Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
positioning
per tutti
Una breve guida
per evitare errori ricorrenti
e comprendere alcuni
aspetti fondamentali della
pianificazione di un nuovo
business.
A cura di
Nicola Vernaglione
01
CHI SIAMO E PERCHÈ ABBIAMO SCRITTO
QUESTA GUIDA
pag.7
03
PRINCIPIO 2: IL TEMPO È UNA RISORSA SCARSA
pag.16
05
PRINCIPIO 4: CONSIDERARE LE RISORSE
FUNZIONALI UN BUSINESS
pag.30
01
06
PRINCIPIO 5: CONOSCERE I CLIENTI
pag.38
02
CONSIGLIO 2: PUNTARE AD ESSERE I PRIMI
DELLA CATEGORIA
pag.62
04
CONSIGLIO 4: COSTRUIRE ASSOCIAZIONI UNICHE
pag.91
01
05 CONSIGLIO 5: LA RICERCA DEI FONDI
pag.106
Info
01 COME POSSO APPROFONDIRE
pag.116
02
L'AUTORE DI QUESTA GUIDA
pag.117
Capacità di comunicazione
Disponibilità all’aiuto
Sostegno all’imprenditorialità
Diffusione della conoscenza
Educazione finanziaria
Esperienza concreta nell’assistenza alle Startup
Esperienza concreta nell’assistenza alle micro e
piccole imprese
1 La Value Proposition (Proposta di Valore) tradotta nella maniera più elementare possibile indica il pacchetto di prodotti e servizi
che rappresenta un valore per uno specifico Segmento di Clienti. La domanda a cui, imprenditori, startupper e liberi
professionisti sono chiamati a rispondere è: “Perché i clienti dovrebbero scegliere il mio prodotto/servizio?”.
Vi ricordate il laser?
Una startup che funzioni deve essere inizialmente
focalizzata su un business (modello) molto semplice
2
ed efficace, con il requisito della scalabilità.
2 Ovvero possibilità di ampliamento dei prodotti e servizi in maniera coerente e tenendo sempre in mente il vincolo che
li lega alla principale problem/solution.
In sintesi
All’avvio della pianificazione di un nuovo business
occorre concentrarsi, anzi focalizzarsi su alcuni pochi
elementi realmente validi ed efficaci.
3 In dipendenza della tipologia di business, del grado di innovazione e delle necessarie attività di sviluppo e lancio. Una attività
web based di media complessità ed innovazione, ha in genere un periodo di “incubazione” di almeno 18-24 mesi.
Considerare la remunerazione
3.1 ordinaria e giornaliera
E’ ovvio. Per questa tipologia di attività, il sistema di
4
prezzi e tariffazione da prendere in considerazione
per formulare le previsioni di vendita e di EBIT, deve
considerare unicamente, quale unità di misurazione,
IL TEMPO.
4 L’EBIT è espressione del risultato aziendale prima delle imposte e degli oneri finanziari, e deriva dall’acronimo
dell’espressione inglese Earnings Before Interests and Taxes. In italiano può essere indicato come Risultato ante
oneri finanziari oppure Reddito operativo aziendale.
5 Una distinta base, acronimo Diba (in inglese Bill of Materials - BOM), è l'elenco di tutti i componenti, sottoinsiemi, semilavorati e
materie prime necessari per realizzare un prodotto. Nel mondo alimentare, chimico e farmaceutico essa si chiama ricetta o
anche formula. Il concetto è ovviamente applicabile anche ai servizi individuando i fattori produttivi idonei a rappresentarla.
Una distinta base è organizzata gerarchicamente, e si rappresenta come un albero, con la forma simile ad un albero
genealogico, con in testa il prodotto finito, ed a scendere nei vari livelli si trovano i sottoinsiemi, i semilavorati e le materie prime.
Per convenzione la cima dell'albero, ovvero il prodotto finito, si trova a livello zero. I suoi componenti diretti sono a livello uno, e
così via.
6 Sull’argomento si può approfondire in “Zeithaml – Bitner “Il marketing dei servizi – Ed. Mc Graw- Hill”
7 In generale, il costo pieno (full costing) è una definizione di costo che tiene conto di tutte le componenti di spesa
sostenute (costi generali, oneri finanziari, imposte). Tale configurazione permette di non trascurare alcun costo, ma
necessita di un processo di attribuzione dei costi molto dettagliato e complesso.
Il costo pieno integra il costo diretto con la quota di costi che derivano dall'allocazione dei centri ausiliari (detti anche
funzionali) sui centri principali. Per questo, la definizione di costo pieno ha significato solo per i centri definiti come
“principali”. In tale accezione, trova applicazione come indice principale dei sistemi di controllo di gestione.
9
Il SOM, ovvero il Serviceable and Obtainable Market è il mercato che realisticamente dovrebbe raggiungere la tua
startup o azienda una volta lanciata. Il SOM quindi corrisponde alla capacità di sfruttare al massimo le competenze e
gli strumenti che hai a disposizione
In sintesi
Per qualsiasi nuova attività la pianificazione
dell’utilizzo delle risorse produttive da impiegare a
supporto del business è una fase fondamentale.
Occorre evitare di essere sovradimensionati ma
anche definire una dimensione non sufficiente a
supportare lo sviluppo delle vendite.
10 Con TAM si indica il Total Addressable Market, ovvero la domanda totale di un determinato prodotto o servizio.
SAM = SERVED AVAILABLE MARKET
Il SAM identifica il Served Available Market, ovvero il mercato potenzialmente disponibile.
Il SAM, quindi, va a ridimensionare il mercato totale ponendo dei vincoli che possono essere ad esempio quelli
territoriali. Del SOM abbiamo già parlato in una nota precedente
La risposta sbagliata?
“Perché non ho concorrenti”.
11 Gli economisti non si scandalizzino. Il concetto di Monopolio è, di fatto, una pura teoria che nella realtà non si realizza
mai. Se pensiamo ad esempio ai tabacchi ed al gioco, o comunque ai prodotti e servizi del Monopolio, tecnicamente
e teoricamente non vi sarebbero concorrenti “diretti” ma di fatto ve ne sono e come. Ma non operano in legalità.
Il pensiero conservatore
Coloro che avevano concepito (e concepiscono) il
proprio business come, “produciamo carrozze a
cavallo” ovviamente chiusero i battenti di li a poco,
magari lamentandosi (vi ricorda qualcuno che
conoscete?) del Governo, degli Stranieri, del Web (no
quello non c’era ancora!), ecc. ecc.
Torniamo ai concorrenti
Da quanto scritto, attraverso un lungo, ma necessario
giro, si dovrebbe chiaramente comprendere che:
In sintesi
Riconoscere il “come” e il “cosa” non è affatto cosa
semplice.
Occorrono, apertura mentale e “palestra”, ovvero
esercizio nell’identificare l’unica vera risposta utile:
“cosa sto facendo?”, slegandolo dal mezzo, dalla
modalità e dagli strumenti che utilizzo per farlo.
13 Il return on investment (o ROI, tradotto come indice di redditività del capitale investito o ritorno sugli investimenti) è un
indice che genericamente, quanto rende il capitale un euro di capitale investito in azienda o in qualsiasi altra attività
(utilizzato anche come indice per misurare l’efficacia di azioni pubblicitari e promozionali).
Imbuto
Quando ci approcciamo alla analisi della domanda
dobbiamo prendere in considerazione tutti gli aspetti
che possono influenzarla, ricordando che, in
dipendenza del business che stiamo avviando, e
14
quindi del canale che utilizzeremo dovremo
considerare vari livelli di redemption per giungere alla
conversion, attraverso una call-to-action.
15 Sono due concetti fondamentali sui quali si basa il setting efficace di una attività di servizi. Sull’argomento si può
approfondire in “Zeithaml – Bitner “Il marketing dei servizi – Ed. Mc Graw- Hill”.
Quali sono?
La risposta è molto semplice.
Provate ad aggiungere “…..di fiducia” ad una serie di
servizi che acquistate normalmente e più o meno
periodicamente, ed otterrete la risposta.
È CHIARO ADESSO?
In sintesi
Comprendere cosa vuole chi paga, molto spesso non
basta. Occorre sapere e conoscere chi sarà il vero
utilizzatore di quel prodotto o servizio ed estendere le
percezioni in modo da creare il giusto “clima di
fiducia” verso tutti.
18 Mi da un chilo di mele? (fungibile). Mi dia tre Melinda (infungibile). Il nome, il posizionamento e la value proposition
hanno fatto la differenza.
Categoria SPAZIO
Chi è stato il primo astronauta a poggiare il piede
sulla Luna? E il secondo?
Categoria SPETTACOLO
Chi ha vinto l’ultima edizione del Festival di Sanremo?
Chi è arrivato secondo?
E così via. Per tutte le possibili categorie esistenti.
Un chiaro esempio
19
Dopo la Seconda guerra mondiale, Heineken è stata
la prima birra di importazione a farsi un nome in USA.
Quaranta anni dopo qual era la prima birra di
importazione negli USA? Heineken o quella con il
gusto migliore (ammesso che questo possa essere un
fattore oggettivo)? In USA, negli anni ‘80 si
vendevano oltre 400 birre di importazione.
19 L’esempio che state per leggere e quello precedente (Lindbergh e Hinkler) sono stati tratti dalle numerose letture di
libri e articoli degli autori AL RIES e JACK TROUT ai, quali, tra gli altri, mi sono più volte ispirato nello svolgere la mia
attività di manager, consulente, docente e formatore.
Il consiglio #1
Siamo quindi giunti al primo consiglio.
Funziona?
Pochissime volte.
Perché?
Ce la farà?
Percorrendo questa via è pressoché impossibile,
Fino a quando non è arrivò DEC, che tra gli anni ’70 e
’80 diventò il più grande produttore nella CATEGORIA
MICROCOMPUTER.
24 Nicola Vernaglione è stato prima ricercatore in marketing e poi docente in marketing ei servizi svolgendo per anni in
tale ambito l’attività di advisor e Temporary manager
© 2022 CREAZIONEIMPRESA SRL – SB. 69
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Ovvero, è sempre, e comunque, una scelta
secondaria.
“Se non scelgo il lido in città, sceglierò la spiaggia
libera in città”.
La situazione di partenza
Al momento di rilevare la gestione dello stabilimento
balneare, al committente si presentava la seguente
situazione:
Prezzi popolari.
Comodità, ovvero facile da raggiungere e
parcheggi liberi.
25 L’analisi SWOT è uno strumento che viene usato nella formulazione della gestione strategica. Può aiutare ad
identificare le Forze (Strengths), Debolezze (Weaknesses), Opportunità (Opportunities) e Minacce (Threats) di
un’azienda. I punti di forza e di debolezza sono fattori interni che possono creare o distruggere valore. Possono
comprendere attività, abilità, o risorse che un’azienda ha a disposizione, paragonate a quelle dei suoi competitor.
Possono essere misurate tramite valutazioni interne oppure benchmarking esterni. Le opportunità e le minacce sono
fattori esterni incontrollabili per l’azienda: questi al tempo stesso possono comportare la creazione o la distruzione del
valore. Tali fattori vengono spesso riassunti con l’abbreviazione “PEST“: fattori Politici e Legali, Economici, Sociali e
Demografici, Culturali, Tecnologici (Innovazione). Inoltre possono emergere dinamiche competitive dell’industria o dei
mercati che possono rappresentare, di volta in volta, opportunità o minacce per l’impresa.
L’analisi SWOT è un supporto alle scelte e risponde all’esigenza di razionalizzazione dei processi aziendali. E’ una
tecnica sviluppata da più di 50 anni come supporto alla definizione di strategie aziendali in contesti caratterizzati da
incertezza e forte competitività.
26 Per chi non lo sa o non lo ricorda gli anni successivi al default di importanti gruppi bancari (2008) a causa de c.d.
“derivati spazzatura” sono stati molto duri, a causa del conseguente “credit crunch” delle banche che ha creato a
discesa un restrizione del credito alle imprese ed alle famiglie con molte chiusure e moltissimi fallimenti.
I risultati
I risultati furono importanti.
A fronte di un investimento complessivo di poco
superiore a € 65.000 il ritorno in termini di ricavi, parlò
chiaro sin dalla campagna abbonamenti: +300%
rispetto all’anno precedente, in un solo mese effettivo,
e gli ingressi singoli giornalieri o solo pomeridiani,
ebbero una crescita progressiva e geometrica
inarrestabile, al punto di dover limitare gli ingressi per
motivi di sicurezza.
28 La Unique Value Proposition (UVP), conosciuta anche come Unique Selling Proposition (USP), è una definizione
chiara e inequivocabile dei benefici che il tuo prodotto/servizio offre, dei problemi che risolve ai tuoi clienti e
soprattutto di ciò che ti distingue dai competitor.
29 Volutamente, in questo caso, non si riportano nomi specifici di aziende e/o gruppi. Non è mia intenzione veicolare
propaganda gratuita.
Aspirina? = Raffreddore
© 2022 CREAZIONEIMPRESA SRL – SB. 79
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Quando sarete giunti a questo risultato, avrete
raggiunto la posizione di leader, ma non di mercato.
Avrete la leadership nella mente dei vostri potenziali
acquirenti (o utenti), ovvero nel luogo più importante
da conquistare.
MA QUAL’E’ LA DIFFERENZA?
ESSERE SEMPLICE
ESSERE DISPONIBILE
La semplicità della parola può essere ricercata nella
classe dei benefici associabili al brand o meglio, ai
servizi ed ai prodotti ad esso associabili.
Arrivare al concetto migliore, necessità quindi di un
percorso che preliminarmente preveda, (attraverso
una analisi competitiva comparativa, per Key
31
Factors), la definizione di vantaggi e benefici
associabili ai brand concorrenti (e quindi ai prodotti e
servizi che li rappresentano) e di conseguenza la
32
nostra posizione di benefici obiettivo, ovvero la nostra
problem/solution.
31 Ne abbiamo parlato nella prima parte dedicata agli ERRORI. E’ la seconda parte della analisi SWOT, quella dedicata
a Strengths e Weaknesses ovvero Forze e Debolezze dei concorrenti e quindi anche nostre.
32 Qualsiasi prodotto e servizio e quindi il brand ad esso associato (questo vale anche per i nomi dei professionisti) può
essere descritto e schematizzato secondo la cosiddetta C.V.B., ovvero attraverso Caratteristiche, (tecniche,
qualitative), alle quali far corrispondere Vantaggi (qualità collegate alle caratteristiche) e quindi Benefici (come
migliora la vita del nostri clienti)
© 2022 CREAZIONEIMPRESA SRL – SB. 82
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Quindi potremmo:
33 Rilocalizzare e riposizionare un business e un brand esistente (vale anche per i nomi dei professionisti e degli Studi)
è un processo lungo e costoso, che non sempre produce i risultati desiderati. In questo caso il SEGRETO applicabile
sta nel non dimenticare in cosa ci vedono bravi, o meglio, numero 1, e partire da quella posizione. Ma questa è
un’altra storia.
ALCUNI ESEMPI
Dal concetto di car sharing possono nascere altri
servizi legati al concetto di sharing economy della
mobilità.
34
Per approfondire si suggerisce la lettura di Michael E. Porter. “Il vantaggio Competitivo”.
IL PIU’ CONVENIENTE
IL PIU’ RICERCATO
In sintesi
Prima che clienti create audience e fan intorno ad un
concetto molto forte. La creazione di un concetto forte
non è altro che la trasformazione della UVP in una
specializzazione che magari (se possibile) abbia un
opposto.
35 Gli specialisti perdoneranno se non sono stato estremamente tecnico nella definizione. Ma non è un mio focus.
36
Questo invece lo é.
Parigi = ………………………
Roma = ………………………
Londra=………………………
4.1 Il consiglio #4
Quando un concorrente possiede una parola, un
concetto, una evocazione o una posizione nella
mente del potenziale cliente, è totalmente inutile
tentare di possedere la stessa parola, concetto.
38
Alla fine del 1995 fui chiamato, come manager
esterno in consulenza, da una piccola azienda
specializzata nella produzione di lenti correttive “da
vista”, per guidare un processo di ampliamento del
mercato.
37
Nome di fantasia collegato ad un caso reale. Non si riportano i nomi reali dell’azienda, delle persone e dei prodotti
per rispettarne la privacy
38
Nicola Vernaglione è stato per 4 anni, dal 1996 al 2000, Advisor Manager di un’impresa di produzione di lenti
correttive specializzata in “forti miopie”.
Il Pregio.
L’azienda era dotata di una fortissima ed esclusiva
specializzazione nel produrre lenti ad alto potere
correttivo (cioè per forti miopi) di spessore
notevolmente inferiore rispetto agli standard di
mercato.
Rispetto a tutte le lenti commercializzate, e quindi
anche quelle dei leader e big player, si riusciva ad
ottenere un abbattimento di spessore della lente che
in alcuni casi raggiungeva e superava anche il 50%,
con proporzione crescente rispetto all’aumento delle
diottrie da correggere.
39
Nome di fantasia non associabile al vero nome dell’impresa.
Il Difetto.
Il solito e ricorrente. La mancata focalizzazione. I
listini di vendita presentavano, sotto lo stesso brand,
sia i prodotti che rappresentavano l’azienda e che
avevano un elevato valore aggiunto ed un relativo
prezzo molto alto già agli ottici, sia altri prodotti,
cosiddetti “di consumo”, ovvero lenti ordinarie a basso
potere correttivo, che nella mente dell’amministratore
e dei soci, avrebbero dovuto avere il compito di
completare l’offerta e fidelizzare totalmente gli ottici.
Ma questo non avveniva mai.
LA EXIT
Fino a quando, anche grazie o a causa del brevetto,
l’azienda, “uscendo dalla nicchia” venne scoperta, dai
più grandi, con grande loro fastidio: stavamo
mangiando quote di mercato in Italia ed in Europa, e
questo non era affatto concepibile, soprattutto su
prodotti per i quali (i big players) spendevano molto in
Ricerca e Sviluppo, e sui quali puntavano per il futuro
immediato delle vendite e dei profitti.
In sintesi
Costruiamo bene, con pazienza e con la giusta
velocità, senza mai farci prendere dalla frenesia della
“exit milionaria”. Questa, se arriva, è il completamento
logico di un processo paziente e pressoché,
scientifico.
Beh…non proprio.
44 Un fondo di venture capital investe principalmente in capitale finanziario nelle imprese che sono troppo rischiose per i
mercati dei capitali standard o dei prestiti bancari. Spesso lo stesso nome è dato ai fondi creati appositamente,
mentre i soggetti che effettuano queste operazioni sono detti venture capitalist. Nella maggioranza dei casi, i fondi
necessari sono erogati da limited partnership o holding in aziende che per natura della attività e stadio di sviluppo
non risultano finanziabili dai tradizionali intermediari finanziari (come ad esempio le banche). Il venture capital è una
categoria del settore del private equity, che raggruppa tutte le categorie di investimenti in società non quotate su un
mercato regolamentato. L'investimento di venture capital si caratterizza per i seguenti elementi:
fase di sviluppo: investe in idee imprenditoriali particolarmente promettenti (seed financing) e società in start up nelle
prime fasi di vita (venture financing) fin dalle fasi pre revenue, ovvero senza che siano ancora stati approntati i
prodotti/servizi da vendere e quindi nella fase di investimento in prodotto; ambiti tecnologici: investimenti in aree ad
alto contenuto di innovazione; rischio: le società in cui i fondi di venture capital investono sono caratterizzate dalla
contemporanea presenza di un elevato rischio operativo, ovvero non ha ancora chiaro se la società avrà un mercato
per i propri prodotti, e rischio finanziario, per cui l'investitore non sa se avrà modo di recuperare il capitale investito.
In sintesi
I soldi fanno girare il business.
Siate bravi a trovarli nel modo giusto, creando
presupposti di credibilità.
info@creazioneimpresa.it
Facebook.com/CreazioneImpresa
Instagram.com/creazioneimpresa
linkedin.com/company/creazioneimpresa