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Perissinotto 3 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
AVVERTENZA
Alessandro Perissinotto
Perissinotto 4 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
INDICE
INTRODUZIONE .............................................................................................................. 5
PARTE PRIMA: La trama. ................................................................................................. 8
1.1 La trama: un concetto ambiguo ............................................................................. 8
1.2 Lo strutturalismo ....................................................................................................13
1.3 I motivi .....................................................................................................................15
1.4 Intreccio e fabula ....................................................................................................18
1.5 La madre di tutte le strutture: Propp e la “Morfologia della fiaba” ..............23
1.6 L’oggetto di valore ..................................................................................................34
1.7 Gli attanti..................................................................................................................37
1.8 Un modello universale: Greimas e il programma narrativo ...........................39
1.9 Il voler-fare, il saper-fare e il poter-fare: la teoria delle modalità ..................45
PARTE SECONDA: Il mondo possibile del racconto. ..............................................49
2.1 Nonna Papera può cucinare il tacchino? I mondi possibili ............................49
2.2 Mi credi se ti dico che…? Il contratto di veridizione. .....................................55
2.3 La coerenza narrativa .............................................................................................60
2.4 Diegesi e mimesi .....................................................................................................67
2.5 Perché Marcel non è Proust: il narratore. ..........................................................68
2.6 Guardare con gli occhi degli altri: il punto di vista. .........................................78
2.7 Come scegliere il narratore e il punto di vista? .................................................82
2.7.1 Il narratore extradiegetico onnisciente. .....................................................82
2.7.2 Narratore omodiegetico o autodiegetico. .................................................84
2.7.3 Altre possibilità ..............................................................................................87
PARTE TERZA: Il discorso. ...........................................................................................93
3.1 Oltre la trama c’è di più (ancora su Roland Barthes).......................................93
3.1.1 Nuclei e catalisi ..............................................................................................95
3.1.2 Indizi e informanti ........................................................................................98
3.1.3 Accelerazioni e frenate: questioni di ritmo. .......................................... 100
3.1.4 Sorprese e previsioni ................................................................................. 102
3.2 Siamo uomini o attanti: la fisionomia del personaggio ................................ 107
3.2.1 La psicologia del personaggio .................................................................. 110
3.2.2 Il personaggio e la società ......................................................................... 111
3.2.3 Il personaggio e il linguaggio ................................................................... 114
3.3 Il personaggio Tempo......................................................................................... 126
3.3.1 Strategie di rappresentazione del tempo ................................................ 126
3.3.2 Rappresentare la simultaneità .................................................................. 137
Appendice .......................................................................................................................... 143
Bibliografia 153
Perissinotto 5 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
INTRODUZIONE
Cos’è la narratologia?
La narratologia, o semiotica della narrazione, è la disciplina
che studia il modo e il motivo per cui i romanzi, i racconti, le
fiabe ma anche i film e le opere teatrali, prendono una certa
forma; in altre parole, studia come sono fatte le narrazioni a
prescindere, per quanto possibile, da ciò che contengono.
Nell’ottica di uno studio narratologico, un racconto è, prima di
tutto, il prodotto di un dispositivo comunicativo, di una sorta di
macchina per generare storie; quello che interessa al narratolo-
go non è il racconto in sé, ma la macchina che lo ha creato: egli
studia il prodotto per risalire al processo. Al chi si occupa di
narratologia, non importa molto che il racconto parli d’amore
piuttosto che di guerra o che serva per esprimere una condizio-
ne esistenziale piuttosto che per vendere una bibita, così come
egli non trova rilevante il fatto che il testo sia “bello” o “brut-
to”, “letterario” o “prosaico”: semmai valuterà se esso è “effica-
ce”, cioè se il dispositivo comunicativo ha funzionato bene in
relazione ai compiti che il sistema culturale gli aveva affidato.
Se ho detto che la narratologia è una “disciplina” e non ho
utilizzato il termine “scienza” è perché non intendo dare l’idea
che lo studio dei processi narrativi possa dare risultati univoci
come quelli che ci forniscono le scienze esatte: alla domanda
“come funziona una narrazione?” si possono dare decine di ri-
sposte diverse a seconda degli aspetti che si prendono in consi-
derazione, perché, fortunatamente, le narrazioni non sono ridu-
cibili a semplici preparati di laboratorio.
Perissinotto 6 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
1
Per la verità si tratta di un racconto che è effettivamente apparso a pun-
tate nell’agosto 2000 su Torinosette supplemento settimanale del quotidiano La
Stampa.
Perissinotto 8 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
Drin, drin.
Rispondo al telefono.
«Ciao» dice la voce all’altro capo del filo, «sono Gabriele, co-
me va?»
È un po’ che non ci sentiamo. Ci scambiamo qualche saluto e
qualche notizia, poi lui arriva al sodo:
«È per il consueto racconto estivo, quello che esce a puntate
nel mese d’agosto: avresti voglia di scriverlo tu?»
«Certo.»
«Benissimo. Naturalmente dovrà essere un poliziesco, d’altra
parte tu sei un giallista, no?»
«Quante puntate?»
«Sei. 3000 battute ogni puntata.»
«Quanto tempo ho?» chiedo io un po’ preoccupato.
«Tre settimane.»
Definiamo ancora alcuni aspetti, velocemente, poi ci salutia-
mo.
Io resto lì, con tre settimane di tempo, una decina di cartelle
da scrivere e una domanda che mi gira per la testa: che cosa scri-
vo?
Mi serve una storia, cioè mi serve una trama.
Il maresciallo Gotti si reca sul luogo del delitto, scatta delle fo-
to e fa recuperare il cadavere.
Esaminando le foto, Gotti scopre che sul volto della vittima
c’erano i segni del casco, ma, al momento del ritrovamento, il
casco era legato alla bicicletta: questo insospettisce il marescial-
lo.
Gotti si reca nuovamente sul luogo del delitto e scopre le trac-
ce di un’altra bicicletta passata di lì più o meno nello stesso mo-
mento di quella del medico. Scopre inoltre una chiave inglese nel
punto esatto dove la vittima è precipitata.
Il maresciallo va dal gommista locale e chiede se, recentemen-
te, ha montato gomme da bicicletta con un battistrada simile a
quello che ha lasciato le tracce sul sentiero: quello risponde che a
montarle è stato il figlio, che però ha lasciato il paese per andare
a Milano.
Gotti si insospettisce, ma il figlio del gommista gli telefona e
gli dice di aver montato quelle gomme proprio sulla bici del dot-
tor Pagani.
L’aiutante di Gotti scopre che, la sera prima di morire, il dot-
tor Pagani ha cenato nella solita trattoria e lì ha chiacchierato
con uno sconosciuto.
Basandosi sulle indicazioni del figlio del gommista, Gotti capi-
sce che vi è stato uno scambio di biciclette e che quella trovata
accanto al cadavere è la bici dell’assassino.
Grazie al numero di matricola riportato sul telaio della biciclet-
ta dell’assassino, Gotti risale al suo nome.
Gotti fa arrestare l’assassino, lo interroga e ne ottiene una
confessione.
Ecco la trama.
1.2 Lo strutturalismo
In questo libro, lo abbiamo detto e lo diremo ancora, voglia-
mo parlare solo di quegli approcci teorici al testo che si rivelano
di immediata utilità nel mestiere del narrare, a costo di rinuncia-
re a fornire una visione storicizzata della narratologia. Se dun-
que accenniamo allo strutturalismo, non è tanto per contestua-
lizzare le varie teorie che l’hanno seguito o ancor meno perché
esso, negli anni Sessanta-Settanta, ha rappresentato un fenome-
no “alla moda” («Son pallidi nei visi e hanno deboli sorrisi solo
se si parla di strutturalismo» cantava Francesco Guccini in Via
Paolo Fabbri 43 riferendosi agli intellettuali); lo facciamo perché
gli strutturalisti sono stati i primi ad ipotizzare che esistessero
regole compositive comuni alla base dei vari racconti. E sono
proprio queste regole condivise tra le varie narrazioni ad auto-
rizzarci a parlare di narratologia e di tecniche della narrazione.
Una tecnica è una sorta di esperienza codificata e riutilizzabile;
che si tratti di tecnica casearia, di tecnica pittorica, o di tecnica
amatoria, essa assume significato sole se, una volta appresa, io la
posso utilizzare per fare un’altra forma di formaggio, per dipin-
gere un altro quadro o per concludere con soddisfazione un
nuovo incontro amoroso: se ogni racconto fosse un’entità a sé,
Perissinotto 14 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
se non avesse nulla in comune con gli altri, le tecniche della nar-
razione non potrebbero essere riutilizzabili e quindi non sareb-
bero tecniche.
In Introduzione all’analisi strutturale dei racconti, Roland Barthes
scrive:
i Formalisti russi, Propp, Lévi-Strauss ci hanno insegnato a indi-
viduare il seguente dilemma: o il racconto è un semplice sproloquio
di eventi (ed in questo caso è impossibile parlarne se non facendo
riferimento all’arte, al talento o al genio dell’autore - tutte forme mi-
tiche del caso), oppure esso possiede in comune con altri racconti
una struttura accessibile all’analisi, per quanta pazienza sia necessa-
rio impiegare per enunciarla; giacché esiste un abisso tra l’aleatorietà
più complessa e la combinatoria più semplice e nessuno può conge-
gnare un racconto senza riferirsi a un sistema implicito di unità e di
regole.2
L’idea di fondo dello strutturalismo è quella di trovare un
modello attraverso il quale descrivere il funzionamento di tutte
le narrazioni, senza naturalmente dimenticare che ogni racconto
ha comunque delle caratteristiche specifiche, delle particolarità
che gli sono proprie. In pratica, è un po’ come se immaginassi-
mo l’esistenza di un unico scheletro narrativo che i vari autori
rivestono di parole, situazione e personaggi diversi, da cui la
maggiore o minore piacevolezza di questo o quel racconto; per
fare un paragone neanche troppo distante dalla realtà, possiamo
dire che, secondo lo strutturalismo, le cose funzionano come
una stessa fiaba raccontata da persone diverse: a seconda dei va-
ri affabulatori avremo storie più o meno avvincenti, più o meno
vivaci, ma la vicenda raccontata sarà sempre la stessa.
L’obiettivo degli strutturalisti è dunque quello di individuare il
L’analisi strutturale del racconto, Bompiani, Milano 1969, p. 8 (ed. or. 1966).
Perissinotto 15 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
1.3 I motivi
In forme diverse, abbiamo più volte ripetuto che la semiolo-
gia, ed in particolare lo strutturalismo, rivolge la sua attenzione
alle strutture profonde della narrazione e bada alle cose che ac-
3 R. Barthes, cit., p. 9.
Perissinotto 16 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
4 A.N. Veselovskij, Poetica storica, Edizioni e/o, Roma 1981, p. 200 (ed. or.
1940 ma 1897-1906)
Perissinotto 18 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
5B. Tomaševskij, Teoria della letteratura, Feltrinelli, Milano 1978 (ed. or.
1928)
6 R. Rutelli, Semiotica (e)semplificata, Liguori, Napoli 2003, p. 376.
Perissinotto 20 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
6 – 7 – 8 - 9- 10 -11 – 12 – 13 – 15 – 3 – 4 – 5 – 14 – 1 – 2
Posso quindi dire di aver intrecciato tra loro i motivi e di aver
creato appunto l’intreccio: la strutturazione letteraria degli avvenimenti
nell’opera si chiama intreccio7. In altre parole, l’intreccio è la trama
di una narrazione i cui eventi sono disposti nell’ordine arbitrario, magari
non cronologico, deciso dall’autore8.
Ed ecco la rappresentazione schematica dell’intreccio:
motivi 6 7 8 9 10 11 12 13 15 3 4 5 14 1 2
tempi giovedì venerdì sabato merc. giovedì ven. un
ore 11-18 sera mattino anno
prima
Quando Gotti uscì dalla caserma [tempo dei fatti = T0] era l'ora dell'aperiti-
vo e la via principale era piena di torinesi in vacanza che ogni dieci metri
scambiavano un cenno di saluto con qualcuno; per undici mesi ognuno di
loro aveva ripetuto [rievocazione di fatti accaduti prima dell’inizio del racconto = ana-
lessi = T0-x]: «Basta, io a Montenevoso non ci vado più, ti sembra di essere a
Torino, ci incontri le stesse persone»; ma poi, ad agosto, si erano ritrovati
tutti. A quel pensiero, Teo Gotti sorrise tra sé sereno, ignaro della svolta che
avrebbe preso la vicenda di lì a poco [anticipazione su fatti che accadranno in un
tempo successivo = prolessi = T+y].
11 V.Ja. Propp, Morfologia della fiaba, Einaudi, Torino 1966, p. 29 (ed. or.
1928)
Perissinotto 25 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
13 Ibid.
14 Ibid.
15 V. Ja. Propp, cit., p. 28
Perissinotto 27 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
nel tranello
8a. danneggiamento (X) -
l’antagonista areca danno o me-
nomazione a uno dei membri
della famiglia dell’eroe
8b. mancanza (x) – a uno dei Alla morte del padre, Ce-
membri della famiglia manca nerentola si trova sola con la
qualcosa o viene il desiderio di matrigna che la priva di ogni
qualcosa affetto, dunque ella sente la
mancanza degli affetti.
9 momento di connessione (Y) – il Il principe annuncia il ballo
danneggiamento o la mancanza nel quale cercherà moglie e in
vengono resi noti quel momento Cenerentola
prende coscienza della pro-
pria mancanza.
10. reazione dell’eroe (W) Cenerentola chiede di po-
ter andare al ballo
11. partenza
12. l’eroe è messo alla prova dal
donatore (D) – (es. una fata chie-
de all’eroina un gesto caritate-
vole prima di concederle il do-
no magico)
13. risposta dell’eroe al donatore
(E) - l’eroe reagisce all’operato
del futuro donatore (es. l’eroina
accetta di sorgere il compito ca-
ritatevole)
14. conseguimento del mezzo ma- Cenerentola ottiene dalla
gico (Z) – il mezzo magico per- fata gli abiti e la carrozza per
viene in possesso dell’eroe andare al ballo.
Perissinotto 29 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
1991.
Perissinotto 40 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
Devo creare una trama, cioè devo scegliere due attanti, il Sog-
getto e l’anti-Soggetto e stabilire, per ognuno di loro, un pro-
gramma narrativo di base.
Perissinotto 44 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
Un lettore”
Milano 1993
Perissinotto 56 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
24 Una di queste è rappresentata dal film Dal tramonto all’alba (regia di Ro-
driguez, USA 1996), che basa tutto il suo fascino sull’infrazione del patto fin-
zionale che avviene a metà della narrazione: per i primi 40 minuti crediamo
infatti che si tratti di una storia poliziesca (e la presenza di Tarantino quale
interprete del personaggio di uno dei due rapinatori rafforza questa ipotesi);
all’improvviso invece, una cameriera si trasforma in vampiro e, da quel mo-
mento in poi, il mondo possibile del film muta radicalmente.
Perissinotto 57 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
dre in figlio, che avevano sempre avuto barche sull’acqua, e delle te-
gole al sole.27
Anche qui, la prima cosa che Verga ci dà in pasto è il tipo di
universo entro il quale si muovono i suoi personaggi; ci sono
nomi di luoghi notoriamente reali (Trezza e Aci Castello), c’è un
soprannome plausibile (Malavoglia), c’è persino un cognome
(Toscano) iscritto nel libro della parrocchia, cioè all’anagrafe: in
definitiva, c’è tutto quello che serve a farci credere che la storia
narrata potrebbe essere reale. Assegnati questi punti di riferi-
mento, noi sappiamo come muoverci nella narrazione e sappia-
mo che se il protagonista del Neuromante di Gibson connette di-
rettamente alla Rete il proprio sistema nervoso non dobbiamo
sorprenderci, mentre se lo fa padron ‘Ntoni è meglio preoccu-
parsi.
Torniamo al nostro caso concreto.
Prima ancora di stabilire come consegnare al lettore il mondo
possibile della mia storia, devo decidere qual è quel mondo. Mi
hanno richiesto un racconto poliziesco, ma nessuno mi ha imposto
l’ambientazione spazio-temporale; ovviamente, per ottemperare
a quest’obbligo minimo, devo scegliere un mondo dove vi siano
leggi da infrangere, qualcuno che le infranga e qualcuno che le
faccia rispettare, per il resto posso scegliere tra presente, passa-
to, futuro, tra uomini, animali parlanti, marziani ecc.
Opto per la soluzione più banale: un mondo possibile simile a
quello di oggi sulla Terra, anzi in Italia, con la sola differenza che
nel mio vi è un paese chiamato “Montenevoso”, un maresciallo
chiamato Gotti, un carabiniere di nome Ferrero, ecc., tutti ele-
menti che nel mondo reale potrebbero esistere oppure no.
Fatta questa scelta, il contratto di veridizione si stipula quasi
da sé: introduco nelle prime righe qualcuno che chiama i carabi-
nieri (il che fa comprendere che siamo in Italia) con un telefonino
(e il lettore capisce che ci collochiamo più o meno tra il 1988 e i
28 U. Eco, Sei passeggiate nei boschi narrativi, Bompiani, Milano 1994, p 92.
Perissinotto 62 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
NARRATORE AUTODIEGETICO
Mi chiamo Eva, che vuole dire vita, secondo un libro che mia
madre consultò per scegliermi il nome. Sono nata nell’ultima stanza
di una casa buia e sono cresciuta fra mobili antichi, libri in latino e
mummie, ma questo non mi ha resa malinconica, perché sono ve-
nuta al mondo con un soffio di foresta nella memoria.31
Eva Luna racconta la storia di cui ella stessa è protagonista.
NARRATORE EXTRADIGETICO
Il convento era situato (e la fabbrica ne sussiste tuttavia) al di
fuori, e in faccia all'entrata della terra, con di mezzo la strada che da
Lecco conduce a Bergamo. Il cielo era tutto sereno, di mano in ma-
NARRATORE PERSONIFICATO
- Ma perché si prendeva tanto pensiero di Lucia? E perché, al
primo avviso, s'era mosso con tanta sollecitudine, come a una
chiamata del padre provinciale? E chi era questo padre Cristoforo? -
Bisogna soddisfare a tutte queste domande.33
Il narratore (extradiegetico) dei Promessi Sposi assomiglia a una
persona che, nel raccontare la storia, dialoga con il lettore, ne
ascolta le domande e fornisce risposte.
NARRATORE IMPERSONALE
Infine, cediamo anche noi, per un po’, alla tentazione dei bio-
grafismo. Se è vero che il narratore non è mai l’autore, che il
Marcel della Recherche non è Proust, è anche vero che spesso lo
scrittore crea, nel narratore, un proprio alter ego. In base al rap-
porto con l’autore, il narratore può quindi essere:
somigliante all’autore: quando le affermazioni e i com-
portamenti del narratore potrebbero essere condivisi
dall’autore;
contrastante con l’autore: quando il narratore si distin-
gue nettamente da ciò che l’autore è o pensa (es. un nar-
ratore maschile creato da un’autrice donna).
è evidente che il problema del rapporto autore-narratore si
pone soprattutto quando quest’ultimo è personificato.
NARRATORE CONTRASTANTE
Sono un polizia. Potrebbe sembrare un’affermazione insolita – o
un’insolita costruzione. Ma è un nostro comune modo di dire. Tra
noi non diremmo mai sono un poliziotto, o sono una poliziotta, o
sono un agente di polizia. Diciamo solo sono un polizia. Sono un
polizia. Sono un polizia e il mio nome è detective Mike Hoolihan. E
sono una donna, per di più.40
Martin Amis, autore di sesso maschile, utilizza un narratore di
sesso femminile.
Concludiamo questo paragrafo con una considerazione im-
portante: non è assolutamente necessario che il narratore resti
costante per tutto il racconto; possiamo avere storie raccontate
or. 1997).
Perissinotto 80 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
dio alla psico-analisi. […] Le pubblico per vendetta e spero gli di-
spiaccia.44
Ecco che tutto, narratore compreso, si spiega e si giustifica:
Zeno scrive perché il suo psicanalista lo invita a farlo, noi pos-
siamo entrare in contatto con il narratore perché le sue parole
sono state pubblicate e superano così l’abisso temporale che se-
para il 1916 (data dell’ultima annotazione di Zeno) in cui egli di-
ce “adesso”, dal nostro “adesso” di lettori. È tutto falso, perché
è Svevo a scrivere e non Zeno, ed è lo stesso Svevo a pubblicare
e non il Dottor S; ma al tempo stesso è tutto verosimile e tutto
legittimato: il narratore autodiegetico ha bisogno di legittima-
zione non tanto per ciò che attiene alla conoscenza dei fatti,
quanto piuttosto per ciò che riguarda la possibilità di parlare al
lettore.
quella che corre lungo la sponda opposta del fiume. È che mi scoc-
cia che la pompa della benzina si sia rotta di nuovo, dopo che io
Federico Crosetti, re dei meccanici di Sarzana e di tutta la provincia
di Massa e Carrara, l’ho già riparata due volte. Adesso prendo i ferri
e la sistemo definitivamente.
Dopo quaranta minuti di sosta in quella stazioncina sperduta, il controllore
si è degnato di darci qualche informazione. Ha parlato di un guasto sulla linea
e di un percorso alternativo; poi il treno si è mosso ed effettivamente, traballando
sugli scambi, ha imboccato una via diversa da quella che fa di solito, una via che
segue anch’essa il fiume, ma dall’altra parte. Meno male che adesso sta correndo
a tutta velocità.
Abbiamo così risolto il problema di informare il lettore circa
le cose che Federico non può conoscere e, al tempo stesso, non
abbiamo rinunciato ad esporre, senza mediazioni, la voce e i
pensieri dello stesso Federico.
Il ricorso al narratore multiplo può poi prevedere un alternar-
si di narratore interno e di narratore esterno più o meno onni-
sciente. Ad esempio, possiamo fingere che un narratore extra-
diegetico personificato trovi il diario di un personaggio e che
intercali le proprie considerazioni con le pagine del diario (che
invece riportano direttamente la narrazione del personaggio);
oppure possiamo ricorrere alle varie forme del romanzo episto-
lare.
Alle opportunità offerte dal moltiplicarsi dei narratori, si ag-
giungono quelle che ci vengono fornite dal moltiplicarsi dei
punti di vista (vedi 2.6); possiamo cioè conservare un narratore
esterno e onnisciente, che però si cala profondamente nel punto
di vista dei vari personaggi fin quasi ad annullarsi in loro. Perché
questo avvenga, è necessario utilizzare dei moduli stilistici che
riducano l’impatto del narratore nel discorso. Infatti, se noi uti-
lizziamo una formula tradizionale come il discorso diretto legato
o il discorso indiretto legato, la voce di chi narra si sovreppone
in modo fin troppo pesante alla voce dei personaggi. Riscrivia-
Perissinotto 90 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
p. 13.
Perissinotto 91 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
to il tempo appare tre volte: come tempo della fabula, tempo del di-
scorso e tempo della lettura.50
Ecco un esempio.
«Alleluia Ferrero, ti davo per disperso, stavo per chiamare i carabi-
nieri.»
«Mi dispiace maresciallo, ma trovare notizie su Pagani è stata un'im-
presa: sembra che non parlasse con nessuno, che non vedesse nessuno…»
«Nessuno che sia addolorato per la sua morte?»
Gli attanti non sono attori e non sono nemmeno personaggi, so-
no ruoli narrativi, sono posizioni mutuamente definite che riman-
gono stabili indipendentemente dalle figure concrete che le occupa-
no.55
Un’adozione troppo rigida di questi ed altri assunti teorici po-
trebbe indurci a credere che per fare una buona storia sia suffi-
ciente disporre in successione delle azioni senza curarsi della
personalità di chi queste azioni le vuole, le svolge, le subisce
ecc., senza cioè curarsi della fisionomia del personaggio: le cose
avvengono perché devono avvenire, perché è nella logica del
racconto che si passi da una situazione di separazione
dall’oggetto di valore ad una situazione di congiunzione. Ma una
storia di questo tipo difficilmente risulterebbe “buona” e coin-
volgente; come lettori avremmo l’impressione che manchi qual-
che cosa: l’umanità. Il mondo possibile del racconto deve sem-
pre essere popolato da esseri umani (anche quando sono animali
senzienti, come nel Libro della Giungla di Kipling, o computer
pensanti come in 2001 Odissea nello spazio di Kubrik) e non da
attanti che sono lì solo per svolgere azioni preordinate. In fon-
do, non sono i fatti in sé a rivestire interesse per il lettore, bensì
le conseguenze che quei fatti determinano per le vite dei perso-
naggi. L’immedesimazione, che è uno dei piaceri della lettura,
scatta nel momento in cui ci riconosciamo nei personaggi, poi-
ché solo così noi proviamo le emozioni, i dolori o le paure che
l’autore vuole trasmettere. Lo scrittore non ci trasferisce i suoi
sentimenti, ma ci aiuta a riprendere dentro di noi i nostri senti-
menti; il dolore che proviamo di fronte alla narrazione di un
evento drammatico non è il dolore dell’autore, bensì il ricordo
di un nostro dolore o l’immaginazione del dolore che noi prove-
remmo in quella situazione. Ma se in quella situazione non c’è
55 v. par. 1.7
Perissinotto 109 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
60
Alcune delle riflessioni che seguono si trovano sviluppate in
modo più approfondito in: A. Perissinotto, Lingua e dialetto nel
personaggio della memoria, in G. Bottiroli (a cura di) Problemi del per-
sonaggio, Bergamo University Press, Bergamo 2001.
Perissinotto 115 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
Seconda tappa
Dalla maestra Prospera imparavamo l’alfabeto e i numeri, e l’uso
di certe parole come “spaziosa”, “chicchi”, imposte e altre finezze
della lingua scritta.62
semiproibite nelle doline, nei boij, nei pozoni (o nelle tampe come
si dice da me), di sassaiole con le bande rivali, di improbabili
competizioni sportive. Più importante è una singolare concor-
danza di scelte linguistiche tra il cantore di Malo e quello di Pa-
vana. Anche qui esiste un Guccini uno, personaggio della me-
moria, e un Guccini tre, filologo e osservatore, anzi osservatore
in quanto filologo poiché fatti e personaggi osservati sono, an-
cora una volta, plasmati dal linguaggio. Più sfumato, quasi as-
sente, il Guccini due, il personaggio dell’oggi, il personaggio del-
la lingua standard parlata (mentre il filologo appartiene alla
lingua scritta).
Eccoli l’uno e il tre:
Mio zio Enrico, il fratello minore di mio nonno Pietro, veniva
abitualmente chiamato Nerico, con metàtesi dialettale curiosamente
usata solo se lo nominavamo in italiano; in dialetto invece lo chia-
mavamo Merigo.66
C’è il personaggio della memoria che storpia i nomi e c’è
l’osservatore esterno, quasi un narratore extradiegetico tanta è la
differenza tra il codice suo e quello del bambino, che parla di
metatèsi. E tutto il testo è disseminato di solecismi, dialettalismi,
di parole marcate da un’epìtesi tipicamente toscana (filme, cognac-
che, ecc.), di agglutinazioni tese a riprodurre le forme del parlato
familiare e che, non a caso, colpiscono soprattutto i nomi di pa-
renti (Ziarina, Nonnamaria); insomma, di tutte quelle varianti lin-
guistiche che già abbiamo esaminato a proposito di Meneghello.
E anche qui le varianti sono sorvegliate e segnalate come tali dal
personaggio scrittore, che, anche qui, si incarica di redigere note
etimologiche di palese inutilità lessicale, ma di straordinario ef-
fetto nella definizione dei ruoli dei vari personaggi.
Ramona
Co na palanca se va in mona.
Mi pareva una bella canzone, un po’ triste con quel richiamo alla
rovina economica che capita fatalmente a chi non possiede altro che
dieci centesimi: una cosa ovvia in fondo, ma molto ben detta. Pen-
savo che sarebbe piaciuta alla mamma, ma invece non le piacque af-
fatto.68
che (es. 12 luglio 1998). Questo non significa che esso non sia col-
locato in un tempo, poiché, come abbiamo detto precedentemen-
te, gli effetti di realtà che definiscono il mondo possibile entro
cui si svolge la storia (telefoni cellulari, moto, mountain bike,
ecc.), danno, seppure in modo vago, un’idea dell’epoca storica
(con l’approssimazione di più o meno un decennio) in cui i perso-
naggi si muovono. La scelta di evitare una datazione precisa è, in
questo caso, legata alla forma editoriale con la quale il racconto
si è presentato: pubblicato a puntate su un quotidiano, esso do-
veva dare l’impressione di essere attuale (non per nulla è am-
bientato durante le vacanze ed è uscito nel mese d’agosto), senza
però confondersi con le pagine di cronaca.
71 Per una più ampia trattazione sulle infrazioni allo sviluppo naturale del
racconto nel tempo si veda: Gérard Genette, Figure III, Einaudi, Torino 1976
(ed. or. 1972).
Perissinotto 133 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
cit fixé tout ce qu’il camoufle ou qu’il tait, tout ce récit fondamental
dans lequel baigne notre vie entière. (...) Les techniques traditio-
nelles du récit sont incapables d’intégrer tous les nouveaux rapports
survenus. Il en résulte un perpétuel malaise; il nous est impossible
d’ordonner dan notre conscience, toutes les informations qui
l’assaillent, parce que nous manquons des outils adéquats. La re-
cherche de nouvelles formes romanesques dont le pouvoir
d’intégration soit plus grand, joue donc un triple rôle par rapport à
la conscience que nous avons du réel, de dénonciation,
d’exploration et d’adaptation.74
[L’utilizzo di forme di romanzo differenti rivela quanto vi è di
contingente in quella cui siamo abituati, la smaschera, ce ne libera,
ci permette di ritrovare, di là da questo racconto prefissato, tutto ciò
che esso camuffa o che tace, tutto quel racconto fondamentale in
cui la nostra intera vita è immersa. (…) Le tecniche tradizionali del
racconto sono incapaci di integrare tutti i nuovi rapporti che si sono
venuti ad aggiungere. Ne consegue un continuo disagio; ci risulta
impossibile ordinare, nella nostra coscienza, tutte le informazioni
che ad essa danno l’assalto, dal momento che manchiamo di stru-
menti adeguati. La ricerca di nuove forme di romanzo il cui potere
di integrazione sia maggiore gioca dunque un triplo ruolo nella co-
gnizione che noi abbiamo del reale, un ruolo di denuncia, di esplo-
razione e di adattamento.]
Questa denuncia dell’inadeguatezza delle forme narrative tra-
dizionali e quest’appello per la ricerca di un racconto che sappia
superare i limiti tecnici classici per meglio esprimere la realtà po-
trebbe mostrare un legame troppo debole con il problema della
rappresentazione della contemporaneità di eventi se non sapes-
simo che una delle più ardite sperimentazioni di Butor riguarda
proprio la simultaneità. Con l’utilizzo di formati tipografici più
grandi, egli realizza pagine di romanzo opportunamente allarga-
te dove, su colonne affiancate, ospita la sincronia di diversi av-
venimenti concomitanti. Purtroppo, l’esperimento di Butor mo-
Tonio, Ger-
vaso, Agnese Menico La gente
Renzo,
Lucia
10 nov. 2-Tonio e 3- Agnese 13 - Il gruppo dei bravi
ore 18.50 Gervaso distrae Per- penetra in casa di Lucia
entrano petua e la e la perquisisce.
nella cano- allontana
nica
10 nov. 5-Renzo e 4- Agnese e
ore 18.51 Lucia rag- Perpetua
giungono i continuano
testimoni e a parlare
insieme
salgono le
scale
10 nov. 6-Tonio e
ore 18.52 Gervaso
entrano
nello studio
di don Ab-
bondio.
Pagamento
del debito,
restituzione
del pegno,
ricevuta.
Perissinotto 141 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
Appendice
PRIMA PUNTATA
«Buon giorno, forse non dovrei telefonare a voi, forse dovrei chia-
mare il soccorso alpino, non lo so, ma sono così agitata...»
In effetti, la voce femminile che il carabiniere scelto Antonio Ferre-
ro sentiva dall'altra parte del filo sembrava la materializzazione stessa
dell'ansia.
«...è che qui c'è un morto, o almeno a me sembra morto, ma lo ve-
diamo solo da lontano, io sono con un’amica alle Rocce Nere, dove
c'è la palestra di arrampicata; il morto invece è in fondo al vallone,
credo che sia caduto con la mountain-bike dal sentiero della cresta.»
«Se la sente di rimanere lì finché arriviamo sul posto?» le chiese
Ferrero.
«Certo, aspetto qui, ma arrivate presto.»
Il carabiniere si fece ancora lasciare il numero del cellulare della
donna, poi si recò nell'ufficio del suo superiore.
«Maresciallo, un altro incidente con la mountain-bike.»
«Grave?»
«A l'ha lasaje le piume.»
«Traduzione?»
«È deceduto. È successo vicino alle Rocce Nere. Chiamo il soccor-
so alpino?»
«Prima andiamo a vedere noi.»
«Attrezzatura fuori ordinanza?»
«Naturalmente Ferrero, attrezzatura fuori ordinanza.»
Gli occhi del giovane carabiniere si illuminarono e il maresciallo
Gotti si chiese se Ferrero non lo considerasse una specie di capo dei
boy scout, ma poi decise di fregarsene: lì, a Montenevoso, la gerarchia
aveva contorni molto sfumati.
Perissinotto 144 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE
Fine 1a puntata
SECONDA PUNTATA
«Ferrero, prepara la corda che mi calo e vado a fotografare il cor-
po». Dopo qualche istante, le due ragazze che avevano dato l'allarme
poterono vedere il maresciallo Gotti scendere a grandi balzi lungo la
Perissinotto 145 GLI ATTREZZI DEL NARRATORE