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DELLO STIPENDIO
5. Obiezioni e risposte 22
Beh, benvenuto nel club degli scontenti (o dei consapevolmente ambiziosi). Secondo un recente studio
condotto dall’Osservatorio JobPricing infatti, in media un lavoratore valuta che la sua retribuzione
sia del 25% inferiore a quello che dovrebbe essere - nella sua percezione - il livello “giusto”. Tale
visione è generalizzata e non pare dipendere dal livello retributivo: ce l’ha tanto chi guadagna
molto, quanto chi guadagna poco.
La tua esigenza di informarti su come gestire una trattativa salariale, tuttavia, potrebbe non essere
necessariamente legata ad un’insoddisfazione e al desiderio di richiedere un aumento. Per esempio,
potresti essere in procinto di ricevere una promozione, oppure essere di fronte ad un’offerta di lavoro
che ti accingi a valutare: si tratta, come vedremo, di differenti tipi di negoziazione, che possono
richiedere impostazioni differenti per essere condotte a termine con successo.
In particolare, è bene ricordare che nel caso di cambio di datore di lavoro di norma il tuo potere
contrattuale sarà più alto e, invece, scenderà progressivamente in caso di promozione e infine di
richiesta di aumento.
Offerta di lavoro
Promozione
Aumento
Ne consegue, come è facile intuire, che le modalità di preparazione alla negoziazione dovranno
essere differenti.
In primo luogo, al giorno d’oggi, se si parla di “stipendio”, non si parla più soltanto del c.d.
“salario”, quello che ti trovi nel cedolino paga ogni mese, ma di “remunerazione complessiva”
cui ci si riferisce molto spesso col termine inglese “Total Reward”.
Un pacchetto retributivo può essere composto, infatti, di alcune o tutte queste voci:
1. Retribuzione fissa
2. Retribuzione variabile collettiva
3. Retribuzione variabile individuale
4. Benefit individuali
5. Welfare aziendale
A questi elementi, poi, si aggiunge un insieme di remunerazioni di natura non direttamente economica
quali: facilities e servizi sul luogo di lavoro (ad esempio la mensa aziendale); investimenti sulla formazione
(ad esempio l’iscrizione a un corso di formazione o l’insegnamento di una lingua); investimenti sullo
sviluppo delle risorse umane (ad esempio la definizione di piani di crescita professionale o missioni
internazionali).
TANGIBILE / TRANSAZIONALE
COMPENSATION WELFARE
Retribuzione fissa Fringe benefit
Retribuzione variabile / MBO Piani pensione
Riconoscimenti Una Tantum Assicurazioni sanitarie
Patti individuali Rimborsi medici
Patti di stabilità Flexible benefit
INDIVIDUALE COLLETTIVO
GROWTH WORKPLACE
Performance management Sicurezza sul / del lavoro
Sentieri di carriera Reputazione aziendale
Esperienza internazionale Cultura / clima aziendale
Formazione e sviluppo Stili di leadership
Spazi di lavoro
Work life balance
INTANGIBILE / RELAZIONALE
Da un lato, questo approccio può consentirti di ampliare notevolmente le tue leve di negoziazione (ad
un blocco delle tue richieste sulla parte fissa, per esempio, potresti comunque rispondere puntando su
altre componenti del pacchetto); dall’altro, non bisogna dimenticarlo, le aziende ragionano in termini
di costi e di budget: in particolare, devono rimanere entro limiti di spesa predefiniti e privilegiano i
c.d. costi variabili (quelli che sono direttamente collegati ai risultati e che quindi in una certa misura
“si pagano da sé”) rispetto ai costi fissi (quelli che ci sono a prescindere dai risultati). A parità di
costi, però, una differente composizione del pacchetto può tradursi per te in una remunerazione
globale più o meno soddisfacente: l’esempio più noto è probabilmente quello dei “buoni spesa”
spesso adottati dalle aziende nei piani di welfare aziendale, che sono “netti”, cioè consentono al
lavoratore di acquistare beni e servizi per il loro valore nominale, non essendo gravati da tasse e
contributi. In conclusione, le tue probabilità di successo saranno senz’altro maggiori se definirai i
tuoi obbiettivi di negoziazione salariale in termini globali per poi declinarli, se necessario, in funzione
dell’evoluzione della trattativa, sulle varie voci di cui si può potenzialmente comporre il tuo pacchetto
retributivo. Usando una terminologia militare, si potrebbe dire che è bene avere una strategia chiara
(dove voglio arrivare), ma una tattica flessibile (tenersi aperte più possibilità).
Un altro aspetto fondamentale che devi considerare è l’oggetto della negoziazione. Di quali importi
parlerai? Da una parte, infatti, a te interessa la retribuzione netta, cioè i soldi che arrivano nelle tue
tasche. Dall’altra all’azienda interessa il costo del lavoro, cioè i soldi che escono dalle sue tasche.
In mezzo c’è quella cosa, che hai imparato a conoscere leggendo ogni mese la tua busta paga,
chiamata retribuzione lorda, cioè la base da cui vengono detratte le tasse e i contributi a tuo carico
e a cui vengono aggiunte quelle che competono all’azienda.
100 41 58
Lordo
TFR
IRPEF
20.855 € AZIENDA
71 100 141,5 71 100 141,5 90,5 100 141,5 100 100 100
Canoni finanziamento
Canone acquisto +
+ stima costi di Premio annuo Premio annuo
canone
gestione
Nota:
Le simulazioni si riferiscono a un caso "standard". I valori possono quindi cambiare in positivo o in
negativo in funzione del caso specifico (ad es. il tipo di modello di auto aziendale, etc.)
Con la definizione “Valore di mercato” indichiamo la retribuzione di riferimento di uno specifico ruolo
nel mercato del lavoro (quando si parla di valore di riferimento di mercato di una retribuzione, nello
specifico, ci si riferisce alla retribuzione mediana): tanto più una retribuzione si scosta da tale valore,
tanto più risulterà disallineata rispetto al mercato verso l’alto o verso il basso, come evidenziato nel
grafico successivo chiamato “curva retributiva”.
50%
25% 25%
80%
10% 10%
Come qualsiasi prezzo, la retribuzione di mercato di un lavoro, inclusa la tua, è determinata dalla
domanda e dall’offerta e, nello specifico, da quanto una data professionalità sia richiesta e
da quanto sia disponibile. Essa, pertanto, è tanto più alta, quanto più la professionalità è ricercata
dalle aziende e tanto meno sono i lavoratori disponibili con le caratteristiche richieste: un saldatore
guadagna in media più di un impiegato amministrativo proprio per questa ragione, anche se spesso
ha un livello di istruzione formale inferiore.
Questa variabile identifica il valore della risorsa in termini di impatto operativo e di business per
l’azienda ed inciderà in modo decisivo sul tuo potere contrattuale in fase di negoziazione salariale.
Esso può essere rappresentato come la combinazione di tre elementi:
o La competenza, cioè il livello delle conoscenze e capacità professionali (hard e soft). Questo
parametro valorizza il tuo percorso di studi e lavorativo.
R = VM x VA
R In cui
R = Retribuzione
VA > 1
37.000
(il valore della risorsa per l’azienda (lo stipendio percepito)
comporta una retribuzione > di
quella di mercato VM = Valore di mercato
VA = 1
35.000 (il valore della risorsa per l’azienda (retribuzione mediana di mercato per il ruolo)
comporta una retribuzione in linea
Mediana con quella di mercato) VA = Valore aziendale
VA < 1 (moltiplicatore della retribuzione mediana di
(il valore della risorsa per l’azienda
31.000
comporta una retribuzione < di
quella di mercato
mercato determinato dal valore della risorsa)
35.000 VM
È opportuno sottolineare che il valore aziendale, così come lo abbiamo definito, incorpora scelte che
riguardano non solo il singolo lavoratore, ma, più in generale, la sua categoria professionale: nello
specifico, un datore di lavoro tenderà a pagare sopra il mercato quei ruoli che ritiene strategici e
difficili da sostituire, mentre si posizionerà in linea col mercato, o addirittura sotto, per le professionalità
che ritiene meno “pesanti” per l’organizzazione e per il business. Questo insieme di scelte, che viene
definito “politica retributiva”, serve quindi a fissare il livello minimo ed il livello massimo di arrivo
della retribuzione per ogni ruolo aziendale e costituisce per l’azienda il range di riferimento per la
negoziazione degli stipendi.
Da quanto detto sopra, dovrebbe esserti ormai chiara una cosa: per stabilire se e quanto puoi
chiedere nell’ambito di una trattativa salariale, devi farti un’idea la più precisa possibile dei
fattori che determinano il tuo stipendio.
Per quel che riguarda il primo punto, il valore di mercato, ti consigliamo di confrontare il tuo stipendio
con quello di mercato mediante il nostro servizio StipendioGiusto.it . Potrai infatti, in modo molto rapido,
consultare il più ampio database delle retribuzioni italiane ed ottenere il tuo report personalizzato
con differenti gradi di approfondimento disponibili in base alle tue esigenze specifiche.
Per quanto concerne il secondo punto, il valore per l’azienda, detto che siamo in un campo in cui gli
aspetti oggettivi e quelli di percezione tendono a confondersi, possiamo darti qualche suggerimento
utile per agganciare le tue valutazioni a basi il più solide possibile:
1) Per valutare il livello di necessità dell’azienda, cioè se e quanto tu sia importante ai fini del
business e dell’organizzazione, chiediti sempre in modo molto franco con te stesso: che cosa
succederebbe se entro un mese io me ne andassi? L’azienda sarebbe in difficoltà a trovare
qualcuno per sostituirmi? Si tratta di una situazione contingente, valida nel presente, oppure
di una condizione che durerà anche nel futuro?
2) Per valutare il tuo livello di competenza dal punto di vista del datore di lavoro, devi
considerare eventuali corsi professionali frequentati, eventuali certificazioni ottenute, se ti sono
state assegnate nuove attività, se vieni coinvolto nella formazione e/o nell’addestramento
dei colleghi, se rispetto ai tuoi colleghi con mansioni analoghe hai un livello di competenza
assimilabile o meno e, ovviamente, quali siano stati i feedback dei tuoi responsabili, a maggior
ragione se si tratta di valutazioni espresse nell’ambito di un sistema formalizzato di qualche
tipo.
Le competenze
La tua esperienza
e formazione
professionale
Lo stato di necessità La performance
dell’azienda
Le tue prestazioni e
La tua importanza per
comportamenti sul luogo di
l’organizzazione internazionale
ed il business lavoro
Valore
aziendale
Nello schema che segue, trovi un’indicazione sulla base dei dati di mercato e della conoscenza
acquisita con la nostra attività di consulenza a favore di oltre 250 clienti, di quali sono, rispetto alla
retribuzione mediana di mercato, i parametri di riferimento dello stipendio che potresti considerare in
ambito di negoziazione.
Retribuzione vs
-20% -10% = +10% +20%
Mercato
Valore per
MOLTO BASSO BASSO IN LINEA ALTO MOLTO ALTO
l’azienda
Attenzione! Entro questo range (-20%; + 20%) la tipologia di richiesta sarà ovviamente subordinata
al tuo posizionamento: la tua retribuzione attuale è in linea, inferiore o superiore a quella di mercato?
Considerando che l’esperienza in generale ci dice che, salvo casi eccezionali, le richieste salariali
in aumento vengono prese in considerazione entro un range massimo fra il +15% ed il +20%, dei
punti di riferimento per la trattativa potrebbero essere quelli riportati qui sotto:
Quanto chiedere?
Possibili obiettivi di aumento in funzione del valore di mercato e del valore aziendale
MOLTO ALTO Fino a + 20% Fino a + 15% Fino a + 10% Fino a + 5% Fino a + 2%
BASSO No No No No No
MOLTO BASSO No No No No No
Lo ribadiamo ancora una volta: ottenere un aumento o una revisione al rialzo di un’offerta di lavoro,
nel caso il tuo valore aziendale percepito sia basso o molto basso è un’impresa ardua, per non dire
impossibile. Inoltre, come puoi vedere nello schema, non puoi sganciare la tua richiesta economica dal
tuo valore di mercato. Può non essere piacevole, ma è necessario essere consapevoli che esiste un
limite oltre il quale - per ragioni di budget aziendale e di opportunità - il tuo stipendio, a parità di
mansioni, non potrà crescere, se non in modo marginale. Ad un certo punto per fare un salto retributivo
occorre fare un salto di carriera.
IL TEMPO
Una terza dimensione da considerare è, infine, quella del tempo. Questa variabile, infatti, ha una
valenza strategica non secondaria ai fini di una negoziazione di successo.
Per quanto concerne la richiesta di un aumento, si tratta, da un lato, di scegliere il momento giusto (ne
parleremo meglio più avanti), dall’altro di includere la dimensione temporale nell’equazione salariale:
richieste troppo frequenti sono improduttive tanto quanto richieste troppo sporadiche.
Nel primo caso, quello delle richieste troppo frequenti, oltre al fatto che per evidenti ragioni di
opportunità ben difficilmente un’azienda potrà accoglierle, devi anche tener presente che la
frammentazione favorisce una trattativa al ribasso da parte aziendale (spesso e poco di solito vanno
a braccetto). Nel secondo caso, quello delle richieste sporadiche, fino al limite di non chiedere mai,
potresti sottovalutare il fatto che, quando si parla di aumenti, si parla di un mondo di risorse scarse,
dove molto spesso il numero dei “meritevoli” è superiore alle risorse di budget messe a disposizione da
parte del datore di lavoro. A parità di valore, chi si attiva con maggiore determinazione finirà per
avere maggiori probabilità di raggiungere il proprio obbiettivo. Il fatto che le risorse disponibili siano
limitate, inoltre, porta un’ulteriore argomentazione contro le richieste troppo frequenti: a chi ha già
avuto da poco (a prescindere dall’importo) è più improbabile che sarà dato di nuovo.
Nel caso di un’offerta di lavoro (ma anche di un aumento per una promozione) la variabile tempo
assume una prospettiva differente. Qui il problema non è tanto chiedere al momento giusto, ma,
piuttosto, sapere quando accettare. In questo senso, il consiglio che possiamo darti è quello di
considerare sempre un aspetto: portare avanti una trattativa, se da un lato è utile per strappare
condizioni migliori, dall’altro non deve essere un comportamento esasperato, perché potrebbe essere
letto come disinteresse, oppure come un eccesso di pretese e pregiudicare seriamente la trattativa.
Puoi essere estremamente preparato, aver correttamente stimato quanto vali dentro e fuori l’azienda,
ma questo potrebbe non assicurarti il successo, se sbagli ad impostare la negoziazione. Si tratta di
fare le richieste “giuste”, al momento “giusto” e nel modo “giusto”. Da questo punto di vista, ci
sono per lo meno tre dimensioni che sono decisive: le motivazioni (Perché), il timing (Quando)
e le modalità di negoziazione (Come).
PERCHÉ?
Le motivazioni, il “perché” della tua richiesta, sono decisive. Convinci la tua controparte che le tue
ragioni sono valide e metà del lavoro sarà fatto.
Si tratta di rispondere a una domanda che è quella che in primo luogo si farà chi ti troverai di fronte
nella trattativa: “perché dovresti avere un aumento o una revisione al rialzo della proposta che ti è
appena stata fatta?”.
Come si è detto, ci sono principalmente due ordini di motivazioni “oggettive”. Quelle esterne, cioè il
tuo posizionamento retributivo rispetto al mercato, e quelle interne, cioè il tuo valore per l’azienda.
Per le prime devi reperire il dato di mercato e metterlo a confronto col tuo stipendio. Il tema a
questo livello è quello di raccogliere informazioni credibili e solide. In internet puoi trovare tantissime fonti
che parlano di stipendi, ma devi stare attento a verificarle bene, perché molto spesso le informazioni
sono generiche, poco approfondite, se non addirittura fuorvianti. Il consiglio è di rivolgerti sempre a
servizi professionali, come il nostro StipendioGiusto.it, che effettuano un monitoraggio continuativo e
strutturato del mercato. Insomma, se chiedere una valutazione della tua casa ad un esperto immobiliare
è una saggia decisione, allo stesso modo rivolgerti ad un esperto di retribuzioni è senz’altro il
modo migliore per capire se sei pagato bene o male rispetto al mercato.
Per quanto concerne, poi, il tuo valore aziendale, si tratta di essere estremamente consapevoli ed onesti
con sé stessi. Non conta ciò che tu pensi del tuo lavoro o della tua professionalità, ma conta quello
che ne pensa la tua controparte. Pertanto, è necessario che tu dia “sostanza” alle tue richieste
mettendo in luce tutti quei fattori che possono dimostrare che sei una risorsa competente,
performante, ma soprattutto necessaria per l’organizzazione: valutazioni formali delle prestazioni,
feedback ricevuti da parte di responsabili e collaboratori, progetti sviluppati, migliorie apportate ad
attività, processi o procedure, competenze sviluppate, certificazioni, ...
In ultima istanza l’obbiettivo è che chi ti sta di fronte durante la trattativa (il tuo capo, l’HR Manager
o l’imprenditore) possa comprendere, su basi oggettive, che il tuo valore aziendale è superiore a
quanto lo valorizzi il tuo stipendio attuale o l’offerta che ti è stata fatta in prima battuta.
QUANDO?
Ci sono momenti in cui le tue richieste retributive potrebbero essere accolte meglio che in altri. In
particolare, poiché di norma la nostra attenzione e la nostra memoria operativa tende a focalizzarsi
sul passato recente, allora può essere più produttivo avanzare le tue richieste in un momento
in cui il tuo valore aziendale è percepito come alto: uno stato di necessità forte (si è appena
dimesso un tuo collega?), una competenza elevata (hai appena ottenuto una certificazione per una
competenza particolare?), un’ottima prestazione (la tua valutazione annuale è stato molto buona o il
tuo capo ti ha appena dato un feedback particolarmente buono?). Per le stesse ragioni, a fronte di
un valore percepito basso, potrebbe essere saggio rinviare le tue richieste ad un momento migliore e
questo, sebbene possa risultare molto ingiusto, anche quando si tratti di un periodo negativo che si
colloca in una storia personale di successo.
Nel decidere “quando” chiedere devi tenere conto, ovviamente, della situazione della controparte. Ci
sono per lo meno due aspetti che non puoi non considerare: il momento che vive l’azienda e il
momento che vive il tuo interlocutore, la persona, cioè, con cui avrai a che fare.
Per quanto concerne il momento aziendale, giova ricordare che ci sono situazioni in cui l’azienda
potrebbe non essere ben disposta rispetto ad una richiesta salariale da parte tua: i principali sono
senz’altro un periodo di risultati negativi dell’azienda e un periodo di rinnovo contrattuale. Nel
primo caso, evidentemente, potrebbero esserci problemi di disponibilità economica. Nel secondo,
il datore di lavoro sarà meno propenso ad aprire una negoziazione, se a breve dovrà erogare
aumenti generalizzati e di cui magari non ha ancora ben chiara l’entità. In nessuno dei due casi
stiamo parlando di momenti in assoluto bloccanti (a fronte di un valore aziendale alto o molto alto, i
budget e le regole di gestione salariale diventano sempre meno stringenti), ma senz’altro non ideali.
COME?
Le tecniche di negoziazione sono un ambito molto studiato e piuttosto complesso, che non possiamo
approfondire in questa sede e che, fortunatamente, son state oggetto di tantissime pubblicazioni
e articoli. Approfondire, nel caso fosse di tuo interesse, non sarà pertanto difficile. Noi, perciò, ci
concentreremo qui di seguito solo su alcuni aspetti imprescindibili per impostare una trattativa di
successo.
o LA STRATEGIA NEGOZIALE: una volta che avrai definito il tuo obbiettivo, quanto chiedere,
dovrai ricordarti per lo meno di due cose:
1) di norma la tua prima richiesta non sarà quanto otterrai alla fine;
Rispetto al primo punto, si tratta di una circostanza che hai senz’altro già sperimentato. Nella
stragrande maggioranza dei casi una negoziazione procede per avvicinamenti successivi
fra posizioni contrapposte, fino al raggiungimento di un punto di equilibrio. Nell’ambito di
una trattativa per lo stipendio gli interessi in gioco sono, da un lato, il tuo di ottenere il
massimo possibile, dall’altro, quello dell’azienda di spendere il meno possibile. Per portare
questi interessi a convergere è fondamentale che la tua richiesta sia superiore (ma non
troppo) all’obbiettivo effettivo, partendo dal presupposto che dovrai necessariamente
muoverti verso la controparte nel corso della trattativa (da questo punto di vista il nostro
invito è a non instaurare una negoziazione di tipo competitivo, basata su aut-aut, nemmeno
nel caso in cui la tua posizione sia di estrema forza: non si tratta di strappare una vittoria
sfruttando un’occasione favorevole, ma di farsi riconoscere il proprio valore).
LA COMUNICAZIONE È FONDAMENTALE:
CERCA DI ESSERE APERTO E COSTRUTTIVO E SOPRATTUTTO PROCEDI PRIMA
A CREARE IL “GIUSTO CONTESTO” E SOLO DOPO INIZIA LA TRATTATIVA
PER LO STIPENDIO.
#2 Anche in questo caso potrebbe essere la verità. Tuttavia, è bene che tu sappia
che, nella realtà dei fatti, tutte le aziende hanno persone le cui retribuzioni
sono “fuori policy” e quindi potresti esserlo anche tu. La questione decisiva
in questa situazione è, ancora una volta, il tuo valore per l’azienda. Se sei
consapevole (a buon diritto) di essere una risorsa valida, non considerare
la politica aziendale come un ostacolo insormontabile, piuttosto tara bene
le tue richieste tenendo presente quanto abbiamo visto nel capitolo “Sai
quanto chiedere?”. In particolare, se la tua retribuzione, fatte le opportune
verifiche, non è posizionata nella fascia più alta di mercato (oltre il 20%
in più della mediana) può essere una buona tattica quella di portare il
discorso sul confronto col mercato piuttosto che sull’organizzazione interna.
Un’alternativa, poi, potrebbe essere quella di chiedere non un incremento
della RAL, ma un intervento su altre componenti del Total Reward (incentivi
variabili, welfare, benefit, etc.). Infine, come opzione minima, potresti per lo
meno cercare di portare a casa un premio una tantum.
#5 Se non sei in grado di provare il contrario, in questo caso hai poche carte
da giocare. Preparati bene prima di aprire la trattativa e sii onesto con te
stesso.
#6 Ne abbiamo già parlato. Nella scelta del timing, chiedere subito dopo aver
ricevuto un bonus o un incentivo potrebbe non essere la scelta migliore.
Pertanto, ti consigliamo a) di evitarlo, se possibile e b) di usare il premio
ricevuto come dimostrazione del tuo valore per l’azienda (per esempio potresti
dire: “E’ appunto questo premio che ho ricevuto, di cui sono molto contento,
che dimostra, secondo me, che lavoro bene. Un aumento infatti, non è solo
una questione economica per me, ma una questione di riconoscimento del
mio valore per l’azienda nel tempo. Se, come spero, non sono semplicemente
una risorsa che performa bene, ma anche un investimento, allora vorrei che
l’azienda me lo dimostrasse. Non è possibile adesso? Posso capirlo. Non capirei,
invece, se il fatto di ricevere dei premi perché lavoro bene diventasse un
blocco a futuri aumenti: sarebbe esattamente il contrario della meritocrazia,
non le sembra?”). L’obbiettivo minimo, in conclusione, dovrebbe essere quello
di confutare l’equivalenza Premio = No aumento.
#10 Qui siamo nel campo dei dati di fatto. Se tri trovi in questa situazione l’unica
questione è se l’aumento che ti viene proposto rispetto al tuo attuale posto
di lavoro sia per te sufficiente. Se così è, molto bene! Se così non è, basta dire
che sei consapevole che si tratta di un’ottima offerta, ma che tu valuti non solo
il denaro, ma anche le sicurezze che lasci e che di conseguenza uno sforzo
ulteriore da parte del tuo futuro datore di lavoro sarebbe fondamentale
per farti decidere in modo sereno. Cambiare è un’opportunità, ma anche un
rischio, che merita di essere valorizzato.
#11 Un’obiezione che è anche uno stimolo a dimostrare quanto vali. Ma se questo
percorso di crescita è solo a parole, purtroppo, non puoi contarci in modo
fideistico. Quindi ci sono due opzioni: il ragionamento ti convince e ti sembra
veritiero ed allora puoi metterlo alla prova chiedendo di formalizzare gli step
di crescita in funzione dei risultati attesi; l’obiezione non ti convince e pensi
sia solo un espediente retorico ed allora puoi rispondere: “Comprendo le
vostre ragioni, ma quando ho deciso di cambiare l’ho fatto avendo in mente
un obbiettivo professionale e retributivo. Quello di cui stiamo trattando non
è il punto di arrivo, ma il punto di partenza. Deve essere giusto per voi, ma
anche per me e perciò ho bisogno da parte vostra di uno sforzo ulteriore. Se
non si può, posso capirlo, così come voi potete comprendere che io possa
decidere di rimanere dove sono”. In sintesi, si tratta di mettere in evidenza
che l’oggetto della trattativa non è il futuro, ma il presente.
NON PREPARARSI
ERRORE
La tua trattativa deve essere impostata e preparata in anticipo, avendo cura
SBAGLIARE IL MOMENTO
ERRORE
La scelta del momento può essere decisiva. Ricorda di evitare i momenti
#5 favore. In una trattativa per lo stipendio, piuttosto, cerca di aver chiaro non
solo cosa vuoi ottenere, ma anche che puoi ottenerlo variando il mix del tuo
pacchetto retributivo (un aumento del fisso ti è precluso? Magari potresti
ottenere un premio variabile, …). E non pensare che l’azienda ragioni come
te. Lo abbiamo detto, tu pensi, giustamente, al netto, l’azienda al costo, e
quindi la negoziazione verte sul punto di equilibrio fra questi due diversi
punti di vista.
RESPONSABILE CONTABILITÀ
45.500 MAX
Mercato nuovo ruolo
41.000 MED
39.500 Retribuzione ruolo nuovo
ADDETTO CONTABILITÀ
Mercato ruolo attuale
MAX
35.000 MIN
MIN 30.000
€ € €
BENEFIT
IL TUO POSIZIONAMENTO
Apporre una X sulla casella
Valuta il tuo
Valuta il tuo valore aziendale (stato di Elabora la
valore di mercato
necessità, competenze, performance strategia negoziale
(benchmark retributivo)
Individua il
momento
<<giusto>> CONSIDERA IL PUNTO Anticipa le obiezioni
DI VISTA DELLA
IMPOSTA LA DEFINISCI
CONTROPARTE
TRATTATIVA <<COME>> Comunica in modo
Valuta il costo
della tua adeguato
richiesta
Errore 1:
VA basso? Non prepararsi
<<Poco è NEGOZIA IL
meglio di TUO STIPENDIO
niente>> Errore 2:
Sbagliare il momento
VALUTA IL TUO
POTERE
NEGOZIALE IN
GESTISCI Errore 3:
L'EVENTUALE EVITA GLI ERRORI Eccessivo ottimismo
FUNZIONE DEL TUO
VALORE AZIENDALE
INSUCCESSO o pessimismo
(VA)
Errore 4:
Lasciare la 1° mossa
VA elevato? alla controparte
<<Tutto o
niente>> Errore 5:
Avere un punto di
vista ridotto