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CAP 21

CORRENTE ELETTRICA CONTINUA


- Si chiama corrente elettrica un moto ordinato di cariche elettriche
- Consideriamo una sezione trasversale S di un conduttore percorso da corrente elettrica,
aspettiamo per un intervallo di tempo 𝜟t e indichiamo con 𝜟Q la carica che oltrepassa con
un certo verso la sezione S in 𝜟t  possiamo dire quindi che l’intensità di corrente
elettrica è il rapporto tra la quantità carica che attraversa una sezione trasversale di un
conduttore e l’intervallo di tempo impiegato
i = 𝜟Q / 𝜟t
L’unità di misura è l’Ampere (A) che si ricava dalla forza che agisce tra i fili della corrente
- Il verso della corrente elettrica è quello in cui si muovono le cariche positive (lacune) di
conseguenza il verso convenzionale della corrente elettrica è quello che fa passare da punti
a potenziale più alto verso punti a potenziale più basso (da sinistra verso destra)
- Una corrente si dice continua quando la sua intensità non cambia nel tempo

GENERATORE IDEALE DI TENSIONE CONTINUA


Si chiama GENERATORE IDEALE DI TENSIONE CONTINUA un dispositivo capace di mantenere tra i
suoi capi una differenza di potenziale costante, per un tempo indeterminato e qualunque sia la
corrente di cui è attraversato (es la Pila che preleva le cariche positive dal polo – dove il potenziale
è più basso e le porta nel polo + dove il potenziale è più alto, le cariche poi scendono creando
corrente)

CIRCUITI ELETTRICI
Un circuito è un insieme di conduttori connessi tra loro e collegati ad un generatore
- Se la serie dei conduttori non è interrotta, il circuito si dice chiuso e in esso passa corrente
elettrica
- Se la serie è interrotta, il circuito si dice aperto e in esso non passa corrente
- Un circuito è formato da una pila e 3 conduttori che sono una lampadina e 2 fili di rame

COLLEGAMENTO IN SERIE
Più conduttori sono legati in serie se sono posti in successione tra loro, in essi passa la stessa
corrente

COLLEGAMENTO IN PARALLELO
Più conduttori sono legati in parallelo se hanno i primi terminali connessi tra loro e i secondi
connessi tra loro. Essi hanno la stessa differenza di potenziale

LA PRIMA LEGGE DI OHM


- Ohm verificò che esiste una grande classe di conduttori (come i metalli, le soluzioni acide)
dove la curva caratteristica dei conduttori è una retta passante per l’origine, da qui il nome
di conduttori ohmici
- La prima legge di Ohm afferma che nei conduttori ohmici l’intensità di corrente è
direttamente proporzionale alla differenza di potenziale applicata ai loro capi
i = 𝜟V / R
- R si chiama resistenza elettrica e si misura in Volt / Ampere ovvero in Ohm 𝜴
RESISTORI
Si chiama resistore un componente dei circuiti elettrici che segue la prima legge di Ohm
- La Resistenza è una caratteristica dei resistori

RESISTORI EQUIVALENTI
- Si chiama resistore equivalente della rete di resistori quella di un singolo resistore che,
sottoposto alla stessa differenza di potenziale 𝜟V che assumono i terminali della rete,
assorbe dal generatore la stessa corrente elettrica
Req = 𝜟V / ieq

RESISTORI IN SERIE
- Considero un circuito formato da una pila e da 2 resistori di resistenze R1 e R2 in serie tra
loro e con la pila
Per definizione, l’intensità i della corrente che passa nel circuito deve essere la stessa se si
sostituiscono i 2 resistori con il resistore equivalente [i eq (serie) = i]
Invece la differenza di potenziale 𝜟V tra i poli del generatore è la somma delle differenze di
potenziale 𝜟V1 e 𝜟V2 a cui sono sottoposti il primo e secondo resistore [𝜟V = 𝜟V1 + 𝜟V2]
Per la prima legge di Ohm 𝜟V1 = R1 x i 𝜟V2 = R2 x i
Da qui si ottiene che 𝜟V = R1 x i + R2 x i = (R1 + R2) x i
Dalla formula Req = 𝜟V / ieq sostituisco 𝜟V = R1 x i + R2 x i = (R1 + R2) x i
Si arriva alla formula finale che è Req = R1 + R2
 La resistenza equivalente in SERIE di n resistori posti in serie è uguale alla somma delle
resistenze dei singoli resistori: Req = R1 + R2 + … + Rn

RESISTORI IN PARALLELO
- Considero un circuito costituito da una pila e da 2 resistori, di resistenze R1 e R2, collegati
in parallelo tra loro
L’intensità i della corrente rilasciata dal generatore è uguale alla somma delle intensità i1 e
i2 delle correnti che attraversano i 2 resistori, tuttavia è anche uguale all’intensità i eq della
corrente che attraversa il resistore equivalente [ieq (parallelo) = i]
I 2 resistori sono sottoposti alla stessa differenza di potenziale 𝜟V, quindi per la legge di
Ohm i1 = 𝜟V / R1 i2 = 𝜟V / R2
Sostituendo le formule ieq (parallelo) = i e i1 = 𝜟V / R1 i2 = 𝜟V / R2 nella formula Req = 𝜟V /
ieq, riscritta come 1 / Req = ieq / 𝜟V
Si ottiene: 1 / Req = 1 / 𝜟V x (i1 + i2) = 1 / 𝜟V x 𝜟V / R1 + 𝜟V / R2) = 1 / 𝜟V x (1 / R1 + 1 / R2)
x 𝜟V = 1 / R1 + 1 / R2
 Se si hanno n resistori collegati in PARALLELO, l’inverso della loro resistenza
equivalente Req è uguale alla somma degli inversi delle resistenze dei singoli resistori:
1 / Req = 1 / R1 + 1 / R2 + … + 1 / Rn

LE LEGGI DI KIRCHHOFF
- Un nodo è un punto in cui convergono tre o più conduttori
- Ciascuno dei conduttori che congiungono 2 nodi costituisce un ramo
- Due o più rami che hanno estremi comuni, ovvero che connettono i 2 stessi nodi formando
un tratto chiuso del circuito, costituiscono una maglia

LA LEGGE DEI NODI


La prima legge di Kirchhoff, o legge dei nodi, stabilisce che la somma delle intensità delle correnti
entranti in un nodo è uguale alla somma delle intensità delle correnti uscenti
i 3 = i1 + i2
La prima legge di Kirchhoff è una conseguenza del principio di conservazione della carica elettrica

LA LEGGE DELLE MAGLIE


La seconda legge di Kirchhoff, o legge delle maglie, afferma che la somma algebrica delle
differenze di potenziale che si incontrano percorrendo una maglia è uguale a zero.
- Una carica q che percorre l’intera maglia ha la stessa energia potenziale che aveva all’inizio
quindi la seconda legge di Kirchhoff è un’espressione del principio di conservazione
dell’energia

EFFETTO JOULE: TRASFORMAZIONE DI ENERGIA ELETTRICA IN ENERGIA INTERNA


La trasformazione di energia (potenziale) elettrica in energia interna si chiama effetto Joule

LA POTENZA DISSIPATA PER EFFETTO JOULE


In un resistore percorso da corrente, la potenza dissipata per effetto Joule esprime la rapidità con
cui l’energia elettrica è trasformata in energia interna del resistore
P = R x i alla seconda (unità di misura è il Watt)
La potenza dissipata è direttamente proporzionale alla resistenza e al quadrato della corrente
elettrica

DIMOSTRAZIONE DELLA POTENZA DISSIPATA


Considero un resistore di resistenza R percorso da una corrente di intensità costante i
Agli estremi A e B del resistore il potenziale elettrico ha i valori Va e Vb. Supponendo che la
corrente scorre da A a B ovvero il potenziale è maggiore in A e minore in B
In un intervallo di tempo 𝜟t fluisce una carica  q = i x 𝜟t
Ed è la quantità di carica che entra nel conduttore per l’estremo A ed esce contemporaneamente
dal conduttore per l’estremo B
Quando q va da un punto a potenziale Va a un puinto a potenziale Vb, il campo elettrico compie
un lavoro W = q x (Va – Vb) = i x 𝜟t (Va – Vb)
In un conduttore, il lavoro del campo elettrico misura quanta energia potenziale elettrica è
trasformata in energia interna. Quindi la potenza dissipata è il rapporto tra il W e 𝜟t
P = W / 𝜟t = i 𝜟t (Va-Vb) / 𝜟t = i (Va – Vb)
Indicando con 𝜟V la differenza di potenziale (in valore assoluto) si può scrivere P = i x 𝜟V
Nel caso di un conduttore ohmico si può anche scrivere 𝜟V = R x i
Che sostituendo darà P = i x 𝜟V = i x (R x i) = R x i alla seconda

POTENZA DI UN GENERATORE IDEALE


La potenza P dissipata dal conduttore deve essere uguale alla potenza Pg erogata dal generatore:
Pg = P  Pg = i x 𝜟V

LA CONSERVAZIONE DELL’ENERGIA NELL’EFFETTO JOULE


Joule verificò sperimentalmente che l’energia elettrica ceduta dalla corrente nel tempo 𝜟t, (W = P
x 𝜟t = R x i alla seconda x 𝜟t) è uguale all’energia assorbita dall’acqua (con calore specifico c) cioè
uguale a: W = c x m x 𝜟T
Questo esperimento confermo come per i fenomeni elettrici vale il principio di conservazione
dell’energia totale, infatti tutta l’energia elettrica spesa dal generatore per far circolare la corrente
elettrica i durante un intervallo di tempo 𝜟t si ritrova come aumento di energia interna dell’acqua
LA FORZA ELETTROMOTRICE E LA RESISTENZA INTERNA DI UN GENERATORE DI TENSIONE
Chiamiamo Wg il lavoro compiuto dal generatore per spostare una carica positiva q dal polo – al
polo +
La Forza elettromotrice fem di un generatore è il rapporto tra il lavoro Wg che esso compie per
spostare al suo interno una carica positiva q dal polo – al polo + e la carica q stessa:
fem = Wg / q (unità di misura e il joule / coulomb ovvero il volt) (V)

LA RESISTENZA INTERNA
Vuol dire che il generatore può fornire al circuito esterno un ‘energia potenziale minore, quindi il
“dislivello elettrico” si riduce. Per descrivere questa diminuzione di tensione la possiamo associare
alla resistenza interna del generatore (r)
La resistenza interna misura l’impedimento al moto delle cariche che si ha all’interno del
generatore

IL GENERATORE REALE DI TENSIONE


Il generatore ideale di tensione viene descritto come un generatore ideale con forza
elettromotrice fem, posto in serie ad una resistenza interna r.
Qui 𝜟V = fem

MISURAZIONE DELLA FORZA ELETTROMOTRICE E DELLA RESISTENZA INTERNA


La forza si misura con un elettrometro e la formula della resistenza interna è è r=fem/icc

CAP 22
VELOCITà DI DERIVA DEGLI ELETTRONI
Si definisce velocità di deriva Vd il modulo della velocità media degli elettroni di conduzione di un
metallo

LA SECONDA LEGGE DI OHM E LA RESISTIVITà


Afferma che la resistenza R di un filo conduttore è direttamente proporzionale alla sua lunghezza
l e inversamente proporzionale alla sua area trasversale A:

R = p x l / A. (Unità di misura è l’Ohm) e per p si intende la resistività (ohm x m)


Conoscendo la resistività possiamo dire se un certo materiale è un buon conduttore o un buon
isolante, i buoni conduttori hanno resistività che va da 10 alla meno 8 a 10 alla meno 5 Ohm

APPLICAZIONI DELLA SECONDA LEGGE DI OHM


Dalla seconda legge di Ohm osserviamo che un filo più lungo ha resistenza > di un filo della stessa
sezione, dello stesso materiale, alla stessa temperatura ma più corto. Se R1 è la resistenza di
lunghezza l1 e R2 quella del filo di lunghezza l2, quando resistività e area sono uguali per entrambi
i fili vale questa relazione: R1/R2 = l1/l2

IL POTENZIOMETRO E IL RESISTORE VARIABILE


Si può affermare che il resistore variabile (vedere foglio pag. 831) viene utilizzato come
potenziometro, o partitore di tensione.
CARICA DI UN CONDENSATRORE
Considero un circuito in cui sono collegati in serie un generatore di tensione con una certa fem., un
resistore di resistenza R, un condensatore con capacità C e un interruttore i, dico la resistenza
interna del generatore la trascuro in modo tale che la differenza di potenziale 𝜟V ai poli del
generatore = fem.
All’inizio il condensatore è carico e quindi è facile portare cariche sul condensatore, poi le cariche
che si trovano sulle armature respingono le cariche dello stesso segno che provengono dal
generatore, quindi il flusso delle cariche all’interno del circuito prosegue meno rapidamente fino a
che si annulla del tutto.
La formula matematica che definisce il valore della corrente i in funzione del tempo t: i= (fem / R) x
e alla meno t / R x C
E è il numero di Nepero= 2,718
RC è il tempo caratteristico che misura quanto rapidamente il condensatore di capacità C si
carica/scarica attraverso il resistore di resistenza R
Normalmente si considera che il processo di carica del condensatore sia determinato dopo un
tempo t = 5RC

Wc = ½ Q x fem
W g = Q x fem
Quindi Wc = ½ Wg

Se utilizziamo un condensatore per immagazzinare una determinata quantità di energia potenziale


elettrica, nel processo di carica ne viene dissipata una quantità 0 che fa aumentare l’energia
interna degli elementi del circuito e dell’ambiente

SCARICA DI UN CONDENSATRORE
Se dal condensatore carico togliamo dal circuito il generatore si crea una corrente che passa
attraverso il resistore e scarica il condensatore e alla fine del processo di scarica, l’energia che era
immagazzinata nel condensatore viene dissipata tutta nella resistenza tramite l’effetto joule
La formula matematica è i= - (fem / R) x e alla meno t / R x C

LA CARICA ELETTRICA DEL CONDENSATORE IN FUNZIONE DEL TEMPO


CON UN PROCESSO DI CARICA: Q(t) = C x fem (1 – e alla meno t/RC)
CON UN PROCESSO DI SCARICA: Q(t) = C x fem x e alla meno t/RC

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