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RISULTATI OTTENUTI ATTRAVERSO UN INTERVENTO DI COMPACTION GROUTING

PER LA MITIGAZIONE DEL RISCHIO DI LIQUEFAZIONE DEI TERRENI IN UN’AREA


DELL’EMILIA INVESTITA DAL SISMA DEL 2012

Federico Fanti (ffanti@trevispa.com)


Trevi S.p.A.

ABSTRACT. Per ridurre il rischio di liquefazione è prassi comune intervenire modificando le


caratteristiche meccaniche dei terreni naturali presenti in sito mediante interventi di tipo attivo. Fra le
varie tecnologie esistenti, il Compaction Grouting è una fra le maggiormente applicate in quanto
generalmente restituisce ottimi risultati in termini di costi/benefici. La presenza di orizzonti
potenzialmente liquefacibili ha reso necessario realizzare un intervento di consolidamento del terreno in
un’area dell’Emilia investita dal sisma del Maggio 2012, su cui verrà costruita una nuova scuola
primaria e dell’infanzia. Nella presente memoria sono descritti sia i risultati ottenuti nell’ambito del
campo prova, sia quelli ottenuti con il trattamento durante la prima fase delle lavorazioni.

1. Introduzione

L’intervento di compaction grouting descritto nel seguito è relativo al consolidamento del terreno di
fondazione di una nuova scuola primaria e dell’infanzia da realizzare nel Comune di Cento (FE) in
località Dodici Morelli. Tale consolidamento si è reso necessario al fine di mitigare il potenziale rischio
di liquefazione emerso dalle evidenze registrate in aree limitrofe e dalle analisi effettuate dalla Regione
Emilia Romagna a seguito degli eventi sismici del Maggio 2012.

2. Modalità esecutive del Compaction Grouting

La tecnologia del compaction grouting consta nell’inserimento nel terreno, mediante perforazione a
rotazione o infissione, di un rivestimento metallico attraverso il quale, raggiunta la quota di progetto,
viene iniettata una malta o un calcestruzzo. Tale iniezione avviene in maniera lenta e controllata,
solitamente per fasi, contemporaneamente all’estrazione del rivestimento.
Il meccanismo ideale di iniezione prevede lo spostamento del terreno in situ senza permeazione
o fratturazione al fine di ottenere un addensamento del terreno naturale nell’intorno della verticale di
iniezione, con conseguente aumento della sua resistenza al taglio.
Per ottenere questo risultato si utilizza una malta o un calcestruzzo caratterizzato da una elevata
consistenza (Classe S1 - slump 4÷5 cm) e da una resistenza a compressione semplice pari a 2÷4 MPa.

3. Inquadramento Geotecnico del sito

L’inquadramento geotecnico del sito è stato effettuato in base alle indagini geognostiche messe a
disposizione dalla stazione appaltante integrate da una campagna di indagini eseguite prima dell’inizio
delle lavorazioni. La stratigrafia, risulta costituita da una alternanza di materiali a grana fine e grana
grossa tipica dei depositi alluvionali della pianura padana disposti così come riportato in figura 1.
Il livello statico della falda è stato localizzato ad una profondità variabile da 1.5 a 2.3 m da piano
campagna in funzione del periodo in cui venivano eseguite le letture piezometriche.

Figura 1. Sezione Stratigrafica con indicato l’intervento realizzato.


4. Verifiche di Liquefazione e progetto del consolidamento

Il fattore di sicurezza nei confronti di fenomeni di liquefazione è stato valutato utilizzando il metodo
semplificato illustrato da Youd T.L. e Idriss I.M. (2001) che consente di stimare la resistenza ciclica del
terreno a partire dai risultati di prove CPT con punta elettrica.
Il fattore di sicurezza adottato nei calcoli è 1.25 in accordo alle indicazioni dell’Eurocodice 8.
Lo strato di sabbia limosa satura, localizzato tra 1.5 m (livello della falda) e 7.0 m di profondità da
p.c., ha un fattore di sicurezza mediamente pari a 0.75 e quindi risulta potenzialmente liquefacibile.
Per le dieci prove a punta elettrica disponibili l’indice di potenziale liquefazione IPL, valutato in
accordo al metodo di Iwasaki et al. (1982), è risultato variabile da 3.7 a 12.3, a cui corrisponde un
rischio di liquefazione da moderato ad alto.

Progetto del Consolidamento


È stata sviluppata una procedura di calcolo che, partendo dalla sollecitazione ciclica di progetto CSRM
e invertendo semplicemente le formule utilizzate per la verifica di liquefazione, consente di determinare
il “profilo minimo” della resistenza alla punta del penetrometro statico qc,MIN che bisogna ottenere in sito
per poter garantire il raggiungimento del fattore di sicurezza richiesto. La procedura prevede che
l’indice di comportamento del terreno IC rimanga fisso.
Nota la resistenza alla punta qc,MIN è stata valutata la densità relativa minima da ottenere in sito,
che ha permesso di definire la geometria del consolidamento per mezzo della relazione proposta da
Mitchell J.K. (1981), basata sulle seguenti due ipotesi:
- il volume del materiale iniettato sposta il terreno inducendo una riduzione del volume dei vuoti
pari al volume iniettato;
- lo spostamento del terreno avviene solo in direzione radiale, per cui non si deve avere
sollevamento del piano di campagna.

Soluzione adottata
Il trattamento da realizzare risulta costituito da colonne di compaction grouting disposte su di una
maglia quadrata con lato 1.75 m ed aventi un diametro medio equivalente variabile da 500 mm, per il
tratto superiore di 1.5 m, a 600 mm per i restanti 3.5÷4.0 m di colonna.
In totale sono state previste 888 colonne da realizzare su di una superficie di circa 2700 m2 per
cui la percentuale di trattamento risulta pari a circa il 9% dell’area.

5. Campo Prova

La validità delle assunzioni progettuali fatte e l’idoneità delle attrezzature e dei parametri tecnologico-
esecutivi da utilizzare, sono state verificate per mezzo di un campo prova preliminare realizzato in
opera che ha permesso di controllare il grado di addensamento ottenuto nel terreno con tre differenti
interassi delle colonne: 1.75 m (interasse di progetto), 1.50 m e 2.00 m. Sono state realizzate 16
colonne per ciascun interasse in modo da tenere in giusta considerazione l’effetto gruppo.
Durante l’esecuzione delle colonne è stato eseguito un monitoraggio topografico del piano
campagna da cui è risultato un sollevamento medio pari a circa 10 cm per l’interasse 1.75 m, 15 cm per
l’interasse 1.50 m e 6 cm per l’interasse 2.00 m.
Per tutte e tre le maglie testate, le indagini post-consolidamento hanno mostrato delle resistenze
alla punta penetrometrica superiori al minimo richiesto fino ad una profondità pari a circa 4.5 m da p.c.
L’unica maglia per cui si sono ottenuti valori di resistenza ovunque pari o superiori a quelli minimi
è stata quella con interasse 1.50 m.
Nella porzione più profonda del trattamento, per circa 0.5÷1.0 m dal confine con lo strato inferiore
di argilla, nessuna prova ha mai raggiunto il livello minimo di resistenza.
La maglia di progetto, interasse 1.75 m, ha ottenuto comunque un sensibile miglioramento in
termini di resistenza anche se non ha raggiunto ovunque il minimo richiesto.
Gli effetti sopra illustrati emersi dal campo prova hanno messo in evidenza i seguenti aspetti:
- L’innalzamento del piano campagna comporta una perdita del volume di materiale iniettato
ledendo quindi la 1° ipotesi di Mitchell, che determina conseguentemente un minor
addensamento (o minore riduzione dell’indice dei vuoti) del terreno situato tra le colonne;
- Il movimento del terreno verso l’alto induce delle sovrapressioni che creano comunque un
addensamento del terreno in corrispondenza della parte più superficiale del trattamento;
- Nel primo step di iniezione, nella parte più profonda della colonna, lo spiazzamento del terreno
non avviene solo in direzione radiale (2° ipotesi di Mitchell) ma anche verso il basso per cui
anche in questa zona si ottiene un minor addensamento del terreno.
Sulla base di tali considerazioni è stata modificata la geometria dell’intervento mantenendo una
maglia con interasse 1.75 m ed incrementando il diametro delle colonne a 700mm per il tratto da 4.5 m
di profondità sino al limite inferiore del tratto liquefacibile. Inoltre è stato aggiunto uno step di iniezione
sotto allo strato liquefacibile, allungando le colonne di 50 cm con un diametro equivalente di 600 mm.
In figura 2 è mostrata la geometria adottata per l’intervento ed un paio di risultati penetrometrici
ottenuti nell’ambito di un campo prova addizionale realizzato per validare le nuove ipotesi di progetto.

Figura 2. Sezione tipo dell’intervento e resistenze alla punta ottenute nel campo prova addizionale.

6. Risultati ottenuti con il trattamento

Nella 1a Fase del lavoro sono state eseguite complessivamente 591 colonne di compaction grouting.
Per la verifica del grado di addensamento ottenuto, sono state realizzate n°8 prove CPTU, n°2
CPTUS ed 1 tomografia sismica. Le indagini di controllo sono state realizzate in prossimità di quelle
eseguite prima del consolidamento, utilizzando le stesse attrezzature di prova.
Durante le fasi di lavorazione sono stati eseguiti i seguenti monitoraggi di tipo topografico:
- registrazione dei sollevamenti di ciascuna colonna mediante livello laser;
- controllo topografico di precisione relativamente a 5 verticali di indagine;
- rilievo topografico pre e post intervento per la valutazione dei sollevamenti indotti.
I valori di resistenza alla punta ottenuti dalle prove post-trattamento sono risultati positivi.
I risultati meno soddisfacenti si sono ottenuti nella zona in cui era stata individuata una lente di
limi argillosi all’interno dello strato liquefacibile, aree dove comunque l’indice IPL pre-trattamento
risultava inferiore a 5 (moderato rischio). Questo fenomeno è dovuto probabilmente alla minore potenza
dello strato sabbioso che risultava tra l’altro confinato da strati argillosi più compressibili.
Un risultato molto interessante è stato ottenuto dalla tomografia sismica. In figura 3 è riportato
l’andamento della velocità delle onde di taglio ottenuto post-trattamento. L’incremento della Vs misurato
nella zona consolidata varia circa tra 100 m/s e 200 m/s con valori post-trattamento che sono
generalmente superiori ai 200 m/s (risultato confermato anche dalle prove con cono sismico CPTUS).

Figura 3. Velocità delle onde di taglio post- trattamento e confronto con i valori pre-trattamento.

Osservazione sui sollevamenti registrati


La valutazione dei sollevamenti durante le fasi di iniezione delle singole colonne è stata effettuata
utilizzando un livello laser. Il livello era sempre posizionato a debita distanza dalla verticale di iniezione
in un punto sicuramente non soggetto a variazioni di quota, mentre il ricevitore veniva posizionato il più
vicino possibile alla perforazione compatibilmente con gli ingombri dei macchinari (generalmente a
50÷80 cm di distanza). Durante i vari step di iniezione venivano annotati i valori di sollevamento
misurati con il livello laser alle varie profondità. In questo modo era possibile controllare che non si
verificassero sollevamenti anomali superiori a quanto registrato durante il campo prova al fine di evitare
perdite di volume di malta con conseguenti addensamenti inferiori a quelli di progetto.
È stato inoltre eseguito un controllo topografico di precisione per 5 verticali di trattamento. Il
sistema di rilievo topografico era composto da n° 2 stazioni robotizzate di misura ed acquisizione dei
dati e 19 mire topografiche installate su dei cubetti di calcestruzzo appoggiati al terreno (figura 4).

Figura 4 . Disposizione del sistema di monitoraggio per il rilievo topografico di precisione

In figura 5 sono mostrati i sollevamenti misurati per 2 delle 5 verticali monitorate.


Il confronto del rilievo di precisione con il sollevamento misurato dal livello laser consente di
affermare che anche quest’ultimo sistema di monitoraggio, nonostante sia meno accurato, ha fornito
un’ottima indicazione dell’entità del sollevamento.
L’analisi dei grafici di figura 5 permette di affermare che i sollevamenti misurati in campo libero,
rimangono contenuti entro 20 mm per step di iniezione a profondità superiori ai 3.5 ÷ 5.0 m.
Inoltre è possibile notare come il cono di influenza del sollevamento rimanga contenuto nelle
immediate vicinanze del trattamento con un raggio massimo pari a circa 3 m.

Figura 5. Sollevamenti misurati con il rilievo topografico di precisione relativi a due differenti verticali.

Al termine delle lavorazioni è stato eseguito un rilievo topografico delle quote dell’area trattata
che, confrontato con il rilievo pre-trattamento, ha consentito di realizzare una mappa dei sollevamenti.
A parte due punti in cui si è rilevato un picco localizzato di entità massima pari a circa 29 cm,
generalmente i sollevamenti misurati, generati dalla sovrapposizione degli effetti dei sollevamenti indotti
dalle singole colonne, risultano compresi tra 10 e 20 cm.

7. Bibliografia

Asioli C., Fanti F., Del Monte D., Zuffi P., (2014). Progetto di un intervento di compaction grouting per la
mitigazione del rischio di liquefazione dei terreni in un’area dell’Emilia investita dal sisma del 2012. XXV
Convegno Nazionale di Geotecnica, Baveno 4-6 Giugno 2014.
Iwasaki T., Tokida K., Tatsuoka F., Yasuda S., Sato H., (1982). Microzonation for soil liquefaction potential using
simplified methods. Proc. 3rd International Conference on Microzonation, Seattle 1982, (3), 1319-1330.
Mitchell, J.K., (1981). Soil Improvement – State-of-the-Art
Report. Proc. X° ICSMFE, Stockholm (1981), (4) pp. 509 - 565.
Youd T.L., Idriss I.M., (2001). Liquefaction resistance of soils: summary report from the 1996 NCEER and 1998
NCEER/NSF workshop on evaluation of liquefaction resistance of soils. ASCE Journal of Geotechnical and
Geoenvironmental Engineering, 127 (4), 297-311.

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