Sei sulla pagina 1di 52

1- judo bignami

Bignami del JUDO


Raccolta ideata e creata
per aiutare chi deve sostenere gli esami di grado I° e II° DAN
Ricerche e elaborazione di : Romeo Fabi 2018

JUDO l et t . = Via de lla cede vo le zza. Ar t e g iappo nes e d i aut o dife sa c he s i ba sa


sulla „ no n fo r za‟.
j u ( ant ic a me nt e j i u) : cedevo le, ge nt ile. Quest a par o la, der ivat a da lla f i lo so fia
T ao ist a, ind ica l‟o ppo st o di dur o , est r emo , ir r ag io ne vo le. L ‟uso d i j u in Judo
no n st a ad ind icar e cede vo le co me s ino ni mo d i fac i le ma c o me r ag io ne vo le,
e ffic ace. ( capace )
d o: ca mm ino ; via ( sp ir it ua le) .
Anc he (1) t emp io ; sa nt uar io ; (2) sa la.

“Il Judo ha la natura dell‟acqua. L‟acqua scorre per raggiungere un livello equilibrato. Non ha propria
forma, ma prende quella del recipiente che la contiene.
E` indomabile e penetra ovunque. E` permanente ed eterna come lo spazio e il tempo.
Invisibile allo stato di vapore, ha tuttavia la potenza di spaccare la crosta della terra. Solidificata in un ghiacciaio, ha
la durezza della roccia. Rende innumerevoli servigi e la sua utilità non ha limiti. Eccola turbinante nelle cascate del
Niagara, calma nella superficie di un lago, minacciosa in un torrente o dissetante in una fresca sorgente scoperta un
giorno d‟estate.
Questo è il principio del judo”
Gunji Koizumi (8° Dan), Shi-han (1886-1964)
La leggenda del Salice
( l e o ri gi n i de l J u j ut s u i n u n l i ng u ag gi o più m o d e r no )
“Shirobei Akiyama era un medico giapponese e praticava le arti marziali. Soggiornò a lungo in Cina per
studiare la medicina tradizionale, le tecniche di rianimazione e le tecniche di combattimento di questo Paese.
Tornato in Giappone non ebbe il successo sperato e si ritirò in meditazione per cento giorni.
Durante una forte nevicata notò che i rami di molti alberi grandi e forti si erano spezzati sotto il peso della neve. Solo
un albero aveva resistito. Era il salice. I suoi rami, flessibili, si piegavano lasciando cadere la neve.
Akiyama ebbe quindi l‟intuizione che sta alla base della pratica del jujutsu tradizionale, da lui in seguito ideato.
La cedevolezza, la non resistenza, la flessibilità sono anche alla base del judo (che deriva proprio dal jujutsu), dello
yoga e del buddismo…
Cedevolezza non significa arrendevolezza. Il salice lascia cadere la neve e, liberatosi dal suo peso, torna alla sua
forma originale.
Se volesse resistere, sprecherebbe molte energie in una lotta senza speranza (non potrà mai fermare la neve) ...”

Che cosa è il Judo


Elaborazione da : “ Fondamenti di Judo” di Jigoro Kano LUNI EDITRICE
“Il Judo è la via piu efficace per utilizzare la forza fisica e mentale. Allenarsi nella disciplina del Judo
significa raggiungere la perfetta coscienza dello spirito attraverso l‟adddestramento attacco-difesa e l‟assiduo sforzo
per ottenere un miglioramento fisico-spirituale. …
Il mio metodo di insegnamento consiste nell‟esercitare la tecnica di combattimento e nella ricerca teorica,
entrambe cose elaborate dal principio “yawara” [Yawara : Cedimento, ravvedimento, assecondare] … Come la maggior
parte della tecnica (waza) del jiujutsu si basava sul principio yawara, similmente avrei voluto che ad esso si ispirasse il
complesso teorico del Judo, ma incontrai qualche difficoltà …”
“In linea di masima questo il principio yawara che sintetizzo se un avversario mi spinge con una certa forza … debbo
adeguarmi alla sua azione e, avvalendomi proprio della sua forza, attirarlo a me facendogli piegare il corpo in avanti
in modo che perda l‟equilibrio; a questo punto la capacità aggressiva del mio rivale è nulla e basta che io impieghi una
tecnica adeguata per rovesciarlo con facilità.
Nel caso opposto, se l‟avversario mi tira … io non solo devo seguirlo … ma anzi spingerlo ancora più
energicamente … proiettandolo a terra senza il minimo sforzo.”
Tornando al discorso di prima, nella pratica, ossia nell‟allenamento, si verificano moltissimi casi che non possono
essere risolti col solo principio yawara e devono trovare soluzione fuori di esso… Un‟altra considerazione riguardante
il principio yawara è la seguente: se per waza (tecnica) del Judo si intende unicamente di adeguarsi alla forza
avversaria, allora nessuna iniziativa si dovrebbe intraprendere quando l‟avversario non attacca ed entrambi
resterebbero inattivi.“
2- judo bignami

 “ Immaginiamo di essere assaliti da un avversario che ci immobilizza abbracciandoci da dietro…


attenendosi al principio yawara è impossibile liberarci. In una fase iniziale potremmo tentare di
abbassarci facendo sgusciare il corpo, ma solo quando la stretta non è forte , perché una volta avvenuta
questa non c‟è modo di sfuggire se non contrapponendosi alla forza nemica.
Vediamo allora qualche esempio pratico per liberarci da una simile stretta :
1. Portando le mani al petto dove si incrociano quelle dell‟avversario e concentrandovi la forza, ci
chiniamo in avanti come per cadere e poi, con uno scatto, buttiamo il corpo indietro, provocando la
caduta di entrambi supini, ma noi essendo sopra e il rivale sotto. Cosi il nemico oltre a subire un
colpo sulla schiena, deve sobbarcarsi il nostro peso accresciuto dalle leggi dinamiche. A meno che
non si tratti di un soggetto dal fisico eccezionale, caccerà un gemito di dolore, allentando la presa.
Senza perdere tempo allora, ruotiamo il corpo per sfuggire alle sue braccia. In questo caso l‟azione
non si è attenuta al principio di adeguarsi alla forza avversaria, ma al contrario ha reagito
direttamente contro quella del rivale.
2. Un altro modo per affrontare la stessa situazione consiste nell‟abbassare energicamente il corpo,
aprendo e sollevando i gomiti; oppure contorcendo lentamente il corpo con forza; o colpendo con la
nuca il volto dell‟avversario, approfittando del suo smarrimento per liberarci.
 “Se l‟avversario ci attacca con le mani al collo non ci si può liberare seguendo il principio yawara. Gli
interventi possibili consistono nel proiettarlo, annullando di conseguenza la stretta, o torcergli il polso in
una leva articolare, in entrambe le strategie ispirandosi all‟opposizione della forza dell‟avversario, sia
pure risultando conformi al principio di agire nel modo più efficace”

Fin qui abbiamo visto degli esempi in cui si applica la forza fisica. Diremo allora che abbiamo usato la forza
nel modo più efficace per liberarci, in ogni caso siamo costretti a contrapporci e non adeguarci alla forza nemica.

”Per quanto riguarda la funzione psico-mentale , anche qui è necessario agire nel modo più efficace …
quando l‟avversario attacca in continuazione senza concedere tregua, non si ha il tempo per escogitare strategie
adeguate. L‟unico modo per risolvere la situazione è applicare istintivamente una tecnica collaudata nella nostra
esperienza, senza tralasciare di prendere le opportune precauzioni. Le strategie nuove ( cioè non collaudate ) possono
essere impegnate nel caso contrario e cioè quando l‟avversario adotta una strategia di difesa per prudenza o qualche
altro motivo.
In ultima analisi, nel momento in cui si decide di attaccare, si agisce sempre con grande determinazione, pensando solo
alla riuscita; un minimo di esitazione o di dubbio potrebbe compromettere l‟impresa. Nel contempo, mai agire
precipitosamente senza una previsione largamente favorevole o trascurando di attenersi alla strategia più idonea alla
situazione.
Ragionando su questi esempi si comprenderà come diventi difficoltoso l‟insegnamento dell‟attacco-difesa
attenendosi rigorosamente al principio yawara. In ogni caso, tanto sul piano fisico che mentale, durante
l‟addestramento è importante la scelta, che deve essere sempre quella che ha maggior margine di riuscita; dunque il
principio che deve ispirare l‟azione nell‟attacco-difesa consiste nell‟adoperare il corpo e la mente con la massima
efficacia”
“ La dottrina del Judo non è così ristretta : noi possiamo agire ogni volta che vogliamo. L’importante è impegnare la
forza minima per ottenere un risultato vantaggioso.“
“Non conosciamo con certezza l‟etimologia del termine “yawara”, ma siamo certi che i vocaboli jiujitsu e
judo traggono origine da esso ( per il prefisso comune, modernamente scritto “ju” e anticamente “jiu”; sono letture
cinesi dell‟ideogramma “yawara”) , concepito come principio ispiratore.
E ho interpretato intenzionalmente il termine judo oltre il suo significato tradizionale, estendendolo a qualsiasi
avvenimento della vita sociale in cui si renda necessario un intervento dell‟energia fisico-mentale.

“Coloro che vogliono iniziarsi alla disciplina del Judo, via attraverso la quale si impara l’impegno della
forza fisico-mentale, scopriranno che attraverso questo cammino ( Dai-do : Via maestra ) potranno fruire di un
generoso vantaggio in ogni situazione della vita”
3- judo bignami

Judo Kyohon
i principi fondamentiali del judo
kyo: pr inc ip io .
h on : fo nda me nt a le ; d i base.
Ji-ta-kyo-ei
j i - t a- kyo - ei : fo r ma co nt r at t a di j i t a yu -wa kyo ei .
j i t a yu - wa- kyo ei : l et t. = amic iz ia e mut ua ( r ecipr o ca)
pr o sper it à. T ut t i ins ie me per pr o gr edir e, c io è il f ine de l
Judo ot t enut o at t r aver so il s ei ‟ ryoku - zen - yo .

Ji : (1) paro la ; (2) car at t er e; (3) let t er a. - j i (suf . ): t emp io .


t a : (1) alt ro (2) un alt r o.
yu - wa : amic iz ia.
kyo : mut uo ; r ecipr o co. A nche gr uppo ; anche pr inc ip io
ei : abbr e via z io ne d i han‟ ei : pro sper it à.

"Il conflitto è reciprocamente nocivo; se un gruppo di persone vive o lavora insieme non solo dovrebbe evitare di
offendersi, ma al contrario aiutarsi.
Le virtù di uno possono integrare ed alimentare quelle degli altri, infatti esistono attività che non si possono fare da
soli e che richiedono il contributo altrui.
Tutto questo è ciò che io chiamo JI TA KYOEI".
Jigoro Kano

2) seiryoku-zen’yo
sei ryo ku - zen ’ yo: fo r ma co nt r at t a di sei ryoku sai zen kat suyo.
sei ryo ku - sai zen kat su yo: mig l io r imp ie go dell‟e ner g ia ; pr inc ip io
de lla ma ss i ma e ff ic ie nz a ne l l‟ ut il iz zar e la me nt e e il co r po .

sei su ru : (1) co nt ro llar e ; (2) t ener e a fr e no .


sai zen : (1) mig l io r e (2) il p iù va nt agg io so .
kat su yo : uso.
zen : (1) med it az io ne ; (2) scuo la d i budd is mo g iappo nes e e budd is mo
co r eano .
yo : I n Judo : pr inc ip io at t ivo che co mpr e nde sen e hyoshi .
sen : az io ne ; iniz iat iva. I n Judo : l‟ in iz iat iva c he s i espr i me co n
l‟ uso de i renzoku wa za ( t ecnic he co ncat e nat e) e renraku wa za
( t ecnic he suc ces s ive) .
sen : scelt a; se le z io ne.
h yosh i : t ener e il r it mo ( at t accar e in co mb inaz io ne) .

REI - Il Saluto e lo stato mentale


” Qui ed ora “
Il primo gesto che viene insegnato ad un
principiante in un Dojo è il saluto. Questa particolare
forma cerimoniale, che a noi occidentali può risultare
poco familiare, a volte anche ridicola, ha invece nei
paesi dell‟estremo oriente, un ruolo basilare nelle
relazioni sociali, ed una tradizione millenaria. Nel
Judo il saluto riveste una particolare importanza, non
è un gesto formale, ma un atto di rispetto nei confronti
del nostro compagno d‟allenamento, dell‟avversario
in combattimento, del Dojo, del Maestro e di noi
stessi. Il rispetto si manifesta attraverso una pratica
attenta e corretta, ottenuta mediante il raggiungimento
di un giusto stato mentale e spirituale
4- judo bignami

Il saluto è un rito che celebra, con un atto esteriore, un avvenimento interiore, un cambiamento di
atteggiamento mentale. Il saluto è generalmente impiegato quando si entra in un Dojo e quando vi si esce, nel caso
specifico del Judo quando si sale o scende dal Tatami; in questo modo salutate il luogo di studio, il maestro e tutti
quanti sono chiamati a venirvi a studiare, oltre che impostare lo stato mentale nella condizione di Rei no kokoro (lo
spirito del rispetto).

“Per Rei no kokoro si intende lo spirito del rispetto, non è la traduzione letterale perché Kokoro generalmente indica il cuore inteso come
organo del nostro corpo ma nel Budo giapponese viene molto utiliz-zato per significare “sentimento” con cui ci si dedica a delle azioni.
In questo caso è inteso come il coinvolgimento psico fisico che si deve utilizzare in ogni azione nel rispetto di regole e principi del judo.
Rei no kokoro è il primo e più importante aspetto del judo che deve essere insegnato.”

- Entrando in palestra per la pratica del Judo lasciamo i condizionamenti del mondo esterno e ci prepariamo allo stato di
attenzione necessario per eseguire il riscaldamento, i primi esercizi, assistere alle spiegazioni e partecipare alla lezione
nel suo complesso;
- Il saluto tra allievi e insegnanti all‟inizio della lezione celebrano il rapporto di reciproca accettazione e fiducia ( ruoli );
- Prima dell‟uchi-komi ( in ogni pratica in coppia ), nella pratica dello studio tecnico, la fiducia e la disponibilità a
ricevere la tecnica nel ruolo di Uke e il rispetto e l‟attenzione nel ruolo di Tori;
- Il saluto iniziale del Randori (esercizio libero), muta la condizione mentale in ragione del maggior impegno, ci si
concentra sull‟unica idea di applicare la tecnica perseguendo il migliore risultato, provare la situazione , trovare il
tempo, verificare il livello della nostra preparazione senza fare o ricevere sconti;
- Il saluto di fine Randori ci riporterà alla semplice attenzione;
- Uscendo dalla palestra torniamo ai condizionamenti del mondo esterno e ci prepariamo a vivere le situazioni della
nostra vita quotidiana;
- Il saluto tra allievi e insegnanti alla fine della lezione celebrano il ringraziamento ( reciproco ) per quanto ricevuto
Il saluto scandisce l‟inizio e la fine di ogni attività nel Dojo, e deve essere eseguito correttamente.
La fretta dei movimenti, il rilassamento nella posizione sono segni di un Judo superficiale privo di significato.

Il saluto si esegue in due maniere:

 RITSU-REI (saluto in piedi),


 ZA-REI (saluto in ginocchio).

Il Saluto

Ritsu rei

Si esegue in posizione eretta, braccia lungo il corpo, gambe distese, talloni uniti e punte dei piedi divaricate (Chokuritsu shisei : Posizione eretta
tenendo i talloni uniti). Lentamente si piega il busto in avanti, lasciando il tronco diritto con un angolo di cca 30°, la testa segue il movimento con lo
sguardo dritto davanti a voi, le braccia vanno fatte scivolare lungo il corpo e le mani vanno appoggiate appena al di sopra delle ginocchia. Questa
posizione viene tenuta per alcuni secondi e si ritorna nella posizione di partenza
5- judo bignami

Za rei

Indietreggiate il piede sinistro e posate il ginocchio a terra all‟altezza del tallone destro, quindi scendete con il ginocchio destro fino alla posizione
seiza. Restate qualche istante in questa posizione. Fate scivolare le mani lungo le cosce fino a posarle di piatto a terra, le dita rivolte verso l‟interno,
ad una distanza di circa 10 cm. dalle ginocchia. Contemporaneamente inclinate il tronco in avanti verso il suolo flettendo le braccia, senza poggiare la
fronte a terra o sollevare le anche. Quindi raddrizzatevi e alzatevi in posizione eretta, eseguendo i movimenti inversi dai precedenti.

Secondo la tradizione, la cerimonia del saluto Za-rei si divide in:


- Shomen-ni-rei
shomen: facciata; parte frontale.
shomen-ni-rei: lett. = saluto verso la parete principale della sala (dove generalmente è
affissa l‟immagine di J. Kano Shihan) cioè: saluto a Jigoro Kano Shihan.
Shihan : modello (da imitare) Titolo attribuito al M° Jigoro Kano
- Sensei-ni-rei
sensei: insegnante; maestro.
sensei-ni-rei: saluto al Maestro
Altro saluto che potreste in qualche occasione fare o ricevere :
senpai-ni-rei: saluto all‟allievo anziano.
senpai: allievo anziano; senior.
- Otagai-ni-rei
otagai (cfr. tagai): reciprocamente; a vicenda.
ni: (1) due; (2) secondo.
otagai-ni-rei: lett. = saluto reciproco; saluto tra gli allievi. Saluto tra Maestro e allievo/i ; ala fine saluto tra
Maestri.
6- judo bignami

Questa forma di saluto è soprattutto impiegato all‟inizio e alla fine di una lezione collettiva nel Dojo. Maestri ed allievi
si testimoniano così il loro mutuo rispetto oltre che impostare lo stato mentale nella condizione di Rei no Kokoro.
Al cenno del Sensei, Yundan-sha o senpai da il comando: “SHOMEN NI REI”
Ci si orienta verso Kamiza e ci si inchina in za-rei per onorare Shomen.
Si torna in posizione seiza e si torna nella posizione iniziale, Maestro disposto frontalmente verso la classe.
Al cenno del Sensei, Yundan-sha o senpai da il comando: “SENSEI NI REI”
La classe onora sensei inchinandosi in za-rei e sensei contemporaneamente contraccambia
Al cenno del Sensei, Yundan-sha o sempai da il comando: “OTAGAI NI REI (o REI)”
Sensei onora la classe inchinandosi in za-rei e la classe contemporaneamente contraccambia.
Il maestro e gli insegnanti si rialzano e restano in attesa in posizione Chokuritsu shisei; al cenno del Sensei, Yundan-sha o
senpai da il comando: “KIRITSU ( o RITSU)”
Gli allievi si rialzano e restano in posizione Chokuritsu shisei, in linea, in attesa delle disposizioni del Sensei. ( inizia
allenamento o saluto di commiato )
Saluto di commiato (sensei-allievo) :
Ci si posiziona in Chokuritsu shisei e si attende il congedo del Maestro.
Mi piace spiegare questo momento significando che con questo saluto il Maestro si rende sinceramente disponibile a
trasmettere il suo sapere agli allievi e che gli allievi accettano il Maestro come propria guida. Ritengo fondamentale la
prima parte del saluto shomen-ni-rei che viene a significare il pieno accordo e la continuità con la via (metodo e
finalità) indicata da Jigoro Kano Shihan. Questo saluto, successivo al Ritsu-rei precedentemente effettuato entrando sul
tatami, rafforza il concetto precedentemente affermato del lasciare i condizionamenti del mondo esterno per vivere in
piena consapevolezza la pratica del Judo. (Qui ed ora)
Alla fine dell‟allenamento con Za-rei le parti si accomiatano ringraziandosi reciprocamente per la disponibilità a
crescere inzieme e per aver sinceramente e con coscienza svolto i compiti dai ruoli stabiliti durante la lezione. Shomen-
ni-rei finale rappresenta la promessa di vivere i principi del Judo oltre il Dojo nel quotidiano. (j i- t a - kyo - ei;
sei ryoku - zen ’ yo)
Otagai-ni-rei tra i Maestri seguito da un applauso condiviso a fine lezione è la gratitudine per aver collaborato durante
la lezione nel trasmettere la via.
( Dojo: lett. = luogo dove si ricerca la via (spirituale). (1) Palestra; (2) arena . Tradotto anche : suolo; terreno )
Il Dojo tradizionale consiste in una sala rettangolare, pochi sono a conoscenza che i quattro lati di un «dojo» hanno la
loro importanza tradizionale. Si presume che questo termine provenga dal Buddismo. Esso indica il luogo nel quale i
buddisti, dopo la cerimonia della purificazione, allenano lo spirito e il corpo. Nel Dojo deve regnare un‟atmosfera
attenta e concentrata come si addice ad un luogo di “culto”
“Il Judo è l‟arte del rinvigorimento (Katsu-do) in una società attiva e operosa . Il Judo è ciò che anima la nostra forza
mentale e fisica e produce una mentalità combattiva e audace, che è alla base del successo e della gratificazione nella
vita dell‟uomo. Il tutto è racchiuso in tre discipline che sono: 1. Un metodo di educazione fisica; 2. Una tecnica di
difesa e di controllo; 3. Un mezzo di addestramento spirituale.”
DA : L‟allenamento come elemento di successo e di gratificazione nella vita - 1915 “Fondamenti di Judo” di Jigoro Kano LUNI EDITRICE

Per noi il Dojo rappresenta il luogo dove esercitarci ed apprendere tutto questo.

Il Dojo
Quando si effettua un saluto di gruppo,
come all' inizio ed alla fine di ogni
lezione, o in qualsiasi altra circostanza
eccezionale, sia che si esegua il
Ritzurei , sia lo Zarei , la disposizione
sul Tatami di maestri, cinture nere,
allievi ed eventuali ospiti o personalità,
è codificata.
I quattro lati di un «dojo» hanno la loro
tradizionale importanza :
- Kamiza : detto anche Joza è il
lato d‟onore situato alla sinistra
del joseki ed è riservato alle
personalità. Qui vengono poste le
foto di Jigoro Kano Shihan dei
Maestri fondatori o benefattori.
Entrando nel dojo da shimoza, ogni judoka – cosi vuole il cerimoniale della tradizione – effettua il saluto verso
il kamiza;
7- judo bignami

- Joseki : detto lato superiore a destra di Kamiza ,a sinistra rispetto Shimoza è di fronte a Shimoseki (lato inferiore);
qui si allineano gli insegnanti in ordine decrescente di Dan , generalmente chiude la fila il Maestro;
- Shimoza : Alla destra di joseki si trova di fronte a Kamiza; è il lato di accesso al Dojo. Essa è riservata agli allievi
portatori di Dan (cinture nere, portatori di DAN (Yundan-sha)) con il più anziano capo fila, il quale comanda il
saluto;
- Shimoseki : Di fronte a Joseki a sinistra di Kamiza detto lato inferiore è il lato dove si allineano tutti i gradi
inferiori (kyu). Gli allievi di fronte alle cinture nere ad una distanza di circa tre metri, con il più alto in grado posto
come capofila dalla parte Kamiza e via via a scalare gli altri.
Agli ospiti di riguardo viene generalmente offerto, in segno di rispetto, di occupare il lato Kamiza , ma generalmente
questa distinzione viene ricusata, facendoli schierare con le cinture nere in shimoza o, se insegnante, col maestro in
joseki.
Si presterà attenzione, prima di cominciare lo Zarei o il Ritsurei a che l‟abbigliamento sia in ordine : i pantaloni ben
sostenuti, la giacca ben chiusa, la cintura annodata al centro dell‟addome con le estremità di eguale lunghezza.

YUNDAN-SHA: - insignito di cintura nera; portatore di dan.


SENPAI : è l'allievo più esperto o pari esperienza più anziano presente all'allenamento che sta a capofila e, all'inizio e
alla fine delle lezioni, da i comandi con tono di voce deciso (ma non urlato) in modo da essere udito anche dall'ultimo
degli allievi.
KOHAI : sono gli allievi meno esperti.

La relazione Senpai-Kohai
...
Il significato letterale delle due parole è:
Senpai: anziano, superiore
Kohai: giovane, inferiore
è legata ai rapporti che intercorrono fra persone di diversa età, esperienza, posizione sociale o potere.
Senpai è una persona che precede o guida e implica che coloro che lo seguono, i Kohai, siano i suoi compagni
nella stessa attività, carriera od organizzazione.
Nakane (Antropologo giapponese) sostiene che: “Non bisogna confondere la gerarchia giapponese con quella
occidentale, come se fossero equivalenti i rapporti di forza e le strutture sociali: il fine ultimo della gerarchia
giapponese è la costituzione del gruppo. Gruppo, che può essere di lavoro, di studio o familiare.”
Nella cultura giapponese esiste una forma d’ordine, a cui gli occidentali non sono abituati, in cui è vero che
l‟individuo è vulnerabile e l‟individualità non viene incentivata, ma esiste una sensibilità collettiva che dà
l‟impressione di avere a che fare con una sorta di „persona multipla‟.
La gerarchia non ha quindi lo scopo di proclamare la supremazia di un individuo sugli altri, ma di stabilire i
compiti all'interno del gruppo, in cui il valore dominante è l'armonia, che si manifesta nella gratitudine e lealtà,
nei sentimenti di benevolenza e di comprensione del capo nei confronti dei suoi subordinati. …
Un attento esame della relazione Senpai-Kohai all‟interno di un‟azienda può essere utile per comprendere la
realtà quotidiana, da cui è presa l‟immagine ideologica di gerarchia, permette di capire lo stile della leadership
e illustra come le regole dei Senpai consentano il perfetto inserimento nella realtà aziendale dei nuovi arrivati.
L’approccio giapponese è esattamente il contrario della tendenza occidentale a minimizzare la differenza di
età nel tentativo di creare un rapporto paritario, in cui non è detto che si realizzi la reciproca soddisfazione fra
anziani e giovani.
Il giapponese ha, per tradizione e per lingua, una predisposizione naturale verso le relazioni che coinvolgono
persone di età differente e la gerarchia di età all‟interno di un‟azienda non è solo al servizio degli obiettivi
dell‟organizzazione, ma può diventare il presupposto per instaurare fra le parti intimità e coinvolgimento
emozionale e rafforzare le motivazioni, che stanno alla base del rapporto Senpai-Kohai nel mondo del lavoro.

Da : http://qualitiamo.blogspot.com/2008/06/il-rapporto-senpai-kohai-in-giappone.html
Se vuoi approfondire : https://it.wikipedia.org/wiki/Senpai_e_k%C5%8Dhai

SEI ZA: in ginocchio! (è una forma imperativa, ossia un comando da eseguire)


SHOMEN NI REI: Primo saluto verso Kamiza alle foto dei maestri
SENSEI NI REI: Secondo saluto verso l'insegnante presente
OTAGAI NI REI (o REI): Terzo saluto tra tutti i presenti
KIRITSU ( o RITSU): alzatevi! (è una forma imperativa, ossia comando da eseguire)
8- judo bignami

Il saluto In Gara
Il campo di gara deve avere la superficie di materiale idoneo alle competizioni di Judo.Di norma il campo di gara deve
avere le dimensioni di 12m x 12m (14m x 14m nelle competizioni internazionali) compresa la zona di sicurezza minimo
di 2m per lato (3m nelle competizioni internazionali).La zona di combattimento, area di combattimento deve avere le
dimensioni di 8m x 8m (10m x 10m nelle competizioni internazionali) .
Gli Atleti (Judoka) nelle gare internazionali e nelle finali nazionali indossano un judogi di color bianco per il primo
chiamato e blu per il secondo; nelle altre competizioni il primo chiamato indossa la cintura bianca e il secondo chiamato
la cintura rossa.( derivazione dal Kohaku Shiai: Torneo Bianchi e Rossi )
L‟arbitro, (1) invita i due contendento a salire sul campo di gara, gli atleti lasciano gli zoori fuori dell‟area ed effettuano
un primo Ritsu-rei. Una volta arrivati in prosimita dell‟asse orizzontale dell‟area di combattimentano i contendenti si
girano verso il centro dell‟area e attendono l‟invito dell‟arbitro (2) ad accedere nell‟area di combattimento; prima di
entrare effettuano un secondo ritsu-rei e si avvicinano verso il centro dell‟area in attesa che l‟arbitro (3) inviti al saluto
reciprogo.
Alla distanza di circa 2 metri restano in attesa del comando di inizio.
Alla fine del confronto, dopo l‟ufficializzazione del verdetto da parte dell‟arbitro si torna indietro procedendo in
maniera inversa. Prima del comando di inizio e dopo il verdetto sarebbe opportuno rivolgere il saluto anche in
direzione dell‟arbitro e verso il tavolo della Giuria.
9- judo bignami

Il Judogi e la cintura (obi) vanno indossati e tolti dentro lo spogliatoio prima di accedere al dojo e salire sul tatami e,
alla fine dell‟allenamento, solo dopo essere entrati nello spoiatoio.

Come indossare il Judogi


( Lato sinistro della giacca sul destro )

Come indossare la cintura (Obi). ( Metodo tradizionale )

Come piegare il Judogi ( Un modo tra tanti )

I Gradi nel Judo


«L'introduzione del nostro sistema di graduazione avvenne subito dopo la fondazione del Kōdōkan nel 1882.
Precedentemente le qualifiche variavano da scuola a scuola, ma in genere risultavano suddivise in tre livelli:
Mokuroku, Menkyō e Kaiden (2), con conferimento del rotolo di attestato, che conteneva anche altri dati e
raccomandazioni. Chi riusciva a superare il livello dilettantistico poteva pertanto allinearsi nella qualifica Mokuroku;
progredendo ulteriormente e acquistando la competenza didattica, veniva concesso il Menkyō, con l'autorizzazione di
insegnare il jū-jutsu della propria scuola; progredendo ancora e con l'acquisizione dell'abilità che si può definire
magistrale, finalmente veniva conferito il certificato di Kaiden, contenente la dichiarazione di aver trasmesso al titolare
ogni segreto orale e scritto della disciplina. I gradi erano al massimo cinque, con lunghi intervalli di tempo tra uno e
l'altro, cosa che personalmente trovavo controproducente non solo sul piano didattico, ma anche nell'incoraggiare gli
allievi.” Jigorō Kanō
(2) Anticchi grado in uso prima della fondazione del Kodokan Mokuroku : Certificato di primo grado
Menkyō : Licenza, permesso, secondo grado. Kaide : Abile, competente, esperto, maestro
«La promozione ai vari gradi
Esistono casi in cui è prevista la bocciatura alla classe superiore o il rinvio dell'esame, quando vengono rilevate
situazioni di noncuranza o inosservanza delle regole fondamentali che ogni allievo è tenuto a conoscere; oppure di
fronte alla constatazione di un procedimento scorretto nella modalità di apprendimento. [...] Nell'esame di promozione
rientrano naturalmente anche altre considerazioni, quali il livello di comprensione dei principî del judo, l'attitudine
comportamentale del candidato, ecc. Ad esempio, di recente abbiamo preso l'iniziativa di inviare a una scuola
superiore un regolamento riguardante gli esami di promozione in cui si precisano i seguenti canoni da tenere in
considerazione per le valutazioni:
 Portamento corporeo;
 Educazione e rispetto dei riti;
 Capacità tecnica e fisica;
 Comportamento individuale operoso o indolente”
Jigorō Kanō
La classificazione prevede una divisione tra mudansha, ovvero i non portatori di dan, e gli yūdansha, ovvero i portatori
di dan.
L'uso delle cinture, quindi, è stato introdotto dal Prof. Kanō sostanzialmente con l'obiettivo di esplicitare il grado
effettivo del praticante, ma è da attribuire agli occidentali e più precisamente ai francesi in accordo col metodo
di Mikonosuke Kawaishi (che poneva alla base della sua scelta ragioni pedagogiche ed educative) l'uso sistematico delle
cinture colorate per i mudansha.
Tale sistema di graduazione non è standard in tutto il mondo, ma generalmente prevede i seguenti colori per identificare
judoka dal 6º al 1º kyū: bianco, giallo, arancione, verde, blu, e marrone.
Al momento è tuttavia in uso in molte associazioni sportive italiane un sistema di graduazione per i mudansha che
prevede anche l'attribuzione di "mezze-cinture", che nonostante siano in antitesi al judo tradizionale, sono state
introdotte negli ultimi anni con il presupposto di gratificare l'allievo e portarlo gradualmente all'effettiva capacità
intellettiva e tecnica verso il compimento del 14º anno di età. Esistono quindi, tra i vari kyu, le cinture: bianco-gialla,
gialla-arancione, arancio-verde, verde-blu e la blu-marrone.
10- judo bignami

Per gli yūdansha, invece, esiste uno standard globalmente accettato che è quello del Kōdōkan di Tōkyō, che prevede i
seguenti colori: nera dal 1º al 5º dan, bianco-rosso dal 6º all'8º dan, e rosso per il 9º e il 10º dan. Le donne, per
tradizione, possono indossare la cintura del grado a cui appartengono con una particolare riga bianca orizzontale al
centro.

VI° Kyu

V° Kyu

IV° Kyu

In Giappone gli allievi indossano la cintura


bianca per non classificato (VI° Kyu), V° e IV°
Kyu e la cintura marrone per i Kyu dal III° al I°. III° Kyu
Durante la sua vita a Jigoro Kano non è mai stato
attribuito un grado, avendo già egli il titolo di
Shihan (3), ma alla sua morte gli venne attribuito
il 12° dan, saltando volontariamente l‟11° (e II° Kyu
mai inserito) per tracciare un piccolo solco tra
Lui e gli altri praticanti.
Spesso durante le sue esibizioni Jigoro Kano
Shihan al posto della cintura nera indossava una
cintura bianca più alta di quella comune. È per I° Kyu
questo motivo che spesso si sente parlare della
cintura bianca doppia riferita al 12° Dan.
1°-5° Dan
Osservate ora lo schema a fianco riportato e
ponetevi questa domanda :
“Alla luce di tutto questo le cinture colorate 6°-8° Dan
hanno ancora quella funzione pedagogica,
educativa posta alla base della scelta del M°
Kawaishi ?”
9°-10° Dan
(3) Shihan : Maestro, insegnante; modello da Imitare Titolo attribuito al Maestro Jigoro Kano
In Italia, i gradi inferiori alla cintura nera sono rilasciati in seguito ad un esame periodico organizzato dall'Insegnante
Tecnico del club di appartenenza. Per ottenere invece il grado di cintura nera 1º dan o superiori ci sono diversi percorsi:
 Per meriti sportivi

o I medagliati ad un Campionato Italiano di classe ottengono generalmente la promozione al dan successivo,


fino al 3º dan, direttamente dal Presidente della F.I.J.L.K.A.M..
o I medagliati ad un Campionato Europeo di classe ottengono generalmente la promozione al dan successivo,
fino al 4º dan, direttamente dal Presidente dell' E.J.U..
o I medagliati ad un Campionato Mondiale o alle Olimpiadi ottengono generalmente la promozione al dan
successivo, fino al 5º dan, direttamente dal Presidente dell' I.J.F..
 Per esame
o Secondo programmi definiti dalle Federazioni Nazionali F.I.J.L.K.A.M..
 Fino al 3° Dan commissioni Regionali in località stabilita dal Comitato regionale (Lazio)
 Attualmente il 4° e il 5° Commissione Nazionale in Federazione (C.N.F.)
 Attualmente per il 6° bando di concorso per accedere all‟esame davanti a C.N.F. ( a numero chiuso
con graduatoria per meriti )
11- judo bignami

I programmi e le modalità possono variare; una volta definiti restano validi per un quadriennio tra
un‟Olimpiade e l‟altra.
I Comitati regionali organizzano in genere annualmente corsi per Insegnanti tecnici (aspiranti allenatori),
arbitri e presidenti di giuria regionali, M.G.A. oltre a corsi per la preparazione agli esami di passaggio di Dan
(con esami regionali o nazionali) secondo prezzi definiti dalla Federazione.
 Per meriti speciali o riconoscimenti particolari ( MOTU PROPRIO ) a cura delle varie organizzazioni federali
nazionali e internazionali :

La Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali, nota anche con
l'acronimo FIJLKAM, è un organismo sportivo affiliato al C.O.N.I..
Fu fondata il 18 gennaio 1902 a Milano dal marchese Luigi Monticelli Obizzi,
che ne è stato anche il primo presidente. Inizialmente si occupava di lotta e
pesistica, per poi estendersi a varie arti marziali.
La FIJLKAM è una delle più antiche federazioni ed è parte integrante della
storia dello sport italiano.
Per maggiori informazioni puoi consultare : https://www.fijlkam.it/

L'European Judo Union (EJU, Unione Europea di Judo) è l'organo che


governa e coordina il judo in Europa. L'EJU fa parte dell'International Judo
Federation. Su iniziativa del Budokwai di Londra, in occasione dei Giochi della
XIV Olimpiade di Londra (1948), fu convocata una conferenza internazionale
presso il New Imperial College a South Kensington. Parteciparono le federazioni
di Gran Bretagna, Italia, Paesi Bassi e Svizzera che decisero di costituire
l'Unione Europea di judo (EJU).
Per maggiori informazioni puoi consultare : http://www.eju.net/

L'International Judo Federation è la federazione internazionale che regola il


Judo a livello mondiale. Fu fondata nel luglio 1951 ed inizialmente era formata
dalle federazioni europee e da quella argentina, mentre molte altre aderirono nei
dieci anni successivi.
Per maggiori informazioni puoi consultare : https://www.ijf.org/

Il Kodokan (講道館, Kōdōkan) è il quartier generale del mondo del judo.


Letteralmente, kō significa "a lezione" o "per diffondere le
informazioni," dō significa "la via", e kan è "un edificio pubblico" o "sala".
Nell'insieme si può tradurre approssimativamente come "un luogo per lo studio"
o "la promozione della via". È stato istituito da Jigoro Kano, il fondatore del
judo, nel 1882, e si trova ora in un edificio di otto piani a Tokyo, Giappone.
Per maggiori informazioni puoi consultare : http://kodokanjudoinstitute.org/

Altri tipi di Gratificazione possono venire da comitati Olimpici :

Il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) è un'istituzione, nata nel


giugno 1914 come parte del Comitato Olimpico Internazionale, con lo scopo di
curare l'organizzazione e il potenziamento dello sport italiano attraverso le
federazioni nazionali sportive e in particolare la preparazione degli atleti al fine
di consentirne la partecipazione ai giochi olimpici; altro importante obiettivo del
CONI è la promozione dello sport nazionale.

Il Comitato Olimpico Internazionale, noto anche come CIO (dalle iniziali del
nome originale francese: Comité International Olympique), è un'organizzazione
non governativa creata da Pierre de Coubertin nel 1894 per far rinascere i Giochi
olimpici della Grecia antica attraverso un evento sportivo quadriennale dove gli
atleti di tutti i paesi potessero competere fra loro.
12- judo bignami

Le Cadute
da : “Biomeccanica del Judo” di Attilio Sacripanti – edizioni mediterranee

Le tecniche di Ukemi furono messe a punto dal dott. Kano nel


suo sforzo sintetico di rendere il Judo un‟attività praticabile a
livello di sport … le arti marziali avevano focalizzato il loro
sforzo didattico più sul modo di ottenere la “vittoria” che sul
problema dell‟incolumità fisica dell‟avversario.

 Due le esigenze primarie :


1. Le cadute devono essere capaci di evitare qualsiasi incidente o ferita al praticante.
2. Devono essere fondate su solide basi scientifiche.
 Il loro apprendimento e la loro pratica fa si che l‟atleta :
A. Apprenda a conseguire uno stato di decontrazione fisica, che produce di conseguenza un comportamento
sciolto e armonioso;
B. Apprenda a vincere la naturale ritrosia psicologica nei confronti delle cadute in generale;
C. Apprenda a non creare angoli articolari, pericolosi per la propria integrità;
D. Apprenda a coordinare automaticamente, in poche frazioni di secondo, i movimenti opportuni;
E. Apprenda ad acquisire un migliore orientamento spaziale nel corso della fase conscia del volo.

In G i ap p on ese : “ Ukem i ”
mi p iace t r adur lo in “ romper e l a cadut a” ( mo d if icar e, t r as fo r mar e i l pr o cesso di cadut a).
“La traduzione letterale di ukemi è la seguente: uke = ricevere, mi = corpo; quindi per estensione sarà: ricevere
il corpo, attutire l'impatto del corpo, proteggere il corpo dall'impatto con il suolo.” Da : https://it.wikipedia.org

Uke : colui che riceve o è disposto a ricevere l‟azione di Tori;


il partner che con la resa o la caduta dimostra l‟efficacia della tecnica eseguita da tori
(cfr. ukeru)
Ukeru : (1) prendere; afferrare; (2) ricevere; (3) subire; (4) essere attaccato.
Mi : corpo; persona.
Ukemi: caduta. ukemi: la difesa. ukemi-waza: tecnica delle cadute.

Da : Glossario Judo del M.B. Antonio Ferrante

La pratica delle cadute (ukemi-waza) è, senza alcun dubbio, uno degli esercizi più importanti nella pratica del Judo. La
tecnica del cadere è destinata a ridurre al minimo l'impatto al quale è sottoposto il praticante sia quando cade
spontaneamente, sia in seguito ad una proiezione. Il suo studio è alla base del progresso tecnico; senza una buona
conoscenza delle cadute si ha sempre paura di essere proiettati e i movimenti del corpo di conseguenza mancano della
flessibilità naturale, il comportamento è pesante e c'è una tendenza inconscia a porsi in difesa.

 ushiro ukemi : caduta all‟indietro (a gambe levate) originariamente Koho-Ukemi.


ushiro: (1) dietro; (2) inverso. koho: posteriore; il dietro (cfr. ushiro).

“… si piega il collo fino ad appoggiare il mento sul petto,


curvando la schiena per non assorbire l‟urto nella regione del
rachide (nota fondo pagina precedente) e, per attenuare l‟impatto,
un attimo prima di toccare terra si battono le braccia, divaricate di
30 0 40° dal fianco , toccando il suolo prima con il palmo e la
parte anteriore dell‟avambraccio e poi con il gomito. È importante
che i gomiti arrivino successivamente, per non rischiare di
fratturarli o addirittura di danneggiare le spalle .. La dinamica di
questi movimenti va affrontata con gradualità si consiglia ai
principianti di cominciare battendo con entrambe le braccia al
suolo, mentre col procedere dell‟allenamento si potrà usarne una
sola, in quanto, cadendo indietro a seguito di opportuna nage-
waza, il più delle volte il peso del corpo è spostato sul fianco … “

Da : “ Fondamenti di Judo” di Jigoro Kano LUNI EDITRICE


13- judo bignami

 kaiten-ushiro-ukemi: caduta rotolata indietro (in modo da potersi rialzare immediatamente).


kaiten-ukemi: caduta rotolata. kaiten: rotazione; rivoluzione.
La si può anche trovare come ushiro mawari ukemi
mawari: (1) circonferenza; (2) giro; girata; (3) rotazione;
(4) rivoluzione
mawaru v.: girare; ruotare.
“A volte, di fronte a un attacco incalzante, il rotolamento deve
proseguire fino a eseguire una capovolta indietro ( Kaiten-ushiro-
ukemi) in modo da potersi rialzare ed essere immediatamente
pronti ad affrontare l‟avversario … chi effettua la caduta rotola il
corpo all‟indietro assorbendo la forza della caduta sulla spalla
destra tenendo la testa spostata verso sinistra perché non sia di
impaccio al volteggio” (alternativamente sulla spalla sinistra
tenendo la testa spostata verso destra) .
Da : “ Fondamenti di Judo” di Jigoro Kano LUNI EDITRICE

 Yoko ukemi : caduta laterale


originariamente Sokuho-Ukemi

yoko: (1) laterale; (2) orizzontale.


yoko: lato; fianco. sokuho: di fianco

 Mae-mawari-ukemi : Caduta in avanti con rotazione ( detta anche Zempo-kaiten-ukemi)

 mae ukemi: caduta in avanti


14- judo bignami

I nomi delle cadute possono talvolta essere letti con un diverso tipo di pronuncia, che riportiamo per dovere di cronaca,
ricordando che le due diverse letture non debbono mai essere mescolate:

Pronuncia giapponese Pronuncia sino-giapponese


ushiro-ukemi koho-ukemi
yoko-ukemi sokuho-ukemi
mae-ukemi zempo-ukemi
mae-mawari-ukemi zempo-kaiten-ukemi

Ukemi-no-kata - prima evoluzione

Rielaborazione immagini da :“ JUDO scuola primaria”


Di R.M. Muroni e E. Pierantozzi
COLLANA FIJLKAM – SERIE TECNICA n°21
15- judo bignami

 Ukemi-no-kata

Ukemi-waza
Diventa
Ukemi-no-kata

Può essere un modo divertente di


introdurre il concetto di Kata (inteso
cone studio del modello) partendo da
esercizi semplici (una volta ben ac-
quisiti) messi in una sequenza sem-
plice da ricordare.

Di fatto non mi risulta essere stato


codificato un tale kata, ma se ne parla
e ritengo sia importante trattarne in
questo contesto.

In questa immagine c‟è una


sequenza semplice che può essere
facilmente eseguita e richiesta per
esempio durante gli esami di
passaggio di Kyu (V° e IV°).

Seguirà una seconda sequenza che


invece potrebbe essere utilizata per gli
esami successivi di Kyu (III° , II° , I°).

Naturalmente dipende anche dalla


preparazione e dall‟età dell‟allievo.

Rielaborazione immagini da :
“Impariamo il JUDO”
Di Giorgio Sozzi

Ukemi-no-kata - Sequenza semplice


16- judo bignami

Riflettiamo ora su questo :


Lavorare su :
Di farsi male Livello fisico/materiale (a)
Vincere la paura
Di non essere all‟altezza Livello emotivo/mentale (b)

Ukemi
(a)
Ricerca delle tecniche (waza) idonee da insegnare

Primo principio Ji-ta-kyo-ei


(b)
Secondo principio Seiryoku-zen‟yo

Tori Disposto a eseguire con attenzione e rispetto verso Uke


(a) Ruolo
Uke Disposto a ricevere con fiducia

Go-kyo
(b) Metodo didattico Classificazione
Entrambe al bisogno

Waza : Tecnica ; arte; azione.


Tori : Colui che afferra. In Judo : colui che effettua l‟azione.
Il patner attivo nella dimostrazione di una tecnica
Uke : Colui che è disposto a ricevere la tecnica
( parte passive nell‟esecuzione della tecnica diretta o patner che effettua un‟azione preordinata nella dimostrazione di
un kata o una concatenazione di tecniche)
Go-kyo : I cinque principi. Forma abbreviata di Go-kyo-no-Kaisetsu : spiegazione
del Go-kyo ( Le quaranta basilari Tachi-waza)
Tachi-waza : Tecniche eseguite in posizione eretta, lotta inpiedi
Ne waza : Tecniche eseguite al suolo, lotta a terra
Sen = Az io ne ; in iz iat iva. I n Judo : l‟ in iz iat iva c he s i e spr ime co n l‟ uso d i ren zoku waza
( t ecnic he co ncat enat e) e renraku waza ( t ecnic he succe ss ive)
D i fat t o ne l R andori o ne l lo Shi ai l‟e s ecuz io ne d ir et t a di u na t ec nica ( t achi - wa za ; ne- wa za )
espr ime l‟ az io ne ( sen ) “a zi one - i ni zi at i va ” c he mo d if ic a “l o st at o di monot oni a ” ( d i st a llo ) de i
due so gget t i.
Chi e segue la t ecnica s fr ut t a una o pport unit à o ffer t a o r ic er cat a ( dist r azio ne, inganno , er ro r e di
va lut az io ne de l l‟ a vver sar io ) mo d ific a nd o a suo fa vo r e gli equ i libr i in ca mpo .
“l a mi gl i ore mani e ra di guadagnare va nt aggi o durant e una compet i zi one di Judo è quel l a di
cat t urare l ‟ i ni zi at i va del combat t i ment o …
… guadagnar e l ‟ i ni zi at i va … da re al l ‟ i ni zi at i va di combat t i ment o una st rat e gi a i n modo da
f orzare l ‟ avver sari o sul l a di f ensi va … p er me zzo di cont i nui at t acchi t ecni ci , t al i da porre sot t o
pres si one l ‟ avversa ri o si a da punt o di vi st a psi col ogi co che f i si co ….
… l ‟ at l et a de ve i mpad roni rsi del l ‟ i ni zi at i va … pe r ot t en ere un s ensi bi l e vant aggi o psi col ogi c o
che può essere l a probabi l i t à di vi ncere per mezzo del l a t at t i ca ”

S t rat egi a ( a) : I l p ia no o la co nne ss io ne fle ss ib i le d i p iù p ia ni basat i su l la co o r dina -


z io ne de l lo s fo r zo fis ico , ar mo nizzat i con mo vi me nt i t es i a l la vit t o r ia

T at t i ca (b ) : La capac it à d i usar e in mo do mo lt o effica ce le o ccas io ni t r ans it o r ie


per ot t ener e la vit t o r ia

( a) Un piano strategico può essere studiato e preparato in anticipo, pertanto è possibile connetterlo alla fase razionale
del combattimento [allenamento] (b) mentre la tattica è essenzialmente fondata sull‟intuizione istantanea di un‟azione
tecnica pertanto è difficilissimo insegnarla e potremmo dire è il dono dei campioni [esperienza-istinto]
17- judo bignami

I l pr inc ip io S en è s icur a me nt e il mo d o più se mp lic e per ut iliz zar e l‟ in iz iat iva med ia nt e un
at t acco dir et t o ed un‟az io ne po s it iva.
P r ima d i pr o segu ir e r ico r dia mo qua li so no le fa s i c he co nse nt o no di es egu ir e u na t ecnic a d i Judo
seco ndo il pr inc ip io de l m ig l io r uso de ll‟ e ner g ia: ( sei ryoku - sai zen kat su yo p iù co mu ne me nt e
ne l la fo r ma co nt r at t a sei ryoku - zen‟ yo ) .

 Kumi kata: Prese


 Kuzushi : Squilibrio Kikai : opportunità
 Michiaku : Contatto vedi scheda in appendice
 Tsukuri : Rottura dell‟equilibrio (Costruzione)
 Kake : Proiezione
Una volta effettuata la proiezione bisogna tenere
saldamente la presa della manica di Uke, così
facendo si evita che Uke si faccia male e potremo
più facilmente controllare Uke per proseguire in
ne-waza; inoltre daremo prova di rispetto e terremo fede al principio di amicizia e mutua
prosperità. (ji ta yu-wa-kyo ei più comunemente nella forma contratta ji-ta-kyo-ei )
Normalmente ne vengono citati solo tre Kuzushi – Tsukuri – Kake (Come nell‟immagine).
 Kumi kata:
(Kumi = Prendere Kata = Modo Kumi-kata = Modo di prendere)
Ai – yotsu : letteralmente affrontarsi faccia a faccia. In Judo i contendenti si affrontano usndo entrambi la stessa
presa (destra/destra o sinistra/sinistra)
Henka – yotsu : con le prese contarrie (destra/sinistra o sinistra/destra)
 Kuzushi :
happo no kuzushi – tutte le (otto) direzioni fondamentali
di squilibrio.
Hidari mae kuzushi – squilibrio in avanti a sinistra.
Hidari ushiro kuzushi – squilibrio indietro a sinistra.
Hidari-yoko-kuzushi – squilibrio laterale a sinistra.
Mae kuzushi – squilibrio in avanti.
Migi-mae-kuzushi – squilibrio in avanti a destra.
Migi-ushiro-kuzushi – squilibrio indietro a destra.
Migi-yoko-kuzushi – squilibrio laterale a destra.
Ushiro-kuzushi – squilibrio indietro.
Ogni tecnica necessita del suo specifico kuzushi.
Lo squilibrio consiste nel rompere la posizione di
equilibrio del nostro compagno per poi portare
l‟opportuno attacco.
In altre parole bisogna che la linea di gravità che parte
dal baricentro di Uke cada al di fuori del rettangolo
immaginario che ha i suoi piedi come due lati opposti.
 Michiaku Contatto – Tsukuri Rottura dell‟equilibrio :
Rappresentano la fase preparatoria alla fase conclusiva Kake, in questa fase si attua la migliore
preparazione alla proiezione attraverso il contatto dove necessario è il perfezionamento dello
squilibrio.
 Kake :
E ‟ la fase co nc lu s iva de l la t ecnica, po ss ibi le ed e ff ica ce so lo se so no st at e effet t uat e ne ll‟o r d ine
e co n successo t ut t e le fas i pr e cede nt i.
18- judo bignami

 Cosa sono le posizioni ?


 Shisei : (1) postura; (2) posizione; (3) atteggiamento.
Nelle tecniche di proiezione (Nage waza) la migliore posizione (postura, atteggiamento) è quella che deve permettere
spostamenti leggeri e veloci atti ad ottenere l‟uso ottimale della forza da esprimere nella situazione per eseguire la
tecnica in maniera rapida ed efficace.
Secondo la didattica giapponese la tecnica di proiezione si può effettuare o perché si è agito d‟impeto (Ikioi) o perché si
è sfruttata l‟opportunità del momento (kazumi).
 Shizen-hon-tai : posizione naturale fondamentale (anche Shizen-tai). (Migi =destra; Hidari =Sinistra)

Questa posizione risulta essere la più efficace per la


sua flessibilità e le sue caratteristiche generali .
Piedi e gambe divaricate di uno spazio uguale circa
alla larghezza delle spalle, il peso del corpo
equamente suddiviso sui piedi con i talloni appena
poggiati sul tatami, il baricentro alto, le ginocchia
leg-germente flesse, le anche sciolte e rilassate,
busto eretto, braccia rilassate lungo i fian-chi o
morbide nella presa fondamentale; la testa in asse
con tutto il corpo e lo sguardo in avanti.
Tale posizione è considerata la più adatta per
difendersi o attaccare. In questa posizione il
dispendio di energia è minimo e può essere
mantenuta per lungo tempo; da questa posizione è
massima la capacità di reazione, cambio di ritmo,
cambio di velocità e di direzione.

Shizen-hon-tai Migi-shizen-tai Hidari-shizen-tai

 Jigo-hon-tai : posizione difensiva fondamentale (anche Jigo-tai) (Migi =destra; Hidari =Sinistra)

Questa posizione si ottiene par-tendo dalla precedente


allargando ulteriormente la superficie trape-zoidale
ottimale, flettendo ulte-riormente le ginocchia,
abbassando il baricentro e mantenendo il busto eretto;
con il peso del corpo conve-nientemente bilanciato su
ambedue le gambe e con i talloni ben pog-giati sul
tatami. In questa posizione è ridotta la capacità di
reazione, cambio di ritmo, cambio di velocità e di
direzione. Questa posizione è adatta ad una fase
difensiva che implica poca mobilità, staticità e forza.
Necessita di grande dispen-dio di energia è consigliabile
man-tenerla per poco tempo.

Jjigo-hon-tai Migi-jigo-tai Hidari-jigo-tai


In ambedue le posizioni possono considerarsi le varianti: sinistra e destra (Hidari e Migi), che si ottengono avanzando
con il piede corrispondente e ruotando l‟altro piede verso l‟esterno.
Per completezza citiamo altre posizioni utilizzate durante la pratica del Judo per il saluto nel Dojo (palestra) o nella
pratica del Kata :

 Hiritsu : Posizione di partenza per Ritsu-rei (denominato anche


Tachi ritzu)

 Seiza : Posizione seduta (sui talloni );posizione di partenza per


Za-rei . Posizione di meditazione simile a zazen
Zazen : posizione di concentrazione mentale
19- judo bignami

 Kioshi-no-kamae : Posizione del Grande Maestro Jigoro Kano

Ulteriori approfondimenti saranno trattati in altri contesti.

 Cosa sono gli spostamenti ?


Aruki-kata
Con il termine aruki-kata si intendono gli spostamenti in tutte le direzioni (avanti, indietro, lateralmente, obliquamente)
eseguite con lo scopo di provocare lo squilibrio del compagno o ricercare l‟opportunità per poter applicare la tecnica,
mantenendo però sempre costante la stabilità del proprio corpo.
 Ayumi-ashi : andatura normale, camminata naturale (andatura normale un piede supera l‟altro)
Si intende lo spostamento successivo ed alternato dei piedi (marcia normale). Tale tecnica permette
essenzialmente spostamenti in avanti e indietro.

 Tsugi-ashi : camminata nella quale un piede segue l‟altro senza mai superarlo (anche
denominata “piede segue piede”)

Si intende l‟andamento l‟allontanamento di un piede dall‟altro (in qualsiasi direzione), indi


l‟avvicinamento dell‟altro piede al primo: la distanza iniziale tra i due piedi (Shizen-hon-tai)
viene così riottenuta dopo ogni spostamento. Tale tecnica permette di conservare la
posizione Shizen-hon-tai pur effettuando spostamenti in ogni direzione (avanti, indietro,
lateralmente, obliquamente).

In avanti

Sinistra Destra

Indietro
Tsugi-ashi In avanti – Indietro Tsugi-ashi Obliquo

Laterale a sinistra
Laterale a destra
20- judo bignami

 Tai-sabaki : Movimento di rotazione del corpo; squilibrio rotazionale

Si intendono tutti gli spostamenti che si eseguono con il proprio corpo al fine di creare le condizioni indispensabili per
poter eseguire una tecnica o difendersi da un attacco.
I fondamentali sono 4 (in avanti o indietro di 90° o di 180°) :

 Migi ( Hidari) Ashi-Mae-Sabaki


Dalla posizione shizen-tai (fronte al compagno), si sposta il piede
destro (sinistro) verso avanti e leggermente in fuori, con la punta
del piede rivolta perfettamente verso l‟interno. Si fa quindi
seguire lo spostamento del piede sinistro (destro) che si porta
parallelo al primo, alla stessa distanza iniziale, siamo così tornati
nella posizione shizen-tai con una rotazione del corpo di 90° ed
abbiamo creato lo spazio necessario tra noi ed Uke
(avvicinandoci) per effettuare la nostra tecnica o annullare il suo
attacco.

 Hidari ( Migi) Ashi-Ushiro-Sabaki

Dalla posizione shizen-tai (fronte al compagno), si esegue un perno con il


piede destro (sinistro) portando in fuori il tallone. Il piede destro risulta così
rivolto verso l‟interno. Si arretra poi con il piede sinistro portandolo con un
movimento semicircolare, a fianco del destro ( o viceversa nella tecnica a
sinistra) e raggiungendo così la posizione naturale dopo una rotazione di 90°
ed abbiamo creato lo spazio necessario tra noi ed Uke (allontanandoci) per
effettuare la nostra tecnica o annullare il suo attacco .

 Migi ( Hidari) Ashi-Mae-Mawari-Sabaki

Dalla posizione shizen-tai (fronte al compagno), il


piede destro (sinistro) viene portato davanti al piede
destro (sinistro) di Uke e rivolto verso l‟esterno,
dando così inizio ad un movimento di rotazione di
tutto il corpo che continua con l‟arretramento del
piede sinistro (destro). La posizione finale è ruotata di
180° (dorso rivolto ad uke) i corpi sono vicini , i piedi
di Tori paralleli si è così creato lo spazio necessario
(avvicinandoci) per effettuare la nostra tecnica.

 Hidari ( Migi) Ashi-Ushiro-Mawari-Sabaki

Dalla posizione shizen-tai (fronte al compagno), con un movimento


semicircolare si porta il piede sinistro (destro) dietro al destro (sinistro)
aprendo il proprio corpo di 90° verso sinistra ed iniziando così una rotazione
che termina con lo spostamento del proprio piede destro (sinistro) a fianco
del sinistro (destro). La posizione finale è in shizen-tai ruotata di 180°
rispetto al compagno, dal quale ci siamo allontanati , i piedi di Tori sono
paralleli si è così creato lo spazio necessario (allontanandoci) per effettuare
la nostra tecnica.
21- judo bignami

Altre curiosità e schematizzazioni sul Tai-sabaki

 Va considerato anche Yoko sabaki, rotazione laterale (utile negli spostamenti laterali di Uke)

Yoko sabaki

Yoko sabaki

Da : http://judoblogjapon.blogspot.com/2012/12/shintai.html
22- judo bignami

Per completezza citiamo altre terminologie relative a movimenti per lo più utilizzati nella pratica dei Kata .
 Suri Ashi : Muoversi strisciando i piedi
 Suri-Hiza : Muoversi strisciando le ginocchia
 Shikko : Camminata in ginocchio con un ginocchio alzato e l‟altro a terra
 Oikomi : singolo passaggio
Inoue "taglia i tradizionali Uchi mata a metà" nelle parole di Neil Adams.

Oikomi di Inoue
Uchi mata primo passo

A seguire : Koga usa il suo passo


23- judo bignami

 Modi di entrata
C i so no d iver s i mo d i per es egu ir e u na t ecnic a a seco nda de l le o ppo rt unit à c he c i s i pr ese nt ano
ne l R andori o ne llo Shi ai o che c i ve ngo no dat e dal no st ro Uke:

 T ai - sabaki
: Rot azio ne de l co r po

 H i ki - dash i : T ir ar e fuo r i
Significa tirare fuori (dal suo equilibrio) il
nostro Uke sfruttando la sua spinta. Verrà
utilizzato quando il nostro uke spinge nella
direzione della tecnica.

 T obi - Kom i : S a lt ar e all‟ int er no .


I n Judo : rot azio ne ist ant anea co n sa lt e l l o all‟ int er no

 Mawari Kom i
: ent r at a in r ot azio ne

 Dam ash i - waza


: T ecnic he d i f int a
( D iso r ie nt a me nt o - I nganno )
At t acco success ivo ad una fint a.

 Maki kom i - waza


: t ecnic he d i a vvo lg ime nt o all‟ int er no .
24- judo bignami

 Tipi di allenamento
Nel judo, per imparare ad eseguire le tecniche, sono questi sinteticamente e schematicamente i tipi di allenamento da
svolgere :
a) Con ben definiti i ruoli di Uke e Tori
- Uchi-komi : Allenamento senza caricamento o a “vuoto” (Tandoku-renshin) Da fermi
- Butsukari : Allenamento con caricamento (con o senza proiezione)
- Yaku-soku-geiko : Scambio di tecniche (con o senza proiezione) In movimento
- Kata : Allenamento nella pratica del Kata (si intende l‟esecuzione di una serie di movimenti
codificati che rappresentano varie tecniche di combattimento in modo da mettere in
evidenza i principi fondanti e le opportunità di esecuzione ottimali.
b) Dove i ruoli di Uke e Tori non sono definiti ma liberi
- Randori : Allenamento libero, quasi Shihai
- Shihai : Combattimento che può essere considerato anche una forma di allenamento per
verificare lo stato di preparazione raggiunto.

Tutto quanto appreso nelle fasi di allenamento del gruppo a) va poi verificato in Randori (Allenamento libero
generalmente in palestra) e nello Shihai (Combattimento in competizione) che può essere considerato anch‟esso come
forma di allenamento per verificare lo stato di preparazione raggiunto in quanto il risultato del co nfr o nt o , qualunque
esso sia, c i dar à mo do di e la bo r ar e o r ie la bo r ar e st r at egie e t at t ic he per meg l io int er pr et ar e fut ur e
co mpet iz io ni.

Completamento informativo; approfondimento :

 Tandoku- Renshiu (allenamento solitario)


Ripetizione di attacchi “a vuoto” immaginando la posizione o i movimenti del proprio avversario. Questo esercizio ci
permette di migliorare in velocità, di ottenere importanti automatismi e soprattutto a controllare l‟equilibrio e la postura
indispensabile perché la tecnica sia efficace.
 Sotai- Renshiu (allenamento libero senza resistenza)
E‟ la fase successiva in cui Tori e Uke si aiutano alla migliore comprensione dei punti importanti dell‟azione tecnica,
attraverso un attacco morbido ed una eventuale caduta senza resistenza se l‟attacco portato è corretto. (studio della
tecnica con un compagno)
 Uchi-Komi (entrar dentro)
Prima fase di un allenamento dinamico, acquisito il movimento,Tori lo effettua su
uke statico. Da questa fase inizia l‟apprendimento e l‟abitudine al lavoro di “coppia”
(ricerca del contatto)
 Yaku-Soku-Geiko (allenamento alla opportunità)
Tori e Uke si spostano a piacimento sul Tatami, le entrate risultano sempre morbide,
per acquisire : da parte di Tori il concetto di opportunità migliorando la tecnica e lo
stile, e da parte di Uke la sensazione di attacco attraverso Kumi-kata (varie forme di  Butsukari
presa) (anche allenamento alternato con scambio di tecniche sull‟opportunità). (potenziamento)
 Kakkeai (studio della proiezione)
Tori si concentra … raccoglie tutte le sue energie pronto a portare l‟attacco (energia esplosiva)
 Kakari-Geiko (allenamento con resistenza)
Tori attacca a fondo mentre Uke si difende nel miglior modo possibile attraverso taisabaki o schivate per il momento
senza fare un‟opposizione dura. La logica di un tale allenamento è quella di portare gradualmente l‟atleta alla reale
condizione di gara.
 Randori (combattimento libero)
Non vi sono più schemi stabiliti, i due atleti combattono liberamente, attaccano spesso e con incisività senza pensare
alla sconfitta al fine di migliorare il proprio stile. Lo spirito del Randori è da considerarsi una fase di studio reciproco
nello spirito della “reciproca prosperità”.
(Mai risparmiarsi nel Randori , massima partecipazione)
25- judo bignami

 Principi per contrastare l’attacco :

[Bogyo : (1) difesa; (2) protezione; (3) salvaguardia. (Nage-waza)]

- GO rompere, bloccare Yoko = Direzione di lato rispetto attacco di Tori


- CHOWA evitare, schivare Nami = Stessa direzione attacco di Tori
- YAWARA cedere. assecondare Gtaku = Direzione opposta attacco di Tori
- URA (annullare) indietro

Yoko

Gyaku Nami

GO
Rompere, bloccare

CHOWA
Evitare schivare nel tentativo di portare un contrattacco nelle diverse direzioni

YAWARA URA
Cedere, assecondare prima del contatto (annullare) Indietro
26- judo bignami

I l pr inc ip io sen app l icat o al pr o pr io spe c ia le ( T oku i Waza) può esser e e spr esso d idat t ica me nt e
in qu est o mo do :
A. T oku i Waza : At t acco dir et t o co n il p r o pr io spec ia le
B. Ren zoku Waza : At t acco r ipet ut o co n una medes i ma t ecnica
C. Ren zoku Waza : At t acco r ipet ut o in co ncat enaz io ne succe ss iva co n u n‟ a lt r a t ecnica
D. Ren raku Waza : At t acco e var ia z io ne in a lt r a t ecnica a caus a d i u na d i fesa a nt ic ipat a d i
Uke
E . Dam ash i Waza : At t acco sussegue nt e a una fint a
Nessu no per ò c i i mped is ce d i app l ic ar e t ut t o quest o alle a lt r e t ecnic he, a nz i è ausp ica bi le c he
c iò avve ng a per t ut t e le t ecnic he st ud iat e.

A) Attacco Diretto con il proprio speciale (Tokui Waza)


“È l'applicazione più pura del principio Sen, la tecnica decisiva
(Kimari Waza) viene portata diretta-mente, ciò implica che
Tori deve possedere l'energia cinetica massimale e l'impulso
massimale, per sviluppare la massima potenza nella collisione
finale, è di fondamentale importanza che la resistenza opposta
da Uké debba risultate minore, affinché il successo dell'azione
sia assicurato.
La fase di Kuzushi-Tsukuri- Kaké è diretta, ciò presuppone
l'uso del proprio Kumi Kata speciale, ma anche l'esistenza di un
avversario o fisicamente o tecnicamente momentaneamente
inferiore, in quanto, una tale tattica può risultare rischiosa nei
confronti di un avversario ben preparato e pronto a reagire. …
Negli ultimi tempi, lo studio delle massime competizioni ha
mostrato che molti campioni nella fase finale del Kaké variano
leggermente l'angolo di attacco in modo da "indirizzare in una
SEN- Diretto
direzione inefficace” la reazione difensiva opposta da Uké.”
O Soto Gari con variazione dell‟angolo d‟attacco

B) Attacco ripetuto con la medesima tecnica (Renzoku Waza)


“È il principio Sen applicato dopo che l'avversario Uké ha
fermato il primo attacco, per ripetere in successione il
medesimo tokui waza sfruttando o l'eventuale rilassamento
mentale soprav-venuto in Uké, per aver annullato il primo
attacco (a) o la variazione dell'angolo di attacco (b).

a) Nel primo caso, la direzione dell'impulso è la medesima nel


primo e nel secondo attacco (Nami sen). Il se-condo impulso,
comunque, sarà sempre minore o al massimo uguale al primo. Il
successo della tecnica (fase di Kaké) e della proiezione (fase di
Nagé) potrà avvenire solo nel caso in cui la seconda reazione
sarà minore della prima e mi-nore contemporaneamente del
secondo impulso mentre Uke sarà sbilanciato.

b) Nel secondo caso, anche se la reazione di Uké potrà essere


uguale o maggiore della prima essa sarà vanificata da una
SEN- Attacco continuo applicando la stessa tecnica
Hiza Guruma con variazione dell‟angolo d‟attacco opportuna variazione dell'angolo d'attac-co di Tori.”

C) Attacco ripetuto con tecniche connesse (Renzoku waza)


“È l'applicazione del principio Sen, in serie concatenate, usando tecniche diverse. La prima azione di Tokui waza
provoca la reazione di Uké che reagirà nella direzione adatta a vanificare l'attacco, creando così un'opportunità di
vulnerabilità per un secondo od un terzo attacco in cui Torì, utilizzando al meglio l'energia impegnata dall'avversario,
indirizzerà opportunamente la tecnica successiva, cioè nella direzione di minor resistenza offerta da Uké .
Le concatenazioni successive (Renzoku waza) devono essere considerate come una costruzione tattica, il cui fine
strategico è quello di cambiare direzione all'impulso applicato, indirizzandolo verso la traiettoria di minima energia in
concomitanza della direzione di minor resistenza, prodotta nella posizione, dalla reazione di Uké.
27- judo bignami

La considerazione delle direzioni utilizzate permetterà di raggrupparle in tre categorie:

 Combinazioni nella medesima direzione (nami sen)


 Combinazioni in direzione opposta alla prima (gyaku sen).
 Combinazioni in direzioni laterali

Yoko

Gyaku

Nami

SEN- Proiezioni continue connesse con Ippon Seoi Nage


 Combinazioni nella medesima direzione (nami sen) Seoi Otoshi
 Combinazioni in direzione opposta alla prima (gyaku sen) Ko Uchi Makikomi
 Combinazioni in direzioni laterali alla prima (yoko sen) “yoko” O Soto Gari

D) Attacco e variazione in un‟altra tecnica a causa della


difesa anticipata di Uke (Renraku waza)
È l'applicazione del principio Sen, in ossequio al
concetto del massimo rendimento ottenuto con il minimo
sforzo, all'interno del raggruppamento biodinamico.
Tutto ciò viene raggiunto effettuando l'opportuna
variazione della traiettoria di attacco, prima
dell'effettuazione del Tokui waza, in funzione della
direzione di minima resistenza, offerta dalla difesa SEN- Attacco per difesa anticipata di Uke su un attacco
troppo anticipata di Uké. Ko Uchi Makikomi per difesa anticipata su un attacco di O Goshi

E) Finta e susseguente attacco di azione e reazione


(Damashi waza)
È l'applicazione del principio sen volta, mediante un finto
attacco, a far reagire Uké in direzione tale da poter essere
sfruttata opportunamente con la tecnica decisiva (Kimari
waza).
Tutta l'azione di finta dovrà esser condotta in modo da
permettere a Tori, non solo di conservare la maggior parte
della sua energia (cinetica e potenziale) ma anche di poteri
da utilizzare per sfruttare al meglio la reazione prodotta in
Uké.
Cosi Tori utilizzerà l'energia, sviluppata da Uké
per annullare la finta ritenuta un attacco reale,
aggiungendola alla propria per sfruttarla nella fase
SEN – Hidari Damashi Migi - O Soto gari di Kuzushi Tsukuri Kaké del proprio Tokui Waza.
28- judo bignami

Kaeshi waza
Or a s ia mo pr o nt i per a lle nar e le tecniche denominate Bogyo waza (tecniche di difesa); per fare questo partiamo
da quanto precedentemente trattato per contrastare l‟attacco (difesa GO = rompere, bloccare; difesa CHOWA= evitare,
schivare; difesa YAWARA = cedere. Assecondare; difesa URA = (annullare) indietro) ma questa volta non ci
limitiamo più al solo contrasto, ma proseguiremo cercando di eseguire una tecnica adatta a contrattaccare l‟azione del
compagno, in questo caso in un primo momento quello che prima era considerato Uke diventa Tori; Tori si eserciterà al
contrattacco.
Appare utile notare che Tori effettuerà il suo contro colpo dopo che, l'azione di Uké si sarà sviluppata e sarà risultata
inefficace a causa della sua difesa.
Le azioni GO risultano le più dissipative. I contrasti avvengono opponendo una reazione uguale e contraria all'azione di
Uké che viene così totalmente annullata e bloccata, ma a prezzo di un notevole dispendio energetico; per cui non appare
opportuno, ai fini di una corretta gestione della resistenza allo sforzo prolungato, impostare totalmente la propria azione
difensiva su tecniche di tale tipo.

Go no Sen –Uchi Mata difesa Go


Si può comunque tentare di sfruttare l‟uscita di Uké successiva alla nostra difesa GO per entrare con un attacco diretto.
Più energeticamente consone al principio della massima efficienza con il minimo sforzo, appaiono le azioni chowa,
yawara ed ura, esse si basano su di una difesa "morbida" più tesa ad utilizzare tutta o parte dell'energia cinetica di Uké,
in modo da ottenere un vantaggio decisivo con un opportuno risparmio del lavoro da svolgere.
La difesa CHOWA appare essenzialmente basata sul concetto di mobilità (Tai sabaki) e sullo sfruttamento della
posizione di squilibrio, conseguenza dell'attacco inefficace di Uké, pertanto essa sarà applicata al termine dell'azione
d'attacco di Uké e nella direzione di minor resistenza.
Si potranno definire, in analogia con il principio Sen, tre classi di difesa in funzione della direzione.
 Azioni nella medesima direzione dell'attacco (nami chowa)
 Azioni nella direzione contraria all'attacco (gyaku chowa)
 Azioni in direzioni laterali all'attacco (yoko chowa)

Yoko

Nami

Gyaku

Go no Sen-Tai Otoshi difesa Chowa


29- judo bignami

La condizione della difesa YAWARA ( preferita da Mifune ) risulta


più delicata, essa è basata sul concetto dinamico del parziale
sfruttamento dell'energia cinetica che viene sviluppata dall'attacco di
Uké, per cui deve essere applicata prima che l'efficacia dell'azione
d'attacco divenga effettiva e sempre nella direzione della medesima.
Per tali ragioni, sono richieste doti acrobatiche notevoli ed un
tempismo perfetto nell'esecuzione di una difesa yawara: in quanto un
errore nel tempo di intervento porterebbe inevitabilmente, dato il
principio insito nella difesa, al successo dell'attacco di Uké.

La difesa URA appare di notevole interesse dal punto di vista


dell'analisi biomeccanica dell'energia in gioco.
Essa infatti si basa essenzialmente sul concetto di trasformazione
direzionale dell'energia; in effetti il principio fisico fondamentale di
tale difesa è quello di convogliare la maggior parte dell'energia
cinetica dell'attacco di Uké in una direzione particolare in cui si
eseguirà una proiezione di nage waza.
Tali tecniche particolari (Ura nage, Te guruma, Ushiro goshi, Utsuri
goshi, ecc.) sono principalmente formate da movimenti tesi e deviare,
convogliare e guidare opportunamente l'attacco avversario fino alla 2 esempi Go no Sen – Morote Seoi Nage difesa
proiezione finale. Yawara

Go no Sen- O Soto Gari difesa Ura

Oltre queste forme di difesa dinamica, non bisogna dimenticare che nel corso di una competizione sono spessissimo
usate altre forme di difesa "passiva" basate sull'utilizzo esclusivo delle catene biocinetiche e sull'opportuno spostamento
del peso del corpo. Quasi tutte queste azioni hanno in comune l'irrigidire le braccia per impedire il contatto con il
complemento di azioni adeguate alla situazione. Oppure si basano sull'apertura della presa per poter arrestare la
proiezione del proprio corpo con le braccia. Questa pericolosa pratica è la causa più frequente di lussazioni in judo.

Sen no Sen
Il principio del Sen no sen (l'iniziativa
sull'iniziativa) è forse la forma di azione più
delicata da applicare.
Durante la sua applicazione, le due iniziative
presenti nel raggruppamento biodinamico si
confondono in un unico insieme dinamico.
Nell'esemplificazione ideale di tale azione,
Torì sviluppa la sua controffensiva nell'istante
in cui sta per partire l'offensiva di Uké. Questo
principio è da considerarsi una forma avanzata
e superiore di iniziativa, che presuppone, per
poter essere correttamente effettuata, capacità
psicofisiche eccellenti, riflessi pronti e forma
atletica perfetta. Tale tipo di azione ha
certamente il vantaggio di poter più facilmente
sorprendere l'avversario, tutto teso sia Sen no sen-Kaeshi contro un attacco di ko uchi gari
mentalmente che fisicamente all'attacco che
sta portando, essa ha altresì il vantaggio del massimo utilizzo dell'energia dell'avversario sfruttando la delicata fase
iniziale della transizione da energia potenziale muscolare ad energia cinetica.
La sua pratica, di fatto, esige una perfetta percezione dell'opportunità presente, una completa padronanza del suo
sfruttamento ed una grande velocità di esecuzione, tale da poter superare quella di uke.
30- judo bignami

Ne waza
Co l t er mine ne- wa za ( t ecnic he e ffet t uat e a l suo lo ; lo t t a a t err a) si int e nde que lla part e del Judo
che co mpr e nde t ecnic he d i :
- Osae- waza ( T ecnic he d i co nt ro llo a l suo lo ; im mo bi l izza z io ni)
- S h im e- waza ( T ecnic he d i so ffo ca me nt o ; st r ango la me nt i)
- Kan set su - waza ( T ecnic he d i le ve ar t ico lar i; le ve)
P ar t ico lar e impo rt anza s i d e ve dar e a ll‟ aspet t o t ecnico ( spiegaz io ne, appr end i me nt o,
a lle na me nt o ) in qua nt o fo nda me nt a le a i fin i d i u n r ap ido e so ddis face nt e pro gr esso j udoi st i co .
Anc he la par t e r e lat iva a l la d i fesa e d a i R enraku - wa za do vr à e sser e t r at t at a in ma nier a
esaust iva. Da qu i la neces s it à d i u n dur o , co st ant e e lu ngo a lle na me nt o e di u n pot enz ia me nt o
f is ico o pport una me nt e mir at o per pot er a ffr o nt ar e t ale fa se ne l le co mpet iz io ni. Appar e c hiar o il
biso gno d i acqu is ir e u n magg io r baga g lio t ecnico int egr at o, per pot er sfr ut t ar e a p ie no le
in fin it e o ppo rt unit à d i Osa e - waza, Shi me - wa za, Kanset su - waza c he s i pr ese nt ano di vo lt a i n
vo lt a, ne l co r so dell‟ e vo luz io ne d ina m ic a d i una co mpet iz io ne a l suo lo .
Ved ia mo le fa s i d i appr end i me nt o e alle na me nt o :
 Uch i - kom i ( a t er r a)
T ori e ffet t ua più vo lt e, su Uke st at ico , la t ecnica o il pa ssagg io da appr e nder e, f ino ad
acqu is ir e u n aut o mat is mo per l‟ O sae , lo Shi me, il Kan sezu la di f esa ( met o do per l iber ar s i
da o sae o met o di per no n su bir e S hi me o Ka nset su) e i R enraku ( pa ssagg io t r a t ecnic he
de llo st esso gr uppo o di d iver s i gr up p i veder e “ Gi ro di Oda” e a lt r i e se m p i su l la
d isp e nsa il lu st r at a ” kat ame_Waza_st amp . pdf ” )
 Y aku - soku - gei ko ( a t err a)
T ori at t acca Uke o dall‟a lt o o dalla p o siz io ne sup ina se mpr e ne l la st ess a t ecnica o
“pa ssagg io ” in mo do da acqu is ir e i l c o ncet t o di o pport unit à. Ne lle var ie r e c ipr o che
po siz io ni. ( co nsu lt a “Hai ri - Kat a ; Nogare - kat a” su lla d isp e nsa i l lust r at a
” kat ame_Waza_ st amp. pdf ” )
 Ran dori ( a t er r a)
I n t ale eser c iz io no n vi so no p iù i r uo li d i T o ri e d i Uk e; a mbe due de vo no at t accar e e
d ife nder s i in mo do da ver if icar e e pr ovar e a r iso lver e a pr o pr io va nt aggio qu ant e p iù
o ppo rt unit à po ss ibi l i e pr o ba bil i ne l la co mpet iz io ne.
Fas i po ss ib il i per a lle nar s i ne l rando ri :
1. Un at let a in p ied i at t acca l‟a lt r o sup ino o car po ni. ( è una
po siz io ne c he può r ic hia mar e la s it uaz i o ne do po una pr o iez io ne
( no n I ppon ) che pr e vede i l pr o segu ime nt o del co mbat t ime nt o a
t err a)
2. Ambedue g li at let i par t o no dalla po s iz io ne za - zen o in g ino cc hio
( è una s it uaz io ne po ss ib ile a ver i fic a r s i in co mp et iz io ne ne l
pr o seguir e la fas e d i lo t t a a t er r a) An za
3. G li at let i sedut i d i spa l le in po s iz io ne an za ( è una s it uaz io ne
po co pro babi le in co mp et iz io ne ma a lle na mo lt o la ve lo c it à ne l
cap ir e e r iso lver e la s it uaz io ne)
4. Ambedue g li at let i in p ied i per r agg iu ng er e r ap ida me nt e la co nd iz io ne d i Ne- Waz a ( è
la co nd iz io ne c he p iù s i a vvic ina a lla co mpet iz io ne ed a bit ua ps ico lo g ica me nt e i due
at let i a pr o segu ir e in mo do r ap ido e o ppo rt uno a t er r a, il la vo ro pr epar at o r io s vo lt o
in p ied i) .
5. Le pr at ic he pr ecede nt e me nt e descr it t e co n g li at let i se nza la cas acca de l Jud ogi ,
indo ssa ndo so lo pant a lo ne e c int ur a.
6. Un at let a co nt ro più at let i c he s i danno il ca mb io a t e mpo int er ve ne ndo
t empe st iva me nt e su ll‟ e ve nt ua le va nt agg io o sva nt agg io pr eso da l co mp agno
pr ecedent e
7. La pr at ic a de l Kat ame - no- kat a che edu ca T or i per la det er minaz io ne ne l co nt r o llo
deg li Osa e e per l‟e secuz io ne neg li S hi me e Kanset zu; in que st o co nt est o Uke s i
eser c it a e sper i me nt a s ist e mi per liber ar s i dag l i Osa e e per quant o r iguar da g li S hi me
e i Kan set su ver if ica i t e mp i d i r eaz io ne. ( nat ur a lme nt e il kat ame - no- kat a in q uest o
caso , ne lla sua g lo ba lit à r ap - pr esent a un t ipo di a l le na me nt o che pot r emmo de fi nir e
in ma nier a i mpr o pr ia t r a Uchi - komi e R andori )
31- judo bignami

I Kaesh i - waza ne l N e- waza s i ba sa no esse nz ia l me nt e su l la po ss ib il it à d i s fr ut t ar e


o ppo rt una me nt e la t ens io ne e la po s iz io ne de l co r po di T ori , cr eat a da un‟a bi le az io ne
pr epar at or ia, per pot er lo r uot ar e e ro ves c iar e. S fr ut t ando in t a l mo do par t e de ll‟ ener g ia c inet ica
e pot enz ia le d i T ori .
S che mat ica me nt e i met o di per liber ar s i d a Osae- wa za so no :
- A : Metodo del ponte (opposizione diretta alla pressione esercitata da Tori)
- B : Metodo del momento rotante (opposizione indiretta alla pressione esercitata da Tori)
- A + B : Metodo del ponte + Metodo del momento rotante (opposizione combinata alla pressione esercitata da
Tori)

A : Metodo del ponte

B : Metodo del momento rotante

A+B
Metodo del ponte
+
Metodo del momento rotante

P er no n s u bir e Shi me- waza biso gna far e in mo do c he i l j udogi int o r no a l co llo s ia le nt o , t ener e
i l me nt o bas so e e vit ar e a l le ma ni d i T ori d i e f fet t uar e pr ese e ff ic ac i. S e T ori ha e f fet t uat o le
pr ese la vo r ar e su lle ma nic he de l jido g i o su lle br ac c ia per a lle nt ar e la fo r za
P er no n subir e Kans et su - waza biso gna far e in mo do di no n a llu ng ar e il br ac c io e no n far se lo
g ir ar e e co mu nque t ener e il go mit o be n a t t accat o al pr o pr io co r po .
 L ’ at t en zi on e e l ’ ascol t o :
La Massima espressione del randori si ottiene quando i due judoka danno il loro massimo senza risparmiarsi.
Spesso nelle palestre si fanno dei randori arbitrati, simili a Scihai.
Alla fine del randori (ogni tanto, in genere nei momenti dei riposi programmati o a fine lezione prima del saluto finale)
sarebbe opportuno invitare i ragazzi all'analisi dei randori o comunque di tutto o parte del lavoro svolto durante
l‟allenamento.
L'analisi deve coinvolgere tutti, anche chi non ha preso parte all‟evento in discussione ma, avendo visto da fuori, lo
potrà valutare da spettatore.
Bisogna essere sempre attenti anche quando non si è impegnato nel fare, anche questo ci fa crescere (ai miei tempi si
diceva “rubare con gli occhi”).
Il dialogo è fondamentale perché ci abitua a condividere, ad ascoltare e ad essere ascoltati .Un nostro commento, una
nostra valutazione non deve mai risultare un giudizio.
Lasciamo che i ragazzi si confrontino anche verbalmente e interveniamo solo quando necessario; il nostro intervento
non deve assolutamente influenzare o mutare le loro sensazioni, tiriamo insieme a loro le somme modificando solo
quello che realmente va e deve essere modificato.

Saper ascoltare, saper valutare, comprendere e capire.


Ascoltarsi, valutarsi, comprendersi, capirsi.
32- judo bignami

 Nage-waza
Il problema di dover classificare le tecniche di Judo, nel caso specifico del Nage-waza, nasce dalla questione di dover
soddisfare una duplice “esigenza didattica” .
- Raggrupparle,secondo alcuni criteri logici, per permettere una facile comprensione
ed un sintetico studio razionale. (Classificazione)
- Ordinare in una struttura sequenziale opportuna, per consentire un apprendimento graduale tale, da permettere al
principiante di poter infine padroneggiare il Judo nella sua interezza. (Metodo d’insegnamento GO-KYO)
Questi due problemi Classificazione e Metodo d‟insegnamento furono affrontati dal dott. Kano e dai suoi collaboratori
nella forma più opportuna, nei confronti dello stato delle conoscenze e della cultura del Giappone di quei tempi.
Così come il Judo si evolve ed i vecchi traguardi raggiunti, sottoposti a critica, vengono superati ed arricchiti alla luce
delle nuove esperienze; in tal modo col passare degli anni, da più parti si è sentito il bisogno di rimaneggiare sia la
classificazione delle tecniche, sia il programma e la progressione per l‟insegnamento

Te-waza - Tecniche di braccia

Tachi-waza - Tecniche eseguite Koshi-waza - Tecniche d‟anca


in posizione eretta
Ashi-waza - Tecniche di gamba
Nage-Waza
Tecniche di proiezione
Ma-sutemi-waza - Sul dorso
Sutemi-waza - Tecniche di sacrificio
(Tori si lascia cadere a terra …)
Yoko-sutemi-waza - Sul fianco

GOKYO 1920/1921
33- judo bignami

Nage-waza (68 techniques)


Te-waza Ashi-waza Ma-sutemi-waza
(16 techniques)
(21 techniques) (5 techniques)
1 Seoi-nage 1 De-ashi-harai 1 Tomoe-nage
2 Ippon-seoi-nage 2 Hiza-guruma 2 Sumi-gaeshi
3 Seoi-otoshi 3 Sasae-tsurikomi-ashi 3 Hikikomi-gaeshi
4 Tai-otoshi 4 O-soto-gari 4 Tawara-gaeshi
5 Kata-guruma 5 O-uchi-gari 5 Ura-nage
6 Sukui-nage 6 Ko-soto-gari
7 Obi-otoshi 7 Ko-uchi-gari
8 Uki-otoshi 8 Okuri-ashi-harai
9 Sumi-otoshi Yoko-sutemi-waza
9 Uchi-mata (16 techniques)
10 Yama-arashi 10 Ko-soto-gake
11 Obi-tori-gaeshi 11 Ashi-guruma 1 Yoko-otoshi
12 Morote-gari 12 Harai-tsurikomi-ashi 2 Tani-otoshi
13 Kuchiki-taoshi 13 O-guruma 3 Hane-makikomi
14 Kibisu-gaeshi 14 O-soto-guruma 4 Soto-makikomi
15 Uchi-mata-sukashi 15 O-soto-otoshi 5 Uchi-makikomi
16 Ko-uchi-gaeshi 16 Tsubame-gaeshi 6 Uki-waza
17 O-soto-gaeshi 7 Yoko-wakare
Koshi-waza 18 O-uchi-gaeshi 8 Yoko-guruma
(10 techniques) 9 Yoko-gake
19 Hane-goshi-gaeshi
1 Uki-goshi 20 Harai-goshi-gaeshi 10 Daki-wakare
2 O-goshi 21 Uchi-mata-gaeshi 11 O-soto-makikomi
3 Koshi-guruma 12 Uchi-mata-makikomi
4 Tsurikomi-goshi 13 Harai-makikomi
5 Sode-tsurikomi-goshi 14 Ko-uchi-makikomi
6 Harai-goshi 15 Kani-basami * proibita
7 Tsuri-goshi 16 Kawazu-gake * proibita
8 Hane-goshi
9 Utsuri-goshi
10 Ushiro-goshi
Principi dinamici applicati alle tecniche Nage-waza :
 Nage Lancio; proiezione; da Nageru: Lanciare,scagliare, proiettare.
 Otoshi Caduto; far cadere; da Otosu: lasciar cadere, mettere giù.
Questo principio è applicato a tecniche o varianti di tecniche base che prevedono, per la sua
realizzazione la caduta verticale sul posto di Tori o lasciar cadere, mettere giù Uke .
 Tsuri-komi Tirare verso l‟interno; pescare; tirare sollevando (movimento per
condurre in sollevamento)
 Gari Falciata,sgambetto (anche Kari da Karu: falciare, potare)
 Harai o Barai Spazzata da harau : spazzare; spazzare via
 Gake Agganciare (anche Kake; significative le diverse definizioni (1) Punto
massimo del potere; (2) proiezione ; (3) punto della caduta; (4) esecuzione; (5) agganciamento
da Kakeru : Agganciare, appendere.
 Sutemi Abbandono del corpo; lasciarsi cadere; sacrificio da Suteru : abbandonarsi
lasciarsi andare
 Guruma Ruota anche Kuruma
 Makikomi Arrotolamento; avvolgimento da Mackikomu : avvolgere dentro; arrotolare
34- judo bignami

 Nage

Lancio; proiezione; da Nageru: Lanciare,scagliare, proiettare.


Gruppo Seoi-nage

Morote-seoi-nage Eri-seoi-nage Ippon-seoi-nage

Tomeo-nage Sukui-nage
( anche sutemi )

Ura-nage
( anche sutemi )
35- judo bignami

 Otoshi

Caduto; far cadere; da Otosu: lasciar cadere, mettere giù.


Questo principio è applicato a tecniche o varianti di tecniche base che prevedono, per la sua
realizzazione la caduta verticale sul posto di Tori o lasciar cadere, mettere giù Uke .

Tai-otoshi Yoko-otoshi Tani-otoshi

Obi-otoshi

O-soto-otoshi Sumi-otoshi Uki-otoshi


36- judo bignami

 Tsuri-komi

Tirare verso l‟interno; pescare; tirare sollevando (movimento per condurre in sollevamento)

Sasae-tsuri-komi-ashi

Tsuri-komi-goshi

Harai-tsuri-komi-ashi

Sode-tsuri-komi-goshi
37- judo bignami

 Gari

Falciata,sgambetto (anche Kari da Karu: falciare, potare)

O-soto-gari Ko-uchi-gari Ko-soto-gari O-uchi-gari

Morote-gari (Non più permessa)

 Harai o Barai

Spazzata da harau : spazzare; spazzare via

De-ashi-barai Okuri-ashi-harai Harai-goshi

(Harai-tsuri-komi-ashi vedi tsuri-komi )


38- judo bignami

 Gake

Agganciare (anche Kake; significative le diverse definizioni (1) Punto massimo del potere; (2)
proiezione ; (3) punto della caduta; (4) esecuzione; (5) agganciamento da Kakeru : Agganciare,
appendere.

Ko-soto-gake Yoko-gake Kawatzu-gake (Vietata)

 Sutemi

Abbandono del corpo; lasciarsi cadere; sacrificio da Suteru : abbandonarsi lasciarsi andare

Yoko-tomoe-nage Sumi-gaeshi

Yoko-wakare Uki-waza
39- judo bignami

 Guruma

Ruota anche Kuruma


( Non più permessa nella forma
tradizionale con presa alla gamba )

Hiza-guruma Koshi-guruma Kata-guruma

Yoko-guruma

Ashi-guruma O-guruma O-soto-guruma

Te-guruma da dietro Te-guruma da avanti (Non più permessa)


40- judo bignami

 Makikomi

Arrotolamento; avvolgimento da Mackikomu : avvolgere dentro; arrotolare

Uchi-maki-komi

Soto-maki-komi

Harai-… Hane-… Uchi-mata-… O-soto-… …maki-komi


41- judo bignami

Ko-uchi-maki-komi

Katame-Waza (32 techniques)


Osaekomi-waza Shime-waza Kansetsu-waza
(10Kansetsu-waza
(10 techniques) (12 techniques) techniques)
(10 techniques)
1 Kesa-gatame 1 Nami-juji-jime 1 Ude-garami
2 Kuzure-kesa-gatame 2 Gyaku-juji-jime 2 1Ude-hishigi-juji-gatame
Ude-garami
3 Ushiro-kesa-gatame 3 Kata-juji-jime 3 2Ude-hishigi-ude-gatame
Ude-hishigi-juji-gatame
4 Kata-gatame 4 Hadaka-jime 3 Ude-hishigi-ude-gatame
4 Ude-hishigi-hiza-gatame
5 Kami-shiho-gatame 5 Okuri-eri-jime 5 4Ude-hishigi-waki-gatame
Ude-hishigi-hiza-gatame
6 Kuzure-kami-shiho-gatame 6 Kataha-jime 5 Ude-hishigi-waki-gatame
6 Ude-hishigi-hara-gatame
7 Yoko-shiho-gatame 7 Katate-jime 6 Ude-hishigi-hara-gatame
7 Ude-hishigi-ashi-gatame
8 Tate-shiho-gatame 8 Ryote-jime 8 7Ude-hishigi-te-gatame
Ude-hishigi-ashi-gatame
9 Uki-gatame 9 Sode-guruma-jime 8 Ude-hishigi-te-gatame
9 Ude-hishigi-sankaku-gatame
10 Ura-gatame 10 Tsukkomi-jime 109 Ashi-garami*
Ude-hishigi-sankaku-gatame
proibita
11 Sankaku-jime 10 Ashi-garami* proibita
12 Do-jime * proibita
42- judo bignami

 Ne waza :
Il Ne-waza comprende tutte le tecniche a terra e si suddivide in: Osae-komi-waza; Shime-waza;
Kansetsu-waza; (come nella suddivisione del Katame-no-kata) io aggiungerò per la sua particolarità e
singolarità anche il Sankaku-waza che di fatto riguarda Osae-komi, Shime e kansetsu-waza.
 Osae-komi-waza
Tecniche di immobilizzazione o controllo a terra, Uke deve essere schiena a terra; Tori
naturalmente sopra di Uke e fuori dal controllo delle sue gambe.
Comunemente sono suddivisi in due gruppi:

 Kesa-Gatame (controllo a fascia con tre punti di appoggio)

 Shiho-gatame (controllo con quattro punti di appoggio)

Importante nelle osae-komi-waza mantenere il contatto con Uke e soprattutto con il tatami.
Non devono mai esserci spazi vuoti tra Tori e Uke.
La pancia o il fianco (gluteo) di Tori sono sempre ben spalmati a terra, mai sul corpo di Uke che
potrebbe avvantaggiarsi per rovesciarlo. (fatta eccezione per Tate-shiho-gatame e le sue varianti (Kuzure))
Fondamentale in tate-shiho-gatame l‟appoggio sui quattro punti ma soprattutto il posizionamento
dei piedi sotto il corpo di Uke che ne deve impedire l‟inarcamento

Tate-shio-gatame

Nella maggioranza dei casi Tori controlla Uke con il busto.


Importante per Tori mantenersi morbidi e attenti alle reazioni di Uke.
La testa di Tori deve essere in asse col busto pronto alla reazione nel caso dei Kesa, nel caso degli
shi-ho apoggiata (orecchio o mento) sul corpo di Uke
In base alle reazioni di Uke, Tori potrà decidere se spostarsi e mantenere la tecnica (Katame-no-kata
nella prima parte osae-komi-waza) , modificarla in un Kuzure (variante della tecnica base) o effettuare un
Renraku (passare da una tecnica all‟altra secondo la direzione di difesa di Uke; Giro di Oda o passare a uno shime o
Kansetsu-waza; alri esempi nella dispenza Katame-waza)
43- judo bignami

Osae-komi-waza

Hon-kesa-gatame Makura/Kashira-kesa-gatame

Kuzure-kesa-gatame Ushiro-kesa-gatame

Kata-gatame (anche Kata-osae-gatame) Mune-gatame

Tate-shiho-gatame Kuzure-tate-shiho-gatame

Yoko-shiho-gatame Kuzure-yoko-shiho-gatame

Kami/ura-shiho-gatame Kuzure-kami-shiho-gatame

Uki/hiza-gatame
44- judo bignami

 Shime-waza
Strangolamenti; si possono suddividere in tre tipologie a seconda delle azioni
prevalentemente svolte.
 Respiratori (Occlusione delle vie respiratorie)
 Sanguigni (Occlusione dei vasi che portano il sangue al cervello)
 Nervosi (Stimolazione di fasci nervosi che attraversano il collo)
Va comunque chiarito che quella proposta è una suddivisione didattica condivisa ma che nell‟applicazione
pratica gli shime-waza comportano sempre una miscela tra i vari tipi con la preponderanza di uno o dell‟altro
a seconda della tecnica usata, della reazione ( o resistenza) di Uke e della situazione.
Definizione da wikipedia :
Lo strangolamento (dal latino strangulare: tirare a sé con forza) è una forte pressione esercitata sul collo di un
soggetto … Tre meccanismi concorrono:
 Quello asfittico o soffocamento: nel quale la chiusura delle vie aeree risulta non completa e che comporta
tempi più lunghi per realizzarsi.
 Quello circolatorio: nel quale la forza è tale da occludere i vasi del collo, le carotidi comuni e le vene
giugulari, impedendo o ostruendo il flusso sanguigno cerebrale.
 Quello nervoso: nel quale la forza stimola il nervo vago …

 Considerazioni che vale la pena di conoscere


La pratica delle tecniche di strangolamento e soffocamento non può prescindere dalla conoscenza approfondita
delle implicazioni mediche. Le tecniche di strangolamento agiscono prevalentemente sul cosiddetto triangolo
carotideo. Questa zona contiene strutture fondamentali alla sopravvivenza ed al corretto funzionamento delle funzioni
cerebrali e corporee generali quali il nervo vago, le arterie carotidi, le vene giugulari ed il plesso nervoso noto come
seno carotideo (il seno carotideo è un barorecettore, in pratica “informa” il cervello in merito a variazioni della pressione).
La compressione esercitata sulle strutture nervose può provocare, specialmente in individui predisposti, turbe
del ritmo cardiaco quali bradicardia e ipotensione (stimolazione del seno carotideo) o tachicardia e ipertensione (nervo vago) più
o meno intense. È una zona vulnerabile perché a protezione delle strutture anatomiche contenute nel triangolo carotideo
vi è un muscolo estremamente sottile (il platisma) a sua volta coperto da un sottile strato di cute e grasso sottocutaneo.
Basta poca pressione (ca. 300 mmHg) per causare lo svenimento in un maschio adulto, e questa pressione può
facilmente essere esercitata anche da una donna su un uomo che sia il doppio della sua taglia.
Secondo lo studio pubblicato dalla Society for Scientific Study in Judo del Kodokan, lo stato di incoscienza
conseguente uno strangolamento prolungato è conseguenza di una temporanea condizione ipossica (condizione
determinata da una carenza di ossigeno) della corteccia cerebrale: applicando uno strangolamento sul triangolo
carotideo si ottiene la temporanea occlusione della vena giugulare e della arteria carotidea, con conseguente riduzione
del flusso sanguigno cerebrale, mentre l‟arteria vertebrale non viene occlusa, non essendo interessata direttamente dalla
compressione.
… Se la pressione viene prontamente rilasciata la situazione è, come già scritto, normalmente reversibile senza
danni. Si parla invece di soffocamento quando ad essere occluse sono le vie respiratorie principali (laringe/trachea).
… chi vuole può ulteriormente approfondire su
http://www.karate-cesena.it/karate-cesena/shime-waza-tecniche-di-strangolamento-e-soffocamento.html
Quanto scritto evidenzia la potenziale maggior pericolosità delle tecniche di soffocamento rispetto a quelle di
strangolamento.

Poiché l‟incolumità dei compagni di pratica deve essere la nostra prima preoccupazione, per allenare
queste tecniche in modo sicuro è fondamentale acquisire:
Una sufficiente familiarità con le strutture anatomiche del collo e su come e dove la pressione debba essere
esercitata negli strangolamenti (triangolo carotideo) e nei soffocamenti, evitando eccessi nella compressione di
trachea e laringe;
L‟abitudine, da parte di chi subisce la tecnica, di segnalare con il battito della mano (meglio direttamente sul braccio o
sul corpo del compagno che sta applicando la tecnica) la situazione di disagio senza aspettare troppo a lungo;
L‟abitudine a riconoscere i sintomi della perdita di coscienza, e conseguentemente a rilasciare immediatamente
la pressione esercitata qualora il compagno di pratica perda i sensi;
La consapevolezza che l‟occlusione dell‟arteria carotide e della vena giugulare può indurre perdita di coscienza
dopo circa 6-10 secondi. Se lo strangolamento viene lasciato tempestivamente dopo la perdita dei sensi si ha un
generale ripristino della normale condizione di coscienza dopo circa 10-20 secondi, senza che vi sia alcuna
conseguenza.
L‟accortezza di prevenire, in caso di perdita di conoscenza, l‟aspirazione involontaria di vomito ed altri liquidi
biologici non posizionando MAI il soggetto in posizione prona (a faccia in giù) bensì in posizione laterale;
tempestività nel richiedere assistenza sanitaria specializzata quando necessario (qualora lo stato di incoscienza si
prolunghi oltre i 20-25 secondi).
45- judo bignami

Shime-waza
46- judo bignami

 Kansetsu waza
Tecniche delle leve o del controllo delle articolazioni (Kansetsu o Kwantetsu: articolazione; nel
Judo : Leva articolare). Nel Judo per ragioni di sicurezza è permesso applicare solo tecniche di
ude-waza (tecniche di leva al gomito), queste vengono classificate in due gruppi :
 Gatame (controllo)
Fondato sull‟ipertensione del braccio (Ude-Hishigi); vengono classificate in base alla parte del corpo che
Tori applica come fulcro al braccio di Uke:

 Garami (Tozione)
Fondato sulla torsione del braccio (Ude-Garami) ; eseguita in varie condizione
47- judo bignami

Ude-Garami ; eseguita in varie condizione

Caratteristiche fondamentali che devono essere soddisfatte da Tori per ottenere un efficace
Kansetsu-waza:

1. Immobilizzare la “sezione” articolare il più lontano possibile


dal corpo dell‟attacco.
2. Applicare il fulcro, il più vicino possibile all‟articolazione
3. Applicare la forza, il più lontano possibile dal fulcro F
4. Agire sempre in contro articolazione o iperflessione.

Te-gatame

Mano di Uke palmo in


alto, direzione della for-
za verso il mignolo di
Uke

Tori ginocchia strette ; corpo inarcato; piedi possibilmente a terra


uno sul fianco di Uke l‟altro al collo (dopo) di Uke
Ude-hishigi-juji-gatame

Ude-Garami

Nello studio dei kata sono previste anche leve di altro tipo. Queste saranno trattate nell‟ambito dei
rispettivi kata.
48- judo bignami
49- judo bignami

Sankaku-waza Sankaku : Triangolo;


È l‟insieme delle tecniche a terra (Ne-waza) che vengono effettuate utilizzando le gambe che nell‟azione
formano un triangolo chiuso (piede che si incastra nel cavo popliteo dell‟altra gamba) intorno al collo di Uke.
Importante è che oltre al collo, all‟interno del triangolo ci sia anche un braccio per evitare problemi al tratto
cervicale della colonna vertebrale. (La cavità poplitea o poplite(detta anche cavo popliteo o fossa poplitea o losanga
poplitea) è la regione della gamba situata posteriormente al ginocchio)
Sankaku-gatame : Controllo (con l‟uso delle gambe) a triangolo (osae-komi-waza)
Sankaku-jime : Strangolamento a triangolo (con l‟uso delle gambe) (Shime-waza)
Sankaku-ude-hishiji : Leva al gomito con presa a triangolo (anche Ude-hishiji-sankaku-gatame) (Kansetsu-waza)

Kami-sankaku-gatame

Kata-sankaku-jime

Mae-sankaku-jime Yoko-sankaku-jime Ushiro-sankaku-jime

Sankaku-ashi-gatale

Tate-sankaku-gatame
Ude-hishjii-sankaku-ude-garami

Ude-hishiji-sankaku-gatame (Shime-garami) Ude-hishiji-sankaku-jume o Ushiro-sankaku.jime

Yoko-sankaku-jime Yoko-sankaku-gatame Sankaku-gatame


50- judo bignami

J. Kano L’attualità nelle sue intuizioni


Da : Fondamenti del Judo di Jigoro Kano - LUNI EDITRICE
In occasione del corso di Aggiornamento Insegnanti Tecnici Judo Lazio 2004

…la fondazione del Kodokan avvenne… quando lo studio intrapreso… mi portò a formulare una concezione del
tutto nuova in cui la pratica mirava al perfezionamento fisico-mentale, superando l‟accezione tradizionale che era volta
esclusivamente alla preparazione del combattimento ….
Così approdai alla convinzione che la tecnica di attacco e difesa non era l‟unico aspetto utile alla formazione
dell‟essere umano. Altrettanto importante era il frutto che scaturiva da tale addestramento psicofisico, che poteva essere
applicato con facilità anche in occasione della vita che esulava dal combattimento. Il metodo didattico doveva basarsi
certamente sull‟esercizio attacco-difesa, ma contemporaneamente occorreva approfondire lo studio del significato
profondo, che ne costituiva l‟essenza. …
Il Judo è la Via (Do) più efficace per utilizzare la forza fisica e mentale: Allenarsi nella disciplina del Judo significa
raggiungere la perfetta conoscenza dello spirito attraverso l‟addestramento attacco-difesa e l‟assiduo sforzo per ottenere
un miglioramento fisico-spirituale. Il perfezionamento dell‟Io così ottenuto dovrà essere indirizzato al servizio sociale,
che costituisce l‟obiettivo ultimo del Judo. …
“Yawara” significa adeguarsi alla forza avversaria al fine di ottenere il primo controllo. ...
Il principio che deve ispirare l‟azione nell‟attacco-difesa consiste nell‟adoperare il corpo e la mente con la massima
efficacia. …
Coloro che vogliono iniziarsi alla disciplina del Judo, via attraverso la quale si impara l‟impegno della forza fisico-
mentale, scopriranno che attraverso questo cammino (Dai-do; Via Maestra) potranno fruire di un generoso vantaggio in
ogni situazione della vita. …
… l‟attacco ha tre possibili strategie e precisamente nage … katame … ate … (nota a fine articolo) la difesa si
riferisce invece alle azioni con cui ci si sottrae a questi attacchi. … ogni tecnica cerca la sua realizzazione attraverso la
forza fisico-mentale impegnata con la massima efficacia ….
La prima cosa da imparare è “shizen-tai” (posizione naturale del corpo). Che comprende tre varianti: shizen-hon-
tai (posizione naturale fondamentale), migi-shizen-tai (naturale a destra) e hiadari-shizen-tai (a sinistra) e da questo
punto di partenza dobbiamo esere pronti ad assumere ogni posizione richiesta dalla situazione. Inizialmente
l‟allenamento verterà sugli esercizi di prontezza nell‟adattarsi … Il secondo momento dell‟allenamento insiste sulla
“rottura di caduta” (ukemi-waza) …
… come usare le braccia … Agendo … con forza asimmetrica … tatto morbido con cui si tiene manica o il bavero
dell‟avversario : perché stringere con forza non solo stanca, ma offre all‟altro la possibilità di percepire un eventuale
cambio di presa. … L‟esito non sta nella quantità di forza, quanto nel valutare e scegliere il modo e il tempo del suo
impegno. … lo sguardo … bisogna essere addestrati a vigilare in tutte le direzioni per non lasciarsi scappare alcuna
opportunità particolare per impostare la miglior tattica richiesta al momento. …
Sapersi distaccare da se stessi significa scacciare qualsiasi timore dell‟avversario e permette quindi di combattere
serenamente impegnando nel miglior modo l‟energia ( essere nel tempo presente ).
Si diventa forti se si mira soltanto all‟obiettivo da raggiungere nel presente, trascurando l‟io e le altre cose
secondarie, come ad esempio l‟incolumità. (da non confondersi con l‟incoscienza) … se ci si prepara al combattimento
con determinazione e distacco, col coraggio di poter dire : “succeda quel che deve succedere, io vado avanti
indipendentemente dagli ostacoli e dai pericoli” (il pericolo deve intendersi come quello di perdere una gara) ,saprà dare
un‟impronta al combattimento mettendo in difficoltà l‟avversario. Questo allenamento va esercitato quotidianamente in
modo da essere pronti quando l‟occasione lo richiederà. L‟allenamento mentale è importante negli esercizi quotidiani.
Ma chi non accetta facilmente di perdere sappia che non si ottiene alcunché senza sacrificio … Gli allievi che
spesso nel combattimento randori (esercizio libero) assumono posizioni precauzionali o spaurite per paura delle cadute
dovranno superare codesti atteggiamenti con allenamento e imparare a comportarsi con naturalezza e agilità,
adoperando il corpo con naturalezza e agilità, adoperando il corpo liberamente in qualsiasi direzione.
Per quanto riguarda il combattimento randori, debbo insistere anche su un altro elemento: l‟osservazione.
Assistendo con grande attenzione alla lotta degli altri si possono ricavare idee, nuovi spunti e vedere con chiarezza gli
elementi che portano al fallimento o alla buona riuscita di un‟azione, come se fosse uno studio. … In mancanza di
queste osservazioni, per quanto grande possa essere il numero di esperienze, non si raggiungerà il livello magistrale,
perché non basta il miglioramento fisico e muscolare, o l‟acquisizione di movimenti rapidi di per sé, se ciò non viene
impegnato al massimo dell‟efficienza, che si raggiunge soltanto mediante l‟osservazione quotidiana e la successiva
elaborazione intellettuale. …
Un altro elemento su cui insisto è la volontà di dare sempre il meglio di sé e di fare sempre tutto il possibile. …
dare sempre il massimo di se stessi con grande coscienza in ogni momento e in ogni circostanza. …
Tanto nello studio, che nell‟intraprendere un‟attività, ci si ricordi di lottare e di perseverare senza soluzione di
continuità, di modo che lo sforzo di prima diventi la base di quello di poi. …
Sia la vittoria che la sconfitta devono essere considerate come un elemento integrante per giudicare il grado di
addestramento al Judo e non si dimentichi che così deve essere.
51- judo bignami

L‟arbitraggio del combattimenti “randori” non dovrebbe avere un regolamento scritto in quanto la norma
prestabilita autorizza l‟interpretazione personale. Tuttavia affrontando sul piano pratico la grande diffusione del judo, si
deve considerare gli inconvenienti che potrebbero sorgere in mancanza di regole comuni, per cui si ritiene necessario
stendere una regolamentazione ispirata alle consuetudini della tradizione.
… l‟esame si basa su diverse valutazioni, che riguardano l‟abilità tecnica e la comprensione generale della
disciplina, ma anche la personalità, la cultura generale, fino al contributo reso al Judo, ed è inevitabile che sorgano
divergenze di vedute e di decisione, cosa che avviene normalmente anche in altri settori della società.
… Per ottenere la qualifica di Shi-Han occorre la completa conoscenza del Judo sotto gli aspetti della disciplina
tecnica attacco-difesa, dell‟educazione fisica e della Via spirituale, che sono gli obbiettivi della nostra scuola.
Coloro che intendono insegnare il Judo limitatamente all‟accezione dell‟educazione fisica o a quella dell‟attacco-
difesa ( Insegnanti Scolastici e di polizia ), dovranno pertanto acquisire, oltre alla competenza teorica e pratica nella
tecnica, una conoscenza generica su anatomia, fisiologia e igiene, nonché il metodo e la capacità didattica. Mentre per
l‟insegnante del Judo come disciplina spirituale i requisiti richiesti saranno: l‟acquisizione di un carattere o personalità
judoistica, una cultura generale con nozioni basilari nel campo della psicologia morale; delle cognizioni precise con
esaustiva comprensione per quanto riguarda la tecnica di kata e randori (in quanto l‟allenamento alla dimensione
spirituale consiste nell‟esecuzione di kata e randori; sarà dunque indispensabile apprendere il significato di ogni formula
del kata, sia teorica che pratica, come pure delle strategie nage, katame e ate del randori).
E se qualcuno volesse addentrarsi nella ricerca del segreto più recondito del Judo, da un lato accedendo
all‟addestramento waza dovrà raggiungere quel grado di abilità definito magistrale, fino al penetrare nel mistero della
mente e del cuore, d‟altro lato immergendosi nella ricerca teorica fino a discernere il misterioso significato della vita e
della morte, dovrà impegnare l‟ingegno e lo sforzo per diventare un conduttore esperto della vita propria e dei rapporti
sociali. Per accingersi all‟abilitazione come Shi-han occorre dunque un allenamento complesso, comprendente diverse
materie e discipline.
… Mi rincresce la mancata partecipazione dei discepoli più esperti, che occupano la scala superiore del Dan …
partecipando a tali occasioni e misurandosi con altri davanti al pubblico, ci è concesso di correggere e perfezionare il
gesto e la mente. Invece vuoi per insufficienza d‟allenamento, che per motivi di salute (i pretesti non finiscono mai)
viene sempre diminuendo la ricerca del progresso e l‟intraprendenza che devono sempre animare la nostra scuola.
Crediamo di aver fatto tutto il possibile da parte nostra per il miglioramento del sistema selettivo, confidando
sempre che ognuno si attenga al proprio dovere con onestà e rettitudine perché risultino efficaci queste norme.
Moltissime attività umane rientrano nella vita sociale, cominciando dalla nutrizione, l‟abbigliamento, il riposo, i
rapporti con il prossimo, il lavoro ecc. L‟applicazione del Judo alla vita sociale significa agire seguendo la dottrina del
“Migliore impegno dell‟energia” … e di “Tutti insieme per progredire”

« JUDO» DICEMBRE 1934 Funzione del randori e del kata


Da : Fondamenti del Judo di Jigoro Kano - LUNI EDITRICE
Tutti hanno conoscenza più o meno discreta del fatto che randori e kata sono due aspetti dell'addestramento del Judo
tecnico; ma non tutti comprendono bene quali siano le loro facoltà e funzioni. Il motivo della mia esortazione è di
segnalare la necessità di interazione di questi due elementi, così diversi tra loro, per ottenere un risultato soddisfacente.
Spero che queste pagine servano a chiarire il legame inscindibile che esiste tra l'allenamento kata e quello randori.
Il randori si pratica con un avversario, ed entrambi i contendenti cercano di avere la supremazia attraverso
proiezioni o controlli. Naturalmente esistono regole relative al comportamento e al rispetto, seguite da quelle necessarie
a giudicare il risultato. Questo non impedisce ai praticanti di esplicare creatività nell'esercizio delle azioni, come del
resto è espresso dal nome «randori» o «pratica libera».
Diverso è il caso delle forme preordinate del kata, che non permettono di agire in modo arbitrario e inaspettato.
L'esigenza di tale allenamento è dovuta al semplice motivo che solo col randori è difficile imparare la tecnica e
maggiormente quella relativa all'atemi o concernente l'uso delle armi. Per acquisire la conoscenza della tecnica è
indispensabile esercitare il kata.
Si può insegnare la grammatica di una lingua facendo semplicemente scrivere, ma per una conoscenza approfondita
occorre programmare lo studio delle regole. Dunque la prima considerazione è che il kata rappresenta la grammatica
della disciplina e costituisce un elemento indispensabile per l'affinamento del waza.
Il secondo punto è la sua importanza nell'educazione fisica: per raggiungere uno sviluppo armonico ed equilibrato
nel corpo bisogna ricorrere agli esercizi di kata, anche se il randori contribuisce notevolmente allo sviluppo dei muscoli
e dell'agilità. E chi è attirato dalla tematica espressiva, dalla manifestazione di sentimenti e pensieri, oppure dal fluire
della natura, solo nel kata troverà la possibilità di esprimersi attraverso i movimenti degli arti e del corpo. Parlo del
metodo Buyo-shiki (stile di danza), creato qualche tempo fa per la coltivazione intellettuale, a cui intendo ispirare nel
prossimo futuro un nuovo sistema, interpretandolo secondo contenuti ginnici, oltre che estetici e di piacere.
Sono queste le ragioni che sostengono l'importanza del randori e del kata, ma in conclusione vorrei sottolineare
un'ultima considerazione: oltre a ciò che ho riportato sopra, il valore del randori risiede nel fatto che conferisce
prontezza e agilità nell'adattarsi alle situazioni, poiché il suo esercizio risiede soprattutto nell'interagire con l'azione
avversaria e per fronteggiare questi frangenti occorre applicarsi mentalmente e fisicamente, opportunità offerta solo dal
randori.
52- judo bignami

Potrebbero piacerti anche