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Ringraziamenti
Si ringraziano gli Autori, il dott. Carlo Parrini
e il dott. Domenico Rizzo.
Giacomo Nardi
un database consultabile attualmente sul sito varietà coltivate nelle due unità (biologica e conven-
www.isnp.it/. zionale) siano diverse e facilmente distinguibili.
— nell’Allegato II sono elencati gli antiparassitari Le norme di produzione prevedono il divieto
ammessi, classificati secondo la loro origine: di utilizzare organismi geneticamente modificati,
1) sostanze di origine vegetale o animale; 2) mentre è obbligatorio usare sementi e materiali
microrganismi utilizzati nella lotta biologica di propagazione vegetativa biologici; soltanto se
contro i parassiti e le malattie; 3) sostanze pro- questi non sono reperibili sul mercato è possibile
dotte da microrganismi; 4) sostanze da utiliz- richiedere la deroga all’Ense (per l’uso di materiale
zare in trappole e/o distributori automatici; 5) convenzionale non trattato) che la concede in base
preparati da spargere in superficie tra le piante alla disponibilità indicata sul suo database (consul-
coltivate; 6) altre sostanze di uso tradizionale in tabile su www.ense.it/).
agricoltura biologica; 7) altre sostanze.
La vinificazione
Tra le sostanze di uso tradizionale in agricoltura Il Regolamento Ce 834/2007, anche se nella
biologica troviamo due principi attivi fondamentali sua parte introduttiva (tra i “considerando”) indica
per la difesa del vigneto biologico, lo zolfo e il la necessità di stabilire delle norme per la vinifica-
rame: mentre per lo zolfo non esistono limitazio- zione biologica, demanda l’approvazione di tali
ni nell’utilizzo, per il rame la quantità massima a norme a un nuovo regolamento. Attualmente quin-
disposizione è stata ridotta a 6 kg di Cu++/ettaro/ di, come accadeva con il Reg. 2092/91, il vino può
anno, a causa della sua pericolosità in ambiente essere certificato con l’indicazione “ottenuto con
acquatico e degli effetti negativi che ha il suo accu- uve biologiche” e i controlli di cantina verificano
mulo nel suolo a carico della flora batterica e della soltanto l’origine delle uve, le rese e l’assenza di
pedofauna. La Regione Toscana (in base al Reg. lieviti Ogm, non entrando nel merito delle tecniche
Ce 473/2002 e alla circolare Mipaaf 1/2002) ha di lavorazione né degli additivi utilizzati.
introdotto però una deroga, relativa esclusivamente Con il progetto europeo Orwine, conclusosi
alla vite, per cui il quantitativo di rame utilizzato nel maggio 2009, tecnici e produttori di diversi Stati
viene calcolato sulla media di cinque anni (l’annata membri si sono confrontati sui requisiti minimi per
in corso e le quattro precedenti) secondo i massi- la certificazione del vino, fornendo alla Commissio-
mali riportati nella tab. 1. In questo modo si dà la ne Europea una base scientifica per la definizione
possibilità ai produttori di modulare l’uso del rame dello specifico regolamento e fotografando sia le
in base al decorso stagionale e all’effettiva gravità varie realtà produttive, sia le aspettative dei consu-
dell’infezione peronosporica. matori. I risultati, consultabili sul sito www.orwine.
Il regolamento prevede che il passaggio all’agri- org, definiscono una lista positiva di additivi e coa-
coltura biologica sia graduale, con una fase (chiama- diuvanti tecnologici ammessi, una lista negativa dei
ta periodo di conversione) durante la quale l’azienda si processi fisici vietati, le tecniche di arricchimento e
sottopone al regime di controllo, conformandosi la riduzione dell’utilizzo di anidride solforosa (SO2)
completamente al regolamento, ma i prodotti non rispetto ai quantitativi ammessi nel convenzionale.
possono essere certificati biologici.
La data di inizio conversione coincide con quel- Il controllo e la certificazione
la della notifica (con la quale l’operatore chiede Organizzazioni private, autorizzate dal Mini-
di assoggettarsi al sistema di controllo) e, per le stero delle Politiche Agricole, hanno il compito di
colture arboree, tale periodo si protrae per almeno eseguire almeno una ispezione l’anno in azienda
tre anni prima della raccolta; per le colture erbacee per attuare il controllo e la certificazione; in Italia
invece è di almeno due anni prima della semina. operano 14 organismi di controllo, il cui elenco è
L’azienda può essere convertita interamente o sol- disponibile sul sito www.sinab.it.
tanto in parte, ma in questo caso è necessario che le La Regione Toscana, applicando il D.Lgs. 220/95,
Tab. 1 - Quantitativi massimi di rame (Cu++) consentiti per ettaro di vigneto, in Toscana
2009 32 kg di Cu++/ha meno la somma delle quantità utilizzate negli anni 2005, 2006, 2007, 2008
2010 30 kg di Cu++/ha meno la somma delle quantità utilizzate negli anni 2006, 2007, 2008, 2009
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 13
ha incaricato Arsia (con la L.R. 49/97) di eseguire la soprattutto in alcuni paesi del Nord Europa (Soil
vigilanza sugli organismi di controllo autorizzati, ispe- Association in Inghilterra, Naturland in Germania,
zionando a campione le aziende controllate e verifi- Biosuisse in Svizzera…) per cui può essere interes-
cando la documentazione presso le sedi regionali degli sante, anche dal punto di vista commerciale, affian-
stessi organismi. L’Agenzia, inoltre, gestisce l’elenco care alla certificazione del Reg. Ce 834/2007 anche
regionale degli operatori biologici distinto in tre sezio- quella più restrittiva di uno di questi standard.
ni: “produttori agricoli”, “preparatori” e “raccoglitori Il vino in questi casi viene comunque etichettato
dei prodotti spontanei”. La sezione relativa ai prodotti come “prodotto con uve biologiche”, ma riporta
agricoli si articola in: “aziende biologiche”, “aziende in in etichetta anche il marchio dell’associazione. In
conversione” e “aziende miste”, ovvero che hanno una questa proliferazione di standard privati e leggi
parte condotta con metodo biologico e una con meto- sul biologico, Ifoam, il movimento mondiale per
do convenzionale. Tale elenco è consultabile presso il l’agricoltura biologica (www.ifoam.org) sta portando
sito dell’Arsia (www.arsia.toscana.it). avanti da anni un programma per l’armonizzazione
e l’equivalenza degli standard in modo da facilitare
gli scambi e la comunicazione tra gli operatori del
1.3 La normativa in Giappone settore; è possibile quindi richiedere una certifi-
e negli Stati Uniti cazione “Ifoam Accredited” basata sugli standard
Ifoam e riconosciuta da numerosi organismi di
Mentre per la normativa giapponese (Jas) gli controllo che lavorano in tutto il mondo.
alcolici non possono essere certificati, il regolamen-
to statunitense National Organic Programm (Nop) Come indicato precedentemente, le norme di
prevede la certificazione del vino con alcune restri- produzione riportate negli standard privati sono
zioni: soltanto se non si aggiungono solfiti in etichet- più restrittive rispetto al Regolamento Ce: per
ta può essere riportata l’indicazione “organic wine”, esempio, per quanto riguarda l’uso del rame, lo
altrimenti il prodotto può essere certificato come standard Naturland fissa il limite di 3 kg/ha/anno
“made with organic grapes”. In quest’ultimo caso di rame metallo, quello Biosuisse di 4 kg/ha/anno,
l’unica forma di anidride solforosa ammessa è quella mentre quello di Soil Association impone gli stessi
gassosa con il limite di 100 mg/l; non è consentito obblighi del regolamento comunitario pari a 6 kg/
quindi l’utilizzo del metabisolfito di potassio. ha/anno. Le norme di vinificazione definiscono
Riguardo alla produzione di uve, il Nop è leg- invece le tecniche e gli additivi che possono essere
germente diverso dal Reg. Ce 834/2007: in alcuni utilizzati, indicando anche la concentrazione massi-
casi è meno restrittivo (per esempio, non esiste un ma ammessa di anidride solforosa (SO2) totale nel
limite nell’utilizzo di rame nel vigneto), ma in altri prodotto finito: per i vini rossi Soil Association
è più severo. È il caso dell’utilizzo di compost (per impone il limite di 90 mg/l, Biosuisse di 120 mg/l,
il quale esistono delle norme precise di produzio- mentre Naturland non stabilisce alcun limite.
ne), delle aree tampone di confine per evitare con-
taminazioni e dell’utilizzo di legname trattato negli Per quanto riguarda la certificazione biodina-
impianti. La normativa completa è disponibile sul mica, infine, gli standard Demeter, definiscono
sito www.ams.usda.gov/nop/. regole più restrittive rispetto al Regolamento Ce
L’iter di certificazione Nop è indipendente da 834/2007 oltre che indicare le pratiche specifiche
quello europeo e viene eseguito da organismi di del metodo biodinamico. Tali standard, gestiti da
controllo direttamente accreditati dall’Usda (il Demeter Associazione Italia, sono disponibili sul
Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti), sito: www.demeteritalia.it.
tra i quali sei organismi italiani.
2.1 Sviluppo dell’agricoltura logica vitata, risulta evidente una differenza note-
biologica in Toscana vole: mentre la Sau biologica totale è aumentata
del 23%, la Sau biologica vitata è aumentata del
L’agricoltura biologica in Toscana è cresciuta 73%, passando da 3.374 ha nel 2002, a 5.840 ha
costantemente sia in termini di numero di operato- nel 2006, corrispondenti al 9,46% della Sau vitata
ri, sia in termini di superficie coltivata fino al 2006, regionale (fig. 3).
anno in cui ha avuto inizio, solo per quanto riguar-
da il numero degli operatori, una fase di leggera
flessione, mentre le superfici mantengono valori 2.3 La ripartizione della Sau viticola
stabili (figg. 1-2). L’incremento di superficie è stato biologica nelle province toscane
comunque più debole a partire dal 2005. Nel 2006
la Superficie Agricola Utilizzata biologica totale è Dalla fig. 4 risulta evidente come la maggior parte
stata pari a 102.408 ettari, corrispondente al 13,7% della superficie vitata si concentri nelle due province
della Sau regionale. di Siena e Firenze, che assieme ricoprono il 52%
della Sau vitata biologica regionale.
Da un confronto tra la superficie vitata conven-
2.2 Tendenze evolutive zionale e quella biologica (tab. 1) si può rilevare che
della viticoltura biologica la percentuale di superficie biologica è molto variabile
passando da valori minimi pari a circa il 2% in provincia
Prendendo in esame il quinquennio compreso di Massa, a valori pari al 17% in provincia di Livorno,
tra il 2002 e il 2006 e paragonando l’incremento fermo restando che in Toscana la Sau vitata biologica
di Sau biologica totale all’incremento di Sau bio- inserita nel sistema di controllo nel 2008 è del 9,46%.
Fig. 4 - Ripartizione
per provincia della Sau
biologica vitata (ha).
Fonte: Arsia, anno 2008
16 ARSIA
Un altro dato interessante che si può menziona- cartaceo a quello informatizzato per la gestione
re è quello relativo alla superficie media aziendale dell’Elenco degli Operatori Biologici, le informa-
a vigneto che nelle aziende biologiche è più alta, zioni riguardanti le superfici risultano incomplete.
attestandosi a 5,75 ettari mentre la media regionale A partire dal 2008 abbiamo avuto a disposizio-
è di 2,38 ettari. ne nuovamente dati completi e forse rappresentanti
la quasi totalità delle aziende biologiche controllate
(dati estrapolati dalle Dua del sistema Artea).
2.4 Origine dei dati
Le informazioni riguardanti tutte le aziende
I dati elaborati, inerenti gli operatori e le viticole toscane (biologiche e non) e la loro suddi-
superfici gestite secondo il metodo dell’agricoltura visione per Provincia, provengono dalla Regione
biologica provengono dalla gestione dell’Elenco Toscana e sono stati estrapolati da Artea - Scheda-
regionale degli Operatori Biologici (Arsia); i dati rio viticolo aggiornato al 15 gennaio 2009, basatosi
fino al 2006 venivano raccolti in forma cartacea. sulle aziende che hanno presentato dichiarazione
Nel 2007, nella fase di passaggio dal sistema vitivinicola alla vendemmia del 2008.
Tecniche agronomiche
per il vigneto biologico
Ruggero Mazzilli
3. Valutazione dell’ambiente per l’impianto
di un nuovo vigneto*
Ruggero Mazzilli
La prima condizione per un’uva di qualità è la biologici (atmosfera e suolo) rispettano una continuità
sanità: ciò significa piantare i vigneti in ambienti naturale, quanto succede in un determinato punto
sani, ossia vocati con una bassa pressione di malat- produce degli “effetti a catena” che si propagano in
tie. Quindi nei luoghi “preferiti” dalla vite il bio- ogni direzione (a monte, a valle, ai lati…). Ogni feno-
logico non è una scelta difficile, anzi è quella più meno che avviene in natura agisce su una serie infinita
ovvia e proficua. Dove invece per garantire la sanità di elementi (animali, vegetali, minerali, climatici, fisici,
dell’uva è necessario un largo impiego di fertilizzan- chimici…) la cui interazione governa il comportamento
ti e fitofarmaci di sintesi, la vocazione per la vite è fenotipico della coltura (fig. 1).
certamente molto bassa. I ritmi vitali delle piante sono dettati dall’anda-
L’ecofisiologia del vigneto riguarda tutto quanto mento quotidiano e stagionale dei fattori ambien-
avviene a livello di suolo e atmosfera (vicina e lon- tali, così che nella fisiologia vegetale si realizza la
tana). In ogni sistema agronomico i diversi fattori connessione funzionale tra suolo e atmosfera.
che concorrono al risultato finale non hanno sem- Le considerazioni da fare al momento delle
pre lo stesso ruolo e la stessa influenza. In genere scelte per l’impianto di un nuovo vigneto devono
c’è almeno un elemento dominante che subordina mettere in luce i punti critici della futura gestione.
l’efficacia degli altri condizionando l’esito finale (in Da sempre il vino è considerato un’immagine del
positivo o più frequentemente in negativo). territorio come sintesi tra elementi geografici, bio-
Le piante riunite in comunità vengono singolar- logici e umani: la redditività dell’impresa vitivinico-
mente condizionate da tutto ciò che succede nel vigne- la dipende dal corretto utilizzo delle risorse native
to. Poiché le matrici entro cui si svolgono i processi (che premia anche nelle annate difficili).
Fig. 1 - Il fenotipo,
ossia l’espressione
vegeto-produttiva della
pianta, è il risultato
dovuto all’interazione
tra il genotipo, il suolo
e l’andamento climatico
secondo una gerarchia che
può cambiare di luogo in
luogo e di anno in anno
Secondo il Principio della dualità, il Terre- la Zonazione parcellare. Ciò necessita l’impe-
no rappresenta l’impulso energetico (imprinting) la gno di superare le intrinseche difficoltà operative
cui intensità di espressione viene mediata dal Clima e culturali.
(millesimo). Quindi il suolo definisce la territorialità La dimensione dei vigneti (spesso inversamente
di un vino (carattere), mentre il meteo controlla la proporzionale alla loro durata) incide sulla variabili-
qualità ottenuta annualmente (ogni anno si può fare tà e sull’organizzazione aziendale, ma non sulla pos-
un vino più o meno buono, ma mai diverso). sibilità di fare biologico. Aumentando la superficie
Le componenti pedoclimatiche che definiscono aumentano le difficoltà operative (organizzare con
la vocazione enologica determinano anche il grado tempestività mezzi e manodopera per la gestione
di suscettibilità a stress e patogeni. In generale, le contemporanea di più situazioni diverse). Fare bio-
situazioni che favoriscono un’ottimale maturazione logico non dipende dalla dimensione, ma dalla voca-
dell’uva indicano condizioni idonee per una difesa zione degli appezzamenti, ossia dalla necessità di
a basso impatto. Dato che la viticoltura in posti non differenziare le scelte aziendali (non sempre è giusto
vocati non ha ragione di esistere, il problema non intervenire nello stesso modo e nella stessa epoca in
è quindi se è possibile fare bio, ma come va fatto. tutti i vigneti). La precisione richiesta dal biologico
La questione è di natura tecnico-operativa rispetto (e da una viticoltura di buonsenso) permette un
a cui vi sono oggi informazioni, esperienze e solu- sensibile risparmio di input e manodopera oltre che
zioni per ogni differente situazione. una maggior qualità-quantità e tipicità dei vini.
Molti produttori hanno paura del biologico, Il rapporto tra ambiente e pianta è principal-
frenati dal timore di perdere la produzione o di mente di natura nutrizionale: la produttività, ma
aumentare i costi (o di dover cambiare le loro abi- anche la reattività alle malattie, dipende da come e
tudini). Ma tale preoccupazione è ingiustificata se quanto una pianta può disporre di acqua, calore ed
si considera che in ogni regione del mondo vi sono elementi nutritivi nel corso della stagione.
(e aumentano ogni anno) tante aziende vitivinicole Nei confronti della virulenza dei patogeni, i
biologiche che da tempo producono ottimi vini fattori climatici scatenanti (temperatura e piovo-
garantendosi un reddito e un futuro. sità) agiscono sul territorio a livello di macro- e
Il progetto di un nuovo vigneto deve valutare mesoclima, mentre nel vigneto la diffusione delle
contemporaneamente l’economia aziendale e la malattie è quasi sempre localizzata in determinate
sostenibilità ambientale. L’ottima conoscenza spa- zone. Questo perché l’incidenza dei danni varia col
zio-temporale del territorio necessita l’acquisizione microclima secondo fattori circoscritti (natura del
dei dati pedologici e climatici più le eventuali osser- suolo e durata di insolazione) che sono causa di un
vazioni fenologiche ed epidemiologiche disponi- differente habitus vegetativo più o meno suscettibi-
bili. L’esame dei dati storici porta all’elaborazione le. Per questo motivo è fondamentale predisporre
di un Sistema a bassa suscettibilità fondato già all’impianto la lotta agronomica preventiva
sull’equilibrio da tradurre nella realtà mediante basata sulla zonazione parcellare.
1-2. Due esempi estremi di differente geografia del territorio che si riflette in modo determinante sia sulla qualità
dell’uva che sull’attitudine al biologico. Vi sono differenze enormi tra terreni ricchi di scheletro (autoctoni) e terreni
ricchi di colloidi (alloctoni)
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 21
La presenza di scheletro (che non è poi così inerte la quota disponibile per le piante. Con un tenore
come si crede) incrementa i costi di gestione, ma è molto basso di sostanza organica la microflora tel-
decisivo sia per ridurre il vigore (in virtù della mino- lurica è scarsa o comunque inerte: aumentando la
re fertilità), sia per aumentare lo sviluppo radicale quota organica non è però automatico che questa
(obbligato a esplorare maggiormente il suolo). In venga immediatamente attivata.
risposta agli ostacoli incontrati l’apparato radicale
segue un percorso più tortuoso e produce più rami- Dato che una viticoltura a basso impatto deve
ficazioni, ma contemporaneamente riduce anche la essere una viticoltura a basse esigenze, i terreni meno
velocità di ascesa della linfa grezza (nonostante la pre- favorevoli per un vigneto biologico sono quelli:
senza di una maggior superficie assorbente, fig. 2). • troppo fertili (radicazione fittonante) o troppo
superficiali (radicazione insufficiente)
Il suolo è un organismo vivente e come tale in • molto ricchi di argilla e/o sostanza organica
perenne trasformazione: la respirazione della fra- • pianeggianti di prevalente origine alluvionale
zione organica incide su questa evoluzione molto • con drenaggio insufficiente e/o male posizionati.
più delle reazioni stechiometriche. Le condizioni ideali da ricercare sono quelle che
Il Valore energetico del suolo è frutto tradizionalmente hanno guidato la zonazione della
dell’interazione tra proprietà fisiche, attività micro- viticoltura di qualità e che garantiscono un lento e
biologiche e componenti chimiche. La riserva geo- regolare ritmo di crescita. La giacitura in alta collina
chimica è data dall’insieme degli elementi nutritivi è quasi sempre sinonimo di bassa fertilità e progres-
accumulati e disponibili per l’assorbimento. La siva disidratazione del suolo. Oltre a una buona
dotazione di un suolo è un fatto oggettivo, mentre profondità di radicazione, una moderata presenza
l’assimilabilità è un problema energetico in continua di sostanze colloidali assicura la riserva idrica indi-
evoluzione. Spesso è più importante conoscere la spensabile per superare i momenti critici, mentre
dotazione complessiva di un elemento piuttosto che un buon tenore in calcare garantisce una maggiore
la sua frazione assimilabile perché questa dipende stabilità di struttura (foto 4-7).
dall’attività microbiologica (la percentuale tra quota
assimilabile e quota totale è un indice della fertilità La morfologia del rilievo e la configurazione
biologica del suolo). Se un terreno contiene una buona topografica del vigneto sono determinanti per la per-
riserva di elementi nutritivi in forma non assimilabi- formance fisiologica delle piante. L’orografia modifi-
le, ma è molto scarso della forma scambiabile, non ca l’espressione dei fattori climatici (topoclima).
bisogna tanto apportare unità fertilizzanti quanto Nei diversi ambienti le caratteristiche che deter-
innescare la flora autoctona in modo da aumentare minano la variabilità e la suddivisione in unità di
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4-5. Nei terreni vocati il vigore e la produzione sono autoregolati spontaneamente (qualità in quantità)
6-7. Nei suoli troppo fertili l’eccesso di vigore aumenta i costi e peggiora la qualità
8. Variabilità indotta dal differente profilo del suolo 9. Variabilità indotta da un rilevante sbancamento
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paesaggio possono essere differenti e riguardano Nella progettazione di un nuovo vigneto biolo-
quasi sempre i fattori limitanti. gico le attenzioni vanno rivolte a quelle caratteristi-
che dell’appezzamento che esprimono le potenziali-
Zone di erosione e/o di accumulo tà e i limiti colturali e che nell’insieme costituiscono
– Variando la profondità dello strato attivo lungo l’unità di paesaggio.
il profilo dell’appezzamento variano frequenza, • Esposizione: la durata di insolazione è il fattore
intensità e direzione dei movimenti dell’acqua. principale per definire il potenziale di matura-
– Situazioni di concavità o convessità e cambia- zione e le condizioni predisponenti le malattie
menti di pendenza all’interno dell’appezzamen- (temperatura, umidità, bagnatura, ventilazio-
to influiscono sulla regimazione delle acque ne…) anche in relazione alle variazioni nel corso
provenienti dall’ambiente circostante. della giornata (l’esposizione a est anticipa il
La radice è il “cervello” della pianta e una dif- riscaldamento e l’asciugatura della vegetazione
ferente disponibilità idrica è sempre causa di una dopo la bagnatura notturna, quella a ovest ridu-
diversa espressione vegetativa che può avere un ce l’incidenza di acquazzoni pomeridiani).
ruolo decisivo nel favorire o meno la resistenza alle • Altitudine: oltre che per l’aspetto termico (valori
malattie (zonazione su base fitoiatrica). Il differente assoluti ed escursioni giornaliere e stagionali…)
impulso vegetativo è notevole ovviamente anche a e pluviometrico, la quota sul versante va consi-
livello di inerbimento spontaneo (foto 8-9). derata anche per l’origine e la natura dei suoli
(più si scende a valle più è facile trovare terreni
alloctoni di trasporto, mentre più si sale in colli-
3.2 Aspetti climatici na maggiore è l’incidenza della roccia madre).
• Inserimento nel paesaggio: per certi aspetti rias-
Le caratteristiche geografiche, in relazione alle sume in sé – mediandone l’espressione – tutti
scelte agronomiche di base, sono storicamente gli elementi climatici incidenti sul vigneto (regi-
causa ed effetto dell’influenza esercitata dall’anda- mazione idrica in situazioni di impluvio o
mento climatico. Le disponibilità di luce, acqua e compluvio, ombreggiamenti dovuti al rilievo
calore nelle successive fasi fenologiche dipendono o a vegetazione circostante, presenza o meno
dagli aspetti territoriali e da quanto questi sono di riparo dai venti dominanti, correnti ascen-
mediati dalla posizione sul versante. sionali di compensazione dovute al maggiore
Nella scelta dell’ambiente per l’impianto di un o minore riscaldamento dei terreni più a valle,
nuovo vigneto i Vincoli climatici vanno valu- rischi epidemici in funzione della collocazione
tati a livello di macroclima (andamento stagionale in ambienti più o meno vitati…, foto 10).
tipico della zona) e mesoclima (fattori topografici
che condizionano l’espressione del macroclima). Il La sistemazione del vigneto rispetto alla linea di
microclima che si realizza a livello della vegetazione massima pendenza è un aspetto che condiziona il
è la risultante degli agenti climatici in relazione alle peso dei fattori climatici.
tecniche colturali. Il rittochino (ideato e diffuso per esigenze di
A livello di macroclima il problema si pone meccanizzazione) permette un buon riciclo dell’aria
su scala geografica per scelta varietale e identità lungo il versante (maggior salubrità dell’uva) e nelle
enologica. In genere si ritiene che i territori a migliori esposizioni la durata dell’insolazione si
maggiore piovosità – data la più intensa pressione ripartisce equamente sui due lati del filare. Ha però
di malattie fungine – siano meno adatti alla viti- i grandi svantaggi di accentuare i fenomeni erosivi
coltura biologica che infatti in passato si è diffusa (con perdita di stabilità del suolo) e di presentare
maggiormente nelle aree più asciutte. Le maggiori lungo lo stesso filare la variabilità pedologica del
possibilità (conoscenze sull’epidemiologia dei pato- versante (obbligando a scelte operative diverse tra la
geni e disponibilità di mezzi tecnici più efficienti) parte alta e quella bassa). Negli impianti a rittochino
hanno permesso negli ultimi tempi di spostare la direzione dei filari deve formare un angolo con le
questi limiti. Quindi tra Nord e Sud, aree fresche e curve di livello che consenta di rallentare la velocità
calde, asciutte e umide… il vincolo da rispettare per di scorrimento delle acque superficiali (minor ero-
una viticoltura utile e redditizia non è tanto legato sione e maggior infiltrazione). Per lo stesso motivo è
al più o meno facile successo del biologico, quanto sempre necessario l’inerbimento permanente (alme-
alla reale vocazione viticola. Dove si può fare viti- no a filari alterni o a scacchiera ogni 2 o 3 filari).
coltura di qualità il biologico non è mai limitante, Negli impianti a rittochino una buona omoge-
ma semmai è il miglior mezzo per valorizzare il neità di sviluppo si può ottenere solo con la gestio-
progetto e le risorse locali. ne differenziata in base alla natura del suolo (distan-
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 25
10. Il vigneto deve inserirsi nel territorio adattandosi 11. Impianto a rittocchino con controllo dell’omogeneità
per forma e dimensione lungo il filare
12. La direzione dei filari regola i movimenti di aria, 13. Opere di sbancamento per l’impianto di vigneti
acqua e calore
za sulla fila, clone e portainnesto, concimazione, • operatività del futuro vigneto = possibilità di
copertura erbacea, numero di gemme per pianta, meccanizzazione, necessità di intervenire diffe-
epoca e modalità di interventi in verde…, foto 11). rentemente in vari punti (secondo la potenziali-
Le sistemazioni in traverso garantiscono un mag- tà qualitativa e l’impegno fitosanitario)…
giore adattamento al territorio a fronte di una minor • dimensione del vigneto = accorpamento di più
possibilità di meccanizzazione (foto 12). Con oppor- appezzamenti adiacenti, modifica della regima-
tuni accorgimenti tale limite può però rientrare in un zione idrica naturale (con costi e rischi spesso
modello operativo competitivo. Con i filari in traver- occulti)…
so si può più facilmente fare una vera viticoltura di Benché spesso si faccia il contrario, è molto più
precisione operando sia a livello di pianta (potatura, facile e conveniente adattare il vigneto al ter-
difesa…) che di suolo (concimazione, inerbimento…) ritorio piuttosto che viceversa. Gestire unità di
in funzione delle reali esigenze. minore ampiezza non necessariamente costa di più
La scelta della sistemazione va fatta secondo (valutando anche il risparmio nella sistemazione)
diversi presupposti: se si agevola la meccanizzazione ricorrendo ad altri
• entità dei movimenti di terra = aspetti economi- stratagemmi (percorsi prestabiliti tra appezzamenti
ci, tempi di realizzazione, modifica del profilo limitrofi, disposizione dei filari a ventaglio, cambio
originario, costi di manutenzione… di direzione con filari interrotti, filari con andamen-
26 ARSIA
14-15. Vigneti costruiti su vecchie terrazze già esistenti (filari curvi e allevamento ad alberello)
to curvilineo, capezzagne solo su due lati…). • nel periodo estivo: il rapido sopraggiungere dello
La sistemazione dei terreni in pendio effettuata stress termo-idrico blocca la normale attività fisio-
modificando il profilo naturale è un aspetto decisi- logica con un grande dispendio energetico che
vo per le conseguenze negative che può comporta- riduce la resistenza ai patogeni vascolari
re. Le grandi opere di sbancamento vengono fatte • durante la maturazione: luminosità e tempera-
in risposta alla necessità di ridurre il costo colturale ture insufficienti ritardano la maturazione allun-
mediante l’accorpamento di ampie superfici gestibi- gando il periodo di rischio ai marciumi, mentre la
li meccanicamente (foto 13). piovosità aumenta la compattezza del grappolo.
A prescindere dai rischi di degrado territoriale Su base storica è possibile conoscere nei dif-
(frane ed erosioni) e dall’elevato costo di tali opera- ferenti ambienti la frequenza e l’intensità con cui
zioni (sia per l’esecuzione che per il mantenimento), queste situazioni si presentano (anche se negli
modificare in modo sostanziale il profilo naturale ultimi anni la manifestazione di fenomeni estremi
può comportare la perdita irreversibile di un parti- e prolungati è aumentata rendendo molto difficile
colare equilibrio fisico-microbiologico responsabile il lavoro di zonazione futuro). Il vigneto biologico,
delle caratteristiche peculiari del suolo e quindi del rispetto a uno convenzionale, può presentare una
vino. Inoltre, accorpare appezzamenti originaria- minore vulnerabilità in virtù della maggior preci-
mente separati (e quindi differenti) significa rinun- sione e tempestività che richiede in tutte le fasi, ma
ciare alla possibilità di esercitare in ognuno di essi soprattutto della minore suscettibilità delle piante
le scelte più appropriate. In pratica la prospettiva di (meno vigorose) e dei suoli (più stabili).
riduzione dei costi con strategie di viticoltura esten-
siva può venire smentita già nella fase di allevamen-
to (quando ci si dovrà necessariamente confrontare 3.3 Il progetto
con un significativo gradiente di attecchimento e
sviluppo) e incrementata negli anni successivi (con La viticoltura biologica è orientata verso una
una forte penalizzazione delle potenzialità territo- più matura consapevolezza nella gestione agrono-
riali e una minore durata dell’impianto). mica in quanto basata su un’attenta osservazione
I vigneti grandi servono per usare grandi mac- della fisiologia e dei ritmi fenologici delle piante.
chine, ma non per fare grandi vini (foto 14-15). Questa scelta è vincente solo se il vigneto viene
realizzato su questi presupposti e con la cura di
Rispetto a un andamento stagionale ottimale effettuare le operazioni necessarie in modo preciso
(annate a bassa pressione di malattie) le condizioni che e tempestivo.
più frequentemente scatenano momenti critici sono: Il vigneto biologico va costruito su un proget-
• nella prima parte della stagione: le abbondanti pre- to globale. Ogni singola scelta va concepita come
cipitazioni stimolano in modo eccessivo e prolun- parte integrante di un piano ben più ampio e la
gato l’attività vegetativa favorendo la suscettibilità gestione va pensata sulla base di un programma a
delle piante e l’aggressività dei patogeni largo spettro e a lunga scadenza. Il protocollo va ela-
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 27
borato sulla capacità di prevedere e prevenire quan- sempre più competitivo oltre a un buon marketing
to di più probabile può succedere e il bilancio va occorre consolidare i propri investimenti. Il bilan-
fatto su una serie storica a medio-lungo termine. La cio aziendale è fatto dalla differenza tra entrate e
fatale componente aleatoria legata all’imprevedibile uscite e – a prescindere dalla inderogabile necessità
andamento meteorologico comporta un inevitabile di aumentare le prime – con un’accurata pianifica-
fattore rischio a cui va contrapposta la capacità di zione si può fare molto per ridurre le seconde. Un
tollerare le conseguenze di stagioni anomale (ter- impianto ben progettato abbassa il costo di produ-
reni più sani e strutturati, piante più equilibrate e zione (migliore operatività e minore manutenzio-
meno suscettibili). Soprattutto bisogna evitare di ne) e allunga notevolmente la durata del vigneto
accumulare stress negli anni successivi (che ridur- garantendone funzionalità e redditività nel periodo
rebbero in breve tempo le potenzialità produttive) critico (ma prezioso) della seconda età.
e dopo un’annata difficile è bene premeditare qual- Dovendo misurare la sua validità nel lungo
che intervento straordinario. periodo, la strada per una maggiore longevità (che
assicura un miglior ammortamento delle spese di
Terra e Cielo significano nutrimento e luce. Nel impianto) va tracciata con molta lungimiranza.
vigneto due sono le forze che più di tutte plasmano Alcune soluzioni che sembrano inizialmente molto
la forma e la dimensione di foglia e grappolo: acqua e appetibili per semplicità, velocità e consuetudine
calore (il che conferma l’influenza delle fasi astrali): possono in seguito rivelarsi un grande limite per la
— la disponibilità idrica nel suolo regola la velocità sostenibilità ecologica ed economica dell’Azienda.
e la durata di crescita del germoglio (vigoria e
massa fogliare complessiva) La redditività aziendale dipende essenzialmente
— la temperatura ambiente determina la percentuale da quanto vino si riesce a vendere e da quanto costa
di allegagione e lo sviluppo degli acini (volume produrlo.
e compattezza del grappolo). D. Perché il consumatore sceglie di comprare proprio
quel vino?
Quando la vocazione territoriale è bassa o si per- R. Per essere scelto il vino deve essere riconoscibile
seguono obiettivi di forzatura, sforzi e costi aumen- e quindi bisogna puntare sui Fattori endo-
tano, mentre qualità e redditività diminuiscono. geni = il suolo e la volontà dell’imprenditore,
Quando la gestione del vigneto mira alla reale unici e irripetibili al di fuori dell’Azienda e quin-
valorizzazione di un buon terroir, maggiori sono le di strumenti essenziali per la massima valorizza-
possibilità di successo perché si sta realizzando un zione delle risorse native (mentre mezzi tecnici
modello agronomico sostenibile. e tecnologie sono fattori esogeni che possono
Il progetto di un nuovo vigneto deve perseguire essere usati ovunque da chiunque).
contemporaneamente quattro obiettivi: D. Come fare per produrre a costi competitivi?
– produrre qualità in quantità R. Per contenere i costi bisogna sviluppare l’Au-
– garantire identità e tracciabilità dei prodotti toregolazione con piante meno vigorose
– ridurre l’impatto ambientale e meno vulnerabili = oggi si cerca di ridurre i
– tutelare il bilancio aziendale. costi con la meccanizzazione, ma non basta cer-
Raggiungere contemporaneamente tutti gli care soluzioni più economiche (riduzione della
obiettivi non è facile, ma diventa possibile se si manodopera) se prima non si abbassano le esi-
opera con la massima professionalità: i principi base genze (riduzione delle necessità di intervento).
di zonazione e prevenzione vanno resi operativi con
grande precisione e tempestività. Per puntare sui fattori endogeni e sull’autorego-
Ma oggi non basta produrre bene: bisogna saper lazione colturale lo strumento operativo più impor-
vendere, cosa non facile e che il viticoltore non ama tante è la Biodiversità a tutti i livelli (la stabilità,
molto. L’aspetto economico va affrontato anche e quindi la convenienza, di un agrosistema dipende
sul piano agronomico: per affermarsi in un mercato da quanto meglio si adatta al suo ecosistema).
4. Modelli viticoli in funzione dell’attitudine al biologico*
Ruggero Mazzilli
• soluzioni agronomiche indirizzate a esaltare le l’uso di input esterni evitando di fare interventi inu-
scelte genetiche tili, sempre costosi (soprattutto se manuali), a volte
• strategie colturali in perfetta sintonia con le scel- imprecisi (soprattutto se meccanizzati) e spesso
te operate. dannosi (soprattutto se chimici).
Suolo e clima sono gli elementi che contraddi- Esistono strumenti agronomici che esaltano il
stinguono i terroir la cui espressione varia secondo terroir e altri che tendono a soffocarlo.
l’efficienza d’uso delle risorse native in funzione La riduzione della dimensione della pian-
della capacità di: ta è la condizione indispensabile per massimizzare
• intercettazione della radiazione solare da parte la territorialità del vino, mentre le tecniche di forza-
della parete fogliare (dimensione e continuità) tura che esaltano la vigoria tendono a uniformare le
• assorbimento idrico-minerale tramite l’apparato risposte nei diversi ambienti.
radicale (densità/mq e profondità). Per fare qualità tutte le scelte colturali vanno
In biologico il minor ricorso agli input è un coerentemente orientate per formare una parete
importante mezzo (e non un limite) per esaltare la vegetativa non troppo spessa e ben arieggiata. Con
peculiarità dell’agrosistema. Un progetto coerente piante più autosufficienti (radici più profonde) la
permette di impostare la protezione delle piante sulla prospettiva del biologico è la logica evoluzione di
difesa agronomica indiretta scegliendo in fase d’im- un piano imprenditoriale molto competitivo.
pianto gli aspetti strutturali pressoché definitivi.
Per fare viticoltura biologica vanno demoliti
In viticoltura biologica non si deve e non si può alcuni luoghi comuni sul modello vegetativo. I
utilizzare lo stesso background del convenzionale, vigneti sono quasi sempre troppo vigorosi (il che
dove ogni problema viene trattato singolarmente. penalizza qualità, sanità e costi) e spesso si riscontra
Fare biologico non è la semplice rinuncia alle mole- un’ampia variabilità di sviluppo all’interno dello
cole di sintesi a favore di quelle naturali: valorizzare stesso appezzamento (anche a causa di movimenti
le risorse native significa creare piante meno esi- di terra malpensati e peggio realizzati). Oggi la viti-
genti e meno dipendenti soprattutto in termini coltura è ancora oppressa da credenze – dettate da
di protezione fitosanitaria. L’obiettivo di riuscire a paure ingiustificate o da una cattiva informazione
concepire l’intervento fitoiatrico come l’ultima misu- – che vanno assolutamente condannate:
ra di difesa è raggiungibile mediante: • scassi troppo distruttivi: demolizione del profilo
• piante meno suscettibili agli stress e meno naturale, scotico della parte superficiale, rottura
appetibili per i patogeni (lo sviluppo regolare dell’assetto idrologico naturale, impoverimento
favorisce i meccanismi di autodifesa) della frazione microbiologica…;
• ambienti meno favorevoli allo sviluppo delle • portainnesti troppo vigorosi: diffusi per garantire
malattie (una canopy più aerata migliora anche un rapido attecchimento delle barbatelle (poi
la penetrazione dei fitofarmaci) quando è l’ora della vendemmia l’uva non matu-
• maggiore uniformità (la sincronia fenologica ra mai) e una maggiore resistenza alla siccità (ma
permette una maggiore efficacia degli interventi la “domanda” idrica dipende dalla parte aerea),
colturali). oltre che per assecondare le disponibilità vivai-
stiche (maggiore resa in barbatellaio) e il turn
La viticoltura convenzionale tende a sopravvalu- over aziendale (possibilità di ristoppio e rapida
tare i mezzi tecnici e tecnologici disponibili: se non formazione della struttura definitiva);
si pongono dei limiti precisi alla chimica e alla mec- • scelte varietali-clonali poco specifiche: preferenze
canizzazione si finisce col prevaricare i principi di per selezioni con obiettivi enologici quantitativi
fisiologia vegetale e potenzialità dei suoli (col rischio (grappoli numerosi e grossi con aumento di
di alimentare scelte esclusivamente speculative). variabilità, suscettibilità alle malattie e difficoltà
Il metodo biologico non è solo uno strumento di maturazione) o per cultivar internazionali
per la riduzione dell’impatto ambientale, ma è il (facilità di adattamento);
mezzo più adatto per realizzare un modello viticolo • sesti troppo larghi: il maggiore spazio disponibile
più in sintonia con il proprio terroir, finalità che per ogni singola pianta ne stimola un maggiore
esalta e riempie di significato (tecnico ed economi- accrescimento (aumenta il vigore) che però non
co) l’obiettivo originario (la qualità del vino). Con- sempre è realizzabile da tutte le piante (aumenta
temporaneamente rappresenta il livello più elevato la variabilità) e spinge le piante al consumo e
di professionalità del viticoltore nonché l’approccio non all’accumulo;
più intelligente e utile alla gestione delle risorse. • distanza tra le file elevata: stabilita per far passare
L’obiettivo della viticoltura biologica è ridurre trattori e attrezzature già presenti in azienda
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 31
(magari acquistati per altre colture) e per assicu- 4.2 L’equilibrio del vigneto
rarsi una manovrabilità dei mezzi più comoda;
• distanza sulla fila eccessiva: per agevolare gli Progettare un vigneto per la qualità significa
interventi meccanici, per paura di uno squilibrio indirizzare le piante verso un’attività vegetativa
vegeto-produttivo e forse anche per risparmiare; contenuta (in senso spaziale e temporale) orientata
• potature troppo ricche: che penalizzano sia la qua- a una radicazione profonda e all’accumulo nel grappo-
lità dell’uva che la longevità del vigneto; lo. Le strade per realizzare questo assetto non sono
• eccessive lavorazioni del terreno: effettuate con molte: se è vero che il vino buono sta nella botte
l’intenzione di eliminare la competizione erba- piccola, è altrettanto vero che l’uva buona sta sulla
cea provocano aumento del vigore, distruzione pianta piccola.
della sostanza organica, peggioramento della In viticoltura la parolina magica è equilibrio.
struttura del suolo, maggiore dipendenza da Equilibrio è benessere, benessere è salute, salute è
input, sviluppo meno regolare…; qualità.
• potatura verde irrazionale e intempestiva: effettuata La vite è una pianta versatile che si adatta bene
in ritardo e senza un preciso modello fisiologico; a varie situazioni (ma fino a un certo punto, oltre
• concimazioni eccessive e/o squilibrate: favorevoli il quale si ha disordine fisiologico e alterazione del
più alla produzione di legno che di vino e metabolismo). Non è vero che deve soffrire per
necessarie per sostenere l’habitus “maggiorato” dare il meglio di sé: l’importante è che cresca lenta-
indotto, vengono concepite senza una buona mente, senza accelerazioni (iper-nutrizione da con-
conoscenza del suolo e realizzate in assenza di cimi chimici e/o irrigazione eccessiva) o per troppo
un’adeguata differenziazione locale; tempo (invaiatura e agostamento tardivi).
• lotta a calendario: legata all’eccessiva fiducia L’equilibrio è la capacità di sopportare gli stress
nella chimica e alla scarsa disponibilità (voglia e e resistere alle tentazioni in modo da mantenere
tempo) di girare per i vigneti. uno sviluppo regolare. Nei periodi favorevoli la
disponibilità energetica può essere superiore al fab-
Il reddito dell’Azienda è dato da ciò che riesce a bisogno e si possono presentare due casi:
ricavare da quello che è riuscita a produrre in base — la pianta utilizza questo surplus calorico e acce-
a quanto gli è costato. La diminuzione delle spese lera la crescita = lussurreggiamento vegetativo
e l’aumento di qualità sono i principali problemi — i meccanismi di controllo (naturali e antropici)
della viticoltura moderna. In genere si cerca di funzionano e la quota eccedente di elementi
ridurre i costi con la chimica e la meccanizzazione, nutritivi non viene consumata, ma accumulata
ma così si rischia di peggiorare la qualità del lavoro come sostanze di riserva.
e del prodotto (compromettendo anche la longevità Tale accumulo, incrementabile anche da un
dell’impianto e quindi il beneficio dell’investimen- anno all’altro, è fondamentale per sostenere una
to). Per ridurre i costi bisogna invece puntare su: crescita regolare nei momenti di difficoltà quando
• riduzione del vigore (per diminuire le necessità la produzione di energia è ridotta. Quindi se si
d’intervento) controlla il vigore nella prima parte della stagione,
• massima tempestività (per aumentare velocità ed si affrontano meglio lo stress termo-idrico estivo e
efficacia delle operazioni) le ultime fasi di maturazione.
• ottima organizzazione (per ridurre gli sprechi di Momenti di bilancio negativo si verificano
tempo e di energia). ciclicamente durante la stagione anche in assenza di
stress: al germogliamento e all’inizio dell’invaiatura
Riduzione del vigore, tempestività e organizza- la forte richiesta di energia (per la crescita dei ger-
zione sono fondamentali per migliorare la qualità, mogli e l’accumulo nel grappolo) è sempre sostenu-
il che significa che i due obiettivi qualità e risparmio ta dalle riserve accumulate nelle radici e nel fusto.
non si elidono a vicenda, anzi in una buona viticol- L’equilibrio è raggiungibile solo con un preciso
tura biologica sono perfettamente coerenti e contem- modello viticolo basato su due strumenti:
poraneamente raggiungibili. • biodiversità = utilizzare differenti biotipi nei
Non è vero che nella conduzione biologica si ha diversi ambienti (microzonazione)
sempre bisogno di un maggiore impiego di mano- • autoregolazione = controllare l’espressione trami-
dopera e, se anche così fosse, questo non necessaria- te la competizione dovuta al sesto d’impianto.
mente comporterebbe un aumento dei costi, perché
il costante monitoraggio assicurato permette di Un metodo colturale armonico interpreta per-
ottimizzare gli interventi (limitandoli al necessario) e fettamente il dualismo tra la spinta energetica del
riduce le spese (per l’acquisto dei mezzi tecnici). suolo e il controllo di tale stimolo da parte del
32 ARSIA
Fig. 1 - Differenziando opportunamente le scelte strutturali e gestionali si può ridurre la variabilità indotta da una diver-
sa pressione ambientale tipica degli impianti a rittochino. Le piante troppo vigorose sono molto suscettibili ai patogeni.
Le piante troppo deboli sono molto suscettibili agli stress. In entrambi i casi aumentano i costi e diminuisce la qualità
clima. La maggior autonomia delle piante (equili- fissati. La successione secondo cui devono essere
brio) si ha quando l’attività radicale si assesta a una definite le varie opzioni non segue sempre lo stesso
maggiore profondità (con radici superficiali lo svi- ordine e in ogni caso le scelte vanno prese contem-
luppo è più altalenante perché è maggiore la reatti- poraneamente.
vità all’andamento climatico e alla concimazione).
Il punto di forza del vigneto biologico sta nel
creare un modello viticolo a basse esigenze e 4.3 Varietà-clone
alte prestazioni esaltando le peculiarità native
svincolandosi da molte necessità fittizie. La rinun- La coerenza territoriale dell’agrosistema, prin-
cia ad alcune soluzioni apparentemente più facili cipio su cui si basa il biologico, comincia da pre-
impone di mettersi in condizione di poterlo fare e cise scelte varietali. L’espressione fenotipica di
per arrivarci bisogna avere un corretto assetto vege- un genotipo rappresenta la risposta alla pressione
to-produttivo. Piante in equilibrio non solo danno ambientale e la capacità di reazione misura il suo
una migliore qualità con maggiore costanza negli grado di adattamento geografico e climatico. Que-
anni, ma riducono anche i costi e la dipendenza sto si evolve nel corso di un lungo periodo a opera
dalla chimica. La gestione di piante vigorose è trop- sia della selezione naturale, sia di quella antropica
po impegnativa e dispendiosa portando a ritardare e non va valutato solamente in termini di qualità,
e a peggiorare la maturazione. ma anche in relazione alle capacità di reazione alle
avversità localmente più diffuse. Un elevato grado
Nella progettazione del nuovo vigneto ogni di adattamento è la base per ottenere i migliori
soluzione tecnica deve essere valutata in perfetto risultati con continuità nelle diverse annate. Poiché
accordo con le altre nel rispetto degli obiettivi l’espressione fenotipica è una variabile controllata
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 33
dal modello viticolo e dall’andamento climatico, minore intensità di crescita, che risultano morfologi-
un adattamento ottimale si ha quando per ottenere camente meno vulnerabili e più omogenei (foglie più
vini di grande tipicità con un’elevata costanza sono piccole e grappoli più spargoli).
richiesti pochi interventi colturali. La selezione clonale troppo spinta ha però
Il comportamento delle piante segue delle rego- contribuito al fenomeno dell’erosione genetica
le fisiologiche dettate dal loro codice genetico, riducendo la naturale variabilità di popolazione e
mediante una sorta di automatismo. Ogni cultivar quindi il patrimonio disponibile. La situazione è
possiede delle prerogative proprie: alcune sono particolarmente grave per alcune cultivar (contri-
molto reattive (la risposta all’ambiente varia anche buendo a una forte omologazione dei vini) per le
in spazi ristretti), mentre altre possiedono una quali i capostipiti provengono solo da pochi areali.
maggiore stabilità (che però può mascherare le loro Negli ultimi anni la ricerca è orientata verso il
effettive potenzialità). recupero di una maggiore ricchezza varietale (possi-
Negli ultimi anni il successo ottenuto da alcuni bile nei vecchi vigneti antecedenti agli anni sessanta)
vini ha portato a credere che questo possa essere e anche molti produttori hanno ricominciato a fare
facilmente emulato utilizzando altrove gli stessi un’ottima opera di selezione massale aziendale (che va
biotipi o gli stessi sesti d’impianto. La pretesa di adeguatamente assistita sul piano sanitario). Tra i vari
rapidi risultati ha impedito di basarsi esclusivamen- parametri selettivi assumono un ruolo fondamentale
te su un più corretto approccio agronomico (che le caratteristiche del grappolo: oltre ai caratteri quali-
necessita di tempi molto più lunghi). L’eccessiva tativi (valutabili mediante l’analisi organolettica degli
fiducia nell’impiantare un po’ ovunque le varietà acini maturi), sono determinanti quelli morfologici
ritenute enologicamente più affidabili ha emargina- (un grappolo di ridotte dimensioni assicura una più
to troppo velocemente alcune cultivar autoctone, sincrona maturazione di tutti gli acini).
ritenendole incapaci di reggere da protagoniste il
confronto con un mercato globale (anche a causa di
gestioni agronomiche inadatte a esaltarne i pregi). 4.4 Portainnesto
Generalmente le diverse varietà sono in grado di
esprimere meglio le proprie potenzialità solo negli A livello fisiologico la presenza dell’innesto è
areali di origine. I vitigni internazionali possono una strozzatura meccanica che impedisce la perfetta
adattarsi a vari ambienti (perché dotati di elevata continuità vascolare. A livello pratico è una forzata
stabilità genetica o di buona stabilità qualitativa), opportunità che deve servire ad aumentare le possi-
ma la loro versatilità è in realtà molto meno vera di bilità di interagire positivamente con l’ambiente.
quanto si crede. Tutte (ma proprio tutte) le cultivar L’influenza del portainnesto sulla vigoria deter-
hanno esigenze specifiche. Il fatto che per alcune la mina il controllo su qualità e quantità di produzio-
tolleranza sia maggiore non significa che sia possi- ne. Il differente ruolo esercitato dai vari genotipi
bile coltivarle con successo a prescindere da dove si manifesta soprattutto in età giovanile (quando
e come. L’affermazione dell’enologia varietale va si ha una rapida espansione radicale). In seguito
ricondotta al vigneto collocando i vitigni più adatti l’adattamento all’ambiente tende progressivamente
alle specifiche ambientali. Ogni varietà presenta a ridurre (senza annullare completamente) le diffe-
ritmi vegetativi e caratteristiche anatomiche proprie renze di comportamento a eccezione delle situazio-
reagendo differentemente agli stessi stimoli (positi- ni più caratterizzate. Sulla pianta adulta i vari por-
vi e negativi): una giusta distribuzione permette di tainnesti determinano un diverso comportamento
facilitarne la gestione ottenendo la massima effica- soprattutto nella fase di stress termo-idrico estivo.
cia e riducendo i rischi di insuccesso. Vi è anche un’importante variabilità nella risposta
Per l’impianto di un vigneto biologico le culti- a un’eccessiva piovosità pre-vendemmiale (e quindi
var autoctone garantiscono una maggiore costanza alla predisposizione ai marciumi del grappolo).
di risultati (anche e soprattutto nelle annate più La scelta del portainnesto è un momento decisi-
difficili) in virtù del lungo periodo di adattamento. vo che molto spesso viene però mal interpretato o
All’interno di ogni cultivar esiste una più o meno addirittura subordinato alle disponibilità del vivaio.
ampia variabilità di popolazione, che ha permesso di In biologico la principale caratteristica da ricercare
selezionare una serie di biotipi con determinati non è tanto la vigoria impressa (dato che le aspet-
caratteri. Tra questi vi possono essere sensibili diffe- tative vengono spesso disattese), quanto la capacità
renze per quanto riguarda la dimensione delle foglie di adattamento alla natura del suolo (profondità,
e la compattezza dei grappoli, oltre che per epoca di disponibilità idriche, presenza di calcare…).
maturazione e attitudine enologica. Da un punto di I vari portainnesti si differenziano principal-
vista agronomico è sempre meglio preferire cloni a mente per:
34 ARSIA
• angolo geotropico: i portainnesti fittonanti vitale utilizzabile per lo sviluppo radicale e aereo.
resistenti alla siccità vanno messi nei suoli aridi Non è quindi solo un fatto di qualità, ma anche di
e pietrosi, mentre quelli superficiali nelle situa- quantità di territorio a disposizione. Il comporta-
zioni soggette a idromorfia; mento delle singole piante nel vigneto è fortemente
• adattamento al calcare attivo: un terreno cal- condizionato dalla densità d’impianto che esercita
careo ha una buona stabilità di struttura, ma un importante ruolo di controllo dell’espressione
la presenza eccessiva della forma più solubile del genotipo. La risposta alla quantità di ambien-
richiede l’impiego di genotipi resistenti; te disponibile consiste nell’autoregolazione dello
• assorbimento selettivo: la preferenza per il potas- sviluppo.
sio rispetto al magnesio è quasi sempre da prefe- La tipicità di un vino è un problema che nasce
rirsi per aumentare la qualità – soprattutto per nel vigneto, quindi dipende da quanto le uve riesco-
uve rosse – e la resistenza a siccità e avversità; no ad avere caratteristiche territoriali (sapore, colo-
• vigoria impressa: la scala secondo cui i portain- re, odore…). Perché ciò avvenga con naturalezza (e
nesti vengono suddivisi non sempre si realizza quindi con continuità) deve realizzarsi un grande
nella pratica: nelle aree più fertili (profilo con- contatto tra pianta (radici-foglie-grappoli) e ambien-
cavo e zone di accumulo) vanno comunque pre- te (suolo-atmosfera). L’efficienza d’uso delle risorse
feriti i portainnesti classificati come più deboli, naturali (radiazione solare, acqua, elementi nutriti-
mentre in quelle più magre (a profilo convesso vi…) aumenta – fino a un certo punto – quanto più
e zone di erosione) quelli più vigorosi; la stessa lo spazio disponibile viene occupato da radici e foglie. Il
differenziazione va fatta secondo l’habitus vege- limite a tale investimento è dato dal peggioramento
tativo della cultivar). delle condizioni microclimatiche e dal disequilibrio
Dal confronto tra varie situazioni, molte caratte- sulla pianta e tra le piante.
ristiche si esprimono con una tendenza più o meno La distanza tra le file e sulla fila definisce lo spa-
ampia e più o meno influenzabile ed è proprio zio – aereo e sotterraneo – disponibile per ogni sin-
l’ampiezza di questa risposta che spesso annulla le gola pianta. Dato che il nutrimento viene dall’aria
differenze di comportamento. (luce e calore) e dalla terra (acqua e minerali), mag-
La scelta del portainnesto è fortemente condizio- giore è lo spazio a disposizione per pianta, maggio-
nata (se non successiva) alla densità d’impianto. Con ri sono le sue possibilità di crescere. Viceversa più
la riduzione dei sesti ci si orienta prevalentemente le piante sono vicine, più devono competere tra loro con
su genotipi a basso vigore, ma la scelta può ricadere il risultato di limitarsi a vicenda (la competizione
anche su alcuni fittonanti che danno un ottimo equi- radicale non è solo a livello fisico, ma anche e
librio con un buon controllo del vigore (anche con soprattutto a livello chimico in virtù dell’emissione
alte densità) e un’ottima resistenza alla siccità (fonda- di escreti radicali). La densità di impianto (entro
mentale per le aree collinari più vocate). certi limiti) regola la velocità e la durata dell’accre-
Vi sono anche importanti differenze di risposta scimento vegetativo che è inversamente proporzio-
al ristoppio e alla competizione radicale (soprattut- nale all’attitudine all’accumulo e all’autodifesa:
to in relazione all’angolo geotropico). La migliore • Sesti larghi = piante grandi e molto produttive,
soluzione è quella di diversificare il portainnesto molto esigenti per nutrizione idrico-minerale,
anche all’interno dello stesso vigneto (in base all’af- con ritardo di maturazione ed elevata suscettibi-
finità varietale) secondo le differenti caratteristiche lità alle avversità parassitarie e climatiche;
del suolo e la sistemazione scelta (in particolare nel • Sesti stretti = piante piccole e poco produttive,
rittochino). poco esigenti e ben predisposte per una matura-
Nella scelta del portainnesto la conoscenza zione ottimale e una pronta autodifesa (tessuti
dell’areale di origine dà importanti indicazioni circa più robusti e vegetazione più regolare).
l’adattamento al clima della zona dove sarà utilizza- Ovviamente la possibilità di ridurre il sesto d’im-
to, l’attitudine colturale e la vocazione enologica (la pianto dipende dalla natura del suolo e richiede
finalità di selezione dipende molto anche dall’epoca una coerente gestione (poco o nulla concimazione,
in cui è stata fatta). inerbimenti e sovesci, potatura adeguata…). Sesti
troppo stretti incrementano i costi di gestione, sesti
troppo larghi aumentano la variabilità. Entrambi
4.5 Sesto di impianto penalizzano fortemente le potenzialità produttive.
La corretta densità d’impianto è lo strumen-
I processi fisiologici che ordinano il metabo- to agronomico decisivo per indirizzare il vigne-
lismo vegetale si esprimono in funzione dell’am- to (ogni singola pianta) verso un’autoregolazione
biente che per ogni pianta si riduce allo spazio spontanea (obiettivo da raggiungere nell’arco di
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 35
Fig. 2 - La densità
d’impianto definisce
la quantità di ambiente
a disposizione per
ogni singola pianta.
L’occupazione dello spazio
aereo è l’indice della
densità radicale
(fisiologia di gruppo).
Aumentando la densità
d’impianto si incrementano
l’esplorazione del suolo
(più radici/mq anche
in profondità)
e l’intercettazione
dell’energia solare
(aumentano lo sviluppo
lineare e la regolarità
della parete fogliare), ma
soprattutto aumenta la
durata dell’impianto (anche
perché le singole fallanze
incidono meno)
qualche anno dopo l’impianto quando si comincia il numero di germogli per ceppo in modo da per-
a sentire la competizione radicale). L’autocontrollo metterne una maggiore regolarità di sviluppo (per
dello sviluppo è l’unica strada per ottenere i massi- riduzione o assenza delle gerarchie di crescita) dovuta
mi risultati con il minimo sforzo (meno interventi anche alla minore produzione. Poiché la dimensio-
di sfogliatura, cimatura, diradamento e difesa). ne del grappolo dipende dal vigore del germoglio
L’elemento che maggiormente incide sull’asset- su cui è inserito, la maggiore competizione tra le
to vegeto-produttivo è il rapporto volumetrico tra piante adiacenti permette il controllo della vigoria
apparato radicale e parete vegetativa. Riducendo con grandi benefici fisiologici e sanitari. Con l’aumen-
la distanza tra le piante, le radici sono obbligate a to della densità si ha un maggiore numero di piante
esplorare maggiormente il suolo anche in profondi- singolarmente più piccole a contatto con una mino-
tà (con più equilibrio e più tolleranza agli stress). re quantità di ambiente. Questa situazione permette
La competizione tra le piante adiacenti e il minor un’ottimizzazione dell’interazione genotipo-ambiente e
numero di gemme per ceppo determinano l’aumento una minor suscettibilità alle malattie (il cui controllo
del rapporto radici/germogli che garantisce una matu- è agevolato dalla maggior uniformità) (fig. 2).
razione più completa (miglior nutrizione con minor Le piante piccole sono più robuste ed essendo
produzione). Il minor spazio disponibile per singola meno produttive danno una più completa matura-
pianta riduce la variabilità di sviluppo nel vigneto zione con una maggiore disponibilità di fotosin-
(ogni pianta riesce a utilizzare completamente tutto tetati per accumulare riserve negli organi peren-
lo spazio a sua disposizione). La maggiore sincro- ni. Ciò rappresenta un’importante difesa naturale
nia fenologica tra le piante (ossia l’assenza di ceppi contro gli imprevisti e i periodi climaticamente
troppo vigorosi o troppo deboli) facilita la gestione sfavorevoli, assicurando un generico aumento del
e incrementa le performance produttive del vigneto benessere della pianta e una maggior longevità del
(maggiore uniformità di produzione). vigneto (foto 1-2).
L’aumento delle rese a ettaro non può essere La forza di una pianta dipende da quanto si ali-
perseguito mediante un maggior carico unitario, menta, riducendo lo spazio per ogni singola pianta
ma è possibile con un maggior investimento di si ha meno vigore. Riducendo il vigore dei germogli
piante per superficie: tutte le piante devono produr- si hanno grappoli più piccoli, cioè maturazione più
re regolarmente (spesso la ridotta resa/ha è dovuta completa, più omogenea e più qualitativa (foto 3-4).
alla scarsa produttività di una significativa quota di Per mantenere la massima redditività nel ciclo
piante e non può essere recuperata facendo produr- produttivo di un vigneto bisogna raggiungere
re di più le altre). un’elevata qualità dell’uva il maggior numero di
La minore distanza tra le piante sulla fila limita volte (foto 5).
36 ARSIA
6-7. Tendone e alberello rappresentano storicamente i due antipodi riguardo la forma e la dimensione della pianta
38 ARSIA
8-9. Nuovi impianti ad alberello: con la disposizione a settonce la simmetria è massima, mentre con la disposizione a
quinconce la gestione è interlinea
Pergola
Nelle varie soluzioni locali, riassume i difetti
del tendone (anche per quanto riguarda i costi di
impianto) esaltandone però i pregi; anche in questo
caso il limite maggiore è legato alla produttività per
pianta: se eccessiva – pergole doppie a bassa den-
sità di impianto – non può sostenere un progetto
per uve di qualità a basso impatto ambientale; la
manualità richiesta per svolgere le operazioni coltu-
rali richiede molta esperienza (ma non grandi costi);
la pergoletta semplice senza forzatura può rappre-
sentare una soluzione molto buona, soprattutto in
ambienti collinari con sistemazione in traverso.
Alberello
Rappresenta la storia della viticoltura e ancor
oggi è validissimo in contesti di grande espressione 10. Il cordone libero è la soluzione proposta per la mec-
canizzazione integrale (che tende a trasformare radical-
enologica; l’alberello (diffuso in Europa, al Nord mente la viticoltura proiettandola verso la dimensione
per limiti termici e al Sud per limiti idrici) abbinato agro-industriale)
a densità di impianto sufficientemente elevate è la
scelta ideale in terreni collinari a bassa fertilità (foto
7); in alcuni areali del Sud la tradizionale versione vertici di un triangolo isoscele, foto 9) la gestione è
a vegetazione strisciante (senza tutore) è ormai in interlinea (cioè a filari come nelle controspalliere).
estinzione; la soluzione con 1 tutore per pianta può
essere modificata “appoggiando” la vegetazione su In viticoltura biologica è richiesta una mag-
una spalliera di ridotte dimensioni per realizzare giore tempestività e precisione nell’esecuzione del
una struttura molto semplice e competitiva per costi palizzamento e della selezione dei germogli. Affin-
e risultati: in questo modo si ottengono i vantaggi ché questo non significhi una maggiore spesa di
gestionali dei vigneti a filare e si risolvono i problemi manodopera, la scelta della forma di allevamento
dovuti all’eccessivo contatto tra i grappoli. è decisiva. A volte sono sufficienti alcuni semplici
Nei nuovi impianti ad alberello, con la dispo- accorgimenti per migliorare il microclima della
sizione a settonce (piante disposte ai vertici di un canopy e accelerare le operazioni di gestione del
triangolo equilatero, foto 8) la simmetria è massima, verde (modalità di potatura e legatura, numero e
ma il vigneto deve essere gestito con una scaval- posizione dei fili di contenimento, altezza e spesso-
lante, mentre con il quinconce (piante disposte ai re della parete fogliare…).
5. Impianto del vigneto*
Ruggero Mazzilli
Il progetto per un nuovo vigneto è la fase cru- Il periodo che intercorre tra estirpo del vecchio
ciale che decide l’attitudine produttiva e l’impegno vigneto e impianto del nuovo deve essere utilizzato
colturale futuri. Purtroppo la maggiore difficoltà è per detossificare il suolo. Allo scopo, non deve essere
spesso rappresentata dal fatto che oltre ai problemi lasciato in balia dell’imprevedibile sviluppo di vege-
agronomici si devono affrontare vincoli burocratici tazione spontanea: la semina fitta di colture erbacee
e forti pressioni del mercato. Nonostante gli ele- adatte (prima e/o dopo lo scasso secondo la situazio-
vati costi (aggravati dallo slittamento dei tempi di ne e i tempi) assume un importante ruolo di ammen-
ammortamento), molte volte la realizzazione viene damento e diserbo biologico anticipati (cover crop).
accelerata irrazionalmente (rendendo la durata fun- Nei reimpianti è fondamentale l’accurata aspor-
zionale dell’impianto inferiore a quella fisiologica). tazione dei residui colturali dell’impianto preceden-
Un vigneto durante il suo ciclo produttivo deve dare te, sicuramente in cattivo stato sanitario. L’even-
un certo risultato economico: ritardare l’inizio di tuale inoculo patogeno (virus, batteri, funghi…)
questo processo ne posticipa anche la fine e com- è molto pericoloso per le giovani piantine che, a
porta tutt’al più la perdita degli interessi relativi al differenza di quelle adulte, non avendo ancora subi-
tempo di ritardo. Tale svantaggio può essere però to una pluriennale pressione da parte dei patogeni,
ampiamente ricompensato (in termini di efficienza non dispongono di uno sviluppato sistema enzima-
e di durata) con un impianto più accurato. tico di autodifesa.
In caso di reimpianto (fenomeno diffuso nelle
zone vocate dove è assai difficile trovare appezza-
menti idonei precedentemente mai vitati), è penaliz- 5.1 Preparazione del terreno
zante per l’azienda mantenere a riposo una parte di
superficie, ma può esserlo ancor di più e per molto Per ottenere un’ottimale abitabilità per le radici
più tempo un impianto mal riuscito. Quando si deve le modalità operative vanno scelte in funzione delle
reimpiantare un vigneto lo si fa perché oramai non caratteristiche topografiche e della natura del suolo
è più capace di produrre un reddito: il rispetto di un (giacitura, profilo, tessitura, pietrosità…) secondo la
periodo di riposo non va visto come una perdita per precessione colturale (per asportare le stoppie e gli
il ritardo nell’impiantare il nuovo vigneto, ma come apparati radicali residui) e l’epoca di esecuzione dei
un risparmio nell’anticipare l’estirpo del vecchio. lavori (stato idrico e temperatura del terreno).
Alcuni aspetti che possono ostacolare la riuscita
La stanchezza del terreno è un problema che non di un nuovo impianto sono l’assenza di un ade-
si manifesta improvvisamente al termine del ciclo guato periodo di riposo, l’esecuzione di eccessivi
produttivo, ma che si accumula progressivamente movimenti di terra (sbancamenti), la realizzazione
nel corso degli anni. La misura annuale di questo dello scasso in condizioni di terreno non ottimali,
degrado dipende dal benessere di piante e suolo: un insufficiente drenaggio e uno scarso ammenda-
ovviamente una viticoltura biologica ben fatta frena mento di fondo.
la senescenza, mentre con gestioni scellerate un terre- La protezione del suolo va riferita soprattutto al
no può essere stanco e compattato già in pochi anni. regime idrologico. Ogni vigneto è un bacino d’invaso
1. Drenaggio con sassi reperiti sul posto che, insieme 2. Il corretto dimensionamento e la periodica
alle “pignatte” in cotto, rappresenta la migliore manutenzione dei fossi di guardia salvaguardano
soluzione (mentre i tubi corrugati e il tessuto-non il vigneto dalle acque superficiali che provengono
tessuto si intasano velocemente) dall’esterno
(delimitato dal perimetro non scassato) in cui l’ac- lenta e costosa e per un buon risultato richiede l’uti-
qua si muove in senso orizzontale secondo la pen- lizzo contemporaneo di almeno tre macchine: un
denza e in senso verticale secondo la permeabilità. escavatore con benna da scasso (più eventualmente
Le opere di regimazione idrica fatte in pre-impianto martello demolitore), un altro con benna grigliata
sono decisive per controllare il rischio erosivo e (per vagliare sassi e residui) e una ruspa. Nei terreni
l’asfissia. L’acqua non deve entrare dall’esterno scassati con l’estirpatore il drenaggio non sempre è
(fossi di guardia a monte e sui fianchi, sufficiente- perfetto, poiché la pressione della benna può creare
mente profondi e mantenuti), non deve acquistare una suola di compattamento disomogenea (a cuc-
velocità in superficie (secondo lunghezza, pendenza chiaio). Questo problema diminuisce se si lavora in
e direzione dei filari) e non deve ristagnare nella perfetta tempera rispettando un preciso percorso e
parte bassa (drenaggi e “talpature” che superano una costante profondità di lavorazione. L’impiego
la barriera dello scasso). Nei vigneti a rittochino, dell’escavatore può essere molto distruttivo per la
se non si drena la parte bassa, il ristagno idrico è conservazione del terroir in quanto “rimescola” il
sempre in agguato. profilo naturale del terreno. Si può ridurre questo
Lo scasso rappresenta un’operazione straordi- problema lavorando a profondità limitata (mas-
naria di bonifica (che si ripete non prima di qualche simo 50 cm) dopo aver inciso il terreno con una
decennio). Uno scasso malfatto (per risparmiare rippatura incrociata a maggiore profondità (circa
tempo, soldi o per superficialità) è una cattiva ere- 1 metro). L’uso dell’escavatore è comunque indi-
dità (che si tramanda per tutto il ciclo del vigneto) e spensabile per l’impianto nei terreni molto sassosi
un problema a cui successivamente è molto difficile e nei reimpianti per cui è diffuso nelle zone più
porre rimedio. Una buona preparazione del terre- vocate (terreni “difficili”) e più vitate (dove sono
no è il primo passo per la riuscita dell’impianto (ad rari i terreni idonei ancora vergini). L’escavatore,
esempio, in zone perimetrali o settori più difficili, inoltre, è indispensabile per la realizzazione dei
il minore sviluppo delle barbatelle dipende da un fossi perimetrali di guardia (sempre essenziali, non
lavoro effettuato in condizioni non ideali). solo in collina) e per la posa in opera del drenaggio
Negli ultimi anni l’aratro da scasso (molto impie- e della fognatura.
gato in passato per la sua economicità) viene sem- Lo scasso effettuato con il ripper rappresenta
pre meno utilizzato a causa dell’inevitabile rimesco- la soluzione migliore, purché venga effettuato con
lamento degli orizzonti, per cui oggi l’alternativa è terreno in tempera. Il lavoro viene svolto in più fasi
tra escavatore e ripper. prevedendo:
Con l’escavatore l’appezzamento viene intera- a) una prima serie di passaggi profondi (almeno 1
mente “passato al setaccio” aprendo e richiudendo metro) con un monodente, seguendo un’inclina-
fossi profondi non meno di un metro e muovendosi zione di circa 30° rispetto alla massima penden-
secondo una direzione prestabilita. L’operazione è za, per favorire lo scolo delle acque sotterranee
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 41
3. Ristagno idrico nella parte bassa del filare 4. Nella parte bassa del rittochino va realizzata una
e sdraiamento delle barbatelle per errato impiego rete drenante che scarichi l’acqua in un fosso oltre la
della trapiantatrice capezzagna
evitando erosioni e smottamenti: i passaggi locali a fianco delle quali si sono sviluppate nuove
successivi sono effettuati a una distanza di circa tecniche in cui l’operazione compiuta mediante le
60 cm il che non può evitare il compattamento trapiantatrici viene guidata da un raggio laser o da
in superficie del terreno appena scassato; un ricevitore satellitare.
b) una seconda serie di passaggi incrociati con la L’evoluzione verso la meccanizzazione dell’im-
prima (circa 60°) e più superficiali, effettuati con pianto, avvenuta per motivi strettamente economici
un tridente largo quanto la trattrice: in questo e su vaste superfici, può garantire un buon lavoro
modo i passaggi successivi rispettano l’area già in virtù del minor tempo di realizzazione (il che
scassata. significa che tutte le barbatelle vengono piantate
Operando in questo modo si ottengono due nelle stesse condizioni climatiche). Il limite è lega-
strati sovrapposti e incrociati: to alla necessità di ammortamento delle costose
1. uno strato più profondo (da 60 a 100 centimetri apparecchiature che può indurre a operare con
circa) scassato solo con la prima serie di passaggi modalità o in condizioni non ottimali. Il problema
che crea un buon drenaggio sottosuperficiale (a è accentuato dal fatto che, in genere, l’operazio-
questa profondità i passaggi col monodente non ne viene affidata a contoterzisti specializzati che
danno compattamento); devono programmare e rispettare i loro impegni.
2. uno strato più superficiale (da 0 a 60 centimetri Quando la velocità di avanzamento della macchina
di profondità) dove, grazie al secondo passag- è eccessiva o quando le condizioni del terreno non
gio, si ha un ambiente ideale per il rapido svilup- sono ideali la precisione dell’impianto decade sia
po radicale. sulla fila che tra le file. Oltre ai problemi di attec-
chimento, l’irregolarità dei sesti non è accettabile
in biologico dove sulla fila si lavora il suolo con
5.2 Modalità di impianto interceppi meccanici.
L’impianto a macchina richiede una maggiore
In viticoltura biologica la zonazione pre-im- accuratezza nella preparazione del terreno e l’in-
pianto è fondamentale per pianificare le scelte in gresso del trattore nel campo è possibile solo in
funzione della differente pressione dei patogeni. condizioni ottimali di umidità e portanza (il che
Nelle zone più a rischio, oltre a predisporre i garantisce un lavoro migliore). L’elevato attecchi-
genotipi meno suscettibili, si farà in modo di poter mento ottenibile viene generalmente attribuito alla
intervenire separatamente in modo tempestivo (fila- possibilità di messa a dimora con radice lunga. Tale
ri in traverso, interruzione del rittochino, capez- soluzione permette di ampliare l’epoca in cui effet-
zagne più larghe). Le modalità di messa a dimora tuare la messa a dimora: ciò può essere un vantag-
delle barbatelle sono molteplici. Le varie soluzioni gio operativo, ma può anche rivelarsi un problema
manuali sono nate in seguito alle diverse esperienze successivo.
42 ARSIA
8-9. In funzione del tipo di terreno le macchine per l’impianto possono essere dotate di varie tipologie di rulli costipa-
tori e dischi rincalzatori
e/o portainnesti a radicazione fittonante in quelle ralmente lo stress idrico. Oltre a provvedere a un buon
alte-magre. accostamento delle radici al terreno (consolidamento
In un inverno normale, caratterizzato da fre- della barbatella eventualmente aiutato da un’irriga-
quenti e abbondanti piogge, le opportunità di pian- zione contemporanea), è sempre utile l’inzaffardatu-
tare un vigneto a macchina sono rare e vengono ra (per 24 a 72 ore secondo le temperature esterne e
pericolosamente posticipate fino a primavera avan- la probabilità di piogge a breve distanza).
zata. Con gli impianti tardivi (a parte la necessità L’epoca di impianto dipende essenzialmente dalle
di tempestivi interventi irrigui già subito dopo la condizioni del terreno (umidità e temperatura). Per
messa a dimora) bisogna mettere in conto una mag- poter operare nel periodo migliore è fondamentale
giore scalarità di sviluppo e un maggior numero mettersi in condizione di non essere obbligati ad
di fallanze (a cui seguiranno inevitabilmente grossi agire di fretta, preparando il terreno per tempo
problemi di omogeneità di sviluppo del vigneto). (nell’autunno precedente) e tenendo le barbatelle
Quando l’impianto viene effettuato in condizio- presso il vivaio o in frigorifero fino al momento
ni ottimali si ha una maggiore regolarità di sviluppo favorevole.
delle barbatelle. Sia che l’impianto venga effettuato La profondità di impianto non deve essere ecces-
a mano che a macchina, molto importanti sono le siva (“le radici devono sentire il suono delle campane”).
condizioni di umidità del terreno al momento della Piantare “alto” significa porre l’apparato radicale
messa a dimora. La prima causa di sofferenza è gene- nello strato di terreno con le migliori condizioni
10-11. Quando la macchina va troppo veloce o il terreno non è stato preparato a dovere, si può avere un irregolare
posizionamento delle piante (sia lungo l’asse che tra i filari)
44 ARSIA
12. Con la posa in opera dei pali successiva alla messa a 13. Barbatelle piantate sufficientemente alte si svilup-
dimora delle barbatelle i rischi di danneggiare le giova- pano benissimo anche nei terreni difficili, se invece si
ni piante sono evidenti piantano troppo profonde lo sviluppo è difficoltoso
fisico-chimiche (in virtù del recente scasso e della superficiale (per favorire un maggior riscaldamento
possibilità di scambi con l’esterno in seguito alle delle radici), mentre nel secondo sarà più profonda
lavorazioni successive). (per favorire un miglior assorbimento idrico).
Barbatelle piantate sufficientemente alte si svi- La barbatella non va legata subito al tutore in
luppano benissimo anche nei terreni difficili. Se quanto, in seguito al naturale assestamento del
invece si piantano troppo profonde, o non si svilup- terreno, rimarrebbe impiccata con la formazione di
pano a causa dell’asfissia radicale o emettono radici spazi vuoti intorno e sotto alle radici.
anche dal punto di innesto (foto 13).
La profondità di impianto dipende dalla tessitura
del terreno: nei suoli argillosi lo sviluppo radicale 5.3 Materiali di impiantistica
può essere rallentato dalla temperatura troppo fred-
da, mentre in quelli molto sabbiosi o ricchi di sche- Dato che i costi della manodopera per l’even-
letro il rischio è la scarsa disponibilità idrica. Quindi, tuale manutenzione incidono molto più di quelli
nel primo caso la messa a dimora dovrà essere più relativi all’acquisto dei materiali, le scelte migliori
14. Se posizionato in verticale il palo ben presto viene 15. Quando il tirante è troppo vicino al palo di testata
“tirato” verso l’interno del vigneto (anche perché il (non abbastanza inclinato) non può garantire una cor-
tirante, non sufficientemente teso, è ancorato troppo retta tenuta e se viene teso troppo provoca la fuoriusci-
lontano e i tendifilo sono troppo vicini alla testata) ta dell’ancoraggio sotterraneo
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 45
16. L’ancoraggio più sicuro è quello più semplice (palo 17. La numerazione dei pali è molto utile per gestire il
decisamente inclinato verso l’esterno e filo tirante per- vigneto in modo preciso
fettamente a piombo)
azienda (garantendo un maggior periodo di lavoro metro di almeno 8 mm e possono essere pericolosi
per i dipendenti), sia che provengano dall’esterno conduttori di elettricità e calore).
(sostenendo il settore agroforestale). Per quanto riguarda i fili, tra le varie tipologie
L’ancoraggio in testata è uno degli aspetti che offerte dal mercato è importante orientare la scelta
hanno maggiormente suscitato la fantasia dei viti- in base alla durata, l’allungamento e la malleabilità.
coltori e delle ditte di impiantistica. In realtà, anche Poiché quelli in acciaio sono troppo sottili (e tendo-
per filari lunghi, una struttura molto resistente e no a segare la vegetazione), mentre quelli in plastica
semplice si ottiene inclinando di 45° il palo di testata rischiano di essere tagliati (e non sono conformi ai
e fissando il tirante (con un solo filo intrecciato) principi del biologico), di norma ci si orienta per
perfettamente verticale dalla testa del palo all’asola quelli di ferro variamente zincati e/o alluminati.
dell’asta zincata (appena fuori terra, a circa 80 cm In passato era uso posticipare al secondo o
dalla base del palo e fissata a una piastra di cemento addirittura al terzo anno la palificazione del vigne-
interrata per almeno 1 metro). to, sia per dilazionarne la spesa che per aumentarne
Anche la scelta del tutore ricade preferibilmente la durata. Da un punto di vista agronomico, e a
su quelli di legno ben stagionato e sufficientemen- prescindere dai vincoli di eventuali contributi, la
te robusti (sia per durare di più che per resistere cosa migliore è certamente provvedere subito al
meglio alla pressione del tastatore). Le canne di completamento della struttura portante (a esclusio-
bambù durano troppo poco e i tutori in metallo ne dei fili di sostegno necessari al secondo anno),
hanno un prezzo altalenante e spesso eccessivo (per in modo da facilitare la gestione dei vari interventi
non flettersi con lo scalzatore devono avere un dia- colturali.
6. Fase di allevamento del vigneto*
Ruggero Mazzilli
L’impianto di un nuovo vigneto richiede grandi • Impianti tardivi: nelle annate molto calde, nono-
capitali ed energie, ma anche la capacità di valo- stante un buon sviluppo radicale, non si ha
rizzare gli sforzi compiuti. L’impegno richiesto è germogliamento a causa dell’eccessivo riscalda-
notevole e quasi sempre superiore alle aspettative. mento della marza con morte delle gemme per
Per ottenere un buon risultato il nuovo vigneto disidratazione (la sensibilità dipende anche dal
deve svilupparsi in modo omogeneo, mantenendo tipo di paraffinatura).
un’elevata efficienza per un lungo periodo (soprat-
tutto nella seconda età quando il prodotto è miglio- Durante la fase di allevamento si costruisce
re). L’impegno e le difficoltà variano in funzione l’assetto definitivo della pianta adulta (rapporto tra
delle circostanze (natura del suolo, andamento radici-fusto-germogli).
climatico, organizzazione e tempestività secondo Da barbatelle che crescono con difficoltà si
dimensione e morfologia dell’appezzamento). avranno piante troppo deboli (lo scarso sviluppo
La redditività del vigneto in produzione dipen- radicale impedisce una buona attività fotosinteti-
de dalle cure prestate a cominciare dalla fase di ca), mentre con un’eccessiva vegetazione nella fase
allevamento: costante rimpiazzo delle fallanze, giovanile le piante adulte saranno troppo vigorose (e
manutenzione annuale della struttura, interventi molto reattive agli sbalzi climatici).
straordinari per ridurre la variabilità… Le prime Grazie alla zonazione fatta in pre-impianto, si
fasi di sviluppo sono fondamentali e una maggiore potrà formare la struttura permanente in modo
uniformità si avrà quando tutto si potrà svolgere graduale e contemporaneamente in tutto l’appezza-
nel modo ottimale e minori saranno gli stress e gli mento. Se invece si attuano pratiche di forzatura
imprevisti (foto 1). (eccesso di irrigazione e/o concimazione) si accen-
In funzione dell’epoca di impianto, l’andamen- tua la difformità – non tutte le piantine riescono
to climatico può causare alle piantine fenomeni a tenere un elevato ritmo di crescita – e si creano
di sofferenza di varia natura. I casi più frequenti apparati vascolari di ampia sezione, che predispon-
consistono nella mancata sincronia di sviluppo tra gono all’eccesso vigore e riducono la longevità.
radici e germogli. Dopo che le barbatelle hanno cominciato a radi-
care, la buona riuscita dell’attecchimento dipende
• Impianti precoci: in caso di elevata piovosità e basse dalla saldatura dell’innesto, la cui imperfetta esecu-
temperature (specialmente in terreni pesanti) o zione spesso è la causa di un deperimento diffuso.
prolungata siccità (specialmente in terreni molto Le differenze di sviluppo che si osservano
sciolti), il ritardo di sviluppo radicale può portare nell’appezzamento durante il primo anno dipen-
al disseccamento dei germogli già sviluppati (per il dono dalle caratteristiche pedoclimatiche differenti
rapido esaurimento delle limitate riserve del fusti- (in settori più o meno ampi e localizzati) e dallo
cino). I primi sintomi di stress sono: internodi sviluppo delle barbatelle in vivaio (stato sanitario,
a zig-zag, imbrunimento delle gemme, dissecca- differenze di diametro del fusto, numero e dimen-
mento dell’apice e del viticcio, epinastia (curvatura sioni delle radici, presenza di riserve ed endofiti…).
delle foglie verso il basso). Durante la fase di allevamento gli obiettivi da
1. In primo piano vigneto al primo anno, sullo sfondo 2. L’assenza di interventi differenziati nei primi anni
vigneto al secondo anno (per zona o per pianta) diventa un grosso problema che
si pagherà caro negli anni successivi
3. Grave erosione superficiale (con scalzamento delle 4. Erpice a molle a larghezza regolabile
barbatelle) in giovane vigneto non sufficientemente
protetto da fossi di guardia
6.2 Concimazione
12-13. Già al secondo e al terzo anno si possono formare grosse cicatrici permanenti per ritardo nella scacchiatura e/o
scelta sbagliata del germoglio da allevare (che deve essere sempre il più basso)
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 53
Fig. 1 - L’ABC della potatura di allevamento. All’inizio del terzo anno ci si può trovare di fronte a 3 situazioni diverse:
Piano A: germogli che superano l’ultimo filo = si forma fusto + cordone con 1 solo germoglio
Piano B: germogli tra filo di banchina e ultimo filo = potare a circa 25 cm dal filo portante
Piano C: germogli sotto il filo di banchina = allevare 2 germogli
Si consiglia di cercare di uniformare la potatura per facilitare la gestione successiva (ad esempio, i trattamenti)
54 ARSIA
15. Costruendo l’intera struttura permanente con il ger- 16. In presenza di una concavità centrale si avrà una
moglio basale si ha uno sviluppo armonico dei germogli forte gerarchia tra i germogli con deperimento di quelli
che allunga la vita della pianta mediani
Un cordone così formato risulta più equilibrato Quando i germogli non sono abbastanza sviluppa-
e di maggiore durata con una gestione successiva ti per formare il cordone il tralcio che formerà il fusto
più facile. Con fusto e cordone coetanei si hanno va potato ad almeno 25 cm sotto il filo di banchina.
molti vantaggi: Se invece la distanza da questo è minima, la pianta
— struttura vascolare più integra e circolazione “obbedisce” all’acrotonia: il germoglio nuovo sarà più
linfatica più regolare grosso del fusto e la curvatura sarà troppo accentuata
— fusto più diritto (importante per la meccanizza- con maggiori gerarchie di crescita (foto 17).
zione sul filare)
— curvatura più dolce (perché parte dal basso)
— ridotta emissione di succhioni (non ci sono tagli
lungo il fusto)
— corretto posizionamento degli speroni (si utiliz-
za la porzione medio-apicale del tralcio dove la
distanza tra gli internodi è più costante).
Nella formazione del cordone speronato, se e la strozzatura del legno, nella legatura in alleva-
si lascia un germoglio sotto la curva questo sarà mento si possono scegliere varie alternative (salice,
molto vigoroso e impedirà il regolare sviluppo di carta, rafia, cotone…).
quelli centrali. L’abitudine di lasciare un germoglio Per le legature annuali non ha senso usare il
in questa posizione è fondata sulla paura di averne tubicino in pvc, ma – data la durata richiesta –
bisogno nel caso di non avere germogli idonei per conviene usare legacci biodegradabili. In assenza di
formare gli speroni, ma così facendo si ha la certez- materiali naturali prodotti in azienda può andar
za che tale timore diventa realtà (foto 19). bene la diffusissima piattina in carta animata in
Per evitare il progressivo accumulo di plastica ferro (foto 20).
7. Gestione del suolo*
Ruggero Mazzilli
Quasi sempre occorre differenziare gli interven- molti casi possono cavarsela da sé. Le necessità di
ti (anche in modo significativo) nei diversi vigneti aiuto dipendono dal grado di disturbo connesso
e anche all’interno dello stesso appezzamento. La all’attività agricola, in parte inevitabile (non è un
zonazione tra ed entro i vigneti permette di suddi- ciclo chiuso) e in parte migliorabile (agroecology).
viderli in zone vigorose, magre, o equilibrate.
• Zone di accumulo = maggiore vigore, appa- La concimazione non deve basarsi su un bilan-
rato fogliare eccessivo con foglie turgide e cio del “dare per avere” e ogni intervento finalizza-
verde scuro, maggiore crescita erbacea sponta- to a soddisfare il fabbisogno nutritivo delle piante
nea, maturazione in ritardo, ristagno idrico e/o deve avere nello stesso tempo un importante effetto
maggiori problemi sanitari... ammendante. Ciò è evidente in quelle situazioni
• Zone di erosione o di compattamento = anomale di mancata risposta alla concimazione
minore vigore delle piante, apparato fogliare (asfissia, siccità, basse temperature…) o viceversa
scarso con foglie sottili e clorotiche, crescita quando le piante vegetano e producono bene in
erbacea spontanea ridotta o nulla, maggiore suoli molto poveri.
sensibilità alla siccità… Gli elementi principali non sono azoto, fosforo
• Zone in equilibrio = dove il prodotto è già e potassio, ma carbonio, idrogeno e ossigeno: solo con
ottimo non è necessario programmare interven- una buona permeabilità ad aria e acqua si può avere
ti diversi da quelli usuali a meno di valutare la una regolare diffusione di calore e ossigeno (le radi-
possibilità di aumentare la resa e/o ridurre il ci respirano!).
costo colturale (senza naturalmente pregiudica- Lo stato nutrizionale delle piante è nello stesso
re la qualità). tempo causa ed effetto dell’espressione vegetativa:
cosa e quanto assorbono influisce su come e quanto
crescono e viceversa. La vite è la pianta che meglio
7.1 Fertilizzazione si adatta a svariate situazioni pedoclimatiche o per-
lomeno è quella per cui si è dato maggior risalto per
La fertilità chimica del terreno, intesa come la capacità di esprimere la territorialità.
ricchezza in elementi nutritivi, è data dalla natura I differenti rapporti tra gli elementi disponibili nel
e dalla provenienza delle particelle che lo compon- suolo agiscono in maniera variabile sul metabolismo
gono, ma la vera fertilità, ossia l’abitabilità del suolo vegetale. Il benessere della pianta si ha quando richie-
per le radici, dipende dalle sue caratteristiche fisiche de pochi sforzi per coltivarla e solo una pianta che sta
(stabilità di struttura, porosità, permeabilità all’aria “naturalmente” bene può dare un raccolto interessan-
e all’acqua…) che influenzano le attività biologiche te per quantità, qualità e valore nutrizionale.
della microflora e della microfauna presenti. La fer- Una nutrizione completa e bilanciata è la base
tilità del suolo si identifica nella sua vitalità. dell’equilibrio, mentre una concimazione squilibra-
Il terreno è un complesso organismo vivente ta genera uno sviluppo stentato e disarmonico che
e la nutrizione vegetale rappresenta una fase di un espone maggiormente a rischi sanitari e difficoltà
lungo processo dinamico che si evolve tra l’evolu- di maturazione.
zione geopedologica e la ciclicità delle fasi fenologi- Come ogni altro essere vivente le piante hanno
che delle piante. Quindi con la concimazione non bisogno di nutrirsi con regolarità (tutti i giorni
sono le piante che dobbiamo nutrire, ma il terreno per tutta la stagione) e ciò è possibile quando può
che a sua volta provvede alle disponibilità alimenta- contare su:
ri per i vegetali. — disponibilità sufficiente e prolungata degli ele-
menti
Poiché sono le caratteristiche del terreno (insie- — condizioni di buona abitabilità per le radici
me alla cultivar) che caratterizzano il vino, l’atten- — possibilità di accumulare sostanze di riserva.
zione del viticoltore deve fissarsi su come valoriz-
zare queste peculiarità. La migliore risposta vege- La protezione e il lento rilascio degli elementi
tativa (e produttiva) si ha con un’intensa attività così come la capacità di scambio del terreno sono
radicale capace di “utilizzare” al meglio le virtù garantite dalla presenza di sostanza organica umi-
pedologiche. ficata: una pianta nutrita con concimi minerali è
Ogni intervento colturale è realmente necessario più debole di una nutrita con prodotti organici
solo se migliora l’abitabilità del suolo permettendo compostati e un suolo in cui si impiegano concimi
un’attività microbiologica e radicale altrimenti infe- minerali è meno strutturato di uno in cui si utiliz-
riori. Microbi e radici sono molto efficienti e in zano quelli organici.
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 59
1. In un buon compost non deve più riconoscersi il 2. Forte erosione in terreno lavorato
materiale di partenza
duttivo accettabile. Se invece è già debilitata, rischia termini sanitari, fisiologici, qualitativi…). Può infatti
di intraprendere una strada che può portarla a un risultare che un dato elemento, rilevato all’analisi in
rapido declino (anche per la maggiore suscettibilità dosi statisticamente insufficienti, non sia in realtà
alle avversità), ma anche una vegetazione troppo carente in quanto non limita la pianta o, viceversa,
rigogliosa nella prima parte della stagione può por- non è raro riscontrare valori anche elevati di elementi
tare la pianta a un successivo crollo fisiologico. la cui somministrazione porta significativi vantaggi.
In presenza di sintomi conclamati di carenza, Oltre all’incidenza dei fattori geografici, il ruolo di
il contenuto di quell’elemento nella pianta è già ogni singolo elemento non può essere interpretato a
molto al di sotto del valore ottimale. Per evitare lo prescindere dal rapporto con gli altri.
stress bisogna riuscire a prevenire i sintomi (molto
diversi secondo le cultivar), individuandoli nelle
fasi iniziali (come per la difesa, anche per la nutri- 7.2 Lavorazione meccanica
zione la soluzione è la prevenzione).
Il concetto di carenza è opinabile e non può Tradizionalmente la gestione del suolo vitato
essere riferito a uno standard. Un dato elemento è prevede un’ostinata serie di interventi meccanici
presente in dosi sub-ottimali quando un apporto volti principalmente a eliminare la vegetazione
supplementare produce un indiscutibile beneficio (in erbacea spontanea, ma in questo modo si va inevita-
3. In seguito a forti temporali (non certo rari) la terra 4. Con la periodica lavorazione del suolo, la continua
portata a valle nei vigneti lavorati è impressionante erosione scopre le radici che vengono facilmente rotte
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 61
8-9. Esempi di lavorazione estiva del terreno: se troppo fine crea compattamento, se troppo pesante determina una
dannosa perdita d’acqua
Ruggero Mazzilli
L’obiettivo produttivo è legato in modo biuni- dipende dalla vicinanza tra i germogli e dalle loro
voco al risultato economico: se il primo giustifica dimensioni. Le caratteristiche delle pareti fogliari
gli investimenti, solo un bilancio positivo rende sono determinanti per controllare la suscettibilità
realizzabile il progetto. Il tutto ruota attorno a ele- ai patogeni secondo la vigoria (velocità e durata
menti fissi (caratteristiche topografiche e geopedo- della crescita) che regola la presenza di tessuti gio-
logiche) e variabili (andamento climatico e capacità vani (più appetibili). Anche l’efficacia della difesa
imprenditoriale). (penetrazione degli antiparassitari all’interno della
Affinché il biologico diventi la conduzione chioma) è in stretta relazione con la disposizione
ordinaria della maggior parte di aziende è neces- spaziale della vegetazione (volume complessivo e
sario mettere a punto metodi agronomici evoluti densità degli strati fogliari).
e sicuri che siano in grado di dare risposte certe ai Il presupposto essenziale per una maturazione
produttori (per risolvere i problemi colturali) e ai completa (soprattutto per certe cultivar) è la per-
consumatori (per avere fiducia nei primi). fetta sanità delle uve che permetta di ritardare la
Col metodo biologico i costi e i rischi non raccolta fino al momento ideale. Le conseguenze
sempre sono superiori: occorre più attenzione e di periodi climatici sfavorevoli nelle ultime fasi di
meno standardizzazione. L’eventuale incremento maturazione dipendono spesso da problemi già
del costo di produzione che in certi casi può riscon- innescati nei mesi precedenti (ad esempio, tignolet-
trarsi è giustificato dal valore aggiunto del prodotto ta, oidio, acini e grappoli troppo grossi, rivegetazio-
non tanto perché biologico (di nome), quanto per- ne post-invaiatura…) che vanno quindi affrontati e
ché migliore (di fatto). risolti al momento giusto.
Ogni viticoltore si propone di ottenere la pro- Essendo la vite una pianta spontaneamente
duzione della massima quantità di uva in grado di molto esuberante (ad habitus rampicante), per
soddisfare la qualità attesa e ciò – escludendo pro- ottenere un utile dal vigneto bisogna contrastare in
blemi di natura patologica – dipende dal rapporto modo deciso questa sua naturale tendenza.
tra energia vegetativa e processi di accumulo. La forma e la dimensione della pianta regolano i
Velocità di sviluppo e quantità di biomassa pro- ritmi fenologici e l’assetto vegeto-produttivo: il ciclo
dotta dipendono da: di crescita più regolare delle piante a foglie piccole per-
• disponibilità idrico-nutrizionali del suolo mette una migliore predisposizione all’accumulo e una
• potenzialità genetiche della pianta maggiore potenzialità di difese naturali nei confronti
• luminosità e temperatura ambiente. delle avversità. La minore vigoria regala grappoli più
In viticoltura la possibilità di manipolare piccoli con un maggiore sincronismo di maturazione e
manualmente ogni singola pianta permette di orga- spesso auspica nessuna necessità di diradamento.
nizzare la sua attività in termini di potenziale produt- • Il Vigore (e quindi la potenziale quantità
tivo (numero, posizione e dimensione dei grappoli). di produzione) è l’espressione vegetativa delle
Il microclima che si crea all’interno della chioma strutture annuali stimolata dalle strutture peren-
Fig. 1 - Le dimensioni dell’acino e del grappolo dipendo- 1. Il grappolo è nutrito dalle foglie del proprio germo-
no dal vigore del proprio germoglio glio che, se cimato troppo corto, ne compromette la
maturazione
ni (attività radicale e disponibilità delle riserve Le forze che plasmano la figura delle piante sono
accumulate nel legno vecchio) numerose, ma nessuna agisce in modo indipenden-
• La Qualità dipende dal rapporto che si instau- te: l’anatomia e la fisiologia di ogni singola pianta è
ra tra gli organi annuali (foglie/grappoli) dello il risultato dell’interazione di tutti i fattori colturali
stesso germoglio. che agiscono sotto il controllo ambientale.
• L’Equilibrio vegeto-produttivo deve realiz- Fotosintesi e assorbimento radicale sono i
zarsi non tanto a livello di pianta (per la quale motori biochimici che permettono alla pianta di
è più importante quello tra sviluppo radicale e alimentarsi e svilupparsi. Per produrre vini di pregio
sviluppo aereo) quanto a livello di singolo germo- la strategia vincente è quella della Ridotta vigo-
glio (che di fatto è l’unità produttiva). ria e bassa produzione per ceppo:
• piante piccole = anticipo dell’agostamento e
Una pianta programmata per bassi consumi e alte dell’invaiatura con incremento dell’accumulo
prestazioni deve avere i grappoli quanto più vicini di soluti nella polpa e della sintesi di sostanze
agli apici e alle radici. La lunghezza del germoglio nobili nella buccia
è strettamente correlata alla maturazione dell’uva. • piante grandi = eccesso di vigoria con prolun-
Essendo fisiologicamente sincronizzata all’agosta- gamento estivo dell’attività vegetativa = viticol-
mento del legno, la maturazione del grappolo è tura molto generosa in acidità, tannini erbacei e
ottimale solo quando tutto il germoglio arresta pirazine.
precocemente la crescita. Poiché i grappoli sono
nutriti principalmente dalle foglie del proprio asse La forma e la dimensione della pianta dipendo-
vegetativo, distribuendo il volume fogliare utile su no dal volume e dalla velocità della linfa:
un germoglio meno lungo si ha maggiore efficienza • piante piccole: la struttura vascolare è più sottile
di trasporto e meno acrotonia (fig. 1, foto 1). (impossibile cedere al lussureggiamento), le esi-
La minore altezza da terra limita le perdite di genze della pianta sono inferiori e ben si adatta-
trasporto tra radici e canopy (minore resistenza no al modello biologico.
idraulica e migliore circolazione linfatica) e favo- • piante grandi hanno maggiori sezioni dei vasi,
risce un microclima ottimale per la maturazione richiedono tanta linfa che deve scorrere veloce-
(maggiore escursione termica notte-giorno). mente con ulteriore aumento del vigore.
Gli impianti fitti e le forme di allevamento basse Con tante foglie si ha tanta traspirazione, tanto
– in virtù della maggiore densità radicale e della assorbimento e tanto vigore per cui peggiora la
migliore efficienza nutrizionale – tendono a esalta- qualità e aumentano suscettibilità, esigenze, rischi
re la crescita. Questo effetto può essere vantaggiosa- e costi. Anche le piante troppo deboli hanno – per
mente utilizzato per ottimizzare l’equilibrio con una motivi opposti – scarse capacità reattive poiché
drastica riduzione dell’apporto di elementi nutritivi essendo già debilitate non hanno sufficienti energie
e il controllo mediato da una copertura erbacea. per reagire agli stress in modo efficace.
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 69
La difesa agronomica preventiva è la base per frontare un problema si utilizza un unico strumento
attivare i Meccanismi di autodifesa delle piante è probabile che il risultato sia molto variabile anche
così da ridurre la presenza di individui suscettibili in spazi ristretti. Quando invece ci si affida alla
(che costituiscono i focolai di partenza per le malat- sinergia di più mezzi, il risultato sarà certamente più
tie infettive). costante perché più sicuro.
La sostenibilità colturale ha come primo obietti- Solo se sul piano agronomico si imposta il
vo la salute della pianta in assenza della quale ogni vigneto per una elevata capacità adattativa (indivi-
sforzo è superfluo, ma gli aspetti agronomici sono duale e di gruppo) si arriva alla massima espressione
sempre propedeutici a quelli fitoiatrici. Se nell’af- del terroir. L’autoregolazione si raggiunge in tempi
2. Alberello con dry cover crop (pianta da accumulo) 3. Controspalliera con terreno lavorato (pianta da vigore)
70 ARSIA
più o meno lunghi nei diversi ambienti: in certi casi • Potatura corta = vigore e durata del cordone:
è praticamente spontanea, mentre in altri è molto la maggior presenza di legno vecchio permette di
più difficile. I mezzi disponibili sono molti e vi accumulare più riserve (utilissime per dare maggio-
sono sensibili differenze tra le cultivar. re regolarità, però possono causare una maggior
compattezza del grappolo), ma anche più cicatrici
Per evitare di avere tralci troppo deboli o trop- (che causano un progressivo deperimento che
po vigorosi su cui l’uva non può maturare bene, il parte in genere dagli speroni centrali).
vigneto deve essere composto da unità produttive In realtà il problema principale è il controllo del
omogenee (i germogli) distribuite sulle singole piante vigore a prescindere dal tipo di potatura. Limitando
in numero non necessariamente identico. D’altra la distanza sulla fila si evita di avere capi a frutto
parte in un vigneto non è realisticamente possibile o cordoni troppo lunghi in modo da risolvere i
avere un’espressione vegetativa identica in tutte problemi di entrambi. Con forme di allevamento
le piante. È certamente più facile ottenere una bilaterali (maggiore simmetria) si ottiene un ottimo
maggiore similitudine a livello dei singoli germogli risultato, ma è più difficile gestire la doppia curva
variandone il numero per ceppo in funzione delle e garantire una completa e regolare occupazione
potenzialità vegetative. della parete (soprattutto oltre una certa pendenza).
La vigoria del germoglio (da cui dipende diretta- I piani di concimazione e gestione del suolo
mente la dimensione e la compattezza del grappolo) devono assecondare la riduzione del numero di gemme
è un aspetto che riguarda l’intera pianta (spinta radi- a pianta così da avere una distribuzione spaziale
cale e sostanze di riserva). Determinando il carico dei germogli e un carico unitario di grappoli ade-
di gemme/ceppo si suddivide l’energia potenziale guati a una produttività quali-quantitativa ideale.
della pianta in un certo numero di germogli che, in L’Equilibrio del vigneto si ha quando ciò si rag-
genere, avranno un vigore inversamente proporzio- giunge con una sensibile riduzione di input e costi
nale al loro numero. (gestione del verde più veloce e agevole con minori
La fertilità è invece una caratteristica propria di esigenze di diradamento dei grappoli).
ogni singola gemma, in funzione della sua posizio- • Guyot (al germogliamento e in produzione) con
ne, ma non del numero di gemme per pianta. piegatura del capo a frutto ad archetto (foto 4-5):
Da un punto di vista fisiologico i problemi da la parte mediana (generalmente più debole) è
risolvere sono: stimolata dalla posizione dominante. La pota-
• Potatura lunga = lunghezza e curvatura del tura verde prevede l’eliminazione dei germogli
capo a frutto: utilizzando la parte più fertile del in curva (ed eventualmente anche di quello
tralcio è facile incorrere in un eccesso di produ- distale). Con le gemme centrali più in alto la
zione e in un’indesiderata variabilità di sviluppo gerarchia di crescita tra i germogli è pressoché
di germogli e grappoli sulla stessa pianta (con nulla e la distribuzione della produzione è rego-
aumento delle necessità di diradamento e delle lare (assenza delle tipiche “finestre” del Guyot).
difficoltà di potatura); Così si fa più qualità e meno diradamento.
4-5. Sistema di allevamento Guyot (al germogliamento e in produzione) con piegatura ad archetto del capo a frutto
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 71
10-11. La corretta gestione del verde è la principale forma di controllo dell’aggressività dei patogeni. Una corretta
potatura verde migliora il microclima della vegetazione
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 73
12-13. Il ritardo fenologico dell’ala è visibile soprattutto alla fioritura e all’inizio invaiatura
tà della vendemmia anche se tutti gli acini sono A parità di distanza sulla fila (70-80 cm circa) e
completamente invaiati le reali differenze di matu- in funzione delle potenzialità ambientali, cultivar e
razione restano comunque notevoli (almeno 5-8 obiettivo enologico:
giorni di ritardo). Altrettanto evidente è la diversa • con 8 o più germogli per pianta si ha produ-
struttura del rachide (più erbaceo, più sottile, senza zione più elevata e parete più densa = maggiori
ginocchiatura e con lignificazione più tardiva). necessità di diradamento e sfogliatura, maggiore
Nei grappoli provvisti di ali, con l’eliminazione impegno per la difesa = Aumentano i costi
di queste si può ottenere una maturazione migliore • con 5-6 germogli per pianta i grappoli sono di
con una quantità d’uva maggiore (poiché si elimina meno e più arieggiati = minori necessità di dira-
solo la parte meno matura) rispetto al diradamento damento e sfogliatura, minore impegno per la
di interi grappoli. difesa = Aumenta la qualità.
14-15. Con la sfogliatura in fioritura (o a inizio allegagione) si hanno grappoli più piccoli e spargoli
19-20. Un’elevata qualità e una bassa suscettibilità del grappolo ai marciumi si possono avere sia con il Guyot, sia con
il cordone speronato
76 ARSIA
21-22. Nel corso della maturazione la pianta deve lavorare per l’accumulo nel grappolo
• in alternativa nessuna cimatura (ove possibile); Dall’invaiatura in poi non ci devono essere apici
• difesa polverulenta antibotritica precoce (fiori- in accrescimento che comporterebbero maggiore
tura/allegagione/pre-chiusura grappolo); sensibilità alla siccità, prolungata suscettibilità ai
• trattamenti fogliari con calcio (+ potassio); patogeni, sicuro ritardo di maturazione con minore
• lotta antiperonosporica con poltiglia bordolese qualità e quantità di sostanze nobili nella buccia
• lotta antioidica con zolfo in polvere. (presenza di tannini e aromi erbacei). Nel corso
Nota Bene = La misura delle azioni da intrapren- della maturazione la pianta deve lavorare per l’accu-
dere dipende dalla situazione. mulo nel grappolo (foto 21-22).
La difesa del vigneto biologico
Piero Braccini - Arsia
9. Avversità della vite e strategie di difesa biologica
Piero Braccini
■ Peronospora
Plasmopara viticola (B. et C.) Berl. et De Toni
associa la classica efflorescenza biancastra costituita granito, bentonite, algamatolite del Brasile, dolo-
dagli organi riproduttivi del fungo. Tali sintomi mia); terra diatomacea; propoli; preparati microbio-
portano alla necrosi delle foglie e alla loro caduta. logici (Bacillus licheniformis, Trichoderma harzianum
Su foglie vecchie e nella stagione avanzata si può T39 + Gliocladium virens, Streptomyces spp., Erwinia
presentare la cosiddetta “peronospora a mosaico” herbicola, Bacillus subtilis, Fusarium proliferatum, Pseu-
con piccole macchie poligonali situate lungo le domonas aureofaciens ecc.); preparati biodinamici;
nervature principali. A livello dei tralci erbacei e estratti vegetali (olio di neem, equiseto, inula viscosa,
sui germogli si verificano imbrunimenti e i tessuti yucca, salvia ecc.); bicarbonato di sodio e di potassio;
si presentano allessati e da questi quasi sempre si acqua ossigenata; sali di potassio di acidi grassi (sapo-
evidenzia la caratteristica efflorescenza biancastra. ni molli); oli minerali; estratti acquosi di compost;
Ovviamente, il maggior danno avviene a livello dei chitosano.
grappoli sia in corrispondenza della fioritura (con
allessatura dei tessuti e incurvamento del grappoli- Strategie di difesa
no a “S”), sia a livello di acini già formatisi (necrosi Gli aspetti legati alla biologia del patogeno evi-
e disseccamento). denziano una possibile infezione oosporica prolun-
gata durante la stagione e, di conseguenza, l’entità
Molecole utilizzabili per la difesa dell’attacco della malattia risulta anche correlato
Il rame è la molecola che fino a oggi mostra la alla quantità di oospore presenti nel vigneto. Que-
maggiore efficacia nei confronti della malattia. Que- sto ci porta a considerare la necessità di mantenere
sto principio attivo ha anche effetti collaterali tra cui un basso livello del patogeno per tutta la stagione
il più importante a livello ambientale è l’accumulo vegetativa del vigneto, in modo da non aumentare
nel terreno, soprattutto negli strati più superficiali il potenziale infettivo della malattia tramite l’accu-
in quanto non viene percolato attraverso gli strati mulo di oospore, cioè dell’inoculo svernante.
del terreno. Il rame dilavato dalla vegetazione e Durante la stagione vegetativa le condizioni
quello perduto dai trattamenti viene immobilizzato climatiche possono favorire il susseguirsi di cicli pri-
nel terreno dai colloidi e dalla sostanza organica. mari, ad esempio quando si hanno piogge frequenti
Il conseguente accumulo del rame porta a una con temperature elevate, soprattutto a fine maggio
diminuzione dell’attività microbica e biologica del e giugno, oppure si potrebbero avere prolungate
terreno, quindi si ha un aumento della sostanza bagnature fogliari che favorirebbero i cicli secondari
organica, una diminuzione della mineralizzazione e agamici. Bisogna quindi costantemente monitorare
una minore disponibilità di elementi nutritivi per le lo stato attuale delle infezioni tenendo conto dei
piante. Per rallentare gli effetti negativi del rame ne fattori climatici per decidere quando e come inter-
è stato limitato l’uso, come riportato in precedenza. venire. In quest’ottica, i dati climatici del vigneto
In particolare, per la viticoltura si possono utilizzare come temperature e piogge insieme alle previsioni
al massimo 6 kg di rame metallo per ettaro l’anno. In meteorologiche costituiscono un supporto molto
alternativa il viticoltore può scegliere di fare il con- importante. Anche un modello previsionale della
teggio considerando gli ultimi 5 anni. In questo caso malattia può essere molto utile per ottimizzare i trat-
il consumo complessivo non deve superare i 30 kg di tamenti. Bisogna altresì conoscere bene il territorio e
rame metallo, cioè una media di 6 kg/ha/anno. utilizzare macchine per la distribuzione tarate e per-
Il rame rappresenta per la viticoltura biologica fettamente funzionanti. Inoltre è necessario conosce-
un’arma indispensabile per la difesa dalla perono- re le caratteristiche tecniche della sostanza attiva che
spora e come tale va tutelata e protetta perché le utilizziamo. Per la difesa dalla peronospora è il rame
attuali conoscenze scientifiche non ci offrono vali- la sostanza attiva a cui dobbiamo fare riferimento.
de alternative. Le altre molecole oggi disponibili Questa molecola agisce impedendo la penetrazione
necessitano ancora di molte sperimentazioni. Tra del patogeno all’interno della pianta, quindi ha un
di esse figurano anche sostanze non registrate come uso preventivo. Come detto in precedenza possono
prodotti fitosanitari. Il termine solfato di rame essere usate diverse formulazioni di rame che diffe-
(tribasico) comprende il solfato di rame tribasico e riscono fra loro per la diversa percentuale di rame
la poltiglia bordolese (solfato di rame neutralizzato metallo contenuto (Cu++) e per il diverso rischio di
con calce). fitotossicità. Per i trattamenti dobbiamo fare riferi-
• Elenco principi attivi: rame sotto forma di mento al quantitativo di rame metallo a ettaro che
idrossido di rame, ossicloruro di rame, solfato di si utilizza tenendo conto della limitazione di 6 kg di
rame (tribasico), ossido rameoso, peptidato di rame, Cu/ha/anno. Sarebbe opportuno agire nell’ottica di
gluconato di rame, rame formulato con pinolene; mantenere coperto il vigneto per tutta la stagione.
silicato di sodio; farine di roccia e argille (basalto, Esistono diverse strade che possono essere seguite
82 ARSIA
4. Attacco iniziale di Erysiphe necator su grappolo 5. Spaccature degli acini dovute all’infezione
di Erysiphe necator su grappolo
L’oidio può attaccare tutti gli organi verdi grossolani a 18-20°C. La persistenza dello zolfo è
della vite determinando i danni maggiori a livello di 4-5 giorni a temperature sopra i 25°C, mentre a
di infiorescenze, di grappoli e dei singoli acini. Le valori più bassi può arrivare fino a 6-7 giorni. Gli
foglie possono essere infettate durante tutta la sta- zolfi per trattamenti liquidi richiedono apporti
gione vegetativa della vite con i caratteristici sinto- quantitativi più bassi rispetto ai prodotti pulve-
mi (dovuti alle infezioni ascosporiche) costituiti da rulenti che hanno il solo vantaggio di penetrare
piccole aree circolari clorotiche e traslucide. I sinto- meglio attraverso la vegetazione.
mi causati dal micelio latente alla ripresa vegetativa L’utilizzo dello zolfo non ha limitazioni in agri-
danno origine ai predetti germogli “a bandiera” e coltura biologica anche se manifesta effetti tossici
a deformazioni dei vari tessuti vegetali in accresci- nei confronti dell’uomo e dell’entomofauna utile.
mento. Questi ultimi spesso presentano punteggia- Inoltre manifesta una fitotossicità nei confronti di
ture necrotiche e reticolature nerastre. I tralci colo- foglie e tralci in presenza di alte temperature e può
nizzati da E. necator si caratterizzano per una diffusa interferire sui processi di fermentazione se presente
reticolatura brunastra, un accrescimento irregolare in grande quantità sui grappoli.
e poca lignificazione, di conseguenza risultano In commercio esistono varie formulazioni con-
maggiormente suscettibili alle basse temperature tenenti zolfo: a) zolfo bagnabile, è un prodotto
invernali. Le infezioni sui grappoli causano per- idrosospensibile; b) zolfo micronizzato, polvere
dite produttive e deprezzamento qualitativo delle bagnabile con particelle di 3-5 m; c) zolfo colloidale
uve. Le infezioni sulle infiorescenze determinano costituito da particelle molto fini di natura colloida-
spesso il disseccamento e la caduta dei grappoli, le; in commercio si trovano formulati in cui lo zolfo
oppure negli attacchi più lievi difetti di allegagione. si trova insieme ad altri prodotti di varia natura
Le infezioni precoci possono originare lacerazioni come rame, supporti proteici vegetali (proteinato
più o meno profonde, dovute alla diversa velocità di zolfo); d) zolfo polverulento ventilato, polvere
di crescita dei tessuti sani e malati, che favoriscono secca da distribuirsi con impolveratori meccanici,
la penetrazione dei patogeni agenti di marciumi del ma va evitato l’uso nelle ore più calde per non cre-
grappolo, quali ad esempio Botrytis cinerea. are problemi di fitotossicità; e) zolfo bentonitico
costituito facendo adsorbire lo zolfo fuso da argilla
Molecole utilizzabili per la difesa bentonitica; f) zolfo bagnabile e cere terpeniche,
Lo zolfo è la molecola più importante nella dife- consente un aumento di adesività e persistenza e
sa dall’oidio e agisce allo stato di vapore su micelio diminuzione di fitotossicità.
e spore del parassita. Il suo meccanismo di azione Ampelomyces quisqualis Ces. è attualmente l’unico
è multisito. L’azione dello zolfo dipende dalla biofungicida registrato per la viticoltura biologica
temperatura, dall’umidità e dalla dimensione delle e unica vera alternativa allo zolfo. Il ceppo è stato
particelle. Le basse temperature e l’umidità elevata isolato in Israele e venduto con il nome AQ10. Nel
diminuiscono l’efficacia dello zolfo. Gli zolfi a gra- prodotto commerciale si trovano gli organi ripro-
nulometria fine si attivano a 10-12°C e quelli più duttivi (conidi) del fungo che è un deuteromicete
84 ARSIA
appartenente alla famiglia delle Dematiaceae. Agisce intervenire con una certa efficacia. I vigneti posso-
come un vero e proprio iperparassita vivendo a spese no trovarsi in aree a basso rischio o ad alto rischio.
del fungo patogeno ed è specifico degli oidi (Erysi- Pertanto i parametri da considerare sono pedocli-
phaceae). I conidi di A. quisqualis sono in grado di matici come la giacitura, le precipitazioni e le tem-
attaccare ife, rami conidiofori e giovani cleistoteci. perature, ma anche parametri legati alla biologia
Per la loro attività necessitano di 10-20 ore con tem- del fungo, quali presenza di germogli a “bandiera”
perature tra i 20-30°C e un alto livello di umidità, e l’andamento della malattia negli anni precedenti.
meglio con presenza di un velo d’acqua. I conidi di Possiamo individuare come aree ad alto rischio
A. quisqualis germinano e penetrano all’interno delle quelle collinari e/o ventilate, con scarsa piovosità e
cellule dell’ospite tramite una specie di appressorio, temperature medio/alte. Aree a basso rischio sono
producono enzimi litici e provocano una rapida i fondovalle, scarsamente ventilati, con frequente
degenerazione del citoplasma. Alla fine, dopo circa piovosità e temperature basse. In generale i vigneti
5-7 giorni, si ha la produzione dei loro corpi frut- della Toscana sono inclusi tra le aree ad alto rischio.
tiferi che sono dei picnidi. A. quisqualis sverna pro- Le strategie di difesa dipenderanno dalla colloca-
babilmente all’interno dei cleistoteci parassitizzati, zione del vigneto in una di queste tipologie. Nelle
mentre si diffonde durante la stagione vegetativa aree a basso rischio non si dovrebbero rinvenire
all’interno dei conidi di oidio. A. quisqualis richiede infezioni precoci e la difesa potrebbe partire dalla
per svolgere la sua attività di parassita la presenza fioritura e continuare nella fase di accrescimento
dell’oidio (un’infezione in corso oppure appena degli acini in modo più o meno intensivo a seconda
iniziata), umidità elevata e temperature non troppo che se ne riscontri o meno la presenza. Nei vigneti
alte. La sua azione nei confronti dell’oidio è lenta e delle aree ad alto rischio è necessario intervenire
come efficacia non può paragonarsi a quella dello dalla prefioritura, soprattutto in presenza di ger-
zolfo con il quale può essere utilizzato in modo mogli a bandiera e continuare dopo l’allegagione
combinato, come vedremo più avanti. Uno dei suoi a cadenze definite che consentano una protezione
grossi vantaggi è di non presentare tossicità verso preventiva del vigneto fino all’invaiatura.
l’uomo, l’ambiente e la pianta oltre a non interferire La molecola fondamentale nella difesa dall’oidio
nei processi di vinificazione delle uve. Di solito va è lo zolfo. Il suo apporto quantitativo varia a secon-
distribuito miscelato con olio estivo o con un coa- da della fase fenologica di distribuzione e del tipo
diuvante per evitare la disidratazione dei conidi. di formulazione. Il massimo dosaggio per inter-
• Elenco principi attivi: zolfo, Ampelomyces qui- venti liquidi andrebbe dato nella fase critica della
squalis Ces., Reynoutria sachalinensis, bicarbonato di malattia che va dalla fioritura all’allegagione-inizio
sodio e potassio, silicati di sodio e potassio, polisol- accrescimento acini. Quindi, nel caso di utilizzo di
furo di calcio, oli minerali e di origine vegetale (oli zolfi bagnabili micronizzati si parte da trattamenti
vegetali, oli essenziali), acido salicilico, composti in prefioritura con dosaggi di 4-5 kg/ha e si arriva
derivati del latte. a 7-8 kg/ha di zolfo nella fase più critica. Invece gli
zolfi ventilati polverulenti hanno dosaggi di 25-30
Strategie di difesa kg/ha di zolfo per trattamento. L’utilizzo di questi
A livello di misure preventive, quando possibile, ultimi prodotti andrebbe limitato agli interventi
sarebbe opportuno utilizzare varietà meno sensibili iniziali di prefioritura o di prechiusura grappolo
alla malattia, forme di allevamento che consentano per la facilità di penetrare attraverso gli acini e la
una maggiore areazione della vegetazione e del vegetazione. Ottimale sarebbe un uso combinato
grappolo e idonee pratiche agronomiche della delle due formulazioni. Gli intervalli dei trattamen-
gestione del “verde”, sempre allo scopo di evitare ti vanno dai 6-7 giorni nei periodi più critici o in
ammassi vegetativi che compromettono anche l’ef- caso di attacchi, agli 8-10 giorni nei momenti meno
ficacia dei trattamenti. problematici. L’intervento con zolfo ventilato pol-
La fase vegetativa della vite più recettiva alla malat- verulento può essere accorciato a 4-5 giorni per 2-3
tia è quella che va dalla fioritura all’allegagione, perio- volte nell’eventualità di forti attacchi, specialmente
di critici sono anche la prefioritura con la possibile dopo l’allegagione.
comparsa di germogli a “bandiera”e il periodo che L’utilizzo di A. quisqualis deve rientrare nell’otti-
inizia con l’accrescimento degli acini e termina con ca di un uso combinato con le varie formulazioni di
l’invaiatura in cui il grappolo non è più recettivo. zolfo. Quindi sarebbe opportuno utilizzarlo negli
L’oidio è una malattia che richiede una partico- interventi iniziali di prefioritura con 2 trattamenti
lare attenzione nel rilevare i sintomi che spesso non a distanza di 6-7 giorni, se ci troviamo nelle condi-
sono così facilmente individuabili e quando riu- zioni di un basso attacco. Altrimenti o in aggiunta
sciamo a vederli bene potrebbe essere già tardi per si può utilizzare in pre- e post-vendemmia, 2 volte
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 85
a un intervallo di 6-7 giorni, al fine di sfruttare la il processo sessuale. Le clamidospore sono rare e
sua efficacia contro i cleistoteci, una delle forme hanno una capacità di sopravvivenza molto bassa
svernati dell’oidio. A. quisqualis non è adatto per in situazioni climatiche difficili. I conidi o macroco-
trattamenti nelle fasi critiche della malattia o per nidi si formano a gruppi sui rami conidiofori e nel
bloccare virulenti attacchi del “mal bianco”. vigneto hanno una sopravvivenza molto limitata
perché influenzata dalle temperature, dall’attività
microbica e dall’esposizione al sole. I microconidi
rappresentano un’ulteriore forma di sopravvivenza
■ Muffa grigia del fungo. In laboratorio si formano dalle colture
Botrytis cinerea Pers. più vecchie in associazione con gli sclerozi. Si origi-
Teleom.: Botryotinia fuckeliana (de Bary) Whetzel; nano a partire dai tubi germinativi dei macroconidi,
Sclerotinia fuckeliana (de Bary) Fuckel dalle ife più mature, all’interno di cellule ifali vuote
Anomorfo: Botrytis cinerea Pers. e da appressori e sclerozi. Il micelio è costituito da
ife con funzione di ancoraggio, colonizzazione e
Aspetti della biologia del patogeno (foto 6-8) assorbimento di sostanze nutritive.
La muffa grigia della vite è causata dal fungo Botrytis cinerea può svernare sotto forma di scle-
ascomicete Botryotinia fuckeliana (de Bary) Whetzel rozi e micelio nei residui vegetali infetti caduti a
(forma sessuata), rappresentata più comunemente terra e nelle anfrattuosità della corteccia della vite.
dalla forma asessuata (anamorfa) di Botrytis cinerea. Altro potenziale inoculo proviene dalle essenze
Si tratta di fungo polifago e ubiquitario e possiede erbacee e arbustive infettate presenti all’interno del
un comportamento necrotrofogo, cioè vive a spese vigneto o che lo circondano. Durante la stagione
delle sostanze morte quindi per sopravvivere non vegetativa la sorgente di inoculo in dispersione è
necessita di tessuti vivi. rappresentata soprattutto dai conidi che hanno
La zona di origine della botrite è l’emisfero origine dal micelio e dagli sclerozi. La massima
Nord ed è legata a piante ospiti di climi temperati. produzione di conidi si ha in primavera, in corri-
Il fungo presenta un’estrema variabilità cioè ha spondenza della fioritura, all’invaiatura e alla rac-
diverse tipologie di crescita che gli consentono di colta. I conidi sono dispersi dall’aria, dal vento, da
sopravvivere su piante ospiti di ecosistemi diversi. gocce di acqua e dagli insetti. Inoltre i conidi sono
Comunque nei diversi ambienti può essere presen- idrorepellenti e rivestono generalmente le gocce
te come micelio, sclerozi, micro- e macroconidi, di acqua. Gli insetti trasportano i conidi in quanto
clamidospore, apoteci e ascospore. Gli sclerozi si questi possono imbrattare parte del tegumento di
ritrovano in tutte le specie del genere Botrytis, si ori- specie che frequentano la vite come il moscerino
ginano dal micelio e rappresentano la struttura più dell’aceto (Drosophila melanogaster) e la tignoletta
importante per la sopravvivenza del fungo anche in (Lobesia botrana). Inoltre i conidi possono essere
condizioni avverse. In situazioni climatiche ottima- ingeriti da questi fitofagi e rimanere vitali nel loro
li producono conidi mentre, se queste sono sfavo- corpo. D. melanogaster per nutrirsi è attratta dalle
revoli, possono produrre apoteci dopo aver subito lesioni dell’acino e quindi funziona da inoculo.
I conidi germinano con temperature comprese
tra 1°C e 30°C (optimum 18°C) e umidità relativa
di almeno il 90%. Le modalità delle infezioni da
B. cinerea sono diverse. Queste possono avvenire
attraverso parti degli organi fiorali come stili, ovuli,
stami, petali, caliptra oppure tramite il pedicello o
attraverso acini abortiti o lesionati. Si può avere
anche l’accumulo di conidi nei residui vegetali che
rimangono fra gli acini in accrescimento. C’è da
evidenziare però che in fioritura e quando gli acini
sono immaturi la pianta attiva le proprie difese nei
confronti del patogeno bloccandone lo sviluppo. Si
parla in questi casi di infezioni latenti cioè l’organo
vegetale ha subito l’infezione di B. cinerea, ma non
manifesta sintomi o danni evidenti. Comunque
sembra che la maggior parte di queste infezioni
non diventino mai attive. Con l’inizio dell’invaia-
6. Attacco di Botrytis cinerea su foglia tura comincia a diminuire l’efficacia dei meccanismi
86 ARSIA
di difesa della pianta lasciando spazio all’azione maggiore presenza di acidi organici, la presenza di
del patogeno. Il progredire dell’invaiatura e della sostanze estranee ecc.
maturazione aumenta la recettività del grappolo
alla botrite favorita anche da macro o microferite Molecole utilizzabili per la difesa
che liberano essudati che sono un ottimo substrato Per la difesa da questa patologia è molto impor-
per la germinazione dei conidi. tante la prevenzione. Al momento non esistono
Il meccanismo dell’infezione dei conidi prevede molecole di origine naturale di sicura affidabilità.
la loro germinazione con l’emissione del tubetto Si trovano in commercio microrganismi che hanno
germinativo, la formazione di appressori per l’anco- mostrato una certa efficacia come Bacillus lichenifor-
raggio e la penetrazione nella pianta. Maggiore è la mis e Bacillus subtilis. Questi ultimi sono batteri che
presenza di conidi più elevato è l’attacco del pato- agiscono preventivamente eliminando o riducendo
geno. I conidi rimangono vitali per poco tempo l’attacco di funghi parassiti entrando in compe-
sulla superficie del vegetale e la loro germinazione è tizione con essi, sottraendo sostanze nutritive e
favorita dalla presenza di acqua anche se questa può spazio ai microrganismi patogeni inibendone la
avvenire a livelli di umidità molto alti. Dopo la for- germinazione. Relativamente alle caratteristiche dei
mazione degli appressori dal tubetto germinativo si sali rameici vale quanto detto in precedenza.
ha la penetrazione nella pianta che può essere attiva • Elenco principi attivi: rame sotto forma di
o passiva. Con la penetrazione attiva il patogeno idrossido di rame, ossicloruro di rame, solfato di
deve superare le cere esterne, la cuticola, la parete rame (tribasico), ossido rameoso; miscela di zolfo
cellulare e la lamella mediana. Questa fase avviene e bentonite; silicato di sodio; litotamnio; argille
principalmente con lo sviluppo dell’attività enzima- (bentonite, zeolite); polvere di roccia; preparati
tica del patogeno. La penetrazione passiva avviene microbiologici (Bacillus licheniformis, Bacillus subti-
attraverso le ferite. B. cinerea è un fungo opportuni- lis, Trichoderma harzianum, Ulocladium spp.); prepa-
sta e può provocare l’infezione in presenza di ferite rati biodinamici.
fresche, acqua, essudati e conidi caduti di recente
sulle stesse lesioni. Gli insetti, oltre a essere veicolo Strategie di difesa
di inoculo, possono causare loro stessi ferite su cui La difesa dalla B. cinerea non può fare a meno
si potrà sviluppare la malattia. È questo il caso del di considerare tutti gli aspetti che coinvolgono la
moscerino dell’aceto che provoca ferite sugli acini coltivazione della vite da quelli ambientali a quelli
nel periodo che va dall’invaiatura alla maturazione. agronomici. Inoltre avranno un ruolo molto impor-
La muffa grigia può molto velocemente infettare tante le misure preventive rispetto alle possibilità di
tutti gli organi vegetativi della vite, in particolare i intervento fitoiatriche. Il fine a cui tendere è quello
tessuti erbacei e gli acini. A livello fogliare l’infezio- di avere uno sviluppo equilibrato della pianta con
ne (non molto frequente) determina (in occasione una buona aerazione della vegetazione e dei grap-
di primavere piovose e umide) lo sviluppo di mac- poli e cercare anche di ottenere la totale sanità della
chie clorotiche che occupano una ben definita por- produzione evitando ferite di ogni tipo.
zione fogliare compresa di solito tra due nervature. Tra le misure preventive è quindi opportuno
Tali macchie con il prosieguo della stagione ten- considerare aspetti quali la localizzazione del vigne-
dono a necrotizzare ricoprendosi di fruttificazioni to, il portinnesto, il vitigno, la forma di allevamento,
del fungo. I tralci verdi subiscono imbrunimenti a l’orientamento dei filari, le pratiche agronomiche e
cui segue la necrosi della parte distale. A livello di la difesa fitosanitaria. Riguardo alla scelta del sito
infiorescenza (in modo particolare in condizioni di impianto sarà opportuno privilegiare le zone
di elevata umidità) la botrite può determinare l’av- collinari più ventilate ed evitare le zone pianeggian-
vizzimento e il successivo disseccamento. Come è ti dove più facili sono i ristagni di umidità. Per la
noto, i danni maggiori che la muffa grigia determi- scelta del vitigno sarà opportuno preferire vitigni
na su vite avvengono a livello dei grappoli. Infatti e cloni a grappolo non serrato. Il portinnesto ha
possono verificarsi avvizzimenti e necrosi del rachi- influenza sulla vigoria del vitigno e la compattezza
de con conseguente caduta del grappolo, oltre che del grappolo. Forma di allevamento e orientamento
sugli acini dove l’infezione determina un marciume dei filari dovranno essere tali da garantire la massi-
molle su cui si sviluppano le fruttificazioni coni- ma circolazione di aria ai grappoli. Tra le pratiche
diche del fungo. Tali marciumi influiscono pesan- agronomiche sono da considerare la potatura estiva,
temente oltre che dal punto di vista quantitativo, il diradamento e la sfogliatura dei grappoli, anche
anche a livello qualitativo, in quanto si originano queste attività finalizzate a fornire un migliore arieg-
gravi alterazioni come la casse ossidasica, la perdita giamento. Tra tali pratiche si può annoverare anche
di colore, la riduzione del contenuto zuccherino, la la nutrizione minerale. Un’eccessiva concimazione
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 87
7. Gli attacchi di tignoletta (Lobesia botrana) favorisco- 8. L’eccessiva compattezza del grappolo favorisce lo
no il successivo sviluppo di Botrytis cinerea sviluppo di Botrytis cinerea
può portare a un eccessivo rigoglio vegetativo con presenza della malattia indicano come muoversi
la formazione di microaree particolarmente umide. con i trattamenti. Casi estremi sono annate poco
Inoltre l’eccesso di azoto può portare a un eccessivo piovose, grappolo spargolo e assenza di sintomi
numero di acini e a una maggiore compattezza del consigliano di non intervenire. All’opposto zone
grappolo. Altro elemento chimico importante è il umide, annate piovose, presenza di ferite causate
calcio che aumenta in genere la resistenza alle malat- da parassiti su grappoli compatti consigliano di
tie e riduce la fuoriuscita di essudati, substrato ideale intervenire già dalla fine fioritura e/o prechiusura
per lo sviluppo della malattia. Una carenza di calcio grappolo. Tra i prodotti in commercio è stato visto
aumenta la suscettibilità nei confronti di B. cinerea. che i sali rameici non hanno una buona efficacia
Infine è importante un’adeguata difesa fitosanitaria indipendentemente dal periodo in cui vengono
del vigneto per non avere ferite causate da patogeni distribuiti. Esistono poi sostanze che possono
e da insetti fitofagi. essere usate con lo scopo di asciugare la vegetazio-
Relativamente alla difesa fitoiatrica da B. cinerea ne dopo piogge battenti o ripulire dal patogeno
ci sono quattro momenti in cui può essere oppor- le parti vegetali (ad esempio, residui fiorali) che
tuno intervenire con i trattamenti, questi sono possono essere un substrato ideale per lo sviluppo
indicati dalle seguenti lettere: A = fine fioritura; B = di B. cinerea. Queste sostanze sono miscela di zolfo
prechiusura grappolo; C = invaiatura; D = durante e bentonite, polvere di roccia, silicato di sodio, lito-
la maturazione. Queste fasi sono punti di riferi- tamnio e possono essere usate dalla fine fioritura
mento per eventuali interventi e sono collegate alla alla maturazione, con eventuali interventi ripetuti
biologia del patogeno. Nelle prime fasi A, B e C, in questa ultima fase. Esistono poi preparati micro-
può essere elevato l’accumulo di potenziale di ino- biologici a base di Bacillus licheniformis e Bacillus
culo e lo sviluppo di infezioni latenti, l’ultima fase subtilis che possono essere distribuiti in tutte le
D è quella in cui è alta la probabilità che in condi- suddette fasi, specialmente in prossimità della rac-
zioni avverse si sviluppino infezioni cicliche. Con- colta. Questi preparati si possono dare anche dopo
tro B. cinerea è importante operare con interventi 24-48 ore dai trattamenti con miscela di zolfo e
preventivi se esistono le condizioni di un possibile bentonite. Comunque, tutte queste sostanze non
sviluppo del fungo. L’andamento climatico stagio- hanno una grossa efficacia in presenza di forti
nale, le caratteristiche dei grappoli e l’eventuale attacchi di B. cinerea.
88 ARSIA
Strategie di difesa
Non sono praticabili azioni di difesa fitosanita-
ria contro i marciumi secondari del grappolo a causa
dell’estrema variabilità dei funghi coinvolti e della
loro diversa suscettibilità ai fungicidi disponibili.
Rimangono fondamentali tutte quelle azioni volte
a evitare lesioni degli acini, quali attacchi parassitari
di varia natura, quindi è importante un’attenta e
scrupolosa difesa fitosanitaria.
sido di rame, ossicloruro di rame, solfato di rame • Elenco principi attivi: rame sotto forma di idros-
(tribasico), ossido rameoso; zolfo. sido di rame, ossicloruro di rame, solfato di rame
(tribasico), ossido rameoso.
Strategie di difesa
Le misure preventive mirano ad abbassare il Strategie di difesa
potenziale d’inoculo della malattia. Tra tali misure Le misure preventive consistono nel raccoglie-
c’è l’estirpazione dei vigneti abbandonati in quanto re e distruggere i grappoli colpiti dalla malattia
ingente fonte di inoculo e l’asportazione e bruciatu- in modo da ridurne il potenziale di inoculo della
ra dei tralci sintomatici e dei grappoli che presenta- malattia. Comunque, trattamenti con sali rameici
no degli acini mummificati. Tali misure preventive entro 12-18 ore da una grandinata consentono di
sono importanti e possono risultare determinanti. contenere le infezioni.
Hanno efficacia contro questa malattia gli inter-
venti effettuati contro l’escoriosi nelle prime fasi
vegetative e quelli effettuati contro la peronospora
e l’oidio nelle successive fasi. ■ Escoriosi
Phomopsis viticola Sacc.
Strategie di difesa
A livello preventivo c’è da ricordare che i vigneti
situati in zone umide sono più soggetti alla malattia.
È importante evitare gli eccessi vegetativi come è
opportuno provvedere all’asportazione e bruciatura
dei tralci infetti. I resti della potatura vanno eliminati
dal vigneto e bruciati per non aumentare il potenziale
di inoculo della malattia. Anche le ferite di potatura
sono potenziali vie di accesso del fungo e per questo
motivo sarebbe opportuno ricoprire con mastici
cicatrizzanti attivati con rame soprattutto i tagli più
grossi. Gli interventi fitosanitari andrebbero effettuati
utilizzando zolfo bagnabile micronizzato o colloidale
nelle fasi di gemma cotonosa-punte verdi e germogli
di circa 5 cm. In seguito i trattamenti rameici contro
la peronospora sono sufficienti a contenere anche
questo patogeno. 13. Sintomi di Eutypa lata sulla vegetazione di vite
92 ARSIA
livello di vivaio per proteggere preventivamente le — trattare l’acqua utilizzata per l’idratazione con
barbatelle. Relativamente alle caratteristiche dei sali agenti biologici attivi contro P. chlamydospora e
rameici vale quanto detto in precedenza. F. mediterranea;
• Elenco principi attivi: rame sotto forma di — nei cassoni di forzatura utilizzare materiale di
idrossido di rame, ossicloruro di rame, solfato di propagazione sano;
rame (tribasico), ossido rameoso; Trichoderma spp. — risanare il legno prelevato da piante madri infet-
te; a questo scopo l’utilizzo dell’acqua calda
Strategie di difesa (generalmente 30 minuti a 50°C, ma tempera-
Pratiche per ridurre nel vigneto l’inoculo dei tura e tempi variano secondo la cultivar) rimane
funghi del complesso esca: per ora il metodo migliore anche se non risolve
— eliminare e bruciare le piante che si presentano definitivamente il problema; promettenti sono
quasi completamente disseccate; apparsi i trattamenti a base di Trichoderma;
— eliminare e bruciare tutti i residui della potatura segnali positivi vengono dall’impiego di acqua
e le viti morte; acida (pH 2,5) e potenziale di ossido-riduzione
— nei piani di difesa da altri patogeni utilizzare di 1100 mV nella fase di idratazione delle talee.
molecole attive anche contro i funghi del mal
dell’esca, quindi dare preferenza ai trattamenti Contro la malattia non si è ancora trovata una
rameici; molecola in grado di contrastarne lo sviluppo.
— effettuare un intervento con sali rameici nel L’unico strumento di intervento sulle viti malate è
periodo invernale, sempre allo scopo di ridurre quello di intervenire in autunno o in inverno con il
il potenziale di inoculo; taglio della pianta ben al disotto della porzione di
— in caso di espianti e nuovi impianti togliere dal ter- legno alterata. Nell’anno successivo si alleverà un
reno tutti i residui vegetali del precedente vigneto pollone che andrà a sostituire la parte di tronco e
e lasciare il terreno a riposo per alcuni anni; cordone tagliata. Tale modalità operativa può esse-
— utilizzare materiale di propagazione sano. re anticipata dall’allevamento del pollone già alla
prima presenza dei sintomi fogliari della malattia.
Interventi in campo per ridurre il rischio di Così al momento del taglio del fusto avremo già un
infezioni: tralcio abbastanza robusto in grado di sostituirlo.
— effettuare la potatura durante i periodi asciutti Ovviamente le superfici di taglio vanno sempre
dell’inverno; una potatura anticipata porta a disinfettate con mastice attivato con rame.
una lenta cicatrizzazione delle ferite e a una loro
maggiore esposizione agli agenti patogeni che
comunque sono in quantità minore rispetto a
marzo-aprile quando però le ferite di potatura ■ Famiglia delle Botryosphaeriaceae
cicatrizzano più velocemente; Botryosphaeria dothidea (Moug.: Fr.) Ces.
— segnare le piante sintomatiche e potarle separa- & De Not.; Diplodia mutila Fries in Montagne;
tamente se non si decide di toglierle dal vigneto; Diplodia seriata De Not.;
non c’è una diffusione della malattia lungo i Dothiorella sarmentorum (Fr.) A.J.L. Phillips,
filari causata dagli strumenti di potatura però A. Alves & J. Luque;
questa via di infezione è sempre possibile; Neofusicoccum luteum (Pennycook &
— adottare forme di allevamento che non richiedo- Samuels) Crous, Slippers & A.J.L. Phillips;
no grossi tagli di potatura; Neofusicoccum parvum (Pennycook &
— proteggere le ferite di potatura con mastici Samuels) Crous, Slippers & A.J.L. Phillips;
attivati con rame o effettuare un trattamento
rameico dopo la potatura e dopo l’operazione Aspetti della biologia del patogeno
di spollonatura; Si tratta di funghi ascomiceti della famiglia delle
— effettuare un trattamento rameico dopo eventi Botryosphaeriaceae che attaccano diverse specie
meteorici avversi come gelate e grandinate; erbacee, arbustive e arboree tra cui la vite. La malat-
— evitare la raccolta meccanica. tia è stata segnalata talvolta anche con il nome di
Interventi in vivaio per ridurre il rischio di “black dead arm”. Gli attacchi dei patogeni posso-
infezioni: no provocare una mancata ripresa vegetativa delle
— utilizzare materiale di propagazione provenien- gemme e lesioni che possono portare a cancri e
te da piante madri sane; quindi al disseccamento del tronco. Questi parassiti
— disinfettare le vasche di idratazione dopo ogni vengono diffusi da pioggia, vento, insetti e mate-
periodo di idratazione; riale di propagazione. I funghi svernano nei corpi
96 ARSIA
fruttiferi o come micelio nei tessuti colpiti. I conidi tiglio e grano, mentre C. destructans si rinviene fre-
e/o le spore dei patogeni trasportati sull’ospite quentemente nel terreno, su radici di giovani piante
vi penetrano sfruttando le microferite causate da erbacee e legnose, specie se debilitate ed è agente
insetti, dal vento e da lesioni al punto di innesto per di marciumi di bulbi. Le viti attaccate mostrano
eventuale disaffinità fra i bionti. L’attacco è favori- una crescita minore, internodi raccorciati, vegeta-
to dall’elevata umidità e da temperature miti che zione stentata. In sezione le viti colpite presentano
consentono al patogeno di germinare, penetrare striature bruno-nerastre in corrispondenza dei vasi
nella pianta e svilupparsi. Il fungo produce i corpi vascolari a partire dalle radici o comunque dalla
fruttiferi nei quali si differenziano le fruttificazioni base della pianta. Le piante possono avere anche
agamiche dei vari generi Neofusicoccum, Diplodia, un irregolare processo di lignificazione e presentare
Dothiorella, Fusicoccum che a maturità vengono un apparato radicale con sviluppo ridotto e lesioni
liberate all’esterno. In questo modo si diffondono necrotiche. Questi funghi vivono nel terreno e
durante tutta la stagione vegetativa. penetrano nelle piante attaccate attraverso ferite
o aperture naturali e da qui si spostano nei tessuti
Molecole utilizzabili per la difesa lignificati della pianta.
Non esistono molecole in grado di agire diret-
tamente sui patogeni quindi i mezzi di difesa sono Molecole utilizzabili per la difesa
preventivi con la possibilità di utilizzare il rame nei Non esistono molecole in grado di agire diret-
suoi vari formulati, soprattutto per attivare mastici tamente contro il patogeno ed è quindi opportuno
cicatrizzanti. Relativamente alle caratteristiche dei adottare tutte le misure preventive. Relativamente
sali rameici vale quanto detto in precedenza. alle caratteristiche dei sali rameici vale quanto detto
• Elenco principi attivi: rame sotto forma di in precedenza.
idrossido di rame, ossicloruro di rame, solfato di • Elenco principi attivi: rame sotto forma di
rame (tribasico), ossido rameoso. idrossido di rame, ossicloruro di rame, solfato di
rame (tribasico), ossido rameoso.
Strategie di difesa
Le strategie di difesa sono preventive e mirano Strategie di difesa
a cercare di limitare le ferite nella pianta. È oppor- Eliminare e bruciare le piante attaccate dalla
tuno quindi scegliere forme di allevamento che malattia. Evitare ferite soprattutto all’apparato radi-
limitino i tagli di potatura e disinfettare quelli più cale e nella zona del colletto. Proteggere i tagli
grossi con mastici attivati con rame. Inoltre è bene di potatura con mastici cicatrizzanti attivati con
asportare e bruciare le parti disseccate della pianta rame.
provvedendo sempre a proteggere le superfici di
taglio. Sempre allo scopo di limitare il potenziale di
inoculo della malattia, si può provvedere a un trat-
tamento rameico dopo le operazioni di potatura. ■ Marciume radicale fibroso
Armillaria mellea (Vahl ex Fr.) Kummer
condizioni ideali di temperatura e umidità. Dai corpi la malattia, i residui vegetali rimasti nel terreno
fruttiferi di A. mellea si producono le basidiospore possono essere la fonte per infezioni sulla nuova
che diffondono la malattia e vanno a germinare solo coltura arborea. Comunque la diffusione di A.
su legno morto, dando vita al micelio primario. La mellea è lenta, occorre qualche anno dal nuovo
fusione di due miceli primari sessualmente compa- impianto per vedere le prime piante sintomatiche in
tibili dà origine al micelio secondario più virulento quanto occorre del tempo affinché il patogeno rag-
in grado di attaccare il legno vivo. Questa forma giunga le radici. La pianta può sopravvivere anche
di diffusione non è comunque molto importante. tanti anni se l’attacco rimane nell’apparato radicale,
Armillaria mellea ha un micelio biancastro che si mentre va incontro a veloce morte se l’infezione
estende nella zona sottocorticale e si presenta con arriva a interessare la zona del colletto. Fattori
una forma a ventaglio. Questo fungo, inoltre, pro- predisponenti la malattia sono l’eccessiva umidità
duce le rizomorfe, fasci di ife compressi e coperti da del suolo, gli stress idrici in eccesso e in difetto, le
uno strato protettivo di melanina che si presentano elevate concentrazioni di inoculo e lo scarso spazio
di colore bruno scuro. La diffusione della malattia è tra vite e vite. La pianta colpita manifesta sintomi
data anche da queste rizomorfe che si originano dalle legati a uno sviluppo stentato che è generalizzato
radici infette e si sviluppano nel terreno alla ricerca nella pianta e può andare incontro a morte nelle
di altre piante da colonizzare. Le rizomorfe di que- prime fasi vegetative, quando la pianta è impossibi-
sto basidiomicete penetrano attraverso la corteccia litata ad assorbire gli elementi nutritivi necessari a
e producono il micelio che si espande nell’area sot- causa della degenerazione dell’apparato radicale. La
tocorticale distruggendo la zona cambiale e facendo morte della pianta si può avere anche in piena estate
proseguire la degradazione del legno. con il classico colpo apoplettico, cioè l’improvviso
L’altra forma di diffusione è il micelio presen- disseccamento di tutta la pianta a cui rimangono
te nei tessuti legnosi in decomposizione che può attaccati foglie e grappoli.
venire in contatto con radici sane. Fonti di inoculo
possono provenire da disboscamenti o estirpo di Molecole utilizzabili per la difesa
frutteti e vigneti. Se in questi impianti era presente Contro Armillaria mellea non esistono mezzi
chimici o fisici di difesa. L’attività fondamentale
contro questo patogeno è la riduzione dell’inoculo
nel terreno attraverso idonee tecniche agronomi-
che. Considerando questa situazione la ricerca si è
indirizzata a trovare microrganismi antagonisti ed
è stato visto che il genere Trichoderma aveva delle
specie interessanti a questo fine. Attualmente esiste
in commercio il Trichoderma harzianum con il pro-
dotto RootShield® Granules della ditta Intrachem
Bio-Italia. Trichoderma harzianum ceppo T 22 è un
microrganismo antagonista, ampiamente selettivo
per le colture, capace di combattere i patogeni radi-
cali sia sottraendo lo spazio e gli elementi nutritivi
necessari al loro sviluppo, sia comportandosi come
parassita, aggredendo le loro membrane cellulari
per via enzimatica. Trichoderma harzianum, ino-
culato nel terreno, si insedia nella rizosfera, segue
lo sviluppo radicale e può costituire una barriera
all’attacco dei patogeni tellurici. Esso è favorito
dalla presenza di un buon capillizio radicale che
colonizza rapidamente.
• Elenco principi attivi: Trichoderma harzianum.
Strategie di difesa
Non esistono in commercio prodotti in grado
di eradicare o contenere la malattia. Fumiganti o
sterilizzanti non hanno efficacia in quanto non
21. Perdita dell’apparato radicale causato da A. mellea e
formazione di radici secondarie penetrano oltre i 50 cm del terreno e non rag-
98 ARSIA
care i nutrienti. Se la massa tumorale invade tutta e comunque potarle separatamente; b) ridurre
la circonferenza del tronco si può avere anche la l’incidenza delle ferite da freddo effettuando con-
morte della pianta. Il batterio si conserva nel tempo cimazioni a base di potassio; c) sfruttare l’azione
in quanto può rimanere vitale nei residui vegetali battericida del rame nei trattamenti fungicidi che
che cadono nel terreno o essere presente nella pian- sono effettuati durante la stagione vegetativa; d)
ta e causare infezioni sistemiche senza manifestare proteggere i tagli di potatura con mastici cicatriz-
sintomi esterni. È importante per questo motivo zanti attivati con rame.
utilizzare materiale di propagazione sicuramente
sano o comunque risanato mediante trattamenti
con acqua calda ed evitare l’immediato reimpianto
in terreni che hanno ospitato vigneti affetti dalla
malattia. È stato visto che Agrobacterium vitis è in 9.4 Insetti dannosi
grado di sopravvivere per almeno due anni nei resi-
dui colturali rimasti nel terreno. ■ Tignoletta dell’uva
Lobesia botrana (Schiff. et Den.)
Molecole utilizzabili per la difesa
Relativamente alle caratteristiche dei sali rameici Aspetti della morfologia e biologia
vale quanto detto in precedenza. del fitofago (foto 23-26)
• Elenco principi attivi: rame sotto forma di idros- Lobesia botrana è un Lepidottero appartenente
sido di rame, ossicloruro di rame, solfato di rame alla famiglia Tortricidae. È una specie paleartica
(tribasico), ossido rameoso. diffusa in tutta l’Europa meridionale ed è estrema-
mente polifaga.
Strategie di difesa Gli adulti sono lunghi 6-7 mm con apertura alare
Per quanto riguarda le possibilità di contenere di 15-22 mm; presentano ali anteriori marmorizzate
la malattia quando questa si presenta in campo di vari colori (bluastro, grigiastro, giallastro). L’uovo
attualmente si possono dare solo alcune indicazio- è di forma lenticolare, appiattito, subrotondeggiante
ni: a) eliminare e bruciare le piante sintomatiche (0,6 x 0,7 mm), di colore biancastro quando è appe-
na deposto, poi imbrunisce in una parte fino allo sta-
dio “uovo testa nera” e a schiusura è completamente
annerito. Le larve passano da un colore nocciola
chiaro o biancastro con capo scuro a giallo verdastro,
verde scuro, grigio ardesia con aree setifere più chiare
nello stadio di V età. Il capo è giallastro più o meno
scuro. Le crisalidi sono di colorazione verdastra più
o meno scura, dimensione 4-6 mm, apice general-
mente sporgente. Il cono anale ha una terminazione
a forma di ventaglio (cremaster) che presenta 4 setole
dorsali e 4 medio-dorsali. Questo particolare distin-
gue L. botrana da Eupoecilia ambiguella.
Lobesia botrana compie 3 generazioni, sverna
come crisalide racchiusa in un bozzoletto sericeo
biancastro che è possibile trovare sotto la corteccia,
nei pali tutori, nelle foglie secche o nel terriccio.
I primi adulti della generazione svernante compa-
iono dalla metà di aprile, la loro attività è favorita
da temperature superiori a 15°C (ottimo 25°C) e
umidità relativa del 40-70%. Gli adulti si nutrono
di liquidi zuccherini, hanno abitudini crepuscolari,
cioè agiscono dopo il tramonto e nel giro di qualche
giorno iniziano gli accoppiamenti e la deposizio-
ne delle uova, circa 50 per femmina, incollandole
preferibilmente sulle brattee dei grappolini fiorali e
boccioli fiorali e di rado su rachide, pedicelli e foglie.
La vita media degli adulti è di circa dieci giorni. Lo
22. Attacco di Agrobacterium vitis su giovane pianta di vite sviluppo embrionale dura 1-2 settimane, è influen-
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 101
la femmina. In questo modo il maschio è attratto chie di colore giallo arancione. Alla nascita la larva
dalle tracce ferormoniche rilasciate dagli erogatori e di questo Lepidottero Cochilide è difficilmente
non trova la femmina. Con questa tecnica si usano distinguibile da quella di L. botrana. La larva matu-
quantità inferiori di feromone, rispetto al metodo ra del Cochilide (10-12 mm) ha un colore che va dal
precedente, e si può applicare anche in vigneti di rossastro al bruno verdastro, le aree setifere sono
modeste dimensioni. Gli erogatori sono biodegra- più scure del corpo, mentre nel Tortricide erano
dabili e hanno la forma a gancetto che li rendono più chiare. Capo, placca protoracica e anale sono di
di facile applicazione ai tralci. Inoltre vanno messi colore bruno. La crisalide di E. ambiguella è lunga
prima dell’inizio del volo degli adulti della gene- 5-6 mm e di colore bruno-rossastro, presenta un
razione che si intende colpire. Quindi durante apice munito di 8 setole dorsali e 8 setole ventrali
l’anno si possono fare fino a tre applicazioni. Negli (sono invece 8 in totale in L. botrana).
ambienti della Toscana dove ci sono tre generazio- Il Lepidottero Cochilide sverna come crisalide
ni di L. botrana sarebbero necessari tutti e tre gli riparata sotto la corteccia. Gli adulti della generazio-
interventi. Però si può sostituirne uno o più di uno ne svernante compaiono nell’ultima decade di aprile
con trattamenti insetticidi, preferibilmente con B. (prima i maschi e dopo le femmine) e il volo dura
thuringiensis. In questo modo, una tecnica di lotta circa un mese. Gli adulti hanno abitudini crepuscolari
alla tignoletta versatile ha la possibilità di integrarsi e notturne e dopo circa una settimana le femmine ini-
con interventi tradizionali. ziano a ovideporre sui boccioli fiorali (40-60 per fem-
Ambedue le suddette tecniche di difesa dalla mina). La durata dello sviluppo embrionale dipende
L. botrana necessitano di un attento monitoraggio dalla temperatura, in genere 7-9 giorni a 19-20°C. La
della popolazione di adulti attraverso le trappole larva di E. ambiguella sembra più vorace di quella di
a feromoni e un controllo visivo sui grappoli per L. botrana in quanto si nutre di molti più fiori, circa
verificare eventuali danni. 50-60. Durante la sua attività la larva del Cochilide
Oli minerali, piretrine e rotenone considerata la tesse fili sericei fra i fiori attaccati e forma i glomeruli
loro modalità di azione andrebbero utilizzati alla o nidi, all’interno dei quali costruisce una specie di
prima comparsa di uova e forme giovanili larvali. astuccio che a maturità la larva è in grado di trasporta-
Comunque l’efficacia di queste molecole è ridotta re all’interno del grappolo e trasformare in bozzolo.
e inoltre va considerato l’elevato impatto sull’ento- Lobesia botrana non forma l’astuccio e non ha tali
mofauna utile. comportamenti. Lo sviluppo larvale di E. ambiguella
dura circa un mese, l’incrisalidamento avviene all’in-
terno dei nidi, dura circa una settimana e i nuovi
adulti di questa prima generazione (secondo volo
■ Tignola dell’uva dell’anno) compaiono dalla fine di giugno e lo sfar-
Eupoecilia ambiguella (Hb.) fallamento prosegue per 3-4 settimane con un picco
nella prima quindicina di luglio. In questa generazio-
Aspetti della morfologia e biologia del fitofago ne il Cochilide depone meno uova (circa 30) e tutte
Eupoecilia ambiguella è un Lepidottero appar- sugli acini in accrescimento. Lo sviluppo embrionale
tenente alla famiglia Cochylidae. Ha un areale di dura circa 3-4 giorni, poi le larve neonate penetrano
diffusione più ampio rispetto a quello del Tor- negli acini e tessono fra di essi i fili sericei che vanno
tricide L. botrana, in quanto la troviamo anche a formare nidi più compatti di quelli che formano le
nell’Europa settentrionale oltre il limite di colti- larve di L. botrana. Ogni larva di E. ambiguella riesce
vazione della vite. In Italia si rinviene soprattutto a formare un nido con una ventina di acini. La durata
nel Nord, comunque è segnalata anche nelle zone dello sviluppo larvale in questa generazione è più
collinari e montane del Sud. Questo Lepidottero lunga che nella precedente. Ciò dipende soprattutto
Cochilide è estremamente polifago su specie arbo- dal protrarsi del V stadio larvale che può arrivare a
ree ed erbacee. 20 giorni. La larva matura si incrisalida all’interno del
La specie è più grande di L. botrana. Gli adulti grappolo o in screpolature della corteccia. Lo stadio
si riconoscono per la presenza sulle ali anteriori di di crisalide dura fino alla primavera successiva. In
una fascia trasversale bruna di forma subtrapezoida- alcuni ambienti e annate si può avere un terzo volo in
le. La femmina ha un’apertura alare di 12-15 mm. agosto settembre, ma ciò è poco probabile che accada
L’uovo è lenticolare, ellittico e leggermente più e comunque spesso tale generazione è parziale.
grande (0,6-0,8 mm) di quello del Tortricide. Alla Eupoecilia ambiguella per il proprio sviluppo neces-
deposizione è dello stesso colore nelle due specie, sita di temperature tra i 22 e i 25°C e umidità tra il
mentre nei giorni che precedono la schiusura in 70-100%. Quindi, rispetto a L. botrana ha bisogno di
quello di E. ambiguella compaiono numerose mac- tassi di umidità maggiori, anche per questo motivo è
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più facile trovarla negli ambienti più freschi. Poco al seconda generazione. Le larve attaccano foglie e acini e
di sopra dei 30°C si hanno elevate mortalità di adulti completano il loro sviluppo a fine luglio. Tra la prima
anche con alta umidità. Per le crisalidi sono mortali decade di agosto e la seconda di settembre avviene il
escursioni termiche sopra i 20°C nel mese di marzo. terzo volo dell’annata. Ovodeposizione e danni delle
• Antagonisti naturali — Parassitoidi: Pimpla larve su foglie e frutti. Le larve rimangono attive fino a
spp. (Imenotteri Icneumonidi). Entomopatogeni: tutto ottobre e dopo vanno a incrisalidarsi per passare
Beauveria bassiana (Bals.) Vuill., Spicaria farinosa var. l’inverno. Il Tortricide compie quindi tre generazioni.
verticilloides Fron. Argyrotaenia pulchellana è parassitizzata da Col-
poclypeus florus (Walzer) (Imenottero Calcidoideo) e
Molecole utilizzabili per la difesa da Icneumonidi che risultano importanti soprattut-
Quanto riportato per Lobesia botrana vale anche to contro le larve della terza generazione.
per Eupoecilia ambiguella.
• Elenco principi attivi: azadiractina; spinosad; Molecole utilizzabili per la difesa
feromoni; oli minerali; piretrine; rotenone; Bacillus Relativamente alla descrizione dei principi attivi
thuringiensis sub. aizawai; Bacillus thuringiensis sub. si rimanda a quanto già detto in precedenza.
kurstaki. • Elenco principi attivi: Bacillus thuringiensis sub.
kurstaki, spinosad.
Strategie di difesa
Relativamente alla soglia di intervento e all’uti- Strategie di difesa
lizzo dei vari principi attivi, quanto riportato per la La difesa si attua con l’utilizzo di Bacillus thurin-
difesa da Lobesia botrana vale anche per Eupoecilia giensis sub. kurstaki distribuito quando stanno per
ambiguella. nascere le larve. È meglio effettuare due trattamenti
distanziati di 7-8 giorni al fine di colpire la maggior
parte delle larve neonate. Con spinosad effettuare i
trattamenti 7-8 giorni dopo l’inizio del volo e ripe-
■ Eulia dei fruttiferi e della vite tere l’intervento dopo 7-10 giorni.
Argyrotaenia pulchellana (Haworth)
Cryptoblabes gnidiella compie tre generazioni razione all’anno e sverna come larva giovane in
all’anno, sverna come larva e si incrisalida sulle parti diapausa sotto il ritidoma o nelle screpolature della
vegetali attaccate. Adulti presenti da aprile-maggio parte alta del tronco. Le larve fuoriescono tra la
fino a dicembre. Uova deposte (circa 100) in modo metà di aprile e quella di maggio e vanno subito
isolato su foglie e frutti. Sviluppo larvale rapido a nutrirsi sulle foglie. Si incrisalidano fra i residui
nelle prime due generazioni, più lento nella genera- delle foglie tra metà giugno e metà luglio. Sfarfal-
zione svernante. L’attacco può essere molto forte in lano nella prima metà di luglio. Gli adulti hanno
prossimità della vendemmia. abitudini crepuscolari e notturne. Le femmine
ovidepongono in totale 120-400 uova sulla pagina
Molecole utilizzabili per la difesa inferiore delle foglie, formando 3-7 ovoplacche
Relativamente alla descrizione dei principi attivi comprendenti 40-60 elementi. Le larve nascono tra
si rimanda a quanto già detto in precedenza. la fine di luglio e metà agosto e senza alimentarsi
• Elenco principi attivi: Bacillus thuringiensis sub. vanno subito nei ripari invernali costruendosi dei
kurstaki, spinosad. bozzoletti sericei talora riuniti in gruppo.
• Antagonisti naturali parassitoidi: Pimpla spp.,
Strategie di difesa Ichneumon melanogomus Grav., Limneria majalis
A livello preventivo è opportuno controllare gli Grav. (Imenotteri Icneumonidi); Pteromalus spp.,
eventuali attacchi di cocciniglie e L. botrana. Eulophus spp., Diplolepis obsoleta F. (Imenotteri
È opportuno utilizzare Bacillus thuringiensis Calcidoidei).
sub. kurstaki e spinosad effettuando un trattamento
7-8 giorni dopo l’inizio del volo e ripetendo l’inter- Molecole utilizzabili per la difesa
vento dopo 7-10 giorni. Relativamente alla descrizione dei principi attivi
si rimanda a quanto già detto in precedenza.
• Elenco principi attivi: Bacillus thuringiensis sub.
kurstaki, spinosad.
■ Tortrice della vite
Sparganothis pilleriana (Denis et Schiffermüller) Strategie di difesa
In presenza di forti infestazioni larvali si può
Aspetti della morfologia e biologia del fitofago intervenire alla comparsa dei danni con Bacillus
Sparganothis pilleriana è un Lepidottero apparte- thuringiensis sub. kurstaki, generalmente nella fase
nente alla famiglia Tortricidae ed è diffusa nell’Eu- fenologica di 3-4 foglie distese. In tale fase si può
ropa meridionale e centrale. In Italia è molto rara e utilizzare anche spinosad. Si consiglia di ripetere
localizzata quasi esclusivamente nelle zone di confi- l’intervento dopo 7-8 giorni indipendentemente
ne con la Francia e la Svizzera. È una specie polifaga dal principio attivo usato.
che si sviluppa preferibilmente a spese della vite.
Le parti attaccate della vite sono generalmente
le foglie su cui compiono erosioni a carico del
lembo provocate dalle larve che poi legano con fili ■ Zigena
sericei le parti danneggiate. Anche gli attacchi sui Theresimima ampelophaga Bayle Barelle
grappoli portano a formare tele sericee.
L’adulto di S. pilleriana presenta le ali anteriori Aspetti della morfologia e biologia
di una colorazione variabile giallastra con riflessi del fitofago (foto 27-28)
dorati, talora bruna, giallo-verdastra o addirittura Theresimima ampelophaga è un Lepidottero della
bruno-rossastra. Le suddette ali hanno una tacca famiglia Zygaenidae, vive esclusivamente sulla vite
posta sul margine anale in prossimità della radi- ed è diffusa in Europa negli areali viticoli e nel vici-
ce, due bande oblique che attraversano il campo no Oriente. In Italia non è molto diffusa. Si trova
alare e un’altra che riguarda il margine interno. più facilmente in ambienti collinari toscani e più
Tali strutture sono più o meno scure rispetto alla raramente in altre regioni.
colorazione di fondo, di larghezza variabile, più o I danni più ingenti sono quelli provocati dalle
meno distinte. Apertura alare di 20-24 mm. Larva larve svernanti che in primavera, quando riprendono
di colore verde, talora grigio sale o grigio verdastro l’attività, compiono erosioni sulle gemme che spesso
con la parte dorsale più scura e con verruche pilifere vengono completamente svuotate, impedendo il loro
piccole e bianche; il capo e la placca prenotale sono germogliamento. In questo modo viene compromes-
di colore bruno-nero lucente. sa la produzione annuale. In seguito le larve attaccano
Sparganothis pilleriana svolge una sola gene- le giovani foglie che vengono completamente erose,
106 ARSIA
■ Nottua fimbriata
■ Nottua pronuba Noctua fimbriata Schreber
Noctua pronuba (Linnaeus)
(= Tryphaena pronuba Linnaeus) Aspetti della morfologia e biologia del fitofago
Noctua fimbriata è un Lepidottero Nottuide che
Aspetti della morfologia e biologia del fitofago è diffuso in Europa e nell’Africa del Nord. Si tratta
Noctua pronuba è un Lepidottero Nottuide diffu- di una specie polifaga che su vite provoca l’acceca-
so in Europa, in Asia, nel Nord Africa e in America mento delle gemme e la distruzione dei germogli da
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parte di larve che sono attive di notte e rimangono vature, possono interessare l’intero margine fogliare
nascoste di giorno alla base delle piante. o parte di esso e possono diffondersi entro l’interno
L’adulto del Nottuide ha ali anteriori di colore della lamina tra le nervature principali. Il colore
bruno più o meno rossiccio oppure giallo verdastro, delle alterazioni è giallo nei vitigni bianchi e rosso
con sfumature biancastre subcostali; a metà del nei vitigni a bacca nera. Il margine fogliare si ripie-
campo alare si trova una banda più scura, all’esterno ga verso il basso e con il tempo può disseccarsi. In
della quale se ne trova un’altra con sfumature bian- presenza di forti attacchi si può assistere a defoglia-
castre delimitata da una linea ondulata chiara. Le ali zioni a partire dalle foglie più basse. Generalmente,
posteriori sono color ocra e presentano una larga sono più attaccate le foglie interne alla vegetazione,
banda esterna di colore bruno nero che giunge quasi dove maggiori sono l’ombreggiamento e i ristagni
a metà del campo alare; apertura alare di 50-60 mm. di umidità. Gli stadi preimmaginali della cicalina
Larva di colore bruno chiaro con screziature più sono quelli che provocano i maggiori danni perché
scure e stigmi neri; lunghezza a maturità di 50 mm. sostano più a lungo sulla foglia, inoltre gli individui
Il Nottuide sverna come larva di ultima età. Alla di seconda generazione risultano più dannosi perché
ripresa vegetativa si nutre della vegetazione sponta- compaiono in piena estate in un momento di stress
nea e di notte sale sulla vite dove acceca le gemme idrico per la pianta.
e divora i germogli. La larva raggiunge la maturità L’adulto di Empoasca vitis è di colore verde
nell’ultima metà di aprile e quindi si incrisalida. chiaro (3-4 mm di lunghezza). Gli stadi giovanili
Si hanno due generazioni all’anno con voli degli variano dal bianco traslucido al verde brillante con
adulti tra la fine di maggio e giugno e tra settembre occhi grandi e sporgenti di colore rosso mattone. Le
e ottobre. Gli adulti hanno abitudini notturne. Le antenne sono visibilmente divergenti sin dalla base.
larve degli ultimi stadi si nutrono di notte e rag- La cicalina sverna come femmina adulta su piante
giunta la maturità si incrisalidano nel terreno. sempreverdi, i maschi muoiono durante l’inverno.
Nella seconda metà di aprile o ai primi maggio, al ger-
Molecole utilizzabili per la difesa mogliamento, le cicaline si portano nei vigneti, depon-
Relativamente alle caratteristiche di spinosad, gono le uova infiggendole nelle nervature della pagina
oli minerali e Bacillus thuringiensis sub. kurstaki, si inferiore. Le forme giovanili ci sono verso la fine di
rimanda a quanto riportato in precedenza. maggio. Gli adulti compaiono fra giugno e luglio
• Elenco principi attivi: spinosad; oli minerali; dopo 5 stadi preimmaginali. Altre due generazioni si
Bacillus thuringiensis sub. kurstaki. compiono nel corso dell’estate e si accavallano fra loro,
con massima presenza delle forme giovanili alla fine di
Strategie di difesa luglio e tra la fine di agosto e i primi di settembre. Tali
Sono valide le indicazioni fornite per Noctua stadi giovanili vivono nella pagina inferiore delle foglie
pronuba. e si muovono velocemente in senso obliquo rispetto
all’asse del corpo e sono visibili per lungo tempo le
loro esuvie biancastre. Gli adulti della terza generazio-
ne che andranno a svernare compaiono tra la fine di
■ Cicalina verde settembre e gli inizi di ottobre.
Empoasca vitis (Goethe)
Strategie di difesa
Gli antagonisti naturali non sono in grado di
contenere le cicaline per cui può rendersi necessario
un trattamento quando massima è la presenza di
forme giovanili, utilizzando preferibilmente aza-
diractina, o Beauveria bassiana, o olio minerale, o
sapone molle per il suo minore impatto ambientale
rispetto alle piretrine e al rotenone. L’intervento è
comunque giustificato con almeno 1-2 individui di
Empoasca vitis e 2-4 di Zygina rhamni, soprattutto
sui vitigni più suscettibili (Prosecco, Raboso, Ver-
duzzo ecc.). È consigliabile realizzare il trattamento
durante le prime ore del mattino quando le cicaline
sono poco mobili. 30. Zygina rhamni su foglia
110 ARSIA
specie in cui sverneranno e dove avvengono gli Gli adulti di M. pruinosa (7-8 mm di lunghezza)
accoppiamenti. Generalmente, dopo l’accoppia- sono di colore grigiastro, con ali tenute a tetto
mento i maschi muoiono non riuscendo a passare sopra l’addome. Gli stadi giovanili (neanidi e nife)
l’inverno. sono biancastri ricoperti di una caratteristica pruina
cerosa emessa da due ghiandole poste all’estremità
Molecole utilizzabili per la difesa dell’addome. Metcalfa pruinosa compie una sola
Relativamente alla descrizione delle molecole generazione annua e sverna come uovo deposto fra
vedere quanto è stato detto in precedenza. le screpolature della corteccia. La schiusura delle
• Elenco principi attivi: azadiractina; piretrine; uova inizia verso la metà di maggio e si protrae per
rotenone; Beauveria bassiana; oli minerali; sali di oltre un mese. Le giovani neanidi si spostano subi-
potassio degli acidi grassi (sapone molle). to sui germogli o sulla pagina inferiore delle foglie,
dove si fissano a ridosso di una nervatura seconda-
Strategie di difesa ria e iniziano a nutrirsi. Gli stadi neanidali si muo-
Gli antagonisti naturali sono quelli indicati per vono meno rispetto agli stadi ninfali che hanno
E. vitis. Z. rhamni, data la sua minore pericolosità abbozzi alari. Comunque, se disturbati, saltellano
rispetto alla precedente cicalina, generalmente non sulla vegetazione. Le piogge tendono a far cadere a
necessita di interventi, comunque in caso di forti terra gli stadi giovanili dell’insetto, che ritorneran-
attacchi vale quanto riportato per E. vitis. no in seguito a colonizzare le piante. A inizio luglio
cominciano a comparire i primi adulti.
31. Adulti di Metcalfa pruinosa 32. Produzioni cerose di M. pruinosa su foglia di vite
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 111
individui provenienti dalla vegetazione non trattata. setole erette. Neanidi e ninfe hanno, per ciascun lato,
L’introduzione a livello territoriale del parassitoide una macchia nera sull’ultimo segmento addominale
Neodryinus typhlocybae ha consentito di intervenire su che è rilevabile anche sulle esuvie. Le neanidi sono
tutte le essenze attaccate dalla Metcalfa e quindi nel di colore bianco ialino o crema, la ninfa di V età ha
medio lungo periodo si è arrivati a controllo generaliz- colore di fondo gialliccio e macchie ocracee.
zato del flatide. Questo fitofago è comunque predato S. titanus svolge un’unica generazione all’anno
anche da uccelli insettivori. Oggi, quindi, possiamo con svernamento allo stadio di uovo, deposto
dire che M. pruinosa non costituisce più un problema. generalmente nel ritidoma dei tralci di due anni.
Le prime schiusure si hanno a partire dalla terza
decade di maggio e si concludono nella seconda
decade di luglio. Gli stadi giovanili vivono nella
■ Cicadella della flavescenza dorata pagina inferiore delle foglie e sono rappresentati da
Scaphoideus titanus Ball due stadi neanidali e tre ninfali in cui sono presenti
gli abbozzi alari. I primi adulti compaiono dalla
Aspetti della morfologia e biologia seconda decade di luglio e gli ultimi si hanno a
del fitofago (foto 33-34) metà agosto. Essi vivono circa un mese. La popola-
Scaphoideus titanus è un Rincote Cicadellide zione predilige le parti ombreggiate della vite e gli
originario degli Stati Uniti e del Canada. È presen- ambienti più freschi del vigneto Raggiunta la matu-
te in vari paesi dell’Europa meridionale. In Italia rità gli adulti si accoppiano e le femmine depongo-
è presente nel Nord, in Toscana, Umbria, Lazio, no complessivamente, tra la terza decade di luglio
Basilicata e Campania. Il cicadellide in Europa vive e fine settembre, fino a 24 uova inserendole nelle
soltanto sulla vite. screpolature del ritidoma.
Le neanidi dello scafoideo succhiano la linfa,
attraverso gli stiletti boccali, dalle nervature inferiori, Molecole utilizzabili per la difesa
mentre le ninfe e gli adulti si nutrono dalle nervature Relativamente alla descrizione delle molecole si
principali, dal picciolo e dai tralci erbacei. Il cicadel- rimanda a quanto detto in precedenza.
lide svolge una notevole attività di suzione, ma non • Elenco principi attivi: azadiractina; piretrine;
compaiono apprezzabili sintomi e danni di particola- rotenone; Beauveria bassiana; oli minerali; sali di
re gravità. La pericolosità dell’insetto nasce dal fatto potassio degli acidi grassi (sapone molle).
di essere vettore della flavescenza dorata, pericolosa
fitoplasmosi della vite trasmessa in modo persistente. Strategie di difesa
L’adulto di S. titanus presenta un aspetto affuso- Considerando la pericolosità di Scaphoideus tita-
lato e ha una lunghezza di 5-6 mm. Ha colorazione nus come vettore della flavescenza dorata, è necessario
ocraceo-bruniccia e mostra tre larghe fasce traverse di combatterlo dove è presente e il solo modo efficace
colore bruno-rossastro disposte a livello del pronoto e fino a oggi conosciuto sono i trattamenti fitosanitari
dello scutello. Il maschio ha dimensioni leggermente con i principi attivi ammessi. Misure preventive a
inferiori e presenta all’estremità dell’addome robuste impedirne la diffusione sono l’eliminazione del legno
33. Adulto di Scaphoideus titanus 34. Trappola cromotropica per la cattura di adulti di S. titanus
112 ARSIA
di potatura, in particolare se di due anni, la tempesti- ex Unione Sovietica. Si trova su fruttiferi, essenze
va eliminazione dei ricacci basali e l’estirpazione dei forestali, piante erbacee coltivate ed erbe spontanee.
vigneti abbandonati. La presenza di Scaphoideus tita- I danni sono causati dalle punture di alimenta-
nus si rileva attraverso l’attività di monitoraggio che si zione causate dall’adulto, a corona, attorno ai gio-
attua con controlli visivi sulla vegetazione o con l’ausi- vani tralci o sul picciolo o sul rachide dei grappoli.
lio di aspiratore e/o retino entomologico nel periodo Viene così ostacolata la circolazione della linfa e si
in cui ci sono gli stadi giovanili del cicadellide, cioè tra verificano rigonfiamenti, strozzature anulari e arros-
la fine di maggio e il mese di giugno. Per monitorare samenti (vitigni a bacca nera) o ingiallimenti (vitigni
la popolazione di adulti si collocano in vigneto, dalla a bacca bianca) delle foglie nella parte distale del
seconda decade di luglio a tutto agosto, delle trappo- tralcio. Gli acini dei grappoli attaccati rimangono
le cromotropiche costituite da cartelle rettangolari verdi. I danni sono ben visibili, ma generalmente
gialle collate di circa 15 x 20 cm, da posizionare in di lieve entità. Fanno eccezione i nuovi impianti
corrispondenza della fascia medio-bassa della vegeta- in cui viene arrestato lo sviluppo dei germogli che
zione del filare e da controllare e sostituire ogni 10-15 servono all’impalcatura della pianta. Oltre a questi
giorni. Il rinvenimento di stadi giovanili nell’annata danni dovuti all’attività trofica ve ne sono altri
richiede un intervento immediato contro le forme causati dalle ovideposizioni nei rami e nei tralci che
giovanili poco mobili, mentre il rilevamento di adulti provocano lesioni corticali che, se presenti in gran
ci porta a intervenire l’anno successivo sempre contro numero, ostacolano il normale sviluppo di tali orga-
le forme giovanili del cicadellide. I trattamenti vanno ni e possono portarli al disseccamento.
fatti tra la seconda e terza decade di giugno quando L’adulto di S. bisonia è di colore verde con il
sono prevalenti gli stadi giovanili, utilizzando i prin- caratteristico torace tricuspidato, lunghezza 9-10
cipi attivi sopra elencati ed effettuando almeno due mm. La larva è di colore grigio-verdastro, appiattita
interventi a distanza di 5-7 giorni. È importante una ai lati e gibbosa, con la parte dorsale del torace e
buona bagnatura soprattutto della fascia medio-bassa dell’addome fornita di processi spinosi.
della vegetazione. Svernano le uova di S. bisonia deposte all’in-
terno di rametti di fruttiferi o altre specie legnose,
attraverso profonde incisioni praticate dalle femmi-
ne con l’ovopositore. Le neanidi nascono tra la fine
■ Cicadella buffalo di aprile e la metà di maggio e si lasciano cadere
Stictocephala bisonia Kopp & Yonke al suolo per vivere a spese delle essenze erbacee,
preferibilmente medica e trifoglio. Dopo cinque
Aspetti della morfologia e biologia stadi in luglio-agosto compaiono gli adulti che si
del fitofago (foto 35-36) mantengono fino all’autunno. Le ovideposizioni
Stictocephala bisonia è un Ricote Membracide, è di vanno da agosto a ottobre. Le uova in numero di
origine americana ed è diffusa in Italia, Francia, Sviz- 6-12 sono deposte serrate le une alle altre in due file
zera, Paesi Balcani, Ungheria, Bulgaria, Romania ed a mezzaluna contrapposte.
35. Adulto di Stictocephala bisonia 36. Incisioni anulari su tralcio erbaceo causati
da Stictocephala bisonia
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sugli acini vanno incontro a spaccature entro le quali si si hanno in caso di forti attacchi sui tralci.
si insediano batteri e muffe con notevole deteriora- La femmina di T. vitis si presenta di colore gial-
mento del prodotto finale. La specie è un pericoloso lo intenso, rosso vinoso dopo l’accoppiamento. Il
vettore del Tomato spotted wilt virus (TSWV). maschio è di colore chiaro. Il follicolo femminile
La femmina è di colore giallo bruno, lunghezza è ovale allungato (circa 2 mm) con esuvie delle età
1,2-1,4 mm. Il maschio è più piccolo e di colore precedenti, eccentriche nere o nero rossastre. Il
chiaro. Gli stadi giovanili sono bianco-giallastri. follicolo maschile è bruno nerastro, leggermente
Il ciclo biologico del tripide dura mediamente allungato, più piccolo (circa 1 mm), presenta una
20 giorni a valori termici medi di 25°C e non infe- sola esuvia delle età precedenti.
riori a 12°C. Sverna come adulto. In primavera le La cocciniglia sverna come femmina matura
femmine, se non fecondate, depongono uova da cui fecondata. Specie vivipara, tra la metà di maggio e
nascono maschi, mentre quelle fecondate depon- quella di giugno ciascuna femmina partorisce circa
gono uova che originano quasi esclusivamente 200 neanidi. Da luglio a sviluppo completato e fino
femmine. La fertilità media è intorno alle 40 uova a settembre le femmine vengono fecondate e così
e aumenta se le femmine hanno la possibilità di ali- passano l’inverno. Raramente queste femmine pos-
mentarsi con il polline delle piante in fiore. Le uova sono partorire nella stessa annata e allora svernano
sono deposte in modo isolato entro i tessuti dei le giovani femmine che nascono.
petali e nella pagina inferiore delle nervature delle Il controllo operato dai seguenti parassitoidi e pre-
foglie più giovani. Si hanno due stadi neanidali, datori abbatte il 50% della popolazione. Parassitoidi:
uno stadio di prepupa e uno di pupa. Il tripide nelle Coccophagus moeris Walk., Coccophagus similis Masi e
condizioni più favorevoli svolge 5-7 generazioni Azothus matritensis Mercet (Imenotteri Calcidoidei).
all’anno. Può diffondersi attraverso la migrazione Predatori: Chilocorus bipustulatus (L.) ed Exochomus
degli adulti da aree infestate ad aree indenni. quadripustulatus (L.) (Coleotteri Coccinellidi).
In natura ci sono predatori generici come rinco-
ti dei generi Orius, Nabis e Geocoris. Molecole utilizzabili per la difesa
Gli oli minerali si ottengono dalla distillazione
Molecole utilizzabili per la difesa frazionata del petrolio grezzo e sono costituiti da
Relativamente alla descrizione delle molecole si una miscela di idrocarburi fra i quali prevalgono
rimanda a quanto detto in precedenza. quelli saturi, cioè privi di legami liberi. Il grado di
• Elenco principi attivi: azadiractina; spinosad; tolleranza degli oli minerali per le piante è legato al
oli minerali; piretrine; rotenone. livello di raffinazione cui vengono sottoposti; con
i processi di raffinazione, infatti, vengono saturati
Strategie di difesa con acido solforico buona parte dei componenti
In caso di attacchi rilevati attraverso il monito- insaturi responsabili della fitotossicità. Il grado
raggio con trappole cromoattrattive si consiglia di di solfonazione è l’indice della raffinazione subita
intervenire in una o più di queste fasi: germoglia- dall’olio, in quanto indica la quantità percentuale
mento, nella fase bottoni fiorali separati e dopo dello stesso che non reagisce con acido solforico
all’inizio della sfioritura-allegagione. Si consiglia di (U.R. o residuo insolfonabile), rappresentata da
utilizzare azadiractina o spinosad. idrocarburi saturi. Gli oli bianchi sono oli di petro-
lio che hanno subìto una prolungata raffinazione,
in modo da ridurre in genere al 4-5% la percentuale
di prodotti caustici (componenti insaturi) e ottene-
■ Cocciniglia nera della vite re quindi un U.R. pari a 95-96.
Targionia vitis (Sign.) Gli oli minerali agiscono per asfissia coprendo il
corpo dell’insetto con una sottile pellicola e pene-
Aspetti della morfologia e biologia trando per capillarità nei loro condotti tracheali,
del fitofago (foto 37-38) occludendoli. Per la descrizione delle altre moleco-
Targionia vitis (Rhynchota Diaspididae) è dif- le si rimanda a quanto detto in precedenza.
fusa nell’Europa meridionale, Africa settentrionale • Elenco principi attivi: oli minerali; piretrine;
e in tutta Italia. Piante ospiti sono vite, Quercus polisolfuro di calcio; rotenone.
ilex, Quercus coccifera, corbezzolo, faggio e platano.
Nella vite attacca il tronco e i tralci dove forma forti Strategie di difesa
incrostazioni che rischiano di passare inosservate L’efficacia migliore è espletata da miscele di olio e
quando sono localizzate sotto la corteccia. Deperi- zolfo allo stadio di gemma cotonosa. In caso di forte
menti vegetativi con scarsa lignificazione e fillopto- infestazione rimuovere la corteccia e le incrostazioni
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 115
sui tralci, dove divengono adulte verso la fine di Queste cocciniglie invadono germogli e grappoli
luglio. Segue una seconda generazione e le neanidi che vengono imbrattati dalle produzioni cerose su cui
di II età si trasferiscono sul tronco per svernare. si sviluppa la fumaggine, ostacolando la maturazione
Gli antagonisti naturali di questa cocciniglia dell’uva. Si ha anche sottrazione di linfa, filloptosi e
sono i parassitoidi Scutellista cianea Mots. (Ime- minore attività fotosintetica. I vigneti più colpiti sono
nottero Calcidoideo oofago) e altri Imenotteri dei quelli trascurati con eccessivo rigoglio vegetativo e
generi Encyrtus, Coccophagus, Aphycus, Phaenodi- situati nei fondovalle delle aree collinari. In questi
scus ed Eunotus; i predatori: Leucopis spp. (Ditteri ambienti ombreggiamento e ristagni idrici sono le
Camaemidi), Coleotteri Antripidi, larve e adulti di condizioni ideali per lo sviluppo di questi fitofagi.
Coccinellidi. Le femmine mature di queste cocciniglie hanno
un colore rosato con sfumature brune ricoperte da
Molecole utilizzabili per la difesa una pruina cerosa filamentosa. Dimensioni intorno
Relativamente agli oli minerali vale quanto scritto a 5-6 mm. Maschi di lunghezza limitata (1 mm). Fra
per la Targionia vitis. Un altro principio attivo ammes- di loro si hanno differenze microscopiche a livello
so in agricoltura biologica è il polisolfuro di calcio, morfologico.
la cui azione si manifesta per contatto e asfissia. La Planococcus ficus svolge 4 generazioni e sverna
molecola causa sia un’azione caustica sui tegumenti sotto la corteccia come femmina ovificante. Pla-
degli insetti, sia l’occlusione degli spiracoli trachea- nococcus citri nelle regioni meridionali svolge 4-6
li, impedendo così la respirazione. Inoltre esercita generazioni, mentre nel Nord Italia arriva a 2-3 con
un’azione antifissativa nei confronti delle giovani nea- la massima popolazione in autunno. Può svernare in
nidi. L’azione tossica è svolta dallo zolfo attivo (mono qualsiasi stadio di sviluppo con prevalenza di neani-
e polisolfurico), coadiuvata dalla naturale causticità di di II età riparate sotto la corteccia del tronco o
del prodotto. Per la descrizione delle altre molecole si dei rami. Le femmine occasionalmente possono svi-
rimanda a quanto detto in precedenza. luppare la partenogenesi e normalmente sono fecon-
• Elenco principi attivi: oli minerali; piretrine; date: al momento della ovideposizione formano un
polisolfuro di calcio; rotenone. ovisacco di cera fioccosa dentro al quale depongono
fino a 600 uova. Il periodo di incubazione dura
Strategie di difesa pochi giorni e le neanidi che nascono vanno a incre-
Per il contenimento di Parthenolecanium corni mentare la popolazione o colonizzano nuova vege-
si può intervenire con polisolfuro di calcio alla fine tazione. Durante l’anno possiamo trovare le neanidi
dell’inverno (fine marzo) contro le neanidi di II età a metà maggio in germogli vicino al ceppo, a luglio
che si spostano sui tralci per completare lo sviluppo. sui tralci e a fine luglio-agosto sui grappoli.
Un altro momento in cui si può intervenire è quan- • Antagonisti naturali di queste cocciniglie
do ci sono le forme neanidali di I età che fuoriescono sono i parassitoidi Leptomastidea abnormis (Girault),
dalle uova per trasferirsi sulle foglie. Questo periodo Leptomastix dactylopii Howard, Anagyrus pseudococci
viene tra la metà di giugno e gli inizi di luglio. In (Girault) (Imenotteri Calcidoidei) e i predatori Exo-
questo caso vanno utilizzati gli oli minerali in uno o chomus quadripustulatus (L.), Chilocorus bipustulatus
due trattamenti a seconda dell’intensità dell’infesta- (L.), Lindorus lophantae (Blais.), Scymnus includens
zione. Inoltre va considerato che temperature supe- Kir., Scymnus redtembackeri Mulsant, Cryptolaemus
riori a 32°C ostacolano lo sviluppo delle neanidi. montrouzieri Mulsant (Coleotteri Coccinellidi),
Sympherobius pygmaeus (Ram.) (Neurottero crisopi-
de), Leucopis spp. (Dittero Camaemide oofago).
preventive, quali concimazioni equilibrate e pota- • Elenco principi attivi: oli minerali; piretrine;
ture razionali che consentano di evitare gli eccessi polisolfuro di calcio; rotenone.
vegetativi e l’eccessivo ombreggiamento, favorendo
la circolazione dell’aria e una maggiore luminosità. Strategie di difesa
Possono essere combattuti gli stadi giovanili utiliz- L’attività dei suddetti antagonisti naturali è gene-
zando oli minerali nei momenti in cui durante la ralmente in grado di contenere le infestazioni di Pulvi-
stagione compaiono le neanidi. Importante a que- naria vitis. Comunque, se necessario si può intervenire
sto fine è il trattamento a protezione del grappolo. con un unico trattamento utilizzando oli minerali al
termine delle nascite neanidali (verso fine luglio).
cinellide, predatore di uova), Leucopis sp. (Dittero zioni cotonose. H. bohemicus produce meno melata di
Camaemide). P. ficus e quindi meno danni diretti e indiretti.
H. bohemicus è parassitizzato da Leptomastoidea
Molecole utilizzabili per la difesa bifasciata (Mayr) e da Ericydinus spp., ma a livelli
Riguardo agli oli minerali vale quanto riportato molto bassi.
nella descrizione di Targionia vitis. Per la descrizio-
ne delle altre molecole si rimanda a quanto detto Molecole utilizzabili per la difesa
in precedenza. Riguardo agli oli minerali vale quanto riportato
• Elenco principi attivi: oli minerali; piretrine; nella descrizione di Targionia vitis. Per la descrizio-
polisolfuro di calcio; rotenone. ne delle altre molecole si rimanda a quanto detto
in precedenza.
Strategie di difesa • Elenco principi attivi: oli minerali; piretrine;
Generalmente gli attacchi di questa cocciniglia polisolfuro di calcio; rotenone.
non sono così forti da richiedere un intervento.
Comunque, se necessario si può intervenire quando Strategie di difesa
siamo verso la fine delle nascite di neanidi (metà I danni arrecati non sembrano tali da richiedere
luglio), utilizzando oli minerali. interventi specifici. Comunque, in caso di necessità
si può intervenire contro le neanidi a fine giugno-
inizio luglio con oli minerali.
40. Attacchi di Daktulosphaira vitifoliae su foglie di vite 41. Attacchi di Daktulosphaira vitifoliae su foglie di vite
Strategie di difesa
In presenza di grossi attacchi e su superfici
limitate può essere conveniente provvedere all’eli-
minazione e bruciatura dei sigari contenenti le uova
e le larve.
Il bostrico sverna allo stadio di adulto entro bostrico; 2) con i resti della potatura preparare dei
cunicoli lunghi 1,5-3 cm (covacci) ricavati in vario fasci-esca di tralci e appenderli ai fili lungo il filare
modo: da speroni di potatura, da tralci spezzati o a una distanza fra loro di circa 20 metri. Su di essi
fortemente deperiti, nel ceppo di viti morte. Gli andranno a ovideporre le femmine e vi si sviluppe-
adulti compaiono nella seconda metà di aprile e ranno tutti gli stadi giovanili del fitofago. Prima
subito dopo la femmina si porta sui tralci morti o della comparsa degli adulti, cioè verso la metà di
sui residui di potatura (legno di almeno due anni) giugno, tali fasci andranno tolti e bruciati.
dove scava gallerie circolari per ovideporre. In
questa opera si fa aiutare dal maschio che libera
la rosura dalla galleria mantenendola pulita. L’ac-
coppiamento avviene all’esterno o all’inizio della ■ Bostrico dai sei denti
galleria. La deposizione delle uova avviene dal Sinoxylon sexdentatum Olivier
fondo della galleria verso l’esterno. La femmina
scava al massimo 5-6 gallerie di riproduzione su Aspetti della morfologia e biologia del fitofago
uno o più tralci, ovideponendo in ciascuna di esse, Questo Coleottero Bostrichide è diffuso nell’Eu-
dagli inizi di maggio, 20-65 uova. Le larve iniziano ropa meridionale, in Nord Africa, Egitto e vicino
a nascere dalla seconda metà di maggio e scavano Oriente. In Italia è presente ovunque, attacca la vite
gallerie lunghe 10-15 cm decorrenti lungo le fibre. e altre specie arboree.
Raggiungono la maturità tra fine di giugno e fine Il bostrico attacca i tralci della pianta e sulla vite
luglio. L’impupamento avviene all’inizio delle gal- i suoi danni sono analoghi a quelli del coleottero
lerie larvali in cellette ovoidali e dura 7-10 giorni. descritto in precedenza.
Gli adulti compaiono dalla prima decade di luglio Gli adulti di S. sexdentatum sono di forma
a metà agosto con il massimo delle fuoriuscite tendenzialmente subcilindrica, di colore bruno-
alla fine di luglio. Tali adulti ricercano volando i nerastro. Il capo risulta incassato nel torace. Le
germogli che iniziano a lignificare praticando fori elitre sono caratterizzate da due formazioni spinose
all’inserzione delle gemme. Può venire attaccato disposte posteriormente di forma conica e senza
anche il legno di due o più anni. Per tutto il mese pubescenza (a differenza della specie affine S. per-
di agosto e settembre scavano fino a 5-6 gallerie di forans che ne porta quattro e con peli); lunghezza
alimentazione, danneggiando la vite. In prossimità 4-6 mm nella femmina, 3,5-4,5 mm nel maschio. Le
dei fori sono visibili essudati gommosi. Può veri- larve di questo bostrico sono simili a quelle dell’al-
ficarsi un ritardo nella maturazione dei grappoli tro Coleottero Bostrichide, Sinoxylon perforans,
posti sull’archetto attaccato che talvolta si spezza. hanno forma ricurva e capo incassato. La colorazio-
Le numerose gallerie entro i futuri capi a frutto pro- ne è bianco-giallastra con le parti boccali e le zampe
vocano la loro rottura quando vengono piegati alla che sono invece brune; lunghezza 6-7 mm.
potatura.Verso i primi di ottobre gli adulti scavano Questo bostrico ha un ciclo biologico analogo a
i covacci di svernamento. Vengono attaccate soprat- quello della specie affine Sinoxylon perforans.
tutto piante danneggiate da altre avversità. Sono • Antagonisti naturali — Predatori: Denops albo-
segnalate infestazioni in vigneti frequentemente fasciata Charp., Tillus unifasciatus Fabr., Opilo mollis
soggetti a stress idrici, ma è soprattutto la presenza Latr. e Opilo domesticus Sturm. (Coleotteri Cleridi);
di cataste di legno morto vicino ai vigneti il fattore Parassitoidi: Dendrosoter ferrugineus Mars., Monole-
che favorisce le infestazioni xis lavagnei Pic. (Imenotteri Braconidi).
• Antagonisti naturali predatori: Denops albofa-
sciata Charp., Tillus unifasciatus Fabr., Opilo mollis Molecole utilizzabili per la difesa
Latr., Opilo domesticus Sturm. (Coleotteri Cleridi). Relativamente alle caratteristiche degli oli mine-
rali si rimanda a quanto riportato in precedenza.
Molecole utilizzabili per la difesa • Elenco principi attivi: oli minerali.
Relativamente alle caratteristiche degli oli mine-
rali si rimanda a quanto riportato in precedenza. Strategie di difesa
• Elenco principi attivi: oli minerali. Le indicazioni di difesa fornite in precedenza
per Sinoxylon perforans (Coleottero Bostrichide)
Strategie di difesa valgono anche per il bostrico dai sei denti.
Contro questo fitofago sono molto impor-
tanti ed efficaci i seguenti interventi agronomici:
1) togliere dal vigneto e bruciare tutti i resti di
potatura in modo da limitare le ovideposizioni del
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 123
Strategie di difesa
Raramente si assiste a grossi attacchi soprattutto
in impianti in piena produzione. Eventuali inter-
venti con oli minerali e spinosad potrebbero essere
necessari soprattutto in impianti in allevamento.
48. Danni da Eotetranychus carpini su foglie di vite 49. Forme mobili di Eotetranychus carpini
tenuto zuccherino dell’uva. Inoltre viene ostacolata a 30 giorni. Le femmine, complessivamente, depon-
la lignificazione dei tralci. gono fra 22 (a 15-16°C) e 47 (a 25-26°C) uova.
Le femmine svernanti sono di colore giallo Fattori limitanti: basse temperature, condizioni
intenso. Le femmine estive sono di colore giallo estreme di umidità, presenza elevata di polline.
chiaro con macchie verdastre sull’addome, occhietti • Elenco principi attivi o organismi: oli minerali,
rossi ben visibili, sono subovali e hanno una lun- polisolfuro di calcio, Amblyseius californicus.
ghezza di 0,3-0,4 mm. I maschi si caratterizzano
per essere più piccoli delle femmine con corpo più Strategie di difesa
sottile. Le uova sono ialine. Le principali cause di pullulazioni degli acari
Le femmine mature, spesso riunite in colonie, sono legate alla ridotta attività predatrice dei fito-
svernano sotto la corteccia. Al germogliamento seidi e degli altri predatori a causa degli interventi
gli individui svernanti si portano sulla vegetazione fitosanitari. Per quanto riguarda l’agricoltura bio-
localizzandosi sulla pagina inferiore e depongono logica, sembra importante limitare all’essenziale i
uova di colore giallo pallido. Le colonie si trova- trattamenti fungicidi a base di zolfo.
no generalmente in aree prossime alle nervature, I più importanti predatori di Tetranichidi sono
spesso ricoperte da sottili fili sericei. La prima gli acari fitoseidi. La loro attività predatrice si
generazione si completa nell’arco di un mese circa, esplica anche nei confronti di altri fitofagi quali
le altre in tempi più brevi (15-20 giorni), nell’annata Eriofidi e Tripidi e sono attivi anche con una bassa
possono seguire 6-7 generazioni. presenza di tetranichidi perché possono nutrirsi
di prede alternative come acari tideidi e di polli-
Molecole e organismi utilizzabili per la difesa ni, melate e funghi. I fitoseidi rilevabili in campo
Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche sono: Kampimodromus aberrans (Oud), Amblyseius
di oli minerali e polisolfuro di calcio si rimanda a andersoni Chant, Amblyseius (=Neoseiulus) califor-
quanto riportato in precedenza. nicus (McGregor), Typhlodromus pyri Scheuten,
Esiste in commercio un acaro fitoseide il cui Typhlodromus exhilaratus Ragusa. I fitoseidi, come
nome è Amblyseius (= Neoseiulus) californicus. Si trova le loro vittime, possono diffondersi lasciandosi tra-
in confezioni piccole da 2.000 predatori o grandi sportare dal vento. Il trasporto attivo sembra limi-
da 25.000 predatori, vi sono presenti tutti gli stadi tato, ma alcune specie, come A. andersoni, diffuse
mobili miscelati con materiale inerte. Nel ciclo anche sulla vegetazione erbacea, possono migrare
vitale dei fitoseidi si distinguono 4 stadi di sviluppo dal terreno alla chioma o, viceversa, in relazione
– uovo, larva, protoninfa, deutoninfa – e lo stadio alla presenza di prede e alle variabili climatiche. È
adulto. A 25°C, la durata dell’uovo di A. californi- possibile introdurre in un vigneto acari fitoseidi
cus è di 2 o 3 giorni ai quali si aggiungono circa 4 prelevando tralci di 2-3 anni e lunghi circa 30 cm
giorni per lo sviluppo e il raggiungimento dello sta- da un vigneto in cui è abbondante la popolazione
dio adulto. In generale, anche se ciò è strettamente del predatore. Questi tronchetti verranno messi
dipendente dalla temperatura, gli adulti vivono fino sopra il cordone delle viti del vigneto che dovrà
126 ARSIA
specie è raramente dannosa alla vite. Le foglie dan- Le femmine mature di Panonychus ulmi presen-
neggiate presentano aree giallastre che possono dis- tano una forma ovale, lunghezza di circa 0,4 mm,
seccare. Infestazioni prolungate provocano caduta colore rosso scuro. I maschi sono leggermente più
anticipata delle foglie. Gli attacchi si riconoscono piccoli e hanno una forma più allungata, la loro
dagli altri acari fitofagi per la presenza consistente colorazione dapprima è aranciata per poi scurirsi
di fili sericei in corrispondenza delle aree colpite fino a diventare bruno-verdastra. Le forme giovanili
che assumono un aspetto grigiastro. hanno in genere dimensioni ridotte, sono di colore
La femmina adulta (0,4-0,5 mm) è di forma rosso chiaro tendente al verdastro durante e subito
ovale e globosa. La forma svernante è di colore dopo la fase alimentare.
rosso arancio, quella estiva da giallo-verdastra, con Panonychus ulmi sverna come uovo, rosso a forma
macchie scure ai lati del dorso, a rosso-aranciata. I di cipolla, deposto in prossimità delle gemme e tra
maschi hanno un corpo allungato, sono più piccoli le anfrattuosità della corteccia. In primavera le uova
e di colore variabile dal giallastro al rosso. schiudono scalarmente e le forme giovanili raggiun-
Svernano le femmine fecondate sotto la cortec- gono le prime foglioline, causando i primi danni. Le
cia o alla base delle piante. Le prime generazioni femmine mature depongono le uova primaverili-esti-
non si sviluppano in modo consistente sulla vite, ve che originano la generazione successiva. L’intero
ma preferiscono erbe infestanti. Dal mese di giugno ciclo può durare da un minimo di 4-8 giorni in estate
le popolazioni migrano dalle erbe infestanti all’ap- a un massimo 20-25 giorni in autunno. La tempera-
parato fogliare della vite. Nel corso dell’estate si tura ottimale è di 23-25°C con umidità del 60-70%.
possono avere 7-8 generazioni. Temperature superiori a 30-35°C con umidità più
bassa di quella indicata provocano devitalizzazione
Molecole utilizzabili per la difesa delle uova, diminuzione o assenza sia dell’ovideposi-
Relativamente a questa parte si rimanda a quan- zione che dell’attività degli adulti. Si possono svolge-
to riportato per Eotetranychus carpini. re 6-9 generazioni, in parte sovrapposte.
• Elenco principi attivi: oli minerali, polisolfuro
di calcio, Amblyseius californicus. Molecole utilizzabili per la difesa
Relativamente a questa parte si rimanda a quan-
Strategie di difesa to riportato per Eotetranychus carpini.
Le strategie di difesa sono comuni a quelle Eote- • Elenco principi attivi: oli minerali, polisolfuro
tranychus carpini. di calcio, Amblyseius californicus.
Strategie di difesa
Le strategie di difesa sono comuni a quelle
■ Ragnetto rosso Eotetranychus carpini. In caso di forti attacchi si può
Panonychus ulmi (Koch) intervenire con un trattamento invernale a base di
polisolfuro di calcio, attivo contro le uova svernanti
Aspetti della morfologia e biologia di P. ulmi.
dell’acaro (foto 53)
Panonychus ulmi è un acaro della famiglia Tetra-
nichidae. Questa specie è polifaga e, oltre che sulla
vite, è diffuso su piante agrarie erbacee, forestali
e fruttiferi. Le punture provocano la comparsa di
necrosi e decolorazioni sulle giovani foglie non
ancora distese, ostacolando la crescita del germo-
glio, la foglia basale può cadere precocemente. In
seguito la popolazione tende a disperdersi sul ger-
moglio in accrescimento. In estate le foglie colpite
da ingenti attacchi (decine di acari per pochi giorni)
mostrano un cambiamento di colore con diffusi
imbrunimenti che vengono chiamati “bronzature”.
Sembra che non provochino danni alla maturazio-
ne attacchi sulle foglie, con loro decolorazione, ma
senza cadere. Invece attacchi prolungati causano la
caduta delle foglie e compromettono il tenore zuc-
cherino dell’uva e la lignificazione dei tralci. 53. Fitoseide e Panonychus ulmi
128 ARSIA
Strategie di difesa
Calepitrimerus vitis è predato soprattutto da acari
fitoseidi e stigmeidi. L’azione di questi ultimi risulta
importante a fine inverno e in primavera. Nell’estate
possono svolgere un certo ruolo gli Antocoridi.
Per il contenimento dell’eriofide in modo duraturo
sarebbe opportuno mantenere un equilibrio stabile
tra Eriofidi e Fitoseidi. Ciò si può ottenere con inter-
venti fitosanitari equilibrati e da effettuarsi quando
c’è una reale necessità. Anche le condizioni clima-
tiche possono comunque alterare tale equilibrio.
Ne è esempio l’estate del 2003, particolarmente
54. Danni da Calepitrimerus vitis su foglie calda, che ha portato a un enorme incremento delle
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 129
popolazioni dell’eriofide rispetto al fitoseide, perché germogliamento si localizzano sulle giovani foglie
questo ultimo più suscettibile alle alte temperature. provocando, attraverso le punture, le caratteristiche
Poi il 2004 è iniziato con un anticipo vegetativo bollosità. Il feltro della bollosità è dovuto a un
della vite e un successivo ritorno di freddo. Queste anormale sviluppo dei peli della foglia. Protette dai
sono tutte condizioni favorevoli, come già detto, per peli gli eriofidi completano il ciclo in 10-20 giorni.
un attacco dell’eriofide. Se si rende quindi necessario In un’annata si susseguono da 5 a 7 generazioni.
intervenire è opportuno farlo quando la vite è nella In autunno le forme svernanti si riportano sulle
fase di estrema suscettibilità cioè tra gemma rigonfia gemme e nelle anfrattuosità della corteccia.
e gemma cotonosa. I prodotti da usare sono una
miscela di olio bianco e zolfo bagnabile. Le dosi Molecole utilizzabili per la difesa
sono 2,5 l/hl di olio al quale verranno aggiunti Relativamente alle caratteristiche tecniche di oli
500-600 g/hl di zolfo bagnabile. È opportuno minerali e zolfo si rimanda a quanto riportato in
distribuirla nelle fasi fenologiche indicate per evitare precedenza.
eventuali effetti fitotossici. Inoltre deve essere curata • Elenco principi attivi: oli minerali, zolfo, poli-
la bagnatura. I trattamenti devono essere eseguiti in solfuro di calcio.
giornate miti (almeno 15°C) e con buona umidità
relativa dell’aria. Se il blocco della vegetazione conti- Strategie di difesa
nua e quindi si prolunga l’attività trofica dell’eriofide Per quanto riguarda gli antagonisti naturali vale
si può fare un secondo trattamento con zolfo bagna- quanto riportato per il Calepitrimerus vitis. General-
bile a distanza di 7-10 giorni dal primo. mente non sono necessari interventi contro questo
acaro Eriofide.
■ Eriofide dell’erinosi
Colomerus vitis (Pagenst.)
9.6 Nematodi
Aspetti della morfologia e biologia
dell’acaro Aspetti della morfologia e biologia
Colomerus vitis è un acaro della famiglia Erio- dei Nematodi
phidae. I sintomi e la relativa presenza dell’acaro
sono diffusi in quasi tutti i vigneti, anche se non ■ Genere Xiphinema
causano danni rilevanti e assumono essenzialmente (Famiglia Longidoridae)
un carattere estetico. Nematodi lunghi 1,5-6 mm si presentano spes-
Vengono talvolta segnalati danni alle gemme so a forma di “C” o di spirale aperta, quando sono
che comportano un anormale sviluppo dei ger- rilassati al calore. Le specie più frequenti nei vigneti
mogli. Il sintomo caratteristico si ha a livello italiani sono: Xiphinema diversicaudatum, X. index,
fogliare e consiste in evidenti bollosità delimitate X. italiae, X. pachtaicum.
dalle nervature fogliari che sporgono dalla pagina Xiphinema index è diffuso in tutte le regioni
superiore. In corrispondenza, in quella inferiore, italiane ed è pericoloso perché trasmette il virus
si hanno concavità con abnorme sviluppo di peli dell’arricciamento della vite (GFLV) e ceppi cor-
che assumono colorazione prima biancastra e poi relati malformanti e cromogeni. Ha come ospiti
rossastra. La bollosità può interessare tutta la foglia quasi esclusivi vite e fico, benché ne siano stati
provocandone l’accartocciamento e la precoce cadu- segnalati altri, erbacei e arborei.
ta. Nell’estate l’infezione si localizza nelle ultime In caso di espianto il nematode sopravvive
foglie del germoglio. La bollosità, specialmente in nei residui radicali fino a cinque anni, garantendo
primavere fredde e piovose, può assumere diversa quindi la diffusione del virus dell’arricciamento.
colorazione (clorotica o rossastra) a seconda delle Xiphinema index si riproduce per partenogenesi e i
varietà. Raramente vengono attaccati i grappolini maschi sono molto rari. In campo il suo ciclo bio-
su cui si possono avere aborti fiorali. logico si completa generalmente in un anno, anche
Colomerus vitis è un acaro di minuscole dimen- se è molto influenzato dalle condizioni ambientali
sioni, le femmine mature misurano circa 0,2 mm, ha e può essere anche solo di un mese. Il nematode si
forma allungata e colore bianco giallastro. ritrova nel terreno fra 20 e 60 cm attorno al capil-
Le femmine di C. vitis svernano sotto le perule lizio radicale, ma alcuni individui possono trovarsi
delle gemme e nelle anfrattuosità della corteccia. Al anche a 1 metro di profondità.
130 ARSIA
■ Accartocciamento fogliare
Grapevine leafroll, LR
dall’impianto e consistono in una abnorme prolife- punto d’innesto. Inoltre si possono avere marcate
razione dei tessuti superficiali del nesto che inglo- differenze nel diametro dei due bionti. Spesso nel
bano la parte corticale del portinnesto. L’impatto punto d’innesto si hanno vistosi ingrossamenti
economico della malattia è elevato per vari motivi. del nesto con contemporanea diminuzione delle
L’accartocciamento fogliare può influenzare nega- dimensioni del portinnesto. Le alterazioni dei tes-
tivamente alcuni fattori come gli zuccheri, l’acidità suti vascolari sono causate da RSP e KSG, mentre i
e gli antociani. Inoltre, l’alterata distribuzione del sintomi di CB consistono in fessurazioni e/o suberi-
potassio nella pianta determina un accumulo di que- ficazioni corticali sui tralci di più anni e/o sul fusto.
sto elemento nei frutti con ripercussioni negative sui A livello generale nella pianta abbiamo un ritardo
vini, in particolare nei rossi si hanno difetti di gusto nella ripresa vegetativa e nella chiusura delle gemme,
e olfatto. Infine si hanno riflessi negativi sulla rego- una complessiva riduzione dello sviluppo e un gra-
larità e sull’intensità della colorazione degli acini. duale deperimento che si protrae e si accentua negli
Relativamente alla diffusione della virosi a lunga anni e può portare alla morte della pianta. Le altera-
distanza, questa è dovuta al materiale di moltipli- zioni a carico dei tessuti vascolari possono portare
cazione infetto. Un esempio è l’isolato GLRaV 2 a un minor ricambio idrico a cui possono associarsi
introdotto in Italia dalla Francia attraverso bar- squilibri fisiologici e ormonali che conducono ai
batelle infette di Cabernet sauvignon e Cabernet suddetti generali deperimenti della pianta. Inoltre,
franc. Gli Ampelovirus GLRaV 1 e GLRaV 3 sono si può avere difficoltà nella radicazione e maggiore
diffusi da insetti vettori appartenenti alle fami- suscettibilità a condizioni climatiche avverse.
glie Coccidae (generi Pulvinaria, Neopulvinaria e Solo negli ultimi anni si sono potuti associare,
Parthenolecanium) e Pseudococcidae (Planococcus e seppur non definitivamente, i vari sintomi a deter-
Pseudococcus). La trasmissione avviene con modalità minati virus. È quasi certo che i Vitivirus, Grapevine
semi-persistente. Per quanto concerne la diffusione virus A (GVA) e Grapevine virus B (GVB) siano gli
della malattia questa è generalmente in fase di lenta, agenti responsabili, rispettivamente, di KSG e CB.
ma progressiva diffusione. Questo stato può pro- Invece, recenti studi in Puglia e in Toscana hanno
vocare dei problemi per l’omologazione di piante messo in dubbio l’associazione tra RSP e l’omonimo
appartenenti a vitigni cosiddetti ‘minori’, perché virus Grapevine rupestris stem pitting associated virus
tipici di alcune zone della Toscana. (GRSPaV), appartenente al genere Foveavirus. I virus
GVA e GVB sono trasmessi a breve distanza da Coc-
cidi e Pseudococcidi, come gli Ampelovirus GLRaV 1
e GLRaV 3. La trasmissione a lunga distanza è dovu-
■ Complesso del legno riccio ta a materiale di propagazione infetto. Probabilmen-
Rugose wood, RW te in passato, quando non si conosceva la malattia,
questa è stata diffusa in tale modo e oggi il virus può
Aspetti della biologia del patogeno (foto 60) considerarsi a distribuzione ubiquitaria.
Il complesso del legno riccio fu segnalato per
la prima volta a metà degli anni sessanta in Puglia,
in seguito è stato rinvenuto in altri areali viticoli
italiani, europei ed extraeuropei.
È una malattia estremamente pericolosa perché
può portare a morte la pianta. Si tratta di una virosi
complessa costituita da quattro sindromi che vanno
a colpire i vasi conduttori della pianta ospite.
A seconda della reazione sintomotologica abbia-
mo: a) la butteratura del legno di V. rupestris (Rupe-
stris stem pitting, RSP); b) la scanalatura del legno
di Kober 5BB (Kober stem grooving, KSG); c) la
suberosi corticale (Corky bark, CB); d) la scanalatura
del legno di LN 33 (LN 33 stem grooving, LNSG).
L’espressione dei sintomi può variare in funzione
della varietà, della presenza di una delle suddette
sindromi e della presenza di infezioni miste.
I sintomi si presentano con scanalature o butte- 60. Sintomi dovuti al complesso del legno riccio (RW)
rature a carico dei tessuti del fusto, in prossimità del
134 ARSIA
■ Maculatura infettiva sulla pagina inferiore delle foglie basali sulle quali
Grapevine fleck virus (GFkV) arriva a formare un reticolo nerastro. Quindi vengo-
no interessate le foglie sovrastanti che con il tempo
Aspetti della biologia del patogeno vanno incontro a un precoce ingiallimento e a una
Nel 2002 è stata introdotta una nuova famiglia filloptosi anticipata. Le piante di 110 Richter (110
virale, i Tymoviridae, che comprende tre generi R) infette da necrosi delle nervature nel giro di 3-5
virali distinti: i Tymovirus, i Marafivirus e i Macu- anni sono soggette a un progressivo deperimento
lavirus il cui membro tipico è Grapevine fleck virus che le porta alla morte. Nonostante l’ampia diffu-
(GFKV), agente della maculatura infettiva. È una sione della malattia non sembra che questa abbia
malattia a diffusione ubiquitaria, segnalata per la una notevole rilevanza economica che comunque
prima volta in California negli anni sessanta, e solo deve essere meglio valuatata.
ai primi anni novanta è stata riconosciuta con cer- La diffusione di questa virosi sembra essere
tezza la sua eziologia virale. dovuta alla sola commercializzazione di materiale
La maculatura infettiva è un’infezione latente in di moltiplicazione infetto. Infatti, al momento non
tutte le varietà di V. vinifera e nella maggior parte si conoscono ospiti alternativi, né eventuali vettori.
delle specie portinnesto e dei loro ibridi. Sintomi La latenza della malattia aumenta la possibilità di
visibili si hanno solo su V. rupestris du Lot cv. St. diffondere materiale infetto.
George e questi consistono in tipici schiarimenti
delle nervature di III e IV ordine, ben visibili con-
troluce ed evidenti soprattutto sulle giovani foglie
in primavera e in autunno. Inoltre le piante malate ■ Malattia delle enazioni
possono manifestare una riduzione di sviluppo, Grapevine enation disease (GED)
malformazioni e distorsioni fogliari. Il materiale di
moltiplicazione infettato può presentare una ridu- Aspetti della biologia del patogeno
zione della rizogenesi, una lenta ripresa all’innesto Questa ampelopatia è a eziologia simil-virale,
e un minor vigore delle piante in vivaio. cioè non sono stati ancora individuati né il suo
Non è ancora nota la specie vettrice della agente causale, né il suo vettore, è comunque tra-
maculatura infettiva. La diffusione di questo virus smissibile per innesto. La malattia colpisce solo il
è attualmente imputabile al solo materiale di propa- genere Vitis e provoca ritardo nella chiusura delle
gazione infetto ed è facilitata dalla latenza dei sinto- gemme, un rallentato sviluppo dei germogli alla
mi, per cui è più probabile l’impiego di barbatelle ripresa vegetativa, un aspetto cespuglioso delle
non idonee da un punto di vista sanitario. piante, la comparsa di escrescenze laminari (enazio-
ni) sul lato inferiore delle prime 8-10 foglie alla base
del germoglio. Le foglie con le enazioni appaiono
sfrangiate e malformate; i germogli possono andare
■ Necrosi delle nervature incontro a deformazioni e a volte si possono verifi-
Grapevine vein necrosis disease (VN) care rotture a livello degli internodi basali. Con l’in-
nalzarsi delle temperature si ha una regressione dei
Aspetti della biologia del patogeno sintomi che possono arrivare a scomparire. Inoltre
La necrosi delle nervature, Grapevine vein necro- le foglie sintomatiche cadono precocemente e la
sis disease (VN) è una malattia a eziologia simil-vira- pianta infetta riprende a vegetare normalmente. La
le che è stata segnalata per la prima volta in Francia sintomatologia descritta appare erratica e l’anno
nel 1973. Attualmente presenta un’alta incidenza successivo non sono le stesse piante a manifestare
in paesi dell’Est-europeo e del bacino del mediter- i sintomi.
raneo. Si pensa che tale stato infettivo sia dovuto La presenza della malattia delle enazioni è stata
a uno specifico agente causale, quasi certamente di segnalata in Italia, principalmente su Trebbiano
natura virale. romagnolo dove nei primi anni di produzione si
La malattia risulta latente in V. vinifera e nella possono avere notevoli perdite di prodotto.
maggior parte delle specie e degli ibridi portinnesti Al momento non è stata individuata l’eventuale
americani, a eccezione di V. rupestris x V. berlandieri specie di vettore per cui la sua diffusione è per il
110 Richter. In questa pianta si hanno sintomi momento da individuarsi solo nella commercializ-
molto evidenti con significative riduzioni di cresci- zazione di materiale di propagazione infetto.
ta accompagnate da processi necrotici a carico delle
nervature fogliari. Tali sintomi sono visibili dalla
tarda primavera. Il processo sintomatologico inizia
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 135
61. Sintomi da giallumi della vite su Sangiovese 62. Sintomi da giallumi della vite su Chardonnay
136 ARSIA
L’agente causale di flavescenza dorata è un La trasmissione del legno nero avviene attraver-
fitoplasma appartenente al gruppo ribosomico del so il materiale di propagazione e mediante insetti
giallume dell’olmo, 16SrV, sottogruppi C e D. vettori. È stato dimostrato che l’insetto vettore di
Tale fitoplasma è trasmesso in natura dal vettore LN è il cixide Hyalestes obsoletus che trasmette il fito-
specifico Scaphoideus titanus Ball, un Cicadellide plasma in modo persistente-propagativo. Comun-
Deltocefalino che svolge tutto il proprio ciclo a que nella trasmissione della malattia potrebbero
spese della vite. Per la diffusione della malattia in essere coinvolti altri vettori. Hyalestes obsoletus è una
un areale indenne bisogna che sia introdotto il cicalina che solo occasionalmente frequenta la vite
fitoplasma attraverso il materiale di propagazione svolgendo la maggior parte del suo ciclo su essenze
infetto e vi sia presente, o venga accidentalmente erbacee infestanti quali l’ortica e il convolvolo.
introdotto, anche l’insetto vettore. La contempo- Quindi l’agente causale del legno nero è un fitopla-
ranea presenza del fitoplasma e di un’abbondante sma patogeno non specifico della vite e trasmesso
popolazione di S. titanus determina una rapida da un vettore non strettamente ampelofago.
diffusione epidemica della malattia. La maggiore I sintomi dei giallumi della vite riguardano
gravità degli attacchi di flavescenza dorata rispetto la parte aerea della pianta e dipendono dalla fase
a legno nero è probabilmente dovuta al fatto che fenologica, dall’organo vegetale e dal vitigno. Si
S. titanus ha una maggiore capacità di diffusione possono avere sintomi non consecutivi negli anni e
della malattia perché il suo ciclo biologico si svol- in assenza di reinfezioni anche una loro remissione
ge tutto sulla vite. Inoltre, la maggiore o minore spontanea (recovery). Sintomi primaverili: si tratta di
incidenza della malattia dipende anche dal vitigno, sintomi aspecifici che vanno dal germogliamento
dal clone, dai parametri climatici e dalle condizioni alla fioritura e non dipendono dal vitigno, aiutano a
agronomico-colturali. individuare piante sospette: germogliamento parzia-
L’agente causale del legno nero è un fitoplasma le e/o stentato sul capo a frutto; internodi raccorciati
appartenente al raggruppamento tassonomico dello sui germogli; foglie più piccole del normale e spesso
Stolbur, 16SrXII. I fitoplasmi europei appartengo- bollose; disseccamento delle infiorescenze. Sintomi
no al sottogruppo ribosomico 16SrXII-A. estivo-autunnali: si riscontrano fin dai primi di luglio,
vanno accentuandosi con l’avanzare della stagione
per manifestarsi pienamente fra settembre e ottobre.
Ni vitigni a bacca bianca le foglie tendono ad
assumere una colorazione giallo-dorata; nei vitigni a
bacca rossa assumono invece una colorazione rossa-
stra più o meno intensa; le alterazioni cromatiche si
estendono su un settore o su tutta la lamina fogliare
e interessano anche le nervature; la lamina è ispessi-
ta, a volte bollosa, e presenta consistenza cartacea;
tende a distaccarsi senza il picciolo; i bordi possono
essere ripiegati verso la pagina inferiore in modo più
o meno accentuato; su Chardonnay le foglie assu-
mono una tipica forma a triangolo; su Trebbiano
toscano il sintomo è assente o poco evidente.
I tralci mostrano lignificazione assente o parzia-
le a livello di nodo e/o di internodo; si presentano
elastici, gommosi e ricadenti verso il basso; hanno
internodi corti con vegetazione affastellata; la base
del tralcio presenta pustole oleose.
I grappoli in post-allegagione possono improv-
visamente disseccare e cadere; durante la fase di
accrescimento, gli acini, tutti o in parte, vanno
incontro a un progressivo raggrinzimento e dissec-
camento.
Strategie di difesa
Le fitoplasmosi della vite non possono essere
63. Disseccamento del grappolo dovuto ai giallumi combattute in maniera diretta, ma si deve agire
della vite attraverso l’adozione di misure preventive quali: a)
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 137
produzione e utilizzazione di materiale di moltipli- del legno di potatura in particolare se di due anni in
cazione sano, eventualmente anche già sottoposto a quanto può ospitare le uova di Scaphoideus titanus;
termoterapia; b) per quanto riguarda la flavescenza e) eliminazione dei ricacci basali della vite dato che
dorata, lotta insetticida contro l’insetto vettore Sca- anch’essi possono ospitare le forme giovanili dello
phoideus titanus (mentre non si è dimostrata efficace scafoideo; f) eliminazione dal vigneto e dalle zone
la lotta contro i vettori del legno nero); c) estirpa- adiacenti delle piante spontanee in grado di ospita-
zione dei vigneti abbandonati che rappresentano re il vettore del legno nero e fungere da serbatoio
un potenziale infettivo della malattia; d) distruzione per il fitoplasma.
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138 ARSIA
Stefano Borsa
1. Inerbimento primaverile su tutte le file 2. Distribuzione del letame per un nuovo impianto
È interessante notare come solo nell’arco di un vitivinicola, il terroir, ossia le caratteristiche derivate
ventennio, dagli anni sessanta agli anni ottanta, dall’ambiente di produzione che poi riconoscere-
l’agricoltura industriale abbia mostrato i segni della mo nel vino, saranno quelle uniche e inimitabili di
sua non sostenibilità. cui parleremo.
La pressione chimico-industriale esercitata Nella parte di questo Manuale dedicata alla
dall’imprenditore agricolo moderno ha velocemen- gestione del suolo si è ampiamente parlato dei prin-
te messo in crisi l’ecosistema agrario. cipi e dei mezzi a disposizione.
I veloci cambiamenti delle scelte produttive, la Cerchiamo, dunque, in questo capitolo di chia-
necessità di ricavare alta redditività dalle colture, rire il ruolo e l’atteggiamento che deve avere il
sono solo alcuni degli aspetti che hanno sempre viticoltore nel passaggio, o ritorno, all’agricoltura
di più allontanato l’imprenditore/agricoltore dal biologica o ancor meglio all’agricoltura sostenibile,
ruolo cardine di “custode del territorio”, che si era se vogliamo in una parola arricchirla di elementi
guadagnato nel corso dei secoli. Anzi, in molti casi economici, sociali e anche etici.
è diventato il primo attore del degrado ambientale, Prima di tutto bisogna conoscere la storia della
alla pari di molti dei suoi colleghi industriali. propria azienda. Sapere se e cosa si coltivava nel
È difficile in questi casi discernere tra industriale passato, può indicare quale è la vera vocazione
e agricoltore, i campi sono differenti, ma le logiche agricola del luogo. Per esempio, i dati delle con-
sono le stesse! cimazioni effettuate, delle coltivazioni che si sono
avvicendate, dei movimenti di terra effettuati (di
Questa lunga premessa è di fondamentale impor- fondamentale importanza): insomma, un racconto
tanza per dare una risposta a una semplice doman- di quello che è stato sarà di grande aiuto per inter-
da: è davvero utopico pensare di poter tornare a un pretare la situazione che si presenta e decidere come
uso delle risorse della terra basato sul buon senso e su un procedere. Ogni caso ha quindi una sua storia e sta
utilizzo razionale del territorio? alla capacità del produttore di interpretare la sua
È sicuramente sbagliato poter pensare di otte- azienda, avvalendosi dell’esperienza e della sensibi-
nere risultati di qualità semplicemente sostituendo lità dei tecnici.
i mezzi tecnici dell’agricoltura convenzionale con
quelli consentiti dall’agricoltura biologica. Proviamo a esemplificare quello che potrebbe
Se questo è l’approccio si potranno ottenere essere un percorso di conversione in un caso prati-
frutti sani solo in condizioni ambientali ottimali, co, riferibile alle colline della Toscana centrale.
ma comunque non si raggiungerebbe il risultato Siamo in una zona vocata alla viticoltura da vino
completo in termini qualitativi ed economici. di qualità, in presenza di un vigneto di 5 anni, reim-
Procedendo quindi per gradi il primo interven- piantato nel solito terreno, finora gestito col siste-
to è quello di riportare l’ambiente agrario, quindi il ma convenzionale nell’ambito di un’azienda dove si
suolo, allo stato di equilibrio e fertilità naturale. pratica sostanzialmente la monocoltura di vite, fatta
Solo così, per esempio nel caso dell’azienda eccezione per un 30% tra oliveto e bosco.
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 143
Praticamente sono stati almeno 35 anni di gli interventi necessari per la “rimessa in sesto” e
gestione chimica. di comparare tali interventi con la conduzione con-
La prima evidenza è la mancanza di sostanza venzionale della medesima vigna.
umificata, sia il diserbo che la continua lavorazione Una premessa importante è che in entrambi i
del terreno tra le file, ha praticamente annullato la casi lo scopo del viticoltore è quello di produrre uva
presenza di vita nel terreno. Solo grazie al conti- per vini di qualità (di seguito cercheremo di capire
nuo apporto dei concimi, soprattutto NKP, le viti cosa significa per noi “qualità”).
hanno potuto crescere e produrre. L’erosione è Si può notare come fin dall’inizio gli interventi
importante e nonostante le continue lavorazioni le di conversione non vadano ad aumentare i costi del
acque meteoriche ruscellano in superficie non più viticoltore, considerando anche la spesa per l’acqui-
assorbite dal terreno inaridito. sto del diserbante e dei concimi nella conduzione
La prima fase, quindi, deve essere volta a ricrea- convenzionale. Si tratta di organizzarsi in maniera
re le condizioni per la rigenerazione della sostanza diversa e di capire che le operazioni vanno effettua-
organica. Se possibile è interessante favorire l’inerbi- te nel momento giusto.
mento spontaneo a file alterne. Questo sia per dotarsi Occorre tenere sempre in considerazione che
di essenze autoctone, che quindi meglio si adattano tutte le volte che si entra nel vigneto con un mac-
alle condizioni locali, sia per lavorare in maniera chinario non solo si esegue l’operazione agricola
più complessa sul terroir o tipicità che dir si voglia. prevista, ma il semplice passaggio del trattore va a
Alcune caratteristiche aromatiche dei vini sono modificare la situazione del suolo. Ogni terreno ha
altamente influenzate dal tipo di essenze che si tro- le sue caratteristiche e diversa capacità di sopporta-
vano nella zona più prossima alle radichette della re lo schiacciamento e la costipazione derivata dal
vite, presenti nei primi strati del terreno soprattutto passaggio delle macchine, naturalmente anche in
nella fascia del colletto. funzione dell’umidità presente. Non si vuole affer-
Il vino è l’espressione del particolare connubio mare che il viticoltore convenzionale non abbia ben
suolo, clima e vitigno, si comprende perciò come presente questo problema, ma non è così importan-
tutto quello che interagisce con questa triade andrà te perché si può rimediare a tutto.
a determinare le specificità organolettiche del pro- Un terreno costipato potrà essere lavorato in
dotto finale. profondità in un secondo momento, con comodo.
Per la scelta di cosa seminare nelle altre file, di Ma nel frattempo cosa è successo?
come concimare e, più in generale, della gestione L’asfissia nei primi strati del suolo ha diminuito la
del suolo, abbiamo parlato nei capitoli precedenti. possibilità di vita dei microrganismi aerobi e quindi
Nella tab. 1 abbiamo cercato di schematizzare l’umificazione, le acque meteoriche se ne sono andate
Tab. 1 - Gestione del suolo in un vigneto di 1 ettaro, a rittochino, in media collina, con 5000 piante (2,5 x 0,8)
1° fase convenzionale biologico
A questo va aggiunto il costo dei concimi e del diserbante. x = numero di passaggi per filare.
144 ARSIA
non trovando la strada per infiltrarsi nel terreno, il Per noi sana è una pianta di vite che riesce con
sole estivo ha fessurato il terreno in profondità favo- le sue forze a resistere agli attacchi dei patogeni e
rendo l’evaporazione e la perdita di umidità residua portare a compimento il compito di fruttificare per
del sottosuolo, ci sembra che possa bastare! riprodursi.
Le piante stesse sono in grado di mandarci Ovviamente nel vigneto le cose si complicano
segnali. L’osservazione dell’andamento delle fasi perché non siamo in presenza di una pianta, ma di
fenologiche, la comparsa di segnali di carenze, l’os- migliaia di piante. È molto più debole e suscettibile
servazione del vigneto nel suo insieme che evidenzia ad ammalarsi una comunità di questo tipo, gli agen-
la disomogeneità dovuta a differenze del suolo, ti patogeni si possono moltiplicare e diffondere in
l’analisi della produzione nelle sue componenti qua- modo più virulento.
litative e quantitative sono di fondamentale impor- Il compito del viticoltore è proprio quello di
tanza per comprendere quello che bisogna fare. aiutare la pianta a resistere agli attacchi quando le
La chiave del successo è proprio in questa condizioni sono favorevoli al loro sviluppo.
capacità di osservazione del viticoltore e nella sua Nel capitolo La difesa del vigneto abbiamo visto
capacità di interagire con il tecnico per capire cosa quali sono le fasi fenologiche più delicate e i fattori
ci sta segnalando il vigneto. ambientali/atmosferici che favoriscono l’azione dei
Nel momento in cui il vigneto avrà trovato patogeni.
il suo equilibrio produttivo ci accorgeremo che gli L’efficacia del trattamento è anche in funzione
interventi e di conseguenza i costi saranno ulterior- della gestione della pianta.
mente diminuiti: cosa è cambiato? I prodotti ammessi in agricoltura biologica
Nel suolo è rinata la vita, il processo di umifi- agiscono principalmente per contatto, devono arri-
cazione è partito. L’attività dei microrganismi del vare dunque a toccare e aderire su foglie e acini per
suolo è in grado di trasformare la sostanza organica proteggerle efficacemente.
e di mettere a disposizione delle radici della vite i Le operazioni manuali di gestione del verde, di
macro e microelementi necessari allo sviluppo e alla cui al capitolo precedente, hanno proprio questo
crescita della pianta. Il sovescio, la trinciatura dei scopo, insieme — naturalmente — a quello di indi-
sarmenti, il compost aziendale hanno azzerato la rizzare la pianta verso la produzione di grappoli di
necessità di apporti dall’esterno. È chiaro che tanto qualità, risultato di un nuovo equilibrio indotto.
più nell’azienda sono compresenti diverse produ- Se lo scopo del viticoltore è la qualità, gli inter-
zioni agricole e boschive tanto più è interessante venti manuali di gestione del verde sono in pratica
realizzare un compost aziendale. gli stessi, sia che si tratti di viticoltura convenziona-
Analogamente a quanto detto sopra anche per le che biologica. Il primo passaggio serve a scegliere
ciò che riguarda la difesa del vigneto ci sarà una i germogli che dovranno produrre e alleggerisce la
prima fase di conversione durante la quale gli pianta, facilitando la penetrazione tra la vegetazio-
effetti positivi della nuova gestione del suolo, non ne del prodotto spruzzato dall’atomizzatore.
saranno ancora così evidenti nel manifestarsi in un Molti produttori preferiscono fare una vendem-
rafforzamento delle difese naturali della pianta. mia verde per ridurre la quantità di produzione.
Anche in questo caso abbiamo simulato una Sicuramente questo dà più garanzie verso even-
stagione di interventi comparando le due gestioni tuali problemi di fioritura e allegagione, ma costringe
(tab. 2). La prima cosa che è evidente è la differen- la pianta a lavorare per una quantità di frutti diversa
za nel costo degli interventi. In seguito, con una da quella che dovrà poi portare a maturazione.
situazione di vigneto in salute, si potrà certamente Secondo noi invece è preferibile indicare fin
anche diminuire il numero degli interventi. Come dall’inizio alla vite la quantità di grappoli che
è possibile che solo con rame e zolfo e con meno deve produrre, ancora una scelta verso la ricerca
trattamenti possiamo ottenere gli stessi risultati, e dell’equilibrio.
anche migliori, di un programma di protezione a Il secondo intervento, di spollonatura, di siste-
calendario con potenti prodotti di sintesi? mazione dell’impalcatura nei fili di sostegno, anche
La riposta è semplice: interveniamo solo quando per predisporre i tralci all’eventuale cimatura, e di
è necessario e nel momento giusto. sfogliatura intorno al grappolo in formazione, favo-
Possiamo dire che il viticoltore convenzionale si riscono ulteriormente l’efficacia del trattamento.
è impigrito, o meglio si è adagiato nella promessa Inoltre la pianta è nel suo complesso più arieg-
sicurezza di un vigneto sano, perché sempre protetto giata e non ristagna umidità e l’acino cresce non
da qualche molecola chimica. Ma come possiamo defi- completamente ombreggiato dalle grosse foglie
nire sano un organismo che per non ammalarsi deve basali e reagisce ai raggi del sole formando una
assumere continuamente sostanze artificiali? buccia più spessa.
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 145
Tab. 2 - Trattamenti in un vigneto di 1 ettaro, a rittochino, in media collina, con 5000 piante (2,5 x 0,8)
Coltivazione Convenzionale
Principio attivo Avversità dose (l/kg a ettaro) costo a ettaro (Euro)
Coltivazione Biologica
Principio attivo Avversità dose (l/kg a ettaro) costo a ettaro (Euro)
Il risultato è una più marcata autodifesa mecca- nale contengono questi residui, anche se al di sotto
nica dell’acino nei confronti sia di eventi atmosfe- dei termini stabiliti dalle norme di legge.
rici che di patogeni, inoltre ci permette di portare Comunque il prodotto naturale risulta di fatto
in cantina uva con una buccia spessa e forte, molto contaminato da una o più sostanze il cui effetto
importante per la vinificazione. sull’organismo umano non è noto e tutto ciò in un
Possiamo concludere che se il viticoltore ha prodotto che dovrebbe, stimolando i nostri sensi,
messo in atto le operazioni che gli consentono di dare gioia e piacere: è ovvio il controsenso.
poter intervenire tempestivamente quando serve, L’impegno del viticoltore di fatto si manifesta
per esempio con l’inerbimento di una fila che al pubblico sotto forma di vino, è in quel momento
consente di transitare con gli attrezzi anche subito che la sua attività sarà giudicata.
dopo una pioggia, ha curato la messa a punto della Abbiamo detto che non si tratta di operare per
propria attrezzatura, per non vanificare l’efficacia rispettare delle normative: il viticoltore biologico
del trattamento, ha gestito la pianta in modo che deve essere consapevole che sta agendo per la
questa sia più ricettiva ai trattamenti e anche più salubrità del proprio prodotto e della propria azienda,
asciutta, il problema della difesa del vigneto si può dando così un importante contributo a un necessa-
dire risolto. riamente diverso e nuovo stile di vita. La partecipazio-
Facciamo notare che nessuno degli interventi ne della propria attività, appunto, nella direzione
elencati è fine a se stesso. più generale dello sviluppo sostenibile.
L’inerbimento è importante per il suolo, la
messa a punto dell’attrezzatura comporta l’osserva- La definizione di sviluppo sostenibile come lo
zione da vicino della pianta per verificare la qualità sviluppo che “soddisfa i bisogni della popolazione
dell’intervento generando un più stretto, continuo presente senza compromettere la capacità delle
e personale rapporto tra l’operatore e il vigneto, generazioni future di soddisfare i propri” implica
ancor più evidenziato dalla gestione manuale della di fatto due principi guida:
pianta, dove di fatto avviene un incontro personale 1. impiegare le risorse con un tasso di sfruttamen-
tra il viticoltore e la singola vite. to minore o uguale al tasso di rigenerazione
Cerchiamo di capire meglio questo punto che 2. emettere inquinanti a un tasso pari a quello con
può forse spaventare e disorientare. cui possono essere riciclati o assorbiti dall’am-
Non vogliamo dire che si devono osservare e biente (Rapporto Brundtland, 1987, H. Daly).
curare le piante una a una.
Però il viticoltore, che ha abbandonato l’idea Il viticoltore biologico si trova pienamente a
di poter gestire il vigneto a tavolino con metodi suo agio nel primo principio, ma è più difficile tro-
chimico/industriali, così recupera e mette a frut- vare le stesse ovvie motivazioni quando si entra in
to nel rapporto quotidiano con il suo vigneto le cantina, proprio perché all’uscita della cantina c’è
conoscenze, le esperienze e la saggezza dei vecchi il mercato con le sue leggi di domanda e offerta, di
agricoltori rafforzate, confermate e sviluppate dalle marketing, di globalizzazione e via dicendo, il ruolo
moderne conoscenze scientifiche. dell’agricoltore sembra perdere d’importanza.
Di seguito parleremo di come il viticoltore/ È proprio in cantina invece che il lavoro della
vinificatore dovrebbe comportarsi per “completare vigna può aggiungere valore al prodotto, in manie-
l’opera”. ra unica e irripetibile.
Qualsiasi bottiglia viene oggi presentata al mer-
cato come il “frutto del paziente lavoro del contadi-
10.2 Il vino biologico no che tramanda secoli di saggezza ed esperienze”,
anche se deriva da una produzione industriale di
Questo è un manuale di viticoltura e non di eno- milioni di pezzi!
logia, perciò non è nostra intenzione addentrarci È veramente disarmante per il viticoltore essere
più di tanto in questo campo, ma riteniamo però testimonial di un processo a lui completamente
che sia importante e necessario in qualche modo estraneo. Eppure, anche se il vino è il prodotto di
“completare l’opera”. una trasformazione naturale, la maggior parte dei
Il primo passo è stato fatto: il vino non conterrà produttori hanno fatto proprie alcune logiche del
i residui delle molecole o dei metaboliti derivati processo industriale.
dall’impiego dei fitofarmaci di sintesi. Anche in questo caso, così come è successo nel
Numerosi studi dimostrano che la maggior vigneto, il produttore si è arreso di fronte alla pro-
parte dei vini provenienti da viticoltura convenzio- messa sicurezza del risultato finale.
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 147
La manipolazione del prodotto in questo caso solfiti”, il vino per quasi tutti è semplicemente il
può essere ancora più subdola. risultato della fermentazione naturale dell’uva.
Le incognite naturali, i fattori di incertezza, pos- Il dibattito è aperto, diverse organizzazioni si
sono essere quasi completamente annullati dall’eno- stanno muovendo per cercare la soluzione al pro-
tecnica e dall’enochimica. Purtroppo, ancor più che blema di cosa sia ammesso fare in cantina perché un
in vigna, l’intervento esterno al processo naturale vino si possa definire biologico.
ha portato a eccedere nell’uso delle conoscenze Il progetto Orwine (www.orwine.org), per esem-
enologiche formatesi nel corso degli anni e dei con- pio, ha analizzato il settore del vino biologico e ha
seguenti mezzi messi a disposizione. tratto alcune conclusioni, tra le quali ci interessa
Qualsiasi cosa è ammessa pur di ottenere un evidenziare:
determinato prodotto, anche per poche centinaia di • la maggior parte dei produttori e degli operatori
bottiglie. Aggiungiamo che se a orientare questo tipo desiderano avere una normativa europea sul
di scelte è solo il mercato così detto globale, tutti fini- vino biologico che definisca chiaramente la sua
remo a fare la stessa cosa e questo potrebbe essere la identità;
fine del vino così come normalmente viene inteso. • una normativa a zero-input (per esempio la proi-
Eppure, se è vero che il piacere del vino non bizione dell’uso di tutti gli additivi e dei coadiu-
è solo la degustazione tecnica, che giustamente vanti di vinificazione) esporrebbe i produttori
ha fissato dei parametri e delle regole, ma è anche a un rischio commerciale non accettabile, non
emozione e cultura, forse c’è ancora spazio per un garantendo la qualità del prodotto;
altro modo di operare. Per fortuna questo si sposa • è possibile ridurre drasticamente l’impiego di
in tutto e per tutto con il diverso approccio del pro- additivi chimici attraverso l’applicazione coeren-
duttore, di cui abbiamo già ampiamente parlato. te di tecnologie a basso impatto.
Tanto è vero che anche il legislatore sta cercan- Partendo da queste basi alcuni principi si sono
do di fissare delle regole: in Commissione Europea già affermati:
si sta già discutendo di quella che sarà la normativa • limitare i tenori di anidride solforosa (SO2) totale
comunitaria sulla produzione di vino biologico. a livelli inferiori a quelli del vino convenzionale;
Per ora l’uva è biologica, non il vino. • proibire l’uso di additivi che sono considerati
D’altra parte questo è più facilmente determi- non adatti alla produzione di vino biologico e
nabile e comprensibile: si definisce biologico un pro- costituire una lista positiva degli additivi e dei
dotto per la cui produzione non vengono utilizzati coadiuvanti;
prodotti di sintesi chimica. • limitare l’impiego degli additivi e delle pratiche
Tutti sono consapevoli dell’uso della chimica che possono influire sull’espressione varietale e
in agricoltura, ma pochi sanno dell’uso che se ne di territorio.
può fare in cantina per fare il vino. D’altra parte in Si capisce quindi come l’argomento sia vera-
etichetta non c’è scritto niente, eccetto “Contiene mente complesso. Per farvi un’idea della materia vi
148 ARSIA
Abbiamo l’uva, abbiamo una cantina, lo pos- comportamento biologico produce risultati miglio-
siamo fare, ma tutti dunque possono fare la stessa ri di quello convenzionale.
cosa! Le analisi prendono giustamente in considera-
Se invece comprendiamo la reale qualità del zione tutti gli input e gli output del processo, il
nostro prodotto base e lo presentiamo al mercato loro ruolo e il loro peso.
per quello che è il suo valore, potremo avere un Di conseguenza sia in vigna che in cantina l’ap-
ritorno interessante e duraturo. proccio biologico, oltre a fare a meno dei prodotti
È un processo più lento, ma in qualche modo di sintesi chimica, certamente più pesanti dal punto
mette al riparo dalle mode e dalla imbattibile di vista ambientale rispetto ai prodotti naturali,
concorrenza dei produttori che possiamo definire mettendo in atto pratiche che tendono a favorire
industriali. l’andamento e l’equilibrio naturale del processo,
La conseguenza è che si riesce così a valorizzare portando l’attenzione a evitare attività non necessa-
anche dal punto di vista economico il proprio pro- rie al processo stesso evitando così inutili sprechi,
dotto, anche con meno costi di produzione. non può che portare a risultati positivi in un ambi-
Si contribuisce in questo modo anche a ridare to che va oltre l’azienda stessa.
al vino la nobiltà culturale e sociale che gli viene Comprendiamo come il viticoltore/vinificatore
attribuita e nello stesso tempo si completa l’opera recupera così il suo importante ruolo nel contesto
incominciata nel vigneto. sociale, sia per il presidio e la sana gestione del ter-
Gli studi dell’impatto ambientale e più in gene- ritorio che per l’espressione di un prodotto finale
rale della sostenibilità della produzione vitivinicola che, anche se ha perso l’importanza di alimento che
(impronta ecologica, analisi emergetica, e altri) aveva un tempo, rimane testimone della storia e
dimostrano che tanto in vigna quanto in cantina il della ricchezza di un luogo.
11. La viticoltura biodinamica
Michele Lorenzetti
La biodinamica accresce il contenuto di humus è la materia derivante dai vegetali superiori, che
nel terreno, in qualsiasi terreno e a partire da qual- una volta arrivati nel terreno subiscono una lenta
siasi condizione. E lo fa velocemente. La condizio- trasformazione per azione meccanica, chimica e
ne affinché questo avvenga è la rigorosità nell’ap- chimico-biologica operata dai numerosi micror-
plicazione del metodo e soprattutto la qualità dei ganismi umificanti quando presenti. L’humus è
preparati biodinamici. costituito da un complesso di sostanze contenenti
Rappresenta, la biodinamica, un metodo agri- carbonio in maggior parte, poi ossigeno e idrogeno
colo in grado di creare, con il tempo e la perseve- rispetto alla materia originale; risulta da un proces-
ranza, una base di crescita per le piante che sia la so di decomposizione prima e di sintesi poi, sfocia
più qualitativa e sana possibile. Si parte da lontano, nella produzione di sostanze caratterizzate da una
dal terreno, non dalla pianta, e si compie un ruolo complessità notevolmente superiore a quella del
di prevenzione. La biodinamica è prevenzione in materiale di partenza. Inoltre, l’humus si lega ai
quanto migliora il terreno che a sua volta sostiene minerali argillosi complessando (complesso argillo-
la pianta. umico) le micelle in unità sempre più grandi strut-
Quello che la biodinamica non può fare è di turando così il terreno e rendendo disponibili i sali
far dimenticare a una pianta, come la vite, di vivere minerali; Steiner affermava quanto le argille fossero
in luogo che è stato oggetto di movimenti terra vicine nella propria parte funzionale all’humus.
eccessivi, di sopravvivere sopra un innesto, di non Se da una parte la struttura dell’humus tende
sentire pesanti tagli di potatura o i passaggi di un a diventare sempre più complessa coinvolgendo
trattore o gli eccessivi trattamenti rameici. anche macromolecole organiche e argillose, dall’al-
Bisogna considerare il metodo biodinamico tra subisce un lento ma continuo processo catabo-
come supporto al fine di controbilanciare queste lico, sia ossidativo che demolitivo, liberando così
situazioni negative almeno fino al momento in cui carbonio sotto forma di CO2 e gli elementi nutritivi
la progettazione di una nuova vigna tenga presente che gli erano associati.
anche queste impostazioni iniziali e le corregga il L’humus ha caratteristiche uniche nella materia
più possibile: questo è quanto di più pesante si può organica, è l’unico caso in cui complesse molecole
porre oggi dall’altro lato della bilancia. organiche – come abbiamo visto – si trovano a esse-
re direttamente e strettamente unite con il mondo
minerale, avendone al contempo continui scambi e
11.3 Humus mantenendo una struttura relativamente stabile e
però in grado di evolversi nel tempo.
L’humus non è definibile da un punto di vista La composizione chimica elementare dell’hu-
biochimico e qualsiasi tentativo di analizzarlo por- mus è nella media costituita dal 50% di carbonio,
terebbe a conclusioni errate. Assume un senso nella 40% di ossigeno, 5% di azoto e 4% di idrogeno, ed
sua interezza e non nella definizione delle eventuali è perciò caratterizzato da un rapporto fra carbonio
componenti chimiche che lo caratterizzano. Questo e azoto pari a 10, mentre in peso il carbonio rap-
approccio analitico di tipo olistico è alla base di presenta il 50%.
un atteggiamento necessario affinché l’agricoltore L’humus, oltre a creare e mantenere la struttura
possa avvicinarsi all’agricoltura biodinamica. In del terreno, rende solubili i sali minerali e grazie
natura non è necessario conoscere la composizio- alla sua densità molto inferiore (il 2% in peso
ne biochimica di ogni singolo componente, ma è occupa l’8% in volume) permette il passaggio e il
molto più importante capire il meccanismo che lega ricambio dell’aria nel terreno, fondamentale sia per
una singola componente alle altre facendo tutto le radici che per gli organismi aerobici. La sua natu-
il possibile per far funzionare al meglio l’intero ra colloidale consente inoltre di trattenere grandi
processo. quantità d’acqua ostacolando l’erosione e rilascian-
La sostanza organica (S.O.) nel terreno è per il dola poi gradualmente alle colture. Agisce come un
10% sotto forma di residui vegetali o animali che serbatoio d’acqua.
hanno subìto alterazioni poco profonde, la parte L’indice di mineralizzazione, cioè la perdita di
restante è humus che si presenta allo stato colloi- humus, può essere molto più elevata se si pratica-
dale e che per la sua forte capacità di imbibizione e no tecniche agricole scorrette, quali le lavorazioni
per la sua sofficità, supera tutti gli altri colloidi del eccessivamente profonde e troppo frequenti, oppu-
terreno. L’humus deriva da tutti i residui organici re i terreni vengono lasciati costantemente privi di
che possono giungere nel terreno; predominante vegetazione.
M a n u a l e d i v i t i c o l t u ra b i o l o g i c a 153
11.4 La biodinamica e l’humus sformazione del letame fresco più in particolare per
i processi riguardanti i singoli elementi (potassio,
La biodinamica, per la peculiarità del suo meto- calcio, ferro, fosforo, silice, zolfo). Solo una volta
do, dà come riscontro pratico in campo l’aumento maturo e colloidale il cumulo biodinamico viene
della quota di humus nel terreno. Questo già dal usato per un’equilibrata concimazione ad alto pote-
primo anno di applicazione. Come detto in prece- re nutritivo.
denza, solo un’accurata gestione del metodo porta La concimazione verde o da sovescio è com-
i risultati attesi. pletamente diversa. Si adatta bene alla conduzione
In pratica si utilizzano due strumenti: la conci- di un vigneto in quanto non eccede nella quota di
mazione e i preparati biodinamici. nutrienti e in più, attraverso il lavoro delle radici,
apporta porosità al terreno. Aria e acqua, oltre
La concimazione ai nutrienti, sono alla base dell’equilibrio di un
Abbiamo già visto nei capitoli precedenti come vigneto. Non importa in senso assoluto quanto sia
la concimazione può essere intesa in più modi. Con- presente un nutriente in un terreno, bensì quanto
cimare significa apportare sostanze nutritive al terre- sia capace una radice di vite di assumerlo. La com-
no, poiché un sistema agricolo richiede sempre una binazione di più fattori quali la presenza di vita
quota di nutrienti da rimpiazzare ai consumi annui microbica, di acqua, di aria oltre che di nutrienti
da parte delle piante. Ci si potrebbe chiedere se la (non molti) in un vigneto assicurano la corretta
concimazione di un orto oppure la concimazione di alimentazione di una vite. Comunque non si esclu-
un vigneto debbano essere differenti. Certamente sì! de un piccolo apporto di compost nel vigneto in
Mentre un orto è una coltura annua, veloce, fatta di modo sporadico ogni 4-5 anni o mirato a zone più
specie ad alto consumo minerale, la vite è certamente bisognose e poco fertili.
contraddistinta da un ritmo più lento, poliannuale
per certi versi perenne e a basso consumo minerale. Il corno-letame e il preparato 500
Basta osservare un’orticola rispetto a una vite. Una È il primo preparato che si utilizza nell’ado-
pianta di pomodoro o di peperone è contraddistin- zione del metodo biodinamico. Numerosi sono i
ta in piena maturità da un volume di fusto verde e testi che descrivono la procedura di allestimento
foglie molto basso rispetto al volume rappresentato del corno-letame. Qui si vuole invece dare qualche
dai suoi frutti. Al contrario in una vite, e ancor di indicazione circa il suo corretto uso.
più in un olivo, la parte verde – cioè il fusto e le Intanto bisognerà fare distinzione tra corno-
foglie – sono predominanti rispetto alla quantità di letame e preparato 500 (il secondo messo a punto
frutto per pianta. Inoltre il ciclo di una pianta ortiva da Alex Podolinsky). Il corno-letame proviene
(solanacee, brasicacee..) è annuale, mentre il ciclo di originariamente da letame bovino introdotto nelle
una vite è centenario (o almeno dovrebbe esserlo) o corna bovine interrate in autunno e poi dissotter-
addirittura millenario se si guarda un olivo. In altri rate dopo l’inverno e viene utilizzato in sinergia
termini, i ritmi fisiologici di specie annuali da una con il compost biodinamico. Il preparato 500 è
parte, e perenni dall’altra, sono sicuramente diversi. corno-letame con all’interno anche i 6 preparati da
Ne consegue una diversa esigenza nutritiva e quindi cumulo (achillea 502, camomilla 503, ortica 504,
un diverso modo di concimare. quercia 505, tarassaco 506, valeriana 507), i quali
La concimazione da compost è altamente vengono aggiunti solo dopo che il corno-letame
nutriente. Si adatta bene a una coltura orticola in è stato dissotterrato. Si attende poi un ulteriore
quanto sostiene lo sforzo produttivo e risiedendo amalgama prima dell’uso di questo preparato. Il
in superficie alimenta le piante che hanno apparati preparato 500, nel momento in cui non si ha a
radicali inizialmente più superficiali che profondi. disposizione un compost biodinamico, consente
Il compost in biodinamica è caratterizzato di portare sul terreno anche l’azione propria dei
dall’uso di preparati da cumulo prodotti a partire preparati da cumulo in una sola volta. Il proble-
da piante officinali (achillea 502, camomilla 503, ma oggi del reperimento del letame di qualità è
ortica 504, quercia 505, tarassaco 506, valeriana divenuto di estrema importanza, e quindi questo
507) e che una volta elaborati in forma umica preparato è efficace qualora non si possa reperire
(elaborazione alquanto complessa e compito di del buon letame per farne un valido compost bio-
pochissimi allestitori professionali di preparati) dinamico. Ne consegue, vista l’attitudine della vite
vengono inoculati durante il compostaggio del a una concimazione verde da sovescio, che il prepa-
letame fresco con paglia e più precisamente nella rato 500 si adatta bene alle esigenze del viticoltore.
fase iniziale. I preparati da cumulo guidano la tra- Dopo la trinciatura del sovescio la distribuzione del
154 ARSIA
preparato 500 aziona un meccanismo che, grazie sua fase di utilizzo, cioè prima della dinamizzazione
ai preparati da cumulo, compie un vero e proprio e distribuzione. A oggi, molte aziende biodinami-
“compostaggio di superficie”, termine coniato sem- che in Italia saltano questo importante passaggio
pre da Podolinsky. dell’acclimatazione.
Come l’humus questi due preparati non sono Il preparato (la dose per ettaro è di circa 150-
definibili a livello biochimico. A guardarli con 200 grammi) deve essere inizialmente sciolto nella
attenzione, assomigliano proprio alla consistenza ciotola con la stessa acqua a temperatura ambiente
ricca e colloidale dell’humus. che verrà utilizzata per dinamizzare fino a renderlo
I preparati corno-letame e preparato 500 rap- di una consistenza melmosa. Poi si inizia a scaldare
presentano l’humus nella sua forma archetipica e tutta l’acqua necessaria alla dinamizzazione. Ogni
potenziata, ne possiedono la memoria e quindi, 10-15 minuti si aggiunge un po’ di acqua tiepida
una volta allestiti e spruzzati, sono in grado di pro- al preparato aumentandone la temperatura con
muovere la crescita dell’humus nel terreno. Possia- progressioni di 4-5°C. Questa operazione deve
mo dire che tutta la vita microbica coinvolta nella essere ripetuta fino a far arrivare il preparato a una
trasformazione della sostanza organica in humus temperatura di 4°C inferiore a quella dell’acqua
(demolizione e nuova sintesi) sia contenuta in per dinamizzare (circa 32°C). A questo punto il
questi due preparati, da qui la capacità di stimolare preparato può essere unito a tutta la massa e si può
questo processo nel terreno. iniziare a dinamizzare.
La peculiarità fortemente distintiva del corno-le- Porre il preparato direttamente nell’acqua riscal-
tame è la sua modalità di allestimento. Il letame fre- data senza il passaggio dell’acclimatazione significa
sco, di alta qualità e proveniente da pascolo autun- richiedere a tutta la componente microbica-vitale
nale, viene deposto all’interno delle corna di vacche del preparato (funghi, batteri, lieviti…) di resistere
adulte che vengono sotterrate per un periodo di in una sola volta e in pochi secondi al passaggio da
sei mesi circa e poi nuovamente dissotterrate. In una temperatura propria di circa 10°C (cioè quanto
questo tempo avviene il processo di trasformazione misura il preparato prelevato dalla cassa) a quella
del letame fresco in preparato. Si è anche provato dell’acqua che è di 32°C. Non esiste microrgani-
a far avvenire questo processo in altri contenitori smo in natura che tollera uno sbalzo termico di
che non fossero corna, ma mai con lo stesso risul- 22°C in una sola volta. Se non si passa per l’accli-
tato qualitativo. Questo già basterebbe a spiegare matazione del preparato, allora non se ne preserva
quanto sia inutile interrogarsi circa l’uso delle corna la componente vitale.
al fine di allestire il preparato: nelle corna avviene
la trasformazione e avviene decisamente bene. La Dinamizzazione
scelta del corno da parte di Steiner ha un significato Si può dinamizzare a mano o a macchina. Si fa a
ancora più profondo, che omettiamo di esporre in mano quando la superficie aziendale non è eccessi-
questa occasione, rimandandolo ad altri momenti va. Ognuno può regolarsi come vuole, l’importante
di approfondimento. La cosa importante, a questo è sapere che per distribuire sufficientemente il
punto affinché i risultati siano buoni, è il buon uti- preparato servono circa 40 l/ha e per una corretta
lizzo del preparato e cioè la fase di acclimatazione- dinamizzazione a mano non si può eccedere la
allestimento e poi la spruzzatura. quantità di 60 litri. Questo perché nella dinamizza-
Per allestire correttamente il preparato 500 occorre: zione sono fondamentali i movimenti che si fanno:
• una botte per dinamizzare a mano (max 60 litri), vortici, inversioni e altri vortici sono tipici della
oppure un dinamizzatore meccanico (oltre i 60 dinamizzazione e devono essere eseguiti corretta-
litri e quindi per più ampie superfici) mente. Si comincia da un lato e dall’esterno verso
• acqua di sorgente l’interno a far girare la mano e anche il braccio di
• una fonte di calore per riscaldare l’acqua (gas o modo da far scaturire nell’acqua un vortice; poi
fuoco di legna), che non sia di tipo elettrico quando il vortice è maturo e il suo cono ha quasi
• una ciotola di metallo guadagnato il fondo allora si estrae la mano e si
• una pompa a spalla con ugelli. gira in senso contrario. In questo momento l’acqua
ribolle (caos) per poi dirigersi verso un nuovo cono.
Acclimatazione del preparato 500 Così per un ora. Un’ora esatta.
Il preparato 500 (sia corno-letame che preparato La macchina fa tutto da sé.
500) è una sostanza che, per la sua forte caratteriz-
zazione derivata dalla trasformazione della sostanza “Bisogna cominciare a mescolare in senso rotatorio
originaria in preparato, deve essere rispettata nella la soluzione cominciando a girare rapidamente alla
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Spruzzatura
A questo punto il preparato deve essere spruz-
zato nel terreno. La spruzzatura avviene nelle sta-
gioni di passaggio cioè quando l’attività naturale
dei terreni è maggiore. Autunno e primavera sono
i momenti adatti. L’inverno è troppo freddo, l’esta-
te troppo calda. Nella spruzzatura la goccia deve
arrivare nel terreno per esplicare la propria azione e
inoltre deve giungere in un terreno umido: in que-
sto modo la goccia scende in profondità nel terreno
e non si asciuga nei primi centimetri. Quindi, mai
spruzzare su campi con erba non trinciata oppure
su suoli asciutti.
La spruzzatura, vista la necessità di terreno
umido, dovrebbe essere sempre eseguita a mano e
non a macchina (la macchina va bene solo se estre- 3. Distribuzione di preparato 500 con pompa a spalla
156 ARSIA
mamente leggera), pena la veloce costipazione del le all’interno del vigneto. Questa collaborazione
terreno. Tutto sommato una spruzzatura a mano uomo-vegetale-animale è tipica della biodinamica e
comporta un impegno di 20-30 minuti a persona si fonda sull’uso dei preparati biodinamici. L’azio-
per ettaro. Non molto. ne del preparato accelera notevolmente il processo
A questo punto la goccia, ricca di vita, arriva dell’humus e dell’equilibrio. La biodiversità aumen-
nel terreno e promuove il processo dell’humus. ta, aumentando la prevenzione degli squilibri e
Una condizione affinché questo processo sia mas- delle malattie. Questa è biodinamica pratica.
simizzato è far trovare alla goccia “pane per i suoi
denti” e cioè sostanza organica. Da qui la tecnica Lavorazione del terreno:
di abbinare la semina prima e il sovescio poi (cioè lavoro fisico e lavoro biologico
la trinciatura del seminato) di prati polifiti come I terreni sono diversi per loro natura da luogo a
forma di concimazione. luogo e addirittura i cambiamenti a livello di com-
posizione e profilo si trovano talvolta all’interno di
Diluizione o concentrazione uno stesso vigneto. Non vogliamo dilungarci sulle
Spesso la dinamizzazione viene confusa con different tecniche di lavorazione dei diversi terreni.
quella propria della medicina omeopatica. Mentre Ci concentreremo su alcune regole di base.
in medicina omeopatica la dinamizzazione corri- La prima regola è di fondamentale importan-
sponde a una “concussione” che porta il principio za: a ogni lavorazione fisica profonda del terreno
attivo a livelli di diluizione sempre più elevati, (ripuntare) corrisponde sempre una perdita di strut-
in biodinamica la dinamizzazione, grazie al suo tura. Questo vuol dire che quando apriamo il terre-
peculiare processo, porta a una concentrazione del no con un attrezzo come il ripuntatore, abbiamo
preparato iniziale. 150 grammi di preparato potreb- solo momentaneamente uno stato di ossigenazione
bero apparire pochi per un ettaro di terreno. Non e permeabilità del profilo, ma al contempo se non
lo sono affatto. In virtù dell’ora che intercorre tra eseguiamo qualcosa di utile al fine di consolidare
l’inizio e la fine della dinamizzazione, in virtù del la lavorazione allora negli anni abbiamo una velo-
calore dell’acqua la numerosissima vita microbica ce perdita di struttura. Questo perché l’apertura
che vive nel preparato tende ad attivarsi e a moltipli- fisica del terreno comporta sempre una perdita di
carsi. Poi basta osservare una persona che distribu- organizzazione biologica dello stesso. L’organiz-
isce con la pompa a spalla per vedere quante sono zazione biologica-glomerulare di un terreno, anche
le numerosissime gocce che raggiungono il terreno. se minima, finisce per perdersi definitivamente se
Ogni goccia è ricchissima di microrganismi i quali si eseguono solo lavorazioni fisiche. Ecco quindi
continuano a replicarsi. L’azione che si fa quindi la necessità di mettere qualche cosa sull’altro lato
è un’azione qualitativa, ma anche decisamente della bilancia. Nel vigneto biodinamico la lavora-
quantitativa. La biodinamica non è l’omeopatia in zione profonda, almeno nei primi anni, deve essere
agricoltura. È altra cosa. sempre seguita dalla semina di prati polifiti annuali,
tassello necessario per innescare la nostra gestione
in biodinamica. La semina con essenze tipo legumi-
11.5 La tecnica dei sovesci nose, graminacee, crucifere ecc. permette di esplo-
e dei preparati rare e colonizzare le zone aperte dalla ripuntatura
con i diversi apparati radicali; ogni radice a seconda
In virtù di quanto già detto, appare ovvio e della propria natura colonizzerà in modo diverso il
scontato che se vogliamo riportare l’humus nei terreno apportando qualità diverse e consentendo
nostri terreni allora abbiamo bisogno di sostanza di lasciare residui radicali in profondità una volta
organica. Questa può essere ottenuta, nel caso fatta l’operazione di trinciatura della semina: l’appa-
della viticoltura, dai sovesci polifiti e raramente da rato radicale andrà a decomporsi e lascerà struttura,
compost. Fino a qui abbiamo un’eccellente colti- porosità, humus.
vazione biologica. L’azione del preparato, come Questa modalità di conduzione del vigneto
azione aggiuntiva, contraddistingue fortemente la va protratta per qualche anno. Unica variante
coltivazione biodinamica. In questo caso è proprio di questa operazione è quella della semina a file
l’uomo-viticoltore che interagisce con il suo vigne- alterne oppure su tutte le file del nostro vigneto.
to attraverso uno strumento formidabile come il La differenza tra un tipo di semina e l’altro è che
corno-letame o preparato 500. Tutti i preparati seminando le file alterne il lavoro di struttura che
biodinamici non si trovano in natura, ma vengono si fa sul terreno è solo al 50%. Si può seminare su
appunto fatti dall’uomo il quale li allestisce per tutte le file anche tutti gli anni. L’importante è
agire in sinergia con il mondo vegetale e anima- scalzare alcuni recenti concetti che vanno di moda
Manuale di viticoltura biologica 157
6. Prato polifita a fine aprile prima della trinciatura 7. Prato polifita a fine aprile
Il miscuglio è fatto tenendo conto della quan- un erpice leggero per seminterrare (non interrare)
tità relativa di ogni specie nel momento in cui ver- parzialmente la sostanza organica e facilitarne la
rebbe seminata da sola e a pieno campo. In questo sua incorporazione nel terreno. Il tempo che inter-
modo si determina la percentuale di ogni specie corre tra la trinciatura e il seminterramento non è
che si vuole utilizzare per il miscuglio. importante. Un falso problema che si rileva spesso
Il periodo di semina è fondamentale per la è la necessità di far riposare il trinciato prima di
buona riuscita del sovescio. La prima parte dell’au- seminterrarlo in quanto potrebbe essere fonte di
tunno è sempre il momento migliore. In genere fermentazioni indesiderate. Tutto questo non è
bisognerebbe terminare le operazioni non più tardi vero. Prima di tutto si parla di seminterramento e
della seconda metà di ottobre. Il seme deve arriva- non di interramento totale della massa organica, di
re nel terreno, sentire l’umidità in modo da poter conseguenza nei primi centimetri di terreno non
incominciare a reidratarsi. Ogni seme, a seconda sarà mai possibile avere uno stato di anossia e quin-
della camera d’aria che intercorre tra l’embrione e di situazioni di fermentazioni non gradite.
il tegumento esterno, ha tempi variabili di reidra- Una distribuzione di preparato in questo pre-
tazione prima di arrivare alla germinazione. Ad ciso momento, magari sfruttando anche l’umidità
esempio, nei prati permanenti una festuca necessita che si è creata nella trinciatura della massa verde,
di tre settimane solo per compiere l’operazione di è irrinunciabile. Qui si innesca il processo dell’hu-
reidratazione prima della germinazione. L’essenza mus. È inoltre un momento in cui l’apparato
seminata si ritiene fuori da ogni pericolo di gelata radicale della vite è in discreto movimento. Questa
nel momento in cui ha sviluppato già 3-4 foglioli- elevata attività biologica ne favorisce anche le fun-
ne. Detto questo e sapendo che tra la semina e il zioni alimentari e fisiologiche.
consolidamento della stessa devono intercorrere
tempi variabili non sempre brevi e che il freddo è Corno-silice (preparato 501)
nemico del germoglio, si consiglia di non superare È il secondo preparato da spruzzo utilizzato in
mai l’autunno per terminare l’operazione. agricoltura biodinamica. Differentemente dal pre-
A questo punto si attende la primavera. Di parato 500 lo si distribuisce sulla chioma in forma
norma la trinciatura di un sovescio non viene mai vaporizzata, la mattina presto, in quantità esigue: 2-3
eseguita prima della fioritura delle singole essenze. grammi per ettaro. Anche in questo caso la dose non
I tempi comunque sono molto variabili e a discre- deve ingannare. Il cristallo di rocca finemente tritu-
zione del conduttore del vigneto il quale farà la sua rato, elaborato allo stesso modo del preparato 500
scelta tenendo conto di alcune variabili come: matu- ma con tempi diversi, appare come una farina che
rità delle essenze, tempo per il primo trattamento contiene milioni di piccolissimi cristalli per grammo
fitosanitario, distribuzione del preparato 500. sottoprodotti della fine triturazione del materiale di
Il prato polifita viene quindi trinciato. Dopo partenza. In sospensione acquosa ogni piccolissimo
la trinciatura è sempre consigliato di passare con cristallo riesce a rifrangere la luce nei colori dell’iride
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e ogni piccola goccia contiene moltissimi cristalli. visto come l’umidità presente nel terreno sia di
Quando il preparato 501 viene vaporizzato sulla fondamentale importanza per amplificare quanto
chioma allora questo intenso processo di luce invade contenuto nella goccia d’acqua. Se arrivando nel
la pianta. In fisiologia vegetale si conosce benissimo terreno la goccia non incontra umidità, il suo con-
quale ruolo fondamentale riveste la luce per i tessuti tenuto non potrà giungere negli strati più profondi:
vegetali. Basti pensare a una stessa specie botanica la goccia si asciuga in breve e il suo contenuto, vita
che cresce sia in montagna che in pianura. La luce microbica, muore.
diversa nei due posti condiziona la forma della pian- Quando distribuiamo sulla chioma il preparato
ta. In alto avremmo forme più compatte, piccole e 501 allora abbiamo un forte stimolo fogliare grazie
definite in basso forme più voluminose, rilasciate e a una maggiore intensità luminosa che aumenterà
con poca definizione: e non è soltanto una questione anche la fisiologia propria della vite. In questo
di nutrienti! La luce organizza i tessuti in modo più momento è evidente che la pianta vive un più inteso
compatto e solido e quindi abbassa la suscettibilità colloquio con la parte radicale. Questo flusso che
delle piante agli attacchi fungini. A questo punto si instaura tra chioma e radice si esplica in armonia
si esplica il profondo effetto del preparato 501. In quando la pianta ha intorno un terreno umico, ma
termini pratici si osserva un maggiore equilibrio anche umido. Numerosi sono stati i casi in cui si è
della pianta, un’attenuazione del vigore e un miglior osservato uno stress fogliare piuttosto importante.
decorso vegetativo, oltre a un abbassamento della Anche per questo, in modo puntuale, si dice che
pressione da parte dei funghi e quindi una maggiore il preparato 501 dovrebbe essere distribuito solo
tolleranza delle piante. dopo aver osservato un’evoluzione di struttura del
terreno. In definitiva, la distribuzione del 501 è
“…Quando si userà questa soluzione per spruzzare le assai più efficace quando, oltre che una buona strut-
piante (più efficace per la verdura e piante simili) non tura, c’è anche disponibilità idrica. Forse per questo
bisognerà procedere come per una brutale innaffiatu- negli ultimi anni si stanno diffondendo preparati
ra, ma occorrerà una fine nebulizzazione; ci si accor- 501 derivanti da feldspati (la polvere è gialla e non
gerà che questa concimazione appoggia da un altro più bianca), piuttosto che da cristalli di rocca. In
lato l’effetto del letame preparato col corno…” questo caso la silice del feldspato è meno forte di
R. Steiner - Koberwitz, 12 giugno 1924. quella derivante dal cristallo di rocca. La domanda
è: sarà il preparato 501 da cristallo di rocca troppo
potente, oppure sarà la pianta a risiedere su un ter-
Ruolo dell’acqua nella gestione reno ancora non maturo che non c’è la fa a sostene-
dei preparati biodinamici da spruzzo re questo sforzo? Il consiglio è di usare il preparato
L’acqua come elemento deve essere sempre derivato da cristallo di rocca, l’importante è usarlo
presente nei terreni quando si decide di distribuire nel momento giusto: terreno strutturato e umico
preparato 500 o 501. Per il preparato 500 abbiamo evitando i momenti di scarsa disponibilità idrica.
160 ARSIA
10. Distribuzione meccanica della silice 11. Trattamento con pasta per tronchi su un vigneto di
40 anni
11.6 Il tronco in biodinamica piante perenni coltivate dovrebbe essere sempre elasti-
co e quanto meno libero da cortecce troppo vecchie
Il tronco della vite in biodinamica viene visto e intrise di trattamenti fitosanitari. L’indurimento del
come secondo terreno sopra a quello vero rappre- tronco della vite, a causa soprattutto del rame, è cosa
sentato dal suolo. Il fusto è il proseguimento del che si può riscontrare in qualsiasi vigneto.
suolo che porta verso i germogli, i quali annual- Il consiglio è di rimuovere la corteccia del
mente compiranno il proprio ciclo. Questo vale tronco dopo 10-15 anni dall’impianto, tramite un
per tutte le piante poliannuali o perenni. Di conse- lavoro di sfregamento con spazzole o guanti mor-
guenza lo stato sanitario del fusto è di primissima bidi. Questa rimozione-massaggio, oltre ad avere la
importanza. Di norma il fusto della vite è oggetto funzione di ristabilire il massimo flusso possibile di
della sola legatura al tutore, ma non di altre opera- linfa tra radice e chioma, è anche il primo passo di
zioni o attenzioni particolari. Anzi, troppo spesso un intervento ancora più dettagliato. La fase succes-
queste legature con il tempo finiscono per strozzare siva riguarda quella che in biodinamica è conosciuta
la pianta e non sempre vengono rimosse. come somministrazione della pasta per tronchi.
La fisiologia della vite nello scambio che esiste Un composto di tre parti uguali di argilla, sab-
tra chioma e radice si compie attraverso il fusto. bia e letame, distribuito dopo la decorticazione del
Ora però è interessante notare che i vasi linfatici tronco, funziona come protezione e nutrimento
del cambio (xilema e floema) sono posti nell’im- dello stesso. Un altro effetto della cura del tronco
mediata zona inferiore alla corteccia. Come per il di sicura utilità è la rimozione di qualsiasi fungo o
sangue nel nostro sistema circolatorio anche per la parassita che potrebbe colonizzare la corteccia.
pianta il flusso della linfa è nell’estrema periferia. Il periodo indicato per fare questa operazione è
All’interno abbiamo invece i vecchi vasi linfatici che tra la fine del freddo invernale e l’inizio del germo-
hanno lasciato il posto ai nuovi e che ora, lignificati, gliamento. Logicamente è un’operazione che per
svolgono la funzione di sostegno. vaste superfici dovrà essere eseguita solo a parcelle
Proviamo ora a immaginare un uomo in cui non in rotazione. Questa cura può essere ripetuta ogni
ci sia perdita della pelle morta per quotidiano sfre- 10-15 anni.
gamento della cute. Le cellule insisterebbero sulla
nuova pelle che tende a ricostituirsi ogni 30 giorni.
Questo impedirebbe un normale processo di traspi- 11.7 Alcune precisazioni sul metodo
razione e porterebbe problemi di salute. biodinamico
Immaginiamo la pianta che dopo 10-15 anni di
trattamenti con zolfo e rame non abbia la possibilità Allestimento dei preparati in azienda
di smaltire quanto è presente alla sua periferia, sof- Capita troppo spesso di sentire aziende che
frendo così di questa sclerosi che potrebbe debilitare vorrebbero cominciare convertirsi alla biodinamica
la funzionalità del sistema circolatorio. Il tronco delle e non lo fanno in quanto non trovano il tempo per
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poter fare i preparati in azienda. Purtroppo la filo- andare danneggiano lo sforzo che deve essere fatto
sofia che aleggia intorno alla praticità del metodo ha per abbandonare la chimica in agricoltura.
spesso fatto danni di questo tipo. Una considerazione doverosa deve essere fatta
Oggi un’azienda che vuole fare biodinamica deve per quelle aziende confinanti che avendo stabilito
innanzitutto trovare il tempo di utilizzare i prepa- un medesimo intento agricolo scambiano i loro
rati. I preparati sono prodotti in quantità elevate prodotti simulando un’azienda chiusa e autosuf-
solo da pochi allestitori. In Italia Carlo Noro è il ficiente. Questa potrebbe essere una soluzione
maggior allestitore per quanto concerne i preparati possibile.
biodinamici, contando 35.000 corni annui sotterrati
con una qualità impareggiabile. Se poi un’azienda Macerati, decotti, tisane e altri prodotti
trova il tempo, e soprattutto ha la professionalità come alternativi a rame e zolfo
per allestire preparati di alta qualità, allora potrebbe Durante le conferenze di Kobervitz non si è fatto
incominciare dal corno-letame. Ricordiamo che in accenno a nessun rimedio di questo tipo tranne nel
viticoltura oggi è consigliato l’uso del preparato 500, caso dell’equiseto. Il consiglio di Steiner era di spruz-
che prevede l’inserimento dei 6 preparati da cumulo zare un decotto di equiseto nel terreno nel momento
nel corno-letame dissotterrato. in cui le forze lunari avrebbero potuto causare qual-
Allestire anche tutti e 6 i preparati da cumulo che problema di attacchi fungini. Niente fu detto a
toglierebbe all’azienda il tempo di concentrarsi proposito di prodotti o trattamenti che riguardano
sul proprio lavoro. L’unica possibilità è avere in la pianta tranne l’indicazione della corno-silice.
azienda una persona che segue esclusivamente l’al- Macerati, decotti, tisane e altri prodotti, come
lestimento dei preparati. fermentati vari o perfino latte, fanno parte di una
cultura del rimedio naturale, ma non hanno niente
L’azienda biodinamica come azienda da spartire con le indicazioni biodinamiche.
chiusa e autosufficiente Inoltre l’uso di questi rimedi non è poi così
Citiamo Steiner: positivo. Una foglia possiede mediamente 10.000-
“Un’azienda agricola si realizza nel miglior senso 15.000 stomi aperti durante il giorno per compiere
della parola se può venir concepita come una specie l’evapotraspirazione. Immaginiamo nel momento in
di individualità a sé stante, come un’individualità cui spruzziamo un decotto o macerato sulla pianta
conchiusa in se stessa. Ogni azienda dovrebbe avvi- quanti siano i diversi elementi con cui la pianta deve
cinarsi nella massima misura possibile a questa con- interagire e che possono entrare nei tessuti fogliari.
dizione. In senso assoluto questo non potrà essere L’ortica, ad esempio, è ricca di istamina, acetilcolina,
raggiunto, ma l’azienda deve cercare di avvicinarsi il vitamine, acido formico, tannino, ferro, fosforo,
più possibile alla condizione di essere un’individuali- magnesio, calcio e numerosi altri principi attivi. Il
tà conchiusa in se stessa” latte è ancora più complesso: caseine, sieroproteine,
R. Steiner - Koberwitz, 12 giugno 1924. enzimi, monogliceridi-digliceridi-trigliceridi, latto-
sio, amminozuccheri, calcio, magnesio, potassio,
La condizione dell’azienda oggi è di specializza- fosforo, sodio, fosfati, cloruri, solfati, bicarbonato,
zione. Qualche esempio di nobile sforzo nel senso aminoacidi, citrati, lattati, urea, ammoniaca, creati-
dell’azienda chiusa c’è stato e anche con brillanti na, nucleotidi, vitamine, zinco, rame, silicio, selenio,
risultati. Questo però non si può pretendere per iodio e cromo! Non crediamo che una foglia di vite
tutte le aziende agricole. Se il metodo biodinamico meriti un trattamento di questo tipo. In definitiva,
è destinato a diffondersi, allora bisognerebbe avere la questione della sostituzione di zolfo e rame a
uno sguardo più ampio in tal senso. L’importante oggi ancora non ha prodotto risultati confortanti.
dovrebbe essere oggi di veder aziende che dal meto- L’impegno reale per il viticoltore è quello di esegui-
do convenzionale passano al biologico e biodinami- re un’ottima prevenzione attraverso l’applicazione
co. L’imposizione filosofica rischia di confinare la qualitativa del metodo biodinamico così da poter
possibilità di diffusione pratica del metodo. Biso- diminuire graduatamente la quota annua di rame e
gna scalzare questi contenuti che altrimenti a lungo zolfo utilizzati in azienda.
12. Le attività di Arsia e i nuovi indirizzi
della ricerca applicata
Maurizio Bonanzinga, Roberto Martellucci, Giacomo Nardi
vista quantitativo che qualitativo. In agricoltura testati sono capaci di controllare le malerbe durante
biologica tale patogeno si controlla facendo ricorso il primo anno dall’impianto e, parzialmente, anche
principalmente allo zolfo, ma un eccessivo apporto durante la seconda stagione vegetativa. La paccia-
di questo elemento al vigneto può avere effetti nega- matura, inoltre, induce un maggior sviluppo delle
tivi sia per i residui presenti sull’uva (che potrebbero barbatelle rispetto a quelle non pacciamate sia a
a loro volta causare l’insorgenza di cattivi odori nei causa di un anticipo del germogliamento (dovuto al
vini), sia per la sua tossicità nei confronti degli acari riscaldamento del terreno coperto con i film neri),
predatori; per questo motivo l’attività sperimentale, sia per la maggiore disponibilità idrica e l’assenza di
oltre a confrontare l’efficacia dei prodotti, ha valuta- competizione con le infestanti.
to il loro apporto complessivo di zolfo all’agroeco- Tali effetti positivi sulla crescita delle barbatel-
sistema. I risultati, confermando l’importanza dello le, traducendosi nella facilità di impalcare le viti
zolfo nella lotta all’oidio in agricoltura biologica, superando più velocemente la fase di allevamento,
indicano che – scegliendo particolari formulati in oltre al risparmio di manodopera per il controllo
cui lo zolfo è abbinato a sostanze proteiche o ad oli delle infestanti, rendono questa tecnica di notevole
vegetali – è possibile mantenere un’adeguata prote- interesse.
zione del vigneto immettendo nell’agroecosistema I risultati dei primi anni sono stati presentati al
quantità sensibilmente inferiori di questo elemento. congresso mondiale di Ifoam (Modena, 16-20 giu-
La buona efficacia che hanno mostrato bicarbonato gno 2008: www.ifoam.org/events/ifoam_conferences/
di sodio e polisolfuro di calcio mettono in risalto la owc/modules/abstracts_pdfs/Guerrini_abs_VAW.pdf);
necessità di continuare il lavoro di valutazione delle
potenzialità di queste sostanze.
I risultati del triennio di prova 2005-2007 sono 12.3 Il progetto Orwine
stati presentati al congresso mondiale di Ifoam
(Modena, 16-20 giugno 2008: www.ifoam.org/events/ Il progetto europeo Orwine ha lavorato per
ifoam_conferences/owc/modules/abstracts_pdfs /Nardi_ fornire alla Commissione Europea il supporto
abs_VAW.pdf), mentre quelli del periodo 2005-2009 scientifico per redigere un regolamento sulla vini-
sono stati illustrati alle Giornate Fitopatologiche ficazione biologica, in grado di rispondere alle
2010 e sono disponibili sul sito di Arsia: esigenze dei produttori e dei consumatori, che
http://centri.arsia.toscana.it/. dovrebbe vedere la luce nel corso del 2010.
Nell’ambito del progetto nazionale, Arsia ha
aderito affidando ad Aiab l’incarico di testare i pro-
12.2 La pacciamatura del vigneto tocolli sperimentali di vinificazione Orwine in due
con materiali biodegradabili aziende pilota toscane per due annate produttive. I
vini ottenuti mediante tali protocolli, che prevede-
Il controllo delle infestanti in viticoltura bio- vano l’uso di diverse tecnologie capaci di ridurre o
logica rappresenta un problema tecnico ed econo- eliminare l’anidride solforosa (SO2) dal processo di
mico, in particolare nella fase di allevamento del vinificazione, sono stati confrontati con quelli nor-
vigneto. Infatti, soprattutto nei primi due anni malmente prodotti in azienda attraverso analisi di
dall’impianto, l’eliminazione delle malerbe richiede laboratorio e degustazioni. I risultati hanno visto i
numerosi interventi manuali di zappatura, inci- vini “biologici” presentare minore concentrazione
dendo in maniera importante sui costi di gestione; di SO2 (del 30-40%) senza impatti negativi sull’aci-
pacciamare il vigneto sulla fila con teli biodegrada- dità volatile; i vini così realizzati sono risultati
bili rappresenta quindi un’innovazione interessan- diversi all’analisi sensoriale e non peggiori.
te, in quanto riduce il fabbisogno di manodopera Sul sito web del progetto (www.orwine.org) è
proteggendo il terreno da fenomeni erosivi e pro- possibile approfondire il lavoro effettuato e scarica-
muovendo lo sviluppo vegetativo delle barbatelle. re l’elaborato finale, il Codice di buone pratiche per la
I film utilizzati nelle diverse prove realizzate a viticoltura e l’enologia biologica.
partire dal 2005, sono composti da Mater-Bi®, una
plastica biodegradabile e compostabile ottenuta
da risorse naturali, creata combinando amido e 12.4 I nuovi indirizzi
poliestere. Proprio in virtù della biodegradabilità di della ricerca applicata
questo materiale i teli pacciamanti, esaurita la loro
funzione, non devono essere rimossi e smaltiti, ma Nell’ambito del sedicesimo congresso mondiale
possono essere incorporati nel terreno. di Ifoam (Modena, 16-20 giugno 2008) si è svolta la
I risultati delle prove mostrano che i materiali Conferenza sulla viticoltura e vinificazione biologi-
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ca, dove ricercatori europei, americani e australiani si l’olio dell’albero del tè, fosfonati, chitina, estratti
sono confrontati sullo stato dell’arte e sulle prospet- di alghe e piante) o adottando specifiche strate-
tive delle attività di sperimentazione. L’elenco dei gie di distribuzione basate sull’ottimizzazione del
partecipanti e i relativi abstract disponibili sul sito momento in cui vengono effettuati i trattamenti.
di Ifoam (www.ifoam.org/events/ifoam_conferences/ Arsia, che ha partecipato attivamente alla
owc/program_viticulture.html) mostrano la varietà dei discussione dei temi congressuali, intende prosegui-
temi trattati. re il proprio lavoro di sperimentazione portando
Grande importanza è stata riservata agli studi avanti le prove di difesa antioidica e antiperono-
riguardanti l’impatto della viticoltura biologica sporica e le prove di pacciamatura e gestione del
sull’ambiente e sulla necessità di definire degli indi- suolo. Le tematiche sopra riportate sono state
catori capaci di misurarne la sostenibilità. Alcune affrontate anche durante il “Seminario nazionale
comunicazioni hanno interessato poi la gestione del sulla ricerca ed il trasferimento dell’innovazione
terreno e, tra queste, due studi hanno mostrato gli in agricoltura biologica: l’attuale ruolo dei centri
effetti benefici della pacciamatura realizzata con plasti- di ricerca” organizzato da Arsia nel novembre
che biodegradabili (Toscana) o con paglia (Australia). 2008 a Grosseto. In quest’occasione l’Agenzia ha
Grande interesse dei ricercatori si è poi concentrato proposto la creazione di reti tra le aziende speri-
sull’uso dei preparati biodinamici, sul loro effetto fer- mentali per condividere gli obiettivi della ricerca,
tilizzante e sul confronto biologico/biodinamico. realizzare protocolli di lavoro comuni ed elaborare
Il tema della difesa fitopatologica ha interessato e pubblicare i risultati. In particolare, la rete della
la maggior parte degli interventi, molti dei quali viticoltura biologica si impegnerà a realizzare prove
incentrati sull’uso del rame, metallo ancora indi- inerenti le tematiche già descritte, con l’obiettivo di
spensabile nella lotta alla peronospora: alcuni studi sviluppare un’attività di ricerca su tutto il territorio
hanno mostrato la possibilità di ridurne i dosaggi nazionale, migliorando la diffusione dei risultati e
alternando al rame altri prodotti (quali argille acide, la loro applicazione a livello locale.
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Francesca Castioni
Coordinamento Toscano Produttori Biologici
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Arsia, la comunicazione istituzionale
al servizio dell’agricoltura
L’attività editoriale
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specifica linea, articolata in varie collane (monografie, qua- utilizzando gli strumenti telematici) il materiale tecnico per
derni tecnici, atti di convegni e seminari, manuali tecnici) la divulgazione e l’aggiornamento.
e provvede direttamente alla loro diffusione. L’Agenzia L’elenco aggiornato di tutte le pubblicazioni edite dall’Ar-
regionale, infatti, pubblica i risultati di studi, ricerche e spe- sia è consultabile in internet all’indirizzo: