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Il Modello di Shapiro & Stiglitz (1984)

Prof. Giuseppe Rose (Ph.D., M.Sc., University of London)

Università degli Studi della Calabria

Modelli Macroeconomici

a.a. 2011 - 2012

In questa parte del corso iniziamo a studiare il medio periodo. Come

discusso all’inizio del corso, nel medio periodo consideriamo il capitale e la

tecnologia come dati e spostiamo la nostra attenzione sul fattore lavoro. In

particolare per poter studiare quelle che sono le fasi cicliche di una economia è

necessario a¤rontare preliminarmente lo studio del mercato del lavoro e capire

perchè tale mercato non è mai caratterizzato dall’equilibrio tra domanda ed

o¤erta di lavoro. In questo corso studieremo due modelli che in un certo

senso sono opposti e che tendono a spiegare perchè esiste disoccupazione e

Università della Calabria, Dipartimento di Economia e Statistica; E-mail :


giurose@unical.it; Homepage: www.ecostat.unical.it/Rose. Tel. 0984-492446.

1
quali sono le variabili che determinano l’entità della disoccupazione. Il primo

di questi modelli è il modello dei salari di e¢ cienza. Il secondo sarà il modello

della disoccupazione frizionale o modello del matching. Partiomo dai salari

di e¢ cienza. Esistono diversi modelli che spiegano l’esistenza dei salari di

e¢ cienza. Noi studieremo il modello di Shapiro-Stiglitz (1984) detto anche

modello dell’ozio (shirking model). Tale modello spiega l’insorgere della dis-

occupazione come conseguenza dei salari di e¢ cienza. I salari di e¢ cienza

sono pagati dalle imprese a causa del fatto che i lavoratori possono non im-

pegnarsi sul posto di lavoro e le imprese non riescono a monitorare l’impegno

che essi profondono sul posto di lavoro. Il problema che genera un equilibrio

con disoccupazione nel mercato del lavoro è la presenza di asimmetria infor-

mativa sull’impegno del lavoratore. Per indurre l’impegno le imprese hanno

bisogno di pagare salari su¢ cientemente alti e devono generare un adeguato

livello di disoccupazione. Infatti, la presenza di disoccupazione è proprio

l’elemento che fa "tremare" il lavoratore il quale teme di perdere il posto di

lavoro se scoperto ad oziare e quindi deciderà di impegnarsi al …ne di ridurre

il rischio di essere licenziato. L’articolo scienti…co da cui il modello deriva

è titolato "Unemployment as a worker discipline device". Come vedremo il

livello di disoccupazione di una economia dipenderà dal potere di monopolio

2
posseduto dalle imprese.

1 Setup del modello

Si considerino una serie di lavoratori che hanno un orizzonte di vita in…nito.

In ogni singolo istante di tempo il lavoratore può essere occupato o disoccu-

pato. Qualore occupato, egli può decidere di impegnarsi sul posto di lavoro

(non-oziare) oppure può decidere di non profondere nessuno sforzo (oziare).

La funzione di untilià che ogni individuo ha in ogni istante di tempo dipende

dal suo status ed è data dalla seguente espressione:

8
>
>
>
> 0 se disoccupato
>
>
<
utilita = w se occupato + ozio (1)
>
>
>
>
>
>
: w e se occupato + impegno

dove w indica il salario reale pagato ai lavoratori ed e 2 f0; eg indica il

costo dello sforzo. Si noti che si sta assumendo che il costo dello sforzo è

alternativamente o pari a zero (no impegno) o pari ad e (costante e …sso per

tutti i lavoratori che si impegnano).

Fissiamo il seguente formalismo.

b ! indica il tasso di licenziamento per motivi diversi dall’ozio.

3
q 2 (0; 1) ! tasso di licenziamento per motivi legati all’ozio (probabilità

di essere scoperto ad oziare ed essere licenziati).

a ! probabilità che un disoccupato trovi lavoro.

Si noti che la somma b + q determina il ‡usso in uscita dall’occupazione

verso la disoccupazione, mentre il parametro a determina il ‡usso in uscita

dalla disoccupazione verso l’occupazione.

VE !indica il valore attuale di un lavoratore occupato che si impegna.

VS !indica il valore attuale di un lavoratore occupato che ozia (la lettera

S sta per "shirking").

VU !indica il valore attuale di un lavoratore disoccupato.

Si consideri VE : E’facile dare la sua de…nizione analitica. Infatti, in ogni

istante di tempo il valore di un lavoratore occupato che si impegna è dato

da:

w e b(VE VU ) (2)

dove il salario meno lo sforzo indica la funzione di utilità dell’individuo

nell’istante di tempo considerato. Allo stesso tempo però, poichè nello stesso

istante di tempo l’individuo rischia di essere licenziato con una probabilità

b il suo valore deve tenere conto di questo fatto. Per cui alla funzione di

4
utilità è necessario aggiungere il fatto che con probabilità b egli perde il suo

status ( b VE ) e con la stessa probabilità guadagna lo status di disoccupato

(+b VU ). Abbiamo quindi spiegato perchè il valore in ogni istante di tempo

è dato dall’espressione (2). Noi abbiamo de…nito VE come il valore attuale

di un individuo che si impegna. Se ogni istante di tempo questo individuo

vale quanto indicato nell’espressione (2) per ottenere il suo valore attuale

dobbiamo dividere per il tasso di sconto (si ricorda che il valore attuale di

una rendita perpetua con rata costante è dato dalla rata diviso il tasso di

sconto). Per cui, indicando con la lettera il tasso di sconto intertemporale

abbiamo:

w e b(VE VU )
VE = (3)

ovvero:

VE = w e b(VE VU ): (4a)

Replicando lo stesso ragionamento, possiamo de…nire VS come segue:

VS = w (b + q)(VS VU ): (5)

5
Si noti che in questo caso la probabilità di perdere lo status è data da

(b + q) per il fatto che questo lavoratore sta oziando.

In …ne, possiamo de…nire VU :

VU = a(VU VE ): (6)

Si noti che nella precedente espressione è considerata solo la possibilità

che il disoccupato che trova lavoro decide di impegnarsi (diventa VE e non

VS ). Il perchè di questa ipotesi sarà più chiaro tra un attimo.

2 Soluzione del modello

Cosa determina la decisione dei lavoratori riguardo al loro impegno? Per

capirlo troviamo le condizioni che fanno si che un lavoratore sia indi¤erente

tra l’impegno ed il non impegno ovvero imponiamo:

VE = VS

e capiamo quando questa condizione è veri…cata.1 In altre parole se si sup-

pone che quando VE = VS i lavoratori optano per l’impegno, imponendo

1
Questo ci spiega perchè nella eq. (6) compare solo VE :

6
questa condizione si trovano tutte le condizioni che devono essere veri…cate

a¢ nchè i lavoratori decidano di impegnarsi.

Se VE = VS allora VE = VS per cui uguagliando la relazione (4a) con

la relazione (5) si ottiene:

w e b(VE VU ) = w (b + q)(VS VU ) (7a)

poichè abbiamo imposto VE = VS ; sostituendo e facendo gli opportuni pas-

saggi otteniamo che:

e
VE VU = (8)
q

La precedente condizione deve essere veri…cata a¢ nchè i lavoratori si

impegnino. Mettiamola per un attimo da parte. Consideriamo l’eq. (6) e

sottraiamola alla (4a). Così facendo otteremo:

(VE VU ) = w e b(VE VU ) a(VE VU ): (9)

e
Poichè dalla eq. (8) sappiamo che VE VU = q
; sostituendo questo

risultato nella precedente espressione e risolvendo rispetto a w troviamo:

7
e
w = e + ( + b + a) : (10)
q

L’eq. (10) è l’equazione fondamentale del nostro modello. Essa ci dice

quanto deve essere grande il salario a¢ nchè i lavoratori decidano di impeg-

narsi sul posto di lavoro. E’opportuno fare le seguenti osservazioni.

Se:

e "=) w ": Più è grande il costo dell’impegno più deve essere alto il

salario che induce lo sforzo.

"=) w ": Più il futuro viene scontato più il salario deve essere alto.

All’individuo importa poco del futuro e molto del presente per cui gli importa

poco del fatto di perdere il lavoro e gli importa molto del costo dello sforzo.

Per avere lo sforzo bisogna pagare un salario che cresce al crescere di :

b "=) w ": Maggiore è la probabilità di essere licenziato anche qualora

ci sia impegno, maggiore deve essere il salario al …ne di avere impegno da

parte dei lavoratori.

a "=) w ": Maggiore è la probabilità di trovare un lavoro qualora si

venga licenziati, maggiore è il salario che deve essere pagato per avere lo

sforzo.

q "=) w #: Maggiore è l’intensità del controllo e quindi la probabilità di

8
essere licenziati se scoperti ad oziare, minore deve essere il salario al …ne di

avere lo sforzo da parte dei lavoratori.

3 Lo Stato Stazionario

Come abbiamo già detto, l’economia che stiamo considerando è un’economia

dinamica. Esiste uno stato stazionario di questa economia? In questo caso lo

stato stazionario è de…nito da una situazione in cui il tasso di disoccupazione

è costante. Se tale stato esiste è possibile capire quale deve esse il salario

in tale stato stazionario a¢ nchè tutti i lavoratori occupati in questo stato si

stiano impegnando. Vediamo:

8
>
>
>
> ‡usso in uscita dalla disoccupazione pari al
>
>
>
>
>
>
>
> ‡usso in entrata nella disoccupazione
>
>
<
Stato Stazionario = (quindi disoccupazione costante)
>
>
>
>
>
>
>
> +
>
>
>
>
>
>
: Non ozio
.

Si indichi con L la Forza Lavoro. Si indichi con L la quantità di occupati

9
nella singola impresa e si indichi con N il numero complessivo delle imprese.

In questo caso il numero degli occupati è dato da N L mentre il numero dei

disoccupati è dato da (L N L): Lo stato stazionario è quindi identi…cato da

questa condizione:

a (L N L) = bN L
|{z} (11)
| {z }
‡usso in uscita dalla disoccupazione ‡usso in entrata nella disoccupazione

Si noti che poichè supponiamo che nello stato stazionario ci sia non ozio

il ‡usso in uscita dalla disoccupazione dipende solo da b e non dipende da q.

Risolvendo l’eq. (11) rispetto ad a otteniamo:

bN L
a= (12)
(L N L)

Sostituendo la precedente espressione nella eq. (10) troviamo l’espressione

del salario che induce lo sforzo nel nostro stato stazionario:

L e
w =e+ + b( ) : (13)
L NL q

L
Poiché L NL
non è altro che l’inverso del tasso di disoccupazione (disoc-

L NL
cupati/forza lavoro), indicando con la lettera u = L
il tasso di disoccu-

10
1 L
pazione e ricavandone il suo inverso u
= L NL
otteniamo che:

b e
w =e+ + : (14)
u q

La precedente espressione (importantissima!!!!) è il così detto vincolo-di-

non-ozio (no-shirking-constraint NSC). Questa espressione ci dice come varia

il salario al variare della disoccupazione.

E’ importante notare che il salario si riduce al crescere della disoccu-

pazione ( @w
@u
= b qe u12 < 0): l’intuizione economica di questo risultato è cru-

ciale (anche al …ne del superamento dell’esame): al …ne di ottenere l’impegno

dei lavoratori le imprese devono pagare un certo salario w: Questo salario è

tanto più piccolo tanto più grande è il tasso di disoccupazione che caratter-

izza l’economia. quindi per pagare bassi salari ed avere contemporaneamente

l’impegno dei lavoratori è necessario avere un alto tasso di disoccupazione.

Per capire bene è interessante vedere cosa accade al salario w se la disoccu-

pazione tende a zero:

lim w ! +1: (15)


u!0

A parole: se non c’è disoccupazione non esiste un salario abbastanza alto

11
tale da indurre l’impegno dei lavoratori. Questo perchè anche se licenziati,

i lavoratori troverebbero immediatamente un altro lavoro visto che la vasca

dei disoccupati è vuota. La presenza di disoccupazione è quindi necessaria

a generare l’impegno da parte dei lavoratori (unemployment as a worker

discipline device!).

4 Ma quanta disoccupazione?

Fino ad ora abbiamo capito che la disoccupazione è necessaria per avere

l’impegno dei lavoratori. Ma cosa determina l’entità del tasso di disoccu-

pazione? L’entità del tasso di disoccupazione sarà determinata dal livello

di concorrenza che caratterizza le imprese che operano in questa economia.

Vediamo.

4.1 Il caso della concorrenza perfetta

Per capire cosa determina il tasso di disoccupazione di una economia, è op-

portuno disegnare gra…camente il salario di non ozio (l’eq. 14). Nella Figura

1 è illustrato il NSC ovvero il salario in funzione del numero di occupati.

Si noti che la relazione è crescente poiche il numero degli occupati è legato

12
Figure 1: Il vincolo di non ozio (NSC)

inversamente al tasso di disoccupazione (la disoccupazionme cresce andando

da destra verso sinistra ovvero da L verso l’origine). Quando il numero degli

occupati si avvicina ad L abbiamo zero disoccupazione e quindi il salario

diverge positivamente.

Al …ne di ottenere l’impegno dei lavoratori, il vincolo di non ozio deve

essere rispettato ovvero non è possibile stare al di sotto della curva NSC.

Si consideri adesso il lato delle imprese. I pro…tti della singola impresa

sono dati da:

13
= (ricavi totali) (costi totali): (16)

Si supponga che la funzione di produzione sia data da:

y = f (L)

dove y indica l’output prodotto da ogni impresa ed f (L) è una generica

funzione di produzione che ha le seguenti caratteristiche:

f 0 (L) > 0 (più lavoratori assumo più produco) (17)

f 00 (L) < 0 (l’incremento di output che ottengo al crescere dei lavotatori


(18)

è sempre più piccolo) (19)

Si indichi con p il prezzo dell’output y in concorrenza perfetta e si indichi

W 2
con la lettera W il salario nominale pagato ai lavoratori (w = p
). Possiamo

scrivere i pro…tti dell’impresa come:

2
Fino ad ora il nostro salario w è stato il salario reale. Adesso che abbiamo inserito i
prezzi, dobbiamo distinguere il salario reale dal salario nominale.

14
=p y W L (20)

ovvero:

= p f (L) W L: (21)

La quantità di lavoro L che massimizza i pro…tti dell’impresa è data da

quella quantità che soddisfa la seguente condizione:

@
= 0: (22)
@L

Per cui derivando la funzione del pro…tto (l’eq. 21) rispetto ad L e po-

nendola pari a zero otteniamo:

pf 0 (L) W = 0: (23)

Per cui:

W
= f 0 (L) (24)
p

ovvero

15
w = f 0 (L) (25)

Questa espressione ci da l’epressione che massimizza i pro…tti dell’impresa

quando il livello dei prezzi p è quello di concorrenza perfetta. Poichè W=p = w

nella Figura 2 possimo disegnare la precedente espressione espressa in ter-

mini di w insieme al vincolo di non ozio. Poichè noi sappiamo che f 0 (L)

ha pendenza negativa (la sua derivata f 00 (L) è negativa) troviamo una curva

inclinata negativamente che rappresenta le combinazioni di w ed L che sod-

disfano la condizione (25) ovvero massimizzano i pro…tti dell’impresa. Dalla

Figura 2 si può vedere che il livello di piena occupazione non può essere

raggiunto poiché esso non soddisfa il NSC. Il livello di occupazione mas-

simo compatibile con il NSC e che massimizza i pro…tti dell’impresa si trova

nell’intersezione tra la curva della produttività marginale del lavoro f 0 (L) e

il NSC. Abbiamo quindi trovato il livello di occupazione (e quindi di disoc-

cupazione) che caratterizza l’economia che è caratterizzata da concorrenza

perfetta. Il tasso di disoccupazione che si ricava è anche detto tasso naturale

di disoccupazione.

16
Figure 2: L’equilibrio nel mercato del lavoro con imprese che operano in
concorrenza perfetta: c’è disoccupazione

17
4.2 Il caso della concorrenza monopolistica

E’ facile vedere cosa accade al nostro livello di disoccupazione nel caso in

cui le imprese non operino in concorrenza perfetta. Nella precedente sezione

abbiamo de…nito p come il livello dei prezzi in concorrenza perfetta. Si con-

sideri adesso la possibilità che le imprese possano …ssare prezzi più alti di

quelli di concorrenza perfetta ovvero il prezzo …nale …ssato dalle imprese non

è p bensì p(1 + ) dove indica il mark-up ovvero quanto le imprese riescono

a "ricaricare" i prezzi rispetto alla concorrenza perfetta. Si noti che se =0

siamo esattamente nel caso della concorrenza perfetta.

In questo caso il salario reale è dato da:

W
w= : (26)
p(1 + )

Ooichè in concorrenza perfetta il salario reale era pari a w = W=p = f 0 (L);

rispetto alla concorrenza perfetta il salario w è pari a:

1
w = f 0 (L) : (27)
1+

In questo caso il salario reale non è più fari alla produttività marginale

del lavoro ma è dato dalla produttività marginale del lavoro diviso (1 + ):

18
Figure 3: Implicazioni della mancanza di concorrenza perfetta sul livello di
disoccupazione di equilibrio

19
Il salario reale sarà quindi solo una frazione della produttività marginale del

lavoro. Tale frazione sarà sempre più piccola al crescere di : Nella Figura

3 disegnamo la curva di domanda di lavoro nel caso di assenza di concor-

renza perfetta. E’facile vedere che maggiore è il potere di monopolio delle

imprese ( ") tanto più grande sarà il tasso di disiccupazione dell’economia.

L’intuizione economica è semplice le imprese hanno due meccanismi, colle-

gati tra di loro per indurre i lavoratori ad impegnarsi: aumentare la disoccu-

pazione ed aumentare il salario. L’aumento del salario è costoso, l’aumento

della disoccupazione no. se le imprese vogliono fare pro…tti devono tenere

bassi i salari. Per far si che i lavoratori comunque decidano di impegnarsi

sul posto di lavoro con salari bassi è necessario generare una disoccupazione

maggiore.

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