la modalità Av opera nel modo slow sync.
La durata (potenza) del flash è determinata dal sistema di misurazione. Come nel modo Tv, la fotocamera opera sempre in modalità flash di riempimento.
Esiste però un’eccezione. Alcune fotocamere EOS dispongono di una funzione personale che consente di bloccare il tempo di otturazione nel modo Av,
quando si usa il flash, sulla sincronizzazione X.
Questa funzione opera come se si trovasse in modalità P anziché Av.
Tuttavia, essa si limita a bloccare la fotocamera sulla sincronizzazione X in modalità Av, senza selezionare un tempo di otturazione compreso tra 1/60 di secondo e
la sincronizzazione X massima, come invece fa il modo P. Come sempre, la fotocamera impedirà di superare il limite massimo di sincronizzazione X incorporato, a
meno che non sia attivato il modo FP, se disponibile. Se il tempo di otturazione di 30” lampeggia nel mirino, allora la luce disponibile non è sufficiente ad esporre
correttamente lo sfondo. In tal caso, sarà necessario selezionare un’apertura più elevata oppure una pellicola più sensibile. Se la sincronizzazione X della fotocamera
lampeggia nel mirino, sarà invece necessario ridurre l’apertura del diaframma, attivare il modo FP se disponibile o usare una pellicola meno sensibile.
Alcuni utenti hanno riferito che in modalità Av la loro fotocamera di tipo A sottoespone lo sfondo di massimo uno stop in condizioni di scarsa illuminazione, con
flash E-TTL attivato. In tal caso, provate a confrontare il tempo di otturazione con il modo M, che non presenta questo inconveniente. Una soluzione potrebbe
essere la compensazione dell’esposizione.

Flash usato su fotocamera in modalità Manuale (M).

Con la fotocamera In modalità manuale, il fotografo regola sia l’apertura del diaframma sia il tempo di otturazione, determinando così l’esposizione dello sfondo
sulla base delle luce ambiente.
E’ sempre possibile, però, illuminare il soggetto adottando il sistema di misurazione automatica del flash, che calcola automaticamente la potenza del lampo.
Una volta invece i fotografi portavano sempre con sé delle tavole di esposizione flash per calcolare manualmente le impostazioni necessarie.
Ecco come opera il flash in modalità manuale.
In questa sede, trattiamo solo il modo di impostazione manuale della fotocamera, che può utilizzare la misurazione flash TTL automatica e non l’impostazione
manuale della potenza del flash (ossia il flash manuale, che è tutt’altra cosa).
Impostate la fotocamera nel modo di esposizione manuale (M).
Impostate l’apertura del diaframma e il tempo di otturazione necessari ad ottenere una corretta esposizione dello sfondo.
Premete il pulsante di scatto a metà se il flash è dotato di display LCD.
Sul display viene visualizzata l’intervallo delle distanze di copertura flash.
Se l’obiettivo è dotato di un indicatore della distanza, potete controllare l’attuale distanza di messa a fuoco per assicurarvi che rientri nella gamma di cui sopra. In
caso contrario, valutate voi stessi la distanza.
Se nel mirino appare il simbolo della saetta indicante la condizione di “flash pronto”, potete premere a fondo il pulsante di scatto per scattare la foto. Il sistema TTL
o E-TTL del flash determinerà il livello di esposizione flash del soggetto.

Se il flash non è dotato di display LCD, non sarà possibile conoscere l’intervallo delle distanze di copertura del flash, se non con la regola del numero guida.
Per le unità flash dotate di display, invece, l’intervallo delle distanze di copertura del flash non viene calcolato quando si usa il flash indiretto, oppure il calcolo
potrebbe essere errato se sulla testa del flash è applicato un diffusore.

3.9 - Unità flash multiple.

Come detto in precedenza, il problema principale posto dal corretto bilanciamento tra luce ambiente e tempo di otturazione è che il lampo emesso dall’unità flash è
sufficiente solo ad illuminare il soggetto in primo piano, a meno che non si effettui la ripresa in un piccolo spazio chiuso, dove la luce può rimbalzare sulle pareti.
Se ci si trova in uno spazio molto ampio o in una zona in cui è impossibile far rimbalzare la luce, si potrebbe considerare l’uso di più unità flash: una o due unità
per illuminare il soggetto e un’altra o altre due per lo sfondo. Tale configurazione garantisce una portata più ampia e consente di controllare meglio l’illuminazione.
Sono disponibili tre sistemi di allestimento: collegamento via cavo, slave ottici e senza cavi.

a) Flash multipli collegati via cavo.

Con un sistema di collegamento via cavo, si acquistano i cavi e gli adattatori necessari per collegare più unità flash alla fotocamera. Tutte le unità scattano
simultaneamente ed è possibile utilizzare la misurazione TTL oppure configurare manualmente la potenza di ciascuna unità (sempre che le unità in uso lo
consentano). Per i dettagli, consultate la sezione 4.34 cavo di prolunga.

b) Flash multipli con slave ottico.

Con il sistema a slave ottici, si posizionano i vari flash (grandi unità alimentate elettricamente o piccole unità a batteria) intorno alla scena e ad ognuno di essi si
collega un piccolissimo sensore ottico. Questi sensori rilevano il lampo emesso da un flash principale e fanno a loro volta scattare immediatamente le unità flash cui
sono collegati. Per ulteriori informazioni, consultate la sezione 3.23 flash slave in quanto ci sono severe limitazioni nell’utilizzo del sistema ETTL dovuto al
preflash.

c) Flash multipli senza cavi.

Infine, è possibile far scattare i flash usando un sistema di controllo senza cavi.
L’opzione più recente è il sistema E-TTL senza cavi Canon, che consente d’installare una serie di unità Speedlite e di farle scattare a distanza usando impulsi
luminosi (questo sistema, diversamente dai precedenti, non usa onde radio). Il sistema Canon richiede essenzialmente l’uso di flash E-TTL e supporta tutte le
funzioni ad essi associate: flash FP, FEL, ecc. Su alcune fotocamere, sono anche disponibili il controllo del rapporto tra varie unità flash e il flash di modellatura.
Per ulteriori informazioni, consultate la sezione 4.20 E-TTL senza cavi.

3.10 - Sistemi di misurazione per lo sfondo quando si usa il flash.

Le fotocamere EOS adottano sistemi di misurazione diversi, in funzione del modello di fotocamera. Tra i sistemi di misurazione troviamo: valutativa (numero di
zone compreso tra 3 e 63), parziale (da 6,5% a 10,5%, talvolta concentrata sul punto di messa a fuoco selezionato), media ponderata al centro e spot.

Quando non si utilizza il flash, questi sistemi di misurazione vengono utilizzati per misurare il soggetto della foto.

Nella fotografia con il flash, invece, la fotocamera deve misurare lo sfondo e non il soggetto, per cui il sistema di lettura dovrebbe variare. Il sistema varia da
fotocamera a fotocamera. Le fotocamere EOS con un solo punto di misurazione, usano la lettura media ponderata al centro per il flash TTL e A-TTL. Le
fotocamere EOS con più zone di misurazione usano i segmenti più esterni del loro sensore di misurazione valutativa per il flash TTL e A-TTL (i sensori valutativi
sono suddivisi in settori in base al numero di zone e vengono selezionati quelli più vicini al bordo dell’inquadratura).
La maggior parte delle fotocamere EOS dotate di pulsanti di misurazione parziale non usano le aree valutative più esterne quando viene premuto il pulsante in
questione. Piuttosto, usano il sistema di misurazione parziale per la lettura della luce ambiente anche quando si fotografa con il flash.
Sfortunatamente, non è stato diffuso alcun documento Canon che descriva la modalità operativa della misurazione della luce ambiente da parte dei flash E-TTL.

3.11 - Sistemi di misurazione flash.

Come detto sopra, le informazioni disponibili sul sistema di misurazione flash sono scarse, soprattutto per quanto riguarda il flash E-TTL.

1) Sistemi di misurazione flash TTL e A-TTL:

Il sistema di misurazione flash dipende dal tipo di sensori integrati nella fotocamera. Se la macchina fotografica prevede un solo punto di messa a fuoco, allora
disporrà di un sensore flash a una zona. La misurazione flash viene eseguita usando questo sensore con il sistema della media ponderata al centro.

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Se la fotocamera prevede più punti di messa a fuoco, disporrà di più zone di lettura (il famoso sistema AIM Canon).
Il numero di zone di misurazione flash dipende dal modello di macchina. Ad esempio, la EOS 10 dispone di tre punti di messa a fuoco e di tre zone di misurazione,
e la misurazione flash viene eseguita basandosi sul punto o i punti di autofocus attivi. La EOS 5 usa lo stesso sensore della 10, per cui anch’essa prevede 3 zone di
misurazione flash sebbene disponga di 5 punti di messa a fuoco automatica.
La EOS 50 ha 3 punti AF e un sensore flash a 4 segmenti/3 zone (questo significa che il sensore flash è suddiviso in quattro segmenti ma sceglie due segmenti
contigui, mettendo così a disposizione solo 3 zone di lettura).
Questi sensori flash a più zone consentono alla fotocamera di regolare l’esposizione flash in funzione del punto AF attivo. Quando si utilizza la messa a fuoco
manuale, la fotocamera regola invece l’esposizione sull’area centrale.
Il modello EOS 5 si differenzia dalle altre fotocamere a più punti AF poiché regola correttamente l’esposizione flash solo sul punto AF più vicino, se questo è stato
selezionato manualmente. In modalità automatica ed ECF, sceglie invece l’area centrale.

2) Sistema di misurazione flash E-TTL:

La fotocamera utilizza il proprio sistema di misurazione valutativa per rilevare la potenza del flash, basandosi sul preflash. In modalità AF, la maggior parte delle
fotocamere EOS che non usano il sistema E-TTL II regolano la lettura flash in funzione del punto AF selezionato, ma sempre utilizzando il sistema valutativo (non
usano i sistemi di lettura parziale o spot). In modalità di messa a fuoco manuale, sembra che alcune macchine EOS si commutino alla misurazione media ponderata
al centro.
Tuttavia, il fatto che la misurazione E-TTL venga regolata sul punto attivo può creare potenzialmente dei problemi, dato che la lettura flash viene eseguita quasi
allo stesso modo di quella spot.
Molte lamentele espresse dagli utenti relativamente ai problemi di misurazione flash nel modo E-TTL sono proprio legate a questo. Se la fotocamera è puntata su
un oggetto scuro, ad esempio, la misurazione flash può risultare molto sovraesposta, e viceversa. La soluzione più comune a questo problema è di usare il sistema
FEL ed effettuare la misurazione su un oggetto di media tonalità, ma questo non è chiaramente possibile per le situazioni che richiedono scatti veloci, quali le
riprese sportive e i matrimoni.
Un’altra soluzione è di impostare l’obiettivo per la messa a fuoco manuale, dato che la macchina in tal caso si predispone automaticamente per la misurazione
media ponderata al centro, ma anche questa è una risposta non sempre applicabile.

Fortunatamente molte fotocamere digitali di produzione attuale consentono di selezionare la misurazione media ponderata al centro al posto di quella
valutativa.

3.12 - Evitate di mettere a fuoco e di ricomporre l’inquadratura.

Il fatto che la fotocamera regoli l’esposizione flash sul punto di messa a fuoco più vicino, qualora essa preveda più punti di messa a fuoco, è importante. Se usate
d’abitudine la vecchia tecnica di “mettere a fuoco, bloccare l’AE e ricomporre l’inquadratura”, non fatelo quando scattate delle foto con il flash.
La misurazione flash viene eseguita dopo la misurazione della luce ambiente, quindi con la tecnica sopra citata bloccate l’AE ma non la lettura flash, che verrebbe
compromessa dalla ricomposizione dell’inquadratura. Piuttosto, selezionate il punto di messa a fuoco più vicino al vostro soggetto per regolare l’esposizione flash
su quest’area.

Esistono comunque due eccezioni.

1) Alcune fotocamere di tipo A supportano il FEL, che puo’ essere attivato tramite un tasto apposito o tramite il tasto blocco esposizione (*).
Potete usarlo per bloccare l’esposizione flash su una data area della foto prima di ricomporre l’inquadratura.
2) Le fotocamere che supportano il sistema E-TTL II risentono meno di questo problema poiché possono integrare la misurazione flash con i dati della distanza.

3.13 - Terminologia per il flash.

Di seguito vengono riportati altri termini e concetti collegati all’uso del flash sia applicato alle fotocamere EOS sia in generale.

a) Legge dell’inverso del quadrato.

La luce prodotta da una sorgente luminosa si estingue molto rapidamente.


Potreste pensare che raddoppiando la distanza dalla sorgente luminosa la luce si dimezzi, ma non è così: la quantità di luce viene in realtà ridotta ad un quarto.
Lo spazio è tridimensionale, per cui immaginate la vostra sorgente luminosa rinchiusa in una sfera.
Più vi allontanate dalla sorgente di luce, più questa sfera immaginaria aumenta di dimensione. Anche la superficie della sfera aumenta, sebbene la quantità di luce
che la illumina sia invariata.
Non è un semplice rapporto 1:1: la sfera non raddoppia di grandezza raddoppiando la distanza.
Il rapporto effettivo tra la distanza dalla sorgente luminosa e la grandezza della sfera immaginaria varia matematicamente secondo la legge dell’inverso del
quadrato, la quale stabilisce che l’emissione luminosa è proporzionale all’inverso del quadrato della distanza (occorre dividere 1 per la distanza ed elevare il
risultato al quadrato). Per cui, se raddoppiate la distanza ottenete 1/2^2=un quarto, di luce. Se quadruplicate la distanza, avrete 1/4^2, =un sedicesimo, di luce.
Tutte le sorgenti luminose seguono questa regola, ed è per questo che il lampo emesso da un’unità flash si estingue rapidamente. Spiega anche perché acquistando
un flash moderatamente più potente non si ottiene necessariamente un lampo più forte. Ed anche perché gli oggetti in primo piano risultano meglio illuminati dal
flash della fotocamera rispetto a quelli più distanti.

b) Numero guida.

La portata massima di un flash è indicata dal suo numero guida. Se utilizzate la misurazione flash automatica non avrete mai nulla a che fare con i numeri guida,
tranne nel caso in cui vogliate acquistare un’unità flash e desideriate conoscerne la potenza. I numeri guida sono invece importanti quando si utilizza il flash
manuale.
Il numero guida consente di calcolare l’apertura del diaframma richiesta per coprire una certa distanza o viceversa. Tecnicamente il numero guida descrive la
portata del flash, non la sua potenza effettiva. In base alla legge dell’inverso del quadrato, un’unità flash deve essere quattro volte più potente per coprire il doppio
della distanza.
Per calcolare l’apertura del diaframma (numero f stop) richiesta per scattare una foto, occorre dividere il numero guida dell’unità flash per la distanza cui si trova il
soggetto. Per calcolare la distanza massima che può essere ragionevolmente illuminata usando l’apertura al momento impostata sulla fotocamera, dividete il numero
guida per il numero f stop. In ogni caso, è importante la distanza tra il flash e il soggetto, non quella tra la fotocamera e il soggetto. Queste due distanze potrebbe
essere uguali nel caso si utilizzi un flash incorporato, ma saranno sicuramente diverse quando si adotta un flash esterno o il flash indiretto.

numero f stop = numero guida / distanza , oppure

distanza = numero guida / numero f stop

I numeri guida Canon sono misurati in metri, con pellicole ISO 100. I nomi di prodotto dei flash della serie Speedlite includono il numero guida massimo del flash
(ossia il numero guida del flash impostato al massimo valore zoom, nel caso ovviamente di flash zoom) moltiplicato per 10, quale 580EX.
Si ricordi comunque che Canon USA utilizza invece il sistema in piedi per indicare il numero guida. Quindi, se in una pubblicità americana leggete che il flash
integrato della Elan 7 ha un numero guida 43, ricordate che in valori metrici esso si riduce a 13, in quanto 1 piede=0.3 metri
Le unità flash integrate nelle fotocamere EOS hanno in genere un numero guida 12 o 13, a meno che non siano dotate di motore zoom.

E’ importante ricordare che il numero guida si riferisce sempre all’uso di una pellicola da 100 ISO. Per cui se utilizzate una pellicola di diversa sensibilità, dovete
tenerne conto nei vostri calcoli. Ancora una volta i calcoli si basano sulla legge dell’inverso del quadrato: quadruplicando la sensibilità della pellicola il numero
guida si raddoppia. Per cui la portata massima del flash aumenta utilizzando pellicole più sensibili. Ecco un rapido sistema per effettuare la conversione senza dover
eseguire calcoli complessi:

Sensibilità della pellicola raddoppiata: numero guida x 1,4


Sensibilità della pellicola dimezzata: numero guida x 0,7

Un’altra cosa di cui tenere conto quando si confrontano le unità flash è che le teste flash zoom influiscono sul numero guida dichiarato. Ad esempio, il flash 480EG
è dotato di tubi flash più potenti del 540EZ, ma il primo ha un numero guida 48 e il secondo un numero guida massimo di 54. Questo perché con una copertura di
35mm il numero guida del 540EZ è solo 36, ma la sua testa zoom può concentrare l’emissione luminosa a lunghezze focali più elevate, mentre la testa del 480EG,
di tipo normale, spreca la luce illuminando aree non coperte dagli obiettivi con lunghezze focali superiori a 35mm, a meno che non venga installato un obiettivo
opzionale. Tali prolunghe flash, che possono concentrare la luce su un’area più ristretta e quindi raggiungere distanze più elevate, sono disponibili come accessori
opzionali anche per altre unità flash.
Come detto in precedenza, il numero guida non descrive l’intensità luminosa. La misura della luce emessa dall'unità flash è anche descritta in termini di intensità
luminosa per secondi (Beam Candle Power Seconds o BCPS), di intensità lumisosa effettiva per secondi (Effective Candle Power Seconds o ECPS), in Joule
(misura dell'energia radiante) oppure in Watt per secondi (potenza emessa in un arco di tempo). Nessuno di questi sistemi di misura vengono comunemente usati
con le unità flash elettroniche portatili, per cui non se ne parlerà in questa sede.

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Infine, anche la soggettività entra in gioco nel calcolo del numero guida. Dopo tutto, come viene definito un soggetto “adeguatamente esposto”? I valori guida non
sono pertanto un valido sistema per confrontare le unità flash integrate dai vari produttori. Soprattutto perché i produttori tendono ad essere particolarmente ottimisti
nell’attribuzione dei numeri guida ai loro prodotti.

c) Flash stroboscopico.

E’ una funzione aggiuntiva presente solo sui flash di fascia alta (550, 580) che permette di far emettere al flash un treno di impulsi di durata e frequenza variabile,
per ottenere effetti speciali, come ad esempio il congelamento di sequenze di movimento. Vedere sezione 4.18 per i dettagli.

d) Valori di esposizione (EV).

La sensibilità del meccanismo della fotocamera nella messa a fuoco automatica o nel calcolo dell’esposizione corretta è misurata in EV (valore di esposizione) per
un determinato tipo di obiettivo e di sensibilità della pellicola.
Dato che la quantità di luce che colpisce la superficie della pellicola è determinata dal tempo di esposizione (tempo di otturazione) e dall’apertura del diaframma, i
valori di esposizione sono semplicemente la combinazione dei tempi di otturazione e delle aperture. Ad esempio, f4 a 1/30 di secondo ha un EV di 9, che è lo stesso
EV di f2 a 1/125 di secondo.

Questa è la tabella EV:

EXIF

La quantità di luce che colpisce la pellicola è identica per entrambe le coppie tempo/apertura, l’unica differenza è rappresentata dalla profondità di campo e dal tipo
di movimento registrato. La profondità di campo diminuisce all’aumentare dell’apertura mentre il movimento del soggetto aumenta al ridursi del tempo di
otturazione.

Ha senso comunque confrontare i valori di esposizione solo quando si riferiscono alla stessa sensibilità della pellicola.
I valori EV riportati da Canon nella sua documentazione si riferiscono all’uso di ottiche standard 50mm f1.4 con pellicola ISO 100.

e) Unità flash dedicate e non.

In passato, quando il sensore flash era integrato nell’unità flash, l’unico controllo che la fotocamera aveva sulla torcia era lo scatto del lampo. L’intensità e il tempo
di spegnimento erano entrambi determinati dal flash, dato che non esisteva alcuna comunicazione bidirezionale tra questo e la fotocamera. Per questo motivo,
venivano venduti flash generici in grado di funzionare su fotocamere di marche diverse. Tuttavia, a partire dagli anni 80 i produttori hanno iniziato a progettare
flash dedicati in grado di funzionare solo sulle loro fotocamere, in modo da garantire un controllo più preciso sui risultati finali (e anche probabilmente per
incrementare la vendita dei propri prodotti a discapito della concorrenza).
Gli speedlite Canon sono, quindi, flash dedicati in quanto possono comunicare digitalmente con le fotocamere EOS. Possono anche funzionare con altre fotocamere,
garantendo però solo le funzioni di base e non quelle più evolute, dato che non sono in grado di comunicare con esse.
Alcuni produttori di unità flash, quali Metz e Sigma, aggirano il problema dell’interfacciamento dedicato cercando di comprendere i protocolli di sistema di una
data fotocamera così da costruire unità generiche con adattatori flash personalizzati, progettati per funzionare con una data marca di fotocamera, oppure modelli
flash diversi per ciascuna marca.
Tuttavia l’operazione è condotta tramite reverse-engineering e se canon dovesse introdurre un nuovo protocollo, i loro flash cesserebbero di funzionare.

f) Slitta accessori.

La maggior parte delle reflex disponibili sul mercato presentano un connettore scorrevole sull’alloggiamento dello specchio o del prisma atto ad accogliere le unità
flash esterne. Questi connettori sono detti slitte accessori.
Le fotocamere EOS sono dotate di slitte accessori che integrano il contatto centrale per lo scatto del flash con 4 piccoli contatti aggiuntivi. Questi trasmettono i
segnali digitali, tipici del sistema Canon EOS, al flash. Non sono compatibili con i flash prodotti da Nikon, Pentax, Minolta, ecc.
Un’altra caratteristica Canon è la presenza di un piccolo fermo della slitta accessori su molti flash EOS. Questo fermo fuoriesce quando si ruota la ghiera di
fissaggio, andandosi ad inserire in un piccolo foro presente sul corpo della macchina; questo impedisce al flash di staccarsi accidentalmente dalla slitta. Il perno è a
molla per cui il flash può essere installato anche sulle slitte accessori prive dell’apposito foro d’inserimento.
La base in plastica delle unità flash esterne è molto robusta. E’ comunque sconsigliabile sollevare la fotocamera reggendola per l’unità flash, afferrate piuttosto il
corpo macchina.
I flash di produzione attuale (430/580) nella loro seconda versione hanno il piede in metallo e lo zoccolo impermeabilizzato (se accoppiato con fotocamere che a
loro volta garantiscano l’impermeabilizzazione)

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3.14 - L’effetto occhi rossi.

L’effetto occhi rossi, il male comune delle istantanee, si verifica quando la luce emessa dal flash si riflette sui vasi sanguigni che percorrono la retina dell’occhio
umano e ritorna alla fotocamera. Il risultato è l’ormai noto sguardo satanico che appare nella maggior parte delle foto scattate con le fotocamere compatte,
soprattutto in ambienti chiusi con luci soffuse, dove le pupille del soggetto tendono a dilatarsi per far entrare più luce. Il difetto non si verifica invece durante le
riprese diurne, dove la pupilla si contrae, riflettendo meno luce, e l’incidenza della luce flash su quella ambiente è inferiore.
Il problema è tanto più marcato quanto più elevata è la distanza dal soggetto, per cui diventa evidente nei primi piani scattati usando un teleobiettivo. Tanto
maggiore è la distanza dal soggetto quanto più dovete allontanare il flash dall’obiettivo per eliminare l’effetto occhi rossi. Questo perché l’angolazione tra le
distanze soggetto-flash e soggetto-obiettivo è d’importanza decisiva. Più piccolo è l’angolo (poiché vi trovate lontano dal soggetto o il flash è troppo vicino
all’obiettivo o entrambi i casi) maggiore è la possibilità che il fenomeno si presenti. Per questo, le unità flash integrate, collocate molto vicino all’obiettivo,
producono facilmente l’effetto occhi rossi.
E’ interessante osservare che un problema simile si presenta anche nella fotografia con il flash avente come soggetto gatti e cani. Negli occhi di questi animali è
presente una membrana riflettente, detta ‘tapetum’, che li aiuta nella visione notturna, e che riflette la luce del flash, conferendole una colorazione verde, gialla o
blu. La membrana spiega anche perché gli occhi di alcuni animali illuminati dai fari di notte appaiano come punti di luce brillante, cosa che non avviene con
l’occhio umano, privo di questo strato.
Esistono diversi sistemi per gestire il problema degli occhi rossi. Il primo, e anche il più efficace, è di allontanare il più possibile il flash dall’obiettivo e di puntarlo
lontano dal soggetto (luce indiretta). Come detto in precedenza, tanto più la torcia flash è vicina all’asse dell’obiettivo, quanto più marcato è l’effetto occhi rossi.
Staccando invece il flash dalla fotocamera e sollevandolo un poco si riesce a ridurre di molto il problema. Ecco perché molti fotoreporter tendono a montare il flash
su un supporto metallico esterno, attaccato alla fotocamera (supporto flash). Il flash indiretto, dal canto suo, elimina il problema per definizione.
Questo sistema, pur risolvendo il problema dell’effetto occhi rossi, ne fa sorgere un altro nel caso di riprese effettuate in condizioni di scarsa illuminazione. Quando
i livelli di luminosità sono bassi, la pupilla si dilata per far entrare più luce, allo stesso modo del diaframma di un obiettivo. Se si scatta una foto con il flash, l’iride
della persona non ha il tempo di reagire al lampo e la pupilla resta dilatata. Si ottiene così una foto in cui la persona appare con le pupille enormi, come se fosse
sotto l’effetto di una droga.
Un altro sistema per ridurre l’effetto occhi rossi (riducendo contemporaneamente il problema della dilatazione delle pupille) è di far guardare rapidamente al
soggetto una luce intensa prima di scattare la foto con il flash. Questo generalmente funziona, perché le pupille si contraggono a causa della luce intensa, riducendo
la quantità di luce riflessa dalla retina sulla fotocamera. Per questo motivo, molte fotocamere EOS integrano lampade di luce bianca che il fotografo può accendere
in base alle esigenze.
Su alcune fotocamere EOS la lampada di riduzione effetto occhi rossi è integrata nell’alloggiamento del flash e non può funzionare con le unità esterne. Su altre la
lampada in questione è installata più in basso sul corpo macchina e funziona con i flash esterni. Su altre ancora, la lampada non funziona con i flash esterni
nonostante sia installata sul corpo macchina. Comunque, l’uso delle lampade per la riduzione dell’effetto occhi rossi unitamente ai flash esterni non è così efficace,
dato che queste lampade tendono ad essere installate troppo in alto rispetto all’asse dell’obiettivo e sono spesso usate nel modo indiretto, diffondendo la luce su
un’area estesa. E se il soggetto è lontano, la lampada non serve a molto.
E’ per questa ragione che nessun flash esterno Speedlite è dotato di sistema di riduzione effetto occhi rossi. Questo sistema è tipico solo delle fotocamere
compatte e dei flash integrati.
L’aspetto negativo delle lampade di riduzione effetto occhi rossi è che le persone tendono ad assumere uno sguardo stupito dopo aver fissato per pochi secondi una
luce intensa. In pratica, fotografando con il flash integrato potete ottenere sguardi stupiti o satanici: scegliete voi!
Per le fotografie digitali oggi molti programmi di fotoritocco permettono di eliminare l’effetto tramite apposite funzioni, stando attenti pero’ a non eliminare il
riflesso sulla pupilla, che renderebbe lo sguardo innaturale.

3.15 - Problema di sincronizzazione sulla prima tendina.

Come spiegato nella sezione dedicata alla sincronizzazione x, l’otturatore delle fotocamere EOS Canon (e in genere di tutte le reflex) è dotato di due “tendine”
mobili. La prima apre l’otturatore e la seconda lo chiude.
Supponiamo di fotografare un oggetto fermo, utilizzando il flash e un tempo di otturazione lungo. Normalmente l’otturatore si apre, il flash scatta e dopo il tempo di
esposizione l’otturatore si chiude.
Supponiamo adesso di fotografare un oggetto in movimento. Questo oggetto è illuminato in modo da lasciare strie luminose sulla pellicola in corrispondenza dei
suoi movimenti. Se si scatta il flash immediatamente dopo l’apertura dell’otturatore, le strie luminose appariranno davanti all’oggetto. In pratica, sembrerà che esso
si stia muovendo all’indietro.

3.16 - Sincronizzazione sulla seconda tendina.

Per risolvere il problema di sincronizzazione sulla prima tendina, e fare in modo che sulla foto le strie luminose seguano l’oggetto in movimento anziché
precederlo, occorre scattare il flash immediatamente prima della chiusura dell’otturatore. Questa operazione si chiama sincronizzazione flash sulla seconda tendina,
dato che il flash scatta circa 1,5 millisecondi prima della chiusura della seconda tendina dell'otturatore. Si ottiene così una foto che esprime perfettamente il senso di
movimento, con strie luminose che seguono l’oggetto.
La Canon T90 con lo Speedlite 300TL è stata la prima coppia di fotocamera a supportare questa funzione.
L’inconveniente della sincronizzazione sulla seconda tendina è rappresentato dalla difficoltà di scattare una foto con tempi di otturazione molto lunghi. Con la
sincronizzazione sulla prima tendina, è possibile seguire il movimento dell’oggetto nel mirino e far scattare l’otturatore nel momento esatto. Ma con la
sincronizzazione sulla seconda tendina:

a) non si può vedere l’oggetto in movimento quando l’otturatore è aperto, poiché nelle reflex lo specchio si solleva ostruendolo

b) occorre prevedere in modo preciso se l’oggetto sarà ancora presente nell’inquadratura alla fine della fase di esposizione. Per questi due motivi, l’impostazione
predefinita nelle fotocamere EOS è la sincronizzazione sulla prima tendina.

Esiste un altro piccolo problema di cui tenere conto se si usa il flash E-TTL con la sincronizzazione sulla seconda tendina. Il preflash E-TTL viene emesso prima
dell’apertura dell’otturatore, quindi il lampo sarà visibile due volte quando si utilizzano tempi di otturazione lunghi (il preflash scatta sempre prima dell’apertura
dell’otturatore, ma il problema è dato dal fatto che con tempi di otturazione lunghi e sincronizzazione sulla seconda tendina, l’intervallo tra i due flash aumenta
rendendoli più visibili).
Questo intervallo tra il preflash e il lampo che illumina il soggetto non ha in genere effetti negativi, ma vi sono due casi in cui potrebbe creare dei problemi. Primo,
se il soggetto è in movimento la misurazione preflash non consentirà ovviamente di ottenere un’esposizione finale corretta (potrebbe essere necessario utilizzare il
FEL). Secondo, il preflash potrebbe confondere le persone; se queste si aspettano un solo flash, potrebbero pensare che la foto è stata scattata e allontanarsi dalla
fotocamera o guardare da un’altra parte.

3.17 - Teoria della temperatura del colore.

Questa sezione è molto dettagliata, per aiutarvi a comprendere le variazioni cromatiche in fotografia.

Leggete anche le discussioni relative ai filtri:

http:// http://www.canoniani.it/forum_forum.asp?forum=3&section=31&post=111761

ed ai filtri in gelatina:

http:// http://www.canoniani.it/forum_forum.asp?forum=3&section=31&post=193820

L’occhio umano (o meglio, il cervello) è estremamente adattabile. Se guardate un foglio di carta bianca in una stanza illuminata dall’alto da una lampada al
tungsteno, la carta apparirà bianca. Se portate lo stesso foglio di carta all’aperto e lo guardate alla luce del sole, apparirà sempre bianco. Ma la luce al tungsteno e
quella del sole sono molte diverse: la prima è di tonalità arancione mentre la seconda è blu.
Si tratta quindi di sorgenti luminose con temperature di colore diverse. La temperatura di colore indica il colore assunto da un teorico corpo nero riscaldato fino ad
una data temperatura, espressa in gradi Kelvin (la scala Kelvin è simile a quella Celsius ma utilizza lo zero assoluto, -273°C, come punto di partenza anziché la
temperatura di congelamento dell’acqua della scala celsius).
La terminologia di uso comune potrebbe creare dei problemi in questo contesto. Infatti, si dice normalmente che la luce rossa è “più calda” di quella blu. In termini
di temperatura del colore, invece, la luce diventa più blu man mano che la temperatura del colore aumenta. Si ricordi comunque che stiamo parlando di temperatura
del colore fotografico, la quale trattando solo la luce rossa e blu è una versione semplificata di quella utilizzata dai fisici.
Le normali lampade al tungsteno hanno una temperatura teorica di circa 3200 gradi Kelvin, mentre le lampade domestiche si aggirano intorno ai 2900°K (la loro
temperatura di colore si riduce con l’uso o se alimentate a basso voltaggio). Le lampade alogene al tungsteno (generalmente chiamate “alogene” sebbene presentino
dei filamenti al tungsteno come le normali lampade a incandescenza) e le lampade fotografiche raggiungono talvolta i 3400°K. La luce prodotta dalla fiamma di una
candela ha una temperatura piuttosto bassa, intorno ai 1400-2000°K. La luce diurna ha una temperatura colore compresa tra 5000°K e 6000°K (5500°K per il sole
di mezzogiorno). Naturalmente, questi valori possono variare. Così come le normali lampadine subiscono un calo di temperatura del colore, anche il colore della
luce diurna varia in funzione dell’ora e delle condizioni atmosferiche. Infatti, la luce naturale può oscillare tra i 2000°K all’alba e i 20.000°K di sera. La luce solare
dispersa dall’atmosfera è di colore blu intenso.
Normalmente, il cervello umano compensa automaticamente queste differenze di temperatura del colore. Una delle rare volte in cui esse diventano realmente visibili
è quando si incontrano entrambi i tipi di luce, come ad esempio al crepuscolo. Se si guardano dall’esterno le finestre di un edificio si vedrà che la luce al tungsteno
prodotta da una lampada domestica appare giallo-arancio, mentre il cielo è blu.

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a) Temperatura del colore e pellicola a colori.

La temperatura del colore rappresenta un problema pratico per la fotografia a colori, dato la pellicola registra la luce così come la vede, e non riesce ad interpretarla
né a adattarsi automaticamente ad essa. Occorre quindi che la pellicola sia formulata in modo da interpretare una certa temperatura di colore come bianco.
Questo è ciò che si intende per pellicola “diurna” e pellicola “al tungsteno”: sono tipi di pellicole progettate per interpretare la luce diurna e quella delle normali
lampadine al tungsteno come bianca, rispettivamente. L’uso di una pellicola sbagliata produce variazioni cromatiche anomale. Se si utilizza una pellicola diurna per
scattare delle foto in una stanza illuminata da una lampada al tungsteno, i colori tenderanno all’arancio mentre scattando una foto in una stanza illuminata dalla luce
naturale, utilizzando una pellicola al tungsteno, i colori tenderanno al blu. Per cui è importante adottare la pellicola in funzione delle condizioni d’illuminazione. I
professionisti che hanno l’esigenza di ottenere colori precisi acquistano costosi colorimetri per misurare la temperatura del colore di una scena.
Le variazioni cromatiche si verificano anche con tipi di illuminazione diversi dalle lampadine al tungsteno. Altre forme di luce artificiale producono, infatti, strani
colori sulle pellicole diurne. Molte lampade a fluorescenza tendono a creare una colorazione verdastra, a meno che sull’obiettivo non venga montato uno speciale
filtro magenta. Esistono comunque delle differenze significative tra le varie marche di lampada (vi sono anche delle lampadine a fluorescenza appositamente
studiate per evitare questo problema). Le lampade al mercurio e al sodio utilizzate per l’illuminazione industriale producono variazioni di colore imprevedibili in
base alla formulazione della lampadina usata.
Il termine “temperatura di colore” non si applica tecnicamente alle lampade a fluorescenza e ad alta pressione. Per praticità, i produttori forniscono i valori della
temperatura di colore equivalente. Infine, la temperatura di colore diurna varia nel corso della giornata e in base alle condizioni meteorologiche. Una serata nevosa
può essere molto blu e un’alba polverosa molto arancione.

b) Temperatura del colore e fotocamere digitali.

La fotografia digitale mostra vantaggi significativi nel campo della temperatura di colore rispetto alla fotografia tradizionale. Molte fotocamere digitali consentono
di impostare il bilanciamento del bianco (il presunto punto bianco) del soggetto, sfruttando il bilanciamento automatico del bianco o impostazioni predefinite per le
riprese in normali condizioni di illuminazione. Questo tipo di regolazione è impossibile con la fotografia tradizionale su pellicola, poiché il bilanciamento della
temperatura di colore è insito nell’emulsione chimica della pellicola e non può essere modificato successivamente. Tutto ciò che si può fare è applicare dei filtri
davanti all’obiettivo per eliminare alcune lunghezze d’onda della luce, adottare degli espedienti durante la stampa in camera oscura, oppure acquisire le foto e
modificarle a computer.

c) Temperatura del colore e fotografia con il flash.

Poiché la maggior parte delle fotografie vengono scattate alla luce del sole, molte pellicole sono bilanciate per la luce diurna. Fino a poco tempo fa, infatti, le
pellicole al tungsteno erano disponibili solo in formato diapositiva/lucido (ne esistevano due tipi: il tipo A, più raro, e il più comune tipo B, con temperature di
colore leggermente diverse 3400°K e 3200°K rispettivamente). Per questo stesso motivo, anche le unità flash hanno lampade progettate per produrre una luce di
temperatura pari a quella della piena luce solare. Tuttavia, dato che la luce naturale è più blu di quella al tungsteno, la luce prodotta dal flash risulta blu rispetto alla
luce giallo-arancione prodotta da una lampada al tungsteno.
Questa differenza di temperatura di colore si fa notare particolarmente nella fotografia con sincronizzazione tempi lunghi. Se si scatta una foto in interni con il
flash, la sincronizzazione tempi lunghi e una pellicola diurna, si ottiene un soggetto di colore normale circondato da un alone giallo-arancio. Questo è dovuto al
fatto che mentre il soggetto è illuminato dal flash, la sfocatura che appare nell’immagine a causa del movimento colto dai tempi di otturazione lunghi è illuminata
dalla luce al tungsteno.
E’ anche possibile sfruttare queste differenze di temperatura del colore per ottenere effetti particolari. Ad esempio, scattando una foto con flash e pellicola al
tungsteno si ottengono immagini tinte di blu. Oppure si potrebbe scattare una foto in esterni con pellicola al tungsteno e filtro di compensazione arancio sulla testa
del flash. Si otterrà una foto con soggetto di colore normale e sfondo blu.

d) Filtri colore.

Esistono filtri specifici che consentono di convertire la temperatura del colore durante lo scatto. Il tipo di filtro varia in funzione dell’effetto che si desidera ottenere.
Si potrebbe ad esempio voler bilanciare la luce di un’unità flash in funzione della luce ambiente. Oppure creare deliberatamente due tipi di illuminazione di colore
diverso per ottenere effetti creativi.
L’installazione dei filtri può variare. Ad esempio, per influire sull’intera scena si può installare il filtro sull’obiettivo. Per influenzare solo l’emissione luminosa di
una data lampada si può acquistare un filtro gelatina e installarlo sulla lampada in questione. Oppure si potrebbe applicare un filtro o un diffusore colorato sulla testa
del flash per modificare solo la luce da esso prodotta.
Questo tipo di conversione della temperatura del colore opera in entrambi i sensi. Se si desidera passare da una luce giallo-arancio (tungsteno) ad una luce blu
(diurna), occorre applicare un filtro raffreddante. Viceversa, si utilizza un filtro riscaldante. Naturalmente, i filtri raffreddanti sono blu mentre gli altri sono arancio-
ambra (i filtri giallo-arancio sono spesso detti “paglia”).

e) Limiti dei filtri.

E’ importante ricordare che i filtri non possono modificare i colori dello spettro cromatico, ma solo impedire il passaggio di determinate lunghezze d’onda di luce
(da qui il loro nome). Per definizione, i filtri correttivi riducono la quantità di luce che penetra nell’obiettivo.
I filtri possono modificare il colore della luce bianca poiché questa è composta da tutti i colori dello spettro cromatico, come scoprì Newton con i suoi famosi
esperimenti del prisma. Ma se si scatta una foto in un ambiente illuminato da una luce rossa, non è sufficiente montare un filtro per ottenere un colore diverso. I
filtri non sono, infatti, in grado di aggiungere luce di qualsiasi lunghezza d’onda né di modificare la lunghezza d’onda della luce entrante.
Per questo motivo, è difficile eseguire riprese in ambienti illuminati da lampade al sodio o ai vapori di mercurio. Queste lampade producono una luce giallo-arancio
composta da bande cromatiche molto vicine tra loro. Non è possibile modificarla applicando un filtro sull’obiettivo, dato che eliminando la luce gialla non restano
molti altri colori.

f) Mired.

La temperatura del colore della luce è generalmente misurata in gradi Kelvin. Ma un’altra misura spesso utilizzata in fotografia è il Mired, acronimo di “micro
reciprocal degrees”. Il valore mired per una temperatura di colore si ottiene semplicemente dividendo 1 milione per la temperatura in questione. Così, per esempio,
5500°K corrispondono a 182 mired, dato che

1.000.000 / 5.500 = 182

I valori mired sono comunemente usati per convertire la luce da una temperatura di colore ad un’altra, usando un filtro di conversione. Ad esempio, supponiamo di
voler scattare una foto con il flash elettronico, utilizzando però una pellicola al tungsteno. Abbiamo bisogno di applicare un filtro gelatina colorato sulla testa del
flash. Il problema è: quale tipo di filtro usare?
Supponiamo che la luce emessa dal flash sia di 5500°K, mentre la pellicola al tungsteno richiede una luce di 3200°K. I due valori corrispondono a 182 e 312 mired,
rispettivamente, per cui la differenza è pari a +130 mired (un valore positivo corrisponde ad un filtro riscaldante, uno negativo ad un filtro raffreddante).
Quindi consultiamo un catalogo dei filtri gelatina e vediamo quale filtro si avvicina ad una compensazione di +130 mired: in questo caso è un filtro Wratten 85B.
Se poi si utilizza una pellicola per diapositive, si può optare per un filtro che garantisca una compensazione maggiore verso le temperature più calde, a meno che
non si desideri ottenere deliberatamente una foto con colori tendenti al blu. Tutto questo ovviamente partendo dal presupposto che l’unità flash abbia una
temperatura di colore pari a 5500°K, mentre in realtà potrebbe essere leggermente più alta.
Naturalmente, molti produttori di filtri specificano la gamma di conversione della temperatura di colore, per consentire all’utente di effettuare la conversione da
tungsteno a diurna senza dover eseguire il calcolo in mired. Ma i mired sono comunque utili per conversioni più complesse, che coinvolgono l’uso di più filtri.

g) filtri Wratten.

Molte società produttrici di filtri adottano la numerazione Wratten per descrivere i loro prodotti per la conversione del colore. Frederick Wratten era un inventore
inglese che, un secolo fa, sviluppò una serie di filtri colore numerati arbitrariamente. La sua ditta fu acquistata da Kodak nel 1912.

E’ importante tenere conto che l’applicazione di filtri correttivi comporta una modifica dell’esposizione.

Questa è una tabella dei filtri wratten da usare per le conversioni cromatiche:

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EXIF

Esistono anche dei filtri più precisi e di uso più diffuso, quali i filtri riscaldanti 81 e quelli raffreddanti 82. Questi non sono utilizzati per la conversione del colore
ma per altre applicazioni, quali la riduzione delle variazioni cromatiche. Ad esempio, un 81B è utile per ridurre la colorazione blu delle foto scattate in ombra con
pellicola diurna.
I produttori tedeschi usano un loro sistema in cui KB indica il filtro raffreddante (blu) mentre KR quello riscaldante (arancio).

3.18 - Voltaggio del circuito di innesco.

Le vecchie unità flash, sia montate su slitta accessori sia per studi fotografici, utilizzavano voltaggi piuttosto elevati tra la fotocamera e il flash (da 25 a 250 volt).
Questo perché le unità flash venivano fatte scattare da semplici contatti elettrici.
Le fotocamere moderne, invece, utilizzano circuiti elettronici anziché elettrici, consentendo una maggiore flessibilità e dando spazio alla digitalizzazione. Questi
circuiti non sono però in grado di sopportare voltaggi di innesco elevati (oltre i 6 volt, nel caso delle fotocamere EOS, come dichiarato da Canon).
Il limite di 6 volt non si applica necessariamente alle prese PC. Canon ha dichiarato che la sua fotocamera digitale 1D, ad esempio, è in grado di sopportare voltaggi
d’innesco fino a 250 volt quando le unità flash vengono azionate da presa PC. Il limite si applica solo alla slitta accessori della fotocamera. Sfortunatamente Canon
non ha dichiarato il voltaggio supportato da ciascuna fotocamera dotata di presa PC, per cui in mancanza di queste informazioni è consigliabile un atteggiamento
prudente.
In ogni caso, se desiderate collegare un vecchio flash alla slitta accessori della vostra EOS, accertatevi che il suo voltaggio di innesco non superi i 6 volt. Potete
misurarlo con un voltmetro. Sono comunque disponibili vari accessori, quale la slitta Wein Safe-Sync HS, che proteggono la fotocamera dagli alti voltaggi. Ancora
più sicuri sono gli inneschi ottici, perché non implicano alcun collegamento fisico tra la fotocamera e l’unità flash.
Il danno causato alla fotocamera dall’uso di accessori con voltaggi elevati può essere leggero ma continuo; montare il flash e verificare che funzioni non garantisce
che l’alto voltaggio non stia lentamente danneggiando il circuito flash della macchina, corrodendo i connettori e causando la rottura dei componenti interni
(naturalmente, Canon ha voluto essere molto previdente imponendo un limite di 6 volt, per cui potete usare un’unità flash leggermente più potente senza correre
alcun rischio). L’alimentazione usata dal flash è irrilevante, in quanto non ha nulla a che vedere con il voltaggio d’innesco. Molte unità flash, ad esempio, possono
utilizzare batterie molto potenti ma hanno comunque voltaggi di innesco bassi. Altri flash portatili alimentati a batteria possono invece richiedere un’alimentazione
di 6 volt ma avere un voltaggio di innesco molto elevato.
Un altro problema è che alcuni vecchi modelli di flash hanno una polarità invertita. Le slitte accessori di tutte le fotocamere EOS prevedono una massa negativa ed
un contatto centrale positivo, sebbene alcuni modelli professionali dispongano di connettori PC in grado di rilevare la polarità e di funzionare con entrambi i tipi di
unità flash. Infine, alcune unità flash hanno slitte accessori in metallo. Questo potrebbe mandare inavvertitamente in cortocircuito uno dei quattro piccoli contatti
dati presenti sulle fotocamere EOS. Se possedete una fotocamera di questo tipo, dovreste coprire i contatti con del nastro isolante o usare un adattatore PC in modo
da non collegare il flash direttamente alla macchina fotografica. Lo stesso vale quando il flash è dotato di un contatto centrale molto grande. Le fotocamere EOS
prevedono contatti centrali della slitta accessori molto piccoli, sotto i quali si trovano quattro piccolissimi contatti per i dati. Se il contatto della slitta accessori del
flash è tanto grande da cortocircuitare uno dei contatti, la fotocamera potrebbe danneggiarsi.

In questa pagina potete trovare una lista di flash di altre marche e dei relativi voltaggi di innesco:

http://www.botzilla.com/photo/strobeVolts.html

3.19 - Flash slave.

I flash slave sono semplicemente delle unità flash indipendenti che rispondono a unità di comando esterne di vario tipo. Sono frequentemente utilizzati negli studi
fotografici. Una configurazione tipo potrebbe essere quella che prevede l’uso di flash multipli: un flash per illuminare il soggetto e un altro o altri due per illuminare
lo sfondo.
Molti flash slave sono attivati dalla luce: si tratta degli slave ottici. Questi sono dotati di piccoli sensori integrati o applicati esternamente che rilevano gli impulsi
luminosi inviati da un’altra unità flash e fanno scattare immediatamente il lampo. Data la loro velocità di risposta, l’intervallo che intercorre tra lo scatto del flash
principale e lo spegnimento di quello slave non influisce sull’esposizione della foto.
Dato che i sensori rilevano il lampo flash, si usa un’unità flash come unità principale d’innesco (in genere, il flash integrato nella fotocamera o un flash esterno
collegato alla slitta accessori o al connettore PC della fotocamera). E’ possibile impostare il flash d’innesco in modo che emetta un lampo di bassa intensità, così da
non influire sulla scena. Gli slave ottici sono infatti sufficientemente sensibili da rilevarlo. Gli slave sono anche sensibili alla luce a infrarossi, per cui è possibile
applicare un filtro gelatina a infrarossi sull’unità flash interna. Questo consente di far scattare le unità flash con un lampo di luce invisibile all’occhio umano e a
molti tipi di pellicola.
Tuttavia la misurazione flash E-TTL Canon pone un problema nell’uso degli slave ottici, dato che i tipi analogici standard potrebbero venire attivati dal
preflash invece che dal flash vero e proprio.
E dato che il flash slave richiede un certo tempo per ricaricarsi, potrebbe non essere pronto per scattare in risposta al flash reale. La soluzione generalmente adottata
è di selezionare la misurazione TTL. Questo può però sollevare due problemi. Per ulteriori informazioni, consultate la sezione sulla disattivazione del modo E-TTL.
L’altra possibilità è di usare il modo FEL per attivare gli slave una volta, quindi attendere che si ricarichino e scattare la foto (oppure usare il FEL per attivare gli
slave, usare subito di nuovo il FEL, prima che l’unità si ricarichi, per impostare la giusta esposizione flash e quindi scattare la foto). Questo potrebbe però risultare
piuttosto scomodo.
Gli slave ottici standard pongono problemi anche se utilizzati al di fuori degli studi fotografici. Durante un matrimonio, ad esempio, lo scatto di un flash qualsiasi
potrebbe attivarli. Situazioni come questa richiedono l’uso di costosi sistemi radiocomandati senza fili o, qualora gli slave a batteria dispongano di energia
sufficiente per le esigenze di ripresa, sistemi E-TTL senza cavi Canon. Un’alternativa è la nuova generazione di slave ottici, quali i prodotti Wein Digital Smart
Slave, che sono in grado di distinguere il preflash dal flash vero e proprio, e di rispondere solo a quest’ultimo.
Un problema significativo della fotografia con più flash slave (almeno, di quella che non si affida al sistema di misurazione automatizzato E-TTL senza cavi
Canon) è rappresentato dalla difficoltà di prevedere il risultato finale senza dover ricorrere ad una serie di test e disporre di un’adeguata esperienza. Generalmente,
occorre impostare manualmente la potenza di ogni unità flash. Infatti, a meno che non stiate effettuando le riprese in condizioni di illuminazione che già ben
conoscete e non stiate utilizzando una configurazione semplice composta da uno o due flash e un esposimetro, direi che sarebbe consigliabile portare con sé una
Polaroid o una fotocamera digitale in modo da verificare il risultato dello scatto prima di procedere con la fotocamera tradizionale. Il digitale è la soluzione ideale,
dato che potete scattare decine di foto di prova senza alcuna spesa e determinare esattamente come le varie unità flash illuminano la scena, dove cadono le ombre,
ecc.

Alcuni utenti hanno riferito problemi con piccole unità slave ottiche che non sono in grado di attivare gli Speedlite Canon più di una volta consecutivamente: è
necessario spegnere e riaccendere il flash tra uno scatto e l’altro.
Infine, la documentazione Canon riporta che per i flash utilizzati negli studi fotografici è richiesta una velocità di sincronizzazione di 1/60 o 1/125 di secondo.

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Esistono due motivi per cui vengono suggerite velocità così basse, anche se la fotocamera è in grado di supportare unità flash Speedlite portatili TTL con
sincronizzazione più elevata. Primo, molti vecchi modelli di unità flash professionali da studio richiedono del tempo per raggiungere la piena luminosità
o causano leggere variazioni cromatiche in base alla durata del lampo. Secondo, il ritardo nell’innesco (il tempo che intercorre tra l’attivazione del flash da parte
della fotocamera e lo scatto effettivo del lampo flash) con le unità professionali slave è spesso superiore a quello delle unità flash TTL.
Per questi motivi, è consigliabile eseguire una serie di prove con una nuova configurazione di unità slave a diverse velocità di otturazione per calcolare la velocità
massima consentita. Questo soprattutto con le unità slave ottiche e telecomandate o quelle più datate.
Canon vende una serie di unità flash che possono essere utilizzate come unità slave in una configurazione E-TTL senza cavi (vedere la sezione dedicata alla
funzione E-TTL senza cavi per i dettagli).

3.20 - Esposimetri.

I normali esposimetri non sono in grado di misurare con precisione millimetrica l’intensità luminosa di un’unità flash. Per una misurazione precisa occorre adottare
uno strumento specifico, sebbene molti dispositivi possano misurare la luce sia flash sia ambiente.
Questi strumenti sono utili negli studi fotografici, dove si utilizzano unità flash prive di funzioni TTL o E-TTL, come nel caso di una grande unità flash da studio
che illumina il soggetto diffondendo la luce tramite un ombrello flash. Si può utilizzare l’esposimetro manuale per calcolare con precisione la potenza flash
necessaria per ottenere una corretta esposizione del soggetto.
Dato che questo documento tratta principalmente dei flash TTL, gli esposimetri non vengono descritti nel dettaglio.
Sostanzialmente l'uso di un esposimetro flash è molto semplice: si lavora ovviamente per luce incidente quindi l'esposimetro va collocato accanto al soggetto e dopo
avere posizionato i flash per ottenere l'effetto desiderato si effettua la misura.
L'esposimetro fornirà il diaframma da utilizzare in base alla sensibilità della pellicola impostata; il tempo solitamente dipende dalla taratura dell'esposimetro,
tipicamente 1/125; correzioni al diaframma dovranno essere apportate utilizzando tempi diversi da quello standard di taratura.
Alcuni esposimetri del passato quale ad esempio il Sixtron Electronic 2 della Gossen sono tutt'ora validissimi e si possono trovare sul mercato dell'usato a prezzi
interessanti.

PARTE QUARTA - GUIDA DI RIFERIMENTO PER LE CARATTERISTICHE DEI FLASH

Di seguito sono elencate alcune caratteristiche delle varie unità flash Speedlite EOS Canon. Non tutti i flash sono dotati di tutte queste caratteristiche, e alcune
funzioni sono operative solo quando il flash è montato su determinate fotocamere.
La presente lista potrebbe non essere aggiornata esattamente all’ultimo modello.

4.1 - Flash indiretto: rotazione e inclinazione.

Molte unità flash esterne Canon sono in grado di inclinare, oppure di inclinare e ruotare, la testa del flash indipendentemente dal suo corpo. Il 430EX, ad esempio,
consente di inclinare la testa da 0° (perfettamente diritta) a 90°. La rotazione verso sinistra va da 0° a 180° -la testa si trova rivolta all’indietro! La rotazione verso
destra va solo da 0° a 90°. La testa scatta nelle varie posizioni e resta puntata in avanti grazie ad un fermo a molla.
L’inclinazione e la rotazione consentono di far rimbalzare la luce dell’unità flash su pareti, soffitti, superfici riflettenti, ecc., per ammorbidirla. La luce flash diretta
tende, infatti, ad essere piuttosto dura, poiché proviene da un’area relativamente piccola. Questa luce produce risultati insoddisfacenti, per i motivi sottolineati nella
sezione qualità della luce.
Il flash indiretto ammorbidisce gradevolmente la luce, ma presenta anche degli svantaggi. Prima di tutto, è ovviamente impossibile utilizzarlo nelle riprese in
esterni, a meno che non si disponga di un riflettore o di una superficie riflettente. E’ quindi più utile per le riprese in interni, anche se vi possono essere altri
inconvenienti, rappresentanti dalla presenza di superfici troppo scure, soffitti troppo alti o superfici colorate che possono tingere la luce emessa dal flash, causando
indesiderate variazioni cromatiche. Se il flash indiretto viene poi rivolto verso il soffitto, sotto gli occhi e il naso del soggetto possono apparire delle ombre (alcuni
fotografi applicano un cartoncino sul retro delle teste flash rivolte verticalmente, in modo da dirigere in avanti una piccola quantità di luce e minimizzare il
problema, oppure il pannello bianco estraibile in dotazione ai flash 580EX). Infine, con il flash indiretto la quantità di luce che colpisce il soggetto si riduce,
dimezzando quasi la portata dell’unità flash. Per questo motivo è consigliabile utilizzare pellicole più sensibili o aperture più elevate.
Anche le unità flash di fascia bassa che non ruotano e non si inclinano possono essere utilizzate per il flash indiretto; è sufficiente applicare un Cavo slitta accessori
OC-2/OC-3 e si potrà puntare l’unità flash nella direzione desiderata.

E’ più difficile utilizzare il flash indiretto in modalità flash manuale. E’ possibile farlo, ma occorre effettuare manualmente i calcoli flash, come descritto nella
sezione dedicata al flash manuale.

Unità flash che non si inclinano né ruotano:


Speedlite 160E, 200E, 220EX, 300EZ, ML-3, MR-14EX

Unità flash che si inclinano:


Speedlite 380EX.

Unità flash che si inclinano e ruotano:


Speedlite 300TL, 420EZ, 430EZ, 540EZ, 420EX, 550EX, 480EG., 430EX, 580EX

Unità flash che si inclinano verso il basso per le riprese macro:


Speedlite 540EZ, 550EX., 580EX.

L’unità flash macro MT-24EX è dotata di supporti che possono essere regolati in modo autonomo, con teste staccabili. L’unità non è quindi fissa, ma non ruota né
si inclina come fanno gli altri Speedlite. Essendo un flash macro non è destinato ad illuminare la scena con la luce indiretta, sebbene possa essere utilizzato per i
piccoli spazi.

4.2 - Teste flash zoom (motorizzate)

Le unità flash esterne di fascia medio-alta integrano dei piccoli motori che allontanano o avvicinano la lampada flash al diffusore in plastica trasparente, posto sul
lato anteriore. Questo consente di modificare l’area di copertura della luce emessa dal flash: tanto più la lampada è vicina allo schermo quanto più ampio è l’angolo
di copertura e viceversa. Questo consente, inoltre, di concentrare l’intensità luminosa del flash per coprire grandi distanze e usarla in modo più efficiente (la luce
non viene sprecata illuminando aree non coperte dagli obiettivi con lunghezze focali più elevate).
In genere, il motore zoom copre la stessa area degli obiettivi 24 – 80mm o 24 – 105mm, con una serie di stop fissi che corrispondono alle principali lunghezze focali
delle ottiche, quali 24-28-35-50-70-80-105mm (non è supportato lo zoom continuo fino a lunghezze focali arbitrarie). E’ importante ricordare che il limite superiore
di un’unità flash zoom non impedisce di usare il flash con obiettivi più lunghi. Significa semplicemente che lo zoom non può concentrare la sua luce oltre un dato
punto per garantire una copertura efficiente di un’area più ristretta, a meno che non si adotti una prolunga flash opzionale (se prevista).
Non si può dire la stessa cosa con i grandangolari. Se, ad esempio, si usa un’unità flash con copertura 24mm unitamente ad un obiettivo grandangolare da 17mm, si
otterrà una vignettatura (oscuramento dei bordi), dato che il flash non sarà in grado di illuminare l’intera area coperta dall’ottica.
Alcuni vecchi flash zoom sono dotati di controlli manuali che si sostituiscono a quelli automatici, semplicemente premendo un pulsante. Quelli attuali sono solo
automatici e si impostano automaticamente in funzione della lunghezza focale dell’obiettivo, nel momento in cui si preme a metà il pulsante di scatto. Le unità flash
Canon utilizzano in genere l’impostazione predefinita di 50mm in modalità indiretta e di 35mm quando sulla macchina è montato un obiettivo non appartenente alla
serie EF.
Per qualche stano motivo, le fotocamere che dispongono di un’area immagine inferiore a quella delle macchine fotografiche tradizionali (fotocamere APS e molte
EOS digitali) non compensano questo fattore. Per cui, quando si scatta una foto usando il flash zoom con questo tipo di macchine, si ha uno spreco di luce dato che
vengono illuminate anche le aree esterne ai bordi dell’immagine. Non è un grosso problema, ma sembra strano che non sia stata prevista alcuna compensazione.
Probabilmente Canon temeva che questo potesse generare qualche confusione, dato che l’attivazione di un obiettivo zoom su un corpo macchina come questo
avrebbe portato la testa flash a zoomare su una lunghezza focale diversa da quella visualizzata sul suo schermo LCD.
La testa flash seleziona un’impostazione zoom che è inferiore o uguale a quella della lunghezza focale dell’ottica utilizzata. Per cui se si monta un obiettivo da
100mm e l’unità flash può zoomare a 80mm o 105mm, allora essa si imposterà automaticamente su 80mm. Il cono di luce non viene ulteriormente ridotto
zoomando a 105mm, poiché si correrebbe il rischio di scurire i bordi della foto.
Le unità senza cavi con testa zoom (420EX, 430EX, 550EX, 580EX) impostano lo zoom a 24mm in modalità slave senza cavi. Il 420/430EX è privo di controlli
zoom manuali e scatta sempre a 24mm. Invece, i controlli zoom manuali del 550/580EX consentono di posizionare le unità slave sulla scena, ignorare
l’impostazione zoom predefinita e regolare gli angoli di copertura per ciascuna unità, in modo autonomo. Anche se la loro applicazione in contesti diversi da quelli
del controllo senza cavi non è molto diffusa, essi consentono di creare una specie di effetto vignettatura riducendo la copertura del flash ad un valore inferiore a
quello richiesto dalla lunghezza focale dell’obiettivo (un uso intenzionale del problema discusso prima).
Si possono inoltre usare i controlli manuali per regolare l’impostazione zoom in modo da lavorare con gli obiettivi manuali che non trasmettono le informazioni
sulla lunghezza focale alla fotocamera. Tutte le unità flash Canon il cui nome termina con Z, quale il 540EZ, sono dotate di motori flash zoom. Gli Speedlite Z non
sono comunque gli unici a disporre di questa funzione, presente anche in alcuni flash E-TTL più recenti, quali il 420/430EX e il 550/580EX.
Due fotocamere EOS, la EOS 100 e la EOS 5, integrano il flash interno con motori zoom a tre posizioni. Questo spiega perché il flash integrato della Elan/100 ha
un numero guida massimo di 17 a 80mm. Quando lo zoom del flash non è attivato, il numero guida è 12. Canon non ha riproposto questa funzione in altri modelli
successivi, forse perché il costo e l’ingombro del meccanismo zoom superavano i vantaggi offerti dall’innalzamento del numero guida.
I maggiori svantaggi di un flash zoom sono rappresentati dall’elevata rumorosità del motore zoom durante la regolazione degli angoli di copertura e dalle dimensioni

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della testa del flash, che devono essere tali da poter accogliere il motore.
Unità flash con testa zoom motorizzata:
300EZ, 420EZ, 430EZ, 540EZ, 380EX, 420EX, 550EX, 430EX, 580EX

4.3 - Copertura della testa flash: Unità flash.

Unità flash con copertura fissa 28mm (senza motore zoom):


Speedlite 220EX.

Unità flash con copertura fissa 35mm (senza motore zoom):


Speedlite 160E, 200E*, 480EG**.

Unità flash macro (senza motore zoom):


Speedlite ML-3, MR-14EX, MT-24EX.

Unità flash con testa zoom 24-85mm regolabile manualmente su quattro posizioni (24-35-50-85mm):
Speedlite 300TL.

Unità flash 28-70mm con copertura zoom solo automatica su quattro posizioni (28-35-50-70mm):
Speedlite 300EZ.

Unità flash con copertura zoom 24-80mm automatica su sei posizioni (24-28-35-50-70-80mm) e possibilità di regolazione manuale:
Speedlite 420EZ, 430EZ.

Unità flash con copertura zoom 24-105mm solo automatica su sei posizioni (24-28-35-50-70-105mm), senza regolazione manuale:
Speedlite 380EX, 420EX, 430EX.

Unità flash con copertura zoom 24-105mm automatica su sette posizioni (24-28-35-50-70-80-105mm) e possibilità di regolazione manuale:
Speedlite 540EZ, 550EX, 580EX

* La portata del 200E può essere aumentata utilizzando un adattatore opzionale (Adattatore grandangolare 200E) che ne amplia la copertura da 35mm a 28mm.

** Il 480EG è fornito di serie di due lenti utilizzabili per modificarne la copertura predefinita di 35mm. Il Wide Panel 480EG-20 porta la copertura a 20mm e il
Tele Panel 480EG-135 a 135mm.

4.4 - Fotocamere.

Fotocamere con flash interno dotato di copertura fissa 35mm e numero guida 12:
EOS 750 (la prima fotocamera EOS a prevedere un flash interno), 700, 10s, 1000F, EOS 888.

Fotocamere con flash interno dotato di copertura fissa 35mm e numero guida 14:
EOS 1000FN*.

Fotocamere con flash interno dotato di copertura fissa 28mm e numero guida 12:
EOS 500/300/300V/500N/3000/3000N

Fotocamere con flash interno dotato di copertura fissa 28mm e numero guida 13:
EOS 50/55/30/33/30V

Fotocamere con flash interno zoom 28-80mm dotato di copertura solo automatica su tre posizioni (28-50-80mm) e numero guida 12, o da 13 a 17:
EOS 100 /5

Fotocamere con flash interno dotato di copertura fissa 18mm** e numero guida 12:
EOS D30/D60.

Fotocamera con flash interno dotato di copertura fissa 18mm** e numero guida 13:
EOS 10D.

Fotocamera con flash interno dotato di copertura fissa 18mm** e numero guida 13, fascia alta:
EOS300D.

Fotocamere senza flash interno:


EOS 650/620/850/600/630/1/RT /1000/1000N/1N/1NRS/3/5D/1V/1D/1Ds mark I/II/III/1D mark I/II/III

* Sembra strano che questa particolare fotocamera di fascia bassa abbia un numero guida più alto di tutte le altre fotocamere EOS dotate di flash integrato, ma
questo è quello che dichiara il museo delle fotocamere Canon.
** Queste aree di copertura dipendono dalle dimensioni dell’area immagine: pellicola APS per le fotocamere IX e sensore per le fotocamere digitali D30, D60 e
10D. La loro area immagine è inferiore a quella delle fotocamere tradizionali. Ad esempio, le fotocamere digitali avrebbero una copertura di 28mm se utilizzassero
la pellicola 35mm.

4.5 - Luce AF ausiliaria.

Le fotocamere che utilizzano sistemi di autofocus passivi (ossia tutte le EOS, ad eccezione della EF-M dotata di messa a fuoco manuale) hanno difficoltà a mettere
a fuoco in assenza di luce, dato che basano questa funzione sul contrasto tra zone chiare e scure. Per questo motivo molte fotocamere EOS integrano una luce che
si accende automaticamente in condizioni di scarsa illuminazione per aiutare il sistema autofocus a funzionare.
Su alcune macchine fotografiche si tratta di una discreta luce rossa emessa da un LED dello stesso colore (diodo a emissione luminosa), su altre è una fastidiosa
luce bianca incandescente e su altre ancora è un lampo emesso dal flash incorporato (per l’elenco di queste fotocamere, vedere la sezione seguente).
Tutte le unità flash Speedlite Canon progettate per le fotocamere EOS sono dotate di luci AF ausiliarie rosse. Si tratta di pannelli rossi installati sul lato anteriore
dell’unità, che utilizzano uno o due LED molto luminosi per proiettare cerchi di luce rossa a strisce nere, così da fornire alla macchina fotografica un modello ad
alto contrasto su cui mettere a fuoco. Il rosso è stato scelto sia perché i LED ad emissione luminosa rossa sono i più diffusi, sia perché la luce di questo colore non
fa dilatare le pupille come la luce bianca. La luce rossa viene talvolta descritta come “quasi a infrarossi”, sebbene sia perfettamente visibile.
E’ importante ricordare che la luce AF ausiliaria funziona solo se la fotocamera è impostata in modalità One-shot; non si attiva in modalità AI Servo o in qualsiasi
modo AE che utilizza l’AI Servo, quale il modo Sport. Questo perché in modalità AI Servo, la macchina fotografica corregge continuamente la messa a fuoco per
seguire il movimento del soggetto.
Inoltre, se si utilizza una macchina con più punti di messa a fuoco e la luce AF ausiliaria dell’unità flash non si accende in condizioni di scarsa illuminazione, è
perché la luce AF sul flash utilizzato non è in grado di coprire il punto di messa a fuoco attivo (decentrato). Molte unità flash utilizzano luci AF ausiliarie che
illuminano solo l’area intorno al punto centrale. In questo caso, per farle funzionare occorre selezionare la messa a fuoco sul punto centrale. Nella prossima sezione
vengono menzionate due eccezioni: la EOS 5 e la EOS 10s.
La portata delle luci AF varia in funzione sia dei punti di messa a fuoco attivi sia del tipo di flash. Ad esempio, il 430EZ è stato lanciato quando tutte le fotocamere
Canon disponevano di un unico punto di messa a fuoco, per cui la sua luce AF ausiliaria non è in grado di coprire tutti i punti di messa a fuoco previsti, ad
esempio, dalla Elan/EOS 30. Il 420EX, invece, è dotato di una luce AF che copre tutti i 7 punti usati dalle fotocamere più recenti. Di seguito viene fornito l’elenco
completo.
La distanza massima coperta dalla luce AF ausiliaria tra il flash e il soggetto varia da unità a unità, ma si aggira in genere intorno ai 5-10 metri. Le unità flash che
coprono più di un punto di messa a fuoco prevedono luci AF di portata inferiore per i punti più esterni. I flash MR-14EX e MT-24EX utilizzano delle piccole
lampade bianche a incandescenza per modellare e mettere a fuoco. Il Macro Twin Lite MT-24EX può essere configurato in modo da attivare queste lampade
premendo a metà il pulsante di scatto. Il Macro Ring Lite MR-14EX richiede invece la pressione del pulsante “lampada” sul controller.

Unità flash con copertura della luce AF ausiliaria a 1 punto (centrale):


Speedlite 160E, 200E, 220EX, 300EZ, 380EX, 420EZ, 430EZ.

Unità flash con copertura della luce AF ausiliaria a 5 punti:


Speedlite 540EZ.

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Unità flash con copertura della luce AF ausiliaria a 7 punti:


Speedlite 420EX.

Unità flash con copertura della luce AF ausiliaria a 45 punti (area):


Speedlite 550EX,580EX, ST-E2.

Unità flash con lampade ausiliarie bianche a incandescenza:


Macro Speedlite MR-14EX e MT-24EX.

Unità flash senza luci AF ausiliarie:


Speedlite 480EG, 300TL.

4.6 - Fotocamere e luci AF ausiliarie.

EOS 5 ed EOS10s:
Questi vecchi modelli non attivano le luci AF ausiliarie delle unità flash esterne, ma solo quelle delle unità incorporate nella macchina. Il motivo di questo limite è
che i corpi macchina dispongono di più punti di messa a fuoco e le unità flash vendute all’epoca non erano in grado di coprirli tutti. Un’altra peculiarità della
10/10s è che i suoi due sensori di messa a fuoco esterni rilevano le linee orizzontali e non quelle verticali, mentre molte unità flash proiettano solo linee verticali.
Purtroppo, questa restrizione si è dimostrata eccessivamente limitativa, dato che le unità flash Speedlite prodotte negli anni successivi furono in grado di coprire tutti
i punti di messa a fuoco; queste fotocamere continuano però ad utilizzare solo la luce AF ausiliaria incorporata, anche quando è selezionato il punto di messa a
fuoco centrale. L’inconveniente è che la luce AF della macchina può essere ostacolata da obiettivi o paraluce di grandi dimensioni. Fortunatamente, questa luce AF
ausiliaria ha una buona portata, solo leggermente inferiore a quella di molte unità flash esterne. EOS 300/Rebel 2000, EOS 30/Elan 7 e altre fotocamere EOS che
non dispongono di luce AF ausiliaria rossa: potete sempre utilizzare la luce AF ausiliaria di un’unità flash se desiderate evitare i fastidiosi lampi emessi dal flash
principale incorporato nella macchina. Gli Speedlite più piccoli sono compatti e possono essere facilmente riposti nella custodia della fotocamera, sebbene quelli di
dimensioni più ridotte non coprano più punti di messa a fuoco, limitandosi al solo punto centrale. Il trasmettitore ST-E2 copre tutti i 45 punti di messa a fuoco
della EOS 3, tutti i punti della D30/D60, e 5 dei 7 punti della Elan 7/EOS 30/33; è quindi la soluzione migliore per la maggior parte delle fotocamere più recenti se
desiderate una luce AF ausiliaria. Con la EOS 30/33/Elan 7/EOS 7 è meglio utilizzare la luce AF delle unità flash esterne, dato che questa macchina fotografica
prevede una funzione personale che consente di disattivare il flash esterno mantenendo in funzione la sola luce AF.
EOS D30/60: la principale debolezza di queste peraltro eccellenti fotocamere digitali è rappresentata dalle scadenti prestazioni dell’autofocus, soprattutto in
condizioni di scarsa illuminazione. Molti utenti D30/60 hanno risolto questo inconveniente utilizzando il trasmettitore ST-E2 senza cavi e la sua luce AF ausiliaria.
Altri utenti utilizzano il 550EX in modalità TTL, dove il flash non scatta ma la sua luce AF ausiliaria funziona. Si tratta di soluzioni comunque costose. E’ sempre
possibile optare per un’unità flash Canon piccola ed economica, quale la 160E o la 200E, ma le loro luci AF ausiliarie coprono solo il punto di messa a fuoco
centrale della D30/60.

EOS 30/33/7:
Questa fotocamera è dotata di 7 punti di messa a fuoco (5 punti di messa a fuoco allineati, cui si aggiungono un punto superiore e uno inferiore). Tuttavia, lo
Speedlite 550EX e il trasmettitore ST-E2 sono stati progettati prima di questa fotocamera. Sebbene coprano tutti i 45 punti delle fotocamere professionali, non sono
in grado di coprire adeguatamente i punti AF superiore e inferiore della Elan 7/EOS 30/33/7, dato che proiettano modelli orizzontali lungo l’area rilevata da questi
punti, i quali però richiedono modelli verticali. Al momento, il 420EX è l’unica unità flash in grado di illuminare adeguatamente questi sensori AF inferiore e
superiore.

Fotocamere con luci AF ausiliarie rosse (LED) incorporate:


EOS 10s /5 /100 /50/50E/55.

Fotocamere con luci AF ausiliarie bianche incorporate:


EOS 500/3000/ 3000N/D30/D60.

Fotocamere che simulano la luce AF ausiliaria facendo scattare l’unità flash interna: EOS 300/ 7/30/33/7300V, EOS 10D/300D.

Fotocamere senza luci AF ausiliarie incorporate:


EOS 650/620/700/750/850/RT/1/1000/1000FN/1000S/5000/888 /500N/ 1N/1N HS/3/1V/1D mark 1-2-3/1Ds mark 1-2-3/5D.

4.7 - Compensazione dell’esposizione flash (FEC).

Vi sono dei casi in cui si vorrebbe regolare l’intensità del flash a un livello leggermente superiore o inferiore di quello automaticamente impostato dalla fotocamera
per i mezzi toni. Ad esempio, una scena dove prevale il bianco o il nero trae in inganno i sensori automatici, per cui sarebbe meglio poter intervenire sull’unità
flash. Questo è quello che si chiama compensazione dell’esposizione flash, o anche “controllo del rapporto di riempimento” o “controllo del livello del flash”.
Come detto nella sezione dedicata al flash di riempimento, un’applicazione comune del flash è quella di schiarire le ombre e ridurre i contrasti nelle riprese
effettuate in pieno sole. L’aggiunta di un bagliore negli occhi del soggetto è tutt’altra cosa. In questo caso, potrebbe essere necessario compensare il flash integrato
nella fotocamera riducendolo ulteriormente di uno o due stop, per evitare di sparare una luce di riempimento così forte da sbiancare il volto del soggetto o proiettare
ombre. Si può ricorrere alla compensazione del flash anche quando si desidera scattare una foto che risulti illuminata dalla fredda luce del lampo, quali quelle
ottenute dai paparazzi all’epoca dei flash non elettronici. Un’altra situazione comune che richiede un intervento sui comandi predefiniti del flash è quella in cui il
sistema non è in grado di effettuare una misurazione corretta. Tipici esempi sono le foto scattate durante un matrimonio, con lo sposo in smoking al centro di una
grande sala o la sposa in bianco vicino ad una torta bianca. La compensazione dell’esposizione flash è regolabile in intervalli di mezzo o un terzo di stop, in base
alla fotocamera e al flash usati. E’ possibile aggiungere (aumento della luce emessa dal flash) o togliere (riduzione della luce) fino a un massimo di tre stop. E’
importante ricordare che la compensazione dell’esposizione flash, quando disponibile, è indipendente dalla compensazione dell’esposizione normalmente prevista
sulla fotocamera (le fotocamere prive della funzione FEC eseguono contemporaneamente la compensazione dell’esposizione flash e della luce ambiente). Ad
esempio, è possibile impostare + 1 stop di FEC e – 2 stop di compensazione dell’esposizione, contemporaneamente. Similmente alla normale misurazione luminosa,
uno stop comporta il raddoppiamento o il dimezzamento dell’intensità della luce. Modificare il FEC equivale a modificare la potenza, non la distanza. (Vedere la
sezione sui numeri guida per ulteriori informazioni.)
Come già detto, le fotocamere EOS applicano automaticamente la riduzione del riempimento in condizioni di eccessiva illuminazione. Potrebbe quindi non essere
necessario applicare alcun FEC per ottenere un flash di riempimento, soprattutto se si utilizza il sistema E-TTL anziché quello TTL. E’ risaputo che l’E-TTL
garantisce un flash di riempimento migliore quando i livelli di luce ambiente sono elevati. E’ consigliabile eseguire alcune prove per vedere come funziona la
coppia fotocamera/flash. Il FEC applicato manualmente si aggiunge alla riduzione automatica del riempimento applicata dalla fotocamera.
Tuttavia, molte fotocamere EOS professionali e semi professionali prevedono una funzione personale che può disattivare la riduzione automatica del flash di
riempimento, quando desiderato, come nel caso di riprese di oggetti in controluce.

Fotocamere che disattivano la riduzione automatica del flash di riempimento con la funzione personale 10:
EOS D30, D60.

Fotocamere che disattivano la riduzione automatica del flash di riempimento con la funzione personale 14:
EOS 1N, 1NRS, 3, 1V, 1D, 1Ds, 10D, 1D mark II.

Fotocamere che disattivano la riduzione automatica del flash di riempimento con la funzione personale 16:
EOS 5.

Fotocamere/flash dotati della funzione FEC.

La compensazione dell’esposizione flash è disponibile solo su alcune fotocamere e flash. La maggior parte delle EOS di fascia media supportano il FEC per i loro
flash interni, diversamente da quelle di fascia bassa. La funzione FEC non è utilizzabile nelle modalità di misurazione base (PIC), ma solo nelle modalità P, Tv, Av
e M.

Perché il FEC funzioni con un flash esterno occorre che:

1) la fotocamera sia in grado di applicare la funzione FEC ai flash esterni e l’unità flash sia in grado di ricevere i comandi FEC, oppure
2) la fotocamera sia un modello EOS (tranne 620, 650, 750 o 850) e il flash esterno sia dotato di interruttori FEC integrati (Speedlite 430EZ, 540EZ, 550EX,
580EX, MR-14EX o MT-24EX).

La seguente sezione fornisce un elenco esaustivo di fotocamere, flash e relative funzioni supportate. Supponiamo, ad esempio, di disporre di una EOS 30 e di uno
Speedlite 420EX. In questo caso, si possono usare i comandi FEC integrati nella fotocamera per controllare i livelli di esposizione flash dell’unità esterna.
Oppure, supponiamo di avere una EOS 100 e uno Speedlite 540EZ. In questo caso, non sarà possibile usare i comandi FEC integrati nella fotocamera, poiché la
EOS100 è l’unica fotocamera EOS a non essere in grado di trasmettere i segnali FEC ai flash esterni. Il 540EZ è però dotato di comandi che consentono di
impostare i livelli FEC direttamente sul flash, per cui il problema è risolto.

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Alcune fotocamere visualizzano l’impostazione FEC nel mirino e altre solo sul display LCD. Se l’unità flash dispone di comandi FEC, sarà possibile verificarne le
impostazioni sul pannello LCD presente sul retro del flash stesso. E’ importante anche ricordare che se l’unità flash dispone di comandi FEC, questi sostituiranno le
impostazioni effettuate tramite la funzione personale della fotocamera, se presente.

4.8 - Elenco di fotocamere/flash dotati di funzione FEC.

• Fotocamere che non supportano la funzione FEC, nemmeno se abbinate a unità flash dotate di comandi FEC esterni: EOS EF-M, 650, 620, 750 o 850.
• Fotocamere che supportano la funzione FEC solo se abbinate a unità flash Speedlite dotate di comandi FEC: EOS 600/630, RT, 700, 1, 10/10s, tutte le fotocamere
della serie EOS 1000, tutte le fotocamere della serie EOS Rebel, tutte le fotocamere della serie EOS Kiss, 300, 300V, 500, 500N, 5000/888, 3000/88, 3000N, IX
Lite/IX 50/IX 7, EOS 300D/Digital Rebel/Kiss Digital.
• Fotocamere che supportano la funzione FEC con il flash integrato ma non con le unità flash esterne, a meno che queste non dispongano di comandi FEC: EOS
Elan/100.
• Fotocamere che supportano la funzione FEC sia con i flash integrati sia con i flash Speedlite esterni: EOS 5/A2(E), Elan II(E), 50(E)/55, IX, Elan 7(E), 30/33/7,
D30, D60, 10D.
• Fotocamere prive di flash interno ma in grado di controllare il FEC su qualsiasi flash Speedlite esterno: EOS 1N, 1NRS, DCS 1/3/5, D2000, D6000, 3, 1V, 1D,
1Ds, 1D mark II.
• Fotocamere con scala graduata dell’esposizione flash sul lato destro del mirino: EOS 1N, 1V, 1D, 1Ds mark 2-3, 1D mark 2-3.
• Unità flash con comandi FEC esterni: Speedlite 430EZ, 540EZ, 550EX, MR-14EX, MT-24EX.

4.9 - Simulazione della compensazione dell’esposizione flash.

E’ possibile simulare il FEC qualora la fotocamera e il flash utilizzati non dispongano di questa funzione. Si tratta in pratica di armeggiare con la regolazione ISO
(sensibilità della pellicola) manuale della fotocamera, dato che non è possibile regolare semplicemente la compensazione dell’esposizione, poiché in tal caso si
influirebbe contemporaneamente sui valori sia dell’esposizione ambiente sia dell’esposizione flash.
Si deve prima effettuare la misurazione ambiente, quindi bloccarla selezionando il modo di misurazione manuale, così da assumere direttamente il controllo sui
tempi di otturazione e sull’apertura del diaframma. Dopo di che, si può modificare manualmente l’impostazione ISO (sempre che la fotocamera lo consenta, come
fa la maggior parte delle EOS). Riducendo la sensibilità della pellicola si induce la fotocamera ad aumentare l’intensità del flash (dimezzando il valore ISO si
aumenta la potenza del flash di uno stop). Aumentando invece la sensibilità della pellicola si riduce l’intensità del flash (raddoppiando il valore ISO si riduce la
potenza del flash di uno stop).

4.10 - Blocco dell’esposizione flash (FEL).

Le fotocamere EOS (tipo A) che supportano il sistema E-TTL supportano anche il blocco dell’esposizione flash, quando utilizzate con unità flash EX. Questa
funzione consente di bloccare le impostazioni flash, quindi di ricomporre l’immagine prima dello scatto. Questo consente di regolare l’impostazione flash in casi
dove la misurazione risulta difficoltosa. Canon presentò la funzione FEL per la prima volta nel 1986 con la sua fotocamera T90 e il flash 300TL, ma non la
ripropose con le prime fotocamere EOS. Fu solo nel 1995, con il lancio della EOS50/55 e dell’E-TTL, che il FEL tornò sulla scena.
Il FEL funziona emettendo un preflash quando viene premuto il pulsante di blocco AE (tasto * su molte fotocamere) o il pulsante FEL, se previsto.
La fotocamera registra quindi i dati sull’esposizione flash, basati sul punto di messa a fuoco attivo o su quello centrale, per 16 secondi o per tutto il tempo in cui il
pulsante di scatto viene tenuto premuto a metà. Nel frattempo, è possibile ricomporre la foto o regolare l’apertura e i tempi di otturazione (ignorando il blocco AE,
che viene impostato premendo il relativo pulsante, se lo si desidera).
La funzione FEL si rivela utile per le riprese in cui il soggetto non è coperto da uno dei punti di messa a fuoco, per quelle contenenti superfici riflettenti che
possono interferire sulla misurazione flash o nei casi in cui il soggetto è in movimento. E’ anche utile per le scene in cui si desidera basare l’esposizione flash su un
punto diverso da quello di messa a fuoco attivo. Un grande svantaggio del FEL è che il preflash E-TTL viene emesso quando si preme il pulsante di blocco AE o
FEL, il che potrebbe confondere il soggetto inducendolo a pensare che la foto sia già stata scattata.
Se si blocca la messa a fuoco su una scena e si ricompone lo scatto, la misurazione flash potrebbe risentirne, dato che l’E-TTL basa la misurazione sul punto di
messa a fuoco attivo. Piuttosto, è consigliabile usare il FEL per evitare questo problema.
Alcune fotocamere sono dotate di una funzione personale (CF 8 sulla Elan II(E)/EOS 50/55 e la Elan 7(E)/EOS 30/33/7) che consente di specificare se si desidera
collegare la misurazione parziale e il FEL al punto di messa a fuoco centrale (impostazione predefinita) o al punto di messa a fuoco attivo.

Fotocamere che supportano la funzione FEL: Tutte le macchine di tipo A.

Fotocamere dotate di pulsanti FEL separati: EOS 3, 1V, 1D, 1Ds mark 1-2-3, 1d mark 1-2-3.

Unità flash che supportano la funzione FEL con fotocamere di tipo A: Tutte le unità flash di serie EX.

La T90 e il flash 300TL supportano la funzione FEL, ma solo se abbinate tra loro. I loro protocolli FEL non sono compatibili con il sistema E-TTL, per cui la
funzione non è disponibile se si monta un flash EX su una T90.

4.11 - Bracketing dell’esposizione flash (FEB).

I modelli più recenti di flash EOS di fascia alta (550EX,580EX, MR-14EX e MT-24EX) supportano il bracketing dell’esposizione flash. La brochure Canon “Flash
Works” afferma che le recenti unità flash di fascia alta possono effettuare il FEB su qualsiasi fotocamera EOS, fatta eccezione per i modelli 650, 620, 750, 850 ed
EF-M.
Il concetto è simile a quello del bracketing dell’esposizione automatica (AEB), solo che anziché modificare le impostazioni dell’esposizione ambiente vengono
scattate tre fotografie in serie con compensazione flash normale, positiva e negativa. Il valore del bracketing è applicabile in unità di mezzo stop, un terzo di stop o
uno stop.

4.12 - Attivazione della sincronizzazione sulla seconda tendina

Dipende molto dalla fotocamera e dall’unità flash utilizzati. Canon inserì il controllo della sincronizzazione sulla seconda tendina dapprima sull’unità flash, quindi
sulla fotocamera. Per cui la disponibilità di questa funzione nasce da una serie di complesse trasformazioni.
Le unità flash Canon di fascia medio-alta, elencate di seguito, sono dotate di un pulsante o di un interruttore che consente di attivare la sincronizzazione sulla
seconda tendina, generalmente indicata da un triplo triangolo ( >>> ) o dalla parola SYNC. Sui flash 430EZ e 540EZ, ad esempio, premendo contemporaneamente i
pulsanti + e – la funzione viene attivata e sul display LCD appare un triplo triangolo. Sul 300EZ e il 300TL è invece presente un piccolo cursore: spostandolo verso
sinistra si attiva la sincronizzazione sulla prima tendina, spostandolo verso destra quella sulla seconda.
Molte fotocamere EOS professionali e di fascia media, dalla EOS 5 in poi, dispongono di una funzione personale che consente di selezionare la sincronizzazione del
flash sulla prima o sulla seconda tendina. Un’eccezione è la EOS100, che disponeva di una funzione personale in grado di controllare solo il flash interno e non le
unità esterne. Nel caso di una fotocamera con funzione personale e di un flash esterno con interruttore per la selezione della seconda tendina, pare che l’interruttore
abbia la priorità, sebbene questo possa variare da modello a modello.
Le fotocamere EOS di fascia bassa, quali quelle della serie 1000, non prevedono alcuna funzione personale e non sono quindi in grado di controllare direttamente le
opzioni di sincronizzazione sulla seconda tendina. In tal caso, il flash esterno deve essere dotato di comandi che consentano di attivare la funzione.
La sincronizzazione sulla seconda tendina non può essere usata sulle fotocamere EOS nel modo PIC (icona); occorre selezionare il modo P, Av, Tv o M. Non è
nemmeno possibile impostare la sincronizzazione sulla seconda tendina nel modo stroboscopio o FP, dato che non avrebbe senso. Infine, la sincronizzazione sulla
seconda tendina richiede un’unità flash Speedlite dedicata e non è supportata dalle unità flash collegate tramite presa PC.

4.13 - Elenco dei flash e delle fotocamere dotate di sincronizzazione sulla seconda tendina.

Nota: è difficile verificare queste informazioni, dato che non tutte le specifiche di prodotto riportano questa funzione quindi la lista potrebbe essere incompleta.

Unità flash che non supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina:


Speedlite 160E, 200E, 480EG, ML-3.
Unità flash con comandi esterni di sincronizzazione sulla seconda tendina:
Speedlite 300EZ, 420EZ, 430EZ, 540EZ, 540EZ, 430EX, 550EX,580EX, MR-14EX, MT-24EX.

Unità flash che possono usare la sincronizzazione sulla seconda tendina quando abbinate a fotocamere EOS dotate di funzione personale per la sincronizzazione
sulla seconda tendina, ad eccezione della EOS100:
Speedlite 220EX, 380EX, 420EX, 550EX, MR-14EX, MT-24EX.

Fotocamere che non supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina:


EOS EF-M, 750, 850.

Fotocamere che non dispongono di funzioni personali e supportano quindi la sincronizzazione sulla seconda tendina solo se abbinate a unità flash con comandi

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esterni:
EOS 650, 620, 700, tutte le EOS serie 1000, tutte le EOS serie Rebel, tutte le EOS serie, 300, 300V, 500, 500N, 5000/888, 3000/88, 3000N, EOS 300D.

Fotocamere che, pur essendo dotate di funzioni personali, non prevedono la funzione personale per l’attivazione della sincronizzazione sulla seconda tendina:
EOS 600, 630, 1, 1N, 1NRS, RT, 10S.

Fotocamere dotate di funzione personale per la sincronizzazione sulla seconda tendina operativa sul flash interno ma non sulle unità esterne:
EOS 100.

Fotocamere con funzioni personali che attivano la sincronizzazione sulla seconda tendina sia sul flash interno sia sulle unità esterne compatibili:
EOS 5 /50/55/30/33/7, D30, D60, 10D.

Fotocamere senza flash interno ma dotate di funzioni personali che attivano la sincronizzazione sulla seconda tendina sui flash esterni:
EOS 3, 1V, 1D mark 1-2-3, 1Ds mark 1-2-3.

La fotocamera T90 e il flash 300TL supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina, ma solo in abbinamento tra loro.

4.14 - Avviso fuori portata flash.

Il primo tipo di avviso fuori portata flash si applica solo alle fotocamere 630, 1 e RT. Tutte le altre fotocamere EOS non dispongono di questo tipo di funzione per
motivi di brevetto. Se il soggetto in primo piano è tanto lontano o tanto vicino dal flash da non poter essere illuminato, si dice che è “fuori dalla portata flash”.
Quando il soggetto è troppo lontano, i valori del tempo di otturazione e dell’apertura del diaframma lampeggiano nel mirino. Quando è troppo vicino, lampeggia il
valore della distanza.
Il secondo tipo di avviso è integrato nella funzione FEL delle fotocamere di tipo A. Se l’icona a forma di saetta lampeggia nel mirino quando s’imposta il FEL,
significa che la portata del flash non è sufficiente a garantire la corretta illuminazione del soggetto.

4.15 - Flash manuale.

Le unità flash Canon di fascia alta sono in grado di funzionare in modalità manuale, consentendo di impostare personalmente la potenza del flash senza ricorrere
all’aiuto dei sistemi automatici E-TTL. La misurazione flash manuale non è la stessa cosa della modalità di esposizione manuale (M) della fotocamera, utilizzata per
la misurazione della luce ambiente. E’ importante sottolineare questa distinzione, poiché in genere si imposta la macchina in modalità di esposizione manuale
proprio quando si usa la misurazione flash manuale, creando quindi confusione. Tradizionalmente, l’uso delle unità flash manuali richiedeva l’esecuzione di calcoli
noiosi da parte dell’utente. Gli Speedlite con controlli manuali e pannelli LCD, invece, sono in grado di eseguire i calcoli automaticamente.
Ecco come procedere:

• Impostate la fotocamera in modalità Av (priorità dei diaframmi) o M (esposizione manuale). E’ possibile impostare altre modalità della zona “creativa”, ma il
simbolo del diaframma lampeggerà per indicare un problema e la misurazione flash non verrà probabilmente eseguita in modo corretto.
• Impostate il flash in modalità manuale. Sulle unità 430EX e 550EX, ad esempio, premete il pulsante presente sul flash. Verrà automaticamente selezionata la
modalità flash M.
• Premete il pulsante più o meno per impostare l’intensità flash corretta. 1/1 corrisponde alla piena potenza, 1/2 a metà potenza e così via. I valori dell’intensità
flash variano in funzione del modello di unità flash utilizzato (vedere l’elenco fornito di seguito).
• Premete a metà il pulsante di scatto. Il flash visualizzerà la distanza e l’apertura del diaframma al momento impostate. Sul 430EZ la distanza è espressa in metri o
in piedi, in base al paese in cui il prodotto è stato acquistato. Sul 540EZ e il 550EX, i dati della distanza appaiono su una scala graduata, e l’unità di misura può
essere modificata utilizzando un piccolo interruttore posto nello scomparto della batteria.
• In modalità Av, il tempo di otturazione corrisponderà alla velocità di sincronizzazione X della fotocamera, per cui potrete impostare manualmente l’apertura del
diaframma. In modalità M, potete impostare il tempo di otturazione, selezionando un valore compreso tra 30 secondi e la sincronizzazione X della fotocamera, e
l’apertura del diaframma, selezionando un valore compreso nella gamma prevista dall’obiettivo in uso.
• Regolate le impostazioni di modo che i dati della distanza sul flash corrispondano al numero che appare sulla scala graduata dell’obiettivo in uso. Se l’obiettivo
non è dotato di una scala delle distanze, dovrete effettuare voi stessi la misurazione.
• Dopo aver effettuato le impostazioni, premete il pulsante di scatto a fondo per scattare la foto, verificando che l’indicatore “flash pronto” compaia nel mirino.

Il flash non è di aiuto in modalità indiretta, dove dovrete eseguire i calcoli manualmente misurando la distanza tra il flash e il soggetto. Ricordate che in modalità
indiretta non è importante la distanza tra il flash e il soggetto, ma la distanza che la luce deve percorrere dal flash alla superficie riflettente per raggiungere il
soggetto. Dovrete anche tenere conto della luce dispersa dalla superficie riflettente, che potrete calcolare solo usando un esposimetro o basandovi sulla vostra
esperienza. Non dimenticate inoltre che il numero guida del flash è misurato in metri e si riferisce alla pellicola ISO 100. Se volete usare la misurazione in piedi e/o
una pellicola di diversa sensibilità, dovrete eseguire ulteriori calcoli.

Unità flash con controlli manuali:


Speedlite 420EZ, 430EZ, 540EZ, 550EX, 480EG, MR-14EX, MT-24EX, 300TL.

Due livelli di potenza manuale -MHi (piena potenza) e MLo (1/16): Speedlite 300TL.

Cinque livelli di potenza manuale – da piena potenza a 1/16: Speedlite 480EG.

Sei livelli di potenza manuale – da piena potenza a 1/32: Speedlite 420EZ, 430EZ.

Sette livelli di potenza manuale – da piena potenza a 1/64: Speedlite MR-14EX, MT-24EX.

Otto livelli di potenza manuale – da piena potenza a 1/128: Speedlite 540EZ, 550EX, 580EX

4.16 - Livello di esposizione flash.

Le fotocamere Canon di fascia alta più recenti sono in grado di visualizzare il livello di esposizione flash nel mirino. Premendo il pulsante FEL posto vicino al
pulsante di scatto, sul lato destro del mirino comparirà una scala graduata.
Il livello di esposizione visualizzato sarà impostato sulla prima tacca della scala. Potrete regolare manualmente la potenza del flash per conformarla al livello di
esposizione standard.
Fotocamere con scala del livello di esposizione flash visualizzata nel mirino: EOS 3, 1V, tutte le 1D e 1Ds digitali.

4.17 - Modalità scatto rapido.

I flash elettronici funzionano caricando un condensatore con energia elettrica, quindi rilasciando l’energia immagazzinata sotto forma di un rapido lampo di luce.
Questo processo di carica, il “tempo di ricarica”, richiede alcuni secondi nelle unità più grandi, il che rappresenta un problema se si devono scattare più foto in
rapida successione.
Molti flash EOS possono scattare anche se la loro carica non è completa, seguendo la teoria per cui è meglio scattare una foto con un numero guida inferiore
piuttosto che non poter usare il flash del tutto. Le unità flash dotate di questa funzione dispongono di un indicatore “flash pronto” a due colori. Se la luce è rossa, il
flash è perfettamente carico. Se è verde, il flash è solo parzialmente carico ma scatta comunque.
E’ abbastanza frustrante usare un’unità flash che non è in grado di ricaricarsi velocemente. Succede infatti di scattare due foto in rapida successione, per poi
scoprire che la seconda è totalmente sottoesposta perché il flash non si è attivato.
La modalità scatto rapido non funziona se la fotocamera è impostata in modalità avvolgimento continuo della pellicola, se il flash è impostato in modalità manuale a
piena o metà potenza o se la fotocamera è impostata in modalità flash stroboscopico con un’impostazione veloce. Il 430EZ non funziona in modalità scatto rapido se
si usa una batteria esterna.
Unità flash dotate di modalità scatto rapido: Speedlite 160E, 300EZ, 420EZ, 430EZ, 540EZ, 430EX, 550EX, 580EX 480EG.
Unità flash non dotate di modalità scatto rapido: Speedlite 200E, 220EX, 380EX, 420EX, ML-3, MR-14EX, MT-24EX, 300TL.

4.18 - Flash stroboscopico.

Nella fotografia con il flash il termine “stroboscopico” si riferisce alla tecnica con cui una serie di brevi impulsi luminosi vengono emessi durante un’esposizione
fotografica. Questo consente, ad esempio, di riprendere mezza dozzina di passi di un ballerino in movimento. Ogni passo verrà registrato sullo stesso fotogramma,
similmente ad un’esposizione multipla.
Per scattare una foto stroboscopica occorre uno sfondo scuro che non rifletta molta luce. In caso di sfondo luminoso, i lampi di luce in successione si accumulano
sopraffacendo il soggetto in primo piano. Sarà probabilmente necessario eseguire una serie di prove per determinare il numero ideale di impulsi luminosi, necessari

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a coprire l’azione in modo adeguato, e le impostazioni della potenza richieste per esporre il soggetto correttamente. Per questo tipo di ripresa è consigliabile usare
una pellicola negativa e non quella per diapositive, dato che la prima garantisce uno spazio di esposizione più ampio.

Impostazione del flash stroboscopico.

Le unità flash Canon di fascia alta dispongono della modalità stroboscopica, che viene attivata premendo il pulsante delle modalità fino a visualizzare la voce
MULTI sul pannello LCD posteriore.
E’ possibile impostare sia la frequenza di scatto in hertz (ossia il numero di lampi al secondo) sia la potenza del flash. I flash 5xx consentono anche di specificare il
numero di lampi stroboscopici, diversamente dai flash 4xx, con i quali l’utente deve calcolare questo numero ricavandolo dal tempo di apertura dell’otturatore e dal
numero di lampi al secondo impostato. La frequenza massima di scatto del flash varia da modello a modello, ma è in genere compresa tra 5 e 199 Hz. Anche la
potenza varia (i flash 430EZ e 540EZ, ad esempio, non possono usare il flash stroboscopico a piena o mezza potenza, ma solo a 1/4 o inferiore).
Naturalmente esiste un collegamento tra queste impostazioni: non è possibile far scattare il flash più volte ad alta potenza se la frequenza è elevata, dato che il flash
richiede tempo per ricaricarsi. Il flash manuale include una tabella che mostra il numero massimo di lampi emessi impostando una data potenza e una data
frequenza di scatto. Esiste inoltre il rischio di surriscaldare e danneggiare la lampada del flash se la si fa scattare troppe volte; le unità flash sono comunque dotate
di sistemi di interruzione per impedire che questo accada.
Una volta effettuate le impostazioni flash, è possibile predisporre la fotocamera in modalità manuale (M) e calcolare quanto a lungo dovrebbe rimanere aperto
l’otturatore per riprendere l’intera scena. E’ anche possibile impostare l’apertura corretta. Durante questa operazione, il flash visualizza la portata sul pannello LCD
posteriore (se queste informazioni non dovessero apparire, premete il pulsante di scatto a metà). Regolate la potenza del flash e l’apertura del diaframma di modo
che la portata corrisponda alla distanza di messa a fuoco.
Il flash stroboscopico non funziona con le fotocamere EOS EF-M, 750 e 850.

Unità flash stroboscopiche: Speedlite 420EZ, 430EZ, 540EZ e 550EX.

Gamme di frequenza impostabili:

Speedlite 420EZ: 1-5 Hz.


Speedlite 430EZ: 1-10 Hz.
Speedlite 540EZ: 1-100 Hz.
Speedlite 550EX: 1-199 Hz.
Speedlite 550EX: 1-199 Hz.

4.19 - Conferma dell’esposizione flash.

Da con confondersi con la compensazione dell’esposizione flash. Alcuni modelli Nikon dispongono di una funzione molto comoda: un piccolo LED si accende nel
mirino per indicare che il flash ha rilevato una quantità di luce sufficiente ad esporre il soggetto in modo corretto. Sfortunatamente, per motivi di brevetto, nessuna
fotocamera Canon include questa funzione.
La funzione che più si avvicina si trova sulle unità flash Canon e non sulle fotocamere. Molti Speedlite hanno un piccolo LED che si accende per due o tre secondi,
dopo l’esposizione, per confermare che la luce emessa dal flash è sufficiente ad illuminare il soggetto in modo corretto. E’ una pratica un po’ scomoda, dato che
occorre sbirciare sul retro del flash per vedere questa luce.
Questa funzione pone però alcuni limiti importanti: il LED si accende anche se l’immagine è sovraesposta. Esso si limita infatti a verificare che la foto non sia
sottoesposta perché fuori portata flash. Quindi, il fatto che il LED si accenda non garantisce che la foto scattata con il flash sia perfettamente esposta.

Unità flash con conferma dell’esposizione flash:


Speedlite 480EG, 540EZ, Trasmettitore ST-E2, Flash ad anello ML-3 e tutti i flash EX.

4.20 - Funzionamento del sistema E-TTL senza cavi.

Gli ultimi flash E-TTL Canon possono essere attivati a distanza senza alcun collegamento via cavo, similmente al sistema flash senza cavi di Minolta, che fu la
prima a tentare questa nuova strada. Queste unità operano come unità principali o slave.
Il sistema E-TTL senza cavi Canon utilizza dei brevi impulsi luminosi digitali (sia visibili sia a infrarossi, in base all’unità principale adottata) per trasmettere i
comandi dall’unità flash principale ad una sola o a più unità slave. Il sistema, basandosi su messaggi digitali contenuti negli impulsi luminosi, è immune dal
problema che accomuna i flash slave ottici, ossia quello di essere attivati accidentalmente in risposta allo scatto di altri flash (a meno che non ci si trovi vicino ad
altri fotografi che usano anche loro unità flash Canon senza cavi).
Il sistema E-TTL senza cavi non utilizza segnali radio come la maggior parte dei sistemi di altre marche, per cui non è possibile attivare i flash a grandi distanze.
Ma è ideale come configurazione flash flessibile, veloce e portatile per i piccoli spazi. Canon ha scelto il sistema a controllo luminoso anziché radio in parte perché
è più economico da implementare e in parte per evitare l’incubo di ottenere la licenza per i dispositivi di trasmissione di segnali radio da tutti i paesi in cui vende le
proprie apparecchiature.
Il sistema senza cavi Canon richiede l’uso di almeno due unità flash senza cavi. L’unità principale viene montata sulla slitta accessori della fotocamera (sia
direttamente sia usando il Cavo slitta accessori) e l’unità o le unità slave vengono posizionate in modo da illuminare la scena come desiderato.
Sfortunatamente nessuna fotocamera EOS attualmente in commercio può utilizzare il proprio flash interno come unità principale E-TTL senza cavi.
Speriamo che i modelli futuri integrino questa comoda funzione, che eviterebbe l’acquisto di componenti hardware aggiuntivi. Si potrebbe così andare in giro con la
fotocamera in una mano e il flash nell’altra, senza ingombranti trasmettitori né cavi.
Come detto prima, l’unità principale invia dei segnali alle unità slave usando impulsi luminosi visibili o a infrarossi, per cui ogni slave deve essere posizionato di
modo che il sensore posto sul suo lato anteriore possa vedere questi impulsi. Quando si effettuano delle riprese in interni con molte superfici riflettenti (pareti,
soffitti, ecc.), lo slave dovrebbe essere in grado di rilevare i segnali dell’unità principale anche se le due unità non sono rivolte una verso l’altra. In esterni o in un
interno senza superfici riflettenti, invece, il sensore installato sul lato anteriore dell’unità slave deve essere rivolto verso il lato anteriore dell’unità principale, il che
potrebbe risultare piuttosto scomodo. Può essere utile ricordare che molte unità flash Canon, quali la 420EX e la 550EX, sono dotate di teste rotanti, per cui è
possibile posizionare la testa del flash come desiderato. E’ anche possibile installare l’unità principale su un cavo slitta accessori piuttosto che montarla direttamente
sul corpo della fotocamera, se si desidera puntarla in una certa direzione.
La portata dei segnali dipende sia dall’angolo di trasmissione dell’unità principale rispetto allo slave sia dalle condizioni di utilizzo, se in interni o in esterni. Inoltre,
il 550EX, che usa una luce bianca emessa dal tubo flash principale per inviare i dati, ha una portata superiore all’unità ST-E2, che usa un tubo flash più piccolo
coperto da un filtro in plastica in modo da emettere solo raggi a infrarossi.
Il 550EX ha una portata ufficiale di 8-10 metri in esterni, con copertura orizzontale di circa 80° e verticale di circa 60°, presumendo che la testa del flash sia
impostata a 24mm. Naturalmente, si può regolare manualmente l’impostazione zoom della testa del flash per ottenere una copertura più ridotta, o più ampia se si
usa il pannello 17mm, sebbene questo comporti una drastica riduzione della sua portata. L’unità ST-E2 ha ufficialmente la stessa portata del 550EX, ma non
sembra sia corretto; pare che l’unità ST-E2 abbia in realtà ha una portata di circa 3,5-5 metri in esterni, con copertura orizzontale di circa 40° e verticale di 30°.

Gli impulsi inviati dall’unità principale all’unità o alle unità slave vengono trasmessi in punti variabili nel periodo che intercorre tra la pressione del pulsante di
scatto e l’apertura dell’otturatore. La sequenza di comando del sistema E-TTL senza cavi è la seguente:

• Il fotografo preme a metà il pulsante di scatto.


• Viene effettuata la misurazione della luce ambiente.
• Il fotografo preme a fondo il pulsante di scatto.
• L’unità flash principale invia un segnale alle unità slave del gruppo A, comandando loro di emettere un preflash a bassa potenza.
• Le unità slave del gruppo A scattano un preflash e la fotocamera registra questa emissione luminosa usando il proprio sistema di misurazione valutativa.
• Il flash principale comanda agli slave del gruppo B di emettere un preflash.
• Le unità slave del gruppo B scattano un preflash e la fotocamera registra questa emissione luminosa.
• Il flash principale comanda agli slave del gruppo C di emettere un preflash.
• Le unità slave del gruppo C scattano un preflash e la fotocamera registra questa emissione luminosa.
• La fotocamera calcola l’intensità flash necessaria per la scena, basandosi sia sui dati raccolti con il preflash emesso da ogni gruppo slave sia sulle impostazioni di
compensazione esposizione flash/rapporto fra i gruppi definiti dall’utente.
• La fotocamera solleva lo specchio e apre l’otturatore.
• L’unità principale comanda a tutte le unità slave di scattare contemporaneamente.
• Tutte le unità slave scattano al livello indicato dall’unità principale. Naturalmente, anche l’unità principale emette un lampo, qualora si tratti di un flash (e non di
un trasmettitore ST-E2) configurato per scattare.
• La fotocamera abbassa lo specchio e chiude l’otturatore.

Questo è un diagramma di flusso di massima, dato che i tempi di sincronizzazione di queste operazioni possono variare se si utilizza il blocco AE, il blocco
dell’esposizione flash (FEL) e/o la sincronizzazione sulla seconda tendina. Naturalmente, questi comandi e preflash vengono emessi molto rapidamente, tanto da
poter essere visti ma non compresi dall’occhio umano.

Utilizzo del sistema E-TTL senza cavi.

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I dati di controllo del flash vengono trasmessi attraverso quattro diversi canali e le unità remote possono essere suddivise in massimo tre gruppi. I quattro canali
consentono a quattro diverse fotocamere di utilizzare il sistema E-TTL senza cavi senza entrare in conflitto tra loro, mentre i tre gruppi permettono di selezionare
rapporti di rendimento flash indipendenti (sebbene solo con alcune fotocamere, vedere di seguito). Quando si utilizza la modalità senza cavi con una fotocamera di
tipo A, si hanno a disposizione varie funzioni E-TTL, quali la misurazione E-TTL, il modo FP e il FEL.
Non esiste alcun limite massimo per il numero di unità flash slave inseribili in ciascun gruppo. Questo perché la comunicazione tra l’unità principale e lo slave non
è di tipo bidirezionale: ogni slave si limita ad attendere i comandi, mentre l’unità principale si limita a rilevare la presenza degli slave tramite la luce da loro
prodotta durante la fase di preflash. L’unico problema è rappresentato dalla funzione di risparmio energia (SE), in cui si predispongono automaticamente le unità
slave trascorso un dato periodo di tempo (vedere la sezione SE per i dettagli).
E’ possibile verificare se le unità slave rientrano nel raggio d’azione del flash principale premendo il tasto di prova su quest’ultimo. La fotocamera ordinerà alle
unità slave di emettere un lampo di luce. Scatteranno prima le unità del gruppo A, quindi quelle del gruppo B e infine quelle del gruppo C. Se la fotocamera è dotata
del flash di modellatura (vedere l’elenco alla sezione seguente), si può utilizzarlo, ottenendo una rapida anteprima della scena finale.
Il 550/580EX quando utilizzato come unità principale, può disattivare il tubo flash in modo da controllare gli slave senza contribuire all’illuminazione della scena.
Inoltre, le unità flash con teste zoom (il 550/580EX e il 420/430EX) zoomano automaticamente a 24mm in modalità slave senza cavi. Il 550/580EX consente anche
di modificare manualmente questa impostazione zoom.
E’ possibile utilizzare le unità flash senza cavi Canon con le vecchie fotocamere di tipo B, ma solo se si imposta la potenza del flash manualmente (dove possibile;
il 420EX non è dotato di pulsanti per la compensazione dell’esposizione flash e quindi è utilizzabile solo a piena potenza).
In altre parole, il sistema senza cavi Canon funziona solo in modalità E-TTL e non TTL o A-TTL.

4.21 - Rapporti.

Alcuni recenti modelli di fotocamere di tipo A, di fascia medio-alta (vedere l’elenco alla sezione seguente), supportano l’impostazione di rapporti luce diversi tra i
gruppi flash. Ciascuna unità slave può rientrare in uno dei tre gruppi disponibili (A, B o C). Se la fotocamera è dotata della relativa funzione, si può specificare il
rapporto di luce prodotta dalle unità flash nei gruppi A e
B. Si tratta del rapporto A:B, impostabile in una gamma compresa 1:8 – 1:1 e 8:1, con incrementi di mezzo stop, per un totale di 13 stop. Il 550EX è anche in
grado di specificare la compensazione flash per un terzo gruppo, completamente indipendente: il gruppo C. La compensazione del gruppo C viene regolata tra –3 e
+3 stop, in funzione del rapporto A:B, con incrementi di 1/3 di stop.
Se si utilizza l’unità 550EX come unità principale senza cavi (sia installata sulla fotocamera sia collegata tramite un cavo slitta accessori), essa si imposterà
automaticamente sul gruppo A. Per controllare il rapporto tra l’intensità dell’unità slave e quella dell’unità principale, gli slave devono essere inseriti nel gruppo B.
Anche le due unità flash macro Canon EX -MR-14EX e MT-24EX – prevedono la funzionalità flash senza cavi. Entrambi i flash possono essere utilizzati come
unità principali in una configurazione E-TTL senza cavi, sebbene in modo diverso da quanto ci si possa aspettare. Uno dei due tubi flash presenti sull’unità macro
viene assegnata al gruppo A, l’altra al gruppo B (i tubi sono distinguibili sull’unità flash) e si può usare il controller dell’unità macro per specificare il rapporto di
emissione tra i due tubi, qualora la fotocamera lo consenta. E’ quindi possibile assegnare altre unità flash slave al gruppo C e regolarne la compensazione
dell’esposizione flash in funzione dei due tubi dell’unità macro. Si può anche usare una funzione personale sul flash per controllare degli slave riuniti nei gruppi A e
B, ma sempre collegandoli ai tubi interni del flash macro.
Sfortunatamente, la prima generazione di fotocamere di tipo A (dotate di sistema E-TTL) supportano l’E-TTL senza cavi ma non il controllo del relativo rapporto
(tutte le unità flash sullo stesso canale scattano alla stessa potenza). Tuttavia, se si usa un 550EX come slave è possibile aggirare il problema specificando
manualmente la compensazione dell’esposizione flash tramite i pulsanti presenti sul flash stesso.
Il fatto che il sistema E-TTL senza cavi consenta di controllare più unità flash semplifica notevolmente la fotografia ad alta velocità. Se si desidera usare il flash per
bloccare un soggetto in rapido movimento (gocce d’acqua, insetti, colibrì, ecc.) si incontrano spesso seri problemi, derivanti dalla rapidità degli impulsi flash e dalla
loro bassa potenza. Se si dispone di un solo flash, questo pone dei limiti alla distanza tra la fotocamera e la sorgente luminosa.
Tuttavia, con l’E-TTL si può installare una serie di unità slave, tutte posizionate alla stessa distanza dal soggetto, e farle scattare contemporaneamente a bassa
potenza. Una soluzione sicuramente costosa ma anche versatile.

4.22 - Trasmettitore ST-E2 senza cavi.

Un altro interessante componente del sistema flash senza cavi Canon è il trasmettitore ST-E2. Questa unità compatta si inserisce sulla slitta accessori della
fotocamera e può controllare le unità flash Speedlite esterne senza cavi, ma non è in grado di produrre alcuna luce di illuminazione. Infatti, questa unità integra una
piccola lampada flash, utilizzata per inviare i segnali di controllo alle altre unità flash, coperta da un filtro che rende praticamente invisibile la luce da essa emessa
(infrarossi). Poiché l’occhio umano non è in grado di rilevare gli infrarossi, il trasmettitore ST-E2 controlla gli slave in modo più discreto del 550EX.
Sebbene piccolo e portatile, il trasmettitore ST-E2 non può trasmettere i suoi segnali tanto lontano quanto il 550EX, e anche il suo angolo di copertura è inferiore.
La portata di ST-E2 è circa la metà di quella del 550EX, a circa 3-5 metri (vedere i dettagli di seguito). Questo limita il suo utilizzo alle riprese in interni, in stanze
di piccole dimensioni o in studi fotografici. Diversamente dal 550EX, ST-E2 supporta solo i gruppi A e B e il rapporto A:B. Non supporta il gruppo C e il
bracketing dell’esposizione flash (FEB).
Il lato positivo è che ST-E2 prevede una luce AF ausiliaria rossa, che lo ha reso popolare tra gli utenti di fotocamere EOS prive di luce AF ausiliaria.
Attenzione: il trasmettitore ST-E2 pilota i flash a partire dal 420EX in poi, non è compatibile con tutti i modelli precedenti.

4.23 - Inconvenienti dell’E-TTL senza cavi.

L’E-TTL senza cavi può essere definito un sistema flessibile e potente con qualche inconveniente. Primo, gli impulsi di controllo a distanza possono
inavvertitamente innescare le unità slave ottiche analogiche e gli esposimetri, un problema comune al sistema E-TTL in generale. Sia i lampi di luce bianca emessi
dalle unità flash (i segnali senza cavi vengono inviati come preflash dal tubo flash principale) sia gli impulsi a infrarossi inviati dal trasmettitore ST-E2 sono
sufficientemente luminosi da causare problemi con questo tipo di apparecchiature. Un altro effetto collaterale degli impulsi luminosi è la necessità di posizionare
correttamente le varie unità in modo che si possano vedere tra loro e che i sensori riceventi sul lato anteriore di ogni unità slave non siano ostruiti. Ciò limita anche
la portata di queste apparecchiature rispetto alle unità a onde radio. Terzo, i flash alimentati a batteria hanno una potenza limitata rispetto alle unità da studio e non
sono quindi adatti all’uso in complesse configurazioni flash o in aree particolarmente ampie. Quarto, il trasmettitore ST-E2 non può controllare gli slave del gruppo
C. Infine, l’acquisto di un gruppo di unità flash Canon comporta una spesa piuttosto elevata.

4.24 - Elenco delle fotocamere e dei flash Canon compatibili con il controllo senza cavi.

Unità flash principali: Lo Speedlite 550/580EX e il trasmettitore ST-E2 sono entrambi in grado di funzionare come unità (di controllo) principali.

Anche i flash macro MR-14EX e MT-24EX possono essere utilizzati come unità principali, ma solo con le unità slave riunite nel gruppo C o con i gruppi A e B
collegati ai tubi flash interni e alle altre unità slave nel gruppo C (vedere sopra).

Unità flash slave: Gli Speedlite 420/430EX e 550/580EX possono funzionare come flash slave usando il sistema E-TTL senza cavi. Anche i flash MR-14EX e MT-
24EX possono essere utilizzati come slave, con i loro due tubi flash assegnati rispettivamente al gruppo slave A e B.

Unità flash che non supportano l’E-TTL senza cavi: Le prime unità flash EX -220EX e 380EX – non possono funzionare nel modo senza cavi Canon. Nessuna unità
flash TTL o A-TTL (tutte le unità della serie E ed EZ) può funzionare in modalità senza cavi Canon.

Fotocamere che supportano l’E-TTL senza cavi di base: Tutte le fotocamere di tipo A.
Fotocamere dotate anche di supporto per i rapporti flash e la luce modellante senza cavi: EOS 3, 1V, Elan 7/7E/EOS 30/33/EOS 7, D30, D60, 1D, 1Ds, 10D, tutte
le 1D

4.25 - Flash di modellatura.

Le grandi unità flash da studio integrano i normali tubi flash con delle lampade al tungsteno, che producono una luce costante illuminando il soggetto in modo più
soffuso delle normali lampade flash. Questo tipo di luce è detta modellante, poiché consente di vedere in anteprima gli effetti del flash, o almeno dove cadono le
ombre e i riflessi prodotti dal lampo.
Il flash di modellatura Canon consente di simulare l’effetto del flash prima dello scatto; una funzione particolarmente utile per vedere gli effetti dei rapporti flash E-
TTL senza cavi. Funziona emettendo un rapido flash (a 70 Hz) per un secondo, similmente al modo FP. Questo ovviamente riduce la durata della batteria e può
surriscaldare l’unità flash, per cui è meglio utilizzarlo sporadicamente. Premendo il pulsante di previsualizzazione della profondità di campo si fa scattare la luce di
modellatura (è comunque possibile disattivare questa funzione utilizzando una funzione personale). Per utilizzare la luce di modellatura con il 420EX, occorre
impostare l’unità nel modo slave.
Per utilizzare questa funzione occorre disporre sia di una fotocamera sia di un flash in grado di supportarla. La fotocamera deve essere impostata in una modalità
della zona creativa, dato che il flash di modellatura non funziona nelle modalità PIC. Occorre anche ricordare che i flash ad anello Canon integrano piccole lampade
bianche a incandescenza per la modellatura e la messa a fuoco.

Fotocamere che supportano il flash di modellatura:


EOS 3, EOS 30, EOS 7, 1V, 5D, 1D, 1Ds, D30 e D60, EOS 300V, 10D.

Unità flash che supportano il flash di modellatura:


Speedlite 420/430EX, 550/580EX, MR-14EX e MT-24EX.

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4.26 - Modo risparmio energia (SE).

La maggior parte dei flash EOS si predispongono nel modo risparmio energia (SE) dopo un determinato periodo di tempo, pari generalmente a 90 secondi o 5
minuti, al fine di ridurre il consumo della batteria. Alcune unità flash si predispongono sempre in modalità SE subito dopo l’accensione. Tuttavia, l’eventualità che
il flash si disattivi nel mezzo di una ripresa può essere piuttosto fastidiosa, per cui alcuni flash sono dotati di un interruttore a tre posizioni: off, on e SE. La
possibilità di ignorare la modalità SE è molto importante per le applicazioni del flash senza cavi.
Premendo a metà il pulsante di scatto, il flash si attiva e si ricarica. Se si utilizza un intervallometro su una EOS 10/10s, una fotocamera della serie 600 con un
Dorso tecnico E, una EOS 1 o 1N con un Dorso di comando E1 o una EOS 1v, 3, D2000, D30 o D60 con il telecomando/autoscatto TC-80N3, la fotocamera attiva
il flash circa un minuto prima dello scatto per dargli il tempo di ricaricarsi.
E’ importante ricordare che anche il modo SE prevede un piccolo consumo di energia, per cui se si prevede di non utilizzare il flash per più di un’ora è meglio
spegnerlo completamente. Alcune unità flash più avanzate, quale la 550EX, sono dotate di funzioni personali che consentono di regolare gli intervalli di
disattivazione.

Senza interruttore di alimentazione: Speedlite 160E. (L’unità si carica premendo a metà il pulsante di scatto.)

Senza funzione SE: Speedlite 480EG, 200E.

Disattivazione SE di 90 secondi: Speedlite 380EX, 420EX*, 430EZ, 540EZ, 550/580EX*, MR-14EX, MT-24EX.

Disattivazione SE di 5 minuti: Speedlite ML-3, 300EZ, 420EZ, 300TL.

Capacità di ignorare la funzione SE (interruttore di alimentazione a 3 posizioni): Speedlite 540EZ, 550EX*, MR-14EX, MT-24EX, 300TL.

* Queste unità flash si comportano in modo diverso quando vengono usate in modalità slave senza cavi. Qui il tempo di disattivazione SE arriva a 10 minuti per il
flash 420EX e a 60 minuti per il 550EX (a meno che non si attivi la funzione personale 4, che riduce il tempo a 10 minuti). Premendo il pulsante test sull’unità
principale o attivando il FEL sulla fotocamera, il flash si riattiva.

4.27 - Connettore per alimentazione esterna.

Gli Speedlite 430EZ, 540EZ, 550/580EX, MR-14EX, MT-24EX e 480EG sono dotati di connettori per alimentazione esterna che consentono di collegare batterie
esterne. Vedere la sezione batteria per i dettagli.

4.28 - Terminali prese PC.

Molti vecchi modelli di unità flash e la maggior parte delle unità flash da studio supportano i connettori PC. Si tratta semplicemente di connettori e cavi elettrici
usati per collegare le fotocamere e le unità flash. Essi trasportano solo la corrente d’innesco e non i dati digitali, quali le informazioni sulla misurazione.
Tutte le fotocamere EOS semi professionali e di fascia alta integrano una presa PC. Le fotocamere EOS di fascia medio-bassa non ne sono invece dotate. E’ tuttavia
possibile acquistare economici adattatori che si inseriscono nella slitta accessori della fotocamere, per ottenere un collegamento per cavi PC. Nessuna unità flash
standard Canon può essere attivata da un cavo PC senza l’uso di un adattatore. Solo il 480EG può collegarsi ad un connettore PC tramite il Cavo Synchro 80
opzionale.
PC è l’acronimo di “Prontor/Compur”, due produttori di otturatori per vecchi modelli di fotocamere e per fotocamere di grandi dimensioni. In questo contesto, PC
non significa computer, per cui la presa PC non può essere utilizzata per collegare la fotocamere al computer. In alcuni documenti Canon si utilizza il termine
“presa tedesca”.
Infine, è importante ricordare che molte unità flash da studio usano voltaggi d’innesco molto elevati, che possono danneggiare la fotocamera. Canon consiglia
voltaggi di 6 volt o inferiori. Su alcuni modelli, la presa PC è dotata di protezione dagli alti voltaggi. La EOS-1D, ad esempio, non dovrebbe essere utilizzata con
unità flash con voltaggio d’innesco superiore a 250 volt. Non disponiamo di informazioni su tutti i modelli EOS dotati di presa PC, per cui è meglio consultare il
manuale in dotazione con la fotocamera.
Fotocamere EOS con prese PC: EOS 1, 1N, 1NRS, 5/A2/A2E, 3, 1V, 1D, 1Ds, D30, D60, 10D

4.29 - Funzioni personali sulle unità flash.

I modelli di flash E-TTL Canon di fascia alta più recenti (unità flash standard 580EX e ad anello MR-14EX / MT-24EX) sono dotati di funzioni personali,
similmente a molte fotocamere Canon di fascia medio-alta. Queste “funzioni” (in realtà, impostazioni o parametri) consentono di modificare il funzionamento
predefinito del flash.
Ad esempio, la funzione personale 3 sulle unità 550EX e MR-14EX consente di commutare la misurazione flash da E-TTL a TTL.

4.30 - Flash di prova (scatto manuale).

Per far scattare il flash manualmente è sufficiente premere l’indicatore illuminato sul retro dell’unità. Il flash emetterà un lampo di prova.
Unità flash che non dispongono del pulsante per lo scatto manuale del flash: Speedlite 160, 200 e altri.

4.31 - Innesco manuale del flash per la luce pennellata.

Un modo divertente di scattare foto interessanti al buio è di innescare il flash manualmente lasciando l’otturatore aperto (si parla talvolta di “open flash”). Si può,
ad esempio, montare la fotocamere su un treppiedi, aprire l’otturatore impostando la fotocamera in modalità “bulb”, quindi aggirarsi sulla scena con un flash,
pennellandola con la luce. E’ anche possibile applicare dei gel colorati sulla testa del flash, per illuminare la foto con luci di diversi colori.
Gli Speedlite Canon dotati di controllo manuale o le vecchie unità flash con misurazione manuale sono ideali per questa operazione: si può staccare il dispositivo
dalla slitta accessori, impostare il flash manuale appropriato (piena potenza, 1/2 potenza o 1/6, ecc.), quindi far scattare il flash manualmente. Per fare questo sulle
unità flash Speedlite occorre premere l’indicatore illuminato sul retro del dispositivo. Se si indossano degli abiti scuri e si punta il flash lontano da sé, non si rischia
nemmeno di apparire nella foto. Per misurare la scena non si può fare affidamento sull’esposimetro della fotocamera, ma occorre procedere per tentativi. Durante i
vari scatti del flash, è consigliabile tenere il flash sempre alla stessa distanza dal soggetto da illuminare.
Se si dispone di una fotocamera E-TTL (tipo A) con un flash di serie EX si può utilizzare la misurazione FEL.
Naturalmente, non è obbligatorio usare il flash per ottenere questi risultati. La gente spesso scatta foto notturne in esterni usando potenti proiettori oppure foto in
interni con piccoli torce flash elettriche o luci intermittenti. E non dovete nemmeno usare il flash solo per divertimento o per ottenere foto insolite.
Infine, è possibile scattare foto ad alta velocità (quali le immagini di un pallone che viene fatto scoppiare con uno spillo) usando un normalissimo flash. Basta
acquistare un sistema di scatto sonoro, posizionare il soggetto in una stanza completamente buia, aprire l’otturatore della fotocamera e lasciare che il sistema
inneschi il flash. Le unità flash sono in grado di emettere brevissimi lampi luminosi, soprattutto a bassa potenza (ricordate che la potenza di un flash portatile
dipende dalla durata del lampo).

4.32 - Rumore.

Le unità flash producono sempre un qualche tipo di rumore. Si tratta in genere di un fischio acuto che si intensifica durante la ricarica dell’unità e che è causato da
un circuito oscillatorio, utilizzato per convertire il voltaggio DC in AC e consentire al dispositivo di generare gli alti voltaggi necessari per caricare il condensatore.
Alcune unità flash, quali la 540EZ e la 550EX, dispongono di più circuiti che producono molto rumore al momento dell’accensione. Tutte le unità flash emettono
inoltre un leggero schiocco quando scattano.
Un altro rumore che si può sentire quando si utilizza la funzione zoom delle unità flash è il ronzio soffocato del piccolo motore elettronico che fa muovere la
lampada della testa del flash. Anche questo è un fenomeno normalissimo.

4.33 - Sicurezza del flash.

La tecnologia dei flash elettronici implica l’uso di tensioni elevate, nell'ordine di migliaia di Volt. L'intensità di corrente è piuttosto bassa ma alcuni dei componenti
interni delle unità flash conservano una tensione residua elevata se sono stati caricati di recente. Questa energia residua, imprigionata nel condensatore dell'unità
flash, impiega un tempo che può essere lungo per essere smaltita tramite assorbimenti parassiti (non legati alle funzionalità dell'unità). Correte il rischio di prendere
una scossa anche smontando un’economica fotocamera usa e getta con flash integrato. Quindi, non esponete il flash alla pioggia o altri liquidi, non aprite il
dispositivo e non toccate le parti interne, potreste prendervi una bella scossa.
Gli ultimi modelli di flash sono stati resi completamente impermeabili.

4.34 - Il Cavo slitta accessori.

L’OC-2/OC-3 è un semplice cavo dotato di connettori alle due estremità che consente di collegare l’unità flash alla slitta accessori della fotocamera e di usare il
flash ad una distanza di massimo 60 cm dalla macchina. Questo cavo, sebbene costoso, mantiene inalterate tutte le funzioni del flash, compreso l’E-TTL, se

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disponibile, ed è utile per l’installazione di uno Speedlite su un supporto flash.


Tuttavia, è piuttosto corto. Se si ha l’esigenza di coprire una distanza maggiore, è possibile collegare due cavi tra loro, ma Canon non consiglia questa soluzione
dato che l’impedenza elettrica (o resistenza interna) cambia. La versione precedente del Cavo slitta accessori non era dotata di perno di blocco.

4.35 - Diffusori flash.

Alcune case produttrici, quali StoFen e Lumiquest, vendono vari accessori da applicare sulla testa del flash. Questi diffusori comportano in genere una riduzione
della luce di due stop, dimezzando la portata del flash, ma possono ammorbidire notevolmente la luce del flash in certe circostanze (vedere la sezione dedicata alla
qualità della luce per ulteriori informazioni). Esistono due tipi di diffusori: piccoli ridistributori di luce e grandi pannelli.
I diffusori di piccole dimensioni del tipo Omnibounce StoFen sono scatole in plastica aperte alle due estremità, di colore bianco latte (o verde o giallo), che si
adattano comodamente alla testa del flash. Essi diffondono la luce emessa dal flash, facendola rimbalzare sulle pareti e sui soffitti. Questo tipo di accessorio è
quindi ottimo per diffondere la luce in ambienti chiusi di piccole dimensioni o per le riprese macro, eseguite senza usare un flash macro. Non sono invece parimenti
efficaci per le riprese in esterni o in ambienti chiusi molto bui, dove non vi sono superfici in grado di riflettere la luce. In questi casi, l’utilizzo di questi diffusori
comporta solo una riduzione della portata del flash, uno spreco di energia (quindi di batterie e denaro) e un aumento del tempo di ricarica del flash. Se ne sconsiglia
l’uso anche negli ambienti con pareti o soffitti dai colori vivaci, che conferirebbero una tinta particolare alla luce da essi riflessa.
L’altro tipo di diffusore, quale il ProMax Lumiquest, è un grande pannello bianco che amplia l’area di emissione luminosa del flash, ammorbidendo i bordi delle
ombre. Diversamente dai piccoli diffusori, questi accessori più grandi non sono tanto affidabili per riflettere la luce su superfici bianche e sono più validi in esterni o
in spazi molto ampi, anche se sono stati principalmente progettati per le riprese a distanza ravvicinata. La loro utilità è pressoché nulla nelle riprese a distanza, dove
risulterebbero solo d’ostacolo, riducendo la portata del flash di almeno la metà, sprecando l’energia delle batterie e aumentando i tempi di ricarica del flash.
Gli Speedlite 540EZ e 550/580EX includono anche dei pannelli che si abbassano e fungono da diffusori flash grandangolari, aumentando la copertura del flash di
18 e 17 mm, rispettivamente. Questi pannelli sono importanti nella fotografia grandangolare, dato che le unità flash non sono studiate per coprire aree molto vaste.
Gli obietti fisheye in particolare rappresentano un problema poiché hanno una copertura ultragrandangolare (circa 180° diagonali per i fisheye 15/16mm e quasi
180° verticali per i fisheye 8 mm) e richiedono qualche prova con i diffusori prima di ottenere foto perfettamente illuminate con il flash.
Naturalmente, se pensate di effettuare delle riprese in modalità di misurazione flash manuale dovrete tenere conto della riduzione della potenza luminosa, facendo
delle prove.

4.36 - Supporti flash

Canon commercializza la costosa staffa SB-E2/SB-E3 che permette di montare il flash a lato della fotocamera collegato tramite il cavo OC-2/OC/3 in dotazione.

Esistono naturalmente staffe di concorrenza di tutti i tipi ma bisogna segnalare che potrebbe andare perduto il collegamento tra la luce ausiliaria di messa a fuoco
ed il punto di messa a fuoco associato, a causa di una diversa geometria costruttiva.

4.37 - Batterie esterne.

La maggior parte delle unità flash di fascia alta Canon dispone di connettori laterali cui collegare batterie esterne. Queste batterie hanno due funzioni principali:
riducono il tempo di ricarica del flash di uno o due secondi (importanti per la fotografia giornalistica o di matrimoni) e durano di più. Sono anche utili in caso di
basse temperature (dove in genere le prestazioni della batteria si riducono) poiché potete tenerle al caldo, in tasca.
Il Gruppo batterie compatto CP-E2/3 richiede 6 normali pile alcaline AA, NiCad o NIMH ma accetta anche batterie AA al litio. Il più grande Gruppo transistor E
usa sia 6 normali batterie C o ‘mezza torcia’ , con scomparto batterie rimuovibile.
Le batterie al litio non sono compatibili, accetta invece batterie ricaricabili Ni-Cd (con gruppo Ni-Cd e specifico caricabatterie), ed è ovviamente più potente dei
gruppi compatti più piccoli. Entrambi i gruppi possono essere installati sul fondo della fotocamera usando la vite di fissaggio del treppiedi.

Unità flash con connettori per alimentazione esterna:


Speedlite 430EZ, 540EZ, 550/580EX, 480EG, MR-14EX e MT-24EX.

4.38 - Estensione della portata del flash.

Nel caso di riprese naturalistiche o giornalistiche che richiedono l’uso di un flash in grado di coprire grandi distanze, si può prendere in considerazione l'estensione
della portata flash, tramite ad esempio il 'Better Beamer'. Questi accessori sono semplicemente delle lenti Fresnel in plastica che vengono applicate alla testa
dell’unità flash con del nastro adesivo o del velcro. Essi concentrano la luce allo stesso modo di una testa zoom e garantiscono un incremento luminoso di un paio
di stop, anche se a costo dell’area di copertura. Queste prolunghe sono realmente utili solo in associazione con i teleobiettivi molto lunghi (nell’ordine di 300mm o
superiori).

PARTE QUINTA – SUGGERIMENTI SULL’USO DEL FLASH

Qualità della luce.

Sono sicuro che, almeno una volta, tutti abbiamo ritirato le foto al laboratorio di sviluppo e scoperto con disappunto quanto la loro illuminazione appaia innaturale.
Come fanno i professionisti ad ottenere delle foto così stupende? I motivi sono molteplici, ma dato che questo documento riguarda la fotografia con il flash,
spiegherò solo il motivo per cui i fotografi amatoriali ottengono foto tanto terribili: l’uso del flash. Il problema risiede nella qualità della luce. Per ottenere un
ritratto di qualità professionale occorre una luce molto soffusa, che non produca ombre nette. La luce dura, invece, crea grandi contrasti, enfatizza le imperfezioni
del volto ed è alquanto impietosa.
La differenza tra luce dura e morbida risiede essenzialmente nella grandezza relativa della sorgente luminosa rispetto al soggetto. La luce soffusa proviene da
un’area ampia. Pensate ad una giornata nuvolosa, quando la luce del sole viene filtrata attraverso le nuvole che coprono il cielo; le ombre sono molto morbide. Per
contro, un riflettore produce un cerchio di luce perfetto.
Questo è il nocciolo della questione. I flash delle fotocamere portatili sono essenzialmente progettati per funzionare come i riflettori e prevedono aree di emissione
luminosa piuttosto piccole, pari a pochi centimetri quadrati. Questo per motivi di maneggevolezza e anche perché le unità flash sono progettate per garantire la
massima portata, concentrando l’emissione luminosa tramite un riflettore e una lente. Per ammorbidire la luce è necessario ridurre l’efficienza e la portata. Talvolta
la luce dura e contrastata del flash è necessaria, come quando si desidera illuminare oggetti brillanti ed enfatizzare delle luci speculari. Ma in altri casi no.
Il sistema più semplice per ammorbidire la luce nella foto con il flash è di farla rimbalzare su una grande superficie bianca, quale quella di pareti, soffitti e pannelli
riflettenti pieghevoli. Potete anche acquistare dei diffusori che si applicano al flash e distribuiscono la luce in più direzioni per farla rimbalzare su pareti e soffitti,
oppure aumentano l’area di emissione luminosa. Quando utilizzate il flash indiretto in interni, ricordate che le superfici colorate colorano la luce, per cui una parete
rossa rifletterà una luce rossa sul soggetto.
I flash da studio (i grandi flash che si applicano alle pareti) sono usati frequentemente insieme agli ombrelli fotografici o alle softbox per ampliare la superficie
della sorgente luminosa. Gli ombrelli sono grandi ombrelli pieghevoli rigati di bianco o argento, contro cui rimbalza la luce del flash (il flash è montato al centro
dell’ombrello rivolto lontano dal soggetto, e la luce rimbalza all’esterno). Le softbox sono grandi strutture riflettenti dotate di un frontale traslucido.
Le unità flash a batteria portatili non hanno la potenza necessaria per illuminare grandi studi, se utilizzate con ombrelli e pannelli diffusori. Ma se potete permettervi
una piccola spesa e lavorate in piccoli spazi, un ombrello fotografico, o anche un normale ombrello con l’interno dipinto in argento e attaccato ad un supporto, può
rivelarsi un pratico strumento. Potete anche utilizzare una semplice cornice su cui avete steso un sottile telo bianco. Provate a vedere cosa funziona meglio. Ancora
una volta, le fotocamere digitali offrono un grande vantaggio: potete fare continuamente delle prove e vederne immediatamente i risultati sul display.
Ricordate che l’elemento importante è la grandezza relativa della sorgente luminosa rispetto al soggetto. Una grande softbox posizionata lontano dal soggetto
produce la stessa luce dura di una ripresa ravvicinata con un piccolo flash diffuso. Per cui, è importante collocare la sorgente luminosa diffusa vicino al soggetto.
Nelle riprese in studio le softbox sono spesso posizionate proprio ai margini dell’area inquadrata.

Suggerimenti generali sulla fotografia con il flash:

• Rimuovete eventuali paraluce quando utilizzate un flash interno. In caso contrario, nella parte inferiore delle foto potrebbe apparire un’ombra scura a mezzaluna.
• Posizionatevi a non meno di un metro dal soggetto, a meno che non utilizziate un flash macro. In caso contrario, sulla foto apparirà la stessa ombra di cui al punto
precedente. Può essere di aiuto un’unità esterna con un piccolo diffusore.
• Se la testa pieghevole/girevole non è diritta, controllatene la posizione quando passate dall’orientamento orizzontale a quello verticale e viceversa. Se la testa non
è puntata nel modo richiesto dall’orientamento della ripresa, si potrebbero ottenere foto con orribili ombre oppure esposte correttamente solo per la metà.
• Se si effettua una ripresa con orientamento verticale (ritratto) e il flash è montato sulla slitta accessori, non reggete l’obiettivo con la mano sinistra e verificate che
la mano non blocchi la luce proveniente dal flash.
• Se la fotocamera è dotata di più punti di messa a fuoco non usate il vecchio sistema “messa a fuoco, blocco AE e ricomposizione dello scatto” quando usate il
flash. Piuttosto, selezionate il punto di messa a fuoco più vicino al soggetto per concentrare l’esposizione flash su quell’area. L’unica eccezione è rappresentata
dalle fotocamere di tipo A che supportano il FEL. Potete usare il FEL per bloccare l’esposizione flash su una data area della foto prima di ricomporla.

Suggerimenti sulle riprese in interni in piccoli spazi:

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• Usate il flash indiretto per ammorbidire la luce. Evitate questo sistema se le pareti o i soffitti su cui rimbalza il flash sono dipinte di un colore forte, che tingerebbe
anche la luce.
• Se non usate il flash indiretto, provate ad usare un piccolo diffusore flash per diffondere la luce.
• Fate attenzione a non scattare il flash su superfici ad alto potere riflettente, quali il vetro di una finestra o uno specchio. Il lampo del flash rimbalzerebbe sul vetro,
rovinando la ripresa. Anche la misurazione flash verrebbe compromessa, e la foto risulterebbe sottoesposta.

Suggerimenti sulle riprese in esterni o in grandi spazi interni:

• Non usate il flash indiretto durante le riprese in esterni o in interni con soffitti troppo alti, troppo scuri o di colore tanto forte da tingere anche la luce del flash.
Tenete il flash perfettamente diritto. Se lo inclinate, la metà superiore della foto risulterà illuminata mentre quella inferiore sarà scura. Questo non accadrà se
utilizzate un grande diffusore flash.
• Potreste usare un piccolo diffusore flash, il cui unico inconveniente è di ridurre leggermente la portata utile del flash. I piccoli diffusori ridistribuiscono la luce e
sono particolarmente utili quando si trovano vicino a superfici bianche su cui il flash rimbalza, ammorbidendo la luce. I diffusori flash più grandi sono utili perché
diffondono la luce del flash su un’area più ampia, ammorbidendo le ombre, ma la riduzione di portata che implicano è troppo elevata.
• Quando fotografate delle persone a grandi distanze in condizioni di scarsa illuminazione ricordate che il rischio di ottenere l’effetto occhi rossi aumenta.
Soprattutto quando scattate dei primi piani usando un teleobiettivo da una grande distanza .

Provate ad allontanare il più possibile il flash dalla fotocamera. Nemmeno un grande flash su una slitta accessori garantisce una distanza adeguata.

------------------------------------------------------------

Cercheremo di tenere la guida il più aggiornata possibile e di aggiungere in futuro ulteriori informazioni, come ad esempio l'uso di esposimetri dedicati o di
termocolorimetri in abbinamento con i filtri wratten.

Invito tutti gli utenti a segnalare eventuali errori ed omissioni al fine di rendere questa guida un punto di riferimento futuro per tutti i canoniani.

Ringrazio in particolare l'utente Mosfet per il paziente lavoro di revisione della presente guida.

le informazioni raccolte in questa guida provengono in buona parte dal seguente sito:

http://photonotes.org/articles/eos-flash/index.html

già a suo tempo preso a riferimento ed al quale vi rimando per tutte le informazioni non comprese qui.

diamante67
- Dillo ad un Amico - Segnala Abuso
EOS 50D 27 novembre 2008 alle 10:57:08
Napoli Editato il 27 novembre 2008 alle 10:58:51

grande Fireblade...complimenti...finalmente è "nata" questa super guida.....

Iscritto da: da una prima lettura c'è un errore "banale" ma si puo correggere al punto 3.3 fai riferimento alla fine al paragrafo 3.7 ma in realtà 3.8
07/06/2007

Banning [app]
complimenti di nuovo
502 Discussioni
P.S.

non ho chiesto se si può "sporcare " con i messaggi questo trd... per rendere pulita la Guida....
forse sarebbe il caso di aprire un altro trd per i commenti sulla guida
o no ??
polippo
- Dillo ad un Amico - Segnala Abuso
EOS 50D 27 novembre 2008 alle 11:52:34
Piacenza Editato il 27 novembre 2008 alle 11:54:05

Complimenti a questa superguida e all'enorme lavoro per farla: credo proprio che me la stampero' come riferimento da tenere insieme all'attrezzatura fotografica

Iscritto da:
17/07/2007
Vorrei segnalare un obiettivo da aggiungere all'elenco degli obiettivi zoom dotati di decodificatore della distanza:
EF-S 17-85 F4-5.6 IS USM
Banning
Sul suo manuale non è indicata questa caratteristica ma viene indicata sul sito Canon
29 Discussioni (http://www.canon.it/For_Home/Product_Finder/Cameras/EF_Lenses/Image_Stabilization_Lenses/EF_1785mm_f45IS_USM/index.asp?specs=1).
Possiedo sia l'obiettivo suindicato che un 430 EX, non ho pero' trovato un modo per capire se i dati sulla distanza vengano effettivamente passati: sicuramente i dati
sulla lunghezza focale si.

Spero di non aver interpretato male quanto indicato sul sito Canon...in caso sia cosi', scusate l'intervento.

Complimenti di nuovo per la guida!

---------------

canonae1
- Dillo ad un Amico - Segnala Abuso
Canon AE1 Canon 27 novembre 2008 alle 11:59:39
F1 new Canon
400D
Genova Complimenti Già stampata ora devo studiarla
---------------

]
Iscritto da:
26/01/2008
Il mio fotoalbum http://www.canoniani.it/images.asp?cat=23654

Banning

145 Discussioni

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canoniani.it - Forum Canon Italia Canoniani Canonians: [B]GUIDA PRATICA PER L’USO DI FLASH CON FOTOCAMERE CANON[/B] 09/04/10 15.43

dvnew
- Dillo ad un Amico - Segnala Abuso
40D 27 novembre 2008 alle 12:15:52
Alessandria
grande sandro bella cosa vorrei proporre una bella cosa creare un file pdf e metterno nella sezione download

Iscritto da: complimenti a tutti i partecipanti della guida


06/08/2007 ---------------

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557 Discussioni Avere un MacPro e Molto Bello

fireblade
- Dillo ad un Amico - Segnala Abuso
Amministratore 27 novembre 2008 alle 12:39:31

Genova Grazie per le segnalazioni, ho già provveduto all'aggiornamento.

per quanto riguarda la versione in pdf, non è prevista e le motivazioni sono spiegate nella guida stessa.
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07/01/2006 La fotografia può farti conoscere te stesso; quello che ancora non hai capito della tua vita, del tuo essere; senza usare metri, né bilance, né cifre, né calcoli.
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gianluigi71
- Dillo ad un Amico - Segnala Abuso
7D 27 novembre 2008 alle 13:18:54

Infine, dato che altri siti sfruttano la documentazione da noi prodotta e la ridistribuiscono ai loro iscritti cosa che mi fa piacere fino ad un certo punto, visto che
dietro tanti manuali online c'è il nostro lavoro di ricerca, scansione e preparazione, per questa guida non intendiamo divulgare il file in formato PDF, dovrete
Iscritto da: leggervela online sul nostro sito.
15/05/2008
Visto questa premessa, sarebbe d'obbligo indicare l'articolo originale in inglese, dal quale questa guida ha ampiamente preso e tradotto.
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Ciao.
212 Discussioni ---------------

EF 28-70mm f/3.5-4.5 II - EF 50mm f/1.8 I


Canon Speedlite 420EX Canon Speedlite 550EX
fireblade
- Dillo ad un Amico - Segnala Abuso
Amministratore 27 novembre 2008 alle 13:19:17

Genova Originariamente inviato da diamante67:

Iscritto da: non ho chiesto se si può "sporcare " con i messaggi questo trd... per rendere pulita la Guida....
07/01/2006 forse sarebbe il caso di aprire un altro trd per i commenti sulla guida
o no ??

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12713 Discussioni
Ho lasciato appositamente aperta la discussione per consentire suggerimenti e correzioni, onde evitare di aprire discussioni altrove
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fireblade
- Dillo ad un Amico - Segnala Abuso
Amministratore 27 novembre 2008 alle 13:28:18

Genova Originariamente inviato da gianluigi71:

Infine, dato che altri siti sfruttano la documentazione da noi prodotta e la ridistribuiscono ai loro iscritti cosa che mi fa piacere fino ad un certo
Iscritto da: punto, visto che dietro tanti manuali online c'è il nostro lavoro di ricerca, scansione e preparazione, per questa guida non intendiamo divulgare il
07/01/2006 file in formato PDF, dovrete leggervela online sul nostro sito.

Visto questa premessa, sarebbe d'obbligo indicare l'articolo originale in inglese, dal quale questa guida ha ampiamente preso e tradotto.
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Ciao.
12713 Discussioni

Certo, lo avevo inserito nelle premesse ma ho dimenticato di farlo; aggiorno subito.


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archigiu
- Dillo ad un Amico - Segnala Abuso
EOS 450D 27 novembre 2008 alle 14:16:03
Roma
ottima iniziativa!
scrivo solo per essere aggiornato anch'io ai vari contributi

Iscritto da:
31/07/2008

grazie
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69 Discussioni

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