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“Il Judo ha la natura dell‟acqua. L‟acqua scorre per raggiungere un livello equilibrato. Non ha propria
forma, ma prende quella del recipiente che la contiene.
E` indomabile e penetra ovunque. E` permanente ed eterna come lo spazio e il tempo.
Invisibile allo stato di vapore, ha tuttavia la potenza di spaccare la crosta della terra. Solidificata in un ghiacciaio, ha
la durezza della roccia. Rende innumerevoli servigi e la sua utilità non ha limiti. Eccola turbinante nelle cascate del
Niagara, calma nella superficie di un lago, minacciosa in un torrente o dissetante in una fresca sorgente scoperta un
giorno d‟estate.
Questo è il principio del judo”
Gunji Koizumi (8° Dan), Shi-han (1886-1964)
La leggenda del Salice
( l e o ri gi n i de l J u j ut s u i n u n l i ng u ag gi o più m o d e r no )
“Shirobei Akiyama era un medico giapponese e praticava le arti marziali. Soggiornò a lungo in Cina per
studiare la medicina tradizionale, le tecniche di rianimazione e le tecniche di combattimento di questo Paese.
Tornato in Giappone non ebbe il successo sperato e si ritirò in meditazione per cento giorni.
Durante una forte nevicata notò che i rami di molti alberi grandi e forti si erano spezzati sotto il peso della neve. Solo
un albero aveva resistito. Era il salice. I suoi rami, flessibili, si piegavano lasciando cadere la neve.
Akiyama ebbe quindi l‟intuizione che sta alla base della pratica del jujutsu tradizionale, da lui in seguito ideato.
La cedevolezza, la non resistenza, la flessibilità sono anche alla base del judo (che deriva proprio dal jujutsu), dello
yoga e del buddismo…
Cedevolezza non significa arrendevolezza. Il salice lascia cadere la neve e, liberatosi dal suo peso, torna alla sua
forma originale.
Se volesse resistere, sprecherebbe molte energie in una lotta senza speranza (non potrà mai fermare la neve) ...”
Fin qui abbiamo visto degli esempi in cui si applica la forza fisica. Diremo allora che abbiamo usato la forza
nel modo più efficace per liberarci, in ogni caso siamo costretti a contrapporci e non adeguarci alla forza nemica.
”Per quanto riguarda la funzione psico-mentale , anche qui è necessario agire nel modo più efficace …
quando l‟avversario attacca in continuazione senza concedere tregua, non si ha il tempo per escogitare strategie
adeguate. L‟unico modo per risolvere la situazione è applicare istintivamente una tecnica collaudata nella nostra
esperienza, senza tralasciare di prendere le opportune precauzioni. Le strategie nuove ( cioè non collaudate ) possono
essere impegnate nel caso contrario e cioè quando l‟avversario adotta una strategia di difesa per prudenza o qualche
altro motivo.
In ultima analisi, nel momento in cui si decide di attaccare, si agisce sempre con grande determinazione, pensando solo
alla riuscita; un minimo di esitazione o di dubbio potrebbe compromettere l‟impresa. Nel contempo, mai agire
precipitosamente senza una previsione largamente favorevole o trascurando di attenersi alla strategia più idonea alla
situazione.
Ragionando su questi esempi si comprenderà come diventi difficoltoso l‟insegnamento dell‟attacco-difesa
attenendosi rigorosamente al principio yawara. In ogni caso, tanto sul piano fisico che mentale, durante
l‟addestramento è importante la scelta, che deve essere sempre quella che ha maggior margine di riuscita; dunque il
principio che deve ispirare l‟azione nell‟attacco-difesa consiste nell‟adoperare il corpo e la mente con la massima
efficacia”
“ La dottrina del Judo non è così ristretta : noi possiamo agire ogni volta che vogliamo. L’importante è impegnare la
forza minima per ottenere un risultato vantaggioso.“
“Non conosciamo con certezza l‟etimologia del termine “yawara”, ma siamo certi che i vocaboli jiujitsu e
judo traggono origine da esso ( per il prefisso comune, modernamente scritto “ju” e anticamente “jiu”; sono letture
cinesi dell‟ideogramma “yawara”) , concepito come principio ispiratore.
E ho interpretato intenzionalmente il termine judo oltre il suo significato tradizionale, estendendolo a qualsiasi
avvenimento della vita sociale in cui si renda necessario un intervento dell‟energia fisico-mentale.
“Coloro che vogliono iniziarsi alla disciplina del Judo, via attraverso la quale si impara l’impegno della
forza fisico-mentale, scopriranno che attraverso questo cammino ( Dai-do : Via maestra ) potranno fruire di un
generoso vantaggio in ogni situazione della vita”
3- judo bignami
Judo Kyohon
i principi fondamentiali del judo
kyo: pr inc ip io .
h on : fo nda me nt a le ; d i base.
Ji-ta-kyo-ei
j i - t a- kyo - ei : fo r ma co nt r at t a di j i t a yu -wa kyo ei .
j i t a yu - wa- kyo ei : l et t. = amic iz ia e mut ua ( r ecipr o ca)
pr o sper it à. T ut t i ins ie me per pr o gr edir e, c io è il f ine de l
Judo ot t enut o at t r aver so il s ei ‟ ryoku - zen - yo .
"Il conflitto è reciprocamente nocivo; se un gruppo di persone vive o lavora insieme non solo dovrebbe evitare di
offendersi, ma al contrario aiutarsi.
Le virtù di uno possono integrare ed alimentare quelle degli altri, infatti esistono attività che non si possono fare da
soli e che richiedono il contributo altrui.
Tutto questo è ciò che io chiamo JI TA KYOEI".
Jigoro Kano
2) seiryoku-zen’yo
sei ryo ku - zen ’ yo: fo r ma co nt r at t a di sei ryoku sai zen kat suyo.
sei ryo ku - sai zen kat su yo: mig l io r imp ie go dell‟e ner g ia ; pr inc ip io
de lla ma ss i ma e ff ic ie nz a ne l l‟ ut il iz zar e la me nt e e il co r po .
Il saluto è un rito che celebra, con un atto esteriore, un avvenimento interiore, un cambiamento di
atteggiamento mentale. Il saluto è generalmente impiegato quando si entra in un Dojo e quando vi si esce, nel caso
specifico del Judo quando si sale o scende dal Tatami; in questo modo salutate il luogo di studio, il maestro e tutti
quanti sono chiamati a venirvi a studiare, oltre che impostare lo stato mentale nella condizione di Rei no kokoro (lo
spirito del rispetto).
“Per Rei no kokoro si intende lo spirito del rispetto, non è la traduzione letterale perché Kokoro generalmente indica il cuore inteso come
organo del nostro corpo ma nel Budo giapponese viene molto utiliz-zato per significare “sentimento” con cui ci si dedica a delle azioni.
In questo caso è inteso come il coinvolgimento psico fisico che si deve utilizzare in ogni azione nel rispetto di regole e principi del judo.
Rei no kokoro è il primo e più importante aspetto del judo che deve essere insegnato.”
- Entrando in palestra per la pratica del Judo lasciamo i condizionamenti del mondo esterno e ci prepariamo allo stato di
attenzione necessario per eseguire il riscaldamento, i primi esercizi, assistere alle spiegazioni e partecipare alla lezione
nel suo complesso;
- Il saluto tra allievi e insegnanti all‟inizio della lezione celebrano il rapporto di reciproca accettazione e fiducia ( ruoli );
- Prima dell‟uchi-komi ( in ogni pratica in coppia ), nella pratica dello studio tecnico, la fiducia e la disponibilità a
ricevere la tecnica nel ruolo di Uke e il rispetto e l‟attenzione nel ruolo di Tori;
- Il saluto iniziale del Randori (esercizio libero), muta la condizione mentale in ragione del maggior impegno, ci si
concentra sull‟unica idea di applicare la tecnica perseguendo il migliore risultato, provare la situazione , trovare il
tempo, verificare il livello della nostra preparazione senza fare o ricevere sconti;
- Il saluto di fine Randori ci riporterà alla semplice attenzione;
- Uscendo dalla palestra torniamo ai condizionamenti del mondo esterno e ci prepariamo a vivere le situazioni della
nostra vita quotidiana;
- Il saluto tra allievi e insegnanti alla fine della lezione celebrano il ringraziamento ( reciproco ) per quanto ricevuto
Il saluto scandisce l‟inizio e la fine di ogni attività nel Dojo, e deve essere eseguito correttamente.
La fretta dei movimenti, il rilassamento nella posizione sono segni di un Judo superficiale privo di significato.
Il Saluto
Ritsu rei
Si esegue in posizione eretta, braccia lungo il corpo, gambe distese, talloni uniti e punte dei piedi divaricate (Chokuritsu shisei : Posizione eretta
tenendo i talloni uniti). Lentamente si piega il busto in avanti, lasciando il tronco diritto con un angolo di cca 30°, la testa segue il movimento con lo
sguardo dritto davanti a voi, le braccia vanno fatte scivolare lungo il corpo e le mani vanno appoggiate appena al di sopra delle ginocchia. Questa
posizione viene tenuta per alcuni secondi e si ritorna nella posizione di partenza
5- judo bignami
Za rei
Indietreggiate il piede sinistro e posate il ginocchio a terra all‟altezza del tallone destro, quindi scendete con il ginocchio destro fino alla posizione
seiza. Restate qualche istante in questa posizione. Fate scivolare le mani lungo le cosce fino a posarle di piatto a terra, le dita rivolte verso l‟interno,
ad una distanza di circa 10 cm. dalle ginocchia. Contemporaneamente inclinate il tronco in avanti verso il suolo flettendo le braccia, senza poggiare la
fronte a terra o sollevare le anche. Quindi raddrizzatevi e alzatevi in posizione eretta, eseguendo i movimenti inversi dai precedenti.
Questa forma di saluto è soprattutto impiegato all‟inizio e alla fine di una lezione collettiva nel Dojo. Maestri ed allievi
si testimoniano così il loro mutuo rispetto oltre che impostare lo stato mentale nella condizione di Rei no Kokoro.
Al cenno del Sensei, Yundan-sha o senpai da il comando: “SHOMEN NI REI”
Ci si orienta verso Kamiza e ci si inchina in za-rei per onorare Shomen.
Si torna in posizione seiza e si torna nella posizione iniziale, Maestro disposto frontalmente verso la classe.
Al cenno del Sensei, Yundan-sha o senpai da il comando: “SENSEI NI REI”
La classe onora sensei inchinandosi in za-rei e sensei contemporaneamente contraccambia
Al cenno del Sensei, Yundan-sha o sempai da il comando: “OTAGAI NI REI (o REI)”
Sensei onora la classe inchinandosi in za-rei e la classe contemporaneamente contraccambia.
Il maestro e gli insegnanti si rialzano e restano in attesa in posizione Chokuritsu shisei; al cenno del Sensei, Yundan-sha o
senpai da il comando: “KIRITSU ( o RITSU)”
Gli allievi si rialzano e restano in posizione Chokuritsu shisei, in linea, in attesa delle disposizioni del Sensei. ( inizia
allenamento o saluto di commiato )
Saluto di commiato (sensei-allievo) :
Ci si posiziona in Chokuritsu shisei e si attende il congedo del Maestro.
Mi piace spiegare questo momento significando che con questo saluto il Maestro si rende sinceramente disponibile a
trasmettere il suo sapere agli allievi e che gli allievi accettano il Maestro come propria guida. Ritengo fondamentale la
prima parte del saluto shomen-ni-rei che viene a significare il pieno accordo e la continuità con la via (metodo e
finalità) indicata da Jigoro Kano Shihan. Questo saluto, successivo al Ritsu-rei precedentemente effettuato entrando sul
tatami, rafforza il concetto precedentemente affermato del lasciare i condizionamenti del mondo esterno per vivere in
piena consapevolezza la pratica del Judo. (Qui ed ora)
Alla fine dell‟allenamento con Za-rei le parti si accomiatano ringraziandosi reciprocamente per la disponibilità a
crescere inzieme e per aver sinceramente e con coscienza svolto i compiti dai ruoli stabiliti durante la lezione. Shomen-
ni-rei finale rappresenta la promessa di vivere i principi del Judo oltre il Dojo nel quotidiano. (j i- t a - kyo - ei;
sei ryoku - zen ’ yo)
Otagai-ni-rei tra i Maestri seguito da un applauso condiviso a fine lezione è la gratitudine per aver collaborato durante
la lezione nel trasmettere la via.
( Dojo: lett. = luogo dove si ricerca la via (spirituale). (1) Palestra; (2) arena . Tradotto anche : suolo; terreno )
Il Dojo tradizionale consiste in una sala rettangolare, pochi sono a conoscenza che i quattro lati di un «dojo» hanno la
loro importanza tradizionale. Si presume che questo termine provenga dal Buddismo. Esso indica il luogo nel quale i
buddisti, dopo la cerimonia della purificazione, allenano lo spirito e il corpo. Nel Dojo deve regnare un‟atmosfera
attenta e concentrata come si addice ad un luogo di “culto”
“Il Judo è l‟arte del rinvigorimento (Katsu-do) in una società attiva e operosa . Il Judo è ciò che anima la nostra forza
mentale e fisica e produce una mentalità combattiva e audace, che è alla base del successo e della gratificazione nella
vita dell‟uomo. Il tutto è racchiuso in tre discipline che sono: 1. Un metodo di educazione fisica; 2. Una tecnica di
difesa e di controllo; 3. Un mezzo di addestramento spirituale.”
DA : L‟allenamento come elemento di successo e di gratificazione nella vita - 1915 “Fondamenti di Judo” di Jigoro Kano LUNI EDITRICE
Per noi il Dojo rappresenta il luogo dove esercitarci ed apprendere tutto questo.
Il Dojo
Quando si effettua un saluto di gruppo,
come all' inizio ed alla fine di ogni
lezione, o in qualsiasi altra circostanza
eccezionale, sia che si esegua il
Ritzurei , sia lo Zarei , la disposizione
sul Tatami di maestri, cinture nere,
allievi ed eventuali ospiti o personalità,
è codificata.
I quattro lati di un «dojo» hanno la loro
tradizionale importanza :
- Kamiza : detto anche Joza è il
lato d‟onore situato alla sinistra
del joseki ed è riservato alle
personalità. Qui vengono poste le
foto di Jigoro Kano Shihan dei
Maestri fondatori o benefattori.
Entrando nel dojo da shimoza, ogni judoka – cosi vuole il cerimoniale della tradizione – effettua il saluto verso
il kamiza;
7- judo bignami
- Joseki : detto lato superiore a destra di Kamiza ,a sinistra rispetto Shimoza è di fronte a Shimoseki (lato inferiore);
qui si allineano gli insegnanti in ordine decrescente di Dan , generalmente chiude la fila il Maestro;
- Shimoza : Alla destra di joseki si trova di fronte a Kamiza; è il lato di accesso al Dojo. Essa è riservata agli allievi
portatori di Dan (cinture nere, portatori di DAN (Yundan-sha)) con il più anziano capo fila, il quale comanda il
saluto;
- Shimoseki : Di fronte a Joseki a sinistra di Kamiza detto lato inferiore è il lato dove si allineano tutti i gradi
inferiori (kyu). Gli allievi di fronte alle cinture nere ad una distanza di circa tre metri, con il più alto in grado posto
come capofila dalla parte Kamiza e via via a scalare gli altri.
Agli ospiti di riguardo viene generalmente offerto, in segno di rispetto, di occupare il lato Kamiza , ma generalmente
questa distinzione viene ricusata, facendoli schierare con le cinture nere in shimoza o, se insegnante, col maestro in
joseki.
Si presterà attenzione, prima di cominciare lo Zarei o il Ritsurei a che l‟abbigliamento sia in ordine : i pantaloni ben
sostenuti, la giacca ben chiusa, la cintura annodata al centro dell‟addome con le estremità di eguale lunghezza.
La relazione Senpai-Kohai
...
Il significato letterale delle due parole è:
Senpai: anziano, superiore
Kohai: giovane, inferiore
è legata ai rapporti che intercorrono fra persone di diversa età, esperienza, posizione sociale o potere.
Senpai è una persona che precede o guida e implica che coloro che lo seguono, i Kohai, siano i suoi compagni
nella stessa attività, carriera od organizzazione.
Nakane (Antropologo giapponese) sostiene che: “Non bisogna confondere la gerarchia giapponese con quella
occidentale, come se fossero equivalenti i rapporti di forza e le strutture sociali: il fine ultimo della gerarchia
giapponese è la costituzione del gruppo. Gruppo, che può essere di lavoro, di studio o familiare.”
Nella cultura giapponese esiste una forma d’ordine, a cui gli occidentali non sono abituati, in cui è vero che
l‟individuo è vulnerabile e l‟individualità non viene incentivata, ma esiste una sensibilità collettiva che dà
l‟impressione di avere a che fare con una sorta di „persona multipla‟.
La gerarchia non ha quindi lo scopo di proclamare la supremazia di un individuo sugli altri, ma di stabilire i
compiti all'interno del gruppo, in cui il valore dominante è l'armonia, che si manifesta nella gratitudine e lealtà,
nei sentimenti di benevolenza e di comprensione del capo nei confronti dei suoi subordinati. …
Un attento esame della relazione Senpai-Kohai all‟interno di un‟azienda può essere utile per comprendere la
realtà quotidiana, da cui è presa l‟immagine ideologica di gerarchia, permette di capire lo stile della leadership
e illustra come le regole dei Senpai consentano il perfetto inserimento nella realtà aziendale dei nuovi arrivati.
L’approccio giapponese è esattamente il contrario della tendenza occidentale a minimizzare la differenza di
età nel tentativo di creare un rapporto paritario, in cui non è detto che si realizzi la reciproca soddisfazione fra
anziani e giovani.
Il giapponese ha, per tradizione e per lingua, una predisposizione naturale verso le relazioni che coinvolgono
persone di età differente e la gerarchia di età all‟interno di un‟azienda non è solo al servizio degli obiettivi
dell‟organizzazione, ma può diventare il presupposto per instaurare fra le parti intimità e coinvolgimento
emozionale e rafforzare le motivazioni, che stanno alla base del rapporto Senpai-Kohai nel mondo del lavoro.
Da : http://qualitiamo.blogspot.com/2008/06/il-rapporto-senpai-kohai-in-giappone.html
Se vuoi approfondire : https://it.wikipedia.org/wiki/Senpai_e_k%C5%8Dhai
Il saluto In Gara
Il campo di gara deve avere la superficie di materiale idoneo alle competizioni di Judo.Di norma il campo di gara deve
avere le dimensioni di 12m x 12m (14m x 14m nelle competizioni internazionali) compresa la zona di sicurezza minimo
di 2m per lato (3m nelle competizioni internazionali).La zona di combattimento, area di combattimento deve avere le
dimensioni di 8m x 8m (10m x 10m nelle competizioni internazionali) .
Gli Atleti (Judoka) nelle gare internazionali e nelle finali nazionali indossano un judogi di color bianco per il primo
chiamato e blu per il secondo; nelle altre competizioni il primo chiamato indossa la cintura bianca e il secondo chiamato
la cintura rossa.( derivazione dal Kohaku Shiai: Torneo Bianchi e Rossi )
L‟arbitro, (1) invita i due contendento a salire sul campo di gara, gli atleti lasciano gli zoori fuori dell‟area ed effettuano
un primo Ritsu-rei. Una volta arrivati in prosimita dell‟asse orizzontale dell‟area di combattimentano i contendenti si
girano verso il centro dell‟area e attendono l‟invito dell‟arbitro (2) ad accedere nell‟area di combattimento; prima di
entrare effettuano un secondo ritsu-rei e si avvicinano verso il centro dell‟area in attesa che l‟arbitro (3) inviti al saluto
reciprogo.
Alla distanza di circa 2 metri restano in attesa del comando di inizio.
Alla fine del confronto, dopo l‟ufficializzazione del verdetto da parte dell‟arbitro si torna indietro procedendo in
maniera inversa. Prima del comando di inizio e dopo il verdetto sarebbe opportuno rivolgere il saluto anche in
direzione dell‟arbitro e verso il tavolo della Giuria.
9- judo bignami
Il Judogi e la cintura (obi) vanno indossati e tolti dentro lo spogliatoio prima di accedere al dojo e salire sul tatami e,
alla fine dell‟allenamento, solo dopo essere entrati nello spoiatoio.
Per gli yūdansha, invece, esiste uno standard globalmente accettato che è quello del Kōdōkan di Tōkyō, che prevede i
seguenti colori: nera dal 1º al 5º dan, bianco-rosso dal 6º all'8º dan, e rosso per il 9º e il 10º dan. Le donne, per
tradizione, possono indossare la cintura del grado a cui appartengono con una particolare riga bianca orizzontale al
centro.
VI° Kyu
V° Kyu
IV° Kyu
I programmi e le modalità possono variare; una volta definiti restano validi per un quadriennio tra
un‟Olimpiade e l‟altra.
I Comitati regionali organizzano in genere annualmente corsi per Insegnanti tecnici (aspiranti allenatori),
arbitri e presidenti di giuria regionali, M.G.A. oltre a corsi per la preparazione agli esami di passaggio di Dan
(con esami regionali o nazionali) secondo prezzi definiti dalla Federazione.
Per meriti speciali o riconoscimenti particolari ( MOTU PROPRIO ) a cura delle varie organizzazioni federali
nazionali e internazionali :
La Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali, nota anche con
l'acronimo FIJLKAM, è un organismo sportivo affiliato al C.O.N.I..
Fu fondata il 18 gennaio 1902 a Milano dal marchese Luigi Monticelli Obizzi,
che ne è stato anche il primo presidente. Inizialmente si occupava di lotta e
pesistica, per poi estendersi a varie arti marziali.
La FIJLKAM è una delle più antiche federazioni ed è parte integrante della
storia dello sport italiano.
Per maggiori informazioni puoi consultare : https://www.fijlkam.it/
Il Comitato Olimpico Internazionale, noto anche come CIO (dalle iniziali del
nome originale francese: Comité International Olympique), è un'organizzazione
non governativa creata da Pierre de Coubertin nel 1894 per far rinascere i Giochi
olimpici della Grecia antica attraverso un evento sportivo quadriennale dove gli
atleti di tutti i paesi potessero competere fra loro.
12- judo bignami
Le Cadute
da : “Biomeccanica del Judo” di Attilio Sacripanti – edizioni mediterranee
In G i ap p on ese : “ Ukem i ”
mi p iace t r adur lo in “ romper e l a cadut a” ( mo d if icar e, t r as fo r mar e i l pr o cesso di cadut a).
“La traduzione letterale di ukemi è la seguente: uke = ricevere, mi = corpo; quindi per estensione sarà: ricevere
il corpo, attutire l'impatto del corpo, proteggere il corpo dall'impatto con il suolo.” Da : https://it.wikipedia.org
La pratica delle cadute (ukemi-waza) è, senza alcun dubbio, uno degli esercizi più importanti nella pratica del Judo. La
tecnica del cadere è destinata a ridurre al minimo l'impatto al quale è sottoposto il praticante sia quando cade
spontaneamente, sia in seguito ad una proiezione. Il suo studio è alla base del progresso tecnico; senza una buona
conoscenza delle cadute si ha sempre paura di essere proiettati e i movimenti del corpo di conseguenza mancano della
flessibilità naturale, il comportamento è pesante e c'è una tendenza inconscia a porsi in difesa.
I nomi delle cadute possono talvolta essere letti con un diverso tipo di pronuncia, che riportiamo per dovere di cronaca,
ricordando che le due diverse letture non debbono mai essere mescolate:
Ukemi-no-kata
Ukemi-waza
Diventa
Ukemi-no-kata
Rielaborazione immagini da :
“Impariamo il JUDO”
Di Giorgio Sozzi
Ukemi
(a)
Ricerca delle tecniche (waza) idonee da insegnare
Go-kyo
(b) Metodo didattico Classificazione
Entrambe al bisogno
( a) Un piano strategico può essere studiato e preparato in anticipo, pertanto è possibile connetterlo alla fase razionale
del combattimento [allenamento] (b) mentre la tattica è essenzialmente fondata sull‟intuizione istantanea di un‟azione
tecnica pertanto è difficilissimo insegnarla e potremmo dire è il dono dei campioni [esperienza-istinto]
17- judo bignami
I l pr inc ip io S en è s icur a me nt e il mo d o più se mp lic e per ut iliz zar e l‟ in iz iat iva med ia nt e un
at t acco dir et t o ed un‟az io ne po s it iva.
P r ima d i pr o segu ir e r ico r dia mo qua li so no le fa s i c he co nse nt o no di es egu ir e u na t ecnic a d i Judo
seco ndo il pr inc ip io de l m ig l io r uso de ll‟ e ner g ia: ( sei ryoku - sai zen kat su yo p iù co mu ne me nt e
ne l la fo r ma co nt r at t a sei ryoku - zen‟ yo ) .
Jigo-hon-tai : posizione difensiva fondamentale (anche Jigo-tai) (Migi =destra; Hidari =Sinistra)
Tsugi-ashi : camminata nella quale un piede segue l‟altro senza mai superarlo (anche
denominata “piede segue piede”)
In avanti
Sinistra Destra
Indietro
Tsugi-ashi In avanti – Indietro Tsugi-ashi Obliquo
Laterale a sinistra
Laterale a destra
20- judo bignami
Si intendono tutti gli spostamenti che si eseguono con il proprio corpo al fine di creare le condizioni indispensabili per
poter eseguire una tecnica o difendersi da un attacco.
I fondamentali sono 4 (in avanti o indietro di 90° o di 180°) :
Va considerato anche Yoko sabaki, rotazione laterale (utile negli spostamenti laterali di Uke)
Yoko sabaki
Yoko sabaki
Da : http://judoblogjapon.blogspot.com/2012/12/shintai.html
22- judo bignami
Per completezza citiamo altre terminologie relative a movimenti per lo più utilizzati nella pratica dei Kata .
Suri Ashi : Muoversi strisciando i piedi
Suri-Hiza : Muoversi strisciando le ginocchia
Shikko : Camminata in ginocchio con un ginocchio alzato e l‟altro a terra
Oikomi : singolo passaggio
Inoue "taglia i tradizionali Uchi mata a metà" nelle parole di Neil Adams.
Oikomi di Inoue
Uchi mata primo passo
Modi di entrata
C i so no d iver s i mo d i per es egu ir e u na t ecnic a a seco nda de l le o ppo rt unit à c he c i s i pr ese nt ano
ne l R andori o ne llo Shi ai o che c i ve ngo no dat e dal no st ro Uke:
T ai - sabaki
: Rot azio ne de l co r po
H i ki - dash i : T ir ar e fuo r i
Significa tirare fuori (dal suo equilibrio) il
nostro Uke sfruttando la sua spinta. Verrà
utilizzato quando il nostro uke spinge nella
direzione della tecnica.
Mawari Kom i
: ent r at a in r ot azio ne
Tipi di allenamento
Nel judo, per imparare ad eseguire le tecniche, sono questi sinteticamente e schematicamente i tipi di allenamento da
svolgere :
a) Con ben definiti i ruoli di Uke e Tori
- Uchi-komi : Allenamento senza caricamento o a “vuoto” (Tandoku-renshin) Da fermi
- Butsukari : Allenamento con caricamento (con o senza proiezione)
- Yaku-soku-geiko : Scambio di tecniche (con o senza proiezione) In movimento
- Kata : Allenamento nella pratica del Kata (si intende l‟esecuzione di una serie di movimenti
codificati che rappresentano varie tecniche di combattimento in modo da mettere in
evidenza i principi fondanti e le opportunità di esecuzione ottimali.
b) Dove i ruoli di Uke e Tori non sono definiti ma liberi
- Randori : Allenamento libero, quasi Shihai
- Shihai : Combattimento che può essere considerato anche una forma di allenamento per
verificare lo stato di preparazione raggiunto.
Tutto quanto appreso nelle fasi di allenamento del gruppo a) va poi verificato in Randori (Allenamento libero
generalmente in palestra) e nello Shihai (Combattimento in competizione) che può essere considerato anch‟esso come
forma di allenamento per verificare lo stato di preparazione raggiunto in quanto il risultato del co nfr o nt o , qualunque
esso sia, c i dar à mo do di e la bo r ar e o r ie la bo r ar e st r at egie e t at t ic he per meg l io int er pr et ar e fut ur e
co mpet iz io ni.
Yoko
Gyaku Nami
GO
Rompere, bloccare
CHOWA
Evitare schivare nel tentativo di portare un contrattacco nelle diverse direzioni
YAWARA URA
Cedere, assecondare prima del contatto (annullare) Indietro
26- judo bignami
I l pr inc ip io sen app l icat o al pr o pr io spe c ia le ( T oku i Waza) può esser e e spr esso d idat t ica me nt e
in qu est o mo do :
A. T oku i Waza : At t acco dir et t o co n il p r o pr io spec ia le
B. Ren zoku Waza : At t acco r ipet ut o co n una medes i ma t ecnica
C. Ren zoku Waza : At t acco r ipet ut o in co ncat enaz io ne succe ss iva co n u n‟ a lt r a t ecnica
D. Ren raku Waza : At t acco e var ia z io ne in a lt r a t ecnica a caus a d i u na d i fesa a nt ic ipat a d i
Uke
E . Dam ash i Waza : At t acco sussegue nt e a una fint a
Nessu no per ò c i i mped is ce d i app l ic ar e t ut t o quest o alle a lt r e t ecnic he, a nz i è ausp ica bi le c he
c iò avve ng a per t ut t e le t ecnic he st ud iat e.
Yoko
Gyaku
Nami
Kaeshi waza
Or a s ia mo pr o nt i per a lle nar e le tecniche denominate Bogyo waza (tecniche di difesa); per fare questo partiamo
da quanto precedentemente trattato per contrastare l‟attacco (difesa GO = rompere, bloccare; difesa CHOWA= evitare,
schivare; difesa YAWARA = cedere. Assecondare; difesa URA = (annullare) indietro) ma questa volta non ci
limitiamo più al solo contrasto, ma proseguiremo cercando di eseguire una tecnica adatta a contrattaccare l‟azione del
compagno, in questo caso in un primo momento quello che prima era considerato Uke diventa Tori; Tori si eserciterà al
contrattacco.
Appare utile notare che Tori effettuerà il suo contro colpo dopo che, l'azione di Uké si sarà sviluppata e sarà risultata
inefficace a causa della sua difesa.
Le azioni GO risultano le più dissipative. I contrasti avvengono opponendo una reazione uguale e contraria all'azione di
Uké che viene così totalmente annullata e bloccata, ma a prezzo di un notevole dispendio energetico; per cui non appare
opportuno, ai fini di una corretta gestione della resistenza allo sforzo prolungato, impostare totalmente la propria azione
difensiva su tecniche di tale tipo.
Yoko
Nami
Gyaku
Oltre queste forme di difesa dinamica, non bisogna dimenticare che nel corso di una competizione sono spessissimo
usate altre forme di difesa "passiva" basate sull'utilizzo esclusivo delle catene biocinetiche e sull'opportuno spostamento
del peso del corpo. Quasi tutte queste azioni hanno in comune l'irrigidire le braccia per impedire il contatto con il
complemento di azioni adeguate alla situazione. Oppure si basano sull'apertura della presa per poter arrestare la
proiezione del proprio corpo con le braccia. Questa pericolosa pratica è la causa più frequente di lussazioni in judo.
Sen no Sen
Il principio del Sen no sen (l'iniziativa
sull'iniziativa) è forse la forma di azione più
delicata da applicare.
Durante la sua applicazione, le due iniziative
presenti nel raggruppamento biodinamico si
confondono in un unico insieme dinamico.
Nell'esemplificazione ideale di tale azione,
Torì sviluppa la sua controffensiva nell'istante
in cui sta per partire l'offensiva di Uké. Questo
principio è da considerarsi una forma avanzata
e superiore di iniziativa, che presuppone, per
poter essere correttamente effettuata, capacità
psicofisiche eccellenti, riflessi pronti e forma
atletica perfetta. Tale tipo di azione ha
certamente il vantaggio di poter più facilmente
sorprendere l'avversario, tutto teso sia Sen no sen-Kaeshi contro un attacco di ko uchi gari
mentalmente che fisicamente all'attacco che
sta portando, essa ha altresì il vantaggio del massimo utilizzo dell'energia dell'avversario sfruttando la delicata fase
iniziale della transizione da energia potenziale muscolare ad energia cinetica.
La sua pratica, di fatto, esige una perfetta percezione dell'opportunità presente, una completa padronanza del suo
sfruttamento ed una grande velocità di esecuzione, tale da poter superare quella di uke.
30- judo bignami
Ne waza
Co l t er mine ne- wa za ( t ecnic he e ffet t uat e a l suo lo ; lo t t a a t err a) si int e nde que lla part e del Judo
che co mpr e nde t ecnic he d i :
- Osae- waza ( T ecnic he d i co nt ro llo a l suo lo ; im mo bi l izza z io ni)
- S h im e- waza ( T ecnic he d i so ffo ca me nt o ; st r ango la me nt i)
- Kan set su - waza ( T ecnic he d i le ve ar t ico lar i; le ve)
P ar t ico lar e impo rt anza s i d e ve dar e a ll‟ aspet t o t ecnico ( spiegaz io ne, appr end i me nt o,
a lle na me nt o ) in qua nt o fo nda me nt a le a i fin i d i u n r ap ido e so ddis face nt e pro gr esso j udoi st i co .
Anc he la par t e r e lat iva a l la d i fesa e d a i R enraku - wa za do vr à e sser e t r at t at a in ma nier a
esaust iva. Da qu i la neces s it à d i u n dur o , co st ant e e lu ngo a lle na me nt o e di u n pot enz ia me nt o
f is ico o pport una me nt e mir at o per pot er a ffr o nt ar e t ale fa se ne l le co mpet iz io ni. Appar e c hiar o il
biso gno d i acqu is ir e u n magg io r baga g lio t ecnico int egr at o, per pot er sfr ut t ar e a p ie no le
in fin it e o ppo rt unit à d i Osa e - waza, Shi me - wa za, Kanset su - waza c he s i pr ese nt ano di vo lt a i n
vo lt a, ne l co r so dell‟ e vo luz io ne d ina m ic a d i una co mpet iz io ne a l suo lo .
Ved ia mo le fa s i d i appr end i me nt o e alle na me nt o :
Uch i - kom i ( a t er r a)
T ori e ffet t ua più vo lt e, su Uke st at ico , la t ecnica o il pa ssagg io da appr e nder e, f ino ad
acqu is ir e u n aut o mat is mo per l‟ O sae , lo Shi me, il Kan sezu la di f esa ( met o do per l iber ar s i
da o sae o met o di per no n su bir e S hi me o Ka nset su) e i R enraku ( pa ssagg io t r a t ecnic he
de llo st esso gr uppo o di d iver s i gr up p i veder e “ Gi ro di Oda” e a lt r i e se m p i su l la
d isp e nsa il lu st r at a ” kat ame_Waza_st amp . pdf ” )
Y aku - soku - gei ko ( a t err a)
T ori at t acca Uke o dall‟a lt o o dalla p o siz io ne sup ina se mpr e ne l la st ess a t ecnica o
“pa ssagg io ” in mo do da acqu is ir e i l c o ncet t o di o pport unit à. Ne lle var ie r e c ipr o che
po siz io ni. ( co nsu lt a “Hai ri - Kat a ; Nogare - kat a” su lla d isp e nsa i l lust r at a
” kat ame_Waza_ st amp. pdf ” )
Ran dori ( a t er r a)
I n t ale eser c iz io no n vi so no p iù i r uo li d i T o ri e d i Uk e; a mbe due de vo no at t accar e e
d ife nder s i in mo do da ver if icar e e pr ovar e a r iso lver e a pr o pr io va nt aggio qu ant e p iù
o ppo rt unit à po ss ibi l i e pr o ba bil i ne l la co mpet iz io ne.
Fas i po ss ib il i per a lle nar s i ne l rando ri :
1. Un at let a in p ied i at t acca l‟a lt r o sup ino o car po ni. ( è una
po siz io ne c he può r ic hia mar e la s it uaz i o ne do po una pr o iez io ne
( no n I ppon ) che pr e vede i l pr o segu ime nt o del co mbat t ime nt o a
t err a)
2. Ambedue g li at let i par t o no dalla po s iz io ne za - zen o in g ino cc hio
( è una s it uaz io ne po ss ib ile a ver i fic a r s i in co mp et iz io ne ne l
pr o seguir e la fas e d i lo t t a a t er r a) An za
3. G li at let i sedut i d i spa l le in po s iz io ne an za ( è una s it uaz io ne
po co pro babi le in co mp et iz io ne ma a lle na mo lt o la ve lo c it à ne l
cap ir e e r iso lver e la s it uaz io ne)
4. Ambedue g li at let i in p ied i per r agg iu ng er e r ap ida me nt e la co nd iz io ne d i Ne- Waz a ( è
la co nd iz io ne c he p iù s i a vvic ina a lla co mpet iz io ne ed a bit ua ps ico lo g ica me nt e i due
at let i a pr o segu ir e in mo do r ap ido e o ppo rt uno a t er r a, il la vo ro pr epar at o r io s vo lt o
in p ied i) .
5. Le pr at ic he pr ecede nt e me nt e descr it t e co n g li at let i se nza la cas acca de l Jud ogi ,
indo ssa ndo so lo pant a lo ne e c int ur a.
6. Un at let a co nt ro più at let i c he s i danno il ca mb io a t e mpo int er ve ne ndo
t empe st iva me nt e su ll‟ e ve nt ua le va nt agg io o sva nt agg io pr eso da l co mp agno
pr ecedent e
7. La pr at ic a de l Kat ame - no- kat a che edu ca T or i per la det er minaz io ne ne l co nt r o llo
deg li Osa e e per l‟e secuz io ne neg li S hi me e Kanset zu; in que st o co nt est o Uke s i
eser c it a e sper i me nt a s ist e mi per liber ar s i dag l i Osa e e per quant o r iguar da g li S hi me
e i Kan set su ver if ica i t e mp i d i r eaz io ne. ( nat ur a lme nt e il kat ame - no- kat a in q uest o
caso , ne lla sua g lo ba lit à r ap - pr esent a un t ipo di a l le na me nt o che pot r emmo de fi nir e
in ma nier a i mpr o pr ia t r a Uchi - komi e R andori )
31- judo bignami
A+B
Metodo del ponte
+
Metodo del momento rotante
P er no n s u bir e Shi me- waza biso gna far e in mo do c he i l j udogi int o r no a l co llo s ia le nt o , t ener e
i l me nt o bas so e e vit ar e a l le ma ni d i T ori d i e f fet t uar e pr ese e ff ic ac i. S e T ori ha e f fet t uat o le
pr ese la vo r ar e su lle ma nic he de l jido g i o su lle br ac c ia per a lle nt ar e la fo r za
P er no n subir e Kans et su - waza biso gna far e in mo do di no n a llu ng ar e il br ac c io e no n far se lo
g ir ar e e co mu nque t ener e il go mit o be n a t t accat o al pr o pr io co r po .
L ’ at t en zi on e e l ’ ascol t o :
La Massima espressione del randori si ottiene quando i due judoka danno il loro massimo senza risparmiarsi.
Spesso nelle palestre si fanno dei randori arbitrati, simili a Scihai.
Alla fine del randori (ogni tanto, in genere nei momenti dei riposi programmati o a fine lezione prima del saluto finale)
sarebbe opportuno invitare i ragazzi all'analisi dei randori o comunque di tutto o parte del lavoro svolto durante
l‟allenamento.
L'analisi deve coinvolgere tutti, anche chi non ha preso parte all‟evento in discussione ma, avendo visto da fuori, lo
potrà valutare da spettatore.
Bisogna essere sempre attenti anche quando non si è impegnato nel fare, anche questo ci fa crescere (ai miei tempi si
diceva “rubare con gli occhi”).
Il dialogo è fondamentale perché ci abitua a condividere, ad ascoltare e ad essere ascoltati .Un nostro commento, una
nostra valutazione non deve mai risultare un giudizio.
Lasciamo che i ragazzi si confrontino anche verbalmente e interveniamo solo quando necessario; il nostro intervento
non deve assolutamente influenzare o mutare le loro sensazioni, tiriamo insieme a loro le somme modificando solo
quello che realmente va e deve essere modificato.
Nage-waza
Il problema di dover classificare le tecniche di Judo, nel caso specifico del Nage-waza, nasce dalla questione di dover
soddisfare una duplice “esigenza didattica” .
- Raggrupparle,secondo alcuni criteri logici, per permettere una facile comprensione
ed un sintetico studio razionale. (Classificazione)
- Ordinare in una struttura sequenziale opportuna, per consentire un apprendimento graduale tale, da permettere al
principiante di poter infine padroneggiare il Judo nella sua interezza. (Metodo d’insegnamento GO-KYO)
Questi due problemi Classificazione e Metodo d‟insegnamento furono affrontati dal dott. Kano e dai suoi collaboratori
nella forma più opportuna, nei confronti dello stato delle conoscenze e della cultura del Giappone di quei tempi.
Così come il Judo si evolve ed i vecchi traguardi raggiunti, sottoposti a critica, vengono superati ed arricchiti alla luce
delle nuove esperienze; in tal modo col passare degli anni, da più parti si è sentito il bisogno di rimaneggiare sia la
classificazione delle tecniche, sia il programma e la progressione per l‟insegnamento
GOKYO 1920/1921
33- judo bignami
Nage
Tomeo-nage Sukui-nage
( anche sutemi )
Ura-nage
( anche sutemi )
35- judo bignami
Otoshi
Obi-otoshi
Tsuri-komi
Tirare verso l‟interno; pescare; tirare sollevando (movimento per condurre in sollevamento)
Sasae-tsuri-komi-ashi
Tsuri-komi-goshi
Harai-tsuri-komi-ashi
Sode-tsuri-komi-goshi
37- judo bignami
Gari
Harai o Barai
Gake
Agganciare (anche Kake; significative le diverse definizioni (1) Punto massimo del potere; (2)
proiezione ; (3) punto della caduta; (4) esecuzione; (5) agganciamento da Kakeru : Agganciare,
appendere.
Sutemi
Abbandono del corpo; lasciarsi cadere; sacrificio da Suteru : abbandonarsi lasciarsi andare
Yoko-tomoe-nage Sumi-gaeshi
Yoko-wakare Uki-waza
39- judo bignami
Guruma
Yoko-guruma
Makikomi
Uchi-maki-komi
Soto-maki-komi
Ko-uchi-maki-komi
Ne waza :
Il Ne-waza comprende tutte le tecniche a terra e si suddivide in: Osae-komi-waza; Shime-waza;
Kansetsu-waza; (come nella suddivisione del Katame-no-kata) io aggiungerò per la sua particolarità e
singolarità anche il Sankaku-waza che di fatto riguarda Osae-komi, Shime e kansetsu-waza.
Osae-komi-waza
Tecniche di immobilizzazione o controllo a terra, Uke deve essere schiena a terra; Tori
naturalmente sopra di Uke e fuori dal controllo delle sue gambe.
Comunemente sono suddivisi in due gruppi:
Importante nelle osae-komi-waza mantenere il contatto con Uke e soprattutto con il tatami.
Non devono mai esserci spazi vuoti tra Tori e Uke.
La pancia o il fianco (gluteo) di Tori sono sempre ben spalmati a terra, mai sul corpo di Uke che
potrebbe avvantaggiarsi per rovesciarlo. (fatta eccezione per Tate-shiho-gatame e le sue varianti (Kuzure))
Fondamentale in tate-shiho-gatame l‟appoggio sui quattro punti ma soprattutto il posizionamento
dei piedi sotto il corpo di Uke che ne deve impedire l‟inarcamento
Tate-shio-gatame
Osae-komi-waza
Hon-kesa-gatame Makura/Kashira-kesa-gatame
Kuzure-kesa-gatame Ushiro-kesa-gatame
Tate-shiho-gatame Kuzure-tate-shiho-gatame
Yoko-shiho-gatame Kuzure-yoko-shiho-gatame
Kami/ura-shiho-gatame Kuzure-kami-shiho-gatame
Uki/hiza-gatame
44- judo bignami
Shime-waza
Strangolamenti; si possono suddividere in tre tipologie a seconda delle azioni
prevalentemente svolte.
Respiratori (Occlusione delle vie respiratorie)
Sanguigni (Occlusione dei vasi che portano il sangue al cervello)
Nervosi (Stimolazione di fasci nervosi che attraversano il collo)
Va comunque chiarito che quella proposta è una suddivisione didattica condivisa ma che nell‟applicazione
pratica gli shime-waza comportano sempre una miscela tra i vari tipi con la preponderanza di uno o dell‟altro
a seconda della tecnica usata, della reazione ( o resistenza) di Uke e della situazione.
Definizione da wikipedia :
Lo strangolamento (dal latino strangulare: tirare a sé con forza) è una forte pressione esercitata sul collo di un
soggetto … Tre meccanismi concorrono:
Quello asfittico o soffocamento: nel quale la chiusura delle vie aeree risulta non completa e che comporta
tempi più lunghi per realizzarsi.
Quello circolatorio: nel quale la forza è tale da occludere i vasi del collo, le carotidi comuni e le vene
giugulari, impedendo o ostruendo il flusso sanguigno cerebrale.
Quello nervoso: nel quale la forza stimola il nervo vago …
Poiché l‟incolumità dei compagni di pratica deve essere la nostra prima preoccupazione, per allenare
queste tecniche in modo sicuro è fondamentale acquisire:
Una sufficiente familiarità con le strutture anatomiche del collo e su come e dove la pressione debba essere
esercitata negli strangolamenti (triangolo carotideo) e nei soffocamenti, evitando eccessi nella compressione di
trachea e laringe;
L‟abitudine, da parte di chi subisce la tecnica, di segnalare con il battito della mano (meglio direttamente sul braccio o
sul corpo del compagno che sta applicando la tecnica) la situazione di disagio senza aspettare troppo a lungo;
L‟abitudine a riconoscere i sintomi della perdita di coscienza, e conseguentemente a rilasciare immediatamente
la pressione esercitata qualora il compagno di pratica perda i sensi;
La consapevolezza che l‟occlusione dell‟arteria carotide e della vena giugulare può indurre perdita di coscienza
dopo circa 6-10 secondi. Se lo strangolamento viene lasciato tempestivamente dopo la perdita dei sensi si ha un
generale ripristino della normale condizione di coscienza dopo circa 10-20 secondi, senza che vi sia alcuna
conseguenza.
L‟accortezza di prevenire, in caso di perdita di conoscenza, l‟aspirazione involontaria di vomito ed altri liquidi
biologici non posizionando MAI il soggetto in posizione prona (a faccia in giù) bensì in posizione laterale;
tempestività nel richiedere assistenza sanitaria specializzata quando necessario (qualora lo stato di incoscienza si
prolunghi oltre i 20-25 secondi).
45- judo bignami
Shime-waza
46- judo bignami
Kansetsu waza
Tecniche delle leve o del controllo delle articolazioni (Kansetsu o Kwantetsu: articolazione; nel
Judo : Leva articolare). Nel Judo per ragioni di sicurezza è permesso applicare solo tecniche di
ude-waza (tecniche di leva al gomito), queste vengono classificate in due gruppi :
Gatame (controllo)
Fondato sull‟ipertensione del braccio (Ude-Hishigi); vengono classificate in base alla parte del corpo che
Tori applica come fulcro al braccio di Uke:
Garami (Tozione)
Fondato sulla torsione del braccio (Ude-Garami) ; eseguita in varie condizione
47- judo bignami
Caratteristiche fondamentali che devono essere soddisfatte da Tori per ottenere un efficace
Kansetsu-waza:
Te-gatame
Ude-Garami
Nello studio dei kata sono previste anche leve di altro tipo. Queste saranno trattate nell‟ambito dei
rispettivi kata.
48- judo bignami
49- judo bignami
Kami-sankaku-gatame
Kata-sankaku-jime
Sankaku-ashi-gatale
Tate-sankaku-gatame
Ude-hishjii-sankaku-ude-garami
…la fondazione del Kodokan avvenne… quando lo studio intrapreso… mi portò a formulare una concezione del
tutto nuova in cui la pratica mirava al perfezionamento fisico-mentale, superando l‟accezione tradizionale che era volta
esclusivamente alla preparazione del combattimento ….
Così approdai alla convinzione che la tecnica di attacco e difesa non era l‟unico aspetto utile alla formazione
dell‟essere umano. Altrettanto importante era il frutto che scaturiva da tale addestramento psicofisico, che poteva essere
applicato con facilità anche in occasione della vita che esulava dal combattimento. Il metodo didattico doveva basarsi
certamente sull‟esercizio attacco-difesa, ma contemporaneamente occorreva approfondire lo studio del significato
profondo, che ne costituiva l‟essenza. …
Il Judo è la Via (Do) più efficace per utilizzare la forza fisica e mentale: Allenarsi nella disciplina del Judo significa
raggiungere la perfetta conoscenza dello spirito attraverso l‟addestramento attacco-difesa e l‟assiduo sforzo per ottenere
un miglioramento fisico-spirituale. Il perfezionamento dell‟Io così ottenuto dovrà essere indirizzato al servizio sociale,
che costituisce l‟obiettivo ultimo del Judo. …
“Yawara” significa adeguarsi alla forza avversaria al fine di ottenere il primo controllo. ...
Il principio che deve ispirare l‟azione nell‟attacco-difesa consiste nell‟adoperare il corpo e la mente con la massima
efficacia. …
Coloro che vogliono iniziarsi alla disciplina del Judo, via attraverso la quale si impara l‟impegno della forza fisico-
mentale, scopriranno che attraverso questo cammino (Dai-do; Via Maestra) potranno fruire di un generoso vantaggio in
ogni situazione della vita. …
… l‟attacco ha tre possibili strategie e precisamente nage … katame … ate … (nota a fine articolo) la difesa si
riferisce invece alle azioni con cui ci si sottrae a questi attacchi. … ogni tecnica cerca la sua realizzazione attraverso la
forza fisico-mentale impegnata con la massima efficacia ….
La prima cosa da imparare è “shizen-tai” (posizione naturale del corpo). Che comprende tre varianti: shizen-hon-
tai (posizione naturale fondamentale), migi-shizen-tai (naturale a destra) e hiadari-shizen-tai (a sinistra) e da questo
punto di partenza dobbiamo esere pronti ad assumere ogni posizione richiesta dalla situazione. Inizialmente
l‟allenamento verterà sugli esercizi di prontezza nell‟adattarsi … Il secondo momento dell‟allenamento insiste sulla
“rottura di caduta” (ukemi-waza) …
… come usare le braccia … Agendo … con forza asimmetrica … tatto morbido con cui si tiene manica o il bavero
dell‟avversario : perché stringere con forza non solo stanca, ma offre all‟altro la possibilità di percepire un eventuale
cambio di presa. … L‟esito non sta nella quantità di forza, quanto nel valutare e scegliere il modo e il tempo del suo
impegno. … lo sguardo … bisogna essere addestrati a vigilare in tutte le direzioni per non lasciarsi scappare alcuna
opportunità particolare per impostare la miglior tattica richiesta al momento. …
Sapersi distaccare da se stessi significa scacciare qualsiasi timore dell‟avversario e permette quindi di combattere
serenamente impegnando nel miglior modo l‟energia ( essere nel tempo presente ).
Si diventa forti se si mira soltanto all‟obiettivo da raggiungere nel presente, trascurando l‟io e le altre cose
secondarie, come ad esempio l‟incolumità. (da non confondersi con l‟incoscienza) … se ci si prepara al combattimento
con determinazione e distacco, col coraggio di poter dire : “succeda quel che deve succedere, io vado avanti
indipendentemente dagli ostacoli e dai pericoli” (il pericolo deve intendersi come quello di perdere una gara) ,saprà dare
un‟impronta al combattimento mettendo in difficoltà l‟avversario. Questo allenamento va esercitato quotidianamente in
modo da essere pronti quando l‟occasione lo richiederà. L‟allenamento mentale è importante negli esercizi quotidiani.
Ma chi non accetta facilmente di perdere sappia che non si ottiene alcunché senza sacrificio … Gli allievi che
spesso nel combattimento randori (esercizio libero) assumono posizioni precauzionali o spaurite per paura delle cadute
dovranno superare codesti atteggiamenti con allenamento e imparare a comportarsi con naturalezza e agilità,
adoperando il corpo con naturalezza e agilità, adoperando il corpo liberamente in qualsiasi direzione.
Per quanto riguarda il combattimento randori, debbo insistere anche su un altro elemento: l‟osservazione.
Assistendo con grande attenzione alla lotta degli altri si possono ricavare idee, nuovi spunti e vedere con chiarezza gli
elementi che portano al fallimento o alla buona riuscita di un‟azione, come se fosse uno studio. … In mancanza di
queste osservazioni, per quanto grande possa essere il numero di esperienze, non si raggiungerà il livello magistrale,
perché non basta il miglioramento fisico e muscolare, o l‟acquisizione di movimenti rapidi di per sé, se ciò non viene
impegnato al massimo dell‟efficienza, che si raggiunge soltanto mediante l‟osservazione quotidiana e la successiva
elaborazione intellettuale. …
Un altro elemento su cui insisto è la volontà di dare sempre il meglio di sé e di fare sempre tutto il possibile. …
dare sempre il massimo di se stessi con grande coscienza in ogni momento e in ogni circostanza. …
Tanto nello studio, che nell‟intraprendere un‟attività, ci si ricordi di lottare e di perseverare senza soluzione di
continuità, di modo che lo sforzo di prima diventi la base di quello di poi. …
Sia la vittoria che la sconfitta devono essere considerate come un elemento integrante per giudicare il grado di
addestramento al Judo e non si dimentichi che così deve essere.
51- judo bignami
L‟arbitraggio del combattimenti “randori” non dovrebbe avere un regolamento scritto in quanto la norma
prestabilita autorizza l‟interpretazione personale. Tuttavia affrontando sul piano pratico la grande diffusione del judo, si
deve considerare gli inconvenienti che potrebbero sorgere in mancanza di regole comuni, per cui si ritiene necessario
stendere una regolamentazione ispirata alle consuetudini della tradizione.
… l‟esame si basa su diverse valutazioni, che riguardano l‟abilità tecnica e la comprensione generale della
disciplina, ma anche la personalità, la cultura generale, fino al contributo reso al Judo, ed è inevitabile che sorgano
divergenze di vedute e di decisione, cosa che avviene normalmente anche in altri settori della società.
… Per ottenere la qualifica di Shi-Han occorre la completa conoscenza del Judo sotto gli aspetti della disciplina
tecnica attacco-difesa, dell‟educazione fisica e della Via spirituale, che sono gli obbiettivi della nostra scuola.
Coloro che intendono insegnare il Judo limitatamente all‟accezione dell‟educazione fisica o a quella dell‟attacco-
difesa ( Insegnanti Scolastici e di polizia ), dovranno pertanto acquisire, oltre alla competenza teorica e pratica nella
tecnica, una conoscenza generica su anatomia, fisiologia e igiene, nonché il metodo e la capacità didattica. Mentre per
l‟insegnante del Judo come disciplina spirituale i requisiti richiesti saranno: l‟acquisizione di un carattere o personalità
judoistica, una cultura generale con nozioni basilari nel campo della psicologia morale; delle cognizioni precise con
esaustiva comprensione per quanto riguarda la tecnica di kata e randori (in quanto l‟allenamento alla dimensione
spirituale consiste nell‟esecuzione di kata e randori; sarà dunque indispensabile apprendere il significato di ogni formula
del kata, sia teorica che pratica, come pure delle strategie nage, katame e ate del randori).
E se qualcuno volesse addentrarsi nella ricerca del segreto più recondito del Judo, da un lato accedendo
all‟addestramento waza dovrà raggiungere quel grado di abilità definito magistrale, fino al penetrare nel mistero della
mente e del cuore, d‟altro lato immergendosi nella ricerca teorica fino a discernere il misterioso significato della vita e
della morte, dovrà impegnare l‟ingegno e lo sforzo per diventare un conduttore esperto della vita propria e dei rapporti
sociali. Per accingersi all‟abilitazione come Shi-han occorre dunque un allenamento complesso, comprendente diverse
materie e discipline.
… Mi rincresce la mancata partecipazione dei discepoli più esperti, che occupano la scala superiore del Dan …
partecipando a tali occasioni e misurandosi con altri davanti al pubblico, ci è concesso di correggere e perfezionare il
gesto e la mente. Invece vuoi per insufficienza d‟allenamento, che per motivi di salute (i pretesti non finiscono mai)
viene sempre diminuendo la ricerca del progresso e l‟intraprendenza che devono sempre animare la nostra scuola.
Crediamo di aver fatto tutto il possibile da parte nostra per il miglioramento del sistema selettivo, confidando
sempre che ognuno si attenga al proprio dovere con onestà e rettitudine perché risultino efficaci queste norme.
Moltissime attività umane rientrano nella vita sociale, cominciando dalla nutrizione, l‟abbigliamento, il riposo, i
rapporti con il prossimo, il lavoro ecc. L‟applicazione del Judo alla vita sociale significa agire seguendo la dottrina del
“Migliore impegno dell‟energia” … e di “Tutti insieme per progredire”