Sei sulla pagina 1di 13

LOGICA E METODO.

LA PRESENZA DI GEORG FRIEDRICH MEIER NELLA «DISCIPLINA


DELLA RAGION PURA»
Author(s): Paola Rumore
Source: Studi Kantiani , 2011, Vol. 24 (2011), pp. 93-104
Published by: Accademia Editoriale

Stable URL: https://www.jstor.org/stable/24347366

JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide
range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and
facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact support@jstor.org.

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at
https://about.jstor.org/terms

is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Studi Kantiani

This content downloaded from


2.205.73.44 on Mon, 07 Feb 2022 09:49:06 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
LOGICA E METODO.
LA PRESENZA DI GEORG FRIEDRICH MEIER
NELLA «DISCIPLINA DELLA RAGION PURA»

Paola Rumore

In informava
una lettera ormai celebre
il discepolo e amico del novembre
dei progressi del 1776
dell'opera cui indirizzata a Marcus
stava attendendo già da Herz, Kant
diversi anni, e che finalmente sembrava aver raggiunto una forma pressoché definiti
va. Kant scriveva: «per specificare l'intero ambito [della ragione pura], le partizioni, i
limiti e l'intero contenuto sulla base di principi sicuri [...] occorrono: una critica, una
disciplina, un canone e un'architettonica, e dunque una scienza formalmente rigoro
sa, in vista della quale non ci si può servire delle scienze che già si possiedono e per la
cui fondazione occorrono perfino espressioni tecniche peculiari».1 Il passo di questa
lettera si collega in maniera abbastanza esplicita a una precedente missiva in cui
Kant, manifestando a Herz la speranza di «ideare una scienza affatto nuova», gli con
fidava l'immane fatica necessaria a elaborarne «il metodo, le partizioni [e la] termi
nologia adatta».2
Queste testimonianze rivelano l'orientamento essenzialmente metodologico delle
prime ricerche kantiane intorno al procedere della ragione pura, e consentono altre
sì di stabilire con una notevole affidabilità il giro d'anni in cui Kant concepì nelle sue
linee essenziali quella parte della prima Critica che sarebbe confluita nella Dottrina
del metodo. Pertanto, a dispetto del disinteresse dimostrato da una lunghissima tra
dizione esegetica, la Methodenlehre non rappresenterebbe solo - come si è voluto di re
cente sostenere - la «porta d'ingresso» nell'edificio della Critica, ma addirittura il suo
primo nucleo teorico.3 Il progetto iniziale abbozzato nella lettera a Herz prevedeva,
infatti, tre dei quattro capitoli che compongono l'ultima parte della prima Critica: la
disciplina, il canone, l'architettonica; non compariva allora una «storia della ragion
pura», ma significativamente una «critica». In queste pagine si cercherà di mostrare
come Kant abbia elaborato la propria nozione di «disciplina» a partire da una rifles
sione decennale su alcuni passi della logica di Georg Friedrich Meier e come questa
sia legata da una profonda affinità al nuovo concetto di «critica».

1 Lettera di Kant a Marcus Herz del 24 novembre 1776, AA x 199, trad. it. in I. Kant, Epistolario filosofico
(1761-1800), a cura di O. Meo, Genova, Il Melangolo, 1990, pp. 100-101). Cfr. inoltre la lettera di Kant allo stesso
Herz del 7 giugno 1771, AA x 121-124, trad. it. cit., pp. 61-63.
2 Lettera di Kant a Marcus Herz della fine del 1773, AA x 144, trad. it. cit., p. 77.
3 Cfr. C. La Rocca, Soggetto e mondo, Venezia, Marsilio, 2003, in part. cap. vi, Istruzioni per costruire. La dot
trina del metodo della prima Critica, pp. 183-215: p. 186. Cfr. inoltre F. Marty, La méthodologie transcendantale, deux
ième partie de la «Critique de la raison pure» de Kant, «Revue de métaphysique et de morale», lxxx, 1975, pp. 11-31.
Giorgio Tonelli ha proposto in maniera convincente di considerare l'intera Critica della ragion pura «un'opera
di metodologia e, più esattamente, di metodologia della metafisica» (G. Tonelli, Kant's Critique of Pure Rea
son Within the Tradition of Modem Logic, ed. by D. H. Chandler, Hildesheim, Olms, 1994, p. 4).

«STUDI KANTIANI» • XXIV • 2011

This content downloaded from


2.205.73.44 on Mon, 07 Feb 2022 09:49:06 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
94 PAOLA RUMORE

ì. Logica pratica e metodo

La dottrina del metodo, secondo un'idea ormai acquisita dalla lettera


la presa di distanza di Kant dalla divisione della logica in una parte
pratica. Questa partizione, esplicitamente teorizzata da Christian W
latina, si era presto imposta come canonica nella manualistica della
la definizione di Wolff, la logica theoretica o docens costituiva la 'logica
nente, vale a dire «la scienza che guida la facoltà conoscitiva nella
la verità» mediante le tre operazioni classiche del pensiero - il conc
e il sillogismo.1 Di contro, la logica practica o utens era «l'abilità (habitu
di dirigere l'intelletto alla conoscenza della verità» e concerneva l'a
concreto delle regole impartite dalla logica teoretica.2 Così intesa, l
si poneva in un certo senso come l'erede dell'insieme di insegnamen
Thomasius aveva raccolto nell'Ausübung der Vernunftlehre: la parte
la logica, essendo questa per definizione una «dottrina [che insegna]
ba servire correttamente della propria ragione».3 Thomasius spieg
«come [accade] in tutte le disciplinae practicae», neppure nella logic
comprendere in linea generale ciò che si deve fare, o riuscire a desc
zarlo; bisogna piuttosto mostrare concretamente alla gente gli str
griffe) di cui occorre servirsi per fare quel che si deve e conseguire
derato».4
A questi 'strumenti' Thomasius intitolava le cinque parti della logica, la disciplina
practica che mostrava come ricercare e come conoscere la verità, come insegnarla ad
altri, come comprendere le opinioni altrui, come giudicarle e come confutarle nel ca
so in cui fossero erronee.5 Queste voci tornavano nelle sei sezioni della parte pratica
della Logica latina di Wolff, tutte con buone ragioni intitolate all'«impiego (usus)» con
creto che può venir fatto della logica nel riconoscere il vero e il falso, nel ricercare la
verità, nel giudicare gli scritti, nel comunicare la conoscenza, nel valutare le forze pro
prie e altrui, e in generale nella prassi quotidiana. Si trattava delle medesime voci che
Wolff aveva già considerato, seppur senza rubricarle sotto il titolo di 'logica pratica',
nella parte conclusiva della Deutsche Logik del 1713 e che Alexander Gottlieb Baum
garten avrebbe riportato in maniera decisamente più strutturata nell'Acroosis logica
del 1761. Baumgarten faceva infatti rientrare nella parte pratica della logica tanto
l'heuristica o ars inveniendi, quanto la critica o ars diiudicandi, nelle sue componenti di
namica e hermeneutica; poi le arti della persuasione (apodictica), della confutazione (po
lemica) e della disputa, e, infine, l'ascetica, che trattava significativamente «de acqui
rendo habitu in logices applicatione».6 Di fatto nella sua idea di logica pratica
Baumgarten riprendeva letteralmente la definizione di Wolff, intendendola come ap

1 Ch. Wolff, Philosophia rationalis sive Logita, methodo scientifica pertractata et ad usum scientiarum atque vi
tae optata, Frankfurt-Leipzig (1728), 17403 éd. par J. École, Hildesheim, Olms, 1983, vol. H, § 10.
2 Idem, Logica, cit., vol. 11, § 12.
3 Ch. Thomasius, Ausübung der Vernunftlehre, Halle, 1691, Nachdruck hrsg. von W Schneiders, Hildesheim,
Olms, 1968, Dedica, p. 3* (non pag.). 4 Ivi, § 2. 5 Ivi, § 4.
6 A. G. Baumgarten, Acroasis logica in Christianum L. B. De Wolff, Halle, 1761, Nac
1973, § 14; per l'ascetica cfr. cap. xvi, § 550.

This content downloaded from


2.205.73.44 on Mon, 07 Feb 2022 09:49:06 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
LOGICA E METODO 95

plicazione (Anwendung, nella not


sto) delle regole che conducono al
La logica pratica, preoccupandos
dalla logica teoretica e di consolid
a renderlo un habitus, non era lon
rire ai pensieri - da seguirsi di v
via, né in Wolff né in Baumgart
eminente nella parte pratica della
zialmente nel Discursus praelimin
ten ne parlava brevemente nella p
sillogistica.3
Il merito di aver reso esplicita la
al problema metodo della conosce
sottolineava un aspetto dell'idea w
quanto apparentemente marginal
lehre - così libera, già nella forma,
due parti della logica in questa m
ca, ossia docens e utens. Nella prim
l'esposizione erudite in un modo
noscenza o di esposizione partico
La logica pratica non riguardava
scenza in generale, ma la loro app
gli ambiti particolari a cui applicare
la specificità degli oggetti presi di
la da seguire in quella determinat
todo accadesse pressappoco la stessa
sia l'«ordine [secondo cui] divers
unitaria» - «dipende dalla natura d
Traducendosi quindi in un'applica
gole dell'uso corretto dell'intelletto
tica' della logica.
Pur avendo a cuore fin da principi
rifiuta questa sua convergenza con
missimi anni settanta, dalla Logik B
portata in maniera fedele la defin
dellaconoscenza [erudita] a casi par
zi per soddisfare le condizioni del

1 Cfr. Idem, Acroasis logica, cit., § 12.


2 Ch. Wolff, Philosophia rationalis sive Logic
von G. Gawlick, L. Kreimendahl, Stuttgart-
3 A. G. Baumgarten, Acroasis logica, cit., §§
4 G. F. Meier, Vernunftlehre, Halle, 1752, hr
5 Idem, Vernunftlehre, cit., § 451. Significa
la logica, che segue la parte sulle très operati
6 V-Lo/Blomberg, AA xxiv 38.
7 Ibidem, dove risulta particolarmente signi
rale è teoretica quando insegna i criteri de

This content downloaded from


2.205.73.44 on Mon, 07 Feb 2022 09:49:06 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
96 PAOLA RUMORE

ben presto Kant prenderà esplicit


questione. Secondo Kant, infatti,
male; essa non può avere una com
rebbe una serie di considerazioni
scienza non può affatto permette
pio tra molti - da un passo della W
dare solo gli oggetti. Ma la logica
oggetti. [...] La logica generale non
ca presuppone conoscenze e scien
deutica, non può presupporre nes
fatto una parte pratica - come pen
La medesima idea arriva alle stam
Logik Jäsche, in cui, dopo aver st
«contradictio in adiecto», l'estenso
considerare come pratica - non potr
genere, un organo del metodo scolas
logica generale non si distinguere
priamente in dogmatica e tecnica: «
te logica (logische Kunst) relativa
stinzioni della logica, con il fine d
Questa convinzione ritorna ince
scrizioni delle lezioni che valgono
della discussa Logik Jäsche. Signific
re alla fine degli anni Settanta, K
todo: «Dottrina generale del meto
Pur prendendo fermamente le d
pratica, Kant accoglie la tesi di M
ri fondamentali del metodo. Rip
suo autore, Kant annota che «ogn
conformarsi a una regola [...]. Qu
metodo (obbligata). La conoscen
metodo, poiché essa è un tutto c
gregato».5 Il metodo è una regol
scenza: essendo fondato su princ
vece alla maniera (modus), la qu

guirla». E ancora: «Nella logica teoretica ci


in quella pratica vengono insegnate solo le r
falso; vengono indicati i mezzi con cui dobb
gettive della ragione umana» (ibidem).
1 V-Lo/Wiener, AA xxiv 794, trad. it. I. Kan
2000, p. 9 (trad. modificata).
2 Log, AA ix 17-18, trad. it. I. Kant Logica,
3 Log, AA ix 18, trad. it. cit., p. 12 (trad. mo
4 Refi 3331, AA xvi 783; cfr. anche le rifless
784. L'ultima, in particolare, è molto esphci
generale e della sua esposizione. Quindi del
5 Refi 3323, AA xvi 780; cff. G. F. Meier, Au

This content downloaded from


2.205.73.44 on Mon, 07 Feb 2022 09:49:06 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
LOGICA E METODO 97

empiriche.1 Si potrebbe a ques


na tra metodo e maniera si re
momento che è possibile conc
nunftlehre tra methodus vulgar
aestheticà) e methodus philosoph

2. Metodo e disciplina

Al di là delle distinzioni tra i due ambiti di conoscenza peculiari della


ieriana, è opportuno segnalare che tanto nella Vernunftlehre quanto nell'
flessione sul metodo introduceva una differenza tra le varie 'modalità' in
sentarsi un sapere. Le diverse modalità dipendevano strettamente d
conformità della conoscenza alle regole prescritte di volta in volta da
Secondo Meier una conoscenza poteva infatti presentarsi in forma d
disciplina o di scientia obiective spedata. La prima era «un insieme di ver
con un solo e medesimo oggetto»; la seconda era «una dottrina cono
niera conforme a un metodo»; l'ultima, la scienza propriamente dett
sciplina dimostrata»,2 ovvero «una disciplina conosciuta secondo il
strativo».3 La progressione delle tre modalità di conoscenza era 'grad
che, secondo Meier, ogni sapere si presentava nella sua fase incipient
sieme di verità dogmatiche relative a un unico oggetto. Solo in un se
to queste verità potevano venir ordinate in base a un metodo - ossia
una regola che conferisse loro ordine e unità - e acquisire pertanto la
disciplina. Infine, potevano ritenersi scienze se, e quando, fossero state c
maniera dimostrativa.4 Ponendo la disciplina al grado più basso della
una conoscenza erudita, Meier conferiva al metodo una posizione ind
centrale.
A dispetto della centralità che le veniva riconosciuta da Meier nell
scienza, la nozione di 'disciplina' non è una nozione centrale delle log
wolffiana. Essa non è un terminus technicus della Logica di Wolff, né ne
ne tedesca né nell'ampia trattazione latina. Essa non compare nell'«In
verborum» che accompagna l'opera, e neppure nel celebre lessico deg
schi di Wolff pazientemente compilato, già nel 1737, da Heinrich Ad
I repertori del tempo - dal Philosophisches Lexicon di Johann Georg W

1 Refi 3322, AA xvi 779. Cfr. anche Log, AA ix 139, trad. it. cit., p. 133: «Ogni conoscenza e
tario di conoscenze devono essere conformi a una regola. [...] Ma questa regola è o quella
ra) o del metodo (obbligo)». Cfr., altresì. Refi 3326, AA xvi 781. Cfr. anche Log, AA ix 15, trad
gica [...] come dottrina per un canone dell'uso dell'intelletto e della ragione si distingue
dall'estetica che, come semplice critica del gusto non ha un canone (legge), ma solo una no
terio solo per giudicare) che consiste nel consenso universale».
2 G. F. Meier, Auszug, cit., § 434.
3 Idem, Vernunftlehre, cit., § 479. Nel chiamare 'scienza' una disciplina ci si riferisce - pr
desimo passo della Vernunftlehre - all'oggetto della conoscenza. Si badi che nell'Awsçttg il ter
spondente al tedesco «Wissenschaft» è «scientia obiettive spectata», dove la «scientia subiettiv
conoscenza erudita, completamente certa (ausführlich gewiss), fondata su una convinzione
che Überzeugung), cfr. Auszug, cit., § 185. 4 Idem, Vernunftlehre, c
5 Si tratta di H.A. Meissner, Philosophisches Lexicon aus Christian Wolfis sämtlichen deut
Bayreuth, 1737; Nachdruck, Düsseldorf, Stern, 1970.

This content downloaded from


2.205.73.44 on Mon, 07 Feb 2022 09:49:06 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
98 PAOLA RUMORE

versallexikon di Johann Heinrich Zedier - riportano un doppio si


«Disciplin», che peraltro sopravvive ancor oggi: per un verso, esso
segnamento o un precetto (Unterweisung, Anweisung, Zucht) per
una determinata conoscenza o a un determinato atteggiamento
so - quello più comune tra i filosofi, convengono i due lessici
«i principi stessi (Lehr-Sâtçe) secondo cui viene impartito un i
«una parte della conoscenza erudita trattata secondo l'ordine d
propri (nach der Ordnung ihrerprincipiorum)».2 Quest'ultima è l'
tenuta ancor oggi, quando il termine «disciplina» si intende ne
segnamento' (l"ambito disciplinare', appunto). Il nesso tra la d
posto alla conoscenza dal metodo - nesso che qui viene riconos
peculiarità dell'accezione filosofica del termine - risale verosim
ne introdotta da Boezio e perfezionata da Cassiodoro tra ars (te
me) e alla conseguente denominazione dei saperi sermocinali de
quelli matematici del quadrivium come disciplinae.3 Da qui l'u
nalis e disciplinaliter (ex disciplina) - diffuso ancora nel Settec
care la conformità al metodo (inteso come ordine tra le con
mento conoscitivo.4
La distinzione meieriana tra doctrina, disciplina e scientia si trova anche nell'Acroa
sis logica di Baumgarten. L'opera, che avrebbe visto le stampe appena nel 1761, si pre
sentava come un commentario della Deutsche Logik di Wolff su cui Baumgarten ave
va tenuto le proprie lezioni all'Università di Halle a partire dal semestre estivo del
1735.51 paragrafi in cui Baumgarten affrontava la questione si riferiscono a un passo
di un capitolo della logica wolffiana intitolato «Della scienza, della fede, delle opi
nioni e degli errori».6 La scienza, spiegava Wolff in quella sede, era «un'abilità di
dimostrare», ossia di fondare le proprie affermazioni in maniera inconfutabile su ra
gioni certe e non contraddittorie.7 Poiché il procedimento dimostrativo appartene
va per eccellenza alle «discipline matematiche (mathematische Disciplinen)»,8 queste
rappresentavano il punto di partenza e il modello di ogni sapere che avesse preteso

1 J. G. Walch, Philosophisches Lexicon, Leipzig, 17754 (17261), Nachdruck Hildesheim, Olms, 1968, ad v.
Disciplin.
2 J. H. Zedler, Grosses vollständiges Universal-Lexicon aller Wissenschaften und Künste, Halle-Leipzig, 1732
1750, Nachdruck Graz, Akademische Druck- und Verlagsanstalt, 1961-1964, ad v. Disciplin (vol. vu, 1734).
3 Cfr. G. Jüssen, G. Schrimpf, ad v. Disciplina, Doctrina, in Historisches Wörterbuch der Philosophie, hrsg. von
J. Ritter, K. Gründer (e prosecutori), Basel-Stuttgart, Schwabe, 1971 sgg.: vol. 11,1972.
4 A puro titolo di esempio cfr. A. G. Baumgarten, Metaphysica, Halle, (1739, 17574) 17797, Nachdruck
Hildesheim, Olms, 1982; ed. storico-critica con trad. tedesca a cura di G. Gawlick, L. Kreimendahl, Stuttgart
Bad Cannstatt, Frommann-Holzboog, 2011, § 515: «Maior in cognitione ordo s. methodus est cognitionis methodi
cum (acroamaticum, disciplinale), minor tumultuarium».
5 G. Gawlick, L. Kreimendahl, Einleitung, in A. G. Baumgarten, Metaphysica, cit., p. xix; sull'interessa
mento precoce di Baumgarten nei confronti della logica (inizialmente latina) di Wolff, cfr. ivi, pp. xvii-xvm.
6 A. G. Baumgarten, Acroasis logica, cit., §§ 355-356, relativi al cap. vii, § 2 della Deutsche Logik di WolfF.
Baumgarten raccoglie la riflessione sul sapere, credere e opinare sotto il titolo «Dialectica et sophistica», che
rappresentano per lui due branche della «Critica». Quest'ultima è la parte della logica pratica che si occupa di
giudicare la verità, analizzando pertanto le diverse forme in cui si conferisce il proprio assenso a una cono
scenza (Acroasis logica, cit., § 14).
7 Ch. Wolff, Vernünftige Gedancken von den Kräften des menschlichen Verstandes und ihrem richtigen Gebrau
che in Erkäntniss der Wahrheit (Deutsche Logik), Halle (1713), 1751 hrsg. von H.-W. Arndt, Hildesheim, Olms, 1965,
cap. vii, § 1. 8 Ch. Wolff, Deutsche Logik, cit., cap. vu, § 2.

This content downloaded from


2.205.73.44 on Mon, 07 Feb 2022 09:49:06 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
LOGICA E METODO 99

di elevarsi al rango di scienza. L'


assolutamente conforme alla con
una scienza o a un insieme di
mentando questo passo wolffian
so alla conoscenza previsti da W
due paragrafi al solo fine di m
fica. Egli puntualizzava in quest
plina» (Disciplin) avevano due sig
posizione comune (dogma)» o
presentata secondo un metodo (m
dottrina riceveva la forma di disc
il metodo con cui veniva presen
scientia.3 La scienza richiedeva necessariamente che si adottasse il metodo matema
tico-dimostrativo, la disciplina no; per quest'ultima era sufficiente che si desse un
metodo, un ordine tra i pensieri (ordo cogitationum),4 di qualsiasi tipo esso fosse: sto
rico, legato alla sensibilità all'immaginazione o all'ingegno, oppure razionale, scien
tifico e filosofico. La filosofia era dunque innanzitutto sdenta, non disciplina; la ma
tematica pure, sicché - qui la critica implicita di Baumgarten a Wolff - parlare di
'discipline matematiche' sarebbe stato quantomeno impreciso. Come avrebbe detto
qualche anno più tardi: «Non omnes disciplinae sunt scientiae; licet omnes scientiae
sint disciplinae».1
Nel 1735, quando Baumgarten incominciava a tenere lezioni sulla logica wolffiana,
Meier si immatricolava all'Università di Halle e iniziava a seguire i suoi corsi in philo
sophicis.6 Risulta pertanto difficile stabilire se Meier abbia fatto propria una distinzio
ne presentata da Baumgarten a lezione o se cosmi abbia invece integrato il proprio
commento wolffiano secondo un suggerimento di Meier - e probabilmente stabilir
lo non porterebbe grande vantaggio all'esegesi kantiana. Rimane comunque signifi
cativo che questa distinzione, che Wolff non aveva affatto contemplato, rappresenta
un utile spunto per la successiva riflessione di Kant. Essa va infatti concepita come
uno dei numerosi tentativi messi in atto da Baumgarten e Meier in vista alla cano
nizzazione di una terminologia filosofica rigorosa. Un tentativo che ancora una vol
ta darà copiosi frutti: proprio a partire da queste considerazioni - che di fatto Kant

1 Si veda, a solo titolo di esempio, l'uso del termine nelle Disrìplinae morales omnes etiam eoe q une forma ar
tis nondum hucusque comparuerunt perpetuo nexu traditae di I. G, Canz, Leipzig, 1739 (Frankfurt a.M., 17522).
2 A. G. Baumgarten, Acroasis logica, cit., § 355: «Dottrina* est vel dogma, vel complexus dogmatum** seu
propositionum communium - *eine Lehre "gemeiner Sätze».
3 Idem, Acroasis logica, cit., § 356: «Doctrina methodice proposita, informam disciplinae* - et disciplina de
monstrata informam scientiae redigitur** - *eine Lehre wird ordentlich vorgetragen "bekommt die Gestalt ei
ner Wissenschaft». Nell'edizione àedd'Acroasis pubblicata da Johann Gottlieb Töllner a Halle nel 1773 si legge (§
513): «Propositio ex characteribus veritatis internis cognoscibilis dogma* dicitur: unde omnis propositio com
munis dogma est. Complexus dogmatum eiusdem subiecti aut obietti doctrina** est: quae si methodice pro
ponitur, in formam disciplinae*** redigitur. Disciplina demonstrata sit scientia**** (obiettive sumta). Comple
xus doctrinarum ad unum totum connexarum systema***** est - * eine Lehr-Wahrheit, oder ein gemeiner Satç, "
eine Lehre, *** eine Disciplin, oder ordentlich vorgetragene Lehre, **** eine Wissenschaft, ***** ein Lehrgebaeude».
4 A. G. Baumgartbn, Acroasis logica, cit., § 294.
5 Idem, Philosophia generalis, Halle, 1770, Nachdruck Hildesheim, Olms, 1968, § 150.
6 Cff. S. G. Lange, Leben Georg Friedrich Meters, Halle, 1778, p. 33, dove si legge inoltre che nel 1735 Meier ave
va incominciato a seguire le lezioni di logica di Martin Heinrich Otto prima, e di A. G. Baumgarten poi.

This content downloaded from


2.205.73.44 on Mon, 07 Feb 2022 09:49:06 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
100 PAOLA RUMORE

trova in Meier - prende in


ne sul metodo della prim

3. Disciplina e critica

Nell'opus kantiano la disciplina compare innanzitutto nella Dottrina del metodo d


la Critica della ragion pura, poi nel celebre § 83 della Dottrina del metodo della facoltà
teleologica di giudizio, tra le mirabili pagine che Kant dedica alla cultura.2 Nella p
ma Methodenlehre, la disciplina deve venir intesa, in generale, come una «costrizio
che frena e infine dissolve la persistente tendenza [della ragione] a deviare da cer
regole»3 e, nella fattispecie, come «un'apposita legislazione di carattere negativo,
quale, [...] fondandosi sulla natura della ragione e degli oggetti del suo uso puro, e
ga un sistema precauzionale e di autoesame» contro le parvenze illusorie e sofist
che.4 Concependolo nel senso di una limitazione e costrizione, Kant accentua dec
samente il carattere 'negativo' del termine «disciplina», prendendo così le distanz
dall'uso quantomeno disordinato che ne aveva fatto la filosofia del tempo. Come r
velano le due lettere a Herz citate in apertura, la preoccupazione di stabilire una t
minologia filosofica precisa per la nuova filosofia aveva rappresentato fin da principio
una delle preoccupazioni di Kant.5 Anche limitandosi alla prima Critica, sono molt
casi in cui Kant si scaglia contro le ambiguità della «terminologia della scuola»: le
servazioni sulla definizione dell'«estetica» e sulla nozione di «idea» rimangono fors
due esempi più celebri e fortunati di questa sua battaglia ininterrotta. Anche nel caso
della «disciplina» Kant intraprende un'azione di quel tipo, denunciando in una not

1 Come osserva N. Hinske, il termine «disciplina» è uno dei termini latini di Meier che arrivano a occu
re una posizione centrale nella Critica della ragion pura; tra i numerosi esempi menzionati da Hinske si trovan
i termini «amphibolia», «analysis», «anthitetis», «dialettica», «dottrina», «paralogismus» etc. Cfr. N. Hinsk
Kant-Index, vol. i, Stellenindex und Konkordanz çu Georg Friedrich Meier «Auszug aus der Vernunfllehre», Stuttgart
Bad Cannstatt, Frommann-Holzboog, 1986, pp. xii, xxx-xxxi.
2 I lessici kantiani classici (C. Ch. E. Schmid, Wörterbuch zum leichtern Gebrauch der Kantischen Schriften
Jena, 17984, Nachdruck hrsg. von N. Hinske, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 19963; G. S.
Mellin, Enzyklopädisches Wörterbuch der Kritischen Philosophie, Jena-Leipzig, 1804 (17971), Nachdruck Aalen
Scientia Verlag, 1970-1971; H. Ratke, Systematisches Handlexicon zu Kants Kritik der reinen Vernunft, Leipzig,
ner, 1929, Nachdruck Hamburg, Meiner, 1972; R. Eisler, Kant-Lexikon. Nachschlagewerk zu Kants sämtlich
Schriften, Briefen und handschriftlichem Nachlaß, Berlin, Mittler, 1930, Nachdruck Hildesheim, Olms, 1961) non
cono nulla riguardo all'origine del termine, limitandosi a riportarne l'accezione negativa. Giorgio Tonelli
dedicato un apposito lavoro allo studio dell'origine della nozione kantiana nei capitoli 1-11 del suo Kant's Cr
que of Pure Reason Within the Tradition of Modern Logic, cit., pp. 37-223, dove tuttavia il riferimento a Meier
solo cursorio, relativo precipuamente alla nozione di 'dottrina' elaborata nella Vernunftlehre (ivi, pp. 214, 223)
Parte di questo lavoro è stato tradotto da Silvestro Marcucci con il titolo Organo, canone, disciplina, dottrina i
Kant (1765-1780J e pubblicato in «Studi kantiani», vili, 1995, pp. 11-30.
3 KrV, A 709 B 737 (la trad. it. di riferimento - Critica della ragion pura, a cura di P. Chiodi, Torino, utet,
1986 - riporta l'indicazione della paginazione originale). 4 KrV, A 711B 739.
5 Sulla nota polemica innescata da Christian Garve relativamente alle oscurità della terminologia della Cr
tica non è il caso di ritornare; basti rimandare alla lettera che Kant gli indirizzò il 7 agosto 1783, AA x 338-339
trad. it. cit., pp. 119-120, ma anche a MS, AA vi 208, trad. it. La metafisica dei costumi, a cura di G. Vidari, riv.
N. Merker, Roma-Bari, Laterza, 20017, p. 7. Sulla complicata questione della terminologia kantiana cfr. il lav
ro ormai classico di N. Hinske, Kants neue Terminologie und ihre alten Quellen. Möglichkeiten und Grenzen der ele
tronischen Datenverarbeitung im Felde der Begriffsgeschichte, in Akten des 4. Internationalen Kant-Kongresses. Main
6.-10. April 1974, Teil 1 («Kant-Studien», Sonderheft, Symposien), Berlin, de Gruyter, 1974, pp. 68*-85*, e più
centemente Idem, Tra illuminismo e critica della ragione. Studi sul corpus logico kantiano, Pisa, Scuola Normale S
periore, 1999, cap. 11.

This content downloaded from


2.205.73.44 on Mon, 07 Feb 2022 09:49:06 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
LOGICA E METODO 101

della Methodenlehre l'uso allo


all'«insegnamento» (Unterw
diffusa del termine nel sen
segnamento» e «istruzione»
rebbe che la disciplina veniss
suno avrebbe [più] osato ser
negativo».1
D'altra parte la consideraz
le nel panorama filosofico di
telli Grimm, che fa risalire
del termine.2
Il carattere negativo è ciò c
tura, la quale, analogamente
quisizione di un'abilità, senz
Nella Critica della facoltà di g
che si esprime nella sua nat
una sua determinazione. La
l'ammaestramento», la qual
sente la realizzazione, nella
determinazione dei suoi scop
cultura in senso eminente s
nenti positiva e negativa che
speculativo della ragion pura,
timo della natura rispetto a
sciplina', la cui funzione posit
fini entro cui rispettivam
perseguire i propri fini.
A ben vedere, prima di giun
presenta nelle Critiche, Kan
ne di Meier. Nelle prime lezio
be intorno ai primissimi an
trina ordinata secondo un
(complete Disciplin)», in cui
cendo un pensiero che torner
ge che nella dottrina si dirig
disciplina al metodo.4 Nella
ne che acquisterà significat
contrapposta alla critica, os

1 KrV, A 710 B 738 nota (trad. modif


2 Deutsches Wörterbuch voti J. Grimm
Disciplin è invece assente.
3 KU, AA v 392 (la trad. it. di riferi
egger, Torino, Einaudi, 1999 - ripor
4 V-Lo/Blomberg, AA xxiv 293; V-Lo
la disciplina della ragion pura al cont
pura. Il primo compito è già stato asso

This content downloaded from


2.205.73.44 on Mon, 07 Feb 2022 09:49:06 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
102 PAOLA RUMORE

la quale si chiama anche


preso a prestito dalla chi
A partire dalla Logik Ba
rire la distinzione che m
tesa nel suo complesso pu
templano nessuna dottrin
che la nostra conoscenza
matematica non ha bisog
ne parti della filosofia. L
chiede molta disciplina; m
la ragione, necessita di u
Osservazioni del tutto an
de, la Logik Pôlitç del 1789
dalle lezioni degli anni otta
potrebbe suggerire di pre
della Logik Bauch. Agli an
flessioni precedenti sullo
nella direzione indicata. «
ve Kant in quegli anni - è
l'errore [...]), il secondo p
sta come Organon».3 E anc
un Organon, ma un catar
za».4 L'affinità esplicita d
tresì da una serie di osser
nota a margine del passo
(negativa). H Organon dell'
Queste considerazioni las
seriva nella triade delle fo
comprensione immediata
metodo deve aver richiamato l'interesse di Kant. La riflessione decennale sulla distin
zione di Meier tra le nozioni di dottrina e di disciplina e l'esigenza di sottolineare in
maniera più stringente la natura prescrittiva delle regole del metodo ha verosimil
mente rappresentato per Kant l'occasione di elaborare un significato completamen
te nuovo della 'disciplina', fino a trasformarlo in uno dei termini tecnici della nuova
filosofia critica. Sulla scorta di questa distinzione che rimarrà ferma nel corso degli
anni, Kant ammetterà, ad esempio, nella nuova stesura della sezione dei paralogismi
della prima Critica che si possa dare una psicologia razionale con una funzione 'ne

1 V-Lo/Philippi, AA xxiv 483; il termine docimastica è un termine lambertiano: cfr. la «Nota terminologica»
di P. Basso nel suo Filosofia e geometria. Lambert interprete di Euclide, Firenze, La Nuova Italia, 1999: «Probierkunst:
è l'arte chimica della docimastica e viene da Lambert impiegata per indicare il necessario lavoro preliminare di
saggiatura dei concetti, di contro alla vecchia metafisica che inizia da concetti sommamente composti trattan
doli come semplici. Si può considerare questo termine come un antenato del successivo Anatomie. Meta di Lam
bert è effettuare la "Probierkunst der menschlichen Erkenntnis". Compare solo nel Criterium veritatis (§ 46 e §
55)». Il Criterium veritatis è del 1761. Cff. anche A. G. Baumgarten, Acroasis logica, cit., § 549.
2 I. Kant, Logik Bauch, in Logik-Vorlesung. Unveröffentlichte Nachschriften, hrsg. von T. Pinder, Hamburg, Mei
ner, 1998, vol. 1, p. 208. 3 Refi 1579, AA xvi 19. 4 Refi 1589, AA xvi 27.
5 Refi 3387-3388, AA xvi 809.

This content downloaded from


2.205.73.44 on Mon, 07 Feb 2022 09:49:06 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
LOGICA E METODO 103

gativa' «come disciplina, che asseg


culativa», e non in 'positivo', come d
Ma, più in generale, le considera
sciplina contribuiscono allo svilup
che, con il suo valore in prima ist
Hmitazioni, per Vorschriften), deve
ogni forma di metafisica. E come pe
critica, tornando ripetutamente a
una crescente insoddisfazione e p
giunge a elaborarne una concezion
Se le trascrizioni delle lezioni e le r
vore della supposizione che alla fo
in maniera decisiva la riflessione su
i due concetti si pongono al di là
la definizione di critica che Kant af
pura - dove comunque sottolinea
spiani un terreno completamente
scienza a venire2 - quanto soprattut
cisare scopi e intenti era diventata a
cui Kant afferma che la critica ha a
sta nell'impedire che la ragion pu
za; la seconda nel renderne possib
puro speculativo [della ragione] è
mina al contempo un ostacolo che
tura di distruzione, è in effetti un'
Questo procedere in negativo della
uso puro costituisce altresì il filo con
pensare?: «La critica tarpa le ali al
sovrasensibili [...]. La critica prov
esclusivamente quelli previsti dall
tica mostra che non si è affatto in
sé sussistente, che non contenga i
tavia, per necessità, di ammetterla)»
in negativo che consentono di far
da disciplina della ragione.
Sicché la 'presenza' di Meier nell
vela essere una presenza da protag

1 KrV, B 421: «Non c'è dunque una psicolog


za di noi stessi, ma c'è solo come disciplina, la
culativa, per un verso perché non sì arrenda
da dietro ai sogni di uno spiritualismo infond
monito affinché indirizziamo la conoscenza
una sterile e inconsistente speculazione».
2 KrV, A xxi. 3 KrV, B xxiv-xxv.
4 WDO (1786), AA vin 143 (trad. it. Che cosa
cura di G. De Flaviis, Roma-Bari, Laterza, 1

This content downloaded from


2.205.73.44 on Mon, 07 Feb 2022 09:49:06 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
104 PAOLA RUMORE

anima l'intera riflessione kanti


nente sul valore prescrittivo del
Da ulteriore riprova di questa
cui la letteratura ha ripetutam
l'orizzonte della conoscenza (la
ti della ragione che matura pr
Il persistente sfondo meieriano
Dottrina del metodo della prim
trano le riflessioni di Kant sull
la nuova filosofia trascendentale.

Abstract

The paper shows that Kant's original notion of 'Discipline' in the Doctrine of M
first Critique cornes out from his long-lasting reflection on a passage of Georg Fr
logie about the différence between doctrine and discipline. Considering the tig
that Meier established between discipline - as a specific form of knowledge - a
as set of rules that gives knowledge the proper order and unity of the science - K
new meaning of the notion, which is very différent from the traditional one tha
in i8th Century German philosophy. 'Discipline' with its peculiar negative conn
sense of a necessary limitation of the epistemic pretences of reason becomes a ter
nicus of Kantian transcendental philosophy. Kant's reflection on discipline even c
the development of the idea of a critique of reason, which has a first negative ai
of method», introductory to any form of metaphysics. This analysis confions on
centrai role that Meier's chapter on the Lehrart plays in Kant's Methodenlehre in g
particular in its section on the Discipline of pure reason.

1 R. Pozzo, Préjudices and Horizons: G. F. Meier's Vernunftlehre and its Relation to Kant, «Journal o
of Philosophy», xliii, 2005, pp. 185-202; H.-J. Engfer, ad v. Horizont //, in Historisches Wörterbuch d
cit., vol. 3,1974.
2 KrV, A 759-763 B 787-791.

This content downloaded from


2.205.73.44 on Mon, 07 Feb 2022 09:49:06 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms

Potrebbero piacerti anche