MEYER
Orville Meyer
Telepatia
In Azione
di
Orville Meyer
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© 1961 Orville Meyer
© 2019 edizione italiana a cura di Matteo Filippini
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Orville Meyer
Buona lettura,
Matteo Filippini
Cremona, giugno 2019
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Capitolo 1
LA MENTE È POTENTE!
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Capitolo 2
IL NUMERO: INTRODUZIONE
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“ utti sanno che la mente è un grande e fertile campo
per l’immaginazione, che possiede molti punti di forza e
diversi livelli. Nella mente possiamo custodire odio,
malizia, amore, paura, simpatia, gentilezza così come
qualsiasi altra emozione e c’è la possibilità di proiettare tutto
ciò nella mente degli altri. La prima parte del mio discorso è
chiara a tutti ma, quando dico che si può fare in modo che
gli altri sentano le nostre vibrazioni mentali, ciò lascia un
po’ perplessi. È questa capacita di proiettare, talvolta
chiamata telepatia, che permette alla mente di un oratore di
raggiungere la mente degli ascoltatori, portandoli ad agire
secondo le suggestioni date.
Non esistono due menti uguali. Vi sono così tante differenze
e sfumature di opinioni, così tanti sono gli anfratti più
nascosti della mente che sarebbe impossibile passarli tutti in
rassegna. Ma dietro a tutto ciò giacciono dei principi
fondamentali, principi che determinano e danno forma ai
nostri pensieri. È un campo piuttosto complesso, ancor
poco esplorato e, come dicevo, qualche volta lo si definisce
come telepatia mentale. Ho verificato l’esistenza di tale
telepatia, lanciando una suggestione mentale ad un’altra
mente, ad una distanza di circa quindici/venticinque metri.
Le mie suggestioni mentali sono state immediatamente
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5 NdC - Personalmente utilizzo una decina di persone. Mi è anche capitato di lavorare con un
numero minore di spettatori in base alle circostanze. Per esperienza personale, consiglio di
coinvolgere almeno 7/8 spettatori.
6NdC - I tempi sono cambiati rispetto alla fine degli anni ‘50 (periodo in cui si esibiva Meyer). In
più occasioni ho coinvolto anche delle ragazze o donne, senza particolari problemi.
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7 NdC - Per ‘forza’ penso che Meyer si riferisca all’utilizzo di modi piuttosto duri. Ognuno dei
volontari va trattato con grande cortesia (come dovrebbe essere per qualsiasi esperimento mentale in
cui si coinvolgono uno o più spettatori), un bel sorriso stampato in faccia e un clima di complicità.
8 NdC - Ciò è di assoluta importanza! Specificate fin da subito a tutti i partecipanti che il loro aiuto
è di grande importanza. Questo è possibile grazie soprattutto ad un testo assolutamente chiaro.
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9 NdC - Altra importante sottigliezza. Le persone del gruppo più empatiche e collaborative
cercheranno davvero di fare/farvi fare bella figura. Se dite qualcosa come ‘purtroppo tali esperimenti
non funzionano con ogni tipo di mente ... vi sono menti più sensibili e ricettive, altre un po’ più chiuse e
resilienti ... con questo test iniziale andremo a fare una prima importante selezione tra questi nostri
amici’ vedrete che una gran parte delle persone coinvolte faranno di tutto per apparire speciali
(‘sensibili e ricettive’) agli occhi di tutto il pubblico, cercando di essere collaborative al massimo.
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Capitolo 3
La Chiave
10NdC - Ciò che Meyer chiama armonia, può essere tranquillamente definito pure con ‘complicità’;
con l’esperienza capirete come creare tale complicità con ognuno dei vostri aiutanti. Abbiamo già
visto come sia importante far presente che l’aiuto dei volontari è determinante. Specifichiamolo
sempre nel nostro testo.
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11NdC - L’approccio quasi ‘accademico’ di Meyer lo porta a chiamare ‘allievi’ gli spettatori
coinvolti nel numero. Personalmente non utilizzo tale approccio, in quanto voglio che il tutto resti
sempre e comunque intrattenimento. A voi la scelta.
12NdC - Il mio consiglio è quello di utilizzare un microfono a gelato per l’esecuzione di TIA. Nel
caso in cui abbiate un microfono ad archetto, potreste spegnere per un istante il microfono, mentre
dite ciò che dovete agli assistenti sul palco. Come dice Meyer, se qualcuno delle prime file dovesse
sentire comunque quanto dite, non è un grosso problema.
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15NdC - Anche queste precisazioni sono molto importanti per la riuscita degli esperimenti ed in un
certo modo giustificano l’eventuale mancata risposta da parte di qualcuno dei volontari. Allo stesso
tempo continuano a ‘sollecitare’ gli spettatori sul palco a rispondere velocemente.
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Capitolo 4
IL NUMERO continua
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16 NdC - Meyer consiglia di trovare il vostro testo e non posso che essere d’accordo. Tuttavia vi
invito a fare attenzione a come egli gestisce i vari toni di voce in base a cosa si vuole che senta anche
il resto del pubblico o meno. Nell’esempio sopra riportato vi sono due punti in cui il performer
abbassa il tono di voce per parlare con il solo volontario. Il primo quando si dice “Si è staccata con
facilità, vero? Non si è attaccata?”. Questo momento è molto importante, soprattutto quando si dice
“Non si è attaccata?”. Proprio in questo frangente state dando un comando suggestivo nascosto allo
spettatore ... gli state indirettamente chiedendo di immaginare che, nel corso del prossimo
tentativo, lasci che la sua mano si attacchi al palmo della vostra. Il tutto sarà ancora più chiaro
quando direte “Ora (detto a voce bassa) pensa a cosa voglio tu faccia, (a voce piu alta) PROVA a
togliere la tua mano dalla mia”; il “pensa a cosa voglio tu faccia” va detto con una certa enfasi,
guardando lo spettatore intensamente negli occhi, magari accennando ad un sorriso.
17NdC - Anche se la guardia non va mai abbassata per tutto il corso del numero, vi renderete conto
che la cosa più complessa è dare inizio al tutto. Vedrete che gli esperimenti a seguire saranno
progressivamente più ‘semplici’, quasi come se si innescasse una sorta di suggestione collettiva.
Provare per credere!
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fargli cambiare idea in modo che dica ciò che voglio che
dica. Posso continuare con ulteriori domande preliminari,
come sopra, in modo da cementare una certa confidenza
quindi, per finire, dirgli lentamente e in modo rilevante:
“Ok, ora di che colore è la tua cravatta?”18. Ed ecco che la
risposta è “Rossa” (o un qualsiasi altro colore che non sia
marrone). Naturalmente tali risposte saranno solitamente
accompagnate da un sorrisetto19. Questo va bene visto che
sorrisi, sorrisetti e risate non stanno a rivelare nulla; essi
dimostrano soltanto che non si sta usando nulla di simile
all’ipnosi. E lasciate che vi dica che, nonostante molti degli
esperimenti a seguire possono ricordare da vicino quelli
impiegati in uno spettacolo di ipnosi, non dovrete mai
imitare l’attitudine di un ipnotista e neppure utilizzare
nessuno dei suoi tradizionali gesti o manierismi20. Piuttosto
parlerete ripetutamente di ‘lanciare delle suggestioni
mentali’, complimentandovi21 di continuo con i vostri
18NdC - È molto importante, dopo le domande preliminari, porre particolare enfasi sulla parola
ORA, quando si chiede “Ed ora di che colore è la tua cravatta?”. Quella semplice parola (“ora”) fa
capire al soggetto che adesso deve rispondere un colore differente!
19NdC - confermo, spesso i volontari fanno un sorrisetto ma ciò non ha nessun effetto negativo agli
occhi del pubblico.
20NdC - Meyer insiste più volte sul fatto di non far nessun tipo di riferimento all’ipnosi nonostante
molti degli stunt ricordino da vicino gli spettacoli di ipnosi da scena. Mi trovo d’accordo con il suo
pensiero e tornerò a parlare di tale argomento e delle relative motivazioni nel mio saggio in
appendice.
21 NdC - Di fondamentale importanza è complimentarsi di continuo con i volontari che si
impegnano, dando vita al vero e proprio spettacolo. Queste lusinghe spingeranno tutti gli spettatori
in scena a fare del loro meglio!
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22 NdC - Meyer dice di provare a ‘trasferire mentalmente’ le idee al volontario; penso che,
nonostante possa sembrare perlomeno bizzarro, sia importante provare a trasmettere davvero
telepaticamente le informazioni. Ciò permette di raggiungere un grado di credibilità tale che, unito
al testo che usate (di grande importanza), si riesca davvero a condizionare/suggestionare i volontari
a rispondere ai vostri comandi.
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23NdC - Ed aggiungerei che i volontari che restano in scena, solitamente, si guarderanno bene dal
non seguire le vostre direttive e suggestioni, con il rischio di sembrare ‘stupidi’. Sono molto sottili le
molteplici dinamiche psicologiche che entrano in gioco nel corso del numero; difficili da fissare su
carta ma (vi garantisco) appariranno sempre più chiare esibizione dopo esibizione.
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Capitolo 5
Test Avanzati
24 NdC - Ovviamente andrebbero scelte le persone che meglio hanno risposto ai test preliminari.
25 NdC - Personalmente non ho mai chiesto ai volontari di allontanarsi di qualche metro.
Probabilmente Meyer ha deciso di adottare questa ‘pantomima’ per allontanare dal pubblico l’idea
che possa bisbigliare qualcosa al volontario. Dal mio punto di vista, è sufficiente stare a poca
distanza, mostrando chiaramente che non state dando nessun tipo di istruzione segreta al vostro
aiutante.
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27NdC - A volte, per sottolineare ulteriormente la cosa, schiocco le dita come a rimuovere la
suggestione dalla mente del volontario.
28 NdC - Ciò, come abbiamo gia visto, è possibile grazie al testo utilizzato. La ‘formula’ rimane
sempre la stessa: una prima domanda (“riesci a vedere la moneta?”) ed una seconda domanda (“ed
ORA riesci a vedere la moneta?”). Con la giusta autorità non è escluso che alcuni dei volontari
subiscano davvero la suggestione, ma anche nel caso in cui il volontario decida semplicemente di
‘giocare con voi’, divenendo un istant stooge (complice istantaneo), il risultato agli occhi del
pubblico non cambia di una virgola.
29NdC - Personalmente non amo assolutamente fare dei test in cui si accenna a dolore fisico o cose
del genere. Il massimo a cui mi spingo è suggestionare che la moneta diventi calda o fredda tanto da
non poter esser tenuta nella mano.
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30 NdC - Attenzione a cosa chiedete di mettere in bocca ai vostri spettatori ... avversione al fumo di
sigaretta, intolleranze alimentari di varia natura, diete prive di zuccheri ecc. possono
compromettere tutto ciò che avete costruito fino ad ora!
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32 NdC - Ad ogni test concluso con successo, chiedete sempre un grande applauso per le persone che
vi stanno dando una mano in scena. Il più delle volte i volontari, anche se non suggestionati affatto,
non riveleranno mai al resto del pubblico cosa sia veramente successo. Ciò farà in modo che
l’illusione continui ben oltre la fine dello spettacolo.
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Capitolo 6
Test ‘Sfacciati’
33NdC - Preferisco qualcosa di più ‘sobrio’ rispetto a belle ragazze o parate militari. Intendo
appunto mani incollate o cose del genere. Vi sono in commercio molteplici testi dedicati all’ipnosi
da scena (ad esempio lo splendido Encyclopedia Of Stage Hypnosis di Ormond McGill) che possono
darvi molte idee in fatto di stunt del genere.
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Capitolo 7
CLIMAX
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Capitolo 8
Riflessioni
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George Lyman era un uomo molto avanti con gli anni che
ancora si sentiva giovane nella mente e nello spirito. Ciò
che la psicologia ha fatto per lui, lo può sicuramente fare
per voi.
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Capitolo 9
Al Dimostratore
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Capitolo 10
Test Aggiuntivi
L’acqua fa ubriacare
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Capitolo 11
Conclusione
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IMMAGINA!
Un numero senza attrezzature ...
Nulla da trasportare ...
Nessun compare o assistente ...
Nessuna preparazione ...
Niente abilità particolari ...
Praticamente nulla da memorizzare ...
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IL CONTESTO E LE PREMESSE
Per contesto non intendo solamente la location dove
mettere in scena il numero. Per ‘contesto e premesse’
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CONOSCENZA ED AUTORITÀ
Come già detto, tra le varie cose che Meyer ritiene
necessarie per il performer, vi è “una particolare
comprensione della natura umana e della psicologia”. Qui
si torna a ciò che dicevo poco fa: la creazione di premesse
che fin da subito rendano terribilmente affascinante ciò che
si sta per fare.
Pensateci; sto raccontando al pubblico che sono un esperto
di psicologia e di natura/comportamento umano e che, in
veste di mentalista, so come portare alcuni volontari a
compiere delle cose incredibili! Ovviamente, come già
detto, buona parte del pubblico (se il nostro testo sarà
chiaro e pregno della giusta convinzione) inizia proprio ora
ad esser ‘vittima’ della suggestione.
Ma veniamo alla prima parola di questo secondo step:
conoscenza. La pubblicità di TIA recita ‘nessuna
preparazione o nessuna abilità particolare richiesta’ ma in
realtà il performer dovrebbe aver letto molto circa la
psicologia e la natura umana (chiunque voglia fare
mentalismo dovrebbe ...). Ovviamente non c’è bisogno di
essere laureati in psicologia. Vi sono libri e riviste destinate
al pubblico ‘profano’ che possono aiutarci ad approfondire
non poco la psiche, le manie, le aspettative, i desideri, i
tratti distintivi del genere umano. Le stesse letture che
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ESPERIENZE E CONSIGLI
Non vi nascondo che la prima volta che decisi di mettere in
scena TIA ero dannatamente preoccupato. Le domande
che mi ronzavano in testa erano ‘E se non funziona? E se
perdo il controllo della situazione?’ ed altre della stessa
natura.
In realtà il primo grande ‘out’ che dovrebbe farci stare
tranquilli è proprio il fatto che il più delle volte non c’è
bisogno che i vari aiutanti facciano esattamente ciò che
avevamo in mente o ci eravamo preposti. La cosa veramente
importante è che ‘ricevano’ le vostre suggestioni e che
facciano ‘qualcosa’. Che vi sia perciò una reazione ai vostri
‘stimoli verbali’.
Ovviamente ci vuole coraggio e sfrontatezza. TIA non è
cosa per tutti, sia chiaro. Lo scrive più volte lo stesso Meyer
e lo sa bene chiunque lo abbia mai eseguito di fronte ad un
pubblico.
Un consiglio, oltre a possedere un buon set di palle in
acciaio inossidabile, è quello che darei per qualsiasi numero
che abbia a che fare con la suggestione: credere fermamente
che ciò che si sta tentando funzionerà senza indugi - quello
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