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CAPITOLO II
CAPITOLO II
1. Generalità
Il rame è impiegato essenzialmente nel campo della bassa tensione, sotto forma
di filo pieno o di corda. Le applicazioni del filo pieno sono limitate a conduttori di
sezione inferiore a 10 mm2, adottando per le sezioni maggiori i conduttori cordati a 7,
19 o 37 fili; le corde presentano, rispetto al filo, una maggiore flessibilità, con
conseguente maggiore facilità di stendimento e di montaggio.
- II/3 -
1 I conduttori di una linea aerea, per le sollecitazione a cui sono sottoposti, si dispongono tra due
sostegni successivi non lungo una linea retta, ma secondo una linea che prende il nome di catenaria. La
freccia è la distanza PQ tra un generico punto P della linea retta che congiunge gli attacchi del conduttore
ai due sostegni ed il punto Q del conduttore individuato dalla verticale passante per il punto P.
- II/4 -
2.3 Isolatori
Ceramica Vetro
Caratteristica
Porcellana Ricotto Temprato
Permittività relativa
(20°C e 50 Hz) 6 7,5 7,5
Rigidità dielettrica
[kV/m] 170 230 230
Densità
[kg/m3] 2,4 2,5 2,5
Sollecitazione a rottura
[MPa] 30 20 150
Modulo di elasticità
[MPa] 77000 74000 72000
Coefficiente di
dilatazione lineare 5,5 10-6 9 10-6 9,1 10-6
[K-1]
- II/6 -
È degli ultimi anni, infine, l'uso di materiali compositi nella costruzione degli
isolatori.
Nel gergo usuale gli isolatori vengono divisi in due categorie:
• isolatori rigidi;
• isolatori sospesi.
Gli isolatori rigidi hanno come limite di applicazione quello della media
tensione. Essi sono, a loro volta, suddivisi in ulteriori due categorie: gli isolatori rigidi
per tensioni fino a 1 kV e quelli per tensioni superiori a 1 kV.
Gli isolatori rigidi fino a 1 kV (fig.II.1 a), che sono caratterizzati dalla presenza
di un unico pezzo di materiale isolante, sono di forma a campana; nella parte superiore
sono presenti due scanalature che servono per il fissaggio del conduttore.
a) b)
Fig. II.1 – Isolatori rigidi: a) per tensione fino a 1 kV; b) per tensione superiore a 1 kV.
con una sola unità base, si possono isolare linee a tensione differente, variando
unicamente il numero di isolatori messi in serie.
2.4 Sostegni
3. Linee in cavo
spazi ionizzabili e quindi provocherebbero una rapida degradazione elettrica del cavo)
si ottiene il materiale isolante migliore.
Gli isolanti estrusi principalmente impiegati sono il PVC (policloruro di vinile),
il PE (polietilene) e suoi derivati, l’EPR (gomma etilenpropilenica) e la gomma butilica.
Si tratta di materiali isolanti che si presentano compatti e omogenei, in
contrapposizione alla carta impregnata che costituisce un isolante stratificato e non
omogeneo, perchè composto da due diversi materiali (carta ed impregnante).
È interessante confrontare il comportamento dei diversi isolanti estrusi, per i
diversi livelli di tensione, tenendo presente le seguenti fondamentali proprietà: rigidità
dielettrica, perdite dielettriche (tgδ) e resistenza alle scariche parziali.
Il PVC ha una rigidità dielettrica bassa e perdite eccessive, che ne rendono
sconsigliabile l’impiego per tensioni maggiori di 10-15 kV. Ha una ottima resistenza
alle scariche superficiali.
Il PE è un materiale eccellente per quanto riguarda la rigidità dielettrica e le
perdite dielettriche, appena accettabile per quanto riguarda la resistenza alle scariche
parziali. Si ossida, però, rapidamente, è infiammabile e poco igroscopico.
Tra i materiali derivati dal polietilene il PE reticolato (PR) è assai interessante,
per le sue proprietà termiche, migliori di quelle del PE.
Tra le gomme sintetiche le proprietà migliori sono quelle della gomma
etilenpropilenica (EPR) che, infatti, presenta un sempre più largo impiego. Ha alta
rigidità dielettrica, perdite dielettriche un po’ elevate, anche se decisamente inferiori a
quelle del PVC, una eccellente resistenza alle scariche parziali ed alle intemperie.
La gomma butilica non ha né sufficiente rigidità dielettrica né sufficiente
resistenza alle scariche parziali per poterne allargare il campo di impiego oltre la media
tensione.
I materiali più largamente impiegati per le guaine sono il piombo e il PVC;
come detto in precedenza, può essere usato l'alluminio nei cavi con conduttori di
alluminio.
Nel seguito, verranno dapprima descritti i cavi in carta impregnata, poi quelli ad
olio fluido e, infine, quelli isolati con isolante estruso. Verrà, poi, affrontato il problema
della designazione dei cavi in media e bassa tensione.
Una volta costituita quella che prende il nome di anima del cavo (insieme del
conduttore e della nastratura di carta di cui sopra), si procede in maniera diversa a
seconda che il cavo è unipolare o tripolare.
Se il cavo è unipolare, la fase della nastratura della carta è esaurita.
Se il cavo è tripolare le tre anime vengono cordate insieme, con l'accortezza di
occupare tutti gli inevitabili spazi che si vengono a creare con ulteriore materiale
isolante: insieme alle tre anime viene, cioè, cordato anche un materiale isolante
riempitivo (carta o anche iuta), particolarmente molle; durante la cordatura, questo
materiale viene compresso dalle tre anime e , quindi, occupa tutti gli spazi vuoti
presenti tra le stesse.
Attorno alle tre anime così cordate si fascia, poi, la cosiddetta cintura, che è
costituita da una nastratura di carta di spessore identico a quello della carta che
circonda il singolo conduttore.
A questo punto, anche per il cavo tripolare la fase della nastratura della carta si
può ritenere esaurita. Si deve, adesso, passare alla fase dell'impregnamento della carta.
L'anima di un cavo unipolare o le tre anime cordate e fasciate dalla cintura nel
caso di cavo tripolare vengono immerse in una vasca, ermeticamente chiusa, in cui
viene praticato il vuoto ed in cui viene in primo luogo eseguito un processo di
essiccamento. Viene, poi, introdotto nella vasca l'olio isolante destinato
all'impregnamento e data pressione in maniera tale che l'olio isolante penetri
nell'interno della carta fino ad impregnarla completamente.
Il cavo, tolto dalla vasca, passa, poi, in una macchina che provvede alla
copertura dell'isolante mediante una guaina in genere di piombo.
Al cavo, molto spesso, oltre alla guaina viene aggiunto anche un ulteriore
rivestimento esterno che serve sia per protezione contro contatti accidentali, per es.
colpi di piccone che possono capitare durante l'esercizio del cavo, sia per aumentarne la
resistenza meccanica, ad esempio quando il cavo deve essere posato in un fondo
sottomarino. Il rivestimento esterno, in genere costituito da eliche di acciaio in doppio
strato, viene inserito dopo aver messo attorno alla guaina metallica uno strato di juta
catramata.
Dopo aver analizzato le tecniche di realizzazione dei cavi in carta impregnata è
interessante soffermarsi sulle sollecitazioni di natura elettrica che si possono generare
in essi; queste sollecitazioni sono differenti a seconda che si tratti di cavo unipolare o
tripolare.
In un cavo unipolare, stante la simmetria, il campo elettrico avrà la direzione del
raggio del conduttore (fig. II.5a), per cui la carta sarà sollecitata, punto per punto, in
direzione normale alla stessa; poichè la carta resiste bene a sollecitazioni del campo
elettrico ad essa normali, ne consegue che essa viene bene utilizzata. Per quanto
riguarda i problemi connessi al campo magnetico, vi è da osservare che la corrente che
circola nel conduttore induce correnti parassite nella guaina metallica: queste correnti
sono, però, di limitata entità essendo limitato il valore del flusso sostenuto dalla
corrente che circola nel conduttore per l'elevato valore della riluttanza del piombo;
correnti parassite circoleranno anche nella eventuale fasciatura di acciaio: essendo la
riluttanza dello acciaio molto inferiore rispetto a quella del piombo, per limitarne il
valore è necessario che le due nastrature di acciaio siano avvolte in verso opposto.
- II/13 -
a)Conduttore Schermo
b)
a)
Linea equipoten
Schermo
Durante l'esercizio si ha che il cavo, per effetto delle perdite che si verificano
nello stesso, si riscalda, subendo un aumento di temperatura che, a sua volta, comporta
una variazione di volume di tutte le parti che lo costituiscono: il rame, la carta, l'olio
minerale che costituisce l'isolante e il piombo. È evidente che ciascuna parte si dilaterà
in modo differente, in dipendenza delle proprie caratteristiche.
In particolare, all'aumento di volume che subisce la miscela isolante nell'interno
del cavo non si accompagna un corrispondente aumento di volume della guaina
metallica con la conseguenza che, essendo maggiore l'aumento di volume della miscela,
quest'ultima esercita una pressione continua sulla guaina metallica. Sfortunatamente, il
piombo è un materiale che per effetto di tale sollecitazione meccanica si dilata
permanentemente per cui, quando la temperatura, per effetto di una riduzione delle
perdite, tende a diminuire e con essa tende a ridursi il volume di miscela isolante, non
fa altrettanto il piombo che rimane parzialmente dilatato e, quindi, non esercita più
quell’azione di compressione sulla miscela necessaria a far sì che quest'ultima rientri
omogeneamente all'interno della carta: si creano, pertanto, dei punti non adeguatamente
dotati di miscela isolante in cui la resistenza all'azione del campo elettrico è inferiore a
quella che si aveva precedentemente, con pericolo di scariche localizzate, soprattutto
nel caso di tensioni di esercizio particolarmente elevate. È questo il principale motivo
per cui si passa dai cavi in carta impregnata a quelli ad olio fluido.
3.2.2 Cavo ad olio fluido
Nei cavi ad olio fluido (fig.II.6) si superano i problemi dei cavi in carta
impregnata dotando il cavo di canali interni in cui l'olio può espandersi a piacimento
senza esercitare pressione sulla guaina di piombo; questi canali sono collegati a serbatoi
di olio fluido posti alle estremità del cavo che svolgono una funzione di volano durante
le variazioni di volume dell'olio stesso e che lo mantengono in pressione. La esistenza
di tali serbatoi rende possibile l'impiego di un olio dotato di particolari caratteristiche di
fluidità, capace, cioè, di espandersi e contrarsi con faciltà al variare delle perdite e,
quindi, della temperatura.
Fig. II.6 – Cavo unipolare ad olio fluido a pressione interna: A = spirale di acciaio; C =
conduttore in rame; Ca = canale centrale di espansione dell’olio; F =
nastratura in acciaio; G = guaina di piombo; GP = guaina di protezione; Is
= isolante; SC = carta semiconduttrice.
Il cavo riportato nella fig.II.6 è detto, per ovvi motivi, a pressione interna d’olio
per distinguerlo da quelli a pressione esterna, di cui la fig. II.7 è un esempio. Le tre
anime del cavo sono inserite all’interno di un tubo di acciaio, in cui è presente olio a 15
bar di pressione.
- II/15 -
Fig. II.7 – Cavo tripolare ad olio fluido a pressione esterna: A = anima di rame; Is =
isolante; FG = fili di scorrimento; T = tubo di acciaio.
I cavi ad olio fluido trovano impiego per tensioni che arrivano fino a 400 kV. In
luogo dell’olio si può impiegare anche un gas in pressione, in particolare l’azoto; i cavi
a pressione di gas trovano impiego per tensioni che arrivano fino a 275 kV.
3.2.3 Cavo in isolante estruso
Nella fig.II.8 sono riportati, a titolo di esempio, alcuni tipi di cavi isolati con
isolante estruso. Le singole parti costituenti si possono facilmente giustificare in base a
tutto quanto detto in precedenza.
Cavo BT
Corda rigida di
rame stagnato
Guaina di PVC Gomma butilica
Cavo MT
corda rigida di rame
stagnato
gomma etilenpropilenica
Schermatura in fili
Guaina di PVC di rame intrecciati
Nastro semiconduttore
Strato semiconduttore
Gomma etilenpropilenica
Fig. II.10 – Esempi di cavi isolati in isolante estruso per bassa tensione, per media
tensione e per alta tensione.
• i cavi per media tensione tripolari ad elica visibile isolati con gomma
etilenpropilenica ad alto modulo elastico, schermati, sotto guaina di PVC (sigla:
RG7H1RX 12/20 kV);
esempio di designazione: CAVO 3 x (1 x 120) RG7H1RX 12/2O kV.
• i cavi per media tensione unipolari isolati con gomma etilenpropilenica ad alto
modulo elastico, schermati, sotto guaina di PVC (sigla: RG7H1R 12/20 kV);
esempio di designazione: CAVO 1 x 630 RG7H1R 12/2O kV.
• cavi per bassa tensione quadripolari, con tre anime di fase di alluminio e conduttore
di neutro concentrico di rame, isolati con gomma etilenpropilenica ad alto modulo
elastico, sotto guaina di PVC (sigla: ARG7OCR 0,6/l kV);
esempio di designazione: CAVO 3 x 150 + 50C ARG7OCR 0,6/l kV.
• i cavi per bassa tensione bipolari, con anima e conduttore di neutro concentrico di
rame, isolati con gomma etilenpropilenica ad alto modulo elastico, sotto guaina di
PVC (sigle: UG7OCR 0,6/l kV e RG7OCR 0,6/l kV);
esempio di designazione: CAVO 1 x 16 + 16C RG7CR 0,6/lkV.
- II/18 -
I circuiti equivalenti delle linee elettriche si differenziano a seconda del tipo di linea
preso in esame ed a seconda delle condizioni di funzionamento che si vogliono
analizzare. Allo studio dei vari circuiti equivalenti di una linea è necessario premettere
la conoscenza dei fenomeni fisici di natura elettrica che si accompagnano al
funzionamento della stessa e che fanno sì che l'unità di lunghezza di un conduttore di
una linea sia caratterizzabile attraverso quattro parametri elettrici (resistenza,
induttanza, capacità e conduttanza), indicati nella letteratura come costanti primarie;
tali parametri, opportunamente calcolati e combinati tra loro, entrano a far parte di tutti
i circuiti equivalenti che possono essere impiegati per rappresentare una linea nelle
varie condizioni di funzionamento in cui essa si può trovare. Dei suddetti fenomeni
fisici e dello studio delle costanti primarie si occupa il presente paragrafo, con
particolare riferimento alla rappresentazione in condizioni di regime permanente; in
esso si farà riferimento dapprima a linee con conduttori nudi e, poi, a linee in cavo,
imponendo, quando necessario, le seguenti ipotesi semplificative:
• conduttori cilindrici, rettilinei, indefiniti, paralleli tra loro ed al terreno;
• terreno piano, infinitamente esteso, omogeneo, di resistività costante e con
permeabilità magnetica e costante dielettrica relativa pari a 1.
4.1.1 Induttanza
i1 conduttore di andata
partenza arrivo
conduttore di ritorno
i2
Come ben noto dall’Elettrotecnica, nello spazio circostante una spira percorsa
da corrente è presente un campo magnetico e, di conseguenza, un campo di induzione
magnetica. Il flusso φ dell'induzione magnetica concatenato con la spira è variabile nel
tempo come la corrente i che lo sostiene; esso induce nella spira una forza
elettromotrice data da:
dφ
es = − . (II.1)
dt
Detta f.e.m., come ben noto, si oppone alla causa che l'ha generata ed equivale,
pertanto, ad una caduta di tensione lungo la spira; poichè risulta:
φ = Li, (II.2)
con L coefficiente di autoinduzione o induttanza della spira, tale f.e.m. è data da:
dφ di
es = − = −L . (II.3)
dt dt
φ = φ1 + φ2 . (II.4)
- II/21 -
e, quindi:
φ φ1 + φ 2 2φ1
L= = = . (II.6)
i i i
dove:
• φ1' rappresenta il flusso concatenato con la parte di spira compresa tra la superficie
esterna del conduttore 1 e l’asse del conduttore 2;
• φ1'' rappresenta il flusso concatenato con la parte di spira compresa tra l’asse e la
superficie esterna del conduttore 1.
Il flusso φ1' può essere calcolato a partire dalla conoscenza del modulo dell'induzione
magnetica alla generica distanza x' dal centro del conduttore 1, con r ≤ x ' ≤ D (fig.II.10
a); poiché risulta:
i
H x' = (II.8)
2π x '
si ha che:
µ0 i
Bx' = µ0 H x' = , (II.9)
2π x '
con µo = 4π10-7 (H/m).
La direzione dell'induzione magnetica è perpendicolare al piano di giacitura
della spira elementare di lunghezza unitaria e di superficie dSx' = (1 dx') posta tra le
ascisse x' e (x'+dx'), per cui il flusso elementare dφx' concatenato con tale spira
elementare è pari a:
dx '
dφ x ' = B x ' d s x ' = B x ' ds x ' = B x ' dx ' = 2 10 −7 i . (II.10)
x'
- II/22 -
conduttore 1 r _ . conduttore 2
della spira Hx’ della spira
x'
a)
conduttore 1 x"
della spira
_
Hx’’
b)
Fig. II.10 – Induzione magnetica con il solo conduttore 1 percorso da corrente: a) alla
distanza x’ dall’asse del conduttore 1; b) alla distanza x” dall’asse del
conduttore 1
i x"
H x" = , (II.13)
2 π x"
dove ix” è la aliquota della corrente i che interessa la superficie Sx"= πx'')2, si ha che:
- II/23 -
µ 0 i x"
B x" = µ 0 H x" = . (II.14)
2 π x"
dx"
dφ x " = Bx " d s x " = B x " ds x " = B x " (dx" 1) = 2 10 −7 i x " . (II.15)
x"
Tale flusso, però, è sostenuto dalla corrente ix” e non dalla corrente i, come è
necessario che sia per la valutazione dell'induttanza L = φ/ i. Per superare tale problema
basta trasformare il flusso precedentemente calcolato in un flusso equivalente sostenuto
dalla corrente i; la trasformazione, per non alterare la realtà fisica, va fatta imponendo
l'uguaglianza delle energie elettromagnetiche. Detto allora dφ*x" il flusso magnetico
sostenuto dalla corrente i, si ha:
2 10 −7 (i x '' ) 2
dφ x '' * = dx ' ' . (II.17)
i x' '
i i x"
G = cos t = = , (II.18)
S S x"
per cui:
2
⎛ x" ⎞ ; (II.19)
i x" =i ⎜ ⎟
⎝ r ⎠
conseguentemente si ha:
2 10 −7 i
dφx '' * = 4
( x ' ' ) 3 dx ' ' . (II.20)
r
In base alla (II.6) l'induttanza per unità di lunghezza della spira vale
pertanto:
2φ1
L= = 2 [4,6 10 -7 log(D / r ) + 0,5 10 −7 ] (H/m). (II.23)
i
la f.e.m. indotta per unità di lunghezza della spira sarà, pertanto, pari a:
dφ di di
es = − = −L = −2 [0,46 log (D/r) + 0,05] . (II.25)
dt dt dt
Poiché, per quanto detto all’inizio di questo paragrafo, una linea monofase
(fig.II.9) può essere assimilata ad una spira i cui lati siano i conduttori di andata e di
ritorno della linea stessa, la (II.25), posto i = i1 = i2, rappresenta anche la f.e.m. indotta
per unità di lunghezza nella coppia di conduttori che costituiscono la linea monofase.
Attribuendo, allora, ad ognuno dei due conduttori (di andata e di ritorno) della
linea monofase, la metà della f.e.m. precedentemente calcolata, e cioè:
di1 di 2
e c = − [0,46 log (D/r) + 0,05] = − [0,46 log (D/r) + 0,05] (II.26)
dt dt
L
L am == [0,46 log(D / r ) + 0,05 ] (mH/km). (II.27)
2
L'induttanza Lam data dall'espressione (II.27) è di fatto l'induttanza apparente
per unità di lunghezza di un conduttore di una linea monofase, in quanto con essa, per
ovvi motivi è possibile disaccoppiare i due conduttori, di andata e di ritorno, della linea
monofase.
È molto importante osservare dalle (II.27) e (II.6) che risulta anche:
- II/25 -
L 1φ φ / 2 φc
L am = = = = , (II.28)
2 2 i i1 i1
con:
∑i i =1
i =0. (II.29)
Ds 1 Ds ( s − 1 )
φ s = [ 0 ,46 log( ) + 0 ,05 ]( −i1 ) + ..................... + [ 0 ,46 log( ) + 0 ,05 ]( −i( s−1 ) ) +
r r
Ds ( s + 1 ) Ds , n
+ [ 0 ,46 log( ) + 0 ,05 ]( −i( s+1 ) ) + ................. + [ 0 ,46 log( ) + 0 ,05 ]( −in ) =
r r
n 1 n
= − 0 ,05 ∑ i j − 0 ,46 log( ) ∑ i j + 0 ,46 log( Ds 1 ) (−i1 ) + ................................ +
j =1 , j ≠ s r j =1 , j ≠ s
+ 0 ,46 log( Ds ( s − 1 )) ( −i( s−1 ) ) + 0 ,46 log( Ds ( s + 1 )) ( −i( s+1 ) ) + ...... + 0 ,46 log( Dsn )( −in ) =
n
1
= [0,05 + 0,46 log( )] i s + 0,46 ∑ log(Dsj) ( −i j ) . (II.33)
r j=1, j≠s
4.1.1.2.1 Induttanze apparenti di sequenza diretta e inversa di una linea trifase con
conduttori singoli
1
= [0,05 + 0,46 log( )] I1 − 0,46 log(D12 )α 2 I1 +
r
1 (II.34)
- 0,46 log(D13 )α I1 = [0,05 + 0,46 log( )] I1 +
r
[
− 0,46 log(D12 )α + 0,46 log(D13 )α I1
2
]=
⎡ 1 ⎤
= ⎢0,05 + 0,46 log( ) − 0,46 log(D12 )α 2 − 0,46 log(D13 )α ⎥ I1 .
⎣ r ⎦
Dall'analisi della (II.34) si nota che il coefficiente di proporzionalità tra il flusso totale
concatenato con il conduttore 1 e la corrente che lo percorre:
⎡ 1 ⎤
L& a1 = LRa1 + jLIa1 = ⎢0,05 + 0,46 log( ) − 0,46 log(D12 )α 2 − 0,46 log(D13 )α ⎥ . (II.36)
⎣ r ⎦
In modo analogo si può procedere con riferimento ai conduttori 2 e 3, definendo così i seguenti
altri due numeri complessi:
⋅ ⎡ 1 ⎤
L a 2 = LRa2 + jLIa 2 = ⎢0,05 + 0,46 log( ) − 0,46 log(D23 )α 2 − 0,46 log(D21 )α ⎥
⎣ r ⎦
(II.37)
⎡ 1 ⎤
L&a 3 = LRa3 + jLIa 3 = ⎢0,05 + 0,46 log( ) − 0,46 log(D31 )α 2 − 0,46 log(D32 )α ⎥
⎣ r ⎦.
E 2 = − jωL& a 2 I 2 (II.38)
E3 = − jωL& a 3 I 3 ;
nel caso più generale, cioè, le cadute di tensione non sono in quadratura con le rispettive correnti, come
era lecito attendersi stante la natura dei fenomeni in gioco.
- II/28 -
D D
3 D 2
1 2
2 3
3 1
Fig. II.12bis - Trasposizione dei conduttori di una linea aerea trifase
L a1 + L a 2 + L a 3 D
Ls = = 0,05 + 0,46 log m
3 r (mH/km)
D m = D12 D 31 D 23
3
con .
Si consideri, adesso, il caso di una linea trifase che sia percorsa da una terna di
correnti sinusoidali tale che:
- II/29 -
I =I =I = I 0 ⇒ I 1 + I 2 + I 3 =3 I 0 ; (II.40)
1 2 3
la corrente risultante 3Ī0circolerà, per ovvi motivi, nel terreno (fig.II.13), la cui
presenza, in questo caso, deve essere necessariamente portata in conto.
Tale caso è di particolare interesse perchè le tre correnti date dalle (II.40)
costituiscono una terna di correnti di sequenza omopolare; come si vedrà nel seguito,
sistemi di corrente di questo tipo sono presenti nei sistemi elettrici in cui si verificano
corto circuiti dissimmetrici che interessano il terreno o la massa.
_
I -
0 I
0
_0
3I _
I _ _ _
0 0 0 0
I I I
_
0
3I
D12
3
D 23
2
De
Conduttore Immaginario
Come noto, spesso le linee in AT si realizzano con conduttori a fascio, cioè con più
conduttori per ogni fase, alla stessa tensione ed interessati dalla medesima corrente,
posti a una distanza l'uno dall'altro dell'ordine dei 40÷50 cm. Una tale configurazione
della linee, infatti, si presenta particolarmente giovevole per la trasmissione
dell'energia, per i motivi che verranno illustrati in seguito.
Si consideri, a titolo di esempio, il caso di linea trifase con conduttori di fase
posti ai vertici di un triangolo equilatero e con due conduttori per fase posti a distanza ∆
tra di loro (fig. II.13ter).
∆
( 1 , 1' )
D
D ( 2 , 2' )
D
d
( 3, 3' )
Fig. II.13ter - Linea trifase con conduttori a fascio (due conduttori per fase)
L’induttanza apparente della fase 1, parallelo dei due conduttori, è:
L1a1 D
L a1 = = 0,025 + 0,46 ⋅ log( )
2 r∆ (mH/km) (VI.51)
- II/31 -
essendo r∆ > r2, ne consegue che la linea trifase a più conduttori è equivalente ad una
linea ad un unico conduttore di raggio equivalente più grande.
4.1.2 Capacità
∗ ∗ ∗
Q s = c sT v s + c s1 ( v s − v1 ) + ............ + c sn ( v s − v n ) , (II.41)
dove i coefficienti csT* e c*sj sono costanti con dimensioni di capacità e sono
denominati capacità parziali. Le (II.41) suggeriscono una schematizzazione con
condensatori tra i conduttori considerati a due a due e tra questi ed il terreno (fig.II.14).
- II/32 -
n . 2
.
c*sn c*s2
. 1
.
3 . c*s1
c*s3 s
c*sT
∗ ∗ ∗ ∗ ∗
Q s = (c sT + c s1 + ... + c sn ) v s − c s1 v1 − ............ − c sn v n . (II.42)
4.1.2.1.1 Capacità apparenti di sequenza diretta e inversa di una linea trifase con
conduttori singoli
∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗
[∗ ∗ ∗ ∗
]
Q1 = ( c1T + c12 + c13 ) V1 − c12 α 2 V1 − c13 α V1 = ( c1T + c12 + c13 ) − c12 α 2 − c13 α ⋅ V1 = C& a 1 V1
e per le alter due fasi,
[ ∗ ∗ ∗ ∗
]
Q2 = ( c2T + c21 + c23 ) − c21 α − c23 α 2 ⋅ V2 = C& a 2 V2
∗
3
[
Q = ( c + c + c ) − c α 2 − c α ⋅ V = C& V .
∗
3T
∗
31
∗ ∗
32 31
∗
32
] 3 a3 3
(II.42.bis)
Nel caso di simmetria geometrica (fig.II.12) e osservando che nel campo delle alte
tensioni le altezze Hi dei conduttori dal terreno sono molto più grandi delle
interdistanze Dij tra gli stessi, risulta c1*T ≅ c*2T ≅ c*3T , si ha:
C a 1 = C a 2 = C a 3 = C a = cT + 3 cm , (II.43)
C a1 + C a 2 + C a 3
Cs = . (II.45bis)
3
Dall’analisi delle relazioni precedenti appare evidente che per calcolare le capacità
apparenti e la capacità di servizio di una linea trifase è necessario conoscere i valori
delle capacità parziali cij* per il cui studio si rimanda all’Appendice A.
4.1.2.1.2 Capacità apparenti di sequenza omopolare di una linea trifase con conduttori
singoli
Si consideri adesso il caso in cui ad una linea trifase sia applicata una terna di
tensioni sinusoidali tale che:
V = V = V = V0 . (II.46)
1 2 3
Tale caso è di particolare interesse perché le tre tensioni date dalle (II.46)
costituiscono una terna di tensioni di sequenza omopolare.
Le capacità apparenti delle tre fasi nel caso in esame risultano essere uguali tra
loro e pari a:
24,13
C0 = (nF/km) ; (II.47)
⎡ 4 H ⎛ 2H ⎞ 2 ⎤
log ⎢ m ⋅⎜ m
⎟ ⎥
⎢⎣ d ⎝ D ⎠ ⎥⎦
Si faccia riferimento, a titolo di esempio, al caso delle linea trifase con due
conduttori a fascio della fig. II.13ter Nel caso in esame, nell’ipotesi di linea trasposta e
facendo riferimento direttamente alle coppie di conduttori del fascio ed omettendo, per
motivi di semplicità, le espressioni analitiche dei coefficienti m ed n, si riporta, invece,
l’espressione delle capacità apparenti e di servizio che da esse si derivano; esse sono
date da:
24,13
C a1 = C a 2 = C a 3 = Cs = (nF/km) , (II.47bis)
⎛ 2D m ⎞
log⎜⎜ ⎟⎟
⎝ 2d∆ ⎠
4.1.3 Resistenza
R T = 0,15 (Ω / km ) . (VI.85)
- II/36 -
4.1.4 Conduttanza
Pis + Pc
g= (S / Km) , (II.48)
Vnf2
Le perdite Pis negli isolatori sono di vario tipo ed il loro valore, in genere, viene
misurato sperimentalmente e fornito dal costruttore dell'isolatore per diverse condizioni
atmosferiche.
Il campo elettrico generato dalle cariche presenti sui conduttori è molto intenso
sulla superficie degli stessi e lo è tanto più quanto più è piccolo il loro diametro. In
particolare, se il valore del campo elettrico è sufficientemente alto si può superare la
rigidità dielettrica dell'aria (pari, in condizioni convenzionali, a 30 kV/cm) dando luogo
ad una intensa ionizzazione della stessa in un intorno, più o meno spesso, del
conduttore. Questo fenomeno è detto effetto corona.
L'effetto corona comporta:
• dissipazioni di potenza attiva,
• disturbi alla radioricezione in un ampio spettro di frequenza,
- II/37 -
f + 25 r
Pc = 2,41 (V− Vc )2 (W/km) . (II.49)
δ Dm
con
0,392p
δ=
273 + t
V= valore efficace della tensione del conduttore verso terra
Vc=valore della tensione verso terra al limite dell’effetto corona;
r = raggio del conduttore (cm);
Dm= distanza del conduttore dal terreno (m);
p = pressione (mmHg);
t = temperatura (oC).
5. Linee in cavo
Il calcolo delle costanti primarie delle linee in cavo si può condurre con gli
stessi procedimenti impiegati per le linee con conduttori nudi. La deduzione delle
formule analitiche si presenta, però, alquanto più laboriosa, stante la maggiore
complessità strutturale che presentano i cavi rispetto alle linee con conduttori nudi; per
questo motivo, il più delle volte, si è soliti ricorrere a valori numerici forniti dai
costruttori (si vedano ad esempio le tabelle riportate in Appendice B). Nel caso dei
cavi, poi, vi è da tenere in conto che:
• le interdistanze tra i conduttori sono molto piccole;
• le distanze tra i conduttori ed il terreno sono molto piccole;
• l’isolante impiegato è diverso dall'aria ed ha, quindi, una costante dielettrica ben
maggiore di quella dell’aria stessa e può essere sede di perdite dielettriche di entità
comparabile alle perdite per effetto Joule;
• vi sono correnti parassite nelle guaine o armature metalliche;
• le correnti omopolari si possono richiudere anche nelle guaine e nelle armature
metalliche, oltre che attraverso il terreno.
5.1 Induttanza
ancora valida la relazione valida per linee con conduttori nudi. È evidente che, a causa
della piccola distanza tra i conduttori, l’induttanza di servizio di un cavo tripolare è 3÷4
volte più piccola di quella di una linea con conduttori nudi (0,2-0,4 mH/km).
Per quanto riguarda l’induttanza omopolare c'è da osservare che le correnti
omopolari si possono richiudere anche nelle guaine e nelle armature metalliche, così
come, nel caso delle linee con conduttori nudi, esse si possono richiudere attraverso le
funi di guardia. Si può dimostrare che, nel caso dei cavi tripolari, si perviene ad una
espressione dell’induttanza omopolare che formalmente è identica a quella che si può
ricavare nel caso di linee aeree con funi di guardia.
Molto più complesso è lo studio per i cavi unipolari in cui ogni cavo è
schermato con guaine metalliche, per i quali il calcolo delle induttanze, di servizio ed
omopolare, avviene per il tramite di formule molto complesse generalmente utilizzate
dai soli costruttori che ne riportano poi i risultati sui cataloghi.
5.2 Capacità
Nel calcolo delle capacità dei cavi si è soliti distinguere due casi:
• tre cavi unipolari dotati di guaina o schermo metallico;
• un cavo tripolare in cui le tre anime sono avvolte da un’unica guaina o schermo
metallico.
Nel primo caso, hanno influenza nel calcolo della capacità di servizio unicamente
le capacità parziali verso terra. L’espressione della capacità di servizio e della capacità
omopolare, in questo caso, è quella di un condensatore cilindrico, e cioè:
24,13ε r
Cs = C0 = (nF/km ) (II.50)
⎛R⎞
log⎜ ⎟
⎝r⎠
24,13ε r
C0 = (nF/km) .
⎡ R 2 − δ12 ⎤ ⎡ 1 ⎛ R 2 δ12 ⎞⎤
4 log ⎢ ⎥ + log ⎢ ⎜⎜1 − 2 + 2 ⎟⎟⎥
⎣ Rr ⎦ ⎢⎣ 2 ⎝ δ1 R ⎠⎥⎦
Nelle (II.51) δ1 è il raggio del cerchio ove giacciono i tre centri dei conduttori
(fig. II.15).
Fig. II.15
Le capacità di servizio delle linee in cavo sono molto maggiori delle capacità
delle corrispondenti linee con coduttori nudi, per due motivi:
• la piccola distanza tra i conduttori e tra questi ed il terreno;
• la maggiore costante dielettrica dell’isolante.
Per avere un’idea degli ordini di grandezza della capacità di servizio, nei cavi
essa assume valori attorno a 0,15-0,30 µF/km.
5.3 Resistenza
Non ci sono differenze sostanziali rispetto a quanto detto a proposito delle linee
aeree, salvo la presenza di un incremento sensibile della resistenza per effetto del
maggior peso dell’effetto prossimità e per l’incidenza delle dissipazioni di potenza
attiva causate dalle correnti parassite nelle guaine e negli schermi metallici.
5.4 Conduttanza
Nel caso dei cavi le perdite di potenza attiva legate alla tensione di esercizio
sono completamente diverse da quelle viste per le linee con conduttori nudi; nel caso in
esame, infatti, si riscontrano:
• conduzioni attaverso l'isolante;
• perdite dielettriche nell'isolante.
Nei cavi per altissime tensioni, le perdite dielettriche nell'isolante possono
essere di entità comparabile alle perdite per effetto Joule prodotte nei conduttori dal
passaggio della corrente nominale. I valori numerici di tali perdite sono normalmente
forniti dai costruttori.
- II/40 -
- II/41 -
Appendice A - Calcolo delle capacità parziali di una linea con conduttori nudi
Q3 = c 31 V1 + c 32 V2 + c 33 V3 (A.1)
avendo posto:
c11 = c1T ∗ + c12 ∗ + c13 ∗
c 22 = c 2T ∗ + c 21∗ + c 23 ∗
c 33 = c 3T ∗ + c 31∗ + c 32 ∗
c ij = −c *ij i ≠ j.
Come evidente dalle (A.1), lo stretto legame che esiste tra i coefficenti cij* e cij
fa sì che i primi si possono calcolare una volta noti i secondi.
Il calcolo diretto dei coefficienti cij non è, però, agevole, in quanto richiede lo
studio di non semplici distribuzioni del campo elettrico presente nei vari punti che
circondano la linea. Se, ad esempio si fa riferimento al coefficiente c11, esso, come
evidenziato dalle (A.1) stesse, è dato da:
e, quindi, potrebbe essere calcolato come la carica distribuita sul conduttore 1 quando
lo stesso è a potenziale unitario e gli altri due sono a potenziale di terra; relazioni
analoghe si ricavano per tutti gli altri coefficienti cij. Lo studio del campo elettrico che
soddisfi le condizioni imposte dalle relazioni del tipo della (A.2), non è agevole in
quanto, pur ponendo a potenziale zero i conduttori 2 e 3 (V2=0 e V3=0) le cariche su
di essi presenti non sono nulle e ciò crea condizioni di disuniformità del campo che ne
rendono laboriosa la valutazione. Tale problema chiaramente si esalta quando si ha a
che fare con linee più complesse, quali quelle con funi di guardia e conduttori multipli.
Il problema del calcolo dei coefficienti cij, e quindi delle capacità parziali cij*,
può, fortunatamente, risolversi calcolando tali coefficienti in maniera indiretta,
attraverso una procedura che, come si vedrà tra breve, si presenta alquanto agevole.
A tal fine, si noti che le relazioni (A.1) possono porsi nella forma matriciale:
[Q ] = [c] [V ] (A.3)
A11 = V1 Q ; (A.6)
1 =1, Q2 =Q3 =0
esso è pari, cioè, al potenziale che assume il conduttore 1 quando sullo stesso è
presente una carica unitaria e sugli altri conduttori è presente una carica nulla; relazioni
analoghe si possono ricavare per gli altri coefficienti di potenziale.
Lo studio del campo elettrico, e quindi del potenziale, che soddisfi le condizioni
imposte dalle relazioni del tipo della (A.5) è molto agevole, in quanto esso presenta,
con buona approssimazione, caratteristiche di uniformità. Se si fa, ad esempio,
riferimento al solito coefficiente A11, essendo nulle le cariche sui conduttori 2 e 3, si
può trascurare, con buona approssimazione, la loro presenza nella valutazione del
potenziale del conduttore 1, in quanto essi danno luogo solo a modifiche localizzate e di
scarso peso nella distribuzione del potenziale. Nel momento in cui si eliminano i
conduttori 2 e 3, lo studio del campo elettrico e, quindi, del potenziale si semplifica
notevolmente e può essere condotto con il ben noto principio delle immagini,
considerando presente il solo conduttore 1 ed il suo conduttore immagine.
Considerazioni analoghe possono effettuarsi con riferimento a tutti gli altri
coefficienti di potenziale.
L’applicazione del principio delle immagini ad un sistema trifase (fig.A.I) porta
alle seguenti espressioni dei coefficienti di potenziale:
1 4H
A ii = ln( i )
2πε d
(A.7)
1 2H i
A ij = ln( ),
2πε D ij
avendo posto r2 = 2 Hi, essendo Hi l’altezza del conduttore i dal terreno, ed essendo Dij
l’interdistanza tra i conduttori.
- II/43 -
3 . .
. P
2
r
2
Q
1
______
VP = ln (r2 / r )
1
2 πε
-Q
1
V1 = (m − n ) Q1
V2 = (m − n ) Q 2 (A.12)
V3 = (m − n ) Q3
da cui consegue che:
1
C a1 = C a 2 = C a 3 = C s = . (A.13)
(m − n )
- II/45 -
Cavi unipolari
10 2,35 2,35 - -
16 1,48 1,48 - -
Cavi unipolari
- II/46 -
(valore medio)
Capacità a 50 Hz